You're The Only One Who Can Save Me

di StylesLoveU64
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Perfavore no... ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Tessa’s POV
 
“Cos’è l’autolesionismo?”

Ecco. Questa è una domanda che feci quando ero una bambina. Non avevo idea di cosa significasse quel termine, ma nel pronunciarlo sentivo uno strano senso di vuoto al petto, come ad avvertirmi che fosse effettivamente qualcosa di male.

Avevo sentito quella parole lasciare le labbra di una ragazza più grande di me.
Credo avesse circa sedici anni. Quella ragazza morì qualche mese dopo.
L’autolesionismo è un atto che implica procurare danni, gravi o meno, rivolti alla propria persona.
Non avrei mai neanche lontanamente immagino che qualche anno più in là avrei sofferto anche io di questo disturbo.

Perché sì è una specie di disturbo mentale, come l’anoressia e cose varie.
È un qualcosa che una volta che hai iniziato ti riesce incredibilmente difficile smettere. Inizi a considerare quel piccolo oggetto che è la lametta come la tua unica migliore amica.
Perché ho deciso di distruggermi in questo modo? Beh.. non è una domanda alla quale sono solita rispondere.
Non so né come, né quando, ma so in parte il perché.
È un ragionamento complicato, contorto e non tutti saranno in grado di capirlo, figuriamoci accettarlo e sostenerlo.

Procurarsi un solo, semplice taglio, su qualsiasi lembo di pelle, fa davvero molto male, un male così intenso che per quell’attimo, quell’istante, riesci a dimenticare il dolore che ti porti dentro.
Quel dolore che ti logora il petto. Che ti lacera l’anima.
A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se quella donna non mi avesse abbandonata in quello squallido orfanotrofio. Non ne ho mai neanche capito il motivo, anche se d'altronde quale motivo reggerebbe l’abbandono di un figlio?

Ho passato i peggiori anni della mia vita lì dentro. Stavo così male che ad un certo punto persi l’uso della parola e non sto scherzando. Non spiccavo una parola, neanche un monosillabo, e quando tutti mi chiedevano come mai io non parlassi pur avendone la possibilità io non rispondevo, guardavo semplicemente avanti a me.
Ignoravo tutti e tutto fino a che un giorno, mentre io ero sul mio lettino che pettinavo la mia unica bambola, quelle porte si aprirono, rivelando loro. Le persone che mi portarono via di lì. La mia attuale famiglia.
Angie: una signora davvero per bene, gentile, dolce, premurosa, simpatica e davvero di cuore.
Lucas: mio fratello adottivo, ad oggi è davvero un bellissimo ragazzo biondo, quando lo conobbi aveva due anni in più di me e giocava sempre insieme a me, e poi c’era lui.

Robert. L’unica persona in grado di capirmi, in grado di tirarmi su il morale. L’unica che nonostante i pregiudizi che avevo di me stessa riuscisse a farmi sentire bella.
Perché ‘c’era’ al passato? Perché lui ora è un angelo. Il mio angelo custode. Morì in un incidente stradale, mentre si dirigeva al suo ufficio.
Ricordo ancora il giorno in cui tornai a casa da scuola piangendo, a causa di alcune mie compagne di classe che mi tormentavano, ridendo di me, del mio aspetto, della mia situazione. Corsi in camera senza dire niente a nessuno. Lui salì e vedendomi in lacrime non disse niente., neanche un parole. Semplicemente mi prese tra le sue braccia.

Grazie a lui e al suo aiuto ricominciai anche a parlare e cazzo mi manca terribilmente.
A volte quando piango mi ritrovo a pensare a come sarebbe se lui aprisse la porta della mia cameretta per venirmi ad abbracciare, ad ascoltarmi piangere senza parlare. Senza fare rumore.
Ora non ho nessuno con cui condivide il mio dolore. Ho Amber ma se devo essere sincera non le parlerei mai di come mi sento realmente. Non voglio accollarle tutte le mie paure, le mie insicurezze. Se ne andrebbe.. le persone si stancano delle ragazze come me. Proprio come Niall. Lui era il mio migliore amico, l’unico dopo Robert ad avere la mia completa fiducia. Mi aveva promesso che sarebbe rimasto e invece? Ora dov’è? Sicuramente sarà con i suoi amichetti snob. I fighi della scuola.

Quelli che non hanno idea di cosa significhi amare qualcun altro al di fuori di se stessi. Avete presente quei film dove i ragazzi quando fanno il loro ingresso, tutte le ragazze sgranano gli occhi e spalancano le bocche? Bene. Sono esattamente loro: Zayn Mlik, Liam Pyne, Niall Horan, Louis Tomlinson e Harry Styles. Quest’ultimo viene anche considerato come il dio del sesso e credo proprio che si sia fatto l’intera fauna femminile della scuola, ad eccezione di me. Dopo tutto quello che ho fatto e quello che ho dovuto soffrire a causa di quell’argomento, col cazzo che vado a letto con lui.
Beh.. adesso finiamola con la mia patetica, noiosa vita, meglio che io mi vesta.

In realtà non impiego neanche troppo tempo dato che non mi interesso a cosa indossare. Uno delle mie solite felpone, ne ho una collezione intera, mi piacciono e mi ci sento a mio agio, coprono i miei tagli e le mie imperfezioni dato che ne ho tante. E poi i miei soliti jeans, per niente attillati o attraenti.
Decido di contornare i miei occhi solamente con una piccola linea di eye-liner, giusto per cambiare. E mi sento così diversa. È incredibile come una semplice lineetta nera sia in grado di modificare, seppur lievemente, alcuni tratti di un volto.

Sospiro, guardandomi allo specchio. Piego leggermente gli angoli della bocca all’in su, mimando un piccolo sorriso e cercando di coinvolgere anche gli occhi.
Nessuno si accorgerà mai se i miei occhi sono spenti o meno, nessuno mi guarda negli occhi da tempo.
Scendo poi le scale, dirigendomi subito in cucina.
“Buongiorno.” Saluto entrando.
Schiocco un sonoro bacio sulla guancia di mia madre, che mi risponde sorridendo e poi mi vado ad accoccolare nelle braccia del mio fratellone.
“Buongiorno sorellina.” Dice depositando un bacio tra i miei capelli. Adoro quando mi abbraccia e mi chiama sorellina, mi fa sentire davvero a casa. Frettolosamente termino la mia colazione ed esco fuori, aspettando Amber.
Nell’attesa decido di fumare una sigaretta.

Caccio il mio amato pacchetto di Malboro dalla piccolo tasca posteriore del mio zaino. Racchiudo la sigaretta tra il mio labbro inferiore e il mio labbro superiore, usando poi l’accendino. Aspiro profondamente la nicotina contenuta all’interno, facendola giungere sino ai miei polmoni, per poi rilasciarla in un piccolo sbuffo.
Non ho mai capito perché tutto ciò che mi fa stare meglio, finisce per uccidermi, ma se devo essere sincera non mi importa più di tanto. Non ho un vero motivo, una ragione valida per vivere, non so nemmeno come mai io non mi sia ancora tolta di mezzo. Forse perché continuo ad aggrapparmi alla speranza che un giorno tuto questo finirà e io mi tirerò fuori da questa merda.

Qualche minuto dopo Amber mi raggiunge e ci incamminiamo verso scuola, che fortunatamente non dista tanto da casa mia. Una vota arrivate ai nostro armadietti prendiamo i nostri libri di letteratura.
“Hai sentito della festa che darà Josh?” chiede la mia amica, mentre porta una mano sul metallo freddo dell’armadietto, richiudendolo.
“Certo. Come potrei non saperlo? Manca poco che lo sappiano anche le piante vicino la presidenza.” Dico scuotendo la testa e ridacchiando, seguita da Amber.

“Hai proprio ragione.” Concorda. “Senti un po’ ieri sera Christian mi ha chiamata dicendomi che gli avrebbe fatto molto piacere se fossi andata ai suoi allenamenti, mi accompagni?” domanda e suona la campanella. Annuisco indifferente, incamminandomi poi verso la classe di letteratura al fianco di Amber.
Prendiamo posto nel nostro solito banco, mentre tutto il resto della classe chiacchiera e si siede sui banchi, e chi potrebbe mai essere l’individuo che produce maggior casino? Styles. Chi altri senno?
Il solito che ride con la sua cerchia di amici, mentre tutte le sue galline affianco schiamazzano.

Harry è davvero un bel ragazzo, devo ammetterlo, ma io non capisco con tutte le ragazze pendano dalle sue labbra e sbavino per anche un suo solo sguardo.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo quando Emily nei suoi soliti comportamenti da gatta morta, intenta a sedurre qualsiasi genere maschile presente nell’aula.
Molte volte penso che il motivo dei suoi comportamenti, dei suoi gesti sia solo perché vuole sentirsi desiderata, ma la cosa triste è che poi viene considerata solo per una notte. Anche io alcune volte, quando esco con Amber, mi concedo a qualche sconosciuto, ma per un periodo è stato il mio lavoro e lo vedo come uno sfogo.
Tutto ciò che viene in mente nel guardarla è che sia patetica e per quanto io non la sopporti, interpreto il suo comportamento come una sorta di richiesta. Se lei vuole essere al centro dell’attenzione sempre, un motivo ci sarà.
E penso alla società di merda in cui ci troviamo, dove fingere e nascondere i propri sentimenti è all’ordine del giorno. Fingiamo di essere persone che non siamo.

Credo che siamo tutti troppo freddi. Se solo parlassimo, dicessimo ciò che sentiamo le cose andrebbero un tantino meglio, ma d’altra parte chi sono io per dire certe cose quando solo la prima che finge tutto il tempo, per paura di mostrarmi debole?
Qualche minuto più tardi, l ‘entrata del professore che si scusa del ritardo, interrompe il flusso dei miei pensieri.
Sistema le proprie cose per poi appoggiarsi sulla parte anteriore della cattedra in modo da avere una completa visuale su tutta la classe.
“Bene ragazzi, oggi parleremo del libro che vi ho assegnato il mese scorso. Il bellissimo romanzo ‘Orgoglio e Pregiudizio’ scritto dalla grande Jane Austen.” Esclama mostrandoci il libro racchiuso nelle sue mani.

Sorrido perché credo di averlo letto più di quattro volte tanto che mi appassionato.
“Allora chi vuole descrivermi il carattere dei personaggi?” chiede, ma nessuno si offre così scorre il dito sul registro fermandosi poi su un nome a caso.
“Stevens. Tessa vuoi esporci il carattere dei personaggi di Elisabeth e Darcy?”
“Okay. Beh.. Mr Darcy sin dalle prime righe dimostra di essere un ragazzo orgoglioso, distante, altezzoso e convito che grazie alla sua estrazione sociale non può ricevere alcun rifiuto, e non si esime neanche dal fare commenti scortesi sulla famiglia Bennet, in particolare su Elisabeth. Quest’ultima infatti prende, sin dall’inizio, il signor Darcy in antipatia.” Espongo in linea generale l’essenziale sui due personaggi caratteristici del romanzo.
“Esatto.” Sorride il professore. “E tu cosa pensi di questo romanzo?”
“Credo che questo romanzo sia meraviglioso, insomma racconta di una storia d’amore piuttosto rara se non unica. Che apre la visuale , che fa riflettere sui propri errori, dato che penso sia un errore che commettiamo tutti quello di vivere tra l’orgoglio e il pregiudizio.” Affermo sostenendo la mia opinione su quanto il genere umano sia un continuo miscuglio di errori su errori.

“Eccellente esposizione, Stevens. E cosa credi abbia spinto Mr Darcy ad innamorarsi di Elisabeth?” domanda, con un’espressione alquanto interessata nel sentire la mia opinione. Devo dire che mi sta piacendo questa lezione. Adoro divagare sui grandi della letteratura.
“Io credo che Darcy si sia innamorato di Elisabeth proprio a causa del carattere di lui: chi si crede migliore fa di tutto per dimostrarlo e ovviamente apprezza chi sia alla sua altezza, una persona con cui dibattere e che sappia tenergli testa, che non lo annoi e questo lo riscontra in Elisabeth.” Dico riflettendo sulla domanda postami dal professore.
Il professore mi sorride compiaciuto e terminiamo il nostro piccolo dibattito per poi continuare l’ora.

Al termine dell’ora il professore ci assegna un nuovo libro da leggere. Uno splendido disastro.
Le altre quattro ore passano tra sbuffi da parte di Amber e risatine dalla mia parte nel vederla annoiata a tal punto di fingere di dormire.
Ovviamente non possono mancare le battutine di Styles e Malik.
Quando poi suona l’ultima campanella io e Amber ci precipitiamo fuori da quel mostruoso edificio, dirigendoci verso casa mia.
Mangiamo velocemente e dopo aver visto un po’ di televisione con Lucas, saliamo al piano di sopra nella mia camera per studiare.
Beh.. studiare con Amber è un po’ difficile dal momento che per lei impegnarsi almeno un minimo è uno sforzo sovraumano.

“Tess mi aiuti con francese? Non ci sto capendo un cazzo.” Chiede sull’orlo dell’esasperazione e non posso fare a meno di ridacchiare nel vederla così.
Cerco di darle una mano e una volta terminati anche i compiti di spagnolo, ci stendiamo sul letto a parlare della festa.
Quando poi Amber controlla l’orario, sussulta alzandosi di scatto.
“Dobbiamo muoverci gli allenamenti iniziano tra un quarto d’ora.” Mi avverte.
“Andiamo allora. Io non devo cambiarmi.” Le dico e subito usciamo da casa.
Dieci minuti dopo ci troviamo sugli spalti freddi della palestra scolastica., osservando Christian e alcuni amici di Amber che giocano a football, e tra questi possiamo anche trovare Niall, Zayn e gli altri. E mi ritrovo a pensare a quanto sia strano che non ci siano le loro ochette in calore a sbavare nel vederli con delle canotte e sudati.
“Però devo ammettere che quei ragazzi, per quanto possano essere antipatici e altezzosi, hanno una bellezza particolare.” Ammette la ragazza bionda al mio fianco, osservando ogni movimento dei giocatori presenti in campo e io non posso fare altro che concordare con la sua affermazione.

 
NOTA AUTRICE

Allora ecco la mia precedente storia ‘I Love You? No. I Think…’ trasformata. La trama è sempre la stessa, ma i capitoli cambieranno leggermente e saranno un po’ più lunghi. Spero che vi siate resi conto della mia evoluzione nello scrivere. Non dico che adeso scrivo benissimo, almeno decentemente.
Ho anche cambiato il titolo, ma non l’introduzione. Spero vivamente che vi piaccia lo stesso.
Alla prossima e voglio sapere le vostre opinioni quindi recensite. Grazie.

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Capitolo 2
*** Perfavore no... ***


Tessa’s POV
 
“Sorellina, svegliati! È ora di andare a scuola.” Sento mio fratello scuotermi gentilmente le spalle, nell’intento di farmi aprire gli occhi.
Porto una mano in viso per strofinarmi un occhio, mentre mugugno qualcosa di incomprensibile.
Lucas mi deposita un lieve bacio sulla tempia, per poi alzarsi  ed andare ad aprire le tende lilla della mia cameretta, rivelando poi la luminosità del sole.
Alcuni raggi sbattono contro le mie palpebre che sembrano incollate, costringendomi ad aprirle.
Riluttante esco dalle mio amato e cado involucro di coperte e ciabattando fino alle ante del mio armadio ne esco i miei vestiti, intenta ad iniziare una nuova giornata, che poi, se vogliamo dirla tutta, tanto nuova non è… sempre le solite cose succedono. Mai niente di nuovo. Mi alzo nervosa perché non voglio lasciare il mio lettone, mi vesto, faccio colazione, cinque ore di quella tortura di scuola, casa, compiti, letto e poi ricomincia tutto d’accapo il giorno seguente. Io sono stanca di questo però.. sono davvero stufa.
Scuoto la testa abbandonando i miei soliti pensieri che già di primo mattino mi tormentano.
/ORA DI MERENDA/
“Mangi solo quello?” mi chiede Amber, osservando il mio piatto, mentre prendiamo posto su un tavolo qualunque della mensa scolastica. Abbasso lo sguardo sul mio vassoio e c’è solo un piattino di insalata.
“Sì. Non ho poi così tanta fame, oggi.” Dico semplicemente, sorridendo per tranquillizzarla.

Lei fa spallucce, addentando poi il primo morso del suo bel paninone.
“Tess.” Bisbiglia affianco a me. “Il gruppetto di Styles e Malik ci sta osservando.” Sussurra poi dopo qualche minuto di silenzio a godersi la sua merenda.
 
Harry’s POV
 
“Stevens Tessa.” Sussurra Zayn al mio fianco.
“Cosa?” chiedo io, continuando a mangiare.
“No, niente. Stavo solamente pensando a come si chiamasse quella ragazza che è sempre in compagnia di quel bocconcino di Amber.” Spiega prendendo un sorso della sua coca cola.

“Io non riesco a capire come una ragazza come lei perda tempo con quella sfigata.” Si intromette Emily con il suo solito tono di superiorità.
Devo ancora capire che  le ha detto di potersi unire a noi ovunque andiamo. Davvero spero che non pensi che io e lei stiamo insieme. Non potrei mai stare con una come lei.
“A me sinceramente quella ragazza è indifferente.” Afferma Liam.
“Niall non può dire la stessa cosa.” Esordisce Zayn e il biondino abbassa immediatamente lo sguardo sul suo piatto.
A lui importa ancora di lei e anche se si ostina a dire il contrario, che ormai è una sconosciuta io so benissimo che nel profondo si sente in colpa per averla abbandonata.

Se devo essere sincero a me quella ragazza incuriosisce. È l’unica che non dà molto peso al parere degli altri, non le importa di essere popolare o di essere conosciuta da tutta la scuola, o di essere alla moda. Sono davvero rare le ragazze come lei.
La cosa che però più mi stupisce è che lei, in confronto a ragazze come Emily, non ha bisogno di chili e chili di trucco per essere accettabile. Siamo realistici: è una bella ragazza anche senza trucco. La sua è una delle poche bellezze naturali che si trovano oggi, dato che sono tutte troppo prese dal correggere le piccole imperfezioni del proprio viso con prodotti.

Mi sorprendo io stesso quando mi rendo conto dei pensieri che sto facendo, ma in fondo so che è la verità.
“Sabato Josh dà una festa.” Ci avvisa Louis, avvicinandosi e sedendosi al mio fianco.
“Dio mio quel ragazzo vive di feste.” Scuoto la testa, ridacchiando.
“Devo assicurarmi che venga Amber.” Mormora assolto nei suoi pensieri Zayn.
“Stai andando in fissa per quella ragazza.” Lo riprende Emily quasi disgustata e io roteo gli occhi al cielo senza farmi vedere. La sua voce è così irritante e si intromette sempre in argomenti che non la riguardano minimamente. Devo ancora capire perché io continui a portarmela a letto.

“Anche se fosse? Quale sarebbe il problema?” esclama lui con tono altamente irritato.
Zayn non è il tipo che si preoccupa di intimidire la gente con il suo tono tagliente.
Emily non replica, schioccando la lingua sul palato producendo un rumorino che mi infastidisce. Sembra che ultimamente qualsiasi cosa faccia mi irriti.
Io invece guardo alle spalle di Liam, portando il mio sguardo dove anche quello di Zayn si è posato. Amber. Mhm bellissima ragazza, niente da dire, ma mi ispira solo e unicamente sesso, nient’altro.
La attenzione si sposta poco dopo sulla figura accanto alla sua. Tessa. Sembra a disagio, non fa altro che muoversi sul posto e si mordicchia il labbro inferiore, mentre sorride.
All’improvviso il suo sguardo incontra il mio, ma lei subito lo distoglie, ridacchiando insieme alla sua amica per qualche battutina, credo.
 
Tessa’s POV
 
“Spiegami perché mi sta fissando.” Dico sorridendo verso Amber, muovendo meno possibile la bocca, mentre lei lo fa verso di me. Spero solo non capiscano che stiamo parlando del loro persistente sguardo su di noi, non siamo molto brave a dissimulare.
“Non ne ho idea, Tess. Anche io mi sto chiedendo perché Zayn sta fissando me.” Dice poi prendendo l’ultima patatina dal suo vassoio e una volta che sentiamo il suono della campanella usciamo dalla mensa praticamente scappando dai loro occhi.
“Buenos Dìas chicos he traìdo los resultados de la tarea.” Esordisce la professoressa Ramirez, una volta fatto il suo ingresso nell’aula. Si sistema poi in una mano tutti i compiti e incomincia a distribuirli.

“Stevens ottimi risultati, come sempre.” Mi sorride, porgendomi il compito con il voto scritto con l’inchiostro rosso della sua penna. Nove. Una ragazza qualunque salterebbe dalla gioia per questo voto, io no. Ci sono abituata ormai.
“Styles un altro quattro. Ma com’è possibile? Perché non studi mai la grammatica?” afferma la professoressa con l’irritazione presente nella voce. Mi volto per guardare la scena, ritrovando Harry seduto comodamente sulla sedia e la prof con le braccia conserte sotto il seno.
“E’ la vita, prof.” Ghigna, fregandosene altamente dello sguardo, oserei dire, assassino rivoltogli dalla professoressa.

“Ah sì? Beh.. significa che..” rimane la frase in sospeso, voltandosi a guardare ogni singolo alunno fino a che il suo sguardo si posa sulla mia figura. “Significa che Tessa Stevens sarà il tuo tutor.” Dice poi dopo una manciata di secondi rimasti in silenzio.
La mia penna mi scivola dalle mani e la mia bocca si socchiude a causa della sorpresa.
“Per te va bene?” chiede poi rivolgendosi a me.
“Uhm.. credo.. credo di sì. Sì.” Balbetto tra me e me, mentre il mio cervello inizia ad elaborare e a rendersi conto della situazione in cui mi sono andata a cacciare.
“Bene.” Annuisce per poi passare a recuperare i compiti e continuare la lezione, non ascolto neanche il resto della frase che ha iniziato visto che lascio la mia testa cadere sulle mie braccia incrociate sopra la superficie fredda e dura del banco.
 
***
 
Chiudo una volta per tutte il libro di filosofia una volta finito di studiare il paragrafo assegnatoci dal professore per domani. Mi alzo dalla mia sedia girevole per poi buttarmi a peso morto sul mio lettone.
Sospiro rilassandomi e guardando il soffitto.
Sono stanca di questa vita.. di questa fottuta routine.
Mi alzo, mi vesto, scuola, pranzo, compiti, cena, letto e poi tutto d’accapo e questo tutti i santissimi giorni. Finirà mai tutto questo? Finirà mai questo mio sentirmi in questo modo? Come se stessi sopravvivendo. Solo respirando. Mi sento una maledetta morta che cammina. Mi sento come un film bianco e nero dove nessuno parla.
So di cosa ho bisogno. Ho bisogno del colpo di scena. Ho bisogno che accada qualcosa che mi risvegli. Che mi riporti in vita.
Il mio più grande problema è che io voglio vivere sul serio, sentire emozioni, sensazione e sentimenti che mi tengano in vita, che mi facciano sentire che io sto vivendo per davvero, ma allo stesso tempo ho paura. Ho paura di provare determinate cose perché ho capito che nella vita qualsiasi cosa finisce per distruggerti e io sono stanca di stare male. Sono davvero stanca di sentire un costante vuoto nel petto. Sono stufa di vivere alla ricerca di qualcosa che riesca a farmi stare bene.

Scuoto ripetutamente la testa, portandomi le mani su viso e cercando di scacciare via questi pensieri.
“Basta. Non posso torturarmi in questo modo.” Sussurro a me stessa, sbuffando.
Prendo il mio cellulare e decido di girovagare per i vari social network nell’intento di distrarmi e un’ ora dopo sono sul letto a guardarmi un film d’amore trovato su youtube.
Verso la fine del film il mio telefono si blocca e capisco che sto per ricevere una chiamate e infatti qualche secondo dopo il display si illumina.
My Sister :3 <3
Sorrido, trascinando l’indice sul piccolo pulsante verde per rispondere.
“Bionda.” Rispondo.
“Mora.” Ricambia. “Senti un po’ ho bisogno di fare compere, mi accompagni? Così magari vediamo anche cosa possiamo fare per te.” Dice e so per certo che sta pregando silenziosamente che io le dia retta sui miei vestiti. Ridacchio a causa dell’immagine che si è formata nella mi testa.
“Vada per il centro commerciale.” Confermo, giocherellando con un ciocca dei miei capelli.

“Dieci minuti e sono lì.” Mi informa e attacca.
E dieci minuti dopo come sempre eccola che bussa alla mia porta.
“Mamma io esco con Amber andiamo al centro commerciale.” Urlo per far sì che mi senta in qualunque parte della casa sia.
“Va bene, tesoro.” Urla in risposta e io esco di casa dopo averla salutata.
“Si va a fare shopping.” Esulta allungando una mano verso lo stereo e far espandere nell’abitacolo dell’auto le note di ‘Break Free’ di Ariana Grande.
Ridacchio per il suo entusiasmo nell’andare a comprare dei semplici vestiti e io scuoto la testa.
Il resto del viaggio passa con risatine e imitazioni della voce dei vari cantanti che si sentivano alla radio.

“Andiamo subito in quel negozio.” Dice trascinandomi verso un negozio.
Giriamo e controlliamo i vari scaffali, finche lei non trova ciò che cerca. Velocemente ci dirigiamo verso i camerini e dopo un paio di cambiate scartate perché non le piacevano esce con un top nero che le lascia scoperto il ventre e uno jeans aderente, con dei fori sulle ginocchia.
Fa un giro su stessa, sorridendo. “Cosa te ne pare?” mi chiede.
“Ti sta benissimo, Amber.” Esclamo convinta.
“Mi piace un casino. Bene, lo compro.” Afferma.
“Adesso vieni qui e prova questi.” Mi dice una volta che si è rimessa i suoi panni di prima.
“Cosa? No.” Scuoto la testa.
“Andiamo, ti prego. Sono perfetti per te.” Mi prega, mettendo su una faccina da cucciolo e io sbuffo sconfitta, andandomi a provare i vestiti.
È una maglia lilla, aderente, che mi lascia una spalla scoperta, con un jeans altrettanto aderente blu.

Non posso inossarli, non sembro io.
Esco dal camerino e non appena Amber mi vede sorride, applaudendo.
“Ti stanno d’incanto.” Annuisce.
“Amber mi sento ridicola.” Borbotto.
“Smettila non sei per niente ridicola. Dai cambiati e andiamo a pagare ho fame.” Dice e io, sapendo che tanto mi costringerà a comprarli lo stesso, rassegnata rientro per rimettermi i miei vestiti.
 
***
“Secondo me dovresti mandargli un messaggio.” Le consiglio affondando i denti nel mio panino ripieno di cotoletta e patatine, prendendo il primo morso.
“A chi? A Christian? Non se ne parla proprio.” Scuote la testa, tagliando un pezzo della sua pizza e portandosela in bocca.
“Perché?” domando, assottigliando le sopracciglia.
“Perché no. Perché non voglio, cioè voglio, ma non posso.. cioè posso, ma non me la sento.. non lo so.” Balbetta velocemente qualcosa di incerto, non sapendo neanche lei cosa ha da dire.
Ridacchio, scuotendo la testa. “Amber smettila, okay? A Christian piaci, non gli darebbe mai fastidio un tuo messaggio.” La rassicuro e lei sospira.
“Gesù ma sono da tutte le parti?” afferma con chiara irritazione nella voce, guardando alle mie spalle, aggrotto le sopracciglia, voltando il capo nel punto in cui si sofferma il suo sguardo.

Harry Styles e il suo gruppetto con tanto di galline.
Un mugolio di disapprovazione lascia le mie labbra non appena mi rendo conto che si sta avvicinando, e attacco la bocca alla mia cannuccia viola, dissetandomi con delle coca.
“Avete sbagliato tavolo o cosa?” chiede con voce abbastanza irritata Amber.
“Whoa.. calmina bionda. Sono solo venuto ad avvisare la tua amichetta qui presente che domani alle quattro deve trovarsi a casa mia.”  Dice.
“Se mi dicessi anche dove abiti, magari mi faresti un favore.” Borbotto voltando il viso nella sua direzione, incontrando i suoi occhi, ma spostando il mio sguardo verso Niall che lascia che i suoi di occhi vaghino per il locale in cui ci troviamo.
“Hai presente l’enorme casa bianca vicino il parco che attraversi sempre per andare a casa?” chiede e io annuisco, aggrottando le sopracciglia.

“Sì, ma cos..” cerco di domandare, ma vengo interrotta dal suono della sua voce.
“Quella è casa mia.” Mi informa. “Mi raccomando, sii puntuale.” Praticamente mi ordina per poi fare un cenno ai suoi amici che lo seguono fino all’uscita.
“Dio non li sopporto.” Esclama lei indignata, ma la mia attenzione è più che altro concentrata al ricordo della faccia di Niall. Mi manca terribilmente e non posso credere che non mi abbia degnata di uno sguardo.
Ma che cazzo è così difficile restare con me? Faccio così schifo? Sono un’amica così cattiva? Perché è difficile rimanere al mio fianco? Non capisco, sono così sbagliata?
“Pianeta terra chiama Tessa Stevens.” Strizzo gli occhi per poi ritrovarmi la mano di Amber che viene sventolata davanti i miei occhi.
“Eh?” domando, finalmente prestandole attenzione.
“Ti eri persa tra i tuoi pensieri.” Risponde, facendo spallucce e ritornando a mangiare, seguita da me.
 
***
“Buonanotte, Tess.” Dice Amber una volta che ha spento la fioca luce dell’abat-jour.
“Notte.” Ricambio e chiudo gli occhi.
Abbiamo deciso che stasera avrei dormito da lei dopo un bel pomeriggio insieme.
. . .
“C’è qualcuno?”  chiedo una volta aver fatto mente locale e aver capito che non mi trovo nel letto della mia amica.
Sono in una casetta di legno. È fredda e buia e io non capisco cosa ci faccia qui.
Questo posto è inquietante e riesco a percepire l’aria fresca che viene a contatto con la mia pelle, specialmente quella delle gambe dato che indosso uno short.
Che sta succedendo?
“Che ci faccio qui?” domando in un sussurro, creando una piccola nuvoletta di fumo a causa dello sprigionamento del mio fiato caldo a contatto con l’aria fredda.
Mi avvicino ad una porta, anch’essa di legno, esitando nell’aprirla. Quando il cigolio della porta si diffonde nell’aria, si rivela davanti ai miei occhi un tendone bianco, posto nell’oscurità. Avanzo nella stanza buia coprendomi le braccia con le mani, infondendomi un po’ di calore in più.

Prendo posto sulla sedia davanti il cartellone e non appena lo faccio, una voce familiare rimbomba nella piccola stanza, costringendomi a voltare lo sguardo.
“Andiamo piccola, apri il regalo.” Rimango senza fiato alla vista di mio padre e la piccola me seduti sul mio letto. Era il giorno del mio decimo complenno..
La piccola me, senza esitare, strappa la carta intorno il regalo e alla vista di ciò che voleva si butta tra le braccia di papà.
“Grazie, papà.” Esulta la bambina.
“Mi hai chiamato papa.. piccola mia. Ripetilo, ti prego.” Dice lui con occhi lucidi e un sorriso steso sulle labbra.

“Ti voglio bene, papà.” Sussurra, contenta e lui la riprende tra le sue braccia.
“Ti voglio bene, bambina mia.” Mormora sui suoi capelli.
Una furtiva lacrima lascia il mio occhio destro, solleticandomi la guancia e mi si stringe il petto a quelle immagini. Il tendone volta scena poi.

“Andiamo, Niall, smettila.” Grida la piccola me, ridendo a crepapelle a causa del solletico che le sta procurando … Niall. Il mio piccolo irlandese finto biondo.
“Dì le paroline magiche, Tess.” Ride anche lui rumorosamente, continuando la sua divertente tortura.
“Sei.. perdonato.. Niall.” Riesce a dire la piccola me tra le risate, mentre alcune lacrime si creano ai lati dei suoi occhi.
Al suono di quelle parole il piccolo Niall arresta il movimento delle sue dita sui fianchi della bambina.
Altre mille lacrime prendono a rigarmi le guance candide e improvvisamente sento più freddo.

. . .
Sussulto nelle coperte, aprendo di scatto gli occhi bagnati da lacrime amare causate dal sogni spiacevole che ho appena avuto. Stringo il lenzuolo a pugno nelle mie mani e cerco di tranquillizzarmi. Il mio petto si alza e si abbassa freneticamente e sono quasi sicura di essere coperta dal luccichio del sudore.
In questo momento vorrei tanto trovarmi a casa mia.. per fare ciò che mi riesce meglio fare. Ferirmi. Ma non posso.
I ricordi.. i ricordi non possono essere cancellati. Non possono essere rimossi dalle nostre menti, perché rimangono impressi nella nostra pelle. Non esiste dolore più brutto di ricordare i momenti felici, mentre nel presente non lo sei. Non so perché proprio ora ho fatto questo sogno, so solo che a volte i ricordi fanno mancare il respiro. All’improvviso si fanno spazio nella tua mente e si fanno spazio fino alla gola, formando un nodo insopportabile.
Un nodo che non puoi mandare giù, perché ti ricorda che ti manca qualcosa o qualcuno. I ricordi tornano.. tornano sempre.
E cazzo fanno un male lancinante. Come una lama che ti attraversa il petto. Vorrei essere impassibile a tutto questo, ma come faccio?

Come posso essere impassibile al ricordo di persone che un tempo mi rendevano felice? Come faccio a dimenticare quando l’unica cosa che voglio è tornare a rivivere certi momenti?

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