L'alchimista eterno, vivo una volta sopravvivo per sempre

di Artemis97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 L'infanzia di un Elric ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 Un tatuaggio fashion ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 Un cuore che sanguina ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L’alchimista eterno
Vivo una volta, vivo per sempre
 
Trama:
“Una missione, un cerchio alchemico malfatto e incompleto, una luce blu accecante e la vita eterna.
Questo è praticamente quello che mi è successo, ve lo sareste mai aspettato il Fullmetal Alchemist eterno? No? Beh, neanche io.”
Arancione, Slash. RoyxEd
 
 
Prologo
 
Una missione, un cerchio alchemico malfatto e incompleto, una luce blu accecante e la vita eterna.

Questo è praticamente quello che mi è successo, ve lo sareste mai aspettato il Fullmetal Alchemist eterno? No? Beh, neanche io. 

Fatemelo dire: è stata una vera rottura di cazzo dover ripetere tre volte, passo per passo, tutto quello che hai fatto solo per capire che in realtà non ti muovi indietro nella stessa linea temporale, ma salti sempre in un'altra alla propria morte.
Ho cercato, ho provato a tornare dal mio Al, a restare intero, ma ero già a pezzi e ora sono crollato. Alla mia centesima vita mi sono sparato in bocca, semplice e indolore, sperando che finisse, eppure eccomi ancora qui in una realtà in cui sto per morire, ancora. Che palle.

Un colpo di vento, rabbrividisco leggermente e stringo il cappotto rosso. Non do altri segni di debolezza. Ritto cammino al fianco di Mustang, fhurer da cinque anni. Eh già, il vecchio volpone almeno in questa realtà ce l’ha fatta a coronare il suo sogno, peccato che lui non abbia il cuore al posto giusto. È un uomo crudele, senza scrupoli e io sono al suo fianco perché … boh, mi va.

No,  non è questo il motivo, avete ragione a fare quelle facce. In questa realtà Mustang ha ucciso Alphonse, non potevo mica lasciargliela correre!?! Anche se ormai non provo affetto per il mio fratellino da moltissimi secoli, nessuno di quelli con cui ho vissuto era il mio fratellino, eppure gli ho trattati al meglio, loro sono sempre venuti prima di Mustang, Fuery e tutti gli altri. Ho vissuto per rendergli velici (tranne quando mi sono sparato quel colpo, è stato un errore grossolano), per dargli una bella vita, per farli sposare con Winry (come ha sempre desiderato, solitamente hanno almeno un bambino e io sono il miglior zio che posso gestire). Eppure Mustang mi ha portato via quest’angolino di pace che avevo, dove potevo far finta che quell Alphonse e quella Winry fossero i miei veri famigliari. Li ha uccisi senza pietà e senza pietà io mi sono unito a lui e oggi lo sto conducendo a un’imboscata da parte dei ribelli.

Sapete, avevo un sogno nella mia prima vita. No, era più di un sogno, era un obbiettivo, un traguardo: ridare il corpo ad Alphonse, riprendermi i miei arti e continuare per la mia strada con la mia famiglia al mio fianco. Buffo che ora abbia i miei arti con me, ma non Alphonse, una strana ironia, una cattiveria dalla Verità.

Avevo così tante volte provato ad aprire ancora la Porta, raggiungere quel Dio da strapazzo e, a  suon di pugni, farmi rimandare a casa. Non si è, ovviamente, mai aperto. Con il tempo ho dovuto rassegnarmi a dover continuare quest’esistenza di tortura eterna, forse questa è la mia punizione per aver voluto essere Dio e riportare mia madre in vita secoli fa, forse questo è il purgatorio e sto scontando le mie colpe. Non so e pian piano ciò sta perdendo anche di significato. La realtà è diventata fumosa, un qualcosa che posso manovrare a mio piacimento. Basta che so le pedine come sono posizionate e posso prevedere ogni singola mossa. Sospiro. Da quando le persone che mi sono intorno sono diventate pedine? Da quando non le considero più veri individui? Non so, ho così paura adesso di perdere la mia umanità.

Il furher, al mio fianco, mal interpretò il mio sospiro “hai fatto un buon lavoro Ice, niente ripensamenti.”
Ice. Ice Blood Alchemist è il mio titolo adesso per aver mantenuto il mio sangue freddo mentre combattevo agli esami un intero gruppo di persone armate che mi sparavano contro. Non sanno che ho potuto farlo perché non mi importa molto della mia vita e in realtà non mi è mai importata. Ricordo che quando dovevo partire per dei viaggi, nella mia prima vita, lasciavo un sorriso a Winry, un cenno distratto ed andavo. Ero disposto a sacrificarmi per gli altri, non potevo permettere ai miei cari di morire o al popolo di farlo. Per quanto riguarda l’esercito … tzs, non mi sarei certo sacrificato (forse per Mustang e la sua squadra sì), ma per il popolo, per i miei cari avrei dato qualsiasi cosa. Avevo paura di morire soltanto perché non avrei potuto dare un corpo ad Al e così non avrei mantenuto la mia promessa. Ma ora che importa …

Sono stato conosciuto con molti nomi coniati in ogni differente realtà: The Eternal Alchemist, The Time Alchemist, The Tempest Alchemist e molti, molti altri. Eppure il mio preferito e l’unico che ha contato qualcosa è stato The Fullmetal Alchemist.
“Agli ordini furher. Niente ripensamenti” il suo ordine rafforzò soltanto la mia decisione, meritava di morire, anche se è sempre stato uno strappo al cuore vederlo morire. Quel suo dannato viso, il suo dannatissimo sorriso e la battuta sulle minigonne che fa ogni tanto mi ricorda il Roy Mustang della mia prima vita, il Roy Mustang che purtroppo ammiravo, l’uomo che, purtroppo, in qualche angolo, nei recessi del mio cuore (ma proprio infondo, infondo, infondo) volevo bene (molto infondo eh, e guai a voi se fate la spia).

Mi chiedo dove la mia sanità mentale sia finita, sono qui, nella mia mente, a parlare e a rivolgermi a qualcuno che non esiste. È una domanda sciocca, non credo di essere mai stato sano di mente per cominciare.

Un altro colpo di vento, il mio lungo cappotto si gonfia e poi frusta alle gambe.

Uno sparo.

Un corpo che cade.

Il dittatore Roy Mustang è morto.

Un altro sparo, stavolta inaspettato, mi perfora un polmone e anche io cado. Per un attimo sono sorpreso, poi sorrido tristemente e l’oscurità mi avvolge.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 L'infanzia di un Elric ***


Capitolo 1
L’INFANZIA DI UN ELRIC
 
 
E così una nuova vita inizia.
Che rottura.
“Spinga signora”
Oh no, no nonononono. Non così, non sono mai tornato così indietro! Mi sono sempre risvegliato intorno ai cinque anni, quando sempre, sistematicamente, Hohenheim abbandonava la nave, per così dire. O, all’estremo, quando aprivo gli occhi per la prima volta. Mai così. Sto per essere segnato per tutte le mie vite! Presto, pensa a qualcos’altro!
Dunque, vediamo
“Ce l’ha quasi fatta”
Merda, veloce, veloce! Oh, ecco, ci siamo: nella mia precedente vita sono stato ucciso. Forse è stata Riza, ci metterei la mano sul fuoco che è stata lei a sparare a Mustang, aveva un odio particolare per lui, dopotutto  gli ha ucciso il padre e poi bruciato la sua schiena per i segreti dell’alchimia del fuoco. Forse è stata lei a uccidermi perché aveva visto il dolore nei miei occhi, o più semplicemente è stato qualcuno dei Ribelli che non sapeva che ero io ad aver organizzato tutto il piano. Che fregatura se è stato così, tradito dai miei complici.
Baah, che schifo, cos’è questo viscidume … oh, Edward Elric non ci pensare. Tieniti in linea (come se lo avessi mai fatto). Che brutto essere me.
“Eccolo” mi tirano su. Ho gli occhi aperti sbarrati dall’orrore e, mia estrema vergogna, piango a dirotto. La mia povera, povera mente! Verità, grandissimo bastardo, lo so che sei stato tu a mandarmi in questo momento! Che tu ti strozzi mentre ridi! Perché so che lo stai facendo gran figlio di p%£($!/! (censored) &%/$&%($ ($/%)$ $(%)% $(“)=£(£” (CENSORED!!!) ebbene sì, tutto ciò che ho pensato fino a pochi attimi fa non aveva contenuti adatti alle vostre povere, innocenti orecchie. E il tutto diventa peggiore quando vedo Hohenheim sorridermi tutto contento, brrr che brividi che mi fa venire quell’uomo! E che rabbia che mi fa scorrere nelle vene! Però devo essere l’adulto che sono (sono persino più vecchio di te, Hohenheim, buffone biondo! Hà! Beccati questa! … e la mia maturità è appena stata scaricata nel cesso. Ciao ciao).
“Fatemelo vedere” solo quella frase mi calma. Trisha.
Vengo avvolto in un panno e dato a lei. Trisha Elric. Oh mamma, se avessi potuto vederti allora immagino che saresti stata così, splendida anche quando mi hai appena dato alla luce. Questa donna è così simile a te, ma non ha quelle ombre di dolore che avevi dopo l’abbandono di Hohenheim. E se potrò, lei non le avrà mai. In tua memoria, madre …
“Oh tesoro, vieni a vedere nostro figlio” sospira Trisha e l’altro si avvicina.
“Hai ragione, è splendido” ma appena il suo volto diventa troppo vicino lo colpisco con un calcio, è debole, ma segna il mio punto.  Tiè! Questo è per tutti quegli anni di sofferenza che causerai! Quando diventerò più grande allora dovrai temermi! Muhahahahaha … sì, lo so che mi manca qualche rotella, non dovete stare lì a puntualizzare.

***

A dispetto di tutto Van Hohenheim è un buon … padre (ha l’amaro questa parola), inizialmente non siamo andati molto d’accordo, Trisha doveva sempre intervenire perché io gli tiravo i capelli, o miracolosamente scomparivo dalla culla mentre toccava a lui guardarmi. Eppure lui mi è rimasto accanto, mi ha sorriso sempre, ha sempre provveduto a me e questo mi ha toccato nel profondo (ripeto: se lo andate a dire a qualcuno vi spacco la faccia di botte). Forse anche mio padre, il mio vero padre, si è comportato così e io ora che ho vissuto tutte queste vite lo posso capire. Lui voleva avere l’opportunità di invecchiare e morire con sua moglie e mi domando: se io avessi l’opportunità di poter tornare nel mio mondo, vivere la mia vita, non abbandonerei questa in favore di quella? Non abbandonerei l’Alphonse (il futuro Al) di questo mondo a favore del mio? Dove disegno la linea? Dove l’ha disegnata mio padre?
Tutti questi dubbi e domande mi stressano; vorrei poter mettere il cartello ‘torno subito’ e non affrontarle più.
Il dubbio però rimane.

***

Le cose non erano stabili in casa, vedevo Hohenheim perdersi nelle sue ricerche. Il bastardo non sapeva quando fermarsi. Saltava le colazioni, i pranzi e le cene, intanto io mi chiedevo quando saltava semplicemente in aria e si levasse di torno.
Io ho provato a stargli accanto, lo giuro su quel fazzoletto sporco lì per terra, sì quello tutto pieno di muco, ma Hohenheim semplicemente era qualcuno con cui non posso trattare. Però … Trisha piange di notte, come se io e quell’uomo che chiama ‘amore’ non potessimo sentirla. Ed è triste che anche la mia mamma possa aver passato questo; la mia vera mamma ha pianto così disperatamente mentre io ero solo un bambino piccolissimo? Sì, è più che probabile.
Osservo Van Hohenheim rintanarsi nel suo studio, la porta socchiusa. Lavora giorno e notte, il bastardo. Cerca un modo per diventare umano e io, dopo tante vite, posso indicargli la via. Ma come farmi capire? Non ho ancora il dono della parola … forse devo aspettare, solo un po' …
E comunque Hohenheim rimane un bastardo.

***

Poi la pancia di Trisha si gonfiò e crebbe e lo sapevo: Al è in arrivo.
“Secondo me è un lui, me lo sento” annuncia Trisha vivace mentre Hohenheim cerca di farmi mangiare della roba gialla.
“Su apri la bocca Ed” cerca di invitarmi prima di rispondere alla donna “no, è una lei”
Io guardo il boccone come se mi ha offeso personalmente.
“Tesoro io ho occhio per queste cose: è un lui”
“Trisha, amore, me lo sento: è una lei”
“Ti dico che è un lui, me lo sento come ho sentito che Ed sarebbe stato un lui”
E io ringrazio che lo sono, non sono mai rinato donna e ringrazio tantissimo per questo. Mi sono abituato ad essere me stesso ragazzo, vi ringrazio molto.
“Amore!”
“Tesoro!”
E io decido di intervenire, voglio offrire il mio modesto e giusto parere.
E Hohenheim se ne approfitta;
“Ecco il trenino” e un cucchiaio della poltiglia gialla al gusto di banana mi finisce in bocca. Che schifo. Almeno non è latte.
Inghiotto mentre continuano a bisticciare, che noia … odio il non poter fare quasi nulla. Il mio unico svago è utilizzare dei brutti giocattoli, beh, non sono proprio brutti … ma per l’amore dei miei secoli! Sono troppo vecchio e folle per un peluche a forma di cane! O è un cavallo? Non si capisce!
“Vuoi vedere che Ed mi darà ragione? Anche il mio piccolo Edward sa che porto un maschietto” pronunciò Trisha convinta.
Vedo Hohenheim annuire in fretta, Trisha ha su di se un’aura diabolica.
“Ed, tesoro, è vero che è un maschio? Indica me se lo è, oppure se è una lei indica il tuo papà. Okay Ed?” ovviamente non mi hanno mai sentito pronunciare una parola e questa sarà la mia occasione e potrò vendicarmi anche su Hohenheim per quel boccone di sbobba rinfilato a tradimento.
Indicò la mamma che si illumina e poi, quando devo dire qualcosa mi blocco, oh quante cose machiavelliche mi sono venute in mente per mettere Hohenheim in pericolo dalla furia di Trisha. Sono diabolico.
È pomeriggio e Trisha mi legge una storia su una di quelle vecchie sedie a dondolo. È bello e spero che questo sia uno di quei ricordi che non dimenticherò mai. Purtroppo ho già iniziato a dimenticare molte cose della mia prima vita, ad esempio in quale momento sono stato catturato dal cerchio alchemico? Prima o dopo l’episodio della fabbrica abbandonata? Era in quella vita che Al mi ha tradito credendo che avessi creato la sua memoria o in un’altra? È tutto così confuso e mischiato.
Il libro cade dalle mani di Trisha e io alzo lo sguardo: si è addormentata. La luce del sole morente filtra dalle tende e illumina la stanza, ma soprattutto la sua figura e i suoi capelli. Trisha Elric sembra risplendere.
Ma dove è Van Hohenheim? Dovrebbe essere qui a completare il quadro di una famiglia perfetta … occhieggio la porta socchiusa dello studio. Lui è lì, lo so, e si sta perdendo questi momenti preziosi con la sua compagna. Anche dopo tutti questi anni, anche se lo comprendo, mi fa una rabbia …!
Guardo la pancia di Trisha “Alphonse” sussurro posando un orecchio su di essa, voglio il mio fratellino, il mio vero fratellino, ma per quanto suoni brutto dirlo, mi devo accontentare di miseri sosia. So che sono sempre Al, ma non sono il mio Al; come Roy Mustang, Hughes, Riza e tutti gli altri non sono i miei veri compagni, non sono quelli della mia prima vita, quelli che più hanno contato per me. Ma guardatemi, così legato al passato quando quasi non posso più ricordarlo, faccio pena. L’ho trasformato, idealizzato, e ormai quasi dimenticato del tutto e ancora non posso accettare che non posso ritornare lì.
Mi appisolai lì, stringendo nel mio pugnetto la maglia di Trisha.

***

“Dì papà” prova Trisha, vuole strapparmi la mia prima parola. Non ti preoccupare, dirò qualcosa che ti rimarrà impressa.
“Dì mamma” riprova lei prima di fare delle boccacce divertenti. Ridacchio, ma non dico nulla.
“M-a-m-m-a” continua prima di sospirare dopo un po'.
“Tesoro cosa stai facendo?” domanda incuriosito Hohenheim entrando in scena. Bene, bene, bene. Guarda chi si vede.
“Baa” apro bocca, immediatamente gli occhi sono su di me. Trisha si illumina, Hohenheim è incuriosito.
Hèhèhèhè
“tardo! Batardo! Bastardo!”
“Tesoro ch-chi ti ha insegnato quella parola?” a Trisha ticca un sopracciglio.
“Papà!”
Hohenheim sbianca, Trisha  ha un sorriso gelato sul volto. La testa della donna scatta (con un suono inquietante aggiungerei) nella direzione del compagno.
“Trisha, tesoro …”
“VAN HOHENHEIM!!”
E io? Io rido come non ho mai fatto in vita mia.

***

Alphonse Elric nasce in un tripudio di urla e come non comprenderlo? Almeno lui non è cosciente di se e … brr! Non voglio pensarci! Quel ricordo infesta ancora i miei incubi!
Non ho mai visto Al versione poppante, è adorabile come sempre. Ha degli enormi occhi innocenti ed è così piccolo e delicato.
Trisha si affaccenda al suo fianco, sorrise stanca, ma soddisfatta e Hohenheim … lui inizia ad allontanarsi ancor di più.
Ho preso la mia decisione: prima che sia troppo tardi gli rivelerò la verità, preferibilmente ora.
Mi alzo sulle mie gambe traballanti, per la mia età apparente sono piuttosto precoce.  Arrivo fin allo studio di Hohenheim e sbircio dallo spiraglio che mi offre la  porta socchiusa; lui è lì, chino su dei fogli. Scrive qualcosa, ne cancella un'altra, brontola e va avanti.
Questo è il mio momento; è il momento esatto quando le cose cambieranno in meglio, quando mia madre smetterà di piangere la notte e forse potrò costruire un vero rapporto con Hohenheim. Sì, questo è il momento e ho intenzione di coglierl-
Alfonse piange.
E Trisha è troppo stanca per accudirlo e Hohenheim alza il capo, è diviso, lo vedo, tra il rimanere sommerso nelle sue ricerche ed andare. Sceglie di rimanere, me ne accorgo da come le spalle si abbassano sconfitte, e sono io a raggiungere Al. Sono io a cantargli una canzoncina, a dondolarlo come posso e a farlo riappisolare. Alphonse sbadiglia, si succhia un pollice e si addormenta. Io sospiro e torno davanti la porta dello studio, mi siedo a terra e la guardo. Quella porta ormai è il simbolo della distanza tra me e Hohenheim, quella porta divide questa famiglia. È impossibile da superare, un solco tra la mia realtà e quella di Van Hohenheim. Sospiro ancora, sta diventando un abitudine farlo.

***

“Dì mamma” Trisha si affaccenda vicino ad Alphonse.
Al ridacchia, sventola le mani giocosamente, ma non parla.
“Dì papà” stranamente la vedo rabbrividire, forse avverte un vago senso di deja vù.
“Dì m-a-m-m-a” riprova senza ottenere risultati.
“Tesoro cosa stai facendo?” entra in stanza Hohenheim.
“Baa” inizia Al, Hohenheim si tende e dentro di se prega ‘no, non ancora, no!’
“tado! Bastado! Bastado” canticchia a mo’ di canzone Al.
L’occhio di Trisha ticca ancora una volta.
“Al-phonse chi ti ha insegnato questa parola?”
“Papà!”
Questa volta, quando Trisha volta il capo verso il marito, il collo schiocca duramente e in maniera inquietante. 
“VAN HOHENHEIM! IMPRECARE VICINO AI NOSTRI FIGLI!!! NON TI BASTAVA EDWARD ADESSO VUOI ROVINARE ANCHE ALPHONSE! DOVE SCAPPI?! TORNA QUI!!!” infuria la donna, i capelli che si muovono assatanati nell’aria. Van Hohenheim intanto ha già imboccato la porta in una folle corsa per la propria vita.
Rido come un matto, la vendetta è così dolce.
“Buon lavoro Al” commento. Ah, ne è valsa la pena di spendere giorni e giorni ripetendo solo quella parola vicino ad Alphonse, per non contare tutte quelle volte in cui volevo strapparmi i capelli quando non riusciva a ripeterla bene. E infatti dice “bastado” e non “bastardo”, ma non demordo. Questo ragazzo ha un grande futuro davanti a se, potremmo essere malvagi insieme! Asciugo una lacrima inesistente al lato dell’occhio; mi rende così fiero, cresce così in fretta …
 
***

“Hohenheim” richiamo debolmente il vecchio bislacco, sono davanti la porta del suo studio, non voglio entrare per questo lo chiamo. So che può sembrare sciocco, ma io temo questa porta sempre socchiusa. Sono timori di un vecchio, senza importanza per nessuno tranne il vecchio stesso, io.
Nella mia prima vita osservavo mio padre, vederlo così concentrato mi incuriosiva e mi chiedevo cosa stesse facendo di così importante da evitarci? Poi, quando se ne è andato, entrai nel suo studio con Al e insieme studiammo l’alchimia. Nelle  vite successive non ebbi più l’opportunità di guardarlo attraverso quella fessura ma soltanto quando stava per lasciare. Ci voltava le spalle, a me, Al e mamma, non diceva una sola parola di addio. Attraversava quella porta, spariva e poi la mamma moriva.
Deglutisco, nella mia follia ho paura di una porta. UNA PORTA! Non della mia mente, ma di una porta. È preoccupante.
So che è il momento, lo avverto. È nell’aria, nel mio stesso spirito e sangue che sembra vibrare dall’eccitazione. È il momento di affrontare Hohenheim e risolvere un paio di cose.
Sospiro, spingo la porta ed entro.




 
Angolo dell’autrice:
Eeeee finisce così! Sì, questo è stato il primo ciclo, ogni capitolo dovrebbe essere autoconclusivo, al massimo se sono troppo lunghi li dividerò in due parti. Possono essere considerati una serie di one-short legate, come si vedrà, (attenzione SPOILER se non volete sapere andate avanti) dai ricordi misteriosi di Edward. COMUNQUE tra quattro o cinque capitoli si ritornerà sulla trama centrale (ovvero Ed torna a casa) e questi quattro o cinque capitoli possono essere dunque considerati anche capitoli di passaggio che aiutano a capire meglio ciò che ha vissuto ^________^
 
Piccola_Pazza28: eheheh *ridacchia nervosa* sono un po' in ritardo *credo di averti visto alla mia fermata del bus con un macete* ma finalmente ho aggiornato! Non c’è più bisogno di uccidermi! *sorriso smagliante, occhi grandi, sguardo angelico (dai, come puoi uccidermi?* E, seriamente, grazie per il complimento ^///^ beh, tutto parte nel lontano (booh) quando (e chi lo sa) e (cip e ciop) …. Ecco, il fatto è che sono seriamente ossessionata con viaggi nel tempo, viaggi dimensionali e cose del genere e ciò si rispecchia molto nelle mie storie e in maniera più esplicita in questa. Davvero, anche io adoro questa storia. È divertente e impegnativo immaginare sempre nuove situazioni in cui far imbattere i personaggi! *non mi prendere per pazza*
lunadistruggi: snifsnif lamiastoriafapaura snifsnif sono COMMOSSA! *no, sul serio, non mi prendete per pazza* stavo giusto pensando di creare qualche retroscena, ma il mio pensiero era più puntato sull’inserire dei flashback ad ogni tot di capitolo. Tuttavia leggendo la tua recensione mi è venuta l’idea di creare prima dei capitoli spiegando e delineando un mistero che poi si risolverà e si concluderà una volta riapprodato nel suo tempo (anche se sono indecisa se farlo ritornare nel suo tempo o farlo continuare in eterno in questo terribile circolo senza fine *sono crudele, lo so*)
Dimea: Ovviamente tu, insieme a tanti altri, mi aspettavi mesi fa e io mi presento con mesi di ritardo … mi dispiace. Se leggi questo capitolo sappi che lo apprezzo anche se, diciamo, meriterei di essere ignorata un po' per essere una tale ritardataria … ma non lo farai, vero? *occhioni da cucciolo*
alchimistadibudino: wow a te, hai un nome piuttosto interessante. Ti dico: per un momento mi sono immaginata Edward versione budino e questo è tutto dire *sì, sono folle u_u * sono contenta che la storia piaccia e grazie per i complimenti ^///^ e grazie per avermi detto che sei riuscita ad entrare nel capitolo precedente, quello era esattamente il mio obbiettivo. Volevo creare l’immagine di un Ed malinconico e volevo che gli altri, come me, avvertissero un po' di dolore (persino sollievo?) alla morte di Edward, alla fine dei suoi patimenti (almeno per quella vita). Volevo dare una giusta apertura a questa storia. I prossimi capitoli si alterneranno tra momenti di follia (poiché dopo tanti secoli tutti diverrebbero eccentrici o totalmente pazzi) e momenti di malinconia e dolore. Spero che ti piaceranno
 
Grazie a tutti per seguire questa storia e spero che motiverà molti altri scrittori a parlare di viaggi del tempo ^_____^ nah, comunque mi fa davvero piacere che leggete e commentate e per favore non arrabbiatevi per i ritardi negli aggiornamenti.
Baci e alla prossima!  

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 Un tatuaggio fashion ***


Capitolo 2

Un tatuaggio fashion
 
(Parte 1)
 
Avvertimenti: siccome ho voluto raccontare molti eventi del manga, ho dovuto tagliare mooooolte riflessioni (queste sono 20 pag di word, non volevo ammorbarvi =) )
 
 
Okay, ora qualcuno deve spiegarmi da dove cazzo ho preso l’idea che avere il tatuaggio dell’uroboro (e diventare  un homunculus del cazzo) è fashion!
“Pride! Ehi Pride! Smettila di sognare ad occhi aperti, Padre ci aspetta”
“Smettila di urlare Envy o è la volta buona che ti strappo via la pietra filosofale e la distruggo”
“Mame-chan provaci e vedremo”
Il mio occhio ticca “CHI HAI CHIAMATO NANO DA GIARDINO COSì PICCOLO CHE UN FILO D’ERBA è Più ALTO?! EH CHI?!!” ovviamente, come potete vedere dritto davanti a voi, Edward Elric che ancora si incazza se gli fate notare la sua altezza anche se dopo secoli di essere chiamato ‘mame-chan’ è più un riflesso involontario che vera rabbia …

***

“I sacrifici umani che utilizzeremo sono-“
Padre è seduto su una pietra a forma di trono, indossa una semplice tunica. Mi domando se gli si sono gelate le chiappe in tutti gli anni in cui è stato seduto lì senza neanche alzarsi una volta. Neanche per andare in bagno. Mi chiedo come fa; ha per caso un buco sul trono …?
“Zolf J. Kimbley, Lust e Gluttony vi occuperete voi di lui”
“Aye” annuisce l’homunculus.
Padre annuisce e dispone diversi pezzi su una scacchiera al suo fianco, trovo ciò assolutamente morboso. Ci gioca tre volte al giorno, mattina pomeriggio e sera, dispone i pezzi, simula una partita, vince (ovviamente) e riparte. Ragazzo strano.
“Olivier Milla Armstrong, Wrath devi portarla qui a Central”
“Aye”
“Envy ti occuperai di Izumi Curtis, tesseremo una fitta rete di intrighi intorno a loro. Per quanto riguarda Van Hohenheim … Pride so che era tuo padre prima …”
Lascia la frase in sospeso, ma so cosa vuole dire; lo affronterò io.
“Per questo voglio che gli stai più lontano possibile –“ eh?! “- lo affronterò io. Concentrati su Roy Mustang piuttosto”
“Eh? Perché a lui quello più facile?!” si lamenta come sempre Envy.
“Tzs” borbotto io e senza degnare di uno sguardo nessun’altro mi volto per andarmene con la mia solita camminata spavalda.
“Oh e se rincontrate il traditore Greed … portatelo al mio cospetto” non rallento, continuo a camminare senza fare passi falsi.
Prima di uscire mi concedo un ghigno freddo; a quanto pare i giorni di Greed sono finiti, peccato, mi era simpatico.

***

Obbiettivo: Roy Mustang
Particolarità: eroe di Isval, Flame Alchemist, rango Colonnello, squadra fedele, carismatico, obbiettivo di Mustang è raggiungere il grado fhurer.
Qualcos’altro?
Ah già, vuole che tutte le donni indossino minigonne. Pervertito.

***

Roy Mustang, cosa aggiungere su di lui?
È arrogante, flirta con tante donne, svolge pigramente i suoi doveri e solo se costretto (cofcofminacciatocofcof) da Riza Hawkeye con la sua fidata pistola. Questo è tutto quello che ho sempre saputo di lui, ma gratta la superficie e troverai qualcos’altro.
 Osservando l’obbiettivo riesco a trarre informazioni, posso riempire i vuoti che non sapevo di avere dopo tante vite. Ad esempio la mattina appena sveglio sembra uno zombi, gli serve almeno una tazzona di caffè per entrare in funzione e iniziare a sparare cretinate su minigonne.
Vive in un appartamento non gigantesco (come il suo ego sconfinato) ma piuttosto piccolo con due camere da letto, una per gli ospiti, due bagni, cucina, salotto e soggiorno. Beh, forse non tanto modesto come tanti altri, ma comunque modesto (anche se arredato con uno stile piuttosto elegante e freddo). Non passa molto tempo a casa, niente ritratti o foto, niente vestiti sparsi in giro, la sua vita è il lavoro e il suo obbiettivo … ma anche la sua squadra e il vecchio compagni d’armi e migliore amico Hughes. In alcune vite la morte di Hughes ha distrutto Mustang riducendolo a un mostro assetato di vendetta, sembra che anche in questa vita Mustang potrebbe cadere psicologicamente se ciò avvenisse; sembra che tenga moltissimo alla sua squadra. Darebbe la vita per proteggerla e viceversa, la loro lealtà mi ha incuriosito, affascinato e infine catturato. Forse osservarli per trovare dei punti deboli non mi ha giovato molto; certo ora li conosco, ma li userò? Ora che so che ha il cuore al posto giusto? Che potrebbe rendere grande Amestris?
Devo farlo anche se non voglio, sono Pride, sono Orgoglio, sono io che sono piombato da Padre e abilmente sono riuscito a convincerlo a trasformarmi in un homunculus. Anche se ho fatto una cazzata andrò avanti a testa alta e ne sopporterò le conseguenze.

***

Dell’essere homunculus quello che mi da più fastidio è la divisa, cioè un top, dei pantaloncini e una specie di gonnella (il tutto nero e aderente) vi sembrano dei vestiti da indossare? In una simile città popolata da pervertiti? E francamente mi sembrano anche abiti da squillo (ovvero abiti adatti a quella pervy di Lust che trova dei doppi sensi anche quando non ci sono, no dico sul serio, chi penserebbe mai a quello quando si parla di mettere la maionese in un panino?!). Per questo indosso la pseudo-divisa solo quando sono in giro per dei lavoretti per il Padre (e non pensate a male pervertiti!) altrimenti indosso jeans e camicia bianca (ho abbandonato l’emo look circa trecentocinquanta anni fa, vestire sempre di nero come se andassi ad un funerale annoia alla fine; e ci tengo a sottolineare che per combattere la noia sono diventato persino un homunculus).

***

Il mio nuovo e lustratissimo passatempo di osservare un noioso Roy Mustang dura esattamente una settimana, tre minuti, quindici secondi e tre nanosecondi. Poi getto le braccia all’aria scocciato, mi giro e me ne vado. Ho bisogno di una fottutissima pausa.
E di una sigaretta;
E di morire una volta per tutte, ma questo mettiamolo in secondo piano al momento. Compriamo le mie sigarette prima di dover affrontare un simile discorso.
“Un pacco di malboro”
“Ragazzino hai diciotto anni?” mi chiede il commerciante diffidente.
“Certo che li ho” per poco non grido
“Sarà, a me sembri un piccoletto di quattordici anni” mi ticca un occhio “sì, devi averne quattordici. Dovresti vergognarti, provare a fumare a una così giovane età! Non pensi ai tuoi genitori? Che piccolo figlio snaturato-“
Piccolo?
PICCOLO?!
“A CHI HAI DATO DEL FAGIOLINO COSì PICCOLO DA ESSERE FACILMENTE SCHIACCIATO?! CHI?!!”
“io non ho detto tutto questo!” grida.

***

Un pestaggio dopo esco dalla tabaccheria con un bel pacchetto da dieci di Malrboro, un orgoglio intatto e un sorriso soddisfatto sul volto. Quel commerciante ha avuto ciò che si meritava, dopo avergli fatto capire ‘con le buone’ il mio stato maggiorenne (gli ho fatto anche vedere una carta d’identità falsa) ho avuto quello che volevo e mi sono anche liberato dalla frustrazione che avevo accumulato a causa di quel colonnello bastardo.
Prendo l’accendino in tasc- BAM!
Ho preso un lampione invece! Sigh, sono proprio sfigato. Un momento: DOV’ è IL MIO ACCENDINO? Dove è volato?
“Le è caduto questo signorina, ma una bella donna come lei non dovrebbe fumare”
Rabbrividisco
“SONO UN UOMO!” grido a uno scioccato Jean Havoc. Certo, oggi ho lasciato i capelli sciolti, ma questo non giustifica scambiarmi da dietro per una ragazza! E che cazzo! Mi volto fumante verso l’uomo pronto per pestarlo per benino quando lo vedo sgranare gli occhi, sbattere le palpebre scioccato e balbettare ‘non è possibile’ come se avesse visto un fantasma. Non credevo che il mio essere un maschio avrebbe scioccato così tanto qualcuno, è offensivo.  Afferrò il mio accendino rosso fiammante (che mi sta ancora protendendo come un imbecille) mi accendo una sigaretta, faccio un paio di tiri e vedo quello ancora lì, a fissarmi come una statua di sale (o di imbecille come ho già detto).
Sono tentato di spegnergli una cicca sulla guancia e vedere se si sveglia, magari con un urlo imbarazzante, ma decido di non perdere altro tempo. Devo tornare a lavoro tra una mezz’oretta e non voglio sprecarla accanto a questo scemo.
Contrariamente a quello che mi aspettavo alla fine ho perso molto più di mezz’ora rilassandomi. Non è stata colpa mia, vedete sono passato davanti a un centro di bellezza che offriva uno sconto per l’intera giornata sui vari prodotti. Ovviamente sono Orgoglio, voglio essere sempre al meglio (una scusa per divertirmi per l’intera giornata e rilassarmi al massimo) e mi sono fatto fare un rilassante massaggio per mezz’ora, poi sauna, bagni termali e sono anche andato a farmi spuntare i capelli facendoli accorciare un pochino. Anche gli homunculus non sono immuni alle doppie punte.

***

Poi sento la presenza di Envy in città, è strano perché dovrebbe essere a caccia di Izumi Curtis. È troppo strano. Potrebbe aver seguito Curtis se fosse venuta qui a Central, ma la donna non si muoverebbe mai se non costretta e lei non si lascia costringere da quasi nulla. Forse Envy è riuscito a centrare quel ‘quasi’? Nah, ne dubito. È troppo stupido e avventato (e odia le lotte). Questo vuol dire che Envy è qui da solo, disubbidendo un ordine del suo tanto amato Padre. Perché? Cosa vuole? O per meglio dire: cosa deve fare?
Troppe incognite, troppi ‘se’. Devo raggiungerlo, o sarà troppo tardi, lo sento.

***

Arrivo poco dopo che ha sparato a Hughes. Sono fermo, bloccato davanti una simile scena.
Maes Hughes, padre e marito amorevole. Soldato leale. Troppo leale, deve aver scoperto qualcosa. Sciocco Hughes, un uomo troppo buono.
Envy lascia cadere l’arma, abbandona la forma di una donna “stupido umano sentimentale” ridacchia e si allontana.
Mi avvicino lentamente, la cabina telefonica è schizzata di sangue, il telefono è a terra. Qualcuno dall’altra parte urla il nome del morto con disperazione e paura, è la voce di Mustang. Non l’ho mai sentito così preoccupato, ha sempre nascosto tutto dietro una maschera di freddezza assoluta, persino di un giovane stallone da letto, non ha quasi mai mostrato di essere anche lui un misero e semplice essere umano.
Guardo di nuovo il cadavere, è accasciato, una mera marionetta della vita a cui sono stati tagliati i fili. Ma infondo non è questo che siamo tutti? Delle marionette nelle mani della Verità?
Questo pensiero mi disgusta.
“Sciocco Hughes” brontolo sottovoce. L’essere umano, così semplice da ferire e uccidere e lui ne è un chiaro esempio. Umani vuol dire essere vulnerabili, significa avere un periodo di vita limitato, significa essere dimenticati nel tempo e soltanto pianti, alla morte, dai cari che potrebbero dimenticarti nel corso delle loro stesse vite? È per loro che hai vissuto, combattuto e morto Hughes? È per essere dimenticato in futuro che lo hai fatto? È per essere dimenticato dalla tua stessa figlia di tre anni? Non vedrai il suo prossimo compleanno, non la vedrai crescere e fidanzarsi (non potrai spaccare le ossa o minacciare detto fidanzato), non la vedrai conseguire la laurea e realizzarsi perché sei stato uno sciocco umano tenero di cuore. Sciocco Hughes.
In un attimo colgo il suo petto sollevarsi di un millimetro, se fossi stato umano anche io lo avrei perso, ma non lo sono per fortuna. È ancora vivo? Può essere? Gli tocco il polso, il battito c’è seppur molto debole. Sta per morire.
Il suono di un telefono attaccato, Mustang deve essere sulla strada per venire qui.
“Oh, non sul mio orologio vecchio” riprendo Hughes prima di posizionare le mani sul suo petto.
“Ero un’alchimista che poteva trasmutare il terreno e i metalli un tempo, ora manipolo la vita. Se sei ancora vivo posso riportarti persino dalla soglia della morte, Hughes. Non ti lascio morire, hai sentito vecchio?!”
Richiamo il potere della pietra filosofale, elettricità rossa circonda il petto di Hughes, illumina la cabina e la sua luce soffusa raggiunge anche l’asfalto della strada. Faccio fuoriuscire il proiettile prima di richiudere gli strappi nei tessuti con la mano destra, la sinistra è sul suo cuore e lo aiuta nel suo battito lento, ma costante. Ora ha solo bisogno di sangue e io di vestiti puliti da questi (ma chi me lo ha fatto fare di inginocchiarmi sulla pozza rosso carminio?)
“Tra poco arriverà di sicuro un’ambulanza, resisti” consumo rapidamente altre vite della mia pietra, chi si ricordava che tenere in vita una persona consumasse così tanta energia?
“E come potrei … non farlo … con te che mi urli … così tanto?” pigola aprendo leggermente gli occhi e vedendomi. Beh cazzo, copertura saltata, mi ha visto. Però sinceramente non me ne fotte un cazzo, l’importante è che sia vivo.
Sì, lo so che pensate che faccio schifo come cattivo, non negatelo. È solo … non posso lasciarlo andare. Non lui e non Roy, non Al e di certo non Trisha ed altri pochi. Sono questi pochi che mi tengono ancorato alla realtà e io che speravo che diventando un homunculus il legame si fosse spezzato almeno un po' …
“Al-phonse?”
Cosa?
“No, non sono Alphonse”
“Sei … un angelo … allora?” spalancai gli occhi. Nessuno mi aveva paragonato ad un angelo. Mai. Ero e sono sempre stato un demone dalle sembianze innocenti (almeno finché non schiamazzo maniacalmente).
“No”
“Per … me lo sei … ma non sarai mai … angelico … come la mia bambina”
Sospiro, conta su Maes Hughes per vantarsi della propria figlia anche ad un passo dalla morte.

***

Un diretto allo stomaco. Non posso schivarlo, non devo schivarlo. Mi è stato vietato. Questa è la mia punizione per aver aiutato Maes Hughes che in questo momento è in coma (per questo Padre non ha di nuovo ordinato la sua morte, ma so che lo farà presto, sta solo giocando con me).
Wrath continua a picchiarmi, vedo di sfuggita il sorriso sul volto di Padre.
Un colpo potente mi spedisce a terra.
“Alzati” ordina freddo e senza emozioni Wrath, sputo sangue a terra mentre le scintille rosse mi circondano il petto guarendomi le costole rotte.
Con un gesto sprezzante pulisco il sangue al lato della bocca, sorrido arrogante. So che se volessi li potrei spazzare via tutti; ho la conoscenza, il potere e la capacità di farlo. Ma non lo farò: rovinerebbe il mio divertimento.

***

Odiavo quando pioveva. Gli automeil si appesantivano e sembravano corrodere la pelle a cui erano collegati; la neve e la pioggia erano i miei nemici. I miei e del mio fratellino. Al mi disse una volta che la pioggia lo faceva sentire vuoto, forse è per questo che aveva la tendenza di nascondere i gattini lì (oltre al fatto che li odiavo). So che anche Mustang odiava la pioggia (e lo fa in ogni sua vita), raramente piange e quando lo fa dice “sta piovendo” come se non potessi vedere quelle gocce di rugiada che cadono giù dal suo viso.
Quando Hughes muore, Mustang piange e fa male vedere un simile forte uomo crollare.
Ma in questa vita Hughes è vivo, anche se in coma, Mustang lo sgrida lo stesso per essere stato avventato, Hawkeye accarezza la sua pistola, Havoc fuma la sua sigaretta (cercando di non farsi vedere dalle infermiere mentre Hawkeye lo minaccia di spegnerla). Sono tutti così sollevati che il loro amico stia bene, sono tutti così felici che una fitta al petto mi blocca il respiro.
Mi allontano dall’ospedale, ho già osservato abbastanza.
Piove, mi sento malinconico.
Odio la pioggia, mi rovina i capelli.
Amo la pioggia, mi pulisce dei miei peccati.
La amo, la odio, mi provoca malinconia, mi ricorda il mio Al e il mio Mustang e la mia squadra. È tutto così distante ora, vedo tutto attraverso occhi vecchi, è così stancante …
“Elric” qualcuno chiama, mi blocco.
“Alchimista Alphonse Elric”
Volto il capo verso il soldato che si avvicina, indosso una maschera di fredda cortesia. Alle persone non piace se non presti loro una minima attenzione, chissà perché …
“Alchimista … Elric?” qualcuno sussurra. Oh Santa Nutella! Non sentivo questa voce così cavernosa da almeno, beh qualche decennio! Scar l’Ishvariano! Sono tentato di salutarlo, solo per vedere come si comporta.
“Ah mi dispiace, ma io non sono questo Alphonce. Mi chiamo Edward” correggo il soldato che prende la mia frase come spunto per osservarmi meglio.
“Oh! Scusi! Ma lei gli assomiglia tanto che a una prima occhiata … mi scusi ancora! Comunque voglio avvertirla, assomiglia all’alchimista di Stato Alphonse Elric e in città c’è un uomo che uccide gli alchimisti. Faccia attenzione!”
“Non si preoccupi, sarò attento. Grazie per l’avvertimento” e poi il soldato se ne va e io, con la coda dell’occhio, posso vedere ancora Scar che mi osserva, ma non è lui che mi impensierisce.
Alchimista Alphonse Elric, questo spiega molte cose.

 ***

 “Sono certa che possiamo trascorrere una bella serata” sorride seducente la donna dinanzi a me mentre sorseggia elegantemente il suo thè.
Sorrido affascinante “mi piacerebbe” anche se non è tanto vero. Non sono mai stato interessato al sesso; le donne sono tutte affascinanti a loro modo, diverse, divertenti, ma non sono mai riuscite a smuovermi più di tanto.
Tuttavia lei, Elis (se ricordo il nome correttamente), ha qualcosa che mi attira; il mio sguardo non indugia più che altro sul suo fisico, ma sui dettagli: i capelli neri come le ali dei corvi, gli occhi più scuri delle tenebre stesse, la pelle bianco latte. È seducente, è aggraziata, è elegante. È raffinata. Già dalle poche parole che ci siamo scambiati ho capito che è decisa, quando si impunta su un obbiettivo lo perseguita (anche se questo è portarmi a letto).
Ma c’è qualcosa, una sottile corrente di disagio che mi perseguita se i miei occhi indugiano più del dovuto su una sua parte anatomica. È … insolito, tuttavia non lascerò questo fermarmi. Lei è così simile a …
Qualcosa mi tira i pantaloni, ripetutamente.
Abbasso lo sguardo aspettandomi un bastardino bavoso che ricerca cibo (leggi: cane), ma trovo un essere umano famigliare.
“Fameee” strascica l’essere umano.
Sospiro. Dannazione, mai che si possa concludere qualcosa qui.
“Ehi tu vuoi qualcosa da mangiare” scuoto l’umano, questi magicamente si riprende, gli occhi scintillanti.
“Edward” mi volto verso Elis “non sapevo che facevi la carità” c’è un sorriso semi-acido sul suo viso. Sembra non gradire che non le presto attenzione. Fastidiosa, ma ancora mi attira. Non capisco.
“Elias forse dovremmo rimandare la nostra serata” e, porca quella pecora birmana, so che si sta incazzando. I suoi occhi lampeggiano, le sopracciglia si aggrottano, le sue labbra si assottigliano e ora sono cazzi amari. Ma niente paura, l’homunculus Edward Elric può risolvere la situazione!
Delicatamente le prendo una mano stringendola leggermente, confortandola. Il mio sorriso affascinante raggiunge il livello sangue-dal-naso (lei arrossisce, incredibile ma vero) e poi le sussurro accattivante “mi farò perdonare”.
“Ti prendo in parola tesoro” ride dolce, poi con uno scatto stritola la mia mano “sarà meglio per te” assicura dannosamente prima di alzarsi, prendere la borsa ed andarsene. Sbalzi d’umore time.
“Avrà le sue cose” borbotto stranito, ma scrollando le spalle.
“Aww! Glazie per il pasto!”
Eh? Cosa?
“Ecco il conto signori”
Non ci posso credere, il mezzo morto uomo è seduto al mio tavolo, diverse ciotole vuote (almeno un centinaio) di fronte a se, che dice  al cameriere che dovrò pagare IO!
Sospiro, ancora.
Che brutta giornata, e dire che mi ero preso una pausa dall’osservare Mustang per rilassarmi con Elis.

***

“Dunque tu chi sei?” domando anche se conosco benissimo la risposta.
“Oh io vengo da Xing”
“Interessante, ma io ti ho chiesto il tuo nome”
“Celto”
“E allora?”
“Allola cosa?”
Mi ticca un occhio.
“Come ti chiami”
“Pelchè?”
“Vuoi che ti chiami ‘ehi tu’?!”
“No”
“E allora?”
“Allola cosa?”
“Ripensandoci l’idea di chiamarti ‘ehi tu’ non è male” sogghigno irritato.
“Ehi aspetta!”
“Zitto ‘ehi tu’!”
“Aspe-“
“ ‘Ehi tu’ ho detto silenzio”
“Ma-“
“Zip”
“M-“
“Ho detto ‘zip’ hei tu”
“Oh va bene! Hai vinto! Sono Ling”
“Nah, ormai mi piace ‘ehi tu’”
“CHE COSA!”
“Zitto Ehi Tu, siamo in un luogo pubblico. Un po' di contegno”
Una vena gli spunta sulla fronte; muhahaha, la vendetta è dolce. Prendi e porta a casa,Ling!

***

Sorseggio una tazza di the, rilassato nonostante la presenza di Ling-il-fastidioso (come gentilmente l’ho denominato dopo avermi fatto irritare tanto).
Ling-il-fastidioso sembra essere assorto nei suoi pensieri.  Nonostante il suo silenzio è ancora fastidioso, ma, ahimè, non in maniera così terribile.
Corruccia la fronte immerso in chi sa quali pensieri.
“Ehi Tu” lo chiamo.
“il mio nome è Ling”    
“Certo, certo. Come dici tu” annuisco accondiscendente come farei con un bambino “non mi hai ancora detto che ci fai ad Amestris”      
“Oh celto, sono qui pel-fa una pausa drammatica- celcale la pietla filosofale”
I suoi occhi si assottigliano, la sua posa cambia impercettibilmente ma in maniera innegabile. Scompare l’aura di spensieratezza per essere sostituita da una di pura pericolosità.
“Tu ne sai qualcosa?”
Che domanda sciocca, certo che so qualcosa. Io sono in vita grazie ad essa! Ma non posso mica dirgli:
“Sì, ne ho giusto una nel petto. Strappamela pure!”
Che, stiamo scherzando?! La pietra è mia, dopo tutto me la sono conquistata e non ho intenzione di cederla al primo spregiudicato figlio di un pozzo senza fondo (per quanto mangia  -.-) che si presenta.
Prima deve superare il test dell’ananas! Vi starete sicuramente chiedendo di cosa si tratti, ebbene consiste nel costruire una mia scultura con degl’ananas! (non faggiolini, odio i fagiolini). Muhahaha, sono diabolico … ehi non scuotete le teste in maniera così esasperata! E tu lì in fondo ho visto che hai alzato gli occhi al cielo, ma stai tranquillo, l’omino bianco della Mish Lain formato Verità ‘uno è tutto e tutto è uno’ al modesto prezzo di una gamba e un braccio ti concederà il tuo desiderio! Fantastico, no? … avete ragione, è un prezzo troppo basso; dovrei dirglielo quando lo vedo, dovreste dargli anche la testa, o magari il cervello, o magari le pal-no? Forse sto impazzendo, ma che dico: io sono già pazzo.
Sbatto le palpebre e mi riconcentro su Ling.
“No, non so niente di pietre filoso-cosa. Io preferisco concentrarmi sulle belle donzelle invece che andare dietro a queste cose” oh per tutte le leggi alchemiche, sentitemi! Non lo avete fatto? Premete il tasto ‘rew’ e sentitemi!
‘Preferisco concentrarmi sulle belle donzelle’ questa filosofia non vi ricorda tanto quella di un certo taisa bastardo?
“Uh, però questa pietra qualcosa mi ricorda un uomo”
“Chi?” sgrana gli occhi Ling, dentro di me schiamazzo. Dargli degli indizi, farlo entrare nel gioco è il mio compito, diverrà re e aiuterà il suo popolo per questo deve giocare anche lui a questo gioco terribile che è la vita.
Volgo gli occhi al cielo fingendo di cercare di ricordare.
“Un certo … Marcoh penso. Sì, dottor Marcoh. Quando l’ho incontrato sembrava, non saprei descriverlo … uh … era agitato, frenetico, farfugliava di una pietra e della guerra. Poi non l’ho più visto, è sparito da un giorno all’altro” riporto gli occhi a Ling … solo per trovare un posto vuoto. Beh, si vede che era di fretta.

***

Le cose iniziarono ad andare in rapida discesa verso l’inferno. La merda stava per colpire letteralmente il ventilatore.
Incomincia tutto con il risveglio di Hughes quattro settimane dopo l’entrata in coma. Quando gli occhi dell’uomo si aprirono io seppi istintivamente che qualcosa era cambiato nell’aria e non era positivo.
“Il mio angelo” ha piagnucolato pietosamente “dov’è la mia Elicia? E la mia adorata moglie? ELICIAAAAAAAAAAAA” un pugno in testa lo rispedisce in coma per altri due giorni.
“Era fastidioso” si era giustificato un paziente che era passato lì per caso e, vittima delle urla terribili, aveva deciso di sacrificarsi eroicamente per salvare l’udito di tutti. Sacrificio che, tra l’altro, Mustang e la sua squadra non aveva particolarmente apprezzato.
 
La volta successiva che Hughes riapre gli occhi io sono ancora indeciso di come comportarmi. Hughes ha qualche ricordo di quella notte? Mi ricorda?
Poi scuoto il capo, che cosa mi importa se ricorda o meno? Se lo fa e lo comunica a Mustang il gioco potrebbe diventare solo più divertente …
“Hughes” saluta taisa e lo fa sorridendo. Un vero sorriso, non arrogante, pieno di se stronzo sacco di pus, ma da uomo che stava per perdere un fratello e che ora è felice e sollevato e … è bello. Gli illumina il viso, fa splendere la sua anima e fa piangere la mia.
Il mio Al mi sorriderebbe così? Il mio Al mi riaccoglierebbe a braccia aperte? E Mustang? Mi abbraccerebbe e mi darebbe il ben tornato in famiglia? Al, Mustang e la sua squadra sono la mia famiglia e voglio solo tornare da loro.
Un immagine sfolgora davanti ai miei occhi, è taisa inclinato verso di me. Sorride sinceramente, parla ma non riesco a sentirlo. Cosa dice? Cosa dice?! Devo saperlo, devo-
Il petto si stringe, il cuore pulsa velocemente, mi manca il respiro e poi … tutto si ferma, l’attimo passa e sono ritornato il freddo uomo vecchio di sempre.
Domande come “cos’era quell’immagine?” non me le porgo, non hanno importanza. Non per me, non ora.
“Maes potevi morire!” è Mustang. Mi risintonizzo su quello che sta accadendo nella stanza d’ospedale.
“Calmati Roy, non è successo.”
“Per fortuna amico, i medici hanno detto che è stato un miracolo. Avevi perso troppo sangue eppure la ferita interna sembra che si sia chiusa da sola e quella esterna era sulla buona strada. Avevi solo bisogno di trasfusioni alla svelta” annuisce Havoc.
Hawkeye sospira di puro sollievo “ci hai fatto temere Maes”
“Hai una buona stella amico” commenta Falman.
 “Ma che! Altro che buona stella, ho avuto qualcosa di meglio” schiamazza Hughes, gli altri lanciano sguardi confusi e curiosi.
“Un angelo!”
“Maes avrai avuto le allucinazioni!”
Hughes mette il broncio “altro che allucinazioni vi dico! Aveva i capelli biondi e gli occhi d’oro, era così preoccupato e mi ordinava di non arrendermi. Era come se … uhmm … non saprei come dirlo … mi trasmettesse energia, ecco. E c’erano scintille di un’alchimia rossa, non blu, e ricordo –corruccia la fronte pensoso- sì, ricordo che lo chiamai Alphonse”.
Mustang sussulta ed è forse confusione quella che vedo? 
“Alphonse? Alphonse Elric ti ha guarito? Ma lui non era a Resembol?”
“No, non Al. Somigliava ad Al, ma non lo era”
Gli occhi dei presenti si spalancano, Mustang sembra raggiungere una sorta di illuminazione “forse l’altro?” i suoi occhi acquistano una strana scintilla: consapevolezza? Forse sta solo scegliendo come adattare l’informazione ai suoi piani. Bastardo manipolativo. Ma infondo non si arriva certo al grado Colonnello con abbracci e sorrisi, e non per solo merito. 
“Edward Elric? Il fratello che Al sta cercando?”
“A questo proposito –si inserisce nella conversazione Havoc- credo di averlo incontrato per strada un paio di settimane fa. Era simile in una maniera impressionante ad Al, ma non era lui.”
“JEAN! Perché non lo hai detto prima?!”
“Beh, con tutto quello che sta succedendo …”
Hawkaye si volta di scatto verso Mustang “signore-“
“Sì, è sospetto. L’improvvisa ricomparsa di Edward Elric, il tentato omicidio di Maes e il suo salvataggio dal bambino scomparso … il laboratorio abbandonato che va in fuoco … c’è qualcosa che ci sfugge”

***

Premetto che esattamente non so come sono finito in questa situazione
“questa è Dorky Koky, Dorky Koky questo è Edward” 
Guardo la tigre e la tigre restituisce lo sguardo. È così bella con gli occhi così grandi e innocenti, splendida … poi mi morde, beh merda.
“Dorky! Smetti di fare i capricci!”
Ehi qui! Ragazza pazza del circoooo, la tigre mi sta sgranocchiando se non lo vedi!
E dire che questa era una così bella mattina … finchè non ho visto i tendoni del circo … finchè una pazza non ha voluto presentarmi a una tigre …
“Beh, vi piacete” annuisce la pazza “quindi Eddino te l’affido” sorride follemente.
“Ehi aspetta!”
“Mangia solo carne al sangue-“
“Non ho mai detto che l’avrei presa!”
“-ma non troppa, tre pasti al giorno-“
“Mi stai ascoltando?”
“-non le piace essere svegliata presto-“
“Io ci rinuncio”
Guardo la povera tigre che finalmente mi ha lasciato “beh, mi dispiace per te che hai dovuta sorbirla per anni” la tigre mi lancia uno sguardo simpatico. Sospiro. Compatito da una tigre di nome Dorky Koky, che brutta fine che ho fatto.

***

Oggi è lunedì, solita riunione noiosa nel covo puzzolente degli homunculus. Che schifo, pensavo che essere il cattivo fosse più avvincente, avventuroso e non così … così noioso ecco!
“Saluti Padr- Edwaaaaaaard!” Envy strilla sconvolto, ci mancava solo lui.
“Lo posso mangiare” Gluttony ha la sua solita espressione vuota
“Mame-chan che diavolo è quella cosa?!” ignoro Envy accarezzando Dorky che fa il muso “shh Koky, quel brutto verde rospo non intendeva chiamarti coso” lo consolo.
“Mame-chan!” si spazientisce.
“È una tigre se non lo vedi, scemo di un Envy”
“Lo posso mangiare?” di nuovo Gluttony.
“Ma perché una tigre è qui?”
“Perché mi andava”
“Mame-chan!”
“Dame Envy!”
“Mame-chan!”
“Dame Envy!”
“Lo posso mangiare?”
“STA ZITTO!” urliamo entrambi a Gluttony.
PAT PAT.
Gluttony accarezza Dorky “è pelosa” afferma l’ovvio
Mi ticca un occhio (sacra abitudine presa da mia madre)
“Ecco, ha i peli quindi non si mangia”
“E se gli tolgo?”
“HO DETTO NO!”
“Lo posso mangiare?”
Sospiro, sarà una lunga riunione.

***

Torno  alla mia casa di copertura (altrimenti dove potrei portare Elis?) e ascolto la segreteria telefonica.
“Lei ha … 250 messaggi”
Sputo l’acqua che stavo bevendo. Sono stato via solo cinque ore! Chi diavolo è così assillante?! (considerato che il mio numero ce l’ha solo Elis …)
 
“Eeeed avevi promesso, dove sei? Usciamo stasera?”


“Edward! Dove sei?! Giuro che se non mi rispondi –“
 
“Edward mi dispiace per prima, per favore mi rispondi?-“
 
“Eddino c’è un musical a qui voglio partecipare stasera, mi accompagni?”
 
“EDWARD –“
 
E così via dicendo.
Francamente io rispetto le donne, non ho nulla contro di loro, ma questa è proprio una spina nel fianco!
Eppure non posso lasciarla, mi ricorda qualcuno. Sì, qualcuno di importante che mi sorrideva con amore. Ma il ricordo è così inafferrabile, non riesco a capire chi sia, non riesco a ricordarmi i miei sentimenti, non riesco …
Uh? Cosa stavo pensando?
Non ricordo.
Corruccio la fronte e passo ad altro. Stasera devo uscire con Elis dopotutto, devo farmi perdonare per Ling.

***

I capelli di Elis sono sparsi sul cuscino, dorme pacifica mentre io non posso farlo. Seduto sul bordo del letto fisso il muro. Che cosa diavolo c’è di sbagliato con me? Continuo ad avere dei flash, li ho sempre avuti, di che cosa parlano lo dimentico, ma ricordo che ne ho avuti. Lancio uno sguardo a Elis, la sua immagine tremola e cambia. I capelli diventano molto più corti, la fronte un po' più spaziosa, le labbra più s-
“Tesoro”
Sbatto le palpebre confuso. Cosa stavo pensando?
“Vieni qui, ho freddo” biascica Elis debolmente. La raggiungo e l’avvolgo strettamente tra le mie braccia.
“Dormi Elis, sono qui” le sussurro prima di baciarla sulla fronte.
Qualunque cosa stavo pensando non è importante.

***

La mattina dopo sento Elis alzarsi dal letto e darmi un bacio sulle labbra.
“Vado in bagno, torno subito” sussurra prima di andare.
“Mmh” mugugno in accettazione.
Aspetta!
Ha detto che andava in bag-?!
“AHHHHHHHHHH!!! UNA TIGREEE!!!”
Giusto, me ne ero dimenticato.
“Elis, cara, non urlare o spaventerai Dorky!”
E così la giornata inizia. Che disastro.










 
Angolo dell’autrice
Elis è attratta da Edward perché sembra il tipo “bello e dannato” che chiama a se tutte le gonne.
Per adesso il capitolo è concluso qui, abbastanza lunghetto. Ne farò un seguito in futuro ...

NOTA BENE
questo capitolo è stato essenzialmente un esperimento per vedere come dovrei calibrare la storia più le emozioni e le novità quindi è normale che sia venuto un pò così così ... ma migliorerà in futuro ^___^

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 Un cuore che sanguina ***


Capitolo 3
 
Un cuore che sanguina
 
 
Un passo.
Allargo le braccia.
Una altro passo.
Chiudo gli occhi
Un altro passo
Mi lancio nel vuoto …
… e il nero mi avvolge.
 
Risate, risate allegre, tristi, amare.
Risate e pianti.
Poi grida.
Hughes è … morto?
Maria Ross lo ha ucciso?
Mustang! Cosa sta succedendo?!
No, niente di tutto questo è vero. È solo un incubo, è solo un incubo!
Dov’è Al? Dov’è mio fratello?
È tutto nero, sono così solo … no, non è vero. È tutto nero, questo colore mi avvolge, mi culla, mi protegge.
Colonnello Bastardo …? Dove sei?
Un paio di braccia mi stringono, sono la mia casa, sono …
 
Spalanco gli occhi, scatto a sedere. Ho petto ansante e sudato.
“Era solo un incubo” borbotto “è solo il passato, solo il passato”.
 Fuori diluvia … ma perché sento che piove dentro di me invece? Sono così triste, il mio cuore è stanco e vecchio e non ce la fa più. Voglio solo andare a casa, non è troppo da chiedere, no? Voglio Al, voglio il mio compagno, voglio la mia famiglia.
Sbatto le palpebre, dimentico.
Mi sento malinconico, perché? Non ricordo. Perché ho gli occhi lucidi? Non lo so, forse stavo pensando alla mia prima vita, forse stavo pensando alla mia vera madre, ma allora perché non lo ricordo?
Improvvisamente il mio appartamento si sente così piccolo e vuoto, ho bisogno di uscire.
***
“Mamma Teo è cattivo” uno strillo di bambina
“Teo lascia stare tua sorella” il sospiro di una madre
“Ma mamma-“ la voce lamentosa di un bambino.
Posso sentirli, anche se sono a chilometri di distanza. Questo perché non sono umano, io non lo sono mai stato dalla mia terza vita in effetti.
Nella mia quarta ricordo l’urlo di mio fratello “tu sei un mostro” e la sua voce era così carica di rabbia, disgusto e dolore. Eppure io cercavo solo di rendere le cose migliori, di evitare tutti i nostri errori, volevo solo che fosse felice …
La vita degli esseri umani poi è breve, la conoscenza che possono acquisire è solo una minima parte della verità e neanche oggettiva. Gli esseri umani sono così diversi da me.
Una coppia mi passa accanto correndo, forse non vogliono bagnarsi troppo. Dovrei tornare anche io a casa, sono uscito senza ombrello. I vestiti sono diventati pesanti, i cappelli non voglio neanche immaginare come sono diventati. Forse io dovrei …
Mi sento così pesante, ogni passo mi uccide, mi strappa dentro. Devo andare avanti, devo raggiungere la mia metà. Ma quale è? Perché tanta fatica, posso solo sedermi lì, sul ciglio della strada, e aspettare come fanno in molti. Perché non posso farlo anche io?
Chi sono io?
Sono Ed. Edward. Fullmetal. Ice Blood Alchemist. The Eternal Alchemist. The Time Alchemist. The Tempest Alchemist e molti, molti altri. Ma chi sono io? Sono giovane, ma sono vecchio. Tuttavia non è quello che ho chiesto: chi sono io?!
I-io non lo so. Perché non lo so? Perché un tempo mi era tutto chiaro e ora no? Perché sono rimasto intrappolato in una fottuta matrice?!
Continuo a camminare.
Molti si fermano, aspettano poi, forse, riprenderanno in seguito. Altri cercano, non trovano, trovano, sono insoddisfatti, tornano indietro.
Io vedo una strada dritta davanti a me, bagnata dalla pioggia, scura e piena di dolore. Dietro di me non c’è nulla, ma davanti c’è tutto. C’è Alphonce, c’è Winry, c’è nonna, c’è il taisa bastardo, c’è Hawkaye, ci sono Breda, Fury e tanti altri. E c’è una casa in mezzo al verde, odore di torta, fumo che fuoriesce dal camino, un cane che abbaia, una donna dai capelli castani che stende lenzuola. Lei è bellissima e sorride, lei scomparirà subito, ma non importa, basta l’impronta del suo sorriso nei miei ricordi.
È lì che voglio andare; sono un viaggiatore senza casa, vado qui e là, ma ritorno sempre lì nella casa nel prato per ristorarmi e curare il mio spirito. Quella casa è un punto fisso.
Sono un viaggiatore …
Sì, io sono un viaggiatore, è quello che sono e che per sempre sarò.
Per sempre, che brutta parola. E tuttavia non ne esiste un’altra che mi calzi di più.
Guardo il cielo, le stelle sono coperte dalle nubi e l’acqua continua a cadere. Gocce di pioggia … lacrime del cielo …
Perché mi bruciano gli occhi? Sto anch’io piangendo? Ma no, è il cielo, sta piovendo. Sono troppo vecchio per piangere.
L’acqua scorre, è come la vita, fugge via prima che possa afferrarla. Così fredda … così crudele …
Un sorriso mi lampeggia davanti, Al è così luminoso, continua a sorridermi, mi allunga una mano di carne “nii-san!” grida ridendo. Ma l’immagine è sbagliata, cosa sto dimenticando?
“Nii-san!” una voce grida, è metallica, però ancora felice. L’immagine di Al si tramuta, la carne è sostituita da un’armatura. Cosa ci fa mio fratello in un’armatura?
Ricordi di una donna dai capelli castani che cade a terra, sangue dalle labbra. Ricordi di un cerchio alchemico, di un altro bambino biondo che si dissolve nel nulla, un cerchio alchemico creato con il sangue sull’armatura, scintille blu, alchimia nell’aria.
L’armatura è Alphonce? Il mio Al? Sì, è lui. 
Cosa starà facendo? Di sicuro raccogliendo gattini, anche se sa che mi danno fastidio. Non possiamo mica tenerli! Non abbiamo una casa in cui portarli, come potremmo mai badare a loro. Ma glielo ho promesso ad Al, sì, l’ho fatto, appena risolviamo il suo corpo troverò una casa e potrà portare tutti i gattini che vuole! Avremo così tanti gatti che dovrò liberarmi di alcuni e li affiderò a … ehm … ma certo, Mustang! Solo per dargli fastidio. Un gatto arancione con striature nere sarebbe perfetto. Già posso immaginarlo … il gatto mica Mustang! … avrà un musetto adorabile e sarà difficile rimanere arrabbiato con lui. Magari il suo nome sarà Fiammifero e il cognome Bagnato, solo per dare fastidio a quel Taisa di merda.
La nonna starà fumando la pipa, la solita vecchietta, come non sia ancora morta per tumore non lo so proprio.
Winry starà imparando qualcosa per quanto riguarda la meccanica. Quando mi vedrà avrò una chiave inglese in testa.
Riza starà lucidando la pistola pronta a puntarla e a fare fuoco su quel fumatore accanito di Havoc.
E tutti gli altri staranno ridendo e scherzando, facendo scommesse e giocando a carte.
E io? Cosa sto facendo qui fermo?
Guardo di nuovo la strada, ne ho ancora molta da percorrere.
Sono Edward Elric e sono un viaggiatore.
 
Angolo dell’autrice
Questo capitolo più che dare un contributo alla storia per quanto riguarda gli eventi, aiuta più a capire il personaggio di Ed, il suo dolore, la sua tristezza. Il voler raggiungere qualcosa che non ricorda neanche. A volte i suoi ricordi sono lì, lui conosce chi è il suo Al, Riza e tutti gli altri. Altre volte, come questo capitolo mette in luce, lui è solo confuso. Vivere troppe realtà diverse fa davvero male, sapete.
P.s. sono stata assente a lungo, mea culpa. Ma ho una buona motivazione! Mi hanno chiesto di creare un manga/fanfiction su Tutor Hitman Reborn e l’idea mi è piaciuta così tanto che ho iniziato subito a lavorarci. Ma ogni pagina è una giornata di lavoro e a volte non so proprio come continuarlo (tanto è vero che devo finir ancora il primo capitolo!). Comunque sia mi dispiace veramente tanto per il ritardo.
P.s.2 vi piacerebbe leggere il manga/fanfiction una volta che l’ho completato un po’?
 

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