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di sacca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** IX ***
Capitolo 11: *** X ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 

Mi svegliai di soprassalto, intimorita, dolorante, sporca e febbricitante, al freddo e con il bocca il sapore del sangue. Uno dei miei soliti risvegli, erano mesi che mi svegliavo così. Sapevo che erano mesi perché lui era sempre molto attento a ricordarmi che giorno era. Si divertiva così, prendendomi in giro, deridendomi, facendomi notare, giorno dopo giorno, che nessuno veniva a salvarmi e che non sarebbe venuto mai nessuno. E nei giorni in cui non c'era lui ci pensava l'altro. Già, perché essere usata in quel modo solo da uno non era abbastanza: inspiegabilmente erano diventati amici e avevano deciso di torturarmi insieme. Dicevano che l'odio per me li aveva uniti, ridevano mentre mi circondavano dicendomi che forse sarei dovuta essere più gentile con loro, prima. Io provai a scusarmi, a urlarli di lasciarmi andare, a ribellarmi, a implorarli di smetterla, avevo addirittura provato a uccidermi. Ma no, non mi permettevano nemmeno quello, secondo loro dopo tutto il dolore che avevo causato a loro, a Snow, ai distretti, a Capitol City e a tutti quelli che mi amavano, me lo meritavo. E avevano scelto il modo peggiore per vendicarsi; sarei sopravvissuta alla fame che mi stringeva lo stomaco in quei lunghi giorni, al freddo pungente che mi entrava nelle ossa, alla sporcizia in cui mi lasciavano, alle botte: i calci e i pugni non erano nulla in confronto a questo. Avrei potuto farcela, forse, se si fossero fermati a quello. Avevo pregato, implorato, che tornassero a rompermi le ossa di ogni dito come avevano già fatto. Ma no, ora avevano trovato questo nuovo modo di uccidermi, lentamente, che a detta loro era molto più bello. E lo sapevo, sapevo che non sarei mai sopravvissuta a tutto quello. Magari, se fossi riuscita a scappare, a tornare a casa, un giorno lontano avrei potuto dimenticare. Forse avrei potuto farcela, con molto aiuto, ma solo se non fossero stati loro a farmi quello. Invece così sapevo che sarebbe stato impossibile, non ci avrei nemmeno provato. Se fossi riuscita a fuggire avrei portato i segni dentro di me per sempre. Sarebbero rimasti li come quelli che avevo sulla schiena dovuti alle loro frustate, o quelli sulla spalla che mi avevano lasciato quando si erano diverti a spegnervi le loro sigarette. Che poi, da quanto fumavano? Quante cose non sapevo di loro. Era strano pensare che loro mi avevano conosciuta così in profondità mentre io, evidentemente, ignoravo tutto di loro. Mi venne da ridere a questo pensiero, dovevo essere pazza per ridere così in un momento del genere. Lui se ne accorse e quando notai la mano alzata per colpirmi non fui affatto sorpresa: non gli piaceva quando ridevo, sapevo mi avrebbe schiaffeggiato. Non mi importava. Non mi importava più nulla, davvero, volevo solo morire. Non riuscivo nemmeno più a volere la loro di morte, ero troppo debole ormai. Desideravo solo di poter scomparire, di non sentire il dolore dello schiaffo che avevo appena ricevuto, volevo che il mio occhio gonfio non pulsasse più, che le labbra secche smettessero di bruciare, ma, più di tutto, volevo che le lacrime smettessero di scendere dai miei occhi. Ci avevo davvero provato, a non piangere, perché sapevo che, da sadici che erano, godevano nel vedermi soffrire, ma proprio non riuscivo a smettere, non quando loro mi venivano a trovare. E stranamente ero sempre incredibilmente consapevole di tutto ciò che mi facevano, delle parole dure, del male che mi procuravano:non riuscivo mai a esternarmi, a isolarmi, trovavo pace solo quando il dolore ero troppo da sopportare per il mio corpo e svenivo. Oggi c'era solo lui, ero quasi felice:era molto peggio quando venivano insieme. Era stato lui a svegliarmi, avevo sentito il suo corpo pesante su di me, dentro me, ormai lo riconoscevo anche nel sonno. Che schifo rendermi conto che mi stavo abituando anche a quello, a quell'intrusione disgustosa nella mia intimità.
- Non preoccuparti, piccola. Verrà anche lui oggi pomeriggio. Penso che dovremmo salutarci, poi. Ma non preoccuparti: ci rivedremo presto. E prima di lasciarti andare, ti saluteremo per bene, con un sacco di feste come piace a te. - disse lui spingendo più forte.
Mi aveva fatto male ma ormai da tempo non riuscivo neanche più a urlare. Non volevo dargli anche questa soddisfazione, le lacrime già bastavano. In più mi veniva il vomito. Le sue parole mi davano sempre un forte senso di nausea e disgusto. Sapevo cosa implicava il fatto che l'altro sarebbe venuti più tardi e che mi avrebbero fatto le "feste". Non so come ma dentro me trovai la forza di rispondergli dopo tanto tempo – Fottiti, Peeta. - prima di svenire dal dolore, causato dal pugno che mi aveva dato, sentii una risata in lontananza e non so come, la collegai a Johanna. Sorrisi e poi il buio. 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Guardami dentro e cadi nel vuoto.”

 

POV HAYMITCH

 

Ho mantenuta la promessa che le avevo fatto, ho portato il ragazzo del pane fuori dall'arena, vivo. Quando me lo aveva fatto giurare sapevo già della ribellione, del 13, del piano per tirarli fuori, della possibilità di perderne uno li dentro, ma non mi è importato, le ho dato la mia parola, avrei fatto qualsiasi cosa in mio potere per salvarlo, perché lui è troppo buono e non se lo meritava e perché io sono io e perché lei è lei. Mi era bastato guardare i suoi occhi grigi un secondo per capire che le avrei dato qualsiasi cosa. No, non quando era venuta a casa mia dicendomi che dovevamo salvare Peeta. Prima. Non era certo la prima ragazza del giacimento che avevo come tributo, non erano i primi occhi grigi che fissavano i miei, dello stesso colore, pretendendo qualcosa, ma sicuramente era la prima a farmi sentire in quel modo. Lo sguardo duro ma dolce, fiero e timido allo stesso momento, era coraggiosa ma terrorizzata, erano occhi pieni di morte ma anche di vita e se ti incantavano non ne uscivi mai più. Niente è mai abbastanza per due occhi così. Bleah, Haymitch, non ti fai schifo? Così amorevole, così affettuoso... Alcol. Mi serve subito dell'alcol, non troppo, abbastanza da stordirmi un po', almeno, abbastanza per farmi smettere di pensare. Purtroppo il 13 è intransigente sulla questione alcol. Sono qui da un mese e mezzo e sono già stufo: ho odiato questo posto dal giorno uno. Un mese e mezzo. Chissà come sta lei. Sarà ancora viva? Nei video che sono andati in onda era ridotta piuttosto male, si vedeva facilmente che ogni movimento, anche il più piccolo, le procurava un dolore incredibile. Cosa ti hanno fatto Katniss? Parlava raramente in quei video, un paio di volte aveva fatto il nome di Peeta e della Coin ma erano frasi sconnesse, senza significato. Come sapeva della presidentessa? Potevo immaginare perché chiamasse il ragazzo del pane anche se una volta mi era sembrato di sentire la parola 'uccidere'. Impossibile. Nel primo video aveva sputato il suo odio nei confronti di Capitol ma già dal video seguente si poteva notare come si erano vendicati, duramente, spezzandola colpo dopo colpo dopo colpo. Ad un certo punto avevo persino pensato che l'avessero fatta diventare una senza voce e avevo riso, sadico. Non avrei mai più sentito le sue grida stridule, nessuna cazzata sarebbe mai più uscita dalla sua bocca e se fossimo riusciti a salvarla non avrei dovuto sentire il suo tono accusatorio. Poi ovviamente mi ero disperato. Per un attimo avevo provato un dolore indescrivibile, la pelle che bruciava, il respiro si era mozzato in gola, sembrava che il mio stesso sangue bollisse in tutto il mio corpo, ero dovuto scappare via per non morire di dolore lì, davanti a tutti. Vergognati. Nell'ultimo video è successa la cosa più strana che mi sia mai capitata: quando Caesar Flickerman le domanda se ha qualche messaggio per i ribelli lei scoppia a piangere, guarda dritta nella telecamere e mi chiede scusa. Katniss mi ha chiesto scusa piangendo. Katniss è in diretta tv e piange. Katniss ha le dita piegate in modo strano, si tiene le costole come se le facessero male, è così spezzata, così pallida, così magra. Katniss mi fissa dallo schermo, incolla di nuovo i nostri occhi e mi ha chiede di perdonarla dicendo che ci ha ingannato tutti. Ovviamente sta parlando di Snow, ma perché vuole il mio perdono? Non ha senso. Il mio cervello non ha neanche il tempo registrare il dolore prima che gli occhi vedano Peeta prendermi saldamente il braccio per portarmi in una stanza, più isolata, a parlare.
- Perché ti ha chiesto scusa?
Non lo so! - rispondo, ed è vero. Non ne ho la minima idea. Lei che chiede scusa a me? Perché?
Non dirmi stronzate, Haymitch, cazzo! L'hai vista come stava? L'HAI VISTA?! Io non ce la faccio più – aggiunge piangendo.
Faccio ancora fatica a vederlo così. La guerra l'ha cambiato. Sei un coglione Haymitch, la guerra cambia tutti. Ovviamente è ancora arrabbiato con me per non averla salvata e non ha torto, io stesso mi odio ogni giorno per non averla portata via. E' colpa mia se le sta succedendo tutto questo, ma non potevo fare altrimenti! Glielo avevo promesso. Non posso arrabbiarmi con Peeta per il modo in cui mi odia, non dopo la aver visto la sua reazione quando gli ho detto che lei era da Snow, non dopo le sue lacrime disperate. Da allora l'ho visto alzarsi ogni mattina per fare il suo dovere, andare all'addestramento, parlare ai distretti, fare i pass-pro, tornare al 12, piangere per la morte della sua famiglia, andare all'8, fare addirittura il pane per tutto il 13! Ma l'ho visto anche camminare con un automa, piangere, invocare il suo nome, l'ho guardato passare all'ospedale per abbracciare Prim. Li ho visti piangere insieme, a volte anche con la madre della ragazza, come se fossero parte della stessa famiglia. Magari, se lei fosse tornata, sarebbero davvero diventati un'unica grande famiglia. L'avevo guardato diventare amico di Finnick, impazzire come lui la notte, fare nodi con un pezzetto di corda e ricomporsi al mattino, avevo visto quando di notte, sempre più spesso, dovevo sedarlo per concedergli qualche ora di sonno, non si ribellava nemmeno più. Addirittura una volta l'avevo sorpreso a parlare di lei con Gale, come se cercassero di farsi forza l'uno con l'altro. Come potevo rimproverarlo se era migliore di me anche nel dolore? E poco importava che imprecasse, che ogni tanto scattasse contro qualcuno, che fosse addirittura arrivato a fare a botte una volta: era il suo modo di reagire e io non avevo il diritto di dirgli niente. Mi andava bene che mi odiasse, me lo meritavo. Se solo avessi potuto avere una bottiglia di quell'alcol bianco per sopportarlo... E rispondendo alla domanda di prima, sì, mi faccio schifo. Come al solito, se non peggio.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


CAPITOLO 2

 

"Solo una donna sa tenere il male dentro una vita intera"

 

POV JOHANNA

 

Dolore, dolore e dolore. Era la parola d'ordine ultimamente. Ultimamente? Sii seria Johanna! Era la parola d'ordine di tutta la mia vita, ancora prima di Snow e degli Hunger Games. Mi sentivo già fuoriposto, inutile quasi e quegli stupidi giochi non avevano fatto altro che portarmi via le poche cose felici che avevo. Si erano presi tutto: la mia famiglia, la mia migliore amica, la mia libertà e ora anche il mio corpo. L'unica cosa che mi il presidente Snow mi aveva lasciato era la sola che, per ironia della sorte, sarei stata felice di non avere più: la mia vita. Vita? Si poteva chiamare vita quella? Chiusa al freddo in una cella ad aspettare che qualche stronzo venisse a fare di me ciò che preferiva o che quella troia di una dottoressa mi portasse di là. Odiavo quella stanza e tutto ciò che implicava: l'odore nauseabondo della candeggina che utilizzavano per pulire il sangue, come se fosse così semplice togliere l'odore di morte da una stanza, l'asse dove mi mettevano quando si divertivano a versarmi l'acqua sulla faccia, o l'altro strumento che utilizzavano quando mi davano l'elettroshock. Una volta la troia-dottoressa si era divertita a spiegarmi cosa mi stavano facendo, l'aveva chiamato 'waterboarding' – Vedi cara, ti stendiamo su questa asse con i piedi in aria e la testa in basso, ti leghiamo caviglie e polsi così non ti puoi muovere e questo gentile signore – aveva detto indicando un uomo che mi sorrise, lo conoscevo bene: era lui che mi faceva le domande, che mi frustava, che mi picchiava e a volte veniva a trovarmi nella mia cella – ti verserà l'acqua in faccia quando deciderai di non rispondere alle nostre domande. Sarà molto divertente – aveva aggiunto ridendo. La mia risposta era stata una risata accompagnata da un semplice "troia". Non avevo riso più, dopo, neanche quando mi spostarono da li per immergermi completamente nell'acqua e darmi l'elettroshock. Non avevo riso quando ero tornata nella mia cella fredda, bagnata, spezzata. Non avevo riso vedendo Annie in preda a una crisi di panico però mi ero consolata del fatto che con lei fossero più leggeri: d'altronde era già pazza di suo. Non avevo riso neanche vedendo le dita spaccate di Katniss. Ma a loro non avevo detto nulla, non avrei parlato mai e questo ormai lo sapevano, sospettavo mi tenessero in vita solo per divertirsi a torturarmi. Va bene Johanna, va tutto bene, mi ripetevo in continuazione. Cazzate, mi dicevo subito dopo. Non andava bene niente: quando mi avevano parlato del piano, della ribellione, quando Snow aveva annunciato i 75° Hunger Games, persino quando ero stata scelta come tributo andava ancora tutto bene. Sapevo a cosa stavo andando incontro, conoscevo il rischio e lo accettavo: certo, c'era la probabilità di essere catturati, torturati e che saremmo tutti morti, ma non c'erano problemi in questo, stavamo già morendo. Di fame, di fatica, di paura, di freddo, per gli Hunger Games, morivamo tutti. Mio padre era morto e con lui mio fratello. Non c'era più nessuno: solo la vendetta e forse un po' di speranza. Speranza che le cose potessero cambiare. Ma era stato tutto inutile: anche se avevo squarciato il braccio di Katniss per toglierle il localizzatore, loro l'avevano trovata. L'avevano presa, picchiata, torturata, violentata, l'avevano depistata addirittura!! La mente contorta di Snow non aveva davvero limiti! La ribellione stava procedendo? Peeta era stato abbastanza forte da portarla avanti anche senza di lei? Mi sorpresi a pensare che in fondo avevo ancora un briciolo di speranza e forse era questa a non farmi morire. O era la mano che Katniss allungava tutte le sere per prendere la mia. Quel gesto all'inizio mi aveva sorpresa: era successo una delle prime notti, nel buio della sera avevo sentito la sua mano allungarsi verso di me e l'avevo guardata, scioccata. Era mezza nuda, Katniss, quell'uomo era stata a trovarla per la prima volta il giorno precedente e io avevo sentito tutto: non solo le urla di entrambi, i pugni e i calci che le aveva dato prima di cominciare a toccarla, il rumore di vestiti che venivano strappati ma anche la sua disperazione, l'orrore per ciò che quell'uomo le stava facendo, la sua rabbia pensando che fosse Peeta, il male dovuto alle punture degli aghi inseguitori. E lei, solo un giorno dopo, allungava la sua mano verso me? Quel giorno era stato pessimo per entrambe: lei aveva ricevuto un'altra visita dalle due merde, come mi piaceva chiamarli, e io ero entrata per la prima volta in quella stanza. E fu allora che capii: aveva sentito le mie urla come io avevo sentito le sue, il suo non era un gesto di pietà, non mi dava la sua mano perché era dispiaciuta per me, voleva semplicemente farmi sapere che lei c'era, che sapeva cosa provavo perché lo stava provando anche lei, che in tutta quella merda ci sarebbe comunque stato qualcosa di..quasi bello. Mi ero stupita a stringerla forte, piangendo. Quel gesto aveva cambiato tutto in un certo modo. A volte quando quello stronzo veniva a trovarci, o anche quando venivano entrambi, insieme, incollavamo gli occhi l'una all'altra e per quanto possibile, ci estraniavamo. Parlavamo poco fra noi ma ogni sera, quando si era già addormentata, io le sussurravo che quelle che le stavano facendo credere non era vero, che non erano suo cugino e Peeta quelli che la venivano a 'trovare', che lui l'amava (anche un cieco avrebbe visto l'amore sgorgare da quegli occhi azzurri mentre la guardava) e che presto sarebbero venuti a trovarci. Sull'ultima parte non ne ero sicura neanche io ma dovevo provare a combattere ciò che Snow le stava facendo in qualsiasi modo. Una volta glielo avevo detto mentre era ancora cosciente e quasi era impazzita, aveva urlato e mi aveva insultato dicendomi che io stavo dalla parte di quegli ibridi schifosi, poi si era addormentata senza allungarmi la mano. Il mattino seguente si era già scordata tutto. Odiavo essere così debole ma quella notte era stata peggiore del solito, letteralmente un incubo, così avevo deciso che le avrei parlato mentre stava dormendo. Stupida fragile Johanna. Non sapevo se funzionasse però un giorno particolarmente brutto per entrambe mi disse – Non preoccuparti Jo. Stanno venendo a prenderci. Non chiedermi come faccio a esserne così sicura, ma lo so. - Quella sue frasi mi aveva fatto sperare che in qualche modo ciò che facevo le era d'aiuto. Doveva esserlo: Katniss stava facendo per me quello che io avevo provato a fare per lei, in un qualche modo distorto mi stava salvando e io odiavo essere in debito.

 

 

 

 

Ciao ragazze. Innanzitutto chiedo scusa a 'Peeta_Katniss' perché le avevo detto che avrei aggiornato il 2 e invece sono in ritardo e poi che dire? Qui il POV è di una Johanna forse troppo dolce ma mi piace pensare che sotto le sue parole sempre dure ci sia solo un'anima ferita. Vabbè io vado, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo! A presto!:)

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Quel giorno lì, quello in cui ti ho conosciuto, non l’avevo mica capito. Non l’avevo mica capito che da quel giorno avrei fatto i conti con la paura di perderti.”

 

POV GALE

Passano i giorni, le settimane e i mesi mentre a me sembra di impazzire, odio tutto e tutti e non lo nascondo: il mio comportamento rende chiari i miei sentimenti.
Sembra che da quegli stupidi Hunger Games dove lei si offrì volontaria, il dolore si sia impossessato di me e non mi abbandoni mai. Prima la paura di perderla li dentro, poi lo sgomento nel vederla con Peeta, il terrore e la disperazione nel vedere il 12 avvolto dalle fiamme e la mia gente morire... nulla, comunque, in confronto a ciò che provo ora.
Ed a accompagnare tutto queste sensazioni c'è la solita rabbia che ho imparato a riconoscere come amica: mi aiuta a sopportare tutto e mi fa alzare dal letto tutte le mattine, mi fa mangiare, bere, andare all'addestramento... mi aiuta a sopravvivere, a non pensare. Perché non posso pensare a Katniss con i suoi dolci occhi grigi che si volta a guardarmi e ride. Katniss che mi insegna a usare l'arco mentre io le spiego come fare le trappole. Katniss d'inverno che mangia la neve. Katniss che mi racconta di come ha dovuto cantare per far addormentare Prim. Katniss che prende in braccio Posy arruffandole i capelli e io penso a come sarebbe bella con quello stesso sguardo amorevole rivolto ai miei figli, i nostri figli. Katniss che nel giorno del mio compleanno va a cacciare da sola per comprarmi due panini freschi. Katniss che si mette fra me e la frusta che mi sta dilaniando la schiena. Katniss che mi bacia. Katniss che è la mia gioia e non lo sa. Katniss che urla e si dispera perché Snow ha deciso che deve tornare nell'arena. Katniss che sparisce dalla schermo dopo aver insultato Caesar Flickerman in diretta ma non se ne va mai dalla mia mente. Davvero non posso pensarci perché se mi fermo a rifletterci ne muoio davvero.
La preferirei morta che lì dove è ora, chissà cosa le stanno facendo. Vorrei che fosse morta nell'arena, davvero, avrei preferito 1000 volte perderla allora piuttosto che saperla nelle mani di quel depravato.
Lo odio. Beh, certo, odio tutti ma con lui è diverso: lo troverò e lo ucciderò, ma prima lo farò soffrire. Voglio che sia cosciente mentre mi prendo la mia vendetta, voglio che capisca perché si merita di soffrire. Per mio papà che è morto in uno stupido incidente, per i miei fratelli che sono rimasti così dolci anche se non hanno nulla, per i bambini del distretto che morivano di fame e ora non ci sono più, per la mia gente che non sapeva come affrontare il freddo inverno ed è morta nel fuoco. Per Katniss.
Ah, Katniss. Se fosse qui la stritolerei fra le mie braccia e le direi tutto quello che non ho mai avuto il coraggio di dirle: ti amo e voglio stare con te, voglio combattere al tuo fianco e voglio stringerti la sera nel nostro letto. Voglio fare l'amore con te, voglio cancellare ogni tuo dolore. Riuscirò mai a dirti queste cose Catnip? Forse. La presidentessa Coin ha organizzato una missione di salvataggio: Plutarch Heavensbee è convinto che, nonostante lui sia molto bravo ad usarle, le parole del ragazzo del pane non bastino a sollevare i distretti: la gente ha bisogno del fuoco della Ghiandaia Imitatrice, della scintilla nei suoi occhi, devono sapere che lei è ancora viva, in salvo qui al 13 e che combatterà con loro. Proveranno a salvarla solo perché hanno bisogno di lei, vogliono usare ancora la mia Catnip! Se la missione dovesse fallire troveranno comunque il modo di rendere la sua morte utile alla causa, la faranno diventare una martire. Peeta è furioso per questo ma a me sinceramente non interessa granché, m'importa solo che la tirino via da li, che vadano a salvarla, non mi interessa il motivo.
Io volevo essere nella squadra di salvataggio ma ovviamente non me lo permettono, dicono che sono "coinvolto psicologicamente". Idioti. Sono tutti degli idioti. Provano a farmi stare buono con complimenti e promozioni, hanno provato a comprarmi con una specie di orologio, dicono che serve per "poter comunicare sempre". Idioti. Io non voglio comunicare, voglio andare all'addestramento ed essere pronto per quando arriverà la guerra e potrò finalmente prendermi la mia vendetta. Voglio vedere i miei fratelli felici, mia madre rilassata e senza le mani costantemente rotte a causa del duro lavoro.
Vorrei poter picchiare Peeta per avermi diviso da Katniss ma, ovviamente, nessuno dei due ha la forza di mettersi contro l'altro ora. Ecco, odio tutti ad eccezione di Peeta Mellark. Ridicolo, vero? Ma come posso odiare un uomo nella mia stessa situazione? Come faccio ad odiarlo se ogni volta che lo vedo nei suoi occhi c'è lo stesso dolore che c'è nei miei? Come faccio a prendere a pugni il ragazzo che ho sentito piangere nascosto in un armadio? Il ragazzo insieme a cui ho pianto, forse per la prima volta dopo la morte di mio padre? Non posso. E odio anche me stesso per questo. Tutta la situazione mi fa sentire debole, fragile addirittura. Voglio Katniss, ecco cosa voglio davvero. Ho bisogno di vederla qui coi miei occhi e arrivati a questo punto non fa differenza se tornerà viva o morta: l'importante è che torni e questo strazio finisca. Non posso sopportare un minuto di più il pensiero di lei nelle mani di Capitol.
Oggi finalmente si decideranno le cose, in un senso o nell'altro. Entro la fine di questa dannata giornata o sarà morta o sarà qui, con me. So che questo è uno strano modo di vedere le cose, il mio pensiero non fa altro che confermarmi la teoria che io stia impazzendo, ma c'è qualcosa di decisamente tranquillizzante nell'idea che questo mio tormento finirà stasera. In attesa della notizia che potrebbe cambiare la mia vita non riesco a stare fermo, mi alzo, giro, mi risiedo. Sono agitato. Se qualcuno mi avesse detto che mi sarei innamorato così di quella ragazzina che tanti anni prima vidi nel bosco mentre cercava di capire come funzionavano le mie trappole, non gli avrei creduto. Io amare così una persona? Una mocciosa dagli occhi grigi e una treccia mezza sfatta? Io stare così male per una ragazza? Impossibile. E invece eccomi qui che attendo il suo rientro insieme al mio rivale.
In confronto a me Peeta è la calma fatta persona, sempre che qualcuno con lo sguardo vitreo e assente si possa definire calmo. Aspettiamo insieme il suo ritorno, non ci siamo detti nulla, semplicemente ci siamo guardati e abbiamo capito che per sopravvivere fino al ritorno di Boggs e della sua squadra di salvataggio, dovevamo stare insieme. Senza dire niente, ma insieme. Aspettando qualcuno che ha i nostri cuori in pugno e che forse non tornerà.



 

Ragazze scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare ma ero a Londra! Ora dovrei aggiornare con molto più frequenza:) Ho provato ad andare a capo più volte come mi e' stato suggerito in modo da rendere il capitolo più scorrevole, spero si legga meglio! Alla prossima ;D

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


 

La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri. “

 

POV DAVID

 

Una missione di soccorso? Prendete me! Sono fra i primi ad alzare la mano, ovviamente. Come rinunciare a tornare nella capitale? E, meglio ancora, come rinunciare a prendermi qualcosa che Snow desidera così tanto? In fondo lui si preso tutto ciò che era mio, tutto quello che avevo di importante, sarebbe il minimo per me ora prendermi lei. La signorina Everdeen, Katniss.
Il piano è questo: andare, strappare lei e le altre prigioniere a Capitol e tornare indietro. Veloci. Efficienti. Possibilmente senza morti. Siamo in sette più Boggs. Ce la possiamo fare e, in caso non ce la facessimo, spero che sia io ad andarmene, i miei compagni hanno sicuramente più motivi di me per vivere. Prendetevi tutto, anche la mia vita. L'ho giurato.
Peeta e Gale hanno insistito per venire, entrambi volevano andare la per Katniss, entrambi volevano essere in prima linea durante il suo salvataggio, entrambi hanno urlato al no secco di Boggs, entrambi sono stati allontanati con la forza. Ma io sono qui, io non sono “coinvolto psicologicamente” come loro, io non sono coinvolto da niente: sono un soldato del distretto 13 e non mi faccio domande, non ho dubbi, so qual è il mio compito e lo eseguo senza pensare.
“Ricordati, amore, fatti credere stupido mentre pensi al modo di fregarli.” La voce di mia madre mi attraversa la testa mentre sono in volo sull'hovercraft. No mamma, stavolta non sto fregando nessuno, mi piace essere un soldato, ricevere degli ordini e eseguirli senza preoccuparmi di nulla, come un automa. So distinguere fra giusto e sbagliato e, per ora, mi sta bene essere un perfetto soldatino del distretto 13. Per adesso è questo il mio posto.
Siamo arrivati al centro di addestramento, è ora di agire. C'è tensione nell'aria, la solita agitazione che colpisce tutti prima di una missione ma al “prepararsi” di Boggs smettiamo all'istante di essere agitati e ci prepariamo a combattere, non c'è spazio per l'ansia adesso: è molto più pericolosa del nemico, ti distrae e ti uccide peggio di una pallottola e il tuo compagno non si può permettere di averti intorno se sei in confusione. Tiriamo tutti un sospiro, ci concentriamo ed entriamo in azione. Indossiamo le maschere antigas, atterriamo e si apre il portello, usciamo e ci intrufoliamo nel centro, ci dirigiamo subito al primo obiettivo, gas e entriamo nella cella P45, veloci! Dobbiamo essere veloci ma silenziosi. Letali se necessario.
Proseguiamo stanza dopo stanza, sempre preceduti dal gas. Siamo in una strana stanza, grande, circolare. Fa venire i brividi. L'aria ha un forte odore di candeggina, come se tenere pulito questo posto lo facesse sembrare meno macabro. Ci sono diversi tavoli con sopra innumerevoli strumenti, probabilmente utilizzati per torturare i prigionieri. Pinze, forbici, fruste, martelli, siringhe con strani liquidi all'interno, catene, manette, coltelli, spade, corde, oggetti a cui non riesco neanche a trovare un nome e strani macchinari. Tiro un forte sospiro dentro la maschera antigas al solo pensiero dell'uso che fanno di quegli arnesi.
Vi ucciderò tutti, uno per uno.
La voce di Boggs nelle cuffie ci richiama all'ordine e proseguiamo quando una forte luce ci acceca: è tornata la corrente! Merda! Il nostro tempo qui sta finendo, dobbiamo essere veloci, più veloci!
Arriviamo alla prigione di Katniss e, dopo esserci assicurati di avere il via libera, entro mentre gli altri si occupano del resto delle prigioniere. L'odore qui dentro è da vomito, il pavimento è sporco e sudicio e c'è freddo, lo sento anche attraverso i vestiti, ci deve essere un qualche sistema del controllo della temperatura perché nella stanza delle torture il clima era più accettabile. La signorina Everdeen è raggomitolata in un angolo e mi sta fissando, il gas non è arrivato fino a qui.

  • Non ti farò del male, sono qui per salvarti. - provo a parlarle ma lei non risponde, gli occhi sono ancora pieni di terrore. Ho già visto degli occhi così e mi sono giurato che l'avrei mai più permesso così vado avanti cercando di calmarla – Siamo venuti per portarti a casa Katniss, i miei compagni stanno prendendo le tue amiche nelle altre celle – ma mi sente almeno? La vedo che si gira di scatto verso sinistra e pronuncia il nome della Mason, so che è nella cella accanto, c'è Rupert con lei, se la sta caricando in spalle mentre il gas inizia a stordire anche loro – sì, prendiamo anche Johanna. Vieni ora, dobbiamo essere veloci!

  • Come ti chiami? - chiede lei e io avrei voglia di ridere. Come mi chiamo? Che razza di domanda è? Non rido, ovviamente. Come si può ridere davanti a questo corpicino magro e pieno di ferite? Quale mostro oserebbe ridere di questa bambina mezza nuda, sporca, impaurita e con due occhi così dolci e terrorizzati da togliere il respiro? Non sono i primi occhi del genere che vedo in questo stato, dolci ma pieni di paura, gli altri occhi però erano verdi e, sicuramente, non racchiudevano la stessa forza che hanno questi... non posso pensarci ora, dopo avrò il tempo di pensarla. Ho questi occhietti da gatta che mi stanno fissando in attesa di una risposta e sembrano voler indagare dentro me, come a scoprire se può fidarsi, se sono davvero qui per portarla in salvo o se sono come loro e la attaccherò.

  • David – rispondo semplicemente e so che sta per svenire, che il gas è arrivato fino alle celle e lei sta per perder coscienza. Penso l'abbia capito anche lei perché i suoi occhi non sembrano più così decisi. Mi fa segno di avvicinarmi e, anche se so che non abbiamo tempo, mi muovo verso di lei con calma, non la voglio spaventare.

  • Non lasciare che mi si avvicinino, David, ti prego.

  • Lo prometto – rispondo.

Non ha specificato chi non si debba far avvicinare ma mi sembra ovvio pensare che si stia riferendo ai suoi carnefici. Non sono neanche sicuro che mi abbia sentito, ormai è svenuta. Me la carico in spalle e esco dirigendomi verso il mio gruppo. Qualcuno mi chiede se voglio una mano ma non ne ho bisogno: è così leggera, fa quasi paura. Mentre scappiamo da quell'edificio infernale me la stringo al petto e il suo respiro frammentato, stranamente, mi fa sentire un po' meglio: la sto portando via da qui, la sto salvando per riportarla da chi la ama.

Non puoi salvare tutte le ragazze del mondo, David. Lo so mamma, lo so. Però posso provarci, no?

Ritornati alla base non la mollo, come non l'ho mollata sull'hovercraft: me la sono tenuta al petto cercando di riscaldarla col calore del mio corpo. Ora sono ai piedi del suo letto mentre i medici la visitano e mi sento ridicolo. Cosa ci faccio qui? Boggs ha detto che dovevamo rilassarci, siamo stati bravi e questo non sarà dimenticato. Ho pensato che troppe cose non saranno dimenticate ma, come al solito, ho evitato di ripetere i miei pensieri a voce alta rispondendo solo con un “Sì, signore” come tutti si aspettavano da me.
Sono bravo a capire cosa le persone si aspettano da me. È per questo che sono qui? Perché la signorina Everdeen mi ha guardato come mi guardava lei e lei si aspettava che io la proteggessi sempre? Sono qui per proteggere questa ragazzina? Ma da cosa? L'ho salvata, io l'ho salvata! Non si può aspettare altro da me. Eppure sono qui. Basta pensare, ho deciso: aspetterò che si svegli per dirle che ho mantenuto la promessa e me ne tornerò nel mio alloggio. Sì.
Gale e Peeta sono qui, sembrano due cagnolini mansueti ora che lei è tornata sana e salva. Non li faranno entrare nella stanza fino alla fine della visita, così come Haymitch, sua madre e la ragazzina bionda, sua sorella.
Certo, qualcuno potrebbe soffermarsi su quel “sana” ma lei è viva e starà bene, cos'altro conta? Nulla, davvero, perché io sono che la fuori c'è qualcuno che non sarà mai più “sano e salvo”.
Un gemito di dolore, fortunatamente, mi distrae da questi pensieri e vedo i suoi occhietti grigi aprirsi. Si guarda intorno, agitata, probabilmente non capisce dove sia: nella stanza ci sono solo dei medici che lei non ha mai visto e io. Gira quella testolina ricoperta di capelli neri e sporchi verso me e sembra calmarsi, riconoscendomi. Ho fatto bene a restare, dopotutto. Mi hanno permesso di rimanere solo per il mio grado di soldato e perché ho giurato che non avrei disturbato. E poi io sono David, come dire di no al povero David? Lei si siede, sempre fissandomi, e inizia a sparare 1000 domande.
Non devo essere io a rispondere così mi dirigo verso la porta per fare entrare gli altri: sua madre e Prim sono tornate al lavoro, hanno lasciato detto di chiamarle al suo risveglio, mentre il suo mentore e i due ragazzi sono qui. Li faccio cenno di entrare e appena varcano la porta la sento urlare, solo che questo non è il grido di gioia che mi sarei aspettato, è un grido di puro terrore, un grido straziante che ho già sentito tante, troppe volte.
Mi tuffo nella stanza e corro da lei per capire cosa succede, voglio che smetta, non voglio mai più sentire delle urla del genere! Mi piazzo di fronte a lei, dandole la schiena e con il fucile alzato, pronto ad attaccare chiunque l'abbia fatto urlare in quel modo. Lei mi vede e si aggrappa alle mie spalle ripetendo “l'avevi promesso”. Capisco subito a cosa si riferisce e, di conseguenza, capisco che non c'è nessun vero pericolo in questa stanza. Abbasso l'arma sotto lo sguardo scioccato dei presenti mentre Katniss si agita sul lettino. Quando Peeta fa un altro passo avanti, la ragazzina si butta giù dal letto e si rannicchia nell'angolo più lontano da noi presenti. Sta piangendo, ha il respiro corto, gli occhi ancora tormentati da quel dolore e nessuno capisce il perché. In tutto questo i presenti si sono immobilizzati.
Katniss si tiene la testa con le mani e inizia a vaneggiare. Piange disperandosi, chiama Johanna, guarda me e mi implora di ucciderla, mi dice che la morte sarebbe meglio di tornare a essere la loro puttana, sputa in direzione di Peeta e Gale e si ferma, improvvisamente, osservando Haymitch con sguardo confuso. Sembra riprendersi di colpo, si alza e si scaraventa con tutto il suo misero peso verso Gale, puntandogli le mani al collo. Lui non ci fa caso, apre le braccia per accoglierla ma lei prova a strangolarlo. Un tentativo ridicolo, ovviamente. Lei è indebolita, piena di contusione, senza forze e fatica anche a stare in piedi. Lui è un giovane ragazzo arrivato già pieno di muscoli e negli ultimi due mesi non ha fatto altro che allenarsi. Lui le stringe i polsi, scioccato più di prima, e se la allontana lievemente.
A un tratto capisco i suoi vaneggiamenti, le sue paure e le sue grida: ha urlato quando sono entrati loto! Ma certo, ha paura di loro! Non mi fermo neanche a chiedermene il motivo, semplicemente mi lancio verso di lei e l'allontano da Gale. La fisso mentre si dimena, le intimo di calmarsi e quando stranamente lo fa le chiedo se era a loro che si riferisse prima.

  • Certo, chi altro vorrei che mi tenessi lontano?

  • Pensi che ti faranno del male? - domando e ancora mi viene da ridere. Questa ragazzina dovrebbe volere che un sacco di gente le stia lontano, a partire da quel serpente del nostro presidente per  finire con me.

  • Lo so, io lo so! Tu non li conosci, non hai visto cosa mi hanno fatto! Se davvero sei qui per salvarmi, ti prego, non farli avvicinare!!

Dopo aver confermato i miei sospetti mi sviene fra le braccia, sopraffatta forse dalle ultime emozioni. annuisco fra me perché so già cosa sta succedendo, l'hanno depistata. Non è forse il passatempo preferito di quel bastardo? Ora non la lascerai più, vero amore? La voce di mamma mi rivela la decisione che inconsciamente ho già preso.

Posso salvarle tutte, mamma? Puoi provarci, David. 





 

 
Dunque ragazze.. ho aggiunto un nuovo personaggio! Spero vi piaccia perché sarà un personaggio importante nel corso della storia e io già lo amo! Presto (più o meno) scopriremo la sua storia:) E niente, volevo solo ringraziarvi per le magnifiche recensioni e dirvi che spero vi sia piaciuto il capitolo! Alla prossima P.S. I prossimi due capitolo saranno (finalmente) POV PEETA & POV KATNISS per la gioia di molte!:) Ciau!

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


 

E mi accorsi come le sue pupille erano rosse di pianto;

non mi parlò, ma mi ammazzò con una occhiata,

quasi volesse dirmi: Tu mi hai ridotta così”

POV PEETA

Ero seduto in quella stupida stanza da ore ma di lei ancora nessuna traccia. Stavo immobile, fermo, senza parlare, riuscivo a malapena a pensare talmente era forte l'agitazione che sentivo, probabilmente era un bene che non mi avessero scelto per la missione di salvataggio. Haymitch era venuto ad informarci che erano atterrati, poi che erano dentro, che si stavano dirigendo verso lei, la mia Katniss, ed in ultimo ci aveva informato che non c'era più contatto, fine delle comunicazioni. Poi il vuoto, non sapevamo più cosa stesse succedendo li dentro. E' stato allora che ho deciso che sarei morto. Se lei non fosse tornata, avrei trovato il modo di uccidermi. Le comunicazioni si era interrotte e così era stato per il battito del mio cuore: gliel'avevo detto su quella stupida spiaggia che vivevo per lei, che non c'era nessun altro che aveva bisogno di me. “Io sì” così mi aveva risposto Katniss. Io sì. E allora ti prego amore mio, vivi per me anche tu! Solo questa volta, non ti chiederò mai più nulla, lo giuro! Torna. Fai solo questa piccola cosa per me e potrai avere tutto, tutto! Anche la mia vita! E' già tua! Devi solo allungare un braccio e prenderla, oppure non tornare... I miei pensieri, fortunatamente, sono interrotti da Haymitch che ricompare da noi sorridendo e ci metto meno di un secondo a buttarmi oltre lui per raggiungerla. Ovviamente so che lei è tornata, sono mesi che quell'ex ubriacone del mio mentore non sorride ed ora la felicità del suo volto non può che essere per una ragione: Katniss, la mia dolce, scontrosa, burbera, adorabile, forte, temeraria, sbalorditiva Katniss, è tornata. Mentre mi precipito da lei mi rendo appena conto che il mio cuore ha ripreso a battere, strano. Ci dicono di aspettare fuori dalla camera dove le stanno facendo le prime medicazioni, devono valutare il suo stato fisico e mentale, poi ce la faranno vedere. Prim e la signora Everdeen tornano al lavoro, sanno che i medici ci metteranno un po' e c'è molto bisogno di loro, lasciano detto di chiamarle al suo risveglio. Io, invece, non riesco a togliere gli occhi da questa porta: è tutto ciò che mi separa da lei ora e sapere che la stanno curando, finalmente, è tutto ciò che mi impedisce di buttarla giù a pugni. Non durerò molto comunque e voltandomi capisco che anche Gale è stufo di aspettare. Sono più di due mesi che aspettiamo, due mesi!! Ho scoperto di avere una pazienza che non credevo e, ovviamente, di poter soffrire in modi che non ritenevo possibili. Nessuno dovrebbe stare così male. Il dolore che ho provato durante la sua assenza è stato 1000 volte peggio di vederla offrirsi volontaria al posto della sorella, di essere dovuti entrare nell'arena 2 volte, della gamba amputata, delle bombe nel 12... Forse solo il dolore che ho provato nello scoprire la morte di tutta la mia famiglia si avvicina a quello che ho sentito quando mi sono svegliato su quel maledetto hovercraft per scoprire che lei era stata fatta prigioniera da Capitol. E non oso nemmeno immaginare il suo, di dolore: si deve essere sentita abbandonata, sola nelle mani di Snow. Avrà pensato che ero d'accordo con Haymitch? Si sarà domandata se il mio amore era sincero? O perché non l'avessi salvata? L'ho dovuta guardare appassire in quelle maledette interviste: show, dopo show, dopo show, il suo corpo risultava sempre più martoriato, dimagriva a vista d'occhio, era diventata uno scheletro coperto da una pelle nere e giallognola, si vedevano chiaramente i segni delle torture di quei maledetti. Intanto io morivo dentro, show, dopo show, dopo show. Non avrei retto ancora per molto, come non reggerò ancora tanto qui fuori ad aspettare che degli stupidi medici constatino che le abbiano fatto del male mentre io non potevo proteggerla! Impazzirò di nuovo fuori da questa maledetta porta quando mi basterebbe un abbraccio per salvarmi, o anche solo guardare per un secondo quegli occhi grigi e leggervi la gioia dell'esserci ritrovati. Sara felice? Sicuramente sarà in estasi nell'aver intorno Prim e sua madre, probabilmente anche Gale, ma io? Dove sono io in tutto questo? Io che non sono mai veramente riuscito a salvarla: non sono morto nella prima arena facendola vincere ed evitando a tutti un sacco di sofferenze, non sono stato in grado di sedare i distretti per tenerla lontano da Snow, non le ho risparmiato il dolore nel tornare nell'arena e non sono nemmeno stato in grado di tirarla fuori da lì! Mi odierà? Inoltre non sa nulla delle sorti del distretto e, per ora, siamo tutti d'accordo a mantenere il silenzio. Un po' alla volta. Improvvisamente la porta che mi divide dall'unica persona che io abbia mai amato si apre e ne esce un militare dall'aspetto famigliare: l'ho visto in giro nel 13, mi pare si chiami David, è stato uno dei primi a offrirsi per la missione di salvataggio ma, nonostante questo, non mi piace. Ci fa un cenno e noi entriamo mentre lui rimane fuori. Sento le urla prima ancora di vederla, perché in effetti non può essere lei quella che sto guardando. Sospetto gli altri siano della mia stessa opinione perché si sono immobilizzati come me. La mia Katniss aveva una lunga chioma di bellissimi capelli neri che raccoglieva in una treccia mentre questa specie di ragazza non ha altro che una massa informe di sporcizia e chissà cos'altro in testa. La mia Katniss aveva un corpo sinuoso, forse un po' troppo magro prima del tour, ma con delle forme da farti impazzire a guardarlo mentre qui davanti a me c'è uno scheletro ricoperti di lividi. La mia Katniss aveva delle mani bellissime con lunghe dita esperte che sapevano come usare un arco mentre ora i miei occhi cadono su dita dalla forma strana, come se si fossero malformate. E sopratutto la mia Katniss aveva due occhi grigi che racchiudevano il cielo, la terra, i boschi, l'amore, la vita, la gioia, il mondo intero c'era in quegli occhi mentre ora vedo solo due pozze scure gonfie, incrostate, cerchiate da lividi più neri della morte. E la voce, la voce! La mia Katniss aveva una voce che anche le ghiandaie si fermavano ad ascoltare mentre questa voce che urla io non la riconosco. E poi perché urla in quel modo? Subito il ragazzo di prima ci punta addosso un fucile e, se possibile, il mio sguardo si fa ancora più confuso. Cosa diavolo sta succedendo? Lei si aggrappa alle sue spalle e inizio veramente ad odiarlo, chi diavolo è questo e perché lei sembra fidarsi di lui? Quando lui abbassa il fucile siamo tutti immobili, Katniss è chiaramente sconvolta e io non resisto a vederla così, faccio un passo verso di lei e, nonostante non lo credessi possibile, peggioro la situazione. Si è buttata in un angolo rannicchiata su sé stessa, piange, si dispera, pronuncia frasi sconnesse e chiama Johanna. Cosa c'entra lei? Non ci sto capendo assolutamente nulla!! Sputa nella nostra direzione e implora al soldato di ucciderla, dice che sarebbe meglio che essere di nuovo la nostra puttana. La nostra cosa? E poi la nostra, di chi? Io ho sempre cercato di trattarla al meglio, certo, forse sono stato un po' freddo con lei dopo i nostri primi Hunger Games ma ero deluso e soffrivo perché volevo qualcosa che lei non poteva\voleva darmi. Però mai una volta sono stato rude nei suoi confronti, mai per un giorno ho smesso di amarla e sopratutto mai l'ho trattata come una prostituta, senza rispetto. Non ho fatto altra che venerarla dal giorno in cui sentii la sua voce per la prima volta. Mentre ora lei mi sta fissando come se io fossi la peggiore delle bestie, come se tutto il male del mondo fosse causa mia, come se fossi stato io a ridurla così. All'improvviso si alza e si dirige verso Gale, ho appena il tempo di pensare che avrei dovuto aspettarmi questo da lei, era ovvio che sarebbe subito corsa fra le braccia del minatore, quando lei prova a strangolarlo, anche se è difficile dirlo data la poca forza che ci mette. Siamo tutti paralizzati, inorriditi, confusi e lo scambio di parole fra lei e quel David mi lascia dentro un senso di freddo indescrivibile: non vuole che ci avviciniamo, ha paura di noi! Cosa ti hanno fatto Katniss? La mia ragazza dagli occhi grigi, o quello che ne rimane, sviene e noi siamo condotti fuori dalla stanza. Nessuno osa parlare fino a quando non arrivano Prim e sua madre. Sentiamo Katniss urlare di nuovo, si deve essere risvegliata mentre raccontavamo l'accaduto alle due appena arrivate. Di nuovo cala il silenzio fra noi fino a quando il dottore non esce per dichiararci il responso della visita: Katniss ha il polso rotto, le dita di entrambe le mani le sono state spezzate e si sono rinsaldate male quindi loro dovranno rispezzargliele e steccargliele, ha una piccola emorragia interna, diversi lividi e contusioni, due dita del piede rotte, 4 costole incrinate e una spezzata, ha la febbre dovuta probabilmente al clima e alle condizioni in cui stava, è disidratata e sottopeso. Si ferma un attimo per darci il tempo di assorbire le parole orribili che sta pronunciando, l'elenco osceno di quello che hanno fatto alla mia Katniss, probabilmente se non fossimo arrivati noi sarebbe presto morta. Tutto questo però non spiega come mai ci ritiene responsabili. Il dottore esita un po', si vede che è particolarmente a disagio a continuare ma lo sguardo truce di Haymitch e la nostra visibile impazienza lo esortano a proseguire.

  • Ecco, vedete... ci sono chiari segni di abusi sessuali. - si ferma ed è come se si fosse fermato il mondo.

Nella mia testa le sue parole non hanno senso, non riesco a collegarle a nulla. La mia mente si prende gioco di me rievocando il rossore di Katniss quando, nell'ascensore del centro di addestramento, Johanna si spogliò davanti a me, lei e il nostro mentore. Come può una ragazza diventare rossa per quella provocazione subire violenze sessuali. Non ha senso, non capisco! Il dottore riprende a parlare ma io non lo sento più, il mio corpo sta avendo un blackout: non riesco più a sopportare tutto questo dolore, non so neanche come abbia potuto sopportarlo lei. Nella confusione che mi circonda riconosco una parola “depistata” e nel buio che segue non riesco a darle significato. 

 

 

 

 

 

 

Ciao ragazzuole! Ci ho messo una vita a sistemare la fine perché mi veniva sballata rispetto al resto del testo e mi sento impazzire. Frrrrr! Per lo stesso motivo non riesco a distanziare il testo andando a capo, mi lascia un abisso fra una riga e l'altra ed è davvero troppo brutto! Rimedierò al prossimo! Detto questo, buona lettura e  fatemi sapere se vi è piaciuto:) Un bacio e grazie delle vostre recensioni! 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


 

“Non so fidarmi di nessuno ed è un peccato,

mi ha tradito sempre chi mi aveva accarezzato”

 

POV KATNISS

 

Sono passate tre settimane dal mio ritorno al 13, beh 4 se contiamo quella dove mi hanno tenuta in come farmacologico perché “troppo debole per sopportare il dolore delle ossa che si sistemano”. Imbecilli. Ero sveglia quando me le hanno rotte e se sono riuscita a sopportarlo penso di potercela fare anche mentre me le sistemano.
Il distretto, per quel poco che ho potuto vedere, è esattamente come me l'aspettavo: freddo, grigio e impersonale. Snow non ha esagerato per niente nel descrivermelo, così come non si sbagliava sulla Coin: è una donna glaciale e mi è bastata guardarla negli occhi per mezzo secondo per capire che non mi pentirò affatto di ucciderla. Sicuramente non lo faccio per quel viscido del presidente, arriverà anche la sua ora e anche quella sarà per mano mia. Lo faccio perché lei si è nascosta qui mentre centinaia di bambini venivano mandati al macello, lei aveva le armi nucleari ma ha preferito fosse la povera gente dei distretti a ribellarsi per prima contro Capitol, è rimasta a guardare mentre noi morivamo di freddo, di fame e per colpa degli Hunger Games senza muovere un muscolo.
È venuta a trovarmi un pomeriggio per “vedere come stavo” o, meglio, per vedere se ero abbastanza in forma per potermi usare. La voglio morta ogni secondo di più che passo in questa schifo di camera in questo odioso distretto. Non è tanto diversa dal presidente e per questo meritano entrambi di morire.
Sto ideando un piano di vendetta e appena le forze me lo permetteranno proverò a metterlo in atto. La lista, oltre a loro due, comprende Plutarch Heavensbee anche se non ho ben chiaro il motivo per cui lo odio e, ovviamente, i due bastardi.
Quando ero in quelle prigioni due cose mi hanno tenuta viva: la certezza che o ne sarei morta o mi sarei vendicata e una mano che silenziosa stringeva la mia ogni notte. Johanna... Non me la volevano far vedere sostenendo che fossimo entrambe troppo “mentalmente instabili”, questo finché lei non si è intrufolata nella mia camera di nascosto a “sentire se avevano deciso di farmi una doccia perché il mio puzzo non lo reggeva più”. Quella donna mi fa impazzire. E l'adoro. Penso che sia stato David a darle una mano, d'altronde da quando mi ha salvata ogni momento libero che ha lo passa davanti alla mia porta o con lei. E' un ragazzo strano e non lo capisco ma stranamente mi fa sentire un po' più al sicuro.
Oltre a loro vengano a farmi regolarmente visita mia madre e la mia dolce paperella che ho trovato decisamente diversa da come l'avevo lasciata. È cresciuta, troppo in fretta, ma immagino che abbia dovuto farlo e mi odio per non essere potuta restare con lei. Non capisco, però, se posso fidarmi di loro: sono tutti convinti che Peeta e Gale non c'entrino con quello che mi è stato fatto, ma come è possibile? Io ho visto! Hanno provato a dirmi che sono stata “depistata”: pare sia una tecnica di Capitol che consiste nel modificare i ricordi di una persona usando il veleno degli aghi inseguitori, sostanzialmente un lavaggio del cervello che induce il soggetto depistato a credere cose che non sono vere. E' possibile che mi abbiamo depistata? Tutti dicono di sì ma i miei ricordi sono così vivi, veri, che fatico a crederci. Ma che motivo avrebbero di mentire? Non capisco!! Sto decisamente impazzendo.
È che c'è troppa confusione e le persone non mi dicono la verità, nessuna di loro lo fa. A partire dai medici per finire con Prim. Perché Prim mi mente? Probabilmente per proteggermi: la vecchia Katniss, forse, non avrebbe retto la verità, ma la nuova? Oh, questa nuova Katniss è pronta a tutto pur di conquistare la sua vendetta! Non sarà certo la verità a fermarla! Non mi fanno uscire da questa stupida stanza 'perché sono ancora debole', non mi lasciano mai da sola 'perché potrei avere paura', non mi aggiornano su cosa succede la fuori 'perché potrei avrei un crollo', non mi fanno incontrare quasi nessuno perché 'non sono pronta'. Basta!! Se non ho avuto un crollo quando ho scoperto del 12 perché dovrei averlo sapendo le novità di questa schifosa guerra? La notizia del 12 non ha fatto altro che aumentare la mia sete di vendetta.
Forse potrei chiedere a David cosa sta succedendo, sembra essere l'unico a non mentirmi, l'unico insieme a Johanna. Sono gli unici due a farmi sentire...protetta? È la parola giusta? Posso sentirmi ancora protetta dopo quello che mi è successo? Odio fare di questi pensieri, nulla mi è semplicemente successo! Sono stata torturata, violentata, picchiata, insultata, mi è stato tolto tutto, la mia dignità, il mio orgoglio, i miei ricordi a quanto pare, la mia stessa persona addirittura! Perché ovviamente non ero più la stessa ragazza che si era offerta volontaria per la sorellina. E tutto quello non mi era semplicemente capitato, Snow l'aveva fatto accadere.
Snow, la Coin, i loro scagnozzi, Peeta e Gale, Capitol, tutti gli abitanti di quella odiosa città e chissà quante altre persone di cui non ero a conoscenza erano coinvolte. Li odio tutti, dal primo all'ultimo e mi vendicherò, senza ombra di dubbio. Morte, nel mio futuro vedevo solo questo. Per attuare il mio piano, però, dovevo uscire da quella stanza così decido di imputarmi, io devo uscire, devo incontrare gente, devo sapere cosa sta succedendo, devo far finta che sia tutto tornato alla normalità.
Far finta certo perché nel profondo so che nulla sarà mai più normale anche se continuano tutti a ripetermi che va tutto bene, che qui sono al sicuro, che posso rilassarmi. Al sicuro? Idioti, una manica di idioti. Sono uscita viva da due arene e da una tortura di Capitol, sono una sopravvissuta, non potrò mai rilassarmi o sentirmi al sicuro. Non potrò mai più ridere senza pensieri, vivere una vita tranquilla, fidarmi di qualcuno...amare.

Posso avere la mia vendetta, però. E l'avrò.

Il primo passo è uscire da questa stanza e ottenere la fiducia della presidentessa. Non sarà difficile, lei ha bisogno di me e se, nel mio personale piano, aiuterò i distretti a ribellarsi, all'ora della mia morte potrò almeno essere contenta di aver fatto qualcosa di buono. Con questi pensieri tolgo il camice e mi vesto, cammino fino alla porte dove trovo David ad aspettarmi ed esco, pronta ad affrontare il mondo. La prima cosa che voglio fare, però, è parlare con Haymitch. Non è ancora venuto a trovarmi e devo sapere se è arrabbiato con me. Nonostante trovi difficile fidarmi so che lui non mi ha mai mentito. E io ho bisogno di persone che mi dicano la verità ora, per quanto brutta possa essere.

 

 

 

 

 

Se i più adatti sopravvivono e i malvagi prosperano,

la natura è il dio dei mascalzoni.”

 

POV SNOW

 

Era passato un mese da quando aveva permesso che la signorina Everdeen facesse ritorno fra i suoi cari e tutto procedeva come avevo programmato. I suoi cari... ah ah ah! Quella ragazzina impertinente si sarebbe rovinata da sola, ci avrebbe aiutato senza neanche saperlo e, facendolo, avrebbe scritto la sua fine.
I miei piani stavano procedendo per il meglio.

 

“- Dobbiamo depistare la signorina Everdeen – mentre pronuncio queste parole il piano si formula da solo nella mia mente - Torturarla, violentarla, depistarla ridurla in uno stato pietoso sia mentalmente che fisicamente e poi rimandarla indietro. Usarla a nostro piacimento, farla diventare una di noi e mandarla a uccidere la Coin. - Avevo un conto in sospeso da troppo tempo con la presidentessa del distretto 13, davvero troppo tempo. Era giunta l'ora di sistemare le cose e “la ragazza in fiamme” l'avrebbe fatto per me. - Poi si occuperà del ragazzo, sono sicuro che cercherà di fomentare la rivolta. E Plutarch. - Ah ah ah, rido pensando che questa stupida ragazzina, quella che tutti hanno preso come simbolo della rivoluzione credendola forte, dandole il nome di 'Ghiandaia Imitatrice', lei che mi odia così tanto, diventerà la nostra arma migliore, sarà il simbolo della mia vendetta. Ah ah ah!!”

 

Dovevo ammettere che Plutarch era stato bravo a ingannarmi, se mai l'avessimo catturato vivo mi sarei complimentato di persona con lui, prima di ucciderlo. Non avevo davvero sospettato di lui! Certo, sapevo che stavano organizzando una rivolta ed è per questo che ho preso la decisione di rispedire quei mocciosi nell'arena, per dare una dimostrazione a tutti. Come osavano dei ragazzini ribellarsi a me? Come potevano anche solo pensare di avere qualche possibilità contro la grandezza di Capitol? E, oltre che irritanti, era pure stupidi: non saremmo sopravvissuti a una guerra, non di nuovo: la popolazione era decisamente ai minimi storici e l'equilibrio era precario, non potevamo permettercelo! Ne io, ne loro. Ma tutto questo non aveva interesse per loro, no? Conoscevo il metodo di pensare della Coin, lo conoscevo perché era anche il mio: lei desiderava solo il potere e non avrebbero guardato in faccia a nessuno pur di ottenerlo. Come me. Ero stato molto chiaro su questo con la signorina Everdeen: le avevo descritto nel dettaglio che tipo di persona fosse la presidentessa del 13 e lei mi aveva creduto. In fondo non le avevo forse detto che dovevamo essere sinceri fra noi? E, almeno su quello, ero stato sincero. Per il resto, beh... un uomo deve fare quello che deve e io avrei fatto di tutto, di tutto, per salvaguardare il mio potere. D'altronde una ragazzina cos'era? Nulla, niente rispetto alle centinaia di persone che avevo già fatto uccidere. Solo un fastidio, come un prurito che non riesci a grattare. Ecco, la tanto amata da tutti ragazza di fuoco era questo: solo un piccolo prurito. E io mi sarei assicurato che, alla fine del suo compito, quel prurito avesse ciò che si meritava.



















 

 

RAGAZZE!!! Scusatemi, sono pessima, davvero. E' che ho avuto un sacco di problemi con il pc e con il programma di scrittura, dovevo fare l'aggiornamento ma craccava sempre tutto, al terzo tentativo mi ha addirittura eliminato il programma in automatico cancellando alcune cose che già avevo scritto (potete immaginare quindi la mia vogli di riscreverle), poi sono FINALMENTE riuscita a sistemare tutto ma sono stata una settimana a casa del mio moroso senza il portatile impegnata fra colloqui (speriamo bene!) e quant'altro! Inoltre ho cambiato nick sul sito e ho avuto dei problemi anche con quello, chiedo infinitamente perdono per il ritardo. E sono seria perché anche io leggo sul sito e odio aspettare gli aggiornamenti! Mi dispiace davvero, davvero, davvero! Cercherò di essere più puntuale d'ora in poi!! Scusate ancora! Fatemi sapere (se ancora ci siete) se vi è piaciuto il capitolo!:)
Alla prossima settimana, bacione!


 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


 

"Cos'è un ricordo?

Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?"

 

POV KATNISS

 

Mentre sto cercando il mio vecchio mentore, rigorosamente accompagnata da David che non si stacca mai da me, incontro Peeta nel corridoio. E' la prima volta che lo rivedo dal giorno del mio ritorno anche se so, grazie a mia sorella e Johanna, che chiede continuamente aggiornamenti sulla mia salute ed è lui stesso a prepara il pane che mi portano ad ogni pasto. Da quando ho saputo che è lui a farlo ho smesso di mangiarlo. Ora siamo tutti fermi nel corridoio e ci fissiamo, David mi si è avvicinato come a ricordarmi la sua presenza e Peeta gli ha lanciato uno strano sguardo di... Odio? Sfida? Gelosia? Fastidio? Non saprei dire ma in un certo senso mi ha fatto piacere. Non che mi interessi se è geloso ma, se i miei famigliari hanno torto ed io ho ragione, sono contenta che lui soffra, anche un minimo.

- Ciao Katniss... Vedo che stai meglio, mi fa piacere – è Peeta a parlare e sembra sincero. Ma perché dovrebbe interessargli come sto?

- Oh sì, molto meglio grazie – sono sarcastica e si sente dal mio tono - Beh, sai com'è! Qui mi danno da mangiare, posso riposare in un letto, dei medici si stanno prendendo cura di me, non subisco maltrattamenti e sopratutto tu non mi vieni a trovare la notte – Voglio fargli male. Voglio vendicarmi e, anche se ho ancora paura di lui, la presenza del soldato mi tranquillizza.

Dopo questo scambio di battute lui non sa cosa rispondere e per un attimo mi manca il fiato perché mi ricordo di un tempo in cui ero sicuro che Peeta non sarebbe mai rimasto senza parole, lui sapeva sempre cosa dire e, per me, aveva solo parole dolci e gesti d'amore. Cos'è questo ricordo? Non capisco, l'immagine di quel dolce ragazzo non corrisponde affatto a quella dell'uomo disgustoso che entrava nella mia cella. David mi aiuta a sedermi e noto il viso preoccupato dal panettiere. Non dovrebbe essere felice di vedermi così intimorita e confusa? Perché quando mi chiede come mi sento sembra che dalla risposta ne dipenda la sua vita?

- Sto bene... Solo un ricordo, penso... - Posso chiedere a Peeta se ciò che ho ricordato è vero? Capisco che non posso da sola, se lui è chi penso che sia, non sarebbe sincero con me.

Lui sembra voler dire qualcosa ma David lo interrompe prima che posso parlare:

- Coraggio Katniss, andiamo – mi ricorda che stavamo andando da Haymitch e decido di chiedere a lui del ricordo.

Ci incamminiamo e sento nell'aria la tristezza del ragazzo del pane. Da quanto non lo chiamavo così? Cosa mi sta succedendo? Le parole di Prim, mia madre e Johanna stanno facendo effetto? Sto cominciando a credergli? L'unica cosa che so è che non posso abbassare la guardia. Però...

- Peeta – mi volto e lo chiamo, qualcosa, non so bene cosa, mi ha spinto a farlo.

- Dimmi Katniss – sorride adesso e i suoi denti bianchi mi ricordano le sue interviste con Caesar. Nella sua prima intervista confessò di amarmi. Ma come può l'amore essere così distruttivo? Che senso ha il suo amore per me? Anche se l'immagine che ho di lui è sbagliata, io i ricordi della mia prigionia me li porterò sempre dietro. Non potrò mai, mai, corrispondere i suoi sentimenti. Forse, finita tutta questa guerra, quando capirò davvero cosa ci è successo, forse allora potrò tollerare la sua presenza, ma nulla più di questo.

- Profumi di pane. - lui mi fissa in un modo strano e io me ne vado, perché davvero non so cosa sto dicendo e non posso reggere il suo sguardo speranzoso. “Profumi di pane”?! Cosa diavolo ti è saltato in mente Katniss?

 

Non sono riuscita a trovare Haymitch da nessuna parte o, forse, sarebbe meglio dire che lui non si è fatto trovare. Cosa diavolo ha quello stupido? Sono io ad essere stato torturata ma quello in crisi sembra lui. La mancanza di alcol gli deve aver dato alla testa.
David, comunque, mi ha fatto fare un breve giro del 13, portandomi in aree riservate ai militari e spiegandomi nei dettagli come si vive qui. Lui viene da un altro distretto e lo si capisce subito, fisicamente è nettamente diverso rispetto agli altri di qui: è molto alto, sul metro e 90 (“1,93 Katniss!” ha precisato lui quando gliel'ho chiesto), capelli neri, corti come quelli di tutti i militari, intensi occhi verdi e la pelle di un rosa più scuro della mia. La cosa che, però, che noti subito in lui è lo sguardo acceso ma nello stesso tempo angosciato che ha, è più vivo rispetto al grigiore degli altri.
Johanna mi ha preso in giro quando gliel'ho detto, ora mi chiede spesso se voglio “incendiare il ragazzo vivo”. David diventa paonazzo quando la sente e io non sono da meno, questo ovviamente la fa ridere ancora di più. Lui la chiama “Johanna la lagna” perché si lamenta di qualsiasi cosa e ha commenti acidi per tutti. Lei mette su il broncio quando lui la prende in giro ma, alla fine, ride con noi. Io gli sono grata: vedo il modo in cui lui prova sempre a farla sorridere e, quando gliel'ho detto, lui mi ha semplicemente risposto che il suo compito è far ridere tutte le donne del mondo.
È un tipo decisamente strano ma, in qualche bizzarro modo, lo sento come un'anima affine. Non si esprime mai su Gale e Peeta, né in modo negativo né in modo positivo e io gli sono grata anche di questo.








 

''Ancora oggi continuo a pensare che ognuno

sia artefice del proprio destino.

Adesso però riconosco che non tutte le persone

sono abbastanza forti da plasmare la propria vita,

e provo più indulgenza nei loro confronti

di quanta non ne avessi all'epoca."

 

 

POV JOHANNA

 

Certo che il 13 fa proprio schifo! È tutto così grigio, così spento, qui sembrano tutti morti e ci sono veramente troppe regole da seguire. Io odio le regole e odio il 13. Se mi fermo a pensarci, in effetti, ci sono parecchie cose che odio. Qui la vita di tutti è organizzata giorno per giorno dal governo e io non posso fare a meno di ridere: quando ci lasceranno la nostra libertà? Ci offriranno mai la possibilità di scegliere? Katniss sta un po' meglio e ha già rilasciato il suo primo pass pro: i cittadini dei distretti ora sanno che lei è viva, sana e combatterà con loro.
Viva e sana. Viva e sana. Viva. Sana. L'intento del filmato è convincere le persone di queste due semplici cose: lei è viva e sana. Guardando Katniss direi tutto di lei meno che quelle due parole. È viva una persona che ha solo la morte nello sguardo? È sano qualcuno che non riesce a dormire senza essere stordito perché confonde gli incubi con la realtà? E dire che è molto migliorata da quando è arrivata! Il soldatino dice che la vede più rilassata dal giorno che hanno incontrato Peeta nel corridoio, ha anche iniziato a mangiare il suo pane! Dopo quella volta non si sono più visti ma sono sicura che ora le cose cambieranno: ci siamo fatte assegnare un'unità abitativa (davanti a quella della mamma di Kat perché questi bastardi ancora non si fidano di noi) e da domani iniziamo l'addestramento.
So che Gale e Peeta si allenano da quando sono arrivati qui, immagino vogliano vendicare il loro grande amore. Ahahah, che carini! Li prenderò per il culo a vita. Devo farlo! È divertente e, in più, mi aiuta a non pensare che non ci sia nessuno a vendicare me. Nessuno vuole difendere Johanna Mason.
Stop Johanna, cambia direzione. Mica posso passare il mio tempo a piangermi addosso!
Devo allenarmi, prepararmi per quando mi troverò faccia a faccia con Snow perché, se c'è una cosa certa in questo schifo che è la mia vita, è che troverò quel figlio di puttana e gliela farò pagare. Per me, per i miei genitori, per Ike, per Abigail. Perché lui ha ucciso tutti quelli che amavo. Per Katniss che nella peggiore delle situazioni, non si sa come, è riuscita a buttare giù la corazza che avevo e mi è entrata sotto la pelle. Per Finnick e Annie e il loro amore puro che quell'uomo ha cercato di contaminare. Per Haymitch che mi è stato vicino ogni anno da quando sono diventata mentore, passandomi una bottiglia ogni volta che un nostro tributo moriva e un po' morivamo anche noi. Per tutti quei bambini morti che vengono dimenticati ogni anno alla vigilia di un nuovo show. Per i distretti che muoiono di fama affinché Capitol viva nel lusso. Per Peeta che, nonostante tutto, è convinto che quella pazza di Kat tornerà da lui e per Gale che, dopo averla vista, ha giurato vendetta per la ragazzina che amava e che loro hanno ucciso. E per David che, in una notte folle, mi ha salvata di nuovo raccontandomi la sua storia terribile.
È questo il motivo per cui sono ancora viva, ora l'ho capito, per vendicarli tutti.





 

Ciao Ragazze:) Innanzitutto buona festa della Donna! 
Ora parliamo del capitolo: è più corto rispetto agli altri ed è sostanzialmente un capitolo di passaggio. Dal prossimo aggiornamento ci sarà un grand salto, sia temporale che per la storia! E ci sarà il POV di un bel ragazzo innamorato, vi lascio indovinare chi sarà ahahah :D Spero di aggiornare presto, in settimana se riesco! Alla prossima e fatemi sapere se questo capitolino vi è piaciuto! Cià



 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


 

E ti prego, sorridi solo a me.

Evitiamo che qualcun'altro

si innamori di te”

 

POV DAVID

 

Sono ormai due mesi che Katniss e Johanna hanno iniziato il loro addestramento e, alcuni pomeriggi, usciamo dal distretto per andare ad allenarci nei boschi. È stata una delle richieste dettate da Katniss, in cambio lei sarebbe diventata la loro ghiandaia. Devo dire che mi ha sorpreso, non pensavo sarebbe stata in grado di imporsi a tal punto, è molto più forte di quel che credevo. Non è affatto come lei... La prima volta che l'ho vista me l'ha ricordata così tanto da farmi quasi paura, lo stesso sguardo negli occhi, la stessa dolcezza, anche i loro bronci si assomigliavano! È per questo che non la lascio mai un secondo, non voglio che le succeda nulla.

Amore lo sai che non è stata colpa tua, vero? Invece è stata colpa mia. Dovevo difenderla, lei contava su di me. E è stata colpa di Snow che ti ha fatto ciò che ti ha fatto. E tua mamma, è stata anche colpa tua. È morta per colpa nostra e non lascerò che succeda la stessa cosa a lei. Non la lascerò morire per colpe che non ha.

Il bosco è un vero toccasana per tutti: Katniss sembra rinascere all'aria aperta, circondata dal verde e con una leggera brezza ad accarezzarla. Ultimamente la vedo più serena ma non sono così stupido da dare il merito solo a questi pomeriggi di libertà: sta iniziando a capire cosa le hanno fatto a Capitol, ogni volta che ha un ricordo noi le diciamo se è vero o falso e questo la aiuta a distinguere la realtà dalla finzione. Ha ricominciato a parlare a Gale, anche se preferisce farlo sempre in luoghi come la mensa, dove c'è tanta gente, e quando lui ha chiesto di venire con noi nelle nostre gite lei ha rifiutato. Penso non si senti pronta ad averlo così vicino. Lui si è arrabbiato (non ha proprio un bel carattere il ragazzo) e lei ha avuto un bruttissimo episodio, da quel giorno parlano ancora meno. Lui ha lo sguardo perennemente furioso e le mette paura, noi abbiamo provato a spiegarglielo ma questi insiste sul fatto che la sua Catnip non avrebbe mai avuto paura della sua persona. Io penso che la sua “Catnip” sia morta, ma ho evitato di dirglielo, probabilmente lo sa già da solo.
Quello che più mi ha stupito, invece, è come sia cambiato il suo rapporto con Peeta: neanche con lui si scioglie completamente ma sembra tollerare meglio la sua presenza, devono passare molto tempo insieme a causa dei pass pro ma questo sembra non infastidirla più di tanto. Lui è completamente estasiato da lei, ogni volta che Kat gli rivolge la parola gli si illuminano gli occhi e ha un sorriso abbagliante.
Johanna lo prende sempre per il culo. Anche lei è contenta dei nostri pomeriggi all'aperto, ci rinuncia solo quando piove, in quei giorni, infatti, preferisce stare in camera ad allenarsi. Quando c'è bel tempo, invece, adora stare in mezzo agli alberi, dice che le ricordano quella che una volta chiamava casa. Precisa sempre che ora non ha più una casa.
È bella Johanna Mason, bella anche quando è arrabbiata. O triste, o delusa, o concentrata, era bella anche l'unica volta che l'ho vista piangere. È bella sempre. Poche volte l'ho vista sorridere e non ci ho messo molto a capire che ero in trappola: incantato dalle più belle labbra che io abbia mai visto. È per questo che il bosco fa bene anche a me: qui lei sorride e il suo meraviglioso, splendido, abbagliante sorriso mi fa stare meglio. Dentro quelle grigie mura, invece, ha sempre uno sguardo cupo, malinconico e ansioso. Qui è più bella: i capelli stanno iniziando a ricrescere e il sole le da un leggero colorito, facendola sembrare ancora più luminosa. Non pensavo che mi sarei innamorato di lei ma è successo e, sinceramente, non me ne dispiaccio. Lentamente, giorno dopo giorno, la guardavo e mi sono ritrovato a pensarla anche quando non era con me, a chiedermi che stesse facendo e a chi stesse pensando, a domandarmi se stesse bene. Mi sono lasciato ammaliare dal suo carattere così forte e generoso allo stesso tempo, dal suo spirito battagliero e dal fuoco infondo ai suoi profondi occhi marroni. Ha uno sguardo che trasmette energia e voglia di vivere. Non ha bisogno di essere salvata, si salverà da sola. E sono sicuro che è proprio per questo che mi sono innamorato di lei, la mia anima ha riconosciuto la sua come spirito affine e la pretende come sua compagnia. Ovviamente lei non sa nulla, non voglio farle pressioni e, sopratutto, non voglio spaventarla perché per quanto sia forte so che ha bisogno di tempo dopo quello che ha passato.
Anche se penso sospetti qualcosa, ogni tanto mi ha sorpreso a fissarla e l'ho vista fare un sorrisetto strano. Inoltre sono morto di gelosia al matrimonio di Finnick quando ha chiamato Gale “carino”. Lo avrei volentieri ucciso. E poi c'è stata quella notte, quando le ha aperto il mio cuore raccontandole la mia storia. L'ho fatto per lei, per non farla sentire più sola, ma anche per me, perché ne avevo bisogno...
In realtà passiamo ben poco tempo ad allenarci: il più delle volte Katniss caccia, Jo taglia alberi procurando legna al 13 e io faccio la guardia. Non abbassiamo mai completamente la guardia. Non ce lo possiamo permettere. La ribellione sta proseguendo a passo spedito da quando è tornato la nostra ghiandaia e in giro si vocifera che fra poco partiremo per Capitol. Non aspetto che questo. E non partirò più solo per avere la mia vendetta, ora ho qualcuno da proteggere, anche a costo della vita.

Verrai a trovarmi quando tutto sarà finito, amore? Ci proverò mamma, ma non credo di essere abbastanza forte.

 

 

 

A volte le cose non vanno come semplicemente ti aspetti,

puoi solo accettarlo.

Non capisco come sia possibile, diventare sconosciuti,

dopo aver condiviso giorni interi, mesi, anni.

Certo, perché noi non lo saremo mai.

Noi saremo dei sconosciuti un po' diversi, un po' speciali.
Magari poi torni, tutti tornano dove sono stati bene.

Ma è questo il punto: Tu sei stato bene con me?”

 

POV KATNISS

 

Il tempo migliora le cose, o almeno è quello che dicono. Io penso che siano le persone a migliorare le cose, o a peggiorarle.
La mia paperella, ad esempio, ha migliorato la mia vita dal giorno in cui è nata. E non importa che io sia dovuta diventare grande presto per sfamarla o che mi sia dovuta sacrificare ed entrare nei giochi al suo posto e non mi interessa quel che Snow mi ha fatto o che la mia vita sia stata completamente distrutta: lei è la cosa migliore che mi potesse succedere. Da quando siamo al 13 la trovo molto cambiata, è più adulta, più consapevole forse. Mi è stata molto vicina in questi mesi, più di chiunque altro, e sono sicura che senza lei non ce l'avrei mai fatta: mi ha ripetuto ogni giorno che il presidente mi ha ingannata, che ha cercato di spezzarmi usando l'affetto che mi lega(va) a Gale e Peeta e che la cosa migliore che io possa fare sia non dargliela vinta. E io le credo, per questo sto cercando di dar loro una possibilità anche se è difficile.
Parlare con Gale mi mette a disagio e cerco sempre di circondarmi di gente quando so che ci sarà anche lui. È spesso freddo nei miei confronti, duro, come se non accettasse questa nuova me e vedo che si sforza a non dire quello che realmente pensa. A volte ho dei ricordi di un lui premuroso, dolce, sereno che mi insegna a fare le trappole, di noi in un bosco a cacciare insieme o intorno al fuoco di casa sua mentre i nostri fratelli giocano contenti e non riesco proprio a conciliare le due persone. Ogni volta che succede gli domando se i miei ricordi sono veri o falsi e lui sembra diventare più gentile, più comprensivo verso me, come se fosse felice che io stia ricominciando a ricordare.
Lui è nel gruppo di persone che seguono me e Peeta durante le nostre riprese per i pass pro e, probabilmente, verrà con noi in guerra, quella vera. Io non aspetto altro che andare a Capitol per avere la mia vendetta e il momento si sta avvicinando: nei rari momenti di libertà che mi trovo osservo con trepidazione i preparativi per l'invasione. Vedo approntare equipaggiamento e viveri, radunare divisioni. Chi ha avuto ordine di partire si distingue dal taglio di capelli cortissimo, segno che andrà in battaglia. Si parla molto dell’offensiva iniziale, che servirà a mettere in sicurezza i tunnel ferroviari da cui Capitol City riceve cibo. Io e Johanna continuano ad allenarci e fra poco dovremo sostenere il nostro esame. Un po' sono agitata ma David ci ha detto come si svolgerà, consigliandoci anche su come affrontarlo al meglio. L’esame si suddivide in quattro parti: un percorso di guerra che valuta le condizioni fisiche, una prova scritta di tattica, un test sull’abilità con le armi e una simulazione di combattimento nell’Isolato. La parte dell'Isolato è progettata per scovare i nostri punti deboli. Il mio credo di averlo superato: mi sono fidata di persone che mi hanno fatto del male, lasciandomi ingannare, e questo non succederà più. Non ho paura della quarta fase del test.
Quello che mi spaventa è Johanna, il suo problema con l'acqua è ormai noto a tutti da quando qualcuno ci ha sorpreso mentre la lavavo con un panno bagnato e, temo, useranno proprio questo contro lei. Se lei non verrà con me non ce la farò mai. Se non dovesse superare il test parlerò con la Coin e le dirò che se mi vuole riprendere, per usarmi ancora, mentre sono in quello schifo, Johanna verrà con me. Quello che non le dirò è che, al mio ritorno, la mia furia sarà rivolta anche a lei. Non ho dimenticato che è stata rinchiusa in questa torre mentre noi morivamo.
Haymitch ancora mi evita e questo non fa che innervosirmi: mi ignora completamente salvo che per le riunioni o le registrazioni e, quando l'ho affrontato, ha detto che la mia mente malata si sta immaginando tutto. Secondo Peeta si sente troppo in colpa anche solo per starmi vicino, figuriamoci intraprendere una normale chiacchierata.
Peeta... il mio rapporto con lui è decisamente strano, non trovo parola migliore per descriverlo. È come se il mio corpo (o il mio cuore? Non voglio saperlo) si ricordasse di lui, bramando un suo contatto, un abbraccio, uno sguardo di amore, parole di conforto mentre la mia mente lo respingesse. Prim dice che secondo lei lo amo, o lo amavo, ed è per questo che Snow si è concentrato molto su i nostri ricordi. Con lui fatico molto più che con Gale a non avere episodi e a fidarmi. Ho continui flash di lui che abusa di me, lui che mi abbraccia stretta in un grande letto su un treno, lui che mi spegne una sigaretta addosso, lui che mi porta delle focaccine col formaggio... mi sembra quasi di impazzire! E, anche se faccio più fatico, preferisco passare il mio tempo col ragazzo del pane piuttosto che con il mio vecchio amico. Non faccio altro che pensare ai suoi profondi occhi celesti, alla sue grandi mani, ai capelli del colore del grano e questo mi fa sentire inquieta. Spesso durante qualche mio ricordo nero gli sono saltata addosso con l'intento di ucciderlo mentre una volta, e ancora cerco di spiegarmelo, avrei voluto baciarlo. Baciarlo e poi fargli male, come lui ne ha fatto a me.
Lui risponde sempre con calma e pazienza alle mie domande, cercando anche di farmi ragionare: come avrebbe potuto farmi del male con la sigaretta se non fuma? Come poteva essere qui e a Capitol? Ci sono video, prove e persone che dimostrano che lui fosse qui! Quello che più mi costringere a pensarlo, però, è la frase che mi ha detto un paio di settimane fa “Katniss, io ti amo da quando avevo 5 anni e intendo continuare ancora per molto. Non mi importa cosa ti ha fatto Snow, so che sei ancora tu. Io ti troverò e ti riporterò da me. Il mio amore ti guarirà, vedrai...”. In quel momento ho sentito chiaramente il mio cuore ricominciare a battere, come se non avesse aspettato che quelle parole. Non c'era menzogna in quegli occhi blu mare, solo determinazione, forza e sicurezza in ciò che stava dicendo e questo, forse, mi ha spaventata più che i miei ricordi.






















 

Ciao ragazzuole:) Ecco qui il capitolo! Il POV del ragazzo innamorato, immagino, non sia ciò che vi aspettavate hahaha Vi ha tranquilizzate sapere che David in realtà è interessato a Johanna e non a Katniss? Tranquille comunque, il ragazzo del pane arriverà a raccontarci i suoi pensieri fra circa una settimana (su per giù haahah). Se vi va, intanto, fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo! Si accettano suggerimenti e correzioni! E volevo ringraziare chi recensisce: spendendo un minuto del vostro tempo per me mi rendete la persona più felice dell'universo! Grazie, grazie e grazie! Un paio di frasi sono copiate dal libro, le ho messe in corsivo per farle riconoscere! Un bacione e a presto:)

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Capitolo 10
*** IX ***


 

...Nei giorni in cui eravamo lontane camminavo smarrita, spersa come il cane abbandonato sul ciglio della strada che non trova più la sua casa. Tu c'eri, ma non c'eri più. Eri lontana ed eri dentro di me. Io scrivo e parlo con le tue parole, perché vorrei essere te. Oggi viviamo anche per domani, quando questi ricordi saranno il sale dei giorni e delle notti a venire. Io sono agosto e settembre, io per te sono febbraio e aprile. Io voglio essere tutto il tempo che tu vorrai che io ti rimanga accanto.”
 

POV PEETA

Plutarch sta parlando da almeno un quarto d'ora ma io non ho sentito una parola, mi sono incantato a guardare Katniss. So che non dovrei, che potrebbe accorgersene e sentirsi a disagio o peggio arrabbiarsi, e so anche che Johanna sta ridendo da almeno 10 minuti per il mio sguardo da pesce lesso, ma oggi la trovo così bella. Non che di solito non lo sia, non ho mai visto creatura più bella di lei, ma oggi ha una luce strana, è radiosa. Ha la treccia sfatta perché ci hanno convocato qui mentre eravamo all'addestramento, è sudata e agitata ma, per me, non potrebbe essere più magnifica. Gli occhi grigi sono vispi, accesi, come non li vedevo da tanto tempo e, quando Haymitch è caduto mentre parlava, ha riso! Mai suono è stato più bello per le mie orecchie.
La riunione si conclude e io ho capito poco o niente, ultimamente la Coin e i suoi generali dicono sempre le stesse cose: la guerra si sta avvicinando, dobbiamo stare pronti, stiamo per partire...
Bla bla bla. Io ho solo lei e la sua sicurezza in mente.
Non potrei essere più teso di così. Ho paura per Katniss e darei qualsiasi cosa per tenerla lontano da quello schifo. Non voglio che lei torni la, ho paura che, proprio ora che sta guarendo, peggiori, ho paura che abbia episodi più violenti, che crolli emotivamente, che ricordi cose spiacevoli, che venga ferita di nuovo. Ho paura che torni a credere che sia stato io a farle del male: questa probabilmente è la cosa che più mi ha ucciso, il suo sguardo, vedere nei suoi occhi la paura e il ribrezzo che aveva di me.
Ho bisogno che lei stia bene e sia al sicuro e questo non può succedere se tornerà a Capitol. Lei deve stare qui, sana e salva, protetta in questa base lontano da Snow e dagli orrori della guerra.

- Katniss – la chiamo nel corridoio e lei si volta, sorridendo. Morirei volentieri per vederla sempre con quel sorriso – posso parlarti? - mi guardo intorno facendole capire che è conversazione privata, anche se ho paura si rifiuti di parlare da sola con me.
- Certo – risponde lei sorprendendomi, sempre sorridente.

Entriamo in una stanza vuota li vicino e, per la prima volta dalla nostra ultima arena, siamo solo noi.

- Non hai paura? - vorrei darmi dello stupido. Perché diavolo gliel'ho chiesto?! Se prima era tranquilla ora penserà di doverne avere. Stupido, stupido Peeta! Dove diavolo è il bravo ragazzo con le parole giuste da dire sempre pronte quando serve?!

Lei mi guarda intensamente per un lungo momento, ha uno sguardo strano, come se stesse combattendo con se stessa per non dirmi qualcosa e alla fine, semplicemente, fa segno di no con la testa.
Quel no vale più di 1000 parole per me e vorrei urlare, abbracciarla, stringerla, baciarla e dirle che l'amo, che sono felice, che il mio cuore sanguinato ha sorriso, vorrei dirle che ha ragione, non deve avere paura di me perché io vivo per lei, di lei e mai le farei del male. Vorrei gridarle tutta la gioia che mi da anche solo respirando ma non lo faccio, ovviamente. Sto semplicemente qui a fissarla imbambolato finché lei non mi invita a proseguire, imbarazzata.

- Sì, scusami. È solo che sono felice... mi fa piacere sapere che stai guarendo.

Lei si rabbuia un po' a quelle parole e io vorrei mordermi la lingua. Idiota!

- Non sto guarendo... - si ferma e ha la stessa strana espressione di prima – stamattina mi sono ricordata una cosa...
- Cosa?
- Sul treno del ritorno, dopo i nostri primi Hunger Games, abbiamo litigato?

Capisco subito a cosa si riferisce e un po' mi rabbuio: quando ho realizzato che il suo atteggiamento, i baci, le cose che ci siamo detti e tutte le emozioni che mi ha fatto provare erano finte, quando ho capito che lei non mi amava veramente ma fingeva, mi sono sentita tradito. Certo, lei aveva fatto il necessario per salvarci ma io le avevo creduto, era da quando avevo 5 anni che aspettavo di confessarle i miei sentimenti e sognavo di essere ricambiato. Scoprire che era stato tutto un inganno mi aveva fatto male e, di conseguenza, avevo trattato male lei facendo il freddo, nonostante non se lo meritasse.

- Sì, in un certo senso... ma io non volevo Katniss – provo a scusarmi perché odio il fatto che mi ricordi così ma lei continua a sorridere e, finalmente, realizzo – ma tu come fai a saperlo?
Ho lavorato molto col dottor Aurelius e mi sono accorta che certi ricordi, quelli che Capitol ha usato contro di me e tutti i momenti che ho passato lì sotto l'effetto degli aghi inseguitori, le torture che mi hanno fatto subire mentre ero drogata, quando venivano da me e, con l'aiuto del veleno, io credevo foste voi... – qui abbassa la voce e si rabbuia. Capisco subito a cosa si riferisce e le mie mani si stringono a pugno. Li ucciderò tutti per quello che le hanno fatto – tutti quei ricordi sono diversi, strani... Sembra quasi che luccichino...
Quindi tu riesci a distinguere il vero dal falso? - chiedo, la voce rotta dalla speranza. Posso davvero avere indietro la vecchia Katniss? Senza attacchi? Senza odio immotivato verso di me? La mia Katniss sta per tornare?
Beh, non è proprio così semplice! Il più delle volte faccio fatica e ogni volta che mi concentro ho un gran mal di testa – risponde titubante – inoltre ricordare mi fa sempre male e spesso ho ancora degli episodi... Diciamo che sto cominciando a capire quello che mi è successo!

Devo avere proprio una faccia da idiota al momento perché lei, finito di parlare, mi guarda e ridacchia imbarazzata, le guance rosse, gli occhi che provano a fuggire dai miei. Non posso farci nulla, sento le guance quasi farmi male dal tanto che sto sorridendo e so che gli occhi mi luccicano... è che sono felice. Se 1 mese fa mi avessero detto che mi sarei sentito così non avrei esitato a liquidare la frase con meno di un “ridicolo”, ma ora che ho la ragazza che amo qui davanti a me, ora che la vedo sorridere, che so che sta guarendo, ora che posso stare nella stessa stanza con lei, ora sono felice e davvero non c'è un'altra parola per descrivere come mi sento. E so dovrei davvero trattenermi ma proprio non ce la faccio, così, quasi come se fosse un riflesso involontario, brucio la breve distanza fra noi e abbraccio Katniss. Ho appena il tempo di realizzare che sto stringendo l'amore delle mia vita che lei comincia a tremare. Urla, piange, cerca di liberarsi e tirarmi pugni: sta avendo un episodio. Ovvio, dovevo aspettarmelo, sono un idiota!

- Katniss- la chiamo, provando a riportarla da me – Katniss, sono io, sono Peeta!
Lasciami! Non mi toccare! Stammi lontano!! Lasciami!

Me la stringo al petto nonostante lei continui a darmi pugni e dimenarsi, provo a calmarla, a farle capire, attraverso i miei gesti, tutto l'amore che ho per lei.

- Guardami Katniss! Sono lo stesso ragazzo a cui hai dato un pugno quando ha dichiarato in diretta di amarti! Sono io, Peeta! Quello che ti ha lanciato il pane quel giorno, ricordi?

Lei si ferma un attimo e mi fissa come può dato che me la sto stringendo addosso, non intendo mollarla mai più, gli occhi ancora colmi di lacrime e impauriti.

- Tu mi stringevi così, le notti sul treno, durante il tour della vittoria, quando avevo gli incubi. Tu mi stringevi così e io stavo meglio, mi sentivo al sicuro... vero o falso?
- Vero amore mio, vero – dico senza pensare, felice che lei sia tornata da me, estasiato da ciò che ha appena detto, forse senza rendersene conto. Lei si sentiva al sicuro. Il mio cuore perde un battito e poi mi rimbomba forte nel petto, come alimentato da quelle magiche parole, da questa fata dagli occhi grigi e dalla sua forza.

Lei mi guarda per un secondo prima di svenire e, in quel breve attimo, riesco a scorgere l'ombra di uno strano sorriso sul suo viso. Oh Katniss, giuro che farò tutto ciò che è in mio potere per tenerti al sicuro, sempre.

 

 

 

 

 


Una madre nasce contemporaneamente a suo figlio.

Un padre a volte aspetta degli anni prima di nascere.

 

POV HAYMITCH

Questi stupidi ragazzini mi uccideranno: non posso lasciarli soli un momento che mandano al diavolo settimane di terapie, piani e progetti! E poi da chi vengono per far sistemare tutto? Da me! Certo, andiamo da Haymitch, lui saprà cosa fare! Andiamo dal nostro mentore, non è che ha molto altro da fare! L'ubriacone non può neanche più bere, ha un sacco di tempo libero chiediamo aiuto a lui! Come se non dovessi organizzare questa stupida rivolta! Come se l'invasione a Capitol non fosse imminente! Come se non avessi già il mio bel da fare! Manco fossi il loro stupido padre!
No, non lo sono e, se riuscissi ad ammettere almeno a me stesso che amo quei due stupidi bambocci come se fossero figli mai, forse, le cose sarebbero più facili anche se nulla potrà mai farmi scordare che un padre amorevole e degno di essere chiamato tale loro l'avevano. Capitol ha ucciso anche loro: uno indirettamente, lasciandolo esplodere in una miniera dove lavorava per nulla o poco più mentre l'altro, il fornaio, l'hanno fatto saltare in aria insieme al resto del nostro distretto. Sfortunatamente io mi sono salvato, in uno strano modo riesco sempre a sfangarla, a sopravvivere. Strana la vita a volte: togliere due padri affettuosi e pieni di attenzioni ai propri figli per lasciarli morire in quel modo e dare a quegli stessi ragazzini me, un fantasma. Bel colpo mondo!
Il biondino ha trascinato una Katniss svenuta in infermeria, balbettando qualcosa sul sentirsi sicuri e un treno. Si è scusato 1000 volte con lei che, ovviamente, non poteva sentirlo e, nonostante fosse preoccupato, non sembravo così preoccupato come avrebbe dovuto essere. Non li capirò mai questi mocciosi, giuro!
Non mi ha spiegato molto: so semplicemente che lui l'ha presa da parte per chiederle di non partire, il discorso è degenerato e lei ha avuto una crisi. Non può cercare di controllare gli ormoni almeno per un po' il ragazzino?! Portarsela in una stanza vuota? Se non fossi in ansia, però, lo troverai più che divertente! Bel colpo fornaio! E devo ammettere che la sua idea di tenere Katniss qui mi piace, anche se sono sicuro lei non accetterà mai. Lo so perché siamo simili e io non starei mai ad aspettare, buono e tranquillo, che l'uomo che mi ucciso venga catturato da altri.
Siamo guerrieri noi, vero dolcezza?
Non vedo l'ora che tutto questo finisca così da poter tornare alle mie bottiglie ma, fino ad allora, devo continuare a fare l'unica cosa che mi impedisce di lasciarmi morire: tenere in vita i miei tributi, dolcezza e il fornaio. Glielo devo e lo devo ai loro padri, persone buone che ho avuto l'onore di conoscere. E lo devo anche a me, ho bisogno che loro sopravvivano. Non che i due idioti si impegnino ad aiutarmi eh! Il panettiere si farà ammazzare per cercare di salvare Katniss mentre lei si farà uccidere mentre prova ad avere la sua vendetta. E io davvero non posso perderli!
È anche per questo che sto evitando la bimba qui, per questo e perché mi vergogno di non averla salvata, di non essere riuscito ad evitarle tutto quel dolore, di aver fallito nell'unico compito che ho giurato di fare, di non essere riuscito dove, sicuramente, suo padre avrebbe eccelso: proteggere la mia mocciosa dagli occhi grigi. Ma ora basta, è il momento della verità. Sto aspettando che si svegli seduto nella sua stanza all'ospedale: quando aprirà gli occhi parleremo e il mio destino sarà nelle sue fragili mani. Bravo Haymitch! Lei ti guarderà con odio e tu non hai neanche una bottiglia in cui affogare i tuoi dispiaceri. Bravo davvero!

- Haymitch, che ci fai qui? Cos'è successo?

Si è svegliata e io sono incredibilmente calmo, o almeno lo sembro: ho imparato anno dopo anno vedendo i miei tributi morirmi davanti agli occhi. È arrivato il tempo di chiarirsi e ammettere le mie colpe.

- Buon giorno, dolcezza! Fatto un buon riposino? 







































 

Ciao ragazze! MI SCUSO enormemente per il ritardo, sopratutto con quelle a cui avevo promesso il capitolo entro lunedì (di due settimane fa)! Scusate, scusate, scusate!! Ho trovato un lavoretto (evvai) che mi ha portato via un sacco di tempo, sto disperatamente cercando una macchina da comprare quindi sono sempre in giro tra autoconcessonarie e privati e nei giorni liberi sono stata dal mio moroso, senza pc mentre, se ero a casa mia, lo lasciavo prevalentemente spento! S C U S A T E! Non succederà più, non prometto un capitolo alla settimana (anche se ci proverò) ma almeno uno ogni due settimane!
Bene, fatte le mie scuse passiamo oltre: mi hanno fatto molto piacere le recensioni che mi avete lasciato e ringrazio tutte quelle che mi hanno messo fra le preferite, le seguite e fra le storie da ricordare! Grazie, grazie, grazie! 
Ora parliamo del capitolo: ho inserito un discorsetto fra Katniss e Peeta (anche se ho odiato poi dover sistemare il tutto perché EFP me lo trasforma in un format orrendo), fatemi sapere cosa ne pensate! Nel prossimo capitolo avremo il POV Katniss e ci sarà un chiarimento fra lei e il vecchio (:D)! Sono indecisa sull'altro POV da inserire, suggerimenti? E fra un capitolo, massimo due, i nostri ragazzuoli partiranno per Capitol (finalmente aggiungerei)! 
Beh, direi che è tutto! Spero vogliate farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto!  A presto! 
[Volevo chiedervi un'altra cosa: pensate che nei capitoli ci siano e(o)rrori di ortografia? Avrei bisogno di una beta secondo voi! A me pare che il testo sia scorrevole ma magari mi sbaglio D:]
Un bacione a tutto e grazie per leggermi!

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Capitolo 11
*** X ***


“CONTÌNUO, CONTINUATO.

Continuo è Senza interruzioni. - <> - Quando si dice continuato può intendervisi breve interruzione, ma che poi ricomincia nel modo medesimo; e accenna di più a lunghezza di durata. - <>”


 

POV JOHANNA

 

Acqua. C'è troppa acqua. Da dove arriva? Non respiro. Aiuto! Aiuto! C'è nessuno?! Fate andare via questa maledetta acqua! Katniss, dove sei? Sto sognando? Se è così perché non sento la tua mano nella mia? Aiutatemi, vi prego! David... Chi è David? Nessuno. Nessuno verrà. Forse, se gli dicessi che ho bisogno di lui, verrebbe. Allora perché non è ancora arrivato? C'è troppa acqua qui. È Snow. È sempre lui, mi ha ritrovata. Vuole farmi parlare! Mi faranno di nuovo del male, mi affogheranno!! BASTA!!

- Johanna! Johanna svegliati!! Stai avendo un incubo, svegliati!

Mi sveglio di soprassalto, sono sudata fradicia e sto tremando. Katniss è appoggiata al mio letto mentre sua mamma e Gale entrano per capire che succede: la loro unità abitativa è vicina alla nostra. Dopo averli rassicurati ci lasciano solo e forse è la stanchezza che mi fa vedere cose che non esistono ma ho notato il minatore lanciare strane occhiate a Kat. Lei sembra non essersene accorta e, mentre si stende nel mio letto, mi ripete che va tutto bene e che non mi devo preoccupare. Non mi chiede cosa ho sognato, lei sa.
I nostri incubi sono gli stessi. Dall'arena a tutto ciò che ne è conseguito. Lei era la con me, in quelle prigioni, mentre ci uccidevano l'anima torturandoci il corpo, mentre provavamo a non morire, solo per non dargliela vinta a quei bastardi. Mentre soffrivamo. Eravamo la insieme e da quel momento non mi ha più abbandonata.

Il mattino dopo sono più nervosa del solito e quando ci ritroviamo a fare colazione in mensa le persone, notando il mio sguardo, evitano di rivolgermi la parola. Bravi burattini.
Domani ci sarà l'esame e io devo superarlo. Avrò la mia vendetta, costi quel che costi. David si siede vicino a me e, senza proferire parola, inizia a mangiare le sue uova. Vederlo così calmo e sorridente mi fa innervosire ancora di più se è possibile.

- Hey soldatino! Sorridi perché ti hanno dato un'altra stellina? - dico, tanto per prenderlo in giro. Oggi mi sento cattiva. Mi piace.
No, tesoro – quasi mi strozzo con la pancetta quando sento quella parola – rido per i tuoi capelli. Hai preso la scossa, per caso? Hahaha
La sua battuta, stranamente, mi fa sorridere. Mi piacciono i nostri battibecchi.
- No, tesoro – lo imito e sento uno strano calore riempirmi il petto. Ma che cacchio? - L'ho fatto per te! Così, per un giorno, smetteranno di prendere in giro i tuoi capelli rasati da perfetto soldatino e si concentreranno sulla mia chioma. Dovresti ringraziarmi sai?
Devo forse pensare che tu ce l'abbia coi soldati, 7? -
- Dici? - vorrei chiamarlo anch'io col nome del suo distretto ma mi rendo conto di non sapere da dove viene.
Quante cose non conosco di questo ragazzo? È un muro per tutti. Poi mi ricordo che mi ha confidato il suo più profondo segreto e mi sento meglio, più vicina a lui. Cosa sto facendo? Johanna Mason non prova questi sentimenti, non prende una cotta per un ragazzo. Una cotta? Ma cosa vado a pensare? Io NON ho una cotta per David! Mi alzo senza finire di guardarlo e me ne vado. Ho bisogno d'aria.

Nel pomeriggio mi ritrovo non so come a parlare con Peeta, è buffo vederlo così agitato: non vuole che Katniss superi l'esame di domani, non vuole che torni là. Illuso. La Coin la spedirebbe comunque in quell'inferno, lei la vuole là, le serve là e Kat non perderebbe mai l'occasione di andare a sputare in faccia a quel bastardo.

- Hey panettiere innamorato, - gli rispondo prendendolo in giro, provando ad alleggerire questa ridicola situazione - rilassati! Nessuno permetterà che le facciano del male, lo sai!
Oh puoi star certa che nessuno si avvicinerà a lei – risponde e c'è una certezza nei suoi occhi che mi fa passare la voglia di prenderlo in giro – ma lei è così fragile! Non reggerà, lo so! La sua mente crollerà e mi odierà, di nuovo!
-
È più forte di quello che credi, sta guarendo. Sa che non siete stati tu e il minatore a farle quelle cose...
-
Ha bisogno di più tempo! - urla, disperato
-
Più tempo per cosa? Guarire? Capire che ti amava? O ricominciare ad amarti, eh panettiere? O sei tu che vuoi più tempo? Per averla intorno, perché hai paura che dopo questa guerra lei non avrà più motivi per parlarti e tu per starle intorno – lo aggredisco, mettendomi a urlare a mia volta.
Lui inizia a camminare avanti e indietro per la stanza con lo sguardo pensieroso:
Stai sbagliando Johanna – lo stesso sguardo fiero e sicuro di prima. Ha dei begli occhi Mellark, capisco perché piaccia alla fiaccolina. Ed è ovvio che le piace, non importa quel che dice lei – Io non so se lei mi amasse, lo dubito, probabilmente era gentile con me perché si sentiva in colpa nel non poter ricambiare i miei sentimenti. Detto questo tu mi chiedi se vorrei passare più tempo con lei? Sì, dannazione, sì. L'idea che potrei non rivederla finita la guerra mi fa cadere nel vuoto più profondo ma mi rende anche felice.
Felice? - domando perché davvero non capisco. Come può essere felice sapendo che lei vivrà lontana?
Certo! Se lei decidesse di non tornare al 12 per ricostruirlo, se scegliesse un altro distretto, magari il 7 – arrossisco come una mocciosa perché Peeta ha capito che non la lascerò, anche se sinceramente non mi importa di dove vorrà vivere – vorrebbe comunque dire che è viva. E io voglio solo questo per lei, mi basta sapere che è felice, da qualche parte. Ma se venisse a Capitol? Se dovesse crollare sotto al ricordo di tutto ciò che le è successo? Non voglio! Lei deve stare qui dove nessun male potrà toccarla! Finita la guerra potrà andare dove vorrà ma io ora ho bisogno di saperla in un posto sicuro!
Capisco perfettamente i suoi sentimenti, ma sono anche certa che lei non accetterà mai di stare qui, dovesse andare a Capitol da sola a piedi così gli rispondo nell'unica maniera possibile, per darci un po' di speranza:
Allora la terremo al sicuro noi Peeta.
Lo sguardo d'intesa che ci lanciamo vale più di 1000 parole.

 

 

 

 

 

“Ho sentito un vecchio che diceva

“Ho amato la stessa donna per cinquant'anni”.

Ho pensato a quanto fosse bello, fino a quando disse “

Avrei voluto che lo sapesse”:

 

 

POV KATNISS

 

Peeta, chi è lui per me? Nessuno. Si sbagliano. Tutti, stanno tutti sbagliando. Cosa ne sanno loro?! Non possono dirmi chi è Peeta per me, solo io posso. Lui è quello che, senza un motivo apparente, mi fa sudare le mani quando mi sorride. Quelle stesse mani che vorrei potergli passare fra i suoi bellissimi riccioli biondi... i riccioli che vorrei tirare fino a fargli male. È quello che, solo abbracciandomi, mi ha fatto venire una crisi e, poco dopo, sempre abbracciandomi, mi ha riportata indietro, da lui.
Non possono nemmeno dirmi chi era per me! Non sanno nemmeno questo e, forse, è colpa mia. Io, Katniss Everdeen, che mi spreco a parlare di un ragazzo con qualcuno? Non avevo tempo! Dovevo tenere in vita Prim e mia madre, il resto non importava. E ora loro come potrebbero dirmi se provavo veramente qualcosa per lui?! Certo, possono farmi vedere i video o tentare di raccontarmi fatti che ci hanno visti insieme, analizzando i miei comportamenti magari, ma solo io so bene quanta riesca ad essere falsa, come riesca a barricarmi dietro la mia facciata di indifferenza. Ho dei ricordi strani sul ragazzo dagli occhi blu cielo. Un sacco di baci, ma quelli erano dovuti alle telecamere no? Io cercavo di tenerci in vita e basta, no? Ma se lui era d'accordo con Snow, perché ho dovuto salvarci? Perché fingere? Ricordo certi suoi sguardi colmi di tristezza e rabbia, a lui non piaceva baciarmi? O non gli piaceva la situazione?! Non capisco! Ho la testa che mi scoppia e fra pochi minuti dovrò sostenere il mio esame.
Quando chiamano il mio nome, non ho idea della strategia che dovrei usare.
Per fortuna, una volta entrata nell’Isolato, mi viene in aiuto una certa dose di addestramento. È una situazione di imboscata. Quasi subito compaiono i Pacificatori, e io devo avanzare sino a un punto d’incontro per riunirmi alla mia squadra che si è sparpagliata. Percorro lentamente la strada, facendo fuori vari Pacificatori mentre procedo.
Due sul tetto alla mia sinistra, un altro su una porta davanti a me. È impegnativo, ma non difficile come mi aspettavo. Continuo ad avere la sensazione che, se le cose sono troppo facili, evidentemente non ho colto il nocciolo della questione. Sono a un paio di edifici di distanza dal mio obiettivo quando l’atmosfera comincia a scaldarsi.
Una mezza dozzina di Pacificatori sbuca da dietro l’angolo a passo di carica. Avranno la meglio su di me, però noto qualcosa. Un bidone di benzina abbandonato per distrazione nel canaletto di scolo.
Eccola. La mia prova: accorgermi che far esplodere quel bidone sarà l’unico modo per portare a termine la mia missione.
Proprio mentre affretto il passo per farlo, Peeta (o un suo ologramma? È davvero qui), che la Coin mi ha riferito fare parte della mia squadra, mi ordina in tono sommesso di buttarmi a terra. Ogni istinto che possiedo mi grida di ignorare la voce, che lui è d'accordo con loro, che ci farà morire tutti e io dovrei solo premere il grilletto e far saltare in aria i Pacificatori.
E all’improvviso capisco quale sarà, secondo i militari, il mio maggior punto debole. Non sarò capace di fidarmi dei miei compagni di squadra, non mi fido qui al distretto 13, non posso immaginare come mi sentirò a tornare a Capitol, dove mi hanno uccisa. Posso farcela? Posso provare!
Mi scaravento a terra con tanta violenza e rapidità che continuerò a togliermi ghiaia dal mento per una settimana. Qualcun altro fa esplodere il fusto di benzina. I Pacificatori muoiono. Io raggiungo il mio punto d’incontro.
Quando abbandono l’Isolato dall’uscita più lontana, un soldato si congratula con me, mi stampiglia il numero di squadra 451 sulla mano e mi dice di presentarmi al Comando. [...]
Boggs sorride e scuote la testa quando mi vede. — Fa’ vedere. — Ormai insicura, tendo la mano stampigliata. — Sei con me. È una unità speciale di tiratori scelti. Unisciti alla tua squadra. — Con un cenno della testa, mi indica il gruppo allineato contro la parete anche se so già con chi sarò, la Coin mi ha informata una settimana fa, per digerirlo ha detto. Gale. Finnick. Peeta. David. Altri cinque che non conosco. La mia squadra. Ma Johanna? Dov'è la mia Johanna? Non posso farlo senza di lei! Ascolto a malapena quello che Plutarch ci spiega dei baccelli, dell'ologramma, del piano. Il mio corpo si irrigidisce quando capisco cosa ci sta mostrando, così come quello di Finnick e quello di Peeta. Stiamo tornando in un'arena. Vengo attraversata dall'ansia pura, vorrei poter restare qui, lontana da tutto quell'orrore, ma devo avere la mia vendetta! Quasi mi viene un attacco di cuore quando sento Peeta alle mie spalle sussurrarmi:

- Tranquilla Katniss, ti tirerò fuori viva da lì. Tu non morirai.
Ed è un deja vu, una conversazione che abbiamo già avuto, un litigio forse? Io lo volevo proteggere quasi quanto lui voleva farlo con me?
- Io volevo morire per farti uscire vincitore nell'arena. Vero o falso?
Vero, Kat. La tua pazzia è sempre vera – risponde, ridendo.
Come può ridere di una situazione del genere? Davvero mi importava così tanto della vita del ragazzo del pane? Cos'era veramente lui per me? Ancora quella domanda.

Chi sei, Peeta?

 

 

 

 

 

 

 

“Non è il potere che corrompe, ma la paura.

l timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e

la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto.”

 

POV COIN

 

È finalmente arrivato il momento: le prime squadre sono partire in questi giorni e presto partiranno anche i miei vincitori. Sono nella squadra delle stelle. Ho scelto il nome per evidenziare il fatto che sono come delle star fra gli abitanti del distretto e, quando tutto questo finirà, quel nome risalterà nei loro necrologi. Dovranno morire tutti, questo è ovvio. Everdeen per prima: la sento maldisposta nei miei confronti, non si fida. Non so cosa le abbia rivelato Snow, se sia spinto a dirle dei nostri progetti, all'inizio, quando facevo ancora parte della sua squadra segreta, quella per tenere sotto controllo i distretti. Forse le ha spiegato come sono andate le cose, come tutto è precipitato quando ho capito che il presidente non si sarebbe mai fatto da parte dandomi ciò che mi era stato promesso: il suo potere, un giorno. E io volevo di più, io voglio di più. Poi è successo ciò che tutti oggi conoscono: la rivolta del 13, capitanata da me “per la libertà del distretto”, i lunghi anni di attesa e, finalmente, l'ora di chiudere i conti. Io non so cosa sappia realmente la nostra Ghiandaia, lei non ha mai fatto riferimento a nulla le poche volte che le ho parlato in privato, ma l'ho sempre vista fredda, dura, riservata, quasi come se mi considerasse il nemico, come se sapesse. Quel che è certo è che, in un modo o nell'altro, morirà così come i suoi compagni. Magari, se non mi fosse stata così ostile, avrei potuto pensare di salvarla. Un simbolo della nuova Panem. La dimostrazione delle mie capacità perché sarei stata io a salvare la Ghiandaia! In fondo quella stupida ragazza non ha fatto altro che farmi favori da quando è entrata in scena: ha istigato Snow con quelle bacche, ha sollevato il popolo col suo comportamento e sarà un simbolo per tutti, mi ha addirittura tolto l'impiccio di Johanna Mason! Quella sciocca non è neanche riuscita a passare il suo semplice esame ma Katniss ha imposto come condizione della sua spedizione che la ragazza partisse con lei. Sarebbe un'ottima alleata, forse, se fosse un po' più incline all'ubbidienza. Purtroppo, invece, “soccomberanno tutti nella loro ultima azione eroica per portare la pace e la libertà ai distretti”. Verranno elogiati come le ultime vittime degli Hunger Games e della dittatura di Snow e, se sarò fortunata, la loro morte porterà dalla mia parte una piccola percentuale degli abitanti della capitale, in fondo sono i loro idoli no? Hanno imparato ad amarli e considerarli degli eroi. La loro fine servirà anche a questo, ho così tanti progetti in mente e quei ragazzini mi aiuteranno a realizzarli, fino al loro ultimo respiro. Devo solo aspettare un altro po' e Panem sarà mia.































 


Sì, sono in ritardo. Sì, come al solito. Sì, vi chiedo di nuovo scusa. Io ci provo, davvero! Sono troppo stanca per scrivere ancora, spero solo il capitolo vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione a tutte!

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