Capitol Games: Dal Fuoco Alle Ceneri

di DioMagoPrescelto99
(/viewuser.php?uid=686032)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Buona Sorte ***
Capitolo 2: *** Amici Da Tempo ***
Capitolo 3: *** Il Distretto 13 ***
Capitolo 4: *** Il Sole Fra i Tributi ***



Capitolo 1
*** La Buona Sorte ***


PARTE PRIMA:

CAPITOL GAMES





CAPITOLO 1.



LA BUONA SORTE

Jack
 
-    Benvenuti, benvenuti, alla prima edizione dei nuovi Capitol Games! - , una donna di bassa statura vestita in modo sgargiante, elegante e piana di se, presentava sul palco il giorno della mietitura. Era il primo anno per quelli come loro e la cosa sicuramente non li entusiasmava come una volta.
-    E adesso prima di procedere con la mietitura vediamo il video in memoria dell’ultima rivoluzione! Capiamo come sono migliorate le condizioni di tutta Panem a cinque anni dalla rivolta della Ghiandaia Imitatrice!  - , tutti i cittadini alzarono lo sguardo sul grosso tabellone bianco sul quale varie scene di combattimenti e guerra si stanziavano nel silenzio tombale creatosi in piazza. Tutti erano all’attenti tremanti nel vedere quelle sanguinose scene di uomini che combattevano gli uni contro gli altri in una violenza mai vista prima.
Jack quella mattina si era svegliato presto per girovagare per la vecchia Capitol City, non più la città di un tempo, sgargiante, meravigliosa e stupefacente. Ormai era stata quasi completamente distrutta. Dopo la seconda rivolta dei ribelli Capitol ne era rimasta danneggiata. Ormai il presidente Snow era morto e i ribelli guidati da Katniss Everdeen si erano impadroniti della città e per tutti gli abitanti di quest’ultima non vi era stata nessuna via di fuga o di salvezza, perciò preferirono non reagire e accettare tutto. Da quel giorno ogni cosa cambiò, per Jack e tutti gli abitanti di Capitol la vita divenne giorno dopo giorno più difficile. La presidentessa Coin aveva deciso di diminuire drasticamente la ricchezza della vecchia capitale a favore degli altri distretti i cui abitanti un tempo soffrivano la fame, ricevendo molti vantaggi e più ricchezza migliorando così la propria qualità di vita. Il governo era molto cambiato rispetto a quello creato da Snow, tutti i distretti collaboravano a fornire ciò che possedevano di più agli altri distretti in un rapporto di supporto a vicenda, compresa Capitol City.
Ma questo non escluse la vecchia capitale dal progetto della presidentessa Coin, quest’ultima aveva attuato gli Hunger Games  a Capitol City , come forma di vendetta, facendo provare così ai cittadini di quest’ultima, cosa gli altri distretti avevano provato per ben 75 anni!
Girovagando l’albino rivide i vari palazzi, ormai distrutti o addirittura sostituiti, che una volta erano locali dove ci si poteva ballare fino a notte tarda, senza un orario preciso di ritorno a casa e luce illimitata per ore e ore accesa perennemente. Al contrario adesso, a un anno dalla rivoluzione, Capitol non poteva più contare sulle agevolazioni di prima così iniziando una vita più semplice, umile e meno festosa e questo a Jack piaceva. Non le erano mai piaciute quelle feste illimitate e chiassose, tutte quelle luci e quei rumori che non gli permettevano di riposare bene. Ma la cosa che più non sopportava del vecchio governo erano gli Hunger Games .
Quelle poche persone che erano riuscite a preservarsi quei lussureggianti e molto stravaganti vestiti, che una volta erano solite vestire, erano ormai gli unici che non avevano ancora del tutto accettato il nuovo presente. Un presente più umile, meno lussureggiante, più solidale e meno rumoroso per la vecchia capitale. Forse mettendo quei vestiti dalle strane parrucche vigorose, dai vestiti scomodi e ampi, colmi di strass e striature colorate e da quell’atteggiamento da superiori e ancora superficiale, stavano ancora cercando di oltrepassare lo shock dell’ultima ribellione. Quella gli ha portato via la loro vita quotidiana priva di lavoro, fatica o responsabilità, colma di pensieri non essenziali come la continua cura delle unghie e delle acconciature. Adesso Jack finalmente sperava di passare una vita migliore, una vita dove l’aiutarsi a vicenda e il lavorare per mangiare e sopravvivere, sempre con quella ironia che a lui piaceva portare in ogni luogo capitasse, fosse oramai il principio fondamentale.
Per quanto la rivolta, a parer di Jack, abbia diminuito l’egocentrismo e la futilità, gli Hunger Games sarebbero dovuti cessare per sempre, ma ancora una volta quest’anno eccoli che si ripresentavano sotto il nuovo nome di CAPITOL GAMES. Una volta i partecipanti di questi giochi erano due tributi, uno maschio e uno femmina, per ciascun distretto che va dal primo al dodicesimo. Ora invece la Coin aveva cambiato questa regola, facendo partecipare non più tributi dei distretti, ma cittadini di Capitol City. Jack capiva il perché di tutto questo. Loro abitanti della vecchia capitale erano sempre stati felici e contenti, addirittura tifando e incoraggiando i giochi a continuare e diventare sempre più difficili e assassini, provocando un grande odio verso di loro da parte dei distretti. Ma Jack, da sempre contrario agli Hunger Games, sperava che la rivolta avrebbe cambiato tutto, eliminando completamente i giochi, ma invece ora poteva toccare a lui entrare nell’arena. Poteva toccare a lui andare in quei terribili e violenti giochi di morte e omicidio. 
Durante i cambiamenti causati dalla rivolta, molti abitanti di Capitol erano morti per la mancanza di lusso e di agevolazioni portandoli addirittura al suicidio! Come poteva pensare la Coin di organizzare gli Hunger games con gli abitanti della vecchia capitale come protagonisti. Sarebbero morti in meno di due giorni! Forse era per questo che la nuova presidentessa aveva aspettato cinque anni prima di presentare questi nuovi giochi. Così gli abitanti avrebbero potuto abituarsi all’idea e forse anche allenarsi per cercare di sopravvivere. E così fu! Molti giovani della vecchia capitale dopo un lungo periodo di tempo passato a superare le loro abitudini da scansafatiche, avevano iniziato ad andare in palestra per prepararsi ad una eventuale loro estrazione dopo quei cinque anni di calma e di riposo stabiliti dalla Coin. Anche Jack era andato ad allenarsi molte volte cercando di imparare cose fondamentali per sopravvivere in qualche arena per la sopravvivenza. Lui aveva imparato anche ad usare bastoni di ogni tipo. Ora dopo cinque anni, si poteva concludere che molti giovani abitanti di Capitol City erano diventati validissimi avversari in un’arena di morte. 
Jack, perciò, era in giro per Capitol a sperare di non essere estratto per i Capitol Games durante la mietitura. Camminando pensava, fissando i vari edifici ancora tendenti a quei colori splendenti e quasi ridicoli, a tutti i cambiamenti che la rivolta aveva portato. La presidentessa Coin si era preparata bene per i Capitol Games, aveva diviso la vecchia e grande capitale in sei dipartimenti in modo da ottenere ben sei zone separate da muri o recinzioni. In ogni dipartimento sarebbe avvenuta la mietitura per i primi e unici giochi di Capitol. Da ogni compartimento sarebbero stati estratti quattro ragazzi, due ragazze e due ragazzi, almeno così avevano trasmetto via TV in tutta la nazione. Jack sperava solo di non essere uno di quelli. 
Nel suo dipartimento a Capitol, il sesto, aveva molte persone a cui voleva bene, sua sorella, sua madre e tre suoi amici conosciuti per la scuola e per il loro comune disprezzo verso gli Hunger Games, al contrario degli altri loro concittadini che li adoravano.  Sperava che queste poche persone sarebbero rimaste al sicuro a Capitol, ma non avrebbe neanche voluto essere estratto lui lasciandole lì e non rivedendole più. Perciò la cosa che più sperava era che la buona sorte fosse a suo favore. Che la buona sorte non lo possa dividere dalle poche persone che lui amava.
Dopo aver finito la sua passeggiata colma di pensieri e osservazioni. Jack tornò nella sua mediocre casa di periferia. Salì nella sua camera e si posò sul letto a fissare il soffitto cercando di non pensare all’ansia della mietitura che lo divorava da dentro. Sapeva che qualcosa sarebbe successo, lo sentiva dentro di sé. Poi giunse l’ora. Era mezzogiorno quando la madre entrò nella stanza avvertendolo di prepararsi e riportandolo alla realtà. 
Subito si alzò e indossò i vestiti che la madre gli aveva preparato, piegato e sistemato con cura sul mobiletto di legno di mogano di fianco al letto dell’albino. Prese la felpa con cura e subito ma sempre con delicatezza per non rovinare quel morbido tessuto che presto avrebbe toccato la sua pelle, la indossò. Sistemò bene il cappuccio dietro la nuca e abbassò leggermente la felpa fin sotto le anche. Prese il pantalone color marrone avano e lo indossò sistemando bene le tasche e le pieghe vicino le caviglie. Una volta pronto scese al piano di sotto, nel soggiorno, dove sua sorella, una piccola e dolce ragazzina dall’aria innocente, tremava dalla paura di quel giorno, dalla paura della mietitura. Anche lei sapeva quello che sarebbe potuto succedere. Anche lei sapeva che sia suo fratello che lei sarebbero potuti essere estratti alla mietitura. Tutta questa paura e tensione creatosi nella mente della ragazzina si poteva trasparire dai suoi enormi e magnifici occhi marrone scuro. Occhi innocenti e vulnerabili, molto vulnerabili.
Nonostante i due fossero fratello e sorella, era difficile capirlo. La piccola Emma Frost, aveva occhi castani e un viso circondato da capelli, dello stesso colore delle iridi, raccolti in una piccola treccia poggiata delicatamente sulla spalla destra della bambina. Al contrario Jack aveva occhi blu come un mare ghiacciato in periodo invernale e capelli che ricordavano in modo molto vago alla neve attecchita al suolo. Perciò come si poteva vedere fra i due vi erano più differenze che uguaglianze. Ma questo non poteva cambiare il legame di sangue e l’amore che l’uno provava per l’altra.
-    Ehi, Emma, va tutto bene! Ti prometto che andrà tutto bene - , disse Jack avvicinandosi alla sorellina con tanta dolcezza. La prese in braccio e l’abbracciò cercando di non far trasparire la paura che anche lui provava in quest’orribile giorno, cercando di mostrarsi forte e sicuro trasmettendole così questa falsa sicurezza che aveva e, con quella menzogna voleva aumentare la sicurezza dalla sorellina, pur sapendo che niente era sicuro durante la mietitura.
I due fratelli e la madre uscirono dalla casa e si avviarono al centro della città  del sesto dipartimento. Non appena tutti i cittadini del dipartimento si riunirono la cerimonia iniziò. Jack non seguì l’inizio della mietitura, si limitò a cercare con lo sguardo le altre tre persone che amava nella città, i suoi tre amici. Voltò lo sguardo fra la folla. Il primo che trovò fu il suo migliore amico Hiccup, intento e immerso nei suoi pensieri, sicuramente pensieri di paura e di vuoto interiore, pensieri che una volta erano immersi in invenzioni o oggetti elettrici. Poi voltò ancora lo sguardo trovando anche Merida, la rossa ribelle dai ricci indomabili, che durante tutto il periodo della rivolta era sempre stata una sostenitrice del volto della ribellione, la ghiandaia imitatrice, Katniss Everdeen. Per quel poco che Jack sapeva sulla signora Everdeen, si poteva notare delle uguaglianze fra le due: entrambe erano istintive e ribelli ed entrambe erano forti e dure. Poi per ultima trovò Rapunzel, quella dolce e innocente ragazza che da sempre aveva avuto un posto importante nel suo cuore. Jack sperava, anche di più di quanto lo facesse per sua sorella, che lei non venisse estratta per partecipare ai giochi. Le immagini di guerra scomparvero con il suono di quattro note, cantate nei 74° Hunger Games da una ragazzina, ingiustamente morta, chiamata Rue, e dallo sfondo della ghiandaia imitatrice in fiamme. Poi la donna bassa sul palco rigida e dura si avviò verso la conca alla sua sinistra dove vi erano scritti su foglietti di carta i nomi di tutte le ragazze del dipartimento. Ora la parte peggiore della mietitura stava per cominciare.
-    E adesso è arrivato per noi il momento di sorteggiare un giovane uomo e una giovane donna coraggiosi, che avranno l’onore di rappresentare il sesto dipartimento ai nuovi primi Capitol Games … - , lanciò uno sguardo a tutti lasciando un momento di pausa e di suspense, - … iniziamo con le signore … - , mise così una delle sue mani dentro la conca e con leggeri, lenti e continui movimenti di polso, la fece ondulare sopra i biglietti. Poi finalmente abbassò la mano, afferrò un bigliettino e tornò così al centro della piazza.
Poi aprì lentamente il foglietto e scrutò il nome. Dopo qualche secondo di tempo iniziò a parlare:
-    Rapunzel Corona! Su vieni qui! - , incitava al microfono guardandosi in giro per cercare di capire chi fosse la ragazza scelta. A Jack venne un tuffo al cuore. Proprio Rapunzel NO! Proprio la ragazza che  non voleva venisse estratta era stata estratta. Gli montava una rabbia e un forte dolore dentro che a guardarla salire quelle scale con il viso tremante, scolorito e quasi piangente, per poco Jack non svenne.
-    E adesso il giovane Maschio! - , la donna si avviò alla conca a sinistra e con la stessa delicatezza e lentezza aumentò sempre di più la paura di Jack di essere scelto. Forse la cosa positiva sarebbe quella di andare nell’arena insieme a Rapunzel, ma non poteva abbandonare sua sorella e gli altri suoi due amici. Ma Jack non potrebbe sopportare di andare in un’arena dove avrebbe dovuto combattere a morte con la ragazza a cui voleva più bene di tutti.
-    Hiccup Horrendous Hadock III! Vieni qui, dove sei?! - , ed eccone un altro, un tuffo al cuore, il suo unico migliore amico, ora doveva fronteggiare altre 23 persone mortalmente e una tra queste era la sua migliore amica. 
-    Torniamo alle ragazze … - , subito si diresse alla conca delle ragazze e con altri movimenti leggiadri di mano, che creavano suspense e più paura, estrasse il foglietto. Quel foglietto Jack sentiva che non era fortunato per lui. Che qualcosa di brutto stava per accadere e lui purtroppo non avrebbe potuto evitarlo.
-    Emma Frost! - , quel nome, quel nome non avrebbe mai voluto sentirlo da quella donna bassa e rigida sul palco. La sua mente stava andando in confusione, due dei suoi migliori amici erano stati estratti mentre sua sorella, la piccola e innocente Emma era appena stata chiamata a partecipare a quegli orrendi giochi. Cosa poteva fare?! Anche se si sarebbe offerto volontario non avrebbe potuto evitare che lei andasse nell’arena. Ma forse era l’unico modo per salvare la sua piccola sorellina, andare nell’arena lì con lei. Doveva offrirsi volontario!
-    Mi offro volontaria! … - , gridò invece una ragazza prima che Jack riuscisse a spiccicare una parola - … Mi offro volontaria come tributo! - . Qualcuno si era offerto volontario al posto di sua sorella?! Ma chi? Chi lo avrebbe fatto? Jack voltò lo sguardo verso la direzione della voce della volontaria. La sua mente si era leggermente rilassata. Sua sorella ora era salva. Ma quel leggero momento di sollievo passò subito. La ragazza che si era offerta volontaria era Merida! Jack ora si sentiva in debito. Merida, la sua migliore amica, si era offerta volontaria per salvare la sorella dell’albino. Questo gesto aveva appena mostrato la determinazione, la bontà e il coraggio della ragazza. Jack era fiero di avere un’amica così. Un’amica che presto si sarebbe dovuta scontrare mortalmente con altri 21 tributi esclusi Rapunzel e Hiccup. Jack avrebbe tanto voluto ringraziarla e fare qualcosa per lei. Ma niente avrebbe mai potuto risanare il debito che lui provava nei suoi confronti.
-    Bene, e tu come ti chiami? - , domandò la presentatrice della mietitura alla rossa non appena la raggiunse.
-    Mi chiamo Merida DunBroch - . Senza dare il tempo per altre domande Merida si posizionò accanto a Rapunzel cercando di calmarla e di farle superare, per quanto possibile, lo shock appena riportato.
-    Ok! Allora adesso è l’ora dell’ultimo ragazzo! - , si avvicinò ancora una volta alla conca dei ragazzi a destra. Senza indugiare o esitare afferrò il primo biglietto che le capitò di mano e ritornò al centro della piazza. Aprì il foglietto e scrutò il nome. 
-    Jack Frost! - , ecco, Jack lo sapeva. Sapeva che qualcosa sarebbe successo. Ma non poteva aspettarsi tutta questa sfortuna. Sovrappensiero e confuso l’albino si avviò verso gli altri tre tributi scelti in piazza. La sua mente era in uno stato così tanto confusionale che a malapena sentì le urla strazianti di sua sorella alle sue spalle. Arrivò vicino Hiccup e rimase lì dritto e freddo, immobile come un blocco di ghiaccio, con uno sguardo assente e sotto shock. Quel giorno, la buona sorte non era stata a suo favore.

 

N.A.: Salve a tutti!! Bene ringrazio tutti coloro che abbiano letto questo mio primo capitolo della mia cosuccia e che sono arrivati fin qui. Bene questo capitolo era il POV (point of view) di Jack dove come avete letto lo troviamo nel sesto dipartimento a sperare che né lui e né le persone a cui vuole bene vadano nell'arena. Ma come dice la frase finale la buona sorte non era stata a suo favore infatti non solo è stato estratto alla mietitura ma si è anche portato tutti e tre i suoi migliori amici nell'arena con lui xD. Quanta sfiga xD!!
Bene il prossimo capitolo sarà il POV di Hiccup dentro il palazzo di giustizia e vedrete cosa accadrà :)
La storia continuerà nello stesso stile dei libri di Hunger Games, ovvero la fanfiction sarà divisa in tre parti e questo come avete letto era solo il primo capitolo della prima parte chiamata Capitol Games...
Spero tanto di trovare recensioni che siano positive o negative che ben vengano perciò commentate se volete!
smetto di scocciarvi nelle note d'autore e vi lascio stare ... Al prossimo capitolo :)
DMP

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Amici Da Tempo ***


CAPITOLO 2.



AMICI DA TEMPO
 
Hiccup
 
I quattro tributi non ebbero neanche il tempo di scambiarsi due parole che vennero presi e scortati all’interno del palazzo di giustizia in quattro varie camere. L’ansia dell’attesa e della mietitura ancora non era passata. Hiccup camminava avanti e indietro nella stanza attendendo la visita di qualcuno del suo dipartimento. Qualcuno che sarebbe venuto a salutarlo. Dopo lunghi minuti somiglianti ad ore finalmente la porta si aprì. Due figure entrarono nella stanza con un’andatura e sicurezza quasi vichinga. Suo padre e sua madre si chiusero la porta alle spalle e rimasero a fissare loro figlio. I due si sistemarono nella stanza sedendosi sul grande e comodo divano di un sottile tessuto morbido e setoso. I suoi genitori avevano sempre pretesto molto da lui. Il padre, grande e potente ricco di Capitol City, uno sponsor, voleva tanto che suo figlio diventasse come lui o addirittura sperava che un giorno sarebbe potuto diventare il presidente di Panem grazie alla sua intelligenza. 
Ricordava ancora quando l’omone lo costringeva a guardare gli Hunger Games per poter valutare un tributo sulle sue condizioni, sulle sue probabilità di vita e sul fattore sponsor che avrebbe potuto salvarlo fino anche a portarlo alla vittoria. Ma ad Hiccup tutto questo non era mai piaciuto. Lui odiava con tutto il suo cuore i giochi, odiava l’ex presidente Snow per aver eretto gli Hunger Games. Odiava gli Hunger Games stessi. Ed ora doveva essere lui uno di quei tributi nell’arena a scontrarsi mortalmente contro ben 23 persone compresi tre suoi amici fin da bambino.
I minuti passavano e i tre nella stanza non emisero alcuna parola fuorché sospiri o parole mangiate dal silenzio. Hiccup sapeva che avrebbe dovuto parlare con i suoi genitori. Sapeva che se non l’avrebbe fatto ora, se ne sarebbe pentito dopo. Sapeva che questa poteva essere l’ultima possibilità di parlare con i suoi genitori. Perché nel giro di una settimana o più avrebbe avuto elevate possibilità di morte trasmesse in onda in tutta Panem. Odiava essere lì. Odiava sapere che non ce l’avrebbe mai fatta ad uccidere persone innocenti. 
-    Mamma, Papà. So che non vincerò! - , riuscì a dire prima che le parole gli si spezzassero in bocca.
-    Non dire così! Ormai hai 16 anni, sei intelligente e hai ottime nozioni base e anche più sviluppate degli altri. Hai anche più possibilità di farcela! - , esclamò il padre. Se lo diceva lui era più che certo che fosse vero. Detto da uno sponsor che alle volte aiutava gli strateghi un tempo. Ma Hiccup dentro di se sapeva che quelle parole non erano del tutto vere. Erano parole di un padre che avrebbe potuto perdere il suo unico figlio nel giro di pochi giorni e non rivederlo più.
Se anche quello che il padre aveva appena detto fosse vero e lui avrebbe anche avuto qualche possibilità di vittoria, il suo vero dilemma non era non poter vincere per scarse possibilità. Il suo dilemma era quello che nell’arena avrebbe dovuto uccidere anche i suoi migliori amici, quelle magnifiche persone che conosceva fin da bambino, pur di vincere. 
-    Ma come farò con Jack, Merida, Rapunzel! Non avrò mai il coraggio di fare loro del male! - , notò il viso della madre. Ancora non aveva parlato di niente. Era rimasta a meditare sull’accaduto ancora scossa e turbata. Chi non lo sarebbe se il proprio figlio venisse estratto alla mietitura. Ma di solito Valka, sua madre, aveva sempre avuto qualcosa da dire per confortare e anche aiutare chiunque. Era strano vederla seduta con occhi fissi su un punto, ma vuoti e pensierosi. 
-    Hiccup ricordati che noi ti vogliamo un mondo di bene e qualsiasi cosa accada nell’arena non smetteremo mai di volertene. - , Valka finalmente riuscì a parlare. Poi di scatto si alzò e circondò Hiccup in un abbraccio caldo e affettuoso che solo una madre sapeva fare. Un abbraccio che il moro non sentiva più sul suo corpo da molti anni. Dentro di sé Hiccup sapeva che anche i suoi genitori erano a conoscenza del fatto che lui non sarebbe tornato indietro vivo da lì. Anche se tutti gli altri 20 tributi sarebbero morti, resterebbero i suoi tre amici e lui non era di certo il migliore fra loro. 
-    Tempo! - , sentì dire da una guardia vestita con gli abiti dei ribelli. L’abbraccio venne staccato dalla fine del tempo a disposizione che avevano per parlare. I due genitori si allontanarono pian piano da loro figlio sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbero rivisto vivo. E anche Hiccup sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe rivisto suo padre e gli occhi verdi della madre colmi di lacrime amare che presto si sarebbero sfogate. Lui odiava tutto questo. Odiava gli Hunger Games.
Le visite però non furono finite. Un altro grosso e forzuto uomo attraversò  la soglia della porta entrando nella stanza. Subito Hiccup corse ad abbracciarlo, quell’uomo era l’unico che sapeva i suoi veri interessi. Skaracchio, un grosso omaccione dalla barba bionda legata a trecce che pendevano dal mento e sul capo un grande e predominante elmo vichingo, da sempre invitava Hiccup nella sua fucina sotterranea insegnandoli ogni tipo di cose che c’era da sapere sulla costruzione e sulla meccanica. Avevano passato parecchie ore insieme a creare costruzioni e aggiustare ogni tipo di metallo o oggetto. Skaracchio in più era molto amico di suo padre Stoick perciò nessuno aveva da obbiettare niente se passava del tempo con lui.
-    Oh Skaracchio grazie per essere venuto! - , disse il moro staccando il suo abbraccio, lo guardava sapendo che anche lui stava soffrendo per la sua estrazione. 
-    Hiccup puoi vincere! Costruisci delle trappole per intrappolarli. Sei bravo a costruire puoi farcela così! Nasconditi evitando il combattimento frontale e intrappolali con vari marchingegni! - , iniziò a dire con una fretta tale che neanche riusciva a scandire bene le parole.
-    Potrei ma … non credo io abbia materiale buono per trappole di quella complessità! Comunque non vincerò! E questo lo sappiamo entrambi! - .
Il tempo passò lasciando solo spazio al silenzio. I due rimasero a fissarsi e a scambiarsi sguardi colmi di parole che non sarebbero mai state dette. Poi il tempo a loro disposizione finì e come con i suoi genitori, una guardia scortò fuori dalla stanza uno Skaracchio ormai rassegnato.
La porta si aprì nuovamente con una nuova visita. Una visita inaspettata. Astrid era venuta a salutarlo. Quella ragazza dai lunghi capelli biondi legati a treccia sulla spalla destra, era da sempre stata la sua migliore amica, quasi come una sorella. Questa appena entrò nella stanza non esitò un attimo. Corse subito nella sua direzione ad abbracciarlo. I suoi occhi erano lacrimanti ma comunque cercava in tutti i modi di nasconderlo. Odiava mostrare le sue debolezze, ma questo non era il caso di fare la dura e lei lo sapeva. 
-    Hiccup mi dispiace tanto! - , diceva stringendo il moro fra le sue braccia solide. Hiccup ricambiò l’abbraccio e subito si sentì ancora come in uno di quei giorni d’inverno in cui loro due passavano giornate intere ad allenarsi o giocare a prendi la pecora. Un gioco inventato da loro. Chi prendeva più pecore autonome, che si spostavano da un luogo a l’altro secondo la loro volontà - macchinario inventato da Hiccup - nascoste in vari posti, vinceva la gara. 
Ma Hiccup sapeva che quelli erano solo ricordi e che lui non avrebbe mai più rivissuto momenti simili con lei.
I due non si dissero niente. Per tutto il tempo rimasero l’una tra le braccia dell’altro. Sapevano che entrambi così avrebbero avuto il sostegno dell’altro, un sostegno che ci sarebbe sempre stato. Un sostegno perenne.
-    Tempo! - , gridò la guardia. Le lacrime di Astrid colarono sul suo volto e l’ultima cosa che fece prima di essere scortata fuori fu baciare il moro. Hiccup riuscì a sentire il calore delle sue labbra sulle sue e il sapore amaro delle lacrime della bionda appena colate. Il lentigginoso aveva sperato che questo fosse accaduto prima, così avrebbe potuto goderselo. Ma questo era un bacio di addio. L’ultimo ricordo del suo dipartimento fu proprio questo. Poi venne preso dalla guardia e scortato sul treno diretto alla nuova capitale, il distretto 13. 

Il treno era enorme, suddiviso in varie cabine. Jack, Merida e Rapunzel erano già dentro. Tutti e tre seduti al tavolo della sala da pranzo a mangiare ogni tipo di prelibatezza serviti a dovere da camerieri vestiti di nero. Merida si ingozzava, del resto come sempre, Jack invece stava come studiando il cibo per poi mangiarlo a bocconi piccoli a misura di bambino, mentre Rapunzel non mangiava proprio. Appena i tre notarono il nuovo arrivato si alzarono da tavolo e lo raggiunsero. Hiccup non sapeva che fare in un momento come quello dove sapeva che tra qualche giorno avrebbe dovuto combattere a morte contro i suoi stessi amici, perciò decise di tacere.
-    Chi poteva dirlo che la buona sorte non sarebbe stata a nostro favore - , disse Merida tornando a sedersi a tavola per continuare a mangiare.
-    Grazie Mer! Grazie per esserti offerta volontaria per Emma! - , disse Jack raggiungendo la rossa al tavolo e parlandole come un debitore, e un po’ era così, Merida aveva salvato la vita di sua sorella.
-    Non potevo permettere che venisse mandata negli Hunger Games! - , disse duramente con la voce più forte che aveva in corpo. Poi riprese a mangiare.
Hiccup dagli occhi di Rapunzel poteva capire che la biondina aveva pianto. Ma chi poteva biasimarla. Dopo uno shock del genere lei aveva trovato il suo modo di sfogarsi, piangendo. Hiccup pure stava cercando un suo modo per farlo. Forse costruendo marchingegni, ma qui su questo treno non avrebbe potuto farlo.
-    Ragazzi! - , Hiccup chiamò tutti aspettando che i tre lo guardassero dritto negli occhi. – Resteremo  uniti anche lì dentro vero?! - , quasi gridò per tutta la stanza. Quella frase l’aveva detta con tutta la forza, la speranza e la determinazione che aveva in corpo. 
Non voleva che lì nell’arena lui e i suoi tre migliori amici si dividessero per sempre. Non voleva che lì il loro meraviglioso legame venisse spezzato da quei giochi e dalla voglia di vivere. Voleva restare loro amico per sempre.
-    Si! - , gridarono gli altri tre in coro in risposta.
Hiccup si avviò a tavola insieme a Rapunzel per mangiare qualcosa prima di andare nella propria camera a cambiarsi per vedere il riepilogo della mietitura e con quale altro concorrente avrebbe dovuto combattere nell’arena.
Finito il pranzo entrò in una delle cinque camere presenti nel treno. Quattro per i tributi e una per il mentore che tra l’altro quel pomeriggio non si era ancora fatto vedere. Hiccup sperava che il loro mentore fosse un tipo che sapeva bene il da farsi perché solo uno così avrebbe potuto salvarli nell’arena mandando o no doni di sponsor.
Entrato nella stanza ammirò la sua magnificenza e grandezza. Era una grande camera da letto con il letto più morbido e setoso che Hiccup avesse mai visto o toccato. Tanti vestiti semplici ma di colori  diversi a seconda delle preferenze sistemati minuziosamente in comodini o armadi e un bagno tutto suo con doccia e vasca da bagno inclusa. Si sdraiò sul letto e rimase a guardare il soffitto come in attesa di un qualcosa che non sarebbe mai venuto. Attendendo ripercorreva tutti gli avvenimenti della giornata mentalmente come facendo un elenco. Lui che veniva estratto alla mietitura. I suoi due amici Rapunzel e Jack sorteggiati, la sorellina di Jack, Emma, scelta anche lei per andare ai giochi ma sostituita dall’inaspettata esclamazione della sua amica Merida di volerla sostituire come volontaria, cosa che ancora non aveva capito il perché. I suoi genitori disperati che erano venuti a trovarlo nel palazzo di giustizia. Skaracchio che gli diceva probabili tattiche per vincere. Il bacio di Astrid. E infine lui e i suoi tre amici che si promettevano che sarebbero rimasti comunque amici anche nell’arena. 
Prima di andare a cena, Hiccup si spogliò e si fece una calda, profumata, di rose e pino, doccia nella quale sarebbe voluto restare per sempre. Uscì e un getto d’aria caldo lo asciugò del tutto in un batter d’occhio. Uscito dal bagno solo in biancheria intima rovistò fra gli armadi e i cassetti colmi di vestiti scegliendo quelli che avrebbe indossato per la cena. Indossò una lunga maglietta verde di seta con un pantalone avano. Prese una giacca fatta tutta di pelliccia marrone morbida e sottile e con cura la indossò in abbinamento a scarpe dello stesso colore con sopra, anch’essi, uno strato di pelliccia.
Uscì dalla stanza e raggiunse tutti a tavola. Come nel pomeriggio quando era appena arrivato, Jack, Rapunzel e Merida già erano seduti comodamente serviti a mangiare brodo di pollo caldo. Unitosi agli amici al tavolo mangiò poco o niente ancora con lo stomaco chiuso da tutti gli avvenimenti della mattina. Poi finalmente arrivò il momento della serata che più aspettava. Sapere contro chi avrebbe combattuto nell’arena. Il riassunto della mietitura. 
I quattro si sistemarono comodamente sul divano dello scompartimento a fissare il grosso e moderno televisore sospeso sul muro. Si partiva dal primo dipartimento e così fino al sesto, il loro. Nonostante le riprese fossero eccellenti Hiccup memorizzò solo alcuni volti o persone. Una ragazza albina e dai capelli bianchi come Jack, dal dipartimento 1, chiamata Elsa. Una ragazzo biondino di grossa stazza proveniente dal dipartimento 4, Gambedipesce o qualcosa del genere. E un ragazzo dall’aria furba e astuta quasi da ladro del dipartimento 5 il cui rispettivo nome era Flynn. Poi venne il turno della loro mietitura. Prima Rapunzel che saliva sul palco con un volto sconvolto quasi piangente. Poi lui stesso che veniva chiamato e costretto a raggiungere la presentatrice. La sorellina di Jack scelta e piangente che si avviava verso il centro della piazza bloccata da Merida che si offriva volontaria. E infine Jack che veniva estratto e raggiungeva il gruppetto sconvolto, felice, ma triste allo stesso momento.
-    Lì nell’arena saremo tutti insieme vero?! In un’alleanza! -, dichiarò Hiccup irrompendo nel silenzio assordante creatosi nella stanza. Tutti annuirono e Hiccup era felice di sapere che li avrà con lui nell’arena. Di sapere che qualcuno ci sarà ad aiutarlo e che a sua volta avrà qualcuno da aiutare.
-    Come vedo, già avete creato un’alleanza. Ma io credo anche sappiate che non durerà per sempre, perché da lì solo uno fra tutti i tributi potrà uscirne vivo - . Una voce irruppe nella conversazione fra i quattro. Una forte e dura voce maschile che diceva la cruda e vera verità. Da lì solo uno sarebbe potuto uscirne vivo!

 

N.A.: Salve a tutti ed eccomi di nuovo con un nuovo capitolo della mia cosuccia. Oddei RINGRAZIO tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, 5 recensioni *^* e tra l’altro positive! Grazie mille VI ADORO :) spero vi piaccia anche questo secondo capitolo :). Come avete notato è  il POV di Hiccup nel palazzo di giustizia dove hanno luogo vari incontri con la famiglia (che non poteva mancare) Skaracchio (che è uno dei miei preferiti) e Astrid (non so perché ma in questi giorni ho voglia di scrivere di Astrid xD) che come avete letto ha baciato Hiccup perché lei lo ama. Vabbè, ieri notte ho fatto  la nottata perciò ora sono molto assonnato e se commetto degli errorini perdonatemi perché sto dormendo ad occhi aperti xD. 
Il prossimo capitolo sarà il POV di Merida sempre nel treno, e come vi avevo detto dal terzo in poi si capiranno meglio le REGOLE dei Capitol Games *^*
Ok ora stacco perché i miei occhi si chiudono da soli ed in più non vedo più niente … spero che recensiate anche questo capitolo :) e fatemi sapere se vi piace o eventuali errori. 
Ciao Ciao al prossimo capitolo * va in letargo *

DMP

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Distretto 13 ***


CAPITOLO 3.


 
IL DISTRETTO 13


 
Merida
 
La serata era finita peggio di come era cominciata. Merida odiava questa situazione, ma il loro mentore Gale Hawthorne aveva ragione su una sola e unica cosa: Nell’arena, nonostante la loro alleanza, nel migliore dei casi, solo uno fra loro si sarebbe potuto salvare e tornare sano e salvo a casa. Gli altri sì, sarebbero tornati, ma da morti. Andava avanti e indietro per la sua camera quasi solcando il pavimento. Pensava, pensava e ripensava a ciò che avrebbe voluto fare per eliminare questa brutta situazione, ma purtroppo non poteva fare niente, poteva solo pensare. Il nome Gale Hawthorne lo aveva sentito da qualche altra parte, però non ricordava dove. Si sedette sul morbido letto e si premette le meningi sperando in un’illuminazione sul ricordo del suo mentore.
Non avendo la minima idea sul dove aveva già visto Gale, Merida decise di spogliarsi e di fare un bella, calda e rilassante doccia. Aprì l’acqua e venne in un attimo come cullata da quel getto caldo e rilassante che da sempre le schiariva le idee. Con le mani si massaggiava dolcemente i suoi lunghi ricci ormai bagnati. Pensava ancora alla mietitura. Nello schermo era parsa forte, dura e già vincitrice. Non tutti, però, sapevano che lei in quegli istanti e anche in questo momento, provava soltanto paura. In fondo sperava che quella calda doccia le avrebbe eliminato queste sensazioni di dosso facendole passare preoccupazioni e terrori, ma nulla da fare. Finita la doccia uscì e una forte aria calda la avvolse asciugandola completamente, compresi quegli indomabili ricci rossi che aveva sul capo. 
Uscì dal bagno e indossò una veste verde da notte per poi sdraiarsi nel letto rannicchiata nel caldo delle coperte. Ci mise molto ad addormentarsi dimenticando per un po’ tutti quei pensieri che le girovagavano per la testa. Ma quando finalmente riuscì a prendere sonno, questo non fu tanto meglio dello stare svegli.

Era nell’arena e i giochi erano già iniziati. Lei si stava muovendo nei boschi senza armi né alleati. La sua bocca era secca e invano camminava cercando acqua potabile per assetarsi.
Di cibo non ne aveva perciò non poteva neanche sfamare il suo stomaco che già brontolava dalla fame.
La foresta era immensa dove quasi ci si poteva perdere, ma Merida sembrava che sapesse dove andare. Camminava spedita, mentre nel frattempo cercava dell’acqua e qualcosa da mettere sotto i denti. Ogni tanto guardava in alto sperando qualche aiuto da sponsor o da Gale, ma niente si stanziava nell’immenso cielo colmo di stelle e una luna piena brillante e dominante sull’arena. Le sue gambe iniziavano a cedere e pian piano la sua velocità diminuiva fino a quando proprio non riuscì più ad andare avanti. Si fermò così accanto un albero per riprendere fiato, riposarsi un po’ e ripartire spedita verso una destinazione che solo le sue gambe sapevano. 
Di acqua e cibo ancora nessuna traccia. L’unica cosa lì nella foresta che riusciva a vedere erano gli alberi e qualche ghiandaia imitatrice che tanto le ricordava la rivolta guidata da Katniss Everdeen. Una rivolta che vorrebbe continuare lei stessa per eliminare completamente gli Hunger Games dalla storia di Panem. Ma chi era lei per fare una cosa del genere?! D’un tratto si sentì la sigla della vecchia capitale risuonare per tutta l’arena come nelle vecchie edizioni dove i tributi ancora non erano gli abitanti di Capitol City. Ed ecco i volti dei morti della giornata apparire nel cielo stellato. Vi era quel ragazzo del dipartimento 4, Gambedipesce, Il ragazzo del 5, Flynn e poi volti che Merida non avrebbe mai voluto vedere su, nel cielo di un’arena. I suoi tre amici Hiccup, Rapunzel e Jack, morti quel giorno lì dentro. Il tuffo al cuore si fece sentire bello e forte. Le lacrime le vennero giù a bizzeffe nonostante i suoi vani tentativi di nasconderle. La rabbia poi prese il sopravvento alla tristezza e di scatto si alzò dal tronco a cui era appoggiata. Gridò contro tutta Panem la sua promessa della rimozione definitiva degli Hunger Games. Mentre gridava riuscì a sentire fra le sue urla uno spezzarsi di rami che la fece sobbalzare e per lei rimase solo il tempo di vedere un grosso orso bruno attaccarla e ucciderla. Prima di svegliarsi dentro il suo cuore rimasero odio, rabbia e tristezza ancora da sfogare.


Aprì gli occhi sobbalzando. Era nel letto della sua stanza nel treno diretto al distretto 13, nuova capitale. Tutto era stato un sogno. I suoi amici erano vivi e lei non era stata uccisa da un orso nell’arena. Si toccò il viso sentendosi gli occhi umidi e ancora lacrimanti. Si alzò e andò a sciacquarsi il viso cercando di non lasciare segni evidenti del suo pianto nel sonno. Era mattino e ora di colazione. Perciò si tolse la veste da notte e indossò un morbido e setoso abito blu. Uscita dalla camera si diresse nella sala da pranzo per fare colazione. Non vi era ancora nessuno a tavola, ma comunque si sedette e riempì il piatto delle migliori leccornie che trovava per assaggiare e anche mettere su un po’ di peso per dopo nell’arena. Iniziò così a mangiare continuando a pensare al sogno della notte prima. Venne riportata alla realtà e da quei pensieri fissi dall’entrata nella stanza del suo mentore. Gale aveva un’aria gelida, dura, distaccata, ma allo stesso tempo amichevole.
Poi le venne il ricordo. Gale Hawthorne, il cugino di Katniss Everdeen, il ragazzo che con lei era entrato in Capitol City per espugnarla. Ora si che ricordava il suo viso. Il cugino di Katniss era lì davanti ai suoi occhi a fare loro da mentore per i Capitol Games. Era la sua occasione per chiedergli di Katniss, per chiedere del suo idolo maggiore.
-    Ora ho capito chi sei! Sei il cugino di Katniss la ragazza di fuoco! - , il mentore rispose solo annuendo. Il suo sguardo era diventato più cupo dopo aver sentito nominare Katniss. 
-    No. Non sono il cugino di Katniss! Quella era tutta una farsa per voi di Capitol City! Io sono il suo migliore amico! - , disse tutto di un fiato come liberandosi di un grosso masso.
-    E perché avete detto davanti le telecamere che siete legati da un legame di parentela? - .
-    Per via della storia degli sfortunati amati del distretto 12! Per rendere più credibile questo idillio hanno inventato una mia parentela con lei evitando così fraintendimenti - . 
-    Quindi la storia di amore fra Peeta e Katniss era finta! Tutto un inganno per avere sponsor nell’arena! - , la rabbia le rimontava dentro. Anche Katniss in realtà aveva finto. Ripensò a tutti i comportamenti della ragazza di fuoco. Pensandoci bene in effetti gli atteggiamenti amorosi di Katniss durante feste o interviste non sembravano reali. Poi meditò sui suoi atteggiamenti nelle due arene in cui è stata. Lì dentro il suo amore nei riguardi di Peeta a differenza dalla vita all’esterno, sembrava vero. Come avrebbe potuto se no mettere a rischio la sua vita per salvare quella del ragazzo del pane. O piangere vedendo il cuore di Peeta fermarsi.
-    All’inizio era tutto finto. Ma poi tutto è diventato reale. Ora hanno due figli - , proferì malinconicamente. Gale provava qualcosa per la ragazza di fuoco. Lui provava qualcosa di più dell’amicizia, ma Katniss non ricambiava.
-    Tu l’amavi … - .
-    Non sono cose che sono dovuto a dirti! - . disse bruscamente interrompendo quel po’ di confidenza che si era creata fra i due. In fondo anche a Merida non piaceva parlare di questi discorsi. Ma se era il modo per farselo amico e quindi farsi aiutare nell’arena era quello di confidarsi anche lei, allora era decisa a farlo. Doveva tenersi stretta quel poco di confidenza che si era creata fra i due, 
-    Quello che tu provi per Katniss, io lo provo per un ragazzo del mio stesso dipartimento! Ti capisco anche a me non piace questo argomento quindi è meglio se non ne parliamo più - .
-    Chi è che ti piace rossa? Anche tu allora hai un cuore - , disse con un forte sorriso sarcastico l’albino appena entrato nella stanza seguito a coda da Hiccup e Rapunzel.
-    Niente. - . Gale stoppò bruscamente la conversazione. Merida avrebbe tanto voluto dirgli grazie per averla salvata da una situazione più che imbarazzante. Forse il rapporto che sperava di creare fra lei e lui si era già creato.
-    Volete o non volete parlare delle strategie da adottare dentro l’arena?! - , tutti annuirono in consenso aspettando ulteriori avvertimenti da parte del loro mentore.
-    Appena suonerà il gong dovrete correre a nascondervi! Non riuscireste mai a salvarvi se combattete. Correte e riparatevi vicino una fonte d’acqua dove potrete dissetarvi. Per quanto riguarda il cibo invece dovrete accattivarvi degli sponsor! - , smise di parlare. Aveva finito di spiegare la sua strategia. Il fuoco divampava dentro Merida. Il loro mentore voleva che scappassero e aspettassero che gli altri morissero per vincere.
-    Tu vuoi che noi scappiamo?! No! Noi combatteremo! La ribellione guidata da Katniss è stata 5 anni fa! Molti di noi abitanti di Capitol si sono allenati! Sapevamo cosa avreste voluto farci passare. Ed infatti è stato così. Non siamo più i vecchi abitanti fragili e stupidi! - , gridò Merdia con tutta la rabbia che aveva in cuore accumulatasi durante il sogno.
-    Ok, calmati. Se vorrete sopravvivere, allora, dovrete imparare ad usare un’arma! - .
-    Per me va bene! - , disse Merida, mentre i restanti tre annuirono il loro consenso.
-    Se è questo quello che volte … nel centro d’addestramento dovrete allenarvi il più possibile! - . La conversazione finì così. Ora avevano il compito di imparare ad usare un’arma e Merida già sapeva quale.
Avevano ancora un’ora all’arrivo al distretto 13. Merida decise perciò di tornare in camera e attendere ansiosamente la fermata conclusiva. Oggi avrebbe saputo meglio le regole della nuova arena. Avrebbe incontrato la presidente, che tanto odiava, Alma Coin. Si muoveva quasi furtivamente nella stanza. Pensava ancora al fatto che solo un tributo sarebbe sopravvissuto e quel tributo doveva essere uno dei suoi amici. Già sapeva chi voleva proteggere per portare alla vittoria. Hiccup, doveva vivere. Quel ragazzo, da sempre aveva avuto un posto all’interno del suo cuore. Per quanto si mostrasse dura nei suoi confronti in fin fine gli voleva un sacco di bene. Sarebbe morta per un ragazzo così dolce e gentile, di animo buono, e infatti sarebbe stato così. Se fosse morta poche persone la rimpiangerebbero. Se invece succedesse ad Hiccup, tutto il dipartimento si unirebbe in lutto per la morte di un ragazzo come lui. Poi Hic non avrebbe sentito la sua mancanza dopo la sua morte. Lui aveva Astrid nel dipartimento. La decisione era presa. Lei avrebbe protetto Hiccup fino alla fine dei giochi facendolo vincere. Jack invece avrebbe protetto Rapunzel, ne era più che sicura. Merida voleva un mondo di bene anche a gli altri due suoi amici, ma solo uno sarebbe sopravvissuto e quel qualcuno sarebbe stato Hiccup. Sperava solo che non sarebbero rimasti solo loro quattro nell’arena obbligati a uccidersi a vicenda. Immaginava già lei combattere contro Jack con un coltello in mano. Ma scacciò subito il pensiero perché non avrebbe mai fatto del male a nessuno dei suoi amici. 
Durante l’attesa per l’arrivo al 13 Merida pensò un’arma da imparare e perfezionarne l’uso. Durante i cinque anni di pausa e tregua dalla ribellione, la rossa si era esercitata poco con le armi variando fra coltelli, bastoni o spade. Non era brava in nessuna delle tre. Un’unica arma si sposava perfettamente con lei facendole provare un brivido gratificante e di piacere lungo la schiena: l’Arco. Quell’arma le era da sempre piaciuta e durante i cinque anni aveva passato parecchio tempo ad utilizzarla, arrivando alla conclusione di una discreta tiratrice. Quella sarebbe potuta essere una perfetta arma da usare nell’arena. Poteva salire su un albero insieme ad Hiccup e aspettare che qualcuno passasse, sia tributo, sia animale, per scagliargli contro una freccia. Poteva essere una bella strategia. 
Trovata l’arma da perfezionare e una strategia abbastanza buona si alzò dal letto per prepararsi alla fermata ormai vicina. Indossato il suo abito blu verdognolo uscì dalla stanza per incontrarsi con il resto dai suoi amici. Erano già tutti lì ad attendere che il treno si fermasse facendoli scendere.
Non ci volle molto ad entrare nel piccolo palazzo dove si sarebbe tenuta la riunione fra i tributi e la presidente. La città del distretto 13 in cinque anni si era riformata in tutto lo splendore di un tempo, ed ora la vita si era trasferita all’esterno. Purtroppo non andarono nel centro della città vennero scortati in un piccolo palazzo vicino la periferia dove avrebbero avuto l’incontro. La stanza in cui entrarono era enorme molto larga e lunga con un rialzo dove sedevano la Coin, circondata da una ventina di ribelli con le armi e stranamente, cosa che Merida non si aspettava, anche i vincitori sopravvissuti dalle scorse edizioni dei giochi quando i tributi provenivano dai distretti. Diede un’occhiata veloce a tutti. C’era Enobaria dal distretto 2, Beetee dal 3, Annie del 4, Johanna del distretto 7, Haymitch, Peeta e anche la Ghiandaia Imitatrice, Katniss dal 12. Merida rimase il suo sguardo sulla ragazza del 12, Katniss Everdeen, il suo idolo, la ragazza che più stimava al mondo adesso era davanti ai suoi occhi. La seduta iniziò, Merida lanciò un’altra occhiata veloce a tutti i tributi di tutti i dipartimenti di Capitol, riconoscendo le poche persone che aveva notato, come Elsa, Flynn, Gambedipesce, poi portò la sua attenzione solo e unicamente alla presidentessa lanciandole uno sguardo di puro odio.
-    Benvenuti tributi di Capitol City! - , disse la donna cercando di guardare tutti e muovendo il capo da una parte all’altra come per catturare lo sguardo di tutti i presenti. Gale era seduto al fianco di Hiccup che prestava totale attenzione alle presidente. Rapunzel aveva uno sguardo tremante mentre Jack le teneva dolcemente la mano. Merida guardò Katniss, dal suo sguardo poteva capire che era stata scortata lì a forza, che non avrebbe voluto essere lì in quel momento.
-    Quest’anno ci sarà la prima edizione dei Capitol Games - , sentirlo pronunciare da lei aumentò il forte odio che Merida provava per tutta questa situazione, un profondo odio interiore. 
-    Inizialmente avevamo annunciato che questa sarebbe stata la prima e ultima edizione dei giochi, votata da tutti i vincitori in vita. Vi è stato invece un cambio di programma. I Capitol Games verranno trasmessi in TV in tutta Panem a tempo indeterminato con varie e svariate edizioni e mai cancellati! - , tutti rimasero di stucco, Merida si sentì bruciare dentro. Voleva fare qualcosa, DOVEVA fare qualcosa, ma non poteva. Prima di essere scortata fuori a forza insieme a tutti gli altri tributi riuscì solo a vedere Katniss Everdeen divincolarsi contro alcune guardie ribelli mentre gridava frasi come “non erano questi i patti!” e “vuoi ripetere tutto l’orrore che vi è stato in tutti quegli anni?!”.
Tutti i tributi vennero scortati in un’altra stanza altrettanto grande quanto quella precedente senza però una zona sollevata.
Vi era un grosso monitor sul muro come quello messo durante la miniatura per mostrare le scene della rivolta. Ogni singolo tributo e mentore venne fatto accomodare su delle sedie portate lì velocemente come una cosa non prevista. 
Un grosso proiettore nero sul soffitto iniziò a cigolare creando una forte e bianca luce che colpì il monitor trasmettendo delle immagini.
-    Salve tributi, ci scusiamo per l’inconveniente! - , era la Coin che trasmetteva in diretta da qualche altra stanza come timorosa che qualcuno come Katniss potesse attaccarla.
-    Finirò così di spiegarvi le regole dei Capitol Games! - , tutti si misero in ascolto prestando la massima attenzione e un silenzio tombale si creò in tutta la sala.
-    Questi nuovi giochi non saranno tanto diversi dai vecchi. Vi sarà la sfilata, i tre giorni di addestramento, le sessioni private e l’intervista finale prima dell’arena. Vi saranno sponsor del distretto 13 da impressionare per avere aiuti nell’arena. Domani mattina all’ora stabilita che vi comunicheranno i vostri mentori, vi sarà il primo evento fra quelli elencati: la sfilata. Parliamo di come sarete vestiti durante questa: dopo questo video avrete mezz’ora di studio per sapere qualcosa di più sui 12 distretti, dopodiché dovrete tornare in questa sala dove dovrete scegliere il distretto che più preferite, chi arriva o sceglie per ultimo prende quelli restanti. La scelta del distretto è importante, il distretto che sceglierete sarà uno dei vostri sponsor principali! Una volta scelto il distretto potrete dedicarvi al vestito. Porteremo nei vostri piani di soggiorna mento per una notte vari tipi di vestiti su cui voi lavorerete per fare il vestito che più vi piace senza stilisti o aiuti. Tutto chiaro? Un’ultima cosa prima di andare. Scegliete bene il distretto perché questo potrà, una volta che sarete nell’arena, donarvi qualcosa che vi serve con qualche dono. Ora potete dedicarvi allo studio - , concluse con un sorriso maligno e con lo spegnersi del video. 
Quindi Merida avrebbe dovuto scegliere un distretto che più le piaceva e che avrebbe dovuto rappresentare alla sfilata e in tutta la durata dell’arena.
Vennero presi nuovamente e scortati in varie stanze a seconda del dipartimento. Perciò Merida finì in stanza con Hiccup, Rapunzel e Jack, amici perfetti per studiare.
-    Bene ragazzi sapete già quale distretto scegliere? - , domandò Hiccup ricevendo scosse di testa come risposta. – Allora studiamo! - .
Sul tavolo trovarono quattro fogli di carta con 12 punti da studiare, i 12 distretti. Ognuno prese un foglio e Hiccup silenziosamente si propose per leggere il foglio a tutti e loro accettarono con un segno col capo.
-    Distretto 1 fabbrica articoli di lusso, una volta erano spediti a Capitol City. I tributi di questo distretto erano dei favoriti aiutati spesso nell’arena. - ,
-    Distretto 2 fabbrica armamenti e come il distretto 1 faceva parte del gruppo dei favoriti. Una volta questo distretto addestrava i pacificatori di Capitol City. Al centro di questo distretto si trova l’Osso, una montagna in cui vi è una basa militare e armamenti - , continuò il moro passando subito al distretto seguente,
-    Distretto 3 produce componenti elettronici, televisori, automobili e anche esplosivi. La maggior parte degli abitanti lavora nelle fabbriche e se ne intende di ingegneria. Anche loro facevano parte dei favoriti e sono abili costruttori elettronici - , si fermò un attimo a pensare. Quel distretto era fatto a posta per lui. Hiccup fin da piccolo costruiva oggetti da solo e provava una grande passione per l’elettricità e i congegni meccanici. Merida non si sarebbe di certo sorpresa a vederlo scegliere quel distretto.
-    Distretto 4 si trova sulla costa e si occupa della pesca. È un altro dei distretti che una volta si univa al gruppo dei favoriti - .
-    Distretto 5 il distretto dell’energia ma anche il più freddo di tutti. Distretto dove la popolazione si occupa delle centrali elettriche - .
-    Distretto 6 il distretto dei trasporti. - , vi fu un momento di pausa, poi Hiccup commentò - Strano si conclude così! - . il moro continuò a leggere sapendo che non avrebbe scelto quel distretto.
-    Distretto 7 produce carta e legname. Quasi tutti i boschi di questo distretto sono disseminati di alberi di Pino. - .
-    Distretto 8 si occupa dell’industria tessile. Produce le divise delle guardie ribelli e indumenti vari. - .
-    Distretto 9 produce cereali. E anche questo non dice molto - .
-    Distretto 10 si occupa dell’allevamento. Qui vi è l’allevamento di varie specie animali e la vita in campagna è quella praticata - .
-    Distretto 11 si occupa di agricoltura e vi si coltivano svariate quantità di cibo vegetale - .
-    Distretto 12 produzione di carbonio. Vi sono molte miniere dove è possibile ricavarvi questo materiale. FINE - , concluse poggiando il foglio sul tavolo. Così fecero anche gli altri tre nella stanza fissandosi poi dritti negli occhi.
-    Sapete già a quale distretto volete scegliere? - , domandò poi Rapunzel, da suo sguardo Merida capì che anche lei non sapeva quale scegliere. La rossa sapeva già quale distretto scegliere. Si alzò di scatto dalla stanza e ne uscì sicura più che mai. Entrò di nuovo nella stanza dove avevano visto il filmato della Coin si avviò al lungo tavolo portato da poco nella stanza. Sopra vi erano 12 piccole conche di vetro con dentro dei piccoli oggettini che rappresentavano il distretto scelto dai tributi. Merida era l’unica nella stanza perciò si avviò con tutta la calma del mondo verso la conca del distretto che lei aveva scelto. Ci mise una mano dentro e con leggiadra cautela afferrò l’oggetto simbolo del distretto. Sedendosi sulle sedie della stanza aspettava l’arrivo di altri tributi studiando il pezzo di carbone che aveva in mano.

 

N.A.: Salve a tutti! Come va? Il mio ritorno a scuola è stato DEVASTANTE e STRESSANTE. Sono andato quattro giorni e in tutti e quattro ho avuto verifiche e interrogazioni T.T. Voglia di altre vacanze!! Voglia di andare ad Hogwarts o al Campo Mezzosangue.
Vabbè veniamo al capitolo, come avevo già detto, dal terzo in poi si inizia a capire meglio le regole dei Capitol Games. Ogni tributo deve scegliere il distretto che più desidera e poi deve rappresentarlo nell'arena, mentre il distretto stesso diventa come uno sponsor e quindi può aiutarti a sopravvivere attraverso doni. Come avete capito, Merida, cui questo capitolo era il POV, ha scelto il pezzetto di carbone, perciò come dovreste sapere ha scelto il distretto della RAGAZZA DI FUOCO. Quindi credo che di spiegazioni in questo capitolo ne ho date abbastanza.
Siccome il computer va in crisi sono costretto a pubblicare dal cellulare, non sapete che stress! Sono quattro volte che cerco di pubblicare questo capitolo. Perciò se trovate errori ditemeli e abbiate pietà  di me xD.
Aspetto recensioni  per sapere se la storia vi piace e/o procede bene :)
In più voglio RINGRAZIARE tutti coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli GRAZIE MILLE!
Vabbè smetto di rompervi con le note d'autore ... Ci sentiamo al prossimo capitolo (POV di Rapunzel)
DMP

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il Sole Fra i Tributi ***


CAPITOLO 4.


I
L SOLE FRA I TRIBUTI


 
Rapunzel
 
Mentre Hiccup leggeva il foglio dei dodici distretti, Rapunzel era sicura di scegliere il 10, gli animali erano sempre stati la sua passione ed in più quello era uno dei distretti più tranquilli che conosceva, perciò avrebbe tanto voluto vivere lì. Stranamente però uscendo da quella stanza e dirigendosi alle conche dei dodici distretti aveva afferrato il pezzetto di legno, il simbolo del distretto 7.  Camminò raggiungendo la sedia accanto a Merida e ferma e rigida si sedette aspettando che gli altri tributi scegliessero il distretto che più desideravano. Cercava di capire il perché avesse scelto il 7 invece del 10 ma ancora non trovava un motivo. Pensando guardava gli altri tributi infilare mani in conche e afferrare o poggiare i vari simboli di diversi distretti. Jack e  Hiccup vagavano indecisi sul scegliere un distretto adatto a loro o buono a procurare cibo o aiuti nell’arena. Elsa la ragazza del dipartimento 1 scelse senza pensarci il distretto 1. Una ragazza del dipartimento 2 chiamata Testa Bruta aveva scelto lo stesso distretto di Punzie, perciò i pezzetti di legno erano finiti. Dopo aver scelto, anche Hiccup e Jack arrivarono vicino le due ragazze del loro stesso dipartimento e si sedettero a fianco a loro. Appena tutti i tributi finirono di scegliere il proprio distretto e tutti finalmente erano seduti, entrarono i vari mentori a scortarli al loro piano dove avrebbero creato i vestiti che avrebbero indossato il giorno dopo. Arrivò Gale e nel breve tempo di qualche minuto erano nell’ascensore di quel palazzo, tutti e quattro da soli. Gale non li seguì, lui doveva soggiornare insieme agli altri mentori. Anche se Rapunzel credeva che il loro mentore non poteva salire con loro perché la Coin voleva che fossero i tributi da soli a creare i propri vestiti, senza aiuti da parte di nessuno. Le venne il buffo pensiero di Gale che cuciva o faceva a maglia i vestiti per tutti e quattro, facendole venire così su una risata, ma che ricacciò dentro cancellandosi dalla mente questo strano pensiero. Perciò tutti e quattro soli salirono al sesto piano dove avrebbero soggiornato solo una notte.
Arrivati al loro piano si ritrovarono in una stanza enorme dove oggetti di arredamento erano pochi e quasi insignificanti. Il minimo indispensabile per soggiornare una notte. Al centro dell’enorme stanza vi era un tanto grande tavolo con cinque sedie ai suoi lati. Sul soffitto un lampadario grande abbastanza da illuminare tutta la stanza senza una quantità di luce eccessiva. Sul lato destro vi erano quattro porte, probabilmente le camere dove avrebbero dormito, di legno di mogano con maniglie color oro. Sul lato sinistro, invece, vi erano lunghe file di vestiti maschili e femminili di colori sgargianti, semplici e anche misti formando un vero e proprio arcobaleno di abbigliamento. 
-    Quelli sono di sicuro i vari vestiti fra cui dobbiamo scegliere quello che indosseremo e poi modificarlo a nostro piacimento - , espose Hiccup avviandosi verso la fila di vestiti maschili.
-    Quale distretto avete scelto?! - , domandò Jack andando incontro all’amico,
-    Io il distretto 12, carbone - , Merida mostrò a tutti il pezzo di carbone che aveva in tasca, perché aveva scelto proprio il dodici?! Forse perché era il distretto di Katnisss? Oppure per altri motivi? Rapunzel non riusciva ancora a capire a fondo la scelta della sua amica. Ma del resto non riusciva neanche a comprendere la sua.
-    Io il 5, energia - , mostrò a tutti un piccolo pezzetto di ghiaccio a forma di fiocco di neve,
-    Come fa a non sciogliersi? - ,
-    Sinceramente non lo so, sarà una delle nuove invenzioni - , 
-    Io invece ho scelto il distretto 3, la tecnologia e come sapete io sono bravo in questo. Mentre tu Punzie? - , la fissò con un sorriso sul viso. Il distretto che Hiccup aveva scelto era di sicuro quello che più gli apparteneva,
-    Io il distretto 7, legname e carta - , tirò fuori dalla tasca il legnetto simbolo del distretto che aveva scelto. 
-    Scegliamo i vestiti allora! - ,e con questo iniziarono a scegliere.
Rapunzel subito si fiondò alla ricerca di un vestito adatto al distretto 7 e con cui avrebbe potuto fare modifiche sorprendenti. Vi erano vestiti rosa con paillettes fucsia. Un vestito arancione orribile anche agli occhi. Poi trovò un vestito scurissimo nero pece come … come … il CARBONE! 
-    Merida, questo è il vestito per te! - , lo mostrò alla rossa. Scollature non troppo evidenti, vestito scuro e non sgargiante e del colore del carbone, più perfetto di così per lei.
-    Mmmh … sì, può andare! - , esclamò afferrandolo e iniziando a scrutarlo per immaginare cosa aggiungere oppure cosa modificare.
-    Io invece prendo questo! È azzurro con sfumature di bianco, è simile al ghiaccio perciò credo che possa andare bene dato il fiocco di neve - , disse l’albino mostrandolo a tutti unito al suo grande sorriso. Gli altri tre l’osservarono e annuirono in consenso.
La preoccupazione e la tensione degli ultimi giorni aveva sovrastato tutti i pensieri di Rapunzel. Ma ogni volte che vedeva Jack non poteva fare a meno di pensare a lui. Qualsiasi cosa facesse la tirava su di morale. Le dava come una via di fuga mentale da tutte le preoccupazioni e le tensioni, permettendole di evadere da situazioni tristi. E tutto questo solo con un sorriso. Aveva sempre pensato di provare qualcosa per l’albino, ma anche se adesso si fosse dichiarata non sarebbe servito a niente. Sarebbero andati nell’arena entrambi e nel migliore dei casi solo uno dei due avrebbe potuto salvarsi.
-    Io prendo questo! - , Rapunzel tirò fuori un vestito rosa con sottili linee simili a incisioni che tanto sembravano come le cortecce degli alberi. Il rosa era sempre stato il suo colore preferito perciò meglio di così non poteva andare. 
-    Io invece questo nero e marrone qui! - , il moro del gruppo mostrò ai suoi amici un vestito molto particolare. Con spalline nere dai simboli, che Rapunzel non riusciva a decifrare, rossi. La parte superiore del vestito era dello stesso colore del vestito di Merida, quella inferiore marrone scuro. Rapunzel non riusciva bene a capire cosa centrasse quel vestito col distretto 3 e il simbolo della Memoria Ram, ma se Hiccup l’aveva scelto significava che era quello giusto.
-    Bene ora mettiamoci al lavoro! - , esclamò Hiccup alla fine.
-    Ma io non so proprio che cosa fare - , confessò Merida portando una mano dietro la nuca e iniziandosela a grattare in modo insicuro.
-    Beh se volete, agli effetti speciali ci penso io! - . Alla parola effetti speciali di Hiccup, Rapunzel non volle neanche chiedere quali fossero. Ma era sicura che quel che stava pensando il suo amico, sarebbe stato qualcosa di geniale.
-    Mentre io posso fare modifiche ai vari vestiti! - , si propose la biondina. In qualche modo voleva aiutare. Non avrebbe mai lasciato tutto il lavoro ad Hiccup. – voi andate pure a riposare! - . Come se fosse un ordine Merida e Jack posarono i vestiti sul tavolo ed entrarono in due delle quattro stanze.
-    Bene da dove cominciamo?! - .
Si divisero i compiti. Rapunzel faceva ritocchi per migliorare o aggiustare i vari vestiti. Una volta modificati li passava ad Hiccup che aggiungeva i suoi effetti specili, di cui Rapunzel non aveva ancora capito molto. Aveva già aggiustato il vestito di Jack secondo le indicazioni di Hiccup perciò ora era il turno di quello di Merida. Lo osservò. Era un vestito unico, lungo dal collo scollato fino alla gonna che copriva tutte le gambe. La parte superiore era più che bella. Quella inferiore non sembrava appropriata, Rapunzel perciò afferrò delle forbici e la tagliò completamente lasciando solo la parte di sopra ormai somigliante ad una maglietta. Hiccup era troppo impegnato ad effettuare le modifiche al vestito bianco di Jack per poter badare al lungo pezzo di vestito tagliato, quindi non disse niente quasi non curandosene. La biondina si allontanò dalla scrivania e ricominciò a curiosare tra i vestiti per trovare un lungo pantalone nero pece. In meno di un minuto era già tornata alla scrivania con il pantalone attillato in mano. Vi ci aggiunse poi una stretta cintura marrone scura, perfettamente confondibile con il vestito, attaccandola alla maglietta che sarebbe arrivata alla rossa fin sotto le tasche del pantalone. Prese il vestito e lo posò sulla parte di scrivania di Hiccup. Siccome il moro aveva deciso di non far fare modifiche al suo vestito, Rapunzel passò subito al proprio. Lo scrutò. Era semplice, ad eccezione di quei lineamenti sembranti a cortecce, e rosa candido. Decise di rendere più note le spalline e di afferrare un piccolo filo dorato sul tavolo e di cucirlo all’altezza del petto come fosse una cerniera. Finirono anche qui i ritocchi, perciò lo posò sul tavolo del moro.
-    Punzie, hai qualche idea su che effetti posso dare al tuo vestito? Non so perché ma il distretto 7 non mi ispira molto. - , si grattò la nuca. La biondina scosse la testa non sapendo proprio cosa proporre.
-    Credevo sapessi tu … - .
-    Non ti preoccupare, mi verrà in mente qualcosa! - . Rapunzel non rispose. Decise di andare nella sua camera. Aprì la porta e la trovò molto simile alla stanza del treno. Soffitto abbastanza alto. Lampadario multi luci. Bagno interno. Finestra all’aperto. 
Sistematasi per bene sul letto, iniziò ad immaginare come sarebbe stato nell’arena. Lei con i suoi amici, trascinata come un peso. Criticata per i suoi lunghissimi capelli che mettevano a rischio il nascondiglio e la loro sicurezza. La seta e la fame che l’assalivano. Il suo corpo traballante. Il suo essere un peso per tutti. Sarebbe di certo stata la prima vittima dei giochi. Smise di pensarci cacciando via le lacrima. Si alzò dal letto e prese una sedia posizionandola davanti la finestra. Una volta seduta si mise ad ammirare il cielo. Una vasta distesa azzurra i cui colori si univano all’arancione, rosso e giallo del sole ormai giunto quasi al tramonto. Il Sole, quella grande massa luminosa. Sola nell’immensità del cielo. Ma brillante e calda. Lei stessa poteva paragonarsi al sole. Era sempre stata solare, felice, gioiosa e altruista ovunque lei andava. I suoi capelli potevano sembrare i raggi del sole, raggi del sole che vi era in lei. Raggi di positività e di gioia. Raggi benefici e curativi. Lei era come il sole. Luminosa e solare nonostante le varie avversità che le si presentavano davanti. Un piccolo sole presente sulla terra. Le venne l’idea. Subito uscì dalla stanza e corse da Hiccup a dirle ciò che aveva pensato.

-    Sicuro che vuoi restare tutta la notte a lavorare a questo?! - , le domandò, provando un piccolo senso di colpa. 
-    Si, devo finire il mio vestito e il tuo! Perciò vai pure a dormire. - , fece uno dei suoi soliti sorriso rassicuranti e ritornò immerso nel suo lavoro.
L’idea che aveva avuto aveva eccitato e acceso un barlume di sfida negli occhi di Hiccup. Le era così tanto piaciuta che aveva abbandonato il lavoro che stava facendo al suo vestito.
La bionda tornò in camera. Era notte ormai. Il sole era calato e l’oscurità trionfava nel cielo. Le stelle erano l’unica compagnia della luna. Ma almeno lei aveva compagnia al contrario del sole. Si tolse il vestito rimanendo solo in biancheria intima e una volta sdraiata nel letto venne completamente travolta dal sonno.
La mattina dopo venne subito. Corse in bagno e si diede una sciacquata veloce per poter vedere il lavoro di Hiccup. Messo qualcosa addosso uscì dalla stanza ritrovandosi davanti un Hiccup addormentato. Era tardi e la sfilata sarebbe cominciata in meno di un’ora. Un po’ le dispiaceva svegliare il suo migliore amico. Aveva un viso così beato mentre dormiva. Ma doveva svegliarlo. Non fece in tempo a toccarlo che Merida entrò bruscamente nella stanza gridando:
-    SIAMO IN RITARDO! - , facendo così sobbalzare il povero moro addormentato sulla scrivania. Rapunzel poteva notare le occhiaie sotto gli occhi di Hiccup. Le linee della notte passata a modificare tutti i vestiti. 
-    Hiccup mi scuso per lei per averti svegliato bruscamente. È tardi dobbiamo prepararci. - .
-    Rapunzel, ho cambiato un po’ la tua idea sul vestito. Sono riuscito a trovare questa crema da farti mettere sui capelli. Credimi sarà molto meglio - , le fece un occhiolino e non poté proprio dirgli di no. Il moro si alzò dalla scrivania e iniziò a spalmare la crema sui capelli di Rapunzel. La ragazza non capiva bene a cosa servisse, ma si fidava ciecamente di Hiccup perciò lo  lasciò fare.
-    Ho anche dovuto cambiare gli altri vestiti. - .
Tutti indossarono i vestiti ormai modificati e scesero al piano terra pronti per la sfilata. Nell’attesa in ascensore. Rapunzel osservò bene i suoi tre amici vestiti in quel modo. Li trovava davvero fantastici e stupendi.
Raggiunsero in fretta il piano terra dove Gale li stava aspettando per scortarli in un camion.
-    Dove ci portano? - , gli domandò Jack.
-    Dove farete la sfilata. Bei vestiti! Vi stanno proprio bene. - . Il resto del viaggio lo passarono in silenzio. Rapunzel si mise ad osservare il distretto 13 in superficie. Durante la prima rivoluzione, questo era stato completamente distrutto in superficie. Ma adesso si era ripreso più che bene. Case in tutto il territorio dalla periferia al centro. Sicuramente non erano neppure paragonabili alla vecchia Capitol City e alla sua vecchia bellezza. Ma vi si avvicinava molto. 
Il camion li portò direttamente dentro una grossa struttura e una volta entrati in essa, scesero dal mezzo di trasporto. Nella stanza gigantesca vi erano ben 6 carri trainati da 4 cavalli ciascuno. Gale si avvicinò ad uno di essi avvisandoli che quello sarebbe stato il carro che avrebbero usato loro durante la sfilata. Tutti i cavalli di tutti i carri erano disposti secondo un determinato ordine di colore: nero, bianco, nero, bianco. Il loro mentore si allontanò qualche secondo da loro per parlare con mentori di altri tributi.
-    Allora ragazzi. I vostri vestiti appena premerò questo pulsante e non appena saranno esposti alla luce solare attiveranno i vostri effetti speciali! - , Hiccup fece un occhiolino a tutti, rassicurandoli.
-    Bene saliamo! - , annunciò Jack vedendo anche gli altri tributi prepararsi sui carri.
-    Ragazzi spero che abbiate fatto un buon lavoro con i vostri vestiti. Potreste ottenere sponsor dal 13 se li colpite - , disse Gale tornato dai suoi tributi.
-    Pronti? - . E in men che non si dica erano già sui carri spostati da quei cavalli.
Essendo del dipartimento 6, loro erano l’ultimo carro. Tutti gli altri tributi erano già fuori dalla struttura, diretti verso il centro della città. Verso i cittadini del 13. Verso l’aperto. Verso il centro d’addestramento.
Rapunzel era tutta tesa. Voleva scoprire se le modifiche di Hiccup sarebbero piaciute o per lo meno sarebbero funzionate. Non vedeva l’ora di uscire e mostrarsi al pubblico.
Hiccup tastò il bottone premendolo. Gli effetti erano stati attivati ora dovevano solo essere esposti al sole. L’uscita era vicina e la luce iniziava ad illuminare i loro cavalli. In pochi secondi erano all’aperto a guardare la folla della nuova capitale acclamarli. I vestiti degli altri tributi erano normali, i loro spettacolari invece. Tutti i cittadini li fissavano. Rapunzel riuscì a ridere estasiata. Fissò i grandi schermi in alto vicino il palazzo centrale e si guardò. Merida aveva il vestito in fiamme, come carboni messi sul fuoco. Dalle spalline di Jack fuoriuscivano tanti fiocchi di neve bianca come i suoi stessi capelli. Hiccup indossava il suo vestito particolare che emanava tante scariche di pura elettricità. E infine lei. Il vestito era normale, rosa e senza alcun effetto speciale. La parte modificata di lei erano i suoi capelli. Brillavano con la stessa potenza del sole. Brillava di luce pura. Aveva scelto il distretto 7 perché per la vita delle piante e degli alberi il sole era fondamentale. Il sole era fondamentale per qualsiasi cosa. Il sole e Rapunzel non erano poi così tanto differenti. Lei era il sole fra i tributi.

 

N.A.: HOLAA!! Come va? Eccovi qui il quarto capitolo della mia cosuccia :). Come sapete questo è il POV di Rapunzel *^*. Spero vi sia piaciuto anche se non è molto lungo :)
Il prossimo capitolo sarà il POV di Jack dove i nostri amati quattro andranno nel centro d'addestramento *-*
Non ho molto da dire oggi, anche perchè il mio computer ogni tanto va in crisi ancora, quindi spero che non lo faccia anche mentre pubblico.
Ho notato che dal primo capitolo le recensioni sono diminuite di molto ... cosa è successo? Non vi piace la storia? Faccio troppi errori? Non vi piace il mio modo di scrivere? Se volete scrivetemi anche recensioni negative :) così posso migliorare dai miei errori :)
Quindi aspetto recensioni per sapere se la storia piace e/o se faccio errori :)
Alla prossima ...
DMP
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2963386