Destini incrociati

di NavierStokes
(/viewuser.php?uid=758952)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
“Vostra altezza, la principessa è qui” annunciò un valletto.
“Fatela entrare” rispose con voce stanca il re, pronto all’ennesimo scontro con la figlia, dal quale però, questa volta, sarebbe dovuto uscire vincitore.
Quando si aprì l’enorme porta di legno della biblioteca apparve sulla soglia una ragazza di straordinaria bellezza, che certo non aveva nulla da invidiare alle principesse delle favole ma, a differenza di queste ultime, non era certo vestita come una principessa.
Il re dovette contenere una smorfia di disgusto alla vista dei vestiti della figlia e non potè fare a meno di biasimare i suoi jeans strappati e scoloriti, le scarpe da ginnastica rovinate e la maxi felpa sbiadita che non le mettevano minimamente in risalto il corpo femminile.
“Volevate vedermi?” chiese la ragazza con sospetto.
Da un mese, cioè da quando era tornata dall’Europa, suo padre non si era mai degnato di rivolgerle più di qualche parola ed ora l’aveva convocata. Era più che sicura che ciò di cui avrebbero parlato non le sarebbe affatto piaciuto.
 “In questi anni” esordì il re “ti è stata concessa tutta la libertà che volevi, sei cresciuta in Europa con tua madre, ti sei divertita, ma ora devi assumerti le tue responsabilità” proseguì grave il re.
“Divertita? Negli anni in cui sono stata lontana ho preso una laurea in ingegneria chimica con il massimo dei voti e sono stata accanto a mia madre mentre moriva lentamente” sputò con rabbia la ragazza.
“Ma tu sei una principessa!” tuonò il re “cosa te ne fai di una laurea? Hai solo perso tempo. E tua madre è morta ormai, non hai più un posto dove andare oltre qui. Questa è la tua casa e devi assumertene la responsabilità.”
“Cosa significa?” domandò con un groppo in gola la principessa, ma sapeva benissimo cosa significava.
“Devi sposarti”.
Improvvisamente tutto diventò buio intorno a lei, l’incubo che l’aveva accompagnata per anni era improvvisamente diventato realtà e sapeva di non potersi opporre in alcun modo, se non abiurando al trono e lasciando l’incarico a sua sorella minore.
Ma quello che aveva detto il padre era vero, non aveva un posto dove andare, non ancora almeno.
Aspettava una risposta da un’importante società a cui aveva mandato il suo curriculum, se l’avessero contatta per un colloquio avrebbe potuto sperare di essere assunta e dunque abiurare al trono in favore della vita normale che sognava da sempre.
“Chi?” fu tutto ciò che chiese la principessa, mentre dentro di lei sognava la libertà che avrebbe potuto offrirle la laurea che suo padre tanto derideva.
“Ti do un mese per trovare qualcuno di tuo gradimento tra i nobili. È necessario che il sangue del futuro erede sia quanto più blu possibile”.
Sangue, quante volte aveva sentito parlare di sangue? Era per quello che i suoi genitori si erano lasciati, sua madre non era nobile.
Caroline Dumas era una bellissima ballerina francese di cui il re si innamorò e la sposò, ignorando il disappunto della regina madre.
Ma negli anni la regina aveva fatto sentire la sua voce sempre più, fino a convincere il re che quel matrimonio non era altro che un errore di gioventù.
Ma ogni errore si paga a caro prezzo.
Il sangue che scorreva nelle vene delle due principessine era compromesso e serviva un’unione che potesse ristabilire la purezza di nobiltà su chi regnava al trono.
“Posso andare?” chiese solamente la ragazza.
“Sì” rispose il padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Rosaline Catherine Elizabeth Grengrass principessa di Soberg

Non ho nessuna intenzione di partecipare al ricevimento che mio padre ha organizzato stasera. Sono più che sicura che riuscirò ad arrivare al colloquio e a superarlo. Non c’è bisogno che inizi  a conoscere i giovani nobili. Anche perché non esiste nobile di cui io possa innamorarmi.
Questi erano i pensieri della giovane principessa mentre buttava malamente, in un angolo remoto del suo gigantesco armadio, il lungo vestito celeste rivestito di gemme preziose che suo padre le aveva fatto recapitare in camera.
Chiuse con un calcio l’armadio e si diresse a passo svelto al comò, aprì il terzo cassetto e ne estrasse un paio di shorts bianchi ed una canottiera da basket blu con il numero 1 giallo.
Questa sera mi andrò a divertire.
Aveva degli amici con cui era rimasta in contatto durante il soggiorno in Europa, non erano nobili, visto che non sopportava i nobili, e per loro non era un problema che lei fosse una principessa. Cosi, dopo un paio di sms, iniziò a vestirsi.
Quando si specchio notò che il reggiseno era visibile dall’apertura delle maniche laterali e, probabilmente, se non fosse stata così arrabbiata e in cerca di gesti che ostentassero ribellione non se ne sarebbe preoccupata.
Ma ogni occasione era buona per pensare a quanto suo padre e sua nonna sarebbero inorriditi all’idea di ciò che faceva.
Così, ridendo, sfilò le spalline del reggiseno e lo tolse definitivamente sfilandolo da sopra la canottiera.
Fece un nodo alla maglia all’altezza dell’ombelico, si infilò un paio di superga bianche e si ritenne soddisfatta dell’immagine assolutamente non regale che aveva.
Ora devo riuscire a scappare dal castello senza che nessuno se ne accorga.
 
 
 
 
§§§


 
Gabriel Peter Daniel Rosensciold conte di Rosoleom

Daniel si alzò dal letto dove poco prima la sua amante lo aveva accolto vestita soltanto di alcune gocce di profumo. La guardò dormire beata, i lunghi capelli biondi perfettamente lisci, le folte ciglia, il corpo perfetto, emanava sensualità e fascino da ogni angolo. Eppure Daniel sapeva bene che quella era stata la loro ultima volta, nessuna donna poteva trattenerlo per più di qualche notte e Charlotta l’aveva trattenuto per una settimana.
Non credeva nell’amore, credeva sol nell’attrazione fisica.
In 26 anni di vita non si era mai innamorato, nonostante tutte le donne che aveva avuto, nessuna gli aveva suscitato niente.
Un giorno si sarebbe sposato, sapeva fin da piccolo che avrebbe avuto un matrimonio combinato, come suo padre prima di lui e come il padre di suo padre, e così via, ma non pensava di dovere iniziare già a pensarci.
Negli ultimi giorni non riusciva a smettere di pensare alla conversazione avuta con suo padre la settimana prima.
Durante la consueta caccia alla volpe l’aveva preso in disparte e aveva iniziato a parlargli dei gravi problemi economici che li affliggevano e di cui lui era stato tenuto all’oscuro.
Gli disse che l’unico modo per salvarsi era un matrimonio con una ragazza nobile molto ricca e, guarda caso, proprio in quei giorni girava la voce che il re stesse cercando uno sposo per la principessa.
“Da ora verranno organizzati a palazzo balli e feste, per dare alla principessa Rosaline l’opportunità di incontrare i giovani nobili. Tu, Gabriel, devi far innamorare la principessa di te. La nostra famiglia è una delle più antiche e nessuno sa ancora dei problemi che stiamo attraversando. È tutto nelle tue mani”, così gli parlò il conte, suo padre.
Non aveva mai visto la ragazza in questione, perché era cresciuta in Europa con la madre e a dire la verità, nemmeno sapeva che fosse tornata, tuttavia sapeva che in giro si diceva che fosse un po’ matta.
Ma Gabriel era cresciuto con l’ideale del sangue puro, della superiorità della nobiltà, degli agi, del lusso e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
 
E comunque, solo perché si sarebbe sposato, non avrebbe certo rinunciato ad appagare le aspettative delle numerose dame che lo volevano per loro, anche se per poco.
Cosa poteva desiderare di meglio se non sposare una principessa (anche se possibilmente mezza matta) e continuare a farsi mezzo regno?
Pensava il giovane uomo mentre ammirava, estremamente compiaciuto, la sua bella figura allo specchio, cosciente del gran numero di donne che quella sera avrebbero cercato di trascinarlo nel loro letto.
Appariva in tutto un conte, negli abiti cuciti su misura dal miglior sarto del regno, nella postura elegante, nei capelli perfetti e non c’era cosa che amasse di più di sembrare un nobile.
Stasera voglio che tutti, al castello, si accorgano di me.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Rosaline stava scendendo la grande scalinata esterna del castello, voltandosi continuamente indietro per controllare se qualcuno la stesse osservando dalle finestre e, complice anche la fioca luce del tramonto, mentre stava girando a destra per continuare a scendere una nuova rampa di scale, inciampò.
Era pronta al doloroso impatto al suolo quando la sua caduta fu arrestata a mezz’aria e lei si trovò sospesa tra le braccia di qualcuno che la sorreggeva da dietro.
Lo sconosciuto, per sostenerla, aveva posizionato una mano sul suo sedere l’altra sul fianco appena sotto la morbida curva del seno.
“Ehi ma come ti permetti di toccarmi?” iniziò ad urlargli contro la ragazza, dimenandosi tra le braccia del suo salvatore.
“Non era mia intenzione farti qualcosa che non gradissi”, rispose lui con voce bassa e profonda ed il suo sussurro, unito alla mani che affondavano nella sua carne, provocarono in Rosaline una serie di brividi.
La reazione che la ragazza aveva avuto non passò certo inosservata all’uomo, che si mise a ridere sommessamente, “se ti dà fastidio che ti abbia aiutata …”  e così dicendo tolse le mani facendola finire con il sedere a terra.
“Brutto… ” iniziò ad inveirgli contro la ragazza mentre lui rideva di gusto, ma si interruppero entrambi nel momento in cui incrociarono i loro sguardi.
Nessuno dei due era preparato a vedere nell’altro tanta bellezza.
 Rosaline ammirava rapita i boccoli dorati, gli occhi color ghiaccio, le labbra rosee e carnose, il naso dritto, le spalle ampie ed il fisico perfetto del giovane; mentre lui si perdeva nella pelle di porcellana, negli occhi neri come il carbone, nei lunghi capelli ondulati colore ebano e nel corpo completamente esposto della ragazza.
E se me la facessi sulle scale? Chi se ne accorgerebbe? Pensava il ragazzo senza riuscire a staccare gli occhi da dove il seno di lei, che si era accorto essere nudo, premeva sotto la  stoffa leggera della canottiera.
Ma i pensieri del giovane furono ben presto fermati dallo schiaffo con cui lo colpì Rosaline, che si era accorta dello sguardo famelico che le stava riservando.
“Sei matta ragazzina?” gli ruggì contro afferrandole il polso e avvicinandola a se, perdendosi in quei pozzi neri.
Sono finito all’inferno.
“Ho visto che mi guardavi la scollatura”, lo fulminò.
“Sì, perché sono un uomo” urlò lui “e questa è la reazione normale ad una donna mezza nuda. Ma i tuoi lo sanno che vai in giro così?” la scrutò con fare indagatorio.
“Che ti importa?” rispose secca.
“Bè sei una bambina, avrai sì e no 17 anni e non tutti sono persone perbene come me”
“Tanto perbene da palparmi il sedere e fissarmi la scollatura nel giro di mezzo secondo?”.
“Esatto” sorrise lui.
“Denny, sei tu? Con chi parli?” urlò una voce dal terrazzo sopra di loro.
“Porca…” imprecò sottovoce Rosaline, dando ancora una volta mostra di quanto poco elegante fosse il suo gergo,  “nessuno mi deve vedere” disse schiacciandosi con la schiena sotto il muro della scalinata.
“Si Markus, sono io. Ero al telefono ” rispose il giovane, che guardava interrogativo la principessa.
L’aveva coperta.
“Grazie” gli sussurrò lei.
“Senti piccola, è la seconda volta che ti salvo questa sera, non pensi che meriti una ricompensa?” chiese Denny sporgendosi verso la ragazza e bloccandola con le sue braccia contro il muro.
Non c’era contatto tra i due, le mani che Denny aveva posato sul muro erano a pochi centimetri dalla testa di Rosaline, ma l’aria intorno a loro era densa di attrazione.
Prima che la ragazza potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo, il giovane le sfiorò la bocca con la propria e quel lieve contatto la travolse come una scossa elettrica.
“Cosa fai?” sussurrò senza fiato.
“A te cosa sembra? Ti sto baciando” rispose contro le sue labbra e, quando posò di nuovo la bocca sulla sua, a lei sfuggì un gemito.
Il cuore di Denny batteva all’impazzata, le orecchie gli ronzavano; quel bacio, stava per prendere una piega inaspettata eppure non voleva fermarsi, non ancora.
Tolse una mano dal muro, la portò sul mento della ragazza e lo abbassò, costringendola, con delicatezza, a schiudere la bocca.
Lei ansimò e lui la baciò di nuovo.
Aspirò il suo respiro, le mordicchiò piano il labbro inferiore e lo accarezzò con la punta della lingua, prima di introdurla in quello spazio caldo ed invitante.
La sentì trattenere il fiato, scioccata.
Invano cercò di allontanarlo con le mani puntate sul suo petto.
Aveva ragione, si disse lui, quella situazione gli stava sfuggendo di mano.
Quel bacio, forse il più casto che avesse dato in vita sua, lo stava facendo impazzire di desiderio.
Quando Rosaline riuscì a farlo allontanare di qualche passo da lei, lo colpì con un altro schiaffo e questa volta lui la lasciò fare, ancora in prenda al tumulto interiore che quell’intimo contatto  gli aveva provocato.
Dopodiché corse giù per le scale, sotto lo sguardo di Danny, senza accorgersi che dalla tasca dei pantaloncini le era caduto un pezzo di carta.
Discoteca Art Zone, 101 White Way.



Ciao a tutti!!! E così eccoci al capitolo 2. Ebbene avete capito chi è Denny? Spero che la storia vi piaccia, è un'idea che avevo in testa da un po' e questa prima parte era già pronta, fatemi sapere che ne pensate, se vale la pena che continui la storia oppure no. Un saluto!!!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2964229