Il Demone e l'uomo

di karlsonn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2010 ***
Capitolo 2: *** 2012 ***
Capitolo 3: *** 2014 ***
Capitolo 4: *** In questo momento. ***



Capitolo 1
*** 2010 ***


L’uomo

All’improvviso l’aria si fa immobile e come di piombo, e in quel medesimo istante un terrore selvaggio e primitivo lo invade: Lui è arrivato, è lì vicino, anche se nel buio della notte non può vederlo. Avvolto dalle coperte avverte il materasso incurvarsi sotto il peso dell’altro: ne sente il respiro profondo, la presenza dietro di sé. Non osa muovere nemmeno un muscolo e chiude gli occhi sperando che tutto passi in fretta: che prima dell’alba se ne vada, in silenzio così come è arrivato, che anche questa volta sia venuto solo a deliziarsi della sua paura, a ubriacarsi dell’odore dell’anima che ormai gli appartiene. “Mycroft” sente sussurrare dalla voce profonda e roca che conosce bene. Ma non risponde, non si muove, quasi non respira.  Aspetta solo che il tempo passi e Lui se ne vada.


Il Demone

Si sveglia solo. Come ogni giorno. Ogni maledetto giorno di questa eternità impietosa. Il sole non è ancora sorto e la stanza è buia, ma i suoi occhi non hanno difficoltà a vedere. Si alza e stira ciascun muscolo del corpo, tira indietro il collo ed estende la spina dorsale distendendosi in tutta la sua altezza, mentre allarga le braccia e spalanca le grandi ali nere: alto e potente, e magnifico e terribile. Apre la finestra e inspira a fondo l’aria fredda del mattino, aspettando che l’energia e la forza gli pervadano ogni fibra muscolare e nervosa. Inspira ed espira: i polmoni si riempiono della disperazione degli uomini che si muovono là in strada, sotto alle sue finestre, della loro angoscia, della loro malvagità. Un sorriso amaro gli tende gli angoli della bocca. E infine piega e nasconde le ali, torna a rimpicciolire nelle sue sembianze quotidiane: Gregory Lestrade, lo chiamano gli esseri umani. Mordendosi le labbra si prepara ad affrontare la sua giornata in mezzo a loro.

-----


Ha sempre amato guardare Londra dall’alto. Gli basterebbe un battito d’ali per arrivare ancora più su, dove gli uomini non si possono più distinguere, dove non arriva il loro odore, ma a lui piace stare seduto qui, su questo tetto da cui può scrutare il Tamigi, i parchi, le macchine, gli autobus e la gente che si rincorre come impazzita. Chiude meglio la sciarpa intorno al collo, e stringe le ali intoro ai fianchi per proteggersi dal freddo, mentre accende una sigaretta.
- Credevo che il fumo facesse parte della recita, Lestrade.
L’angelo gli sta davanti, luminosa e bellissima, con gli occhi scintillanti come stelle nel mattino. Non dovrebbe pensare cose del genere di un angelo, si rimprovera aspirando il fumo, non dovrebbe nemmeno guardarla in questo modo. Deve controllarsi meglio o finirà col mettersi nei guai: i suoi fratelli non aspettano altro che di coglierlo in fallo. Butta fuori l’aria con uno sbuffo prima di rispondere:
- Un caso di contaminazione della realtà con la finzione, immagino.
L’angelo sorride e gli si siede accanto. Dovrebbe provare disgusto per questa creatura che ha deciso di seguire il Creatore nella rinuncia del potere, nel servizio al mondo, nell’elevazione degli uomini. Cose ridicole e scellerate. Dovrebbe provare ripugnanza per lei e per i vermi a due gambe, come li chiamava una volta. Ma non è così. Non è più così da un pezzo. Da quando… Scuote la testa, non ha importanza in questo momento, ha altro di cui occuparsi, e deve fare in fretta: la mente dell’Oscuro è lontana da lui, raramente lo controlla, ma non si sa mai, e se decidesse di cercalo, se lo trovasse qui, con un angelo, la sua sorte sarebbe segnata.
- Perché mi hai chiamato, Lestrade?
Sa bene che l’angelo cerca di incontrare i suoi occhi, ma lui li tiene fissi sulla città. Aspira ancora.
- Quell’uomo.
Lei esita:
- Holmes?
- Sì, Mycroft Holmes. Puoi prenderlo.
Si chiede come dovrebbe interpretare il silenzio che segue. Vorrebbe voltarsi e guardare Molly in faccia, ma non può farlo, sa bene che i propri occhi le svelerebbero più del necessario.
- Perché?
La domanda è semplice e diretta, come si aspettava. 
- Non mi interessa.
- Non ti interessa, Lestrade? Davvero? Credevo che voi demoni aveste sempre fame e sete di anime, non è così, dunque? – può cogliere il sarcasmo nel tono dell’angelo - Mi sbagliavo?
- Non ti sbagliavi, Molly - risponde lui rendendo la propria voce tagliente - ma non dovresti parlare di ciò che non conosci.
Volge la testa verso di lei, piegando le labbra in un ghigno, guardandola con durezza.
- Forse dimentichi chi sono: credi forse che sia un morto di fame, come i miei fratelli che si accontentano del primo uomo che si trovano davanti? Le potenze degli inferi si piegano davanti al mio nome, Molly, le ginocchia dei demoni tremano davanti a me! Non so nemmeno perché perdo tempo con una ragazzetta.
Torna a guardare la città sotto di loro, e la sua voce si fa meno minacciosa.
- Ho scrutato e odorato l’anima di Mycroft per molto tempo, e ho deciso che non mi interessa. Tu non puoi capire che cosa significa trovare l’anima giusta di cui nutristi, con cui dissetarsi per l’eternità. Il terrore e lo sgomento dell’uomo, quello giusto, adatto a te, ti scendono nel palato, scorrono come il più dolce dei vini nelle tue viscere, ti inebriano fino a renderti pazzo di piacere. L’orrore nei suoi occhi, il suo strazio senza fine, la consapevolezza dell’errore che ha commesso... Ah, Molly, non saprai mai il piacere intenso e incredibile che si prova, come un orgasmo, come cento, mille orgasmi!
Scoppia ridere, ma l’angelo riprende a parlare:
- Dunque è per questo? Quella di Mycroft Holmes non è un’anima degna del tuo palato raffinato?
- Sì, è per questo. Lo chiamano uomo di ghiaccio perché non ha sentimenti: non c’è gusto con lui. Non ha coscienza, capisci? Non ha alcun sapore, per me. Tienitelo.
- Non posso - risponde l’angelo con voce ferma. Le parole gli arrivano come un secchio d’acqua gelata in faccia:
- Come hai detto?
- Ha venduto l’anima a un demone, Lestrade, ha fatto la sua scelta.
Aspira e butta fuori il fumo, riflettendo. Non può mentirle, dunque. Deve dirle qualcosa di più, qualcosa che si avvicini alla verità. 
- Non lo ha fatto per se stesso, Molly, lo sai. Lo ha fatto per suo fratello. La sua anima in cambio della mia protezione a Sherlock. Ha dato la vita, anzi la vita eterna, per amore. Non è questo che desiderate voi? Non è questo che vuole dagli uomini il Padre tuo?
Il vento scompiglia i capelli dell’angelo e si insinua freddo tra le pieghe della sua sciarpa: sarà per questo che avverte un brivido?
- Ti contraddici parlando di lui, Lestrade. Dici che non ha sentimenti, ma pretendi che io creda che ha agito per amore.
Lui si alza in piedi, come per dare più forza alle proprie parole:
- E che cos’altro ti aspetti che faccia un demone? Io confondo, inganno, mento. Il menzognero, non è così che mi chiamate? - è turbato e teme che lei gli senta la voce tremare, ma deve andare avanti - Holmes non merita l’inferno, Molly, e tu lo sai meglio di me - rende la voce quasi un sussurro - lo prenderai?
-  Se anche ti dicessi di sì, Lestrade, non potrei assicurarti la sua salvezza: si è lasciato sedurre una volta, potrebbe farlo ancora; noi non compriamo le anime, lo sai: vogliamo che gli uomini ci scelgano liberamente, e possono farlo fino all’ultimo istante della loro vita.
Lui alza gli occhi al cielo, questa storia della libertà è davvero ridicola.
- Ho detto che non voglio più Mycroft - risponde - non che rompo il patto con lui. Continuerò a proteggere  suo fratello, non avrà bisogno di cedere la propria anima a un altro. Sono certo che verrà con te, se gliene darai la possibilità. Lo farai? Gli sarai accanto quando sarà il momento?
Lei lo guarda a lungo in silenzio, uno sguardo indecifrabile. Annuisce appena, prima di scomparire.   

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Capitolo 2
*** 2012 ***


~~L’uomo

- Sei un bastardo!
- Ma davvero? - risponde il demone, ironico - E chi l’avrebbe mai detto!
- Dicevi che lo avresti protetto, mi hai mentito, maledetto! - gli si lancia contro e alza un braccio per colpirlo. La stretta che lo blocca è una morsa di acciaio, il dolore è talmente intenso da levargli il respiro: spalanca la bocca, cercando di respirare.
- Non. Osare. Mai. Più.
Ogni singola parola è come un pugno sferrato dritto al centro dello stomaco, e la nausea lo invade. La voce profonda di Lestrade gli fa tremare le ossa, mentre i suoi occhi lo bucano con uno sguardo nero e bruciante come l’inferno. Ogni cosa intorno si fa confusa, può sentire lingue di fuoco lambirgli la pelle e un terrore senza nome impossessarsi di lui. Finché sente la presa allentarsi, Lestrade che lo lascia andare. Tutto sembra tornare alla normalità, ma l’angoscia non lo abbandona, e le lacrime gli salgono agli occhi. Volta le spalle al demone, in un disperato tentativo di darsi un contegno, subito prima di essere sopraffatto dai singhiozzi.
- Mycroft…
Ora la voce dell’altro è morbida, non fa paura. Lui scuote la testa si appoggia alla parete della sua camera, piangendo come un bambino. Sente due braccia forti che lo abbracciano. Sa che è tutto folle e privo di senso, ma è così stanco, così disperato. Sherlock è saltato dal tetto del Saint Barth, si è suicidato, ed è tutta colpa sua. Si lascia andare a quella pazzia, appoggiando il viso al petto di Lestrade e piangendo contro di esso.
- Andrà tutto bene, Mycroft - sente sussurrare - non sono venuto meno alla mia parola, stai tranquillo. Anche se ti sembra incredibile tuo fratello è al sicuro, fidati di me.
“Fidati”.
È tutto assurdo. Eppure l’unico di cui si può davvero fidare è proprio questo essere demoniaco, lo stesso che dopo la sua morte lo trascinerà all’inferno. L’unica presenza costante nella sua vita, dal giorno del patto, l’unica persona familiare, intima addirittura. Il solo che è stato in grado di vincere la sua solitudine, il solo a cui lui interessa, non fosse altro che per la sua anima maledetta. Lestrade, segno della sua salvezza e della sua rovina. Sua speranza e suo terrore. Conforto e disperazione. Amico. Demone. Tutto tra lui e Lestrade è stato una follia. Sempre.
Sente qualcosa di caldo avvolgerlo, qualcosa di soffice. Ogni cosa intorno lui si fa ovattata, gli sembra di essere trasportato in un luogo lontano, protetto, morbido. Apre gli occhi: una nebbia grigia lo avvolge e l’aria è tiepida, ha un buon profumo. La voce di Lestrade sussurra qualcosa, parole indecifrabili che lo accarezzano dentro al cuore. Si chiede se sia un incantesimo, e quanto possa essere pericoloso e terribile, ma non ha le forze di opporsi, né vuole farlo. Desidera solo lasciarsi cullare, trasportare, fosse anche all’inferno. E a un tratto comprende: il demone lo ha avvolto con le sue ali, lo sta proteggendo sotto alle sue penne. Non le ha mai viste prima d’ora, si dice in un momento. Poi chiude gli occhi e si lascia andare a un sonno pacificatore.

Il Demone

L’uomo stretto a sé, contro il suo corpo, tra le sue braccia e le sue ali. Ne può sentire ogni battito del cuore, ogni respiro, ogni sussulto dell’anima, perfino. Si china su di lui e gli appoggia la bocca alla fronte. Può sentire il sangue scorrere nelle vene, nei capillari, avverte il calore della vita umana sotto le sue labbra, distingue il dolore e la spossatezza dell’uomo. Ma no, non sente il sapore acre dell’odio o del disprezzo. L’uomo non lo detesta, non in questo momento. E lui prova qualcosa di sconosciuto, un sentimento leggero e rincuorante, felicità, forse. “Quanto sono stupido. Mi sto distruggendo con le mie mani”, si dice. Ma non allenta l’abbraccio, cerca, anzi, di renderlo più comodo e confortevole che può.

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Capitolo 3
*** 2014 ***


Il Demone

Il bianco della stanza d’ospedale è abbagliante. Mycroft è pallido, la pelle del viso tirata. Aghi e tubicini nelle braccia, sul tronco. Molly in piedi accanto al suo letto. Lui dilata le narici e stringe le labbra, controllando l’espressione del viso.
In quel momento l’uomo apre gli occhi, e qualcosa dentro di lui, al centro del suo petto, si dilata e si alleggerisce. “Stupido che sono” si rimprovera nell’istante stesso in cui avverte il proprio sentimento. Molly gli lancia un’occhiata indecifrabile ed esce dalla stanza, lui siede accanto all’uomo. Debole, ferito, ma vivo.
-Lestrade.
-Shh. Non sforzarti, non parlare, sei troppo debole.
-Credevo di morire.
Sente un calore improvviso e avvolgente sulle dita: l’uomo ha posato la propria mano sulla sua. Dovrebbe toglierla, questo non ha nessun senso. Ma è una mano calda e morbida, palpitante di vita. La vita di Mycroft. Quando lo ha visto cadere sotto i colpi di pistola dell’attentatore ne è stato terrorizzato: se fosse morto non lo avrebbe rivisto, mai più. Mai. Per tutta l’eternità.
-Non sei venuto a reclamare la mia anima.
-Non era il tuo momento.
-Non potevi saperlo, non è vero? Nessuno conosce il momento.
Non risponde.
-Loro c’erano- prosegue l’uomo, la voce debole.
-Loro?
-Gli Angeli.
Distoglie lo sguardo. Non ha risposte, non c’è nessuna risposta da dare.
-Non ti devo spiegazioni, Mycroft - dice con voce dura.
Ma l’altro non ritira la mano, non allenta la stretta. Un sorriso debole e ostinato sul viso. 
-Quando sarà il momento, tu non mi verrai a prendere, non è vero?
Lui torna a guardarlo di nuovo negli occhi e scuote appena la testa.
-Perché?
Si alza e si avvicina alla finestra, passando la mano tra i corti capelli grigi. Già, perché?
-Una volta mi hai chiesto se l’inferno fosse tanto terribile. Sì lo è. In un modo che un uomo non può nemmeno immaginare.  - Volge il capo per non guardarlo, lo sguardo verso le strade sotto di lui.
-Avrei dovuto essere felice della prospettiva di averti in mio potere per l’eternità, di infliggerti sofferenze inimmaginabili, solo per mio capriccio e piacere. E invece non è mai stato così. Mai.
Sospira. Sa di essere patetico, ridicolo. Ma non può farci niente. Una cosa a cui non sa dare un nome, un sentimento mai provato prima, è cresciuto dentro di lui di giorno in giorno, di anno in anno, nella sua frequentazione con l’uomo, e ora sta lì, come un nodo tra il cuore e il petto, e gli pesa a ogni respiro. Inadeguato e inappropriato per un demone, qualunque cosa sia. Si è spesso chiesto come lo chiamerebbe Molly: amicizia, affetto, tenerezza… amore, forse. Certo, come se un mostro come lui fosse in grado di amare. Grottesco, assurdo. Come lui stesso è diventato, ormai.
-Gregory- mormora l’altro, e lui torna a guardarlo: è ancora più pallido.
-Riposati ora, Mycroft Holmes, non ti fa bene stancarti.

-----

-Sapevo che ti avrei trovato qui.
La voce dell’angelo è come acqua fresca, linfa per il suo cuore riarso e bruciante. E’ assurdo ma è così. Deve stare proprio male…
-Che cosa sarà di te, ora?
-Di me? –ride a mezza bocca, riparando la sigaretta con le mani, mentre la accende. - Loro non sanno ancora che ho sciolto Myrcoft dal suo debito. Se sto attento potrebbero non accorgersene fino al momento della sua morte, anche se non sarà facile.
-E poi?
Scuote la testa soffiando fuori il fumo.
-Non te lo puoi nemmeno immaginare, Molly, quello che accadrà dopo. E credimi, è meglio così.
Rimangono qualche minuto in silenzio guardando le strade affollate sotto di loro, sotto il Saint Barth.
-L’uomo mi ha chiesto di fare qualcosa per te. Di salvarti.
-Ahah! Sarebbero divertenti, questi vermiciattoli, se non fossero disgustosi nella loro stupidità - chissà se riesce a ingannare l’angelo o se invece lei si è accorta che il cuore gli sta battendo forte, che si è emozionato al pensiero che Mycroft si preoccupi per lui.
-Si può fare, Lestrade.
-Come? - la guarda attonito, ma lei non aggiunge altro.
-Sono un demone.
-Sei una creatura, come me, come gli uomini.
-Sono condannato per l’eternità.
- Giudizio e tempo non appartengono a te, Lestrade.
-Ho fatto la mia scelta, irrevocabile.
-Hai fatto una scelta, sì. Ma hai avuto dei tentennamenti. Non so come sia accaduto, ma dentro di te qualcosa si è incrinato, ha reso  possibile che avvenisse un cambiamento. E ora tutto può mutare.
Sente le lacrime salirgli agli occhi.
-Ho fatto delle cose atroci, Molly, indescrivibili…
-Non sta a me giudicare. Vieni con me, è tempo che ti presenti al cospetto del Creatore.
Sente le gambe tremargli e il cuore battergli con una forza inaudita a queste parole. Sa di non esserne degno, sa di non avere diritto, ma una piccolissima speranza si è accesa da qualche parte dentro di lui e segue l’Angelo in silenzio fino all’inizio del mondo e del tempo.

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Capitolo 4
*** In questo momento. ***


~~Uomini

Lo stringe a sé, forte, fortissimo, fino a togliersi il respiro. E’ tutto diverso da un tempo. Non sente i pensieri di Mycroft, non avverte lo sfrigolare dei suoi neuroni, o il rumore del cuore che pompa il sangue tra arterie e vene. Posa le labbra sulla sua pelle e non riconosce il sapore dei suoi sentimenti. Non ha più ali in cui avvolgerlo. Eppure è meraviglioso questo abbraccio nuovo, questa stretta fatta di puro amore. Ha sciolto il nodo dentro al suo petto, e prova cose strane e nuove, ora che è un uomo. Una vita umana: è questa la sua seconda possibilità. Non che ricordi tutto quello che ha fatto nella sua lunga esistenza da demone, il Creatore gli ha detto che altrimenti il dolore e il rimorso lo avrebbero schiacciato. Ma la sua storia con Mycroft, quella, sa di ricordarla bene. Si chiede se l’altro non si sia pentito di avere pregato l’Angelo per lui, ora che non ha che un povero Ispettore Detective a proteggere il fratello, invece che una potenza dell’inferno. Il compagno lo allontana un momento e lo guarda negli occhi:
-E’ stata la decisione migliore della mia vita, Gregory.
Lui sorride felice:
-Sei sempre stato più bravo di me a indovinare i pensieri.
Vede l’altro inarcare le sopracciglia:
-Io non indovino, io dedu…
Non gli lascia finire la frase e ridendo gli cattura le labbra in un bacio:
-Ti ho già detto che ti amo, Mycroft Holmes?
-Mai abbastanza, Ispettore Lestrade.

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