We can learn to love again.

di __lovatosheart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Ecco cosa succede quando sei sveglia alle tre di notte e hai queste idee.
So che ho altre fanfictions in corso, ma questa storia chiedeva di essere scritta, semplicemente.
Leggete sotto per le note.

-We can learn to love again: prologo.




E' strano, sai?

E' strano, che io sto così male, e tu stai così bene.

Che siamo così lontane, eppure riesco a sentire la tua presenza qui.

Sei ovunque, lo sai?

Sei nella sciarpa lasciata sul comodino, quella che mi hai regalato al primo appuntamento.

La partita, ricordi?

Mi hai guardato tutto il tempo, era tutto perfetto.

Mi manchi.

Mi manchi da morire ed è così strano, tu sei lì, io sono qui. 

E non so cosa stai facendo, cosa stai pensando, non so se stai guardando il mio stesso cielo e se vedi le mie stesse stelle e se pensi anche tu quello che penso io.

Che è sbagliato, è tutto sbagliato e fa dannatamente male.

Perchè dove ci sei tu dovrei esserci anche io, perchè dove finisce la tua mano inizia la mia.

Ed è come se mi avessero strappato via qualcosa, dal cuore, da dentro.

E quel vuoto incolmabile sembra volermi inghiottire, e io ho ancora paura del buio.

E senza di te, la notte, è così difficile.

Quando ti vedo, a scuola, è come se qualcuno mi pugnalasse.

Ripetutamente. Dritto al cuore.

E corro in bagno a piangere, e so che mi vedi, e so che vedi i miei occhi rossi, e so che pensi di non poterci fare nulla. 

So che pensi che sia meglio così, ma non lo è.

E so che fa male anche a te, ma perchè lo hai deciso?

Per me non è cambiato nulla, e lo sai.

Basterebbe una parola, una sola, e tornerei da te in un secondo, e lo sai.

Lo sai, sai tutto, eppure mi hai lasciata sola.

E adesso non ci sei, e sono le vacanze di natale, e l'anno scorso le abbiamo passate insieme, e ricordi com'era bello?

Prendere il vischio e nasconderlo per poterci baciare in segreto, tenerci la mano sotto il tavolo durante la cena della vigilia e stringersi forte la notte di capodanno.

E ti giuro che quei giochi pirotecnici nel cielo non erano niente, niente, in confronto ai fuochi d'artificio che avevo dentro quando mi baciavi, anche solo quando mi sfioravi.

E quando uno ama così tanto, non passa.

Non passa, non passa e basta.

Ed è inutile dire che 'si va avanti'.


Avanti dove?
Dove vado, se è tutto buio e la tua mano non è più nella mia?

Dove? Dove, se eri la mia luce? Dove, se eri la mia guida?

Abbiamo camminato insieme così tanto tempo, come puoi pretendere che vada avanti da sola?

Le nostre strade sono intrecciate, non puoi uscire fuori e lasciarmi da sola.

Al freddo, nel buio totale.

Io non te lo avrei mai fatto. Mai.

Nemmeno se la luce fosse diventata troppo forte da sopportare.

Avrei trovato un modo.

Avremmo trovato un modo.

Perchè  c'è sempre la soluzione, tu lo sapevi e lo hai ignorato.

E non sei andata avanti, ti sei solo spostata. 

Hai cambiato corsia, e adesso sei sola come me.

Siamo sole, nel bel mezzo della notte, e un muro invisibile ci divide.

E io urlo e non mi senti, corro e non ti raggiungo mai, e tu sei lì, immobile.

E sai cos'è il peggio?

Che fa male, fa dannatamente male, ma non riesco a odiarti.

Che dovrei, che sei stata cattiva con me, che è stato orrendo ciò che hai fatto, ma non cambia ciò che provo.

Non lo cambia, non lo cambia nulla.

Nemmeno tu.

Nemmeno che sei cambiata e fa così male, e mi ignori e fai finta di nulla.

Ma il passato non lo cancelli.

Non puoi, e non ci riesci.

E non posso nemmeno io.

E ti sto aspettando, e lo farò sempre, quindi girati.

Ti prego, girati e guardami, guardaci.

Guarda ciò che stai perdendo.

Sono ancora qui.

E domani è capodanno. Starò a casa, sai?

Con i miei genitori e mia sorella, aspetteremo insieme la mezzanotte e faremo qualche fuoco. Ci abbracceremo e ci augureremo un buon anno nuovo. Io spero solo che ci sarai, in quest'anno nuovo.

Penso lo abbiamo capito, sai?


I miei genitori, dico.

Non ho detto nulla, ovviamente, ma hanno capito. Ed era ovvio, con la morte che c'ho negli occhi, come potevano non vederlo?

Mi chiedo come passerai tu il capodanno.


Ho la sensazione che berrai molto, che bacerai qualcuno, che vorrai scordarmi e scordarvi per qualche ora, e questo mi fa molto, molto male.

Ma poi i rimorsi torneranno, e chissà, magari serviranno ad aprirti gli occhi.

So che a natale sei stata con la tua famiglia, ho visto le tue foto.

Ma quel sorriso era diverso, era spento. Era falso come una banconota da due dollari, e mi ha fatto male anche quello.

E se fosse per me verrei a casa tua, busserei la porta e nemmeno il tempo di farti capire che sono io. Ti abbraccerei così forte da farti mancare il fiato.
Ti stringerei tra le mie braccia fino a farti capire che va tutto bene.


Che staremo bene, che qualsiasi cosa sia capitata la possiamo passare insieme.

Che niente e nessuno può fermarci, a noi due.

Perchè noi siamo speciali, ricordi?

Diverse insieme, uniche, noi due contro il mondo intero.

Camila e Lauren.

Lauren e Camila.

'Camren', come abbiamo pensato quella volta, ridendo per ore.

Non esiste una Lauren senza la sua Camila, non sopravvive Camila senza Lauren.

E' così, e lo sai, così come lo so io. 

E poi non so perchè ti scrivo, forse perchè così i miei pensieri sono meno rumorosi.

Forse perchè spero che un giorno leggeremo insieme questa lettera e rideremo insieme, mi chiederai scusa per la millesima volta per quella cazzata giovanile e poi mi darai un bacio sulle labbra.

Prometto che è l'ultima lettera però.

Da domani mi impegno e questa sarà l'ultima.

Nel bene o nel male.
Se ti girerai, io sarò qui, e ricominceremo insieme.

Se non lo vorrai.. non lo so. Ma qualcosa farò. La vita deve continuare, in qualche modo, no?
La prossima volta che mi vedrai capirai.

Vedrai la luce nei miei occhi, quella che dicevi ti ha fatto innamorare, e capirai che non mi arrendo.

Possiamo imparare ad amare di nuovo, Lauren, possiamo farlo insieme.

 
Sempre tua, 
                            Camila.                          
                                                           31/12/13

 
 
Bene, eccomi qui.
Il resto della storia sarà raccontata in modo normale, ma questo prologo ho voluto farlo così, sotto forma di lettera.
Mi è venuta in mente questa notte, alle tre.
Non chiedetemi perchè ero sveglia a quell'ora con questo tipo di pensieri, non saprei rispondervi.
Sono davvero, davvero curiosa di sapere cosa ne pensate.
Spero vi piaccia e vi incuriosisca questo prologo, io non vedo l'ora di proseguire la storia!
C'è molto, molto di me in ciò che ho scritto, e questa storia, semplicemente, mi chiedeva di essere scritta.
Ho bisogno di scriverla, di raccontarla, di farla vivere con Lauren e Camila.
E potrei stare qui a parlarne per mezz'ora ma non voglio annoiarvi, se siete arrivati a leggere fin qui.
Questa storia vuole essere un messaggio di speranza, in qualche modo, e spero davvero di riuscirci, o mi sentirò tremendamente in colpa.

Vi voglio bene, ancora una volta buon capodanno.
Love y'all, Laura.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


Primo capitolo: "But all I heard was nothing."


Camila si svegliò con un grande mal di testa, e ci volle qualche secondo prima che le sinopsi nel suo cervello si collegassero, facendole ricordare cosa fosse successo.

Era stata ad una festa, convinta, quasi a forza, dalle sue amiche.

"Dai, hai bisogno di una festa!" - No, quello di cui ho bisogno è Lauren, pensava lei. 

"Ti divertirai! C'è musica, cibo, gente da conoscere.." - Come se mi importasse, pensava.

Perchè nessuno lo capiva?

Aveva bisogno di Lauren, del suo sorriso, dei suoi abbracci, delle sue parole dolci.

Aveva bisogno di lei come dell'aria, ma tutti continuavano a insistere che 'era questione di tempo' e 'passerà'.

In ogni caso, aveva accontentato le amiche, ed era uscita con loro.

Si era messa un vestito, si era truccata e aveva sistemato i capelli, mentre la sua mente ripensava al caldo dei suoi piumoni, al libro che aveva lasciato prima di uscire, a Lauren che..

Lauren che la ignorava. Lauren che l'aveva lasciata.

Forse davvero aveva bisogno di una festa.

Uscirono nell'aria gelida dell'ultimo dell'anno e arrivarono, accompagnate in macchina dalla madre di una delle sue amiche, al locale.

Da fuori non si vedeva nessun indizio di cosa si sarebbero dovute aspettare, e Camila iniziava a sentire ansia.

Le capitava spesso, adesso.

Ansia semplicemente.

Le tremavano le mani, gli occhi diventavano lucidi e all'improvviso era difficile respirare.

Di solito le succedeva quando era in posti affollati, quando vedeva coppie per strada baciarsi o tenersi per mano e quando qualcosa le ricordava Lauren e il rapporto che aveva avuto con lei.

Si rendeva conto che erano reazioni forti e che non sarebbe dovuta stare così male, ma che poteva farci?

Cosa puoi fare quando conosci l'amore a sedici anni e ti viene portato via?

Nulla.

Puoi solo svegliarti ogni mattina e convivere con l'enorme vuoto che ti porti dentro, cercando di non apparire come ciò che realmente sei: un involucro vuoto.

Svuotato di emozioni, di pensieri, di qualsiasi cosa che non fossero ricordi.

Quelli c'erano sempre e ovunque.

"Guarda come hanno organizzato! E' bellissimo!" Disse Trish, indicando i festoni appesi sulle pareti e la console, addossata in un angolo, dove un dj, probabilmente organizzato all'ultimo secondo, preparava la musica per la serata.

"Si, bellissimo." Aveva commentato Camila, annuendo, nonostante la sua espressione dimostrasse tutt'altro che allegria o apprezzamento.

Poggiò la sua borsa e il cappotto su una sedia, poi prese il telefono.

Nessun messaggio, nessuna chiamata.

Nulla.

Non che si aspettasse qualcosa, ma la speranza, dentro di lei, che Lauren si facesse in qualche modo viva non si era ancora spenta.

Poteva almeno chiederle se stava bene, no?

Nemmeno gli auguri di fine anno?

Certo, doveva ammettere che, se Lauren le avesse scritto solamente per farle gli auguri, se la sarebbe presa, e non poco. Ma infondo, non le importava di essere ipocrita.


Ciò che le importava, era che in quel momento sarebbe dovuta essere con Lauren, e invece si ritrovava ad una festa a cui non voleva essere nemmeno. 

Non aveva nulla da festeggiare, nessuno con cui condividere i suoi pensieri, che senso aveva?

"Camila!" La ragazza si voltò, sentendosi chiamare, riconoscendo subito la voce.

Era Normani, la sua migliore amica.

"Mani." Sorrise, salutandola con due baci sulle guance.

Normani sapeva, sapeva tutto, per questo Camila tirò un sospiro di sollievo.

Magari la serata sarebbe stata più sopportabile, con un volto amico vicino.

Normani la strinse in un abbraccio, passandole una mano sulla schiena in modo rassicurante.

"Come va?", le chiese.

Camila si ritrovò improvvisamente con il fiato mozzato, in disperata cerca di aria, mentre delle lacrime insistenti premevano sui suoi condotti lacrimari.

"V-va bene.", riuscì a sussurrare.

"Mila. Non mentirmi.", rispose, guardandola dritto negli occhi.

"Va.. va da schifo. Mi manca come l'aria." Abbassò lo sguardo, ammettendo come realmente andavano le cose.

"E vorrei solo sapere perchè, e capire che diamine sta succedendo, e cosa ho fatto di male, e perchè non può parlarmi e non possiamo sistemarlo e-e fa così male. Fa dannatamente male."

Senza che riuscisse a controllarlo, delle lacrime sfuggirono al suo controllo.

Normani le passò un braccio intorno alle spalle, stringendola.

"Lo so Mila, lo so. Vorrei tanto capirlo anche io, ma si rifiuta di parlarne."


Normani non era solo la migliore amica di Camila, lo era anche di Lauren.

E quante ne avevano combinate, loro tre.

Erano più che sorelle, si conoscevano dai tempi dell'asilo e si erano viste in qualsiasi situazione.

E quando Camila e Lauren si erano messe insieme, un anno prima, non avevano temuto nemmeno un secondo per una brutta reazione dell'altra.

Anzi, quando glielo avevano confessato, Normani aveva affermato di averlo sempre sospettato.

"Era ora!" Aveva detto. "Sono così felice per voi!" 

E adesso, la mora si ritrovava a fare da spola tra una e l'altra.

Non sapeva davvero spiegare cosa fosse successo, nè come. In realtà, nessuno poteva farlo.

Semplicemente, un giorno, Lauren aveva deciso di 'finirla lì'.

Si era svegliata, era andata a scuola, l'ultimo giorno prima delle vacanze, e aveva ignorato Camila.

Quest'ultima le aveva ripetutamente chiesto cosa ci fosse di sbagliato, ma non aveva ottenuto risposta. In ogni caso, mai avrebbe potuto immaginare.

"Basta Camila, è finita." le aveva detto, poi era salita sull'autobus ed era sparita.

Letteralmente.

Puff.

In un attimo, l'aveva tagliata via, buttata fuori dalla sua vita.

Senza spiegazioni, motivazioni, senza 'scusami' e 'mi dispiace'.

Era andata via.

E non si era più fatta sentire.

Certo, entrambe sapevano che con la fine delle vacanze si sarebbero dovute vedere, per forza, a scuola, ma questo non cambiava che mai, nemmeno prima che stessero insieme, avevano trascorso un periodo così lungo senza sentirsi.

Una volta, in prima media, durante le vacanze primaverili, Camila era andata con la sua famiglia in vacanza a disneyland. Lì, aveva perso il suo telefono, e non aveva potuto contattare Lauren, nè nessun altro, per due giorni. 

Quando, una volta tornata in Florida, era andata a suonare il campanello di casa Jauregui, si era ritrovata davanti una Lauren preoccupata e arrabbiata.

"Ti sei scordata ti me?", le aveva chiesto, abbracciandola. "Dio Camz, non farlo mai più."

Ma questa volta non sarebbe andata così.

E Normani odiava quella situazione, odiava dover occupare quel ruolo.

Andava da Lauren, ma non riusciva a godersi davvero la sua compagnia, perchè la mancanza di Camila si sentiva, costante e forte.

Era con Camila, e oltre a sentire la mancanza di Lauren, soffriva vedendola triste, distrutta.

 E il peggio era che non poteva farci nulla.

Aveva provato in qualsiasi modo a estrapolare qualcosa dalla maggiore, ma non una singola parola era stata proferita al riguardo.

"Basta Normani, se vuoi stare con me, non chiedermi più nulla.", era stata la sua unica risposta.

E Normani le aveva davvero provate tutte.

Con un tono dolce, offrendole il suo supporto e una spalla su cui piangere, urlandole contro quanto fosse un comportamento sbagliato e cattivo nei confronti di Camila, dicendole quanto l'altra stesse soffrendo. Quanto lei stessa stesse soffrendo, vedendole in quel modo.

Nulla.

Lauren non rispondeva. La guardava, con uno sguardo che non si capiva se volesse chiedere scusa o riderci sù, e poi si voltava da un'altra parte.

E, alla fine, Normani aveva smesso di chiedere.

Non perchè si fosse arresa o perchè pensasse che quel comportamento fosse meno sbagliato, quello mai. 

Semplicemente, sapeva che se avesse superato quella sottilissima linea, il fragile filo che teneva ancora legato quel rapporto si sarebbe irrimediabilmente spezzato.

E non poteva perderla, nonostante si stesse comportando in quel modo.


"In ogni caso, stanotte è capodanno. Vediamo di far iniziare bene quest'anno, ti va?" Fece Normani, interrompendo il proprio flusso di pensieri e quello dei ricordi di Camila.

Quest'ultima annuì, sforzandosi di sorridere.

Dopo circa mezz'ora tutti gli invitati erano arrivati, la musica iniziò a suonare al massimo volume negli amplificatori e portarono da mangiare.

Camila aveva perso appetito, mangiava solo per soddisfare le sue necessità come persona e perchè i suoi genitori erano molto apprensivi, non l'avrebbero mai lasciata digiunare.

In quel momento stava giocherellando con le patatine fritte che aveva nel piatto, portandosele poi, una alla volta, con estrema lentezza, alle labbra.

Pensava a Lauren, mentre osservava le persone intorno a lei ridere, muoversi a tempo di musica, versarsi alcolici nei bicchieri e farsi foto a tradimento.

Normani, seduta al suo fianco, stava parlando con Ally.

Ally era molto simpatica, nonostante Camila non avesse un grande rapporto con lei.

Non perchè non le fosse simpatica, semplicemente perchè non aveva mai avuto modo di conoscerla a fondo.

Fece un respiro, ricordandosi che era ancora capace di respirare e che quella era solo una sensazione, poi disse a Normani che andava un attimo fuori a prendere un pò d'aria.

Dopo averla guardata con attenzione, come se temesse che fosse sul punto di scappare, la mora le sorrise e annuì, prima di voltarsi nuovamente a parlare.

Camila camminò il più velocemente possibile verso la porta principale del locale, maledicendosi per essersi lasciata convincere a indossare quelle trappole mortali travestite da tacchi.

Complimentandosi con sè stessa, riuscì a non cadere.

Arrivata fuori, si ricordò di essersi scordata la giacca.

"Diamine.", sussurrò.

Ma ormai non poteva tornare indietro, avrebbe fatto la figura dell'idiota davanti a gente che nemmeno conosceva. Bel modo di finire l'anno.
Incrociò le braccia sul petto e sbuffò, osservando come l'aria fredda faceva diventare il suo sospiro una nuvoletta bianca.

Chissà dove si trovava Lauren in quel momento, con chi, a fare cosa.

Era troppo illudersi che forse anche lei la stava pensando?

Volse lo sguardo al cielo notturno ricamato di stelle, e lascio che quella visione la calmasse. Si chiedeva se Lauren stesse guardando lo stesso cielo, le stesse stelle. 

E' strano come, quando si perde qualcuno, si inizi a domandarsi le cose più banali. E ti aggrappi ad ogni piccola cosa, ogni piccola coincidenza, qualsiasi cosa ti faccia sentire più vicina a quella persona, finchè tutto diventa troppo.

Troppo lontano, troppo distante, troppo diverso.

Si perde la cognizione del presente, rimanendo bloccati nel passato, e si è incapaci di guardare avanti.

Incapaci di muoversi, di accettare che le cose siano veramente cambiate e che non ci sia via di fuga. Nessuna macchina del tempo, nessun finale da favola, nessun principe (o principessa) che arriva a salvarti sul cavallo bianco.

Semplicemente, non succede.

E hai due scelte: puoi rimanere immobile e lasciare che la vita vada avanti, che il mondo continui a girare, senza che nulla e nessuno ti tocchino davvero; oppure, puoi provarci lo stesso, puoi convincerti che è aria quella che hai nei polmoni e che anche se non ti sembra sei ancora in grado di respirare.

Camila sorrise.

Non lo faceva da giorni, ma in quel momento sorrise. 

Perchè le erano sempre piaciute le stelle, e perchè da lì si vedevano così bene. E le luci si riflettevano sulla superficie del mare, non troppo lontana da lei, creando un effetto quasi surreale.

Sorrise, perchè l'aria gelida che le accarezzava il volto sembrava soffiare via da questo le tristezza depositata dalle lacrime che aveva versato in quel giorno.

Dopo un pò guardò il telefono e decise di tornare dentro, se fosse rimasta troppo tempo fuori Normani si sarebbe sicuramente preoccupata.

Una volta aperta la porta principale, sentì la sensazione piacevole che aveva provato fino a qualche secondo prima svanire.

Fece un respiro, poi un altro e un altro ancora, finchè riuscì a convincersi che i suoi polmoni stessero ancora funzionando e che stesse respirando.

"Mila, tutto bene?" Chiese Normani mentre si risedeva al suo posto.

Camila annuì, sorridendole, cercando di far sembrare quel sorriso più innocente di quanto non fosse.

Dopo qualche minuto, mentre giocherellava con il cibo che aveva nel piatto, sentì una voce non familiare chiamarla.

Si voltò, e Normani ed Ally la stavano guardando come se avessero paura che fosse sul punto di svenire.


"Che c'è?" Chiese, cercando di suonare il più tranquilla possibile.

"Tutto bene? Ally ti ha chiesto quali sono le tue materie preferite a scuola.." Fece Normani, guardandola in modo apprensivo.

"Oh, si, certo. Scusate, ero distratta." Si giustificò, sistemandosi poi meglio sulla sedia in modo da riuscire a guardare in faccia anche Ally.

"Tranquilla! Allora, quali sono i tuoi corsi preferiti?" Ally aveva un sorriso molto dolce, che fece sentire un pò meglio Camila. Sembrava una di quelle persone di cui ti puoi fidare senza aver nessun dubbio, una di quelle rare, speciali, persone che erano oneste e sincere, con un grande cuore.

"Mhh, letteratura inglese, decisamente. -Iniziò, spostando lo sguardo dalla sua interlocutrice a Normani. - Oh, e scrittura creativa, decisamente. Mi affascina molto anche lo studio del latino, nonostante sia molto complesso."

Spiegò poi, cercando di rendere il suo sorriso sforzato più credibile.

"Quindi ti piacciono le materie umanistiche, che bello!" Fece Ally, sembrando realmente contenta e convinta di ciò che diceva. Più continuavano a parlare, più Camila apprezzava quella ragazza.

"E le tue, quali sono?" Chiese, realmente curiosa.

"Adoro qualsiasi cosa riguardi l'ambito dell'arte. Pittura, storia dell'arte, disegno tecnico e disegno artistico, scultura.. davvero tutto! Infatti spero di riuscire a entrare nell'istituto d'arte di Miami, la International University of Art & Design."

"Wow, sembra una cosa importante! sono certa che ci riuscirai." Rispose Camila, impressionata dalla sicurezza dell'altra.

Sperò che anche lei, all'ultimo anno, sarebbe stata capace di scegliere senza dubbi la sua strada. Anche se, al momento, le sembrava di brancolare nell'oscurità.

Il discorso fu portato avanti, maggiormente da Normani e Ally, e la serata passò con moderata velocità.

Non molto dopo, infatti, Camila si ritrovò schiacciata tra corpi sudati che saltavano, urlando i secondi che mancavano all'inizio del nuovo anno.

Sapeva di essere oltremodo negativa, ma non poteva farci nulla. Cosa poteva importarle del 'nuovo anno' se in quell'insieme di ore, giorni e mesi non c'era Lauren? Nulla. Non le importava nulla.

Era solo un numero che aumentava, come potevano le persone pensare seriamente che la loro vita sarebbe cambiata? Che senso aveva affidare i propri desideri e speranze in un mucchio di cifre che, in realtà, non significavano nulla?

"2014".

Duemilaquattoridici.

Duemilaquattordici cosa? Duemilaquattordici vite, pensieri, azioni? Storie, amori, delusioni?Nascite, morti? Duemilaquattordici cosa?

Camila continuava a pensare a quella parola, scandendola in mente lettera dopo lettera, finchè non diventò priva di senso.

Come quando inizi a ripetere ad alta voce una parola finchè ti suona oltremodo strana e insensata.

Provò a farlo con il suo nome. Lauren Lauren Lauren Lauren. La-u-ren- L a u r e n.

No, con quel nome non funzionava, per quanto se lo ripeteva in mente, dividendolo in sillabe e poi in lettere, non riusciva proprio a scordarsi a chi si riferiva, nè a farlo sembrare privo di senso o importanza.

"VENTI!" Le urla intorno a lei si facevano sempre più forti, in quella pazza rincorsa del tempo. Ma il tempo non lo prendi, non si lascia catturare. Anche quando vorresti congelare un momento e viverlo per sempre, non puoi e non potrai mai farlo. Il tempo è indifferente e stronzo, non dà seconde opportunità nè aiuti. Scorre, scorre e se ne frega che tu stai lentamente morendo di tristezza, se ne frega che tutto ciò che vorresti sarebbe rivivere quei momenti, tornare indietro e goderseli due volte, perchè erano tanto belli che una sola non bastava.

"DIECI!" Cercò di farsi strada tra quelle schiene e quelle spalle che non conosceva e che non la interessavano, perchè non erano quelle di Lauren. Lauren. Dov'era?

"CINQUE!" Camila chiuse gli occhi, isolandosi, dimenticando per qualche istante ogni cosa. Dove si trovasse, cosa fosse successo.

"QUATTRO!" Si ricordò del primo capodanno che aveva passato con Lauren, di quanto era stato bello.

"TRE!" Riusciva ancora a sentire le sue braccia forti e rassicuranti stringerla, proteggendola dal resto del mondo. 'Che mi importa degli altri -diceva- se ho la cosa più preziosa del mondo tra le braccia?'

"DUE!" Riusciva a sentire le sue mani calde che vagavano sul suo corpo, esplorandolo, amandolo. Riusciva a provare i brividi che quelle azioni le causavano. Le sentiva in modo così reale che pensò che forse erano ancora lì, nascoste sottopelle.

"UNO!" Poi ricordò il modo in cui le aveva preso il volto tra le mani, stringendola con delicatezza, come se avesse paura di premere troppo e di vederla spezzarsi lì, sotto le sue dita. Come l'aveva guardata dritto negli occhi, per poi far cadere lo sguardo sulle sue labbra. Come si era avvicinata, con una lentezza infinita e snervante. Come il resto del mondo sembrava aver perso improvvisamente colore e suono, come se ci fossero solo loro due in tutto l'universo. 

"AUGURI!" E poi, poi l'aveva baciata. E lo ricordava perfettamente, tanto bene da far male. Il tocco di quelle labbra sulle sue, il suo profumo così vicino, il modo in cui era stato innocente all'inizio, diventando via via sempre più forte, aumentando di passione e intensità. 

"Auguri mila!!" Normani le gettò le braccia al collo, stringendola in un abbraccio, urlandole gli auguri dritto nell'orecchio destro. Camila sussultò, spaesata, ritrovandosi improvvisamente catapultata in una realtà che non era quella che voleva.

"A-auguri Mani" Rispose, mentre riusciva a stento a trattenere le lacrime che chiedevano solo di essere lasciate libere.

Fece gli auguri ad Ally, cercando di sembrare il più sincera possibile, e poi si precipitò verso il tavolo, dove aveva lasciato la borsa.

Ignorò gli auguri di persone estranee, con un solo pensiero in mente.

Aprì la borsa, sedendosi sulla sedia, con il fiato pesante, come dopo una lunga, faticosa, corsa.

"Cinque nuovi messaggi.", diceva il suo telefono.

Passò in rassegna il messaggio di auguri dei suoi genitori, quelli delle sue compagne di classe e quello di una sua vecchia amica. 

L'unica persona da cui avrebbe voluto ricevere un messaggio non le aveva scritto.

Sapendo che nessuno l'avrebbe notata, entrò nel bagno del locale, accasciandosi contro la porta di legno scuro, gelida.

Seppellì il volto tra le ginocchia e lasciò che i suoi singhiozzi disperati quanto inutili riempissero quella piccola, maleodorante, stanza.

-
Quando sentì la confusione proveniente dalla sala diminuire, decise che non poteva rimanere là dentro, o rischiava di essere trovata da qualcuno che aveva realmente necessità di usare il bagno.

Si guardò nello specchio e si sciacquò il volto con dell'acqua fredda, attenta a non rovinare il trucco che, miracolosamente, non si era rovinato. Per gli occhi rossi non poteva fare nulla, ma non le importava. Si passò una mano tra i capelli, cercando di metterli in ordine, poi si voltò e uscì.

La festa era ancora in corso, le luci erano state abbassate, sostituite da fari colorati che si illumnaivano a intermittenza. La musica era ad un volume che sfiorava il limite del sopportabile e una grande massa di persone si agitava nel centro della pista. Non era difficile capire che molti erano già ubriachi.

Camila si diresse al tavolo e vide Normani e Ally intente a parlare, indecise se buttarsi nella mischia e ballare anche loro.

Normani era una grande ballerina, e ovviamente voleva andare. Ally, che non amava quel genere di feste, preferiva aspettare ancora un pò.

"Vai pure Mani, resto io qui con Ally, così non è sola." si offrì Camila, sorridendo.

Normani la ringraziò e si unì al resto delle persone intente a ballare, saltando e divincolandosi a ritmo di musica.

"Grazie.", disse Ally, sorridendole.

In poco tempo iniziarono a distribuire alcolici, ignorando il fatto che erano presenti molti minorenni, tra cui Camila.

Non aveva mai bevuto, non aveva mai apprezzato chi per divertirsi aveva bisogno di bere e aveva sempre avuto timore per gli ubriachi.

Ma, in quel momento, non le importava.

Sapeva che l'alcol intorpidiva i sensi e la lucidità, che rendeva più difficile ricordare.

"Al diavolo." Pensò, quando, dopo aver controllato per l'ennesima volta il telefono, senza mai trovare il messaggio o la chiamata che aspettava, accettò il bicchiere colmo di birra che le veniva offerto da una sconosciuta.

Sotto lo sguardo confuso e sorpreso, e forse anche un pò deluso, di Ally, Camila bevve in un sorso il contenuto del bicchiere.

"Wow, ne vuoi un altro?" Chiese divertita la ragazza che si occupava di miscelare i vari alcolici e di distribuirli.

Camila annuì, apprezzando la sensazione di bruciore che quel liquido le aveva provocato allo stomaco.

Mandò giù un altro bicchiere, poi un altro ancora.

"Camila, non pensi di star esagerando? Ti sentirai male!" Disse Ally, preoccupata, vedendo l'altra alzare il sesto bicchiere di alcolici e portarselo alla bocca.

"N-o, tranquilla!" Affermò la minore, agitando il bicchiere, finendo per rovesciarsi parte del contenuto addosso.

Scoppiò a ridere senza motivo, finchè quelle risate si trasformarono in singhiozzi disperati.

Ally, rimasta sola in sua compagnia, non sapeva come comportarsi. Le metteva una mano sulla schiena cercando di consolarla, le chiedeva cosa fosse successo, ma era inutile. 

"Basta, bastabastabasta ti prego basta" Sussurrava disperata Camila, con la testa tra le mani. "BASTA!" Urlò, spaventando Ally, che iniziò a cercare con lo sguardo Normani tra la folla.

Finalmente l'altra se ne accorse e le raggiunse, sorpresa quanto spaventata.

"Che succede?", chiese, sedendosi all'altro lato di Camila.

"Non ne ho idea, ha bevuto tanto e ha iniziato a ridere e poi-poi ha iniziato a piangere in questo modo e non mi vuole dire perchè!" Spiegò Ally, gesticolando.

Normani, che aveva facilmente intuito il motivo di quel comportamento, si avvicinò a Camila, sussurrandole parole di conforto, nonostante sapesse che nulla di quello che avrebbe potuto dire avrebbe cambiato le cose. L'unica persona che poteva sistemare quella situazione non era lì.

"Mila, Mila ehy, guardami okay? -disse, aspettando che l'altra alzasse il volto per continuare. - Stai tranquilla, andrà tutto ben-

"NON DIRLO!" Urlò Camila, alzandosi dalla sedia e, nonostante non fosse in grado di camminare in modo normale, iniziò a dirigersi verso l'uscita.

Le girava la testa e non riusciva a evitare le persone, sembrava spuntassero dal pavimento stesso, come funghi. Barcollando, riuscì a correre fino alla porta principale, uscendo fuori.

L'aria fresca le fece tornare un minimo di lucidità, nonostante fosse ancora intorpidita e confusa dall'alcol.

"CAMILA!" Normani e Ally, alle sue spalle, cercavano di fermarla, terrorizzate che, in quelle condizioni, l'altra potesse finire sotto una macchina, o peggio.

La raggiunsero, e si sedettero al suo fianco sul ciglio del marciapiede, notando con sollievo che sembrava essersi calmata.

"No-non devi dirlo perchè non-non andrà nulla bene -Iniziò, poi la sua voce si ruppe di nuovo, incrinata da un singhiozzo. Ricominciò a parlare nonostante le lacrime che rigavano copiosamente le sue guance. -Non andrà bene niente perchè Lauren non c'è e se non torna continuerà a fare tutto schifo e, perchè non è qui ora? Dov'è? Con chi? Mi ha dimenticata?" 

A quel punto, crollò sulla spalla di Normani, che cinse il uso esile corpo, scosso dal disperato pianto. All'abbraccio si unì anche Ally, che iniziava a capire la situazione, dispiaciuta per la sua nuova amica.

"Lo so Mila, lo so." Fu tutto ciò che disse Normani, posando la testa sui capelli dell'altra.

Dopo qualche minuto, Camila si mise a sedere, guardandosi le mani, che continuava ad agitare nervosamente.


"E' solo che fa così male."

--

Bene, ciao a tutti!
Sono immensamente felice del riscontro che ha avuto questa storia solamente dal prologo, davvero, quindi grazie a tutti quelli che l'hanno letta e recensita! 
Ecco il primo capitolo, adesso inizia la storia vera e propria.
Mi scuso per il ritardo, ma spero la lunghezza del capitolo basti a rimediare!
Si inizia a scoprire qualcosa di più di Camila, del suo rapporto con gli altri e del suo modo di affrontare il dolore.
Lauren?
Lauren non è ancora apparsa, se non in modo 'indiretto', attraverso pensieri e opinioni altrue.
Personalmente, non vedo l'ora che arrivi anche il suo turno! ahhaha
Che dire, domani è la befana, e dopodomani si torna a scuola.
eheheh.
Ditemi che non sono l'unica che si rifiuta di tornarci cc
In ogni caso, fatemi sapere cosa ne pensate!


ps: il titolo della canzone è preso da "Nothing" dei The script, una delle canzoni preferite di Lauren, e anche una delle mie.

Love y'all, buon ultimo giorno di vacanza!

Laura.

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***



La ragazza si sveglió con un tremendo mal di testa.

La prima cosa che notò, prima ancora di aprire gli occhi, fu che non era sola.

Ebbe un tuffo al cuore, ma poi vide che il peso che sentiva sul braccio destro non era altro che quello di Normani.
'Povera illusa.', pensò.

Immagini della serata precedente le affiorarono nella mente come oggetti tornati a galla, e Camila fu subito presa dal panico.
Riusciva a ricordare in modo lucido fino a circa il terzo bicchiere di alcolico che aveva ingerito, poi non vi era altro che nebbia e confusione.

Si tirò su facendo leva sui gomiti, cercando di non svegliare la ragazza al suo fianco, e vide il suo cellulare posato a terra.
Lo raccolse, non senza qualche contorsione, e vide che non aveva nuovi messaggi.

Non fu una sorpresa, in ogni caso.

Tornò a sdraiarsi e osservò le altre due ragazze che dormivano nella stanza. 
Normani aveva la bocca dischiusa e i capelli che le ricadevano disordinati sul volto, dei residui di trucco della notte precedente ancora sotto gli occhi.

Poco più in là dormiva Ally, girata di spalle, permettendo a Camila di vedere solo i suoi capelli e la sua schiena.

Incapace di ricordare cosa fosse successo qualche ora prima, si ritrovò a sperare di non aver fatto brutte figure con quella ragazza: sperava di poter diventare sua amica.
Non riuscendo a tornare a dormire, i suoi pensieri si concentrarono sul loro obiettivo preferito: Lauren.

Prese nuovamente il telefono e aprì Facebook, cercando con velocità il profilo dell'altra.
Era presente una sola foto, e non era stata postata da lei ma bensì da una certa 'Dinah' che Camila conosceva solo di nome.

I suoi occhi furono subito catturati dal volto della mora, che analizzarono e studiarono come se fosse una poesia, piena di significati nascosti.
Camila notò immediatamente che non sembrava dimostrare grande entusiasmo, e questo la rincuorò.

Certo, non le faceva piacere vedere l'altra triste, ma sapere che senza di lei non se la stava cavando granché bene era una misera consolazione per il suo cuore spezzato.
Rimase a guardare quella foto, come ipnotizzata, finché non fu distratta da dei movimenti.

Ally si era svegliata, e quando Camila distolse lo sguardo del display del suo telefono notò che aveva già gli occhi aperti e che la stava fissando.

"Buongiorno", le disse poi con un sorriso.

Camila ricambiò il saluto, nascondendo immediatamente il telefono e chiedendosi da quanto fosse osservata.

"Come stai?" 
La mora intuì dal tono di voce dell'altra che la sera prima era sicuramente successo qualcosa, e si preoccupò immediatamente.

"Bene, penso, ignorando il fatto che non ricordo quasi nulla di ciò che é successo la scorsa notte." Rispose poi, decidendo di essere onesta con l'altra. Ormai, cosa aveva da perdere?

"Chissà perché, ma me lo aspettavo." Replicò Ally, sorridendo.

"Ti va di raccontarmi? Non è carino avere un buco nero al posto della memoria." Chiese la minore, sperando che l'altra la accontentasse.

"Certo, però è meglio se andiamo di là, altrimenti sveglieremo Normani."

Si alzarono e, prestando attenzione a non fare troppo rumore, si spostarono in cucina.
Camila chiese se non fosse peggio rischiare di svegliare i genitori di Normani, ma Ally la rassicurò dicendo che la sera prima avevano scelto di restare lì proprio perché erano fuori città. 

"Allora, -iniziò la maggiore mentre si metteva ai fornelli e iniziava a preparare del caffè- fino a cosa ricordi?"
Camila le spiegò, e Ally iniziò a raccontare.

Non voleva far sentire in colpa o in imbarazzo l'altra, quindi decise di omettere alcuni dettagli, dicendole solo che aveva avuto una 'sorta di attacco di panico'.

La mora sentì un enorme peso sullo stomaco, come se fosse sul punto di vomitare.

"Mi dispiace.." Sussurrò, abbassando lo sguardo.

"Non preoccuparti - Fece Ally, avvicinandosi e mettendole una mano sulla spalla. - non é qualcosa che puoi controllare, in ogni caso, quindi non devi scusarti."
Camila le sorrise debolmente, non del tutto convinta.

Ci fu un momento di silenzio, seguito da una domanda che Ally voleva fare da quando si era svegliata.
"La ragazza nella foto che stavi guardando prima.. è lei?" Chiese, mordendosi poi la lingua e sperando che l'altra non l'odiasse per aver fatto quella domanda.

"Si, è Lauren." Rispose, e non c'era né rabbia né fastidio nella sua voce, solo una grande tristezza.

Ally, nonostante volesse sapere di più su cosa fosse successo, decise di non infierire ulteriormente. Se fossero diventate amiche, come sperava, sarebbe stata l'altra a parlarne.

Si sedettero una di fronte all'altra e iniziarono a bere il caffè, quando Normani le raggiunse, gli occhi ancora socchiusi dal sonno.

"Buongiorno.", le salutò, stirandosi come un gatto e sedendosi accanto a loro. "Di che parlate?" 

"Ally stava facendo luce su quanto è successo ieri sera, visto che io non ricordo niente, anche se penso che sia troppo buona e stia omettendo qualcosa.." Rispose Camila, sorridendo.

"Oh." Fu tutto ciò che disse Normani, prendendo una tazza di caffè e sedendosi vicino alle altre.

"Non c'è bisogno che me lo diciate esplicitamente, in ogni caso, quindi vi chiedo scusa se vi ho spaventate col mio comportamento.." Si scusò la mora, abbassando lo sguardo. Se aveva attacchi di panico da sobria, poteva solo immaginare cosa aveva detto o fatto da ubriaca.

"Tranquilla Mila.." La rassicurò Normani, un sorriso coperto da una patina di tristezza sul volto.

Passarono il resto della mattinata a vedere film e a parlare, e Camila scoprì di provare sempre più simpatia per Ally.

All'ora di pranzo si prepararono qualche panino, troppo stanche per cucinare un pasto completo.

"Penso che sia meglio che vada a casa.." Annunciò Camila verso le quattro, sollevandosi a fatica dal divano dove era seduta.

"Di già?" Le chiesero le altre due quasi all'unisono.

"Si, sono stanca e comunque i miei vorranno che trascorra un po' di tempo anche con loro.." Si giustificò, ringraziando poi le altre e rifiutando la loro proposta di accompagnarla a casa. 

Non che le dispiacesse la loro compagnia, al contrario, ma aveva bisogno di stare un po' da sola.

'Effetti collaterali dell'avere il cuore spezzato', pensò mentre si incamminava verso casa, le mani in tasca e il giubbotto allacciato fino al collo.

Era così immersa nei propri pensieri che quasi non si accorse della persona che le camminava di fronte, diretta nel verso opposto.

Quando la vide, Camila si sentì come sul punto di vomitare, e si arrestò bruscamente sul ciglio della strada.
 
L'avrebbe voluta chiamare, fermarla e convincerla finalmente a parlare, ma dalla sua bocca non uscì nemmeno un singolo suono.
Era come se qualcuno avesse risucchiato via l'ossigeno presente nell'atmosfera circostante: non era più in grado di respirare.

Davanti a lei, gli occhi leggermente spalancati per la sorpresa e le labbra coperte da una spessa sciarpa, c'era Lauren.
Camila si sentì mancare la terra sotto i piedi, e per un momento temette di essere sul punto di cadere.

L'altra se ne accorse, evidentemente, perché allungò un braccio, come a volerla aiutare, per poi ripensarci e lasciarlo cadere lungo un fianco. 
Le mani della più bassa iniziarono a tremare, e senti il suo respiro farsi corto e veloce.

Milioni di pensieri e possibili cose da dire le turbinavano nella mente come un uragano, ma dalle sue labbra non uscì nemmeno un suono.
Dopo un tempo che parve interminabile ad entrambe, Lauren la superò, camminando velocemente e lasciandosi l'altra alle spalle senza più voltarsi a guardarla.

Un singhiozzo spezzò lo stato di trance in cui era caduta Camila, accorgendosi solo in quel momento di aver stretto così tanto i pugni da avere dei segni rossi sul palmo della mano.

Iniziò a camminare, ma non più verso la stessa meta: lasciò che i passi la guidassero senza pensare, e poco dopo si ritrovò in un parchetto deserto.

Si sedette su una panchina, e per un momento credette di essere sul punto di vomitare.

Non riusciva nemmeno a contare tutte le volte in cui lei e Lauren erano state in quello stesso posto.
Ripensò all'incontro che aveva appena avuto, agli occhi glaciali dell'altra.

Era come se, dopo averla lasciata ferita per giorni e giorni, avesse deciso di tornare solo per spingere un po'più a fondo il coltello li dove lo aveva lasciato.

Tirò le gambe sù sulla panchina e si strinse le ginocchia al petto; chiuse gli occhi, cercando di respirare e mandare via ogni pensiero e ogni ricordo.
Era inutile, per quanto ci provasse, il volto dell'altra sembrava essere stampato nella sua memoria, nitido e perfetto.


'Pronto? Oh, salve signora Cabello. No, Camila è andata via un'ora fa per tornare a casa.. Si, se la vediamo chiamiamo subito. Okay, non si preoccupi.'

Normani mise giù il telefono con una faccia che fece spaventare Ally.

'Che è successo?'

'Stanno cercando Camila, non risponde al telefono e non è tornata a casa.' Disse la mora, prendendo la giacca e dirigendosi verso la porta di casa. 'Andiamo a cercarla.'

Uscirono e rimasero qualche secondo ferme, indecise su dove cercare. Provarono a loro volta a chiamare l'amica, ma sembrava che avesse spento il telefono.

Dopo mezz'ora di ricerca nei d'intorni, Normani ebbe un'idea.

'Se non è nemmeno qui, non so davvero che altro pensare.'

Arrivarono nel parchetto che Normani conosceva bene, lo stesso dove lei, Camila e Lauren giocavano da piccole.
Sapeva che era anche il luogo dove si erano baciate la prima volta, per questo motivo temeva e sperava allo stesso tempo di trovare lì Camila.

I suoi sospetti non furono contraddetti, infatti videro l'altra seduta su una delle panchine. Era da sola, raggomitolata come a volersi tenere tutta insieme.
'Camila!' La raggiunsero, spaventate e sollevate al tempo stesso.

La ragazza, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo. Quando le vide, si chiese da quanto tempo fosse lì, e perchè le altre l'avevano cercata.

Le due spiegarono che i suoi genitori erano preoccupati per lei perchè non rispondeva al telefono, e Camila rispose che si era scaricato.

'Si ma.. cosa ci fai qui?' Chiese Ally, cercando di porre la domanda con più gentilezza possibile.

'Ho visto Lauren, prima.' Rispose dopo qualche istante, guardando un punto indefinito dietro di loro.

Il silenzio che seguì questa affermazione sembrò raggelare ulteriormente il parco intorno a loro.

'Cosa ha-' stava chiedendo Normani, ma fu interrotta dall'altra.

'Non ha detto nulla.' Disse, ridendo poi, lo sguardo pieno di rabbia e tristezza.

'Non ha detto assolutamente nulla, capisci? Mi ha guardata, e poi mi è passata vicino, come se non fossi nessuno.' Continuò, ignorando le lacrime che le riempivano gli occhi, rendendoli lucidi.

Ally si sedette vicino all'amica, stringendola in un abbraccio, seguita subito da Normani.

'Come mai sei venuta proprio qui?' Chiese Ally dopo un pò, spezzando il silenzio che si era formato.

'Non lo so, ogni tanto mi piace stare sola in posti silenziosi per pensare un pò.' Si giustificò, scrollando le spalle, evitando accuratamente di dire che era che si erano baciate la prima volta.

'Come se non lo facessi già abbastanza.' Disse Normani, con un sorriso consolatorio sulle labbra, evitando anche lei di far cenno a quel fatto. 'Dai, andiamo, dobbiamo chiamare i tuoi e rassicurarli.' Aggiunse poi, mettendo una mano sulla spalla di Camila.

-

'Era lì, Dinah.' Stava spiegando Lauren per la centesima volta, camminando avanti e indietro per la stanza. 'Era e mi guardava come se-come se l'avessi pugnalata.' Finì, scuotendo la testa.

L'altra la osservava, seduta sul suo letto, con uno sguardo triste.

'Lo sapevi già che stava male.' Disse poi, non capendo dove volesse arrivare l'altra.

'Si, ma vederla è stata tutta un'altra cosa. Non so come ho fatto ad andarmene.'

'Forse andare via non era la cosa giusta da fare, Lauren.'
Notò Dinah, incapace di comprendere le motivazioni dell'amica, nonostante questa le avesse spiegate più e più volte.

'Sai come la penso, Dinah.' Disse questa infatti, guardandola dritto negli occhi. 'Non potevo fare altrimenti.'

'Dici sempre così, ma-'

'Lo sai che non voglio parlarne, per favore.' - La interruppe Lauren, frustata. Non sopportava che tutte le sue amiche la contraddicessero, dicendole che stava sbagliando e che si stava comportando male.

Persino i suoi genitori erano arrivati a dirle che non si stava comportando bene.

Sembrava che nessuno era in grado di capire perchè avesse agito in quel modo, nessuno capiva o pensava a come si dovesse sentire lei.

'Non voglio essere scortese, ma non sopporto più di essere giudicata e criticata di continuo.' Spiegò poi, sedendosi vicino all'amica.

'Lo so Lauren, lo so. E se ti dico come la penso è solo perchè credo di consigliarti il meglio, ma se ti dai fastidio la smetto.' Fece, mettendo un braccio intorno alle spalle
dell'altra. 'Lei ha detto qualcosa?' Chiese poi, riferendosi all'incontro che aveva appena avuto.

'No, ma forse sarebbe stato meglio.' Constatò, ripensando al modo in cui Camila l'aveva guardata. 'Non l'ho mai, mai vista così. Sembrava quasi malata. Normani mi aveva detto che stava male, ma non avrei mai immaginato di vederla così.'

'Davvero?' Chiese Dinah; nonostante non fosse amica di Camila, si sentiva come se la conoscesse da sempre. Lauren le aveva raccontato tutto ciò che avevano passato, ed era stata così precisa nel descriverla, probabilmente senza nemmeno accorgersene, che Dinah avrebbe potuto farne un perfetto ritratto fisico e caratteriale.

'Sembrava sul punto di svenire, e non sai quanto avrei voluto abbracciarla. O almeno assicurarmi che non si sentisse male.' Finì poi, abbassando lo sguardo.
I sensi di colpa per ciò che aveva fatto si facevano più grandi giorno dopo giorno, ma sapeva di non poter tornare sui propri passi.

E se prima quella distanza la stava logorando, adesso si sentiva spenta, vuota. Lo sguardo di Camila rimaneva impresso nella sua mente, triste ricordo di un dolore troppo grande per essere espresso a parole.

Ciò che aveva visto nel volto dell'altra non solo l'aveva fatta sentire in colpa, l'aveva spaventata.
Perchè era il buio, quello che aveva visto; una voragine di tristezza priva di luce. E il peggio, forse, era sapere di essere stata quella che l'aveva spinta, dentro quella voragine.







Okay, ciao a tutti!
Come comparire dopo un anno e riniziare una storia come se nulla fosse, complimenti a me. *si applaude*
Ho deciso di aggiornare almeno una delle storie che ho in corso una volta alla settimana, se possibile entrambe, ma visto che fra non molto rinizia la scuola, e io ho qualcosa come due compiti e tre interrogazioni al giorno per le prime due settimane, non posso promettervi troppo.
In ogni caso, questa storia, nonostante abbia la muffa per il tempo che è passato dall'ultimo aggiornamento, sono decisa a continuarla, sperando che a voi faccia ancora piacere leggerla.
Aspetto i vostri commenti su questo capitolo, sono curiosa di sapere se qualcuno vuole seguire ancora questa storia!
Un bacione e, se non dovessi riuscire ad aggiornare THOH prima di capodanno, buon anno a tutti ♥
Laura. 


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