Il colore della Discordia

di Almight_Diva
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Ella ***
Capitolo 2: *** Capitolo1: Ritorno al Campo ***



Capitolo 1
*** Prologo: Ella ***


Prologo: Ella

 

Eccola di nuovo là, di fronte a quell'ingresso in stile greco antico. Erano già un paio di minuti che fissava quella scritta incisa nella pietra da uno scalpello molti anni prima. “Campo Mezzosangue”, troneggiava in mezzo all'ingresso. Aveva passato lì quasi tutte le estati da quando aveva sei anni, aveva conosciuto Chirone, il centauro che insieme al signor D vegliava sul Campo. C'erano molti Mezzosangue, principalmente figli dei dodici più famosi Dei dell'Olimpo. Ma lei insieme ad altri, era figlia di una Dea minore, a differenza degli altri che vivevano in grandi case poichè figli dei 12, i figli degli Dei minori erano raccolti in case più piccole, sparpagliate nel Campo. Anche se era lì, in mezzo ai suoi simili, era comunque poco considerata, forse per la sua famiglia, forse per altri motivi...

 

...Era notte, e lei aveva cinque anni, era uno di quei casi in cui la luna splendeva talmente tanto da offuscare le stelle che le erano attorno. In un battito di ciglia, era comparsa sul davanzale della finestra della sua camera, una donna. Era bella, dei capelli nero pece tagliati a caschetto si sollevavano a ogni suo respiro. Aveva la carnagione cinerea con sfumature argentee, donategli dalla luna. Due occhi dorati la fissavano attraverso folte ciglia e le labbra nere della donna erano piegate in uno strano sorriso.

-Ciao piccolina.-La bambina si mise a sedere nel letto e fissò meglio la donna avvolta in un vestito blu notte aderente lungo i fianchi.

-Chi sei tu?- chiese con voce infantile, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.

-Sono la tua mamma, piccolina.- disse la donna, sorridendo e mostrando i denti bianchi.

Dopo un momento di silenzio la bimba chiese: -Non è vero la mia mamma si chiama Rose-

-Oh no tesoro, sono io, sono la mamma. Sono venuta per conoscerti, sai la mamma voleva tanto stare con te, ma glielo hanno impedito per molto tempo, per questo sei rimasta con Rose. Ma adesso sono qua.- Nonostante la bambina non le credesse ciecamente non potè fare a meno di notare lo strano tono di voce usato dalla donna, come se avesse in mente qualcos'altro. -Come ti chiami?- A quelle parole sua madre sorrise di nuovo, socchiudendo gli occhi per un momento.

-Tuo padre e Rose non te l'hanno mai detto, eh?...Io sono Eris, la Dea della Discordia.- A quelle parole, si alzò in piedi, in tutta la sua altezza e due immense ali nere si spiegarono dalla sua schiena.

 

Dopo quell'incontro, sua madre venne molto spesso a trovare la piccola Ella, quando compì sei anni, la accompagnò al Campo Mezzosangue, dove passò tutte le estati fino a quella dei suoi quattordici anni, quando la madre la tenne con sé, a vegliare con lei sul palazzo del Dio della Guerra, Ares, per due anni.

Era cambiata molto col passare del tempo, i capelli le crescevano molto velocemente, folti e neri come il carbone con delle sfumature blu. Gli occhi li aveva inevitabilmente presi dal padre mortale, due pozzi neri che scrutavano il mondo circostante. In oltre, grazie all'influenza della madre la sua carnagione era diventata prima bianca cadaverica e poi grigia cenere. Sulla schiena, quelle che fin da piccola erano sembrate solo delle voglie, si sono rivelate essere delle ali come quelle della madre, anche se più piccole. Al palazzo di Ares le usava molto spesso, ma non altrettanto nel mondo dei mortali, dove era costretta a ricorrervi solo in casi di emergenza.

Ovviamente tutti saprete dell'accordo tra Dei che proibisce ai genitori divini di entrare in contatto con i propri figli mezzosangue, ma Eris, insieme ad altre divinità minori, in un modo o nell'altro era riuscita a sfuggire all'occhio di Zeus. Lei aveva molti figli e figlie divini, ma pochi figli mezzosangue, e anche se era una Dea molto crudele e spietata, con la sua progenie era molto premurosa e ci teneva a dare loro una “giusta” istruzione. Ma dato che molti suoi figli avevano compiuto atti e gesta sanguinose, Zeus aveva punito Eris aumentando la distanza tra lei e la sua progenie . Così, lei e quei pochi altri mezzosangue figli della Dea, erano stati costretti a vivere nel mondo dei mortali. Solo lei, però, era di fronte a quella porta, ora. Prese forza e si spinse oltre l'ingresso in pietra bianca.

Era tornata al Campo.

 

 

 

 

Eccomi qua!

Ho avuto una illuminazione su questa FF e mi è sembrato giusto scriverla :)

Non so quanto possa piacere e se ci saranno dei lettori realmente interessati, ad ogni modo ogni tipo di critica è ben accetta! :) Comunque, sto cercando di adattare la mia visione al mondo creato da Rick Riordan e ovviamente alcune cose non coincideranno. Il raiting e il genere potrebbero variare, vi avviso.

Bene, questo per oggi è tutto cari Mezzosangue!

<3

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Capitolo 2
*** Capitolo1: Ritorno al Campo ***


Capitolo 1: Ritorno al Campo

 

 

Era notte quando Ella arrivò al Campo Mezzosangue. Le fiaccole illuminavano i vari sentieri; era ora di cena e tutti i semidei erano radunati per il pasto serale nella mensa. Senza pensare neanche di andare fino a là, si diresse sicura verso il suo dormitorio, per fortuna vicino all'ingresso del Campo. Sperando che la sua camera sia stata lasciata in pace da pulizie o ispezioni inutili, vista la sua assenza di due anni di fila.

La costruzione era rimasta immutata, il pesante portone tirato a lucido, le colonne bianche richiamavano quelle dei templi in Grecia e le finestre che mostravano l'interno, erano state lucidate come specchi. Appena entrati si veniva accolti in una specie di piccolo salottino dove al cento c'erano un tavolino da tè, due divani e un paio di poltrone. A sinistra della stanza c'era il bagno, mentre a destra la sala ricreativa. Le stanze personali erano piccole, sparse un po' ovunque, all'interno vi era un letto, un armadio e una scrivania con una sedia. Niente di troppo raffinato. Percorrendo la sala comune, Ella si diresse verso la sua camera. Non era stata toccata da nessuno in sua assenza, almeno cosi le era parso.

-Eccoci qua, finalmente.- Buttò il suo borsone a terra e si gettò sul letto che cigolò sotto il suo peso. -Domani sarà una giornata pesante, ho idea...-Sospirò, pensando ai suoi fratelli e sorelle, e a sua madre, ormai lontana da lei, e in poco tempo si addormentò.

 

 

La luce brillante del mattino entrò dalla finestra, illuminando Ella in pieno viso, Infastidita, si girò dall'altra parte aggrottando le sopracciglia e affondando il viso nel cuscino. Quando avvertì il calore della luce del sole sul collo, capì che era arrivato l'inevitabile momento di alzarsi. Si strofinò gli occhi col dorso delle mani, mettendosi a sedere sul letto. Una delle grandi differenze del dormitorio, rispetto agli altri dodici era che non essendoci una grande quantità di persone, il baccano era ridotto al minimo. I bisticci erano all'ordine del giorno nelle altre Case, e molto spesso finivano per sfociare in duelli nell'Arena e a volte, in risse che coinvolgevano un po' tutti gli abitanti del Campo. Dopo essersi rinfrescata, Ella si cambiò in camera propria, indossando la maglia arancione del Campo e un paio di pantaloni di una tuta blu.

 

Uscendo dalla Casa, incrociò molte persone che aveva conosciuto negli anni precedenti. Un ragazzo alto e magrolino, dalla carnagione abbronzata e la folta capigliatura riccia, era Nick Parrish, figlio di Pluto, Dio della Ricchezzza. Accanto a lui, c'era una ragazzina dai capelli biondi, occhi verdi e di bassa statura: Erika Winter, mezzosangue figlia della Dea dell'Aurora, Eos. Li salutò con un leggero cenno della mano e loro ricambiarono facendo un cenno con la testa nella sua direzione.

-Ehilà!- A salutarla era stata una ragazza di sedici anni, dagli occhi azzurro ghiaccio, i capelli argentati e la carnagione ambrata. Era Dia Sayo, la mezzosangue figlia di Nefele, la Dea delle Nubi, si erano conosciute a otto anni, salvandosi a vicenda durante una scalata d'addestramento incandescente .

-Ciao Dia. Come va?- disse sorridendo Ella senza smettere di camminare insieme agli altri verso la mensa.

-Insomma, la scorsa estate è stata dura...se ci fossi stata tu sarebbe andata molto meglio! Ma a parte questo...- Ella ripensò alle storie che aveva sentito..Le perdite del Campo erano state non indifferenti, a causa di un attacco in massa di mostri che riuscirono a penetrare le barriere difensive del Campo grazie a un giavellotto maledetto.

-Mi dispiace, sono stata occupata con mia madre..- Era davvero dispiaciuta di non esserci stata, e di non poter aiutare i compagni. Ma una volta andata via dal palazzo di Ares sarebbe stato difficile poi tornarvi, e lei aveva bisogno di restare accanto alla sua famiglia, a cui si era scoperta essere molto attaccata.

-...Piuttosto, quando sei tornata? Non ti ho sentito arrivare!- Ripensando all'ora del suo arrivo la notte prima, lo sguardo di Ella cadde verso il pavimento, Dia camminava normalmente, ma a cinque centimetri dal suolo!

-Ehm, sono tornata ieri sera tardi, vedo che sei migliorata con la levitazione!- Indicandole i piedi sospesi.

-Sì, sai, è difficile trovare un equilibrio. A volte levito troppo in alto senza accorgermene, altre volte non riesco neanche a fare un salto normale! E' piuttosto imbarazzante per me! Ultimamente, mi lego un piede al letto, perchè altrimenti mi sveglio sempre con la faccia spiaccicata sul soffitto del dormitorio...Tu cosa mi racconti invece?- Passando accanto ai dodici dormitori, altri mezzosangue si unirono a loro verso la mensa, alcuni la guardarono in modo strano, altri non le fecero neanche caso. Il fatto che venisse tenuta a distanza solo per il colore della pelle che dichiarava la sua discendenza, era molto triste, lei avrebbe davvero voluto essere amica di tutti i compagni del Campo, ma si rendeva conto che fino a che avessero avuto paura di lei a causa di sua madre, questo non sarebbe potuto avvenire.

-Bhe, come vedi, per quanto sole io provi a prendere, non riesco a migliorare. Resterò grigia come un topo tutta la vita! Almeno però sono migliorata con il tiro con l'arco...-

-E che mi dici del fuoco?- chiese Dia guardando Ella con aria curiosa.

-Ah..bhe per quello c'è ancora..- Non fece in tempo a finire la frase, dato che fu colpita in pieno da un corpo che la fece cadere a terra con un tonfo. -Ma che diavolo..?-

-ELLA! Sei tornata finalmente!- Era una voce piuttosto acuta che proveniva dalla ragazza che si era buttata su di lei, stritolandole il collo con le braccia. Aveva i capelli rossi con alcuni fiori disseminati in mezzo, la carnagione verdastra rivelava che la sua assalitrice era Juniper.

-Juniper! Ti prego scollati da me, non respiro... per lo Stige!- Facendo leva con le braccia riuscì finalmente a liberarsi da quella presa opprimente che profumava di sottobosco.

-Finalmente sei tornata! Pensavo che ti fosse successo qualcosa di grave! Sono tanto contenta che tu sia di nuovo qua con noi!-Disse esibendosi in un sorriso a trentadue denti.

-Sì, Juniper, lo sono anche io- Alcuni ragazzi attorno stavano guardando la scena, e dato che Ella non era abituata ad essere al centro dell'attenzione arrossì fino alla punta delle orecchie. Le tre ragazze entrarono insieme in mensa, fecero la fila per prendere la colazione e si sedettero al tavolo, parlando di quello che era successo al Campo negli ultimi anni. Mentre Dia e Juniper discutevano delle attività della mattinata, Ella alzò lo sguardo, e lo vide. Era di spalle, e stava discutendo con Clarisse La Rue. Quando si voltò, rimase di sasso.

 

 

Bene, bene, bene, cari Mezzosangue, eccoci qua!

L'andamento per ora è ancora molto lento, me ne rendo benissimo conto, ma andando avanti migliorerò, prometto! Insomma, abbiamo introdotto alcuni personaggi nuovi e anche Juniper si è aggregata alla nostra combricola. Inoltre, chi sarà il giovane mezzosangue che Ella ha notato a colazione? Molto presto lo scoprirete, tranquilli. :)

Spero vi sia piaciuto almeno un po' anche questo capitolo.

Come sempre sono qua per ascoltare i vostri consigli e critiche di ogni genere.

Con questo, passo e chiudo, cari mezzosangue!

Alla prossima

:D

 

 

 

 

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