Shadow!

di Lizzie1096
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un amico stronzo e un cane pazzo. ***
Capitolo 2: *** Incontri notturni ***
Capitolo 3: *** Incontri ravvicinati del terzo tipo. ***
Capitolo 4: *** Risvegli Burrascosi ***



Capitolo 1
*** Un amico stronzo e un cane pazzo. ***


La storia è principalmente incentrata su Naruto e i suoi problemi, Sasuke è il suo migliore amico e fratello acquisito, che cercherà a modo suo di aiutarlo ad uscire dai guai della vita, nelle note ho inserito Tematiche delicate poi capirete perché. Si parla di abbandono, licenziamenti, tragiche morti e di un cane pazzo. Se sortirà qualche interesse, cercherò di continuarla, saranno circa 6 capitoli.
E' la mia prima storia che pubblico, sto facendo uno sforzo estremo per non morire dalla vergogna - perché quello che scrivo è vergognoso.
Il gioco di cui farò una piccola citazione è un gioco esistente, che mi fa penare ogni volta che ci gioco - per ovvio motivi non lo cito, non voglio fare pubblicità occulte!
E bene io vi lascio alla
cosa e buona fortuna lettura!
 


Un amico stronzo e un cane pazzo.


Era da un po' di giorni che Naruto non entrava in casa sua a sgrafignare nel suo frigo e nei suoi armadietti, non era che la cosa gli dispiacesse, certo, ci mancherebbe, giammai, ma la cosa iniziava a puzzare di marcio.
Quando non lo aveva visto arrivare il martedì mattina per la colazione delle 12, la cosa lo aveva fatto tirare un sospiro di sollievo, magari era morto da qualche parte finalmente - era già capitato che non si presentasse, ma non per quattro giorni di fila, non gli aveva mai fatto quella grazia - poi Sakura gli aveva fatto notare che il suo frigo era ancora pieno e la roba iniziava a marcire e si era ricordato perché facesse entrare Naruto a casa sua.
Certo, non poteva presentarsi a casa sua per vedere cosa diavolo gli fosse successo, il suo orgoglio veniva prima della salute di un cretino: ma ci era andato lo stesso.
E mentre si ripeteva che ci stava andando solo per i suoi affari, una piccola ansia di trovare il cadavere in putrefazione gli assalì la gola; se era morto da solo come un cane non glielo avrebbe perdonato, lo avrebbe tormentato anche da morto, conoscendo il tipo.
Aveva bussato al campanello, una volta, perché odiava chi suonava il campanello troppe volte, che diavolo uno deve anche capire che quel suono è infernale.
In quel buco di appartamento ci viveva con quel dannato cane che aveva trovato una sera mentre tornava dal locale in cui lavorava, quando glielo aveva presentato - perché lo aveva portato a casa sua, la sua moquet stava ancora piangendo - gli aveva dichiarato guerra, quel sacco di pulci era il più idiota che avesse mai visto.
Aspettò 3 minuti ma l'idiota non gli venne ad aprire, il cane era dietro la porta che annusava e immaginava che stesse già sbavando per saltargli al collo e sbranarlo, l'idiota gli ripeteva che quelle erano manifestazioni d'affetto, come no.
-Naruto, apri questa dannata porta!- bestemmiò tirando un pugno alla porta, odiava aspettare fuori mentre c'erano 30 gradi all'ombra, odiava il caldo.
Il sacco di pulci abbaiò un paio di volte poi i suoi abbai vennero sovrastati da un urlo acuto, che non poteva che essere di quella sottospecie di padrone che aveva, a volte si chiedeva perché loro due fossero amici viste le diversità caratteriali e quando ci si fermava a pensare gli si bloccava il cervello perché lui non aveva mai fatto niente per attirare l'attenzione di quel senza cervello, davvero, anzi, lo allontanava il più possibile.
Se ci penso qualche altro minuto impazzisco borbottò tra sè, tirando un calcio alla porta, solo perché si era ricordato che quel cretino, non solo era in casa, ma ancora non gli apriva la porta e che cazzo sono venuto a fare qui? Si chiese ancora, mentre si abbassava a prendere la chiave di scorta che era sotto lo zerbino.
Aveva aperto la porta e il cane gli aveva buttato le zampe addosso, quell'ammasso di pelo lo aveva fissato con gli occhi da pazzo e si era leccato il muso bianco come se si trovasse d'avanti ad una bistecca al sangue.
Lo aveva schivato e fatto uscire fuori, era così imbecille da finire sotto una macchina e togliersi per sempre dalle palle.
Si era tolto le scarpe ed era entrato in casa, seguendo le imprecazioni dell'imbecille fino al salotto-cucina-letto del suo sgabuzzino-discarica.
Lo aveva trovato seduto sul divano, con una quantità enorme di scatole di cup-ramen e il bollitore dell'acqua lì vicino; non voleva sapere da quanto tempo fosse in quello stato.
-Si può sapere che cazzo stai facendo?- gli aveva domandato gentilmente, scansando quello che gli era sembrato un avanzo di pizza mezzo mangiucchiato.
Quello non gli aveva risposto, aveva solo borbottato un "ah", e poi era rimasto a smanettare sullo smartphon che non sapeva nemmeno avesse.
-Cretino- lo aveva richiamato una seconda volta, sperando che con il suo vero nome gli avesse finalmente dato la risposta che cercava.
Niente, aveva continuato a borbottare cose indecifrabili che anche se si impegnava non avrebbe capito.
Si era fatto spazio sul pavimento ricoperto da scatole e scatole di quella sua schifezza che osava chiamare cibo e si era seduto con le gambe incrociate a fissarlo in tralice, il cane che raspava la porta per rientrare.
-Almeno lo sai che ho sbattuto il cane fuori da casa tua, sì?- aveva domandato al vento, dato che quella testa quadra nemmeno aveva alzato la testa per accertarsi che non ci fossero ladri in casa.
Come se lo avesse sentito, il cane aveva smesso di raspare e aveva abbaiato in un modo molto infastidito, un cane nordico sotto il sole d'estate non si vedeva mica tutti i giorni.
Ed aveva continuato ad abbaiare e graffiare, a volte il pavimento, a volte la porta, finché non si era stufato di sentirlo e gli aveva aperto per farlo entrare.
Era corso dove teneva le ciotole dell'acqua per farsi una lunga bevuta prima di accasciarsi a terra e ansiamare come una locomotiva.
Aveva roteato gli occhi, aveva sbuffato e poi si era messo a dormire, e russava anche. Che pena infinita gli faceva quel cane.
Era un tale idiota, a completare l'idiozia era quell'essere che lo aveva accolto in casa che aveva d'avanti agli occhi, con il cellulare in carica a giocare ad uno strano gioco che gli aveva provocato uno stato di trans nervoso che avrebbe classificato pericoloso da come si muovevano le mani e gli occhi e le parole, perché no.
-Perché sono venuto- si era domandato a bassa voce massaggiandosi la fronte.
Poi si era semplicemente alzato, gli si era parato d'avanti e gli aveva strappato il telefono dalle mani, lo aveva spentoe glielo aveva sequestrato (e se lo era messo in tasca).
Quello aveva avuto il coraggio di stupirsi e spalaccare occhi e bocca, poi si era indignato, incazzato ed infine lo aveva preso a pugni, erano finiti sul pavimento, tra i rifiuti e tirarsi calci e pugni a caso.
Il cane aveva dovuto pensare qualcosa tipo: "ehi che bello, si gioca!" e si era buttato nella mischia, strusciandosi, mordendo ringhiando e graffiando come se fosse impazzito, e lo era. Dopo che loro due si erano fermati quello era rimasto a rincorrersi la coda per un minuto intero e quando si era fermato, con uno scatto, gli era rimasta la lingua penzoloni da un lato e gli occhi da psicopatico che li fissava pronto a scattare.
-Che diavolo! Stavo cercando di battere Macellaio, lo aveva quasi battuto, mi mancava un cazzo di round!-Gli stava raccontando (sbraitando), mentre correva per strada, con il cane che lo trainava da una parte all'altra senza dargli tregua.
Annusava, pisciava e scappava via nemmeno fosse un ladro.
-Tu non capisci, io ci sto lavorando da due cazzo di giorni, mi da estremo, ma so che posso batterlo!- aveva continuato a raccontargli, mentre a lui non fregava minimamente.
Si era perfino messo a sbadigliare annoiato, non era lì per sentirsi dire quelle cazzate, anche se era divertente vederlo correre in giro incazzato nero.
-Shadow smettila di correre a destra e a sinistra!- aveva sbottato, strattonando il giunzaglio del cane che si era arrestato di colpo, aveva tossito e poi aveva ripreso a tirare avanti e indietro, facendo mugugnare esasperato il ragazzo che lo teneva.
-E poi cosa vuoi da me, Sakura-chan ti ha mollato?- gli aveva domandato a bruciapelo, scansando un palo.
Non sapeva se rispondergli o mandarlo a quel paese, era indeciso.
-Ero venuto a sincerarmi che non fossi morto, in caso ti avrei lasciato marcire in casa- aveva risposto con un tono lugubre, che aveva fatto arrestare la corsa dei due maratoneti.
-Che stronzo!- aveva urlato - giustamente - il biondo. -Cioè è tutto qui quello che sai dire, dopo anni di amicizia?- non poteva crederci, quello era un insensibile del cazzo, lo aveva sempre saputo, orgoglioso da starci male.
-Ho il frigo pieno, ti invito a svuotarlo- se ne era uscito, candido come il culetto di un neonato, prendendo la direzione per il suo appartamento.
Naruto aveva sospirato aggrottando le sopracciglia, poi lui e Shadow lo avevano seguito, magari riuscivano a cavarne qualcosa, aveva ancora il suo cellulare in tasca oltretutto.
Shadow che aveva le manie di protagonismo aveva superato tutti e si era messo a camminare davanti ai due, facendo sbuffare il moro.
Erano arrivati all'appartamento di Sasuke, lui aveva preso l'ascensore e dato che le regole del condominio erano "Niente cani in ascensore", Naruto si era fatto le scale, 3 rampe di scale, ognuna contava 20 scalini; tragedia.
Era arrivato al piano dove viveva Sasuke con la lingua di fuori, al momento aveva pensato di sputare un polmone, il suo cane era stramaledettamente felice.
Si era intrufolato dentro, visto che quel bastardo non lo aveva aspettato e lo aveva cercato in cucina trovandolo a borbottare mentre cacciava dagli armadietti e dal frigo il cibo in eccesso.
Aveva lasciato il giunzaglio del cane e si era seduto a godersi lo spettacolo su una sedia in cucina, Sasuke che parlava da solo era qualcosa di comico, e Sasuke odiava quel genere di cose.
Aveva buttato un occhio al salotto, dove aveva visto con sgomento che Shadow si era buttato a marcare con il suo odore e i suoi peli il divano, girò la testa di scatto, facendo finta di non vederlo non voleva che il suo cane facesse la fine del tappeto che aveva in camera da letto, nono, era pur sempre il suo cane.
-Che cavolo stai combinando? Guarda che non posso mica mangiare tutta quella roba!- gli aveva fatto presente, quando si era visto davanti al naso tanta di quella roba che non era riuscito nemmeno a capire cos'era.
-Devo preparare la cena, coglione- aveva sbottato, tutt'altro che calmo, prima di tirare fuori il tagliere e un coltello molto, molto affilato che aveva fatto deglutire rumorosamente Naruto.
-Ah... e io cosa posso fare per te?- aveve sussurrato quest'ultimo mezzo spaventato, mezzo divertito, perché si divertiva lui.
-Ammazza quel cane e buttalo giù dalla finestra, per cominciare- perché Sasuke aveva occhi e orecchie ovunque e lo sapeva che quel cane stava impelando il suo divano.
-Sì, e poi?- gli aveva domandato, tirando giù dal divano il cane e lanciandogli un occhiata allarmata, sperando che capisse che il divano era off limits, e lo sapeva che capiva quello che gli diceva, solo che amava fare lo gnorri.
-Poi 'stà zitto!- aveva sbottato, scaraventando le verdure tagliuzzate nella padella, facendo un tale casino che credeva avesse tirato giù l'intero set di pentole e padelle che aveva in casa.
Poi si era seduto sul divano ed aveva ascoltato Sasuke che brontolava peggio di un frigo rotto - si era persino dimenticato del telefono che aveva ancora lui.
-Ma perché stai preparando tutte quelle robe? Oltre a me hai altri ospiti?- si era azzardato a chiedere, perché a lui il silenzio faceva impressione proprio, sembrava che mangiasse la gente.
Quando quello lo aveva fulminato dalla cucina aveva alzato le mani e si era scrollato nelle spalle, aveva acceso la TV ed era rimasto a guardare i cartoni animati finché non era appisolato, Shadow era salito di nuovo sul divano e gli aveva appoggiato la testa sulle gambe.
 

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Capitolo 2
*** Incontri notturni ***


Incontri notturni

Non sapeva che aspettarsi da quella serata, ma Sakura gli aveva borbottato che era da un sacco di tempo che non cenavano a casa, insieme e sopratutto in compagnia di qualcuno, stavano diventando asociali, se ne era uscita così improvvisamente con quella cosa, che per poco non gli cascava a terra - giusto per informare il pubblico: erano usciti sabato con Ino e quel carciofo di Sai, a cena, e aveva pagato tutto lui -, non sapeva il perché, ma sapeva che doveva aspettarsi tanti di quei momenti imbarazzanti, perché lei gli aveva detto di prendere Naruto e preparare la cena - anche apparecchiare il tavolo, possibilmente -, che lei avrebbe portato da bere e compagnia, non aveva ascoltato altro.

La parola follia gli lampeggiava nel cervello da quella mattina.

Era vero che non vedeva Naruto da un po', che sapeva avesse altre cose per la testa in quel periodo (era stato licenziato da poco; taglio del personale) ed era sempre sbattuto, non gli dispiaceva averlo a cena una volta tanto.

La cosa che temeva però, era che Sakura stesse architettando qualcosa, e lui la conosceva abbastanza da sapere che sarebbe stato imbarazzante, almeno per lui.

Da quando lavorava nella nuova clinica, aveva conosciuto nuova gente dottori/esse e infermieri/e e stava sempre lì a raccontargli di quanto era strano che ci fossero persone così simili a lei, che voleva farglieli conoscere quelli interessanti, se gli prometteva di non tradirla con una delle infermiere.

Lui nemmeno l'aveva ascoltata, perché non gli fregava minimamente delle persone con cui lavorava, nemmeno gli piacevano gli ospedali a lui, figurarsi i medici - lei era solo un eccezione, perché se avesse potuto le avrebbe fatto cambiare mestiere, grazie tante - ma lei lo aveva sfinito così tanto che alla fine aveva ceduto, solo perché la stava tirando per le lunghe ma non gli aveva promesso niente di certo.

Poi aveva iniziato a parlare di Naruto, che a trent'anni era ancora single, che non poteva deprimersi per un lavoro andato a male, che doveva riprendersi la sua vita e possibilmente mettersi con qualcuno, perché da solo con quel cane non ci poteva stare, era un caso perso lui.

E così stava preparando la cena, mentre il suo amico e il suo cane dormivano sul suo divano, si era dimenticato di fargli cambiare quei vestiti che forse puzzavano anche, ma Naruto era Naruto, se ne fregava di quelle quisquiglie.

Stava prendendo la tovaglia per apparecchiare quando aveva sentito la voce di Sakura dietro la porta, il mazzo di chiave tintinnare e il cane abbaiare furiosamente e l'istinto omicida gli era salito alla testa, lo odiava quel cane.

Naruto si era svegliato un po' confuso, si era stropicciato un occhio e aveva sbadigliato rumorosamente, come se stesse a casa sua - e infondo lo era con Sasuke.

-Cazzo, Shadow smettila di abbaiare!- aveva sbottato subito dopo, perché si era reso conto che il suo cane aveva una voce che trapassava il cervello.

Poi aveva visto Sakura che era tornata a casa piena di sacchetti della spesa, insieme ad una ragazza.

Sakura aveva abbandonato i sacchetti e si era tolta le scarpe e la giacca ed aveva fatto così anche la sua amica, e poi l'aveva invitata ad entrare nel suo covo - aveva detto proprio così -, aveva salutato Shadow, il suo ragazzo ed infine lui e poi gli aveva presentato la ragazza che era rimasta immobile dietro Sakura.

-Questa è Hinata, lavora nel reparto rianimazione- aveva detto, mentre lui si era perso a fissarla, non era curioso e nemmeno disinteressato, aveva dentro un misto tra l'imbarazzo e lo spavento, perché era passato il tempo in cui faceva amicizia con tutti e tendeva la mano a destra e a manca, ora non voleva delusioni, da parte di nessuno, si sentiva stanco e... fragile.

Non l'aveva vista bene, aveva scorto la pelle chiara e i capelli scuri, le guance un po' arrossate, gli aveva puntato gli occhi addosso ma non si era fermato troppo a guardarla perché aveva mille pensieri al secondo.

Sasuke intanto aveva preparato il tavolo e si era meritato un bacio e un abbraccio da Sakura, lui... lui voleva soltanto tornarsene a casa e stendersi a letto, perché la depressione gli ricordava che lui tutto quello non avrebbe potuto averlo, mai.

A parte quel cane troppo tonto, che gli riempiva le giornate tra uscite al parco e giochi pazzi in casa, una vera vita da uomini soli.

Shadow si faceva amico subito di tutti, perché a lui bastavano una carezza nel punto giusto e non importava se al tempo gli si dicevano le peggiori parole, a lui non importava, le coccole importavano, tante e in quantità industriali grazie.

Infatti ora si era abbandonato alle piccole mani di Hinata, che affondavano nella folta pelliccia nera del collo, e la coda era come impazzita sotto quelle carezze.

Si era perfino sottomesso, aveva offerto la pancia ad una sconosciuta che avrebbe potuto farlo soffrire da lì a qualche minuto, ma a lui non importava, lui rimaneva lì inerme, sotto quei tocchi gentili, perché era semplicemente un cane.

Se fosse stato più simile a lui, forse sarebbe stato felice e con una vita piena di impegni e magari una ragazza al suo fianco che gli ricordasse almeno una volta al giorno di valere qualcosa.

Non aveva più resistito, l'ansia di andarsene era stata troppa, tutto il suo corpo gridava di andarsene; stare con Sasuke da solo era in qualche modo rilassante, dato che non faceva nessuna sorta di domanda che lo avrebbe messo sotto pressione, ma già Sakura era diversa, anche se si tratteneva tutte quelle domande che le si fermavana sulla lingua, a lui pareva di sentirle e un ospite non l'avrebbe retto; così aveva afferrato il guinzaglio e Shadow era corso da lui scivolando sulle piastrelle, si era seduto ed aveva atteso in ansia che lo legasse e lo portasse ovunque, adorava stare in giro con lui.

Sasuke e Sakura lo avevano fissato, lui era tremendamente in imbarazzo ma non voleva restare.

-Senti...- aveva iniziato facendo scattare il guinzaglio, con gli occhi bassi da colpevole, rivolgendosi a Sasuke -Io me ne vado ho... qualcosa da fare- ed era stata la scusa più idiota che avesse mai potuto tirare fuori, ma in un certo senso aveva davvero qualcosa da fare, voleva restare solo a pensare, non era una grande idea, ma lo aiutava un po'.

Loro non gli avevano chiesto di restare, tanto avrebbero solo rischiato di imbarazzarlo di più, perché sapevano quanto fosse testardo.

-Domani passo da te- lo aveva salutato il suo amico, prima di ritornare in cucina e poi era semplicemente scappato fuori dall'appartamento, giù dalle scale e lontano da quel quartiere.

Gli era ancora difficile stare con troppa gente intorno, non lo sopportava, si sentiva soffocare e non capiva il perché, lui adorava le persone.

Il cane lo aveva tirato fino al parco e quando erano arrivati nell'area cani lo aveva liberato e quello aveva iniziato a correre e a raccogliere ogni porcata che trovava sul suo cammino; adorava farlo disperare.

Quando lo aveva trovato, secco come uno spillo, non ci aveva pensato due volte a caricarselo in braccio e portarlo nel suo appartamento, gli aveva sbattuto in una ciotola di fortuna quello che aveva nel frigo e il giorno dopo si era informato in giro se lo avesse perso qualcuno, si era fumato il cervello per trovare il suo padrone, ma quando una mattina che era uscito per portarlo fuori, una ragazza gli si era avvicinata ad accarezzarlo, gli aveva fatto capire che al mondo non c'erano solo belle persone e che i cani venivano abbandonati.

Si era fermata a dargli qualche consiglio, mentre i loro cani si rincorrevano;

gli aveva dato il numero del suo veterinario e le indicazioni su un negozio di animali, non poteva fargli mangiare tutti i santi giorni il ramen, gli aveva risposto al suo perché, scandalizzata.

Era quasi un anno che lo aveva con lui, ed aveva appreso tante di quelle cose in quell'anno; si era anche fatto una cultura sugli abbandoni e i traffici illeciti sui cuccioli di razza, anche se Shadow non aveva un passato decifrabile, lui era convinto che fosse stato comprato - a caro prezzo, vista la sua razza - e poi scaricato quando avevano capito che era ingestibile senza regole.

Shadow era ingestibile, c'erano i momenti che era bello e calmo e si lasciava accarezzare e altri in cui si scatenava e iniziava a mordere e correre in giro per casa, scaraventando a terra tutto quello che gli capitava a tiro; quando ancora lavorava gli aveva distrutto le lenzuola del letto e il divano e una mattina, quando si era dimenticato di sparecchiare il tavolo dopo aver fatto colazione, si era mangiato il cartone del latte, non lo aveva solo fatto in mille pezzi, se lo era proprio mangiato!, e non era nemmeno stato male.

Non si era sorpreso quando si era visto costretto ad affidarsi nelle mani di un addestratore, che gli aveva almeno evitato una crisi isterica quando lo lasciava solo a casa invitandogli caldamente a chiuderlo in una stanza e lasciarcelo con la radio accesa un gioco e la ciotola dell'acqua; da quando si era messo a lavorare con lui era diventanto un tantino gestibile, ascoltava ogni tanto e non gli distruggeva più la casa.

L'addestratore poi, gli aveva consigliato di farlo correre, fargli scaricare tutte le pile e farlo interagire con gli altri cani visto che non era un cane dominante, avrebbe trovato pane per i suoi denti e sarebbe stato un cane più equilibrato.

Aveva fatto il giro completo del parco per cani, dimenticandosi che Shadow non conosceva il richiamo vieni e che era sempre una specie di mago nello scappare da sotto i suoi occhi; era tornato dove lo aveva lasciato a correre, di solito a quell'ora tarda nessun padrone con il proprio cane si faceva passare per la testa di entrare nel parco, o almeno fino a quella sera.

Perché oltre a lui, c'era qualcun'altro, seduto sulla panchina a leggere un libro e a pochi passi da lui uno Shiba stava praticamente sottomettendo il suo Siberian Husky di 35 kili!

La fama del Samurai che lo precedeva era vera, dopotutto.

Si era affrettato a raggiungere Shadow, perché erano le 9 di sera e voleva tornare a casa.

Quando era stato a portata d'orecchie e di naso, il piccolo Shiba aveva iniziato ad abbaiare con il pelo ritto e la coda in mezzo alle gambe, "al ladro, al ladro" sembrava urlare e Shadow che non ci capiva niente di "fare la guardia", lo aveva imitato.

-Ma sei scemo?- si era rivolto al suo cane, che lo aveva preso per chissà quale mostro, poi si era bloccato e aveva iniziato a piangere come se non lo vedesse da anni.

Gli era corso incontro, sempre piagnucolando, facendogli un mare di feste. -Hey! Ma sei davvero uno stupido, non ti stavo abbandonando- lo rassicurava, passandogli le mani lungo tutta la schiena che si era incurvata per leccargli le mani.

Si stupiva ogni volta di questi suoi attacchi d'ansia, cosa aveva dovuto passare per avere così paura di perdere la persona che amava, non era sicuro di volerlo sapere.

Intanto lo Shiba era filato al fianco del suo padrone, che non aveva staccato gli occhi da libro nemmeno per un secondo; il cane che ringhiava tutto allarmato.

Si era avvicinato un po' di più alla panchina, perché quel tipo era davvero rimasto immobile ai ringhi del suo cane; dalla paura aveva cercato rifugio dietro la schiena del padrone, che finalmente aveva alzato lo sguardo e non era un maschio, ma un adolescente femmina.


Ehm salve! Sono incapace di usare l'Htm, perdonatemi.
Comunque se siete arrivati fin qui, congratulazioni!
Scrivo queste due note perché sì.
Naruto è strano, ha paura ed è depresso, non si vuole esporre troppo per non finire con la faccia a terra (lo so, è un comportamento insolito perché Naruto è fortissimo, pieno di voglia di vivere e bla bla bla, ma qui ha perso l'unica fonte che lo faceva campare senza ripensamenti: il lavoro), Sasuke lo sa e lo lascia andare ma si prende cura di lui come può, Sakura lo vuole aiutare diversamente - sbatterlo con la testa sul suo problema - e farlo rinsavire.
In questo capitolo appare la Dea Eterea: Hinata - che non fa un granché ma dovevo farla apparire! Shadow continua a fare disastri perché ha una vocazione per ditruggere tutto e fare i dispetti a Naruto.
Insomma è una bestiolina adorabile.

Ringrazio chi ha avuto il coraggio di leggere il precedente capito, e chi ha recensito, chi ha seguito e chi ha messo la storia nelle ricordate - che mi sembra già tanto per una storia vergognosa come questa.
Vi saluto e al prossimo capitolo, grazie ancora! :D

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Capitolo 3
*** Incontri ravvicinati del terzo tipo. ***


Incontri ravvicinati del terzo tipo.



 

La ragazzina, che sembrava un maschio da lontano, aveva sospirato, spostandosi una ciocca di capelli sfuggita alla crocchia dietro la testa.

-Non fare il fifone Juken!- si era tolta il cane dalla schiena e poi gli aveva rivolto uno sguardo davvero, davvero incazzato -se ti serve un sacchetto: mi dispiace non ne ho- si era affrettata a dire, calmando il cane e tornando ad incollare gli occhi chiari al libro.

Il ragazzo era rimasto un attimo senza parole, poi aveva realizzato a cosa si riferisse.

Aveva ridacchiato imbarazzato e si era passato una mano sul collo sudato. -Ah!, no, no non mi serve nulla, pensavo solo che fosse strano travare qualcuno a quest'ora- e non voleva sapere perché si stava rivolgendo a quella ragazzina nervosa.

Quella aveva annuito e anche lui aveva annuito, perché aveva iniziato quel discorso?

-Non sei un po' piccola per stare fuori a quest'ora?- gli aveva domandato, perché dato che c'era si faceva un po' i fatti di quella ragazzina e si faceva passare per un molestatore. -I tuoi non si preoccupano?-

-Sono morti- e lo aveva detto senza nessuna sfumatura nella voce, era stata la cosa più triste che avesse mai potuto ascoltare da un adolescente.

-Ah.. mi dispiace- le si era seduto accanto, improvvisamente non aveva più voglia di tornarsene a casa, lo Shiba era sceso dalla panchina fissandolo male.

-Già- aveva risposto lei, girando pagina al libro, stava davvero leggendo mentre ascoltava e parlava con lui!

Era rimasto un po' in silenzio, fissando i cani che si rincorrevano lì vicino -Però questo non vieta a chi è rimasto di preoccuparsi per te- non sapeva perché stava cercando di consolare quella sconosciuta, nemmeno lo guardava in faccia.

Lei aveva sbuffato e con uno scatto aveva chiuso il libro, pronta a scaraventarglielo in testa -Juken non si porta fuori da solo e mia sorella è tipo ad un appuntamento con della gente, mio cugino è fuori per lavoro, so badare a me stesse, tanti saluti- e si era alzata raccogliendo il guinzaglio del cane che le era cascato nella fretta di andarsene, era risultato petulante ed indelicato? Cercava solo di non pensare ai suoi guai.

Quando l'aveva vista legare il cane e dirigersi verso l'uscita, Shadow l'aveva seguita (o meglio, aveva seguito il suo amico di giochi) e automaticamente li aveva seguiti anche lui.

-Ti accompagno a casa, in giro potrebbero esserci malintenzionati.- e lei lo aveva fissato sarcastica, perché le pareva che lui fosse un malintenzionato, gli era scoppiata a ridere in faccia mentre lui la guardava come se fosse impazzita.

-Accomodati,- aveva detto divertita -abito dall'altra parte della chiesa.- e lui si era fatto due conti, sarebbero stati i quaranta minuti di sfacchinata più lunghi della sua vita.

Non avevano parlato durante il tragitto, perché la ragazzina era silenziosa come non sapeva cosa, e lui aveva iniziato a parlottare tra sè e sè, perché odiava il silenzio.

-E' davvero un bel cane.- se ne era uscito quando erano arrivati sotto un lampione dalla luce neutra, dove aveva visto le sfumature bionde sul pelo bianco e gli occhi scuri a mandorla.

-Già.- -Hey, sei davvero di poche parole tu!- aveva borbottato, sentendosi a disagio.

-Beh, tu chiacchieri troppo.-

-Credo che il silenzio non sia un buon amico.- aveva detto d'impulso, era una cosa a cui credeva ma che non aveva mai detto a nessuno.

-Potrei dire la stessa cosa del rumore- gli aveva risposto sostenuta, puntandogli gli occhi addosso.

Un brivido gli aveva percorso la schiena, aveva le pupille talmente piccole che gli occhi sembravano ancora più grandi.

Non aveva mai visto un colore degli occhi così particolare, non credeva esistessero così chiari; non fissava mai la gente negli occhi, a meno che non fossero Sasuke e il suo cane, si sentiva a disagio, era come spiare o entrare nel cervello e scoprire tutti i segreti delle anime tormentate, e lui non ne aveva bisogno grazie tante.

-Perché?- le aveva domandato, perché già che c'era la coinvolgeva in una chiacchierata da grandi amiconi. All'incirca.

Quella aveva sospirato, aveva aggrottato la fronte e poi lo aveva fissato -Boh- se ne era uscita, ma forse non voleva rispondergli.

-Bella risposta- aveva scherzato, e si stava facendo un'idea di lei: era un adolescente, e gli adolescenti non sanno mai cosa dire se li interrogavi sulla vita, potevano sapere le cose, ma dirle era tutt'altra cosa.

-Anche io stasera ero stato incastrato in un appuntamento- le stava confidando, tanto per dire qualcosa.

-E come mai te ne stavi con il tuo cane nel parco?-

-Perché volevano accasarmi- lei lo aveva fissato e aveva scosso la testa.

-E tu non vuoi "accasarti"?- virgolettò l'ultima parola, per imitarlo, evidentemente non aveva mai sentito quel termine.

-Certo che no!, io e Shadow stiamo bene da soli- aveva sostenuto tutto fiero. Il cane si era girato sentendo il suo nome.

-Immagino- aveva concluso il discorso la mora.

Erano stati in silenzio fino a quando erano arrivati alla villetta dove abitava la ragazzina, poi lei aveva spezzato quel silenzio facendogli saltare un battito cardiaco.

-Beh io sono arrivata, se sei uno stalker ti avviso: mio cugino è un fottuto genio e lavora come istruttore di Judo, quindi, io ci penserei due volte a fare lo stalker, eh?-

-Ma sei scema?- aveva strabuzzato gli occhi -Non ho niente a che vedere con quel genere di persona io! E pensare che volevo chiederti i giorni in cui portavi il cane al parco per farlo giocare con il mio- aveva ululato indignato fin sopra i capelli, che accuse gli rivolgeva quella nanerottola!

-Non te lo chiederò, per inciso- si era affrettato a dire, perché non si sapeva mai.

Quella aveva ridacchiato molto divertita -Non lo porto sempre io- gli stava dicendo -abbiamo i turni, e che ci creda o no, io ho i turni di sera, gli altri lo fanno uscire di mattina e una volta alla settimana ci veniamo insieme al parco- ora lo stava guardando incerta, forse non avrebbe dovuto spiattellare tutte quelle informazioni ad uno sconosciuto.

Il ragazzo aveva annuito, sorridendo, poi si era rivolto al suo cane -Sentito? Ora potrai avere un amico fisso!- Shadow aveva piegato la testa di lato e lo aveva fissato con i penetranti occhi azzurri.

La ragazza aveva fatto una smorfia inorridita e poi aveva preso a frugarsi nelle tasche -è meglio che te ne vai, non vorrei che la gente pensi che io me la faccia con un vecchio- e glielo aveva detto senza sembrare sgarbata, ma di più!

-Ehi! Non darmi del vecchio, nanerottola!- litigare con una bambina non gli era mai sembrata una cosa intelligente da fare, ma quella mocciosetta sembrava saperne una più del diavolo e gli insulti lo colpivano come macigni.

-Come hai detto scusa?- aveva sbraitato, ad un centimetro dal suo naso, con gli occhi rabbiosi e le labbra umide, sembrava che a momenti ringhiasse.

-Sei una nanerottola, cosa c'è, brucia?- perché lui adorava rendersi intelligente e fare la figura del trentenne.

E non era vero che era bassa, doveva avere all'incirca 14/15 anni ed era abbastanza alta, doveva superare di poco il metro e settanta, lui era alto un metro e settantanove.

-Io non sono bassa!- e gli aveva pestato un piede, giusto per farglielo capire meglio, i cani si erano tenuti da parte per non partecipare a quella che poteva benissimo definirsi rissa da strada.

Naruto aveva uggiolato di dolore, allontanadosi di qualche passo -Cazzo, sei bassa e manesca!- perché amava il rischio lui.

-Sei un cafone! Ci capisco ora perché nessuno ti vuole!- aveva alzato la voce, non tanto da svegliare tutto il vicinato.

Certo che ne aveva di fegato ad urlare contro un estraneo che avrebbe potuto farle del male.

Aveva fatto per ribattere ma i fari di un auto lo avevano accecato, si era fermata proprio davanti al cancello, la ragazzina aveva drizzato il collo e poi si era subito rilassata.

Non lo aveva visto subito il conducente, ma quando aveva spento il motore dell'auto ed era sceso, un paio di bestemmie se le era lasciate scappare: quello doveva essere il genio-cugino della ragazzina.

-Che diavolo ci fai fuori a quest'ora, Hanabi?- gli aveva chiesto l'ultimo arrivato, rivolgendo un'occhiataccia al ragazzo biondo, che era lì fermo quasi sull'attenti.

-Ho portato il cane fuori- aveva risposto la ragazzina che doveva chiamarsi Hanabi, ritornando calma, come se non ci fosse stata quella litigata fuoriosa poco prima. -E questo qui,- e lo aveva indicato con un dito senza staccare gli occhi di dosso al cugino -mi ha accompagnata a casa.- gli aveva spiegato, prima che facesse domande, odiava le domande e lo sapeva che Neji le avrebbe chiesto chi diavolo fosse quel tizio che poteva essere suo padre - suo cugino amava enfatizzare.

-E chi cazzo è?- e ora stava ringhiando peggio del suo cane quando lo aveva visto al parco, ma lui non aveva di certo la coda fra le gambe e il pelo ritto sulla schiena dalla paura, figurarsi.

Ora che ci pensava, non le aveva detto il suo nome, e lui il suo, automaticamente poteva sembrare un pervertitomaniacosessuale.

Ma la ragazzetta lo aveva sorpreso, ancora -Naruto, era anche lui al parco con il suo cane- e lo aveva indicato ancora.

Si era messo a rimuginare su come avesse fatto a sapere il suo nome, e la cosa era stata semplice: Shadow portava al collo le medagliette con i recapiti telefonici, l'indirizzo di casa e il suo nome, intelligente da parte sua controllare il collare del cane - più probabile che fosse stato il cane a fiondarsi addosso a lei, lui adorava le persone.

-E' la verità?- aveva cercato conferma, perché gli adolescenti campavano a pane&bugie.

Lui aveva annuito furiosamente, aveva spinto il cane in avanti per farglielo vedere -Certo, mi sembrava strano che una ragazzina girasse da sola di sera- anche il cugino aveva annuito.

-Grazie per averla accompagnata a casa, ora puoi anche andare- aveva aperto il cancello della villeta e aveva spinto dentro la cugina e il cane.

-Ciao Nanerottola!- l'aveva salutata allegramente prima di scomparire dalla sua vista e da quella del cugino, prima che decidesse che era venuto il momento di picchiarlo perché gli aveva urtato i suoi aristocratici nervi.

Quando era arrivato a casa sua era stramazzato sul letto, Shadow si era incollato al suo fianco ed era rimasto a dormire fino al mattino successivo, senza svegliarsi nemmeno una volta.





Salve!
Vi starete chiedendo perché mi faccio viva solo ora ad aggiornare, e bene, non ho avuto mai tempo e quando lo avevo o mi dimenticavo o non avevo voglia - sono una brutta persona!
Nel capitolo di oggi fa la sua comparsa Hyuuga Junior in tutta la sua simpatia *applausi*, non me ne fate una colpa se Juken si chiama Juken, non mi pareva il caso di chiamare il cane degli Hyuuga "Fuffi" (non ho niente contro gli animali che si chiamano Fuffi, comunque), e quindi dopo un attenta analisi durata tre secondi, l'ho chiamato così, bello eh? E visto che c'ero, ho fatto comparire il mio Neji, perché sì.
Il prossimo capitolo è carino, ritorna Sir Sas'ke.
Se qualcuno legge questo aborto, si faccia sentire, non mordo e non mando scorie radioattive, alla prossima!




 

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Capitolo 4
*** Risvegli Burrascosi ***


 

Risvegli Burrascosi



Si era alzato solo perché Shadow aveva attaccato ad abbaiare come un pazzo furioso davanti alla finestra della cucina.

Quando era entrato nella cucina si era trovato la faccia del suo amicone Sasuke che lo fissava truce: la sera prima si era premurato di togliere la chiave di scorta dal nascondiglio sotto lo zerbino.

Gli aveva sventolato una mano in segno di saluto e quello aveva ringhiato come un gatto, trucidandolo nel contempo con gli occhioni nerineri.

Per non farsi incendiare la casa aveva deciso di aprirlo, gli aveva promesso che sarebbe passato, guai se poi non manteneva i suoi impegni/promesse, diventava una belva.

-Non mi sono buttato da un ponte, nè sotto ad un treno, ora puoi tornare nella tua dimora a dimorare- gli aveva mugugnato ancora assonnato.

Di solito la mattina aveva bisogno di un caffè, del latte e di almeno 10 biscotti, prima di iniziare a fare qualsiasi cosa, così lasciò il suo ospite e il suo cane a fare discorsi che non aveva avuto la forza di ascoltare e si era messo su il caffè, si era riscaldato il latte ed aveva atteso che tutto fosse pronto, chiudendo gli occhi per qualche secondo.

Aveva preparato le tazze per il latte e il caffè (lo beveva separatamente) e poi aveva pescato dall'armadietto i biscotti e si era messo comodo a ruminare.

Sasuke ancora cercava di entrare in cucina, Shadow aveva sentito l'odore del cibo che aveva nei sacchetti e aveva deciso di fare colazione da solo da cane indipendente.

-Chiamati questo mostro!- gli aveva urlato esasperato, quei due non si poteva vedere, erano come l'acqua e l'olio.

Il ragazzo biondo aveva grugnito e aveva scosso il scacchetto con i biscotti e il cane si era fiondato da lui in un secondo, quello che li accomunava era il cibo, adoravano mangiare qualsiasi cosa e più di una volta si era messo a spadellare solo per il suo cane, già.

-Ti ho portato da mangiare- e aveva sbattuto i sacchetti sul tavolo, poi si era seduto con un sospiro stanco nemmeno avesse combattuto una guerra.

-Hn- inzuppò un altro biscotto nel latte prima di infilarselo in bocca, aveva ancora sonno, essere buttati giù dal letto ad un ora indecente (erano le 10 e mezzo) era davvero ma davvero una cosa da pazzi.

Il cane era letteralmente saltato addosso a Sasuke e ora cercava di frugare nei sacchetti, perché anche lui aveva fame!

Sasuke che era già incazzato nero di primo mattino aveva fatto un verso da pazzoide invasato prima di buttare a terra il cane, che aveva avuto la faccia tosta di protestare abbaiandogli contro.

-Giuro che uno di questi giorni gli regalo un osso al cianuro!- gli aveva puntato un dito contro, assottigliando gli occhi.

-Non minacciare il mio cane!- aveva biascicato con la bocca piena, poi si era sporto in dietro con la sedia, una manovra sicuramente non suicida, aveva afferrato la confezione di biscotti per cani che era infilata in mezzo alle scatole dei cereali e si era rimesso composto - più o meno.

-Tiè, dagli questi- ne aveva presi 4 e li aveva allungati a Sasuke che era rimasto schifato.

Naruto lo aveva fissato come si fissano i malati mentali e poi aveva roteato teatralmente gli occhi -Spezzali a metà e lanciaglieli in aria, si diverte a mangiarli così- gli spiegò mentre beveva il caffè (il latte lo aveva già finito).

-Che cosa sono, il giullare di corte?- perché lui aveva una dignità da preservare e l'unico animale che avesse mai avuto era stato un ragno nella sua camera quando aveva 10 anni - stava nell'angolo sopra il suo letto, non aveva dormito a casa sua per settimane, quel ragno sembrava davvero l'animale domestico del Teme e quando lo vedeva sembrava emanare un aura oscura che gli faceva accapponare la pelle.

Aveva borbottato ancora, mentre il cane lo fissava con la bava alla bocca e gli occhi penetranti.

-Come ti pare, daglieli- aveva ripetuto, con una faccia tosta da manuale, perché si era impuntato che loro due dovessero almeno poter dividere la stessa aria senza azzannarsi alle spalle.

Dato che Sasuke non prendeva ordini nemmeno da sua madre, il biscotto per cani lo tirò dietro al padrone, che sembrava intento a fargli venire una crisi di nervi.

-Mangiatelo tu!- gli aveva sibilato.

L'arma lanciata per ferire Naruto, era finita drittadritta nello stomaco del cane che lo aveva ingoiato senza nemmeno masticarlo.

-Non mi lascio impressionare dai tuoi attacchi da donna mestruata, con me non attacca- e gli sventolo sotto al naso il dito da sapientone - quello medio.

Quello gli aveva tirato dietro gli altri biscotti - che erano finiti nella pancia del canepazzo - poi aveva preso il suo telefono dalla tasca e glielo aveva tirato, tanto doveva comunque restituirglielo mica gli fregava come, che gli era finito dritto in un occhio.

-Caaaaazzochemale! Ma sei completamente partito di testa?!- aveva urlato, scattando in piedi e tenendosi la parte lesa con due mani -Quando fai così sei proprio un idiota!- si era offeso a morte, perché era vero che lo odiava quando aveva quegli attacchi inspiegabili e tirava oggetti nemmeno fosse una femmina che era stata lasciata dall'amore della sua vita.

Si era fiondato in bagno per controllare cosa diavolo era successo al suo occhio e ci aveva trovato un livido grosso quanto una palla da tennis.

-Sas'ke!- tuonò dal bagno inviperito -Tu sei un uomo morto e finito!- quando era tornato in cucina, il suddetto non c'era più.

Quel coniglio bastardo! Ora che doveva farci lui con quel livido?! Certo, poteva vantarsi inventandosi una bella storiella su un ladro di borsetta ai danni di una signora anziana, ma che cazzo!, gli aveva tirato la suddetta borsetta sull'occhio quando lo aveva visto eroicamente aiutare la vecchietta - che era caduta nel frattempo - perché era un ladro sì, ma era anche un malato di mente scappato dal carcere penitenziario e quindi aveva aiutato non solo la vecchietta ma anche la polizia ad arrestarlo. Che bella cosa la fantasia, hn? Comunque quel livido doveva restituirglielo, se lo meritava quel frustrato.

Era arrivato lì a portargli da mangiare e se ne scappava così, senza nemmeno fare quattro chiacchiere, era un asociale quello lì.

Grugnì piegando la bocca in una smorfia schifata, raccolse il telefono da terra - non aveva nemmeno voglia di accenderlo per giocare e vedere se ancora funzionasse - e se lo mise in tasca, si fissò ed era ancora con i vestiti di due giorni fa, si chiese se non era il caso di lavarsi, visto che comunque doveva andare in giro e non voleva che la gente lo pensasse come un povero senzatetto.

Lasciò perdere il telefono e si fiondò in bagno per una doccia veloce, si prese dei vestiti puliti dall'armadio, si pettino i capelli e poi uscì, occhiali da sole inforcati e guinzaglio con un cane da traino tra le mani - entrambe.

Shadow correva per sfogare le energie e lui pensò bene di mettersi a correre con lui, fare esercizio fisico gli era sempre piaciuto, stare a contatto con l'aria che gli sferzava il viso, sudare peggio di un combattente di Sumo e i muscoli che il giorno dopo gli chiedevano pietà perché - lui non faceva stretching -, gli era sempre piaciuto farlo, ma non lo faceva più perché non ne aveva motivo.

Eppure gli ritornava sempre la voglia quando vedeva al parco la gente che si impegnava a correre con gli auricolari piantati nelle orecchie, una bottiglia d'acqua in mano e via, liberi di stancarsi e sentirsi bene con loro stessi.

Aveva svoltato per il parco ed eccoli lì, giovani, meno giovani, uomini, donne che correvano come se fosse la cosa più naturale al mondo, come mangiare o bere; lui si sentiva un disgraziato perché con Shadow che lo trainava e che a intervalli regolari si bloccava per qualche pisciatina di turno, era davvero frustrante, doveva bloccarlo strattonando il guinzaglio, per esortarlo a muoversi e lui lo faceva e gli sgusciava avanti, forse se ci lavorava potevano iniziare a fare attività fisica insieme.

Quella mattina c'era parecchia gente, poi si ricordò che era il 4 luglio e che c'era quella cavolo di festa lì, dell'Indipendenza e quindi erano tutti in giorno di riposo e si svagavano come meglio credevano.

Arrivò al parco per cani, come di consueto la mattina era sempre strapieno e le panchine a disposizione erano piene di borse e padroni che chiacchieravano felici e contenti, avrebbe potuto evitarlo, ma ormai Shadow si era impuntato che doveva entrare e quando si impuntava era impossibile dissuaderlo.

Si chiuse il cancello alle spalle e subito qualche cane gli si avvicinò per controllare il nuovo arrivato, quando si allontanarono tolse il giunzaglio a Shadow che si allontanò dietro un piccolo terrier bianco e arancione che saltellava come una cavalletta con una pallina in bocca; si cercò una panchina vuota e possibilmente all'ombra, non voleva fare la fine dell'aragosta grazie tante.

Intanto si sarebbe fatto un pisolino, perché lui aveva ancora sonno!

Prese posto su una panchina un po' lontana dall'entrata principale e ci si mise comodocomodo, tenne un po' d'occhio il suo maestoso e fierissimo cane che era stato appena sottomesso dallo stesso terrier con cui correva felice e poi notò il Samurai che correva in direzione di un gruppetto di cani che giocava poco lontano da Shadow e il piccolo fulmine.

Inarcò un sopracciglio, poi fece scorrere lo sguardo su tutte le persone per cercare Hanabi - o almeno credeva si chiamasse così - anche se forse era improbabile trovarla lì, perché lei aveva i turni di sera, come gli aveva detto.

Quando non la notò, si mise l'anima in pace e si fissò un po' le mani, il sonno che gli tormentava le membra.



 

Note: praticamente, in teoria, Salve popolo di Efp che segue la mia cosa storia! Come va? Io bene, grazie per l'interessamento :D (che persona triste...). Comunque, a parte ciò, volevo spendere due parole per il capitolo (che non ho letto perché mi fa davvero schifo).
Ritorna il principe Sas'ke, esultate. Direi che rispecchia i canoni da prima donna, però sa cucinare, esultate di nuovo. 
Sì, in pratica Naruto non fa assolutamente nulla di esaltante in questo capitolo, a parte pensare ai cazzacci suoi e inventarsi storielle.
Il baldo Biondo è in una fase della vita che lo fa sembrare spento e acido come uno yogurt scaduto, ma si riprenderà - o Sakura gli schiafferà in testa qualche consiglio da medico e lo farà riprendere con i controcazzi.
Ho già detto che il capitolo mi fa schifo? Sì? A questo punto, se lo avete letto e non state bestemmiando in Turco e Aramaico mi complimento con voi, perché il capitolo successivo farà ancora più schifo. Ma dopo quello non ne ho più, la mia
fantasy è morta e sepolta, quindi potete esultare perché non mi farò vedere per circa mille anni (mi atteggio come se avessi un pubblico... Tristezza.) E niente, se avete voglia di spendere qualche parola io sarò ben lieta di rispondervi. Accetto tutto (perché sono una persona Triste), anche un semplice "Ma che ti fumi, scema?" - la disperazione si sa, fa andare bene tutto, tranne i calci negli stinchi che fanno male, vabbè.
Addio pubblico fantasma, al prossimo incalcolabile aggiornamento.


 

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