Fly away from here di Bonnie Lind (/viewuser.php?uid=469706)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio... ***
Capitolo 2: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Looker ***
Capitolo 1 *** La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio... ***
La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio...
Si guardava allo specchio, stava cercando come sempre di dare una parvenza di ordine ai suoi capelli ricci che proprio non ne volevano sapere di stare al loro posto.
< "Cami presto o perderai l'aereo!">
Camilla aprì l'armadio e con accuratezza scelse l'outfit che avrebbe dovuto accompagnarla per quel lungo viaggio, si infilò i suoi jeans preferiti con la maglietta bordeaux che le aveva regalato Martina la sera precedente quando, tra lacrime e abbracci, si erano salutate.
Dopo aver preso tutti i bagagli si diresse con la sua mamma e il suo papà in aeroporto.
Camilla aveva deciso di trascorrere i prossimi 10 mesi negli Stati Uniti, aveva trovato una famiglia che l'avrebbe ospitata e si era iscritta in una piccola High School del posto che magari non offriva attività stile "High School Musical" però in fondo non era male.
Salutare i suoi genitori non era stata una cosa facile ma era riuscita a superare il check-in senza voltarsi e adesso era sull'aereo. Le borse sotto i suoi dolci occhi castani suggerivano che avesse passato una notte in bianco, sperava di recuperare un po' di energie sull'aereo ma aveva la mente affollata di pensieri, quindi scelse il suo solito rimedio terapeutico: iniziò a scrivere.
10 ore non passarono velocemente ma la sua playlist e un paio di film aiutarono Camilla ad ammazzare il tempo. Stava scendendo dall'aereo e pensava a quante cose sarebbero cambiate nella sua vita. Stava cercando nuovi stimoli nella sua vita, era cresciuta in una piccola cittadina e per quanto volesse bene a tutti i suoi amici e a tutta la sua famiglia era stanca di vedere ogni giorno le solite facce e le solite persone. Per di più Andrea, le aveva spezzato il cuore l'estate precedente e continuare a vedere il suo volto non l'aiutava a mettere un punto alla situazione.
La famiglia la stava aspettando all'uscita, avevano tra le mani un piccolo cartello con sopra scritto "Welcome Camilla!" Non aveva mai pensato a come avrebbe dovuto comportarsi una volta incontrati Mr. e Mrs. Wilson ma qualcosa le suggerì che un abbraccio era la cosa giusta da fare. Parlarono molto durante il percorso verso casa, Camilla continuava a guardare fuori dal finestrino, ogni piccola cosa le provocava stupore perchè era molto differente dall'ambiente a cui era abituata, non era l'America dei film, New York o Los Angeles, era tutto piuttosto tranquillo e verde, un po' come nel telefim "Lessie". Camilla adorava le grandi città, adorava la frenesia ma la tranquillità che osservò dal finestrino non fù motivo di sconforto per lei.
La casa era graziosa e subito Camilla dette un tocco personale alla sua camera, così facendo si senti più a casa. Erano le 23.00, considerando di aver dormito 2 ore e di dover svegliarsi molto presto il giorno precedente , Camilla si mise sotto le coperte, non ebbe nemmeno il tempo di pensare a come sarebbe andato il suo primo giorno di scuola perchè subito si addormentò profondamente.
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Capitolo 2 *** Primo giorno di scuola ***
Primo giorno di scuola
Camilla aprì un occhio, l'orologio segnava 5.00
am, maledetto fuso orario! Si rigirò nelle coperte e dopo 5
secondi, almeno così sembrò a lei,
suonò la sveglia. Waffles, latte e caffè,
cominciava già a piacerle questa vita americana.
Stava per
varcare l'ingresso della scuola, indossava dei pantaloni neri a vita
alta con un top bianco. Quel corpicino esile, la faccetta dolce e i
capelli ricci non facevano pensare ad una Senior, ma piuttosto a una
piccola quindicenne. Iniziò ad osservare l'ambiente intorno:
le ragazza sembravano tutte molto grandi, erano decisamente diversi
dagli italiani. Era facile distinguere quelli dell'ultimo anno da
quelli del primo, camminavano con quell'atteggiamento sicuro da padroni
della scuola, alcuni ragazzi giravano con lo skate, altri indossavano
le giacchette che si vedono nei film, quelle col nome sopra, tutte le
coppiette camminavano mano nella mano e Camilla pensò che
tutta quella confusione fosse dovuta al fatto che fosse il primo giorno
di scuola. La scuola era enorme rispetto a quella che freqauentava in
Italia e si sentì abbastanza dispersa in quell'ambiente. Si
diresse verso l'ufficio.
" Benvenuta a The View
High School! " Le dettero una cartellina gialla,
nel mezzo era scritto a stampatello il suo nome, dentro ci
trovò la piantina della scuola, il regolamento,
una lista di attività extrascolastiche e il numero
del suo armadietto. L'armadietto, bella impresa trovarlo!
Iniziò a girovagare per la scuola ma alla fine
capì che la cosa più inteliggente da fare fosse
chiedere aiuto, così si fece coraggio e fermò una
ragazza a caso.
"Non sei americana
vero? Hai un bellissimo accento! Comunque per il tuo armadietto basta
proseguire e girare a destra dove c'è quel quadro,
il 623 è uno degli ultimi."
"Ehm, sono
Italiana...Grazie mille." Sorrise impacciatamente, sorridere era la
cosa che faceva più spesso, a volte questo la faceva
sembrare un po' stupida ma a lei non importava...
I problemi non erano
finiti perchè una volta trovato l'armadietto, la grande
impresa fù riuscire ad aprilo. Mancavano 5 minuti all'inizio
della prima lezione, così decise di rimandare quell'arduo
lavoro a dopo e, consultando la sua cartina, riuscì ad
arrivare in classe in orario.
Dentro di se sperava
di sfatare il mito dei film dove, il nuovo arrivato, veniva presentato
davanti a tutta la classe. Sfortunatamente per lei il mito era vero.
"Da oggi avremo in
classe una nuova ragazza, viene dall'Italia, Camilla vieni e parlaci un
po' di te"
-Ecco, lo sapevo!-
Pensò.
Si
alzò e lentamente andò vicino alla professoressa
che le rivolse un sorriso incoraggiante.
-Mi fissano tutti, non ce la
posso fare, oddio che ragazzo carino quello della seconda fila, adesso
inizio a parlare e nessuno mi capisce, perchè
quella ragazza ride? Ho qualcosa sulla faccia?! Odio queste cose.-
Dopo una marea di pensieri come questi Camilla iniziò a
parlare.
"Ciao a tutti, sono
Camilla, sono Italiana, ho 17 anni e starò qui per i
prossimi 10 mesi."
-Secca e coincisa, brava
Camilla!- Iniziò a pensare che il fatto di
incoraggiarsi da sola non fosse una cosa molto normale...
La professoressa
chiese alla classe se qualcuno avesse domande. Il biondo della seconda
fila alzò la mano. Si capiva subito che era il classico
fighetto della scuola, quello sicuro di se, quello che ha la fila di
ragazze, quello presuntuoso, narcisista e vanitoso ma pur sempre
così attraente...
" Ehy ragazza
italiana, siediti vicino al ragazzo che consideri il più
carino"
-Ma
che stronzo.-
Camilla
arrossì, era facile metterla in imbarazzo e in questa
situazione non sapeva proprio cosa fare. Sedersi vicino ad una ragazza?
No no, avrebbero pensato altro. Per lei il biondo era il ragazzo
più carino ma troppo facile così, non voleva
dargliela vinta, così buttato un occhio generale sulla
classe, vide un ragazzo ricciolino che le ricordava molto un suo amico
italiano a cui lei era legata, non era male, decise di sedersi accanto
a lui.
Il biondo le
lanciò uno sguardo, non sembrava offeso, piuttosto sembrava
che il suo gesto avesse provocato in lui una voglia di riscattarsi,
così le sorrise e si girò.
" Era necessario
Daniel? " Chiese la professoressa
" Decisamente."
"Piacere, sono Noah"
Le disse il ricciolino, lanciandole un sorriso caldo.
"Ciao Noah".
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Capitolo 3 *** Looker ***
Looker
La giornata
proseguì tranquilla, con l'aiuta della piantina Camilla era
riuscita a trovare tutte le sue classi e adesso sedeva a un tavolo
della mensa, sola. Si era ripetuta che avrebbe dovuto avvicinarsi ad un
tavolo qualunque e chiedere di unirsi al gruppo di gente ma, quando si
era trovata nella mensa, il coraggio le era venuto meno
così, trovato il primo tavolo libero, decise di sedersi da
sola.
-La solita asociale.-
Pensò.
Sentì qualcuno avvicinarsi, alzò lo sguardo e
vide Noah che la stava guardando.
"Posso unirmi a te?"
"Certo" gli rispose spostando lo zaino dalla sedia accanto alla sua.
"Allora, come sta andando il tuo primo giorno? Hai trovato altri
ragazzi carini in giro?"
"No, per oggi basti tu" Rispose Camilla ridendo, "Ma quel
ragazzo, Daniel, è sempre così..."
"Stupido? Si! Non dargli troppa corda, lui è fatto
così."
30 minuti per il pranzo e le ultime due classi della giornata, solo
alla fine delle lezioni Camilla ebbe tempo di andare al suo armadietto.
-Ok, un armadietto non
può fermarmi.-
Non aveva ancora capito bene come inserire la sua combinazione e stava
osservando le persone intorno per capire il giusto meccanismo.
"Ehy ragazza italiana!"
-Mancava solo lui...-
"Serve aiuto?" Le chiese Daniel
"No grazie, adesso ho capito come fare"
Daniel si appoggiò con la spalla all'armadietto accanto al
suo e la osservò mentre inseriva la combinazione. Anche
questa volra Camilla fallì.
Daniel le toccò la mano "Lasciami aiutarti."
Le spiegò come inserire la combinazione nel modo
corretto e dopo averlo aperto, Camilla provò ad aprilo senza
il suo aiuto e finalmente ci riuscì.
"Perchè mi stai fissando in quel modo?" Gli chiese Camilla.
"Perchè hai l'espressione di chi apre un armadietto per la
prima volta, la stessa espressione che hanno i bambini delle elementari
il primo giorno di scuola."
"Scusa se ti sembro patetica"
"Non sei affatto patetica, innocente e dolce piuttosto"
Si guardarono per quello che a Camilla parse un minuto. Lui non
semrbava aver intenzione di distogliere lo sguardo così
Camilla fù la prima a farlo.
"A domani ragazza italiana" Le disse Daniel mentre voltando le spalle.
La signora Wilson la stava aspettando in macchina, Camilla non ebbe
neanche il tempo di entrare che Susi la travolse di domande su come
fosse andato il suo primo giorno di scuola. Camilla era piuttosto
euforica, aveva trovato tutte le sue classi, non aveva passato il
pranzo da sola e, anche se le costava ammetterlo, l'ultimo avvenimento
della giornata, aveva avuto un certo peso sul suo umore. Camilla stava
guardando fuori dal finestrino.
"Perchè quel sorrisino?"
I pensieri di Camilla si spezzarono, guardò Susi, "niente,
cosa c'è per cena?"
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