You're a bad boy, I'm a good girl

di Silviax
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si cambia aria ***
Capitolo 2: *** Un nuovo incontro ***
Capitolo 3: *** Il liceo ***
Capitolo 4: *** Si piacciono più di noi ***
Capitolo 5: *** Ritornano a galla ***
Capitolo 6: *** Buoni propositi e cattive notizie ***
Capitolo 7: *** Una spalla su cui piangere ***
Capitolo 8: *** Presto avremo ospiti ***
Capitolo 9: *** Gentilezze ***
Capitolo 10: *** Serata movimentata ***
Capitolo 11: *** Chiarimenti ***
Capitolo 12: *** Flashback ***
Capitolo 13: *** Combina guai ***
Capitolo 14: *** Rivelazioni ***
Capitolo 15: *** Solo cose belle ***
Capitolo 16: *** Rivelati ***
Capitolo 17: *** Ricatti ***
Capitolo 18: *** AVVISO ***
Capitolo 19: *** Vigilia di Natale ***



Capitolo 1
*** Si cambia aria ***


CAPITOLO 1 - SI CAMBIA ARIA
 
Guardo fuori dalla finestra di camera mia per l'ultima volta. Si, è proprio l'ultima volta, perchè tra meno di 10 minuti partiremo, dopo che a mio padre hanno offerto un posto di lavoro più pagato ma lontano dalla mia città.
Guardo fuori e vedo i rami delle piante muoversi per colpa del vento che soffia forte questa mattina, faccio un sospiro e mi scende una lacrima al pensiero che è l'ultima volta che sarò qui, ieri ho salutato tutti i miei amici promettendo loro che in estate sarei venuta a trovarli, mi sarebbero mancati troppo.
Esco in balcone per fumarmi una sigaretta e vedo che mio padre sta sistemando le ultime cose prima di partire, ad un certo punto si accorge di me e mi sorride, ricambio il suo sorriso, ma a differenza del suo il mio è un sorriso triste, fatto solo per non fargli notare che la storia del trasferimento mi pesa, e non poco.
Sento il mio telefono vibrare, guardo il display e leggo il nome Lysandro, 'finalmente ci rivediamo'. Lysandro è una ragazzo che ho conosciuto l'estate scorsa in città, stavo camminando e per sbaglio lui mi è venuto addosso, era in a farsi un giro insieme a suo fratello e la sua ragazza, dopo lo scontro ha iniziato a chiedermi scusa in ogni modo possibile fino a quando gli ho detto che per farsi perdonare doveva offrirmi un gelato, lui ha accettato e tra una parola e l'altra ci siamo scambiati i numeri di telefono, anche se non era una persona molto aperta sono riuscita a farlo parlare, quando volevo sapevo essere veramente logorroica. E quando mi disse che sarebbe tornato in città qualche altra volta gli chiesi di darmi il suo numero, così ci saremo potuti rivedere. Lysandro era un ragazzo così gentile, molto vecchio stile e veramente dolce, così appena scoprì di dovermi trasferire proprio nella sua cittadina gli ho scritto subito un messaggio.
Quando finisco la sigaretta rientro in camera, faccio una carezza alla mia cagnolina, una cucciola di Labrador che ha solo 2 anni, nera come la pece ma dagli occhi marroni così dolci, lei è sempre di buon umore, basta una carezza, un giro per la città o un biscotto, magari fosse così anche per me!
Prima di uscire di casa mi guardo un ultima volta allo specchio, guardo i miei capelli castani un po' spettinati che mi arrivavano fino a poco dopo le spalle mentre vedevo nei miei occhi grigi una brutta sensazione di tristezza, faceva freddo e avevo addosso un maglione grigio con un jeans chiaro, mi passai la mano tra i capelli per metterli un attimo in ordine e poi mi incamminai verso la porta, ricordandomi ogni attimo della mia vita in questa casa. Varcai la soglia di casa e entrai in macchina, guardando un'ultima volta quella che fino ad allora definivo casa mia, ma che da adesso in poi non lo sarebbe più stata. Mi misi le cuffie alle orecchie e in men che non si dica mi addormentai.
 
-Crystal svegliati, siamo arrivati- la voce dolce di mia madre mi aveva svegliato , alzo lo sguardo e vedo una casa enorme e bellissima, con un immenso giardino. C'era intorno altre case, ma quella forse era la più bella!
Corro dentro a osservarla meglio,era davvero enorme, e anche se non era ancora arredata aveva già un'aria accogliente. Salgo le scale e per cercare una camera con un balcone, fortunatamente ce n'era una, ed era mia, i colori del muro sono di un bellissimo verde acqua mentre il pavimento è in parquet, mi piace questa nuova casa, anche se sarà difficile riuscire a dimenticare tutti i momenti nella mia vecchia città. Apro la finestra e noto che sul balcone della casa affianco c'è un ragazzo, è davvero bello, alto e dai capelli rossi, probabilmente sono tinti, sono troppo belli per essere naturali. Il ragazzo si sta fumando una sigaretta e io decido di fare lo stesso cercando di non farmi notare.
Dopo poco vedo che mi sta guardando, non posso fare finta di niente
-Ei ciao, sono la tua nuova vicina di casa- dico sorridendo
-E quindi?-
Come scusa? Alzo un sopracciglio e lo guardo storto -Hai mangiato pasta e simpatia oggi?-
Si mette a ridere, ma che ho detto di così buffo?
Vedo che spegne la sigaretta e entra in casa -Ci si vede ragazzina-
Che conversazione veramente profonda.
Prendo il telefono e scrivo un messaggio a Lysandro 'Ciao, sono arrivata da poco, ho già avuto una conversazione, se così si può chiamare, con il mio vicino di casa, non è uno di molte parole e non sembra neanche così simpatico. Ti va se ci facciamo un giro oggi e mi fai vedere un po' il posto?'
Invio. Faccio gli ultimi tiri alla sigaretta prima di buttarla e rientrare in casa. Sento il telefono vibrare, è Lysandro che mi ha risposto 'Non c'è problema, se mi dai il tuo indirizzo vengo a prenderti a casa tua alle 15.00, penso che non sai ancora orientarti in questa città' gli scrivo il mio nuovo indirizzo e aspetto impaziente le tre.
Ma che ore sono? Le 2.30!! Tra poco arriverà Lysandro e devo prepararmi. Afferro velocemente dalla mia borsa una spazzola e i trucchi e corro in bagno, passo la spazzola sui miei capelli che sono veramente in disordine e poi passo al trucco, faccio una linea nera sottile con l'eyeliner e poi metto un po' di mascara, giusto per far risaltare i miei occhi grigi che col sole diventano quasi azzurri.
Vado in camera per cambiarmi, metto un paio di legging con una felpa verde, il verde è il mio colore preferito, e poi di solito si dice 'verde speranza'. Si, la speranza è proprio quella che ci vuole e speriamo che in questa città riuscirò a rifarmi una vita come quella di prima.
Guardo l'ora, sono le 2.59, tra poco Lysandro arriverà. Proprio in quel momento il mio telefono vibra e c'è un messaggio proprio di Lysandro con scritto che è fuori casa mia, mannaggia se è puntuale!
Scendo velocemente le scale, saluto i miei genitori e esco di casa. C'è Lysandro fuori che mi aspetta e sta parlando con il mio vicino di casa, si conoscono a quanto pare.
Quando mi vede mi fa segno con la mano di avvicinarmi, mi avvicino
-Ciao Crystal- dice sorridendomi
-Vuoi due vi conoscete?- chiede il ragazzo dai capelli rossi
-Si, ci siamo incontrati l'estate scorsa quando sono andato in città con mio fratello e Rosalya-
-Ah, vabbè io me ne vado- dice andandosene
Lysandro lo blocca -Ma scusa, non ti presenti?-
-Non mi piacciono quelle nuove- dice guardandomi -Ma per te farò uno sforzo, infondo se sei amica di Lysandro vorrà dire che almeno sei simpatica, mi chiamo castiel-
Adesso finalmente conosco il suo nome, prima non si è neanche voluto presentare, se n'è andato semplicemente via.
-Io sono Crystal, invece-
-Lo so già- dice con un sorrisino in faccia
-Vi siete già conosciuti?- chiede Lysandro
-Si, beh lei si è presentata, io l'ho solo ascoltata e me ne sono andato-
-Sempre il solito-
-Dai piccioncini vi lascio andare, ho di meglio da fare, ci vediamo domani Lysandro- dice andandosene via per la seconda volta, quel ragazzo è così misterioso quanto attraente, non so, ha qualcosa che mi attira, e non poco. Ma poi piccioncini a chi scusa?
-Dai andiamo, che se no si fa tardi- dice Lysandro sorridendomi
Però, anche lui è una bel ragazzo, ed è esattamente l'opposto di Castiel, lui è simpatico e gentilissimo, mentre Castiel è così misterioso e rozzo.
-Si, arrivo- dico sorridendo mentre penso al bel pomeriggio che mi aspetta in compagnia di Lysandro.

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Capitolo 2
*** Un nuovo incontro ***


Capitolo 2 - Un nuovo incontro


Camminiamo in mezzo a tanti negozietti, è tutto così diverso dalla città, qui non ci sono negozi firmati, ma solo dei negozi piccolini. In giro non c'è tanta gente, a differenza della città, e questa cosa mi piace, perché non mi è mai piaciuto stare in mezzo a troppa gente.
Mentre camminiamo Lysandro mi racconta che il ragazzo di prima, Castiel, è il suo migliore amico e che si sono conosciuti qualche mese fa quando Lysandro ha perso il suo quaderno e Castiel gliel'ha riportato, strano perché non sembra uno che non fa buone azioni, quando gliel'ha portato si sono fermati un po' a parlare e hanno scoperto che entrambi hanno la passione per la musica, così hanno deciso di formare una band. Mi piacerebbe tantissimo vedere Lysandro che canta e Castiel alla chitarra, ma questo pensiero lo tengo per me.
Giriamo l'angolo e noto un grande centro commerciale, lo guardo con gli occhi che si illuminano e Lysandro lo capisce
-Ti va di andare a farci un giro?-
-Si!- dico felicissima
Entriamo nel centro commerciale e subito dopo ci viene incontro una ragazza dai capelli chiarissimi e gli occhi color miele.
-Ciao Lys, cosa ci fai da queste parti? E chi è questa ragazza?- dice guardandomi e sorridendo
-È la ragazza che ho conosciuto quella volta in città, ti ricordi?-
-Ah si! Ecco perché aveva un viso familiare! Ti va di venire a farti un giro per negozi con me?-
-Rosa, a dir la verità è venuta con me oggi-
-Ah, vabbene un altra volta allora- dice un po' sconsolata, poverina mi dispiace
-Però puoi sempre venire con noi se vuoi- dice Lysandro e in quel momento sul viso della ragazza torna il sorriso
-Va bene! Andiamo a bere qualcosa?-
Prendiamo la scala mobile del centro commerciale e subito davanti ci troviamo un bar, Lysandro, da vero gentiluomo, ci offre da bere e mentre lui è in fila io e Rosalya ci sediamo ad un tavolo.
-Domani in pullman ti va di sederti vicino a me?- mi chiede Rosalya
-Certo che mi va! Sei così simpatica-
-Oh, anche tu, spero diventeramo grandi amiche-
Rosalya è una ragazza così gentile e carina, come si fa a non esserle amica?
In quel momento ci raggiunge Lysandro con le nostre bibite, ce le porge e continuamo la conversazione
-Chissà se sarai in classe con noi- interviene Lysandro
-Si, potrei parlare io con Nathaniel per dirglielo!- dice Rosalya
Nathaniel? Chi è?
-Chi è Nathaniel?-
-Nathaniel è il segretario delegato, è uno studente come noi ma ci tiene tantissimo al suo liceo, è lui che si occupa di tutte le faccende amministrative- dice Lysandro -Sarà lui che domani ti aiuterà con l'iscrizione-
-Ah, va bene, speriamo di essere davvero in classe insieme allora!- dico sorridendo
Continuiamo a parlare fino a che non inizia a diventare buio, mi sa che è proprio arrivata l'ora di tornare a casa.
-Io dovrei andare a casa- dico timidamente, infondo stavamo parlando come se fossimo vecchi amici che si conoscono da tantissimo che neanche mi sono accorta che sono già la sette di sera
-Dai ti accompagno- mi dice Lysandro sorridendo
Ci alziamo dal tavolo, salutiamo Rosalya e poi ci dirigiamo verso casa mia.
Io e Lysandro durante il tragitto parliamo così tanto che non mi rendo neanche conto di essere arrivata davanti a casa mia.
-Siamo arrivati-
Cavolo, se non me lo diceva lui io avrei continuato a camminare ancora per chissà quanto.
-Grazie della bella giornata- dico
-Grazie a te, ci vediamo domani-
Lo guardo qualche secondo prima che si giri per andarsene -Ehi, aspetta-
Si gira verso di me -Dimmi-
Mi avvicino a lui e gli do un bacio sulla guancia, lui sorride e se ne va e così anche io mi incammino verso l'ingresso di casa.
È gia pronto!
Mentre mangiamo racconto ai miei genitori della giornata al centro commerciale e di Lysandro e Rosalya, e loro sono così contenti di sapere che mi sono già fatta degli amici. Gli ho detto anche che parleranno con il segretario delegato per farmi stare in classe con loro, sono davvero carinissimi! 
Quando finisco salgo le scale e decido di andare a fumarmi una sigaretta, così prendo il pacchetto dalla mia borsa e mi dirigo verso il balcone in camera mia, apro la portafinestra e esco, mi siedo sul balcone e accendo la sigaretta.
-Ehi, non sei un po' troppo piccola per fumare?-
Questa voce. Alzo la testa e vedo il ragazzo dai capelli rossi, Castiel, che mi guarda
-Ho 18 anni, non 13!- rispondo scocciata
-Ah si? E io che pensavo ne avessi 15- 
Me lo dicono sempre tutti che sembro più piccola della mia età, ma darmi 15 anni è esagerato dai! 
-Beh, ora che ho scoperto che hai la mia età un pensierino su di te potrei anche farmelo- dice con un sorriso che parla da solo
Come scusa? Ma come si permette, mi conosce da neanche un giorno
-Io non sono attratta da quelli come te, quindi evita di farti film-
-Lo sarai, nessuna ragazza può resistermi- dice ancora con quel sorriso in faccia
'Nessuna ragazza può resistermi' ma chi sei? Johnny Depp? Finisco la sigaretta e senza neanche più rispondergli apro la finestra per entrare in casa
-Ehi, aspetta- mi giro, magari ha qualcosa di intelligente da dire -Stavo scherzando, io non ci voglio provare con te- si, ha veramente qualcosa di intelligente da dire -Io ci provo solo con quelle carine-
COOSA?!? Entro in camera sbattendo la finestra, dopo questa non mi deve neanche più rivolgere la parola, mi ha proprio rovinato la giornata! Come fa Lysandro a essere amico di una persona così?!
Vado in bagno a farmi una doccia, sperando di riuscire a calmarmi un attimo, mi ha fatto proprio arrabbiare quel ragazzo. Apro l'acqua e quando diventa tiepida entro nella doccia, lascio andare i miei pensieri insieme all'acqua che mi scivola sul corpo, quando esco mi lavo i denti e mi infilo il pigiama, e poi mi dirigo verso camera mia.
Mi sdraio sul letto e accendo la televisione, inizio a fare zapping col telecomando fino a quando non trovo un bel film, che fortuna, è appena iniziato!
Mentre guardo il film inizio a pensare alla giornata di oggi, a quanto è disponibile Rosalya e a quanto sia gentile e carino Lysandro, penso anche a come potrà andare la giornata di domani, a chi incontrerò e come saranno i miei nuovi compagni, e poi conoscerò finalmente questo famoso Nathaniel, se me lo devo immaginare lo penso alto, coi capelli castani e gli occhi scuri, il classico bravo ragazzo in camicia e cravatta, che ha dei buoni voti e rimane alzato fino a tardi a studiare, beh, domani lo incontrerò! 
Cullata tra un pensiero e l'altro finisco per addormentarmi, domani sarà una luunga giornata.

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Spero che questa storia vi piaccia, ci ho messo molto a scrivere i primi due capitoli, ho tante idee ma faccio fatica a scriverle. Prima io scrivevo tantissimo, mi piaceva, poi non ho più scritto e ci ho perso la mano, e per questk mi risulta così difficile. Ho paura di non riuscire a tenere il giusto carattere dei personaggi, quindi se vi sembra che li sto cambiando gradirei che mi venisse detto, perchè accetto qualunque tipo di critica produttiva:)
Vi dico che penserò di postare una o due volte la settimana visto che sarò in stage fino a fine Febbraio e non ho molto tempo visto che lavoro sia mattina che pomeriggio, spero che continuerete a leggerla e che vi piaccia:)
Dovevo postarlo l'altro giorno questo capitolo, solo che mi si è cancellato il file e ho dovuto risciverlo tutto><

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Capitolo 3
*** Il liceo ***


Capitolo 3 - Il liceo


Il rumore assordante della sveglia mi fa aprire gli occhi ancora impastati dal sonno. Cavolo è già mattina e tra poco sarò a scuola, mi alzo dal letto con veramente pochissima voglia di farlo.
Mi incammino verso il bagno per vestirmi, mi lavo la faccia e inizio a svegliarmi un po', poi mi infilo una felpa e dei jeans, metto le scarpe e scendo per fare colazione, mi preparo una tazza di latte coi cereali.
Papà è al lavoro, mentre mamma sarà a fare la spesa oppure dorme ancora.
Finisco la colazione e metto la tazza nel lavandino, prendo lo zaino e mi avvio verso la porta, tra poco dovrebbe arrivare il pullman, mi dirigo alla fermata e aspetto qualche minuto fino a quando il pullman arriva. Salgo e vedo tantissime facce che mi scrutano da capo a piedi, mentre io con lo sguardo cerco Rosalya, quando la vedo corro verso di lei, odio essere guardata da tutti.
-Buongiorno- dice sorridendomi
Come fa a essere così allegra già di mattina presto?
-Buongiorno Rosa-
Il viaggio dura veramente poco, non pensavo che il liceo fosse così vicino a casa mia! Scendo dal pullman insieme a Rosalya e subito dopo una moto mi sfreccia davanti fermandosi poco dopo, guardo per capire chi sia, quando scende dalla moto e si toglie il casco vedo che è una persona a me familiare, Castiel.
Non mi calcola neanche e va dritto a sedersi su una panchina mentre si accende una sigaretta. Mentre lo guardo ripenso alla serata di ieri, e a come mi ha trattata, così distolgo subito lo sguardo da lui e decido di entrare al liceo, quando varco la porta vado un corridoio con tantissimi armadietti e una signora un po' paffuta che si diriga verso di me
-Buongiorno signorina, sono la preside-
-Buongiorno-
-Stamattina non ho molto tempo, ho un sacco di cose da fare, per cui vai pure in sala delegati, ci sarà un alunno che le spiegherà tutto, la sala delegati si trova proprio qui a destra-
Mi ero completamente dimenticata di Nathaniel, finalmente lo incontrerò!
-Va bene, grazie mille- dico quasi correndo verso la sala delegati, non sto più nella pelle, voglio vedere questo ragazzo
Mi fermo davanti alla porta, cosa devo fare? Busso o apro direttamente?
Decido di bussare
-Avanti-
Apro la porta e piano piano entro
-Ciao- dice un ragazzo biondo -devi essere la nuova alunna-
Non è come me lo immaginavo, è biondo e con gli occhi miele, per il resto è proprio come me lo immaginavo
-Ehm, si- rispondo timidamente
-Devi solo firmare alcuni fogli e sei a posto-
Mi passa sul tavolo alcuni fogli e una penna, li firmo e poi noto che mi sta fissando, ma appena alzo la testa distoglie lo sguardo.
-La tua classe è la quarta C, sei fortunata-
-Perché sarei fortunata?-
-È la stessa classe di Rosalya e Lysandro, sono venuti qui prima a chiedermi di metterti in classe con loro, solo che era già scritto sui fogli che eri in classe con loro, per cui non ho dovuto fare niente-
-Ah che bello- dico sorridendo -Non conosco molto bene questa scuola, ti andrebbe di farmela vedere?-
-Con piacere- è di nuovo rosso in faccia, ma che problema ha?
Entriamo in alcune aule, mentre altre non può farmele vedere visto che ci sono le lezioni, poi mi porta fuori in giardino, lo stesso posto in cui ero prima di entare e mi fa vedere la palestra e il giardino, tornando indietro vediamo Castiel ancora su quella panchina e noto che l'espressione sul viso di Nathaniel è un po' irritata nel vederlo
-Non dovresti essere in classe?- gli chiede
-Non dovresti farti gli affari tuoi?- risponde Castiel senza neanche guardarlo in faccia
-È mio compito assicurarmi che tutti gli alunni siano in classe all'inizio delle lezioni e tu sei qua fuori-
-Te lo ripeto, dovresti farti un po' gli affari tuoi, ora vado in classe prima che piangi-
Si alza e si incammina verso l'ingresso del liceo prima che Nathaniel potesse aprire bocca
-Lascialo stare, è sempre così- mi dice
-Lo so, è il mio vicino di casa-
-Povera- dice ridendo -Vabbhe dai, è meglio andare in classe ora-
Ci dirigiamo verso la classe, Nathaniel bussa e entriamo, vedo Rosalya e Lysandro sorridermi, ma subito dopo noto che difianco a Lysandro c'è Castiel. Oh no, perché è da tutte le parti questo qua! Fortunatamente ha la testa sul banco e probabilmente neanche mi ha vista ne sentita, meglio così.
-Buongiorno Nathaniel- dice il professore, poi guarda me -E tu saresti?-
Mi guardano tutti. Divento improvvisamente rossa in faccia
-La nuova alunna, mi chiamo Crystal-
-Benvenuta signorina Crystal, si accomodi pure-
Vado diretta verso Rosalya, quasi correndo, mi vergogno troppo a parlare in pubblico
-Ciao Rosa-
-Ciao Crystal, ti andrebbe di fare un giro al centro commerciale oggi?-
-Mi spiace, ma oggi volevo riposare un po', con la storia del trasloco e la nuova scuola sono un po' stanca-
-Ah peccato- dice con una faccia un po' triste -Vabbhe, non ti preoccupare, lo capisco-
-Scusami-
Mentre parliamo, scopro che Rosa è fidanzata con un ragazzo che ha qualche anno in più di lei e ha una boutique all'interno del centro commerciale e proprio questo ragazzo è il fratello di Lysandro! Io, invece' le racconto che ho avuto un solo ragazzo, siamo stati insieme poco più di un anno, fino a quando lui non ha dovuto trasferirsi a più di 600km da me e così abbiamo dovuto lasciarci per forza, al pensiero mi manca ancora.
Il suono della campanella interrompe le nostre chiacchiere, ma sopratutto i miei pensieri. Mentre usciamo dall'aula mi si avvicina Lysandro, che nota subito che qualcosa non va
-Buongiorno, che succede?
-Oh niente, solo qualche pensiero di troppo- rispondo facendogli un sorriso in modo che non si preoccupi
Usciamo in cortile e mi siedo su una panchina, Lysandro si siede difianco a me e io, poco dopo, mi accendo una sigaretta
-Fumi?- mi chiede stupito
-Si, mi rilassa-
-Fa solo male invece-
-Dai non farmi la predica- rispondo ridendo -Sono abbastanza grande da sapere quello che faccio-
-Va bene, come preferisci- mi risponde anche lui ridendo
In quel momento ci si avvicina Castiel
-Com'è questa storia che adesso stai più con quella nuova che con me?- dice sorridendo, non lascia neanche aprir bocca a Lydandro che mi passa un casco -Dai, ti accompagno a casa novellina-
-Io? Con te? Su quella cosa? Non ci penso neanche- rispondo incredula
Ieri sera mi insultava e ora mi vuole accompagnare a casa? Non se ne parla proprio, poi chissà dove mi porterebbe!
-Dai novellina, lo so che lo vuoi-
-Dai Castiel, lasciala stare, poi abbiamo le prove oggi o te ne sei dimenticato?-
-Si, me lo ricordo- dice alzando gli occhi al cielo, poi torna a guardarmi -volevo solo farmi perdonare-
-Di certo con te non ci vengo, chissà dove mi porti!- gli dico acida
Poi io ho troppa paura delle moto, vanno troppo veloci e se succede qualcosa si fai veramente male
-Per una volta che volevo fare una cosa gentile! Va bene novellina, scordati ogni altro favore da me!- detto questo si gira e se ne va, abbastanza alterato
-Castiel è così, non dargli peso-
Guardo Lysandro, è impassibile, come se non fosse successo nulla
-Stai tranquillo, adesso vado a casa, ciao Lys!- dico salutandolo con un bacio sulla guancia
-Non vuoi che ti accompagno?-
-Ma va, casa mia è dietro l'angolo, ci arriverò subito-
Mi incammino verso casa e poco fuori da scuola sento una mano che mi tocca la spalla e subito dopo una voce -Non azzardarti a toccarlo, lui è mio!-

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Capitolo 4
*** Si piacciono più di noi ***


Capitolo 4 - Si piacciono più di noi


Mi giro in direzione di quella voce da gallina, vedo una ragazza bionda poco più alta di me che mi guarda con una faccia poco socievole
-Ma di cosa stai parlando?- chiedo alzando un sopracciglio
-Lo sai bene di cosa parlo-
Ma questa è fuori di testa, è qui davanti a me a atteggiarsi come fosse chissà chi e pretende pure che capisco di cosa parla
-Penso che se te lo chiedo è perché non lo so- rispondo scocciata
-Sto parlando di Castiel-
-Ah, tranquilla, è tutto tuo-
-Stai cercando di raggirarmi?-
Perfetto, oltre che essere snob è pure stupida!
-Ti ho detto che è tutto tuo, a me non interessa, è solo il mio vicino di casa!- le rispondo acida, questa discussione mi sta facendo alterare, non solo devo subirmi Castiel sia a scuola che a casa, ci mancava solo lei che pretendeva chissà cosa.
La ragazza dopo quelle parole sembra più serena, come se si fosse tolta un peso dallo stomaco, ma proprio in quel momento arriva la persona più inappropriata a quella situazione, Castiel.
-Ambra, stai importunando la mia ragazza?-
La ragazza adesso mi guarda col fuoco negli occhi, come se le avessi mentito
-No, è lei che mi prende in giro!-
Sgrano gli occhi, mi fa veramente paura adesso -Guarda che è lui che sta scherzando, io non sono la sua ragazza-
-Come no? Ieri mi dicevi di si-
Nel frattempo che pronuncia quelle parole mi mette un braccio intorno alla vita, lo spingo subito via -Sono stanca delle vostre pagliacciate, la biondina che ti vuole a tutti i costi e tu che fai il buffone, mi avete rotto, me ne vado!- dico piuttosto irritata mentre mi giro e mi incammino verso casa
Voglio tornarmene nella mia città, questo è un paese di pazzi!
Sono quasi arrivata a casa che sento una moto arrivare a tutta velocità per poi fermarsi difianco a me, lo riconosco, è Castiel, per cui continuo a camminare come se niente fosse
-Ehi piccoletta, hai mangiato latte e simpatia stamattina?-
Continuo a camminare ignorandolo, evidentemente quel ragazzo si diverte a tormentarmi, ma io non ne posso più di lui! Quando arrivo, finalmente, davanti a casa mia faccio un sospiro di sollievo, che dura per poco perché vedo Castiel arrivare e lasciare la moto in garage. Mi fermo davanti alla porta e mi siedo sull'erba, voglio proprio vedere se Castiel torna ancora a rompere o se entra in casa sua! Nel frattempo mi accendo una sigaretta cercando di capire le intenzioni del ragazzo. Poco dopo lo vedo uscire con un cane enorme al guinzaglio.

Esco di casa con Demon, il mio pastore Beaceron, vedo la ragazzina fuori casa sua, mi avvicino a lei con Demon, magari si spaventa un po' e smette di fare la simpatica. Più mi avvicino e più sorride, com'è possibile? Quando sono a pochi passi da lei si avvicina e inizia a accarezzare Demon -Non sapevo avessi un cane-
Non si è spaventata affatto, anzi, è qui che lo accarezza e Demon che si lascia pure accarezzare da lei!
-Come si chiama-
-Demon- rispondo alterato, non è possibile che non le fa paura -Però adesso dobbiamo andare, vero?-
Demon mi guarda con una faccia curiosa, mi sa che gli piace la compagnia della nuova arrivata, anche se per me non è così.
-Non vedi che non vuole venire con te-
-Non penso proprio, andiamo Demon- dico scocciato mentre Demon mi guarda triste, non posso fare altro che sbuffare
-Posso presentargli qualcuno?- mi chiede la ragazzina sorridendo come una bambina
Alzo gli occhi al cielo e mi accendo una sigaretta -Basta che sia una cosa veloce-

Non pensavo proprio che Castiel avesse un cane, è un po' grande, ma piacerà di sicuro anche a Nala, la mia cucciola.
-Naaaala!- urlo aprendo la porta di casa, la mia cagnolina in meno di tre secondi arriva davanti a me -Voglio farti conoscere qualcuno-
Nala inizia a scrutare fuori dalla forta, fino a che non mi posto e può vedere il cane di Castiel.
Si avvicina piano a lui, e si annusano a vicenda, poi Demon abbaia iniziando a muovere la coda
-Sembra che si piacciono- dico guardando la scena col sorriso, anche se Catiel non la pensa come me
-Si, più di noi- mi risponde con il suo solito sorrisino
-Beh, nessuno ha mai detto che non ti piaccio- dico guardandolo con aria di sfida
-Dicono male allora. Te l'ho detto, io ci provo solo con quelle carine e tu non sei alla mia portata-
-Magari tu non sei alla mia- dico arrotolando un ciuffo di capelli tra le dita
-Sogna ragazzina- dice ridendo, poi richiama Demon e se ne vanno verso il parco
È veramente strano come quel ragazzo un giorno sia antipatico e il giorno dopo no, soffrirà di doppia personalità.
Entro in casa, mi preparo un piatto di pasta e mi sdraio sul divano, alla fine non sono poi così tanto stanca potrei scrivere a Rosalya se il suo invito a fare shopping è ancora valido, ma poi mi ricordo che non ho il suo numero, vabbhe, sarà per un altra volta. 

~~~~~~~~~
Questo capitolo è abbastanza corto, lo so, scusatemi ma non avevo ispirazione, però per farmi perdonare nel prossimo capitolo verrà fuori una parte interessante e anche un po' triste del passato di Crystal. Spero che continuerete volentieri la lettura:)

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Capitolo 5
*** Ritornano a galla ***


Capitolo 5 - Ritornano a galla


Il suono di quella maleddetta sveglia mi infastidiva sempre! Cerco con la mano di spegnerla e dopo svariati tentativi ci riesco, richiudo gli occhi per cinque minuti ma mi addormento distrattamente come una stupida.
Quando riapro gli occhi mi rendo conto di essermi addormentata anvora e con aria stupita guardo la sveglia, sono già le 7.40!
Faccio uno scatto per alzarmi in fretta dal letto, talmente in fretta che per qualche secondo mi viene un capogiro. Prendo i primi vestiti che trovo nell'armadio e me li infilo, poi corro verso il bagno per lavarmi la faccia cercando di svegliarmi del tutto e poi metto un po' di mascara per volumizzare le mie ciglia che non sono proprio lunghe. Scendo di corsa dalle scale afferrando le chiavi della macchina, visto che ormai il pullman è già passato -mamma prendo la macchina e vadi a scuola, ci vediamo dopo- urlo uscendo dalla porta.
Appena metto un piede fuori casa noto che il mio vicino ha il mio stesso tempismo stamattina e sta per partire in sella alla sua moto, quando esce dal suo vialetto una macchina stava arrivando a tutta velocità.
A vedere quella scena mi si congelò il sangue nelle vene, non avrei più voluto assistere a una scesa così, non ancora una volta.. L'abilità di quel rosso sulla sua moto non lo scoraggio e passo poco prima della macchina, in risposta l'uomo in quel suv nero gli stava suonando il clacson come un pazzo.
Feci un sospiro di sollievo, anche se quel ragazzo non mi stava così simpatico mi si è stretto il cuore al solo pensiero che potesse essere colpito da quella macchina, mi era già bastata una volta vedere una scena del genere, non sarei riuscita a reggerla due volte.
Le mie mani al pensiero di quei ricordi iniziarono a tremare
"Era il 16 agosto, avevo dodici anni e io e lo zio, come in una normale serata di agosto, eravamo soliti a fare un giretto serale con la sua moto"
-Crystal sei ancora qui?-
La voce di mia madre mi aveva distolto dai miei brutti pensieri, menomale, sarei riuscita a andare a scuola se avrei ricordato tutto fino alla fine
-Si, sto andando mamma- dico correndo verso l'auto per poi partire a tutta velocità verso il liceo.

Arrivai a scuola appena in tempo, infatti appena ho messo piede in classe è suonata la campanella. Mi siedo, come ieri, difianco a Rosalya che mi aspettava impaziente
-Pensavo che non saresti venuta, non hai preso l'autobus-
-Mi sono svegliata tardi stamattina così sono dovuta venire in macchina-
-Hai già la patente?- mi chiede stupita
-Si, da quasi 3 mesi-
-Ma è impossibile, hai ancora 17 anni-
Stupita da quella affermazione, mi ricordai che non le avevo mai detto la mia età, ero un anno più grande di tutta la mia classe -Ehm si, io ho diciotto anni, non diciassette-
-E come mai sei ancora in terza?-
-Mi vergogno un po' questa cosa ma sono stata bocciata in prima superiore- risposi in un tono timido
-Ah-
-Beh, volevo chiederti se durante la pausa mi presenti qualcun'altro-
-Certo, ti presenterò Violet e Iris, sono quelle due ragazze laggiù- disse indicando due ragazze al primo banco, la prima ha i capelli violetti e sta disegnando qualcosa sul quaderno, mentre la seconda ha i capelli rossicci, tendente all'arancione e guarda il prof, anche se si nota che la sua testa è altrove, però da dietro non riesco a vederle meglio di così.
Tra una chiacchera e l'altra di Rosalya cerco di ascoltare il professore, non ero una cima in matematica e non ascoltarlo di certo non avrebbe alzato la mia media e anche il problema di avere una scarsa attenzione non era molto d'aiuto. Guardo fuori dalla finestra, il tempo non è dei migliori e ha anche iniziato a piovere, si sente quest'aria quasi invernale, infondo siamo a fine novembre e il tempo fa veramente schifo. Mentre giro lo sguardo verso il professore la mia attenzione cade su Castiel, il ragazzo sta dormendo in classe, proprio un alunno modello devo dire. Anche se stamattina mi ha fatto preoccupare un po' e mi ha fatto tornare in mente brutti pensieri..
"Ho un brutto presentimento stasera, massi, non faccio caso dai, è solamente il giretto serale in moto come da routine quotidiana. Io e lo zio ci siamo fermati a prenderci un gelato insieme, durante i nostri giro di solito finiamo dal gelataio, al cinema oppure in qualche parco, questa era la serata gelato.
Quando finisco il mio lo zio aveva già finito da un po', così mi metto il casco e mano a mano il brutto presentimento cresceva dentro di me"

La campanella suonò, e come mia madre stamattina, la ringrazia per avermi evitato quel ricordo. Un po' triste e scombussolata mi alzo dal banco e mi avvicino a Rosalya che era già difianco a Iris e Violet.
-Piacere- dico sorridendo -mi chiamo Crystal-
La rossa mi guarda e poi mi porge subito la mano sorridendomi -Io sono Iris-
Le sorrido dolcemente, adesso potevo osservarla meglio, era una ragazza davvero carina, con i capelli color carota e gli occhi azzurri di una tonalità particolare
-Lei, invece, è Violet- mi dice Rosalya facendomi cadere l'occhio anche sull'altra ragazza, alquanto silenziosa.
-È molto timida- incalza Iris -Però ha un buon cuore-
La ragazza alza la testa assorendo in ogni angolo del suo viso -Ciao- dice con una voce talmente bassa che a momenti si fa anche fatica a sentire
Quella ragazza, come ha detto Iris, è parecchio timida, però è così carina anche lei. Ha i capelli un colore violetto e gli occhi della stessa tonalità, ed è intenta a disegnare qualcosa sul proprio quaderno.
-Vi va di pranzare insieme oggi?- chiede Iris cogliendomi di sorpresa
-Veramente ho già detto a Lys che avremmo mangiato con lui, ma se volete potete unirvi a noi- annuncia Rosalya con un sorriso a 32 denti
-Sarebbe fantastico- commenta Iris
In quel momento la campanella suona e tutti gli studendo tornano in classe, e proprio nel momento in cui sto per andare a sedermi al mio banco Lysandro si avvicina a me
-Crystal, dovrei parlare con Rosalya, potresti sederti al mio posto per queste due ore?-
Guardo il banco vuoto di Lysandro vedendo che Castiel è seduto in quello difianco. Lysandro doveva proprio farmi una proposta del genere? Dovevo proprio stare difianco a Castiel per due ore? A malinquore accetto e vado a sedermi al suo posto.
-Mi sa che hai sbagliato posto, qua c'è Lysandro!-
Che accoglienza generosa da questo ragazzo, non mi sopporta proprio eh
-Lo so che non ti piaccio e neanche tu piaci a me, ma Lysandro mi ha chiesto un favore e adesso per due ore godrai della mia compagnia-
-Fantastico- dice sbuffando
Apro il quaderno e metto un piede sulla sedia, appoggio il mento al ginocchio mentre cerco di ascoltare il professore, ma la cosa mi riesce davvero dura visto che il mio compagno di banco improvvisato continua da più di un quarto d'ora a sbattere la penna sul banco rumorosamente, cerco di non farci troppo caso, ma dopo cinque minuti continui con quel rumorino fastidio mi giro verso di lui fulminando con lo sguardo
-Che vuoi?- mi chiede fermando per un attimo la penna, finalmente le mie orecchie si riposano, ma non faccio in tempo a rispondergli che ricomincia
-Giuro che se non la finisci quella penna te la infilo nel culo!- dico, alla fine, esasperata
Mi guarda con aria di sfida mentre fa un piccolo sorrisetto e dopo pochi secondi ricomincia a sbatterla ancora più forte di prima. Sbuffo rumorosamente cercando di non dare troppo peso a quel rumore fastidioso.
-Che hai? Ti da fastidio?-
Lo guardo, non male, ma malissimo, solo che la mia occhiata non gli fa nessun effetto, sto veramente perdendo la pazienza. Non ne ho mai avuta tanta, e con lui mi stavo trattenendo fin troppo, così a un certo punto gli prendo la penna dalle mani e la lancio per terra. Per tutta risposta mi guarda infastidito e con un sorrisetto ne tira fuori un'altra dall'astuccio. Eh no, la mia sopportazione ha un limite! -Posso andare in bagno?- chiedo quasi supplicando al professore, mi fa un cenno con la testa e mi alzo velocemente dal banco, non ce la faccio veramente più con quel rumoraccio.
Esco dalla classe e appena chiudo la porta vedo Nathaniel che proprio in quel momento stava passando lì davanti
-Buongiorno-
Si gira di scatto spaventato -Ah, sei tu, buongiorno Crystal- mi risponde sorridendo -Ti devo avvisare di una cosa che mi sono scordato di dirti ieri, in pratica il liceo due volte a settimana, il Martedì e il Venerdì, occupa due ore pomeridiane per i club-
Lo guardo interrogativa, non capendo dove vuole arrivare -E io cosa c'entro?-
-C'entri perche ogni studente fa parte di un club e anche tu devi trovartene uno-
-E quali club ci sono?-
-Al momento non ricordo bene quali siano i club liberi, ne riparliamo dopo durante la pausa pranzo, va bene?-
-Si va benissimo-
Lo guardo allontanarsi verso la sua classe dopo avermi salutato, così mi giro verso la porta della mia classe sperando che quel rosso tinto abbia finito di prendersi gioco di me, quando rientro noto che il rosso ha la testa sul banco, non posso che sorridere al pensiero che le mie orecchie e la mia pazienza avranno un po' di pace, mi siedo sulla sedia ormai fredda e mi metto a seguire, finalmente, il professore.

La campanella è già suonata da cinque minuti e ho avvertito Rosalya che devo passare prima da Nathaniel. Quando mi ritrovo davanti alla sala delegati noto che la porta è socchiusa, così entro senza bussare, vedo Nathaniel in mezzo a mille fogli che si tiene la testa con una mano, è davvero concentrato nel suo lavoro, mi sa che nemmeno si è accorto del mio ingresso in quella stanza. Socchiudo la porta per lasciarla esattamente come l'avevo trovata e mi avvicino alla scrivania del delegato che proprio in quel momento alza la testa
-Ciao signor delegato, finalmente ti sei accorto della mia presenza- dico ridendo mentre lui mi guardava all'inizio perplesso e poi sorridendo
-Scusami, stavo facendo dei lavori con alcuni documenti importanti e non mi sono accorto che sei entrata- dice grattandosi la testa
-Tranquillo, allora quali sono questi club?-
-Allora, c'è il club di basket, quello di giardinaggio, quello di cucina e quello di disegno-
Faccio una smorfia mentre sento i nomi di quei club, il club di basket lo escludo a priori visto che non sono atletica per niente, così come quello di giardinaggio, odio le piante, quello di cucina è ancora peggio perché avvelenerei qualcuno mentre per il disegno non sono per niente portata!
-Non ce n'è altri vero?- chiedo speranzosa che il biondo ne abbia dimenticato uno che sia migliore di questi
-Mi dispiace ma sono solo questi-
Sbuffo alzando gli occhi al cielo, e ora come faccio? Faccio schifo in ogni cosa, non so proprio cosa scegliere.
-Devo proprio iniziare oggi col club? Non so proprio cosa scegliere- dico con una smorfia insicura sul volto
-No, tranquilla, puoi iniziare anche venerdì. Ci penso io a parlare con la preside, infondo è stata colpa mia che non te l'ho detto subito ieri-
Sorrido radiosa, questa notizia mi ha messo di buon umore! Ho tre giorni per riflettere su quello che diventerà il mio club fino alla fine dell'anno.
-Grazie mille! Adesso vado a pranzare, ho una certa fame-
Alla risata del biondo scappo via salutandolo e dirigendomi verso la mensa, percorro i corridoi avvolta nei pensieri di quale club scegliere, dimenticandomi che non so minimamente dove si trova la mensa.
A un certo punto mi imbatto in un ragazzo dai capelli azzurri, un po' strano come ragazzo, mentre lo osservo noto che sprizza allegria da tutti i porti e va in giro sorridendo e canticchiando qualche canzonzina che non conosco, decido così di chiedergli dove si trova la mensa
-È dall'altra parte della scuola, ci stavo andando anche io, se vuoi ti accompagno, mi piace conoscere gente nuova-
Il sorriso e la felicità con cui ha detto quelle parole mi ha fatto intendere che è veramente un ragazzo allegro
-Certo, grazie mille-
-Io mi chiamo Alexy, tu saresti..?-
-Io sono Crystal, questo è il mio secondo giorno di scuola e sono un po' disorientata, è davvero grande questo liceo-
-Eh si- risponde ridendo -Mi sembri me l'anno scorso, quando ero appena arrivato qui non sapevo proprio come muovermi-
Alexy durante il tragitto mi racconta di come lui e suo fratello l'anno scorso si sono dovuti trasferire dalla città in cui sono cresciuti per venire a vivere qua, dopo che il loro padre ha avuto un nuovo posto di lavoro proprio in questa città, è un po' come la mia storia, cambia solo che lui era entusiasta di cambiare paese mentre io volevo sotterrarmi a terra quando ho scoperto che ci saremmo trasferiti. La mia città mi manca tanto, tutti i posti e i ricordi a cui sono più legata si trovano là e anche se ho promesso ai miei amici di andare a trovarli non sarà la stessa cosa, saranno passati mesi e non sentiranno più la mia mancanza.
Anche se le persone che ho incontrato in questi due giorni sono state tutte gentilissime con me, e questa cosa mi rende felice, perché prima ogni persona voleva sempre conoscere la mia migliore amica, io ero sempre messa in secondo piano da lei e ora che lei non c'è le persone danno attenzioni a me.
Mi accorgo, ancora sommersa dai pensieri, che siamo arrivati davanti alla mensa, prima di entrare in mensa mi volto verso il ragazzo che avevo appena conosciuto
-Posso farti una domanda?-
-Dimmi-
-Ma tu che club frequenti?-
Mi guarda sorridendo -Il club di cucina, mi piace sperimentare sempre piatti nuovi e in cucina posso esprimere tutta la mia creatività-
Questo ragazzo mi piace. Ma non di aspetto fisico, anche se è carino come ragazzo, ma proprio di personalità. Mi piacerebbe conoscerlo meglio come persona, sembra così radioso, mi infonde allegria e anche se i ricordi di stamattina mi hanno messo addosso una strana tristezza che questo ragazzo mi ha fatto dimenticare dal primo momento in cui l'ho osservato, sprizza proprio allegria da tutti i pori. Penso di non avere più dubbi, ormai ho deciso quale club scegliere!

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Capitolo 6
*** Buoni propositi e cattive notizie ***


Capitolo 6 - Buoni propositi e cattive notizie

Sono già passati cinque giorni da quando sono diventata ufficialmente una alunna del Dolce Amoris, siamo già a venerdì e questa settimana è volata, ho fatto conoscenza con alcuni alunni di questa scuola ed ognuno è speciale a modo suo, mi sono trovata bene con loro fin dal primo giorno in cui li ho conosciuti. Finalmente sta uscendo la mia personalità, non come quando ero nella vecchia scuola dove a tutti importava solo di Alyson, la mia migliore amica. Le voglio un sacco di bene, però nessuno mi notava mai, era come se fossi la sua ombra, tutti mi chiedevano di lei e mai nessuno mi ha detto 'Ei Crystal, come stai?' Ho sempre sofferto di problemi di inferiorità rispetto a lei, perché lei faceva tutto meglio, lei era più bella, più alta, più magra, aveva più amici e riusciva a cavarsela sempre, era la classica bambolina dagli occhi azzurri e i capelli biondi. E noto anche una certa somiglianza con Ambra, sarà per questo che non mi va tanto a genio quella ragazza. Anche se Alyson era la preferita di tutti lei mi dava tantissime attenzioni, quando eravamo con qualcuno e mi mettevano in disparte lei trovava sempre un modo per reinserirmi nel discorso, con me è sempre stata un ottima amica, se non quasi perfetta, anche se io sotto un certo punto di vista non la sopportavo. Lei era troppo per una come me. Invece qui sto trovando la complicità nelle persone che avevo dimenticato da tempo, perché io avevo solo Alyson, invece adesso sento di poter finalmente abbandonare tutti i miei complessi e le mie paure rifacendomi una vita da capo senza essere l'ombra di nessuno.
Guardo l'ora e vedo che sono già le 11.58, la campanella suonerà a minuti e sono pronta per il mio nuovo club, anche se ammetto che in cucina sono un disastro, ma alla fine lo faccio proprio per imparare. Ho già avvertito Nathaniel ieri della mia scelta quindi ormai non posso più tirarmi indietro.
La campanella suona e vedo Rosalya sorridermi contenta, così insieme ci alziamo per avviarci verso la mensa.
-Aspetta Rosa, vorrei prima uscire un attimo a fumare una sigaretta, sono quattro ore che non fumo e sto delirando. Ti raggiungo là, oki?-
-Si, tranquilla. Ti aspetto- dice sfoderando uno dei suoi enormi sorrisi
Quindi cambio percorso e mi dirigo verso il giardino, durante il tragitto incontro Alexy che mi dice di essere entusiasta per la nostra collaborazione in cucina, gli faccio un sorriso per poi tornare sui miei passi, la storia di Alyson mi ha messo una certa frustrazione addosso e ho bisogno di un po' di aria. Quando arrivo in giardino mi siedo su una panchina poco distante dalla palestra e tiro un sospiro di sollievo al pensiero che ormai Alyson è solo un ricordo, mi manca lo ammetto, ma mi manca quello che lei era per me, non quello che vivevo io con gli altri insieme a lei.
Accendo una sigaretta e metto i piedi sulla panchina accovacciando le gambe, quasi tremando per il freddo, siamo a metà Novembre e il freddo inizia a farsi sentire, credevo di non essere vista e che in quel giardino ci fossi solo io, quando sento dei passi e qualcuno che si siede difianco a me mi giro di scatto notando il ragazzo dai capelli rossi che si accende anche lui una sigaretta.
-Ciao eh- dico dopo svariati secondi di silenzio
Castiel si era seduto proprio difianco a me senza neanche avere la decenza di salutarmi. Questo ragazzo mi stupisce ogni volta, un giorno è gentile e l'altro mi odia. Oggi siamo nella fase odio mi sa.
-Puoi dirmi almeno ciao, non ti sto chiedendo il mondo- ribatto snervata
Mi guarda, ma nei suoi occhi vedo un po' di preoccupazione, magari è agitato per qualcosa, ma cosa?
-Sembri preoccupato, che hai?-
-Dovrei dirti una cosa, ma non so come..- dice grattandosi la testa e con una voce insicura, non l'ho mai visto così e adesso sta facendo preoccupare anche me
-Dimmi pure, tranquillo-
-Ecco vedi..-
-Ah, siete qui!- dice Lysandro venendo verso di noi proprio nel momento sbagliato -Vi stiamo aspettando da 10 minuti, dai venite a mangiare-
Sia io che Castiel guardiamo Lysandro un po' male. Stava finalmente per dirmi qual'è il suo problema e Lysandro ci ha interrotti
-Me lo dici dopo- sussurro a Castiel
Tutti e tre ci dirigiamo verso la mensa dove Rosalya ci sta aspettando da un po'. Mi siedo difianco a lei e le chiedo scusa per averla fatta aspettare
-Siete diventati amici voi due?- chiede Rosalya con un sorriso che fa intendere tutto
-Amici, pff- controbatte subito Castiel
-Conoscenti- diciamo in coro, e poi ci guardiamo all'istante
Mi siedo prendendo il panino che ho portato da casa e inizio a mangiarlo.
Chissà cosa mi voleva dire Castiel, sono una persona troppo curiosa e adesso ho troppa voglia di saperlo, però mi preoccupa che lui sta esitando un po' a dirmelo, chissà cosa gli è successo. Eppure è da stamattina che è strano e non ne capisco proprio il motivo, magari ha litigato coi suoi genitori, eppure non mi sembra il tipo di ragazzo a cui importerebbe qualcosa, ma la cosa che mi incuriosisce di più è perché ne vuole parlare proprio con me, non abbiamo mai avuto chissà che rapporto e mi sorpende che voglia dirmo qualcosa, da quando ci siamo conosciuti che ci stiamo antipatici a vicenda, non capisco perché adesso mi vuole parlare. Forse vuole chiedermi scusa per le continue battute di pessimo gusto e i suoi scherzetti idioti, ma a cosa vado a pensare? Non lo farebbe mai, lo conosco da poco ma ho già capito che scusarsi non è nella sua natura, quindi cos'è che voleva dirmi?
-Crystal!-
Mi distolgo dai miei pensieri e guardo Rosalya non capendo perché ha urlato in quel modo
-È la terza volta che ti chiamiamo, ci ascolti o no?-
Li guardo tutti e tre disorientata, ero talmente immersa nel miei pensieri che mi sono dimenticata di loro
-Scusate, stavo pensando ad altro-
-Questo lo abbiamo notato- dice Lysandro sorridendomi, è disarmante il suo sorriso.
-Stavamo dicendo se dopo le lezioni vorresti unirti a noi, mangiamo fuori e stasera andiamo in qualche locale, ti va?- mi chiede Rosalya entusiasta, si è già dimenticata l'arrabbiatura di 1 minuti fa
-Certo, mi farebbe davvero piacere-
-Anche a noi!- risponde Lysandro
-Parla per te- commenta Castiel
Rosalya si mette a ridere e appena finiamo tutti di mangiare ci alziamo per dirigerci ai rispettivi club, ma prima tutti e tre mi accompagnano davanti all'aula visto che io non ho la più pallida idea di dove sia. Li saluto e poi entro nell'aula, è abbastanza grande, ci sono 5 file di banconi con due posti a destra e due a sinistra, ogni bancone è dotato di fornelli, un forno, un piccolo frigorifero e vari oggetti di cucina. Mi incuriosisce questo posto, non vedo l'ora di mettermi all'azione, anche se ho paura di avvelenare qualcuno.. In aula non c'è ancora nessuno, mi sa che sono arrivata troppo presto.
Proprio in quel momento entra in aula una signora, avrà all'incirca quarant'anni, è bassina e paffuta, con i capelli marroni e gli occhi chiari, ha la faccia dolcissima, un po' da mamma apprensiva, e mi da sicurezza questa cosa, sembra così gentile.
-Ciao. Tu devi essere la nuova ragazza- dice avvicinandosi a me e sorridendomi
-Buongiorno. Si, sono io, mi chiamo Crystal-
-Piacere, io sono Katia. E dimmi ciao, se no mi sento vecchia- dice ridendo fragorosamente
Sorrido guardandola, sembra proprio una donna gentile e comprensiva, speriamo che sia davvero così.
-Visto che oggi sarà la tua prima volta non faremo qualcosa di particolarmente difficile- dice rassicurandomi
-Grazie. Anche perché non sono decisamente un asso in cucina- dico ridendo, mentre Katia mi sorride a sua volta
Quando sentiamo la porta aprirsi tutte e due ci voltiamo verso di essa, e vediamo entrare un ragazzo dai capelli azzurri, finalmente Alexy è arrivato! Mi viene incontro e mi saluta abbracciandomi, non sono abituata a questo genere di attenzioni, credo di essere diventata rossa.
Dopo Alexy altri gruppetti di ragazzi e ragazze entrano in aula e prendono i loro posti, io non so dove metterci quindi mi metto difianco a Alexy e appena l'ultima studentessa varca la soglia Katia inizia a parlare
-Come avete notato abbiamo una nuova compagnia, per cui oggi non faremo nulla di troppo complicato, prepareremo delle semplici crepes, a cui potete aggiungere voi il tocco finale-
-Menomale, qualcosa di facile questa volta- mi sussurra Alexy -L'ultima volta ci ha fatto prepare una torta con la pasta di zucchero con forme stranissime, io ne ho dovuta fare una a una forma di castello-
Oh mamma, io non riesco neanche a cucinare un risotto io e loro fanno torte con le forme strane, spero che questo succederà moolto tardi.
-Ora vi consegno i fogli con gli ingredienti e il procedimento- dice Katia avvicinandosi a noi e consegnando ad ognuno un foglio
Io e Alexy siamo nell'ultima fila e quando arriva davanti a noi ci consegna il foglio e dice ad Aexy che per la prima lezione potrà aiutarmi lui, per poi tornare al suo posto dietro la cattedra
-Io esco adesso esco. Miraccomando non fate troppo disordine-
Appena Katia esce dall'aula tutti i ragazzi iniziano a parlare tra di loro di cosa avrebbero aggiunto alle loro crepes. Io e Alexy optiamo per fare le crepes con la nutella.
Guardo il foglio che ci ha consegnato Katia e inizio a leggere gli ingredienti
* 3 uova
Farina 250 g
Latte 1/2 litro
Burro 40 g
1 pizzico di sale *
Beh, non sembra così difficile alla fine, anche se non ne ho mai preparato una. Ma ci sarà Alexy ad aiutarmi quindi so di potercela fare!
-Allora, prendi la ciotola in quel mobiletto mentre io setaccio la farina- mi dice Alexy
Apro il mobile che mi ha indicato e prendo la ciotola e anche una padella antiaderente e poi le poggio sul piano di lavoro mentre Alexy è impegnato a setacciare la farina. Lo fa con una tale disinvoltura e con allegria, si vede proprio che cucinare gli piace veramente.
Poi prende le uova e mi guarda sorridendo
-Dai, mettici un pizzico di sale e questo mezzo litro di latte nella ciotola, poi con le fruste elettriche lo lavori-
Faccio

quello che mi ha detto e poi prendo le fruste, sono nell'armadietto accanto a quello di pentole e ciotole, le attacco alla corrente e le metto al massimo. Partono schizzi di quello che avevo preparato finora
-Ehi attenta- mi viene in soccorso Alexy togliendomi dalle mani l'oggetto che aveva appena sporcato tutto -Devi farlo andare più piano. Guarda, così-
Mi dice facendomi vedere come fare e a lui non cade fuori neanche una goccia. Mi riprendo le fruste elettriche e ci provo io, stavolta riesco a farlo senza alcun disastro, mentre Alexy sbatte le uova. Quando vedo che il composto è diventato omogeo lo passo a Alexy che lo mette insieme alle uova e continua a mescolare, gli aggiungo il burro e metto a scaldare la padella antiaderente. Quando è tutto pronto Alexy verso il composto nella padella e inizia a preparare una crepes dopo l'altra mettendole una sopra l'altra su un piatto. È davvero concentrato su quello che fa, non vuole sbagliare niente, e se si impegna così per qualcosa che è veramente facile per lui figuriamoci quando deve fare qualcosa di complicato!
Quando le crepes sono pronte ci spalmiamo sopra la Nutella e poi due ce la mangiamo. Sono uscite davvero buone!
Io e Alexy ci diamo il cinque
-Sei stata davvero brava, tranne quel piccolo incidente- dice ridendo e scompigliandomi i capelli
Non era così felice da prima che iniziassimo a cucinare, durante tutta la preparazione non mi ha parlato tranne per dirmi cosa dovevo fare, mi fa piacere che è tornato il solito Alexy di sempre.

Finita la lezione con il club vado in giardino e mi siedo su un muretto mentre aspetto Rosalya, Lysandro e Castiel. Quando vedo una chioma rossa scendo immediatamente dal muretto e gli corro incontro
-Oggi a pranzo volevi dirmi qualcosa, dai su!-
-Si, hai ragione.-
-Allora?!- chiedo impaziente
-Ti volevo dire che..-
In quel momento il mio telefono suona e Castiel si interrompe, prendo il telefono dalla tasca e vedo dal led colorato che mi è arrivato un messaggio
"Alyson: ti ricordi che il 30 novembre è il mio compleanno? Beh mancano solo 7 giorni e ho deciso di farmi un bel regalo: farò un viaggio. E sai dove? Vengo a trovartiii! Così visto che è Venerdì posso rimanere da te fino alla Domenica. Non è stupendo?!"
Sbianco nell'esatto momento in cui leggo le prime righe del messaggio, subito dopo alzo la testa guardandomi intorno spaesata. Ditemi che è un incubo!

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Capitolo 7
*** Una spalla su cui piangere ***


Capitolo 7 - Una spalla su cui piangere


Questa ragazza è davvero strana. Stavo finalmente per raccontarle tutte le preoccupazione che mi hanno assalito dopo quello che è successo ieri e lei adesso è pietrificata davanti a me dopo aver letto un messaggio. Mi guarda con un aria di preoccupazione e io non so minimamente cosa fare, non sono mai stato uno che consola le persone visto che non ho mai voluto nessuno che lo facesse con me. Eppure lei in questo momento ha bisogno di una parola di consolazione
-Che è successo?-
Mi guarda, quasi incredula, come se le avessi appena chiesto chissà cosa. I suoi occhi grigi ora sono di un grigio spento, quegli occhi troppo simili ai miei mi intrigavano ogni volta che li guardo. I suoi occhi parlavo per lei e si può vedere sempre quello sprizzo di gioia che in questo momento è spento.
Quel suo sguardo triste è ancora puntato su di me e ogni tanto apre la bocca per dire qualcosa, ma la richiude subito dopo, probabilmente non le escono le parole, qualunque cosa le sia successa io devo dirle per forza quello che mi tormenta da ieri e non riesco a sopportare un minuto di più.
-Verrà a trovarmi il diavolo- dice dopo determinati minuti di silenzio, ma non capisco cosa voleva dire con quella frase
-Sarebbe?-
-Una ragazza che me ne ha sempre fatte passare di tutti i colori, ma non le farò conoscere nessuno di voi. Non conoscerà te, né Rosa e nemmeno Lys-
-Perché sei così scontrosa? Mi piace conoscere nuove ragazze-
Mi sta guardando malissimo. Forse è meglio che stavo zitto, però l'ironia è il mio unico metodo per fare pensare ad altro, ma non mi riesce bene se si tratta di conosolare qualcuno
-Non sono scontrosa, ok? Semplicemente non la voglio vedere, mi ha fatto troppo e non accetto altre cose da lei e se la pensi così puoi anche andartene, non sono dell'umore!-
Dopo questa sfuriata se ne torna dentro, lasciando qui una sorta di malumore che contagia anche me vedendola andare via senza che le abbia nemmeno parlato.
Il vento che tira mi costringe ad allacciarmi la mia giacca di pelle dopo che mi siedo sulla panchina, così ghiacciata da congelarmi il fondoschiena e mi fa pensare che siamo quasi a fine Novembre e il freddo adesso si fa sentire, e non poco.
Quando sento la nicotina che si fa spazio nella mia gola mi scappa un sorriso, fumare mi rilassa e devo far uscire dal mio corpo il nervosismo del fatto di non averle ancora parlato.

Nella mia corsa all'ultimo respiro nei corridoi continuo a incontrare persone che non ho mai visto, scansandoli tutti. Sembrano tutti così felici e il mio cattivo umore rieccheggia nell'aria, mi manca solo la nuvoletta con i fulmini sopra la testa e sono apposto. Quando arrivo in quel bagno senza un filo di personalità mi guardo allo specchio cercando di capire perché ogni volta che facevo qualcosa di nuovo Alyson arrivava a distruggere tutto, ma questa volta non glielo permetterò. Farò finta che non ho amici, che non esco con nessuno e che nessuno voglia stare con me.
-Ti stavo cercando-
Mi giro, è Rosa. Mi guarda in modo strano, Castiel deve averle raccontato qualcosa, se no non sarebbe venuta a cercarmi.
-Castiel mi ha detto che ti sei ipnotizzata leggendo un messaggio e dopo che gli hai risposto male te ne sei andata. Mi spieghi che è successo?-
Abbasso lo sguardo. Parlare di lei mi faceva innervosire ogni volta ma ormai parlarne con Rosa è inevitabile, quindi le racconterò tutto
-Allora, c'è questa ragazza che verrà a trovarmi settimana prossima-
Rosa mi guarda indispettita e alza un sopracciglio incarnando una smorfia. Mi avrebbe snervato fino all'anima se non glielo avessi detto, quindi mi sono arresa quasi subito
-Questa ragazza è la mia migliore amica, solo che quando stiamo insieme non mi calcola nessuno, tutti hanno occhi solo per lei. Infondo lei è così bella e simpatica, ed io.. Beh, io sono io. Io sono sempre passata in disparte rispetto a lei e ogni amicizia che mi costruito veniva distrutta da lei, perché io ogni volta passavo sempre in secondo piano e non voglio che succeda anche questa volta-
Le ultime parole quasi mi si smorzano in bocca e faccio fatica a finire la frase, infatti Rosalya capisce tutto e mi abbraccia. Un abbraccio di cui avevo proprio bisogno, uno sincero dove le parole non servono.
-Devi stare tranquilla. Io mi sono comportata così all'inizio con te perché eri amica di Lys, ma di solito io non do molta confidenza alle persone. Ma tu sei diversa e mi sono sentita in dovere di esserti amica da subito e questa ragazza neanche la guardarò, te lo prometto-
Le sorrido mentre lei si stacca da quel caldo abbraccio sistemandomi con estrema dolcezza i capelli.
-Allora Crystal- dice interrompendo quel momento così tenero che si era creato tra noi -Cosa eri abituata a fare il sabato?-
-Beh, di solito uscito in qualche locale o andavo a ballare-
-Perfetto, perché domani ci andremo!-
I miei occhi brillavano di gioia, ormai conoscevo ogni discoteca della mia zona e quelle nuove mi incuriosivano sempre parecchio
-Però prima- dice Rosalya sorridendo -Devi spiegarmi perché tu e il tuo ex vi siete lasciati, non ci credo alla storia della partenza-
Se c'è una cosa che questa ragazza sa fare bene è soprendermi. Mi legge negli occhi e la cosa mi fa piacere, mi è sempre piaciuto quando le persone mi danno un po' della loro attenzione e lei lo fa così spesso che quasi mi lusinga la cosa, così mi schiarisco la voce e in mezzo ai ricordi inizio a raccontarle
-Allora, io sono sempre stata abituata a passare i miei pomeriggi con gli amici e il sabato in qualche locale a bere oppure in discoteca. Si, noi ci amavamo, però spesso mi capitava di pensare che non fossi una persona da relazioni, almeno non in quel momento. I miei pensieri erano uscire e divertirmi, i suoi erano stare a casa a vederci un film e a me questa cosa annoiava. Litigavamo ogni volta perché io volevo uscire e lui no, nella mia mente c'erano mille idee che avrei poi realizzato il sabato successivo mentre lui aveva mille idee su cose avremmo potuto fare insieme. È stato un sollievo quando è dovuto trasferirsi, perchè si è trasferito veramente lui, da quel momento ho ripreso in mano la mia vita facendo finalmente tutte quelle cose che da fidanzata non potevo fare: uscivo ogni giorno, tornavo a casa la domenica mattina, non mi dovevo preoccupare se per più di un ora non guardavo il telefono-
Rosalya mi guardava perplessa parola dopo parola, lei era abituata a passare la maggior parte del suo tempo insieme al suo ragazzo e la cosa non gli pensava per nulla, mentre a me questo genere di cose mi opprimeva. Sono abituata alla mia libertà, a fare quello che voglio, non devi dare retta a nessuno se non ai miei genitori, che una volta che ho compiuto diciotto anni mi hanno lasciato ancora più libertà, ho sempre saputo badare a me stessa e la cosa non sarebbe di certo cambiata ora.
-Eravamo esattamente gli opposti e io non ho mai creduto al detto che gli opposti si attraggono, se due persone sono diverse non concluderanno mai niente e questo è quello che è successo a noi. Lui era un ragazzino quando ci siamo conosciuti ma poi è andato in una scuola militare e quando è tornato era diverso, era un bellissimo ragazzo, ed è lì che ci siamo fidanzati, ma quando ho capito che di lui mi piaceva solo l'aspetto fisico e non il carattere ho iniziato a comportarmi da stronza con lui, anche se non ho mai avuto il coraggio di lasciarlo. Ormai la nostra era una relazione perché eravamo abituati a quell'idea, non perché io la definivo tale. In una relazione c'è ben altro, ma non mi aspetto di trovare queste cose a diciotto anni, sono giovane e la vita a quest'età me la devo godere. Non ho nessuna intenzione di impegnarmi, con nessuno, almeno per ora-



Angolo autore:
Ciao a tutte:) scusate se ci ho messo un po' a pubblicare questo nuovo capitolo ma ho avuto la febbre e non avevo proprio la testa per mettermi a scrivere>< Percui in ritardo, ma c'è:)
Sperando che la storia fino ad ora vi stia piacendo e che continuerete a leggerla, perchè io ho ancora mille idee da mettere in atto! u.u vi invito, se volete, a lasciarmi un commento se la storia vi piace!

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Capitolo 8
*** Presto avremo ospiti ***


Capitolo 8 - Presto avremo ospit


-Allora, che dovevi dirmi?-
Era la terza volta che riprendevamo questo discorso e forse questa volta, finalmente, riesco a sapere cosa vuole dirmi
-Ecco, hai presente ieri sera quando ho ritrovato il tuo cane da me?-

"Sto cercando ininterrottamente da mezzora il mio cane, l'ho cercato in ogni giardino possibile ma di lei non c'è traccia.. Mentre ritorno verso casa il fumo causato dalla condensa inizia a uscire dalla mia bocca, ho corso ed ho il fiatone. Non è mai scappata da casa e non so neanche dove può essere andata.
Ormai ho quasi perso le speranze e qualche goccia di pioggia inizia a scendermi addosso, decido di tornarmene a casa, ho bisogno di mangiare e poi uscirò di nuovo a cercarla.
Nel tragitto verso casa mi accendo una sigaretta, innervosendomi più volte per quel vento che non riusciva a far rimanere accesa la fiamma dell'accendino, quando si accende e assaporo, finalmente, la nicotina che mi scende per la gola mi riesco a calmare un attimo. La pioggia si fa sempre più forte riuscendo a bagnare ogni centimetro dei miei vestiti e il vento che soffia mi fa sentire sempre più quel freddo pungente di fine novembre.
Noto in lontananza un ombra che si dirige verso di me, non riconosco subito chi è, ma dal passo veloce che ha sembra che abbia fretta. Più si avvicina e più riesco a collocare quell'ombra a una persona, fino a quando ogni mio dubbio diventa certezza, quei capelli rossi coperti dal cappuccio potevano appartene solo a una persona. Castiel si avvicinava velocemente verso di me, forse ha trovato Nala? Quell'idea mi rassicura e mi spinge ad andargli incontro.
-Allora? L'hai trovata?-
-Si! Era dietro casa mia- fa una pausa, come se non volesse dire il seguito della frase -Con Demon. E.. Ehm.. Stavano facendo delle cose-
-Non mi interessa! L'importante è che sta bene e che l'hai trovata-
Inizio a correre verso casa mia, non mi importa più del freddo o della pioggia, non mi importa di essere bagnata fradicia o di aver lasciato Castiel là da solo come un cretino.
Ma il mio respiro inizia a farsi corto dopo qualche metro, penso che dovrei smettere di fumare. Il mio passo diventa sempre più lento, ritrovandosi ad essere una semplice camminata con il fiatone e nel frattempo Castiel mi ha raggiunto dopo pochi secondi.
-Potevi anche aspettarmi!-
-È strano che è scappata così. Ha finito il calore, più o meno da una decidna di giorni, non è possibile che scappa ora e non è scappata prima-
-Ah, ha appena finito il calore?-
Castiel si ferma improvvisamente, mentre io continuo a camminare accorgendomi dopo un po' di passi che lui non sta più camminando difianco a me e mi giro irritata, se vuole che lo aspetto almeno non deve fermarsi così all'improvviso!
-Perché ti sei fermato?!-
-Mi è venuta in mente una cosa-"


-Si, e qual è il problema?-
-Che quando ho cercato di dirti una cosa tu sei scappata, non facendomi finire la frase-
-Dimmela ora-
-Ti stavo dicendo che ho trovato il tuo cane con il mio, e che stavano facendo delle cose insieme.. Insomma, ehm.. Zozzerie-
Il mio cane con il suo? Che cosa orrenda.
-Solo che quando mi hai detto che aveva finito il calore ci ho pensato un attimo, e la mia conclusione è che il tuo cane potrebbe aspettare dei cuccioli-
I miei occhi si succhiudono, formando uno sguardo veramente fulminante verso di lui. Come poteva dirmi una cosa del genere così tranquillamente?
Apro più volte la bocca per dire qualcosa ma non mi escono le parole, non so veramente che cosa dirgli. Non sapevo se ucciderlo per quello che il suo cane aveva fatto o se essere contenta che tra qualche mese avrei potuto avere dei piccolini in casa, tutti scondinzolanti che corrono per casa giocando e rosicchiando ogni cosa che gli capita a tiro, così piccolini e con quegli occhioni che farebbero tenerezza a tutti,
quasi mi sciolgo alla dolcezza di quei pensieri.
-Mi farebbe piacere una risposta- la voce di Castiel mi distoglie da ogni mio pensiero
-Non so se ucciderti il cane o abbracciarti!-
-Sarebbe una cosa ripugnante in entrambi in casi- Quel suo sorrisetto da stronzo non scompare nemmeno in queste circostanze, e arrivo a pensare che questa cosa fa più piacere a lui che a me.
-Lo so che mi apprezzi, non dovresti mentire così spudoratamente- 
-E anche se fosse?- dice avvicinandosi, a mio parere anche troppo vicino. Riesco a sentire il suo profumo addosso a me e il suo respiro che mi sfora
-Ei, alt!- indietreggio -Tu mi apprezzi, ma io no-
-Tutte mi apprezzano, tranquilla che finirai per farlo anche tu-
-Oh, abbiamo qui Brad Pitt- una risatina mi soffoca in gola, è impossibile non divertirsi con questo ragazzo -E comunque si è fatto tardi, sono le cinque e mezza e devo tornare a casa-
-Vuoi che ti accompagno?-
-No, Brad Pitt non si può far vedere con le ragazzine come me. Poi non mi piacciono le moto, preferisco andare a piedi-
-Non sai cosa ti perdi, ragazzina-
-Non mi interessa saperlo, ciao Castiel-
Inizio a camminare verso casa mia, il rumore delle foglie cadute che sto calpestando mi mette addosso addosso una certa irritazione, ma il paesaggio ricoperto di foglie e alberi con tutte le tonalità del giallo e dell'arancione mi piace un sacco. L'autunno è la mia stagione preferita, dopo la primavera, non per il freddo o le foglie, ma per il modo in cui si colora il paesaggio intorno a me, riesce a renderlo unico e mi da un senso di tranquillità.
Quando rientro a casa c'è uno strano silenzio, probabilmente in questo momento non c'è nessuno. Mi lascio cadere sul mio morbido divano nero in pelle, è un po' freddo ma compenso subito con il calore della coperta in pile. È stata una giornata faticosa oggi, penso che farò un riposino. D'istinto le palpebre mi si abbassano, faccio davvero fatica a tenerle aperte. 

9.37, questa mattina mamma mi ha fatto stare a casa da scuola per aspettare Alyson all'aereoporto. Atterrerá tra qualche minuto, e io sono seduta su una fredda sedia ad aspettarla. Se mi guardo intorno vedo gente che corre per non perdere il proprio aereo, gente che riabbraccia i proprio cari, gente che mi squadra della testa ai piedi, gente felice per il suo ritorno a Parigi che racconta per telefono com'è andato il viaggio.
Sento qualcosa di caldo prendermi la mano, instintivamente mi giro e quella visuale mi sorprende. Perché mai quella testa dai capelli rossi mi sta tenendo la mano? E poi, cosa ci fa lui qui?!
-Scusa, ma che ci fai tu qui?-
-Mi hai chiesto tu di venire, ieri?-
-Davvero? E perché mi stai tenendo la mano?-
-Perché dopo quello che è successo mi sento in dovere di farlo-
Ma cos'è che sarebbe successo? Io non mi ricordo nulla, ho il vuoto in testa, i miei ricordi sono neri. Eppure non ho bevuto, e questa situazione non mi piace affatto. Non sono fatta per stare con un ragazzo, io ho bisogno di me stessa e basta.
Tolgo la mia mano dalla sua istintivamente. Non so cosa sia successo tra di noi e non lo voglio nemmeno sapere. E poi io gli avrei detto di accompagnarmi? A prendere Alyson? Ma sono impazzita? Ditemi che è solo un incubo, perfavore!
In lontananza noto dei bellissimi capelli biondi e ricci, che possono appartenere solo ad una persona: Alyson. Più si avvicina e più il cuore mi salta nel petto, mi fa piacere rivederla anche se avrei preferito andare io da lei. Noto che sta attirando gli sguardi di tutto la parte maschile dell'aereoporto, che massa di pervertiti.
Volto la testa per vedere la faccia di Castiel davanti a quella stangona della mia migliore amica, ma scopro con un certo stupore che non c'è più, ma dov'è andato?
Quando Alyson ormai è a davvero pochi passi da me inizio a sentire un fastidioso groppo in gola, non so a cosa è dovuto ma non preannuncia niente di buono.
Lei mi abbraccia, il suo profumo mi entra dritto nel naso, è una fraganza dolce, come piace a me. Il suo corpo caldo mi stringe tantissimo e si fonde magnificamente col mio che è congelato, guardandola negli occhi vedo lo stesso sguardo dolce di sempre, che ha sempre avuto solo con me.
-Devo raccontanti tante cose. Ma prima voglio presentarti mia cugina, anche lei ha saltato scuola per venire qui-
-Si? Dai presentamela-
Usciamo a passo svelto dall'aereoporto, ignorando le occhiate di tutti rivolte esclusivamente a lei. 
È un'immagine che non avrei mai voluto vedere, è quasi raccapricciante. Alyson stava abbracciando proprio lei, l'ultima persona che speravo fosse sua cugina e che avrei voluto vedere.
Alyson stava abbracciando Ambra.

Apro gli occhi di colpo.
Sento una goccia di sudore percorrermi la fronte, sto sudando. Ho il fiatone, e ad ogni respiro mi sembra di morire, menomale che è stato solo un sogno, anzi un incubo!
All'improvviso il mio cellulare vibra, odio il suono del telefono, preferisco tenere la vibrazione anche se a volte mi infastidisce un sacco. Allungo svogliatamente il braccio per prenderlo.
Leggendo il nome della persona che mi ha mandato quel messaggio sento un brivido partire per tutto il corpo, ed la cosa è strana, visto che ho sudato fino alla punta dei piedi.
È Kentin, il mio ex ragazzo.
*Dove sei? Mi hanno detto che ti sei trasferita*
Ormai l'ho visualizzato, non posso non rispondergli. Stupide spunte blu di whatsapp!
Faccio un respiro, prendendo tutta l'aria che riesco per poi espirare tutta quella che ho in corpo.
*Si, sono a parigi adesso.*
Invio.
Non ho neanche il tempo di fare un altro respiro che sento nuovamente quell'insulso aggeggio elettronico che emette un altra vibrazione. Ho paura a leggere qualunque sua risposta. Cosa poteva dirmi? Sei una stronza che non mi ha aspettato, oppure sono cambiato e adesso ti rivoglio nella mia vita?
Sinceramente adesso non mi importa più, siamo distanti kilometri e kilometri e così lo sono anche i nostri cuori da quando lui se n'è andato portandomi via quel pezzo di felicità che mi aveva regalato ma restituendomi tutta la mia libertà e tranquillità.
*Sto venendo a riconquistarti. Aspettami*

 
***

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Capitolo 9
*** Gentilezze ***


Capitolo 9 - Gentilezze


"La nostra storia è finita. Non venire qui, perderesti solo tempo" 
Non vorrei essere così scontrosa con lui ma per me ormai è una storia passata. Perché vuole tornare? Non capisce che non sono così, io non sono fatta per fare la fidanzata, sono esattamente tutto il contrario della perfetta fidanzata. Non sono pronta a una storia, voglio la mia libertà, non dovermi preoccupare di qualcuno che non sono io, fare quello che voglio quando voglio. Se voglio uscire esco, se voglio dormire dormo, se voglio ubriacarmi mi ubriaco. Non so dare amore, non so dare le giuste attenzioni, non mi merito un ragazzo perché non ricambierei mai l'ardore dei suoi sentimenti.
"Ormai è tardi, sono quasi lì"
Dov'è? È già qui?
Trascino le gambe lungo tutta la rampa di scale per dirigermi in camera mia, mi sembra di avere dei mattoni al posto dei piedi e di crollare ad ogni singolo passo. Appena entrata in camera afferro impulsivamente il pacchetto di sigarette e con un gesto involontario apro la portafinestra ritrovandomi sul balcone senza neanche una giacca addosso. Il freddo mi fa rabbrividire, sento la pelle d'oca su ogni singola parte del mio corpo e sto tremando, un po' per il freddo e un po' per il nervosismo al pensiero di Kentin. Ormai sta arrivando e non posso farci nulla, devo solo aspettare che arriva e dirgli finalmente tutto quello che provo e la verità che ho sempre voluto tenergli nascosta.
Pensavo che cambiare città mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe fatto ricominciare una nuova vita, e allora perché tutti stanno tornando a cercarmi? Perché tra una settimana Alyson vuole venire qui? Perché Kentin non mi da pace e vuole venire a prendermi?
I pensieri continuano a tormentarmi fino a quando mi accorgo che sulle guance stanno scivolando delle lacrime, lacrime amare.
-Ei nanetta, non hai freddo?-
La voce di Castiel mi riporta alla mia triste realtà. Passo velocemente la mano sulle guance per cancellare tutti i segni di quello che stava per diventare un pianto morboso.
-Perché stai piangendo?- mi chiede mentre si accende la sigaretta che tiene tra le dita.
Vedendo quel gesto mi fa venire in mente il mio pacchetto di sigarette, ancora chiuso e appoggiato affianco a me.
Ne afferro una e la accendo. Appena assaporo la nicotina in gola tiro quasi un sospiro di sollievo, riesco per qualche istante a sentirmi più tranquilla, anche se quella tranquillità passa subito vedendo la faccia di Castiel leggermente irritata davanti al mio mutismo.
-Puoi onorarmi delle tue parole o è chiedere troppo?-
-Smettila Castiel, lasciami un po' in pace-
Non parla. Non dice un parola, mi guarda e basta. Non riesco a sostenere il suo sgardo e guardo altrove, non ho bisogno della compassione di nessuno.
Alzo lo sguardo e vedo Castiel che mi lancia la sua giacca, con uno scatto la afferro prima che cada per terra e me la infilo. Noto subito che anche se è una giacca di pelle tiene molto caldo e in più ha un buonissimo profumo. Il suo profumo, dolce ma non troppo, proprio come piace a me.
-Perché mi hai dato la tua giacca?-
-So che hai intenzione di stare qua fuori ancora per un po' di tempo e ho notato che hai freddo-
Sorrido leggermente, mi ha proprio letto nel pensiero, anche se non avrei dovuto accettare la sua giacca è stato un gesto carino da parte sua.
-Riportamela pure domani- dopo queste parole lo vedo scomparire dietro la finestra.

Rimango sul balcone per un tempo indefinito, non so quanto tempo sia passato da quando Castiel è rientrato in casa sua, ma so che sono ancora qua fuori, immersa tra mille pensieri e con la giacca del rosso ancora addosso. Avrò fumato circa sei sigaretta, una dopo l altra, per cercare di distogliere quei pensieri dalla mente anche se continuavano a offuscarmela.
Quando rientro in casa decido di riprendere in mano il cellulare che è rimasto per tutto il tempo sul divano, con il display all'ingiù e senza vibrazione.
5 nuovi messaggi e 11 chiamate perse.
Ho quasi paura a guardare, ma dopo alcuni respiri profondi prendo coraggio e sblocco il telefono e decido di partire guardando le chiamate:
'17.25 mamma'
'17.32 mamma'
'17.53 kentin'
'18.07 mamma'
'18.13 papà'
'18.16 kentin'
'18.29 kentin'
'18.41 kentin'
'18.43 mamma'
'19.01 kentin'
'19.05 mamma'

È vero, mamma e papà non sono ancora rientrati a casa! Sono un po' preoccupata, ma visto le innumerevoli chiamate stanno bene. Senza neanche pensarci compongono il numero di mia madre, dopo qualche squillo sento finalmente la sua voce
"Tesoro, stai bene?!"
"Si mamma, scusa ma mi sono addormentata. Dove siete?"
"Siamo andati a cena fuori, spero che non ti dispiaccia"
"No, tranquilla. A dopo dai, buon appettito"
"Grazie tesoro, anche a te"
Dopo aver chiuso la chiamata decido di occuparmi di questioni più serie: Kentin.
Con estrema titubanza faccio passare il dito sull'icona dei messaggi, senza però schiacciarla, ho paura di quello che potrò leggere o di sapere che magari lui è già qua fuori. Dopo un ultimo respiro profondo apro quell'odiosa casellina
'Mamma: Ciao tesoro, io e papà mangiamo fuori'
'Mamma: Perché non rispondi alle chiamate?'
'Kentin: Chi è quel ragazzo dai capelli rossi?'
'Kentin: Esci da quella porta, voglio sentirti ancora mia'
'Kentin: Fai con calma. Ti aspetto da tanto tempo e ormai dieci minuti in più non fanno differenza'

Non voglio uscire da quella porta, e non voglio neanche vederlo. Non so come mai, ma ho dei cattivi presentimenti..
Mi faccio coraggio e mi avvicino alla porta strisciando i piedi per terra, sento le gambe doloranti e il cuore pesante, ad ogni passo sento il cuore premere l'accelleratore. Devo trovare la forza di dirgli tutto quello che mi passa per la testa in questo momento. Afferro con la mano destra la maniglia congelata al mio tocco e dopo aver fatto i soliti due giri di chiavi per aprire la serratura abbasso lentamente la maniglia, come se dietro quella porta ci fosse una morte dolorosa.
Aperta la porta noto con grande stupore che fuori non c'è nessuno. Le strade sono buie, illuminate scarsamente da quei pochi lampioni che ci sono in questo piccolo paesino vicino Parigi, tira un po' di vento che fa muovere leggermente le piante di tutti i giardini qua intorno ma in giro non c'è anima viva. Nessuno che passeggia o che porta fuori il cane, e non c'è neanche l'ombra di Kentin.
L'occhio mi cade sulla casa di Castiel, illuminata solamente in una finestra, quella difronte a camera mia. Forse è meglio che gli riporto la giacca, sbadata come sono domani me la potrei dimenticare a casa.
Dopo aver chiuso la porta a chiave mi avvio verso casa di Castiel passando dal giardino. Ogni passo che faccio mi sento osservata, ma ogni volta in cui provo a girarmi per verificare le mie teorie non vedo mai nessuno.
Quando sono davanti casa del rosso mi metto a cercare il campanello, ma prima che riuscissi a suonarlo una mano si appoggia sulla mia spalla, è una mano grande e con un tocco caldo e dolce.
-Crystal-
Questa voce.

 
***
Angolo autore:
Buongiorno:) Scusatemi per la mia lunga assenza, ma ho avuto un sacco di cose da fare><
Questo è un capitolo un po' cortino, ma per farmi perdonare il prossimo capitolo lo pubblicherò a breve, penso nell'arco di 3 o 4 giorni:)
Spero che vi faccia sempre piacere continuare a leggere la mia storia e se c'è qualcosa che non va o che vi piace non esitate a farmelo sapere:)

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Capitolo 10
*** Serata movimentata ***


Capitolo 10 - Serata movimentata


Al tocco caldo di quella mano faccio un balzo girandomi verso l'emittente di quel gesto.
Mi sorprendo che sia Lysandro e non Kentin, così tiro un sospiro di sollievo pensando che la presenza che prima sentivo era la sua.
-Lys, che ci fai qui?-
-Sono venuto a trovare Castiel, tu invece?-
-Beh.. Io ci abito qui- scusa poco credibile, Lysandro non è stupido.
-Abiti là- dice indicando la mia casa -Non qua-
Ecco infatti, non mi ha creduto. Non mi va di raccontargli quello che mi sta succedendo in questo momento, soprattutto per il fatto che Kentin è qua in giro e potrebbe sentire ogni cosa che dico.
-Beh, entriamo?-
Lysandro mi guarda con aria interrogativa, ma dall'espressione del mio viso capisce subito che è meglio non fare domande e tenersi il dubbio su quello che sta succedendo, così con una leggera pressione del dito suona il campanello.
Nello stesso istante suona anche il mio telefono, che tengo strettamente impugnato nella mano destra nell'attesa di altre brutte notizie.
"Non azzardarti a entrare in quella casa."
Adesso i miei dubbi stanno iniziando a difendare fondati, Kentin è qui.
Castiel apre la porta con uno sguardo sorpreso nel vedere me e Lysandro insieme e con un cenno della mano ci fa segno di entrare.
Entro in casa del rosso un po' titubante, seguita a ruota da Lysandro, dopo il messaggio di Kentin, non erano belle parole e ho paura delle conseguenze, è sempre stato un ragazzo dall'arrabbiatura facile e quando si arrabbiava mi ha sempre fatto paura.
Riprendo il mano il telefono per rispondere a Kentin, anche se con un pizzico di ansia, mi trema la mano mentre digito quelle lettere sui tasti
"Chi sei per dirmi cosa devo fare?"
Ho appena il tempo di schiacciare il tasto invio che Castiel arriva per togliermi il cellulare dalle mani.
-Nanetta, se vuoi stare qui il telefono è abolito-
Il mio sguardo diventa di fuoco, odio quando mi si toglie il cellulare dalle mani, questa cosa mi innervosisce, anche se in quel momento Castiel ha fatto forse la cosa giusta, alleggerendomi dal pensiero di Kentin.
Sfortunatamente il cellulare vibra un secondo prima che Castiel potesse appoggiarlo sul tavolino che si trova proprio in mezzo al soggiorno.
-Chiunque sia ora gli rispondo io e gli dico che sei occupata!-
-No Castiel, aspetta!-
Urlo mentre corro sbraitando verso di lui, ma distrattamente inciampo in un giocattolo del suo cane, posto un metro prima del divano, ritrovandomi distesa sul divano che, fortunatamente, ha attuttito il mio volo, se no mi sarei ritrovata con la faccia per terra.
-Scusa ma chi è?- mi chiede Castiel con un'espressione leggermente infuriata -E poi cosa vuole?-
Mi rialzo dal divano sistemandomi in fretta e furia la maglietta e poi a passo svelto vado incontro al rosso riprendendo, con una certa violenza, il mio cellulare, leggendo poi il messaggio appena arrivato.
"Ti avevo detto che non lo dovevi fare, ma per l'ennesima volta non mi hai ascoltato, non aspettarti una buona reazione da parte mia adesso"
Dopo aver letto il messaggio distolgo lo sguardo dal display e alzando la testa vedo i volti di Lysandro e Castiel, il primo ha un'espressione dispiaciuta e dubbiosa non capendo cosa sta succedendo, mentre il secondo tiene gli occhi puntati su di me, con un'espressione apatica in viso.
Inizio a mordermi il labbro inferiore, visibilmente preoccupata, mi sono cacciata proprio in un bel guaio!
-Posso fumarmi una sigaretta?- dico cercando di sviare qualunque discorso o parola detta dai due amici
-Lysandro, accompagnala-
Lysandro si avvicina piano verso di me, poi mi mette una mano sulla schiena, sento ancora il calore provenire dalle sue mani, lo stesso che ho provato prima di entrare. Insieme saliamo le scale, poi Lysandro apre la prima porta a sinistra, è una stanza dipinta di grigio chiaro, con un letto al centro, contornato dai mobili rossi. È troppo in ordine per essere la stanza di un ragazzo, anche se il gusto è proprio quello di Castiel. Attaccati alle pareti ci sono foto di alcune band e cantanti rock, in un angolo della stanza c'è anche una chitarra elettrica rossa e nera, tenuta in perfette condizioni.
Mi appoggio contro la scrivania mentre noto Lysandro che mi guarda visibilmente preoccupato
-Cosa c'è che ti turba così tanto?-
Prendo un respiro e torno a morsicarmi il labbro, questa volta con più violenza, e finisco per farmi quasi male. Aspetto un attimo prima di rispondere a quella domanda, non so se sono in grado di raccontare fino alla fine senza trattenermi dal crollare emotivimante per la seconda volta.
Mi sposto dalla scrivania per sedermi sulla sedia che si trova proprio davanti a me, ma muovendomi faccio distrattamente cadere una pila di libri dalla scrivania del rosso, e con la fortuna che ho lo vedo salire le scale proprio in questo momento.
-Rimetto tutto apposto subito, tranquillo- dico anticipando qualunque sua parola
Mi abbasso per prendere i libri ma noto che da uno di essi è caduta una foto, una foto di Castiel coi capelli neri con una ragazza difianco. Al momento non ci faccio caso, ma poi connetto e afferro quella foto per scrutarla meglio, ma Castiel me la strappa subito dalle mani senza neanche farmi capire meglio.
-Non sono affari tuoi questi-
-Si invece, come fai a conoscere mia cugina?- chiedo perplessa, mi raccontava sempre tutto di lei e di quello che faceva, ma non ho mai sentito uscire il nome Castiel dalle sue labbra.
Vedo Castiel irrigidirsi nell'esatto istante in cui ho pronunciato quelle parole, è improvvisamente sbiancato e ha un'aria visibilmente irritata e scombussolata. 
-Crystal, non dovevi uscire a fumare?- mi chiede Lysandro alla vista di Castiel in quello stato
-Che ho detto di male?- chiedo confusa, nessuno mi da spiegazioni
-Non devi parlare, non devi proprio impicciarti negli affari miei!- mi urla Castiel
Non capisco cosa sta succedendo, perché si è alterato tutto d'un tratto? La sua reazione non mi piace e capisco di non essere più la benvenuta.
-Se te la devi prendere così tanto per una parola che ho detto me ne posso anche andare-
-Te ne devi andare, è diverso!-
Lo guardo negli occhi, è chiaramente arrabbiato con me, anche se non so per cosa decido di andarmene, proprio come mi ha detto lui. Esco dalla stanza salutando Lysandro, scendo le scale con un groppo in gola e mi avvicino alla porta, ma prima di andarmene vedo un tavolino nero di fianco alla porta d'ingresso, con sopra un pacco di post it e una penna di fianco. Mi giro per vedere se i due ragazzi stanno scendendo oppure no e successivamente mi avvicino a quel tavolino, impugno la penna e inizio a scrivere. Quando finisco mi tolgo la giacca, che ho ancora addosso, sentendo improvvisamente freddo, e poi esco da quella casa dirigendomi verso la mia.

Dopo che Lysandro se n'è andato lasciandomi solo coi miei pensieri, ho pensato di andare a fumare una sigaretta fuori, per prendere anche un po' d'aria. E sono ancora qua fuori, da circa mezzora, seduto sulle piastrelle fredde del balcone senza neanche la giacca. Questo freddo che penetra in ogni angolo del mio corpo mi sta facendo tremare, ma continuo a rimanere qui, nella speranza che prima o poi quella ragazza esca dal balcone di fronte.
Sono stato duro con lei, ma quando mi ha detto quella frase non ho fatto altro che associarla a quell'arpia di sua cugina. Sul suo volto non vedevo più lei ma Debrah, ho iniziato a notare la leggera somiglianza tra loro nei gesti e nei movimenti, e ho scaricato la mia rabbia proprio contro di lei. Debrah mi ha fatto davvero stare male, come se mi avessero inflitto un pugnale nel cuore.
Accendo l'ennesima sigaretta, sperando questa volta di vedere apparire Crystal da dietro quella finestra, ma la luce è spenta da tanto ormai.
È rimasta accesa qualche minuto dopo che se n'è andata via da qui e poi non si è più accesa.
Appena finisco la sigaretta rientraro in casa, ormai senza speranze.
Decido di andare a prendere Demon per portarlo a fare un giro, ma mi accorgo prima di uscire che la mia giacca è proprio di fianco alla porta, mi avvicino velocemente per afferrarla e mettermela addosso ma il mio occhio cade sulle scritte di un post it.
"Non so cosa ho detto di male, ma scusami.
Non voglio che te la prendi con me, sei stato così gentile questa sera a darmi la tua giacca quando hai visto che stavo tremando per colpa del freddo. Quando sono arrivata pensavo che eri solo una testa vuota, ma ora sto cambiando idea. Spero che domani sarai di buon umore. Buonanotte."

Sento un sorriso spuntare dagli angoli delle mie labbra, ma decido di non farci troppo caso, quella nanetta mi fa proprio uno strano effetto.

 
***
Buongiorno:)
Ho sgarrato la pubblicazione di solo un giorno, spero che mi perdonate ahah
Nel prossimo capitolo apparirà, finalmente, il famigerato Kentin? Avrà una reazione tranquilla alla vista di Crystal oppure no?
Fatemi sapere cosa ne pensate:)

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Capitolo 11
*** Chiarimenti ***


Capitolo 11 - Chiarimenti

 
Mi sveglio con gli occhi ancora impastati dal sonno e con le parole di Castiel che mi riecheggiano ancora per la testa. Da quando me ne sono andata da casa sua non ho pensato ad altro, sono corsa a casa e mi sono infilata nel letto, cercando disperatamente di addormentarmi.
Stasera sarà una serata speciale, nessuno me la dovrà rovinare. Nè Kentin coi suoi modi impossibili né Castiel coi suoi cambiamenti improvvisi d'umore.
Decido di alzarmi, un po' sconsolata per il caldo letto che sto abbandonando, ma motivata per chiarire tutto con Kentin.
Mi preparo in pochi minuti e subito dopo corro giù dalle scale, preparando mentalmente il discorso che farò a Kentin. Appena fuori casa una volata di vento mi fa congelare dalla testa ai piedi, ma non sarà di certo questo vento gelido a spegnere la mie intenzioni.
Saluto con una dolce carezza sul muso il mio cane e poi chiudo la porta, portandomi alla bocca una sigaretta, necessaria per trattenere tutto lo stress che ho dentro.
Dopo svariati messaggi con Kentin, decisamente più tranquillo rispetto a ieri, decidiamo di incontrarci in un piccolo bar vicino casa, così inizio a percorrere il vialetto che divide casa mia dalla strada. Ogni passo è un battito che perdo al cuore, non avevamo mai affrontato un discorso di questo genere e questo mi preoccupa. Ci siamo lasciati pacificamente eppure riparlargli mi mette una certa angoscia, non per il suo comportamento, ma per il modo in cui prenderà tutte le mie parole non dette.
 
Lo riconosco subito dentro a quel bar pieno di persone, ha ancora quei capelli castani un po' scompigliati e quel buffo abbigliamento militare che su di lui sta così bene. Mentre lo guardo noto che è cresciuto ed è diventato ancora più bello, ed un po' di malinconia cresce in me per quello che è successo tra di noi.
Mi avvicino un po' di più a lui fino a quando non alza la testa e si accorge di me. Le mie paure nei suoi confronti svaniscono totalmente appena sulle sue labbra appare un sorriso, quel sorriso che mi faceva perdere la testa ogni volta.
Quando mi siedo al tavolo sento i suoi occhi su di me, e appena li incrocio inizio a sentire un vuoto nello stomaco. Quel verde smeraldo brilla ancora come la prima volta che li ho visti, con quel colore da far invidia a chiunque e ancora così pieni d'amore nei miei confronti.
-Mi dispiace per ieri sera, sono stato veramente troppo esagerato, ma avevo paura che ti eri rifatta una vita senza di me. Averti vista con quel ragazzo mi ha fatto scattare qualcosa dentro che non so neanche descrivere, anche se è semplicemente il tuo vicino di casa mi sono sentito minacciato, e questo ha scaturito una reazione spaventosa dentro di me-
Queste parole mi fanno quasi a pezzi il cuore, devo dirgli tutta la verità.
-Ecco, io ti volevo parlare proprio di questo-
-Dimmi tutto-
È così tranquillo, parla con una disinvoltura inimmaginabile, mentre io faccio dei respiri profondi prima di aprirmi con lui, ormai è ora.
-Io, non lo so, sono sempre stata quella emarginata. Non mi cercava mai nessuno, ero qualcuno solo in presenza di Alyson, sono sempre stata in qualche modo inferiore a lei. Poi sei arrivato tu, e tu hai preferito dal primo momento me a lei. Mi hai fatto sentire speciale, unica, amata. Quando poi ho capito di amarti è stata la miglior sensazione del mondo, non mi importava più se le persone non mi calcolavano, mi importava avere te al mio fianco. Quando poi Alyson mi trascinava a fare le serate piano piano scoprivo che era quello che preferivo, mentre tu ti arrabbiavi e ti ingelosivi io mi divertivo e se bevevo un bicchiere in più era anche meglio, gettavo tutti i pensieri in un angolo buio della mia mente, ed era lì che mi sentivo bene. Io ti amavo, ma non nel modo giusto e soprattutto non nel modo in cui meritavi. Passavo le serate con l'alcool, e questo era motivo di molti litigi, finivo per non ricordarmi più nulla. Quando te ne sei andato mi sono sentita in un certo modo sollevata, sapevo che sarei tornata ad essere un'insulta che non veniva calcolata da nessuno, ma la mia voglia di bere per dimenticare era troppa. Lo so che non sono mai stata una brava fidanzata, però non volevo ferirti dicendoci queste parole prima. Eppure in quel momento era l'unica cosa che potevo fare, tu non immagini quanto sia stato difficile dopo che te ne sei andato, mi sono rinchiusa in me stessa ancora di più e ho iniziato a fumare, così per calmare le angosce. Pensavo di essere risucchiata in un buco nero da un momento all'altro, forse in quel momento l'avrei preferito, ma poi ho scoperto di dovermi fare una vita in un'altra città, lontana da tutto e ho capito che dovevo farmi forza per ricominciare. Sono qui da solo una settimana ma ho già incontrato persone speciali, così diverse da prima, e ho capito tante cose nella mia preparazione a questa partenza. Una di questa è che tu sei stato importante per me, ma che per ora non è nelle mie priorità avere una persona al mio fianco, anche se forse se dovrei scegliere, tu saresti la persona che preferisco-
Per tutto il tempo Kentin è rimasto zitto ad ascoltarmi, è una cosa che adoro di lui. Ha un'espressione impassibile in viso, quasi come se queste parole se le immaginava già.
All'improvviso sento il suo corpo caldo accingersi al mio, mi sta abbracciando ed io lo ricambio volentieri, infondo gli ho sempre voluto bene. Vorrei che questo momento non finisse mai, Kentin è stato un pilastro per me.
-Non ti preoccupare, io ti riconquisterò. Ti farò tornare a provare i sentimenti che provavamo prima l'uno per l'altra e questa volta niente ci dividerà. Tu sappi solo che avrai una vita normale, ma con un ragazzo che non ti intralcerà nessuna relazione e che proverà giorno per giorno a riconquistarti-
-Kentin- sospiro -Io non voglio questo, io voglio che tu abbia una vita felice, ma senza di me. Perché io non sono fatta per l’amore, tu hai bisogno di una ragazza che ti sappia amare e io ora non ne ho la possibilità-
Leggo l’espressione delusa che appare sul suo volto appena finisco di parlare. So che gli sto facendo male con queste parole, eppure questa è la verità che ho sempre voluto tenergli nascosto, ed è giusto che sappia ogni cosa. Anche se ora ci starà male tra un po’ di tempo tornerà a stare meglio di prima, e soprattutto tornerà a stare meglio di prima senza di me.
-Ero venuto qui per cercare di farti cambiare idea riguardo a tutto quello che è successo e le tue parole sono un colpo duro per me. Speravo di tornare nuovamente insieme a te, ma se i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti sono questi non sarò di certo io a intralciarti. Sei sempre stata importante per me e sentirti dire queste parole mi fa sentire preso in giro da te, ma ormai è passato troppo tempo e di certo non ti odierò per questo. Volevo sistemare le cose ma ho capito che devo solamente mettermi da parte-
 
-Spero che tu capisca-
Con tutte questa parole Crystal mi sta uccidendo dentro. Io pensavo che il suo era un amore vero, ed anche se lo era, non lo era al cento per centro.
Mentre la guardo noto un velo di tristezza nel suo sguardo, che spegne il grigio intenso dei suoi occhi. Lo capisco dai suoi sguardi che ci tiene ancora a me ed ha fatto tutto questo solamente per non farmi stare male, eppure io non riesco a guardarla più con gli occhi di prima, queste parole erano le ultime che mi aspettavo uscissero dalla sua bocca. Per me era sempre stata il centro dell’universo, ho sentito come una rottura al cuore quando mi sono dovuto separare da lei a seguito del mio trasferimento ed il mio pensiero fisso è sempre stato lei. Pensavo aspettasse il mio ritorno e invece si è trasferita ed ha cambiato totalmente mentalità, la vedo più aperta e solare rispetto a prima. Non che mi dispiaccia, però sono sempre stato abituato a una Crystal diversa. A una Crystal che aveva paura di dire le cose che pensa, a una Crystal timida e con un enorme bisogno di attenzioni, che puntualmente le davo ogni secondo, e al suo bisogno di potersi sentire importante per qualcuno, e per me lo era eccome. Il punto è proprio questo, lo era. Perché ormai ho capito che non sono più il benvenuto nella sua vita, quindi è meglio farmi da parte. Lasciarle i suoi spazi e la sua nuova vita, una nuova vita senza di me.
-Capisco- dico con un tono di voce leggermente deluso –Tranquilla, mi farò da parte e non mi ripresenterò più nella tua vita-
L’espressione del suo volto cambia drasticamente dopo la pronuncia di queste parole, ma evidentemente ci rimarrà male solo per i prossimi dieci minuti e non è questa la ragazza che credevo di poter ritrovare.
-Io non volevo dire questo-
Non le do neppure il tempo di terminare la frase, perché sento il dovere di interromperla –Però è questo che mi hai fatto capire. E detto questo io me ne vado, ciao Crystal-
 
Lo vedo alzarsi dalla sedia e uscire in fretta e furia da questo posto ed io non ho nemmeno le forze di reagire, vorrei fermarlo e fargli capire che per me conta ancora molto, eppure so che non servirebbe a nulla. Rimango seduta su questa sedia mentre guardo la sagoma del suo corpo sparire piano piano, oramai la sedia difronte a me è straziantemente vuota e io mi sento vuota dentro.
Non doveva finire così.
 
Anche se le cose con Kentin non sono andate esattamente come speravo sono contenta di avergli detto ogni mio pensiero.
Il mio pensiero ora è un altro: voglio scoprire qualcosa in più sulla relazione tra il mio vicino di casa e mia cugina.
Compongo velocemente sulla tastiera quel numero che ormai conosco a memoria. Dopo svariati ‘tu’ sento finalmente la sua voce, è esattamente come me la ricordavo ed ha un tono piacevolmente sorpreso alla vista della mia chiamata.
-Ciao Crystal! Dimmi tutto tesoro-
-Volevo sapere alcune cose, come mai non mi hai mai parlato di un certo Castiel?-
-Tesoro, non me l’hai mai chiesto-
-Sotto tutta orecchie, Debrah-

 
***
Buonasera!
Ci ho messo un sacco a pubblicare questo capitolo, lo so><
Sono stata occupatissima in questo periodo, ho un'esame da preparare -.-'' Ho scritto tra gli spezzoni di tempo ed era veramente poco visto che devo far conciliare mille cose da fare in questi giorni.
In questo capitolo ho volute far chiarezza su alcune cose riguardo Kentin e penso che la protagonista si cerchi i guai da sola, ma è una testa dura u.u
Spero vi sia piaciuto, anche se la maggior parte di questo capitolo ospita dialoghi>< sarei contenta se vorrete lasciare una recensione:)

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Capitolo 12
*** Flashback ***


Capitolo 12 - Flashback


Appena terminata la chiamata con mia cugina Debrah capisco realmente quanto non è possibile fidarsi di quel ragazzo, che per me è solamente un vicino di casa fastidioso. Anche se Castiel, in alcuni momenti, sembra gentile nei miei confronti, mia cugina ha detto di non fidarsi di lui. Anche se, alla fine, di lui non mi importa molto e se dovrà mai essere qualcosa nella mia vita sarà semplicemente un amico.

È stata davvero una settimana stressante. Dopo la discussione con Kentin e la sua partenza ho dovuto dare molte spiegazioni a Rosalya, che ha subito notato il mio sguardo leggermente spento e spesso perso nel vuoto.

"Ho la testa tra le nuvole, non faccio altro che pensare a Kentin e agli sguardi che mi ha rivolto durante la nostra ultima discussione mentre sorseggio un po' del drink che tengo nelle mani da più di mezzora. La musica e le diverse luci colorate della discoteca di solito mi rilassano, mentre ora mi mettono addosso solamente irritazione. 
Cerco con lo sguardo tutte le persone con cui sono venuta qui: Rosalya è avvinghiata al suo ragazzo in mezzo alla pista da ballo immersi a ballare, Lys e Castiel si trovano davanti al bancone dove il rosso sorseggia un drink e parla con l'amico mentre Alexy è seduto di fianco a me, intendo a osservare qualcuno che non conosco.
Nella mente rivivo le ultime parole dette tra noi e tutte le cose che abbiamo fatto insieme.

Mi ricordo ancora quando è tornato dalla scuola militare e non era più lo stesso, era divento così dannatamente bello ed aveva occhi solamente per me. Mi ricordo ancora la prima volta che abbiamo parlato: eravamo in discoteca con altri amici e lui era seduto su uno di quei divanetti in pelle rossi, ha fatto tutta la sera a guardarmi da lontano ed io ho fatto lo stesso fino a quanto non si è avvicinato a me chiedendomi se volevo ballare insieme a lui. Da lì è successo tutto in fretta, abbiamo parlato tutta la sera e ci siamo scambiati i numeri di telefono continuando a messaggiarci tutta la notte, abbiamo iniziato a uscire insieme molto spesso fino a che non è scattato il bacio tanto desiderato da tutti e due.
All'ennesimo groviglio proveniente dallo mio stomaco decido di farmi forza e metterci una pietra sopra.
Nello stesso momento in cui decido di alzarmi per raggiungere Rosa la vedo avvicinarsi a me, sapendo già che sarà la mia rovina."


Ho dovuto, inoltre, ignorare Castiel per tutta la settimana. Nonostante le mille battutine che mi lanciava in classe la mia risposta nei suoi confronti era sempre un sorriso scarno, oppure un semplice 'sorridi e annuisci'. Dopo le cose che mi ha detto Debrah su di lui ora non riesco a guardarlo senza pensare a tutto quello che mi ha detto mia cugina ed ho paura a fidarmi di lui, soprattutto dopo quello che è successo l'altra sera in discoteca.

"Dopo la lunga chiacchierata con Rosalya ho deciso, finalmente, di reagire. Ritorniamo dentro il locale che fino a poco tempo prima mi sembrava spento, mentre ora noto tutto il suo splendore. È una discoteca molto grande e spaziosa, la sala in cui siamo noi ha al centro una grande pista da ballo ed è attornata da soffici divanetti in pelle bianchi è nell'angolo a destra c'è la postazione del dj. Le luci soffuse di mille colori ricoprono i corpi di tutte le persone presenti e intente a ballare o ad approcciare con qualcuno dell'altro sesso.
Rosa mi trascina verso la pista da ballo facendosi spazio tra tutte le persone là in mezzo e mi incita a ballare.
Così appena Leigh si allontana io e Rosa iniziamo a muoversi a tempo di musica. In quel momento dimentico tutto: le parole di Kentin, il discorso con Debrah e l'arrivo di Alyson. L'unica cosa importante ora è ballare.

Dopo quasi mezzora ininterrota trascorsa a ballare con Rosa sento la gola pizzicare leggermente, ho bisogno di dissetarmi un po' e mi dirigo verso il bancone del bar. Il barman è un ragazzo molto giovane, capelli e occhi scuri ma veramente molto carino. Mi accoglie con un sorriso disarmente che mi lascia un po' perplessa e mi chiede cosa voglio da bere
-Un sex on the beach, grazie-
Dopo un altro sorriso a trentadue denti inizia a preparmi un cocktail con una leggiardia inimmaginabile, è sicuramente un lavoro che ama.
Dopo aver pagato opto per uscire a fumare una sigaretta, così mi dirigo verso l'uscita con la sensazione di essere osservata. Quell'idea mi incupa visto com'è andata a finire l'ultima volta.
Appena metto piede fuori dalla grossa porta scura una volata di vento mi accoglie all'esterno facendomi rabbrividire. Metto la sigaretta in bocca e cerco disperatamente l'accendino nella pochette bianca che ho deciso di portarmi dietro, ma di un accendino non c'è nemmeno l'ombra. Alzo lo sguardo quasi sconsolato per andare a cercare qualcuno con un accendino quando noto una fiamma vicino alla mia faccia, mi giro e c'è Castiel intento ad accendersi una sigaretta mentre insulta il vento che non fa rimanere accesa la fiamma per più di due secondi.
Una volta accese tutte e due le nostre sigarette mi allontano un po' da lui, mi fa quasi paura quando ripenso a quello che mi ha detto Debrah.
Castiel nota subito il mio comportamento, lo capisco dal suo sopracciglio leggermente all'insù e non perde tempo per riavvicinarsi a me poco dopo, ma nonostante la distanza sempre minore tra di noi non accenna a voler parlare. Nel frattempo mi siedo su un muretto in cemento che mi fa rabbrividire solo al tocco mentre sorseggio il freddo drink che ho in mano tra un tiro e l'altro di sigaretta.
Quando ho esaurito anche l'ultimo tiro di sigaretta rientro silenziosamente nel locale seguita a ruota da Castiel che per tutto il tempo non ha detto una parola ed io ho fatto lo stesso. Vorrei chiedergli se è ancora arrabbiato per ieri sera, perché ha reagito così quando gli ho parlato e soprattutto cos'ha pensato dopo aver letto il mio biglietto, ma so che non glielo chiederò.
Al mio rientro vedo tutti seduti su un divanetto intenti a parlare tra di loro, Castiel li avevi appena raggiunti e si era immerso anche lui nella loro discussione, appena Rosa mi vede mi viene subito incontro e ci cimentiamo in altri balli riuscendo a farmi scordare, per la seconda volta, tutte le paranoie che avevo in testa. Nonostante questo sento sempre gli occhi di qualcuno addosso, quando mi giro e vedo Castiel fissarmi così intestamente da far venire quasi la pelle d'oca vado subito in crisi rivivendo nella mente lo stesso guardo di Kentin quella sera. Non deve succedere un'altra volta."


Quando guardo l'ora mi accorgo che è già troppo tardi e l'aereo di Alyson atterrerà tra circa venti minuti. Metto giù con delicatezza la piastra e le stacco la spina, è ora di andare.
Salgo in macchina facendo un sospiro, chissà cosa accadrà in questi giorni. Mentre accendo la macchina guardo per qualche istante fuori dal finestrino, gli alberi sono sempre più spogli e il vento non si placa da un bel po' di giorni ormai. Mi manca Alyson e non vedo l'ora di rivederla, ma avrei preferito andare io a trovarla.
Tra un pensiero e un altro che affollano la mia mente da giorni ormai mi accorgo di essere arrivata in aereoporto. Guardo l'ora dal cellulare che tengo constantemente in tasca, 9.25. Tra cinque minuti sarà qua.

 
***
Angolo autore: Buonasera:) ho notato che devo velocizzarmi un po' con la storia, visto che all'undicesimo capitolo è passata solo una settimana da quando Crystal è arrivata ahah infatti ho voluto fare un capitolo ambientato una settimana dopo ma con l'aggiunta di alcuni flashback della settimana trascorsa. Infatti il titolo del capitolo è appunto flashback, che ripende anche le stesse parole dette alla protagonista da due personaggi diversi, spero che l'avete colto dal capitolo ahah
Beh che dire, è un capitolo soprattutto descrittivo e senza troppi dialoghi, che chiude il discorso Kentin ma che, soprattutto, è introduzione prima dell'arrivo della tanta attesa Alyson.
Nel prossimo capitolo entrerà finalmente in scena e chissà cosa combinerà:)
Ora che ho finalmente finito gli esami riprenderò a pubblicare i capitoli regolarmente ogni 2/3 settimane, visto che sono rimasta molto indietro in questo periodo tra stage e preparazione all'esame>< anche se ho iniziato a lavorare faccio solamente la mattina e ho quindi tutti i pomeriggi liberi per dedicarmi alla storia u.u
Beh, non so più che dire ahah quindi al prossimo capitolo:)

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Capitolo 13
*** Combina guai ***


CAPITOLO 13 - COMBINA GUAI
 
Sono seduta su un freddo seggiolino grigio dell’aeroporto ad aspettare Alyson, la mia migliore amica, fino a quando non la vedo avvicinarsi piano ma sempre di più a me. Mentre la guardo arrivare mi sorprendo ancora una volta di come quella ragazza non abbia mai un capello fuori posto oppure un po’ di trucco sbavato. I suoi lunghi capelli biondi sono sempre impeccabilmente lisci mentre il suo trucco, in perfetto stato, attornia il suo dolce viso. Indossa una felpa bianca con dei leggings neri che la fanno apparire le sue gambe ancora più magre e lunghe, è sempre stata una stangona ed io mi sono sempre sentita troppo nana quando stavo di fianco a lei
Noto subito, dal movimento instancabile dei sui occhi, che non si accorge di me, poco lontana dal suo campo visino. Dopo una decina di secondi incontra il mio sguardo e vedo apparire velocemente un grosso sorriso sul suo volto. Anche se sono passate solamente due settimane dal nostro ultimo incontro i suoi occhi mi rivelano una certa nostalgia nei miei confronti e anche dal suo abbraccio, caldo e dotato una notevole pressa, capisco quanto le devo essere mancata in queste due settimane.
Eravamo abituate a stare sempre insieme e non c’era giorno in cui non ci vedevamo. Ci piaceva ogni volta fare cose diverse, perché associavamo entrambe la routine quotidiana ad un oppressante senso di noia, e noi non ci eravamo mai annoiate insieme. Sappiamo tutto l’una dell’altra e da quella calorosa mattina di fine Giugno in cui ci siamo incontrate per la prima volta non ci siamo mai più lasciate, ci sono state poche litigate tra di noi, forse si riescono a contare sulle dita di una mano. Ritenevo la nostra un’amicizia sana come poche, ormai non si riescono più a trovare adesso visto che sono tutte basate sulla superficialità delle persone, mentre la nostra basata principalmente sulla fiducia reciproca ed essa non era mai stata spezzata da nessuna delle due.
-mi sei mancata così tanto- il suo tono di voce era sempre stato troppo dolce con me ed anche oggi si rivela tale, tale da farmi rattristire in una maniera immensa. Anche se non lo voglio ammettere, mi è mancata, e non poco.
-anche tu- rispondo velocemente cercando di non far trasparire sensazioni di malinconia dal mio tono di voce –e auguri per il tuo diciottesimo compleanno-
Eh si, è il suo compleanno oggi, mi aveva sempre detto che il giorno del suo diciottesimo compleanno l’avrebbe passato con me, anche se mi fossi trovare dall’altra parte del mondo. Era una promessa che ci siamo fatte quando lei aveva solo quindici anni mentre se io ne avevo già sedici, avevo un anno in più di lei e grazie alla bocciatura a cui sono andata incontro durante le scuole medie ci aveva fatto avvicinare ancora di più essendo in classe insieme.
Quella promessa l’ha mantenuta ed infatti eccola qui, da me.
Dopo aver tartassato la mia guancia con un sacco di calorosi baci da parte sua ci stiamo dirigendo finalmente verso la casa, che da poche settimane, è diventata mia. Mi sto abituando piano piano all’idea di chiamarla casa visto che è totalmente diversa da quella che avevo precedentemente, anche se è più grande e bella di quella in cui abitavo prima in essa sono custoditi i migliori ricordi dell’infanzia e della mia successiva crescita.
Durante tutto il tragitto abbiamo ascoltato tutta la musica che passava in radio, cantando a squarciagola ogni canzone tra una chiacchiera ed l'altra fino a quando non scorgo in lontananza quella che è ormai casa mia. Con qualche semplice manovra costeggio la macchina al lato destro della strada, poi apro lentamente la portiera della macchina controllando più volte di avere la possibilità di aprirla liberamente ma sento poco dopo un rombo provenire da dietro di me, non ho nemmeno il bisogno di voltarmi per capire a chi appartiene quella moto, ormai il mio cervello riconosce automaticamente il rumore prodotto da quella cosa infernale. Prima di avere il tempo di riuscire a chiudere la portiera il rombo della moto si blocca poco distante da me
-che ragazzina cattiva, non sei andata a scuola oggi?-
Al suono di quella voce insolente stringo in automatico i pugni e prendo un profondo respiro cercando di controllare tutti gli insulti che mi rigirano nella testa in questo momento, Alyson mi guarda con uno sguardo alquanto preoccupato ma con uno sbrigativo cenno con la testa le dico di stare tranquilla. Scendo dalla macchina il più velocemente possibile e mi dirigo verso quella testa rossa bacata, non mi aveva rivolto la parola per tutta la settimana tranne che per farmi miserevoli battutine scadenti e questa volta è la goccia che fa traboccare il vaso.
-nemmeno tu sei a scuola eppure non mi impiccio dei fatti tuoi- so che sto per esplodere ma non mi importa –dopo aver fatto tutto il sabato sera ad ignorarmi completamente ed avermi lanciato stupide battutine per tutta la settimana hai ancora voglia di parlarmi? Beh io no, quindi gradirei se te ne andassi-
Non ricevo risposta se non per un ennesimo sorrisino stupido stampato sulla sua faccia che prenderei volentieri a schiaffi. Da quando ha scoperto che Debrah è mia cugina non fa che trattarmi male o non considerarmi, non che mi interessi più di tanto di lui ma sembra come se volesse riversare tutta la sua rabbia repressa contro di lei su di me.
Dopo svariati secondi senza risposta opto per girare i tacchi ed andare a chiudere la portiera della macchina e sento Castiel allontanarsi velocemente fino a non sentirlo più. Invito Alyson a scendere e ad entrare in casa mentre le do volentieri una mano ad aiutarla a prendere le cose che si era portata dietro.
 
-Kentin mi ha parlato del vostro incontro- dice Alyson di punto in bianco
Sento il mio viso accaldarsi all’istante e sono sicura che stia diventando sempre più rosso, mentre cerco istintivamente di far scomparire quel colore rosso dalla mia faccia ma invano. Stavo pian piano superando il discorso Kentin cercando di farlo passare nella mia testa il meno possibile, eppure almeno due volte al giorno quel pensiero torna.
-cosa ti ha detto?-
-che vi siete visti ma visto che era a conoscenza del fatto che sarei venuta qui mi ha detto di farmelo spiegare direttamente da me-
Ripensare a quella giornata mi metteva sempre il malumore addosso, l’ho raccontato solamente a Rosalya e la tristezza che avevo addosso quel giorno ad ogni singola parola che usciva dalla mia bocca me la ricorderò per sempre.
-è successo tutto così in fretta, lui è venuto qua ed ha voluto parlarmi ma io non ero molto entusiasta dell’idea e così ho cercato di evitarlo. Quando il giorno successivo ho iniziato a nutrire un certo senso di colpa nei suoi confronti mi sono fatta coraggio e sono corsa a parlargli, ricordo la tristezza nei suoi occhi mentre gli dicevo quelle parole, mentre gli dicevo che per me è stato importante ma che ora non conta più perché siamo lontani. Mi ha lasciato in quel bar da sola ma infondo penso me lo meritassi-
 
‘Lo vedo alzarsi dalla sedia e uscire in fretta e furia da questo posto ed io non ho nemmeno le forze di reagire, vorrei fermarlo e fargli capire che per me conta ancora molto, eppure so che non servirebbe a nulla. Rimango seduta su questa sedia mentre guardo la sagoma del suo corpo sparire piano piano, oramai la sedia difronte a me è straziantemente vuota e pure io mi sento vuota dentro.’
 
Decidiamo di uscire a fumare una sigaretta, ne ho fumata solamente una oggi e dopo tutta la tristezza che mi è salita riparlando di Kentin si è accentuata in me una voglia di nicotina assurda.
Una volta uscite sul balcone la prima cosa che attira il mio sguardo è la chioma rossa del mio vicino fastidioso, possibile che sia già tornato e che ogni volta che esco per fumare una sigaretta in pace me lo ritrovo qui?
Nell’alzare la sua ribelle chioma rossa noto dal suo sguardo che trova subito un certo interesse alla vista di Alyson, alla fine non si può dargli torto, è una bellissima ragazza. Mentre faccio qualche passo avanti mando istintivamente gli occhi al cielo, preparandomi psicologicamente ad ogni frase che ci rivolgerà, o meglio che rivolgerà ad Alyson, visto il suo innamoramento in una decina di secondi.
-perché non mi hai mai detto di avere amiche così belle?- il suo spiccato senso dell’ironia insieme a quel pessimo sorrisetto sempre dipinto sulle sue labbra lo rendono proprio un ragazzo con la faccia da schiaffi, prima che potessi anche solo aprir bocca per replicare quelle parole vengo interrotta dalla voce di Alyson
-perché non mi hai mai detto di avere amici così belli?-
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che sul mio volto si dipinse uno sguardo inebetito, non riuscivo a credere alle parole che erano appena uscite dalla bocca della ragazza bionda di fianco a me.
-mi stai prendendo in giro, spero- dico con un tono a metà tra lo stupido e lo speranzoso. Spero davvero che mi sta prendendo in giro con quello che ha appena detto ma il cenno contrariato del suo capo mi fa rimanere alquanto delusa –poi amico, chiamalo vicino di casa fastidioso-
Appena terminata la mia frase vedo Castiel presentarsi ad Alyson in modo del tutto naturale iniziando a istaurare tra loro una conversazione simile a quella di amici di lunga data. Rimango paralizzata a vedere tutto ciò, Alyson non poteva ritenere Castiel un bel ragazzo, anche se infondo Castiel un bel ragazzo lo era veramente e con quell’aria da duro avrebbe decisamente colpito un sacco di ragazze ma io non mi faccio abbindolare da lui così spudoratamente anzi non mi faccio abbindolare da lui in nessun modo.
Appena noto che la sigaretta della mia migliore amica era quasi finita la guardo implorante chiedendole un favore, dovevo assolutamente parlare con Castiel dopo quella lunga settimana trascorsa ad ignorarlo, dovevo assolutamente capire perché mi stava trattando in quel modo.
-Alyson, potresti entrare per favore?-
Il cenno del capo della ragazza fa intendere che lo prende come un si, dirigendosi poco dopo all’interno della casa. Appena sento il rumore della finestra che si chiude dietro le spalle di Alyson mi dirigo silenziosamente verso Castiel che stava imitando il medesimo gesto di Alyson
-non scappare, devo parlarti-
Il corpo del ragazzo di volta di scatto mentre sul suo volto si dipinge un’aria stranita cercando di capire il motivo per cui l’ho fermato
-volevo chiederti perché l’altra sera ti sei comportato così. Insomma eri stato così gentile con me poco prima e poi l’unica cosa che hai saputo fare è stata arrabbiarti e prendermi a parole, come tutto il resto della settimana in effetti-
Il suo sguardo rimane lo stesso dall’inizio alla fine della frase, l’unica cosa che è cambiata nel suo sguardo è un leggero aggrottamento delle sopracciglia del rosso
-ero solamente un po’ stressato quel giorno-
-lo so che non è vero, non dirmi le stronzate- rispondo con aria apparentemente calma mentre lo sguardo del rosso muta nuovamente in uno sguardo leggermente accigliato ma allo stesso tempo imbarazzato, come se non volesse dirmi la verità su tutta quella storia –allora perché hai continuato tutta la settimana? È una settimana che sei stressato? Casualmente da quando abbiamo parlato di mia cugina?-
Le mie domande vengono interrotte dallo squillo insistente del cellulare che tengo nella tasca destra dei jeans, è Rosalya che mi chiede se anche stasera andavamo in quel locale di settimana scorsa. Cerco di liquidarla velocemente dicendole che con me c’è anche Alyson e non possiamo muoverci, ma la sua testardaggine mi fa perdere il controllo accettando, a mio malgrado, di andarci e portare con me anche Alyson.
Mentre riattacco velocemente la chiamata con Rosa il rosso mi guarda ancora con un’aria strana, come se non avesse avuto tempo di metabolizzare un’altra risposta stupida alla mie incessanti domande.
Non ho neanche il tempo di riaprire bocca che Castiel ha già alzato i tacchi e sta per rientrarsene in casa, lasciandomi lì da sola al freddo, incalzandomi solo una frase poco carina nei confronti di Alyson
-stasera mi divertirò con la tua amica-
 
Quando finalmente arriviamo davanti al locale troviamo Rosalya, Lysandro e Leigh ad aspettarci fuori. Infreddolite e con le giacche tirate su fino al collo ci dirigiamo verso di loro che ci aspettano tutti con un caloroso sorriso sul volto.
Più ci avviciniamo a loro più noto una chiazza azzurra aggirarsi in mezzo a loro e solamente quando arrivo più vicino capisco che è proprio Alexy, vederlo mi mette sempre addosso una strana allegria. Da quando l’ho incontrato per la prima volta a scuola mi è subito sembrato un tipo un po’ bizzarro e conoscendolo meglio ho scoperto che è proprio così.
-ciao a tutti ragazzi, lei è Alyson- incalzo con una voce solare nonostante i meno due gradi che ci sono in questa buia serata di fine Novembre –oggi è il suo compleanno ed ho deciso per forze maggiori di portarla qui- si, il mio riferimento era proprio rivolto a Rosalya che in tutta risposta sfodera un sorriso smagliante.
Dopo qualche chiacchierata iniziale noto solo ora che Castiel non è ancora arrivato, dentro di me spero che non si presenti affatto, soprattutto dopo le parole che mi ha detto l’ultima volta che ci siamo parlati. Poco prima della decisione da parte di tutti di entrare Rosalya si avvicina piano a me portandomi via con una scusa banale.
Ci allontaniamo giusto un po’ dai nostri amici per evitare che sentano le parole che sta per dirmi Rosalya con una faccia leggermente preoccupata, che non fa nient’altro che preoccupare anche me
-Crystal io ho imparato a conoscerti in queste due settimane e mi hai anche raccontato di come lei ti faccia sentire in tutti i sensi la sua migliore eppure quella ragazza ha qualcosa che non mi convince- le parole crude di Rosalya risuonavano nella mia testa come pugnalate al cuore
-dici così solamente perché non la conosci-
-me ne hai parlato tanto ed ho capito che ti ha fatto sempre stare male-
-non è lei a farmi stare male, sono le persone che le stanno intorno-
 
Il nostro è sempre stato un rapporto sincero, eppure io per certi versi Alyson non la sopportavo. Odiavo quando tutte le persone nuove che conoscevamo, indifferentemente dal sesso, davano le proprie attenzioni solo a lei mentre a me mi rivolgevano la parola solamente una volta ogni tanto. Era come se di fianco a lei diventassi invisibile e la cosa mi faceva sempre stare male, lei era alta, bella, con gli occhi azzurri e i capelli biondi, il classico stereotipo di ragazza figa. I ragazzi le riservavano le migliori attenzioni, mentre le ragazze preferivano sempre stare sempre con lei. Non mi è mai piaciuto ricevere troppe attenzioni, mi sono sempre sentita a disagio eppure ero gelosa di tutte le attenzioni che riservavano a lei, a distanza di anni non ho ancora capito se ero gelosa delle attenzioni che lei riceveva da tutti quando la sua migliore amica ero solo io oppure se lo ero perché mi sarebbe piaciuto ricevere le stesse.
Nonostante le piacessero le mille attenzioni riservatele preferiva parlare solamente con me delle sue cose più intime, aveva un carattere molto riservato infatti non parlava quasi con nessuno delle sue questioni personali. Con me è sempre stata molto dolce, mi voleva un sacco di bene e reputava che fossi solo io in grado di capirla.
Uno dei suoi difetti peggiore è il non sapersi dare un contegno quando beve, anche solo con un sorso di alcool perde completamente la testa dopo una decina di minuti. Una volta abbiamo anche litigato per questo, perché aveva bevuto troppo e voleva baciare Kentin ad ogni costo, me lo ricordo come se fosse ieri.
 
‘-dai perfavore, solo un bacetto posso darglielo?-
La mia pazienza si sta per esaurire. Era circa mezzora che Alyson voleva dare un bacio a Kentin e la cosa mi stava facendo sorgere una grande irritazione dentro, nessuno doveva toccarlo.
-te lo dico per l’ultima volta: NO!- aggiungo, disperata, per l’ennesima volta –Prova a ripetermelo e non mi farò molti scrupoli a tirarti un pugno dritto sul naso-
-dai, solo uno-
-ho detto di no, basta!- urlo talmente forte che è come se le mie corde vocali scoppiassero da un momento all’altro, non ce la facevo più a sentirla piagnucolare e volere baci dal mio ragazzo
-va bene, però se mi fai dare un bacino poi sto zitta-
Alla fine della pronuncia di quella frase inizio a sentire una strana sensazione dentro, la rabbia mi sale ed io non riesco più a controllarla, sento gli occhi chiusi in due fessure e in men che non si dica mi ritrovo a sfoderare un pugno sulla sua faccia di cui non conoscevo neanche la potenza prima’
 
Tuttavia si stava ripetendo la stessa situazione di qualche anno fa ed anche se Lysandro o Castiel non sono miei fidanzati sono comunque miei amici, ad eccezione del bulletto dai capelli rossi ovviamente. Ma nonostante questo solo il pensiero che si avvicina ad uno di loro mi fa crescere un pericoloso senso di fastidio dentro perché Alyson è rimasta tutta la sera attaccata come una cozza a Lysandro e Castiel, mentre il primo non gli da corda per nulla il secondo la sta assecondando in una maniera incredibile, tanto che ora si stavano pure abbracciando in mezzo a tutto.
Mi alzo dal divanetto in pelle blu in cui ero seduta fino a due secondi fa dirigendomi verso i loro due corpi soffusi dalle luci del locale con una velocità tale che Rosalya, che era sempre stata dietro di me, riusciva a starmi dietro con fatica, riuscendo però ad afferrarmi un braccio con una forza bruta solamente quando sono distante pochi metri da loro. Mentre la guardo negli occhi colgo subito dentro quelle fantastiche iridi color miele tutta la tristezza che sta provando per me in questo momento
-te l’avevo detto che sarebbe successo qualcosa-
Alyson vedendomi arrivare pensa bene di avanzare un po’ verso di me lasciando in disparte Castiel. Dopo aver compiuto qualche metro appena è a pochi centimetri da me quasi fatica a trattenere il fiato pur di non tirarle dietro parole che si rivelerebbero solamente insulti, mi limito solamente a guardarla negli occhi e dirle parole affondate nella rabbia –non dovevi venire qui, mi stai rovinando ancora una volta la vita.-

 
***
Angolo autore: Buonasera:) Eccoci con un altro capitolo, come avrete notato questo è leggermente più lungo rispetto ai soliti e penso che anche i prossimi avranno questa lunghezza. Volevo dirvi che probabilmente questo sarà l'unico capitolo che metterò a Luglio, visto che tra qualche giorno parto. Se nella settimana che viene avrò tempo per arrivare a scrivere una buona parte del capitolo successivo penso di riuscire a pubblicarlo negli ultimi giorni di Luglio, ma non vi assicuro nulla:)
Bhe, non so che aggiungere, buonaserata:)

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Capitolo 14
*** Rivelazioni ***


CAPITOLO 14 - RIVELAZIONI
 
-tu. A casa con me, ora- la mia voce rintocca quell’ultima parola con tanta cattiveria da farmi quasi paura da sola, quella ragazza ha superato il limite.
-ma io mi sto divertendo- replica lei con un guaito dolce, ma nel suo tono di voce si intuisce che è nettamente più ubriaca di prima
-non me ne frega proprio un cazzo di quello che stai facendo, tu vieni via con me-
L’afferro per un braccio e la porto via con me, sotto gli sguardi increduli di tutti. Rosa si avvicina a me sussurrandomi un ‘tranquilla, devi solo parlarci’ mentre Alexy e Lysandro mi guardando con un aria notevolmente triste capendo che per me la serata finisce qui.
La trascino via in modo tutt'altro che dolce fino all'uscita del locale. Appena varchiamo la porta un freddo pungente ci avvolge entrambe, costringendoci a camminare sempre più veloce in direzione della macchina anche se la lentezza dei movimenti di Alyson non è di molto aiuto riusciamo a raggiungere la macchina prima di congelarci del tutto.
Durante il tragitto Alyson non apre bocca e io lo stesso, se dovessi parlare ora dalla mia bocca uscirebbero solo insulti e frasi senza senso dovute alla rabbia che mi sta logorando dentro in questo momento. Lo dovevo sapere che non era una buona idea portarla qui, speravo in una svolta questa volta ma ho ricevuto solamente l'ennesima delusione da parte sua. La osservo dal lato del conducente, è ancora ubriaca ed ha lo sguardo perso nel vuoto, chissà a cosa pensa, chissà se si sta rendendo conto di aver fatto l'ennesima cavolata.
Quando rientriamo in casa lascio Alyson sul divano in salotto a dormire, arrabbiata come sono non voglio correre il rischio di strangolarla mentre dorme, dopo averla mollata bruscamente sul divano in salotto, con la sola compagnia di una coperta in pail, salgo le scale dirigendomi in camera. Subito dopo essermi messa il pigiama mi assale un'incontrollabile voglia di fumarmi una sigaretta, cerco velocemente il pacchetto e l’accendino nella borsa che ho lanciato distrattamente sul letto appena ho varcato la soglia di quella stanza. Apro piano la finestra cercando di non emettere nessun rumore che possa turbare il sonno dei miei genitori per poi filare velocemente sul balcone. Non faccio nemmeno caso al forte vento freddo che mi assale, non è niente in confronto alla tempesta di emozioni e delusioni che sento dentro. Aspiro i tiri di sigaretta con la più totale calma, ho bisogno di rilassarmi un po’ senza pensare alla miriade di cose che mi tormenteranno domani.
 
Sono insieme a Rosa e Lys nel parco a pochi metri da casa mia. Dopo una chiamata di Rosa stamattina ho capito la loro preoccupazione riguardo a quello che è successo ieri e tutti e due volevano assicurarsi che stessi bene, così ho deciso di organizzare un’uscita proprio qui al parco. Rosalya con il suo fare un po’ scorbutico ma anche dolce insieme a Lysandro dai tratti apatici riescono a farmi sempre sorridere un po’, dimenticandomi dei mille problemi.
Mentre io e Rosalya siamo impegnate in una vivace conversazione sui colori che vanno di più quest’inverno Lysandro è seduto vicino a noi sulla fredda panchina dal parco con un’aria molto dubbiosa e pensierosa, fino a che non se ne esce con una frase che lascia me e la mia amica seduta di fianco piuttosto perplesse.
-so per certo che Castiel ha fatto così perché c’è qualcosa sotto e non semplicemente per divertirsi un po’ con la tua amica-
Io e Rosa ci guardiamo dubbiose per alcuni secondi, rivolgendo poi il nostro sguardo al mittente di quelle parole che per tutta risposta ci sorride dolcemente
-lo sai benissimo com’è Castiel, ci prova con ogni ragazza carina e non capisco perché ti fai questi problemi- esclama all’improvviso Rosalya, colta da una rabbia sorta subito dopo le parole del nostro tranquillo amico
-si, ma è anche vero che di queste cose non ne parla con nessuno, allora perché è andato a dirlo a Crystal?-
-non lo so, sei tu il suo migliore amico e solo tu riesci a capire cosa passa nella mente di quello scemo-
-appunto, per questo ti sto dicendo che c’è qualcosa che non mi quadra-
-signor saputello- incalza Rosalya con fare scenico –dacci una dettagliata spiegazione delle tue teoria-
Sento Lys schiarirsi un po’ la voce prima di incominciare il suo discorso –allora Crystal, tu Castiel lo conosci da poco eppure lui non è uno che le conquiste le sbandiera a tutti, preferisce tenersi tutto per sé. E’ anche vero che lui appena adocchia una ragazza abbastanza carina instaura subito un certo feeling con lei, ma di queste cose non ne fa parola con nessuno, me compreso. Quindi il dubbio che mi balena in testa è: perché questa volta ha voluto dire proprio a te che avrebbe fatto qualcosa con la tua amica?-
-perché Alyson è mia amica e perché Castiel mi odia- rispondo senza pensarci troppo su
-ti sbagli- risponde con voce pacata –se ti odiava non ti parlerebbe nemmeno-
-quando mi parla è per solamente per prendermi per il culo, quindi non vedo la differenza-
-però Lys ha ragione. Castiel è così- interviene Rosa –quando odia qualcuno piuttosto lo evita ma non ci parla-
-per questo ho come l’impressione che c’è sotto qualcosa nel suo comportamento-
Non capisco, se Castiel non mi odia perché si comporta così con me? Le cose che mi fa intendere sono esattamente queste, se no non mi prende a parole ogni volta che mi vede. Non riesco a capire a quale secondo fine pensa Lysandro su tutta questa storia, è vero che infondo quel ragazzo non lo conosco bene eppure tutti i segnali che mi manda sono questi. Anche se a volte si è comportato in modo gentilissimo con me, come quando avevo freddo e mi ha passato la sua giacca, da quando ha scoperto l’esistenza di mia cugina Debrah nella mia vita ha iniziato a guardarmi con occhi diversi e ammetto che questo un po’ mi dispiace. Anche se mia cugina mi ha detto di stare il più lontano possibile da lui voglio scoprire personalmente cosa c’è sotto il suo strano comportamento.
 
Appena varco con un piede il vialetto di casa penso alle mille parole che vorrei dire ad Alyson ma ho la consapevolezza che nessuna di queste sarà abbastanza efficace da farle capire fino in fondo quello che ho sempre provato nei suoi confronti e lascerò che torni a casa lasciando le cose irrisolte per l’ennesima volta.
-era una scenata di gelosia quella di ieri sera?-
La voce di Castiel mi distrae da tutti i miei innumerevoli pensieri riportandomi alla realtà, seppur con una triste battutina dal pessimo gusto. Ormai mi sto abituando, visto che è in modalità simpatia da un’intera settimana, ma arrivare a credere che mi batto per lui con la mia migliore amica è un po’ troppo.
-non sei al centro dei miei pensieri-
-sarà, eppure mi è sembrato proprio di si-
-non farti troppi pensieri Castiel, non cadrò mai ai tuoi piedi- il tono sarcastico della mia risposta lo capisce anche lui accorgendomi subito dopo di avere dipinto sul volto lo stesso sorrisino stupido che appare anche a lui dopo una battuta.
-tranquilla- il suo tono così pacato quasi mi terrorizza mentre noto che si avvicina sempre di più a me fino ad essere a pochissimi centimetri dal mio volto –ottengo sempre ciò che voglio-
Le sue fredde dita toccano la mia guancia ed il mio corpo ha un sussulto momentaneo, non riuscendo a comprendere se è provocato dalla sua fredda stressa oppure da qualcos’altro ma la mia reazione provoca in Castiel l’ennesimo sorrisino beffardo.
Nella mia testa risuonano le parole di Lysandro di qualche ora fa: ‘so per certo che Castiel ha fatto così perché c’è qualcosa sotto e non semplicemente per divertirsi un po’ con la tua amica’. E se quel suo secondo fine fossi io? No Crystal, Castiel con te è un cafone, un arrogante ed uno scontroso.
-se mi vuoi dovrai conquistarmi- dico roteando su me stessa, un po’ per smascherare la vergogna delle parole appena dette e un po’ per prenderlo in giro nello stesso modo in cui fa lui con me, termino la piroetta con tanto di sorriso beffardo alla fine.
-oggi è il primo di dicembre, ti do tempo due mesi e poi cadrai ai miei piedi-
Non so se interpretare la sua frase con ironia oppure pensare che le cose che mi sta dicendo le pensa davvero. Lysandro con quelle parole mi ha messo davvero in crisi ma l’unica cosa di cui sono certa è che io con quel ragazzo a volte antipatico dai capelli rossi non ci starò mai.
 
-Crystal- dice con una voce rauca –ti devo parlare-
Il mio sguardo serio è puntato su di lei, sono consapevole che la sto fulminando con un solo sguardo eppure non demordo, sono stufa di questa straziante situazione
-a meno che non hai qualcosa di davvero importante da dirmi è meglio che stai zitta-
I suoi occhi sono incollati ai miei da ormai tra strazianti minuti, il suo sguardo triste mi fa quasi piangere il cuore eppure non riesco a provare nessun senso di compassione nei suoi confronti. Pe ranni sono stata io quella che soffriva in silenzio senza farne parola con nessuno, sono stata io a piangere quasi ogni notte perché nessuno voleva mai stare con me se non c’era lei.
-ho capito che ti piace quel ragazzo e in quel momento mi hai vista solamente come un impiccio-
Una grossa risata esce dalla mia bocca sotto lo sguardo vigile di Alyson, non può davvero pensare che mi piace quel menefreghista dai capelli rossi
-hai capito proprio male. A me non piace per niente Castiel, anzi lo detesto-
-e allora perché ieri hai fatto quella scenata di gelosia?-
-scenata di gelosia? Pensi che abbia fatto una scenata di gelosia? Ti sbagli alla grande e per la seconda volta. Io non sopporto Castiel e mai lo farò, io mi sono arrabbiata così tanto perché sono stufa di essere messa in ombra da te. Mentre tu anche questa volta hai dimostrato di riuscire a fare troppo bene quello per cui sei venuta qui: rovinarmi la vita, anche quella nuova che stavo cercando di costruirmi lontana da te. E’ bello quando non hai problemi e sei voluta da tutti ma per me non è così e non lo è neanche mai stato. Io sono sempre stata messa da parte per te da tutti e tu anche questa volta sei riuscita ad essere al centro dell’attenzione!-
-tu non capisci- la sua voce cupa mi distrae dalle mie parole per qualche secondo ma dopo la sua uscita inutile e senza senso continuo il mio discorso composto da troppa verità che ho tenuto nascosta per anni e che ora sta venendo tutta a galla
-non capisco che cosa? Sei tu quella che non capisce. Non capisci quanto è difficile per me vedere te che ogni volta mi superi in tutto, che sei sempre al centro delle attenzioni di tutti sia che fai cose belle oppure cose stupide. Io mi sento oppressa dalla tua presenza anche se so che tu mi vuoi un sacco di bene ed anche io te ne voglio tanto ma così sto finendo per odiarti-
-tu non capisci che io detesto essere così. Io detesto essere sempre al centro dell’attenzione ed anche se pensi che non me ne sono mai accorta di quanto tu abbia sofferto devi sapere che non è così. Io le ho sempre notate troppo bene queste cose e so anche quanto ci sei stata male per questo. Tu non sai quante volte mi sono sentita in colpa per questo, quante volte volevo uscire dalla tua vita solamente per renderti una ragazza migliore senza di me. Voglio che tu sappia che io odio essere come sono e non sai quando darei per essere esattamente come sei te. Vorrei essere al centro dell’attenzione di poche persone ed essere ricordata per le cose che faccio e non per quello che sono perché credimi, è straziante essere ricordata solamente per il bel faccino oppure per le buone forme del corpo. Questa cosa a me pesa un sacco, io vorrei che le persone mi ricordassero per i miei valori e tutte le cose positive e negative che appartengono al mio modo di essere. Soprattutto voglio che tu sai che ogni cosa stupida che ho fatto non era per cercare l’attenzione di tutti ma solamente per rendermi agli occhi degli altri una persona diversa da quella che credono che io sia. Perché io non sono la ragazza perfetta: quella sempre impeccabile che non ne sbaglia una ed anche se agli occhi degli altri appaio così tu lo sai benissimo che io sono una normalissima ragazza con dei pregi e dei difetti. Ho sempre cercato in ogni modo di valorizzare sempre di più te rispetto a me perché, ammettiamolo, tu sei una persona decisamente migliore di me. Hai un gran cuore e sai dare tanto alle persone a cui vuoi bene e le persone che ti apprezzano lo fanno perché tu hai saputo dargli affetto. Io ho fatte tantissime cose stupide ma l’ho sempre fatto per farti vedere agli occhi di tutti come una persona mille volte migliore di me.-
Alla fine delle sue parole nella fredda stanza dove siamo regna il silenzio. Non so cosa rispondere, mi aspettavo qualunque altra risposta ma non questa. Mi ha appena rivelato che vorrebbe essere al mio posto e che ha sempre fatto di tutto per farmi apparire meglio di lei in ogni situazione ed io non me ne sono mai neanche resa conto. Sono arrivata quasi a detestarla e invece lei ha fatto più cose per la nostra amicizia rispetto a quello che ho fatto io.
Abbiamo sempre sofferto in silenzio senza rivelare all'altra quali erano veramente i nostri sentimenti.
-io non so davvero cosa dire. Non avrei mai pensato che tu pensavi queste cose di me, io mi sento veramente una stupida adesso per non essermene mai accorta prima. Mi dispiace-
-non devi dispiacerti per nulla, sei sempre stata un po' ingenua ma a me piaci così come sei-
-ei, questo lo prendo come un insulto- dico facendo un sorriso sghembo, anche se in realtà ha ragione: sono sempre stata molto ingenua, non mi accorgo mai delle cose più banali -mi dispiace per aver dubitato di te in questi due giorni, sei sempre stata tu a voler salvare il nostro rapporto e io non me ne sono neanche accorta-
-non ti devi preoccupare, ti voglio un sacco di bene comunque- alla fine delle sue parole un caldo abbraccio mi avvolge e per la prima volta con lei mi sento a casa, mi sento protetta.
 
Mentre accompagno Alyson all'aeroporto riviviamo a parole tutti i migliori ricordi delle nostre avventure, in attesa che quell'aereo la riporti a distanza di molti kilometri da me, mi mancherà.
Dopo aver parcheggiato la macchina nell'immenso parcheggio dell'aeroporto sento crescere sempre di più in me una leggera malinconia dovuta alla partenza di Alyson. 
-ciao cucciola, mi mancherai-
Nelle sue parole noto un velo di tristezza, questi giorni non sono andati esattamente come speravamo entrambe, però siamo finalmente riuscire a riconciliarci e ci siamo promesse di non tenerci più segreti tra noi.
-ci vediamo presto- replico subito io -sarò io a venire a trovarti la prossima volta, mi manca Bordeaux-
Bordeaux, la città dove ho vissuto da quando sono nata. Custodisce i migliori ricordi, sia belli che brutti, ma adesso è finalmente ora di andare avanti.
Mentre saluto Alyson per l'ultima volta mi assale una certa malinconia. La vedo allontanarsi sempre di più da me, ogni tanto si volta verso di me e sfoderando un enorme sorriso. Penso già alla prossima volta che la vedrò mentre sento la presenza di una piccola guancia rigarmi il viso, mi mancherà tanto.



 
***
Buongiorno:) Al contrario di quello che pensavo sono riuscita a finire il capitolo anche in anticipo!
Il prossimo sarà sicuramente per la prima oppure la seconda settimana di Agosto, visto che in questi giorni che parto non ho la possibilità di scrivere nulla, al massimo abbozzerò giusto qualcosina sul cellulare.
La storia Alyson è stata chiusa, ed è stato fortunatamente un happy ending. Mentre un'altra se n'è aperta: lo strano comportamento di Castiel.
Lascio a voi domande e dubbi che verranno svelati non so quando ahah

Vi auguro una buona giornata, baci!

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Capitolo 15
*** Solo cose belle ***


CAPITOLO 15 – SOLO COSE BELLE
 
Sono passate quasi due settimane da quando Alyson se n'è andata ed ogni volta che ripenso a lei e a tutto quello che abbiamo fatto insieme divento fortemente malinconica. Avevamo finalmente esposto l'un l'altra tutti i problemi che tenevamo nascosti da troppo tempo e poco dopo lei è dovuta ripartire per tornarsene a casa, a Bordeaux. Nonostante so di essermi tolta un grande peso dallo stomaco rivelandole finalmente tutto ciò che mi frullava nella testa da troppo tempo, non posso di certo negare che quando sto senza di lei mi sento decisamente più leggera. Il solo pensiero che non è lei al centro dell’attenzione di tutti mi solleva.
In queste due settimane tutto è sembrato andare per il verso giusto: a scuola non stiamo ricevendo più dozzine di compiti come al solito ma solamente il minimo indispensabile degli ultimi giorni in preparazione alle vacanze invernali. Così, mentre il Natale si avvicina, l'atmosfera si fa sempre più natalizia, costringendo tutti i professori a diventare un po' più buoni in questo periodo dell'anno. Lysandro e Rosalya mi sono stati vicini nei giorni successivi alla partenza di Alyson, giorni in cui ero molto giù di morale ma anche giorni in cui mi bastava guardarli per ritrovare il sorriso perché avevano sempre una parola speciale oppure una risata da condividere con me. Anche la relazione con Castiel è migliorata: mano a mano che passano i giorni ha smesso di prendermi in giro, riuscendo ad essere una persona quasi accettabile e molto meno irritabile e scontroso del solito.
Siamo alla vigilia del quindici dicembre ed il freddo si fa notevolmente sentire, specialmente nell'alta Francia, minacciando una bufera di neve da un momento all'altro. Anche se credo che oggi non sia il giorno giusto per nevicare perché scoprirò finalmente se la mia cagnolina è incinta. Sono già passate tre settimane da quando Castiel mi ha rivelato la cosa ed ora è finalmente arrivato il momento di scoprire il risultato. All'inizio ero un po' incerta se raccontarlo ai miei genitori oppure no, non sapevo se era vero quello che mi aveva detto Castiel ed avevo paura della loro possibile reazione. Quando mi decisi a dirglielo e mi feci coraggio erano tutti erano tutti e due al settimo cielo alla notizia di questi probabili nuovi arrivati in casa. Non ci hanno avuto molte preoccupazioni perché in casa c’è sempre qualcuno: mia mamma fa la casalinga e rimane a casa la mattina quando io sono a scuola e papà al lavoro. Mi hanno reso felice promettendomi che tre settimane dopo mi avrebbero accompagnata dal veterinario per sapere il risultato della visita, ed infatti eccomi qua.
Anche Castiel oggi è ansioso, quasi quanto me, di scoprire il verdetto finale del veterinario che esaminerà la mia cagnolina. Non tanto perché il cane della sua vicina di casa avrà dei cuccioli e quando inizieranno ad abbaiare lo faranno tutti insieme ma perché il papà di questi cuccioli sarà proprio Demon, il suo cane.
Mi ritrovo in una piccola sala d’attesa luminosa con un, per quel luogo, normalissimo odore di cane, gatto ed altri animali. Davanti a me ci sono tre persone: una signora anziana tutta in tiro insieme ad un chihuahua messo anche lui in tiro dalla padrona con un bruttissimo cappottino rosa confetto, non capisco perché le persone devono ridurre così dei poveri cagnolini. Dietro di lui un ragazzo giovane, anche molto carino, con un cucciolo di pittbull impaurito, probabilmente sarà la sua prima visita dal veterinario visto come sta tremando. Infine c’è una ragazza seduta nella sedia di fronte alla mia che tiene sulle gambe un trasportino, sicuramente dentro c’è un piccolo gattino. Tutti gli animali all’interno di questa stanza sono sdraiati per terra oppure dormono tranquilli e poi c’è il mio cane che da quando è entrato sta annusando ogni angolo di quel locale rompendo la quiete che c’era prima del nostro ingresso in quella clinica.
Devo rimproverarla più volte prima di riuscire a farle capire che deve stare seduta e rimanere tranquilla. E’ andata più volte ad importunare la ragazza con il gatto mettendosi ad annusare insistentemente il trasportino che tiene sulle gambe con cura ed è andata pure a cercare di fare amicizia con il cucciolo di pittbull che in tutta risposta le ha ringhiato non appena si è trovata a due centimetri dal suo muso.
Una volta che anche la ragazza insieme al suo gatto varca la soglia dell’uscita dallo studio del veterinario inizio a fremere dall’ormai, inevitabile, curiosità.
Una donna di circa cinquant’anni si affaccia dalla porta accogliendoci con un caloroso sorriso e invitandoci ad entrare. La mia cagnolina non se lo fa ripetere due volte, correndo esaltata verso la donna che, vedendo tutta quell’energia, inizia a riempirla di coccole con in risposta varie leccate da parte del mio cane.
Entrando in quella stanza noto subito le pareti completamente bianche e l’arredamento dello stesso colore ma con qualche chiazza di blu in alcuni punti. Al centro c’è un lettino mentre tutt’intorno alla stanza ci sono varie macchine di cui non conosco l’uso.
La donna, dopo essersi conquistata la fiducia del cane, riesce ad appoggiarla proprio su quel lettino posizionato in mezzo alla stanza.
-Sei qui per l’ecografia, giusto?-
-Si- rispondo cercando di nascondere il più possibile l’eccitazione
-Potresti darmi una mano?- mi chiede con gentilezza la donna –Dovresti tenere le zampine anteriori del cane, bisogna farla mettere a pancia in su-
Con l’aiuto della veterinaria, dopo circa cinque minuti di dimenamento del cane che non voleva saperne di rimanere in quella posizione, riusciamo a far posizione il cane a pancia in su. Poi afferro rapidamente le sue zampe anteriori del cane prima che potesse girarsi per l’ennesima volta mentre la veterinaria indossa i guanti e successivamente afferra la sonda con la mano destra mentre con la sinistra tiene le zampe inferiori del cane. Appena riusciamo a farla tranquillizzare la donna inizia a passare delicatamente la sonda sul suo grembo e dopo aver analizzato attentamente le immagini da un piccolo monitor poco distante da noi, di cui io ho capito poco e niente, inizia a esibire un’enorme sorriso
-Sì, è proprio incinta questa cagnolina- dice mantenendo costante il sorriso che si è formato sulle sue labbra da prima –E sono sette cagnolini!-
-Sette?- chiedo incredula, ma poi al suono di quelle parole un grosso sorriso mi si dipinge sul volto e il cuore quasi mi perde un battito. Rimango a guardare il monitor per qualche secondo, cercando di riuscire ad individuarne almeno uno, ma non riesco a capirci proprio nulla, fino a quando la voce della veterinaria non mi fa ritornare alla realtà
-Abbiamo finito- mi dice mentre aiuta il cane a scendere dal lettino su cui era sdraiata –La gravidanza mediamente dura 60 giorni, sono già passate tre settimane quindi rimane ancora poco più di un mesetto. Ogni tanto passa di qua che facciamo un controllo e tieni questo- dice passandomi un libretto di circa una trentina di pagine –ti da consigli sull’alimentazione, la cura e tutto il resto-
-Va bene, grazie mille. Ci rivedremo presto- dico alla donna poco prima di uscire dalla porta dello studio
Prima di varcare la soglia della porta metto con fatica il guinzaglio rosa alla mia cagnolina, mentre i suoi continui movimenti a destra e sinistra non mi facilitano per nulla l’impresa.
Una volta uscite dallo studio di quella veterinaria così gentile iniziamo a dirigerci verso casa tra le strade francesi. Mentre cammino velocemente sul lungo viale contornato da alti alberi una leggera neve inizia a cadere piano dal cielo, rendendo il mio labrador nero quasi un dalmata. Fortunatamente la casa non è molto lontana dallo studio veterinario costringendoci così a subire quel freddo pungente insieme alla neve solamente per una decina di minuti.
Non faccio nemmeno in tempo a mettere un piede in casa che mia mamma si fionda davanti a me, chiudendomi ogni via di fuga e invitandomi a raccontarle tutto.
-Allora, siamo arrivati e non stava un attimo ferma, ha dato fastidio a tutti-
-Non è questo quello che voglio sapere- mi dice severamente scoppiando poi a ridere
-Sì- affermo sorridendo –E’ incinta-
Mia mamma sorride entusiasta mentre inizia ad accarezzare il cane che ricambia riempendola di baci ovunque, facendola finire in un bagno di saliva.
 
Scendo dalle scale in fretta e furia, cercando solamente di non inciampare e rischiare di rompermi qualcosa mentre corro a dare la notizia anche a Castiel. Dalla fretta afferro solamente il giubbotto nero appeso di fianco alla porta con dentro un pacchetto di sigarette e mi dirigo velocemente verso casa sua.
La neve che scende piano dal cielo sta iniziando a formare un manto bianco sulle strade e nei vari giardini, facendomi lasciare ad ogni passo un’impronta.
Alzo la mano per suonare il campanello di casa del rosso ma mi blocco sentendo il rumore della porta che si sta aprendo
-Ti ho sentita arrivare- annuncia il rosso -Potevi fare meno casino-
-Ma non ho fatto nessun rumore-
-Sì, invece. Ti ho sentito da casa tua-
-Ci credo, abitiamo a tre metri di distanza- dico svogliatamente –Comunque è incinta-
Dopo le mie parole il suo sguardo è vago, non capisco a cosa sta pensando. Penso sia felice ma vuole nasconderlo eppure non ne sono così sicura.
-Va bene, grazie dell’informazione- dice mentre mi chiude quasi la porta in faccia
-Ei- esclamo bloccando la porta con un piede –Non inviti la tua vicina preferita a bere qualcosa?-
Il suo sguardo seccato incrocia il mio esaltato.
-Ti devo sopportare ogni mattina a scuola, adesso pure a casa vuoi rompere le palle?-
-Ok, ho capito. Me ne vado- dico girandomi in direzione opposta alla sua –A domani, Castiel-
-Ciao ragazzina- gli sento dire in lontananza mentre mi allontano
 
Questa mattina alzarsi è stato più duro del solito, sarà colpa della vicinanza delle vacanze invernali e della voglia di dormire un po’ di più ogni mattina. Sono già seduta al mio banco mentre aspetto invano Castiel, tra pochi minuti inizieranno le lezioni e di lui non c’è traccia. Rosalya si avvicina furtivamente a me sedendosi sulle sedia vuota affianco alla mia
-Allora, com’è andata ieri?-
Mi ero completamente scordata di raccontare a Rosalya com’è andata ieri dal veterinario. Ero talmente eccitata all’idea di avere tanti cuccioli in casa che tutto il resto mi è passato di mente.
-Sì, è incinta- annuncio con l’ennesimo sorriso –E sono sette!-
-Sette?- mi chiede lei incredula ma capisco la sua reazione, è identica a quella che ho avuto io ieri
Continuiamo a parlare della visita di ieri e di come saranno questi possibili sette cagnolini, informandomi che ci gli piacerebbe adottarne uno e ci penserà solamente dopo aver parlato con i suoi genitori. Sarebbe bello che Rosa ne prendesse uno, io vorrei tenerli tutti eppure non ho così tanto spazio in casa, senza contare che i miei genitori non me lo permetterebbero mai. Di tutti e sette almeno uno me lo voglio tenere io, possibilmente un maschio.
Un colpo secco di tosse interrompe i miei discorsi con Rosalya e quando mi giro non mi sorprendo di vedere Castiel, finalmente è arrivato. Mentre Rosalya si alza e va a sedersi al suo banco come se nulla fosse successo, il rosso si siede guardandomi male
-Stamattina non voglio sentirti parlare, sono già di cattivo umore-
-Tranquillo signor sonoacidotuttelemattine- rispondo ridendo, ormai mi sto abituando alla sua acidità e poca voglia di vivere ogni mattina ma alla vista di quel suo sguardo, oggi molto più duro del solito, capisco che per lui questa è davvero una mattina no.
-Che cos’hai?- chiedo timidamente perché ho paura di una sua possibile reazione
-Non sono cose che ti riguardano, finiscila di impicciarti-
-Va bene, ma se avrai bisogno scordati di me-
-Non voglio nessun aiuto da te-
-Ma magari posso aiutarti-
-Ti dico solo una cosa: fatti gli affari tuoi-
La nostra discussione viene placata dall’ingresso in aula del professore di storia, Faraize, insieme a Boris, l’insegnate di ginnastica. Il comportamento di Castiel non mi convince per niente, deve essere arrabbiato per qualcosa di serio questa volta.
Punto la mia attenzione suoi due professore che hanno fatto il loro ingresso da poco e dai loro sguardo deduco che ci devono avvisare di qualcosa e capisco solamente dai loro sorrisi che è una buona notizia. Appena il rumore generale della classe cessa poco dopo il loro ingresso i due incominciano a parlare
-Buongiorno ragazzi- introduce il professor Faraize–Vorremmo parlarvi di un’iniziativa della scuola-
-Esatto- continua Boris –L’iniziativa è una gita-
Un brusio di sottofondo parte da tutti i lati della classe, ogni alunno inizia a confrontarsi col proprio compagno di banco riguardo alle possibili mete, fatta eccezione per noi. Castiel guarda i due insegnanti con aria annoiata, costringendo pure me a non parlare. So che se avrei parlato dalla bocca di Castiel sarebbero usciti solamente insulti nei miei confronti così decido di stare zitta.
-E’ una gita in montagna, qualche giorno dopo il rientro dalle vacanze invernali- riprende Boris interrompendo, come è iniziato, il brusio della classe –Vi consegneremo dei moduli che dovrete riportarci domani. Parlatene con calma ai vostri genitori e se una buona parte della classe accetterà di venire si usufruirà di questa iniziativa proposta dalla scuola-

 
***
Uella!
Eccomi con il quindicesimo capitolo, ce l'ho fatta anche stavolta ;)
Volevo ringraziare tutte quelle che mi seguono e hanno aggiunto la storia tra i Preferiti/Seguiti/Ricordati, chi ha recensito ed anche chi ha fatto sapere il proprio parere in privato, siete fantastiche!**
Passando al capitolo, il cane di Crystal abbiamo scoperto che aspetta sette teneri cucciolini. Mentre Castiel è più distaccato e antipatico del solito, cosa gli sarà successo?
La gita è una cosa che avevo in mente ancora prima di iniziare a scrivere il primo capitolo ahah e finalmente sono riuscita a inserirla nella storia u.u
Vi lascio, al prossimo capitolo! Un bacione enorme:)

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Capitolo 16
*** Rivelati ***


CAPITOLO 16 – RIVELATI
 
-Allora cosa ne pensate della possibile gita?- esordisce Rosalya
Stiamo tutti uscendo dalla classe per dirigersi a casa e mentre Castiel è visibilmente preoccupato per qualcosa Lysandro sta vicino a lui in totale silenzio, come per non disturbare l’amico. Insieme a noi c’è anche Armin, il gemello di Alexy, è completamente l’opposto di lui. Il primo coi capelli neri e gli occhi azzurri mentre il secondo ha i capelli azzurri, non gli occhi, che infatti sono tendenti al viola. Penso che se non me l’avessero detto quando sono arrivata qui non l’avrei neanche capito. Alexy è sempre euforico e di buon umore, qualunque cosa lo diverte mentre il fratello è l’opposto: la maggior parte del tempo la occupa giocando con i videogiochi, poche volte l’ho sentito parlare. Il gemello più esuberante insieme alla mia amica Rosa sono i più entusiasti per questa gita proposta dalla scuola. Anche io lo sono, ma non tanto quanto loro.
-Io penso che sarà bellissima- le risponde allegramente Alexy, la perenne euforia per qualsiasi cosa fa parte del suo carattere
-Lo spero- aggiungo –Spero soprattutto che questa gita si riesca a fare-
-Si, stai tranquilla. In classe erano tutti entusiasti all’idea- mi rassicura Rosalya
Mentre noi tre continuiamo a fantasticare su un’ipotetica gita i nostri tre amici silenziosi continuano a camminare dietro di noi mantenendo scrupolosamente le bocche chiuse pensando solamente ai fatti loro.
Una volta arrivati al parcheggio fuori da scuola saluto tutti con un dolce bacio sulla guancia e mi dirigo verso la macchina. Castiel si unisce ad Alexy e Armin che proseguono verso destra, mentre Rosalya accompagna Lysandro a casa per poi riuscire ad autoinvitarsi e fermarsi a stare fino a sera tarda a casa del suo ragazzo, Leigh. Mi chiedo come fa Rosa a stare così tanto insieme a lui, io ho bisogno dei miei spazi eppure lei condivide tutto con il suo ragazzo.
 
Parcheggio distrattamente la macchina davanti al cancello ed entro in tutta fretta dentro casa. Al mio ingresso un profumino di cibo mi inebria le narici e avvicinandomi alla cucina trovo i miei genitori ad aspettarmi per il pranzo.
-Mamma, papà- dico ad alta voce attirando la loro attenzione –Oggi la scuola ci ha dato la possibilità di fare una gita-
-Ma è fantastico tesoro- dice mia mamma –Quando andreste?-
Non ho nemmeno letto l’avviso che ci hanno consegnato prima a scuola. Non so quanto staremo via e nemmeno quando andremo.
Appoggio con poca grazia lo zaino sulla sedia e inizio a cercare il foglio che ho buttato poco prima nello zaino. Tra una miriade di altri fogli riesco a trovarlo, l’ordine non è il mio forte.
-Qui dice che la gita durerà cinque giorni. La partenza è prevista per le cinque e mezza, mentre l’arrivo per mezzogiorno- dico leggendo ad alta voce il foglio che tengo in mano –cinque e mezza? Ma è prestissimo-
-Zitta e leggi- mi impone mia mamma zittendomi all’istante
-Scusa- rispondo ridendo -destinazione: piste sciistiche della Val Thorens-
-Ma è fantastico- dice mia mamma alzandosi dalla comoda sedia dove era seduta per venire da me e darmi un dolce bacio sulla guancia –Quando andavo io a scuola queste cose non erano possibili quindi vai e divertiti-
-Mamma, ma io non so sciare- ammetto abbassando leggermente la testa
-Non ti preoccupare, imparerai- dice cercando di riuscire a rilassarmi –Ah, io e tuo papà torniamo a Bordeaux per le feste, vogliamo festeggiare in famiglia. Vuoi venire?-
La guardo titubante, non mi aspettavo che volessero tornare a festeggiare il Natale ma non penso di volerli seguire veramente –Non vi preoccupate, andate voi. Io mi sto facendo dei nuovi amici e vorrei passare con loro le feste-
-Va bene piccola-
 
Salgo piano le scale mentre sento lo stomaco pesante, ho davvero mangiato troppo a cena. Mi butto sul letto continuando a pensare alla gita: io non so minimamente sciare e la nostra destinazione sarà appunto una pista di sciistica. Ho paura cadere e farmi male, ma non ci sono solamente lati negativi. Potrò stare per cinque giorni in compagnia Rosalya e tutti gli altri ragazzi. Val Thorens oltre ad avere la pista sciistica francese più famosa ospita anche molti locali come ristoranti, pub e discoteche.
Ma c’è una cosa che nei miei pensieri mi tormente più della gita, Castiel.
Quel ragazzo è sempre scontroso con me, eppure so con certezza che da stamattina ha qualcosa in testa. Qualcosa che l’ha fatto innervosire così tanto da trattarmi peggio del solito. Non è che mi piaccia essere trattata male da lui, sono io a farlo impazzire e la cosa mi fa divertire parecchio.
Ed, involontariamente, inizio a infilarmi velocemente le scarpe e scendo dalle scale, la mia destinazione è solo una: casa di Castiel.
Devo assolutamente scoprire cos’ha quel ragazzo.
Appena mi ritrovo davanti a casa sua una marea di paranoie mi assalgono. Non so come aprire l’argomento ne tanto meno come continuarlo. Ho paura che mi accolga in malo modo per l’ennesima volta, ma mi faccio coraggio e prendo un lungo sospiro prima di avvicinare il dito, indolenzito dal freddo, al campanello.
Il suono si propaga per tutta la casa e dopo qualche secondo il suono di alcuni passi raggiunge le mie orecchie, Castiel sta arrivando.
Quando apre la porta sul suo volto si dipinge prima un’espressione sorpresa e subito dopo una corrucciata, sicuramente non si aspettava di vedermi.
-Che ci fai qui?- mi chiede incrociando le braccia al petto
-Voglio parlarti-
-Io no. E adesso è meglio che te torni a casa-
-No Castiel- dico furiosa –Sono stanca dei tuoi atteggiamenti menefreghisti. Se sono qua è perché so che c’è qualcosa che non va e vorrei che tu ne parlassi-
-Ho detto che è meglio che torni a casa tua-
Con un gesto velocissimo scavalco il suo braccio saldamente appoggiato allo stipite della porta ed entro in casa sua guardandolo con aria di sfida –io non me ne vado finché non mi dici cos’hai-
Il rosso si volta palesemente spazientito verso di me per poi sbuffare. Lo sto innervosendo e ne sono consapevole, però devo capire ad ogni costa che cosa lo turba.
-Vuoi qualcosa da bere?- mi chiede scorbuticamente
-Veramente no- dico avvicinandomi a lui con un sorriso sghembo –Voglio un’altra cosa e solo tu puoi darmela-
La sua espressione prima disorientata e poi maliziosa mi fa intuire che ha frainteso tutto eppure non c’era nessun doppio senso nella mia frase.
-Non intendo quello che pensi- dico cercando di riparare la situazione –Volevo solamente una sigaretta-
Si voltò immediatamente dall’altra parte della stanza per poi sparire in cucina. Lo vedo tornare dopo qualche secondo con un pacchetto di sigarette nella mano sinistra mentre l’altra è occupata dall’accendino.
Appoggia con una mano sulla mia schiena e poi con delicatezza mi spinge su per la rampa di scale. Anche se sono stata qui solamente una volta insieme a Lysandro mi ricordo perfettamente la strada.
Sorpassiamo velocemente camera di Castiel che è rimasta esattamente come me la ricordavo e usciamo finalmente sul balcone. L’aria è fredda, quasi congelata, e mi costringe a rinchiudermi ancora di più dentro al mio cappotto.
-Tieni- dice passandomi al volo una sigaretta
-Grazie- rispondo mentre cerco nella tasca un accendino, ma invano
All’improvviso vedo una fiammella provenire da appena sotto il mio naso che per un attimo col suo calore da sollievo al mio viso. Lascio che la sigaretta si accenda per poi aspirare a pieni polmoni tutta la nicotina che sta entrando nel mio corpo.
-Allora volevi sapere come mai sono così nervoso, giusto?
Il cielo è scuro e il rosso non ha nemmeno acceso la luce del balcone, la nostra unica illuminazione è la luce soffusa dei pochi lampioni che ci circondano. Riesco a distinguere la figura di Castiel spostarsi fino all’estremità del balcone per poi accennare un si confuso. Non mi aspettavo che cedesse così in fretta.
-Non hai mai notato nulla di strano in questa casa?-
-Sinceramente?- chiedo
-Si-
-Veramente no- ammetto –Tranne una cosa: non ho mai visto i tuoi genitori-
-E’ proprio questo il punto-
-Che è successo?-
-E’ da quando sono piccolo che i miei genitori non sono mai a casa, li ho sempre visti per poche settimane durante tutto l’anno. Mio padre è un pilota d’aerei e mia mamma è una hostess, sono sempre in viaggio per lavoro. Mi hanno sempre affidato a mia nonna, che è morta l’anno scorso ed è appunto da un anno che ho l’emancipazione. Non ce l’ho con loro perché so che quello è il loro lavoro e se lo devono tenere, ce l’ho con loro perché si sono persi la mia adolescenza, la mia prima delusione d’amore, i miei compleanni, il Natale e tutto il resto dei miei anni. Adesso non mi importa più, sto benissimo anche senza di loro perché ho imparato a fregarmene-
Non potevo immaginare che Castiel avesse questo passato. Mi sono accorta qualche volta che i suoi genitori non ci sono mai ma non pensavo mancassero sempre e da così tanto. Non riesco a immaginare quello che prova, i miei genitori sono sempre stati vicini a me e non mi hanno mai fatto mancare nulla. Adesso capisco da dove viene la sua continua rabbia e il suo menefreghismo nei confronti di tutto quello che non riguarda lui, ma non capisco ancora perché sia così arrabbiato.
-Questa mattina mi hanno chiamato- continua –Hanno avuto la brillante idea di venire a passare con me questo Natale ma io non li voglio e gliel’ho detto ma hanno insistito, hanno detto di voler sentire ragioni e che questo Natale si presenteranno veramente. Anche se non so quando crederci, ogni anno è la stessa storia-
-Castiel, io non immaginavo tutto questo- ammetto abbassando il capo –se no non sarei venuta qui a chiederti spiegazioni ad ogni costo. Mi dispiace da morire-
-Non ti devi preoccupare- dice mentre mi appoggia una mano sotto al mento costringendomi ad alzare la testa.
Lo guardo negli occhi e capisco che infondo la sua è solamente rabbia repressa, non è per niente cattiveria ed ora mi sento in colpa per aver dubitato di lui appena l’ho conosciuto.
-Mi potresti spiegare anche un’altra cosa?- dico guardandolo dritto negli occhi
-Dimmi-
-Perché hai reagito così quella sera?-
-Quale?-
-La sera che hai scoperto che Debrah è mia cugina-
A quelle parole il suo sguardo sembrò quasi di fuoco e inchiodò i suoi occhi severi ai miei quasi intimiditi da quell’espressione che è cambiata così in fretta.
-Questi sono anche affari miei- afferma poi leggermente irritato
-Va bene, non mi intrometto più-
Mi guarda con aria comprensiva, tutta la rabbia di qualche minuti prima è sparita. Ho già saputo troppo questa sera, non mi va più di intromettermi nelle sue faccende personali. Adesso ogni volta che lo guardo è con occhi diversi, adesso capisco come mai è sempre così menefreghista nei confronti di tutti e anche nei miei.
Tiro fuori dalla tasca il cellulare e con pulsante laterale faccio illuminare lo schermo per guardare l’ora. Sono già le undici e mezza ed è arrivata l’ora di andare.
-Castiel, io devo andare-
-Va bene, ti accompagno alla porta-
Ripercorriamo lo stesso percorso che abbiamo fatto all’andata ma al contrario fino ad arrivare alla porta di legno che delimita l’ingresso. Mi giro verso il rosso per salutarlo e noto nella sua espressione uno sguardo molto più tranquillo rispetto a quando ho messo piede dentro questa casa. Lo saluto con un leggero bacio sulla guancia per poi tornare a casa mia.
 
-Buongiorno ragazzi-
La voce di Boris rimbomba nell’intera stanza, soffocando all’istante il brusio di voci dedicate interamente alla gita. Mancano cinque minuti alla fine delle lezioni e questa mattina abbiamo consegnato tutti i moduli al professor Faraize che ha terminato la sua ora con la promessa di farci avere notizie riguardanti la gita entro la fine della giornata scolastica.
-Vi annuncio con piacere che abbiamo raccolto una modesta quantità di partecipazioni alla gita ed infatti si farà-
Un coro di studenti esaltati si alza nell’aria, è come se tutti fossero impazziti all’idea di quella gita. Tutti tranne uno: il mio caro compagno di banco.
Infatti il rosso non ha fatto nessuna espressione davanti alle parole di Boris, come se la cosa non gli importasse per nulla.
-Verrai in gita?- gli chiedo
Lui si volta verso di me con la sua solita aria menefreghista –Non ci ho ancora pensato-
-Ma come no?- chiedo quasi sorpresa –Devi venire, ci divertiremo-
Penso che ha frainteso le mie parole visto lo sguardo malizioso che mi sta dedicando in questo momento –Io e te? Potrei anche pensarci-
-In realtà intendevo con tutti gli altri. E’ un posto soprattutto per ragazzi quello, pieno di locali e bar-
-Mi avevi quasi convinto, ma non so ancora se verrò-
-Dai Castiel- lo guardo implorante –Ti divertirai. Nemmeno io sono entusiasta però cerco di essere ottimista-
-Ci penserò- dice, infine, dopo qualche secondo di silenzio
Il suono della campanella non tardò ad arrivare e tutti si alzano in piedi per dirigersi verso casa mentre Rosa ed Alexy si avvicinano a me e Castiel con l’aria di qualcuno che ha per la mente mille idee e non vede l’ora di raccontarle a tutti.
-Prima di pensare a questa gita- incalza Rosalya –Dobbiamo pensare a cosa fare a Capodanno, mancano due settimane ormai-
-Esatto- risponde Alexy assecondandola -Mi raccomando, a Capodanno dobbiamo fare qualcosa tutti insieme-
-Ragazzi se volete io ho casa libera- ammetto –I miei genitori partono alla vigilia e tornano qualche giorno prima dell’inizio della scuola-
-Ma è fantastico- rispondono in coro Rosalya e Alexy
La prima mi avvisa fin da subito che penserà lei a tutti le decorazioni ed anche al mio vestito, mentre il secondo si occuperà di invitare tutti. Mi sono già raccomandata con Alexy di non invitare persone strane e di limitarsi alla mia cerchia di amicizie, non vorrei brutte sorprese quella sera. Lui si è limitato ad accennarmi un si poco convinto per poi sparire nel nulla insieme a Rosalya, quei due non me la raccontano giusta.
-Sei venuta a scuola in macchina?-
La voce di Castiel interrompe i miei pensieri ed accenno un no con il capo in risposta alla sua domanda
-Facciamo la strada insieme?- mi chiede quasi sottovoce -vorrei parlarti-
-Va bene-

 
***
Ok, ho paura di essere andata un po' OOC nella parte di Castiel ma non riuscivo a non descriverla così><
Avevo detto di pubblicare settimana prossima, sbagliato perchè sono riuscita a concluderlo adesso il capitolo ahah E' l'ennesima sera che non riesco a dormire così mi sono cimentata nella scrittura del capitolo riuscendo a finirlo prima del tempo, sono soddisfatta:)
Per quanto riguarda il capitolo la gita è una cosa che finalmente si riuscirà a fare, con o senza la presenza di Castiel che svelerà nel prossimo capitolo cosa ha deciso di fare u.u
Riguardo proprio a quest'ultimo ho voluto tenere il più possibile inerente alla storia originale il lavoro dei suoi genitori, però con qualche variazione mia  ahah
Il capodanno a casa di Crystal organizzato da Alexy e Rosalya mette un po' in crisi anche me, ho paura di quello che vorranno fare ahah
Però dai, all'alba delle 02.19 di notte vi lascio, al prossimo capitolo.
Buonanotte <3 

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Capitolo 17
*** Ricatti ***


CAPITOLO 17 – RICATTI
 
Iniziamo a incamminarci verso il lungo viale che separa la scuola dalle nostre case
-Cosa devi dirmi?- chiedo incuriosita
-Quando l’altro giorno mi stavi dicendo del cane ti ho mandata via- ammette –Com’è andata?-
-Adesso ti interessa?- chiedo con un espressione leggermente accigliata
-Direi di si visto che anche il mio Demon è coinvolto in tutta questa storia-
Lo guardo male per pochi secondi e poi mi scappa un leggero sorriso, sapevo che prima o poi mi avrebbe chiesto di questa storia.
Gli racconto tutto quello che mi ha detto la veterinaria, dei cuccioli e della data prevista per il parto. Ci accordiamo che quando il mio cane partorirà Castiel potrà scegliersi un cucciolo e tenerselo a casa con lui e Demon.
Il telefono che ho saldamente in mano fa due leggere vibrazioni, sinonimo che mi è appena arrivato un messaggio. Faccio illuminare lo schermo dal pulsante laterale e appena leggo il nome del mittente mi fermo di colpo e guardo agitata il ragazzo di fianco a me.
-Che hai?- chiede
Non posso di certo dirgli che la sua ex ragazza, nonché mia cugina, mi ha appena scritto un messaggio che non si può definire tra i più amichevoli.
-Oh, niente- balbetto distratta mentre sono intenta a leggere quello il messaggio
‘So che ti stai avvicinando a Castiel, devi lasciarlo stare. Ti userà come ha fatto con me e spero che lo capirai prima che succeda, altrimenti mi tocca venire lì e spiegarti alcune cose.’
Mi chiedo come faccia a sapere queste cose, chi potrebbe averglielo detto? Eppure tra me e Castiel non c’è niente di più di una strana amicizia.
Mi guardo istintivamente intorno in cerca di qualche faccia conosciuta ma non riesco a riconoscere nessuno in mezzo alle poche persone che passeggiano sulle strade leggermente innevate.
-Che c’è?- mi chiede per la seconda volta il rosso
-Niente- rispondo con una faccia leggermente preoccupata
‘Voglio semplicemente conoscerlo meglio, niente di più’ digito velocemente sul cellulare prima che Castiel si accorga che c’è davvero qualcosa che non va.
-Comunque ci ho pensato- dice il rosso
Mi guardo ancora intorno per assicurarmi che non ci sia davvero nessuno ad osservarci e per la seconda volta non riesco a riconoscere nessuna delle persone che girano per quelle strade.
-Ei- dice Castiel alzando un po’ la voce –Mi stai ascoltando?-
Lo guardo disorientata per un attimo, non mi sono minimamente accorta che mi stava parlando.
-Scusami, stavo pensando ad una cosa- ammetto
-Ti ho detto che ci ho pensato- ripete scocciato –Ma sto già cambiando idea-
-A cosa?- chiedo curiosa
-Verrò in gita- afferma alla fine dopo una pausa di alcuni secondi
Rimango piacevolmente sorpresa di quelle parole –Sono contenta- rispondo sorridendo
-Come mai mi vuoi così tanto in gita?- chiede sorridendo –Non puoi fare a meno di me, ammettilo-
Lo guardo con una faccia palesemente spaesata prima di mettermi a ridere sonoramente –Io lo dico per te- replico subito dopo –Puoi startene anche a casa, non ho di certo problemi a stare senza di te-
Mi guarda sorridendomi beffardo –Verrò in gita ad una condizione-
-Ecco, non avevo dubbi- dico sbuffando mentre mi accorgo che siamo arrivati davanti alle nostre case
Il telefono ricomincia a vibrare nella mia mano ma questa volta non è un nuovo messaggio di Debrah ma una chiamata di mia mamma che mi avvisa di tornare a casa perché tra pochi minuti partiranno per Bordeaux.
-Castiel scusa- dico dopo aver chiuso la chiamata –Devo assolutamente andare, parliamo più tardi-
-Va bene nanetta- dice dirigendosi verso la porta di casa sua
Lo guardo offesa per qualche secondo per poi prendere una direzione diversa dalla sua ed entrare in casa.
 
Non ho nemmeno il tempo di togliermi lo zaino dalle spalle che il telefono che ho appena appoggiato sul divano in salotto inizia ad illuminarsi ed a produrre una fastidiosa suoneria che mi avvisa che qualcuno mi sta chiamando. Quando leggo il nome della persona che mi sta cercando sbatto immediatamente il telefono sul tavolino di vetro davanti alla tv. So già cosa vuole dirmi, non capisco perché mi deve chiamare per farmelo sapere.
Appena il cellulare smette di squillare tiro un sospiro di sollievo e dentro di me torna la pace che ho perso in questi due minuti.
Estraggo una sigaretta dal pacchetto e dopo essermela portata alla bocca rifletto se portarmi con me il cellulare oppure no e dopo qualche minuto di tentennamento lo afferro velocemente per poi salire le scale. Quando mi ritrovo a metà della scalinata l’aggeggio multimediale che ho in mano riprende a suonare, la mia unica reazione sono un paio di occhi alzati al cielo seguiti da un forte sbuffo. So che se non rispondo adesso continuerà a chiamarmi tutto il giorno così mi armo di molta di pazienza e poi striscio la cornetta verso con il dito
-Dimmi-
-Castieluccio menomale che mi hai risposto, mi stavo preoccupando- afferma la voce femminile dall’altra parte della cornetta
Non sopporto questo nomignolo cretino come non sopporto nemmeno la donna che l’ha appena pronunciato e che finge un momentaneo interessamento alla vita di suo figlio.
-Sto bene- rispondo palesemente scocciato –Cos’hai bisogno?-
-Volevo dirti che io e papà abbiamo un impegno importantissimo e non riusciremo ad essere lì per natale-
-Lo sapevo già mamma, mi hai chiamato per niente-
-Tesoro torniamo presto, non preoccuparti-
-Io non mi preoccupo- affermo serio –Siete voi piuttosto che vi dovete preoccupare-
-Perché tesoro? Ti è successo qualcosa?- chiede, riesco a sentire la sua tonalità di voce da finta preoccupata per un figlio di cui non le importa
-Lascia stare. Ora sono occupato, devo andare- rispondo mentre chiudo in fretta e furia una chiamata che poteva benissimo essere risparmiata.
 
-Comportati bene- mi avverte mia mamma poco prima di varcare la porta di casa
La scuola è finita da qualche giorno e i miei genitori stanno partendo per tornare a Bordeaux per le feste natalizie. Io non me la sentivo di seguirli, ho fatto nuove amicizie e vorrei conoscere meglio i miei compagni di scuola.
-Si mamma, stai tranquilla- affermo cercando di tranquillizzarla
Mi stringe in un forte abbraccio e poi va a posare il beauty case dentro alla macchina parcheggiata davanti al vialetto di casa. Mi siedo sul comodo divano in pelle in mezzo al salotto in attesa che mio padre scende per poter salutare anche lui.
Dopo svariati minuti sento alcuni passi che si dirigono verso di me, istintivamente mi alzo e mi avvicino alla porta d’ingresso dove trovo mio papà
-Lo sapete che state via solamente una settimana?- chiedo vedendo la dimensione delle valigie che sta trasportando
-Io lo so- ammetto –Ma sai com’è tua madre-
Mi esce dalla bocca una leggera risata dopo aver ascoltato le parole di papà, mamma deve avere sempre la scorta di tutto se no non va da nessuna parte: vestiti pesanti, vestiti più leggeri in caso qualche giorno fa meno freddo, tutti i prodotti da bagno e per la pulizia.
Papà appoggia delicatamente le valigie per terra e poi si avvicina a me invitandomi a badare a me stessa in questi giorni ed a stare attenta al cane. Infine mi da un bacio sulla fronte prima di partire. Saluto i miei genitori dalla porta di casa e seguo ogni loro movimento fino a quando non li vedo sparire piano in mezzo alla nebbia che si sta formando sulle strade francesi.
Richiudo velocemente la porta per non far entrare più freddo del dovuto e poi salgo le scale che mi portano in camera mia, ho voglia di farmi una lunga dormita e il tempo che sta invadendo i paese francesi non aiutano molto a farmi cambiare idea sui progetti che ho in questa giornata.
Prima di sdraiarmi sul letto accendo la televisione con l’apposito pulsante sul lato a destra e, dopo aver trovato un canale che mi stimola il sonno mi distendo sul letto coprendomi fino al naso con un caldo piumone.
Le palpebre iniziano ad abbassarsi piano sui miei occhi fino a che non sento un forte rumore provenire da fuori che mi fa fare un notevole salto dallo spavento. Un po’ impaurita mi avvicino alla finestra spostando lentamente la tenda di qualche centimetro. Quello che vedo mi fa rimanere spiazzata: Castiel è fuori, guarda per terra e il cappuccio della felpa gli copre la faccia. Probabilmente il colpo che ho appena sentito è stato un suo pugno diretto contro il muro.
Non so se uscire e chiedergli cos’ha oppure farmi gli affari miei, so che non gradisce molto che le persone si interessino a quello che gli succede eppure mi dispiace vederlo così. L’unica risposta che riesco a darmi è che i suoi genitori hanno deciso di rimandare anche questa volta la loro visita al figlio, ed in effetti io non ho visto nessun movimento diverso dal solito in quella casa.
Decido di uscire con nonchalance facendo finta di voler solo fumare una sigaretta.  Afferro velocemente dall’armadio a lato della finestra la prima giacca che mi capita nelle mani e la indosso prima di uscire. Appoggio la mano sulla maniglia congelata e apro lentamente la finestra cercando di fare meno rumore possibile. Il ragazzo davanti a me non si muove di un millimetro e continua a fissare per terra. Cerco le sigarette nella tasca della giacca ma mi ricordo troppo tardi che le ho lasciate sulla scrivania della mia camera. Rientro velocemente e afferro il pacchetto di sigarette per poi portarmene una alla bocca. Una volta fuori la accendo e aspetto qualche minuto prima di riuscire a trovare qualcosa da dire a Castiel che rimane perennemente appoggiato al muro senza fare nessun movimento.
Dopo svariati minuti capisco che non parlerà se non gli parlo prima io e inizio a pensare un modo per abbordare il discorso ma non mi viene in mente nulla.
-Castiel- dico a bassa voce avvicinandomi alla ringhiera del balcone
Il rosso alza leggermente la testa per guardarmi qualche secondo e poi torna a fare quello che stava facendo prima: guardare il pavimento.
-Non vengono?- chiedo timidamente al rosso, si vede che ha qualcosa che non va ed ho paura di una sua possibile cattiva reazione
-Avevi dubbi?- dice mentre tiene ancora la testa rivolta verso il basso
I miei dubbi erano fondati, neanche questa volta sono venuti eppure glielo avevano promesso. Più penso alla relazione che ha Castiel con i suoi genitori e più sto male io per lui. Non so esattamente cosa sta provando in questo momento perché i miei genitori per me sono sempre stati presenti, ma capisco sempre di più ogni suo atto di menefreghismo verso tutti.
-Mi dispiace- ammetto non sapendo cos’altro dire
-A me no-
Ha un tono di voce freddo. Sapeva che non sarebbero venuti eppure dalle sue parole si capisce che un po’ lo sperava questa volta. Spengo nel posacenere la sigaretta ormai consumata un po’ da me e un po’ dal forte vento freddo che il cielo emana.
-Ti lascio in pace, ciao Castiel- dico avvicinandomi alla finestra per rientrare in casa
Il rosso non emette parola, si accende semplicemente una sigaretta mentre io torno in casa al caldo. Mi stendo sul letto e provo ad addormentarmi come pochi minuti prima ma la preoccupazione nei confronti di Castiel e la voglia di scoprire come mai mia cugina Debrah sapesse tutte quelle cose mi tengono sveglia per un po’ di tempo prima di riuscire a farmi crollare tra le braccia di Morfeo.
 
-Ho deciso il tema per capodanno- esclama Rosalya alzandosi dalla sedia sulla quale era comodamente seduta
I miei genitori sono partiti ieri e dopo la loro partenza ho deciso di invitare Rosa da me così mi avrebbe fatto un po’ di compagnia e avremmo avuto un po’ di tempo per organizzare tutto per capodanno
-Capodanno a tema?- chiedo perplessa –Rosa, non ti sembra di esagerare?-
-Certo che no, dovrà essere un super capodanno!- afferma esaltata –E non ti preoccupare per gli invitati, ho già pensato a tutto io-
La guardo male, il luogo della festa è comunque casa mia –Si ma è casa mia, vorrei sapere chi inviti-
-Tu non preoccuparti- risponde con un sorriso radioso –Ho invitato solamente persone che conosci e che ti stanno simpatiche-
Sbuffo rumorosamente mentre Rosa inizia a fare una lista degli invitati e delle cose che dobbiamo procurarci per Capodanno.
-E dimmi, quale sarebbe questo tema?-
Rosa alza la testa dal foglio e mi guarda negli occhi –Niente di strano, non ti preoccupare- mi avverte –Sarà un tema a colori: rosso e nero-
 -Beh- ammetto –Pensavo peggio, è un’idea carina-
Al suono di quelle parole il volte di Rosa si illumina e le sue labbra si muovono mostrando un bianco e allegro sorriso.
-Dobbiamo andare a fare shopping adesso!-
-Proprio oggi?- chiedo supplicando, non ho nessuna voglia
-Certo che si, se non vieni non ti aiuterò a organizzare la festa-


 
***
Pensavate che non sarei più tornata ed invece eccomi qui con un enorme ritardo>< Avevo detto che avrei pubblicato presto ed invece sono stata occupata e vista la mia mancanza di sonno in questi giorni sono riuscita a finire il capitolo alle 3 di notte ahah
Il prossimo capitolo, come avevo già anticipato, parlerà di Capodanno. Non so dare una data precisa di quando riuscirò a pubblicarlo ma spero presto ahah
Un bacione!

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Capitolo 18
*** AVVISO ***


Buonasera.
La prima cosa che voglio dire è che è passato un sacco di tempo e non ho aggiornato, lo so.
Il prossimo capitolo è ancora in stand-by nel mio computer. Sono veramente occupata in questo periodo e non sono riuscita ancora a portarlo a termine.
Mi dispiace un sacco per questo e ci tenevo a precisare che non ho per nessun motivo dimenticato la storia, solamente faccio fatica a trovare del tempo da dedicarle.
Mi impegnerò un sacco per riuscire a pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile però non riesco a darvi una data precisa.. Sono occupata tra il lavoro e altri problemi che mi girano della testa da tempo.
Vi chiedo di capirmi e di aspettare, perchè il prossimo capitolo uscirà, promesso.
Un bacio!

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Capitolo 19
*** Vigilia di Natale ***


CAPITOLO 18 – VIGILIA DI NATALE
 
Di solito andare a fare shopping è una cosa che mi fa impazzire ma oggi non ne ho nessuna voglia e non me ne so spiegare il motivo ma appena io e Rosalya varchiamo le porte dell’enorme centro commerciale ci sentiamo subito sommerse da un caloroso clima natalizio e ogni mia esitazione svanisce all’istante alla vista di tutte le vetrine sommerse da manichini con abiti stupendi.
Un’enorme albero addobbato con colori rosso e oro si trova subito all’ingresso lasciando poi posto a tutti le luci e agli addobbi di ogni singolo negozio. E’ la vigilia di Natale e un sacco di persone corrono da una parte all’altra dell’enorme centro commerciale alla ricerca dei regali dell’ultimo minuto.
Io e Rosa entriamo in ogni negozio d’abbigliamento ma usciamo da tutti leggermente sconsolate per non essere riuscite a trovare un abito che ci colpisca così tanto da volerlo acquistare ad ogni costo visto che tutte e due abbiamo optato per qualcosa di particolare da indossare l’ultimo giorno di quest’anno che mi ha portato grandi dispiaceri ma anche grandi gioie.
-Io non ce la faccio più- annuncia Rosa –Ho bisogno di comprare qualcosa-
La guardo per qualche secondo e poi mi spunta un leggero sorriso dall’angolo destro della bocca quando noto con la coda dell’occhio un negozio che nel quale non siamo ancora entrate ma che da fuori promette molto bene. Lo indico alla mia accompagnatrice e lei ha quasi un sussulto alla vista di tutti quei bellissimi abiti in vetrina.
Ci avviciniamo con fare deciso a quel piccolo negozio che non avevamo nemmeno notato e appena varchiamo la soglia notiamo che è proprio come ce lo aspettavamo. Un sacco di vestiti destinati all’ultimo giorno dell’anno sono appesi lungo tutta la parete alla destra della stanza, sotto di essi invece sono posizionate scarpe di ogni tipo: stivali, zeppe, decolleté.
Mentre guardo Rosa con un sorriso compiaciuto lei ha già tirato giù dalla parete mille abiti diversi e si avvia velocemente verso i camerini. Rimango sola a contemplare tutti gli abiti appesi quando finalmente uno riesce a catturare la mia attenzione: è tutto ricoperto di pizzo nero e forse eccessivamente corto per il mio stile eppure ha qualcosa che mi affascina un sacco. Nonostante il mio amore per il nero e per il pizzo sia qualcosa di inspiegabile i miei grandi occhi grigi sono attirati da un altro vestito, ancora più bello. Lo tiro giù dalla gruccia e mi avvicino al camerino, dove trovo Rosa intenta ad ammirarsi allo specchio con lo stupendo vestito che indossa. Ha lo scollo a cuore ed è avvolto da un tessuto nero trasparente che le copra una sola spalla e che dona al vestito sia la bellezza sia del colore rosso che del nero, proprio come il tema che aveva scelto lei stessa.
Dopo averle fatto molti complimenti sulla sua azzeccata scelta filo velocemente in camerino per assicurarmi che anche il vestito che ho scelto io faccia così tanta scena su di me. Una volta uscita da lì Rosa mi guarda con una faccia sbalordita mentre mi incita a guardarmi allo specchio. L’abito che indosso è nero e stretto sui fianchi mentre dalla vita in su è ricoperto di brillantini oro che danno un tocco di classe al vestito. Lo scollo a cuore, esattamente come quello di Rosa, noto che dona molto di più a me che a lei e la cosa mi fa leggermente piacere, un altro dettaglio simile è lo stesso tessuto nero trasparente sulle spalle, con la diversità che a me le copre tutte e due.
-Stai benissimo- ammette lei con un sorrisino compiaciuto sul viso mentre io arrossisco leggermente e torno in camerino a cambiarmi, seguita a ruota da lei.
Usciamo soddisfatte dal negozio con i nostri nuovi acquisti tra le mani e decidiamo di passare al bar a bere qualcosa, tutti questi giri tra le boutique ci hanno distrutte. Ci sediamo ad un tavolo vuoto davanti al bar e mentre aspettiamo il cameriere per le nostre ordinazioni iniziamo a pensare ad ogni possibile situazione che potrebbe presentarsi quel giorno.
Le continue battute di Rosa su ogni invitato alla festa mi mette addosso un incredibile buonumore, che insieme ad aver acquistato un vestito così bello, mi rendono immune a qualsiasi pensiero negativo e con un perenne sorriso sulle labbra. Questo sorriso però svanisce nell’esatto istante in cui Rosa tira fuori il tasto dolente: Castiel.
-Secondo me non la smetterà più di guardarti quando ti vedrà con quel vestito- ammette mentre soffoca una risata divertita alla vista della mia espressione corrucciata
-Smettila- affermo innervosita
-Dai Crystal, ti guarda sempre quando sei vestita normale- sorride divertita –Figurati con quel vestito addosso-
L’espressione divertita di pochi minuti fa mi muore in volto per lasciarne lo spazio a una visibilmente irritata ma nel frattempo anche molto imbarazzata. Non avevo mai fatto caso che Castiel mi guardasse, ho sempre pensato che mi ritenesse una scocciatura.
Mi passo una mano velocemente davanti alla faccia come per rimuovere quei pensieri dalla testa e, sorprendentemente, ci riesco. Torno a concentrarmi su Rosa che continua a parlare come se non si fosse nemmeno accorta che non la stavo più ascoltando.
 
 
-Ciao signor scorbutico- dico passando di fianco a Castiel che sta uscendo proprio in quel momento da casa insieme al suo inseparabile amico, Demon.
Nell’esatto momento in cui finisco la frase mi ricordo che anche io devo portare fuori la mia cagnolina per la passeggiata giornaliera. Nonostante abbiamo un enorme giardino in cui può passare tutto il tempo che vuole preferisco sempre portarla fuori a fare un giro ogni tanto.
-Ei Castiel- dico quando ormai lui ha già percorso più di metà del suo vialetto, si gira verso di me e mi fa cenno di continuare la frase –Mi aspetti?- chiedo infine
Il suo sguardo perplesso mi irrita leggermente così decido di lasciarlo stare e non dirgli più niente. Rientro in casa e poso i miei acquisti sul divano in pelle nera perfettamente in ordine, raggiungendo velocemente la porta d’ingresso per recuperare il collare e infilarlo alla mia cagnolina. Una volta uscita di casa credo di avere qualche allucinazione poiché Castiel si trova a metà del mio giardino con un’aria lievemente irritata. Appena mi vede mi lancia un’occhiataccia –Mi dici di aspettarti e poi ci metti così tanto?- chiede nel suo solito modo scorbutico ed a cui io ho ormai fatto abitudine.
-Non mi hai rispondo e l’ho preso come un no- rispondo secca, sperando di concludere lì la conversazione ed infatti è proprio così. Ci incamminiamo per il lungo viale ricoperto dagli alberi spogli che ormai sono leggermente tinteggiati dalla neve e per tutto il viaggio nessuno dei due dice una parola all’altro. Il vento gelido è pungente e la mano che tiene il guinzaglio sembra essere un ghiacciolo da quanto è fredda, dovrò comprarmi dei guanti oppure passerò tutto l’inverno col rischio di ritrovarmi la mano destra in ipotermia.
L’imbarazzante silenzio tra me e Castiel non mi va molto a genio, per ogni passo avanti che faccio lui in tutta risposta ne fa un altro indietro, portandomi sempre al punto di partenza con lui.
Sono io la prima a rompere il gelo che si è creato nuovamente tra di noi –Se ti può consolare non sei l’unico che festeggerà il Natale da solo- affermo, sperando che la mia uscita non lo irriti più del dovuto.
Dalla sua espressione mi accorgo che le mie parole non l’hanno toccato per niente, ormai sarà abituato a passare le feste da solo e la cosa mi da parecchio fastidio, i suoi genitori dovrebbero comportarsi meglio con lui.
-E con questa uscita cosa vorresti farmi intendere?- mi chiede dopo aver slacciato il guinzaglio a Demon per permettergli di godersi il parco innevato
-Che se vuoi potremmo passarlo insieme- le parole mi escono dalla bocca senza il mio consenso e mi ritrovo lo sguardo vigile di Castiel addosso, probabilmente non se lo aspettava nemmeno lui –Sempre se vuoi- aggiungo poi, ormai rossa in viso.
Sul suo viso si accendo il suo solito sorrisetto stupido mentre annuisce leggermente con la testa. Se lui era sorpreso per la mia proposta non volontaria io sono ancora più sorpresa per la risposta che mi ha appena dato.
-Però non so cucinare- lo avviso alla fine, accennano un sorriso. Non mi sono ancora ripresa bene dalle parole che ho pronunciato poco fa.
-Vorrà dire che ordineremo una pizza- risponde lui sorridendomi, è incredibile come il suo umore possa cambiare da un momento all’altro.
Lo guardo giocare con Demon e nel frattempo mi ripiombano in testa le parole di Rosa ‘ti guarda sempre quando sei vestita normale figurati con quel vestito addosso’. Lo fisso per un po’ e capisco quanto Rosa si è sbagliata a dire quella frase, Castiel non mi degna nemmeno della sua attenzione, non fa altro che darmi fastidio e prendersi gioco di me.
-Se vuoi possiamo berci qualcosa questa sera- afferma lui distraendomi all’instante da tutti i miei pensieri, ci metto qualche secondo per focalizzare bene la sua proposta ma poi rispondo di si e tra una battuta stupida nei miei confronti e qualche offesa nei suoi ritorniamo sui passi di casa.
 
Mi sveglio un fascio di luce proveniente dalla grande finestra ma decido di non aprire gli occhi, ho un mal di testa terribile. Non mi ricordo molto cosa è successo ieri sera, so che sono andata a bere qualcosa col mio vicino di casa molesto e che poi siamo finiti a casa sua a guardare un film ma tutti e due eravamo visibilmente un po’ brilli. Non mi ricordo nemmeno come ho fatto a tornare in casa ma poco mi importa perché le coperte calde del mio letto mi avvolgono dalla testa ai piedi. Eppure c’è qualcosa che non torna perché vicino a me sento il respiro di qualcuno.
Apri lentamente gli occhi impasticciati ancora dal sonno e tento di mettere a fuoco quello che ho intorno. Quando finalmente riesco a realizzare che le pareti marroncine non sono quelle della mia stanza mi alzo di scatto mettendomi a sedere e scopro di aver dormito per tutta la notte sul divano di Castiel, con lui proprio di fianco.
-Merda- dico quasi urlando per poi accorgermi che il rosso si è svegliato proprio per la mia imprecazione.
Si stropiccia una mano sugli occhi, non l’avevo mai visto così tranquillo, ma appena mi vede li apre di scatto e con un veloce gesto si mette a sedere anche lui sul divano, imitando i miei movimenti di pochi minuti prima.
-Cosa ci fai qui?- mi chiede visibilmente perplesso
-Non lo so- ammetto leggermente imbarazzata, non mi ricordo come ho fatto ad addormentarmi proprio qui, in casa sua –mi dispiace- aggiungo mentre mi alzo ancora indolenzita per la notte passata su quel divano
-Tranquilla- dice lui –Beh, se ti trovavo qui nuda era meglio però- aggiunge poi con un sorriso malizioso sulle labbra, anche la mattina ha un pessimo senso dell’umorismo.
In tutta risposta gli lancio addosso un cuscino preso dal divano che fino a poco fa credevo fosse il mio letto mentre lui soffoca una risata. Eppure io non ci trovo nulla da ridere.
-Vado a fare la doccia e torno- lo avviso mentre mi infilo velocemente il cappotto, voglio scappare da quella casa e non so se è una buona idea tornare dopo visto quello che è appena successo.
-Ce l’ho anche io un bagno- risponde prontamente con ancora il sorriso divertito sulle labbra –Potremmo farla insieme la doccia- propone infine, pur conoscendo già la risposta.
Lo incenerisco con lo sguardo per poi ribattere subito –Magari in una prossima vita- affermo infine sorridendogli per poi girare i tacchi e rientrare frettolosamente in casa mia, questa giornata non poteva incominciare peggio.

 
 
 
 ***
Premetto che mi scuso un sacco della mia sparizione, ma con l’avvicinarsi delle feste (e soprattutto delle ferie ahah) sono riuscita a ritagliare del tempo per la storia ed ecco qui il capitolo 18 appena finito di scrivere;)
Avevo annunciato che questo capitolo avrebbe parlato di Capodanno ma ho ribaltato tutto nei momenti in cui non riuscivo a trovare il tempo per continuare, così questo capitolo parla della vigilia di Natale mentre il tema del prossimo sarà, finalmente il Capodanno.
Spero di riuscire a concluderlo prima del 31 in modo da restare in tema però non vi assicuro niente, ma prima della fine delle feste pubblicherò anche il capitolo 20, ve lo prometto ahah
Un bacio grande!

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