Dragon Ball New Wave: La piaga delle cavallette

di genbufan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: L’arrivo della piaga ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Il ritorno della Squadra! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Collaborazione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Nel frattempo, all’interno della montagna... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Ci rivedremo! ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: le spiegazioni del caso ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: La Squadra è formata! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: L’arrivo della piaga ***


Era passato più di un mese dalla partenza di Zavin e del giovane Silveradiano che lo aveva accompagnato, e Moori, il Capo Anziano di Namecc, sapeva che entro pochi giorni i ragazzi sarebbero finalmente tornati.

Non aveva ragione di preoccuparsi, in quanto il giovane e geniale studioso aveva creato, e gli aveva consegnato,  un originale strumento che era in grado di trasmettere fino a lui i propri pensieri , quando lo desiderava: si trattava di un oggetto a forma di croce, con una sfera azzurra e luminosa al centro. Quando quella sfera si illuminava, bastava toccarla per percepire il nuovo messaggio. Grazie a questo sistema aveva avuto modo di rimanere aggiornato su tutto ciò che era avvenuto ai ragazzi.

C’erano però alcuni temi che lo preoccupavano: da una parte, l’imminente confronto con questo Luth, il ragazzo che, egli ricordava bene, era scappato insieme a due ragazzi più grandi dal pianeta. Il vecchio namecciano aveva preferito lasciarli andare, non voleva forzare o obbligare nessuno. Tuttavia qualcosa era nato da quel giorno: che tipo di persona si sarebbe rivelato Luth? Era pur sempre più potente di ogni altro abitante del pianeta, sarebbe stato difficile averci a che fare.

Inoltre il pensiero si posava su quello che gli altri due fratelli stavano creando in quel lontano pianetoide: una specie di colonia namecciana? Questo andava contro tutto ciò in cui credeva…

<< Qualcosa la preoccupa, capo anziano? >> gli disse uno degli adulti che stavano in quel momento lavorando con lui nella coltivazione delle piante di agissa e di radiana, un’altra pianta dalle lunghe foglie e dai bellissimi fiori giallo-arancio che stavano introducendo, per abbellire sempre di più il loro territorio.

<< Oh, nulla, ogni tanto la mia testa viagga per conto proprio…>> rispose con una risata.

Stava per riprendere le attività, quando vide all’orizzone una strana nube.

Anche gli altri la videro, chiedendosi di cosa potesse trattarsi.

<< Non sembra una tempesta in arrivo… >> disse uno.

<< Non credo di avere mai visto qualcosa del genere… >> disse un altro.

Presto ebbero modo di capire di cosa si trattava: la nube si avvicinò sempre di più, rivelandosi per ciò che era: un enorme insieme di insetti saltellanti, che si avventarono proprio nella loro direzione.

Moori fu il primo a comprendere appieno cosa stava succedendo: << Divoreranno le piante! Presto, fratelli! Respingiamoli!  >>

I namecciani erano coltivatori esperti, ma anche guerrieri esperti e il modo che conoscevano per liberarsi di quegli insetti era combattere: subito, con attacchi ben coordinati e precisi, scagliarono raggi e sfere di energia che colpivano solo i nocivi insetti, senza danneggiare il resto dell’ambiente circostante.

Sapevano che non era nulla di naturale a causare quel fenomeno, inusuale sul loro pianeta, perciò non si fecero remore nell’utilizzo della forza.

Riuscirono quindi a liberarsi abbastanza in fretta a liberarsi di quell’ora, limitando i danni al minimo.

Mentre si guardavano l’un l’altro, con un accenno di sorriso soddisfatto (nonostante il pensiero del lavoro che ci sarebbe comunque voluto per ripristinare del tutto lo stato di quelle piante), ecco che arrivò, impietosa, una seconda ondata.

Stavolta, però, gli insetti erano molti di più e molto più grossi: anzi, a osservare bene, alcuni tra essi non erano semplici insetti ma veri e propri piccoli uomini-insetto! Che cosa li stava attaccando, così violentemente e improvvisamente?

Stavolta, se non era abbastanza, gli esseri rispondevano agli attacchi, e con una potenza incredibile per dei corpi così piccoli: il Capo Anziano fu costretto a ritirarsi, lasciando il campo ai più giovani ed esperti guerrieri che per fortuna erano con loro.

Era diffiicile vedere bene l’aspetto di quegli esserini, data la velocità alla quale si muovevano, le loro dimensioni molto variabili e la loro enorme quantità: si poteva vedere unicamente che i loro corpi erano tinti di colori molto vivaci (verde, arancione, bluastri) e maculati. Guardando bene gli esemplari di taglia più grande, era possibile scorgere che avevano un viso intelligente e furboe che in un certo qual modo parevano sbeffeggiarli e prenderli in giro.

<< Proteggete il Capo Anziano! >> gridò uno dei combattenti, prima di essere colpito con un poderoso pugno allo stomaco da parte di un uomo-insetto, che lo stese.

Mentre venivano sopraffatti da quegli strani esseri, qualcuno vide in cielo, in lontananza, un essere più maestoso: era un essere umanoide, leggermente più alto di un namecciano: era lui il capo, e forse anche il creatore, di quell’incontenibile orda?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Il ritorno della Squadra! ***


Dall’oblò dell’astronave, il pianeta Neo Namecc era ormai chiaramente visibile.

Grazie alla maggior conoscenza del percorso, Jokh, il giovane avventuriero di Silverado con sangue saiyan, e Zavin, lo studioso e mago namecciano, avevano impiegato un tempo notevolmente inferiore nel viaggio di ritorno, rispetto a quello di andata.

Con loro, inaspettatamente, c’era Luth: un altro namecciano che, fino a pochi giorni prima, era stato un temibile nemico…

 

Atterrarono pressoché nello stesso punto in cui Jokh era atterrato la volta precedente, nelle vicinanze del villaggio del Capo Anziano.

Stranamente, nessuno era venuto ad accoglierli, o almeno ad avvicinarsi incuriosito alla nave.

Jokh si guardò intorno, sembrava annusare qualcosa di strano nell’aria: << Che succede, amico mio? >> disse al giovane studioso, con un sorriso nervoso. << Avverto le aure degli abitanti di questo pianeta, ma è come se fossero molto distanti. >>

Luth, dal canto suo, era troppo occupato a elaborare le emozioni di posare nuovamente lo sguardo, dopo dieci anni, sulla propria terra natale…

Mentre Jokh e Zavin si guardavano interdetti, fu però lui il primo a osservare il fenomeno sovrannaturale nel cielo: << Che cos’è quella strana nube? >> chiese gli altri due, indicando.

Sopra di loro, in effetti, nel cielo altrimenti luminosissimo del pianeta, stava un’enorme ammasso nero. Si trovava a una certa distanza da loro, ma progressivamente si poteva vederlo avvicinarsi.

<< Non ho idea di cosa sia! >> disse il giovane studioso.

<< Dobbiamo assolutamente cercare il Capo Anziano, riesco ad avvertire la sua presenza. Jokh! >> riprese, guardando il silveradiano e preparandosi, come fatto in precedenza, a rimpicciolirsi tramite la magia, per guidare il più rapido guerriero, ma facendosi trasportare da lui.

Tuttavia, non fece in tempo, in quanto la nube misteriosa si era avvicinata tanto rapidamente quanto impercettibilmente.

<< Attenzione! >> gridò Jokh, mentre dal cielo inziavano a calare numerosi insetti, piccoli e grandi.

Jokh e Luth si misero in posizione di combattimento, avendo compreso subito che non si trattava di una semplice “disinfestazione” quella a cui si apprestavano.

Bersagliarono gli insetti in avvicinamento, ciascuno con le proprie tecniche: Luth con precisi Death Beam, Jokh con potenti sfere energetiche, spazzarono via numerosissime creature.

Tuttavia l’ondata non accennava a fermarsi, e dalle retrovie progressivamente arrivarono esseri più grandi: in tutto cinque esseri umanoidi, alti circa la metà del silveradiano, che li colsero rapidamente.

Il loro aspetto era strano: alcuni di colore blu, altri di colore arancione, altri ancora rosso, maculati, avevano delle larghe ali nere sul dorso; la loro testa aveva una doppia cresta carnosa, e avevano volti espressivi e maligni.

Tre di essi attaccarono Luth, i restanti due il silveradiano.

Uno dei due colpì con un pugno Jokh, che parò con facilità e restituì il colpo con un pugno decisivo; anche l’altro, mentre tentava un calcio, venne subito intercettato e disintegrato con un’emanazione energetica dalla mano.

Nemmeno il combattente namecciano manifestò difficoltà: con un calcio rotante sbaragliò subito due degli avversari, poi con alcuni raggi energetici dagli occhi eliminò il terzo.

Zavin rifletté su quanto fosse fortunato ad essere accompagnato da guerrieri di quel calibro.

In un’altra situazione i due si sarebbero rivolti un cenno di intesa, ma Jokh ancora non si fidava apertamente. << E ora che facciamo? >> disse (ad alta voce, per coprire il continuo ronzio che arrivava dall’alto) rivolgendosi al giovane studioso, ma ignorando l’altro.

<< Non sentite le aure dei miei fratelli? L’unica possibilità che abbiamo è raggiungerli! >>

<< E va bene, guidaci tu! Sembra che sia l’unico a riuscire a percepirli, in mezzo a questa confusione! >> disse, prendendo in mano il namecciano, una volta che si fu rimpicciolito.

Luth approvò quella tecnica: “Non sa utilizzare la sua arte per le battaglie, ma come mago è comunque al livello di mio fratello, se non addirittura superiore.” pensò, con sangue freddo.

Evitando gli insetti che stavano tornando alla carica, i due guerrieri volarono a velocità supersonica seguendo le indicazioni di Zavin. Tuttavia non potevano ancora smettere di combattere: << Più ci avviciniamo dove ci stai indicando tu, più questi maledetti aumentano! >> protestò il silveradiano << Sei assolutamente sicuro che sia la direzione giusta? >>

Ciò che non aggiunse, perché era ovvio a tutti, era che per dove stavano andando si avvertiva un’aura incredibilmente intensa.

<< Sì, la direzione è questa! >> rispose il giovane studioso.

<< Allora dobbiamo trovare il modo di disperderli! >> rispose Jokh.

<< Se permettete, so io come fare. Dobbiamo scendere a terra però. >> intervenne Luth.

Gli altri due lo guardarono: << E va bene, facciamo come dici. >> gli rispose il silveradiano, accogliendo l’implicita richiesta del suo committente.

<< Lasciami andare, Jokh! Mi posso riparare con una barriera mentre voi combattete! >> dichiarò intanto questi.

<< Come desideri >> rispose Jokh con un mezzo sorriso, pensando che lui e quel ragazzo dalla pelle verde stavano acquisendo sempre più intesa.

<< E allora, cosa vuoi fare? >> disse poi all’altro membro del trio.

<< Aspettate qualche secondo. >> disse quest’ultimo, poi iniziò a concentrarsi, e il suo corpo iniziò a tremare e vibrare.

D’un tratto, le sue dimensioni fisiche iniziarono ad aumentare sempre più, in altezza e in stazza: alla fine di quel processo, si erano addirittura triplicate!

<< Eccezionale! >> mormorò il silveradiano, cercando di non farsi sentire (non sapendo quanto fosse efficace l’udito dei namecciani).

<< Guidaci, Zavin! Aprirò la strada! In queste condizioni la mia velocità diminuisce, ma in compenso la mia forza raddoppia e potrò sfondare le loro linee con facilità! >> dichiarò Luth, sicuro di sé.

Mentre la minuscola sfera luminosa, che era la barriera creata intorno a sé da Zavin, avanzava, il gigante gli veniva dietro, allontanando e distruggendo con  poderosi pugni, calci e semplici sventagliate con le braccia gli insetti che si avvicinavano.

Jokh, dal canto suo, collaborava sfruttando la maggiore velocità di cui godeva in quel momento, per eliminare i nemici che l’altro guerriero non riusciva a intercettare, ma che si ponevano sul loro percorso.

Lo schema funzionava molto bene, ma quell’arduo cammino pareva non finire mai: << Manca ancora molto? >> chiese il silveradiano al giovane studioso.

<< Cercate di tenere duro ancora un po’ >> rispose questo, mentre gli altri due continuavano a penetrare in quello schieramento potenzialmente infinito.

<< Ecco, ci siamo! >> disse a un certo punto. << Quella strana montagna…. >>

La “montagna” era un costrutto fatto apparentemente di terra, che era sorto dal nulla, dove prima chiaramente doveva esserci stata una pianura.

<< E’ lì che si trovano i namecciani? >> chiese allora Jokh.

Alla risposta affermativa di Zavin, proseguì: << Ed è sempre lì che si trova il nostro misterioso, potentissimo nemico.... >>

<< Amico mio, dovrai riuscire a raggiungerli senza di noi, perché saremo impegnati con quel personaggio. Sono assolutamente certo che sia lui l’origine di tutto questo, dobbiamo affrontarlo. Ce la puoi fare? >> propose allora.

<< Sì, posso rendermi pressoché invisibile, finché non raggiungerò i miei fratelli. Dopodiché, i nostri guerrieri dovrebbero essere in grado di fronteggiare, almeno in parte e per poco tempo, questi esseri. Ma ovviamente dovrete fare presto! >> rispose il namecciano.

<< Hm! Mi sto guadagnando molto bene la mia prima paga! >> scherzò allora Jokh.

<< E tu, sei con me? >> proseguì, rivolgendosi a Luth.

<< Se ti fidi… >> rispose lui.

<< Non abbiamo scelta. Comunque, a quanto pare, tu tieni ai tuoi compagni tanto quanto il mio “cliente”, quindi so che mi aiuterai. >>

<< Semmai sarai tu ad aiutare me! >> disse allora il guerriero namecciano, con aria di superiorità.

<< Può essere… >> rispose Jokh con uno sbuffo divertito << Siamo intesi, allora! Andiamo! >> disse a tutti.

<< Ancora un attimo >> disse Zavin, poi ronzò intorno a loro e, non visto, cacciò loro in bocca due pillole, mormorando nel contempo strane parole. Prima che i due protestassero, dichiarò: << Non ho il tempo di darvi la mia pozione rigenerante, ma con questo accorgimento dovreste comunque riprendervi, sebbene più lentamente. Così dovreste essere in forma per il nuovo scontro. >>

<< Sei impagabile, amico mio! >> scherzò ancora il silveradiano, poi si separarono.

Mentre Zavin volava, più rapido che poteva, all’interno della misteriosa montagna, Luth tornò alle proprie dimensioni normali, poi lui e il silveradiano volarono verso la fonte del potere che avvertivano.

Questa si trovava all’interno di una fittissima nube di insetti, che inaspettatamente li stava facendo passare.

Volarono fino a qualche decina di chilometri di distanza oltre la montagna, poi scesero a terra.

<< Non si vede nulla, oltre ai simpatici animaletti. Dove sarà il nemico? >> chiese Luth.

<< E’ senz’altro qui. >> rispose, con grande sicurezza e visibilmente preoccupato, Jokh.

Di fronte a loro, dopo qualche minuto, prese a svolgersi uno strano spettacolo: alcuni insetti minuscoli iniziarono a volteggiare all’unisono, creando un piccolo turbine, poi da quella che era a tutti gli effetti una massa semi-liquida si formò una massa solida, d’apprima priva di forma, poi sempre più simile un essere umanoide.

La creatura che si palesò di fronte a loro era simile a una versione “adulta” degli strani nanerottoli con cui avevano combattuto finora: era alto poco più di un namecciano ed era di colore blu, maculato. A differenza del resto del corpo, le gambe, le spalle e tutto il torace, definito e muscoloso, erano coperte di una corazza nera chitinosa.

<< Chi sei? >> chiese sprezzante Luth.

<< Mi chiamo Neo-Cell. >> rispose l’essere.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Collaborazione ***


Rispetto al padre, Neo-Cell aveva caratteristiche fisiche leggermente differenti: come detto, anche il torace era ricoperto dall’esoscheletro nero, mentre le ali erano più piccole, così come la doppia cresta sulla testa, meno allungata. Anche le mani erano leggermente differenti, artigliate.

Jokh e Luth non potevano sapere della distruzione che, quasi vent’anni prima, Cell aveva portato sulla lontana Terra, rischiando di portarne altrettanta nel resto dell’universo.

Era stato il giovanissimo Gohan a sconfiggerlo; ma prima si era battuto, con grande facilità, con i suoi “figli”, i Cell Junior, che il mostro aveva creato in realtà come semplice diversivo per la battaglia.

Ciò su cui nessuno, a quei tempi, aveva riflettutto, era che anche i Cell Junior, come il loro padre, avevano il potere di rigenerarsi a partire da un nucleo all’interno della testa. Così, uno di essi, benché fosse stato addirittura tranciato in due dall’inferocito Gohan, in qualche modo era riuscito, una volta conclusa quella cruenta battaglia, a rigenerarsi, per quanto molto lentamente.

Dopodiché, si era nutrito delle cellule dei suoi fratelli, che erano rimaste anch’esse sparse in giro ma che lui riusciva a percepire, e si era trasformato in una piccola larva, scavando una tana sotto terra e rifugiandovisi per circa due anni.

Essendosi pienamente ripreso, il piccolo Cell Junior superstite si recò quindi in uno dei laboratori segretissimi del Dottor Gero, dove in pochi giorni assimilò tutta una serie di utilissime conoscenze scientifiche, che gli sarebbero servite per la propria crescita.

Infine, decise di allontanarsi prudentemente dal pianeta Terra, senza farsi scoprire dai combattenti terrestri, iniziando un lungo peregrinare per lo spazio.

Di più non diremo in questa sede: ecco come ora, comunque, l’androide poteva trovarsi di fronte ai due giovani guerrieri.

<< Sento che siete molto forti, è vero, ma dove si trova la sorgente dell’altra potenza enorme che avverto? >> chiese Neo-Cell.

<< Di cosa parli? >> chiese Jokh.

Luth, invece, aveva capito bene a cosa si riferiva:. << Era noi che volevi, giusto? Hai seguito noi, insieme all’enorme potere che ci siamo portati dietro. >>

Finalmente, anche il silveradiano aveva compreso, per quanto non potesse parlarne apertamente di fronte al loro avversario.

<< Era solo un combattimento, quello che volevi? Che cosa c’entrano i namecciani? >> intervenne.

L’androide sbuffò, divertito: << Un’esca, o un ostaggio, torna sempre utile. Tante esche lo sono ancora di più. E poi gli abitanti di questo pianeta potrebbero essere un’ottima fonte di nutrimento per me e per i miei cloni. >>

<< Sei disgustoso! Se hai torto loro un’antenna, io… >> disse Jokh.

<< Non preoccupatevi, per il momento stanno bene. Ma ora ditemi dove posso trovare il potente guerriero di cui ho avvertito l’aura. >> gli rispose l’avversario.

<< Tsk, ce l’hai di fronte! >> controbattè il ragazzo, fingendo indifferenza.

<< E sia… Se non volete dirmelo con le buone… >> disse l’androide, poi partì all’attacco.

<< Attento! >> urlò Luth.

Jokh prese in pieno una testata da parte del nemico, ma poi fu pronto a rispondere.

Concentradosi, risvegliò il Culto della Scimmia, rilasciando una potente energia spirituale, che si manifestava con scariche elettriche tutt’intorno a sè, e l’evanescente immagine di una scimmia che si sovrapponeva alla sua.

<< Interessante… >> disse sorridendo Neo-Cell << ma non basterà! >>

I due si scontrarono in modo violento, con uno scambio rapidissimo di calci e pugni: alcuni venivano evitati, altri adavano a segno, purtroppo spesso in direzione del silveradiano.

Luth osservava, indeciso su quando intervenire: aveva già capito che la situazione non poteva risolversi con un duello, ma che lui e il mezzo-saiyan dovevano collaborare, se volevano avere una speranza di vittoria: il livello di quella creatura era difatti, secondo i suoi calcoli, a metà strada tra il suo e quello del suo fortissimo fratello Zamm.

Per prima cosa, quindi, bersagliò la testa dell’androide con un preciso e letale Death Beam.

Questi sembrava distratto, intento com’era a battersi con il silveradiano, ma in un istante si accorse del colpo e lo evitò.

Poi guardò il namecciano, riflettendo tra sé: “Interessante… Ha capito in pochi istanti dove risiedono i miei punti vitali. E’ un guerriero astuto e metodico, non devo prenderlo sottogamba”.

Quindi lo attaccò, esattamente con lo stesso tipo di colpo che aveva ricevuto, ma dirigendolo verso il petto: quel raggio era di un’intensità immensamente maggiore rispetto alla versione di Luth, e quest’ultimo lo evitò per un soffio.

Se non l’avesse fatto, non avrebbe potuto proseguire lo scontro ancora per molto, pensò.

<< Ehi, tu! Dobbiamo lavorare insieme, o non ce la faremo mai! >> protestò con Jokh.

Ma anche il silveradiano aveva compreso con chi avevano a che fare, così non se lo fece ripetere due volte: dopo un rapido cenno di intesa, attaccò alle spalle Neo-Cell, mentre Luth lo colpiva di fronte.

Il nuovo scambio di colpi, tuttavia, non sembrava impensierire l’androide, che riusciva, con torsioni rapidissime del corpo, a rispondere ai pugni e calci che arrivavano dal fronte e dal retro.

Poi, come se si fosse stufato di quel lungo scambio, Neo-Cell scagliò via i due ragazzi, con un calcio rotante che li colpì entrambi.

Finiti a terra a poca distanza, questi ultimi dovettero tentare una nuova tattica.

<< Dobbiamo colpirlo nello stesso momento! E’ l’unico modo per fargli qualche danno serio. >> dichiarò Luth al silveradiano.

Quest’ultimo aveva ormai acquisito una totale intesa con il namecciano, nonostante tutto, così rispose: << Cosa suggerisci? >>

<< Dunque, quella tua tecnica che hai usato contro di me, potremmo… >>

<< Che cosa state confabulando, voi due? Non capite che è tutto inutile? >> disse l’androide, parlando al di sopra dei loro discorsi.

I ragazzi si erano messsi d’accordo: partì prima Luth, che volò raggiundendo quell’essere e nuovamente cercò lo scontro diretto, bersagliandolo con calci, karate chop e pugni tutto il corpo. Il suo obiettivo era ovviamente prendere tempo, mentre Jokh preparava il suo colpo.

Questi, infatti, materializzò tra le mani una potente sfera di energia, di colore rosso. La tecnica era chiamata Crusher Ball, ed era uno dei suoi assi nella manica: scagliò il globo contro l’androide, che però si era accorto di tutto e virò all’improvviso.

Una delle caratteristiche del colpo, tuttavia, era che chi lo scagliava (purché dotato dell’eccezionale rapidità di combattimento del silveradiano) poteva “inseguire” la sfera, continuando a comandarla con la forza spirituale, finché non avesse colpito il bersaglio.

Così fece Jokh, raggiungendo la sfera di energia che aveva creato, e nuovamente spingendola verso Neo-Cell. Nemmeno questa volta ce la fece, e a questo seguirono altri tre tentativi a vuoto.

<< Ah! Ah! Mi piace questo gioco… Uh? >>

La risata di Neo-Cell si interruppe, quando si accorse che il suo torso e le braccia erano stati bloccati in una morsa creata da potenti scariche elettriche.

<< Ti piacciono le mie catene, mostro? >> sghignazzò Luth alle sue spalle.

La sua sicurezza era solo millantata: il loro avversario si sarebbe liberato da quella stretta in pochi secondi, non essendo un combattente qualsiasi.

Ma il piano era quello: finalmente, Jokh riuscì a colpire con la sua sfera di energia l’androide, bersagliandolo al petto. Contemporaneamente, il namecciano preparò, unendo le mani avanti a sè, una massa di energia spirituale che scagliò, sotto forma di onda, colpendogli la testa.

Quel doppio colpo sbilanciò e sembrò danneggiare in modo più serio l’essere, il quale, fuoriuscito dall’esplosione che ne conseguì, cadde rovinosamente al suolo.

Entrambi i ragazzi avevano il fiatone, avendo dato fondo a buona parte delle loro energie: speravano che quello fosse stato il colpo decisivo, ma.... Ovviamente Neo-Cell si rialzò!

Squadrandoli con una certa dose di rinnovato rispetto, disse: << Questa volta siete riusciti a farmi decisamente male… >>. Mentre diceva questo, i danni che il suo corpo aveva ricevuto venivano riparati dal suo eccezionale potere di rigenerazione, ereditato dal padre.

<< Tuttavia, mi sento in imbarazzo! Non vi ho ancora fatto vedere qualcuna delle mie tecniche! Ah, sì! Eccone una che potrebbe essere interessante per voi. >>

Così dicendo, prima fece un ampio gesto con le braccia, poi posizionò le mani, a palmi quasi uniti, sul lato sinistro del corpo, concentrando una potente energia.

<< Ka… Me… Ha… Me... >> disse a bassa voce, poi: << Ha! >> e a quel grido, portò le mani in avanti e sparò un’onda di energia di proporzioni colossali, diretta verso il namecciano, che pareva impreparato a ricevere quel colpo, dato che doveva ancora riprendersi dallo sforzo fatto poco prima.

Fu Jokh, per fortuna, a deviarlo parzialmente dalla traiettoria di quel colpo micidiale, arrivando come un missile in volo. Questo gesto di generosità costò caro anche a lui: nessuno aveva subito un colpo letale, ma entrambi i combattenti avevano condiviso, seppur in parte, l’impatto con quella gigantesca energia. La restante volò al di fuori dell’atmosfera del pianeta, esaurendosi solo nello spazio, a migliaia di chilometri di distanza.

L’androide li guardò, pensando che quel giorno si stava proprio divertendo: i due guerrieri non arrivavano al suo livello, ma insieme avrebbero potuto tenergli testa, se solo fossero riusciti a coordinarsi meglio. Evidentemente, la loro collaborazione era qualcosa di troppo improvvisato.

<< Non volete raccontarmi qualcosa di più, riguardo al potente guerriero che state nascondendo? >> chiese sorridendo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Nel frattempo, all’interno della montagna... ***


Mantenendo le proprie ridotte dimensioni, grazie alla magia, e mantenendo azzerata la propria (comunque scarsa) aura, Zavin era riuscito a introdursi, non visto, all'interno dell'assurda struttura che Neo-Cell aveva apparentemente fatto sorgere dal nulla.

Non era comunque preparato a quella vista: in quelle ampie grotte, stavano disseminati  i suoi fratelli namecciani, suddivisi in piccolio gruppi e intrappolati da strani lacci che li legavano al collo, alle mani e ai piedi.

A loro guardia stavano quegli orrendi, piccoli cloni dell'androide.

Non aveva molto tempo, ma dopo una perlustrazione abbastanza approfondita, per quanto poteve nel breve tempo disponibile, riuscì a individuare uno spazio un po’ isolato, dove erano incatenati cinque compagni, sorvegliati da uno dei mostriciattoli.

Per non farsi scorgere, sfruttò la propria abilità di parlare nella mente: << Fratello! Sono Zavin! Cerca di non mostrare nessun segno al guardiano, parlami tramite i tuoi pensieri! >>

<< D-d'accordo! Cosa vuoi fare? >> gli giunse in risposta dalla mente del ricevente.

<< Presta bene attenzione! Con la mia magia posso liberarvi, ma dovrete subito eliminare la guardia, e dovrete farlo silenziosamente. Siete pronti? >>

<< Sì, va bene, procedi! >>

<< Uno, due, ... >>

Quei cinque erano buoni guerrieri: in pochi secondi si attivarono, zittendo e immobilizzando la guardia, dopodiché la eliminarono rapidamente distruggendole la testa.

<< Ottimo lavoro, bravi! >> disse loro il giovane studioso, questa volta a voce, dopo essersi avvicinato.

<< Già, è stato semplice, grazie a te. Ma non tutti questi esseri sono di così basso livello: alcuni sono al di fuori della nostra portata, e poi sono troppi! >> considerò un altro dei guerrieri.

<< Lo so, non ce la faremo da soli, ma abbiamo due potenti alleati, che stanno affrontando il capo delle creature. Attaccando su un doppio fronte, potremmo farcela. >> rispose il giovane studioso.

<< Ma dobbiamo liberare più compagni possibili. >> aggiunse.

<< Va bene, siamo con te. >> gli rispose il guerriero con cui stava parlando.

Mascherando tutti la propria aura, riuscirono a muoversi di nascosto, sfruttando le cavità di quelle caverne.

Seguendo questa tattica, progressivamente vennero liberati trenta namecciani.

Mantennero più gruppi separati, sfruttando la comunicazione mentale del giovane studioso.

<< Qui vicino c'è una caverna con circa un centinaio dei nostri compagni, ma è ben sorvegliata. Naturalmente, da ora in poi, non potremo più mantenere l'incognito. >> dichiarò questi ai guerrieri che erano con lui.

<< E va bene! Spero che questi tuoi alleati siano a buon punto, là fuori, altrimenti non ce la faremo! >> rispose uno.

<< Già... Forza, andiamo! >>

Anche questa volta agirono magistralmente: raggiunsero l'area, poi Zavin si concentrò, e con un incantesimo potente staccò progressivamente i legacci anche a questi compagni.

I mostriciattoli di guardia furono colti si sorpresa e sconfitti, ma stavolta arrivò l'allarme: entrarono altre guardie, molte, e tra queste combattenti di livello elevatissimo.

Da questo momento, potevano solo resistere, cercando di eliminare più avversari possibile.

"Luth, Jokh, cercate di fare presto!" pensò Zavin.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Ci rivedremo! ***


Luth guardò con preoccupazione il proprio stato e quello del silveradiano: entrambi non erano in grado di proseguire ulteriormente nel combattimento, era necessario un miracolo.

Lui non riusciva a muovere il braccio sinistro, dove la potente onda energetica dell’androide lo aveva colpito, mentre Jokh sembrava stordito e sofferente in molte parti del corpo.

Il loro avversario non pareva, però, interessato tanto a loro, quanto alla Sfera del Drago. Il namecciano lo aveva capito fin da subito: quell’oggetto non emanava solo la misteriosa energia magica, tipica delle analoghe sfere di Namecc, ma anche una vera e propria forza combattiva, ed elevatissima anche.

Era quella forza che aveva attirato Neo-Cell, ne era certo. L’androide voleva sfidare quello che credeva essere il più potente guerriero, perlomeno in quella galassia.

Il combattente non aveva la cultura e l’intelligenza di Zavin per comprendere la vera natura della Sfera, ma sapeva analizzare ogni tipo di situazione e aveva compreso che per nessuna ragione l’androide, né nessun altro personaggio assetato di potere, doveva in alcun modo avvicinarsi a quell’oggetto. Nemmeno suo fratello, il potente mago guerriero, avrebbe mai dovuto farlo: era come se durante quello scontro fosse arrivato a una sorta di illuminazione.

<< Voi due! >> esclamò Neo-Cell, interrompendo quei pensieri, che erano sembrati durare un’eternità, quando in realtà erano passati pochi secondi.

<< Ho cambiato idea, non ho voglia di chiedervi altro. Sarà più divertente proseguire da solo la mia ricerca! >>

Così dicendo, si preparò a una nuova “Kamehameha”, come l’aveva chiamata in precedenza.

<< Che cosa facciamo? Io non riesco a muovere un dito, e tu non sei messo meglio… Credo che siamo spacciati, caro il mio pelle verde. >> scherzò amaramente Jokh.

<< Davvero hai dato fondo a tutte le tue energie? Io credo di no. >> lo spronò invece il namecciano. << Senti cosa faremo.... >>

<< Cosa confabulate? >> li scherniva intanto l’androide, nel caricare la sua onda.

Ma venne interrotto subito: Jokh lo colpì con una serie di sfere di energia a ripetizione. Non erano, in realtà, di grande intensità, ma erano molto luminose e miravano più ad abbagliare il nemico.

Neo-Cell se ne accorse quasi subito, ma bastò quella frazione di secondo per subire la semplice tattica che era stata elaborata sul momento dai suoi avversari.

" Dove è finito il namecciano? " si chiese l'androide.

La risposta arrivò subito: venne preso alle spalle da Luth, che gli appoggiò le mani sulle tempie.

<< Un attacco suicida? Siete già caduti così in basso? >> li sbeffeggiò Neo-Cell, mentre si divincolava.

Ovviamente il namecciano non riuscì a mantenere la presa a lungo. Venne sbattuto lontano dopo poco.

<< Niente del genere, no >>, rispose allora all'androide, << ho solo inserito nel tuo corpo una bomba. Non è una tecnica adatta allo scontro diretto, ma in questo caso... Puoi chiamare questa tecnica “Seme della Distruzione”. >>

<< No, non è possibile! >> urlò Neo-Cell, rendendosi conto del pericolo.

<< Allontaniamoci, pelle verde! >> urlò il silveradiano.

Mentre volavano più lontano possibile, la testa dell'androide emanò raggi di luce, poi... Vi fu un'esplosione violentissima!

...Dopo qualche minuto, i due ragazzi si riavvicinarono.

<< Però, sei davvero spaventoso! >> scherzò Jokh, per smorzare la tensione.

<< ...Avrà funzionato? >> proseguì.

<< Non lo so... >>

Quando la nube si diradò, venne alla luce il corpo dilaniato dell'androide.

Tuttavia, anche questa volta vennero delusi: quella massa quasi irriconoscibile si rialzò in piedi, e iniziò a rigenerarsi.

<< Solo perché la testa è un mio punto vitale, ragazzi, non significa che sia meno resistente del resto del corpo. >> si vantò Neo-Cell, una volta tornato intero.

C'era una consolazione, però: il colpo era stato sentito. Lo si vedeva dall'aspetto molto meno smagliante dell'essere: il viso era parzialmente tumefatto e rimanevano alcune abrasioni sul corpo. Evidentemente aveva dovuto scegliere di rigenerare solo l' "essenziale".

<< E adesso? >> disse Jokh.

Ma arrivò un'altra esplosione, in lontananza. Anzi, più piccole esplosioni.

<< A-ha! Sei nei guai, mostriciattolo! I namecciani si sono liberati, e stanno dando filo da torcere ai tuoi bambini! >> dichiarò il silveradiano.

Neo-Cell si fermò qualche secondo a riflettere, poi sorrise con apparente noncuranza, dicendo: << E va bene, sarà per un'altra volta. >>

Fece una strana espressione con il viso, poi giunse un'enorme nube nella sua direzione. Erano i suoi cloni, i nuovi Cell Junior, che venivano riassorbiti dopo essersi tutti trasformati in piccoli insetti.

Finita quell'operazione, la rigenerazione del corpo dell'androide parve lentamente ricominciare.

"Una tecnica interessante " pensò Luth.

Mentre il loro avversario si preparava a fare qualcos'altro, Jokh gli gridò: << La prossima volta, ci incontreremo uno contro uno! >>

Neo-Cell gli rivolse un sorriso di sfida, poi avvicinò due dita alla fronte, e sparì.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: le spiegazioni del caso ***


Una volta che i due combattenti ebbero raggiunto Zavin, ascoltarono il resoconto della battaglia fra i namecciani e i Cell Junior.

Gli abitanti del pianeta averano resistito in modo eccezionale, ma purtroppo, seppur in così poco tempo, avevano perso la vita circa cinquanta di loro.

<< Ma non preoccupatevi, ci sono le Sfere del Drago! Verranno resuscitati tutti. >> dichiarò uno degli abitanti del pianeta, nel vedere lo sguardo afflitto di Jokh.

"Proprio così, le sfere sono eccezionali. Quelle buone, perlomeno. " pensò Zavin, mentre il silveraradiano mostrava, una volta di più, la propria faccia stupefatta.

<< Ora raggiungiamo il Capo Anziano! >> disse poi ai due guerrieri.

...

Lo trovarono in un anfratto della grotta, a una certa distanza. A sua difesa erano rimasti una decina di namecciani, tutti malconci.

<< Grazie, grazie per avere salvato il nostro pianeta. >> dichiarò innanzitutto a tutti e tre: il giovane studioso, Jokh e Luth.

A quest'ultimo, poi, rivolse un sorriso particolare, anche se non ricevette risposta.

<< Anche questa volta, le Sfere metteranno a posto ogni cosa. Ma voi eravate qui anche per pormi delle domande. Andiamo all'astronave di questo giovanotto, presto! >> disse poi.

<< Ma... Capo Anziano, possiamo aspettare! >> intervenne Zavin.

<< Invece no, e lo sai anche tu. >> Lo ammonì Moori.

...

Inaspettatamente, lungo il tragitto verso l’astronave era stato Luth a trasportare in volo il Capo Anziano; il cambiamento nel sui animo pareva sempre più evidente.

Scesero al suolo, poi fu il giovane studioso a entrare nell'astronave, uscendone poco dopo con l'oggetto. La Sfera del Drago aveva un aspetto inquietante: nerissima, al suo interno si vedevano innumerevoli piccole luci, simili a stelle.

<< Oramai lo avete capito tutti: questa sfera emana un’immensa energia combattiva, sebbene non di continuo. Questo perché al suo interno risiede un guerriero potentissimo. >>

<< Incredibile! >> lo interruppe il silveradiano.

<< Questo guerriero altri non è se non lo stesso Kontrebas, il creatore della sfera. >>

I tre ascoltatori erano tutti attoniti.

<< Ma... Come? >> chiese allora Zavin.

<< Lui... ha chiesto al Drago si prenderne il posto. Insomma, ora il Drago di questa Sfera e il suo creatore sono la stessa entità. >> spiegò Moori << Non dico che questo tipo di desiderio possa essere espresso da chiunque, senz’altro c’è di mezzo un qualche incantesimo fatto dal mago, ma questa è la sostanza di ciò che è accaduto. >>

<< Di conseguenza, chi evoca il Drago libera nuovamente il mago Kontrebas in questo universo. >> concluse.

<< Sapendo questo, chi lo farebbe? >> chiese ingenuamente il silveradiano << eccetto il pazzo contro cui abbiamo appena combattuto. >>

Zavin aveva intuito la risposta, ma esitava a darla di fronte ai due stranieri: fu il Capo Anziano, con uno sguardo esplicito, ad esortarlo a parlare.

<< Le Sfere del Drago non possono soddisfare un desiderio che prevede di intervenire sul corpo, o sul livello combattivo, di un individuo più potente di colui che ha creato le Sfere stesse. >>

<< Tuttavia, il mago Kontrebas è senz'altro il più potente combattente namecciano conosciuto: potrebbe quindi soddisfare un desiderio come "Rendimi il più potente guerriero dello spazio! ", capito ora? >>

<< Uhm... Non sarebbe affatto divertente così. >> considerò Jokh.

<< Senza contare che, anche non sapendo questo, un'aura così potente continuerà ad attirare esseri pericolosi come Neo-Cell. >>

<< Che cosa intendete fare, allora? >> chiese il silveradiano.

<< Dobbiamo nascondere e sigillare questo potente oggetto, mascherando l'energia combattiva che emana. Zavin sa bene come aiutarmi, non è vero? >> disse Moori.

<< Sì, Capo Anziano. >> rispose il giovane studioso.

<< Ora, voi due pensate a riposarvi e riprendervi. Sarete nostri ospiti per quanto tempo vorrete, ovviamente. Prima di andare, però, devo dire una cosa ad ognuno di voi. >>

<< Tu, ragazzo. >> disse a Jokh << Hai fatto molto di più di quanto la tua missione prevedesse. Ti darò due perle namecciane, due perle bianche anziché le più comuni nere. Mi pare che abbiano un discreto valore. >>

Il silveradiano impallidì, poi si inchinò in segno di ringraziamento.

<< E per quanto riguarda te, fratello. >> disse a Luth, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, ad ascoltare << Voglio dirti questo: bentornato a casa. So che il nostro modello di società può non piacere a tutti, ma tu sei e sarai libero di fare ciò che vorrai della tua vita. Grazie anche a te. >>

<< Capo Anziano, io... >>

Il vecchio Moori sorrise e se ne andò con il giovane studioso.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: La Squadra è formata! ***


Il giorno dopo, i tre ragazzi si ritrovarono di fronte alla casa del Capo Anziano. Era il momento di capire cosa fare, d'ora in poi.

Mentre Zavin usciva dall'abitazione, Jokh volle innanzitutto informarsi sul problema di maggiore urgenza: << Allora, amico mio! Riuscirete davvero a “mettere al sicuro” quell'oggetto? >>

<< Abbiamo trovato una strada, sì. Esistono materiali molto particolari, capaci di isolare la sfera come se si trovasse in un'altra dimensione. Per quanto riguarda le onde più tipiche delle sfere del Drago, possono essere contrastate con la magia. I miei fratelli appartenenti alla Famiglia del Drago sono in grado di effettuare tali incantesimi >> rispose il giovane studioso.

<< Insomma, se ho capito bene: nessuno saprà che quell'oggetto si trova qui. Occorrerà mettersi in guardia da chi, come i miei fratelli o Neo-Cell, ne conoscono già l'esistenza. >> intervenne Luth.

<< Uhm... Beh, comunque è già un buon risultato! >> concluse il sempre ottimista silveradiano.

<< Si può dire così. >> rispose Zavin, con un sorriso stanco e un po' forzato.

<< Quanto dovrai lavorare ancora su questa cosa? >> gli chiese Jokh.

<< Circa tre o quattro giorni, poi il mio contributo non sarà più indispensabile. >> rispose lui, cercando di capire dove volesse andare a parare.

<< Molto bene! >> disse il giovane silveradiano, lasciando lievemente interdetti gli altri due.

Poi proseguì: << E allora, guardiamo oltre. >>

Sotto lo sguardo interrogativo dei due namecciani, formulò finalmente la sua proposta: << Io qui ho finito, e devo tornare al mio lavoro con la Arty’s Little Army. Non sarebbe male affrontare le nuove missioni che mi aspettano con una solida squadra al mio fianco. >>

<< Che cosa ne dite, siete con me? >>

Luth e Zavin rimasero attoniti per qualche secondo.

<< Beh, ma… Io non sono un guerriero, ti sarei solo di intralcio... >> rispose Zavin, con voce lievemente impastata dallo stupore.

<< Finiscila, amico mio! Tu sei un medico abile e un indispensabile consigliere, ogni compagnia di guerrieri spaziali deve contemplare una figura come te. E poi, lo so benissimo che vorresti fare quest’esperienza! >>

Il giovane studioso tentennò ancora: << Io… Dovrò chiedere al Capo Anziano… >> disse, ma si capiva che non sarebbe stato un grosso problema.

Jokh guardò allora, interrogativo, l’altro namecciano del trio << E tu, pelleverde? >>

<< Hm, sì, può essere interessante. Ovviamente i guadadgni devono essere divisi in parti uguali. >> rispose Luth, impassibile.

<< Ovviamente! >> rispose il silveradiano.

<< E allora >> concluse << non resta che una cosa da fare: partiamo con la mia astronave e raggiungiamo la stazione orbitante della Arty’s Little Army. Là, comunicheremo la nascita della nostra squadra al capo dell’organizzazione… Cioè a mio padre! >>

Nel pronunciare queste ultime parole, il ragazzo deglutì vistosamente, come se fosse preoccupato.

Dall’interno della propria abitazione, il Capo Anziano aveva ascoltato attentamente il discorso di quei tre, grazie all’udito assai fine tipico della sua specie, e approvò silenziosamente sorridendo tra sé e sé: “Quei ragazzi faranno sicuramente strada”, pensò.

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