All Of You.

di Liz93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Parte due ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


All Of You.

 

Labbra contro labbra.
Occhi chiusi, per assaporare meglio ogni singola percezione fisica.
Mani incontrollabili, che vagavano sul corpo dell’altro scoprendolo per la prima volta.
Poi, un sussulto. Una pausa. Un sospiro. Il distacco.
Stiles cercò di ricordarsi come si faceva a respirare, imponendosi un autocontrollo che sapeva di non avere.
Specie in quel determinato momento.

-No, Lydia –

Quelle parole sussurrate col fiato corto per i troppi baci che si erano scambiati, non solo sconvolsero lei, ma sembrarono estranee a lui stesso. Davvero aveva allontanato la ragazza che amava da tutta una vita, proprio quando sembrava pronta a concedersi a lui?
Concedersi. Questa parola rimase ferma nella sua mente per qualche istante, portandolo di colpo ad una lucidità completa.
Concedersi. Non viversi, non stare insieme, non amarsi.
Solamente concedersi. Fisicità, pura e semplice.

-Prego?-

Lydia assottigliò lo sguardo, gl’occhi smeraldo ridotti a due piccole fessure e i capelli arruffati dalle mani di lui che le ricadevano selvaggi attorno al viso, rendendola più sensuale di quanto già non fosse.
Stiles Stilinski, colui che aveva una cotta colossale per lei dalla terza elementare, colui che l’aveva quasi stalkerata con millemila chiamate ed sms  per dieci anni, la stava ora rifiutando?

-Non posso farlo –

Stiles aveva finalmente ripreso pieno controllo della sue facoltà mentali.
Le mani non gli tremavano più, le labbra erano serrate senza accenno di un sorriso.
Gl’occhi lucidi e il lieve accenno del rossetto scarlatto di lei su piccole zone impercettibili del suo viso  erano gl’unici segni della passione che li aveva travolti fino a qualche secondo prima.
Lydia rise piano, di una risata quasi isterica.

-Sta davvero succedendo? Mi stai davvero rifiutando?-

Stiles abbassò lo sguardo, incerto solo per un istante, poi lo riportò sul volto di lei.

-Non voglio essere l’ennesima tua distrazione. Dopo Jackson, Dopo Aiden, dopo … -

Si interruppe, incapace di pronunciare il nome successivo.

Allison.

-Non posso, non dopo averti desiderata per tutta la vita, non dopo aver passato quello che abbiamo passato insieme –

Concluse, riabbottonandosi la camicia che lei gli aveva slacciato.
Il suono della campanella lo spaventò, ricordandogli che si trovavano a scuola, probabilmente nello sgabuzzino del bidello.
Magari nello stesso punto in cui lei era stata proprio con Aiden, dove avevano fatto sesso.

-Mi stai accusando di usarti?-

Lydia lo guardò ora seria, senza scomporsi.
Nessuna traccia di insicurezza nella sua voce, nessun vacillare nel suo sguardo fiero.

-Ok, detto così suona davvero brutto-

Stiles si grattò la nuca, ora lievemente imbarazzato.

-Ad ogni modo, è suonata la campanella, credo di dover andare –

Lydia si sistemò il vestito blu che le arrivava sopra le ginocchia, allacciò il golfino bianco, si sistemò i capelli biondo fragola e fece per uscire dalla stanza.
Poi, si fermò, voltandosi per un istante verso di lui.

-Hai perso la tua occasione –

Cercò di sembrare neutrale nel tono della voce, ma Stiles che di lei conosceva ogni più piccola sfumatura, colse in quelle parole un pizzico di amarezza.


***


Non avrebbe saputo spiegare com’era arrivata a quel punto.
Le parole di Stiles, per quanto fosse difficile ammetterlo persino con se stessa, l’avevano turbata.
Avrebbe voluto dirgli che aveva sbagliato tutto e che per la prima volta di lei non aveva capito niente.
Avrebbe voluto dirgli che non lo stava usando, che aveva seguito solo ciò che provava.
Ma la verità era che,in parte, lui aveva ragione.
Si ricordò di quando lui aveva nominato Aiden e sentì le mani diventare ghiacciate e il respiro farsi pesante.
Non lo aveva amato, era vero. Non come Jackson, sicuramente.
Ma era stato importante per lei, perché le aveva permesso di superare la sua perdita senza crollare. Le aveva dato aria pulita, quando ne aveva bisogno. L’aveva fatta sentire bene, quando ne aveva bisogno.
E ora che non c’era più, ora che la sua maledetta capacità da banshee le aveva fatto preannunciare una morte che l’aveva destabilizzata profondamente, non sapeva più a cosa aggrapparsi per restare in piedi.
Perché Allison le mancava come avrebbe potuto mancarle una parte di sé.
Allison le mancava nella quotidianità, quando per i corridoi del liceo di Beacon Hills riconosceva i suoi capelli corvini e i suoi occhi luminosi nel corpo di un’estranea.
Quando le sembrava di sentire la sua risata cristallina sfiorarle le orecchie.
Quando la sua voce risuonava nella sua mente, di notte, impendendole di dormire.
Quando le capitava sotto agl’occhi  uno dei vestiti che le aveva regalato, e  che prontamente nascondeva in un angolo dell’armadio.
Quando, insieme al branco, si ritrovavano a combattere l’ennesima minaccia e lei non c’era, pronta a difenderla con il suo arco e le frecce d’argento.
Forse era vero, dopotutto.
Lei aveva usato Aiden per dimenticare Jackson e ora che lui non c’era, aveva cercato conforto in Stiles per dimenticare Allison.
Eppure, nel profondo dentro sé, sapeva che le cose stava diversamente.
Non riusciva a mettere a fuoco l’esatto momento in cui se n’era accorta, ma era stato dopo Jackson, e prima che Aiden se ne andasse.
Lydia aveva cominciato a vedere Stiles sotto una luce diversa. Lo aveva finalmente visto, non più guardato con indifferenza come se contasse meno di niente.
Un giorno come tanti si era sorpresa ad osservare il suo profilo, mentre di spalle poggiato contro l’armadietto parlava con Malia, la ragazza coyote,e aveva notato quanto fosse cambiato.
Il portamento più sicuro, le gambe lunghe, i capelli che aveva fatto ricrescere e che davano un contorno diverso al suo viso.
A partire da quel momento lo aveva osservato spesso, con discrezione, senza che nessuno ci facesse caso.
E quelle semplici osservazioni si erano poi trasformate in qualcosa di più profondo. In desiderio.
Lydia si era ritrovata a desiderarlo, la mattina a scuola, la notte a casa mentre si svegliava a causa degl’incubi e agognava la sua presenza.
Desiderava lui e chiamava Aiden, perché così era giusto. Perché Aiden era fatto per lei, per quella Lydia frivola e superficiale che era solita mostrare al mondo.
Non avrebbe mai potuto ammettere di provare qualcosa per quel ragazzino imbranato e sempre con la battuta pronta che l’adorava da quando erano bambini.
Per questo preferiva soffocare quel sentimento appena nato con i baci del suo nuovo ragazzo, che nulla pretendeva da lei più di quello che avevano.
Soddisfazione, appagamento, divertimento. Nulla di più.
E dopo mesi che Aiden non c’era più, dolore e desiderio avevano finito per fondersi insieme sino a portarla ad esplodere e lei aveva agito di conseguenza.
Aveva deciso di non aspettare più.
Quella mattina, prima che lui potesse entrare in classe, lo aveva afferrato per un braccio e trascinato nello sgabuzzino del bidello.
E senza dire una parola, prima che lui iniziasse uno dei suoi soliti logorroici monologhi, lo aveva baciato, spingendolo contro il muro.
Sfiorare di nuovo le sue labbra, dopo quel giorno in cui aveva bloccato il suo attacco di panico, le era sembrato strano.
Stiles non aveva risposto subito, probabilmente troppo scioccato da quel gesto inaspettato.
Ma quando lo aveva fatto –oh se lo aveva fatto – Lydia aveva sospirato a lungo contro la sua bocca, non aspettandosi tutta quella passione.
Probabilmente dieci anni d’attesa avevano dato i suoi frutti.
Aveva portato le sue mani sulle sue spalle, poi sul petto, aprendogli con fare esperto la camicia, e aveva pensato che fosse meno mingherlino di quanto non sembrasse a primo acchito.
Certo, non era muscoloso come i ragazzi che di solito l’attraevano, ma il suo corpo era tonico e senza un filo di grasso ed emanava calore, un calore che oltrepassava i vestiti e le arrivava dritto dentro all’anima, colmando il vuoto che ormai aveva preso dimora dentro di lei.
E aveva amato le sue mani, che le avevano afferrato il viso a coppa, per poi perdersi nei suoi capelli profumati.
Stiles aveva un modo così diverso di stringerla … con passione, ma rispetto.
Come se fosse un oggetto prezioso, da trattare con delicatezza.
Forse era la sua inesperienza in materia sessuale, o forse era semplicemente perché per lei provava qualcosa di profondo.
Quando, infine, lui l’aveva allontanata, il calore si era dissolto e una nebbia fitta era tornata ad avvolgerla.
E Lydia era tornata ad essere Lydia.
Glaciale, sarcastica, intoccabile.
Lo aveva guardato dall’alto verso il basso, con sufficienza, e gli aveva risposto con tagliente ironia.

-Lydia?Potresti passarmi gli appunti di chimica? Credo di essermi persa un passaggio –

La voce di Kira la riportò alla realtà.
Lydia ci impiegò qualche secondo a connettere, poi annuì rivolgendole un mesto sorriso.

-Certo, nessun problema –

Frugò dentro la sua borsa firmata Prada e ne tirò fuori un quaderno giallo, in perfetto stato.

-Riportamelo domani che abbiamo lezione-

Kira la ringraziò,tacque un minuto, poi con fare incerto si decise a porle quella domanda che le ronzava in testa da un paio d’ore.

-C’è qualcosa che non va? Sai, noi non ci conosciamo bene ma mi sembri con la testa da tutta un’altra parte oggi –

Lydia aggrottò le sopracciglia, facendo del suo meglio per non guardarla male.
Come si permetteva? Lei non era di certo….

-Sto benissimo, grazie –

Una risposta secca, e subito dopo il silenzio.
Finirono il loro pranzo in silenzio, guardando ognuna il proprio smartphone,fino a quando Kira addolcì lo sguardo e stirò le labbra in un sorriso.
Lydia capì senza dover chiedere che Scott era entrato in sala mensa.
E se c’era Scott…

-Io vado, ho da fare. Ciao Kira –

Si alzò frettolosamente, ma prima che la ragazza con origini asiatiche potesse ricambiare il saluto, sentì la voce dell’alfa alle sue spalle.

-Ciao, ragazze!Ma avete già mangiato?Come al solito Stiles mi ha fatto arrivare all’ultimo –

Scott si sedette accanto a Kira, dandole un bacio sulla guancia e rubandole una delle crocchette di patate che aveva avanzato.

-Ti ho aspettato per mangiare il dolce –

La sua ragazza gli fece l’occhiolino e Lydia roteò gl’occhi, sistemandosi la borsa a tracolla e facendo per andarsene.

-Te ne vai?-

La voce di Stiles le fece perdere un battito, ma ovviamente Lydia non si scompose.

-Oggi ho vari impegni da rispettare –

Stiles annuì, lo sguardo cupo.

-Va bene, ti saluto allora –

Si diresse al bancone, pronto a mettersi in fila per prendere ciò che era rimasto del pranzo di quel giorno, ma non potette evitare di voltarsi quando sentì il rumore dei tacchi di lei allontanarsi sempre di più.
Lydia se n’era andata e mai come prima d’allora dentro di lui aveva avvertito un vuoto tale.
Scott aveva osservato la scena di sottecchi, di certo notando la tensione tra loro due.
Pensò di dover decisamente parlare col suo migliore amico.

***


Ciao a tutti, è la prima volta che scrivo una storia su Teen Wolf.
Inutile dire che adoro Stiles e Lydia, per me sono veramente soulmates *ç* e considerando che ormai questa OTP è surclassata dallo sterek, ho pensato di provare a renderle omaggio e scrivere qualcosa personalmente.
Mi farebbe davvero tanto piacere sapere le vostre opinioni, se avete consigli da darmi per migliorare e soprattutto se i personaggi vi sembrano OOC ( che è ciò che temo di più).

p.s: doveva essere una one-shot ma è venuta troppo lunga e ho pensato di dividerla in due parti, per non renderla pesante.

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Capitolo 2
*** Parte due ***



-Ora mi spieghi cos’è successo tra te e Lydia –

Scott esordì secco,senza preavviso e Stiles, seduto sulla sedia della scrivania accanto al letto, sbarrò gl’occhi, sorpreso.

-Che vuoi dire?-

L’alfa, steso sul materasso, incrociò le braccia dietro alla nuca, perfettamente calmo.

-Sono un licantropo, riesco ad avvertire cosa provi, ricordi?C’era tensione tra di voi, questa mattina –

Stiles sospirò, il suo discorso purtroppo non faceva una piega.

-Preparati perché quello che sto per dirti ti lascerà senza parole –

Scott sorrise.

-Sono tutto orecchi –

Stiles si torturò le mani, prendendo a tirare uno dei fili rossi che corrispondevano ai casi irrisolti appesi al muro.

Ora anche noi siamo diventati un caso irrisolto.

-Tu sai che io sto con Malia ora, no? –

L’amico annuì.

-Cioè, non è che ci sto proprio insieme però … beh, c’è qualcosa tra di noi –

Si mordicchiò il labbro inferiore, non sicuro delle parole giuste da usare.

-Ok, sarò schematico:tengo a Malia, lei tiene a me, ma Lydia Martin è pur sempre Lydia Martin –

Chiuse gl’occhi per una frazione di secondo, pensando che quella frase per quanto stupida rappresentasse bene la realtà delle cose.

-In quest’ultimo periodo ci siamo un po’ allontanati, sai per tutta la questione del Nogistune, poi Malia, Aiden….e il resto -
gesticolò con le mani, dando prova del proprio nervosismo - non ti nego che mi ci stavo abituando, a questa distanza. Per quanto dolorosa, pensavo di aver trovato una mia dimensione, non so se capisci che intendo –

Ma Scott era meglio di un fratello per lui, era scontato che avesse capito.

-Lydia è stata il tuo sogno ad occhi aperti per dieci anni e da quando si formato il branco tra di voi è nata un’amicizia profonda ma con l’arrivo di Malia tu hai fissato dei punti nella tua vita. Hai messo da parte quello che provavi per lei sperimentando per la prima volta una relazione vera. Per quanto tu non sappia definire questo rapporto, è la cosa più simile ad una storia che hai mai avuto –

Stiles annuì, così serio che Scott stentò a riconoscerlo. Dov’era finito il suo amico dall’ironia pungente, capace di rendere divertenti anche le situazioni più assurde?

-Credo tu abbia ragione. Il fatto è che … considerando tutto ciò, mai mi sarei aspettato che stamattina mi trascinasse in un'aula vuota e prendesse a baciarmi!-

Disse tutto d’un fiato, osservando l’espressione di Scott mutare di secondo in secondo.

-Che?-

Scott si tirò di scatto a sedere, incredulo.

-Mi prendi in giro?-

Stiles scosse la testa.

- Beh, in realtà non era propria un' aula, era lo stanzino del bidello e non era nemmeno il nostro primo bacio, ma-

-Stiles!Non divagare –

Scott si passò una mano tra i capelli ormai corti, non riuscendo a contenere la sua sorpresa.

-Aspetta, cosa? Vi eravate già baciati prima?Cioè questo cambia decisamente le carte in tavola!-

Boccheggiò per un momento non sapendo che altro dire, poi si calmò riacquistando la calma e il senso pratico che gli aveva permesso di diventare un alfa e, poggiando una mano sulla spalla dell’amico, esclamò:

-Ora tu mi spieghi bene,senza tralasciare niente, cos’è successo dall’inizio e cosa vi siete detti stamattina… -intuendo che l’amico stava per ribattere finì in fretta la frase – … perché sì,conoscendoti sono sicuro che tu non abbia tenuto la bocca chiusa, e poi penseremo a sistemare questo casino –



***


Lydia ripassò il rossetto rosso firmato Chanel sulle labbra piene, unendole poi in uno schiocco rumoroso, diede un’ultima occhiata ai capelli perfettamente ondulati e lasciati liberi sulle spalle e si preparò per uscire.
Aveva deciso di parlare con Stiles, per mettere fine a quella situazione una volta per tutte.
Era stanca del silenzio che ormai da giorni pesava tra di loro, era stanca di vederlo tutte le mattine mano nella mano con Malia, come se quello che era successo tra di loro non contasse niente.
Che poi, che cos’era successo esattamente?
Lo aveva baciato, erano andati oltre con qualche carezza spinta, lui non se l’era sentita di continuare e la cosa era finita lì.
Si era interrogata a lungo su ciò che l’aveva spinta a compiere quel gesto, si era fatta delle domande e si era poi data delle risposte.
Aveva travisato tutto.
Aveva confuso le sensazioni provate durante tutto quel periodo mescolando sentimenti e semplici sensazioni e aveva creduto di provare davvero qualcosa per quel ragazzino che per anni aveva ignorato.
A quel pensiero, sentì il cuore stringersi in una morsa e una voce lontana in qualche parte indefinita del suo cervello sussurrarle che era una codarda. Una codarda che non aveva il coraggio di ammettere a sé stessa che quel ragazzino era diventato ben altro per lei.
Scuotendo il capo come per allontanare quella voce, infilò la giacca, prese le chiavi della macchina e uscì di casa.
Prima di dirigersi dagli Stilinski, pensò di far tappa nel bosco. Di certo, un po’ d’aria fresca e pulita non le avrebbe nuociuto.
Una volta arrivata, parcheggiò distrattamente ,scese e camminò per qualche minuto, ascoltando i suoni della natura intorno a sé.
Per qualche attimo, fugace ma intenso, sperò di trovarvi Allison, pronta ad ascoltare i suoi sfoghi e a consigliarla.
Chiuse gl’occhi, riuscendo quasi a sentire la sua risata, a vedere gl’occhi scuri guardarla di sottecchi con espressione soddisfatta.
Perché lei l’aveva punzecchiata spesso sul suo rapporto con Stiles, aveva scherzato dicendole che sarebbero finiti come Ross e Rachel di quel telefilm che davano sugli schermi quando le loro madri era ancora giovani e libere da vincoli matrimoniali. Friends.
E anche lei finiva col ridere, ma di una risata sarcastica perché di certo lei, Lydia Martin non avrebbe mai potuto avere un lieto fine con un sempliciotto come Stiles Stilinski.
Allison allora la smetteva con le battute, ma il sorriso le rimaneva sulle labbra per ore, perché rimaneva ferma della sua idea.
Stiles e Lydia erano due parti della stessa moneta, come lei e Scott, solo che il primo lo aveva capito già in terza elementare mentre la seconda lo avrebbe fatto con il tempo.

Che cosa mi diresti se ora fossi qui, Allison?

Infilò una mano nella borsa capiente che aveva portato con sé, cercando a tastoni il cellulare.
Una volta trovato, scorse velocemente i vari messaggi che lei e l’amica si era scambiate, alla ricerca di qualcosa di particolare. Di un segno, forse.

Non hai bisogno di me, Lydia. Tu sei forte, lo sei sempre stata, devi solo lasciarti andare.

Di nuovo, sentiva la sua voce. Era conscia che si trattasse di un riflesso crudele della sua mente, eppure sembrava così dannatamente reale.
Che cosa intendeva con lasciarsi andare? Affrontare il problema, lasciar perdere Stiles e riprendere il controllo della sua vita?

No.

Continuò a scorrere gli sms, uno ad uno, leggendo rapida quelli futili che parlavano di shopping o quelli sos che le ricordavano momenti che avrebbe preferito dimenticare.
Poi, lo trovò.
Una manciata di parole, semplici come la brezza che le stava scompigliando i capelli.
Semplici ma che in quel momento per lei si rivelarono fondamentali.

Ecco il segno che aspettavi.

<< Noah: "Chiedimi chi vuoi che io sia e io lo sarò per te."
Allie: "Tu sei pazzo!"
Noah:" Posso esserlo."**
Mi hai fatto vedere questo film almeno un milione di volte, così il minimo che tu possa fare è permettermi di mandarti questa frecciatina. Perché dai, quelli non sono Noah e Allie, quelli siete tu e Stiles! Un bacino Lyd, non odiarmi :P >>

Forse, dopotutto, aveva perso questa partita.


***

Quel pomeriggio le avrebbe parlato.
Era arrivato il momento di mettere un punto a quella storia, perché davvero non poteva sopportare anche solo un altro giorno da vivere in quella situazione.
Aveva preparato, insieme a Scott, una lista con tutto ciò che doveva dirle.
Una lista che sarebbe dovuta servire a non farlo andare nel panico, anche se il solo pensiero di pronunciare quelle parole ad alta voce lo mandava decisamente nel panico.
D’altronde, la ragazza in questione non era una ragazza qualunque. Era Lydia Martin. Non si sarebbe accontentata di quattro parole buttate lì a caso, sul momento.

-Stiles –

Suo padre fece capolino dalla porta, osservando rassegnato il caos che regnava in quella camera.

-C’è Lydia, dice che deve parlarti –

Come perdere mille battiti in un secondo.

-Falla salire –

Rispose con nonchalance, stirando le labbra in un finto sorriso.

-Bene-

Lo sceriffo annuì e fece per andarsene, poi ci ripensò e assottigliando gl’occhi gli chiese

-E’ tutto ok?Non dovevi vederti con Malia, oggi?-

-Oh, no, lei sta studiando matematica, sai …per il test –

Stiles si inventò una scusa sul momento, maledicendosi il minuto dopo per non averne pensata una migliore.

-Naturalmente io ho già studiato –

Si esibì in un’espressione sorniona che doveva sembrare convincente, ma che non ottenne i risultati sperati.

-Certo, non ne dubito. Vado a lavoro, ci vediamo a cena –

Scuotendo il capo, lo lasciò di nuovo solo per qualche istante.
Poi, lei entrò.
Il suo sguardo sicuro fu la prima cosa che notò.
Gl’occhi leggermente lucidi ma determinati, come se avesse appena realizzato qualcosa di fondamentale.
Si concesse qualche secondo per osservarla in silenzio.
Per notare il modo in cui i capelli le incorniciavano il volto, il vestito stretto le fasciava il busto e le scarpe alte slanciavano la sua figura.
Bella come una dea, e irraggiungibile, com’era sempre stata. Soprattutto per lui.

-Sai, stavo per venire da te –

Le disse, sorridendo appena.

Si accorse di tenere quella famosa lista in una mano e si affettò a nasconderla nel primo cassetto che gli capitò a tiro.
Lydia ricambiò il sorriso, con poca convinzione, e lo invitò a sedersi sul letto, accomodandosi poi a sua volta.

-Credo che tu non avessi torto, quel giorno –

Stiles sorrise di nuovo, ma questa volta dentro di sé, notando l’abile scelta di parole.

Non un credo che tu avessi ragione , non sarebbe stato da lei.

-In parte –

Lydia si inumidì le labbra con la lingua, trovandosi a disagio nel dovergli confessare quello che lei stessa aveva realizzato poco prima.

-Io non ti ho usato, Stiles. O meglio, non intenzionalmente. Ti ho baciato perché ho voluto farlo, e non ho pensato alle conseguenze, non ho pensato a come potessi sentirti tu –

Abbassò lo sguardo solo un per un momento, poi lo riportò su di lui.

-Perché non è nella mia natura preoccuparmi di ciò che pensano gli altri. Sono sempre stata sicura di me, non ho mai dubitato di ciò che sono e di come sono. Non dico che questo sia giusto, ma io sono così –

- Lo so –

Il ragazzo annuì, stranamente calmo.

-Quindi, ho toppato, non è così? Per usarmi avresti dovuto ritenermi quantomeno attraente –

Cercò di sdrammatizzare com’era tipico del suo carattere, ma l’aria era carica di tensione.
Non negativa, solo tensione.

-Ti ritengo più di questo –

Lydia si portò la mano sul viso, scostando una ciocca di capelli che le impediva la visuale.

-La tua amicizia è diventata importante per me, tu sei diventato importante, ma vedi…io non sono mai stata abituata all’amicizia con un ragazzo. Ho sempre avuto relazioni, serie o meno non importa–

-Mi stai dicendo che hai scambiato le tue sensazioni per qualcosa che in realtà tra noi non esiste?Perchè sai Lydia, avrei preferito che tu mi dicessi che non sono mai stato alla tua altezza –

Stiles si incupì, prendendo a gesticolare con le mani.
La calma era sparita, ora.

-Ti sto dicendo che sei la mia …prima connessione importante, dopo Jackson –

Connessione.

Non aveva usato a caso quel termine.

Stiles non seppe che dire.

-Ti sto dicendo che sei la prima persona, dopo tempo, della quale mi preoccupo -

Sospirò, cercando la sua mano e stringendola teneramente.

-Vuoi sapere come mi sento? Beh, sono stato meglio di così. Ma sono stato anche peggio. Tipo in questi dieci anni in cui non mi ha rivolto nemmeno uno sguardo –

Non lo disse per ripicca, fu solo sincero. Onesto fino in fondo.

-Malia, invece, si è dichiarata subito –

Lydia sbattè le ciglia, lo sguardo di sufficienza che era solita produrre quando si sentiva attaccata.

-Si, è così –

Stiles annuì.

Osservò le loro dita intrecciate e quello che disse dopo gli nacque spontaneo, naturale come respirare.

-Ma lei non è te –

Le sussurrò, così piano che stentò a sentirlo.
Lydia sentì il cuore balzarle in gola, suo malgrado.
Si stava davvero sforzando di rimanere impassibile, ma la maschera di freddezza che si era costruita tanto celermente in quegli anni iniziava a vacillare.

-Ho sempre saputo di piacerti, insomma non hai mai fatto nulla per nasconderlo. Anzi –

Stiles sorrise, per nulla in imbarazzo. Ormai anche i muri sapevano cosa provava per lei.

-Tuttavia, non ho mai ben capito cosa ci trovassi in me –

Lydia sorrise a sua volta, ma con amarezza.
Un sorriso che non arrivò agl’occhi, ma rimase fermo. Una curva appena accennata.

-Voglio dire, a parte quello che ci trovano tutti –

E Stiles capì all’istante cosa intendeva dire.
Tutte le relazioni che aveva avuto si era basate sulla fisicità. Tutti i ragazzi che avevano avuto la fortuna di starle accanto non avevano mai visto oltre l’apparenza.

-Mi piace che tu sia intelligente, senza ostentarlo. Mi piace quando te ne esci con frasi tremendamente complicate, affermando da un momento all’altro di aver studiato greco antico perché ti ispirava –

Stiles continuò a guardare le loro mani, senza alzare il volto.

-Mi piace che davanti ad una sfida, non ti tiri mai indietro. Così determinata, così sicura, così diversa da me. L’eterno indeciso –

Tracciò piccoli ghirigori sulla sua pelle, sentendola rabbrividire leggermente.

-Mi piace il tuo sguardo fiero, il fatto che quando parli con una persona la fissi direttamente negl’occhi, senza vergogna. Mi piace –
Ma non riuscì a continuare.
Lydia gli aveva posato un dito sulle labbra, costringendolo ad incrociare le loro iridi.

-Basta così, mi stai dipingendo davvero come una persona perfetta, e io non lo sono –

Prima che potesse ribattere, continuò.

-Perché se lo fossi, penserai al fatto che tu stai con Malia. E non starei per baciarti di nuovo –

Stiles boccheggiò per un istante, non trovando le parole.
Poi, la batté sul tempo, annullando la distanza tra di loro e dando inizio a quel bacio che desiderava da quando l’aveva vista entrare in camera sua.
Non ci fu passione. Né frenesia.
Solo conoscenza.
Entrambi rimasero immobili, le bocche appena sovrapposte.
Poi, il bacio crebbe d’intensità e finirono col ritrovarsi distesi sul materasso, lui sopra di lei, a dominare stranamente la scena.

-Ti ho baciato io, così credo che dovrai incolpare me -

Stiles fece scorrere le mani sulla sua schiena, assaporando quel momento che aveva aspettato da più tempo di quanto riuscisse a ricordare.

-Ottima mossa, devo riconoscerlo -

Sentì le sue mani piccole e curate abbassargli la zip della felpa che indossava, per poi passare alla t-shirt e privarlo anche di quella.
Perso nelle sensazioni che mai avrebbe pensato di poter provare, riuscì ugualmente a sentire un tremito da parte di lei e rallentò, per guardarla negl’occhi.

-Sei nervosa –

Lydia si bloccò, quasi in imbarazzo. Quasi.

-Non direi-

Notando lo sguardo irremovibile di lui, dovette però ammettere che sì, era nervosa.

-Questo ti diverte?

Sussurrò alzando un sopracciglio, scettica.

-Mi piace che tu sia nervosa a causa mia. Non lo avrei mai creduto possibile

La baciò sul collo, sentendola sospirare, e pensò che il suo profumo avrebbe potuto portarlo alla pazzia.

-Dovrei essere io quello con l’ansia da prestazione, non credi?-

Lydia rise piano, ricambiando le sue attenzioni e accarezzandogli la schiena ormai nuda.

-La mia non è ansia da prestazione .E’ solo che … non è mai stato così per  me,nemmeno con Jackson –

Il suo vestito, nel frattempo, seguì il resto degli indumenti finiti sul pavimento.

-Così come?-

Chiese Stiles, il fiato corto, le dita che accarezzavano la sua pelle di seta.
Tutto era perfetto.
Tutto era così maledettamente giusto, in quel momento.
E non gli interessava se l’indomani avrebbe dovuto affrontare Malia.

Perché quel filo rosso che aveva abbinato al loro caso stava diventando verde, del colore degl’occhi di lei.

-Così … profondo –

Lydia lo baciò ancora, sentendosi completa per la prima volta nella sua vita.

-Non credo sia mai stato davvero amore per lui –

Stiles si allontanò leggermente.
Lo sguardo pieno di ciò che provava per lei.

-Allora possiamo considerarla una prima volta anche per te, no?-

Lydia si accigliò.

-Anche?Perchè tu e la ragazza coyote non avete mai…?-

-Lei non era te -

Glielo disse ancora una volta Stiles, giusto per essere sicuro che se ne ricordasse.
Lydia sorrise.
Un sorriso vero questa volta, che la riscaldò.

-Smettila di parlare, Stilinski –

Gli sussurrò sulle labbra, baciandolo a stampo.

-Oh, dovrai abituarti. Io sono estremamente logorroico. Pensa che prima che arrivassi stavo rileggendo una lista scritta insieme a Scott, perché volevo essere sicuro di dirti tut–

Ma le parole gli morirono in gola, quando sentì le dita di lei sbottonargli i pantaloni.
Dopotutto, ora davvero non aveva voglia di parlare.

Lydia Martin era tra la sue braccia, la testa nascosta nell’incavo del suo collo, la gambe che gli circondavo i fianchi saldamente,i capelli sparsi sul suo cuscino.
Eppure, ciò che lo mandò completamente fuori di testa fu il suo sorriso.
Sereno, ma consapevole.
Il sorriso di chi, per la prima volta, non aveva paura di donarsi completamente.



I don't deserve your love
But you give it to me anyway
Can't get enough

 
***

Ok, questo capitolo è orribile. 
Non è venuto per niente come speravo T_T, nonostante l'abbia modificato almeno un milione di volte.
E, soprattutto, non sono affatto sicura che i personaggi siano IC.
Anyway, ho pensato che la mia prima storia stydia meritasse almeno un finale, così ho pubblicato la versione che mi sembrava più decente.
A voi l'ardua sentenza!

Ila.

p.s:la frase che trovate alla fine è tratta dalla canzone I don't deserve you di Paul Van Dyk.

** citazione tratta dal film "Le pagine della nostra vita"

 
 

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