Jazz & Prejudice

di Pseudonimo Letty
(/viewuser.php?uid=80981)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pelle dorata ***
Capitolo 2: *** A Marriage Into Town ***
Capitolo 3: *** Testimoni e Damigelle ***
Capitolo 4: *** Zaffiri Splendenti ***
Capitolo 5: *** Ametiste Stregate ***
Capitolo 6: *** Cristalli Intriganti ***



Capitolo 1
*** Pelle dorata ***


Salve! Come va la vita? Finalmente ritorno con una nuova storia e questa volta è una fanfiction su "La principessa e il ranocchio", classico Disney del 2009.

La storia è liberamente ispirata al film "Matrimoni e Pregiudizi", adattamento cinematografico in stile Bollywood di "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen.

 

Jazz & Prejudice

 

Pelle dorata

 

L’estate a New Orleans  si prospettava calda e serena. Il sole fece capolino tra i comignoli spenti delle case, illuminando con i suoi primi raggi dorati le deserte strade della città.
Quel giorno, Tiana si era alzata di buon’ora e piena d’energie si era subito recata al ristorante.
Un’ora più tardi, cuochi e camerieri cominciarono ad arrivare, pronti anche loro per una giornata di lavoro.
Le finestre vennero spalancate, rivelando il bellissimo salone con grandi tavoli puliti.
Le cameriere, indossate le divise, cominciarono ad apparecchiare a dovere i tavoli e i cuochi in cucina accesero i fornelli, preparando i cibi basilari per la prima colazione.
In poco tempo, tutta la città si svegliò; per la strada si potevano vedere già tante persone che si apprestavano ad andare a lavorare ed i primi bambini si avviavano verso la scuola.
In poco tempo, il ristorante fu pieno di gente, in attesa di fare una colazione coi fiocchi.
 
Verso le dieci arrivò anche Naveen.
“Ben alzato dormiglione” lo salutò sua moglie con un bacio.
“Ci sono rimasto malissimo quando non ti ho travata a dormire stamattina, temevo che qualcuno ti avesse rapita” disse lui sorridendo dolcemente.
“Se mi avessero rapita, tu mi avresti già liberata, no? Coraggio, i clienti si rilasseranno ancora di più se suoni qualcosa” disse Tiana afferrando un cestino e avviandosi verso l’uscita.
“Dove vai?” domandò Naveen.
“Vado a comprare frutta e verdura. Abbiamo finito quasi tutto” spiegò lei uscendo velocemente.
 
Le strade si erano riempite ancora di più di gente.
Le madri ormai libere dai figli potevano uscire a fare spese con le amiche oppure a fare la spesa come lei.
Ad un tratto, lo sguardo le si posò su una vetrina di un negozio.
All’interno, fiocchi rosa e blu decoravano culle di legno e seggioloni per neonati.
La donna sorrise, accarezzandosi l’addome e fantasticando sul suo futuro.
Ad un tratto, il riflesso di un individuo alle sue spalle la fece balzare in aria…
Il riflesso dell’Uomo Ombra le sorrideva malignamente.
“Bonjour, Tiana” la salutò lui chinando leggermente la testa, tenendosi il cappello.
Tiana si voltò di scatto, era paralizzata dalla paura.
“Tu… C-Come puoi essere ancora vivo?” domandò lei con un filo di voce.
“è una storia complicata” disse lui con tono indifferente “diciamo che; se volessi fare un breve riassunto, sono riuscito a convincere i miei amici dell’Aldilà a lasciarmi andare…” finì fissando la donna negli occhi.
“Comunque, mi congratulo per il lavoro che avete fatto tu ed il tuo principino…” disse con un lieve sorrisetto, per poi scomparire in una nuvola di fumo viola.
“Lavoro? Ma di cosa parlava??” si domandò lei…
 -----------------------------------
Davanti al suo riflesso, cupi pensieri le fiorirono in testa.
Non sono bianca, ma neppure nera” pensò la ragazza.
La gente chiama persone come me Sanguemisto, Meticcio, Mulatto
Premette le sue mani dorate contro il vetro, fissando i coloratissimi libri al suo interno.
Quanto avrebbe voluto comprarne uno nuovo. I pochi libri che aveva letto ormai li aveva imparati a memoria ed era desiderosa di conoscere altre storie, vedere descritti posti nuovi, vivere nuove storie…
“Hey tu! Fuori dai piedi, Meticcia!” gridò un uomo baffuto e grasso sull’uscio della libreria.
La ragazza si staccò immediatamente dalla vetrina, fissando intensamente l’uomo.
“Stavo solo guardando” rispose sincera.
Anche volendo, non avrebbe avuto i soldi per comprare neppure una pagina.
“Bene, allora torna solo quando avrai i soldi per comprare qualcosa” rispose lui brusco.
La ragazza si voltò e se ne andò a passo svelto.
Odiava le persone che la giudicavano soltanto per il colore della sua pelle.
Ma doveva pur collaborare con qualcuno. Era scesa in città con il preciso scopo di trovare un lavoro…
Ma di certo non lo andrò a chiedere a quell’uomo” pensò infastidita.
Si fermò improvvisamente davanti all’entrata di un pub, attirata dal suono di una radio su un tavolo vicino all’entrata.
Dal piccolo aggeggio di legno usciva una canzone nuova.
Come ammaliata, la ragazza si appoggiò allo stipite della porta, captando tutte le note di quella canzone così dolce e melodica.
Avete ascoltato LOVE dello straordinario NAT KING COLE” disse una voce starnazzante quando la musica sfumò.
Ebbe appena il tempo di sentire quelle parole, che qualcuno la chiamò all’interno del pub.
“Emerald! Cara! Come stai?” domandò una donna paffuta e dal viso dolce.
“Buongiorno signora Smith” disse cordialmente la ragazza entrando e accennando un sorriso.
“Sono venuta per sapere se aveva bisogno di una cameriera oggi” finì fissando la donna.
“Oh grazie cara! Sei capitata giusto in tempo. I nuovi camerieri non si sono fatti vivi e c’è un sacco di lavoro da fare” spiegò la donna accennando ai tavoli occupati.
“Va bene, mi metto subito a lavoro allora” rispose la ragazza, ma prima che potesse fare un altro passo, la donna la prese per un polso lievemente.
“Aspetta” disse lei mettendole in mano una busta “vai a cambiarti e mettiti questo”.
Emerald aprì leggermente la busta, osservando la stoffa del vestito.
“Ma non doveva signora” disse lei lusingata.
“Non sono stata io… è Katy che mi ha pregata di cucirti questo vestito. E poi ascolta, sei una ragazza bellissima, non puoi indossare una salopette come un uomo!” protestò la donna premendo tra le braccia della ragazza la busta e dirigendosi verso le cucine.
Emerald sorrise alla donna, per poi scomparire nel retro del pub.
--------------------------
“Naveen! Naveen!” gridò Tiana spalancando la porta del ristorante.
“Che succede?” domandò preoccupato suo marito andandole incontro.
Tiana aveva il fiatone per la corsa che aveva fatto, ma dopo alcuni secondi riuscì a parlare.
“Lui…. L’Uomo Ombra…” disse tra un respiro e l’altro “… L’Uomo Ombra è vivo” finì con un volo di voce.
Naveen spalancò gli occhi, non riusciva a credere che quello stregone vodoo fosse riuscito a tornare in vita.
“Vieni, sediamoci” disse prendendo sottobraccio la donna.
Ma dopo alcuni passi, Tiana si sentì mancare improvvisamente.
Naveen riuscì a prenderla al volo in braccio.
“Tiana!” la chiamò insistentemente, ma lei non si mosse: era svenuta.
-----------------------
“Wow, Emy! Sei stupenda!” urlò Katy entrando nel pub e vedendo subito l’amica.
Le guance di Emerald si tinsero di un tenue color rosa; il vestito azzurro le arrivava fino al ginocchio e le risaltava la pelle dorata. Inoltre aveva trovato assieme al vestito anche un paio di scarpette nere molto comode ed infine aveva legato i capelli neri in uno chignon.
“Ti devo ringraziare, Katy” disse lei sorridendo “Mi piace davvero tanto questo vestito” finì abbracciando la castana.
“Sono felice, così almeno non ti vestirai più con quella salopette così maschile”
“Katy! Per pagaiare devo per forza indossare quella salopette” protestò lei.
“Negativo! Tu oggi indossi questo vestito e domani riavrai la tua amata salopette” scosse la testa l’amica.
“Va bene” sospirò rassegnata Emerald.
“Ehm… E poi…” aggiunse Katy avvicinandosi all’orecchio dell’amica “Se non l’hai notato, quel gruppo di ragazzi non fa che fissarti da quando ti sei cambiata” disse facendo un cenno con la testa, puntando un tavolo vicino alle finestre occupato da alcuni ragazzi sulla ventina.
Emerald osservò il gruppo per pochi secondi;
“Uff, non mi interessa ciò che pensano in questo momento… piuttosto, sai dove sia Emily?” domandò.
“Aveva detto che oggi sarebbe uscita con Mark” la informò Katy.
“Mmm… Lo ripeto, non mi convince quel tipo” commentò Emerald ripensando al ragazzo della sua amica.
“Come mai? Stanno così bene insieme! Quanto mi piacerebbe anche a me trovare il principe azzurro” sospirò Katy. Emerald fece spallucce, pensando a quanto fosse irrimediabilmente romantica l’amica.

 

A.A.: Spero di ricevere tanti commenti (vi preeeeeeego!) anche per sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo. Lo so, è un tantino insipida ancora, ma presto renderò questa storia un piatto saporito e aromatizzato a dovere.

Un saluto, a presto e... Buon Ferragosto! ;-D

 

Piccola Letty =]

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** A Marriage Into Town ***


A Marriage Into Town

 

In quel momento, una ragazza bionda e snella entrò come un razzo nel bar, dirigendosi verso le due ragazze.

“Katy! Emerald! Si è dichiarato!!!” gridò euforica Emily abbracciando con forza le amiche.

“COSA?” domandarono le due stupite.

“Mark. Mark si è dichiarato! Mi ha chiesto di sposarlo!” disse la bionda emettendo un urlo di gioia.

Le due amiche ricambiarono con forza l’abbraccio.

“Oh mio dio! Emily sono così contenta per te!” esultò Emerald, lasciandosi pervadere dall’entusiasmo dell’amica.

“Finalmente il tuo principe ti ha chiesto la mano!” esclamò altrettanto felice Katy.

“Ma insomma! Cos’è questo baccano?” domandò irritata la signora Smith, irrompendo nella stanza con un vassoio pieno di piatti per i clienti.

“Signora, Mark mi ha chiesto di sposarlo” rispose sorridente la bionda.

La signora Smith emise un grido di puro stupore, lanciando in aria il vassoio.

“Oh, piccola Emily, è una notizia strabiliante!” esultò abbracciando la bionda.

“Ehm… potrei avere un aiutino?” domandò Emerald alle spalle delle altre donne.

Voltandosi, le ragazze notarono che la mora si era precipitata a prendere al volo il vassoio e i vari piatti e adesso stava in bilico su un piede, intenta a non far cadere neppure una goccia di caffè o una frittella.

Dopo aver sistemato di nuovo sul vassoio le varie pietanze, la signora afferrò dal bancone un paniere.

“Bene! Io vado in giro a diffondere la notizia” disse afferrando per un braccio Emily.

“Andiamo innanzitutto dal sarto, dovrai essere splendida per il tuo matrimonio” disse uscendo con la bionda, continuando a discutere di abiti e accessori.

“Che bella notizia” commentò Emerald mentre versava del caffè nella tazza di un uomo seduto ad un angolo che leggeva il giornale.

“E ora? Come lo trovi Mark?” domandò Katy.

“Beh… Adesso lo trovo un bravo ragazzo” confessò Emerald mentre porgeva ad un bambino il suo piatto di frittelle al cioccolato.

“Bene!” disse la castana poggiando le mani sui fianchi “Adesso vado in cucina, meglio che mi sbrighi a preparare la colazione” disse avviandosi verso la porticina che dava alle cucine.

“E ricordati: sei bellissima con quel vestito” sorrise scomparendo dietro le tendine.

Emerald rise silenziosamente per alcuni secondi per poi tornare a servire i tavoli.

Da dietro il suo giornale, intensi occhi viola la osservavano furtivi.

----------------------------------------

Tiana aprì lentamente gli occhi.

All’inizio non riusciva a vedere bene, ma dopo aver battuto un paio di volte le ciglia vide con chiarezza due persone chine su di lei dall’aria preoccupata.

“Tiana, meno male ti sei ripresa” sospirò Naveen, passandosi una mano sulla fronte.

“D-Dove sono?” domandò lei, fissando prima suo marito e poi l’uomo nel quale riconobbe lo chef.

“Tesoro siamo nel retro del ristorante. Sei svenuta poco fa” spiegò Naveen carezzando i capelli corvini della donna.

“Meno male, capo, ha fatto prendere un colpo a tutti” commentò il cuoco.

“Ora però che la vedo di nuovo bene, torno subito ai fornelli” disse uscendo.

“Tesoro, cosa è successo?” domandò Naveen, aiutando sua moglie a sedersi.

“Non lo so. All’improvviso ho sentito la testa girarmi vorticosamente e poi non ricordo più nulla” disse lei toccandosi la fronte con una mano.

Dopo alcuni minuti di silenzio fu Naveen il primo a rompere il ghiaccio.

“Meglio se ti fai visitare da un dottore. Anzi no, stasera andiamo da Mamma Odie, lei saprà cos’hai” disse lui accennando un sorriso.

 

A.A.:A presto con il prossimo capitolo :)

 

Piccola Letty

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Testimoni e Damigelle ***


Salve. Mentre posto vi informo che sono le 11 e mezzo e sto ascoltando "Casper's Lullaby", del film "Casper" del 1995... Una delle più belle melodie che abbia mai sentito da bambina: è molto commovente e altrettanto dolce, nostalgica ma ti riempie di gioia... è magica.

Beh, bado alle ciance, ecco a voi il terzo capitolo di J&P.

 

 

Testimoni e Damigelle

 

Passò una settimana, ma già in soli due giorni la notizia del matrimonio era trapelata da un vicolo all’altro della Città Mezzaluna: tutti erano in attesa e per l’occasione, molti cittadini avevano contribuito ad allestire la festa.

I fiorai avevano raccolto i fiori più belli e profumati dalle serre e i cuochi più bravi si erano sbizzarriti nel cuocere ogni prelibatezza che potesse saziare tutti; nessuno sarebbe rimasto con l’amaro in bocca durante il matrimonio.

Sarebbe stata una festa comparabile soltanto al Martedì Grasso.

----------------------------------------------

“Io vado a comprare farina e zucchero” annunciò Tiana afferrando un cestino e avviandosi verso l’uscita del ristorante.

“No no no no!!” la fermò Naveen togliendole il cestino dalle mani e porgendole una sedia “Tu non devi muovere nessun muscolo, intesi? Non se ne parla. Ricordi cosa ti ha detto Mamma Odie?” disse severamente.

Tiana sbuffò. Era da un settimana che suo marito la trattava come un oggetto di cristallo.

Da quando aveva sentito le parole di Mamma Odie non aveva fatto altro che assillarla e sorvegliarla.

 

L’anziana donna aveva visitato Tiana molto accuratamente.

“Stai benissimo, cara. Non hai nessuna malattia.” cominciò lei “Piuttosto hai ben altro”

“Che cosa?” domandò preoccupata la donna.

“La dea Yemaja* ti sorride cara... Aspetti un bambino” disse Mamma Odie sorridendo. Per un momento i suoi occhiali sembrarono brillare di gioia.

“Che cosa? Davvero?” domandò incredula Tiana, passandosi una mano sullo stomaco.

“Sì, ed è sano e forte” annunciò convinta l’anziana donna, poggiando con delicatezza sulla pancia della donna una mano rugosa.

“Naveen, hai sentito?” domandò Tiana voltandosi verso suo marito.

Quest’ultimo impallidì in mezzo secondo e, nella restante metà, cadde a terra svenuto.

 

“Sì che me lo ricordo: mi ha detto di stare attenta che tu non svenga di nuovo” disse lei.

“Io parlavo del bambino” protestò l’uomo “Ha detto che dovrai stare a riposo”

“Ed infatti starò a riposo… Quando avrò la pancia grossa come un cocomero” disse lei convinta, alzandosi e riprendendo il paniere.

“Naveen, sto bene. Per adesso posso continuare a fare la vita di sempre.” disse seria per poi sorridere “Vedrai, andrà tutto bene” finì carezzando la guancia di suo marito.

“Va bene, ma ti voglio accompagnare” disse lui togliendole nuovamente dalle mani il cestino, uscendo assieme alla moglie leggermente contrariata.

----------------------------------------------- 

“Io preferirei questo taglio; guarda, è più accurato ed ha velo e strascico lunghi… Sembra l’abito di una principessa” spiegò Katy, scorrendo il dito sull’immagine di un vestito da sposa bianco con la gonna ampia e gonfia.

“No, non mi piace. Guarda questo invece: è lungo e semplice, ed il velo è più corto” disse Emily puntando un’altra illustrazione con un vestito più sobrio.

“Ragazza, tu non ti puoi sposare con un vestituccio sobrio e triste… Ricordati che un giorno così non tornerà più” protestò Katy “Perciò ti dovrai agghindare con nastrini e merletti per il grande giorno”

“Ma non è triste, è semplicemente più sobrio… E poi lo sai che odio i nastri e i merletti!” protestò Emily.

“Dovrai essere bella come una principessa e come potrai esserlo se ti presenti con quel abitino così poco appariscente??” domandò Katy.

“Ti metterai nastri e merletti” annunciò la castana.

“No, mi metterò l’altro vestito” sentenziò la bionda, fissando l’amica con sguardo omicida.

“E invece no, ti metterai il vestito appariscente!” ribadì Katy.

“No! Quello semplice!” ribadì a sua volta Emily.

“Appariscente!”

“Semplice!”

“Appariscente!”

“Semplice!”

“EMERALD! COSA PREFERISCI??” domandarono in coro rivolgendosi all’amica che, intimorita dal battibecco delle amiche, era rimasta zitta e ferma al suo posto.

“Beh… Ecco… Oh che sciocca! Devo andare a fare la spesa!” disse dandosi un buffetto sulla fronte, fingendo incredulità.

Velocemente, sgusciò fuori dal pub e si avviò tranquillamente verso il mercato con il cestino tra le mani.

“Fiuuuu…” inspirò ed espirò profondamente, tranquillizzandosi “Che aria che tirava! Non potevo certo rispondere… Una delle due mi avrebbe uccisa!” pensò ad alta voce.

Ormai tranquillizzata, si avvicinò al banco della verdura per comprare qualche ortaggio.

Con la coda dell’occhio, notò che un gruppo di ragazzi la stava fissando.

Parlocchiavano tra di loro furtivi.

Emerald prese tranquilla la busta di carta con dentro la verdura e si avviò verso un altro banco.

Ma nel momento in cui passò vicinissima ai ragazzi, fece in tempo a scostarsi prima che uno di loro le potesse toccare il fondoschiena.

Senza dire una parola, Emerald tirò al ragazzo incriminato uno schiaffo decisamente molto forte.

“Cafone!” gli gridò la ragazza.

Il ragazzo, rimasto interdetto per alcuni secondi con la mano poggiata sulla guancia arrossata, la fissò con sguardo tagliente.

“Come osi? Lurida Sanguemisto!” la insultò afferrandole il polso della mano libera.

Nel divincolarsi, la ragazza fece cadere il sacchetto con la spesa.

Il ragazzo ne approfittò per pestare con il piede la busta, spiaccicandone il contenuto.

“E la prossima volta vedi di rispettarmi, cameriera!” disse spingendola a terra.

Emerald lo fissò con sguardo omicida, mentre si avviava verso il suo gruppo di amici.

Ad un tratto un ragazzo biondo le si avvicinò.

“Hey, tutto bene?” domandò tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

“Sì…” rispose lei vagamente per poi fissare infastidita il sacchetto distrutto con all’interno la verdura rovinata.

“Dannazione” disse sottovoce.

“Non ti preoccupare, te li posso ricomprare io” si propose il ragazzo.

“No, non serve” disse lei scuotendo la testa.

“Ma dai. È il minimo che posso fare per scusarmi” insistette il biondo.

“Non mi serve la tua carità, grazie” disse lei, spolverandosi la gonna azzurra e riafferrando il paniere “e inoltre, non sei tu a doverti scusare” disse per poi tornarne verso il banco di verdura.

-----------------------------------------------

Dopo aver fatto la spesa, Emerald tornò verso il pub dove aveva lasciato le sue amiche.

Ma invece di trovarle sedute sole al tavolo, le trovò in compagnia di tre ragazzi.

Appena fu vicina, il gruppo andò verso di lei.

Oltre a Emily e Katy, Emerald riconobbe il fidanzato della bionda, Mark. Gli altri due non li conosceva.

“Emerald, che piacere rivederti” le sorrise Mark.

“Loro sono due miei amici venuti dalla Virginia per farmi da testimoni” spiegò indicando i due ragazzi alle sue spalle.

Uno aveva i capelli neri e la pelle altrettanto scura. L’altro invece era bianco di pelle e aveva i capelli biondi.

Emerald riconobbe subito quest’ultimo… Era il ragazzo del mercato!

“Molto piacere, mi chiamo William Darcy” disse lui tendendole una mano.

La ragazza ricambiò la stretta.

“Molto piacere, io sono Emerald Martin” si presentò accennando un sorriso.

“Emy, cara” la interruppe la bionda futura sposa “dobbiamo decidere il vestito anche per te e Katy. Sarete le mie damigelle d’onore” annunciò soddisfatta.

Emerald sorrise.

“D’accordo Emily. Sarò felice di essere una tua damigella… Ma niente cose frivole!” le ricordò.

Le ragazze si avviarono verso il tavolo, aprendo nuovamente il libro dei vestiti da cerimonia e discutendone ogni aspetto.

 

I ragazzi restarono in disparte per alcuni minuti.

“Hey, Will, è carina Katy, vero?” domandò il ragazzo moro, Bernie Laurent.

“Sì… ” annuì il biondo fissando Emerald “è davvero bella” finì sottovoce.

 

“Avete visto come sono carini??” domandò Katy alle amiche.

“E non solo” disse Emily “Sia Bernie che William provengono da famiglie molto ricche, sembra che siano promettenti uomini d’affari in Virginia” spiegò Emily sottovoce.

“Dobbiamo intanto scegliere i vestiti per la festa del giorno prima del matrimonio” spiegò Emerald.

“Ma ceeerto!” assentì Katy “Vediamo… Cosa possiamo indossare??”

Emerald guardò in direzione del trio maschile, ritrovandosi a fissare William. Distolse lo sguardo dopo alcuni istanti, tornando a conversare con le amiche.

 

A.A.:Allora? Che ne pensate?

Ad ogni modo, avrete notato un piccolissimo asterisco vicino alla parola "Yemaja", vero?? Bene. Allora spiego subito tutto.

Nel culto Vodoo (o Vudù), Yemaja è la dea protettrice delle donne, soprattutto di quelle in gravidanza.

E prima di salutarvi.... un grandissimo GRAZIE a Sachiyo per il commento e i complimenti. Sono felice di sapere che ti piacciano Emerald e (SOPRATTUTTO) il Dr.Facilier... eggià, ha fascino, devo ammetterlo, anch'io sono rimasta colpita da lui U____U

Al prossimo capitolo!! :D

 

Piccola Letty =]

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Zaffiri Splendenti ***


Salve!! Scusatemi se aggiorno solamente oggi, ma sono stata impegnata perché dall'11 al 17 sono stata a NIZZA!!! :)

Quando sono tornata a casa però sono (Purtroppo) ripiombata nel baratro della SCUOLA =.=''

Comunque ecco a voi il nuovo capitolo ^.^

 

 

Zaffiri Splendenti

 

Passarono altri tre giorni, e tutto era pronto per il gran giorno.

Ma prima di esso, tutto era già allestito per la grande festa del giorno prima della cerimonia.

Sembrava che tutta New Orleans fosse stata invitata a partecipare: le strade principali della città pullulavano di gente elegante di tutte le età e, la strada più importante, la Royal Street, la stessa in cui passavano ogni anno i coloratissimi carri del Martedì Grasso, era stata agghindata per ospitare le persone più vicine alla futura sposa.

La musica jazz si diffondeva da ogni angolo della città e da ogni ristorante o pub si poteva sentire l’odore  dei dolci appena sfornati e il profumo di fiori dai colori sgargianti.

La sposa, segretamente chiusa nelle sue stanze, attendeva il momento in cui sarebbe uscita con euforia ed emozione.

Ma non era sola. Nella stanza, Emerald e Katy l’aiutavano a prepararsi per fare colpo sul suo fidanzato.

Per l’occasione, Emily aveva scelto un vestito color azzurro. Il bianco poteva essere messo soltanto il giorno dopo in chiesa; Katy aveva prestato alla sua amica bionda una collana di pietre smaltate bianche e blu e per sé aveva scelto un vestito beige.

Emerald invece aveva optato per un vestito lillà e, tra i capelli aveva messo un piccolo pettine con un fiore di rame, un regalo di sua madre.

“Ragazze, sono così felice che potrei spiccare il volo” disse Emily facendo un larghissimo sorriso.

“Vedi di non volare via, il tuo principe ti aspetta tra meno di un’ora” la schernì Katy, sistemando tra i capelli della bionda una tiara d’argento con al centro una pietra blu.

“Tu non sai quanto ci rende felici vederti così serena, Emily” disse Emerald spazzolando i morbidi capelli d’oro della ragazza.

“Tu non sai quanto sia felice” rispose Emily sempre sorridendo “Spero davvero che anche tu e Katy possiate un giorno provare ciò quello che provo io assieme a Mark” augurò alle amiche, prendendo la mano della mora alle sue spalle.

“Grazie, Emily. Ti voglio bene” la ringraziò Katy abbracciandola.

Tutte e tre si strinsero assieme per alcuni secondi, per poi essere separate dalla stessa castana.

“Ferme! Cosa stiamo facendo? Così ci rovineremmo l’acconciatura!” esclamò con voce fine, allontanandosi in direzione della porta.

“E dobbiamo ancora farci vedere dagli ospiti… Emy, su andiamo, dobbiamo farci vedere da tuo padre, tuo fratello e dai miei” disse prendendo sottobraccio l’amica.

“Veramente, mio padre non è potuto venire… Sta di nuovo male. E Nullah è rimasto con lui” confessò Emerald fissando il pavimento.

“Davvero? Oh, mi dispiace…” commentò Katy sincera.

“State tranquille, ragazze. Mi ha pregato lui di venire anche da parte sua e di farti i migliori auguri del mondo, Emily” tornò sorridente la ragazza.

“Forza allora, andiamo!” esclamò Katy, portandosi dietro la mora e uscendo dall’edificio.

 

Quando uscirono in strada, le due ragazze non poterono trattenere un’esclamazione di sorpresa: davanti alla porta della chiesa era stata allestita una piccola band e molte persone, aggruppate qui e là, parlavano liete e serene. Ovviamente il tema che saltava da una bocca all’altra era la comparsa della sposa.

“Hey, guarda, ci sono Bernie e William” Katy avvertì l’amica strattonandola leggermente al braccio sinistro e puntando i due ragazzi che parlavano con Mark a pochi metri da loro.

“Ehm, scusa io vado a salutare i musicisti. Li conosco” sviò l’argomento e il probabile incontro con il biondo, avviandosi verso i suoi amici.

 

Katy non perse invece tempo e in meno di un secondo aveva raggiunto il trio.

“Salve! Ragazzi siete bellissimi vestiti così” commentò la castana osservando i due testimoni nei loro vestiti eleganti.

Dopo alcuni minuti di conversazione, la musica cominciò e alcune coppie si misero a ballare.

“Will, perché non chiedi a una di queste bellissime ragazze di ballare?” propose Bernie al suo amico biondo in evidente disagio tra la folla.

Detto ciò, il moro afferrò con garbo la mano di Katy e la trascinò in pista.

“Mi concede l’onore?”

“Ma… mi hai già trascinato al centro della pista” rispose lei con un lieve sorriso.

“Appunto, quindi non accetto risposte negative” rispose lui con un sorrisetto.

Katy rise contenta per poi annuire e ballare assieme al ragazzo.

 

William rimase accanto a Mark a conversare; a volte guardava nella direzione di Emerald, la quale ballava con uno dei musicisti a riposo.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederle di ballare, era troppo timido e impacciato. Inoltre, data la sua incapacità di ballare decentemente,  cosa avrebbe tolto la probabilità di pestarle un piede o magari tutti e due mentre ballavano?

Ad un tratto tutte le persone fissarono in direzione dell’edificio di fronte alla chiesa… La sposa stava uscendo dalla casa!

Tutte le ragazze l’accerchiarono, sorridendole benevole, e Katy ed Emerald si misero accanto a lei.

Camminarono verso Mark, il quale l’attendeva al centro della pista. Accanto a lui si trovavano William e Bernie.

La gaia sposa strinse le mani del futuro consorte e, nonostante l’imbarazzo che colorava entrambi i loro visi, cominciarono a ballare un valzer. La pista era tutta loro.

Emerald sospirò, invasa pienamente dalla felicità per l’amica.

Dopo alcuni minuti, altre coppie occuparono la pista, la musica lieve si tramutò di nuovo nel ritmico e intrigante jazz.

Improvvisamente, qualcuno afferrò la mano di Emerald alle sue spalle. Voltandosi si ritrovò accanto a Bernie; ma prima che potesse domandare cosa stesse facendo, questi la tirò cortesemente verso William, a pochi passi di distanza.

Velocemente, il moro mise la mano dorata della ragazza in quella bianca del biondo.

Voleva che ballassero assieme e non avrebbe certamente approvato un rifiuto dei due.

La coppia, lievemente imbarazzata, si scambiò un veloce sguardo di rassegnazione, per poi avvicinarsi alla pista e cominciare a ballare.

Nell’istante in cui Emerald incrociò gli occhi di William, tutto intorno a lei sembrò cambiare.

La musica era dolce e lenta, l’ideale per un valzer. Tra un passo e l’altro, la ragazza fu convinta di vedere la pista attorno a loro svuotarsi lentamente.

Sentiva solo la musica. Non riusciva a distaccare i suoi occhi da quelli del ragazzo.

Non aveva fatto mai caso agli occhi del biondo, ma in quel momento ne rimase abbagliata.

Le sue iridi erano blu, blu come il mare, no anzi… come gli zaffiri.

Erano zaffiri splendenti e luccicavano come quelle rare pietre preziose.

 

A.A.: Un grande grazie a Sachiyo. Ti ringrazio per avermi ringraziato del mio grazie (ecco una frase VERAMENTE ORRENDA! xD)

 

Piccola Letty =]

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ametiste Stregate ***


Buondì, popolo di EFP!
Dopo un'intera era geologica ho deciso di continuare questa storia. Buona lettura ;) 

 

 

Ametiste Stregate

 

Il giorno dopo, i rumori della festa furono sostituiti dal silenzio che pervadeva la chiesa.

Soltanto la voce gentile del prete rompeva la pace in quel sacro edificio, pronunciando la formula del matrimonio. Due “Lo voglio” si aggiunsero alla sua voce, affievolendosi dopo alcuni istanti e lasciando il posto alla melodia della marcia nuziale.

Appena i due consorti uscirono dal portone della chiesa, una cascata di riso e petali bianchi li investirono. Le voci delle persone si confondevano tra di loro, arrivando alle orecchie degli sposi come un unico grido di augurio e allegria.

Emily, raccolto il velo lunghissimo, si apprestò a salire sul calesse con Mark. Entrambi avrebbero raggiunto gli ospiti appena questi si fossero accomodati dentro (e fuori) il ristorante scelto per il pranzo nuziale.

In pochi minuti, gli invitati si diressero verso il “Tiana’s”, dove li attendevano tavoli agghindati come gioielli, camerieri volenterosi e un pranzo degno di un re.

 

Appena l’ultimo ospite si fu seduto, la coppia fece il suo ingresso in sala.

Emily indossava il vestito bianco e “sobrio” da sposa, ma aveva lasciato a casa il magnifico velo che aveva indossato per compiacere almeno un poco Katy.

Il pranzo sembrò non finire mai, eppure nessuno parve annoiarsi quel giorno.

Emerald e Katy erano state messe ad un tavolo differente da quello dei testimoni dello sposo;  questo non dispiacque alla mora, la quale, lontano da William, si sentì a suo agio per tutto il giorno.

Fuori dal locale, un’orchestra suonava per intrattenere le persone e, approfittando della musica, molte coppie sgusciarono fuori a ballare.

Emerald e Katy decisero di piazzarsi sul balcone proprio sopra l’entrata del ristorante.

“Accidenti, ho mangiato così tanto che potrei digiunare per un mese!” commentò Katy toccandosi il ventre.

“Hai ragione, anche io mi sono rimpinzata di ogni ben di Dio” assecondò Emerald l’amica.

“Ad ogni modo, ieri sera Bernie mi ha chiesto tutti i balli. Ti rendi conto? Non ha ballato con nessun’altra ragazza per tutta la sera!!” disse la ragazza con una nota di emozione nella voce.

“Sono contenta per te. Bernie mi ispira fiducia e scommetto che anche oggi ti chiederà di ballare” considerò la mora fissando il ragazzo in questione seduto ad un tavolo all’aperto.

“Sai invece chi è che ispira fiducia a me?”

“Chi?” domandò Emerald.

“William Darcy. Carissima, ti do un consiglio: non fare la preziosa. Lo sai quante ragazze invidierebbero il modo in cui ti guarda??” domandò convinta e con tono severo la castana, mettendosi le mani sui fianchi.

“Non mi sono nemmeno accorta che mi guardasse” rispose disinvolta Emerald, lisciandosi le pieghe del vestito.

“Ah davvero?” domandò con un mezzo sorriso le castana, puntando repentinamente il biondo sotto di loro con un dito.

Era vero: stava guardando dalla loro parte.

Emerald scostò subito lo sguardo, fissando il fiume oltre il molo. Quando guardò nuovamente in direzione del biondo non lo vide più.

“Sta venendo qui” le rispose indifferente Katy, fissandosi le unghie delle mani, come se avesse letto nel pensiero dell’amica.

“Cosa?” domandò la mora sgranando gli occhi.

“Emy,” cominciò la castana, avvolgendo i fianchi dell’amica in un abbraccio amichevole “sposalo. Uccidilo il giorno dopo… e poi facciamo a metà dell’eredità” disse sorridendo furbescamente. Entrambe scoppiarono a ridere un attimo prima che arrivasse William.

“Io vado a prendere da bere” disse la castana avviandosi velocemente verso le scale.

 

“Wow… Davvero una bella festa” commentò William dopo alcuni attimi di silenzio.

“Ti diverti?” domandò atona la ragazza.

“Sì, certo, ma se devo essere sincero, sono rimasto leggermente sorpreso nel vedere la band” disse puntando il dito contro il gruppetto.

Sicuramente stava puntando il trombettista, Louis.

“È davvero singolare quel vestito da alligatore… Non è nemmeno carnevale” disse con un mezzo sorriso.

Emerald restò leggermente interdetta. Com’era possibile che non se ne fosse accorto?

“Veramente Louis È un alligatore” disse tranquillamente “è mio amico, ed è molto simpatico” finì sorridendo.

“Davvero?” domandò il biondo per poi ridere divertito.

“Sì, quando torno a casa di solito mi fa compagnia per un po’ di tempo”

“No dai, sul serio, chi è?” finì alzando le spalle.

“Te l’ho detto, è un alligatore”

“… Stai scherzando? È impossibile!” commentò con tono spocchioso il biondo.

A quella risposta il sorriso della mora cominciò a sfumare in un’espressione più seria.

“Siamo a New Orleans, quaggiù tutto può succedere” disse con voce convinta.

“Tutto meno questo” rispose scettico il ragazzo. “Cosa può permettere ad un animale di parlare?”

“La magia. E qui di magia ce n’è a bizzeffe” rispose convinta Emerald.

“Cosa? Magia? Ma dai”

La mora rimase zitta, con un’espressione seria in viso.

“Ho girato tutta l’America e non ho mai trovato magia sul mio cammino. Questo posto è diverso dagli altri, ma non penso proprio che sia la magia a renderlo tale. Anzi penso che una parte di questa diversità dipenda dalla convivenza serena tra le varie razze… Dopotutto sapevo che qui al sud la discriminazione razziale fosse più elevata, ma qui invece… è diverso… è una cosa strana non trovi?” rispose il ragazzo ridendo leggermente.

Questo era troppo.

“Quindi pensi questo? Che la Louisiana sia solo uno stato stravagante ed eccentrico?” domandò per poi avviarsi per le scale, seguita a ruota dal biondo.

“Non ho detto questo…”

“Voi gente del nord pensate di sapere tutto, ma riguardo a questo posto non conoscete neanche la metà della sua storia. Ritengo un atteggiamento alquanto arrogante il modo in cui commentate ogni cosa, non sapendo neanche spiegare perché siamo differenti dagli altri stati” commentò seriamente mentre scendeva le scale.

Pensa di sapere tutto… E invece… Non si rende conto di quanto sia importante la magia…

“Ma… Fermati! Perché te la prendi così tanto?” le chiese.

“Me la prendo con chiunque pensi che la magia non esista… E con chiunque creda che io sia una bugiarda”

“Credi davvero che esista la magia?” le domandò con sguardo incredulo e saccente.

“Sì. E adesso, se può scusarmi, signor Darcy, preferisco passare il mio tempo con persone che non mi diano della cieca credente ignorante” disse avviandosi di nuovo verso la sala principale, lasciandosi il biondo alle spalle.

Quella conversazione aveva fatto salire in lei una rabbia amara; una rabbia che covava dentro di sé da quando… Da quando sua madre…

No, doveva calmarsi. Non aveva tempo per i ricordi... Per QUEI ricordi.

Sgusciò tra la folla, stringendo al petto la sua collana.

 

Per tutta la giornata il povero Darcy continuò a cercare Emerald con l’intento di parlarle.

Arrivò la sera; molti degli ospiti erano già andati via e gli ultimi (incluso William), una volta salutati gli sposi, si ritirarono nelle loro dimore.

In cucina, un’indaffarata Emerald affrontava a colpi di spugna la pila di piatti sporchi di fronte a lei.

Da una delle porte della cucina sbucò Tiana, con altre 2 pile di stoviglie, una per mano.

“Ferma, Tia! Aspetta che ti aiuto” esclamò la mora correndo verso la donna e prendendo una delle due pile.

“Grazie Emi; e grazie anche di tutto l’aiuto che mi hai dato oggi”

Emi rispose alla sua coetanea con un dolce sorriso.

“Ah, ho saputo della novità… Congratulazioni”

“Chi te lo ha detto?”

“A me Naveen, ma ormai lo saprà tutta la città” “… Oh no….” commentò Tiana fingendosi sconvolta, ma sorridendo alla fine della frase.

“Non essere negativa, pensa alle cose positive invece: avrai una piccola Tiana che scorrazzerà per il ristorante”

“Oppure un piccolo Naveen che strimpella l’ukulele con il padre”aggiunse Tiana ridendo al pensiero di un bambino musicista.

Ci fu un minuto di silenzio fra le due donne, finché non fu Tiana a intavolare un nuovo discorso.

“E tu invece? Niente di nuovo riguardo alla tua situazione sentimentale?” domandò con un sorrisetto furbo.

“Chi? Io? Stai scherzando? Io non piaccio a nessuno!”

“Cosa hai appena detto? Su questo ti sbagli, mia cara. Anzi, per provartelo ti informo che il signor François Collins ti ritiene davvero una bellissima donna. Proprio ieri mi ha chiesto di aiutarlo ad organizzare una cenetta per voi due”

“Il signor Collins? Tia! Se ti riferisci al tuo favoloso primo sommelier ti faccio notare che viene da una famiglia troppo più in alto della mia”

“E da quando la posizione sociale è un ostacolo? Guarda me: ho sposato un principe, eppure non ho problemi, anche perché abbiamo il nostro lavoro ed io sono sempre stata indipendente”

“Non intendo dire questo. Lo sai cosa intendo: François… O meglio i suoi genitori non mi vedono di buon occhio, perché non sono della loro stessa razza”

“Emy” disse Tiana, avvolgendo con un braccio la schiena dell’amica “è un bene che tu non sia come la famiglia di François. Però non rinunciare ad un possibile futuro felice soltanto perché ti si presentano ostacoli sul cammino. Evita di usare troppo questo e dai una possibilità a questo” finì posando un dito prima sulla testa e poi sul cuore dell’amica.

“Ti voglio bene, Tia” rispose la ragazza abbracciandola “Ma sinceramente ancora non sono pronta per sposarmi. Ho tante cose da fare; devo prendermi cura di mio padre e di Nullah; ancora è troppo piccolo per restare da solo con lui”

“Come sta tuo padre?”

“È rimasto a casa. La gamba gli fa molto male e tocca a me pagaiare per il Bayou”

“Nullah non ti aiuta?”

“Certamente, mi aiuta sempre a casa; e in questi giorni è lui che aiuta papà mentre io sono a lavorare. Ma anche lui ha i suoi impegni… Sai… con Mamma Odie”

“Ah già, lo so bene. Quanti anni ha adesso?”

“Tra sei mesi precisi compirà dieci anni” disse Emerald sorridendo serena “… Sembra passata un’eternità; è cresciuto così velocemente, specialmente da quando Mamma Odie ha deciso di prenderlo con sé come allievo”

“Sono contenta per te, Emy, dopotutto lo hai allevato tu quasi come un figlio”

“Già… Forse è anche per questo che non ho voglia di sposarmi: ho già il mio bambino, un marito non mi serve” rise la mora tornando a lavare i piatti.

“E poi, lo sai Tia… Qual è il mio più grande sogno nella vita” aggiunse Emerald. Tia si limitò a fissare l’amica con sguardo complice e un sorriso sincero.

 

“Grazie Tia. Queste erbe sono perfette per gli impacchi che servono a mio padre!”

“È il minimo con cui ti posso ringraziare per il lavoro che hai fatto oggi, Emy. Grazie ancora dell’aiuto di oggi. Porta i miei saluti a tuo padre; e anche a Nullah”

“Senz’altro, Tia. A presto” disse Emerald salutando l’amica con un abbraccio.

“Hey, Emerald, non sarà meglio che tu resti qui in città stanotte? È già buio, non sarà pericoloso?” domandò Naveen preoccupandosi per lei.

“Non ti preoccupare Naveen. Le tenebre non mi spaventano e a quest’ora il fiume è tranquillo” commentò la mora sorridendo alla coppia di sposi per poi voltarsi e avviarsi verso il molo dove aveva ormeggiato la chiatta.

Emerald inspirò profondamente l’aria salmastra che aleggiava in quella parte di città. Si sentiva per la prima volta in tutta la giornata finalmente tranquilla.

Uff, che giornata. Tra il matrimonio di Emily e Mark e la discussione con William Darcy non sono riuscita a rilassarmi per tutto il giorno. Per fortuna che a quest’ora potrò pagaiare in santa pace” pensò guardandosi attorno.

La città sembrava un mondo parallelo, in quel momento della sera. Le strade erano deserte e, sotto la luce ambrata dei lampioni, l’ombra di Emerald sembrava giocherellare con quei cerchi di luce.

Dopo essersi guardata intorno per alcuni istanti, prese coraggio e decise di riempire quel silenzio così pieno di nebbia…

“L is for the way you look at me…

O is for the only one I see…

V is very very extraordinary…

E is even more than anyone that you adore…”

… La canzone di Nat King Cole risuonò nelle stradine senza intaccare la pace della notte; al contrario, la voce di Emerald, lieve come un sospiro di vento e armoniosa come le stelle in cielo, dava a quell’atmosfera un tocco magico.

Mentre riempiva con la voce le note che sentiva nella testa, si immaginò come avrebbe voluto vivere: immaginò il lungo abito di seta adattarsi perfettamente al suo corpo, i capelli morbidamente sciolti sulle spalle, i caldi riflettori che rendevano l’ambiente colorato e brillante… E la musica. Oh quella musica; il Jazz e tutte le sue più piccole sfumature. Quella musica che amava; che avrebbe voluto far scaturire dal suo cuore per donarla al mondo come un dono prezioso…

Emerald era ambiziosa, non ci poteva fare niente: aveva sempre sognato di camminare su un palcoscenico, di cantare note di ogni sfumatura e tono, di ricevere gli applausi della folla in delirio.

L’ultima nota sfumata uscì dalle sue labbra, perdendosi nella luce dei lampioni. Come sempre, il sogno di una vita sfavillante e non più rilegata alle sponde del Bayou, finì troppo presto per Emerald. Come ogni volta che finiva di cantare, vide la folla e i musicisti dissolversi come nebbia davanti ai suoi occhi; e si ritrovò improvvisamente sola.

 

“Ahaha, brava. Complimenti, Meticcia, hai davvero una voce angelica”. Una voce canzonatoria nel buio la destò completamente dai suoi pensieri. Alla luce di un lampione comparve un ragazzo.

“Ei, fratello, non è la ragazza che ti ha schiaffeggiato giorni fa?” domandò un altro ragazzo, comparendo sotto un lampione, questa volta alla sinistra della ragazza.

“Sì, è proprio lei, fratellino” rispose una terza voce, mentre un terzo ragazzo compariva sotto un lampione.

I tre fissarono ridacchiando Emerald, mentre quest’ultima iniziava a sentirsi in pericolo.

“Ei, Mulatta, perché ci guardi in quel modo? Senti mi dispiace se sono stato scortese con te” disse questo avvicinandosi barcollante. Emerald capì subito dall’andatura e dalla bottiglia che aveva in mano che i ragazzi erano ubriachi.

“Ma vedi, a volte non ragiono. Quindi mi voglio far perdonare” finì fermandosi a un metro da lei.

Emerald capì che doveva scappare subito se non voleva finire intrappolata; fece due passi indietro, credendo di avere abbastanza spazio per fuggire. Non si era accorta però che erano comparsi altri due ragazzi alle sue spalle. Quando urtò il petto dei due, capì di essere stata circondata.

“Dove vai? Il caro Tom vuole farsi perdonare, ti farà un bel regalino, vedrai” disse il ragazzo più massiccio alle spalle di Emerald, alitandole in faccia. Un forte odore di liquore le arrivò alle narici; era talmente forte che la nauseò.

Fece per allontanarsi da lui, ma questi le afferrò il polso sinistro.

“Lasciatemi, brutti farabutt…” cercò di pronunciare, prima che una mano le tappasse la bocca.

Vide gli altri due ragazzi avvicinarsi e tentare di immobilizzarle le gambe. Emerald, in preda al panico, iniziò a urlare e a scalciare, cercando di divincolarsi dalla stretta al polso e a quella sulla bocca.

Riuscì a dare un calcio a uno dei ragazzi, ma questi non si fermò e riprese a tentare di fermarla.

Emerald, stremata, chiuse gli occhi solo per un istante. Credeva di non avere più scampo….

I ragazzi emisero uno dopo l’altro un grido sommesso. Uno per volta, lasciarono la presa sulla ragazza e caddero a terra disorientati.

Emerald osservò intorno a sé: non c’era nessun’altro. Eppure qualcuno l’aveva liberata. Doveva cogliere l’occasione e scappare. Senza pensarci due volte, iniziò a correre senza una meta.

“Inseguiamola, sta scappando!” sentì gridare alle sue spalle.

Emerald corse quasi in apnea, per paura di fare rumore con il respiro. Sentiva il gruppo a pochi metri di distanza e sembravano intenzionati a fargliela pagare.

Finì in una piccola piazzetta illuminata. Doveva trovare un posto sicuro dove nascondersi…  Ma dove?

All’improvviso colse con la coda dell’occhio qualcosa che si muoveva. Scattò verso un vicolo in penombra, per evitare di essere vista e restò ammutolita da ciò che vide.

Un’ombra distorta passò alla luce di un lampione….

“Un’ombra … senza padrone?”

La strana figura scura le fece cenno di seguirla, puntando prima verso una stradina dall’altra parte della strada e facendole un gesto che voleva dire “seguimi”.

Emerald  non se lo fece ripetere due volte. Appena l’ombra sgusciò verso l’altro capo della strada, lei la seguì veloce come una scheggia.

“Eccola! L’abbiamo in pugno!” sentì gridare ancora alle sue spalle. Emerald strinse i denti, cercando di non cedere alla paura e cercando di non voltarsi a guardare.

Si concentrò sulla figura che, davanti a lei, apriva un percorso in mezzo a stretti vicoli e strade sconnesse; per un istante sembrava che la Notte, captando le sue urla, avesse voluto aiutarla a scappare da quei manigoldi.

Finì in un vicolo cieco.

“E adesso? Nuit, aide-moi!” proferì a bassa voce, mentre sentiva le voci del gruppo farsi più forti ogni secondi di più.

L’ombra, strisciando a terra, si avvicinò alla luce del lampione, si raddrizzò in posizione eretta e indicò una porta di scuro legno. Emerald, senza aspettare altro tempo, girò il pomello ed entrò, chiudendo subito dietro di sé.

 

Restò per alcuni istanti accucciata accanto alla porta, con la mano serrata sul pomello, in caso qualcuno di loro fosse voluto entrare. Ma dopo alcuni istanti si rese conto che non sentiva nessun rumore provenire dall’esterno. L’improvviso silenzio la spinse a tirare un sospiro di sollievo.

Il cuore le tamburellava nel petto e aveva un groppo in gola, ma almeno era salva….

“Il negozio è chiuso”

Una voce profonda  la fece voltare. Il cuore le mancò un battito, quando si accorse di stare fissando l’Uomo Ombra.

In principio non riuscì a pronunciare nessuna parola; quegli occhi viola, come due luminose ametiste, la fissavano con tale intensità che per un attimo Emerald pensò che l’uomo potesse leggerle nell’anima tutto il timore che provava.

“M-Mi dispiace, Signore, non-non volevo disturbarla… D-davvero” cercò di scusarsi la ragazza, in preda al timore di averlo adirato. Aveva sentito storie così raccapriccianti su di lui che soltanto il pensiero di trovarsi nel suo negozio la paralizzava dalla paura.

Velocemente, si tirò in grembo il borsone, capovolgendolo senza farci caso.

Ebbe appena il tempo di veder scivolare fuori il barattolo di erbe, che subito emise un “No!”.

Ma il barattolo, miracolosamente, non cadde. Sembrò restare sospeso in aria. Ma guardando più attentamente verso la direzione della parete, Emerald si accorse che qualcuno, o meglio qualcosa, stava sorreggendo il vasetto.

L’ombra di Facilier, distorta in una posizione innaturale, reggeva con una mano il barattolo. Senza proferire parola, l’ombra le tese l’oggetto; voleva che Emerald lo riavesse.

La ragazza si sentì improvvisamente tranquillizzata da quella creatura della notte. Il suo gesto non sembrava nascondere attacchi o pericoli, perciò tese la mano verso l’oggetto e lo riprese.

“Merci, ma chère Nuit” proferì con un mezzo sorriso. Non sapeva neppure lei il motivo per cui l’aveva chiamata a quel modo.

L’ombra, evidentemente allegra, fece una capriola in aria e si riavvicinò al suo padrone, riposizionandosi come quest’ultimo in posizione eretta. Fu in quel momento che l’uomo riparlò.

“Ti hanno fatto del male?” domandò tendendo una mano per aiutarla a rialzarsi.

“Che cosa?” domandò Emerald istintivamente. Non ricordava più che stesse fuggendo da quei ragazzi.

“I ragazzi fuori di qua sembravano molto arrabbiati con te”

La ragazza notò che l’uomo teneva ancora la mano tesa verso di lei. Dopo aver ripreso respiro decide di afferrarla.

Quando la sua mano venne stretta dalle dita affusolate dello stregone, Emerald trattenne una smorfia di stupore: la mano dello stregone era calda e la sua stretta era delicata anziché dura come lei si aspettava.

“No, sto bene. La vostra ombra mi ha guidata fin qui e… Sono entrata senza nemmeno bussare” disse volgendo lo sguardo a terra, ancora intimorita dallo stregone.

“Mmmh, capisco. Dunque sei stata tu ad aprirle la porta, vero?” domandò Facilier all’ombra che, prontamente, si tolse il cappello e fece un inchino con un sorriso furbo.

Emerald rise silenziosamente, ma un’improvvisa fitta alla mano sinistra la obbligò a stringere i denti.

“Il polso sinistro… Mi fa molto male” commentò vedendo che l’uomo era tornato a fissarla. Senza commentare, le fece sollevare il braccio all’altezza di una delle candele accese. Su tutta la circonferenza del polso era chiaramente visibile una striscia violacea, segno che l’avevano afferrata in quella zona.

“Sediamoci al tavolo. Basterà una fasciatura per curarlo” disse indicandole il tavolo in fondo al breve corridoio. La ragazza, nonostante fosse contraria, si trovò a seguirlo in silenzio.

Mentre l’uomo le fasciava il polso, Emerald non proferì parola; nella sua testa una marea di pensieri si facevano strada e si scontravano tra loro, in preda al dubbio.

Fin da bambina Emerald sapeva che personaggio fosse l’Uomo Ombra: non c’era nessuno a New Orleans che non fosse a conoscenza dei suoi poteri da stregone voodoo. Lei, che aveva studiato da Mamma Odie, sapeva che era un bokor* dai grandi poteri e che doveva stargli lontano se non voleva cadere in qualche sua trappola e rimetterci la pelle.

Fino ad allora non lo aveva mai incontrato personalmente e quell’improvvisa vicinanza l’aveva scossa non poco.

Lentamente, si strinse al petto la collana che teneva sempre con sé, cercando di infondersi sicurezza.

“Ecco fatto. Tra qualche giorno non sentirà più male, signorina….?”

“Emerald. Oh, voglio dire, signorina Martin” rispose per poi correggersi avvampando come un peperone per quella troppa confidenza.

“… Signorina Martin” finì a frase l’uomo, tenendo la sua mano sopra quella dorata della ragazza.

“Oh, è meglio che vada, devo ritornare alla zattera per torn…” “… Se posso darle un consiglio, signorina, le suggerirei di restare in città per questa notte” proferì l’uomo, prima che la ragazza aprisse la porta per andarsene.

“Quei ragazzi saranno andati via a quest’ora, non mi ritroveranno” commentò Emerald voltandosi a fissare l’uomo negli occhi.

“Non è di loro che dovrebbe avere paura. Qualcos’altro si sta aggirando in città. Non è sicuro, per una signorina, andare in giro al buio e da sola”

Quell’ultima frase turbò Emerald.

“Q-Qualcosa…?” pronunciò fissando con la coda dell’occhio la porta. Istintivamente portò la mano di nuovo al ciondolo sul collo.

“Con un amuleto come quello credo proprio che non vi succederà nulla, se resterete in città e troverete rifugio in poco tempo” commentò l’uomo indicando la collana.

Emerald si strinse l’amuleto al petto.

“Devo andare” disse prima di aprire la porta e fuggire.

 

Facilier restò per alcuni secondi a fissare la porta che cigolava. Quella ragazza era fuggita così in fretta che nemmeno l’aveva richiusa. Dopo essersi ripreso, richiuse l’uscio e  si rimise al lavoro: prima che Emerald piombasse nel negozio, stava riempiendo la borsa di cuoio con tutto quello che poteva servirgli per compiere il suo incarico.

Maldestramente, nel sollevare uno dei talismani protettivi, fece cadere alcune candele spente sul pavimento.

“Non sembri molto tranquillo, Facilier” commentò con voce serpentina l’Ombra. Aveva notato il repentino cambiamento nell’uomo alla vista della ragazza.

“Sono solo un po’ scosso. Tutto mi sarei aspettato, fuorché lei… ” disse Facilier.

“Carina vero?” chiese l’Ombra con una nota di burla nella voce.

“Sicuramente la dea Erzulie** è stata molto generosa con lei. Non mi stupirei sei lei stessa fosse una reincarnazione della dea” commentò ripensando alla bellezza di Emerald.

Quando aveva visto il suo viso, alla luce delle candele, aveva pensato che fosse un’allucinazione; senza dubbio, era la ragazza più bella che avesse mai visto in tutta New Orleans. Ma c’era anche qualcos’altro oltre al semplice aspetto in quella ragazza… Qualcosa di più spirituale, di più etereo.
“Ad ogni modo ricordati che non sei qui per lei” proferì amaro il famiglio, interrompendo i pensieri dello  stregone.

“Hai ragione.” disse prendendo da uno scaffale un lungo bastone affilato ad un’estremità.

“Andiamo, abbiamo del lavoro da fare” proferì l’ombra per poi spegnere tutte le candele con una semplice giravolta.

 

*Bokor (Bocor, Bòkò) = Sacerdote che pratica magia nera ed è più coinvolto nella stregoneria che nella guarigione.
** Dea Erzulie = dea della parola, dell’amore, dell’aiuto, della buona volontà, della guarigione, della bellezza e della fortuna, ma è anche deal della gelosia, della vendetta e della discordia.

 

A.A.: Se siete arrivati fino a qui, vi meritate una medaglia per la pazienza. Spero che questo chilometrico capitolo sia stato soddisfacente. Al prossimo capitolo!

P.Letty

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cristalli Intriganti ***


Cristalli Intriganti

 

Il gallo cantò appena il sole fece capolino sulla Città Mezzaluna. In poco tempo, tutta New Orleans si risvegliò e riprese il suo quotidiano tram tram.

Emerald si passò lentamente la spazzola tra i capelli. Fissò l’alba con occhi incantati, il cuore palpitante al pensiero dello sfuggevole incontro della sera prima.

Con calma, andò al bar Smith; aveva chiesto alla mamma di Katy se poteva lavorare un altro paio di giorni e lei aveva accettato volentieri.

Verso le dieci, arrivò anche Katy al locale.

“Emi! Buongiorno. Stamattina mi sono svegliata e non ti ho trovata in casa. Mi sono spaventata, sai?”

“Perdonami, Katy, mi sono dimenticata di avvertirti e sono uscita presto per venire a lavorare qui” si scusò Emerald dispiaciuta.

“Su su, Katy. Hai un’amica instancabile e con tanta voglia di lavorare. Grazie per l’aiuto che mi dai qui, cara” si immischiò nella conversazione la signora Smith, affacciandosi da una finestrella della cucina.

“Grazie a lei, signora. Sono io a doverla ringraziare per avermi fatta dormire da voi stanotte”

“Ma tu puoi dormire da noi quanto vuoi! E poi è naturale: ieri sera non potevi tornare da sola a casa. Ti rendi conto? Al freddo e al buio, tutta sola in mezzo al Bayou… ” commentò Katy appoggiando un braccio intorno alle spalle dell’amica “avresti potuto fare brutti incontri”

“Già… Brutti incontri…” pensò la mora, fissando un punto distante.

“C’è qualcosa che non va?” domandò la castana accorgendosi dell’espressione imbambolata dell’amica.

“Ah, no. Sto bene” si riprese la mora sorridendo per nascondere il suo vero stato d’animo.

“Emi, tesoro, tieni: la tua salopette è pronta in lavanderia assieme ad alcune tovaglie che mi servono qui.” disse la signora Smith, consegnando alla ragazza un foglietto con alcune scritte “Puoi portare qui tutto? Mi servono entro mezzogiorno per i clienti che pranzano”

“Vado subito a ritirarle” dichiarò sveltamente la mora, afferrando un cestino e partendo in direzione della lavanderia.

“Ehi, Katy, non ti sembra che Emerald sia… Strana?”

“Oggi sembrava assente… E poi cosa ha fatto al polso sinistro? Ieri non aveva quella fasciatura”

“Chissà… Tu cerca di capire se sta bene. L’importante è che non si cacci nei guai”

 

Emerald camminava senza vedere dove metteva i piedi, ma fortunatamente non urtò niente e nessuno.

Ripensò alla sera precedente: i ragazzi, la fuga, l’incontro con l’Uomo Ombra…

Non mi ero mai trovata così vicina a lui. Certo, l’ho visto molte volte in piazza, mentre prendeva in giro con i suoi trucchi un turista ingenuo o un povero diavolo disperato… Eppure ieri sera sembrava così diverso. Mi ha soccorsa. È stata la sua ombra a portarmi al suo negozio… E lui è stato così gentile con me…

All’improvviso si fermò, in preda a una considerazione…

Oh no, ieri sera non l’ho neanche ringraziato per questa fasciatura! Che imbarazzo, non l’ho pagato né ringraziato… E sono corsa via senza neanche chiudere la porta!

Camminando era arrivata davanti ad un negozio che vendeva specchi di ogni forma. Si fissò in uno dei più grandi con aria contrariata.

“Emerald, sei un’idiota” proferì, prima di voltarsi e continuare a camminare.

 

“EDIZIONE STRAORDINARIA! EDIZIONE STRAORDINARIA!”

Un ragazzino dai capelli spettinati sbraitava con voce stridula ad un angolo della strada.

“Edizione straordinaria! Trovata donna priva di sensi nella zona nord della città! La donna sembra essere stata trovata in stato febbrile! Edizione straordinaria, comprate il giornale signori! Edizione Straordinaria!”

Emerald fissò il ragazzo per alcuni istanti, poi decide di entrare in lavanderia.

 

Quando tornò al pub trovò Katy seduta al tavolo insieme a Emily, Mark, Bernie e William.

“Emi! Sei tornata finalmente. Guarda chi c’è!” proferì la castana indicando tutti (soprattutto Darcy). Emerald si impegnò a non fissare il biondo e, con un sorriso affabile e disinvolto, salutò tutti tranquillamente.

Mentre serviva ai tavoli partecipò alla conversazione dei ragazzi senza ovviamente fissare Darcy in nessun modo.

I ragazzi parlarono di alcuni affari che dovevano concludere in città.

“Nella zona nord di New Orleans ci sono dei lotti di terra del tutto inutilizzati. Se riuscissimo a comprarli e a trovare un acquirente, potremmo aiutare molta gente a gestire qualche piccola azienda” commentò Bernie mentre Katy annuiva convinta.

“è per questo che ancora noi non siamo partiti per la luna di miele: io, Darcy e Bernie dobbiamo cercare di concludere l’affare prima del prossimo autunno e ci vuole tempo” spiegò Mark mentre Emily annuiva e roteava gli occhi; Emi e Katy sapevano che la bionda sarebbe stata paziente e avrebbe avuto una luna di miele da sogno.

“Intanto noi resteremo qui in città fino a che non concluderemo tutti i nostri affari. Chissà, magari potremo trovare anche una residenza abbastanza confortevole da usare come abitazione estiva” commentò Darcy sorridendo.

Emerald non annuì.

“Ti piace New Orleans, vero Will?” domandò Katy contenta.

“Sì. È una città ospitale, luminosa…”

“Magica”

“Magica, sì… Eh?” domandò stupito il biondo, osservando Emerald a pochi passi dal tavolo.

“Non è una città magica e stravagante, signor Darcy? Cosa ne pensa?” lo stuzzicò per poi distogliere lo sguardo dal gruppetto per poggiare sul tavolo del cliente un piatto di frittelle e una tazza di caffè nero.

Prima che Darcy potesse rispondere alla domanda, la mora lo precedette proponendo un altro argomento di conversazione.

“Domani avete dei programmi?” domandò rivolgendosi ai ragazzi.

“Sì, staremo fuori città fino a sera. Dovremo partire all’alba… Perché?” domandò Bernie.

“Oh, dunque la nostra Emily non ha impegni” proferì la mora, poggiando le mani sulle spalle dell’amica, seduta davanti a lei.

“Che cosa hai in mente, Emi?” domandò Katy stranita.

“Ragazze… Dobbiamo andare a salutare River” proferì con un sorriso complice.

A queste parole, Emerald ebbe tre differenti reazioni:

I ragazzi restarono indifferenti; Katy sorrise divertita; Emily sorrise scuotendo la testa e ripetendo “No, no!”

“Ehm… possiamo sapere chi…?”

“Vedi, Mark, River è una nostra vecchia amica che a volte viene a trovarci. Dato che non la vediamo quasi mai, pensavo che, domani, io Katy e Emily potremmo andare a farle visita. Che ne dite ragazze?”

“No no no…” “… Ma certo! È da molto tempo che non andiamo a trovare River…” proferì Katy appoggiando l’idea di Emerald.

“No, ragazze, io ho altro da far…” “Se non verrai con noi, River si offenderà molto... E anche noi ci offenderemo” proferì la castana fissando con sguardo truce la bionda.

“…. Uff! Va bene! Mark, ho il tuo permesso, vero?” domandò dolcemente al marito.

“Certo, amore. Divertiti con le tue amiche. E voi, riportatemela indietro sana e salva” disse sorridendo scherzoso.

“Stanne certo! Evviva! Andremo a trovare River!” esultò la castana sorridendo complice alle due amiche.

 

La visita a River era tutta una frottola… O meglio, era una cosa vera fino a un certo punto.

River non era una persona: era un luogo. Precisamente un braccio di fiume situato nella zona nord-ovest del Bayou. Un rivolo d’acqua dove Katy, Emily e Emerald amavano fuggire. Lo avevano scovato durante una gita quando erano piccole e lo avevano eletto a loro nascondiglio segreto. All’ombra degli alberi dalle lunghe radici, le ragazze facevano pic-nic, facevano il bagno e parlavano di tutto ciò che volevano, senza limiti e senza pudore.

 

“… Ma allora tu e Mark…?”

“Cosa intendi, Katy?”

“Dai, lo sai benissimo… Tu e Mark…. Prima del matrimonio….?”

La bionda annuì arrossendo come un peperone. Il suo “Sì” sussurrato fu letteralmente sommerso dalle urla della ragazze.

“Lo sapevo! Me lo sentivo!” si agitò la castana saltellando sul posto.

“Ma… Ecco, …. Più di una volta?” domandò Emerald curiosa.

“Sì, beh non così tante, però sì”

Anche la mora iniziò a saltellare assieme all’amica, contagiata da un genuino entusiasmo.

“Vi prego, ragazze, smettetela! Mi mettete in imbarazzo” protestò la bionda arrossendo e ridendo divertita. Per quanto l’imbarazzo la facesse avvampare, stare con le sue amiche le permetteva di mostrate tutta quell’emozione, tutta quell’allegria che di solito non mostrava per non apparire sconveniente.

“Non è colpa nostra se siamo felici per te” disse Katy buttandosi sul prato e abbracciando l’amica.

“Mmmh… Adesso parliamo un po’ di te, Emi” commentò la bionda, tirando per terra l’amica strattonandole il vestito.

“Io? Ma io non…” “… Non fare al finta tonta, abbiamo visto tutti che eri diversa ieri” la interruppe la castana.

“Diversa?”

“Sì, certo. Avevi lo sguardo assente, come se fossi distratta da qualche pensiero. A cosa pensavi?”

“Mmmh e se fosse innamorata?” continuò Emily osservando gli occhi verdi dell’amica.

“Sì forse ha qualcuno in testa! Emi, tesoro, non è che per caso ci stai nascondendo una cotta per qualcuno?”

“Katy… E se fosse interessata a Darcy?”

“ALT! State parlando a vanvera, ve lo assicuro!” le fermò Emi prima che le due potessero iniziare a saltare intorno a lei. Le due ragazze, ferme immobili, la fissarono con sguardo vuoto.

“Uff, tanto vale che vi racconti tutto” commentò la mora rimettendosi a sedere.

Raccontò loro della movimentata sera dopo il matrimonio di Emily: i ragazzi, la fuga nella notte in compagnia della “Chère Nuit”… E l’incontro con…

“L’Uomo Ombra?!?!” gridarono contemporaneamente, allontanandosi dall’amica.

“Ti ha fatto del male?” domandò Emily avvicinandosi a Emerald.

“Ti ha lanciato una maledizione?” domandò ancora più spaventata Katy,avvicinandosi all’altra spalla dell’amica.

“No!” proferì la mora cercando di liberarsi dall’abbraccio delle ragazze spingendole via delicatamente.

“Tutt’altro… Mi ha aiutata ad alzarmi e mi ha anche medicata con questa fasciatura” disse osservando il polso ancora legato nelle bende. Improvvisamente una vampata di calore la fece arrossire vividamente.

“Oh no… Emi non dirmi che…” “… Ti piace quell’uomo?!”

Emerald le guardò con occhi sgranati.

“Cosa? No! No non mi piace affatto… è solo che, in un certo senso mi ha colpito. Non mi sarei mai aspettata di essere soccorsa proprio dal Dottor Facilier…” commentò Emerald, fissando davanti a sé un punto fisso.

I suoi pensieri furono bruscamente interrotti quando Katy la prese per le spalle e la strattonò con forza.

“Pronto? Emerald Martin riceve? Hai di nuovo fatto quella faccia imbambolata, inizio a preoccuparmi. Emi, devi prometterci che cercherai di non pensare a quell’uomo”

“Lo sai quante persone ha fatto soffrire? Se non stai attenta potrebbe fare del male anche a te”

Emerald le fissò leggermente intontita: le loro facce lasciavano trasparire i loro pensieri. E non avevano tutti i torti: nei loro occhi leggeva a chiare lettere che, se non fosse ricorsa ai ripari, si sarebbe trovata in un mare di guai.

“Ragazze, calmatevi. So meglio di voi quanto può essere pericoloso quell’uomo. Non sono una stupida quando si parla di magia voodoo…. Né una sprovveduta, non dimenticatelo.” disse con voce seria, per poi tornare a un tono più dolce “Però per farvi stare tranquille, vi prometto che cancellerò quello stregone dalla mia mente”

Prima che le ragazze potessero dire altro, Emerald si tirò su in piedi e fece qualche passo verso la riva del fiumiciattolo. Con un lieve sorrisetto sulle labbra iniziò a sbottonarsi il vestito.

“Emi… No! Io il bagno non lo voglio fare!” protestò Emily incrociando le braccia sotto al seno.

“E se ci vedesse qualcuno? E cos’è questo modo di spogliarsi senza neanche un minimo di pudore?” commentò Katy con tono predicatorio.

“Qui siamo al riparo da sguardi indiscreti, ve lo ricordate? Devo anche ricordarvi quante volte abbiamo fatto lo spogliarello tra di noi su questa riva?” domandò doppiamente la mora, facendo arrossire le due ragazze, ricordando i primi anni dell’adolescenza e la sfacciataggine che le accomunava in quel piccolo rifugio.

“Forza, ragazze. Fa troppo caldo e l’acqua è troppo fresca per non cogliere l’attimo” disse ridendo Emerald buttandosi senza vestiti nel ruscello.

A contatto con l’acqua fredda, Emerald si sentì per un attimo mancare il respiro. Risalendo in superficie inspirò profondamente, portando i capelli fluenti dietro alle orecchie. Era risalita in tempo per vedere Katy gettare su un ramo di un albero la sottoveste con un gesto da ballerina burlesque.

“E poi dici a me che sono sfacciata?” commentò Emerald stuzzicando l’amica.

“Lei a differenza di te, si sta allenando per Bernie!” affermò Emily, uscendo nuda da dietro un albero e buttandosi a palla di cannone nell’acqua. Katy la seguì, provocando schizzi e facendo ridere Emerald che si stava coprendo gli occhi.

Dopo alcuni minuti pieni di risa e battaglia di schizzi, le ragazze si rilassarono per conto loro nell’acqua. Emerald, restando in posizione supina, si lasciò trascinare dalla lieve corrente sotto un raggio di sole. Sospirò cercando di svuotare la testa da qualunque pensiero. Si sentiva in totale sintonia con la natura che al circondava. Dopo aver dato un’occhiata all’acqua azzurrina intorno a lei e alle piante smeraldine, chiuse gli occhi, ripensando a una canzone che aveva sentito molte volte alla radio…

 

Summertime and the livin' is easy
Fish are jumpin' and the cotton is high
Your daddy's rich and your ma is good lookin'
So hush, little baby, don't you cry


Qualcosa si scontrò improvvisamente con la sua testa, spaventandola e facendole perdere la posizione rilassata.

“… Katy! Accidenti, mi hai spaventata” iniziò a parlare la ragazza, voltandosi con l’intento di farla pagare a colpi di schizzi all’amica…

… Il silenzio della piccola radura fu squarciato dal suo urlo acuto.

 

-----

 

“Emerald! Cosa succede?” domandò Katy vedendo nuotare furiosamente a riva la mora. Quando poté vedere il viso dell’amica, vide chiaramente il suo sguardo impaurito.

“C’è… c’è un uomo nel fiume!” avvertì la mora correndo ad afferrare l’asciugamano per coprirsi. Venne seguita a ruota dalle amiche.

Una volta coperte, si voltarono a fissare la riva, dove, molto lentamente, qualcosa si stava avvicinando.

Le tre amiche restarono immobili, mentre il corpo di una persona veniva trascinato dalla corrente.

“Non possiamo restare a guardare” commentò Emerald, togliendosi il telo e buttandosi di nuovo in acqua. Nuotò velocemente e, una volta vicino al corpo, lo afferrò con un braccio e lo trascinò verso la riva. Appena fu arrivata, Emily e Katy la aiutarono a issare il corpo apparentemente senza vita e le passarono anche il telo per asciugarsi.

Dopo alcuni minuti in cui il gruppo riprese fiato, la loro attenzione si focalizzò sulla persona vicino a loro; ancora prona, ancora immobile.

“Credete che sia… Morto?” proferì Emily sforzandosi di dire l’ultima parola senza tremare. Katy scosse il capo silenziosamente; la situazione era riuscita a farla rimanere senza parole.

Emi prese un respiro profondo e si avvicinò al corpo. Con decisione e attenzione, lo spostò distendendolo a pancia in su.

Un lieve suono sorpreso uscì dalle bocche delle ragazze.

Davanti ai loro occhi non c’era un corpo orrendamente sfregiato, ma il bellissimo viso di un giovane uomo. Emerald restò per alcuni secondi incantata a fissare quel volto: tutto, dai tratti decisi, quasi taglienti, degli zigomi e del mento, fino alle labbra rosee e curvilinee le parevano incantevoli. Non poteva credere che quello fosse il viso di un morto.

Dopo alcuni secondi, mise la testa sul petto del ragazzo; per essere ancora più sicura, toccò con due dita anche il collo.

“Non c’è battito…” sentenziò atona.

“Forse… Forse dovremmo, non so, portarlo via di qua” rispose Katy.

“E se invece lo portassimo dalla tua maestra, Emi? Come si chiama? Mamma Odie?”

Con grande sorpresa delle ragazze, il ragazzo si svegliò tossendo rumorosamente.

Mentre le ragazze balzarono indietro per lo spavento, il ragazzo si mise a sedere, tossendo e sputando l’acqua che aveva nei polmoni.

Per un istante fissò le ragazze con occhi socchiusi, intontito.

“Dove sono?” domandò con voce roca per poi continuare a tossire.

“Stai tranquillo, sei in una parte isolata del Bayou. Non preoccuparti, nessuno ti farà del male” rispose Emerald. Stava per aggiungere altro, quando gli occhi del ragazzo incontrarono i suoi.

Di fronte a lei c’erano gli occhi più belli e luminosi che avesse mai visto: occhi grigi, luminosi, con alcuni riflessi chiari e guizzanti.

Cristalli… Cristalli luminosi e pieni di vita

Il ragazzo la fissò e sorrise leggermente. Il cuore di Emerald ebbe un sobbalzo.

“Mi avete salvata voi, signorina? Vi ringrazio” disse con voce dolce, mostrando uno splendido sorriso. Anche Emily e Katy si sciolsero dal loro atteggiamento muto e sorrisero al ragazzo.

“Mi chiamo Johnny Wickham…” si presentò tendendo una mano a Emerald.

“Molto piacere, sig. Wickham. Io sono Emerald Martin; loro sono Emily Bingley e Katy Richard” disse la mora tendendo una mano al ragazzo e presentando le amiche.

“Vi sono debitore, mie signore… Mi avete salvato la vita, non so come ringraziarvi”

“Come hai fatto ad arrivare qui? Chi ti ha buttato in acqua?” domandò Emily.

“Io stavo passeggiando a ovest del Bayou. Improvvisamente qualcuno mi ha colpito alla testa e sono caduto in acqua…. N-Non ricordo altro” disse tastandosi la nuca. Una smorfia di dolore si dipinse sul suo viso; Emerald controllò, trovando una botta violacea nella zona vicina all’orecchio destro.

“Attento, non toccare la ferita. Vieni, aggrappati a me e Katy; ti portiamo in città per medicarti” proferì aiutando il ragazzo a mettere un braccio intorno alle sue spalle.

 

-----

 

“Ecco, adesso stai fermo” proferì la mora, tamponando la ferita con un pezzo di cotone idrofilo imbevuto di acqua e sale. Wickham balzò leggermente in aria quando la ferita iniziò a pulsare di dolore, ma si limitò a pochi lamenti.

Dopo aver tolto il sangue rattrappito, Emerald pensò a disinfettare la ferita e ad avvolgere una benda attorno ad essa. Dopodiché fece voltare il ragazzo in modo che potesse medicare anche un paio di graffi che aveva sulla fronte. Ancora una volta, al tocco freddo e bruciante del cotone, Wickham emisa alcuni piccoli lamenti.

“Oh suvvia, sono solo dei graffi superficiali” commentò con tono canzonatorio Emerald; in realtà trovava l’atteggiamento del ragazzo adorabile.

“Scusa, la mia soglia del dolore è veramente bassa… Ahi ahi!” ricominciò a dire sentendo bruciare il taglietto sul sopracciglio.

“Oh mamma, sei come un bambino. Aspetta…” disse la ragazza per poi cominciare a soffiare sul taglio.

In quella posizione, con le mani sulle guance di Johnny, i loro visi si trovavano a una distanza molto limitata.

“Ecco, adesso va meglio?” domandò dopo alcuni secondi.

“Sì… adesso sì….” Rispose con tono rilassato il ragazzo. I due restarono a fissarsi per alcuni istanti, le mani di lei ancora sul viso di lui. Di nuovo li cuore di Emerald sobbalzò alla vista di quegli occhi così lucenti.

“Emerald?”

Una voce maschile distolse l’attenzione dei ragazzi, facendoli voltare verso l’entrata del bar. Darcy stava fissando i ragazzi con espressione stranita. Emerald si accorse allora di avere ancora le mani sul viso di Wickham; le tolse, riponendole sul grembo.

“Signor Darcy?” domandò cercando di nascondere il fatto di essere infastidita.

Lo sguardo del biondo si spostò sul ragazzo di fianco alla mora. Gli occhi di William guizzarono un istante, prima di tornare tranquilli e posarsi di nuovo sulla ragazza.

“Ehm… Cercavo la signora Richard…” “… è nel retro a sistemare il magazzino”

“Bene… Grazie” finì sviando verso l’uscita con sguardo rivolto verso terra.

“Ci vediamo in giro, William” proferì Johnny con tono provocatorio.

Il biondo sembrò non averlo sentito, ma qualcosa in Emerald le fece percepire un cambiamento nella camminata del biondo. Quando il ricco signorino fu fuori portata i due ripresero a parlare.

“Conosci il signor Darcy?” domandò incuriosita.

“Sì, purtroppo. Hai visto? Non mi ha nemmeno salutato; quando mi ha visto ha distolto subito lo sguardo… Tsk, che cafone” commentò il ragazzo.

La ragazza trattenne a stento una risata.

“Sai, sei il primo che insulta Mr.Darcy… Posso chiederti come mai così tanto astio?” domandò sorridendo leggermente.

“Siamo cresciuti insieme. Lui, sua sorella ed io siamo stati allevati in Virginia. Mai madre era la balia di Darcy e Georgiana, sua sorella. Il padre di Darcy è stata quella figura paterna che non ho mai avuto; lui si che era un grand’uomo. Quando divenni abbastanza grande per lavorare mi prese come apprendista della sua azienda. A William questa cosa non è mai andata giù. E appena il vecchio sig. Darcy è morto, indovina chi è stato licenziato e buttato fuori per primo?” raccontò finendo per puntare il dito contro di sé.

“Davvero è stato così crudele con te? Non me l’aspettavo proprio”

“Io non mi aspettavo di vederlo qui a New Orleans. Ad ogni modo, signorina Martin” iniziò la frase alzandosi in piedi.

“Chiamami pure Emerald, o Emi se preferisci”

“Allora Emerald, credo sia ora che io me ne vada. Devo tornare all’accampamento dove alloggiavo per riprendere le mie cose e avvertire che sono ancora vivo” continuò sistemandosi la camicia.

“Che ne dici se ci vediamo dopodomani di nuovo qui? Vorrei offrirti almeno un pranzo per sdebitarmi del mio salvataggio”

“Ehm… Sì, va benissimo! Allora ci vediamo qui dopodomani a… mezzogiorno?”

Wickham prese con delicatezza la mano della ragazza e la baciò lievemente “Perfetto. Arrivederci, Emerald” finì uscendo senza voltarsi indietro.

Emerald sorrise allegramente verso la sagoma del ragazzo. Quel giorno lavorare sarebbe stato ancora più difficile, con la testa piena di pensieri.

 

A.A.: Salve gente! Torno finalmente ad aggiornare questa storia. Perdonatemi per la lentezza, cercherò di rimediare in futuro ^_^
Ho una novità per questa storia: Darcy e Johnny hanno trovato due attori corrispettivi!!

Darcy: Jesse Spencer, Chase in "Dottor House"
Wickham: Jensen Ackles, il sexyssimo Dean di "Supernatural"

 

La canzone cantata da Emi è "Summertime" di Ella Fitzgerald.


Vi saluto e al prossimo capitolo!

P.Letty 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=786764