I gemelli Potter

di EmyPotter_4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i ragazzi sopravvissuti ***
Capitolo 3: *** Vetri che scompaiono ***
Capitolo 4: *** Lettere da nessuno ***
Capitolo 4: *** La verità ***
Capitolo 5: *** Diagon Alley ***
Capitolo 6: *** Il binario 9 3/4 ***
Capitolo 7: *** Emily ***
Capitolo 8: *** la sala grande ***
Capitolo 9: *** L'esercito di Silente ***
Capitolo 10: *** Il primo incontro ***
Capitolo 11: *** Punizione ***
Capitolo 12: *** Sogni reali ***
Capitolo 13: *** Al Ministero ***
Capitolo 14: *** Scontro ***
Capitolo 15: *** Espresso ***



Capitolo 1
*** i ragazzi sopravvissuti ***


Al numero 4 di Privet Drive si passava un’allegra mattinata di piena estate, quando, come di consuetudine la mattina, alle 8 in punto, la porta della casa della famiglia Dursley sbatté rumorosamente (quasi a svegliare il vicinato) e ne uscirono un uomo grosso quasi quanto una mongolfiera e senza collo, il signor Vernon Dursley, a seguire, una donna magrissima con il viso pallido e scavato e un collo esageratamente lungo, la signora Petunia Dursley, che portava in braccio un bambino di un anno che però, data la sua stazza, ne dimostrava almeno due, il piccolo Dudley Dursley. Vernon stava partendo per il lavoro, lavorava in un azienda di trapani dove faceva il rappresentante e quel giorno doveva concludere un’importante affare; prese le chiavi della macchina baciò la moglie e il figlio e partì per il centro dove c’era l’azienda. Fino a quel momento era stato tutto normale, ogni giorno partiva a quell’ora da casa e faceva sempre le stesse cose, ma quando arrivò al ponte gli si prostrò davanti una scena che gli fece dimenticare di botto il suo affare, c’era un bellissimo gatto grigio tigrato con due favolosi occhi verdi circondati da una striscia di pelo nero a forma di rettangolo, che stava letteralmente leggendo il cartellone pubblicitario della ditta di trapani dove c’era il nome del signor Dursley come rappresentante. Vernon passò oltre pensando che dopotutto era solo uno stupido gatto che stava solo guardando il cartellone, i gatti non sanno leggere! Il signor Dursley tornò quindi a pensare ai suoi trapani e al suo affare ma non passarono nemmeno dieci minuti dalla vista dello strano gatto che vide duo uomini molto anziani vestiti con lunghi mantelli in velluto, uno ce l’aveva verde smeraldo mentre l’altro blu scuro, quello con l’abito verde aveva anche un grande cappello a punta e veniva continuamente additato da curiosi che sicuramente, come anche Vernon, li avevano preso per pazzi. Il signor Dursley parcheggiò l’auto per andare a prendere il quotidiano nella tabaccheria che si trovava accanto ai due uomini, passandogli accanto, Vernon, colse un frammento della loro conversazione, l’uomo in blu aveva un aria molto spaventata mentre quello in verde parlava, parlava molto piano come per far soffrire l’amico più di quanto già fosse sofferente, quel che disse fece venire un tuffo al cuore anche a Vernon “James e Lily Potter hanno subito un attacco da Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, loro… ecco… sono…” ma Vernon non sentì cosa gli era accaduto perché un grosso tir rumoroso non glielo permise ma sentì la frase dopo “Emily ed Harry… Poveri piccoli… Domani avrebbero festeggiato il loro primo compleanno”.
Vernon pensò tutto il giorno a quello che aveva udito quella mattina, il suo affare non andò a gonfie vele ma riuscì comunque a concluderlo ed ogni volta che si affacciava alla finestra vedeva i due uomini parlare ancora animatamente. Alle sei, quando Vernon smontò dal lavoro e andò a prendere l’auto, i due anziani signori lo guardarono con aria triste e aspettarono che partisse, poi se ne andarono. Quando arrivò davanti al parcheggio di casa sua, Vernon, vide il gatto che aveva notato la mattina vicino al cartellone pubblicitario della sua ditta seduto sul muretto di casa sua ma non ci fece caso. Entrò in casa e non appena vide Petunia, le si avvicinò e “Ehm… Ciao Tunia, volevo ehm chiederti se… per caso eh… ultimamente hai sentino… tua… tua sorella, Lily, ecco…” Petunia si girò assolutamente sorpresa dalla domanda che il marito le aveva rivolto “NO! Perché avrei dovuto?!” urlò, “no, no niente cara era solo per curiosità…”disse Vernon sulla difensiva. Verso le unici e mezza le luci a Privet Drive erano tutte spente ed un uomo, notevolmente anziano, avvolto in una tunica color celeste, con lunga barba e lunghi capelli bianchi e un paio di vecchi occhiali a mezzaluna poggiati sul naso aquilino si avvicinò con andatura lenta al muretto su cui era seduto il gatto e vi si sedette accanto ad esso. Da una tasca del suo abito prese un piccolo aggeggio, simile ad un accendino, lo aprì e catturò le sfere di luce di tutti e sette i lampioni della via che si spensero lasciando tutto al buio. “Da quanto sei qui, Minerva?” disse sorridendo al gatto che, come per magia, si girò verso l’uomo, fece un balzo dal muretto e quando i suoi piedi toccarono terra divenne una donna, anziana di circa sessant’anni, vestita d’un abito verde foresta e sul capo un cappello a punta di egual colore; i capelli erano raccolti in uno chignon e sul naso poggiato un paio di occhiali. “Da questa mattina, ma, Albus, sei sicuro che loro… Ecco che loro siano quelli giusti? E poi… Le voci sono vere? Lily e James sono morti? Come hanno fatto i gemelli a sopravvivere? Io… Ho osservato la famiglia per tutto il giorno ma non mi sembrano adatti…” il tono della sua voce suonava molto preoccupato, quasi impaurito, “Oh quante domande Minerva, sì tutto ciò che hai sentito è verità, Lily e James sono…” si bloccò un attimo per guardare in cielo come in cerca di coraggio, e poi “ sono morti, Voldemort li ha attaccati, ma non so proprio come abbiano fatto Harry ed Emy a sopravvivere, ho solo un’ipotesi ma credo di voler aspettare prima di rivelarla”. Anche Albus aveva un tono di voce molto triste ma le sue parole risuonavano molto tranquille, Minerva invece era sempre più sorpresa “Ma questa famiglia non è adatta…” Albus la interruppe con un cenno della mano “Lo so Minerva ma loro sono gli unici parenti che hanno” lo disse con un tono che fece capire alla donna che ormai il tutto era stato deciso così riprese a guardare il cielo stellato. “Fra quanto andiamo a prenderli?” chiese Minerva, “Oh, è già andato Hagrid” la donna ora non aveva più l’aria triste ma era diventata molto spaventata, “ Tu..? Tu trovi saggio affidare ad Hagrid questo compito?” Albus sorrise e la guardò “Affiderei ad Hagrid la mia stessa vita”.
A rompere la quiete della serata fu un forte rombo che proveniva da sopra i tetti delle case di Privet Drive e una luce accecante che abbagliò Minerva e Albus “Hagrid!” farfugliò Minerva sorridendo per la prima volta durante tutta la serata. Il rombo terminò non appena il motore si spense, era una moto molto grande e da essa scese un vero e proprio gigante, era alto quasi quando due persone e largo tre, aveva un’incolta chioma di capelli neri e crespi che riprendevano a crescere sulla faccia creando una barba simile ai suoi capelli, indossava un lungo pastrano di fustagno e portava in braccio due coperte di lana, una rosa e l’altra azzurra, all’interno di esse c’erano due bambini di circa un anno. “Oh, Hagrid! Eccoti finalmente! Come è andato il viaggio? Sono stati tranquilli i piccoli?” chiese Albus avvicinandosi all’uomo “certo signore, buonissimi, davvero, solo Emy si è mossa un poco ma nulla di grave” Minerva intanto si era avvicinata assieme ad Albus e aveva preso in braccio la bambina avvolta nella coperta rosa, aveva i capelli neri come il buio più profondo  e non appena la donna la prese in braccio si svegliò di soprassalto spalancando due enormi occhi marroni “Albus, guarda, è uguale a James, è bellissima” lo disse con la voce tremante avvicinandosi ad Albus che intanto aveva preso il bambino nella coperta azzurra, “oh, si Minerva che bella che è; guarda Harry…” il bimbo aprì gli occhi “oh ha gli occhi di Lily, forza dammi Emy…” si scambiarono i bambini e si udì un lieve singhiozzo provenire da Minerva che smise subito, i bambini intanto si erano addormentati. “Tocca andare signori…” ma Albus fu interrotto da un forte pianto che questa volta proveniva da Hagrid “suvvia Hagrid, dopotutto, questo non è un vero addio, li rivedrai molto presto” detto questo Albus fece per girarsi ma suonarono le campane che annunciavano la mezzanotte così si girò verso i piccoli e disse “oggi è il loro primo compleanno, facciamogli gli auguri signori” fece una pausa e poi riprese “auguri Emy” baciò sulla fronte la bambina “auguri Harry” baciò sulla fronte il  bambino, detto questo prese da una tasca due lettere e le mise entrambe vicino ai bambini, tutti e due avevano sulla fronte una leggendaria cicatrice a forma di saetta, Minerva e Hagrid fecero gli auguri ai bambini e poi “professor Silente,” cominciò Minerva con aria autoritaria verso Albus “è certo di volerli lasciare qui? Nel nostro mondo non ci sarà bambino che non conoscerà la loro storia…” Albus la guardò e rispose “assolutamente certo professoressa McGrannit, assolutamente, sarà meglio tenerli lontani da questa crudele realtà fin quando sarà possibile”. Detto questo tutti e tre sparirono.

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Capitolo 3
*** Vetri che scompaiono ***


Erano passati quasi dieci anni dalla mattinata in cui la famiglia Dursley si era trovata i due nipoti sulla soglia della porta di casa, da quel giorno la loro famiglia era cresciuta, da tre persone erano passate a cinque. Vernon e Petunia avevano continuato a viziare Dudley e Harry ed Emy erano i loro piccoli schiavetti senza amici (Dudley ricattava i bambini della loro età per non fargli frequentare i cugini). Harry era un ragazzino mingherlino, abbastanza basso per la sua età, i suoi capelli erano neri come il petrolio e sempre spettinati, aveva dei grandi occhi verdi, portava un paio di occhiali rotondi scocciati più e più volte e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte; aveva un carattere molto chiuso, era spesso preso di mira da Dudley e i suoi amici ma nonostante questo era un ragazzo sincero e docile anche se a volte sapeva essere molto sfrontato (soprattutto quando qualcuno faceva del male a sua sorella Emy). Era sempre paragonato alla madre, buona e bella. Emily era invece tutto il contrario di suo fratello Harry, aveva una lunga chioma di capelli ricci neri, aveva grandi occhi castani, era molto magra ma anche piuttosto bassa, il suo incarnato era molto pallido con qualche lentiggine sul naso, altra cosa molto differente dal fratello era il suo carattere, lei era una ragazza schietta, aperta e ribelle, anche lei come il fratello era molto sfrontata e suscettibile. Sin da piccola, gli zii la paragonavano al padre che, come lei, era un uomo ribelle e sfrontato.

Era estate, il giorno del compleanno di Dudley e, esaltato di gioia, il prediletto saltò sullo scalino rotto che si trovava sopra il sottoscala nella quale Harry e Emy dormivano, per svegliarli. Era una delle solite mattine calde quando i due gemelli entrarono in cucina, appoggiati tra il divano e il tavolo da pranzo c’erano moltissimi regali grandi e tutti ben impacchettati “Quanti sono?” urlò Dudley (pareva che per lui fossero troppo pochi a giudicare dal suo tono) “trentasei” rispose Vernon “trentasei? L’anno scorso erano trentasette!” Dudley era livido in volto, i gemelli si guardarono e sorrisero silenziosamente, per loro ricevere solo gli auguri di compleanno era un avvenimento. “Su dai, Duddy, adesso andiamo allo zoo e ti facciamo altri due regali; oh voi due, mangiate e andate a cambiarvi, veloci” disse zia Petunia e, dopo aver mangiato un uovo strapazzato e mezza tazza di latte i gemelli filarono in camera a cambiarsi. Uscirono di casa abbastanza presto e arrivarono allo zoo quando era ancor vuoto, c’era solo qualche addetto alla manutenzione e alla pulizia e pochi turisti. Mentre la famigli Dursley guardava i volatili, i giovani Potter andarono a guardare i serpenti, si fermarono davanti alla teca di un boa conscrictor quando all’improvviso Dudley li spinse via. Cercò inutilmente di far muovere il rettile che però non pareva avere alcuna intenzione di muoversi. Dudley ci rinunciò e andò con la madre a vedere le iguane.

Emy si avvicinò alla teca e sorrise esasperata al serpente “pensa che noi lo dobbiamo sopportare tutti i giorni” disse, il serpente si mosse e fissò prima Harry e poi Emy negli occhi, anche Harry si avvicinò di più alla teca e vide che il serpente annuì. “Da dove vieni?” provò Harry, il serpente indicò un cartello in alluminio attaccato alla teca dove c’era scritto “BRASILE”, “oh… wow…” disse Emy, “tu capisci quello che ti diciamo?” il serpente annuì e i gemelli si guardarono sbalorditi, “ti manca molto la tua famiglia?" chiese Emy con un velo di nostalgia, Harry se ne accorse e le mise una mano sulla spalla, lei odiava pensare o parlare dei suoi genitori perché odiava farsi vedere sensibile; anche Harry odiava far vedere il suo lato sensibile ma non come Emily, non l'aveva mai vista piangere per nulla. Sapeva che per la sorella, piangere, era una cosa da bambini.

Il serpente indicò nuovamente il cartello sulla teca “CRESCIUTO IN CATTIVITA’” il serpente guardò alle spalle dei gemelli e in quel momento Dudley spinse via i cugini facendoli cadere a terra. Iniziò ad osservare il serpente “mamma, papà! Venite a vedere!” urlò “il serpente si sta muovendo!” disse appoggiando le mani sul vetro. Per qualche strano motivo il vetro della teca sparì come per magia e fece cadere Dudley dritto, dritto dentro la teca, il serpente ne uscì e si diresse verso i gemelli impauriti e impotenti e li ringraziò.fatto questo se ne andò “non c’è di che!” disse Emy che fissò incredula il fratello e poi Dudley, intrappolato nella teca. Sentirono poi l’urlo di zia Petunia e guardarono quello che più li preoccupava: zio Vernon; era lì in piedi con la faccia paonazza e i pugni talmente stretti da far diventare le nocche bianche, Emy scatto in piedi, tese una mano al fratello e cominciò subito a difendere se stessa e Harry dicendo che loro non centravano niente “stai zitta stupida ragazzina! Non ho bisogno delle tue scuse!” così arrabbiato non lo avevano mai visto, Emy ovviamente voleva ribattere ma Harry le tirò un colpetto sulla pancia così decise di stare zitta.

Appena arrivarono a casa zio Vernon chiuse i gemelli nel sottoscala e andò da Dudley che piangeva come un bambino.

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Capitolo 4
*** Lettere da nessuno ***


Si svegliarono la mattina dopo, di buon ora, affamati, era sabato e il sabato a colazione si mangiano bacon e uova.

Nemmeno Emy che di solito era l’ultima ad alzarsi fece obbiezioni quando Harry la chiamò; andarono in cucina e prepararono la colazione per cinque e, a mano a mano che i Dursley si svegliavano, facevano colazione.

“Potter!” sbraitò zio Vernon rivolto ad Harry, “se lo chiami di nuovo per cognome ti denuncio!” disse rabbiosa Emy, suo zio la guardò accigliata, dalle orecchie pareva uscisse fumo, gli occhi erano fiammanti, gonfiò il petto e disse: “io! Io ti ho allevata come una figlia! Come dei figli! Ti ho cresciuto, ti ho dato da mangiare, un tetto e tu mi ripaghi volendomi denunciare? Mi sembra di sentire tuo padre!”.

Emy sembrava tranquilla ma dentro era un fuoco; una cosa che nessuno doveva fare in sua presenza, era chiamare suo fratello per cognome; guardò suo zio con aria di sfida e disse: “cosa? Allevati come figli? Ma ti prego! Cosa ci dai da mangiare? Gli avanzi? Quello che Dudley non vuole! L’unico tetto che mi hai dato è stato quello su cui sbatto la testa quando mi sveglio, quello del sottoscala! Nel piano di sopra c’è una stanza grandissima e al posto di darla a noi la usate per metterci i giochi di quel viziato di Dudley!”. Non voleva urlare e quindi si fermò.

Zio Vernon, sentendo la risposta della nipote, alzò un braccio per tirare uno schiaffo a Emy, che rimase ferma sul posto senza muoversi sfidando lo zio sempre di più, ma, cosa del tutto inaspettata, zia Petunia afferrò il braccio di suo marito e, con le lacrime agli occhi, si mise tra i due litiganti e disse, con voce tremante: “Emy, vai nel sottoscala, t-tu Harry vai a prendere la posta, caro, grazie. Duddy vai in camera tua” la sua voce era stranamente dolce e comprensiva, Emy fece una boccaccia a suo zio ma poi eseguì quello che zia Petunia le aveva ordinato, Dudley andò imbronciato e Harry andò a prendere la posta.

“Petunia!!” Vernon non poteva credere ai suoi occhi “hanno ragione, sono in due e..” Harry entrò con tre lettere in mano, una la lanciò sul tavolo, una la tenne lui e una la diede ad Emy che era entrata subito dopo di lui.

“Che diavolo hai in mano? Posta?” strillò Vernon “oh no! Vernon!” disse zia Petunia, Harry lesse ad alta voce, anche per la sorella “Mr. Harry Potter, ripostiglio del sottoscala, 4, Privet Drive, Little Whinging, Surrey” la busta era grossa e pesante di pergamena gialla con uno stemma come sigillo di cera. “La mia è uguale ma indirizzata a me…” disse Emy “datemele immediatamente!” urlò zio Vernon che aveva ascoltato ciò che il nipote aveva appena letto, si fiondò addosso ad Emy, prese la lettera e gliela strappò, poi fece lo stesso con Harry.

“In camera vostra adesso e non usciteci più.” Disse zia Petunia in un tono che non ammetteva repliche.

Il giorno seguente arrivarono altre dieci lettere uguali ai due gemelli sicché Emy disse “spero siano gli assistenti sociali..” Harry rise e rispose “sembra magia eh?”.

La mattina dopo, appena alzati, uscirono dalla camera e guardarono verso la porta, niente lettere, così entrarono in cucina e zio Vernon, come se avesse aspettato il loro arrivo per parlare, disse “ah che bel giorno la domenica, indovinate un po’ perché?” chiese “niente posta?” risposero prontamente i gemelli in coro “esatto, esatto ragazzi” rispose lui.

Proprio in quel momento però un gufo lasciò cadere dalla finestra due lettere che caddero dritte in testa allo zio e, nel giro di dieci minuti la casa fu sommersa di lettere, tanto che zio Vernon ordinò immediatamente a tutti i membri della famiglia di radunare poche cose perché sarebbero partiti per una vacanza piuttosto lunga e improvvisa.

Partirono da casa di gran fretta poco dopo l’ordine impartito da zio Vernon, fecero molte lunghe ore di macchina, pareva fossero senza una meta ben precisa.

Era buio quando il signor Dudley fermò la macchina su una spiaggia ventilata, “restate in macchina, se vedo uscire qualcuno lo lascio qua” disse imbronciato, nessuno, nemmeno Emy, osò ribattere. Tornò dopo dieci minuti con un grande cartone lungo e sottile, aprì la portiera dell’auto e disse sorridendo, anche se con un sorriso maligno “mi hanno prestato una barca, la useremo per arrivare alla baracca vicino al faro, la nostra vacanza sta per cominciare” detto questo prese le valige, le caricò sulla barchetta e partirono.

Una volta arrivati a destinazione si divisero i posti per dormire, il signore e la signora Dursley avrebbero dormito sul letto matrimoniale che si trovava al piano di sopra, Dudley avrebbe dormito su un soffice divano e i due gemelli su un telo steso a terra. Il casolare in cui alloggiavano era pieno di spifferi, si poteva notare subito che erano molti anni che nessuno ci entrava.

Quando si coricarono erano le undici e mezzo e tutti si addormentarono senza difficoltà, tutti a parte Emy ed Harry, a mezzanotte avrebbero compiuto undici anni così decisero di aspettare.

Disegnarono sulla polvere che c’era sul pavimento una torta di compleanno con undici candeline con sopra delle fiammelle e, non appena l’orologio di Dudley suonò per la mezzanotte, si augurarono un “felice” compleanno e Emy disse “beh soffiamo le candeline ed esprimiamo un desiderio, Harry”. Nemmeno il tempo di soffiare tutta la polvere che c0era sulle candeline disegnatev che... “BUM” la porta del casolare sbatté a terra e tutti i componenti della famiglia si svegliarono di soprassalto.

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Capitolo 4
*** La verità ***


Emy ed Harry guardarono impauriti verso la porta, sulla soglia c’era un omone alto più di due metri con barba e capelli neri, incolti, e crespi, entrò in casa e vide i due gemelli che lo guardavano sbalorditi così gli sorrise e i suoi occhi si illuminarono alla loro vista, si girò poi verso gli zii e a loro rivolse uno sguardo sprezzante, soprattutto al signor Dursley siccome reggeva in mano un lunghissimo fucile che sicuramente era l’oggetto che si trovava dentro la lunga scatola che aveva sulla spiaggia.

L’uomo indossava un lungo pastrano di fustagno nero e si rivolse nuovamente ai gemelli facendogli l’ occhiolino, “chi è lei?” chiese il signor Dursley, l’omone intanto aveva sistemato la porta e si stava dirigendo verso il camino spento “oh vero, non mi sono presentato! Salve sono Rubeus Hagrid, guardiacaccia di Hogwarts, lei deve essere Vernon Dursley e lai la signora Petunia Evans” disse indicando la signora Dursley “tu… beh sicuramente Dudley” disse guardando un Dudley impauritissimo “e voi… Harry ed Emy, come non riconoscervi, siete proprio cambiati da quando vi ho portato sulla soglia della porta dei vostri zii, uguali ai vostri genitori direi” disse Hagrid malinconicamente.

“Bene, sono qui… ah si innanzitutto per augurarvi buon compleanno e… darvi… queste, forse mi ci sono seduto sopra ma il sapore dovrebbe essere lo stesso” disse tirando fuori dalla tasca del pastrano due pacchi bianchi che consegnò, uno per ciascuno ai due gemelli.

“Oh…” disse Emy “non avevamo MAI ricevuto dei regali di compleanno” sottolineò il “mai” talmente bene che i Dursley non ebbero il coraggio di guardare i gemelli negli occhi.

“Mi è stato anche detto che non avete ancora…” iniziò a dire Hagrid “oh mio Dio! E’ una torta! Grazie Rubeus!” disse Emy sorridente “è buonissima anche!” disse Harry.

“Non chiamarmi Rubeus, Emy, chiamami pure Hagrid” Emy non lo stava ascoltando, era presa ad asciugarsi gli occhi dalle lacrime di gioia e si buttò con forza verso Hagrid che però a differenza delle persone normali non si mosse di un millimetro e avvolse Emy in un caloroso abbraccio.

Harry rise e si unì, chiamato da Hagrid, all’ abbraccio.

“Immagino che voi dobbiate leggere la vostra lettera” disse Hagrid lasciando i gemellini dalla forte presa e porgendo loro le lettere, una ciascuno.

Harry lesse ad alta voce “Mr. Harry Potter, piano terra, catapecchia sullo scoglio, mare.

 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Direttore: Albus Percival Vulfric Brian Silente

(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande esorcista, Stregone Capo, Supremo pezzo grosso, confederazione internazionale dei maghi)

Caro Mr. Harry Potter,

siamo lieti di informarla che Lei è stato ammesso alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. I corsi avranno inizio il primo settembre. Restiamo in attesa della sua risposta entro e non oltre il 31 luglio.

 

Con ossequi

Minerva McGrannit

Vicedirettrice”.

 

Harry era stupefatto, guardò sua sorella che, noncurante, rise e disse: “ma cosa vuol dire? Maghi? Scuola di magia? Che cosa…?” disse poi rivolta ai Dursley.

“Voi siete anormali, come i vostri genitori, e a quella scuola voi non ci andrete” disse zia Petunia bianca in volto.

“Siamo maghi?” chiese Harry serio, “siamo DAVVERO maghi?” richiese, sempre molto serio.

“Oh certo” rispose Hagrid “dimostracelo, si dimostraci che siamo davvero maghi… tu lo sei?” disse Emy “ si, certo sono un mago, vediamo… vi è mai capitato di far succedere cose strane?” rispose Hagrid tranquillamente “beh si qualche giorno fa…” cominciò a dire Harry ma si bloccò subito perché vide il faccione di suo zio diventare paonazzo “io a volte so in anticipo quello che mi devono dire, mentre ad Harry crescono i capelli con una velocità impressionante” disse Emy ignorando gli zii strabiliati “ bene” disse Hagrid notando la scena “ora vi faccio vedere che sono un mago” detto questo tirò fuori dal suo pastrano un ombrellino lilla a fiori e accese il fuoco nel camino “visto?” Harry era stupefatto e Emy zittita “beh si, ma questo è nulla… ve ne faccio vedere uno molto più divertente…” disse Hagrid puntando il suo ombrello contro il fondoschiena di Dudley, dall’ombrellino lilla uscì un fascio di luce e sul punto in cui si fermava nacque un’ arricciata coda da maiale. Le urla di Dudley furono subito sommerse da quelle di zia Petunia “ beh sarà meglio andare… non vorrete restare qui ancora un anno vero?” chiese Hagrid ai gemelli piegati dalle risate.

Ci fu di nuovo calma “siete così uguali ai vostri splendidi genitori…” ripeté Hagrid.

“Scusa ma… come sono morti i nostri genitori?” chiese Emy guardando antipatica i suoi zii “sicuramente non in un incidente d’auto come ci è stato detto…” finì Harry “in… un incidente d’auto ha ucciso Lily e James Potter?” Hagrid era furibondo così zio Vernon disse “beh si noi non volevamo che loro sapessero di essere anormali come loro!” Hagrid era strabiliato “prendete la vostra roba e andiamocene, vi prego” disse “zia! Tu hai dato a tua sorella dell’anormale! Alla mia mamma! Io sono una strega ora, sono più forte e te la farò pagare” urlò Emy egualmente arrabbiata.

“Calma Emy, calma, siamo maghi e siamo forti, ora prendi la roba, ce ne andiamo disse Harry cercando di calmare la situazione.

I gemelli radunarono le poche cose che avevano e seguirono Hagrid “ragazzi… le voci… beh…” iniziò Hagrid “beh erano vere, siete davvero uguali ai vostri genitori” disse.

“Puoi dirci come sono morti i nostri genitori?” chiese Harry “si, la colpa è di Voi-Sapete-Chi…” iniziò Hagrid “chi?” chiese Emy, “oh giusto…beh allora… Voi-Sapete-Chi ovvero Vol… Vold… scusate è dura solo pronunciare quel nome… bene… Voldemort” disse dopo aver fatto un grosso respiro di incoraggiamento a se stesso “lui voleva uccidere i vostri genitori e, un giorno prima del vostro compleanno è entrato in casa vostra e li ha uccisi, poi ha cercato di uccidere voi ma non ci è riuscito e la maledizione che vi aveva scagliato contro è rimbalzata contro di lui facendolo scappare via più morto che vivo” disse Hagrid serissimo.

Intanto che parlavano, avevano già superato il mare ed erano saliti su una moto a tre posti che li avrebbe portati al posto in cui avrebbero dormito.

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Capitolo 5
*** Diagon Alley ***


La mattina dopo si svegliarono in una stanza di un pub, tutta in legno, che si affacciava su Londra.

“Harry, Emy! Venite dai, facciamo colazione e ripartiamo, abbiamo un sacco di cose da comprare” disse Hagrid da fuori la porta.

I gemelli scesero e tutti nel pub tacquero non appena li videro, sentirono solo qualche bisbiglio e molti occhi puntati su di loro “'giorno” disse Emy sorridente, alcuni risero, altri risposero, nel giro di pochi istanti tutta la gente che si trovava nella loro stessa stanza circondava i gemelli cercando di toccarli o solo di guardarli da vicino, sembravano delle celebrità.

“Via! Via lasciateli stare spostatevi!” disse Hagrid “grazie…” mormorarono Harry ed Emy “figuratevi, oh lui è il professo Raptor, vostro futuro insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure,” disse lui indicandogli un uomo piuttosto sciupato vestito d’un abito nero che portava sul capo un grosso turbante lilla.

I ragazzi allungarono la mano per stringergliela ma... “oh c-che splendidi r-ragazzini, p-piacere io s-sono il professor R-Raptor” sorrise alle mani dei ragazzi.

“Bene ragazzi credo sia arrivato il momento di andare no?” disse Hagrid interrompendo il silenzio “abbiamo tantissime cose da comprare” così salutarono il professor Raptor e uscirono dal retro del pub.

Si ritrovarono davanti ad un grande muro in pietra, Hagrid tirò fuori dal suo pastrano l’ombrellino e con la punta toccò alcune delle pietre che componevano il muro, si aprì un grosso varco, i tre entrarono.

“Wow!” esclamarono in coro i due ragazzini, si trovavano al confine di un paese che però, non era come un paese normale, era un paese magico.

“Benvenuti a Diagon Alley! Qui troverete tutto ciò di cui avrete bisogno” esclamò Hagrid raggiante.

I gemelli non sapevano cosa dire “Bene... tirate fuori il secondo foglio che avete assieme alla lettera di ammissione, li troverete tutto ciò che vi serve” disse l’omone.

Harry fu più veloce di Emy nell’operazione richiesta, tirò fuori la lista e lesse:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

UNIFORME:

Gli studenti del primo anno dovranno avere:

-Tre completi in tinta unita (nero)

-Un cappello a punta in tinta unita (nero)

-Un paio di guanti di protezione (pelle di drago o simili)

-Un mantello invernale (nero con alamari d’argento)

N.B. Tutti gli indumenti degli allievi dovranno essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

 

LIBRI DI TESTO:

Tutti gli studenti del primo anno dovranno avere una copia dei seguenti testi:

-Manuale degli incantesimi, volume secondo, di Miranda Gadula;

-Storia della magia di Matilda Bath

-Teoria della magia di Adaubert Incant

-Guida pratica alla trasfigurazione per principianti di Emeric Zott

-Mille erbe e funghi magici di Phyllida Spore

-Infusi e pozioni magiche di Arsenius Brodus

-Gli animali fantastici: dove trovarli di Newt Scamander

-Le forze oscure: guida all’autoprotezione di Dante Tremante.

 

ALTRI ACCESSORI:

-Una bacchetta magica

-Un calderone in peltro misura standard 2

-Un set di provette di vetro o cristallo

-Un telescopio

-Una bilancia d’ottone

Gli allievi possono portare anche un gufo OPPURE un gatto OPPURE un rospo.

SI RICORDA AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO CHE NON E’ CONSENTITO LORO DI POSSEDERE MANICI DI SCOPA PERSONALI.

“Troviamo, troviamo tutto qui?” chiese Emy “certo, tutto quello di cui hai bisogno lo trovi qui a Diagon Alley!” ruggì dolcemente Hagrid mentre iniziavano ad incamminarsi.

C’erano tantissimi negozi e anche un mare di persone!

“Ok andate a provare i vestiti che dovrete prendervi!” disse Hagrid portandoli verso un negozio “ehm Hagrid, noi non abbiamo soldi” disse Harry tristemente “ah giusto beh allora vi porto alla banca dei maghi la Gringott dove devo fare una commissione per ordine di Silente” rispose il gigante buono.

“Silente? Chi è?” chiese Emy incuriosita “ oh è il preside di Hogworts, granduomo lui!” rispose Hagrid raggiante, intanto erano arrivati davanti ad un enorme edificio bianco latte che faceva angolo a due strade principali.

Salirono i gradini marmorei e sulla porta vetrata c’era attaccato un foglio, Harry lesse: “straniero, entra, ma tieni in gran conto quello che ti spetta se sarai ingordo perché chi prende ma non guadagna pagherà cara la magagna quindi se cerchi nel sotterraneo un tesoro che ti è strano ladro avvisato mezzo salvato: più del tesoro non va cercato” finì di leggere, poi si girò verso Hagrid e disse “ wow, vuol dire che è pieno di incantesimi e trappole?” Hagrid lo fisso e rise: “ vuol dire... Diciamo di si che è pieno di trappole ma anche che… si bisognerebbe essere matti per tentare un furto qui!”

Entrarono.

I ragazzi rimasero a bocca asciutta alla vista dell’interno della Gringott. L’interno era molto tranquillo e silenzioso, il pavimento era d’un eccezionale marmo bianco macchiato da piastrelle nere, i banconi erano di un legno pregiato molto scuro e dietro di questi c’erano molti esseri, “che cosa sono esattamente questi cosi?” chiese Emy accigliata “ folletti, hanno un caratteraccio, loro” rispose Hagrid, i folletti dietro ai banconi erano vestiti di tutto punto e scrivevano lettere. Hagrid li condusse davanti ad un bancone che non era occupato da altri maghi, suonò il campanello d’oro e si ritrasse per aspettare l’arrivo del folletto.

Quest’ultimo arrivò dopo pochi secondi, aveva un andatura molto lenta ed il suo capo si iniziò ad intravedere solo quando salì sul piedistallo dietro al bancone “si?” disse pacato “salve” disse Hagrid “siamo venuti ad ritirare un po’ di soldi dalla camera blindata di Mr Harry Potter e Miss Emily Potter” il folletto si sporse e guardò i gemelli dritti negli occhi, poi “ avete la chiave?” disse rivolto ad Hagrid ma senza togliere gli occhi da Harry ed Emy “si, certo ora la trovo” disse Hagrid mentre rovistava nel suo pastrano, “ ecco” disse porgendo al folletto una minuscola chiave d’oro.

“Devo anche ritirare il pacco nella camera blindata 713” Disse quest’ultima frase con la voce molto bassa cercando di avvicinarsi il più possibile al folletto per non farsi sentire “ ha l’avviso di Albus?” Hagrid riprese a rovistare nel suo pastrano e tirò fuori una busta piccola piccola di colore giallo sigillata con della cera rossa.

“Seguitemi” disse il folletto -che si chiamava Unci-Unci- scesero parecchie scale fino ad arrivare ad una specie di ferrovia dove un vagoncino li caricò e, con una rapida partenza iniziò ad attraversare la grotta in cui si trovavano; Hagrid era ormai verde in volto, Emy rideva e sembrava molto divertita dalla velocità del mezzo mentre Harry tratteneva a stento le risate provocate dalle smorfie di Hagrid, cercava anche di guardare in baso meno possibile così da evitare di diventare del colore del suo accompagnatore.

Si fermarono davanti ad una porta con molte serrature, Unci-Unci fece scendere i tre passeggeri, prese una lanterna e scese anche lui –un po’ barcollando- dal mezzo.

La porta si aprì dopo che il folletto fece scattare la serratura con la piccola chiave e facendo strisciare il suo lungo dito sulla porta in maniera molto esperta.

La porta si spalancò; Emy cacciò un verso strozzato ed Harry rimase a bocca asciutta “ è ….è tutto nostro?” chiese Emy “ma certo! Ora forza prendete questi e riempiteli” disse Hagrid lanciando ai due gemelli due sacche bordò in velluto, i due riempirono queste ultime e uscirono dalla camera silenziosamente.

Dopo che la porta si chiuse i 4 ripartirono con il vagoncino ad alta velocità fino a fermarsi davanti a una nuova porta “camera blindata numero 713, scendere prego” disse Unci-Unci e con la lanterna scese anche lui e aprì la porta come aveva fatto in precedenza; ora fu Hagrid ad entrare molto in fretta, prese un pacchetto, lo mise in tasca e ripartirono.

Usciti dalla Gringott Hagrid notò Emy guardare la sacca in velluto delusa “cosa succede Emy?” la ragazzina guardò suo fratello e poi di nuovo nella sacca “questi soldi non sono sterline” Hagrid sorrise “ma certo, questi sono soldi dei maghi, quelli oro sono galeoni, che valgono molto, quelli argentati sono zellini, anche quelli valgono molto ma meno dei galeoni” rispose l’uomo.

Hagrid li condusse fino ad un negozietto “entrate, forza, qui potrete prendere i vostri abiti” e sopra la porta del negozio c’era un cartello con scritto “Madama McLagen” i gemelli entrarono; l’interno del negozio era molto grande Harry ed Emy trattennero a stento un rumoroso wow.

A quel punto una donna robusta vestita di rosa e con un grembiule bianco chiese ai gemelli di cosa avessero bisogno; “stiamo cercando i nostri abiti per il primo anno ad Hogworts, la donna li condusse in una stanza già occupata da un ragazzino; “accomodatevi su quelle due pedane” poi rivolta all’ altro ragazzino disse: “tutto bene signorino Malfoy?” il ragazzo annuì.

Quest’ultimo era un ragazzino alto più o meno come Harry, aveva i capelli biondo chiarissimo, occhi grigi come il ghiaccio, una faccia allungata e con la pelle molto chiara, era vestito totalmente in nero e squadrò i gemelli dall’alto al basso.

“Anche voi primo anno?” chiese con voce strascicata, i gemelli annuirono “spero vivamente di finire in serpeverde” i gemelli però non risposero “comunque io sono Draco Malfoy, voi siete?” in quel momento madama McLagen entrò di nuovo ma questa volta era seguita da un uomo piuttosto alto vestito di nero e con lunghi capelli biondi “io sono Emy, Emy Potter e lui e mio fratell” poi rivolta all’ altro ragazzino disse: “tutto bene signorino Malfoy?” il ragazzo annuì.

o Harry…” l’uomo, il ragazzo e la donna finirono la frase in coro “Potter” l’uomo o Harry…” l’uomo, il ragazzo e la donna finirono la frase in coro “Potter” l’uomo vestito in nero guardò i due gemelli dall’alto in basso con uno sguardo sprezzante che Emy colse subito e ricambiò allo stesso modo.

“Io sono Lucius Malfoy, le leggende sono vere… siete uguali ai vostri genitori” il modo in cui lo disse non piacque per niente a Emy che dopo aver guardato suo fratello per un secondo, riportò lo sguardo sull'uomo che si trovava davanti e lo guardò come guardava suo zio quando la sgridava.

“Sono contenta che io e mio fratello abbiamo soddisfatto e sue aspettative” disse la ragazzina, l'uomo sbuffò “sa.. non è carino parlare con questo tono di persone che..” abbassò il capo e fece una pausa “che.. che non ci sono più..” finì Emy.

Detto questo, scese dalla pedana con l'abito che madama McLagen le aveva fatto e prese il fratello per il braccio.

“Imparerai a comportarti meglio con gli adulti, ragazzina” disse il signor Malfoy, i gemelli lo guardarono come si guarda un insegnante che fa una battuta squalllida, si girarono, lasciarono i soldi sul bancone e se ne andarono.

Davanti alla porta trovarono lo stesso Hagrid sorridente che avevano lasciato appena entrati nel negozio.

“Come mai quelle facce imbronciate?” chiese cambiando espressione “Emy” cominciò Harry “Abbiamo fatto la spiacevole conoscenza dei Malfoy, non so a te ma a me stanno proprio antipatici” continuò Emy “Oh si non sono proprio il genere di persone amabili devo dire… Ma cosa vi hanno detto?” chiese Hagrid, Harry fece spallucce “nulla di grave, solo che somigliamo ai nostri genitori e che le leggende sono vere” rispose Harry “solo che Emy lo ha guardato male ed è uscita portandomi via per un braccio” concluse “COSA?” urlò Emy “ma non hai visto con che faccia ci ha detto che somigliamo a mamma e papà? Beh io si, non era sorridente ma ombrosa, odio quando si parla di mamma e papà e lo sai, se poi lo si fa in quel modo mi imbestialisco” disse Emy arrabbiatissima; una cosa che la piccola non poteva sopportare erano le morti, lei non riusciva, a differenza di Harry che era molto forte da questo lato, a reggere il dolore di una morte soprattutto di una persona importante.

“Ok, dai, abbiamo ancora un mucchio di cose da comperare” disse Hagrid; “Hagrid?” chiese Harry “Malfoy ci ha detto che spera di finire in serpeverde… Che cosa intendeva dire?” l’uomo sorrise e disse “Beh ovvio che non lo sapete, allora Hogworts è divisa in quattro case: Serpeverde, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero, ogni casa ha le sue caratteristiche, i serpeverde sono molto orgogliosi e ambiziosi” Harry guardò Emy che sbiancò, era proprio il suo carattere “ma molti di loro sono finiti dalla parte del male” andò avanti Hagrid senza notare la scena “i Grifondoro sono coraggiosi e nobili, quella era la casata dei vostri genitori, i Tassorosso, gente molto buona e infine i Corvonero, molto intelligenti ma anche molto permalosi” concluse.

Hagrid prese a rovistare nel suo lungo pastrano “ok, oh eccolo, grazie Rufus” disse Hagrid mentre un uomo vestito di blu scuro si avvicinava loro reggendo due grossi secchi pieni zeppi di libri. “Ecco qua i vostri calderoni con i vostri libri” disse “ora vi manca solo la bacchetta, andate da Olivander che è dietro di voi, io ho una commissione da fare” diede i calderoni ai ragazzi e andò via.

“Ecco Olivander” disse Harry girandosi “entriamo dai” disse Emy, si ritrovarono in un piccolo negozietto tranquillo e pieno di scaffali, era molto silenzioso e gli unici clienti erano Harry ed Emy “mi domandavo, quando sareste arrivati” disse una voce da dietro uno scaffale “chi è?” chiese Emy con un sussulto “ciao ragazzi io sono Olivander” disse un uomo uscendo da dietro la scaffale, era basso e molto magro, piuttosto anziano, aveva lunghi capelli grigi e la faccia scavata “piacere nostro, noi siamo Emy ed Harry Potter” disse Emy d’un soffio temendo di essere interrotta nuovamente.

“Lo so, immagino siate venuti per le vostre bacchette” disse Olivander “si” risposero i gemelli in coro all’uomo che sorrise e si diresse dietro ad uno scaffale.

“Bene dato che siete gemelli dovrò procurarvi bacchette gemelle, quindi, provate queste” disse porgendo ai due, due bacchette identiche e, dal momento in cui li vide in difficoltà disse “beh agitatele…” le agitarono ma il risultato non fu quello che si aspettavano: ruppero un vaso di fiori.

“Decisamente no, allora provate queste” disse porgendo loro altre due bacchette che i gemelli agitarono ma fecero cadere un quadro.

“Ora, ora mi domando se… se forse sono queste le bacchette destinate a voi due” disse porgendo due bacchette ai gemelli, loro le agitarono ma questa volta non ruppero niente, l’effetto fu completamente diverso, le bacchette si illuminarono in punta di colori diversi, ad Emy di verde ed a Harry di rosso, “curioso, davvero curioso” disse Olivander “mi scusi ma cosa c’è di curioso?” chiese Emy “vede signorina, io ricordo una ad una tutte le bacchette che ho venduto e si da il caso che la fenice dalla cui coda proviene la piuma all’interno della sua bacchetta abbia prodotto altre due bacchette, una, quella di suo fratello e un’altra ed è questa la cosa curiosa, perché si da il caso che la terza piuma si trova nella bacchetta che vi ha prodotto quella cicatrice” disse Olivander.

I gemelli si guardarono stupefatti.

“Ebbene si, tredici pollici e mezzo, legno di tasso, piuma di fenice, rigida. Credo che da voi potremmo aspettarci grandi cose, dopo tutto Voi-Sapete-Chi ha fatto grandi cose, terribili, si, ma grandi” Harry guardò Emy che stava prendendo il suo calderone a testa china e con la faccia più pallida del solito, come dopotutto era anche Harry.

Pagarono “arrivederci, grazie” disse Harry e preceduto da Emy uscì dal negozio.

Fuori trovarono Hagrid che li aspettava con le mani dietro alla schiena “fatto? Beh, io ho preso una cosa per voi” disse allegramente, i gemelli sorrisero “ecco qua” disse poi porgendo loro una gabbia a testa, al loro interno c’erano un volatile per gabbia, in quella di Harry c’era una civetta delle nevi, d’un bianco candido e con due enormi occhi neri che scrutavano Harry con curiosità.

“Vai Harry dagli un nome!” esclamò Hagrid “si, ehm… la chiamerò Edvige” disse Harry “ma… oh Hagrid grazie mille, sono bellissimi” disse Emy “si è vero!” disse poi Harry; all’interno della gabbia di Emy c’era un bellissimo barbagianni ocra “tu ti chiamerai Abyss” disse Emy dopo pochi secondi.

“Hagrid non sappiamo davvero come ringraziarti” disse Harry “non dovete farlo” disse, l’omone, “ora forza, tutti in marcia!” disse e partirono alla volta di Privet Drive; prima di lasciarli sulla porta di casa però diede ai due gemelli due biglietti per la stazione di King’s Cross, “ricordate, il primo settembre, alle undici partirà il treno”, detto questo sparì.

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Capitolo 6
*** Il binario 9 3/4 ***


Il mese in casa Dursley fu tranquillo per i due gemelli che il giorno della partenza erano già pronti all’alba.

Appena arrivati davanti alla stazione caricarono i loro bauli sui carrelli, salutarono gli zii e si diressero verso l’interno dell’edificio.

“Che binario?” chiese Emy “Binario 9 3/4 … 9 ¾? Ma non esiste!” rispose Harry “Ma che diavolo…?” disse Emy ridendo “è magia Harry, mi sa che dovevamo proprio aspettarcelo!” disse poi lei, “Oh sta’ zitta!” disse Harry ridendo a sua volta “dai Harry aspetta che chiedo” disse Emy avvicinandosi ad un ferroviere “Mi scusi, io e mio fratello stiamo cercando il binario 9 3/4 , dove possiamo trovarlo?” disse la ragazzina disinvolta, il ferroviere sgranò gli occhi e disse “binario cosa? Qua il binario 9 ¾ non esiste! Ora sloggia ragazzina, ho lavoro da fare, sicuramente non farmi prendere in giro da una ragazzetta!” disse l’uomo indignato “ne è sicuro? Noi abbiamo il biglietto con scritto 9 ¾” disse Harry educatamente. “Beh temo che vi abbiano preso in giro, sloggiate adesso, aria” rispose l'uomo sgarbatamente.

“Se fossi il suo capo la licenzierei” bisbigliò Emily “cosa hai detto?” disse il ferroviere “nulla” disse Emily; si girò e, seguita da l fratello passò oltre l'uomo.

“Dai su muovetevi, il binario 9 ¾ è di la! Ogni anno sempre la stessa storia, pieno zeppo di babbani!” era la voce di una donna, aveva appena nominato il binario che Harry ed Emy cercavano e anche la parola babbani, di sicuro era una strega.

“Andiamo Emy” disse Harry, i due gemelli corsero fino alla donna e videro che era accompagnata da cinque ragazzi, quattro maschi e una femmina, muniti tutti di capelli rossi e lentiggini.

“Mi scusi… n-noi ci-ci…” iniziò Harry balbettando “oh insomma Harry! Ci stavamo chiedendo come raggiungere il binario 9 ¾” disse Emy con un grande sorriso “oh è la prima volta anche per Ron” disse indicando un ragazzino basso, con i capelli rossi e le lentiggini, la sua faccia era diventata paonazza.

“Dovete correre contro quel muro, tra il binario nove e dieci e lui vi porterà dritti al binario 9 ¾, Percy vai prima tu” disse rivolta al ragazzo che sembrava il più grande con capelli rossi e lentiggini “ovvio mamma, io devo andare per primo, i prefetti devono essere li tra i primi” disse lui “oh no Percy sei un prefetto, non ce lo avevi detto.. o forse si, una o due volte o forse tutti i giorni.. o forse tutta l’estate!” dissero altri due ragazzi dai capelli rossi.

Il ragazzo di nome Percy sbruffò, andò contro il muro e sparì; “Fred, George, ora tocca a voi” disse la donna rivolta ai due ragazzi che avevano preso in giro il fratello, anche loro come Harry ed Emy erano gemelli ma... erano identici.

Anche loro corsero contro il muro e sparirono.

“Bene, restate solo voi tre, andate insieme, se avete paura correte e cercate di non farvi vedere, ci vediamo fra poco” disse la donna, Emy andò per prima, da sola, lei non aveva paura quindi camminò, venne poi il turno di Harry che però, insieme a Ron, corse.

“Wow!” esclamarono Harry ed Emy non appena furono dall’altra parte del muro; si trovavano in una stazione con un treno espresso nero e rosso con su scritto “ESPRESSO PER HOGWORTS”.

“Saliamo?” chiese Harry rivolto ad Emy e a Ron “certo” risposero i due in coro, salirono e Ron disse che andava ad avvertire i fratelli che era salito mentre i gemelli andarono a cercare uno scompartimento vuoto, lo trovarono e ci si infilarono dentro, seduti uno di fronte all’altro, si affacciarono al finestrino e videro molte famiglie che si salutavano.

La porta dello scompartimento si aprì e sulla soglia c’era Ron “Il treno è tutto occupato, posso stare qui?” chiese mentre la sua faccia diventava del colore dei suoi capelli “ma certo” rispose Harry che lo aiutò a sistemare il baule e si sedette accanto a lui.

“Ehm… piacere io sono Ron, Ron Weasley” disse poi “piacere nostro, noi siamo Emy ed Harry Potter” disse Emy indicando se stessa e poi suo fratello, Ron spalancò la bocca “v-voi siete… allora avete la… cicatrice?” chiese “certo” disse Emy togliendo i capelli dalla fronte in modo da far vedere all’ amico la cicatrice a forma di saetta, fece lo stesso anche Harry.

“Wow” disse Ron, si aprì la porta dello scomparto e… “volete qualcosa dal carrello?” sulla soglia c’era una donna grassetta con un lungo abito rosa e un grembiule bianco che portava un carrello pieno zeppo di dolci “io sono apposto grazie” disse Ron tirando fuori dalla tasca dei panini.

“Prendiamo tutto” disse Harry consultandosi per un secondo con sua sorella che aveva annuito; “Oh, dai metti via quei panini, al massimo se hai fame li mangi dopo, ora, mangia con noi” disse Emy.

“Oh grazie” disse Ron buttando a terra i panini e iniziando a mangiare le caramelle che i gemelli avevano comperato.

“In famiglia siete tutti maghi?” chiese Harry a Ron “si, io sono il sesto a frequentare Hogworts, prima di me ci sono stati Bill, Charly, Fred, George e quello che ora è prefetto, Percy” Emy rimase a bocca aperta “pensa che noi, prima che venisse Hagrid a casa nostra nemmeno sapevamo di essere maghi, non sapevamo nemmeno che era stato Voldemort ad uccidere i nostri genitori” Ron sussultò non appena sentì pronunciare il nome Voldemort “che c’è?” chiese Harry curioso “hai pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi! Nessuno osa pronunciarlo nel mondo dei maghi!” disse poi con gli occhi sgranati.

“Oh…” risposero i gemelli mangiando caramelle “ma tranquilli, fino a quando Silente sarà il preside, ad Hogworts non succederà nulla” disse Ron.

“Ehm Ron, tu conosci tutte queste caramelle?” chiese Emy mentre studiava la scatola di caramelle “certo!” rispose “allora sapresti dirmi cosa sono queste?” chiese “gelatine tutti i gusti +1, tutti i gusti per davvero, mio fratello George ha giurato di averne trovata una al gusto di caccole una volta” rispose Ron.

“E queste?” chiese Harry afferrando una scatoletta a forma di pentagono blu con una scritta oro “ cioccorane”, “ oh quelle sono le cioccorane” disse mentre Harry l’apriva, dalla scatola uscì una rana di cioccolata e volò fuori dal finestrino “buone, ma quello che conta per davvero sono le figurine che si trovano dentro”.

Harry afferro la figurina e strabuzzò gli occhi “ ho trovato Silente!” Ron sorrise “oh io ne avrò sei uguali” Emy prese la figurina e lesse “ ALBUS SILENTE, ORDINE DI MERLINO, PRIMA CLASSE,GRANDE ESORCISTA, STREGONE CAPO,SUPREMO PEZZO GROSSO,CONFEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI MAGHI, PRESIDE DELLA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWORTS” Emy girò la figurina “e sparito!” Ron scoppiò a ridere “non potrà stare lì tutto il giorno!” disse Ron “ wow “ esclamarono i gemelli.

“Sapete, mio fratello Fred mi ha insegnato una magia” disse Ron “ volete vederla? “ i gemelli annuirono così Ron tirò fuori dalla tasca un grosso topo grigio “ lui è Crosta, ecco, ora vi faccio vedere” si schiarì la voce e…

Proprio in quel momento la porta dello scompartimento si aprì e sulla soglia della porta c’era una ragazzina della stessa età dei tre amici, aveva i capelli arruffati e gonfi come un cesto, era piuttosto bassa e magra, in viso aveva molte lentiggini tipo Emily.

“Scusate, avete per caso visto un rospo? Un ragazzo di nome Neville lo ha perso” chiese la ragazzina, i tre ragazzi dissero di non avere visto alcun rospo.

“ Wow state facendo magie?” disse lei “ Ehm si…” rispose Ron arrossendo, “vediamo allora”

Ron si schiarì la voce e.. “per il sole splendente, per il fior di corallo, stupido topo diventa giallo!” nulla, la magia non aveva fatto nessun effetto “ sei sicuro che sia una vera magia?”

Domandò la ragazzina “beh, comunque io ho provato a fare degli incantesimi semplicissimi e mi sono venuti tutti” disse sorridente .

“Vediamo” disse Ron imbronciato, la ragazzina si sedette accanto ad Emy e di fronte ad Harry “bene vediamo…” puntò la bacchetta contro gli occhiali di Harry e con decisione disse “OCULUS REPARO” gli occhiali di Harry tornarono perfetti.

“ Va meglio?” domandò “ s-si” rispose lui “bene, sono contenta, comunque io sono Hermione Granger, tu?” chiese “io sono Harry Potter e lei è la mia gemella Emy” rispose Harry “ OH- MIO-DIO! Cioè volevo dire, wow so tutto su di voi, l’ho letto sui libri di storia della magia contemporanea, comunque sono molto lieta di conoscervi; e…” iniziò Hermione rivolta verso Ron “tu sei?” Ron sorrise “io sono Ron, Weasley” anche lei sorrise “lieta di conoscervi, oh beh io vado, voi fareste meglio a cambiarvi, siamo quasi arrivati” disse Hermione alzandosi.

Poco dopo il treno si fermò, erano arrivati.

Scesero, erano davvero tanti, fuori era buio e si potevano vedere moltissime lanterne “Primo anno!” Harry ed Emy sentirono una voce familiare ruggire, era Hagrid “Ragazzi! Come state?” disse l’uomo ai gemelli “Ciao Hagrid! Noi stiamo bene e tu?” rispose Emy.

“Benone, cercate una barca che attraversiamo il lago, forza” i tre amici trovarono una barchetta che li fece attraversare il cosiddetto Lago Nero, grazie alle torce poterono intravedere un enorme castello con quattro gigantesche torri, non appena tutti gli studenti del primo anno furono scesi dalle barche Hagrid accompagnò tutti nella sala d’ingresso, la casa dei Dursley ci sarebbe stata comodamente dentro.

Era magnifica e immensamente gigantesca, il pavimento era di un liscissimo marmo bianco tappezzato da toppe di piastrelle di marmo nero; le pareti erano tappezzate da quadri e ritratti di uomini e donne che si muovevano e salutavano, alcuni se ne andavano come aveva fatto Silente nella figurina.

“Questa si che si chiama scuola” bisbigliò Emily a Harry e Ron.

“Benvenuti ad Hogworts” disse Hagrid.

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Capitolo 7
*** Emily ***


DA QUESTO PUNTO IN POI LA STORIA SARA' SCRITTA IN PRIMA PERSONA.

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Capitolo 8
*** la sala grande ***


In mezzo alla stanza c'erano delle lussuosissime scale di marmo bianco con un lungo tabbeto rosso e oro steso sopra.

Una donna si era appena affacciata dalla cima delle scale e ci stava osservando.

"Salite, iosono la proffessoressa McGrannit e vi accompagnerò in sala grande dove verrete smistati nelle quattro case, Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero, seguitemi".

Entrammo nella sala, e sì.. era davvero gigantesca.

Guarai Harry e Ron, erano sbalorditi.

Nella sala c'erano quattro tavolate verticali, una per casata e una orizzontale, quella degli insegnanti; l'insegnante che ci aveva accompagnato si andò a sedere e si alzò l'uomo che avevo tanto atteso di vedere, Albus Silente.

Ci disse che c'erano dei corridoi che non potevamo visitare e che nemmeno la foresta era accesibile a noi ragazzi del primo anno.

Davanti a lui c'era uno sgabello in legno con sopra un cappello rattoppato.

"Ora io dirò il vostro nome, voi salirete qua sù vi siederete sullo sgabello, vi metterò il cappello in testa e lui vi smisterà".

 

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Capitolo 9
*** L'esercito di Silente ***


"Emily svgliati!" era Hermione, ovviamente, in cinque anni non mi sono ancora abituata a sentirla urlare nelle mie orecchie la mattina.

Stavo facendo un sogno meraviglioso, stavo sognando quando sono arrivata ad Hogwarts, per una volta che non sognavo quello stupido torneo Tremaghi e insieme a lui la morte di Ced.

"Arrivo" rispondo ancora assonnata, vado in bagno, mi do una rinfrescata e scendo in sala comune dove trovo mio fratello gemello Harry e i nostri due migliori amici Ron ed Hermione ad aspettami.

"'Giorno" dico, dalla voce si capisce che avrei dormito ancora tre ore buone; vado da Harry e gli do un bacio sulla guancia, è una cosa che faccio da quando siamo piccoli e che non smetterò mai di fare.

Lo guardo in faccia e capisco che lui ha sognato Ced e Voldemort, ha delle occhiaie nere sotto gli occhi e... come non biasimarlo; l'anno scorso io e mio fratello abbiamo visto il ritorno di Voldemort, la persona che ha ucciso i nostri genitori e continuiamo a sognarlo.

"Buongiorno Em" amavo quando mi chiamavano così, il primo è stato Oliver Baston, l'ex capitano della squadra di quidditch, era come un fratello maggiore per me, gli volevo un bene dell'anima ma poi è andato via da Hogwarts.

"Colazione?" chiese Ron, lui ama mangiare.

"Andiamo" rispondo io.

Scendiamo in sala grande, inizia a fare freddo, siamo a metà novembre quindi sì, fa molto freddo, passiamo davanti al gruppo di Malfoy "Buongiorno Em-Em" questo è lui, continua a fare così da quasi un mese e un giorno o l'altro lo faccio fuori.

"Buongiorno Dracuccio" lo prendo in giro io, chi ci ascolta ride, è ovvio, siamo ridicoli.

Ci sediamo e iniziamo a mangiare.

"Quel rospo della Umbridge.. la odio, non riesco a prendere buoni voti... come si può fare difesa contro le arti oscure senza pratica?" Ron lo diceva tutte le mattine ormai, era abituale "Ron non dire così" era Hermione "Hermione insomma, Ron ha ragione, dovremmo fare almeno un po di pratica, voglio dire... se Voldemort ci dovesse attaccare, tutti noi potremmo rischiare" dice Harry.

"Ok, allora sapete cosa facciamo? Facciamo tutto da soli, andiamo, sappiamo che Harry ed Emily sanno combattere quindi ci facciamo insegnare tutto da loro... dobbiamo solo trovare qualcuno che aderisca" devo ammettere che Hermione alle volte ha delle idee magnifiche.

Mi giro verso Malfoy, non so bene il perché ma lo faccio, mi stava fissando e sapevo che aveva sentito tutto.

"Non penso che possa funzionare, qui, ora" dico solo questo, ma tutti e tre capiscono.

"Domani gita da Hogsmade, finalmente, non vedo 'ora, potremmo finalmente parlare più liberamente" la mia affermazione vuol dire: ottima idea Hermione, domani ne parleremo in un posto dove nessuno va mai.

"Andiamo abbiamo la Umbridge" dice Harry, ci alziamo e passiamo di nuovo davanti al posto in cui è seduto Draco con il suo gruppetto di amici idioti, ora si è aggiunta Faccia-Da-Carlino, Pensy Parkinson.

Ci guardiamo un istante io e Draco e poi alziamo contemporaneamente un sopracciglio come per dire: non guardarmi.

Arriviamo in classe, ci sediamo, io e Hermione vicine e dietro di noi si mette Draco, con Tiger; dopo poco entra anche l'insegnante e inizia a spiegare, in breve c'è una discussione sul fatto che dobbiamo fare anche pratica ma lei continua a ribattere che l'insegnante è lei e lei decide.

"Bell'insegnante che abbiamo, un rospo quasi completamente rosa e con una passione sfrenata per i gatti" dico ad Hermione, lei ride.

La lezione finisce e la giornata anche.

La mattina mi alzo da sola, mi vesto e vado in sala comune, sulla soglia della finestra c'è Abyss con una lettera, Sirius, penso.

Prendo la lettera e coccolo un pò il mio barbagianni, mi guardo in giro, non c'è nessuno, la sala comune dei Grifondoro è così accogliente e calda.

Apro la lettera:

 

Hey Em,

come stai? Io sto benone, mi sento un po solo e tu e tuo fratello mi mancate un sacco, come va con il Rospo? Sopporta Em, non manca molto a Natale, vedrai che arriverà presto.

Un saluto, a presto,

Zio Sirius.

 

p.s.: la lettera è indirizzata anche a Harry.

 

Chiudo la lettera e mi accorgo che sto sorridendo, Sirius è il mio padrino ma per me è uno zio; siamo in pochissimi a sapere dov'è il suo rifugio, è evaso da Azkaban dopo 12 anni di prigionia e per me è un mito.

Pian piano si svegliano tutti e andiamo a fare colazione, in breve siamo in cammino per Hogsmade, dico a Harry che è arrivata una lettera da Sirius e gliela faccio leggere.

"Andiamo alla Testa di Porco" dice Hermione, è un locale sperduto vicino alla stamberga strillante dove non ci va mai nessuno.

Entriamo e in un tavolo vediamo una piccola folla di studenti: Ginny, Fred, George e altri ragazzi, anche di altre casate.

"Sono qua per voi, vogliono aderire al nostro gruppo, quello di cui vi ho accennato ieri mattina" ci dice Hermiione con il consenso di Ron.

"Hermione perché non ce l'avete detto?" dico io.

"Io non parlo" dice Harry.

"Dovrai solo annuire" dice Ron.

Ci avviciniamo al tavolo e tutti ci salutano, guardo attentamente e mi accorgo che non c' nemmeno un Serpeverde, immaginavo.

"Allora siamo qui perché vogliamo fare pratica in difesa contro le arri oscure, loro hanno visto Voi-Sapete-Chi e sanno come combatte: come un assassino, loro sono usciti vivi e ci potranno insegnare un mucchio di cose. In quanti vogliono aderire?" Hermione aveva fatto tutto da sola.

Tutti, e dico tutti, alzano la mano.

"Ok, ottimo, come lo chiameremo?" chiede Ron.

"E' sicuro fare questa cosa?" la domanda arriva da una ragazza del Corvonero, "Certo, beh ovviamente dovremmo fare attenzione" rispondo io.

"Allora un nome perfetto potrebbe essere L'esercito di Silente" propone la ragazzina.

Tutti approvano così Hermione prende dalla tasca un foglio, scrive il nome del club e fa firmare tutti quanti.

Io mi avvicino a Harry, "Potremmo esercitarci nella stanza delle necessità, lì non ci troverà nessuno" dico.

Lui annuisce ma non mi guarda, seguo il suo sguardo, sta fissando Cho Chang, la ragazza del sesto anno Corvonero, mio fratello ha una cotta per lei da un anno.

Gli tiro un colpetto sullo stomaco "Avrai la possibilità di conquistarla, che dici?" lui mi sorride.

Do le indicazioni finali, ci troveremo il giovedì sera alle otto e mezza nella stanza delle necessità.

Il pomeriggio tardi torniamo a scuola, vedo dei ragazzi avvicinarsi alla bacheca, era appena stato affisso un nuovo cartello che diceva: NON CI POTRANNO ESSERE CLUB ESTERNI ALLE ORE DI INSEGNAMENTO firmato dalla Umbridge.

Mi giro verso i miei compagni e dico "A giovedì".

Non sarà di certo un cartello a fermarci.

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Capitolo 10
*** Il primo incontro ***


Il giovedì sera alle otto ie e mio fratello eravamo già davanti alla stanza delle necessità, io sentivo l'ansia che mi pervadeva e riuscivo a sentire la tensione di Harry.

A mano a mano che i nostri allievi arrivavano, li facevamo entrare nella stanza di addestramento.

Alle otto e mezza c'erano tutti.

"Oggi impareremo a disarmare una persona nella maniera più rapida possibile" dissi "Guardate me e Harry adesso".

Ci mettiamo in coppia e al mio tre urliamo "Expelliarmus"; sono più rapida e scaglio mio fratello al suolo, si laza e ride, tutti lo seguiamo nella risata.

La prima lezione finisce in bellezza, siamo tutti felici di aver imparato qualcosa, Harry è finalmente orgoglioso di se stesso; io lo sono sempre.

Usciamo e mi giro per cercare mio fratello, non lo vedo, ma non vedo nemmeno Cho.

"Ron, Hermione, avete visto mio fratello?" chiedo un pò preoccupata "Em, è dentro la stanza delle necessità" mi dice Ron.

"E' con Cho, vero?" chiedo, Hermione sorride e annuisce.

Ci incamminiamo verso la sala comune e noto che è stato affisso un nuovo cartello: "CHIUNQUE FACCIA PARTE DI CLUB SEGRETI VERRA' PUNITO SEVERAMENTE E FISICAMENTE."

"Ottimo" dico, "se dovessero scoprirci farò di tutto per prendermi tutta la colpa".

"Em, o, tu non lo farai" inizia Hermione "E invece sì, non contraddirmi, Hermione; la colpa sarà mia, nemmeno di Harry" dico; il tono non ammette repliche e lei lo sa, quando voglio avere ragione ce l'ho.

Saliamo in Sala Comune e dopo circa mezz'ora sale anche mio fratello; ha un sorriso da ebete stampato in faccia e capisco che lui e Cho si sono baciati.

"Ehiii allora? Che combini Harry?" dice Ron sorridendo; mi faccio seria, lo guardo e mi alzo, gli vado vicino e lo spingo; "Che hai Em?" midice mio fratello, cerco trattenere le risate "Mi hai fatta preoccupare, idiota! Potevi almeno avvisarmi" scoppio a ridere, "Sto scherzando, ovviamente" dico.

Ci sediamo tutti e quattro sul tappeto rosso, guardo harry e gli faccio un cenno.

"Ve lo dico senza tante cerimonie, ci siamo baciati e... beh sì ci siamo anche messi assieme" dice tutto d'un fiato.

"Wow finalmente ti sei trovato una ragazza, avevo paura che restassi solo a vita..." gli dico in una risata, anche gli altri mi seguino ridendo.

"Com'è stato?" gli chiede Ron, "bagnato" risponde Harry senza un minimo di esitazione.

Scherziamo un pò e poi raccontiamo a Harry del nuovo cartello affisso dalla Umbridge, è assolutamente contrario al fatto che io mi voglia prendere tutta la colpa ma non ne faccio un peso.

"Harry, tu hai Cho a cui pensare, non puoi avere punizioni fisiche" invento io sorridendo.

Andiamo a dormire e io aspetto il prossimo giovedì con ansia.

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Capitolo 11
*** Punizione ***


Arriva il giovedì dopo, e quello dopo ancora.

Il nostro esercito va avanti sempre meglio, i nostri allievi imparano e non siamo ancora stati beccati; oggi è giovedì e abbiamo 'lezione'.

Alle otto e mezza siamo pronti per iniziare, facciamo l'appello ma manca Cho, guardo Harry, mi dice che non sa.

Cinque minuti dopo bussano alla porta ee da fori qualcuno la apre con la magia, c'è Cho ma non è sola, anzi, è con la Umbridge, Gazza, Draco, Tiger, Goyle e la Parkinson.

Cho era trattenuta da Gazza ma sta poco a liberarsi e correre da Harry che però non la abbraccia, non la bacia.

"Prendeteli" dice solo la Umbridge, loro sono in numero nettamente superiore a noi ma probabilmente non serve che glielo dica perché i suoi cani da guardia si fiondano a recuperare solo cinque i noi che hanno partecipato vivamente alla costruzione del club: Harry, Ron, Hermione, Neville e io.

Alla parola 'prendeteli' Draco si è subito mosso verso di me, la Parkinson verso Hermione, Tiger verso Ron, Goyle verso Neville e Gazza verso Harry.

Durante il tragitto verso l'ufficio della Umbridge, mentre utti gli altri mebri del club erano stati mandati nei loro dormitori, nessuno parla, Draco mi tiene strettissima a sè, mi tiene un braccio e alla vita.

Arriviamo nell'uffficio e i cani da guardia si mettono in riga dietro di noi, Draco non mi molla ancora il braccio.

"Mi pare di aver fatto due avvertimenti sul fatto che non si potevano avere dei club esterni alle ore di insegnamento, non erano abbastanza chiari?" dice il rospo rosa.

"Possono essere chiari quanto vuole, ma sa, noi non abbiamo bisogno della sua stupida teoria sulla nostra difesa personale, noi abbiamo bisogno di pratica" scatto io, lei mi guarda accigliata.

"Chi è il responsabile di tutto ciò?" dice "Io" dico subito, senza che gli atri possano intromettersi "Io e solo io, la colpa è solo mia, loro possono andare in sala comune, non centrano niente" mi giro verso Harry, mi sta guardando ed è molto arrabbiato, si vede, ma sa che non deve dire niente. Cerco di avanzare verso la Umbridge ma Draco mi afferra la vita e mi tiene stretta a se. Strano.

"Anche noi ci siamo impegnati a far funzionare tutto a dovere" dice mio fratello che non appena vede come lo stavo guardando abbassa lo sguardo.

"Sotto mio ordine però, li lasci andare, tenga solo me, punisca solo me" dico io.

La conversazione non dura ancora molto, harry, Ron, Hermione e Neville vengono lasciati andare, nell'ufficio restiamo solo io, Draco e la Umbridge.

"Molto bene, cara, ora siediti pure qua" mi dice la Umbridge, mi siedo su una sedia davanti a un tavolino con sopra una piuma per scrivere, una pergamena e l'inchiostro.

"Dovrai scrivere venticinque volte: 'devo rispettare le regole'" mi dice; conosco quelle piume, le ha già usate una volta Harry, non scrivono solo sul foglio ma le parole vengono incise nella carne provocando un dolore lancinante.

Non mi scoraggio, prendo la piuma e inizio a scrivere una, due, tre volte, la mano sinistra inizia a sanguinare inizio pian piano a vedere la ferita profonda, sporco il tavolo col mio sangue ma non do a vedere che mi fa male.

Venticinque.

Finito. "Vai pure" mi dice quella vecchia megera, guarda Draco, "Accompagnala fino al suo domitorio".

Usciamo, non voglio piangere ma le lacrime escono senza comando, mi vergogno tantissimo, cerco almeno di non singhiozzare, e ci riesco, fino a quando Draco non mi prende per un braccio "Ehi, calmati" mi dice, sono sorpresa.

Prende qualcosa dalla tasca e lo trasfigura in un fazzoletto di carta, me lo offre, io non lo prendo, non voglio la carità, così mi prende la mano e inizia a pulirmi il sangue.

Sono ancora più sorpresa, "Non mi guardare" dico, a mano a mano che il sangue smette di sgorgare sulla pelle si possono leggere le parole che avevo scritto sulla pergamena.

Lui mi sorride "Stai tranquilla" dice, le lacrime non la smettono di uscire dai miei occhi, so che è per il dolore, ma voglio smettere.

"Perché sei così gentile? Non lo sei mai stato" dico, sta ancora pulento la mia ferita che continua a sanguinare.

"Ascoltami Em," mi ha chiamata Em, non capisco, mi ha sempre chiamata Potter, "Pensavo te ne fossi accorta ma probabilmente non è così, è un pò che quando ti vedo non provo il solito odio" dice e mi sposta i capelli dagli occhi, mi sento costretta a guardarlo negli occhi.

Non avevo mai notato quanto il suo sguardo fosse penetrante, i suoi occhi erano di ghiaccio e si vede che sta dicendo la verità.

"Che intendi dire?" gli chiedo io, ancora piangendo "Intendo dire che.. io speravo che non ci fossi tu dietro a questo club" mi dice,ma io non capisco dove vuole arrivare, sentiamo dei passi ma sono solo dei ragzzi che passano, nulla di grave.

"Spiegati, non capisco dove vuoi arrivare" gli dico, magari mi fa capire, "Em, provo qualcosa per te".

Sono sbalordita e l'unica cosa che riescco a fare è stringerlo forte in unabbraccio, non so bene perché lo sto facendo, sto abbracciando Draco Malfoy, è così strano per me.

Lui mi stringe forte a se, credo che si sia trovato spiazzato, io inizio a piangere più forte e dopo poco ci stacchiamo.

Mi asciuga il viso, "Sai Em, pensavo mi tirassi uno schiaffo" dice, io rido.

"E' strano, sai, ultimamente ti vedo anche io in maniera diversa e ti giuro che non so il perché, ti dispiace camminare?" dico, stare ferma non mi aiuta.

Partiamo, "Cosa vuoi fare ora?" dico "Voglio dire, è una situazione stranissima, poi tu... tu sei... i tuoi genitori lavorano per l'uomo che ha ucciso i miei genitori".

"Sono loro a lavorare per lui, non io, Em".

"Sì ma sei comunque loro figlio...".

"Non centra".

"E allora cosa vuoi fare?", reazione immediata, mi manda verso la parete, mi mada con le salle al muro, mette una mano sul mio fianco e una sul muro, sopra la mia spalla e mi bacia.

Io non o interrompo e contribuisco, vedo dire che bacia molto bene.

Ci stacchiamo.

"Ecco quello che voglio fare io, ti riaccompagno in dormitorio adesso".

Sono davvero sbalordita.

Mi lascio prendere per mano e mi faccio accompagnare.

"Non voglio che resti tutto in questo corridoio, Draco, credo di voler provare a stare con te, davvero" dico.

Lui mi sorride, mi lascia la mano, mi bacia e dice "Vale anche per me, buonanotte Em".

Corro nel dormitorio e racconto tutto a Harry, Ron ed Hermione, all'inizio non volevano crederci ed erano anche arrabbiati ma poi si sono resi conto che non scherzavo e hanno capito, Harry compreso.

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE.

Vi scrivo per sapere se vi piace la storia, nelle recensioni siete tutte/i favolose/i, davvero.

Se volete che io aggiunga qualcosa o non vi torna qualcosa potete scrivermi senza alcun problema :)

Em.

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Capitolo 12
*** Sogni reali ***


I giorni passano tranquilli, Draco è sempre presente, Harry e i miei migliori amici si stanno abituando al fatto che io e Draco stiamo assieme, va sempre meglio.

Sono un pò di notti che io e Harry sognamo Voldemort che tortura Sirius, l'abbiamo detto anche a Silente, dice che se non ci fa male la cicatrice allora va tutto bene.

Scendo in sala comune e mi siedo vicino a Ron sul divano, di fronte ci sono Harry, Hermione e Ginny, la sorellina minore di Ron.

"Buongiorno, Harry... tutto ok?" chiedo, lui sa a cosa mi risferisco, ai sogni "No, non del tutto" l'ha sognato di nuovo, come me dopotutto.

Scendiamo in sala grande per la colazione e andiamo a lezione, Pozioni, Piton, peggior nemico di mio padre, entriamo in claase e vao vicino a Draco, mi bacia e dopo poco entra Piton che ci guarda in maniera ostile.

Le lezioni con lui non sono un granchè divertenti, anzi sono molto noiose, ma uesta è una delle poche materie in cui vado bene veramente; geni, mi dice sempre Silente, anche mia madre era molto brava in pozioni.

La giornata scorre lenta e tranuilla e quando è ora di andare a dormire inizio a sentirmi male, non so perché, mi metto a letto comunque e mi addormento alla svelta.

La faccia grigia piatta condue fessure rosse al posto degli occhi, un naso serpentino, testa pelata e viso allungato, tunica nera con le punte a brandelli: Voldemort.

"Sai ragazza" mi dice "stiamo comunicando, non è un sogno o un incubo questo, è la realtà, io sono entrato nella tua mente, ti ho portato qui da me insieme a tuo fratello" mi giro, Harry è li con me che mi guarda spaventato.

"Voglio mosrarvi una cosa per distruggervi, vi voglio prima pazzi e poi morti" dice l'Oscuro Signore.

Punta la bacchetta su una porta di legno marrone scuro con delle venature nere, fa aprire la serratura e.. "SIRIUS" grido, senza fiato, mi giro verso Harry che ha appena soffocato un grido, sto per muovermi ma qualcuno mi afferra i polsi e il collo con tanta forza che mi immobilizzo, mi giro, un mangiamorte mi sta tenendo, è alto penso il doppio di me e largo il triplo, un altro tiene Harry.

"CRUCIO!" urla Voldemort con la bacchetta puntata fermamente su Sirius.

Mi sveglio urlando, in un bagno di sudore, non so se quello che scende dai miei occhi è sudore o sono lacrime, spero la prima; Hermione si sveglia e cerca di calmarmi, mi brucia la cicatrice, era tutto reale, mi agito e per sbaglio faccio cadere la mia amica dal mio letto, non mi interessa se non si può entrare nel dormitorio dei maschi ma io ci vado lo stesso, Harry è nelle mie stesse condizioni, Ron è sul letto e Seamus mi guarda incredulo, scoppio in lacrime, tiro pugni sul pavimento, se Voldemort mi voleva pazza, eccosi servito; ma no, io devo resistere.

Seamus e Dean mi alzano, respiro profondamente, guardo Harry negli occhi, "E' arrivato il momento di vendicarsi, Harry" da come mi stanno guardando deduco di avere uno sguardo folle, ma i miei occhi gridano vendetta.

Mio fratello prende coraggio, si alza e mi dice di andarmi a cambiare.

Dieci minuti dopo siamo in sala Comune, io Harry, Hermione, Seamus, Dean, Fred, George, Neville e Ginny, una piccola parte dell'esercito di Silente.

Usciamo dalla sala ma solo in quel momento sento la mancanza di qualcuno: Ron.

"Pensavate di andare senza di noi?" non lo vedo in faccia ma so benissimo chi è: Draco, insieme a Ron e Luna.

Gli sorrido ma non c'è tempo per le smancerie, capisco benissimosubito dove si trovava Voldemort nel sogno, al Ministero della Magia, usciamo velocissimi dalla scuola, nessuno se ne accorge, e corriamo allo sgabuzzino dove si trovano le scope.

"Due per ogni scopa" dico cercando di contenere il volume della voce, quacuno guarda Harry che fa un cenno positivo con la testa, io sono sulla scopa con Draco, pretendo di guidare io e me lo concede.

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Capitolo 13
*** Al Ministero ***


Iniziamo a volare, solo nel cielo si può capire che siamo praticamente a fine giugno, fa caldo.

Non so quanti kilometri ci siano da Hogwarts al Ministero, so solo che ci metiamo meno di venti minuti, io e Harry siamo gli unici a sapere qual'è la strada giusta per arrivare a Lui, ma lascio fare a mio fratello, non me la sento di guidare questa volta, mi sento delle martellate dritte al cervello, ad un certo punto non ce la faccio più e mi getto contro il muro, presa da conati di vomito.

Draco mi tiene in posizione verticale e mi sento meglio "Tutto apposto?" mi chiede "No" rispondo, ride, ci uniamo algruppo di nuovo ma lui non mi lascia la mano.

Arriviamo nel luogo dove io e Harry abbiamo visto Voldemort, non c'è nessuno ma la cicatrice mi brucia, e credo brucianche ad Harry dato che non fa altro che strofinarsi la fronte, mi avvicino a luui "Ti fa male?" gli chiedo, annuisce.

Lui è vicino.

Girovaghiamo un pò cercando qualche traccia di Voldemort, o Sirius, o i mangiamorte ma niente.

Ci riuniamo "Emily, Harry..." riconoscibilissima la voce del Sognore Oscuro si fa sentire, d'istinto prendo harry per un braccio e la seguo, ci troviamo in una stanza nera gigantesca, l'ingresso principale penso.

E' vuota, non c'è traccia di nessuno, sto per dire a Harry che c'è qualcosa che non va quando sentiamo dei passi, una risata e poi si intravede la figura di Voldemort.

"Sapevo che voi due ci sareste cascati" dice "Scusa?" un tuffo al cuore, era uno scherzo? Un'illusione? O cosa? "Vedi piccolina io posso entrare nella vostra mente e staccarla dalla realtà..." gli punto la bacchetta contro e lui si interrompe, "Dov'è Sirius?" chiede Harry, arrabbiato "Sono qui" una voce dietro di noi, la voce del mio padrino, del nostro padrino, gli occhi mi si innondano di lacrime per la gioia ma non tolgo lo sguardo dagli occhi fuoco di Voldemort e le ricaccio dentro.

Sento altri passi, ora capisco, uno scontro, qualche mangiamorte si raggruppa accanto al Signore Oscuro, riesco a riconoscere pochi volti tra cui i genitori e la zia di Draco e alcuni altri che avevo visto nel labirinto durante l'ultima prova del torneo tremaghi, l'anno scorso.

Dietro di noi ci sono Lupin, il mio ex insegnante di Difesa contro le arti Oscure con la sua dama Tonks, Sirius, Bill e Charlie - i fratelli di Ron- e molte altre persone, più di mezza dozzina, che non conosco.

Vorrei che qui ci fosse anche Silente, ma lui è sparito da Hogwarts da quando lo hanno accusato di averci fatto da spalla per il nostro esercito, cosa assolutamente non vera.

Non capisco come ha inizio lo scontro, so solo che braccia forti mi hanno presa e portata dietro un ammasso di pietra nera, una statua, credo.

Mi giro, con me ci sono Sirius e Harry, il mio padrimo mi sorride ma Harry è terrorizzato,o forse immobilizzato, non capisco; sento un urlo e tutto si calma.

"Che diavolo è successo?" chiede Harry, non ha il tempo di finire la frase che io e Sirius siamo già sgusciati fuori dal nostro nascondigio, alcuni mangiamorte tendono per i capelli i miei compagni di scuola, Draco escluso, e gli puntano la bacchetta sulla gola, altri mangiamorte sono davanti a me, dietro a Voldemort.

"Emily, sai perché siamo qui?" mi chiede lui, anche Harry mi raggiunge, "No, o forse..." non mi lascia finire che fa la stessa domanda a Harry, lui nega.

"Volete distruggerci, prima mentalmente, poi, quando saremo troppo deboli per reagire, ci infliggerete il colpo mortale, lo hai detto tu, quando ci sei apparso nell'ultimo sogno, o così sembra a me" dico, percepisco che in molti mi stanno guardando perché è raro che io ascolti qualcosa di quello che mi viene detto.

Anche Voldemort con i suoi scagnozzi è riamsto, per un istante, attonito; forse gli ho rubato la frase di bocca.

"Dovrete consegnarci una sola cosa per farci smettere, Sirius Black" dice Voldemort "Nel caso voi non lo doveste fare, noi tortureremo i vostri amici" mi prende un nodo allo stomaco.. cosa fare? Sento nuovi passi, qualcuno che passa davanti al Signore Oscure, una donna pazza, dai capelli ricci neri e lunghi, con un abito nero stracciato in più punti, la riconosco, è Bellatrix Lestrange, la zia di Draco.

Voldemort la osserva e dice "ORA!" lei punta la bacchetta versi Sirius e urla "AVADA KEDAVRA!" un lampo di luce verde esce dalla sua bacchetta e, quando sta per sfiorare il petto di Sirius i miei amici vengono lasciati e io so benissimo cosa fare, punto la bacchetta perpendicolare al getto di luce verde e penso "NO", una parte del getto disintegra ma una piccolissima parte prende il cuore del mio padrino che cade supina sul pavimento freddo.

Io e Harry ricadiamo sul pavimento accanto a lui, non è privo di sensi ma è molto debole, inizio a pensare su come sarebbe la vita senza il mio padrino e comincio a piangere, bene, due volte in una sola sera.

Altre braccia, più calde e forti mi spostano di peso, Draco, si inginocchia accanto a Sirius e prende la bacchetta, so che vorrebbe fare il medico ma potrebbe anche voler finire quello che sua zia ha appena cominciato, sto per disarmarlo quando riprende lo scontro e vedo Bellatrix che sta per scappare, riappoggio lo sguardomprima su Harry, paralizzato e poi su Draco che si appoggia la bacchetta sul cuore, chiude gli occhi e la sposta portandosi dietro un filo rosso luccicante, tipo di quelli che si fa uscire Silente dalle tempie per metterl nel pensatoio; appoggia il filo sul petto di Sirius e mormora "Reinnerva" e ripete l'azione un po di volte.

Mi giro di nuovo verso la pazza, sta scappando, le corro dietro e lei entra in un'altra stanza, ancora più grande e con immense vetrate colorate.

Lei è lì, che corre e urla di aver messo fuori gioco Sirius come solo una pazza schizzata sa fare; le punto contro la bacchetta "Crucio" dico, con poca convinzione, si gira ridedo istericamente verso di me.

"Devi essere più convinta, ma è ovvio che non lo sei, sei solo una bambina..." mi dice, non è questo il genere di cosa che mi fa stare calma, così chiudo gli occhi, respiro profondamente, penso solo all'immagine della pazza e del getto verde dalla sua bacchetta, le punto di nuovo la baccheta addosso e dico "Crucio!".

Stavolta funziona, lei cade a terra, urlando e contorcendosi come un cane impazzito, continua a battere pungni sul pavimento; so cosa si prova, anche a me è successo che qualcuno mi abbia 'mandato' questa maledizione e anche a Harry.

Harry! Dov'è? Starà bene? Mi giro di scatto e lui mi sta correndo incontro, gli occhi sbarrati dalla scena.

"Si..." inizio "E' vivo, ma debole, Draco l'ha salvato" il mio viso esprime gioia, ma si incupisce quando penso a Draco, gli chiedo dov'è e come sta, Harry dice che sta bene, la pazza sin contorce ancora, è davvero esagerata.

Le sue urla isteriche chiamano l'attenzione di tutti e in pochissimo tempo i miei compagni, i nostri difensori, Voldemort e i suoi scagnozzi sono lì, a guardare la scenetta da isterica di Bellatrix.

Che finge? Si vede lontanto mille miglia.

Le urla si trasformano in risate, si alza e mi punta la bacchetta contro, cerca di ritornarmi quello che lo ho fatto ma io mi proteggo, allora prende di mira mio fratello ma anche lui come me se la cava benone.

Ricomincia la battaglia, tutti a parte me, Harry e Voldemort tornano nella prima stanza, Lui si materializza accanto a noi e con un bisbiglio dice: "Non avrete alcun domani", si allontana, ci punta la bacchetta e urla "Avada kedavra" ci proteggiamo finchè lui non si stanca, si dissolve in polvere che va dritta verso Harry.

E' questione di un attimo, mio fratello cade a terra preso dalle convulsioni, si contorce, cerca di toccarsi la cicatrice, so che gli arde; grida, si contorce ancora, striscia a terra, punta la bacchetta verso le vetrate e le spacca.

Una pioggia di vetri ci sta per ricadere addosso ma la placo con un banalissimo incantesimo, la siituazione degenera e io non so cosa fare.

 

Spazio autrice:

questo capitolo è un pò più lungo, spero vi piaccia, fatemi sapere, se c'è qualcosa che non vi quadra potete senza dubbio chiedere :)

a presto, spero, un bacio, EM.

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Capitolo 14
*** Scontro ***


Mi butto di pso accanto a Harrye cerco di urlargli di calmarsi, anche se so benissimo che è impossibile per lui, una voce posseduta gli esce dalla gola e mi dice che rimmarrò sola, non è mio fratello che parla, è Voldemort.

Le porte dietro di me si aprono e entra aria fresca che mi batte sulla schiena, mi giro, Silente è dietro di me, sta correndo verso di noi e si butta su Harry spingendomi lontana con forza.

"Harry, tu sei più forte di lui, tu puoi amare, devi dirlo, devi farcela, dì che tu sei il più forte, ce la puoi fare, Harry, ce la devi fare" dice; sembra calmo ma non lo è per niente, trema.

Io non so cosa fare sono sedua sul pavimento freddo, mi sposto veloce sui vetri frantumati e ho le mani sanguinanti, sento Harry urlare di dolore e poi una nuvola nera, Voldemort è uscito, Harry ha vinto.

Scatto in piedi e lui si materializza davanti a me, sono sola adesso, Silente sta rianimando Harry che è quasi privo di sensi a terra.

Punto la bacchetta contro Voldemort ma non so che incantesimo usare, lo Schiantesimo è troppo leggero, mi giudicherebbe troppo debole, non sto a pensare ancora molto dato che è lui a cominciare.

"Emily, duelliamo?" mi chiede, non capisco, me lo chiede? Annuisco con forza, ho uno sguardo arrogante, quelo che volevo assumere.

Mi inchino rapidamente e la stessa cosa la fa lui, ci puntiamo la bacchetta contro, a vicenda e lui urla "Crucio" lo schivo e mi difendo fin quando è abbastanza stanco di 'giocare'.

Tocca a me, lo so, lo sorprederò "INCENDIO!" urlo una bocca di fuoco gigante esce dalla mia bacchetta, Voldemort è sorpreso ma reagisce, spegne il fuoco.

Mi sento scaraventata a terra di nuovo, mi giro e vedo Silente che duella contro Voldemort, mi alzo e corro da Harry, lo aiuto a sedersi e lo abbraccio, un pensiero corre a Draco, ai miei amici e a Sirius.

Il duello non dura molto e nel giro di massimo un quarto d'ora Voldemort e i mangiamorte se ne sono andati, nel frattempo il Ministro della Magia è arrivato assieme ad altrisignori di cui non conosco ne nomi ne ruoli.

Parlano con Silente e si scusano con lui per non avergli creduto sul ritorno dell'Oscuro Signore, cerco con lo sguardo gli altri, ci sono tutti.

Corro verso Draco e mi rannicchio tra le sue braccia.

"Dov'è Sirius?" chiedo quando lascio la presa stretta di Draco, Harry è al mio fianco "Al San Mungo, l'ospedale per le ferite magiche, ce la farà" risponde Hermione.

Torniamo al castello e veniamo medicati, Harry oltre lo shock non è malridotto, io, invece, sono combinata peggio, fisicamente intndo.

Sono piena di graffi e tagli profondi, su tutto il corpo, ho un taglio profondo sopra lo zigomo, molto vicino all''occhio.

Anche i nostri amici hanno moti graffi ma nulla di troppo grave, vado da Draco, è l'unico sveglio, lo bacio.

"Grazie Draco, grazie davvero" gli dico, sorride, mi guarda, mi bacia "E' il mio dovere Em, proteggerti e aiutarti, solo questo" dice, mi fa spazio nel letto e mi distendo accanto a lui.

"Il mio dovere è proteggere te, i tuoi genitori adesso non ti riconosceranno, devi venire da me, con Sirius" dico.

"Non posso Em, non posso, vorrei, ma non posso" mi sento un nodo in gola, così non rispondo, ho paura che gli facciano del male, poi ci penso, lui sa difendersi.

"Emily?" dice, poi si blocca, "Sì?" dico, mi gurda, mi stringe accanto a se e mi sussurra all'orecchio "Ti amo".

"Ti amo anche io, Draco" lo bacio, e ci addormentiamo così, stretti uno accanto all'altra, con le nostre ultime parole ancora impresse sulle labbra e con la mente svuotata da queste.

Possiamo pensare a cose felici, almeno questa notte.

 

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Capitolo 15
*** Espresso ***


L’espresso di Hogwarts è terribilmente tranquillo e silenzioso, nel mio scompartimento siamo parecchi eppure c’è silenzio.
Manca poco all’arrivo così mi alzo ed esco dallo scompartimento e non ci vuole molto che sento la presenza di Draco alle mie spalle, non mi perde un momento di vista dallo scontro al Ministero, va bene così, comunque.
Mi appoggio al finestrino con il petto e lui mi abbraccia da dietro, baciandomi la testa; per un bel po’ rimaniamo in silenzio, ma in breve non riesco più a sopportarlo.
“Sei sicuro, Draco?” chiedo, si stacca lentamente dal mio corpo e si mette vicino a me, anche lui appoggiato al finestrino, mi fissa fino al punto di farmi girare, ora lo guardo dritto negli occhi, quegli occhi grigi che da giorni non emanano più la luce bellissima che riempiva il cuore di gioia.
Mi fissa con occhi vuoti e spenti, ma maledettamente affascinanti.
“Non posso venire, Emily, i miei genitori non me lo permetteranno mai. Tu devi passare del tempo con il tuo padrino, tutto il tempo che hai perso, devi stare vicina a tuo fratello, perché è ancora sotto shock anche se cerca di nasconderlo, è debole. Ti giuro che ti scriverò ogni giorno, ogni santo giorno, cercherò di trovare una scusa per venire a trovarti, ma non posso prometterti nulla, piccola”.
Lo dice talmente velocemente e chiaramente che non posso ribattere, quindi mi limito a guardarlo negli occhi e accennare un sorriso.
“Se ti dovessero fare del male...” non riesco a finire la frase che mi mette un dito sulle labbra.
“Non mi faranno niente, Em, non ti devi preoccupare, lo sai, comunque che so difendermi, stai tranquilla”. Non so se stare tranquilla davvero ma almeno mi ha calmata.
Gli butto le braccia al collo, sento le lacrime gonfiarmi gli occhi ma le ricaccio dentro, non voglio mostrarmi debole, soprattutto davanti a lui.
Non so come faccia comunque ma capisce bene quello che provo così mi prende e mi guarda un’altra volta dritta negli occhi.
“Con me puoi piangere, Em, con me puoi essere te stessa”.
E così piango, a comando, gli bagno la camicia bianca fino a riuscire a vedere uno strato di pelle del suo petto, ma lui non si scompone, anzi, mi calma, mi accarezza la schiena con delicatezza, mi pettina i capelli con le dita, fin quasi a rendermi i capelli lisci.
 
Arriviamo in stazione dove vedo Sirius, è abbastanza mal ridotto, ma è vivo ed è venuto a prenderci, lascio la mano di Draco, che stringevo da quando il treno si era fermato e cammino con molta rapidità verso di lui, lo abbraccio e subito dopo sento addosso a me anche il calore di Harry che ci stringe tutti e due.
Nel frattempo anche Draco si è avvicinato, sciogliamo il nodo che abbiamo formato e cerco la sua mano, la afferro ma lui rimane impassibile, so perché fa così, lo fa perché i suoi genitori lo stanno guardando, sento i loro sguardi anche su di me, ma non mi scompongo.
“Grazie Draco, davvero” è tutto quello che Sirius riesce a dire, Draco fa un cenno con la testa e poi si gira verso di me.
“Ci sentiamo, Em, ti amo”, mi bacia “Ti amo tantissimo”, mi bacia di nuovo.
“Draco io.. grazie, ti amo tanto” lo lascio e lui va verso i suoi genitori, afflitto.
 
 
 
 
NOTA: non sono stata assente, di più! Scusate, spero di farmi perdonare con questo capitolo, buona lettura, a presto.

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