The Dark House

di Rickymonster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuova casa, nuova vita. ***
Capitolo 2: *** La chiamata indesiderata. ***
Capitolo 3: *** I sintomi della pazzia ***



Capitolo 1
*** Nuova casa, nuova vita. ***


"Jennifer, prendi quello scatolone dalla macchina e portalo dentro. Quando torno voglio vederlo in casa!" "Sì, mamma." dico automaticamente, mentre con le cuffie nelle orecchie, cerco di rimuovere dalla mente quel messaggio. Il tempo passa così velocemente che quasi non me ne accorgo, nel frattempo vedo mia mamma da lontano, che sta ritornando. Mi ricordo dello scatolone. Troppo tardi. "JENNIFER, SPEGNI IL CELLULARE E VIENI A PORTARE QUELLO SCATOLONE DENTRO, ORA!" Così mi alzo, svogliatamente, e mentre ritorno alla realtá, porto lo scatolone sulla soglia di casa, con addosso lo sguardo penetrante di mia mamma. Non siamo una di quelle famiglie con bisnonni, prozii o cugini di terzo grado, no. Siamo semplicemente mia mamma, mio fratello, il mio gatto ed io, in una casa che potrebbe contenere minimo il quadruplo delle persone al concerto di Rihanna. I cambiamenti non mi piacciono, non mi sono mai piaciuti, preferivo quella piccola casa in montagna, dove la sera, radunati intorno al fuoco, parlavamo delle nostre giornate, e di quello che ci avrebbe aspettato l'indomani. Immersa nei miei pensieri, vengo riportata alla realtà dal fischio del mio smartphone. Vado nei messaggi, stesso emittente, stessa ora di ieri.

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Capitolo 2
*** La chiamata indesiderata. ***


Preoccupata, vado nei messaggi. Il contenuto è sempre lo stesso : "Stai attenta." Mi tranquillizzo pensando che sia uno di quegli stupidi scherzi, fatti tra gli adolescenti, ed esco di casa per prendere una boccata d'aria. Ora "purtroppo" ho una camera tutta per me, e dico purtroppo perché,  pur essendo una ragazza introversa, non mi piace stare da sola. Nella vecchia baita, condividevo la stanza con mio fratello, e non mi dispiaceva affatto, anche se qualche volta con i suoi modi da barbaro, era piuttosto invadente. Cammino per un po' di isolati, per abituarmi al nuovo ambiente. Chicago è una metropoli affollatissima, e non sono affatto abituata a vedere tutto questo, alla gente che camminando freneticamente va a lavoro, o alle persone stressate in macchina che suonano il clacson. Ad un certo punto mi ricordo che mia madre mi aveva raccomandato di fare la spesa, così mi reco nel supermercato più vicino. Dopo aver preso tutto, vado alla cassa, ma mentre sto per pagare, squilla il cellulare a tutto volume e, imbarazzata, rispondo: "Pronto, mamma, sto facendo la spesa, ora ritorno a casa." "Stai attenta" sussura una voce fredda. Rabbrividisco, al pensiero che questa voce possa davvero appartenere ad un corpo umano, ma forse non è così. Impaurita corro come una forsennata verso casa. Arrivata al portone, busso, ma nessuno apre, come una vecchia malata di alzheimer ho dimenticato le chiavi. Chiamo mia madre, ma non risponde. All'improvviso vedo una figura scura dalla stanza al secondo piano. Andrew! Incomincio ad urlare il nome di mio fratello, ma non risponde, troppo occupato a giocare alla playstation, immagino. Finalmente vedo mia mamma da lontano, che vedendomi in quelle condizioni, si precipita sulla soglia di casa. Preoccupata, mi chiede cosa succede, mentre cerca, in quella borsa che potrebbe contenere uno zoo intero, le chiavi di casa. Entriamo e vediamo...

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Capitolo 3
*** I sintomi della pazzia ***


... una signora anziana, più o meno sull'ottantina, accasciata sul pavimento della cucina, con dei rivoli di sangue che le scendevano dalle labbra e dei graffi su le gambe. Aveva una tunica bianca, capelli grigi, tendenti al bianco, e degli occhi vacui, come se non servissero per vedere. Ero in procinto di abbracciare il pavimento, se non fosse stato per i riflessi pronti di mia madre. La vista si era oscurata, tutto era diventato buio e freddo, ma mia mamma sembrava preoccupata solo per me, come se l'anziana ci fosse sempre stata. Svengo. Mi risveglio in una stanza d'ospedale, con mia mamma che mi tiene preoccupata la mano, e mio fratello, affianco, indifferente. Mia mamma, felice, mi tranquillizza, dicendomi che è stato solo un calo di pressione, niente di grave. Dopo aver fatto altri accertamenti il medico mi dice che posso tornare già da ora a casa. CASA... Mi ricordo tutto, l'anziana, il sangue, la figura nera, no. Non posso ritornarci. "Mamma, ti ricordi l'anziana sul pavimento della cucina?" sussurro. "Jennifer, ma cosa stai dicendo? Hai avuto solo un calo di pressione." Dice mia mamma, scoprendo la sua preoccupazione. "M-mamma, c'era un'anziana sul pavimento, devi credermi." dico timidamente, pensando che forse è stata solo un'allucinazione, dovuta ai troppi film horror. "Dai Jennifer, non fare la sciocca, e ora sali in macchina!" ordina mia madre, chiaramente infastidita dal mio comportamento infantile. Arriviamo in York street e fortunatamente troviamo subito parcheggio. Così scendiamo dalla macchina, e appena metto il piede fuori dall'auto, un clacson assordante mi fa saltare più di quanto farebbe un canguro eccitato. Mi giro per vedere chi sia, no. Non può essere. Sto impazzendo. "M-MAMMA, LA VEDI?! È LÌ" urlo disperatamente. Non avendo risposta mi giro di scatto, ma lei non c'è, neanche Andrew, così corro freneticamente verso casa, inseguita dalla vecchia insaguinata. Arrivata sulla soglia di casa cerco le chiavi più veloce di un ghepardo quando azzanna la sua preda. La vecchia mi ha quasi raggiunto, finalmente le trovo, le infilo nella fessura, giro, entro e chiudo la porta più veloce che posso. Appoggio la testa sulla porta, per riprendere fiato. Dopo un po' mi giro per andare in cucina a bere un bicchiere d'acqua, avendo la gola secca, ma...

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