The shewolf of Beacon Hills

di Melanie Hale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


testo
CAPITOLO 1

Erano quasi le otto del mattino e Melanie Hale continuava a camminare tranquillamente nel bosco. Se avesse continuato così sarebbe sicuramente arrivata tardi il primo giorno di scuola. Ma non è che a lei importassi così tanto d'altronde.
I professori non le facevano mai problemi e Mindy le avrebbe comunque tenuto un posto.
Da quando lo scorso anno Mel era tornata a scuola, Mindy si era subito dimostrata disponibile anche se lei non faceva altro che evitarla e le uniche parole che le rivolgeva erano per essere aggiornata sui compiti. Ad ogni modo Mindy non aveva mollato e aveva continuato a essere gentile con lei. Mel si ripromise che avrebbe cercato  di comportarsi in maniera garbata. Almeno un pochino.
Non era colpa sua se era così riservata e se non si fidava di nessuno. Lei era un lupo mannaro. Spesso le venivano degli scoppi d’ira che avrebbero fatto rabbrividire persino suo zio Peter. Per questo evitava di rivolgere la parola a chi non facesse parte della sua “elité”, come una volta aveva sentito dire ad un gruppo di ragazzi che la squadravano con un certo interesse ma che distolsero subito lo sguardo una volta che Mel aveva lanciato loro un’occhiataccia.
Guardò nuovamente l’orario nel cellulare. Le otto quasi e cinque. Accelerò il passo pensando che fosse meglio sbrigarsi dato che probabilmente avrebbero avuto un nuovo insegnante di storia. Il professore precedente era morto circa un mese fa per cause sconosciute. Un animale, diceva il giornale locale, ma Mel sapeva la verità. Quello non era un animale comune. Era sicuramente un lupo mannaro, anche se non riusciva a capire bene quale. Nella cittadina ormai il suo era l’unico branco rimasto e di certo non erano stati i suoi beta. Di certo nemmeno gli omega che ogni tanto si aggiravano per i boschi. I cacciatori potevano essere anche dietro l’angolo e un omega di certo non avrebbe rischiato così tanto solo per il gusto di uccidere o di vendetta.
Mel cacciò via i suoi pensieri sull’omicidio e cercò di concentrarsi sul viale che dal bosco portava al ciglio della strada. Dopo qualche altro minuto finalmente arrivò nel cuore di Beacon Hills e subito dopo a scuola. Il posteggio era quasi vuoto ad eccezione di alcuni ritardatari che si abbracciavano e si scambiavano pacche. Come se non si vedessero da chissà quanti anni. Melanie raggiunse Matt e Josh, entrambi poggiati nella parte posteriore della macchina blu notte di Matt a ridere e chiacchierare.
Matt e Josh erano gli unici membri del suo branco. Entrambi erano degli ottimi lupi mannari e quelli che più lontanamente si avvicinassero a degli amici.
Quando Mel si avvicinò, i due ragazzi le rivolsero un lieve sorriso. Saluto Matt rivolgendogli un cenno del capo.
 “Hey, Mel! Ce n’hai messo di tempo per arrivare! E dire che abitiamo nella stessa casa e siamo partiti alla stessa ora! Ma che fai durante la strada? Pensi ai problemi esistenziali?”
“No, Josh. Stavo solo pensando ad un modo per farti fuori. Sai, a volte sei proprio un rompipalle! Ah, e poi ti mangi sempre le mie barrette di cioccolato. Se non sbaglio l'unica regola che ti avevo imposto era proprio quella.”
Il sorriso di Josh si illuminò ancora di più. Il ragazzo abitava con Mel da un paio di anni ormai. Era orfano quando lo aveva trovato e stava quasi per morire di fame. Fu allora che lei decise di trasformarlo. Era la prima volta che lo faceva e ad essere sincera aveva avuto anche un po’ paura di ucciderlo. Ma il ragazzo si era dimostrato più forte di quanto l’esile corpo lasciava intendere. Josh in paio di mesi si riprese e iniziò a seguirla. Più lei cercava di evitarlo più il ragazzo spuntava da tutte le parti. Alla fine decise di ospitarlo a casa sua, grande abbastanza per due persone. In realtà avrebbe potuto ospitare un’intera famiglia.
Josh poteva essere suo fratello con quei capelli castani e gli occhi nocciola. Alcuni, specialmente coloro che non conoscevano la tragica storia degli Hale, spesso li prendevano per fratello e sorella. A lei ad essere onesta non dispiaceva per niente.
“Entriamo? Non vorrei arrivare tardi.” Questa volta fu Matt a parlare, il ragazzo dai capelli castano scuro, quasi neri, e gli occhi azzurri. Non abitava con Mel e Josh ma passava più tempo con loro che con la sua famiglia. Con Mel avevano un rapporto speciale. Era stata lei a salvarlo e Matt non lo avrebbe dimenticato facilmente. Le sarebbe stato grato per tutta la sua vita.
I tre ragazzi si avviarono verso l’edificio, camminando silenziosamente. Ogni volta che passavano loro era come se la folla nel corridoio si spostasse per dar loro spazio. Nessuno sapeva della loro natura sovrannaturale, ovviamente, ma Beacon Hills era piena di leggende. Una di queste riguardava la famiglia Hale e la loro maledizione, ma nessuno prestava particolarmente attenzione a queste antiche dicerie. Anche se in parte erano vere.
Anni fa gli antenati di Mel si erano preoccupati di far sparire i testi originali della storia degli Hale e perciò quel che ne rimaneva erano soltanto racconti tramandati da generazioni in gran parte modificati e il resto andati persi.
“Ci vediamo a matematica”  disse a due amici e si avviò nell’aula di storia.
Nella classe regnava il caos. Nonostante la campanella era suonata da un paio di minuti, ancora non vi era nemmeno l’ombra del professore. Melanie scrutò i suoi compagni alla ricerca di Mindy. Eccola là, con la sua chioma riccia dalle tonalità del fuoco che le sfioravano le spalle e con quegli occhiali che le davano un’aria da secchiona, ad occupare il terzo banco della fila a destra, accanto alla finestra. Esattamente dove si aspettava di trovarla. Le si avvicinò e si ripromise di essere gentile. “Ciao Mindy”. “Hey, Melanie!” Le disse con entusiasmo. Si alzò e le lasciò  spazio per sedersi accanto alla finestra. Una volta seduta, la compagna le chiese “Allora, cosa hai fatto per le vacanze?” Mindy era maledettamente curiosa. Non smetteva mai di fare domande e questo le dava un po’ fastidio..ma doveva riconoscere che Mindy sapeva sempre che domande fare. Era ovvio che Mel non avrebbe parlato di quello che riguardava la sua vita e perciò Mindy faceva domande molto discrete e, anche se a volte girava intorno al discorso per sapere di più, se non otteneva niente non insisteva.
“Niente di particolare. Solite cose. Compiti, film, serie tv, libri.” Le rispose distrattamente, ma non si lasciò sfuggire lo sguardo deluso della compagna. Sospirò. “E tu, Mindy? Come hai passato le vacanze?” Subito un sorriso le illuminò il volto.
 “Oh, sono venuti i cugini francesi della mamma! Diciamo che sono stata in giro per la California per tutte le vacanze. E’ stato bellissimo! E poi avevano un figlio davvero molto figo!”  Sospirò.
“Be’, ci hai provato, giusto?” le chiese Mel.
“Cosa? Certo che no, Mel! E’ il nipote o il cugino – non ho capito bene- dei miei!” rispose.
“E quindi? Tu non sei quella del Carpe Diem? Alla fine quando lo avresti rivisto.. nei prossimi dieci anni?”  
“Ma senti chi parla!”
“Touché.”
Prima che Mindy potesse iniziare con la ramanzina, la porta dell’aula si chiuse.
Il nuovo insegnante posò la sua ventiquattrore sulla cattedra, si tolse la giacca e la posizionò sulla sedia. Dopo si poggiò sulla cattedra e incrociò le braccia muscolose osservando attentamente gli alunni.
“Buon giorno, ragazzi. Sono il professor Gray e insegnerò storia fino alla fine dell’anno. Sono di origini scozzese, ma abito ormai in California da un paio di anni insieme alla mia famiglia. Mi piace molto viaggiare. Ho visitato molte città nonostante abbia solo 25 anni. Mi piace anche molto leggere, dai libri storici, d’avventura, biografie di grandi personaggi che hanno fatto la storia, classici..diciamo che leggo tutto, persino le etichette dei bagnoschiumi.”
La classe scoppiò in una fragorosa risata. L’unica che non si unì a loro fu Mel, che studiava con aria annoiata il professore. Era piuttosto giovane, con dei capelli biondo cenere che gli si arricciavano nelle orecchie e che ogni tanto gli coprivano gli occhi verdi. Un sorriso sicuro faceva capolino da due labbra sottili. Il professor Gray continuò la sua presentazione facendo divertire i ragazzi più volte.  Ad un tratto però smise di parlare e disse: “Bene, adesso tocca a voi. Fate una piccola presentazione. Ditemi cosa vi piace, cosa non vi piace, cosa volete fare da grande..Forza, iniziamo da..” indicò il ragazzo della prima fila a sinistra, Maicol, e questo iniziò a parlare. Mel fece un sospiro sollevato. Odiava le presentazioni. Probabilmente prima che toccasse a lei sarebbe suonata la campanella. Mancava meno di mezz’ora.
Ma non fu così. Le presentazioni erano molto veloci e nessuno si soffermava a lungo su sé stesso.
“E tu?” le chiese il professore, sempre con lo stesso sorriso gentile.
Mel con aria scocciata rispose: “Melanie Hale, ma tutti mi chiamano Mel. 19 anni, Beacon Hills.”
Il professore alzò un sopracciglio, aspettando pazientemente che continuasse. Quando gli fu chiaro che non lo avrebbe fatto, le chiese: “Tutto qui? Niente hobby?”
“No” rispose asciutta.
“No? Non ti piace leggere, giocare a pallavolo, nuotare o che so, passare i pomeriggi a spettegolare con la tua amica sui ragazzi?”
La classe soffò una risata. Mel si irritò ancora di più. Ma per chi l’aveva scambiata quell’idiota?
“No.” Questa volta non riuscì a trattenere la rabbia e quasi lo urlò.
“Okay” disse il professor Gray più a sé stesso che agli alunni. “La prossima.”
E Mindy iniziò a parlare come una macchinetta, senza fermarsi un secondo.
Qualche minuto dopo le presentazioni finirono. Il professore disse qualcosa riguardo il programma che avrebbero eseguito e Mel spesso notò che mentre parlava le  lanciava delle occhiate.
Quando la lezione finì, prese la sua tracolla e si alzò. Quando passò davanti alla cattedra, si accorse che il professor Gray stava per dirle qualcosa, ma dopo chiuse subito la bocca, come se ci avesse ripensato.
Mel uscì dalla classe senza rivolgergli uno sguardo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Nei giorni seguenti Mel seguì tutte le sere il professor Gray. Non si fidava di quell’uomo e quando voleva, sapeva essere davvero determinata. Una sera ne aveva parlato con Matt e Josh, ma entrambi non trovavano nulla di strano in lui.
“Mel, è soltanto un normale, banalissimo professore. Perché ne sei così ossessionata?” le chiese Josh. Mel stava per esplodere. Era circa la quarta volta che affrontavano questa discussione che non portava da nessuna parte.
Cercando di mantenere la calma, rispose: “Josh, ti ho detto che non mi fido. Voglio solo assicurarmi che non sia una minaccia.”
“Una minaccia? Soltanto perché ti guarda con interesse? Stai scherzando?” nel pronunciare queste ultime parole la sua voce salì di un’ottava.
“Non è solo questo. E’ che ho una brutta sensazione. Cosa c’è di strano se lo tengo d’occhio?”
“Il fatto è che lo tieni d’occhio da dieci giorni! Hai trovato nulla di nuovo? No. Perciò è meglio che lasci stare. Ci sono questioni più importanti di cui dovremmo occuparci, tipo un lupo mannaro che se ne va a zonzo a uccidere gente.”
E in effetti non aveva tutti i torti. Quei giorni che lo aveva tenuto d’occhio aveva aspettato tutto il pomeriggio fuori la scuola, nascosta dietro alcune macchine. Il professore restava nell’edificio gran parte del tempo. Intorno alle sette poi usciva e si avviava verso casa a piedi. Proseguiva tranquillo per un paio di strade e vicoli fino a quando non arrivava in un condominio vicino al centro. Ogni sera la stessa storia ma ogni tanto Mel aveva l’impressione che il professore sapesse che qualcuno lo stesse spiando.
“Josh ha ragione.” Questa volta fu Matt a parlare, con una calma che Mel gli invidiava tantissimo. “Mel, stai diventando paranoica. Lascia perde la questione professore, occupiamoci dell’omicidio per il momento.” Stava seduto sul piccolo divano del soggiorno con un’espressione impassibile.
“D’altronde non hai delle vere e proprie..prove, per sospettare del professore.” Melanie chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Avevano perfettamente ragione, ma aveva questa brutta sensazione che la tormentava da giorni e che sapeva non sarebbe andata via se i suoi dubbi non fossero stati chiariti. Aveva sempre la paura che qualcuno la stesse cercando, che da un momento all’altro si sarebbe beccata una pallottola d’argento nel cuore.
“Perfetto” sussurrò più per terminare quella conversazione che perché ne fosse convinta. E infatti il giorno dopo stava cercando ancora una volta di mimetizzarsi tra le auto e gli alberi che ornavano il parcheggio dell’edificio scolastico. Era pomeriggio inoltrato ed era quasi vuoto ad eccezione di alcune macchine.
Il cellulare segnava quasi le sette e da lì a poco l’insegnante avrebbe varcato la porta dell’uscita d’emergenza. Nei dieci giorni che la ragazza lo aveva osservato avevano notato che era un tipo piuttosto ordinario. Alle sette avrebbe varcato quella porta e a passo spedito avrebbe raggiunto la strada principale per dirigersi verso il suo appartamento. Si sarebbe fermato al Beacon Hill’s Coffee e avrebbe ordinato il suo solito frappé al cioccolato. Senza fermarsi un secondo, lo avrebbe bevuto per strada e poi sarebbe filato dritto a casa.
“Signorina Melanie Hale, cosa ci fa ancora qui?” la voce sorpresa del professor Gray la riportò subito alla realtà. Mel fu presa alla sprovvista e per qualche secondo non seppe che dire. Come aveva fatto a non accorgersi di quel ragazzo che si era avvicinato?
“Ehm, ecco..io..” balbettò piano in un primo momento, ma si ricompose quasi all’istante. “Potrei farle la stessa domanda.”
L’espressione corrucciata del professore si rilassò e le labbra si piegarono in un piccolo sorriso. “Giusto.”
“Comunque stavo andando via. Ho dimenticato un libro nell’armadietto e sono tornata a prenderlo” mentì. Se davvero quell’uomo la stava tendendo d’occhio, meglio non creare sospetti.
“Oh, capisco, ma la scuola è chiusa. Se fossi venuta qualche minuto prima ti avrei fatto entrare dall’uscita di emergenza.” Rispose il professore. Sembrava seriamente dispiaciuto.
“Fa niente. E’ meglio che vada a casa adesso.” disse tornando al suo solito tono freddo e distaccato. Dopodiché iniziò a camminare, prendendo la strada principale piuttosto che la solita scorciatoia che prendeva tutti i giorni. Non voleva che il professore sapesse dove abitasse, anche se sospettava che lui lo sapesse già.
Il professore si unì a lei cercando di mantenere il suo passo e continuando la discussione.
 “Sì, forse è meglio. Immagino che tu abbia sentito degli omicidi delle ultime settimane. Credo che sia meglio non uscire da soli a quest’ora quando l’assassino è ancora a piede libero.”
Dentro di sé trasalì, ma non lo diede a vedere. Il professor Gray aveva espressamente detto assassino e non animale, come ormai pensavano tutti.
“Lei crede sia un assassino? Cioè, una persona a uccidere?” gli chiese, cercando di non allarmarsi.
Questa volta fu il professore a tacere qualche secondo, con l’espressione serie e gli occhi verdi che osservavano le file di casette che si lasciavano dietro man mano procedevano.
Per un attimo Mel pensò che forse si stava sbagliando. Con i primi bottoni della camicia sbottonati e la cravatta allentata, sembrava persino uno studente della Beacon Hills High School. Forse stava davvero esagerando.
“Mel, quale animale uccide le prede ma non le sbrana? Hai mai sentito di un leone di montagna che uccide un uomo solo per il gusto di farlo? E poi mi sembrava di aver capito che a Beacon Hills non ci fossero leoni di montagna.”
Questa risposta lasciò Mel sorpresa, affascinata, preoccupata. Il professore sapeva troppo, era chiaro. E se fosse stato un avvertimento?
Guardò la sua espressione e notò che era ancora seria e concentrata sulle pochissime macchine che spezzavano la tranquillità della sera. Mel decise di non rispondere perché non sapeva cosa rispondere.
Continuarono a camminare per parecchi minuti ognuno assorti nei proprio pensieri, godendosi la calma della sera.
“Mel, devo fermarmi giusto due secondi al bar.” Le disse rallentando davanti al Coffee e scrutandola. La ragazza fu sorpresa di sentirsi chiamare con il suo nomignolo. Da quando era arrivato non aveva fatto altro che chiamarla signorina Hale, Melanie Hale con quel suo tono formale da farlo sembrare un vecchio cinquantenne. Mel si trattenne dal rispondere lo so, sarebbe stato un tantino inquietante.
 “Certo. Buona serata, professor Gray.”
“Aspetta, ti offro qualcosa, entra.” le fece un cenno verso la porta.
Quella sera l’aveva sorpresa così tante volte che quasi si preoccupò che se avesse trascorso con lui ancora qualche minuto lo avrebbe persino trovato simpatico.
“Oh. No, no. Devo andare..” guardò l’orologio “..sono in ritardo. Sono maledettamente in ritardo.” Disse andandosene a passo spedito senza voltarsi. Sentì che il professor Gray stava per dirle qualcosa ma a quanto pare alla fine decise di lasciar perdere.

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