No, there's nothing that I wouldn't do to make you feel my love.

di sophiejworld
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 'Rose' ***
Capitolo 2: *** 'Mio stupido amore' ***



Capitolo 1
*** 'Rose' ***




Robin osservava Regina dormire accanto a lui, la trovava una cosa del tutto angelica e fuori natura e gli era difficile credere che quella donna tanto dolce e con un piccolo sorriso sulle labbra, fosse stata un tempo la Regina Cattiva.
Da quando erano stati costretti ad andare via da Storybrooke, lui si era preso cura di Regina in un modo che non aveva fatto mai con nessuno. Aveva paura di perderla e aveva paura di rievocare in lei quella sofferenza e quegli amari ricordi che tanto la tormentavano e della quale gli aveva parlato solo poche volte.

Tra tutti, lui ne ricordava solo uno. Ricordava la voce tremante di Regina ed il suo sguardo perso mentre lo raccontava.

«Avevo solo diciotto anni. Il re mi prese con se' per sostituire la sua regina. Mi rubo' tutto. La mia giovinezza, la mia innocenza, la mia felicita'... quell'uomo riusci' a prendersi tutto cio' che di buono ed innocente c'era in me.»

Quell'unica frase glia era bastata per capire che Regina non era mai voluta essere realmente cattiva, ma lo era diventata dopo aver assorbito anni ed anni di ingiustizie e chissa' cos'altro.
E lui adesso voleva rimediare a tutto cio'.

Robin si avvicino' lentamente a lei, posando le labbra sull'angolo delle labbra di Regina e depositandovi sopra un minuscolo bacio spero' di svegliarla, ma nulla. Allora continuo' con quei minuscoli bacini, scendendo verso il collo, fin quando un piccolo mormorio non lo costrinse a smettere.

"Mmm.. se questo e' il tuo buongiorno ti conviene fare di meglio." 

Robin rise ed alzo' lo sguardo, notando che Regina aveva aperto gli occhi e che lentamente si stava stiracchiando.

"Beh potrei, ma poi non so proprio come reagiresti mia cara." Ribatte' Robin con un sorrisetti sghembo sulle labbra.

Regina allungo' le braccia e le porto' dietro il collo del bel ladro, ammiccando un piccolo ghigno per la risposta del compagno.

''Potrei denunciarti, chissa' o magari potrei anche ricambiare.." fini' per sussurrare quasi con un tono di sfida.

Robin scosse appena la testa e si abbasso' nuovamente sulle labbra di Regina e baciandola con piu' passione.

Regina, invece, schiuse lentamente le labbra, sfiorando la lingua di Robin per poi intrecciarla alla sua, come una specie di danza senza fine. La mora non si aspettava un risveglio cosi'. Da un anno a questa parte i loro risvegli erano piu' che altro frettolosi e poco romantici, ma quella era stata davvero una gradevole sorpresa.

"Dov'è Roland?" riusci' a sussurrare la bruna dopo essersi staccata dalle labbra di Robin per riprendere fiato.

"Fortunatamente sta ancora dormendo, quindi tu credi che.. potremmo finire la discussione iniziata , signoraieri sera Hood?" negli occhi di Robin per un attimo brillo' solo la maliziosita', cosa che Regina colse al volo.

"Mh, proposta accettata signor Hood, anche perche' stamattina la bambina sembra stia ancora dormendo.."

Robin porto' istintivamente lo sguardo sul rigonfiamento nella pancia di Regina, lì dove cresceva la loro bambina. Regina era incinta di ben diciotto settimane e tutto quello le era parso un miracolo sin dal momento in cui l'aveva scoperto.

Ricordava l'emozione e la paura che le attanagliavano lo stomaco. Ricordava l'entusiasmo di Robin e Roland, cosi' come ricordava quello di Henry che aveva gioito nel sapere la notizia.
Ricordava di aver realmente realizzato di essere incinta nel momento in cui aveva ascoltato per la prima volta il battito cardiaco del feto. E ricordava anche quando aveva saputo fosse una femminuccia, lasciandosi prendere dall'emozione.

"PAPÁ, MAMMA, GIORNOOOO!" Roland entro' nella camera come un uragano, urlando quel 'buongiorno' con -probabilmente- tutta la voce che aveva in corpo. Ma Regina e Robin non poterono fare a meno di trovarlo adorabile, soprattutto da quando il piccoletto aveva iniziato a chiamare Regina 'mamma'.

"Buongiorno a te piccoletto!" disse Robin.

"Buongiorno Roland.."

Regina si mise a sedere sul letto, mentre Robin cammino' a gattoni fino a raggiungere il figlio e buttarlo sul letto, iniziando poi a fargli il solletico sulla pancia e lasciando che la.risata cristallina di Roland riempisse quella stanza. Li adorava quando giocavano insieme.

"No papa' smettilaaa! Devo salutare 'Gina, no daiiiii!" continui' ad obbiettare Roland tra una risata ed un'altra, contagiando persino Regina, che si allungo' per dare un bacio sulla tempia del piccolo.

Roland riusci' a liberarsi dalla presa del padre solo qualche minuto dopo, quando ormai gli mancava quasi il fiato. Fu allora che si avvicino' a Regina per abbracciarla, scendendo poi verso il basso per dare il suo solito bacino sulla pancia della bruna o meglio alla sua "sorellina"

"Buongiorno Rose!" sussurro' Roland temendo di svegliarla.

Regina e Robin si scambiarono un lungo sguardo interrogativo, ma poi dei due solo Regina parlo'.

"Rose? Come mai questo nome tesoro?"

"Perche' mi piace, mi ricorda i fiori che papa' ti porta la sera e tu sorridi e sei felice quando te li porta. Cosi' e' anche per lei, tu sei felice con me e la mia sorellina, percio' ho deciso che si chiamerà così!"


Regina fu costretta a ricacciare indietro le lacrime in quel momento. Possibile che quel bambino fosse cosi' meraviglioso?

Regina si sporse in avanti e lo abbraccio' e Robin che nel frattempo aveva assistito alla scena, si avvicino' per scoccare un dolce bacio sulle labbra della moglie.

"E allora Rose sia!" disse dolcemente il ladro per tagliare corto, asciugando una lacrima dalla guancia della sua amata.

"Su, andiamo piccoletto lascia stare Regina e va a vestirti, noi intanto ti prepariamo la colazione!"

"Va bene papa'.." Roland si stacco' di malavoglia dall'abbraccio di Regina e ando' in camera sua, lasciandoli nuovamente da soli.

Regina guardo' prima Robin e poi Roland -che andava via- constatando che a quel perfetto quadretto mancava solo Henry, il suo bambino. E per un attimo si fece prendere dal rimorsi e dalla malinconia di non averlo portato con se' a New York. Ovviamente Robin se ne accorse.

"Ehi.. che succede?" domando' Robin preoccupato del repentino cambiamento d'umore.

Regina allungo' una mano verso quella di Robin e la prese, osservando con un mezzi sorriso il tatuaggio del leone sull'avambraccio.

"Niente e' che... Mi manca Henry, mi manca Storybrooke e.. tutto il resto."

Regina parve spezzata a meta'. Da una parte la felicita' di una nuova vita con Robin, dall'altra l'amara consapevolezza di non poter tornare in quella specie di cittadina che aveva creato da un semplice incantesimo. E nonostante le sembrasse strano, le mancava quel posto, le mancava piu' della Foresta Incantata. "Regina, sai di non poterci tornare, l'incantesimo della Regina della nevi non e' scomparso del tutto e tu e la nostra potreste morire. Henry verra' qui questo fine settimana, non preoccuparti.."

Robin le sposto' una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio, poggiando la fronte a quella di Regina e sorridendo dolcemente per rassicurarla, perche' lei aveva bisogno di questo.

Regina sorrise anche, un po' piu' sollevata dalla notizia di Henry e dalla dolcezza di Robin.

"Ti amo.." mormoro' sulle sue labbra.

"Ti amo anch'io." rispose lui poco prima di baciarla, ma quel bacio fu diverso da quello di prima. Quello era un bacio senza pretese o altre richieste, un bacio d'amore, ecco cos'era.

Perche' nonostante tutto, nonostante gli ostacoli da affrontare, i limiti da superare e le paure da vincere, loro si amavano e ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altra.

 

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Capitolo 2
*** 'Mio stupido amore' ***


''E che cos'altro può mai esser l'amore
se non una follia molto segreta,
un'amarezza soffocante
e una salutare dolcezza.''
-William Shakespeare.
Romeo e Giulietta





"No, non se ne parla nemmeno!" grido' Regina dal bagno, mentre si sistemava il rossetto.

"Eddai tesoro, cosa ti cosa insegnarmi?"

"L'ultima volta mi hai quasi fatto rompere le acque in auto dallo spavento.. ed ero ancora al sesto mese di gravidanza!" disse Regina stizzita, dando un ultima occhiata al trucco e rivolgendo poi il proprio sguardo al marito, poggiando una mano sul bordo del lavandino.

Robin era poggiato allo stipite della porta ed osservava Regina, trovandola una delle piu' belle creature che avesse mai visto.

Nonostante fossero in quella citta' da ormai un anno, lui non si era ancora abituato a vederla indossare dei semplici pantaloni o -come in questo caso- dei jeans attillati nei punti giusti.
Era strano vederla in qualcosa di diverso dai suoi splendidi abiti, che a parer del ladro, lasciavano davvero poco spazio all'immaginazione.
 

"Sai, sei davvero meravigliosa, stamattina." provo' ad esordire il ladro, avvicinandosi a lei. Ma Regina alzo' una mano, posandola sul petto dell'uomo e facendo cenno di 'no' con l'altro dito.

"Ah, ah. Non attacca Robin, la carta del 'sei bellissima ed io ti voglio bene' la utilizzano gia' Henry e Roland, con te non attacca!"

"Aaah, ma stanotte pero' ha attaccato e come l'altra notte, vero tesoro?" Robin fece un sorrisetto compiaciuto.

Le guance di Regina invece si colorarono di rosso e la mora resto' a bocca aperta per qualche secondo, reprimendo la voglia di lanciare qualcosa addosso a Robin nonostante lo amasse. Anche se a volte poteva essere peggio di Rolando Henry messi insieme.
 

"Quelle sono cose nostre private, sei davvero un impertinente!" e cosi' dicendo, Regina usci' dal bagno per tornare nella camera da letto.

Quella frase l'aveva fatta innervosire ed imbarazzare e per un attimo Regina penso' che davvero, Robin potesse essere ancora un uomo della foresta, abituato a tracannare vino e mangiare con le mani.
Sbuffo' ed apri' l'armadio, iniziando a sistemare le piccole tutine delle due gemelline, quando senti' due braccia forti avvolgerla da dietro e stringerla appena.

 

"Lasciami andare Robin Hood, e' un ordine." continuo' Rgina impassibile mentre accoppiava un paio di calzette rosa delle gemelle.

 

"Mi dispiace, sono stato un vero e proprio idiota. Non volevo farti innervosire." sibilo' Robin portando una mano sul ventre della mora e ricordando per un momento quando solo pochi mesi prima vi erano ben due vite.
Le loro piccole gemelle, Rose e Rachel. 

"Mh, idiota credo sia dir poco. Per essere un gentil uomo ti sei comportato proprio come.. come un rozzo uomo di foresta!"

"Credo che la mia mancanza di tatto, sia data anche per il fatto che sono un uomo e che.. a volte non penso a cio' che dico. Proprio come dici tu." sussurro' Robin, posando un dolce bacio sul collo della bruna.
Lui sapeva perfettamente come addolcirla.

Regina poso' quel paio di calzette rosa confetto e con un sospiro alzo' lo sguardo sullo specchio posto nell'anta destra dell'armadio, osservandone il proprio riflesso.
Lei e Robin in quell'ultimo anno e mezzo a New York avevano condiviso tanto e adesso si ritrovavano con ben quattro figli ed una casa in uno di quei piccoli quartieri d'alto borgo che Regina amava tanto.
Alla fine, forse, allontanarsi da Storybrooke era stato davvero un bene. Anche se le mancava, adesso era quell'enorme citta' la sua casa e Robin.. beh, lui si ambientava come poteva. Nonostante avesse fatto fatica ad abituarsi a quel nuovo mondo.

Regina si volto' verso Robin, accennando appena un mezzo sorrisetto e portando entrambe le braccia dietro il suo collo, sfiorandogli appena le labbra.

 

"Va bene, per questa volta ti perdono. Ma attento, potrei non essere cosi' clemente la prossima volta."

"Allora chiedero' umilmente il vostro perdono, la prossima volta, Maestá." rispose il principe dei ladri accentuando l'ultima parola. Cosa che fece sorridere visibilmente Regina.

"Mh, vedremo!" Regina sollevo' un sopracciglio e senza proferire maggiore parola si avvicino' a Robin, mordendogli il labbro inferiore, facendo sussultare entrambi.

Stranamente quel morso non fece male a Robin, anzi, lo incentivo' a ricambiare quel bacio, posando una mano dietro la nuca di Regina -la quale aveva fatto scendere le mani sulla schiena del ladro- ed insinuando la lingua tra le sue labbra, baciandola come la notte prima.
Come quella notte che avevano finito col fare l'amore nella cripta o come facevano quasi ogni notte, marchiandosi l'uno del profumo dell'altra e viceversa. Intrecciando i loro corpi e le loro anime, formando una cosa unica e sola.
Si staccarono solo per riprendere fiato, ma di certo quel bacio non aveva fatto altro che smuovere qualcosa in entrambi, anche se Robin sapeva che Regina gliel'avrebbe fatta pagare per averla imbarazzata cosi', anche se erano da soli.

Regina, dal canto suo, si strinse un altro po' a Robin, continuando a perdersi nei suoi occhi per qualche secondo.

"Tanto non ti insegno lo stesso a guidare.." fini' la mora dopo aver poggiato la fronte a quella di Robin, provocando una risata in entrambi.

"Solo perche' sai che potrei imparare prima di quanto hai fatto tu."

"Non sfidarmi Robin, so essere molto cattiva quando mi ci metto!"

"Oooh si che lo so, per questo ti amo e sei mia moglie."

Regina si scosto' da lui, posando entrambe le mani sui fianchi e sollevando un sopracciglio, guardandolo quasi con aria di sfida.

"Quanto sei sbruffone! Facciamo cosi', se tu riesci a percorrere tutto l'isolato fino ad arrivare al parco, allora avrai qualsiasi cosa tu desideri.
Se, invece, dovessi vincere io e quindi tu non dovessi riuscirci... mmh. Accompagnerai Roland ogni mattina a scuola per il resto dell'anno scolastico, ci stai, ladro?" accenno' la mora, incrociando le braccia sotto al seno.

"Accordato, milady! Adesso pero', vieni qui.." sibilo' avvicinandosi a lei di mezzo passo e sovrastandola, letteralmente.

Regina provo' ad indietreggiare, ma non appena senti' il legno duro dell'armadio, si rese conto di essere in trappola, catturata dallo sguardo ammaliatore del bel ladro.

Robin allungo' appena un braccio e poso' una mano sul fianco sinistro di Regina, avvicinandola a lui e sentendo quel suo dolce e lieve profumo che indossava praticamente ogni giorno.
Rosa rossa e gelsomino, due dei fiori preferiti della mora.
Ed il solo sentirlo lo faceva sentire a casa.
Lo faceva stare bene e gli ricordava che anche quando lui dormiva, lei gli era lì accanto.

"Non-non vale usare quello sguardo per convicermi." disse Regina con le guance nuovamente in fiamme, posando entrambe le mani sul petto muscoloso del marito.

Robin rise, portandosi a meno di un soffio dalle labbra della sua dolce meta', condividendo l'aria che li circondava e lasciando comparire un piccolo ghigno sulle proprie labbra.

"Quale sguardo tesoro? Credo di avere lo stesso sguardo di quando ci siamo incontrati."

"Lo stesso sguardo eccita moglie che usi quando vuoi qualcosa!" penso' Regina tra se' e se'.

La mora schiuse le labbra per rispondere, ma un improvviso e stridulo pianto di neonato interruppe tutto, costringendoli a tornare in quella che loro chiamavano realta' che li fece crescere di colpo, dimenticando quella parte adolescenziale ed infantile che avevano appena mostrato.

"Le gemelle!" esordirono entrambi non appena si resero conto che entrambe le loro piccole principesse avevano bisogno di loro.

Rose e Rachel Hood avevano appena dodici settimane.
Rachel aveva gli occhioni chiari e la pelle leggermente diafana, mentre Rose aveva due grandi occhioni color nocciola e la pelle piu' scura, ma tra le due era sicuramente la piu' tranquilla.
Eppure erano gia' la gioia di tutti.
Erano le piccole di casa e come tale, erano praticamente riverite e coccolate, quindi fu inevitabile evitare che Regina e Robin si precipitassero nella stanza delle gemelline.


In meno di tre secondi i due fecero la loro comparsa nella stanzetta delle piccole e senza dire altro si divisero, andando entrambi in una culletta diversa.
Regina da Rachel, Robin da Rose. Ed entrambi -quasi meccanicamente- le presero in braccio, voltandosi poi l'uno verso l'altro e trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
Ogni singola volta che una delle due gemelle piangeva, loro accorrevano, provocando un moto di risate in Henry e Roland.

 

"Sai mamma, da quando sono nate le gemelle tu e Robin assomigliate al nonno e alla nonna. Non avrei mai detto che tu fossi cosi' sdolcinata!" le diceva sempre Henry, consapevole di beccarsi un'occhiataccia dalla madre.

"Henry Mills, non paragonarmi piu' a quella principessa canterina o giuro che faro' giocare le gemelle con i tuoi fumetti!"

"Ma e' vero! Anche i nonni, dopo che Neal era nato,si sono praticamente giocati il cervello al poker. Erano tutti 'zucchero, cuori ed orsacchiotti di peluche'... come te e Robin adesso!"

"E' vero mamma!" aveva confermato Roland.

"Robiiiin, tesoro almeno aiutami tu che parli la lingua di voi.. uomini!"

E da li' scoppiavano a ridere nel notare quanto le.guance di Regina si fossero colorate per via di quell'offesa appena subìta.

 


In meno di qualche minuto Regina riusci' a calmare Rachel, cullandola dolcemente e canticchiandole una piccola ninna nanna, sotto lo sguardo attento di Robin, che sorrideva in modo ebete a quella dolce scena che si era creata, ignorando quasi del tutto la piccola Rose, che ancora si dimenava tra le sue braccia.

"Robin, tesoro, la bambina!" sussurro' la mora, scuotendo il.marito dallo stato di trance in cui era entrato.

"Eh? Oh sì! Scusami, e' che... mi sono incantato a guardare te e Rachel."

"Sì, l'ho notato. Ma ti ricordo che hai l'altra nostra figlia  proprio in braccio." disse indicando Rachel e allungandosi per prenderla.

Nonostante avesse mostrato piu' e piu' volte a Robin come cullare le piccole, lui sembrava sempre incantato o distratto da qualcos'altro -o meglio qualcun'altro, cioè lei- e quello il piu' delle volte faceva innervosire la mora, che si ritrovava a dove calmare le piccole praticamente da sola.
Ma su una cosa non poteva lamentarsi.
Robin era un padre eccezionale.
Glielo aveva dimostrato con Roland e con Henry e dopo l'arrivo delle bambine le era stato vicino piu' di tutti, perdendo giorni di lavoro per starle accanto e confortandola in ogni singolo momento.
E Regina glien'era grata da morire per quello.

 

-


"Bene! Sali in macchina tesoro, cosi' potrai assistere alla magia!" esclamo' Robin entusiasta.

"Ho gia' la nausea, credimi caro." borbotto' Regina mentre saliva al posto del passeggero

La mora richiuse lo sportello e la prima cosa che fece fu mettersi la cintura e assicurarla per bene. Non voleva certo schizzare fuori dal parabrezza alla prima frenata di Robin, questo era sicuro.
Ma non appena l'ex ladro inseri' la chiave nel quadro, Regina prego' che la propria Mercedes non partisse o che almeno si rompesse una cinghia sul colpo.

Robin si volto' verso Regina e le sorride dolcemente, provando a rassicurarla.

"Ti prometto che arriveremo al parco sani e salvi."

"A meno che tu non abbia preso lezioni di guida, ne dubito!" rispose acidamente Regina.

Robin scosse la testa e senza farselo ripetere due volte -dopo aver sistemato tutto ed essersi messo la cintura- ingrano' la marcia e parti', sentendo un piccolo mormorio di incredulita' uscire dalle labbra di Regina. Visibilmente incredula.

 

In meno di una ventina di minuti furono proprio di fronte al parco e la sola cosa che Robin riusci' a notare fu l'espressione a labbra schiuse di Regina. Cosa che, doveva ammetterlo; era piuttosto divertente.

"Allora, niente da ridire?" disse Robin provando a trattenere quel sorrisetto beffardo.

"Tu.. tu sei davvero un grandissimo.. un enorme... Aaargh!" sbuffo' indispettita Regina, incrociando le braccia sotto al seno e rivolgendo il proprio sguardo al di fuori del finestrino , provocando una risata in Robin.

"Tu non te ne rendi conto, ma questo tuo atteggiamento così.. infantile, e' una cosa che amo.
Ovviamente dopo quello di stronza patentata!"

"Io non sono per nulla infantile, Robin Hood!" sbotto' la mora.

Robin, allora, si sgancio' la cintura e si avvicino' a Regina, baciandole una guancia.
Adorava vederla indispettita.
Adorava vedere le sue guance colorarsi e renderla eterea.
Adorava persino quel suo atteggiamento.
Insomma, l'amava da capo a piedi.

"Mi sono fatto dare qualche lezione di guida da Casey(*), giusto perche' sapevo che tu non avresti mai voluto ripetere quell'esperienza di qualche mese fa. Volevo farti una sorpesa, ma tu mi hai sfidato e sai che non declino mai una sfida, soprattutto se viene da una gentil dama come mia moglie." le sussurro' all'orecchio, baciandole nuovamente la guancia e sentendo la mascella della mora smettere di contrarsi, lasciando ammorbidire la sua espressione.

Regina si volto' lentamente, alternando.per un attimo lo sguardo dagli occhi, alle labbra di Robin,, trovandolo effettivamente troppo vicino per i suoi gusti.

"E dimmi, di grazia, che scusa avresti usato per farti impartire queste lezioni? Trovano gia' ridicolo che tu ti chiami come.un personaggio di un cartone animato.."

"Gli ho detto che non avendo mai avuto abbastanza denaro per comprare un auto era inutile che imparassi a guidare. Una mezza verita' infondo."

Robin alzo' le spalle e poi rise, avvolgendo le spalle di Regina in un abbraccio e depositandole un dolce e tenero bacio

"Mmm.. ti odio." borbotto' Regina, poggiando la testa sulla spalla del ladro.

"No, non e' vero. Sono tuo marito, il tuo Vero Amore, l'uomo col tatuaggio del leone, il padre di Rose, Rachel, Roland e per meta' anche di Henry." fece una pausa e abbasso' lo sguardo, notando un minuscolo sorriso sul.volto di Regina mentre ripercorreva con la mano il tatuaggio del leone. "Devo continuare?"

"No, ma sei comunque odioso!" Regina alzo' lo sguardo e -in un gesto davvero poco regale- gli usci' la lingua.

Ma Robin non se lo fece ripetere due volte.
Si chino' appena e morse la lingua di Regina, attirandola a se' e baciandola ancora, riuscendo finalmente a zittirla per un istante.

"Ti odio." replico' la mora.

"Ti amo da morire."

"Io no!"

"Ah ma davvero?"

"Sì, mi spiace, sono troppo innamorata di me stessa"

"E va beh, nel matrimonio si deve accettare una persona per com'è, quindi.. Io Robin Hood, accetto te Regina Mills, cosi' come sei.
In salute ed in malattia, nella gioia e nel dolore, nel bene e nel male.
E fin quando noi vivremo, il nostro lieto fine vivra' con noi."

E Regina non pote' fare a meno di sorridere a quella frase.
Dopo due anni ricordava ancora i loro voti nuziali e quella cosa la fece quasi commuovere.

"Sei uno stupido." accenno' la mora lasciando scivolare una mano dietro la nuca di Robin.

"Sono il tuo stupido, giusto?"

"Giusto.. ora baciami e basta, mio stupido amore."

E sussurrate quelle poche, dolci parole, Robin scosto' una ciocca dei lunghi capelli corvini di Regina, avvicinando le labbra alle sue e baciandola dolcemente.
Finendo quella 'lezione di guida' nel piu' dolce dei modi.


(*) Matthew Casey non è un personaggio inventato, ma bensì un personaggio tratto dal telefilm 'Chicago Fire', in quanto -almeno in questa shot- il lavoro di Robin sarebbe il vigile del fuoco. 

N.D.A. Ecco finalmente! Sono consapevole di aver scritto la prima one shot un pò di tempo fa, ma dopo aver visto i BTS dell'episodio dedicato a Robin e Marian ho avutol'impulso di scrivere sugli OutlawQueen. 
Spero che questo capitolo possa tirarvi su di morale quanto basta :3 
E se volete suggerire qualche piccola 'avventura' tra i due, le proposte sono ben accette ;) 

 

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