Un mare perfetto

di Seven_seasons
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


                                                                                             1

Ho sempre pensato al mare come qualcosa di immenso, insostituibile, con più di cento sfumature, tutte bellissime e rare. L’ho sempre preferito d’inverno, il mare. Quando nessuno osava uscire di casa per le rigide temperature, quando lui restava solo assieme alla sua grandezza, quando il blu assumeva toni grigi, quando il sole non brillava e le nuvole prendevano il possesso del cielo, anch’esso divenuto plumbeo. Odiavo i bambini che durante l’estate disturbavano la quiete di una creatura così perfetta. Potevo solo immaginare quello che gli oscuri abissi celavano, ciò che sfugge all’occhio, al di sopra dell’orizzonte, e al di sotto della riva.

Eppure eccomi qua, ad aspettare l’inverno per poter tornare da sola, in compagnia di nessuno.
“Emma, eccoti! Cosa stai facendo da sola?” Chiese Giorgia.
Giorgia era la mia migliore amica fin dai tempi delle medie, è una ragazza apparentemente adorabile e innocente, con i suoi lunghi capelli biondi incorniciavano un viso tondo, e gli occhi castani che brillavano come stelle nelle notti di luglio. Un sorriso angelico, quasi celestiale, la faceva sembrare la creatura più dolce del mondo. Beh, non lo è affatto. Insomma, le voglio un bene incalcolabile, però la conosco alla perfezione, ed è tutt’altro che angelica. Ha un carattere spiccato, una voglia di fare immensa, la forza di un uragano, orgogliosa e testarda, un mix pericoloso per chi non sa come trattarla.
“Oh nulla Gio, stavo solo dando un’occhiata agli ombrelloni, per controllare che fossero tutti chiusi.”
Da una parte mi somigliava assai, eravamo entrambe molto vispe e testarde, ma io di certo non ero una bomba ad orologeria.
“Si ok, però adesso andiamo, ho una fame assurda.” Annunciò con tono solenne.
 
Appena arrivammo a casa mi buttai sul letto rumorosamente, mentre Giorgia si dirigeva in cucina a preparare qualcosa per cena.
“Emma! Vieni a darmi una mano!” Urlò Gio dal piano inferiore, scocciata dalle sue scarse doti culinarie. L’andai ad aiutare di malavoglia, e dopo 20 minuti stavamo entrambe mangiando.
“Allora, che facciamo stasera?” Mi chiese la bionda.
La guardai un po’ stordita.
“Non saprei…non ho molta voglia di uscire oggi.”
“Eh dai! E’ sabato sera! Domani tornerà mia mamma e tra due mesi torneremo a scuola, è questo il momento di divertirsi!”
“Ho capito però boh…” Dissi per poi trovarmi di fronte Gio con gli occhioni sgranati e il labbro inferiore infuori.
“Ok! Allora usciamo.”

Un’ora dopo eravamo entrambe infiocchettate fuori dalla porta, pronte per una serata di “sballo totale”, o almeno era così che Giorgia l’aveva definita. Eravamo entrambe minorenni, per questo non avevamo né patente né macchina, ma tutte e due eravamo dotate dei nostri bolidi di fiducia! Gio aveva la sua macchinina orami da due anni, ed io il mio motorino da uno. Di certo però, non potevamo montare in sella al mio bolide così conciate, per queste occasioni c’era Giorgia!
“Emma, l’altro giorno ho visto Matteo in spiaggia, era bellissimo. Dannazione non può farmi questo!” Esclamò Gio guardano la strada davanti a sé.
“Cosa ti avrebbe mai fatto?” Chiesi sorridendo.
Matteo era il ragazzo per cui Giorgia stravedeva da più o meno un anno. Moro con gli occhi verdi, alto e più grande di lei, era il tipo ragazzo bello impossibile, grazie al quale io dovevo sorbirmi più o meno una volta, (massimo due), ogni quindici giorni, la sclero scenata della mia amica. Grazie Matteo!
“Oh lo sai benissimo! Ha quell’atteggiamento che mi fa imbestialire. Non capisco mai se mi corra dietro o dall’altra parte!” Si stava scaldando.
“Ah Giorgia Giorgietta! Che ci vuoi fare sono uomini!” Dissi sospirando.
“Lo so! Ed io cerco di parlarci, ma non ci riesco! Non mi ascolta, non capisce!” Stava assumendo un tono paonazzo.
“Cosa ti dico sempre? Guarda, - dissi allungando una mano – sto tenendo una zolla di terra sul mio palmo, gli uomini sono zolle di terra, puoi parlarci? Prova a parlare con una zolla di terra, non ci riuscirai!” Esclamai, ripensando a quello che mi diceva sempre mia madre.
Riuscii a farla ridere, finalmente!

Giorgia parcheggiò la macchinina appena arrivammo al locale. Era affollatissimo e la musica risuonava su tutta la spiaggia. Non che non mi piacciano le feste, anzi, però oggi proprio non ero dell’umore adatto. Era un locale all’aperto, che si affacciava sulla spiaggia, anche se in alcuni giorni il mare era "off limits", però ovvi motivi. Era uno dei tanti posti in cui gli alcolici venivano versati anche ai minorenni, e di certo, io e Giorgia non eravamo tipe da farceli scappare.
Salutammo alcuni nostri amici e ci unimmo al loro gruppo, notai con sollievo che Matteo non c’era, e per fortuna questa sarebbe stata una serata tranquilla e divertente, aperta a nuove conoscenze e senza drammi o lacrime.
Stavamo ballando già da un po’ quando la calca di persone si fece troppa per i miei gusti e decisi di andare in spiaggia ad accendermi una sigaretta. Lasciai Giorgia in compagnia di Francesco e Giulia.

Finalmente un po’ di serenità in compagnia di un drink e una cicca, sapevo benissimo che non erano cose benevoli per la mia salute, ma non mi importava, ero giovane e ribelle. Il mare era bellissimo, anche di notte. Volevo toccare l’acqua. Quindi mi tolsi gli ingombranti tacchi e camminai a piedi nudi sulla sabbia leggermente bagnata. Sembrava tutto magico, la testa mi girava un pochino, rendendo tutto ancora più magnifico. Il fumo mi usciva dalla bocca e si dissolveva lontano, lontano da me.

Quando vidi che era già l’una e mezzo di notte, mi avviai da Giorgia, spensi la sigaretta nella sabbia, ma non la buttai in acqua, sarebbe stato ingiusto sporcare qualcosa di così perfetto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                                                                                                                                     2

La mattina dopo il mal di testa dovuto all’alcol di ieri sera si faceva sentire. Ma Giorgia mi ha insegnato che quando c’è sua mamma in casa, e noi siamo ancora un po’ brille, dobbiamo nasconderlo al meglio, per evitare lavate di capo e punizioni per settimane. Decisi quindi di restare a letto ancora per un oretta, nonostante fossero già le undici. Gio stava dormendo come un angioletto nel letto di fianco al mio, e sua mamma Paola era al piano di sotto a cucinare, probabilmente il pranzo, data l’ora avanzata. Avrei voluto alzarmi dal letto, ma avevo paura di barcollare e cadere a terra come un salame.

“Pss! Emma!” Sussurrò Giorgia dal letto vicino al mio.

“Buongiorno.” Sbadigliai assonnata io.

“Ieri sera mi sono divertita troppo, era pieno di ragazzi carini, molti più grandi, stavo diventando matta! Però Matteo no c’era..” Disse buttando la testa sul cuscino.

“Meglio così! Meno rotture, più divertimento.” Le feci l’occhiolino.

“Sai dovremmo alzarci.” Disse lei.

“Si come no, io ho un mal di testa assurdo!” Continuai io.

“Ooh Emma! Hai bevuto un po’ troppo eh!” Ridacchiò Giorgia.

Mi alzai dal letto e vidi con sorpresa che non barcollavo, ma anzi, riuscivo a camminare.

Andai quindi giù in compagnia della mia amica, non mangiammo nulla e uscimmo velocemente a comprare i fazzoletti ed assorbenti ad una piccola bottega vicino casa. Io ed i fazzoletti non andavamo molto d'accordo, il mio naso gocciolava continuamente, estate o inverno che sia. Giorgia era molto infastidita da questo mio piccolo difetto, perchè spesso durante la notte, mi alzavo facendo baccano per soffiarmi il naso. E credetemi; non è un rumore tanto gradito!

Dentro al negozio c'era molta più gente del previsto, forse una gita o un gruppo di amici, fatto sta che ci sentivamo osservate da decine di occhi sconosciuti.

“Emma...” Sussurrò Giorgia camminando tra gli scaffali. Sapevo già cosa voleva dirmi.

“Ci stanno guardando tutti...” Continuai con discrezione.

Non era solo un presentimento allora. Ero abbastanza sicura di non conoscere quei ragazzi.

“Emma, alcuni sono molto carini.” Disse la mia amica con voce ancora più bassa. Aveva proprio ragione, saranno stati sei ragazzi e quattro ragazze.

“Mh, dobbiamo solo prendere i fazzoletti e...gli assorbenti.” Sussurrai imbarazzata.

“No! Io non gli prendo, sarebbe...strano! Cioè voglio dire, di certo non passo davanti a tutti loro con un bel pacco di assorbenti da venti!”

“Giorgia! Tutte le donne di questo mondo hanno le loro cose! Muoviamoci e poi fuggiamo.” La ripresi io.

Prendemmo i nostri pacchetti e ci mettemmo in coda.

Forse mi ero sbagliata sul fatto di non conoscere nessuno, avevo identificato almeno due persone delle mie conoscenze, e anche Giorgia se n'era accorta.

Pochi secondi dopo mi arrivò un messaggio. Era di Giorgia appunto.

Emmaaaaa!! C'è Matteo! Ed è con una ragazza! E quella ragazza è Sara Donatelli!”

Risposi al più presto.

Mh...Mi dispiace.”

Sara Donatelli era la ragazza più esibizionista, di cattiva reputazione, e più zoccola che conoscessi! L'ho sempre considerata una stupida ochetta che non faceva altro che portare le sue enormi tette e i suoi lunghi capelli neri davanti ai ragazzi! Ma Giorgia, lei la odiava più di me, anche solo per il fatto che fosse appiccicata a Matteo.

Uno sguardo fulminante ci arrivò da quella ragazza, e poco dopo un eco di voci e risatine mi entrò nelle orecchie. Giorgia stringeva gli assorbenti in mano, mentre io tenevo i fazzoletti, mi affrettai a gettare tutto in una busta al più presto e rimettermi in fila, mentre la faccia della bionda si faceva sempre più rossa e arrabbiata.

Quando uscimmo dal negozio e tornammo verso casa dovetti assistere a un altro degli sclero episodi di Giorgia.

“Ma ti rendi conto?! Non mi ha nemmeno salutata, rideva soltanto insieme ai suoi amichetti e quella stupida idiota! Io giuro, giuro che non gli rivolgerò mai più la parola!”

Ed ecco che a quel punto entravo in scena io.

“Giorgia lo sai com'è fatto lui, è sempre la stessa storia, dici sempre le stesse cose e non le metti mai in atto, che ci vuoi fare, è così.”

“Oh Emma, ma sta volta sarà diverso! Anzi gli tolgo anche il cuore che avevo messo accanto al suo nome nella lista dei contatti.”

Disse ciò e si affrettò a prendere il cellulare.

Una volta arrivate a casa mangiammo in compagnia di sua madre, ci facemmo una doccia e ci buttammo sul letto a riposarci un po'.

Era già luglio ed avevamo già sedici anni, ma io, ero molto più matura. Insomma, voglio dire, molti ragazzi e ragazze della mia età non pensavano altro che agli amici, a sballarsi ed andare alle feste, cose che ovviamente facevo anche io, ma nella mia testa c'era tutt'altro che questo. Sono cresciuta in fretta, lo ammetto. Forse troppo, a tredici anni avevo già capito da che parte girava il mondo, avevo già fatto le mie esperienze, probabilmente in modo un po' precoce. Avevo capito che se volevo qualcosa dovevo andarmela a prendere, avevo capito che l'egoismo, per quanto terribile potesse essere, portava avanti questo mondo, e chi stava in cima, ci era arrivato con un po' di egoismo. Avevo capito che i sogni erano destinati a morire, eccetto se non gli avessi protetti con tutta me stessa. Avere un sogno non è cosa da poco, svegliarsi con un obbiettivo ed andare a dormire con lo stesso obbiettivo per tutta la vita, è segno di forza. Avevo capito che, nonostante l'amore facesse male la maggior parte delle volte, ne valeva la pena, perché avere una persona che amiamo, e che ci ama al nostro fianco, sia la cosa più spettacolare di questo mondo. E per amore non intendo solo quello tra due innamorati,ma anche una semplice amicizia, il bene di una madre, di un padre o di un fratello. Avevo capito che non si può avere tutto, e che arrivi ad un punto in cui perdi le speranze, capisci che la perfezione è troppo lontana, ma se lo capisci, lo capisci solo perché hai realizzato quanto noiosa fosse questa cosa, perché ci sono persone il quale sogno è diventare perfetti, e che lottano per questo, nessuno fino ad adesso c'è mai riuscito, ma continuano a provarci. Avevo anche capito che paragonarsi agli altri è inutile ed anche demoralizzante, ognuno ha le proprie caratteristiche, e dobbiamo imparare ad amarle, una ad una. Tutte queste cose le ho capite velocemente, e credo non sia cosa da poco. Io avevo un sogno, volevo fare la scrittrice. Non mi hanno mai sostenuta o incitata più di tanto, ma io non ho mai rinunciato, e non ho intenzione di farlo.

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