VersuS

di scythemeister_MakaAlbarn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1st fight_come non scendere dalle scale ***
Capitolo 2: *** 2nd fight_il primo ostacolo ***



Capitolo 1
*** 1st fight_come non scendere dalle scale ***




VersuS
 
1st fight
come non scendere dalle scale
 
 
‹‹Soul!!››
Maka gridò più forte che poté, ma ormai era troppo tardi. Soul si era già lanciato a capofitto verso la ripida rampa di scale, puntando alla ringhiera. Lei sgranò gli occhi anche se il cervello le stava ordinando di non guardare. ‹‹Soul! Non ti azzardare…›› ripeté, sputando fuori tutta l’aria che le era rimasta nei polmoni. Inutile.
Soul sghignazzò, mezzo nascosto dallo sventolio del cappotto nero. Le caviglie si flessero e le ginocchia si ripiegarono fino a che cosce e polpacci  non aderirono. Con la destra sfiorò l’asfalto rovente della strada e per un istante reclinò il capo all’indietro; giusto per il gusto di scorgere la sua compagna, molti passi più indietro, che correva sbuffando e annaspando, le bocca spalancata e un braccio teso nella sua direzione. Soul la sentì inveire ancora contro di lui mentre le gambe scattavano e il suo intero corpo veniva proiettato verso l’alto come una molla, molto più in su di quanto avesse mai potuto immaginare. Le articolazioni si allungarono in modo tanto fluido da sembrargli quasi innaturale. Non cigolarono come facevano di solito, e non scattarono provocando quei rumori secchi che tanto ricordano una tavoletta di cioccolato quando la si spezza. Un meccanismo oliato alla perfezione. I muscoli estremamente elastici si tesero sotto la pelle, nascosti dagli strati di vestiti. ‹‹Cazzo!›› esclamò, stupito nel riuscire a percepirli tutti, ad uno ad uno.
Il controllo che aveva di quel corpo era tanto elevato quanto inverosimile. Ogni fibra, ogni singola terminazione nervosa rispondeva al suo volere. E la cosa lo mandava su di giri.
Quando Soul atterrò sulla ringhiera, in equilibrio su un piede solo, Maka si bloccò di scatto, restando immobile nella posizione in cui si era fermata, con le braccia a mezz’aria e una gamba ancora piegata nell’atto della corsa. Era a quattro falcate scarse dal compagno, ma aveva la sensazione cha al minimo movimento questi sarebbe potuto precipitare giù dalla scalinata e sfracellarsi al suolo. Sudò freddo: l’immagine che le si  affacciava alla mente non era delle migliori. ‹‹Soul…non sei abituato. – azzardò, esibendo il tono di voce e l’espressione più persuasiva che potesse – Fermati prima di fare danni.›› Lui la osservò, facendo sporgere appena il labbro inferiore. Poi scoppiò a ridere, camminando avanti e indietro sulla sottile balaustra, le braccia incrociate dietro la nuca. ‹‹Danni? – sghignazzò – Ma figurati.›› Alla compagna cascarono le braccia: Soul non sembrava rendersi conto della gravità della situazione.
Il ragazzo interpretò il suo silenzio come un via libera, o meglio, si approfittò di quell’esitazione per fare il cavolo che gli pareva. ‹‹Non pensavo che tutto questo sarebbe potuto essere così cool!›› esclamò, lanciandosi in una corsa folle giù per la ringhiera, tanto veloce da scongiurare ogni minima scivolata. Maka improvvisamente si riscosse e con un gridò seguì il compagno scendendo gli scalini a più non posso, pronta ad afferrarlo al volo nel caso ve ne fosse presentata la necessità. E così di fatto avvenne.
Nel punto in cui la rampa si ripiegava su se stessa, scendendo fino al piano sottostante, Soul rallentò con un istante di ritardo di troppo, e lo slancio lo proiettò in avanti, oltre il parapetto. Allungò le mani nella speranza di raggiungere una delle sbarre della balaustra, invano. Le braccia erano più corte di quanto pensasse. ‹‹Soul…non sei abituato.›› Quella frase gli rimbombò nella testa con tutta la sua petulante verità, mentre l’appoggio sotto i piedi veniva inesorabilmente a mancare. Si masticò la lingua, con rabbia, mentre la compagna sbatteva forte conto la ringhiera di metallo, facendola vibrare. Quando quest’ultima allungò la mano, afferrando Soul al volo per un polso, il peso la fece scivolare in avanti e ripiegare sul parapetto. ‹‹Merda…›› imprecò a denti stretti per la fatica. ‹‹Brutto idiota.›› aggiunse poi soffiando, mentre, la ringhiera piantata nello stomaco, issava su il compagno facendo forza con ambo le braccia. Una volta compiuta l’impresa, Maka si abbandonò contro il muro, lasciandosi scivolare fino a ritrovarsi seduta, il fiato grosso e le braccia doloranti.
Il fiatone di Soul era dovuto più allo spavento che non alla fatica. Sbirciò il volto pallido e smunto dell’amica, restando poggiato con le mani sulle ginocchia. Anche lei doveva essersi presa un colpo… Beh, come darle torto, dopotutto. Si rialzò inarcando la schiena per stiracchiarsi e levò lo sguardo al cielo limpido. Non c’erano nuvole e l’azzurro era tanto intenso e vivo da ferire gli occhi.
‹‹Brutto idiota… – ripeté la ragazzina dalla sua posizione, immobile e con le palpebre socchiuse – Deficiente.››
Lui sghignazzò. ‹‹Hai ragione…›› disse poi, rivolgendole un sorriso vergognoso.
‹‹Ti avevo detto che avresti fatto danni…›› ansò Maka, intercettando il suo sguardo.
‹‹Lo so.››
‹‹E anche che non sei abituato.››
‹‹E’ vero.››
Lei piantò gli occhi truci in quelli del compagno. ‹‹E allora per quale assurdo motivo non mi hai dato retta?›› proferì con enfasi, sibilando come un serpente a sonagli. Soul si dondolò sui talloni, piegando la testa con fare spudoratamente innocente. ‹‹Scusa. – fece spallucce – E’ che questa cosa è troppo figa. Voglio dire…è come se il tuo corpo facesse tutto in automatico.›› Allungò un braccio e le poggiò la mano sulla spalla. ‹‹Maka, finalmente ho trovato qualcosa di buono nel tuo fisico.›› Lei digrignò i denti, scattando in avanti per colpirlo forte in testa, ma gli addominali cedettero facendola ricadere all’indietro. Facevano dannatamente male, e la colpa era della botta presa poco prima contro la ringhiera. Ringhiò sommessamente, ricordando un gatto incazzato con la ferma intenzione di estirparti gli occhi a suon di graffi. Sprezzante del pericolo Soul si piegò su di lei. Il suo sguardo si era velato di una leggera preoccupazione. ‹‹Beh? Non rispondi?››, sembrava volesse dire. Lei guardò altrove. ‹‹Il mio corpo ha una sua memoria. – borbottò – Grazie all’allenamento ha registrato diversi schemi da seguire a seconda delle situazioni alle quali viene sottoposto. Non va in automatico.›› L’ultima frase la scandì lettera per lettera.
Soul distese le labbra in un nuovo sorrisino: sapeva meglio di chiunque altro quante ore di duro lavoro si nascondessero dietro ogni sua singola mossa. Quando lei tornò a guardarlo gli parve che la rabbia fosse dolcemente scemata. Ebbe un lungo brivido che dal collo corse giù per tutta la schiena, diramandosi poi a braccia e gambe. Gli faceva uno stravo effetto vedere l’espressione infantile di Maka stampata sulla propria faccia: gli occhi dalle iridi scarlatte, perennemente annoiati e a mezz’asta, adesso erano ben aperti, vivi e guizzanti. Una luce mai vista prima li animava, rendendoli difficili da riconoscere. Persino le profonde occhiaie che li avevano sempre caratterizzati, ora, passavano in secondo piano. La bocca, generalmente tesa in un ghigno sardonico, appariva come ammorbidita, e le labbra semiaperte sui denti appuntiti cozzavano con i lineamenti spigolosi che le incorniciavano. ‹‹Cazzo, Maka. Non fare quella faccia! – schioccò la lingua sul palato – Non con la MIA di faccia, perlomeno!›› Lei gli lanciò un’occhiata stizzita. ‹‹Ti riempirei di botte, ma finirei soltanto col rovinare il MIO corpo. E visto che poco fa ci è mancato davvero poco che TU lo rendessi una semipoltiglia, direi di evitare. In più il TUO corpo fa schifo e adesso ho male da tutte le parti.›› esalò con esplicita cattiveria. Per tutta risposta, Soul le piantò una dito nello stomaco, pigiando proprio sul punto dolente.
‹‹Bastardo…››
‹‹Oooh… Qui verrà proprio un bel livido.›› sghignazzò, continuando a punzecchiare.
Maka boccheggiò dal dolore. ‹‹Stronzo.››
‹‹Ed ecco che viene fuori il peggio di Maka Albarn.››
Lei allungò debolmente una mano, afferrandogli il polso. ‹‹Pensi davvero che la tua di espressione si addica alla mia faccia?›› ridacchiò, storcendo la bocca per il male. Soul alzò le spalle a la aiutò a rialzarsi. ‹‹Forse non le si addirà, ma certamente così è molto più cool.›› E si dilungò con particolare enfasi sulla prima “o” di “molto”. Maka inarcò un angolo della bocca all’insù e si guardò i piedi poggiandosi alle spalle del compagno.
Sentiva la propria voce acuta e squillante, distorta dal modo duro di sillabare le parole di Soul, dalla sua tonalità biascicante e a tratti  tetra. Era del tutto innaturale.
‹‹Comunque il mio corpo non fa schifo. Sei tu ad essere abituata fin troppo bene.›› continuò lui con una punta d’invidia.
‹‹Ti sei mai accorto di essere particolarmente scoordinato? O che la tua postura faccia pietà?››
Soul levò il viso per “guardarsi” in faccia. ‹‹Tappa.››, pensò mentre, per la prima volta, Maka si gustava quella sottile e sconosciuta soddisfazione di essere la più alta. Involontariamente un sorrisino di compiacimento le fiorì sulle labbra.
‹‹In ogni caso i miei muscoli sono più sviluppati dei tuoi.››
‹‹Ma sono rigidi.››
‹‹Sono un’arma. – ridacchiò – Possiamo allenarci finché vuoi. Non ho le capacità per arrivare al tuo livello.›› Maka rimase in silenzio. Era quello il grande divario tra arma e artigiano. Si premette una mano sulla pancia: pulsava ma il dolore piano piano stava passando. ‹‹Quindi ti massacri sempre in questo modo quando sono nei guai?›› chiese a voce troppo bassa perché l’amico potesse sentirla. Domanda stupida: la cicatrice che attraversava il suo petto ne era una prova lampante. Soul era costantemente pronto a morire per la sua maestra d’armi.
Quando lui le chiese di ripetere, Maka si limitò a sbuffare ed agitare una mano per aria, come a voler spazzare via quel pensiero spiacevole.
‹‹Speriamo solo che questa roba passi in fretta… Mi vergogno di stare dentro ad una bimbetta così piatta. –  sospirò Soul con cinismo. Si palpò il seno spaventosamente acerbo, impassibile – Ma quanti anni hai? Sette?››
Immediatamente, una paio di vene si gonfiarono sulla tempia di Maka. ‹‹Maka-chop!››
Ma quando si rese conto che nella sua mano non era comparso il consueto tomo enciclopedico, la depressione prese il sopravvento su di lei e Soul poté così sancire la sua prima vittoria.

 
 
Soul / Maka
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E PER IL CICLO "A VOLTE RISORGONO"...
Sì! Sono di nuovo qui! Incredibile ma vero, Maka non è morta!
*ma sono certa che ci sia qualcuno qui che mi vorrebbe uccidere. Che sia per colpa del ritardo?* YAHOOO!!
In ogni caso... 
L'edea più stupida, qualla più idiota in assoluto. Beh, l'ho presa e ne ho fatto questo primo, "fantastico" capitolo. *depressione*
Devo dire, però, che mi sono divertita molto a scriverlo! Anche perchè mi viene paura se penso a quello che potrei inventarmi da questo momento in poi. Abbiate pietà!
Alla fine di ogni capitolo verrà segnato il punteggio ottenuto dai vari personaggi (spero vivamente di riuscire ad inserirne molti altri) e alla fine, verrà decretato vincitore colui che sarà stato in grado di "adattarsi" meglio. Il titolo doveva essere solo "VS". Ma poi ho pensato potesse risultare troppo esagerato...
Spero di avervi incuriositi...eheh!
Ovviamente i vostri pareri sono sempre ben accetti *messaggio subliminale: RECENSITE! RECENTITE!*
E ora svanisco.
Con la speranza di non morire di nuovo...
APPRESTOOOO!!

P.S. porca miseria se ho sclerato per invertire le espressione di questi due! Che dite? Ci sono riuscita?

 
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Capitolo 2
*** 2nd fight_il primo ostacolo ***




VersuS
 
2nd fight
il primo ostacolo


 
4.50 p.m.
L’acqua ribolliva nel pentolino già da un paio di minuti, ma quando Soul se ne accorse, l’odore acre di plastica bruciata aveva ormai invaso la stanza. ‹‹Merda.›› imprecò, constatando come la base del manico, nel punto in cui entra in contatto col metallo, si fosse irrimediabilmente carbonizzata.
‹‹Hai tenuto la fiamma troppo alta.›› fece Maka con voce piatta. Il tanfo di bruciato l’aveva raggiunta benché fosse sdraiata sul divanetto in salotto. ‹‹E comunque l’acqua per il tè non deve bollire…›› Voltò pagina al volume che teneva poggiato sulla pancia mentre Soul, in cucina, inveiva contro il gas. Poi sospirò con una punta di amarezza: non riusciva a leggere. Ogni cinque o sei righe, il suo sguardo si staccava automaticamente dalla carta stampata per andare ad adagiarsi altrove, su un qualsiasi oggetto di arredo. La sua anima era imprigionata nel corpo di Soul, legata ad una mente che non riconosceva come propria. Una mente totalmente disinteressata allo studio di vecchi manuali di storia dell’arte. E visto che il suo attuale cervello si stava categoricamente rifiutando di continuare la lettura, a malincuore dovette arrendersi e rinunciare al suo intento.
Richiuse il tomo e la e pagine si scontrarono con uno schioppo, poi lo abbandonò sul comodino. ‹‹La tua capacità di concentrazione fa pena…›› borbottò, allungandosi tra i cuscini del canapè che, a poco a poco, si stava facendo sempre più sgangherato. In quel momento, Soul sbucò dal quadro della porta reggendo due tazze di tè fumante. ‹‹Beh, le tue orecchie non sentono quando il pentolino comincia a vibrare sul fuoco. –  biascicò di rimando, mollandogliene una in mano – Sai, in genere significa che l’acqua è calda.›› La maestra d’armi gonfiò le guance mentre lui si lasciava cadere a peso morto sulla poltroncina dirimpetto il divano. ‹‹E’ proprio perché non lo sento che lo tengo d’occhio.›› soffiò, inviperita.
A Death City non faceva mai molto freddo. Dopotutto la città sorgeva nel bel mezzo della Death Valley, in pieno deserto. Tuttavia, gli influssi dell’anima di Lord Shinigami le assicuravano una sorta di microclima artificiale, il quale aveva reso possibile l’insediamento umano. Death City era come una piccola isola al centro del nulla, separata dal resto del mondo e unica nel suo genere. Le temperature generalmente si mantenevano elevate, ma poteva anche capitare di incappare in inverni insolitamente rigidi.
Quel giorno di gennaio inoltrato il freddo aveva deciso di farsi sentire. Soul rabbrividì, soffiando sul tè bollente. Poi poggiò la tazza sul tavolino di vetro graffiato e vi mise le mani sopra, a coppa. Il corpo di Maka doveva soffrire il freddo molto più del suo, e comunque la corta gonnellina che le lasciava scoperte la gambe non veniva in suo soccorso. ‹‹Cazzo, Maka. Vèstiti!›› asserì a voce bassa, sentendo uno starnuto solleticargli naso e gola.
Il comodino alla sua sinistra aveva due ripiani: il primo ingombro di libri, l’antro ricolmo di fogli accartocciati ed oggetti di ogni sorta. Non era difficile capire a quale dei due coinquilini appartenesse quest’ultimo. Infilata una mano nel secondo incavo, Soul ne estrasse una spessa coperta di lana che si riavvolse attorno più volte, finendo per infagottarsi come il bozzolo di una farfalla. Maka lo guardò storto per in istante, poi tornò a soffermarsi sulla libreria che troneggiava all’altro capo della stanza. Sapeva di aver letto e riletto ognuno di quei volumi, eppure adesso le loro costine la osservavano silenziose, senza suggerirle nulla. Né una frase, né un passo particolarmente interessante. Niente di niente. Per la prima volta si ritrovò a squadrarli con affranta ostilità.
L’aria nella stanza rimase  immobile fino a quando Soul non le diede una smossa bevendo sgraziatamente dalla sua tazza. ‹‹La tua testa mi dice che quel libro l’hai già letto tre volte.›› E indicò con un cenno del capo il tomo di storia dell’arte abbandonato sul mobile.
‹‹Già, e la tua invece mi dice che non lo leggerai mai.››
L’arma sghignazzò, in segno d’assenso. Diede altri due sorsi, poi anche lui spostò lo sguardo sulla traboccante libreria. ‹‹Sai - sorrise, sternutendo una seconda volta – quelli di solito li riconosco dal colore della copertina. Ora invece so che sono disposti per ordine alfabetico, di autore e data di pubblicazione. Ah, e che i libri sulle ultime due file in alto sono di anonimi e quindi catalogati in base a dimensione, colore e materia.››
‹‹Tu sei fuori di testa.›› aggiunse poco dopo, ridacchiando mentre l’amica, senza troppa cattiveria, gli dava dell’idiota. Quindi, anche lei si decise a bere il suo tè. Dolce. Eccessivamente. Come poteva la lingua di Soul essere soddisfatta di quello sciroppo? Si tirò su di scatto, negli occhi la scontata domanda. Ma Soul parve accorgersene e la intercettò. ‹‹Tre cucchiaini di zucchero e due di miele. – disse soltanto, continuando a sorseggiare la sua bevanda – Perché il miele fa bene.››
 
6.07 p.m.
‹‹Cacchio, Maka! – strepitò il ragazzo – Non puoi non andarci!››
La compagna lo spinse via, sull’orlo del pianto. ‹‹Ho detto di no! Non voglio, mi rifiuto!››
Soul sbarrò gli occhi, disperato. Era logico che presto o tardi avrebbero dovuto affrontare QUEL problema. Quindi era meglio non farsi troppe paranoie.  La prese per le spalle, mentre lei stringeva forte le gambe nel vano tentativo di attenuare almeno un po’ il suo impulso, e si accorse che gli occhi cremisi, animati dalla luce tipica di quelli di Maka, si erano fatti disgustosamente lucidi. ‹‹Piantala!››
Lei tirò su col naso, ricacciando indietro una lacrimuccia. ‹‹Non voglio, Soul. Piuttosto esplodo!›› gorgogliò, lasciando il compagno sempre più spiazzato.
‹‹Maka! Miseria! Mi prendi per il culo?!›› La strinse per un avambraccio e sentì i tendini scattare sotto la manica della felpa. Istintivamente aumentò la pressione. Le mani di Maka erano parecchio più piccole rispetto alle sue, non riusciva a cingere bene l’intero polso. Ciononostante la ragazza non ebbe modo di fermare la sua avanzata verso il bagno. Soul ce la scaraventò praticamente dentro, fermandosi poi ansante sulla porta. ‹‹Merda! Se un bestione di sei metri ti fa a fettine non ti lamenti, ma per una roba del genere frigni come un cucciolo di foca!! – le sbraitò contro, additandola con sufficienza – Ora muovi il culo e siediti su quel maledetto cesso!›› Detto ciò sbatté la porta alle proprie spalle e vi si accasciò contro, i nervi ancora a fior di pelle. Maka, chiusa nella stanza, deglutì rumorosamente.
All’inizio della loro convivenza avevano stipulato una sorta di patto che li vincolava a non dar luogo situazioni spiacevolmente imbarazzanti. Ad esempio, nessuno dei due era mai casualmente entrato in bagno mentre l’altro era in procinto di farsi la doccia, così come, puntualmente, entrambi attendevano il permesso di entrare nella camera altrui prima di abbassare la maniglia e varcare la soglia. Il loro era un tacito accordo di rispetto reciproco ed anche se poteva non sembrare lo osservavano con serietà.
Ma quello… Quella situazione ribaltava tutto. E nessuno dei due poteva farci niente.
Quando ebbe sbollito, Soul  poggiò la nuca al legno della porta, le ginocchia raccolte al petto. ‹‹Maka, non credo sia molto diverso da maschio a femmina. La sensazione, voglio dire.›› cercò di spiegarsi, ma quella che doveva essere una rassicurazione gli suonò come una frase vagamente volgare e anche parecchio idiota. Lentamente la sua voce si tinse di un leggero imbarazzo e le parole si fecero più impacciate. ‹‹Se vuoi vengo dentro e faccio io.›› Maka improvvisamente parve riscuotersi. Soul la sentì pigiare con forza un piede per terra, imprecando. Nella sua voce, finalmente, più nessun segno della sclerata folle di poco prima. ‹‹Non ci provare. – grugnì, tirando su col naso – Non voglio che i miei occhi ti vedano.››
Certo, si sarebbe vergognata di un ricordo simile nel momento in cui avesse fatto ritorno nel proprio corpo. Ma più che tutto non voleva dare un fastidio tanto grande a Soul, non lo riteneva giusto nei suoi confronti. E questo il compagno parve capirlo. Sorrise, l’anima intorpidita da uno strano senso d’orgoglio e gratitudine. ‹‹Yeah, my master.››
Maka prese fiato, strizzò le palpebre e con un gesto secco abbassò la zip dei pantaloni.
***
Quando uscì dal bagno lo sciacquone ancora rumoreggiava nello scarico col suo fragore di cascata. ‹‹Okay...›› proferì. Soul, in piedi di fianco alla porta, dovette alzare di molto il braccio per arruffarle i capelli che normalmente gli si sarebbero attorcigliati alle dita in un groviglio biondo cenere. Mentre ritraeva la mano, una scintilla si accese nella mente di Maka e l’anima del ragazzo la interpretò come un “Allora non sono ispidi!”
A volta capitava che il cervello della maestra d’armi formulasse pensieri o arrivasse a conclusioni in autonomia. Doveva essersi già chiesta che tipo di consistenza potessero avere quei capelli tanto spettinati e disfatti all'apparenza, ed ora le si era presentata  l’occasione per rispondere alla domanda. Soul sghignazzò, ma non disse nulla a riguardo.
‹‹Okay...›› continuava a ripetere la ragazzina, con la monotonia di un segnale radar.
‹‹Tu pensa che dovrai farlo solo cinque volte al giorno. – l’arma si fermò un attimo a pensare – Sei, se continui a farmi bere tutto quel tè.›› Maka gli rivolse uno sguardo disperato. ‹‹E a volte mi scappa anche di notte…›› Meglio dirle subito la verità, no?
La ragazza ebbe un tremito, la schiena percorsa da una vibrazione gelida che tanto somigliava al panico. Poi serrò pugni e denti. ‹‹Va bene.›› proferì con voce ferma, voltandosi di scatto e puntando dritto alla sua camera. Fece ritorno pochi secondi dopo, carta e penna alla mano. ‹‹Io vado al bagno tre o quattro volte al giorno, di notte generalmente non ne ho bisogno.›› aggiunse, sforzandosi di guardare il compagno fisso negli occhi. Soul rimase interdetto per qualche istante, ma poi il suo viso si distese.
Mentre la seguiva fino al salotto gli spuntò un sogghigno strano sulle labbra, che nonostante la situazione non aveva nulla di maligno o sfacciato. 
‹‹Dobbiamo discutere su alcuni punti.››
Si fermò, cercando il suo sguardo con fierezza.
‹‹Soul, ti affido il mio corpo. Abbine cura.››
 
 
 
Soul / Maka
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E PER IL CICLO "A VOLTE RISORGONO"... 
Sì.
Sono io.
Maka.
Eeeeeh... Ciao.
Se siete ancora qui significa che avete la testa più dura della mia. E vi amo.
In ogni caso...
Si può dire che lo scambio sia avvenuto il giorno stesso, poche ore prima... Anche se in realtà devo ancora scegliere quando di preciso. Sì, perché sarebbe troppo facile avere una trama almeno abbozzata e pronta da seguire. Già.
In una situazione del genere cosa fareste? Voglio dire... Certe situazioni non si possono evitare, è qualcosa di imprescindibile. Come vi comportereste? Io ci sto pensando, e la cosa mi preoccupa. Però devo dire che l'idea è altrettanto stimolante.
Meglio andare, qui combino più danni che altro.
Ultima cosa! Ovviamente ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite (I am a Ghoul, NekoYasha99, NonChiamatemiEvans e Vill), chi l'ha cacciata nelle ricordate (frikri) e chi  tra le seguite ( Chiarstein, Maka 98, Nann92, pink07, SaraViolet_chan, SilverSoul, Umi Albarn, Willow Black e _KaMi_).

Infine un abbraccio a chi ha avuto il piacere di recensire lo scorso (ed unico) capitolo: SilverSoul, SaraViolet_chan, NonChiamatemiEvans, shoujo, Namineee, I am a Ghoul, AstridPurple e Willow Black. Spero vogliate continuare a farlo. Ah, e Ray TD... Grazie davvero per la tua recensione, mi ha dato la spinta per risistemare questo capitolo e pubblicarlo. Dovete prendermi a calci, se no io lascio passare troppo tempo!
Ciao ciao!!
APPRESTOOOO!!
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PS. il tempo è passato, il tratto è cambiato...e si vede un sacco. -.- Perdono!
scythemeister_MakaAlbarn
 
 
 
 
 

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