Cronache di un eroe riluttante

di udeis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di cappa e di spada ***
Capitolo 2: *** Predestinato ***
Capitolo 3: *** Promemoria ***
Capitolo 4: *** Ubriachezza molesta ***
Capitolo 5: *** Immagine pubblica ***
Capitolo 6: *** Soccorritore ***
Capitolo 7: *** La telefonata ***
Capitolo 8: *** Punti di vista ***
Capitolo 9: *** Scambio di persona ***
Capitolo 10: *** Se ***
Capitolo 11: *** Piccole, imbarazzanti, verità ***
Capitolo 12: *** Nemico ***
Capitolo 13: *** Ostaggio ***
Capitolo 14: *** Il gran giorno ***
Capitolo 15: *** Mio ***
Capitolo 16: *** Film ***
Capitolo 17: *** Mentore ***
Capitolo 18: *** Madre ***
Capitolo 19: *** La lunga notte di veglia. ***
Capitolo 20: *** Voci di corridoio ***
Capitolo 21: *** Morti bianche ***



Capitolo 1
*** Di cappa e di spada ***


 
Dovrei alzarmi in piedi.
(dopo tutta la fatica per non dare nell’occhio?)
Dovrei oppormi.
(è ingiusto).
Dovrei sfidarlo.
(e vincerlo come?)
Dovrei urlare.
(sì, ma aiuto!)
Apostrofandolo con parole di fuoco.
(Il sarcasmo fa sempre un ottimo effetto nelle cronache).
Dovrei combattere.
(con quale spada? La mia è da buttare).
Dovrei almeno smettere di tremare.
(è poco dignitoso).
Non lo farò.
(già, sono un codardo).
Mi piace essere vivo.
(e parecchio anche).
….
(ci sono un sacco di cose interessanti da fare, vivi).
 

Invece zoppico.
(arranco).
E mi dirigo proprio verso la piazza.
(maledetti piedi! Che fate?)
Il moncone della spada ancora stretto in mano.
(è un bel moncone e io lo brandisco con indubbia classe).
Qualcuno mi nota.                                     
(E ti pareva!)
Io gracchio qualcosa.
(Ho perso la voce).
Qualcuno prova a fermarmi.
(Ho ancora dei bei riflessi).
Invano.
(Merda!)
E sono finalmente davanti a lui.
(e ora che faccio?)
È la resa dei conti.                                 
(Non ho davvero idea di come la scamperò stavolta).

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Capitolo 2
*** Predestinato ***


Nei libri è bellissimo essere l’eroe predestinato perché sembra che tutto debba girare a tuo favore: non morirai e sconfiggerai il cattivo, anche se sei la tipica persona che non ha mai dato un pugno in faccia a nessuno in vita sua.
Soprattutto se sei quel genere di persona.

Nella realtà sei la pedina manovrabile di gente con una visione più ampia e ti aspettano terrore, ansia, notti insonni, allenamenti massacranti e grandi responsabilità.
E se muori meglio! Il tuo ricordo infiammerà l’animo dei semplici e creerà nuovi eroi. Se sopravvivi, devi solo sperare di farlo nel modo giusto. Altrimenti la tua vita sarà un inferno.

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Capitolo 3
*** Promemoria ***


Non ho proprio voglia di andare a questa festa e mostrarmi a tutti come un eroe.
Davvero gente, dimenticatemi: non li voglio i miei fottuti 15 minuti di celebrità.
Non ho fatto niente di importante, davvero. Solo ciò che ritenevo giusto.
Non voglio essere la vostra guida morale o chissà che altro.
Non voglio essere l’eroe figo della tv.
Io sono più un comprimario, credetemi.
 
Lasciatemi in pace, dai.
Costumisti, cameramen, giornalisti, spettatori, non avete nessun’altro da importunare?
Che poi io la statua proprio non la volevo: è enorme e brutta ed è costata quanto lo stipendio annuale di venti insegnanti.
Lasciatemi stare sul divano a mangiare schifezze almeno fino alla fine della maratona di Walking Dead.
Per favore, sono stanco.
E ho appena salvato il mondo. A quanto pare.
 
Promemoria.
Stringere la mano ai potenti.
Salutare gli anziani con rispetto d’altri tempi.
Sorridere alle donne.
Abbracciare i bambini.
Ringraziare per la statua.
Fare la spesa, perché il frigo è vuoto.
Chiedere a Lady Gaga come fa ad evitare i giornalisti.
Trasferirsi sulla luna.
Finire la stagione 2 entro ‘sta sera.

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Capitolo 4
*** Ubriachezza molesta ***


 
Facciamo il punto della situazione.
Un vecchio con una lunga barba e un bastone luminescente si presenta alla porta di casa mia alle tre del mattino.
Si presenta alle tre del mattino, dopo che io ho passato la sera a sbronzarmi alla festa del paese e la giornata a lavorare nei campi.
Emanando pace interiore e saggezza da tutti i pori, chiede di entrare e si accomoda al mio tavolo servendosi da bere senza il minimo imbarazzo e tacitando le mie proteste con una frase ad effetto.
Quando finalmente riesco a riprendermi dalla sorpresa, il vecchio già blatera di essere amico di uno zio strambo che non vedo da anni e qualcosa di strano riguardo a un viaggio.
Mi metto seduto, cerco di snebbiare la mente e gli chiedo di parlare come mangia, perché io non sono mai andato più lontano del mio campo e non ho intenzione di farlo.
Il risultato è questo.
In pratica, essendo io il discendente di un qualche eroe famoso, mi toccherà scarpinare fino ai confini del regno per impedire che un’antica maledizione si compia. Nel frattempo dovrò recuperare una spada magica, imparare ad usarla, sopravvivere agli assalti di un gruppo di folli adoratori del male e attivare un qualcosa dal nome impronunciabile che non meglio specificati vecchi bacucchi hanno creato secoli fa e, per maggiore comodità, hanno piazzato in cima all’unica montagna in mezzo al lago venefico.
E dovrò salvare il mondo in compagnia di questo vecchio e un altro paio di sconosciuti che hanno giurato di proteggermi perché sono la rincarnazione di un guerriero leggendario e che per questo si allenano da tutta una vita.
Se fallisco il mondo finirà.
Mi vengono in mente almeno sedici obbiezioni tre delle quali riguardano la sua sanità mentale e quattro il suo senso pratico.
“Vecchio.” Dico alla fine. ”Ne riparliamo domani quando hai smaltito la sbronza.” 






Avviso ai naviganti: sposto la storia in introspettive al prossimo capitolo. Grazie per essere passati di qui.

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Capitolo 5
*** Immagine pubblica ***


Camminando per le strade tutti mostrano rispetto, reverenza e stupore.
Chi non mi riconosce, si scusa e profondamente imbarazzato mi racconta che sa tutto di me.
 
Beato lui. Io dopo trent’anni non lo so più.
 
Essere famoso mi ha impedito di essere qualsiasi altra cosa e con il tempo ha logorato tutti i rapporti che avevo.
Difficile farsi degli amici quando tutto ciò che provano per te è ammirazione, invidia o odio. E sono sempre stato timido e questo ha solo peggiorato le cose, perché a tutti sembravo una persona sostenuta e fredda. Poi con gli anni molti hanno provato a vendicarsi e io ho semplicemente evitato che mi uccidessero, ma i media hanno gonfiato le cose. Il successo cresceva e io mi sono ritrovato intrappolato: quando hai un’ immagine pubblica ci sono molte cose che non puoi fare e ogni cosa che fai fa notizia.
Sono tutti sempre pronti a sbattere in prima pagina le tue lacrime e i tuoi insuccessi e ogni piccola stilla di felicità che riesci a raggranellare. È sfiancante, se ci stai attento come ho fatto io: se vuoi essere un esempio, se vuoi essere d’aiuto.
Volevo salvare il mondo, ma a settant’anni mi resta solo la mia cagna Lulù a farmi compagnia e nessuna possibilità di andare in pensione.





scusatemi, ma gli aggiornamenti non saranno regolari, in questo periodo sono molto impegnata e preferisco cercare di postare qualcosa di sensato, piuttosto che qualcosa buttato lì solo per pubblicarlo. Spero che continuerete comunque a seguire la mia raccolta nonostante tutto. Grazie a tutti. 

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Capitolo 6
*** Soccorritore ***


La differenza tra un civile e un eroe?
Io conto le persone che non sono riuscito a salvare, i civili ammirano le mie azioni senza discernimento.
Sanno qual è il numero delle vittime, ovviamente, quello lo sanno tutti, ma si consolano pensando che altri sono sopravvissuti.
Si consolano perché altri sono morti insieme a quelli che amavano.
Si consolano perché il colpevole è preso e le loro morti sono state vendicate.
Si consolano perché i giornalisti doneranno a loro e ai loro morti, cinque preziosissimi minuti di celebrità, in diretta nazionale.
Si consolano perché una grande catastrofe resta sempre e comunque un grande argomento di conversazione: una giustificazione universale per qualsiasi errore e maleducazione.
 
Si consolano perché sanno che non avrebbero potuto salvarli e iniziano ad ammirare me, l’eroe.
 
Io, invece, ricordo ogni cosa: il fuoco, le urla, il fumo, le macerie, i crolli, la fatica, il sudore, la rabbia. I pianti, le suppliche, il rumore assordante delle fiamme e l’odore di morte, terribile, che ti resta attaccato per giorni.
 
E tutti i quei volti: loro non mi abbandonano mai.
Li ho condannati ad un inferno ingiusto.

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Capitolo 7
*** La telefonata ***


Non è che non voglia venire a uccidere mostri con te, ma domani ho il compito in classe.
Sì, lo so benissimo che le faglie nella realtà sono pericolose, ma per questa volta non potresti andarci da solo? Cosa? No, non voglio dare le dimissioni.
Non sono stressato stai tranquillo e l’incidente con il mutaforma quasi non me lo ricordo più. Continua a perseguitarmi negli incubi, ma che ci vuoi fare?
Io adoro il nostro lavoro, lo sai, però se domani non prendo una sufficienza mi bocciano.
Sì, mi rendo conto che se il mondo finisse questa notte, non avrebbe più alcuna importanza, ma credo che il mondo potrebbe benissimo aspettare fino alla quinta ora.
Almeno per una volta.
Insomma è la quarta volta in due mesi che affrontiamo una fine del mondo, non sarebbe il caso di finirla? No, non di finirla con il mondo.
Intendo dire: non si possono prendere dei provvedimenti? Assumere più personale, ad esempio.
Ok, ok, non ci sono molte persone come noi te lo concedo, ma almeno non si potrebbe rendere la realtà un tantino più solida? O scoprire perché continua a sfaldarsi?
Sai, vorrei avere anche una vita normale ogni tanto.
Vita normale.
Quella che avevo fino ad un anno fa.
Quella che mi permetteva di buttare cartacce per terra senza preoccuparmi degli effetti di questo gesto sul tessuto spazio temporale. Forse potrà sembrarti strano, ma vita normale era anche quella cosa che mi faceva divertire i sabato sera con gli amici e mi permetteva di uscire con le ragazze. Ma che te ne parlo a fare? Tu manco sai cos’è una ragazza.
 
Cosa vuol dire ragni giganti che invadono le strade?
Non potrebbe pensarci l’esercito per una volta? Anche se non fosse di nessun’ aiuto potrebbe almeno rallentarli e darmi il tempo di fare quel maledetto compito in classe.
A meno che tu non conosca un incantesimo di ubiquità o uno per la promozione.
No, fermati, stop, non lo voglio sapere.
L’ultima volta che ho bevuto uno dei tuoi intrugli ho vomitato per due ore. Blu.
E sì, mi rendo conto che ci sarebbero delle vittime civili. Cosa saremmo in fondo, io e te, se non vittime civili?
Ma scusa il consiglio non potrebbe mandare qualcun altro?
Questo lavoro durerà tutta la notte, se sono fortunato, se no ne avremo almeno fino a mezzogiorno. Non arriverò mai in tempo per il compito in classe o mi addormenterò sul banco e la prof mi scannerà. Ti giuro quando la Corelli dà di matto non le potrebbe tenere testa nemmeno un Mokar*. Se poi interviene anche Mister Permanente tornerò direttamente domani sera.
È fuori discussione. Assolutamente, questa volta ci andrai da solo: te la cavavi benissimo senza di me prima di incontrarmi, puoi farcela anche oggi.
E poi mia madre non mi farà uscire. Non di nuovo. Non dopo aver visto la mia pagella. Non dopo che mi ha beccato a giocare al computer invece che studiare.
Non posso farle bere di nuovo quella pozione.
Alla lunga potrebbe farle male.




*Un Mokar è qualcosa con cui non vorreste avere a che fare, fidatevi. Grosso, peloso, puzzolente, goloso di carne umana... No, davvero, non volete saperlo.

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Capitolo 8
*** Punti di vista ***


Avanzo squarciando i corpi dei miei nemici: il movimento della mia sciabola è perfettamente calibrato, quasi elegante, le urla sono musica per le mie orecchie e il sangue che scorre in rivoli copiosi bagnando la mia spada e miei abiti mi inebria e mi esalta con i suo odore inconfondibile.
Sono i passi di una danza perfetta, una dimostrazione di grazia efferata e perfezione e le interiora dei miei nemici sono il rosso tappeto su cui cammino al culmine della mia gloria.
La mente è vuota e provo gusto a infilzare la budella di questi sprovveduti: mi sento invincibile, immortale, finalmente vivo e lo sono.
Mi faccio strada fino ad arrivare al ponte, abbasso la leva e tutto d’un tratto si ferma. Purtroppo.
“Oh io eroe!” grida lei buttandomi le braccia al collo. “Sei stato così coraggioso, così audace, ad affrontarli tutti per me! Ora che mi hai liberato passeremo insieme il resto della nostra vita.”

Come se me ne importasse qualcosa.

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Capitolo 9
*** Scambio di persona ***


Perché non è intervenuto durante quella sparatoria? Le azioni dei giorni scorsi sono state sono state solo un’abile mossa pubblicitaria? Cosa le ha fatto la città per perdere il suo sostegno? Vale così poco la vita umana per lei? Volevi solo metterti in mostra nei giorni scorsi, non è vero? Dove sono i famosi principi morali di cui hai parlato nell’intervista? E il tuo senso di Giustizia? Avresti potuto fare qualcosa! Avresti dovuto fare qualcosa! Sei rimasto in un angolo a guardare! Persino quell’anziana signora ha fatto di più! Non bisogna fidarsi di voi! Volete solo approfittarvi della gente comune, ecco cosa! Avanti chi ti paga? Bastardo, mia moglie è in fin di vita! Predichi bene e razzoli male, eh ragazzo?

La folla si assiepa da ogni parte attorno a un ragazzo con gli occhiali che ha in faccia la smorfia di chi non sa se scoppiare a piangere o a ridere istericamente. Giornalisti e gente comune e poliziotti gli si affollano attorno in una massa mobile e minacciosa di esseri umani; gli ultimi indecisi se unirsi alla furia della folla o tentare di salvare il ragazzo.
Il ragazzo allarga le mani e urla “Silenzio!” La folla si ammutolisce pian piano con un lento brusio: vogliono delle risposte.
“Capisco benissimo i vostri sentimenti: mi sono comportato come un vigliacco e voi non ve lo meritavate, ma vi prego di non prendervela così tanto.”
Il mormorio della folla diventa quasi un urlo, ma il rumore si quieta di nuovo allo sguardo deciso del ragazzo.
”Io sono suo fratello gemello.”

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Capitolo 10
*** Se ***


Se non fosse stato per Ragarok non ci sarebbe stato bisogno di nessun eroe.
Invece era deciso a conquistare il nostro regno e a vendicarsi.
Se non fosse stato per Laura che ha passato la vita in biblioteca, l’intera missione non sarebbe mai esistita.
Quella pazza invece non solo aveva trovato il modo di salvare il regno, ma aveva costretto il re a lasciarla andare.
Se non fossi stato innamorato di Erika non sarei mai partito.
Lei mi guardava e io ho detto sì.
Se non fosse stato per il gran ciambellano ci saremmo persi appena messo il naso fuori dal castello.
Cartine, consigli, lasciapassare, raccomandazioni: ci ha fornito il tutto il necessario.
Se non fosse stato per Jemi saremmo morti di fame.
Ha cucinato così bene, da far sembrare deliziose anche le più immonde schifezze.
Se non fosse stato per Remi, invece, saremmo stati catturati subito.
La sua prontezza di ingegno, la sua astuzia e la sua intelligenza ci hanno permesso di volgere le sventure a nostro favore.
Se non fosse stato per Lea, avremmo rinunciato.
Il suo sorriso era ciò a cui ci aggrappavamo, quando eravamo stanchi e la sua sicurezza non è mai vacillata.
Se non fosse stato per Caspian saremmo tutti morti.
Senza il suo sacrificio, nessuno di noi sarebbe sopravvissuto.

Se infine la pietra non mi avesse suggerito l’incantesimo, il nostro viaggio sarebbe stato del tutto vano.

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Capitolo 11
*** Piccole, imbarazzanti, verità ***


D’accordo ve lo dirò, ma dovete promettermi che non ne parlerete mai più: né con me né con nessun altro.
Ve lo dimenticherete. Annegherete le vostre risate. Lo sradicherete dalla vostra coscienza.
O potrei trovare un modo più concreto e sgradevole per fare tutto questo.
Dovete capirmi: è imbarazzante.
Io odio il mondo e tutte le sue creature. Governo tirannicamente il mio regno e mi concedo spesso atti di folle malvagità e violenza ingiustificata.
E non sapete quanto sono rilassanti.
Radere al suolo un villaggio, condannare qualcuno a morte o mangiare un gelato sono gesti che generano in me lo stesso tipo di emozione.
A meno che il gelato non sia alla crema. Io odio la crema.
Poi vado in vacanza in questo posto ai confini delle terre note: gente povera, ma con un ottimo terziario. E del tutto per caso mi ritrovo ad essere il salvatore della città e l’eroe nazionale. La situazione è talmente degenerata che mi hanno anche consegnato le chiavi della città. Durante una cerimonia pubblica. Dopo aver composto un’ode in mio onore.
Tutto questo perché ho fatto assassinare un petulante vicino di ombrellone e il suo cane gigante a tre teste che disturbava i miei sonnellini. Sbranava la gente proprio di fronte a me: potreste non credermi, ma le urla di dolore sono un fastidioso rumore di fondo, quando non son regolari. Ah sì, e ho salvato anche un gatto: stava su un albero, gli ho tirato un sasso e quello mi è caduto in braccio. Era il gatto della principessa, ovviamente, che si è commossa fino alle lacrime. Ha detto che ho proprio un animo nobile e gentile. Che orrore!

Per fortuna ero in incognito.

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Capitolo 12
*** Nemico ***


Non lo ammetterà mai, ma è ormai è un amico.
Senza rendersene conto si fa carico di tutti i pericoli e le responsabilità. È sempre in prima linea, pronto a elaborare strategie che ci permettano di uscire vivi da questo inferno, si assicura che non ci facciamo prendere dal panico e si fida, se uno di noi resta a guardagli le spalle. È ancora sgradevole, sarcastico e diffidente, certo, ma gli basta uno sguardo per sapere cosa fare: impartire un ordine o dare un consiglio. E a modo suo sa essere di conforto.
Basta sentire come ne parlano i nostri commilitoni per capirlo.
Non lo accetterà mai, ma lui è un eroe, adesso.

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Capitolo 13
*** Ostaggio ***


Preferirei non doverlo fare.

Non dover essere coraggioso. O maledettamente testardo.

Avrei voluto che gli dei mi avessero donato uno sconfinato amore per gli affari, piuttosto che un indistruttibile senso di giustizia.
Invece, mi tocca tentare di fermarlo, anche se preferirei mille volte fare come tutti e dargliela vinta.
Arrendermi.
Genuflettermi.

Sono ostaggio di una morale che non fa molto per farmi sopravvivere.

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Capitolo 14
*** Il gran giorno ***


Al mio apparire le crisi di panico si quietano, i volti si fanno meno tesi e cessa il mormorio di preghiere sussurrate. Anche la nenia delle imprecazioni si attenua.
Molti accennano un sospiro o un sorriso e qualche mano si alza a salutarmi allegramente: il sollievo si sparge in fretta e contagia tutti i presenti.
Mi sistemo al mio posto e cerco di rallentare il battito cardiaco respirando piano e astraendomi dal mondo circostante.
Poi lei entra: terribile nel suo potere e raggelante nella sua ordinarietà. La tensione arriva al culmine e gli sguardi sono indirettamente tutti su di me.
Non mi tirerò indietro: la posta in gioco è troppo alta.
“Mi offro volontaria.” Esclamo, con quello che spero sia un sorriso tranquillo.
Mi alzo e vado al macello.
Il destino dei secchioni è un perpetuo sacrificio.
 

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Capitolo 15
*** Mio ***


La Terra è mia e di nessun’altro.
Gli idioti che hanno osato sfidarmi, gli sciocchi che hanno osato deridermi e i vigliacchi che hanno osato sconfiggermi subiranno le pene dell’inferno.
Gli infliggerò una morte lenta e dolorosa.
Pregheranno perché li uccida.
 
Esattamente come farà questo verme che ha osato reclamare il mio pianeta come suo.
                                                   

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Capitolo 16
*** Film ***


Sarebbe stato bello essere l’insegnante che, con la sua bravura, con la sua passione e con la sua cultura, redime gli studenti annoiati, maleducati e disinteressati e li trasforma in uomini e donne migliori.
Come in “un attimo fuggente”.
Ma io non ho il carisma di Robbie Williams e ho cambiato idea nel giro di una settimana.
I vecchi insegnanti mantenevano un tono vago quando mi sono offerta volontaria, ridevano sotto i baffi quando ho accettato la cattedra e ora tentano di confortarmi, ma con distacco: i bastardi lo sapevano che anche solo per imporre il silenzio ci vuole mezz’ora.

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Capitolo 17
*** Mentore ***


Anch’io, il mentore, sono un eroe! Per quanto vi ostiniate a negarlo, per quanto, ora, mi additiate come un mostro, io sono un eroe e voi lo sapete.
Ho fatto quello che era necessario e non mi sono voltato indietro: senza di me, per quanto promettente, lei non sarebbe stata niente. Senza di lei, nessuno di noi sarebbe qui, ora, a discutere di queste sciocchezze. Io e nessun’altro ho fatto di lei ciò che è e non è stato un lavoro privo di rischi.
Oggi mi costa la pena di morte, ma lo ripeto: io sono orgoglioso di lei e lo sarò sempre. L’ho cresciuta e l’ho amata in un modo che nessuno di voi potrà mai capire. Ho sofferto con lei e per lei, ho condiviso il peso delle sue responsabilità.
E ho fatto quello che era giusto nei tuoi confronti, umanità.







Vedetela così: il compito dell'eroe è fare qualcosa di giusto e salvare il mondo a qualsiasi costo, anche per interposta persona. Scusate gli aggiornamenti irregolari, ma, davvero, meglio di così in questo periodo non ce la faccio.

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Capitolo 18
*** Madre ***


Un modo migliore. Non chiedo molto, vero? Qualcosa che non mi costringa a trasformare degli innocenti in assassini.
Non voglio lavorare con i bambini.
Non voglio vedere i loro occhi incupirsi prima del tempo mentre si comportano come adulti senza neanche aver conosciuto l’infanzia.
Non voglio costringere nessuno di loro a vivere una vita solitaria e a mettere da parte gli affetti, a sacrificare l’amore, a dimenticare gli amici.
Nessuno dovrebbe preoccuparsi della salvezza del mondo quando non è ancora in grado di distinguere la realtà dalla fantasia.
Ho una figlia della stessa età.
Come posso anche solo pensare di farlo?
 

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Capitolo 19
*** La lunga notte di veglia. ***


La mia storia inizia una sera, che rapidamente diventa una notte insonne ed un alba esausta.
Continua con una serie di levatacce e turni di guardia notturni che, se va bene, mi fanno dormire quattro ore per notte. Poi, inaspettatamente, prosegue con risvegli notturni imbarazzanti, incubi, profezie e rivelazioni.
 
Il peso morale, il sacrificio, la lotta, le responsabilità, la giustizia, la predestinazione sono tutte cose che si possono gestire, con il tempo, ma l’insonnia no.
Che poi magari fosse insonnia! È che qui non mi lascano proprio riposare!
Si dice che il male non riposa mai e che la virtù è sempre vigile, ma sono convinta che se entrambi iniziassero a dormire un po’ di più le cose funzionerebbero molto, molto, meglio nel mondo: la mancanza di sonno rende irritabile la gente.
 
 
Aspetta, aspetta tu sei troppo gentile. Lascia parlare me, ora.
 
Pretendono che sveli una profezia, sconfigga nemici e salvi il mondo e mi fanno dormire a stento due ore: è ovvio che sarò costretta a fare gesti estremi. Ogni gesto diverso dal non addormentarmi sarà un gesto estremo! Come faccio a trattare con astuti e crudeli criminali, se rischio di addormentarmi ogni volta che mi siedo? Come faccio a svelare profezie e indovinelli con una tempistica decente, se i miei neuroni connettono con la velocità di una tartaruga zoppa?
La verità è che gli eroi non sono mai ingenui, creduloni o stupidi, non durerebbero un giorno altrimenti, sono solo troppo stanchi per pensare a tutte le implicazioni della frase sibillina che il boss di turno pronuncia sogghignando. Anche negli scontri sono l’esperienza, i riflessi e la fortuna a salvarci da morte certa, non certo una studiata strategia. E non certo perché manchiamo di capacità tattiche o ci lasciamo prendere dal sentimentalismo in maniera esagerata. L’unico fattore positivo è che il nostro cervello è sempre troppo impegnato a pensare a un bel letto comodo con un materasso di piume, per riuscire a farsi prendere davvero dal panico. Ed ecco spiegato il motivo della nostra perpetua calma e sicurezza di sé.
Il sonno è anche l’unico motivo per cui ce ne usciamo sempre con discorsi un po’ insensati su giustizia e pace: sono le frasi incoerenti di un uomo ubriaco di stanchezza. Le pensiamo davvero, eh? Ma in altre condizioni forse diremmo qualcosa di diverso.
 




La fine di questa raccolta si avvicina inesorabilmente. Mancano due o forse tre "storie" e poi chiuderò, mi scusa per i possibili ritardi e quelli passati, ma in questo periodo sono stata proprio risucchiata in altro. Grazie comunque a voi che ci siete.

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Capitolo 20
*** Voci di corridoio ***


Milotti! Ma sei sicura?
Certo che sono sicura, scema, ero lì!
Ma il prof che problemi ha?
E io che ne so? Probabilmente ha problemi di vista. Come fa uno sfigato come quello ad essere Romeo?
Bè, dai, almeno è biondo.
Sì, ma a parte quello? Andrea, sì, che sarebbe stato un Romeo perfetto.
Cacchio sì! È il più figo della scuola!
Vero? Ha un fisico da paura!
E poi suona la chitarra. È così tenero…
E invece il prof ha scelto quello sfigato. E ha anche detto che intravedeva grandi possibilità drammatiche dietro la sua aria timida.
Il dramma ci sarà solo quando lui inciamperà sui suoi stessi piedi, talpa com’è.
Almeno succederà qualcosa di divertente. Pensa alla povera Silvia che deve fare Giulietta.Quella sì che è una tragedia, altro che Shakespeare!
Poverina, non se lo merita proprio Milotti.
Nessuno si merita Milotti. Tranne forse quella racchia di Sara. Li vedo bene insieme.
Ma che schifo! Mi sa che sei tu quella con problemi di vista, mica il prof!
Invece sarebbero perfetti.
Sì per la notte di Halloween.
Ahaha è vero! Ma Milotti che ha detto?
In che senso?
E dai! Del fatto che fa Romeo, no?
E cosa vuoi che abbia detto? Ha fatto una faccia da stranita, da pesce lesso, e ha detto “Proprio io?”




scusatemi per questi tempi biblici, ma in questo periodo ho davvero pochissimo tempo.

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Capitolo 21
*** Morti bianche ***


Mio figlio non saprà mai quanto avrei potuto amarlo.


Peggio! Potrebbe scegliere di seguire l'esempio di un padre assente, perfetto, defunto.
Morire lontano da chi si ama è un errore madornale. Soprattutto se si fa per una questione di orgoglio e principio, soprattutto se si fa per onorare un ricordo.





Ecco, è finita. Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito o anche solo aperto la mia raccolta. Spero che vi sia piaciuta.

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