Asymptotes

di DaughterOfHades
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Will Solace era molte cose.  Era orgoglioso, serio e perfezionista. Gli piaceva avere tutte le cose in ordine, essere in grado di risolvere un problema che nessun altro riusciva a risolvere, e fare puzzle che lasciavano gli altri fermi lì a grattarsi la testa. Non gli importava sedersi  a leggere un bel libro durante i weekend tanto quanto non gli interessava che quel libro, capace di paralizzare il cervello, fosse pieno di termini e diagnosi in latino.

Aveva desiderato lavorare in ospedale da quando c’era nato. C’era qualcosa di poetico in ciò: iniziare e finire nello stesso luogo. Un intero cerchio, un intero viaggio intorno all’orologio.

I suoi genitori furono molto orgogliosi quando fu ammesso nell’università che aveva messo come prima scelta. Entrambi erano dottori affermati,  che avevano fatto progredire la ricerca medica in anni e anni nel futuro con il loro lavoro, quindi per Will fu naturale seguire le loro orme. La sua vita proseguiva liscia, una netta e piccola linea che continuava a protendersi – precisa precisa.  Era come una freccia, che fu spezzata a metà nel momento in cui un ragazzo entrò nella sua classe di storia dell’arte con venti minuti di ritardo e si sedette nel posto diagonale al suo.

Will fissò il nuovo arrivato per tutto il tempo che l’interessato impiegò per passare fra gli altri studenti e prendere posto. Era la terza settimana! Come poteva essere ancora in ritardo la terza settimana? Non riusciva proprio a tentare di arrivare in orario?

Guardò il giovane sbadigliare, sembrava non aver portato nemmeno un foglio o delle penne. I suoi capelli erano neri, scuri come le penne di un corvo, con ciuffi disordinati sparati in tutte le direzioni. La sua pelle era di un bianco spettrale in confronto ai vestiti neri. Jeans neri con buchi sfilacciati tutt’intorno, t-shirt nera con alcune parole alquanto offensive sul davanti, converse che sembravano cadere a pezzi, e Will onestamente non fu in grado di dire se avesse del trucco sotto gli occhi o se quelle erano semplicemente occhiaie. Le sue orecchie vantavano numerosi anelli metallici e dilatatori, e gli occhi di Will si spalancarono quando realizzò che anche sul suo labbro c’erano alcuni piercing. La maglia a maniche corte del ragazzo rivelava i suoi tatuaggi – riempivano completamente tutto il suo braccio sinistro e ce n’erano anche numerosi sul braccio destro, seppur più piccoli. Riuscì anche ad intravedere una linea d’inchiostro sopra la clavicola.

Buona fortuna nel trovarti un lavoro, un giorno, pensò immediatamente. Fra l’atteggiamento temerario e l’apparenza da il-diavolo-è-il-mio-coinquilino, Will immaginò che fosse solo un altro di quei punk e lo lasciò perdere.

E ci riuscì fino a quando non fece presa accidentalmente contro il retro della sua scarpa mentre stava camminano. “Ah, scusa!” squittì, sorprendendosi di quanto fu rapido il ragazzo a girarsi, come se fosse pronto al combattimento. I loro sguardi si incrociarono; Will fissò spaventato gli occhi dell’altro, scuri e profondi come piscine d’ossidiana. In quel momento accadde qualcosa di strano nel petto di Will.  Se avesse conosciuto meglio l’argomento, avrebbe detto che stava per avere una sorta di attacco cardiaco.

Quando sembrò aver deciso che quella di Will non era una sfida, sbuffò ed incrociò le braccia. “Tutto okay,” mormorò.

Il ragazzo sparì prima che Will potesse riprendersi. Velocemente, si riscosse e si precipitò nel suo dormitorio, fingendo che quegli occhi non avessero avuto nessun effetto su di lui.


Era fuori a mangiare con delle amiche quando venne a sapere il suo nome.

“Ecco che arriva Nico di Angelo. Dio, ma non sorride mai?” borbottò Lou Ellen, mangiando il suo sandwich.

Will la guardò. “Chi?”

Lei indicò con la mano libera alcuni tavoli più avanti, dove erano seduti tre ragazzi. Will quasi si strozzò con la soda quando intravide il punk della classe di storia dell’arte. Sembrava meno in guardia quando stava fra quei due ragazzi dall’aspetto normale, perfino carino nel momento in cui arricciò il naso con aria disgustata, fissando il ragazzo accanto a lui bere qualcosa di innaturalmente blu. “Il tipo in nero. Andava con me al liceo. Era uno sfigato, ora sembra il bambino di un manifesto di musica emo.”

 “A causa di qualcosa?” chiese la sua amica Cecil.

Lou Ellen fece spallucce. “Ho sentito che qualcuno della sua famiglia è morto, ma non ne ha mai parlato. Tutto ciò che so è che ha lasciato la scuola per alcune settimane e quando è tornato riuscivamo a stento a riconoscerlo. Sono abbastanza certa che abbia fatto coming-out la scorsa estate.”

Il cuore di Will si contrasse di nuovo quando vide il ragazzo dai capelli corvini dall’altra parte dell’ingresso. Nico di Angelo. Appena pensò al suo nome, Nico lo guardò e si ritrovarono a fissarsi. Il primo distolse lo sguardo subito ma Will continuò a fissarlo, accigliato.


Durante la successiva ora di storia dell’arte, Will si sedette dietro Nico, cercando di convincersi che aveva cambiato posto solo perché sarebbe stato più facile guardare alla lavagna dal momento che il ragazzo era così basso. Inoltre, per tutto il tempo, si trovò a studiare i tatuaggi di Nico, chiedendosi quale fosse il significato di  ognuno di essi e quando li aveva fatti. Fissò per molto tempo l’immagine di un angelo con le ali spezzate, che raggiungeva un punto che dalla sua postazione non riusciva a vedere. Lo faceva sentire… stranamente triste. Che emozioni passavano per la testa di Nico quando si era fatto un tatuaggio del genere?

Ne guardò un altro, vicino al gomito, una rosa con delle spine avvolta intorno ad una spada nera che correva lungo l’avambraccio. Lo faceva sembrare un duro e… e figo. Molto figo. Infatti, Will lo avrebbe perfino definito attraente.

Realizzò che la lezione era finita solo quando Nico schizzò via dalla sedia e si fiondò fuori la porta della classe come un pipistrello che fugge dall’inferno. Stordito e incapace di credere che non aveva scritto un singolo appunto durante tutta l’ora, Will raccolse le sue cose ed uscì. Il cuore gli batté all’impazzata quando vide Nico in piedi fuori l’edificio, e il suo cervello immediatamente partorì una fantasia dove il ragazzo stesse aspettando lui. Ma, un tipo con i capelli biondi e gli occhiali si avvicinò a Nico, che cominciò a scavare nelle tasche. Si scambiarono alcune parole ed il minore tirò fuori un pacchetto di sigarette. Il biondo fece una smorfia e provò a prenderglielo, ma Nico urlò qualcosa per zittirlo e ne sfilò una comunque.

Will si accigliò, per niente in particolare, e decise di camminare invece di starli a guardare come un idiota geloso. Aveva un ragazzo, ovviamente!  Uno come Nico di Angelo probabilmente avrebbe potuto avere chiunque volesse con la sua aura misteriosa, gli occhi profondi, e quello stupido, bellissimo accento. Will non avrebbe mai avuto una speranza. Era il completo opposto, con le sue magliette e pantaloni dai colori sgargianti, e la personalità allegra e il modo in cui il suo calendario era organizzato da ora fino al prossimo Agosto.

Desiderava andare da Nico e forzarlo a buttare via quella sigaretta. Sicuramente sapeva quali terribili effetti avevano sul suo corpo! Perché qualcuno dovrebbe volersi far del male così?

Perché ti importa? Pensò velocemente. Non hai mai  parlato davvero con lui. Probabilmente non ti ha mai neanche notato.

Will strinse forte il cinturino del suo zaino e prese la strada verso la biblioteca. Scacciò i pensieri che comprendevano il ragazzo dai capelli neri e li sostituì con termini che non aveva bisogno di sapere fino al prossimo esame. Non è mai troppo presto per iniziare a studiare, si motivò.

Sfortunatamente aveva la tendenza di sovraccaricare il cervello con fatti poco importanti e lunghe definizioni ( più le complesse combinazione di tutti i suoi videogiochi preferiti ) e quindi alla fine si ritrovò esausto. A dimostrazione di ciò, Will si addormentò sulla confortevole sedia del piano di sopra della biblioteca.

 
***

“Will Solace,” disse Jason.

Nico di Angelo distolse la sua attenzione dal cellulare, accigliandosi. “Cosa?”

 “E’ il nome del ragazzo. Quello della classe di storia dell’arte. Lo stesso che stai cercando su Facebook adesso.”

Nico rise e velocemente lanciò il cellulare sul suo letto, ignorando il sorrisino del  compagno di stanza. “Non so di cosa parli,” borbottò, incrociando le braccia dietro la testa.

Jason roteò gli occhi, ma girò la sedia verso la scrivania per finire alcuni compiti d’inglese. Nico pensò di dover iniziare a lavorare da solo, ma – diavolo – poteva semplicemente prendere quelli di Jason, cambiare alcune cose, e in un attimo ecco – compiti istantanei.  “Puoi negare tutto ciò che vuoi,” gli disse l’altro, irritato, “ma ti ho visto prima mentre lo guardavi. Te lo ripeto di nuovo, si chiama Will Solace.”

“Taci!” schioccò. “Non stavo guardando nessuno! Al massimo, mi stavo sorprendendo di quando potere nerd potesse contenere una sola persona.”

Jason sospirò, ma non alzò gli occhi dallo schermo del computer. “E come sai di chi stavo parlando se non stavi guardando nessuno, mh? S-O-L-A-C-E. Potrebbe essersi registrato con il suo nome intero, William. Prova anche quello.”

Nico ci pensò su per un momento e poi digrignò i denti. “Fottiti, Grace,” sibilò. Chiunque altro lo avrebbe picchiato o sarebbe scappato da lui sentendo quel tono, ma Jason si limitò a fare spallucce innocentemente, continuando a scrivere.

Prese il silenzio dell’amico come una vittoria personale e recuperò il cellulare. Era moderatamente curioso, voleva solo sapere se i suoi sospetti sul ragazzo erano giusti, e Jason glielo aveva messo in testa, ormai. Cercò ‘Will Solace’ su Facebook e lo trovò subito in cima alla lista. Avrebbe riso per sua immagine del profilo se Jason non fosse stato seduto a dieci passi di distanza.

Era senza dubbio lo sfigato della sua classe di storia dell’arte. Perfetti capelli biondi, denti smaglianti, e sorriso accecante. Indossava un camice bianco da dottore con sotto camicia e cravatta. Aveva intorno alla testa una di quelle fasce con uno specchio rotondo al centro e uno stetoscopio che gli pendeva dal collo. Sembrava… ridicolo. Era ovviamente un travestimento per Halloween, ma, seriamente, un intero costume da dottore?

Sapeva già che il ragazzo era un topo di biblioteca. Praticamente si segnava ogni parola che usciva dalla bocca del professore e annuiva mentre scarabocchiava note su note così velocemente che Nico si domandava come mai la sua matita non iniziasse a fumare. Aveva sempre la mano alzata – per chiedere qualcosa o per rispondere a qualcosa – e non mancava mai, non tardava neppure. Era una di quelle  persone, il tipo di cui Nico si sarebbe preso beffa e che avrebbe appositamente evitato. Comunque, qualcosa di quel ragazzo gli faceva brillare gli occhi davvero troppo spesso.

Era bello in una maniera disarmante. E questo era un dato di fatto. Ma era più di quello. Quando aveva improvvisamente cambiato posto per sedersi dietro di lui, Nico riusciva a sentirsi lo sguardo dell’altro addosso. Probabilmente era colmo di curiosità e disapprovazione, ma non gli importava. Si era limitato a togliersi il giubbotto, lasciando al biondo la possibilità di intravedere i tatuaggi che gli correvano lungo le braccia. Ne aveva molti di più, ovviamente, e non avrebbe avuto problemi nel farglieli vedere se solo non fosse stato abbastanza certo che il professore non avrebbe apprezzato il vederlo togliersi la maglietta nel mezzo della lezione. Inoltre, i ragazzi come Will Solace non trovano attraenti quelli come Nico di Angelo. Oltre al fatto che c’era una ragazza a braccetto con lui nella foto profilo, e pensò che probabilmente Will non era attratto dai maschi in generale.

Vergogna, pensò Nico, mentre studiava la bella faccia del biondo prima di chiudere l’applicazione e trascinarsi in  piedi. Con un po’ di impegno riuscì ad infilarsi gli stivali pesanti.

“Dove stai andando?” mormorò Jason.

“A fumare.”

“Di nuovo?” scosse la testa. “Quelle cose fanno male. E fanno puzzare la stanza.”

“Di più delle tue tute fetide?” storse il naso. “Ne dubito.”

“Tuo padre lo scoprirà se continuerai, e lo sai.”

Nico sbuffò, facendo spallucce nel giubbotto bombato ed appoggiandosi una sigaretta spenta fra le labbra. “Guarda, tremo dalla paura.” disse sarcastico, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta dietro di lui.

Faceva freddo fuori, ma preferiva quella temperatura. Non aveva mai amato molto il sole.

Si ritrovò ad incespicare verso la biblioteca. La gente raramente camminava da quelle parti, e ciò rendeva quel posto perfetto quando voleva essere lasciato solo.

Che era praticamente tutto il tempo, e questo era un punto che le persone prendevano in considerazione per giudicare gli altri stronzi. Ma era abituato ai sussurri, agli sguardi, alle occhiate spaventate dei passanti. E’ sempre stato chiamato “delinquente”, un nulla. Perché non dare alle persone quello che volevano?

Si appoggiò contro il muro della biblioteca e cercò l’accendino. Quella dannata cosa non funzionava mai bene, ma non riusciva mai a buttare le cose difettose. Non era colpa sua se era un prodotto di scarsa manifattura. Però, farlo funzionare era una tale scocciatura. Quando riuscì ad emettere una scintilla e ad accendere la sigaretta il suo pollice si era stanco.

 “In questa zona non si può fumare!” disse subito una voce, che fece quasi cadere l’accendino da mano a Nico per la sorpresa. Comunque, riuscì a restare abbastanza composto per sghignazzare in direzione di colui che lo stava infastidendo. Un bell’insulto gli stava per uscire dalla bocca quando riconobbe il ragazzo che gli era venuto incontro, gelandosi sul posto. Will Solace era a pochi metri di distanza da lui con una mano sul fianco e l’altra ad indicare il grande cartello “VIETATO FUMARE” appeso proprio sopra la testa di Nico.

Sbuffò allo sguardo severo dipinto sul volto dell’altro ragazzo. “E cosa hai intenzione di fare?” gli chiese, con la migliore tono da ‘vai al diavolo’.

Riuscì a vedere un po’ della sicurezza di Will scemare via e la timorosa tensione dei muscoli, ma l’altro fece comunque un passo verso di lui. “Inoltre, il fumo è cinquanta volte più tossico del diesel o dei fumi di scarico.”

Nico sbatté le palpebre un paio di volte. “…Cosa?”

 “IPA” sbottò, come se fosse incapace di fermarsi.

“Che diavolo è?”

“Idrocarburi policiclici aromatici.” Will incrociò le braccia. “E’ pieno di nicotina, acetone, idrazina, cianuro di idrogeno. Fondamentalmente, stai inalando solvente per unghie, combustibile e veleno per topi.”

Nico rimase a bocca aperta di fronte al biondo, incapace di comprende come qualcuno potesse sapere tutto quel tipo di roba. Scosse la testa. “Lasciami solo. Non capisco quello che dici.”

“E li stai anche rilasciando! Quindi, non solo ti stai facendo del male ma lo stai facendo anche alle persone che ti circondano e stai danneggiando l’ambiente.” Sbuffò altezzosamente. Nico si aspettava di vedergli cacciare un paio di occhiali con lenti spesse quanto tappi di bottiglia e nastro adesivo avvolto intorno al ponte per raddrizzarli. Will sembrava aspettare una risposta, ma Nico, semplicemente, non ne aveva una.

Almeno non diversa dal soffiare fumo nella direzione di Wil e lanciargli uno lungo sguardo. “Paese libero,” mormorò. Pensava di stuzzicare il ragazzo un altro po’, per mostrargli che Nico di Angelo non era uno che poteva abbattere così facilmente, ma c’era quello sguardo da cucciolo negli occhi di Will, una vera preoccupazione nei suoi confronti, e Nico dovette concentrarsi su qualcos’altro. C’era andato piano, no? “Sei sempre così fastidioso?”

Gonfiò un po’ il petto, sorridendo sfacciatamente. “Pre-medico. Rischio professionale.”

Nico si accigliò. Bell’aspetto, intelligente e ambizioso. “Se lo dici tu,” disse e buttò la sigaretta per terra, spegnendola con la scarpa. “Non vorrei sconvolgere il Ragazzo d’Oro.” Sogghignò, aspettandosi di vedere rabbia o paura o qualcosa di simile invece che quel sorriso.

“Sono una mina vagante, che posso dire?” lo prese in giro.

Gli occhi di Nico si assottigliarono. Era una cosa pericolosa: scherzare. Aveva distribuito occhi neri per molto meno. Eppure, infilò le mani nelle tasche e si trattenne. Per qualche ragione non riusciva a colpire il ragazzo. E questo lo infastidiva davvero molto. Praticamente riusciva già a sentire la risata di Jason.

Nico non rispose. Superò Will, assicurandosi di soffiargli ancora un po’ di fumo in faccia. Non cercò di nascondere un ghigno quando il biondo ansimò, cominciando a muovere la mano nel tentativo di allontanare il fumo.

Stupido ragazzino, pensò, irritandosi per la sensazione che lo pervase al solo pensiero.
 
***

 
Will non riusciva a concentrarsi. Era troppo distratto dal tipo di fronte a lui. Avrebbe giurato che Nico di Angelo si era sistemato i capelli a quel modo solo per sfotterlo. Di solito erano disordinati e gli arrivavano vicino agli occhi, ma oggi… oh, ragazzo mio. Aveva tagliato quasi tutti i capelli da un lato, rasandovi un intricato disegno, mentre aveva tirato all’indietro la frangia laterale lasciando scoperti i suoi bellissimi occhi e, Dio, per qualche motivo lo stava facendo impazzire.

 “Will, hai qualcosa da aggiungere?”

L’interessato scattò sull’attenti, sobbalzando quando si accorse che mezza classe lo stava fissando. Nico si era girato dietro, guardandolo fra il divertito e l’impressionato. “Ehm,” disse chiaramente, “no, non direi.”

Il professore annuì. “Allora, per favore, fai attenzione.”

Will arrossì. “S-sì, signore.”

Nico emise un piccolo sbuffo prima di rigirarsi, ignorandolo, e Will ritornò ai suoi pensieri, fregandosene del fatto che stava ignorando informazioni importanti dell’esame imminente.

Quando la lezione finì, Nico fu di nuovo il primo ad uscire. Sospirando, Will si tirò su e raccolse le sue cose prima di prendere la strada per la biblioteca per incontrare Lou Ellen e Cecil.

 “Intendo, chi si farebbe un taglio di capelli simile?” si lagnò il biondo davanti ad un caffè con le sue migliori amiche, che si scambiavano guardi allarmati. “Delinquenti, ecco chi! Non se n’è mai importato di girare in quel modo? Non riuscirà mai ad avere un lavoro, sai!”

Un sorriso si espanse sul viso di Lou Ellen. “Ho capito che ti piace, Will, ma devi per forza parlare così ad alta voce?”

 “Infatti,” concordò Cecil. “Sai, le persone ci stanno guardando, amico.”

 “C-cosa?” La faccia del ragazzo divenne improvvisamente rossa. “N-non mi piace!”

Lou Ellen e Cecil rotearono gli occhi in sincroni.

 “Ho detto di no!” insistette. “S-solo non sopporto la sua abilità nel fumare nei luoghi pubblici, tutto qui.”

Lou Ellen battè le ciglia a Cecil. “Oh, Nico! Fumare ti fa male. Ti prego, notami!”

Cecil ridacchiò e prese le sue mani, stringendole a sé. “Mi dispiace, Will! Ma sono troppo tenebroso e misterioso per notare qualcosa che va oltre i miei capelli!”

“Va bene, è abbastanza!” Brontolò e nascose la faccia fra le braccia. “Non credete che io sia già abbastanza imbarazzato per questo?”

Lou Ellen gongolò e diede alcuni buffetti sul capo del ragazzo. “Guada, Will, forse dovresti solo dimenticarlo. Voglio dire, siete così diversi.”

Il poveretto sospirò rumorosamente fra le braccia, fissando il tavolo sotto di lui. Dimenticare Nico? Poteva provarci. Le sue amiche avevano ragione.

Era una causa persa struggersi per qualcuno di irraggiungibile come Nico di Angelo. Faceva prima a flirtare con una bomba.

Lou Ellen e Cecil iniziarono a parlare di lezioni e feste a cui dovevano andare nel weekend, ma il terzo ragazzo era perso nei suoi pensieri.


Intorno alle sei decise di tornare al dormitorio. Usò la scorciatoia che usava sempre, quella che passava per dietro la biblioteca. Certo, era abbastanza buia e sinistra ma era la più veloce, ed anche la più diretta alla sua camera.

Quasi saltò dalla sorpresa quando vide una figura poggiata contro il muro soffiare nuvolette di fumo nell’aria.

 “Neanche per sogno,” mormorò fra sé. Si mosse prima che potesse comprendere cosa stesse per fare. “Seriamente?” disse ad alta voce, guadagnandosi l’attenzione del fumatore. “Di nuovo? Non è permesso fumare a meno di venti metri dalle porte o dalle finestre!”

Lo sguardo di Nico indagò su di lui per alcuni momenti. Se Will non lo conoscesse quel poco, avrebbe detto che lo stava studiando. “Non parlo inglese,” borbottò.

Non fumare!” ribatté subito e gli occhi di Nico si spalancarono “Ho fatto due anni di italiano a scuola. Bel tentativo.”

Beh, cazzo,” disse. “Sono impressionato.”

Will arrossì. “Non ti importa del tuo corpo? Intendo, fumare è –“

 “Dannoso, sì,” lo interruppe. “Forse lo faccio per questo.”

 “Cosa vorresti dire?”

“Voglio dire che non sono fatti tuoi cosa faccio e perché lo faccio.” Lo fissò. “Ora vai a fanculo, sì?”

Will voleva ribattere con qualcosa di volgare, oppure continuare a dire cose in relazione alla salute, ma gli uscì dalla bocca qualcosa di completamente diverso. “Hai cambiato taglio di capelli.”

Un solco si creò fra le sopracciglia di Nico.

 “N-no, intendo, sembrano… carini.”

Lo guardò, se possibile, ancora più confuso.

 “Ehm. E’ davvero unico, e… e…” si impose di smetterla. “Dovrei tacere.”

Nico sogghignò. “Ora inizi a ragionare.”

Gli salì il cuore in gola, vedendolo quasi sorridere. Ma quel sorriso se ne andò veloce come era comparso, ma di una cosa era certo: voleva vederlo di nuovo.

 
***
 

Dopo quell’incontro, divenne una routine. Una o due volte alla settimana Nico si appoggiava al muro dietro la biblioteca e Will veniva a brontolare contro il suo disinteresse per il rischio di malattie e del linfoma. Nico si sedeva, lo ascoltava, e borbottava alcuni colpi taglienti solo per vedere la faccia di Will diventare rossa. Il fatto che il biondo continuava a stare su due gambe era sufficiente a provare che, però, lo faceva male.

 “Quindi… Qual è la tua specializzazione?” Gli chiese un giorno, e Nico si immobilizzò sul posto. No, no, no. Non era una buona cosa. Scambiarsi commenti intelligenti ed insulti era una cosa. Ma le conversazioni occasionali erano un altro paio di maniche, un campo in cui Nico era negato. Will, presto o tardi, avrebbe realizzato che non era niente di speciale e lo avrebbe dimenticato. Per quanto odiasse ammetterlo, aveva iniziato ad aspettare con ansia il tempo che passava con il ragazzo. Non avevano mai scambiato parola durante le lezioni. Non erano abbastanza per definirsi amici, ma era comunque… qualcosa.

Leggermente in panico, Nico buttò la sigaretta e cominciò ad andarsene senza dire una parola.

 “Hey!” lo chiamò. “A-aspetta!”

L’altro scosse la testa e continuò a camminare anche se Will lo stava seguendo. Il ragazzo desiderava morire? Perfino il suo bel faccino non lo avrebbe salvato se avesse continuato così, quella volta.

Appoggiò la mano sulla spalla di Nico. Istintivamente, Nico sfuggì al tocco estraneo e si voltò di scatto, i denti digrignati. L’altro fece un passo indietro, le mani avanti protese di fronte a lui come bandiera bianca. “Wh-whoa, non c’è bisogno di imbestialirsi!”

 “Cosa vuoi, Solace?” Nico ringhiò, ed in quel momento gli occhi di Will cominciarono a brillare.

“Hai detto il mio nome,” sussurrò, quasi intimorito.

Fissò il pavimento. “E quindi?”

 “Non ha mai detto il mio nome prima.”

Nico prese a deriderlo. “Il tuo ego è così grande che inizia a gonfiarsi quando vieni nominato? E’ solo un cazzo di nome. Fattene una ragione.”

Will lo guardò colpito. “C-cosa? Nico, stavo solo dicendo – “

“Tu stai sempre dicendo qualcosa!” disse improvvisamente. Non era del tutto consapevole del perché stava urlando contro Will. Non sapeva perché un senso di paura lo stava pervadendo. Non riusciva a smettere. “Puoi stare zitto per più di due secondi? Lasciami solo!”  Si girò prima di poter vedere l’espressione ferita sul volto di Will, e se ne andò.

Dedusse che quella sarebbe stata l’ultima conversazione che avrebbe avuto con lui. Forse era la cosa migliore. Will sarebbe stato meglio senza di lui.
 
***
 

Nico non si presentò a lezione. Will fissò colpevole la sedia vuota. Cosa aveva detto di sbagliato? Lo aveva offeso in qualche modo. Forse si era scocciato di ascoltare i suoi continui lamenti. Non lo biasimava. Diventava davvero nervoso quando stava intorno a Nico, e la sua difesa era spiattellare tutto ciò che gli andava per la testa.

Non aveva nemmeno tentato di seguire il professore. Era troppo impegnato a sguazzare nelle sue preoccupazioni.

Le seguenti due settimane furono le peggiori della sua vita.

Fu bocciato – bocciato – all’esame di storia; perse il portafoglio con dentro la carta di credito, la carta dello studente e tutti i suoi soldi; rimase chiuso fuori la porta; inviò al professore i compiti sbagliati; prese una multa per aver superato di otto minuti il tassametro; ed infine si dimenticò di fare i compiti di matematica. Will, che era sempre stato fiero di dirsi una persona organizzata, ne era devastato.


 “Tutti noi abbiamo questi crolli, di tanto in tanto,” Cecil cercò di rassicurarlo. “E’ solo un periodo. Passerà.”

Will non aveva mai menzionato il suo “scontro” con Nico, o il fatto che ancora andava in biblioteca con la speranza di intravederlo appoggiato contro il muro. Non era certo del perché era così preso da quel ragazzo, del come era successo così velocemente, ma sapeva che desiderava solo sentire Nico inveire contro di lui un’altra volta. Voleva rivedere il suo sorriso.

La sfortuna continuò durate tutta la settimana ma cercò comunque di studiare. Trovò libri difficili, tentando di dimenticare tutto sul ragazzo e i suoi tatuaggi, ed arrossendo al ricordo della sua risata nel sentire termini in latino e date storiche.

Nel momento in cui il periodo passò, Will era quasi ritornato ad essere il suo vecchio sé. Si sentiva sicuro quando entrò nell’aula di storia dell’arte, pronto ad affrontare la verifica. La sicurezza evaporò quando vide che il posto di fronte al suo era occupato.

Dopo essere mancato per due intere settimane, Nico di Angelo era tornato. Il suo giubbotto nero era appoggiato dietro lo schienale su cui si  poggiava con nonchalance, fissando qualsiasi cosa si muovesse o emettesse rumore. Aveva un nuovo piercing sul sopracciglio ed il cuore di Will ebbe una ricaduta. Si sedette con un gran sorriso dipinto sul volto. “Sei tornato!”

Nico gli lanciò uno sguardo cupo da sopra la spalla prima di tornare a guardare avanti, in silenzio.

Will s’accigliò. “Oh, quindi continuerai così, huh?”

L’altro lo ignorò.

Will sospirò. “Sai, stavo solo cercando di esserti amico. Non so che ho fatto per farti incazzare così tanto ma… mi dispiace, per quello che ho fatto di male.”

Silenzio.

 “Sono contento che abbiamo potuto chiarire,” borbottò ed affondò nella sedia. Prese una matita, poi incrociò le braccia al petto, aspettando che il compito gli venisse consegnato.

Fu prevedibilmente facile. Will collegò ogni dipinto con il rispettivo artista e cerchiò ogni data corretta, non fermandosi nemmeno un secondo. Non fu il primo a finire, ma fu certamente uno dei più veloci. Mentre stava per girare il compito, notò un pacchetto di sigarette uscire dalla tasca del giubbotto di Nico. Le fissò, sentendosi inspiegabilmente geloso, prima di alzarsi e camminare fino alla cattedra, posando il foglio con le risposte sulla pila.

Raggruppò le sue cose velocemente, lanciando ogni due secondi sguardi fugaci nella direzione di Nico. La sua attenzione fu richiamata dal pacco di sigarette e l’irritazione divampò.

Pensando appena, Will si assicurò di non essere visto e sfilò velocemente il pacchetto prima di infilarselo nella tasca.

Si sentì piuttosto soddisfatto di sé stesso. Si immaginò la faccia di Nico quando avrebbe provato ad accendere una delle sue amate stecche-per-il-cancro e non avrebbe trovato niente nella tasca. Gli sta bene, pensò Will gioioso. Aveva rubato le sue stupide sigarette.

In un attimo si immobilizzò, incespicando nella verità.

Merda, ho appena rubato le sigarette di Nico di Angelo.

Deglutendo, aprì le porta e immediatamente la brezza autunnale gli pizzicò le guance. Un brivido corse lungo la sua spina dorsale e la mano toccò il pacchetto nella tasca.

Vieni a prendertele.





[[ Ehi, ehi, ehi! Sono tornata con un'altra traduzione, questa volta una bella Solangelo (che come coppia mi sta appassionando tanto-tanto-tanto) che durerà tre bei capitoli.
Ovviamente sono stata autorizzata dall'autrice, e alla fine dell'ultima parte posterò il link della storia originale. 
Per la pubblicazione degli altri capitoli probabilmente ci metterò pochi giorni per parte e... niente, spero che questa fanfic vi piaccia!
Recensite, negative o positive le recensioni sono sempre utili e, soprattutto, apprezzate!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Cristo, mi ucciderà, pensò Will disperatamente. Mi ucciderà davvero e poi sotterrerà il mio corpo nel bosco. A cosa stavo pensando? COSA?
 
Niente, ecco cosa. Guardò il pacchetto mezzo vuoto che teneva stretto nella mano, ancora annaspando per la scarica d’adrenalina che lo aveva spinto a rubarlo. Non era proprio come se fosse andato in un negozio a rubare. Non aveva neanche intenzione di usarle per sé, quelle sigarette. Semplicemente, non voleva che le avesse Nico.
 
Will gemette al pensiero del ragazzo, con tutti i piercing e i tatuaggi e il perenne cipiglio e gli occhi ingiustamente accattivanti. Sì, aveva una bella cotta. Forse qualcosa di più di una cotta. Non lo sapeva più. Sapeva solo che il cuore gli faceva male ogni volta che Nico entrava in classe, e che si sentiva invincibile quando Nico sorrideva, e che Nico riusciva a fargli dimenticare ogni responsabilità. Will voleva solo trovarlo e abbracciarlo. Si chiedeva se i suoi capelli fossero soffici come sembravano o come fosse sentire il piercing sul suo labbro.
 
Will non sarebbe mai stato in grado di trovare le risposte a queste domande, comunque, perché Nico lo stava per distruggere.
 
Cacciò fuori una sigaretta dal pacchetto, curioso. Cosa le rendeva così attraenti? Si appoggiò contro il muro dietro la biblioteca, copiando la postura che aveva visto assumere dal ragazzo tantissime volte, e strinse la sigaretta fra le dita. Okay, si sentiva figo ma di certo non se stesso. Stava giusto per farla ricadere nel pacchetto quando qualcuno, in un attimo, gli assestò uno schiaffo sulla testa.
 
“OW!” urlò, portandosi la mano all’altezza dell’orecchio dolorante.
 
 “Che cazzo credi di fare?” sibilò una voce familiare e lo stomaco gli si strinse. Diede immediatamente attenzione e – sì – era Nico. Indossava il suo giubbotto da aviatore, i capelli di nuovo davanti agli occhi. Erano abbastanza vicini che Will poteva vedere chiaramente le borse sotto gli occhi del ragazzo e combatté l’istinto di passare il pollice su di esse. Aveva un’espressione infuriata, gli occhi spalancati e tempestosi, e Will non poté impedirsi di deglutire all’intensità dello sguardo dell’altro.
 
 “C-cosa?” farfugliò stupidamente, mantenendo la mano contro la testa, cautamente.
 
Nico indicò il pacco di sigarette nella mano di Will. “Quello! Che stai facendo con quello?”
 
“Io—”
 
 “Sei stupido? Ti lamenti ogni volta che fumo e mi allontano per due settimane e tu già stai a metà pacchetto?” C’era una scintilla nei i suoi occhi tempestosi e, per un momento, Will ne fu davvero spaventato. Perché lo aveva infastidito tanto? Nico sbuffò allo sguardo perplesso sul viso dell’altro e gli strappò velocemente il pacco di mano. “Idiota! Sei fortunato che non ti ho fatto il culo anche solo per aver provato questa merda!”
 
Lentamente, per Will diventò evidente che Nico pensava che aveva cominciato a fumare. Sbatté le palpebre più volte mentre Nico continuava ad inveire contro di lui, ritorcendogli fatti che suonavano familiari, e gesticolando furiosamente. Incespicò le labbra in un sorriso e, quando Nico si arrabbiò ancora di più, cominciò coi risolini.
 
“Mi stai ridendo in faccia?” gridò e Will cedette.
 
 “M-mi dispiace!” quasi si strozzò. “Non sto ridendo di te, lo giuro! S-solo… la tua faccia!”
 
Il fumo cominciò praticamente ad uscirgli dalle orecchie. “La mia faccia è divertente?”
 
 “N-no, è…” Will scosse la testa e face un tentativo per calmarsi. “E’ solo che sembri così scioccato.” Nico sogghignò e guardò da un’altra parte. A quel punto, Will decise di rassicurarlo. “Non sto fumando.”
 
Il moro lo guardò adorabilmente confuso. “E allora perché hai queste?” gli chiese, scuotendogli il pacchetto davanti agli occhi. “E in ogni caso, dove le hai prese? Questa marca fa anche schifo! Se non fossero state così economiche, non le avrei – “  si bloccò, gli occhi spalancati come piattini. Velocemente, si tastò la tasca. Quando rialzò il suo sguardo oltraggiato per incontrare quello nervoso di Will, sembrava come se stesse guardando direttamente nella sua anima.
 
 “Aha,” Will indietreggiò con le mani tese di fronte a lui. La sua schiena urtò il muro. “P-posso spiegare.”
 
“Hai preso le mie?” Nico assottigliò gli occhi. “Quando?”
 
 “Q-quando sono uscito dalla classe!” squittì. “E-erano appoggiate lì e le ho solo…”
 
 “Mi hai ripulito. Tu?
 
“S-sì!”
 
Nico strinse le sigarette. “Nessuno è mai stato così stupido da farmi una cosa del genere.”
 
 “L-lo so! Mi dispiace davvero!” Will era sul punto di iniziare ad implorare per aver salva la vita, ma l’espressione di Nico ritornò neutrale, quasi passiva. Mantenne il pacco nella mano momentaneamente prima di prendere la mira per il cestino e lanciandole dopo essersi un po’ avvicinato.
 
 “Che stai facendo?” disse Will, confuso.
 
L’altro fece spallucce e tornò indietro. “Smetto.”
 
Il biondo si riprese. “Che cosa? Da quando?”
 
“Da quando una piccola merda coraggiosa ha pensato che fosse una buona idea rubare le mie sigarette per attirare la mia attenzione!” disse stizzito, ficcando il dito nel petto di Will con fare accusatorio. Il suo sguardo probabilmente voleva sembrare pericoloso, ma semplicemente fece ridere il più alto.
 
 “Ha funzionato, no?” gli chiese sommessamente e il suo cuore perse un colpo quando Nico distolse lo sguardo. Se le sue guance s’arrossarono per la rabbia o altro, Will non lo sapeva.
 
“Sei un ragazzaccio fastidioso,” borbottò. Si avvicinò ancora fino a sedersi per terra con la schiena poggiata contro il muro. “Ma credo che mi sembra giusto dire che ti ho sottovalutato.”
 
Will stava avendo problemi ad elaborare cosa era appena successo, quindi si sedette per terra anche lui. Non gli importava che fosse sporco o freddo o brulicante di formiche. Era semplicemente felice di essere sopravvissuto.
 
“Per essere un genio, sei davvero uno stupido.” Mormorò Nico, guardando il cielo.
 
L’altro sobbalzò. Nico pensava che lui fosse un genio? Sorrise. “Nah, sono solo molto motivato, credo. Quando c’è qualcosa che voglio io, sai, la prendo!”
 
Il corvino lo fissò, aggrottando le sopracciglia. “Davvero?” sbuffò. “Sei diabolico, direi.”
 
Will annuì velocemente, sentendosi molto felice. Stavano parlando. “Puoi dirlo! Quando eravamo bambini, io e mio fratello iniziammo a litigare per chi doveva mangiare l’ultimo pezzo di torta al cioccolato. Mia madre lo diede a mio fratello perché io già ne avevo presa dell’altra. Sai che cosa feci?”
 
Nico scrollò le spalle.
 
 “Presi il suo piatto e lo buttai per terra.” Abbassò la voce drammaticamente e poi aggiunse. “Se non posso avere la torta, nessun altro l’avrà!”
 
Nico lo fissò, gli occhi spalancati e le guance ancora un po’ rosa. Poi scoppiò a ridere. Will ne fu ipnotizzato. La sua risata era, se possibile, anche più bella del suo sorriso. Il riso si spense gradualmente trasformandosi, infine, in tosse. “Sei proprio un coglione!” cacciò fuori.
 
Will tirò fuori la lingua. “E tu non sei per niente divertente.”
 
Il ragazzo al suo fianco mormorò. “Credo che abbiamo una concezione diversa del concetto di ‘divertente’”
 
Probabilmente era vero, ma non gli importava scoprire che tipo di divertimento piaceva a Nico. Restarono seduti, a parlare, fin quando il lampioni non si accesero.
 

 
***
 

 
Smettere fu più difficile di quanto pensasse. Inoltre non aveva messo in conto Will, che trasformò la cosa in un punto di controllo fisso su di lui. L’ennesima volta accadde, sfortunatamente, in sala mensa – mentre era seduto in compagnia di Jason e Percy.
 
 “Come ti senti?” gli aveva chiesto Will. L’innocente preoccupazione presente nella sua voce fece focalizzare l’attenzione di Jason e Percy su Nico, con tanto di sopracciglia inarcate.
 
Quando Nico borbottò solo, con fare scocciato, un veloce, “Bene,” abbassando lo sguardo, Percy e Jason si guardarono come se avessero appena ricevuto in anticipo i regali di Natale.
 
“Che cos’era quello, Nico?” lo schernò Percy, mettendosi una mano intorno l’orecchio. “Alza la voce!”
 
 “Era sincera come risposta?” Jason ansimò, stringendosi il petto con una mano. “Oh, amico!”
 
Nico gli lanciò un’occhiataccia e disse, “Vi ucciderò entrambi più tardi.”
 
Will si limitò a sbattere le palpebre in modo adorabilmente confuso. Che problema aveva, comunque, per indossare quell’orribile maglione rosso? Sotto si era messo una camicia col colletto grigio, e al collo aveva una cravatta verde acceso. Davvero si era vestito così per andare a scuola? Forse Will non era così etero come pensasse, dopotutto. Nico soppresse ogni speranza nata da quel pensiero. E’ troppo per te, emendò la sua mente. Non sperarci.
 
Nuovamente, il ragazzo spostò semplicemente lo sguardo fra Jason e Percy come se stessero parlando una lingua straniera. “Aspettate un secondo! Intendete che non vi ha detto niente?”
 
La sua domanda fece tacere gli amici di Nico. “Dirci cosa?”
 
Un dolce sorriso si allargò sulle labbra di Will. “Nico mi ha promesso che avrebbe smesso di fumare!”
 
 “Ci sei riuscito davvero?” Jason inarcò un sopracciglio. “Come hai fatto? Sto provando a farlo smettere da quanto, un anno?”
 
 “N-Non te l’ho promesso!” farfugliò, ignorando lo sguardo di puro godimento sul volto dei suoi amici. “T-taci, Solace!”
 
 “Aw, non essere timido!” sogghignò Jason, avvolgendo un braccio intorno al collo di Nico e avvicinandolo a sé. “Ti aiuterò in ogni modo!”
 
 “Gruppo di supporto!” convenì Percy, con tanto di pollice alzato.
 
 “Vi odio tutti,” soffiò. Aveva notato come il sorriso di Will era scomparso nel momento in cui Jason l’aveva portato ad appoggiarsi a lui. A quel punto si era velocemente tolto di dosso il compagno.
 
“Bene,” disse Will con molto meno entusiasmo di prima. Nico si ritrovò a volerlo rassicurare, per sfatare le sue preoccupazioni. Non c’era niente fra lui e Jason. Jason e la sua ragazza, comunque, andavano avanti da un po’. Ma comunque, anche quando Will fece un passo indietro, strinse solo la mascella e restò in silenzio. Era tornato un po’ di quel sorriso a trentadue denti. “Comunque, ci vediamo in classe, Nico.”
 
Diede un’asciutta scrollata di spalle. Internamente, il suo stomaco stava facendo i salti mortali, contorcendosi. In tutta la sua vita, Nico di Angelo non era mai stato così impaziente che una lezione iniziasse.
 
 “Amico,” Percy sventolò la mano davanti alla faccia del ragazzo, “sei ancora con noi?”
 
Nico tornò in sé. “Che?”
 
Percy ridacchiò guardando Jason. “Oh, ce l’ha proprio male.”
 
Jason sferzò l’aria con un movimento improvviso. “W-ktch!
 
Nico ricordò lo sguardo sul viso di Will quando Jason gli aveva avvolto il braccio intorno la schena e per questo colpì l’amico sulla spalla. Forte. Tirò su col naso con fare soddisfatto quando Jason quasi cadde dalla sedia. “Ah!” urlò. “Che cazzo?
 
Quando arrivò alla classe di storia dell’arte, Nico sorprese Will sedendosi vicino a lui. Il ragazzo gli sorrise, felicissimo, i suoi occhi praticamente luccicavano come piccole stelle. L’altro allora gli fece “Non farti strane idee,” borbottò. “In questo modo posso copiare le tue risposte.”
 
 “Va bene, va bene!” annuì Will e Nico si domandò – non per la prima volta – perché si stava addirittura interessando al nerd biondo, dopotutto. Lui non era il suo solito tipo. O forse era esattamente il suo tipo. Fanculo, ha realmente ancora un tipo?
 
Lasciò tamburellare distrattamente le dita sul banco, favorendo i pensieri riguardanti il biondo seduto accanto a lui alla lezione che avrebbe dovuto seguire. Will, prevedibilmente, stava dando tutto se stesso nell’appuntare il necessario. Ogni tanto si fermava, stappava il suo evidenziatore, e sottolineava qualcosa che riteneva importante.
 
Era perché Will era gentile? Perché trattava Nico come una persona e non come qualcosa da evitare? Era perché Will non fuggiva via da lui? O era perché, in un qualche senso, Will gli assomigliava molto? Non aveva paura di essere sé stesso, non gli importava cosa pensassero gli altri di lui. Era solo… Will.
 
Si chiese cosa Will pensasse di lui. Quel grande cervello era un enigma che Nico, semplicemente, non avrebbe mai capito. L’attimo prima stava elencando un centinaio di malattie differenti e quello dopo stava rubando le sigarette dalla sua giacca. Era imprevedibile, e questo era frustrante.
 
Il ginocchio iniziò a muoversi rapidamente. Voleva davvero una sigaretta.
 
 
 
***
 
 
 
Will stava canticchiando la canzone sparata a tutto volume dalle sue cuffie. Era in biblioteca, data la sua solita routine, e stava furiosamente scrivendo sul suo foglio per storia. Non avrebbe fallito quella volta! Il suo cellulare era poggiato sul tavolo accanto al computer con impostata una sveglia per le cinque, quando sapeva che Nico sarebbe stato fuori ad aspettarlo.
 
Si aprì in un sorriso, continuando a muovere le labbra in sicrono con il testo della canzone. “Il mondo è tuo! Con quelle stelle puoi giocar!” Può solo immaginarsi cosa Nico avrebbe da dire su di lui che canta canzoni della Disney, ma non gli importa. Era ancora troppo stordito per cosa era accaduto poco prima in classe.
 
S’aspettava di essere ignorato, com’è solito di Nico, ma invece l’italiano si era semplicemente seduto accanto a lui come se fosse la cosa più normale del mondo. Gli aveva detto che era solo per copiare, ma aveva passato più tempo a guardare Will che i suoi appunti.
 
 “Ogni cosa che ho, anche quella più bella!” sussurrò, sotto il suo respiro, abbandonando completamente il foglio per far girare la sedia con fare drammatico.
 
 “Hey, principessa Jasmine, lo sai che questo è un luogo tranquillo per studiare, vero?”
 
Will balzò dalla sedia, strappandosi immediatamente le cuffiette dalle orecchie e raddrizzandosi. “C-Cecil! Uh, da quanto stai dietro di me?”
 
Il ragazzo sbuffò. “Abbastanza. Senti, non te lo chiederò neppure. Voglio solo sapere se ti va di prendere una pausa caffè. Lou Ellen ha appena finito le lezioni, si è già avviata.”
 
Proprio in quel momento, l’allarme che aveva messo Will cominciò a suonare. Afferrò immediatamente il cellulare. “Scusa,” gli disse. “Ho già dei programmi.”
 
 “Ti vedi col tuo ratto di strada?” ridacchiò Cecil.
 
Gli fece l’occhiolino. “E non è stata necessaria nessuna lampada magica!”
 
Come predetto, Nico era lì. Il cuore di Will stava già battendo veloce. Non era completamente sicuro di cosa l’attraesse del ragazzo coi capelli corvini. Era l’immagine complessiva? Il modo in cui diceva una cosa ma ne intendeva un’altra? Come non fosse spaventato di stare per conto suo, creandosi e percorrendo il proprio camminio? Tutto ciò che riguardasse Nico di Angelo lo faceva impazzire.
 
 “Di Angelo,” lo salutò come se si fosse appena imbattuto in lui in ufficio. “E’ un piacere incontrarti qui.”
 
Le labbra di Nico si contrassero. “Quali sono le probabilità?” Will aprì la bocca ma l’altro lo interruppe. “Oh, Dio, per cortesia non uscirtene con le solite cifre.”
 
Ridacchiò. “Peccato. E io che ho passato tutta la giornata a calcolarmi la risposta.”
 
“Coglione sfrontato.”
 
Rise prima di accorgersi come le dita di Nico si stessero agitando nel buco dei suoi jeans. “Oh, ecco,” gli disse, tirando fuori un pacchetto di gomme, offrendogliene una. Il ragazzo sollevò un sopracciglio. “Ah,” Will si schiarì la gola, “beh, ho notato che eri un po’ nervoso in classe. Rinunciare alla nicotina inizialmente può creare ansia, irritabilità, insonna, nausa e mal d testa. Masticare una gomma può frenare la voglia. Ho letto i postumi dello smettere.”
 
Nico lo guardò. “Come può aiutarmi una gomma?”
 
 “Smettere di fumare è un processo. Puoi comprare una gomma con bassi  livelli di nicotina finché la dipendenza del tuo corpo non scompaia del tutto. Ecco come.” Will scosse il pacchetto. “Mia madre possiede una farmacia quindi è stato facile procurarmele dopo averle spiegato.”
 
Un’espressione che Will non aveva mai visto prima apparve sulla faccia di Nico. Era passiva, dolce, e quasi… calda. Il silenzio cadde fra i due finché Nico non prese la gomma e se la mise in bocca. Will cercò di non guardare alle sue labbra mentre masticava.
 
“Perché…?” la domanda gli morì in gola.
 
Will avvampò e distolse lo sguardo. “E’… un rischio professionale. Questo è tutto. Niente di più.”
 
Il ragazzo non disse nient’altro, ma Will potè sentire la gratitudine attraverso il silenzio e tramite il modo in cui le loro spalle si sfiorarono.

 
 
***
 
 

La fine del semestre stava arrivando velocemente. Nico era steso sul suo letto, scorrendo vecchi messaggi. In quelle ultime settimane, Will gli aveva dato il suo numero di cellulare, dicendogli di scrivergli quand’era annoiato o se avesse voglia di studiare. Aveva finto di essere poco interessato, roteando gli occhi al sorriso speranzioso del ragazzo, e borbottando che non sarebbe mai stato abbastanza annoiato al punto da esporsi ulteriormente alle nerdate di Will.
 
Quindi, ovviamente, non sarebbe dovuta essere davvero una sorpresa che Will gli avesse mandato un messaggio quella notte e che i due avessero preso a parlare da quel momento in poi.
 
Era dicembre e la settimana degli esami stava arrivando. Perciò, Will era quasi scomparso dietro montagne di libri e felpe giganti. Prima, durante la lezione di storia dell’arte, aveva iniziato a spaventarlo. I suoi occhi erano iniettati di sangue con sotto occhiaie scure. I capelli erano scombinati e spenti. Stava indossando pantaloni della tuta e una maglietta larga, stringendo nelle mani una tazza di caffè e due spessi libri di testo. “Maledizione, cosa ti affligge?”
 
 “Esami,” aveva farfugliato prima di assestarsi nella sedia. “Esausto. Non posso parlare. Più caffeina.”
 
“E tu dici che io ho una dipendenza.” Nico aveva roteato gli occhi.
 
Dopo ciò, Will si era ritirato nella sua tana nerd mentre lui era di cattivo umore nella sua stanza. Non aveva ricevuto un singolo messaggio. Si sentiva nuovamente nervoso, incapace di sedersi e restare fermo. Odiava così tanto il fatto che aveva permesso a Will di entrare nella sua vita.
 
E odiava come desiderasse così tanto un pezzo di gomma.
 
Sospirando, si sedette e si mise ad armeggiare con gli stivali pesanti, cercando di infilarseli.
 
 “Dove stai andando?” borbottò Jason, non preoccupandosi di alzare lo sguardo dal computer.
 
“Gomma.”
 
“Ancora?” scosse la testa. “Questa è, tipo, la terza volta oggi.”
 
Nico scrollo le spalle. “Non è di certo peggio delle tue Red Bull. Quante ne hai bevute oggi?”
 
 “Le persone cominceranno a sussurrare se continui ad uscire dalla biblioteca, lo sai.”
 
Sbuffò, stringendosi nel suo giubotto d’aviatore. “Tremo dalla paura,” disse sarcastico, marciando fuori la stanza, lasciando la porta sbattere dietro di lui. Una strana sensazione di déjà vu lo pervase ma l’ignorò.
 
Aveva intenzione di aspettare fino a che Will non fosse uscito dalla biblioteca per tedergli un’imboscata, ma quando si fecero le cinque e passarono pure e si accesero i lampioni, il biondo non si era ancora fatto vedere. Nico controllava periodicamente l’ora, iniziando a stizzirsi quando inizò a fare buio. Non era proccupato. Era, più che altro, infastidito.  Non aveva capito, Will, che il suo tempo era inestimabile?
 
Rifiutandosi di essere ignorato, irruppe nella biblioteca. Aprì la porta e subito si sentì fuori posto. In imbarazzo, passò attraverso file di banchi e corridoi pieni di libri. Dio santo. Davvero a Will piaceva stare lì? Perché proprio a Nico doveva iniziare a piacere uno come lui?
 
I capelli biondi di Will rendevano evidente la sua posizione come se fosse un faro. Nico sterzò nella sua direzione, ansioso di uscire da quel posto il prima possibile. “Hey, topo di biblioteca, chi pensi—?” si interruppe subito appena si accorse che era accasciato sui suoi libri, profondamente addormentato. Una strana sensazione lo riempì alla vista dell’espressione tranquilla e pacata presente sul volto del ragazzo. Era come se del calore si stesse espandendo attraverso il suo corpo e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era appoggiare il suo giubbino sulle spalle di Will.
 
Scosse il capo velocmente, scacciando via questi pensieri. Invece procedette, scuotendolo. “Sveglia, idiota!”
 
Il biondo si svegliò di scatto. “Arco tangente! James Gregory!”
 
Nico ritirò la mano. “Che?”
 
“Huh?” Will si girò e si stropicciò gli occhi. “Nico? Che stai…?” sbadigliò. “Che stai facendo qui?”
 
L’altro si accigliò. “Sono le sei e mezza, cretino. Sei stato qui per quattro ore.”
 
 “Oh.” Sbadigliò di nuovo. “Stavo solo… devo studiare. Calcolo finale. Sai.”
 
 “No, non so.” Fece scattare la lingua. “Imploderai se non ti prendi una pausa. Quand’è stata l’ultima volta che hai dormito veramente?”
 
 “Dormirò quando gli esami saranno finiti.”
 
 “Se continui così ti sentirai male durante gli esami e ti bocceranno. E’ questo quello che vuoi?”
 
 “No…” sussurrò.
 
“Bene. Allora hai bisogno di prenderti una pausa per il resto della notte.”
 
 “Come dovrei riuscirci?” chiese irritabilmente e, in quel momento, il suo stomaco brontolò.
 
Nico soppresse un sorrisino. “Beh, la sala mensa è ancora aperta.”
 
Will si diede un pizzicotto, facendo una smorfia.
 
 “Per cosa diavolo era quello?” sbottò.
 
 “Pensavo di star ancora dormendo,” borbottò. “Ma credo di no.”
 
 “Ovvio che non stai dormendo!” Davvero, erano quelle il tipo di cose che Will avrebbe sognato? Andare a cena con… oh. Oh. “Io…uh…” Nico si schiarì la gola. “Intendo, solo perché sembri pietoso. Se ti lascio marcire hai idea di quanti fogli dovrò compilare? E che mi dici del trovare un avvocanto decente che non mi freghi alla fine? Scordatelo.”
 
Will ridacchiò e immeditamente si corpì la bocca. Nico lo fissò. “Scusa!” rise. “E’ s-solo che il modo in cui l’hai detto! Scor-datelo! E’ come in un film gangster!”
 
 “Proprio quando pensavo non potessi essere più nerd di così.”
 
 “Okay, okay! Scusa!” Si alzò, raccattando velocemente le sue cose. “Andiamo, su, prima che chiudano la cucina, va bene? Non ho voglia di mangiare pizza fredda e gommosa.”
 
 “La pizza è fottutamente deliziosa, non importa a che temperatura la mangi,” ribattè Nico, incrociando le braccia.
 
Will sbuffò. “Sei italiano. Devi dirlo. Inoltre, in effetti, sai che ci sono stati alcuni dibattiti sul fatto che sia vero o meno il fatto che la pizza è un piatto originario dell’Italia?”
 
 “Chiudi la bocca,” lo minacciò. “E mettiti il giubbotto. Fa un cazzo di freddo fuori.”
 
“Sì, babbo.”
 
 “Un’altra parola, Solace, e giuro su Dio—“
 
 “Cosa? Che ‘dormirò coi pesci’?” disse, imitando l’accendo italiano in un modo che fece gemere Nico.
 
 “Per l’amor del cielo! Ne ho già abbastanza di questa roba in stile mafia! Mi fa male la testa.”
 
Will rise ma si issò la borsa piena di libri dulla spalla, sollevò un grande pacco pieno di libri e li strinse a sé come se fossero un bambino, e poi annuì. “Va bene. Fammi strada, Don di Angelo.”
 
Nico resistette all’impulso di sbattergli la testa contro il muro.
 


 
***
 
 

All’inizio, Will pensava che quello dovesse essere un sogno. Non sarebbe stata la prima volta che sognava l’italiano. Ma invece eccolo lì, mentre stava cenando con Nico di Angelo. Certo, era solo uno schifoso pasto pre-pagato alla mensa dell’università, ma era abbastanza. Ascoltare Nico inveire contro le preparazioni da incompeteti e gli antipasti solo-vagamente-commesibili era abbastanza. Sedere di fronte a lui e vederlo infilzare la pasta con la forchetta era più che abbastanza.
 
Nico si stava lamentando di qualcosa – probabilmente di Will, ma lui non si stava davvero focalizzando sulle sue parole, solo sulle labbra che le formavano – quando si interruppe immediatamente, lo sguardo oltre le spalle del giovane. “Erm… E’  la tua ragazza quella laggiù o cosa?”
 
Will si risvegliò bruscamente per guardare dietro di lui, impallidendo immediatamente. “Oh, merda.”
 
Lou Ellen lo aveva individuato e stava camminando verso di lui, sventolando la mano con entusiasmo. Will cercò di farle segno di andarsene, che, in un certo senso, era nel mezzo di qualcosa, ma lei non gli diede attenzione. “Will, sei qui!” lo salutò ad alta voce. “Pensavamo fossi morto! E invece ci avevi solo abbandonati,” ridacchiò, portandosi una mano al petto. “Come hai potuto?”
 
 “Uh, hey, Lou” borbottò, arrossendo violentemente. “Ero solo, uh, occupato.”
 
L’attenzione della ragazza si spostò su Nico e le sue sopracciglia schizzarono verso l’alto. “Occupato. Ho capito.”
 
 “N-no, ti sei fatta l’idea sbagliata!” ansimò, muovendo le mani disperatamente. Probabilmente sembrava uno scemo, ma era troppo frustrato per accorgersene. “S-stavamo solo mangiando!”
 
 “Scusa,” borbottò Nico. Stava guardando Lou Ellen come se  fosse pericolosa, una minaccia che necessitava d’essere rimossa. “Ho interrotto un appuntamento o qualcosa del genere?”
 
 “Che?” chiesero i due allo stesso tempo, anche se Lou era più divertita mentre Will era in panico.
 
Lei inizò a ridere. “Will non è mai stato un tipo da ragazza, se capisci cosa intendo.”
 
L’interessato si strozzò con la sua stessa saliva, portandosi una mano sulla bocca. Cercò di decifrare l’espressione di Nico e si sorprese di vedere che lo sguardo d’allerta nei confronti di Lou era sparito, sostituito da qualcosa simile al piacere. “Dannazione” Non hai qualcun altro da mortificare, oggi?”
 
Lou Ellen iniziò ad indietreggiare. “Oh, va bene. Avrei comunque dovuto incontrare Cecil qui. Buonanotte, ragazzi.” Fece l’occhiolino a Will e si allontanò.
 
Il biondo lasciò immediatamente scivolare la fronte sul tavolo. “Oh mio Dio. Mi dispiace.”
 
 “Donne,” borbottò Nico. “Non puoi vivere con loro.”
 
 “… O senza di loro?” finì, con un sorrisino.
 
L’altro fece spallucce. “Trovo abbastanza semplice vivere senza di loro.”
 
 “Che intendi con… Oh!” Will si ritrovò a spalancare gli occhi. Un ghigno crebbe sulle labbra di Nico. “Tu intendi… Davvero?
 
 “Perché sembri così sorpreso?”
 
 “Nah, intendevo… ci ho pensato quando ti ho visto con quel ragazzo biondo tempo fa ma…”
 
“Jason?”
 
Lo stomaco di Will si chiuse. Jason? Quindi era abbastanza in confidenza con Jason da usare il suo nome ma con Will si riferiva ancora rigorosamente con Solace? “Credo.”
 
Nico ridacchiò. Il suono fu profondo e gutturale. “Jason è il mio compagno di stanza,” gli spiegò, poggiando sul tavolo la forchetta. “Sta anche uscendo con una ragazza.”
 
Tutta la tensione lo abbandonò. “Oh,” esalò, sembrando troppo liberato. “Pensavo…”
 
 “Sì, lo so. Ho pensato lo stesso di quella brunetta di prima.”
 
Will scosse la testa con un sorriso. “Nah, sono abbastanza sicuro che è già mezza innamorata di Cecil. Siamo solo buoni amici.”
 
“Bene,” affermò Nico.
 
 “Sì?” continuò a sorridere.
 
“Sì.”
 
Se Will stava sognando, non voleva svegliarsi.
 

 
***

 
 
La notte era amaramente fredda. I denti di Will battevano mentre camminava attraverso il campus, desiderando solo di essersi portato una sciarpa o dei guanti. Un cappello, anche. Odiava l’inverno. La neve non gli aveva mai fatto nessun favore. Non aiutava il fatto che Nico sembrasse completamente immune ad essa. Infatti, pareva quasi come se gli piacesse. Cioè faceva sembrare Will una femminuccia.
 
 “Comunque,” disse improvvisamente Nico, “Ho finito con quella  gomma schifosa.”
 
Will sorrise, cosa che fu abbastanza difficile visto che stava ancora tremando molto forte. “S-sì? Te l’avevo detto che avrebbe a-aiutato!”
 
Roteò gli occhi. “Non sto ammettendo niente. Dimmi solo dove posso prenderne dell’altra.”
 
Il biondo ridacchiò. “Non voglio che diventi dipendenda da quella, adesso! Devi trovare qualcos’altro per frenare le tue voglie.”
 
Era fin troppo consapevole del persistente sguardo di Nico sul suo corpo. “E’ così?”
 
Will sentì un gelo improvviso attraversarlo, che non aveva niente a che fare con il freddo. “S-sì. E’ quello che ho detto.”
 
 “E cosa stai masticando?”
 
Fece una piccola bolla con la sua gomma alla menta che aveva preso dopo cena. “E’una gomma normale. E non ne ho altre quindi non chiedere neanche!”
 
Nico inarcò un sopracciglio. “Bene.” Rallentò fino a fermarsi mentre stavano passando di fronte la biblioteca.
 
L’altro si girò a guardarlo. “Che fai? Mi sto congelando!”
 
“Will.”
 
Will si pietrificò – sia psicologicamente che metaforicamente – al suono del suo nome. Nico non lo aveva mai chiamato ‘Will’ prima. Ciò gli fece perdere un battito. “C-cosa?”
 
Nico si limitò ad avvicinarsi a lui, uno strano luccichio negli occhi e, prima che Will potesse perfino rendersi conto di quanto fossero vicini, lo baciò. Il biondo si tramutò in una statua, immobile, senza respirare, con le labbra di Nico che si muovevano contro le sue. Un caldo profondo nacque dentro di lui, niente che avesse già sentito prima. Si irradiò dal petto fino ad arrivare dritto dritto alle dita dei piedi. Poi, la consapevolezza lo colpì e realizzò che avrebbe dovuto fare qualcosa. Quindi appoggiò le mani sulle guance di Nico, lasciando i pollici accarezzargli gli zigomi come aveva sempre voluto fare, e ricambiò il bacio.
 
Nico emise un ringhio e spinse subito Will finché la schiena del ragazzo non si scontrò duramente contro il muro della biblioteca, che – ow. Ma il biondo trovò difficile importarsene finché quelle labbra continuavano a fare quello che stavano facendo. Nico aveva appoggiato l’avambraccio contro il muro, così la testa di Wil non avrebbe sbattuto contro i mattoni e la sua gratitudine si manifestò attraverso un mugugnio.  Il moro, visibilmente, rabbrividì al suono ed immediatamente la sua lingua premette contro le labbra di Will che le socchiuse perché, Dio, quello doveva essere il bacio più bello della sua vita. Debolmente cercò di abbinare i fluidi e pratici movimenti di Nico ai suoi ma la mano che stava scivolando sulla sua schiena era una vera e propria distrazione. Le dita gli si strinsero nel giubotto dell’altro un attimo prima che Nico si staccasse completamente, un sorrisino trionfante sul volto.
 
Gli girava la testa per la mancanza d’ossigeno ma, alla fine, ritrovò la forza di parlare. “W-wow…”
 
Nico ridacchiò e gli lasciò un leggero bacio a stampo prima di allontanarsi del tutto. “Non la smetti di sorprendermi, Solace,” sussurrò, il suo respiro sapeva di menta. Ci volle un momento per realizzare, da parte di Will, che il ragazzo stava masticando una gomma.
 
 “T-tu!” ansimò, gli occhi fissi sulla bolla che Nico stava facendo. “Qu-quella è la mia…!”
 
 “Scusa, Raggio di Sole,” lo punzecchiò. “Ma non sei l’unico che si prende qualcosa quando la vuole.”
 
Mentre il cervello di Will cercava di elaborare quelle ingiuste parole, Nico gli diede un paio di buffetti sulla guancia e cominciò a camminare di nuovo, come se non avesse appena spinto Will contro il muro della biblioteca e tutto il resto. “A-aspetta!” disse, balzando in azione. “Nico!”
 
La risata del ragazzo risuonò forte e chiara. Gli fece un rapido occhiolino. “Non preoccuparti. Ci vediamo in giro, Solace.”
 

 

***
 

 
Non avrebbe dovuto essere uno shock per nessuno, davvero, quando Will Solace, con la sua polo a cachi, e Nico di Angelo, con i suoi piercing e i suoi tatuaggi, entrarono nella classe di storia dell’arte finalmente con le dita intrecciate.


 

[[ Ed eccomi qua, con questa seconda parte... leggermente in ritardo! Mi spiace molto, ma la scuola mi ha impegnata a tal punto che, l'ammetto, sono arrivata a dimenticarmi completamente di dover terminare la traduzione di questa storia! Ma adesso che, finalmente, è arrivata l'estate, sono tornata. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia. Personalmente, lo adoro.
Scusatemi per gli eventuali errori, ma dopo tipo la decima volta che lo rileggo il mio cervello li sorvola automaticamente! AHAHA 
A presto, con un nuovo capitolo (ahimè, l'ultimo!) :)
P.s. Recensite, recensite, recensite! Muoio dalla voglia di sapere cosa ne pensate :3

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