Chi sei, Ryan?

di lapoetastra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Richard Reiben ***
Capitolo 2: *** Irwin Wade ***
Capitolo 3: *** Daniel Jackson ***
Capitolo 4: *** John Miller ***
Capitolo 5: *** James Ryan ***



Capitolo 1
*** Richard Reiben ***


Ryan…
Quante azioni si compiono in tuo nome.
Stiamo rischiando la vita, noi, tutti quanti noi.
Ed alcuni sono già morti.
Come il dottor Wade, ad esempio.
Trucidato dai tedeschi, spezzato in due come un burattino ed affogato nel suo stesso sangue.
Oppure Caparzo, inchiodato a terra da una scarica di proiettili che lo hanno ucciso senza che neanche se ne accorgesse.
Aveva ancora il sorriso sulle labbra.
Ma è morto.
Non esiste più.
E tutto ciò per colpa tua, Ryan.
Molti sono i pericoli che ancora ci attendono, in questa impresa impossibile alla tua ricerca.
Dove diavolo ti sei cacciato?
Nessuno di noi lo sa, per tale motivo non possiamo fermarci e tornare a casa nostra, lontano dall’orrore della guerra e dall’odore acre della morte.
Abbiamo paura, adesso.
Tutti noi.
Sentiamo che niente di buono ci poterà questa missione.
Lo percepiamo nella stessa aria che respiriamo.
Siamo terrorizzati.
Ed arrabbiati, anche.
Perché stiamo facendo tutto questo solo per te.
Ma poi tu chi diavolo sei, Ryan?

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Capitolo 2
*** Irwin Wade ***


Le cose che ho visto in questa missione mi sono rimaste impresse nella mente come un segno indelebile, e so che non le potrò mai dimenticare.
Quando arriva la sera, ho paura.
Temo di chiudere gli occhi e di vedere davanti a me lo sguardo sofferente ed ormai privo di vita dei soldati che non sono riuscito a salvare, di percepire sulle mie mani il calore del loro sangue, scarlatto e viscido, di udire i loro lamenti strozzati ed agonizzanti.
I loro fantasmi mi seguono come ombre anche quando non c’è il Sole, ed io non posso fare niente per allontanarli.
Sono il medico di questa compagnia, e devo fare tutto ciò che posso per salvare i miei compagni, i miei amici, i miei fratelli.
A volte però non so come fare.
Adesso, ad esempio.
Sono disteso per terra, e sento il mio stesso sangue che mi inzuppa la divisa, facendomi tremare per il contrasto con la l’aria fredda che mi sferza come un coltello affilato.
Cerco di alzarmi, ma il dolore al petto mi inchioda a terra.
Boccheggio, tuttavia non riesco ad emettere alcuna parola.
Vedo i miei commilitoni chini su di me, mi fissano con occhi preoccupati, terrorizzati, ed io noto nel loro sguardo la stessa disperazione e mancanza di speranza di cui sono colmi i miei occhi quando sono consapevole che non posso fare niente per salvare il ferito di turno.
È questo che mi sta succedendo.
Sto morendo.
Nessuno può aiutarmi, adesso, così come io non potrò mai più salvare qualcuno di loro.
Eppure non è questo che penso, negli ultimi attimi di lucidità che mi rimangono.
E non immagino neanche di essere lontano da questo ambiente di guerra e morte, magari con qualche bella ragazza a tenermi compagnia.
No, adesso riesco solo a farmi una domanda.
Chi sei, Ryan?
È per te che siamo qui, che io sono qui.
È per cercare di salvare la tua vita che io sto perdendo la mia, il dono più prezioso che potessi ricevere ma che non ho avuto il privilegio – ed il tempo – di godermi.
Adesso per colpa tua dovrò andarmene da questo mondo che non mi ha mai trattato bene, ma che non ho neanche mai odiato.
E la cosà che mi dà più fastidio è che non potrò vedere il viso dell’uomo per cui ho dato la vita.
Rimarrai solo un nome, per me.
Ed io non sarò mai niente, per te.



Dedico questa storia a Giusy_Poof, senza la quale non avrei continuato questa serie.

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Capitolo 3
*** Daniel Jackson ***


Sono un cecchino.
Il mio compito in questa battaglia è mirare ai nemici e sparare senza pietà, senza esitazione.
Senza ripensamenti.
Il mio lavoro non mi pesa, però.
Odio i tedeschi, quei maledetti crucchi a causa dei quali è scoppiata questa dannata e sanguinosa guerra in cui mi sono ritrovato a combattere senza che l’avessi mai chiesto.
Pensavo che essi fossero i nemici principali, e quasi godevo nel vedere il loro volto contratto dal dolore, spento dalla morte imminente, privo di qualsiasi luce vitale.
Eppure adesso sei tu colui che odio maggiormente, Ryan.
Più ancora di tutti i crucchi della Germania messi insieme.
Quando uccido loro immagino che sia il tuo, quel viso devastato dalla paura e dalla sofferenza.
Immagino che sia tu, quello che sto uccidendo, e non nego di provare un brivido di gioia all’idea.
Perché se tu non esistessi, Ryan, noi non saremmo dovuti partire in questa missione impossibile per cercarti e riportarti a casa, dalla tua cara mammina.
Se tu non ci fossi, Wade e Caparzo sarebbero ancora qui a ridere e scherzare con noi, facendo piani per un futuro che a causa tua non potranno mai vedere.
Per questo non ti perdonerò mai, Ryan.
E per questo immagino, sogno, di ucciderti come un animale al macello.
Vorrei solo vederti una volta in faccia, per poter contrapporre il tuo volto a quello dei tedeschi che miro con il mio Thompson.
Ma probabilmente io non saprò mai come sei fatto.
Quasi certamente moriremo tutti quanti prima che tu ci possa onorare della tua illustre presenza.
E probabilmente non potrò mai dare una risposta alla domanda che mi impazza nella mente da quando siamo partiti.
Chi sei, Ryan?
 

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Capitolo 4
*** John Miller ***


Quando ho accettato la missione credevo che tutto sarebbe terminato in fretta, nel migliore del modi.
Mi sbagliavo.
Siamo qui, adesso, in mezzo al nulla, circondanti dalla morte e dal dolore, ed io vedo i miei ragazzi cadere come bambole di pezza sotto i colpi irrefrenabili dei nemici.
Mi guardano, un attimo prima di spirare, e noto nei loro occhi biasimo nei miei confronti.
Mi odiano, forse.
Li capisco, in un certo qual modo, perché anche io detesto me stesso.
Dovevo oppormi strenuamente a questa richiesta impossibile, dovevo rifiutare, ma come sempre sono stato troppo pavido ed ho accettato.
Ora le possibilità di uscire vivi da questo Inferno sono scarsissime, e si riducono sempre di più.
Ancora morti, intorno a me e sulla mia coscienza.
Ancora dolore ed agonia incessanti.
E tutto per un uomo che non abbiamo mai neanche visto in faccia, di cui conosciamo unicamente il nome.
Sento spesso una domanda che circola tra i miei uomini, ma è una domanda che probabilmente non troverà mai risposta.
Eppure, per quanto essa sia vana ed insoluta, ho iniziato a porla anche a me stesso.
La ripeto come una mantra, come se potesse aiutarmi ad andare avanti, quasi fosse una misera ancora di salvezza.
Chi sei, Ryan?

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Capitolo 5
*** James Ryan ***


 
Vedo un gruppo di persone venirmi incontro, e per forza dell’abitudine paro il fucile di fronte a me, pronto a difendermi in caso di attacco.
Quello che è sicuramente il comandante mi fa segno di stare calmo, e così mi tranquillizzo, anche se solo parzialmente.
< Sei James Ryan? >, mi chiede allora, ed io noto il suo volto scavato e la sua mano tremante, segno evidente di tutti gli orrori a cui ha dovuto assistere in questa guerra senza fine.
Annuisco, piano.
Lo vedo sorridere, ma è un sorriso che riguarda solo le labbra e non coinvolge gli occhi.
D’improvviso penso che quell’uomo, se ma lo è stato, non sarà più in grado di essere felice, e mi domando il perché.
< Devi venire con noi. Ti portiamo a casa, da tua madre. La guerra per te è finita. >
Le sue parole mi fanno sussultare, e subito penso di aver capito male.
Non è così.
Posso davvero tornare alla mia vita, posso veramente continuare a vivere.
Dovrei chiedere spiegazioni per questo privilegio che per chissà quale motivo è stato concesso proprio a me, tra tanti soldati valorosi, ma rimango in silenzio.
E piango, piango tutte le lacrime che ancora mi restano, perché qualunque sia il motivo io tornerò a casa, potrò riabbracciare la mia famiglia, potrò provare a dimenticare tutto questo orrore indicibile che mi ha completamente distrutto.
Tra la cortina d’acqua salata che mi appanna lo sguardo, osservo quegli uomini che hanno affrontato chissà quanti pericoli per arrivare fin qui da me.
I loro occhi sono spenti, privi di luce.
I loro volti pallidi e scavati.
Le mani tremanti, le labbra secche e screpolate.
Hanno visto l’Inferno, e l’hanno anche vissuto.
E tutto questo per me, un uomo di cui non conoscevano altro che il nome.
Si può soffrire così tanto o addirittura morire solo per un semplice nome?
No.
Ed anche se non parlano, se hanno le bocche serrate, io riesco a sentire distintamente la domanda che i loro cuori martoriati si sono posti infinite volte.
Chi sei, Ryan?
Sono io, Ryan.
E non sono affatto così speciale come dovrei essere per ripagare tutti i loro sforzi e sacrifici.
Sono solo un uomo.
Un semplice e giovane uomo, che sta per essere travolto dai sensi di colpa.

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