La storia di Talos: L'ombra alla ricerca della luce

di RaccontiDiOmbre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io difendo la mia luce ***
Capitolo 2: *** Io sono la sua ombra ***
Capitolo 3: *** Ombra e luce dal passato ***
Capitolo 4: *** Duello tra ombre ***
Capitolo 5: *** Colleghi delle ombre ***
Capitolo 6: *** Tragedia nelle ombre ***
Capitolo 7: *** Ragazze, oggi studiamo tra le ombre! ***
Capitolo 8: *** Magia nero ombra ***
Capitolo 9: *** Arcana Magia nero ombra ***
Capitolo 10: *** Ombra delle caverne ***
Capitolo 11: *** Le ombre non sanguinano ***



Capitolo 1
*** Io difendo la mia luce ***


Questa è la storia di un individuo ibrido, mezzo eroe e mezzo criminale ma starà a voi decidere quale metà domina sull'altra. Io vi racconterò semplicemente la sua storia, senza esprimere giudizio.
Il suo nome è Talos, almeno così si dice. Un ragazzo sui diciotto, abbastanza alto e magro; un tipo tenebroso, riservato che non incrocia mai lo sguardo e che porta sempre la testa bassa e nascosta da un largo cappuccio di verde sporco, seguito dalla scia di oscurità che la sua corta mantella lascia al suo passaggio. Porta dei jeans strappati e una maglietta nera con un'immagine di un cartello stradale tutta scalfita e quasi irriconoscibile che dice “No Kangaroos in Austria.” Io non vi informerò sul suo passato ma vi auguro che lui ne parli nel corso delle avventure che vi narrerò.
Inizierò da qui: Talos era appena tornato dalla missione che il suo capo gli aveva assegnato e ovviamente era tornato vincitore.
“Ottimo lavoro come sempre, Talos. Sei un sicario infallibile. I cadaveri sono stati già ritrovati e non ci sono tracce che possano ricondurre a noi. Anche questa minaccia è scampata...” Esclamò soddisfatto il capo di Talos, Rezi, un uomo basso ma abbastanza muscoloso. Sembrava essere poco più anziano del nostro protagonista e la sua postura da leader gli donava un fascino inquietante. Portava i capelli castani molto corti e aveva parecchi nei sul viso. Rezi era un politico molto influente sulla società di questo paese, il cui nome non ha nessun motivo di essere rivelato ai fini della storia. Ma nonostante la sua grande abilità ad abbindolare la gente, come ogni uomo di potere anche lui necessita di un braccio che risparmia alla mente il lavoro sporco. Talos era il suo assassino personale ed eseguiva ogni suo ordine con precisione e riservatezza.
“Le persone che ho eliminato progettavano di assassinarvi durante il vostro discorso di domani, ma non dovrebbe più avere nessuna paura... in ogni caso potrei coprirvi anche domani se me lo permette.” Disse Talos in ginocchio.
“Lo apprezzerei molto. Ti ringrazio.” Replicò Rezi facendo cenno al ragazzo di alzarsi in piedi. Talos si inchinò velocemente e si avviò verso l'uscita della sala d'incontro, ma il politico riprese a parlare.
“Talos... a mio parere, un ragazzo abile come te dovrebbe smetterla di vivere per strada come un pezzente. Te l'ho detto più volte e te lo ripeto: dovresti smetterla di rifiutare la tua paga in denaro ogni volta e iniziare a vivere nel lusso.” Affermò Rezi con tono paterno.
“Mio padrone... io farò sempre tutto ciò che mi chiedete e voi sapete cosa voglio in cambio. Mi basta e avanza solo quello.” Rispose il ragazzo con decisione.
“Ma non capisci che quella ragazza non immagina neanche che se è ancora in piedi è solo grazie a te?! Quella sciocca non merita di essere al centro delle tue attenzioni dopo che ti ha tradito! Abbandonala proprio come lei ha fatto con te!” Urlò Rezi sbigottito. Talos gli rispose con una risata e uscì dalla stanza.

Arrivò il giorno della conferenza di Rezi. L'uomo era al centro del palco del gran teatro della città e leggeva il suo copione costruito su bugie e inganni di vario genere, proprio ciò di cui il cittadino medio ha bisogno.
Talos era tra il pubblico, senza il cappuccio. Il suo viso era quasi bambinesco , dolce e caratterizzato da labbra sottili e occhi celesti. I capelli erano di un biondo cenere ed erano tutti spettinati sulla sua faccia, abbastanza lunghi da arrivare alla bocca. Il ragazzo sembrava quieto ma in realtà stava analizzando ogni singolo individuo che sedeva sulle comode poltrone del teatro.
Il discorso terminò e la folla iniziò ad accalcarsi all'uscita quando all'improvviso si udì uno sparo. Dei brutti ceffi bloccarono tutte le vie di uscita e presero in ostaggio il primo tizio che trovarono. Si trattava di una donna anziana che iniziò ad ansimare e a chiedere aiuto.
“Siamo qui per vendicare i nostri compagni! Rezi, se non vuoi che qualche innocente faccia una brutta fine... consegnaci la tua vita!” Esclamò quello che sembrava essere il capo.
Rezi si mise a ridere e si sedette sul palco. “Falli fuori.” Esclamò senza batter ciglio. La stanza si riempì di nebbia densa e nera per qualche secondo e subito dopo sparì come era apparsa. Dei criminali non c'era traccia e la donna era libera. I presenti agitati e preoccupati si chiesero cosa fosse successo ma Rezi li rassicurò.
“Non c'è niente di cui aver paura! Era tutta una messa in scena per una nuova pubblicità! Non vi abbiamo informato per rendere tutto più naturale ah-ah-ah-ah!”
il pubblico come al solito credette alla beffa e tutti uscirono dalla porta ridendo e complimentandosi del senso dell'umorismo del politico.
Talos nel frattempo era seduto sul tetto dell'edificio a osservare il sangue che sgocciolava dal corpo degli aggressori infilzati dalla sua lama. Il ragazzo nascondeva sempre il suo braccio destro sotto la sua mantella perchè era armato di una lama triangolare agganciata al suo polso. Solo il loro capo era rimasto in vita pietrificato dal massacro al quale aveva assistito.
“M-ma come puoi fare una cosa del genere... sei un demonio?! E perchè lavori per un bastardo come Rezi, è un impostore! È lui il criminale, non noi” Disse l'uomo in ginocchio in attesa di essere giustiziato.
“Le ombre... mi hanno illuminato.” E con questa sentenza Talos decapitò anche l'ultimo rimasto. “Io sono la sua ombra, difendo solo la mia luce.”
 
 

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Capitolo 2
*** Io sono la sua ombra ***


-L'incolumità della mia sorellina è una delle mie priorità e per questo che ti piaccia o no dovrai recarti all'accademia. Elimina quei criminali di cui ti ho fatto sapere. Corri!- Le parole di Rezi rimbombavano fastidiosamente nella mente di Talos. Il ragazzo voleva frequentare quel luogo il meno possibile per un motivo che vi sarà presto noto, leggete.

Talos arrivò sul posto e diede un lungo e profondo sguardo all'entrata, come se fosse indeciso ad oltrepassarne il limite. Una ragazza seduta su una panchina del giardino esterno della scuola aveva notato Talos a causa del suo aspetto oscuro e sospetto, ma per fortuna non diede molta importanza al giovane e corse frettolosa all'interno dell'accademia. Il ragazzo, al contrario, non si era accorto di essere stato visto.

Talos non poteva entrare dall'ingresso principale, così prese una via più comoda. Si trovava nella palestra dove la classe della sorella di Rezi era radunata per la lezione. La sua era una classe speciale poiché era ad indirizzo militaresco per sole donne e l'educazione fisica sembrava più una lezione di arti marziali e simili. La professoressa fece la sua comparsa: era la stessa ragazza che aveva fissato prima Talos. Era incredibile come lei fosse l'insegnante perché la giovane sembrava avere la stessa età di Talos e gli studenti anche. La ragazza portava dei capelli bianchi, tendenti al grigio corti, ma non troppo con un piccolo codino sul lato sinistro della testa. Occhi verde smeraldo e carnagione chiara, viso scolpito e una corporatura allo stesso tempo femminile e robusta. Vestiva di una tuta sportiva e comoda, probabilmente adatta per ciò che era addetta a fare.

Talos non notò questo piccolo paradosso; era seduto su una finestra fuori dalla visuale del gruppo a osservare l'ambiente e la situazione. All'improvviso la porta si spalancò e diversi uomini armati entrarono correndo puntando il mirino verso i presenti.

“Muovetevi di un millimetro e vi ammazzo.” urlò uno.

“Cosa volete? Non abbiamo nessun soldo da darvi!” Rispose senza paura la professoressa.

“Non siamo qui per la ricchezza, ma per la fama. Consegnaci la sorella di Rezi e a nessuno verrà torto un capello!” Il losco individuo finì la sua sentenza velocemente perché l'intera palestra fu ricoperta di una solita insolita nebbia scura e densa.

Dopo pochi secondi la nebbia sparì e tutti i corpi degli invasori erano accumulati e legati uno sopra all'altro e avevano perso conoscenza. Una delle studentesse aveva in mano una corda spezzata.

Talos era a terra in ginocchio. “Quella ragazza... ma come diavolo hai fatto! Ce la pagherai!” disse Talos cercando di recitare il meglio possibile, poi si alzò da terra e scappò via dalla porta. Le studentesse stupefatte guardarono la ragazza con la corda e lei disse “M-ma è ovvio che posso farlo, io sono la migliore! Ah-ah-ah-ah!”. Tutte le studentesse la presero in braccio e la lanciarono in aria.

Talos aveva previsto tutto, sapeva che la ragazza non si sarebbe tirata indietro di fronte a tanta gloria e lui non poteva macchiare di sangue il pavimento della scuola. Ma ciò che non poteva prevedere... è che la professoressa sapeva benissimo che il ragazzo incappucciato non faceva parte della banda.

“Professoressa ha visto come sono migliorata? Sono riuscita a sistemare tutt... professoressa? Ma dove è finita?” Le studentesse si guardarono intorno e la loro insegnante sembrava essersi dileguata.

Talos era già parecchio lontano dall'edificio quando una possente figura gli saltò improvvisamente di fronte. Era la giovane insegnante che probabilmente lo aveva seguito.

“Signora, anzi signorina... per favore, non mi spaventi così. Mi lasci passare, per favore...” esclamò il ragazzo cercando di andare oltre la giovane, ma la ragazza gli aveva chiuso l'unica via d'uscita.

“Perché lo hai fatto?” Chiese la ragazza.

“Non so a cosa si riferisce...” Replicò con garbo e quasi imbarazzato Talos.

“Smettila di fare il finto tonto! Per chi mi hai preso?! Io sono la sua professoressa e so benissimo che quella ragazza non è ancora in grado di sconfiggere da sola tutte quelle persone armate! Adesso tu non te ne andrai di qui finché non mi dici chi sei e perché ti sei comportato così! Sono sicura che tu non sia uno di quei criminali!” La professoressa sembrava irremovibile e decisa ad andare fino in fondo con Talos ma il ragazzo non si riteneva così disponibile. Talos creò una pozza d'ombra e ci si tuffò dentro per poi spuntare alle spalle della ragazza per provare a ferirla con la sua lama ma la giovane schivò facilmente. Talos ci provò diverse volte, finché la ragazza non sfoderò inaspettatamente un grosso gladio che scontrò con la lama di Talos. Il botto fu così violento che il ragazzo fu scaraventato contro una parete.

“Non puoi sconfiggermi. Sono sempre stata un punto debole per i codardi furtivi come te. Nessuno riesce a colpirmi di spalle. Anche se... si teletrasporta nelle ombre o stupidaggini da fantascienza come le tue! E ora parla!” Esclamò autoritaria la ragazza puntando il gladio al collo di Talos.

“Qual'è il tuo nome?” Chiese il ragazzo alzandosi da terra tremolante.

“Mi chiamo Reven”. Rispose la ragazza rimettendo la sua possente arma nel fodero che era nascosto sotto la tuta.

“Reven... nessuno era mai riuscito a sventare i miei agguati dal Nulla... quindi come ricompensa ti racconterò la mia storia...” Talos prese un gran respiro e abbassò notevolmente il suo cappuccio per coprirsi gli occhi e poi iniziò il racconto. “tanto tempo fa... la ragazza la quale ha inconsapevolmente partecipato alla mia messinscena era il mio più grande amore. Abbiamo passato molto tempo abbracciati e a coltivare la nostra passione con baci e carezze. Non avevo mai amato nessuna persona come lei ma ora le cose sono cambiate...”

“Continua.” Disse Reven incuriosita.

“Quella ragazza ha qualcosa di disumano. È disposta a tutto pur di portare avanti il suo sogno: diventare comandante dell'esercito. Ha preferito recidere per sempre il suo legame con me perché il suo obbiettivo aveva la priorità sui sentimenti. Mi ha abbandonato da un giorno all'altro. Ho fatto di tutto per convincerla a tornare con me ma lei non ha mai ritirato la sua decisione. Quando pensavo di avercela quasi fatta... un bastardo si è finto me e l'ha insultata nei suoi ideali. Lei non ha mai creduto alla mia innocenza e non mi parlò mai più...” Le parole di Talos sembravano non commuovere per niente Reven, ma il ragazzo continuò senza badare alla sua freddezza perché sembrava quasi che lo spietato assassino avesse trovato una persona con la quale confidare le sue tristezze nascoste “Il disonore era troppo... infamato e tradito caddi in una depressione infinita che mi risucchiava giorno dopo giorno finché... non decisi di resettare tutto e cancellare ogni ricordo di me. Uno ad uno... uccisi mio fratello, mia madre e mio padre... e piangendo disperato incominciai a vivere per strada.”

“Hai ucciso tutta la tua famiglia?! Per una semplice relazione sentimentale tra adolescenti andata male?! Stai inventando tutto!” Reven non riusciva a credere alle assurdità di Talos, ma il ragazzo non aveva mentito su nessun particolare.

“Feci in modo di risultare morto e iniziai una nuova esistenza ma con un risultato peggiore. Non avevo nessuno che mi confortasse, avevo abbandonato le mie conoscenze e soprattutto... ucciso la mia famiglia. Mi sentivo un mostro. Finché... le ombre mi hanno illuminato. Una volta vidi un cartone animato dove se le persone fissavano per troppo tempo una lampadina, venivano risucchiate in un mondo completamente bianco. Bhe, per le ombre funziona ugualmente. I miei occhi erano riempiti di odio e oscurità e per questo sono finito nel Nulla. Un posto completamente nero dove vivono la disperazione e gli incubi più terribili degli esseri umani. Posso tornarci quando voglio, è lì che vivo ed è lì che ho trovato la mia Lama degli Inferi la quale è la mia unica compagna di viaggio... ti è tutto chiaro?”

“Si, mi è chiaro che sei un malato di mente! La tua storia non ha senso! Se questa mia studentessa è la causa della tua vita in rovina dovresti odiarla e uccidere lei per prima e non regalargli un merito che avresti potuto prenderti tu davanti a tutti!” Reven era confusa e spaventata ma comunque interessata a cosa Talos gli avrebbe risposto.

“Non posso ucciderla. Io la amo ancora e più della mia stessa vita anche dopo tutto ciò che mi ha fatto. La aiuterò a realizzare il suo sogno così almeno lei sarà felice. Se lei realizzerà il suo obbiettivo potrò almeno essere contento di essere la sua ombra...” Talos si voltò e iniziò a dileguarsi a passi lenti.

“Aspetta! Non mi hai detto come ti chiami?! E qual'è il tuo ruolo esattamente?!” Esclamò la ragazza tendendo la mano verso il giovane.

“Il mio nome è Talos e sono solo l'ombra di ciò che ero un tempo. Il mio ruolo? Io difendo solo la mia luce, perché senza quella luce non ci sarebbe la mia ombra.” E con queste parole, Talos scomparì in una pozza di oscurità.

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Capitolo 3
*** Ombra e luce dal passato ***


“Ti scongiuro! Risparmia la mia vita! Chi ti paga... e quanto?! Io ti darei il doppio, il triplo ma lasciami andare! Nooo!” Talos aveva finito di trafiggere anche l'ultimo dei suoi bersagli ed era pronto a tornare a casa, per modo di dire. Questa volta Rezi gli aveva chiesto di eliminare un club di oppositori al partito del politico; Rezi di solito non temeva gli avversari ma se c'era la possibilità di eliminarli, non si risparmiava.

Talos si dileguò dal luogo del delitto senza lasciare tracce e iniziò a vagabondare come faceva sempre dopo aver concluso una missione. Probabilmente, per lui era un momento per riflettere o semplicemente godersi una passeggiata.

Questa volta deambulava nei pressi del parchetto del quartiere; Talos osservò attentamente l'ambiente circostante e notò che molti erano i bambini che saltellavano senza meta e giocavano. Al ragazzo scappò un sorriso innocente che presto nascose sotto il suo cappuccio, ma non tutti i presenti sembravano gioire: Talos vide in un angoletto buio dei tizi loschi che caricavano violentemente su due ragazzini: una femmina intorno ai 13 e un piccolo di probabilmente 7 anni. Talos era un assassino, violento, spietato e psicopatico ma dentro di lui è sempre vissuto lo spirito di paladino della giustizia.

“Bimbi, ve lo ripeto per l'ultima volta... seguiteci e non vi faremo ancora del male.” Disse uno dei due aggressori.

“Mi hanno insegnato a non dare retta agli sconosciuti! Lasciaci stare!” Esclamò la ragazza stringendo a se il bambino che piangeva impaurito. Entrambi avevano dei lividi sul viso, probabilmente erano stati già picchiati.

Talos balzò velocemente di fronte agli aggressori che indietreggiarono sorpresi ma non intimiditi.

“Andatevene se non volete fare una brutta fine...” Esclamò il giovane, dopodiché si voltò verso i bambini e cercò di rassicurarli con un sorriso che sembrò funzionare.

“E tu chi saresti?! Il loro fratello maggiore... oppure un patetico monaco coraggioso di passaggio? Sei tu che non dovresti farti gli affari degli altri.” I due delinquenti non sembravano essere impauriti e avanzavano a passi lenti verso Talos, in procinto di attaccarlo.

“Come sempre... devo sempre usare le cattive.” Talos scomparì in un attimo per poi ricomparire di nuovo nella stessa posizione. I due aggressori lo guardarono insospettiti e dopo un piccolo momento d'indugio ripresero il loro attacco, ma immediatamente si fermarono poiché si accorsero di non avere più i pantaloni che erano finiti a brandelli sparsi per terra.

“Non c'era nient'altro da tagliare lì sotto, ma se vi fa piacere potrei provarci.” Disse Talos con un ghigno malefico. I due teppisti urlarono e se la diedero a gambe raccogliendo ciò che era rimasto dei loro vestiti.

“Non iniziate una battaglia se non sapete rispondere come si deve, buffoni” Urlò Talos ai due, ma i fifoni si erano già dileguati.

Il ragazzo si voltò versi i due bimbi che corsero verso di lui abbracciandolo.

“Grazie signore! Sei il nostro eroe!” Disse la ragazzina piangendo.

Talos posò le sue mani sulle teste dei due e li rassicurò. “Avrei anche potuto eliminarli ma ho preferito non introdurvi così presto alla realtà del sangue... Vi auguro di non conoscerla mai...” Disse l'eroe e iniziò ad andare via, ma i bambini lo tirarono per le maniche.

“Signore, non sappiamo come ringraziarla! Ti prego vieni a casa nostra e cena con noi. Ti farò conoscere la mia famiglia e racconterò a tutti come hai combattuto i cattivi in modo spettacolare!” La bambina iniziò a trascinare via Talos che nonostante cercasse di declinare l'offerta non riusciva a deludere i bambini e poiché in fondo non aveva dove andare, decise di arrendersi.

“Signore come ti chiami?” Chiese il piccolo.

“Mi chiamo Talos.” Rispose il ragazzo con un sorriso, un sorriso sincero.

La casa dove fu condotto era una modesta abitazione, ma molto confortevole. Dopotutto, per chi non ha più una vera casa come Talos qualunque posto sembrava un lusso.

Quando la madre vide i suoi due figli che portavano a casa uno straniero, si spaventò, ma dopo il racconto anche la signora abbracciò e ringraziò piangendo il ragazzo.

Talos venne condotto alla sala da pranzo dove un piccolo tavolo con delle sedioline era già stato apparecchiato e si sentiva il profumo della zuppa provenire dalla cucina. Talos si sedette ed educatamente si levò il cappuccio.

“Signor Talos, lo sai che sei veramente bello! Non dovresti mai portare il viso coperto! Solo i brutti lo fanno! E sinceramente pensavo che tu fossi un vecchio!” Esclamò la ragazzina guardando Talos nei suoi occhi celesti.

“Ehi, usa un linguaggio appropriato quando parli con chi è più grande di te!” Rimproverò la madre.

“Ah-ah-ah no piccola, non sono vecchio. Ho solo diciotto anni. Sono solo un po'... stressato. E comunque, puoi darmi decisamente del tu. Non ci sono problemi!” rispose il ragazzo imbarazzato.

“Diciotto anni?” intervenne la mamma. “Hai la stessa età di mia figlia grande! Tra poco tornerà dal lavoro. Scommetto che le farà piacere fare amicizia con un suo coetaneo poiché non ha molta possibilità di fare amicizie nella sua situazione...”

“Mia sorella è un eroina, proprio come te! Ed è anche una bella ragazza, magari vi fidanzate così io non potrò avere più paura di niente!” Disse il bambino con entusiasmo. “Eccola, sta girando le chiavi nella porta! Vieni a conoscerla!” Il bimbo prese per mano Talos e lo tirò fino all'entrata dove incontrò la sorella maggiore.

“E tu che diavolo ci fai qui?!” Sia Talos che la ragazza dissero la stessa frase urlando. La sorella dei due ragazzi era Reven, la giovane professoressa con la quale Talos aveva avuto un'accesa discussione un giorno fa.

I due bambini raccontarono a Reven la storia del salvataggio e la ragazza la ascoltò indispettita, quasi gelosa di Talos.

“Non importa che cosa abbia fatto! Voglio questo pazzo fuori di qui!” Urlò Reven sbattendo ripetutamente il suo dito indice sulla fronte di Talos.

“NO! Deve mangiare con noi e poi se ne andrà! Non fare l'antipatica!” Disse la sua sorellina tirando via Reven da Talos.

“Tsk. Va bene, va bene. Ma lo faccio solo per voi! Io ora vado a farmi una doccia, ne ho davvero bisogno! Torno subito e tenete d'occhio questo assassino!” Esclamò Reven e corse via in bagno.

Quando la cena fu pronta, anche la giovane professoressa aveva finito di prepararsi. Si era spogliata della sua tuta da lavoro e adesso vestiva di una semplice t-shirt a maniche corte di colore giallo e dei pantaloncini neri di cotone. Si era anche sciolta il piccolo codino che portava sul lato sinistro e i capelli le cadevano fastidiosamente davanti al viso.

“Allora conosci già questo bel giovanotto, cara?” Chiese la mamma soffiando la sua zuppa bollente.

“Purtroppo si...” Replicò annoiata la ragazza che, al contrario degli altri, aveva già quasi finito la zuppa senza neanche soffiarci sopra.

Talos cercava di contenere al meglio la sua contentezza ma non ci riusciva; era deliziato dai pasti, rideva allegramente per le battute provocanti che i piccoli facevano alla sorellona e ascoltava con interesse i racconti nostalgici della padrona di casa.

Talos guardava in quella famiglia la sua famiglia, che lui stesso aveva ucciso e con la quale condivideva gli stessi felici momenti, momenti che credeva non sarebbero mai tornati. Era contento di aver salvato quei due ragazzi perché lo avevano ricompensato con qualcosa che lui non si sarebbe mai sognato di cercare e tanto meno trovare.

La cena era finita e Talos si era abbuffato. Non mangiava roba fatta in casa e con amore da così tanto tempo. Però, per lui era l'ora di tornare nelle ombre da cui era uscito.

“Questa serata è stata divertente. La ringrazio molto signora per la sua ospitalità e il cibo delizioso. Grazie anche a voi bambini per avermi inviato. E grazie Reven per essere una buona vittima per le battute di tua sorella. Ah-ah-ah-ah.” Esclamò Talos con un piccolo inchino in segno di rispetto. I bambini lo abbracciarono e lo invitarono a farsi vedere più spesso; Talos sorrise ma sapeva che non sarebbe più tornato per motivi abbastanza scontati. Il ragazzo uscì dalla porta e iniziò a incamminarsi per la lunga via del ritorno quando sentì la porta sbattersi di nuovo.

“Aspetta!” Reven era uscita correndo e lo aveva raggiunto. Talos si voltò e si fermo ad ascoltarla. “Scusa... per prima. Io non mi fido degli sconosciuti, soprattutto quando sono dei pazzi ammazza-famiglie incappucciati... ma ti volevo ringraziare per aver salvato mia sorella e mio fratello... io ci tengo davvero molto a loro e non mi sarei perdonata se li fosse accaduto qualcosa... quindi... Grazie... tutto qui...” Disse la ragazza arrossendo e con la testa bassa, cercando di non incrociare lo sguardo.

“Bhe, apprezzo il fatto che una ragazza rude e antipatica come te abbia cercato di costruire una frase carina, anche se indirizzata ad un pazzo ammazza-famiglie incappucciato... ah, comunque... stringiti meglio quei pantaloni! Ci si vede in giro!” Esclamò Talos e velocemente scomparì nelle ombre.

“Cosa intendi dire?” Reven si guardò in basso e vide che correndo i pantaloni le erano caduti ed era rimasta in mutande. La ragazza arrossì e lanciò un urlo. “Spero proprio di rivederti, depravato! Ho qui un cazzotto pronto per te, maledetto pazzo ammazza-famiglie incappucciato!”

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Capitolo 4
*** Duello tra ombre ***


Reven si era appena svegliata e si stava preparando per andare a lavoro. Come sempre, si alzò prestissimo per poter anche fare pulizie e aiutare in casa poiché a causa della scomparsa misteriosa di suo padre, lei è l'unica che insieme a sua madre può curarsi dell'amministrazione quotidiana. Reven mise i piatti nella lavastoviglie e pulì il tavolo dove la sera prima aveva cenato con Talos. La ragazza posizionò simmetricamente le sedie ma vide che un piccolo oggetto rettangolare scuro penzolava al bordo di una di esse. Era un'agenda un po' rovinata, probabilmente apparteneva a Talos. Reven la aprì in una pagina a caso e lesse: -Giorno 64: Oggi è il mio compleanno. Compio diciassette anni e ho fatto venire alla mia festa un po' di amici e la mia amata. Mi trovo con la mia famiglia alla casa in affitto che usiamo per le vacanze. Non ci posso credere che ho passato un intera giornata con il mio amore. Era così bella oggi. Aveva una camicia colorata e dei jeans corti che però si è dovuta cambiare subito perché l'ho inzuppata di gavettoni ah-ah-ah-ah. Come al solito è una sbadata, si è dimenticata il mio regalo a 50 km da qui. I genitori hanno avuto la pazienza di tornare indietro a prenderlo; era una maglietta con raffigurato un cartello stradale con scritto sopra “No kangaroos in Austria”. Devo dire la verità, mi aspettavo un regalo più “amoroso” dalla mia fidanzata, ma non mi importa, il regalo più bello è che lei sia qui accanto a me. Ci siamo baciati e abbracciati tutto il tempo e i miei amici ci prendevano in giro perché non sappiamo ancora baciare come si deve. Bhe, io ci riuscirei ma lei non si sente ancora pronta. Non importa, la aspetterò sempre. Io la amo.-

Reven tirò un lungo e tremolante sospiro e girò un'altra pagina a caso: -Giorno 90: Oggi è avvenuto un evento cosplay nella mia città. Come sempre ho fatto coppia con mio fratello e i nostri costumi hanno fatto scena. È venuta anche lei, era così bella con quei capelli arancioni e così buffa ah-ah-ah. Nonostante ciò, non è stata una giornata perfetta. Io stavo addirittura per piantarla in asso! Mi ha un po' scocciato col suo menefreghismo... non mi scrive mai cose romantiche, non mi fa regali e in più ora che è ricominciata la scuola, esce con me solo una volta alla settimana! Io l'ho “lasciata” ma lei mi ha chiamato al cellulare e piangendo mi ha chiesto di tornare. Era ovvio che sarei tornato, io non l'avrei mai lasciata! Volevo solo che mi promettesse di darmi più attenzioni e spero che lo farà. Ah, e ci sono stati progressi: finalmente ci siamo dati un bacio VERO! Io la amo.-

Reven voleva smettere di leggere, sentiva di star facendo una cosa molto maleducata ed egoista, ma la curiosità era tanto forte quanto il suo buon senso. Allora decise di andare direttamente all'ultima pagina e chiudere lì: -Giorno 112:Abbiamo ancora litigato, ma oggi la giornata si è risolta per il meglio. Non sono mai stato così bene con lei. È arrivata con un'ora di ritardo, ma non importa. Abbiamo fatto una grande passeggiata mano per mano anche se eravamo arrabbiati. Verso la fine della serata le ho fatto una sorpresa. Le ho dato 4 cioccolatini e le ho detto: “Con questo spero che mi perdonerai per ciò che ti ha fatto arrabbiare oggi, con il secondo per quello che ho fatto in passato e con il terzo per quello che farò in futuro.” “e il quarto per cosa?” mi chiese lei. E io risposi “Il quarto vorrei che me lo scambiassi con un tuo bacio.” E allora ci demmo il bacio più bello ed emozionante che io abbia mai dato e avuto. Durò almeno dieci minuti e sentivo il suo respiro nella mia bocca. Non c'era mai stato niente di così eccitante. Ci promettemmo di non separarci mai... ma durerà davvero per sempre? Io la amo.-

L'agenda finiva così, ma improvvisamente penzolò e cadde un pezzo di carta dall'interno dell'agenda; era una scritta in rosso: -Perché non hai mantenuto la tua promessa? Perché non mi hai più perdonato? Perché io muoio e tu continui ad essere ancora felice? Perché hai distrutto il mio sogno per il tuo? Non mi meritavo questo.- La scritta era sbavata e consumata come se qualcuno ci avesse pianto sopra mentre la scriveva. Altre lacrime caddero sul foglio; erano quelle di Reven che non era riuscita a trattenersi. La ragazza si asciugò velocemente il viso, rimise il pezzo di carta nell'agenda e la chiuse. Poi corse via di casa senza finire di sistemare.

 

Talos non era tipo da tornare due volte nello stesso posto, ma nonostante la sua abitudine, decise di riprovare a farsi una camminata nel parco.

“Signor Talos! Che bello che siete qui di nuovo!” urlò la sorellina di Reven correndo verso di lui con la sua manina che strattonava il fratellino.

“Per favore... non gridate così tanto il mio nome. Io sono... come dire, una specie di agente segreto come quelli dei film. Capito?” Esclamò Talos imbarazzato.

“Aaaah. Ok non lo faremo più! Comunque sapevamo di trovarti qui! Per questo ti abbiamo portato questo!” la bambina aprì il suo zainetto ed uscì una piccola cesta. “Mia mamma ha notato che il suo cibo ti è piaciuto molto! Allora te ne ha preparato una cesta per oggi! Tieni!”

Talos ringraziò balbettando. Era così sorpreso e contento del regalo ricevuto. “G-grazie davvero. Ringrazia tua madre da parte mia.” Esclamò il ragazzo mentre dava un'occhiata alle prelibatezze nel cesto. “Comunque non dovreste girare qui intorno da soli... fatevi venire a prendere dalla vostra cara super-sorella quando finisce la lezione a scuola...” ribadì Talos sottolineando con ironia il punto del discorso in cui citò Reven.

“La nostra sorellona oggi è in gita! Cioè, è un allenamento speciale con una delle sue classi in cima ad una rupe ed è impegnata fino a dopo pranzo! Te la salutiamo appena torna! Adesso corriamo che altrimenti la mamma si preoccupa, ciao!” Disse la bambina e corse via trascinando come al solito il piccolo che salutava allegramente.

Talos si sedette ad una panchina e iniziò a mangiare con gusto tutta la roba deliziosa che gli era stata donata.

Era arrivata la sera e la luna iniziava a rendersi visibile nel cielo ancora chiaro. Talos era disteso e tranquillo ancora su quella panchina quando il suo cellulare squillò.

“Talos, pronto ai suoi ordini.” Esclamò il ragazzo aprendo la telefonata.

“Vieni alla base e velocemente.” una voce femminile rispose e chiuse subito la chiamata. Si trattava di Liaka, la segretaria di Rezi. Molto spesso, quando il politico non aveva tempo, era lei ad assegnare il lavoro a Talos.

Il ragazzo si recò velocemente al quartier generale passando attraverso il Nulla. La ragazza lo vide e gli fece cenno di avvicinarsi. Liaka aveva un fisico da modella, coperto da una giacca e corta gonna neri abbinati ad una camicia bianca sbottonata al limite del decente; occhiali ovali ed eleganti che nascondevano occhi gialli e cupi, capelli neri tirati all'indietro e legati in un lungo unico codino.

“Come va la vita, assassino?” Domandò provocante Liaka poggiando il suo indice sul petto di Talos.

“Prosegue. Di cosa devi informarmi?” replicò con freddezza il giovane.

“Uff. Potresti anche rendermi contenta una volta tanto! Magari un piccolo sguardo al petto, alle cosce... non hai occhi se non per quella bambina che va in classe con la sorella del capo? Avresti bisogno di una vera donna al tuo fianco.” Disse con arroganza Liaka sedendosi sulla sua scrivania con le gambe accovacciate.

“Vieni al sodo, per favore...” Talos odiava questa zanzara fastidiosa.

“Allora. Un'intera classe è sparita. Erano in una specie di gita-lavoro sulla rupe ad est della città. La professoressa è la stessa della classe della sorella di Rezi. Se fosse stata un'altra, il capo non ti avrebbe scomodato per un caso di cui anche gli sbirri potrebbero occuparsi e...” Queste sole parole bastavano per Talos; sbatté la porta e corse via.

“Ma?! Come mai tutto questo entusiasmo?! Non ignorarmi!” Liaka urlava contro Talos, ma Il ragazzo era già arrivato alla rupe attraverso il Nulla.

“Dannazione... qui non c'è nessuno per davvero e qui... ci sono tracce di sangue!” Talos era preoccupatissimo. Non appena il ragazzo capì che Liaka si riferiva a Reven, la sua coscienza lo spinse a fare il più velocemente possibile. Talos aveva visto poco fa il solare sorriso della sua famiglia e non poteva permettersi che qualcosa fosse potuta accadere a Reven.

Talos non sapeva cosa fare, ma inaspettatamente la sua Lama degli Inferi iniziò a vibrare e a spostarsi come un magnete verso nord. Smembrava come se stesse tracciando una via nel Nulla per raggiungere Reven. Allora, Talos, che non aveva altra scelta, decise di fidarsi della sua lama e si lanciò nella pozza di tenebre che aveva generato automaticamente.

Il ragazzo ricomparve in una sala piena di manichini e di fronte a lui c'erano Reven quasi nuda e incatenata su un tavolo in verticale (vestiva solo di mutande e reggiseno) e un'altra figura femminile voltata di spalle che preparava degli attrezzi da chirurgia.

“T-Talos!” Reven vide il ragazzo e istintivamente si slanciò verso di lui, ma non si poteva muovere e finì per farsi male ai polsi bloccati.

“Sapevo che molte altre persone erano in possesso di armi dal Nulla... ma non sapevo che si potesse anche rintracciarle.” Esclamò Talos.

“Hai ragione. È sensazionale come le armi del Nulla abbiano tante diverse funzioni e così utili!” Disse l'inquietante ragazza voltandosi verso il ragazzo. La sua voce molto giovanile aveva una strana cadenza francese; era vestita in modo molto sbarazzino e con un fisico da paura, aveva i capelli rossicci, quasi arancioni e lunghi, occhi verde acqua e penetranti e un viso così pulito e rotondo che sembrava quello di una bambola, molto più costruito di quello dei manichini.

“Ma tu... io ti conosco. Tu sei Flore, la modella. Tutti ti credono dispersa da tempo. Perché ti sei messa a rapire la gente?” Domandò Talos avanzando lentamente verso di lei.

“Flore? Ah si giusto, è questo il mio nome adesso. Bhe vedi... Avevo voglia di cambiare. Il mio Fioretto dal Nulla oltre ad essere la mia fidata lama, risucchia l'energia vitale delle mie vittime e permette alla mia anima di penetrare nel loro corpo. Quello mio è troppo vecchio per me ormai... pensavo di trovare qualche giovane studentessa all'altezza ma... la loro professoressa le supera tutte! Che fisico scolpito, che bellezza sublime! E non hai idea di quanta fatica io abbia fatto per catturarla! È un osso duro e ha duellato bene... ma è da un bel po' di secoli che sono una duellante infallibile! Adesso toglierò di mezzo te, mio caro ospite indesiderato, e porrò fine alla cerimonia...” Esclamò la ragazza con un espressione folle e sfoderò il suo fioretto. Le armi dal Nulla avevano la caratteristica di essere completamente nere, senza rifinizioni o particolari.

“Deve essere da davvero tanto tempo che le armi del Nulla esistono visto che sembri essere un po' vecchiotta. Bando alle ciance! Spero tu non le abbia fatto del male... e tanto meno alle ragazze innocenti della classe! Preparati ad essere giustiziata!” Talos sfoderò anche lui la sua arma e si mise in guardia.

Flore fece un piccolo passo verso il ragazzo per poi correre velocemente verso di lui con il fioretto esposto in verticale. Talos scomparì nelle ombre e ricomparì alle sue spalle come era abituato a fare, ma la sua avversaria parò la sua lama con la sua e con prontezza cercò di trafiggerlo e fortunatamente, Talos si allontanò in tempo.

“Che mossa sgraziata!” Esclamò Flore con disgusto.

Talos provò di nuovo il suo agguato, ma anche questa volta fallì e fu ancora più vicino ad essere ferito.

“Che mossa vergognosa!” Ribadì Flore. “Tutto ciò che sai fare è attaccare alle spalle?

Non sai duellare? Lascia che ti insegni!”

La ragazza caricò su Talos e lo sorprese con una serie di attacchi velocissimi che egli riuscì a sventare e parare per miracolo, ma Talos non poteva e non sapeva combattere corpo a corpo, lui era solo un assassino e non un combattente. Flore lo colse di sorpresa con un attacco dal basso che colpì il giovane e gli lacerò tutta la parte sinistra del viso, dopodiché la perfetta duellante lo scaraventò via con un calcio potente. Talos venne catapultato violentemente contro un muro che si ruppe e lo fece arrivare in una stanza piena di specchi.

Talos sentiva una marea di sangue che colava dalla sua ferita. Non riusciva più a vedere dal suo occhio sinistro, molto probabilmente lo aveva perso; inoltre, provava un dolore tremendo perché sembrava che la sua anima volesse uscire insieme al sangue della sua ferita.

“Che mossa penosa.” Esclamò con prepotenza Flore, incamminandosi verso il ragazzo con la lama sguainata. “Come hai potuto pensare minimamente di essere alla mia altezza? Ho un'esperienza talmente estesa che neanche dieci vite riuscirebbero a superare. Sono la duellante perfetta perché so sconfiggere duellanti del passato e del futuro... e soprattutto codardi come te! Ah-ah-ah-ah!

-Dannazione. Non posso combattere contro di lei... è troppo forte nell'uno contro uno e su quello le devo dare ragione...- i pensieri di Talos erano puramente pessimistici e aveva solo voglia di arrendersi. Il ragazzo si guardò intorno e vide che c'erano almeno una ventina di suoi riflessi, il suo viso era completamente rosso ed era a terra, ma nel suo sangue vedeva qualcosa: vedeva il sangue di tutte le persone che aveva ucciso, compresa la usa famiglia. -Devo morire e sprecare tutto ciò che ho fatto fino ad ora? Morire è la cosa più semplice... il mio lavoro da ombra non è ancora finito...- Talos si rialzò velocemente e provocò il suo avversario. Il ragazzo aveva un'idea.

La stanza degli specchi si riempì di nebbia scura e Flore perse di vista Talos, ma solo per un momento perché si trovò contro una ventina di Talos, tutti riflessi negli specchi.

“Ti informo che hai raggiunto il massimo livello di codardia!” Esclamò Flore con una risata di noia. “Pensi di ingannarmi con un trucco vecchio anni luce? Lo hai detto all'inizio, no? POSSO PERCEPIRE DOV'E' LA TUA ARMA DEL NULLA E QUINDI DOVE SEI TU! AH-AH-AH-AH!” La ragazza scattò con rabbia e follia verso uno dei Talos e con velocità lo decapitò. Ma inaspettatamente e sfortunatamente per lei, era solo uno specchio. Se ne accorse troppo tardi: Talos le aveva già penetrato il petto con una scaglia di vetro.

“Mi dispiace per te, ma lo avevo previsto e dato per scontato. Sapevo che saresti andata dritta verso la mia arma del Nulla e per questo... l'ho sganciata e posata ai piedi di uno degli specchi. Puoi saper duellare quanto vuoi ma... chi combatte lealmente non vince mai. Questi tanti inutili specchi ti hanno uccisa. La tua stupida superbia ti accompagnerà all'inferno, finalmente. ” Disse Talos e con violenza spinse la morente ragazza a terra, in una pozza di sangue mentre lui si riagganciava la sua arma al polso.

Il ragazzo, coprendosi il viso sfregiato, si recò dove era incatenata Reven e la liberò distruggendo le catene che la bloccavano.

La ragazza si sgranchì ansimando e corse a prendersi i suoi vestiti, ma al posto di indossarli strappò una manica della sua tuta e la legò velocemente sul viso di Talos.

“S-se non fermi subito la perdita, morirai dissanguato.” Esclamò Reven respirando pesantemente e tremando.

“Adesso calmati. L'ho sconfitta e non c'è più niente di cui preoccuparsi. Vestiti, porta fuori di qui le altre prigioniere e torna velocemente dalla tua famiglia! Sono sicuramente preoccupati per te!” Affermò Talos scuotendo la ragazza con forza.

Distratti dalla spensieratezza del successo, nessuno dei due si accorse che Flore si era rialzata e stava correndo verso di loro.

“Muori verme!” gridò la spadaccina; Talos si girò prontamente per provare a parare, ma all'improvviso Flore si paralizzò. Un pugnale le si era conficcato in gola. Immediatamente i suoi occhi si spensero e cadde immobile al suolo.

“Meno male che ho deciso di venire, tesoro!” si trattava di Liaka che reggeva in mano un secondo pugnale.

“Liaka! Come fai a sapere che sono qui?” Chiese curioso e indispettito Talos.

“Ma che impertinente! Ti salvo la vita e questo è il ringraziamento! Se non ci fossi stata io... quella ti avrebbe ucciso. Da come vedo ti ha già ferito un bel po'! Forza vieni con me alla base e vediamo di cosa si tratta.” esclamò Liaka prendendo per mano Talos.

“Non hai ancora risposto alla mia domanda, come.... tsk, si. Vengo e ne parliamo lì!” Disse Talos seguendola.

“Talos! Aspetta!” urlò con forza Reven e il ragazzo si voltò senza indugio. “Ti ringrazio davvero per aver salvato me e le mie studentesse... Ti devo un grande favore... grazie davvero e... tieni! Ti eri dimenticato questo a casa e mi vergogno di dirti che ci ho anche dato un'occhiata... ti prego di perdonarmi!” Reven si avvicinò e consegnò a lui l'agenda nera che aveva trovato sulla sedia. Talos la osservò con tristezza e la conservò in tasca. Dopodiché condivise con Reven un lungo sguardo che sembrava parlare.

“Talos, vieni via!” Liaka gelosa trascinò via Talos mentre i due ancora non avevano smesso di guardarsi.

 

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Capitolo 5
*** Colleghi delle ombre ***


“Tieni questo bendaggio per una settimana sul tuo occhio. Per fortuna la lama non è penetrata in fondo e non hai perso la vista. Sei stato piuttosto fortunato, bello!” Esclamò Liaka accarezzando i capelli a Talos. Si era già alzato il sole dopo quel lungo e impegnativo combattimento contro Flore e Liaka gli aveva curato la ferita meglio di come avrebbe fatto un'infermiera professionista.

Talos si alzò di scatto dalla sedia dove era stato seduto per ore e corse via verso la porta ma sentì un forte pizzico sul braccio.

“Dove stai andando?!” Domandò Liaka dubbiosa.

“Vado a vedere se Reven sta bene e se è tornata a casa senza problemi.” Rispose il ragazzo spostando via violentemente il suo braccio.

“Ma hai bisogno di riposo!” Replicò infuriata la ragazza.

“Non sei tu a dirmi cosa devo fare!” Disse Talos e afferrò con decisione il manico della porta d'uscita.

“Hai ragione, non lo sono ma c'è chi lo fa per me. Talos, tu non sei un uomo libero. Non più. Non dimenticarlo, mai.” Disse Liaka con tono lugubre e tetro. L'assassino sentì un leggero brivido sulla schiena ma prese comunque l'uscita senza voltarsi. Un istante prima che potesse finalmente andarsene, Talos percepì una leggero rumore di interferenza alla loro spalle. Il grande schermo dietro di loro si era accesso e il faccione di Rezi li osservava con imponenza. La ragazza si inchinò e aspettò che egli iniziasse a parlare mentre Talos si mise a braccia conserte e tenne alto il capo.

“Grande Rezi! È arrivato giusto in tempo! Per favore aiutatemi a far ragionare questo ragazzino sconsiderato che è Talos!” Esclamò con affanno Liaka.

“Talos... volevo complimentarmi con te per l'ottimo lavoro svolto durante l'ultimo incarico.” Disse con un sorriso solare Rezi.

“Non faccio altro che svolgere tutto ciò che mi ordina e se devo fare una cosa, la faccio in modo impeccabile.” rispose secco il ragazzo.

“Lo so fin troppo bene. E proprio per questo voglio premiarti con un intero giorno di riposo. Fa' pure quello che desideri oggi! Ciao Talos! Ah,e per la prossima volta... se affronti un nemico con un'arma del vuoto, non farlo da solo! In questa battaglia sei stato fortunato ma non sarà così sempre!” Talos non si aspettava tanta gentilezza da Rezi e senza ringraziare o contestare corse via dalla stanza.

“Che cosa?! Onorevole Rezi ma non può permettergli una cosa del genere! Così finirà per viziarlo!” Disse infuriata Liaka.

“E perchè no?” Replicò con fare da finto tonto il politico.

“Mio signore, permettetemi di darvi una dritta! Talos ha portato a termine la missione con tanto impegno non perché doveva farlo ma perché voleva salvare quel maschiaccio impertinente della professoressa della classe! Una certa Reven! Signore, se non eliminiamo il problema alla radice Talos non eseguirà più le missioni senza pietà perché lui sta iniziando a provare sentimenti buoni, lo sento!”

“Liaka, secondo me ti alteri troppo e sei troppo gelosa di una cosa che non ti appartiene neanche lontanamente. Talos non cambierà atteggiamento e io lo so benissimo. Mi sono interessato alla sua storia da quando ha sterminato la sua famiglia e ho fatto in modo che non venisse perseguitato legalmente per questo, anche se lui non ne è al corrente... Un assassino di quelle capacità non è qualcosa che si trova per strada, anche se io l'ho trovato proprio in questo modo. L'amore che ha provato per la ragazza che adesso tanto protegge è il fattore che lo terrà per sempre incatenato a noi e sai perché?”

“P...Perché?”

“Perché Talos è a conoscenza di cosa succede quando provi dei sentimenti per una persona di cui non hai certezze e lui non rischierà mai di provare le stesse atrocità una seconda volta. Questo perché lui è un codardo, proprio come tutti gli assassini. AHAHAHAHAHAH” E con una sonora e inquietante risata Rezi sparì dallo schermo lasciando Liaka a bocca aperta e intimidita.

 

Il giovane era quasi arrivato all'ingresso della casa di Reven ma non appena si avvicinò al campanello la sua Lama iniziò a brillare e Talos esitò. Qualcosa gli diceva che non doveva entrare e che il suo posto era da un'altra parte. Alzò la sua arma al cielo e la fissò ma non vide nulla di diverso, poi però abbassò il braccio e vide in lontananza la montagna dove aveva combattuto contro Flore per salvare Reven. Era lì che doveva andare ancora una volta.

Entrò nel Nulla e si teletrasportò nel luogo dove era avvenuta la battaglia: il posto era raso al suolo e tutto era ricoperto di polvere e macerie. Talos pensò che molto probabilmente erano stati gli scagnozzi di Rezi a distruggere tutto per non lasciare prove ma non ne era certo. Era meglio stare in guardia, neanche lui sapeva perché era tornato lì.

La Lama dal Nulla di Talos si illuminò di nuovo e iniziò a vibrare, il giovane seguì il percorso che la sua arma gli indicava attraverso le diverse intensità di vibrazione. Talos sollevò una roccia e vide ciò che la sua Lama stava cercando: si trattava del Fioretto di Flore e anch'esso pulsava di una strana energia.

Talos era quasi riuscito a toccare la spada ma all'improvviso udì un fischio che si faceva sempre più vicino: Era un missile diretto verso di lui; ci fu un grande scoppio seguito da una tempesta di cenere. Talos saltò fuori incolume, giusto un po' più sporco e nervoso di prima.

“Non ci vediamo da molto tempo... ma sei rimasta sempre la solita esaurita. Eh, Gina?” Esclamò sospirando Talos.

Una ragazza di bassa statura e dall'aspetto adolescenziale era seduta comodamente su un alto masso e scrutava con aria divertita Talos. I suoi occhi allegri erano di un rosso fuoco come i suoi capelli, corti ma caratterizzati da un lunghissimo ciuffo che copriva l'occhio destro. Il suo seno florido era coperto da una fascia nera che ne nascondeva solo la metà. Aveva dei jeans cortissimi abbinati a degli stivali alti ma snelli. Ma la caratteristica più rilevante era che impugnava una pistola completamente nera: un'altra arma dal Nulla.

“Talos, non te la prendere! Volevo solo verificare se fossi realmente tu! E inoltre... per favore non chiamarmi con quel nome!” Disse la ragazza e saltò giù dal masso con violenza. Dopodiché si avvicinò saltellando al giovane.

“Quello è il tuo nome, non puoi farmi una richiesta del genere.” Replicò Talos portandosi la mano al viso in segno di rassegnazione.

“Ma è un nome così inadatto e vecchio per una figa come me! Prendi esempio da Rezi! Lui mi chiama agente Nameless! Non è male, sicuramente meglio di Gina! A cosa stavano pensando i miei genitori quando mi hanno chiamato così! Ora che sono finalmente all'inferno, avranno sicuramente un girone apposta per loro!

“Bando alle ciance, carissima Nameless... Dimmi piuttosto cosa ci fai qui? Sapevo che Rezi ti aveva mandato in missione verso nord. Gli hai disubbidito ancora?”

“Ummm... si e no, carissimissimo Talos. Io invece ti chiedo cosa ci fai tu qui? Parla tu per primo e fooooorse parlerò anche io.”

Talos non ebbe tanta scelta e decise di raccontare all'eccentrica ragazza la sua battaglia contro Flore e il motivo che lo aveva portato a ritornare in quel luogo.

“Allora vuol dire che siamo qui per lo stesso motivo, Talos. Ho percepito la presenza di un'arma dal Nulla senza utilizzatore ed ero venuta qui per appropriarmene ma poiché sei stato tu a sconfiggere il suo proprietario, è tua di diritto.” Esclamò Gina e prese da terra il fioretto per consegnarlo all'assassino.

“E con questa cosa ci dovrei fare?” Domandò Talos con espressione perplessa.

“Prova a toccare il Fioretto con la tua Lama e vedi cosa succede.”

Talos si fidò di Gina e fece ciò che gli aveva consigliato. Una luce nera abbagliò lo sguardo dei due presenti fino a terminare con uno scoppio senza rumore.

Quando Talos riaprì gli occhi notò che qualcosa era cambiato: la sua Lama si era trasformata in un spada sottile ma possente, leggera ma pericolosa e aveva anche un'impugnatura.

“Dove diavolo è finita la mia Lama da assassino?!” Il ragazzo riconosceva la validità della nuova arma ma non desiderava cambiare il suo stile di combattimento da un momento all'altro.

“Non ti agitare, bimbetto. Adesso la tua arma dal Nulla ha assorbito i poteri dell'altra, ma la tua Lama vive ancora lì dentro. Puoi fargli cambiare forma ogni volta che lo desideri e farla tornare la Lama originale e tutto questo solo con il tuo pensiero!” Escalmò con un atteggiamento di compassione la ragazza.

Talos provò e la sua arma tornò come prima.

“Adesso potrai anche sostenere combattimenti ravvicinati senza problemi e anche tornare ad essere lo sporco e codardo assassino che sei sempre stato!” Disse Gina dando una forte pacca sulla schiena a Talos.

“Mi sento invincibile adesso! Ah-ah-ah-ah! Grazie mille, Gina sei stata di grande aiuto e compagnia ma ora ho delle questioni da sbrigare! Addio!” disse Talos e iniziò a correre verso un portale del Nulla.

“E se ti dicessi che la tua sete di potere potrebbe non fermarsi qui?” Esclamò la ragazza con un sguardo provocante e sensuale.

“Cosa intendi?”

“Funziona proprio come in un videogame. La tua Lama dal Nulla è solo al livello due adesso. Più armi dal Nulla assorbi e maggiori forme la tua potrà assumere e ovviamente... sarà sempre più potente!”

“Dove trovo altre armi?” Chiese spazientito Talos.

“Te lo dirò, ma solamente se mi offri una bibita fresca!”

Talos fu costretto ad assecondare Gina e insieme sparirono via dalla montagna attraverso il Nulla. Si recarono al primo bar che trovarono e si sedettero. Talos cercava di rendersi meno noto possibile per non imbattersi in qualche sua conoscenza.

“Allora, bevi velocemente e sputa il rospo!” Esclamò Talos e sbatté leggermente il pugno sul tavolo.

“Sono contento che tu voglia trovare tante armi dal Nulla Talos... perché ho davvero bisogno del tuo aiuto!”

“Cosa intendi? So che sei venuta fin qui per prenderti il Fioretto ma non pensare che condividerei con te qualcuno dei miei bottini di guerra!”

“Sei fuori strada, piccolo. Io non ho bisogno di power-up per sentirmi forte, ma parlando seriamente... adesso ti racconterò dei Messaggeri dal Nulla.”

“Massaggiatori dal Nulla? Cosa sarebbero? Nuovi accessori?”

“Ho detto Messaggeri! Magari si trattasse di quello che hai detto tu...” Gina sospirò preoccupata e Talos notò il suo atteggiamento e fece cenno di continuare.

“Talos, sta' bene a sentire. I Messaggeri dal Nulla sono dei tipi pericolosissimi e spietati. Come avrai capito possiedono anche loro le armi speciali ma non sono semplici individui. Sono un gruppo di persone che vogliono conquistare la nazione attraverso terrore e violenza. Hanno già conquistato diverse zone confinanti con la nostra ma nessuno ne è a conoscenza perché corrompono i grandi leader in modo da dominare senza creare caos e quindi senza rilevare la loro identità. Tutti quelli che hanno visto i loro visi... non hanno avuto la possibilità di descriverli.”

“E io che cosa ci posso fare? Lo hai già riferito a Rezi?” Domandò Talos annoiato.

“Non scherzare, Talos! È imprudente dire una cosa del genere a Rezi! E se anche lui fosse già corrotto? I Messaggeri sarebbero subito a conoscenza del fatto che vogliamo fermarli e ci chiuderebbero la strada prima che noi riuscissimo a farlo a loro! Ciò che ti chiedo è di tenere gli occhi aperti e diventare sempre più forte! Tu... sei l'unica persona su cui posso contare e l'unica che considero mio amico.” La ragazza avvicinò la sua mano a quella di Talos e la strinse forte per poi guardarlo negli occhi con uno sguardo dolce e pieno di paura. Il giovane abbassò lo sguardo arrossendo.

“Uff... e va bene. Conta pure su di me. Annienteremo questi individui, puoi scommetterci. Anche io ho i miei motivi per tenere questa gente al sicuro...” esclamò Talos e si strizzò la maglietta con decisione.

“Perfetto! Sei grandioso! Adesso devo scappare, mi hai fatto perdere tanto tanto tempo. Sayonara, piccolino!” Gina si alzò di scatto dal tavolo e corse via cpsì velocemente che Talos fece fatica a sentire cosa aveva detto. Proprio in quel momento Talos sentì anche la voce del cameriere che diceva: “le posso portare il conto?”

 

Si era fatta sera e per Talos era stata una giornata faticosa e confusionaria senza che avesse minimamente lavorato. Era però giunto il momento di andare a trovare Reven.

Quando Talos arrivò, lei era appoggiata alla finestra e lo vide. Reven si diresse velocemente alla porta e uscì di fretta. Senza parlare, la ragazza afferrò la mano di Talos e lo portò dentro la casa.

“Come sta la ferita al tuo occhio?! È grave?! Ti fa molto male?!” Domandò ansimando e sudando Reven che guardava con insistenza le bende sul viso del giovane.

“L'occhio è fuori pericolo, devo solo tenere questa bendatura per un po'... piuttosto, tu come stai?”

“Io sto bene e grazie a te anche tutte le mie studenti che erano la mia maggiore preoccupazione. Non hai idea di quanto ti sia grata per il tuo aiuto. Anche se sei antipatico e asociale, sei stato molto gentile a preoccuparti per me.” Disse Reven, abbassò lo sguardo, poi sorrise.

“Signor Talos! Ciao!” i due piccoletti entrarono saltellando e abbracciando Talos che si sentiva sempre più imbarazzato.

“Ti ringraziamo tanto per aver salvato la mia sorellina! Adesso che lo hai fatto, lei è la tua principessa! Che aspettate a sposarvi? Eh-eh-eh!” Disse ridacchiando la sorellina. Reven e Talos si guardarono e arrossirono dalla vergogna.

“Questo è per te!” Il fratellino più piccolo sollevò una busta; Talos ci diede un'occhiata e vide il regalo: si trattava di una nuova mantella di colore blu metallico dotata di un cappuccio grigio e largo. Sembrava resistente, comoda e leggera.

“I miei fratellini ti vedevano sempre vestito con questi stracci ogni giorno e hanno pensato di cucirti una mantella nuova.” Esclamò Reven con leggera invidia.

“Grazie davvero, bambini. Siete i miei migliori amici!” Disse Talos accarezzando i due piccoli che emozionati dal suo atteggiamento gentile lo abbracciarono con entusiasmo ed urlarono “Evvai! Abbiamo un agente segreto come amico!”

“Bene bambini, adesso io e Talos dobbiamo parlare. Per favore, vieni con me nella mia stanza...” Reven condusse Talos nella sua camera, ovvero la camera matrimoniale dei suoi genitori poiché da quando il padre era scomparso, Reven e sua madre dormivano insieme.

“Talos... te l'ho detto ma lo ripeto... mi dispiace davvero tanto di aver letto la tua agenda. Me ne pento molto ma almeno adesso ho capito perché ci tieni così tanto a quella mia studentessa. Le frasi che hai scritto non erano semplici parole ma trasmettevano tutti i tuoi sentimenti che... so che hai perduto e non riesco a immaginare quanto possa fare male.”

“Non c'è bisogno che ti scusi. Gli uomini cedono facilmente alle tentazioni e la curiosità è una delle più forti... e comunque ti sbagli a dire che non puoi capire. Da quanto mi sembra d'aver capito... tuo padre non è morto ma se ne è andato. Non ti ha fatto male?”

“Se mi ha fatto male? No, mi ha ucciso. Mio padre era un punto di riferimento per me. Mi ha educato e mi ha allenato per poi sparire, ma dopo il suo abbandono sono diventata la donna forte che sono ora. Nonostante ciò... avrò sempre qualcosa in meno rispetto agli altri... un padre.” Reven abbassò lo sguardo e si strofinò gli occhi. Talos le prese il mento e le alzò lo sguardo portandolo al suo.

“Reven... a te mancherà anche un padre, ma nessuno avrà mai il rapporto che tu hai con i tuoi cari. Fai di tutto per tenerli su, per non farli sentire inferiori a nessuno e per farli diventare forti come te.” Disse Talos e alla ragazza scoppiò un sorriso in seguito ad un singhiozzo.

“Inoltre...” continuò Talos. “Devi aiutare a far diventare forte anche me. Adesso ho un nuovo giocattolo e vorrei imparare ad usarlo. Tu che usi un gladio sei la persona più adatta ad insegnarmi ad usare questa spada da combattimenti ravvicinato. Che ne dici?”

“Ti dico di andare a dormire perché domani mattina presto ti voglio a casa mia. Prima di andare a lavoro ti darò una piccola dimostrazione di cosa è un vero duro allenamento! Preparati a spezzarti la schiena!”

 

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Capitolo 6
*** Tragedia nelle ombre ***


La foschia mattutina si vaporizzava lentamente ai primi raggi del sole ancora debole e la rugiada gocciolava da una foglia all'altra. Lo schiamazzare dei volatili sui loro nidi era impercettibile a causa dei violenti botti che Talos e Reven provocavano durante il loro allenamento che portavano avanti senza sosta da quasi due ore. Il parco era deserto a quell'ora e un ampio spazio come quello era l'ideale per un sano combattimento a lama sguainate. Talos imparava notevolmente e facilmente tutti i segreti della sua nuova spada ma l'atteggiamento veterano e impavido della sua rivale lo metteva spesso in difficoltà.

“Potresti procedere con meno agonismo, per favore? Non dimenticarti che questa è la prima volta per me e questa spada è pesante! I tuoi colpi mi spezzano le braccia!” Esclamò Talos, dall'aria visibilmente stanca.

“Pensi che qualcuno dei tuoi futuri avversari avrà la gentilezza di andarci piano con te? Non ti lamentare, sfaticato!” Reven rispose innervosita e si lanciò con violenza contro il ragazzo scaraventandolo via. Senza dubbio Talos non era neanche lontanamente al suo livello di combattimento nell'utilizzo di un'arma a due mani.

Reven corse minacciosa verso di lui ma l'allenamento fu interrotto da un'acuta voce femminile in lontananza.

“Talos! Ciao, ti devo parlare! Corro da te!” Si trattava di Gina che si incamminava con passi goffi verso il ragazzo, subito dopo lo afferrò da una mano e lo allontanò da Reven che alla vista di ciò si indispettì e si voltò di spalle a braccia conserte.

“Talos... le questioni personali le devi lasciare fuori dall'allenamento! Non è ancora finito!” Disse Reven ancora di spalle e con il viso imbronciato.

“G-giusto un momento! Questa mia... emh... amica deve dirmi qualcosa di importante!” Esclamò Talos con un immotivato imbarazzo e si allontanò con Gina.

“Talos, ho novità importanti riguardo i Messaggeri! Secondo gli ultimi impulsi della mia arma... c'è stata una frequente presenza di un'arma dal Nulla nei pressi del teatro principale! Dovremmo andare a controllare giusto per sicurezza e sicuramente in due è meglio! Che ne dici?” Chiese Gina.

“Ovviamente vengo, non c'è un minuto da perdere.” Disse Talos, dopodiché si voltò verso Reven: “Mi dispiace, Reven. È successo un inconveniente e devo risolverlo, continueremo un'altra volta! Grazie di tutto.” e così i due corsero fuori dal parco verso la via del teatro.

“È stato solo un piacere, Talos...” rispose Reven e in seguito aggiunse bisbigliando “Vai pure con quella tipa mezza nuda, brutto depravato. Ti aspetto al prossimo allenamento se così avrai il coraggio di chiamarlo!” Nervosa e impreparata all'improvviso abbandono di Talos, la ragazza si diresse a casa a prepararsi per le sue lezioni.

Nel frattempo, i due cacciatori di armi dal Nulla erano quasi giunti a destinazione ma una chiamata improvvisa interruppe la loro corsa.

“Parla Talos!” Rispose prontamente l'assassino.

“Talos! Sono Rezi! Sono contento che tu sia già sveglio a quest'ora! Ho proprio qui pronto un incarico urgente per te!”

“Emm... signore, non credo di essere tanto disponibile in questo momento.”

“Cosa? Talos forse ti sei dimenticato che ti ho concesso un intero giorno libero e che non ti è permesso rifiutare gli incarichi?”

“Ma...”

“Niente ma! Non costringermi a rivelarti le conseguenze che il tuo comportamento potrebbe portare! Recati adesso al museo cittadino perché una importante consegna sarà effettuata nella mattinata. È un antica pietra scritta con geroglifici ancora non identificati dagli esperti! Devi verificare che la consegna non sia ostacolata da nessuno perché voglio che sia analizzata dai miei migliori uomini per scoprirne i segreti! Non ammetterò più esitazioni e fai il tuo lavoro!” e con un tono di voce molto scontroso Rezi concluse la chiamata.

“Gina... sono molto dispiaciuto ma non credo di avere molta scelta.” Disse Talos con lo sguardo per terra.

“Non preoccuparti, ci andrò da sola per ora! Finisci il tuo incarico e poi raggiungimi. Sono stata chiara? Ci si vede, bello!” La ragazza riprese a correre ancora più rapidamente e la sua sagoma si perse nella nebbia.

Talos, molto deluso imboccò la via opposta e si diresse al museo. Quando arrivò a destinazione aspettò per ore ma nessuna consegna veniva effettuata. Il ragazzo si annoiava e la sua pazienza era al limite; era così annoiato che iniziò a guardarsi intorno ascoltando le chiacchiere dei visitatori che entravano nel museo.

“Ehi, caro mio! È raro vedere un ragazzo così moderno come te al museo? Cosa ti porta qui?” Disse uno ad un suo conoscente.

“Bhe, quando sono andato al teatro mi hanno impedito l'entrata perché c'erano dei lavori in corso. Infatti si sentivano tanti rumori! E così ho deciso di venire qui, che ne dici di accompagnarmi dentro in nome dei vecchi tempi?” Quando Talos udì la risposta del signore un brivido gelido gli attraversò la pelle e gli provocò un'orribile sensazione.

Talos decise; lasciò il museo e preoccupatissimo si diresse a massima velocità verso il teatro. Era stato così tanto impulsivo che non si accorse di essere seguito, Reven era lì che lo osservava da quando si era fermato al museo. La ragazza era curiosa di conoscere tutto su Talos e la presenza di Gina aveva ancor più alimentato la sua sete di sapere, così decise di assentarsi dalle lezioni per seguirlo.

Talos giunse all'entrata dell'edificio che era sbarrata e presieduta da due loschi tipi in giacca nera e occhiali da sole. Il ragazzo non si curò del loro divieto, sfondò la porta e corse verso la sala degli spettacoli da dove percepiva una forte presenza di armi dal Nulla. Le due guardie si apprestarono ad inseguirlo ma Reven le afferrò dal capo e le sbatté una contro l'altra in modo da stordirle senza procurare ferite gravi, dopodiché seguì Talos senza indugio.

Il ragazzo spalancò il grande portone della sala e assistette allo spettacolo teatrale peggiore della sua vita: Gina era immobile e si reggeva il collo con le mani.

“Tal... Aiut...” misera, pronunciò le sue ultime parole e subito una doccia di sangue si presentò agli occhi di Talos. La testa di Gina si staccò dal corpo ed entrambi i pezzi caddero a terra lentamente, senza far rumore. Reven assistette all'evento con disgusto, nascosta dietro all'entrata.

“Gina... dannazione! Non sono riuscito a salvarti in tempo... sentivo che non dovevi andare da sola!” Esclamò con furore Talos, cercando di trattenere le lacrime.

“Non è carino da parte tua arrivare a spettacolo finito! Sei irrispettoso, assassino!” Una voce da uomo ma striminzita e ridicola parlò. Il suono proveniva dalle aste metalliche orizzontali che sostenevano il palcoscenico del teatro. Talos si voltò verso la figura che si era rivolta a lui con tanto disprezzo e riuscì a vederla con chiarezza: era una persona di bassissima statura tanto che definirla di un metro sembrava esagerare, vestiva di una tunica monacale nera molto ampia dotata di un largo cappuccio sotto il quale si nascondeva una testa pelata con una maschera bianca spezzata in due parti; da una parte era raffigurato un volto felice con un occhio a forma di stella e dall'altra un volto intristito dal quale stretto e ricurvo occhio scendeva una lunga goccia di sangue.

“Sei stato tu a fare del male a questa ragazza?!” Chiese Talos indicando l'uomo.

“Con piacere! Permettimi di presentarmi, io sono il grande e unico Master Bisio e sono il miglior regista teatrale che sia mai esistito e se ancora non ti è chiaro... sono un Messaggero dal Nulla!”

“Allora i sospetti di Gina erano fondati... voi maledetti avete intenzione di corrompere questa città! Non ve lo permetterò, bastardi! E soprattutto mi vendicherò per quello che avete fatto alla mia amica!”

“Avete ucciso questa ragazza e anche io contribuirò a fare giustizia!” Reven saltò a fianco di Talos che sorpreso cercò di farla indietreggiare.

“Reven?! Cosa diavolo ci fai qui?!” Domandò Talos.

“Ti cacci sempre nei guai, ecco perché!” Il ragazzo aveva intuito che Reven non stesse dando la sua vera motivazione ma la situazione non era favorevole per chiedere subito dei chiarimenti.

“In ogni caso ne starai fuori perché non sono cose che ti riguardano!” gridò Talos cercando di intimidire Reven ma lei sembrava solo essere più motivata ad aiutarlo.

“Talos, permettimi di aiutarti.” Intervenne il Messaggero “Mi dispiace per te, ragazzina, ma non ti vedo nella lista degli attori!” Bisio mosse leggermente le mani e dal suolo spuntò una massa di fili sottilissimi che confinarono Reven da Talos e il losco individuo.

“Bastardo! Lasciamo passare!” Reven colpì i fili con il suo gladio ma la lama non scalfì neanche di un poco la barriera.

“La mia arma è l'Ago dal Nulla! Questo insieme di fili fini e letali mi permette di manipolare tutto lo scontro secondo il mio copione e soprattutto tagliare le parti che non mi garbano, proprio come la testa di quella babbea! Ah-ah-ah!” esclamò con fierezza Bisio.

“Non permetterti più di parlare così di lei!” Talos infuriato balzò in alto verso il suo avversario, si teletrasportò nel nulla e ricomparì di fronte alla sua vittima, con la sua lama pronta a sgozzarla ma il colpo fu apparentemente parato senza motivo e il ragazzo perse l'equilibrio fino a cascare per terra.

“I tuoi agguati non mi scalfiscono! La mia barriera di fili mi protegge da tutto ciò che risiede fuori dal palco! Neanche viaggiare attraverso il Nulla può permetterti di superarla!” Disse Bisio ridacchiando.

“Quindi ti sarà stata molto utile per parare tutti i pomodori che ti hanno lanciato durante i tuoi spettacoli di merda!” replicò pungente Talos.

“Ti passerà la voglia di prendermi in giro quando conoscerai il resto dei miei collaboratori!”il messaggero, estremamente offeso, iniziò a muovere con rapidità le sue mani e poco alla volta un gruppo di corpi si sollevò da terra e ognuno di essi era armato. Sembravano essere tutte persone morte che Bisio comandava con la sua arma particolare.

Gli schiavi del marionettista si lanciarono all'attacco contro Talos che senza pietà li affettò ad uno ad uno con l'aiuto della trasformazione della sua arma. Dopo essersi liberato dei cadaveri, si catapultò ancora una volta contro Bisio ma fu costretto a rallentare quando vide che il corpo senza testa di Gina si muoveva verso di lui.

Talos non la colpì con violenza come aveva fatto con gli altri, ma con un taglio netto spezzò i pochi fili che controllavano il corpo della ragazza. La sua arma mutata sembrava essere più efficace contro quella di Bisio e allora provò ad usarla contro la barriera di fili ma il risultato era lo stesso, niente la abbatteva.

“Non c'è dubbio che tu sia degno di possedere un'arma dal Nulla, assassino! Ma il tempo che hai occupato durante il mio spettacolo è anche troppo per un perdente come te!” Bisio si sentiva umiliato dalla grande abilità di Talos ma era ugualmente sicuro di vincere. Il maestro comandò i suoi fili in modo che attaccassero direttamente il ragazzo che era notevolmente in difficoltà in quanto erano quasi impossibili da vedere e quindi anche da schivare. Talos era pieno di graffi e se anche solo uno dei fili avesse penetrato la sua pelle, la sua fine sarebbe stata identica a quella della sua amica.

Talos era stanco di scappare e non aveva idee ma non appena voltò lo sguardo sugli occhi spalancati della testa penzolante di Gina, una scossa di adrenalina lo illuminò; Talos scomparì nel nulla e si fece perdere di vista per molto tempo.

“Guarda un po' questo fifone! Restare nel Nulla per sempre non ti aiuterà a vincere anche perché posso andarci anche io... ma non pensare che io sia così stupido da abbandonare la mia barriera! Sono disposto ad aspettarti tutto il giorno, e anche la notte se necessario!” Mentre Bisio era troppo impegnato a parlare, Talos gli comparì davanti pronto a colpire con tutta la forza la barriera ma il suo avversario era solo apparentemente distratto. Il ragazzo non riuscì neanche a toccare la protezione poiché Bisio lo fermò infilzandolo al petto con una copiosa quantità di fili che in seguito lo ancorarono per terra.

“Talos, dannazione!” Reven stava osservando con sofferenza il combattimento e si sentiva più impotente che mai.

“Ah-ah-ah! Pensavi di essere furbo?! Posso percepire facilmente i tuoi spostamenti grazie alle vibrazioni dei miei aghi! Adesso preparati ad essere svuotato lentamente di tutti i tuoi organi interni!” Bisio sollevò le sue braccia pronto a impartire il colpo di grazia ma improvvisamente Talos afferrò tutti i fili che lo infilzavano e li strinse con violenza. Un impulso nero e fiammante accese tutti i fili della stanza che in poco tempo si vaporizzarono, sia quelli che trafiggevano Talos sia quelli che proteggevano Bisio. Il Messaggero balbettante e preoccupato indietreggiò ma si accorse di essere sospeso in aria in quanto era stato sempre seduto sulle aste superiori del palco; un grande incendio inghiottiva il teatro poco alla volta.

“Ma come diavolo hai fatto a spezzare la mia barriera?!” Domandò sconvolto Bisio

“Ho semplicemente assorbito l'arma della mia amica Gina che mi ha dato il potere di creare flussi di energia dal Nulla attraverso la mia arma... flussi abbastanza potenti da bruciare tutti i tuoi stupidi fili!” replicò tossendo Talos che si rialzava lentamente da terra.

Talos approfittò dello stupore del suo avversario e anche se ferito e senza forze saltò verso l'uomo mascherato e lo trafisse allo stomaco. Entrambi i combattenti caddero dal palco stesi per terra e immobili, mentre il posto crollava a pezzi.

Per un momento il rumore scoppiettante delle fiamme fu l'unico suono nella stanza; nessuno dei due accennava a riprendersi.

“N-no, lo spettacolo non è ancora finito!” Bisio si rialzò lentamente e si strinse l'abito sanguinante; Talos lo aveva trafitto ma la ferita non era stata abbastanza precisa e potente a causa delle condizioni fisiche carenti dell'assassino che ora si trovava in grossi guai.

“Talos, no! Stai attento!” Reven preoccupata e finalmente libera dalla prigione di fili iniziò a correre verso il campo di battaglia ma era parecchio lontana e le macerie le impedivano il passaggio.

Bisio rovistò nella sua manica destra e uscì fuori un lungo pugnale. “Avrai anche messo fuori uso la mia arma dal Nulla... ma un maestro come me ha sempre un asso nella manica, letteralmente! Dopo che sarai stato ucciso, nessuno più si permetterà di insultare le mie commedie come hai fatto tu! Io sono Master Bisio, il più grande artista del mondo e tu non sei nient'altro che una delle mie prossime marionette morte!”

“N-non riesco a muovermi... per me è finita...” sussurrò Talos con un amaro sorriso sulle labbra.

Non appena Bisio fu sul punto di giustiziare Talos, una brillante luce nera travolse il Messaggero che iniziò ad urlare dal dolore; la sua pelle stava scomparendo e il suo scheletro era quasi diventato visibile quando un'esplosione pose fine all'orrenda scena. Reven arrivò finalmente in soccorso e sollevò Talos da terra ma il ragazzo la respinse e si alzò da solo.

“Non c'è bisogno Reven... ce la faccio da solo, mi sono ripreso.” Disse Talos barcollando.

Quando il fumo dell'esplosione si diradò, era rimasta solo la maschera del Messaggero che sembrava essere stato disintegrato ma al suo posto, incorniciati da una nebbia scura apparvero altri quattro individui vestiti esattamente come Bisio. Uno di loro era molto snello e basso rispetto agli altri, e aveva la mano tesa verso Talos; probabilmente era stato lui a lanciare il colpo che aveva disintegrato Bisio.

“Così tu sei Talos? Ti immaginavo un po' più imponente, mpf.” Disse una voce femminile.

“Forse non dovresti giudicarlo ora, Bisio deve avergliele suonate per bene!” esclamò quello con la mano tesa che però ritirò velocemente nella tunica.

“Dannazione... questi sono gli altri Messaggeri. Tu...Vattene... devo tenerli io!” Esclamò Talos senza voce.

“Non pensare neanche che avrei il coraggio di abbandonarti! Dovranno passare sul mio cadavere prima di sfiorarti!” urlò Reven in assetto da battaglia e si interpose tra Talos e i nuovi nemici.

“Siete così tanto patetici!” Il messaggero sollevò di nuovo la sua mano che si accese ancora una volta di quella strana luce oscura, ma una voce matura e consumata lo interruppe.

“Combatti solo e sempre per gli altri e mai per superare te stessa. Resti sempre una lama incrinata, Reven.” Disse con tono lugubre il terzo messaggero.

“Ma... come fai a conoscere il mio nome?! Togliti quella maschera e combatti lealmente! Fatti guardare negli occhi!” disse Reven indicandolo con la sua spada.

“Non alterarti, cara Reven. Nelle tue condizioni non saresti comunque in grado di sfiorarmi. In ogni caso non siamo qui per uccidervi ma solo per complimentarci.” rispose l'individuo.

“Cosa?! Ma capo...” esclamarono con rabbia i due messaggeri che avevano parlato precedentemente ma il quarto componente, che ancora non aveva spiccato parola e che era caratterizzato da un fisico possente, li trattenne ostacolandoli con una ciclopica apertura bracciale che quasi copriva tutto il palcoscenico.

“Noi non ti uccideremo oggi, Talos... hai sconfitto lealmente quell'incapace di Bisio e noi ti abbiamo ricompensato salvandoti la vita. Apprezzo chi vince un duello e non ammetto trucchi infami come quelli che il mio ex-collega adoperava... Comunque, se ti ho salvato è solo perché voglio vederti combattere a piene forze contro noi Messaggeri e soccombere davanti alla nostra superiorità! Ma c'è un altro motivo per il quale volevo che il nostro compagno morisse...” Quello che quindi si era rivelato il leader dei Messaggeri sollevò la mano in aria e attirò a se tutti i resti dei fili di Bisio fino ad assorbirli nel suo corpo.

“Adesso che ho assorbito anche l'arma di Bisio sono a quota 99 armi dal Nulla. La tua sarà la numero 100.”

“Hai detto 99?!” Talos rimase a bocca aperta davanti all'affermazione del messaggero e iniziò a tremare perché percepiva l'altissimo livello di combattimento contro il quale non avrebbe mai potuto competere.

Alle spalle dei Messaggeri comparve un grande portale del Nulla verso il quale i quattro individui si diressero a passi lenti.

“Ah, mi stavo dimenticando!” aggiunse il capo “oggi al museo abbiamo recuperato un bel reperto veramente raro che conteneva segreti riguardanti le grandi potenzialità nascoste delle armi dal Nulla. È stato davvero soddisfacente il fatto di non trovare ulteriori ostacoli o perdite di tempo. Grazie, Talos.”

Talos si inginocchio e iniziò a sbattere i pugni per terra perché aveva fallito in ogni campo della sua missione; non era riuscito a soddisfare gli ordini di Rezi e non aveva salvato la sua amica e tutto ciò solamente perché non era sufficientemente forte.

“Non devi buttarti giù, Talos. Tutti iniziamo dagli errori. Se solo tu avessi dato la priorità al dovere piuttosto agli affetti non saresti un fallimento totale, un perdente totale. Che ti serva da lezione. E invece, per quanto riguarda te, Reven... sarà troppo tardi quando capirai che la forza di cui ti vanti tanto è anche la tua debolezza! Cercate di muovervi ad uscire da qui, se non volete morire carbonizzati.” e con queste parole, il crudele individuo sparì nel portale accompagnato dal ghigno rimbombante dei suoi colleghi e dalle urla furiose e disperate di Talos.

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Capitolo 7
*** Ragazze, oggi studiamo tra le ombre! ***


NB: In una parte del racconto le parole sono state scritte in maniera errata per il senso della storia! Grazie, e buona lettura


L'aria si fece fredda, quando il sole cominciò lentamente ad affondare nel cielo scarlatto del tramonto e le tenebre inghiottirono la poca luce sopravvissuta. Tra i piccoli raggi di sole rimasti, quello più intenso illuminava la pila di terra sotto la quale Talos aveva seppellito ciò che restava della sua compagna Gina e dove il giovane aveva impalato un rametto con un ciondolo a forma di proiettile che apparteneva alla povera vittima.

Talos, con una fascia stretta sulla sua ferita allo stomaco, osservava immobile quella lapide che aveva improvvisato al meglio e a sua volta, Reven guardava impietrita da lontano il ragazzo.

“Mi dispiace molto per la tua amica... si vede che ci tenevi molto a lei.” esclamò Reven con voce bassa, ma Talos non rispose e non si voltò. La ragazza si sentì inappropriata e decise di andarsene senza aggiungere altro, ma la voce di Talos la trattenne.

“Lei era come me.” Disse l'assassino, e si strappò la benda dall'occhio. La sua vista non aveva ricevuto danni, ma aveva una grande e ruvida cicatrice verticale su gran parte del viso

“C-come te? Cosa intendi dire?”

“Lei era sola, completamente sola. Si è fatta strada tra le macerie del suo passato, ed è per questo che la sentivo molto vicina.” Talos si voltò finalmente e guardò con decisione Reven, poi continuò a parlare: “Gina era figlia di due importanti politici del suo paese. I suoi genitori erano così tanto impegnati che la badante era l'unica con cui Gina scambiava parola e nonostante ciò, lei cercava continuamente un abbraccio o una carezza da sua madre e suo padre perché li amava veramente. Un giorno, però, degli attentatori la sequestrarono e chiesero le dimissioni immediate dei suoi genitori in cambio della vita della bambina ma... i suoi genitori non cercarono mai di salvarla e fecero anche in modo... di fare in modo che sembrasse che lei non fosse mai esistita. Quando Gina venne a sapere che i suoi genitori negavano di aver mai avuto uno figlia durante tutte le loro conferenze stampa, il mondo le crollò addosso e perse ogni ragione di vivere. Per assurdo, Gina venne allevata dai suoi stessi rapitori che si dimostrarono più affettuosi di quanto la sua famiglia fosse mai stata. Ma niente avrebbe mai rimpiazzato l'amore che una persona con il suo stesso sangue avrebbe potuto darle e che lei non aveva mai avuto la possibilità di assaggiare. Lentamente, l'animo di Gina sprofondò nel Nulla, proprio come il mio... lei combatteva per creare un mondo dove il potere non avrebbe condizionato l'affetto ma... non ha vissuto tanto per realizzare il suo sogno.”

Talos avrebbe anche voluto aggiungere che Gina e lui lavoravano per un politico che rappresentava l'esatto opposto del modello di garante di potere ideale sognato dalla ragazza, che Rezi era un verme che uccideva senza scrupolo tutti i suoi avversari e che Gina stessa non sapeva niente di tutti gli incarichi infami e senza gloria che Talos svolgeva senza obiezione, ma Reven non poteva conoscere niente di Rezi. Talos non poteva permetterglielo e si serrò malvolentieri la bocca.

Il dispositivo portatile di Talos squillò, era arrivato un nuovo messaggio da parte di Liaka: -Rezi desidera urgentemente parlarti di persona, vieni immediatamente. Ti invio le coordinate.-

Il ragazzo si voltò con serietà verso Reven e le parlò: “Ormai ho capito di che pasta sei fatta, che non ascolti mai nessuno se non te stessa... ma ti do un consiglio: non cercarmi mai più, la faccenda dei Messaggeri non riguarda persone che come te non posseggono armi dal Nulla e perciò... non correre rischi inutili. Questo è il mio consiglio, tè meglio per te se decidi di seguirlo, altrimenti... bha, fai quello che ti pare.”

Reven non parlò ma lanciò uno sguardo che poteva significare solo una cosa: non ti libererai di me così facilmente. Talos fece un sorriso amaro e sparì in un portale del Nulla.

 

Talos entrò in una stanza buia dove l'unica cosa un po' più visibile era Rezi, con un volto macabro e seduto minacciosamente su una larga poltrona dietro una scrivania.

“Di cosa voleva parlarmi, signore?” Domandò Talos con gli occhi bassi.

“Hai la sfrontatezza di fare il finto tonto? Sono a conoscenza di ogni minimo particolare sulla storia dei Messaggeri e di Gina!” Urlò con rabbia Rezi.

“Ci hanno colto di sorpresa... non pensavamo di...”

“Talos, dannazione! Non capisci che sei stato tu ad uccidere Gina! Se solo ne avessi parlato prima con me avremmo potuto organizzare un esercito tale che sarebbero morti nel tempo di uno sbattimento di ciglia!”

“Non potevo parlarvene! Gina mi ha detto di non farlo perché i messaggeri corrompono tut...”

“Da quando prendi gli ordini da Gina e non da me?! Chi è che offre ricchezza e protezione alla tua cara amichetta che ti ha regalato la sudicia maglietta che porti sempre addosso?! Sei un imprudente!”

“Probabilmente... ha ragione lei, signor Rezi. Mi dispiace.” Talos si sentiva imbarazzato e umiliato e le sue parole tremavano di rabbia e vergogna.

“Ok... anche io ti devo le mie scuse. Non volevo essere così violento, perdona i toni. Sono rammaricato molto per la perdita di Gina, era una ragazza speciale e un ottima collaboratrice. Ma questa esperienza almeno non è stata del tutto distruttiva... ti sei reso conto della pericolosità dei Messaggeri e del fatto che non puoi affrontarli da solo?”

“Lei conosceva già questi tipi?”

“Certamente... hanno mirato a me diverse volte ma non sono mai riusciti a trovarmi di persona. Nonostante ciò, ho perso davvero molti uomini per uscirne vivo.”

“Ma se ne era già al corrente, perché non mi avete incaricato di combatterli?!”

“L'avrei anche fatto, se tu non mi avessi anticipato così stupidamente! Talos, non posso permettermi di perdere anche te! Sei il mio più fidato collaboratore e credo nelle tua capacità, ma hai bisogno di supporto!”

“Lo sa bene che non sono un tipo da carreggiata... il gruppo non fa per me, è per questo che faccio l'assassino e non il soldato.”

“Lo so bene, e così ho pensato la soluzione meno inappropriata per te. Se mi dai retta, sconfiggeremo per sempre questa minaccia.”

“La ascolto...”

“Da domani stesso ti incarico di allenare le due classi della tua nuova amica Reven, la diligente professoressa dell'Istituto di Battaglia della città!”

“Cosa? Ma... in quella classe c'è quella persona...”

“Devi superare queste divergenze se non vuoi soccombere come la tua amica Gina! Cerca di non farti riconoscere e tutto andrà liscio. E poi, se vuoi che sia sincero, quella ignobile ragazzina che proteggi tanto non si ricorda più di te!”

“Uff... ci proverò... ma come è venuto a conoscenza della mia relazione con Reven?”

“L'ho letto sul diario segreto di Liaka, ovviamente. Lo sai che la odia molto? No, comunque scherzo. Caro Talos, devo ricordarti con chi hai a che fare? Purtroppo in un modo o nell'altro le cose si vengono a sapere... ma sta' tranquillo! A me non fa tanta differenza che tu abbia una nuova fidanzatina o robe del genere. L'importante è che di tutto ciò non ne subisca la tua professionalità, sono stato abbastanza chiaro?”

“Cristallino”

“Eccellente, amico mio. Vedrai che insieme vendicheremo Gina e soprattutto eviteremo che a qualcun altro dei nostri cari venga fatto del male. Ora vai, inizia a pensare con che scusa convincerai la professoressa a cederti tutta la sua classe.”

“Cosa intende dire? Non sarà lei a creare una specie di mandato o cartaccia legittimata?!”

“Lo potrei anche fare, ma credo che interessi sia a me quanto a te il fatto che Reven non sappia che un assassino lavora per il politico più amato e onorato della città, non sei d'accordo?

“D'accordissimo...” Talos fece un leggero inchino e uscì dalla stanza, poi sussurrò tra se e se “Che situazione imbarazzante, e domani mattina come diavolo me la dovrei giocare!?”

 

“Ascoltate! Se una vostra compagna viene colpita dal veleno nemico, non cadete nel panico! Dovete somministrarle l'antidoto con effetto temporaneo che avrete a disposizione tra i vari accessori di battaglia in modo da ripristinarle i sensi! In due sareste più forti contro un nemico che ha come sola arma il veleno! Assolutamente non cedete a istinti vendicativi o banalità del genere! Ciò potrebbe segnare molto negativamente l'esito del combattimento, se non della vostra stessa vita!” Era mattina, ed era ora di lezione all'Istituto di Battaglia. Reven spiegava con grinta ed entusiasmo e tutte le sue alunne la ascoltavano senza fiatare.

“Reven assume un sorriso particolare quando insegna nella sua classe. Il suo viso si fa ancora più carino e rilassato del solito...” Talos era in piedi su un ramo affacciato alla classe, ma improvvisamente una delle alunne si voltò verso la finestra e Talos si lanciò rapidamente giù dal ramo per poi afferrarlo all'estremità per non cadere; La ragazza fece una smorfia e perplessa tornò ad ascoltare.

“Ci è mancato poco che facessi la figura del maniaco. Uff. Adesso però iniziamo a fare sul serio!” Talos non ebbe tempo di fiatare che il ramo si spezzò e il botto che fece cadendo fu così forte che tutti gli uccelli dell'albero scapparono via.

“Allora ragazze, nella scorsa ora abbiamo fatto teoria. Adesso, scendiamo in palestra e cerchiamo di recuperare un po' di pratica di ieri. Scusate se non mi sono presentata alla lezione, ma è successo un incidente grave... spero che la supplente sia stata all'altezza!” Disse Reven alle sue alunne con un po' di imbarazzo.

“Non si preoccupi, Prof! Con lei facciamo in un giorno quello che gli altri fanno in una settimana!” Esclamò con allegria una ragazza e a Reven scappò un leggero sorriso. Nel frattempo un collaboratore scolastico entrò nella classe e fece cenno a Reven di avvicinarsi.

“Mi dica.” disse la ragazza incuriosita.

“Signorina Reven... c'è uno strano individuo all'entrata che chiede di lei. Le dispiacerebbe scendere un attimo?”

Reven seguì l'uomo fino all'ingresso della scuola, dove c'era un ragazzo completamente tinto di giallo con un codino nero lunghissimo fino alle cosce, vestito come un antico soldato cinese che impugnava una spada lunga in un fodero giallo.

“Ehm... ci conosciamo? Signore?” Domandò leggermente intimidita la ragazza.

“Allora funziona! Sono Talos!”

“Cosa?! Ma come diavolo ti sei conciato?!”

“Che vuol dire “cosa”?! E smettila di ridere!” Reven stava ridendo così tanto che tutta la reception osservava la scena con stupore, in quanto era molto difficile vedere Reven così estremamente allegra.

“Se magari la smetti e mi ascolti, lo capirai!” esclamò Talos offeso.

“Ok, ok. Sono calma.” disse Reven, ma era impossibile non notare la fatica con la quale si stava trattenendo dal ridere.

“Ho bisogno del tuo aiuto...”

“Cosa? Ma tu non eri quello che con aria molto da boss mi ha detto -stai fuori da questa faccenda, bla bla bla- e adesso vieni nella mia scuola, vestito come il fidanzato di Mulan a chiedermi aiuto? Che c'è, hanno di nuovo invaso la Cina?”

“Ti ho detto di smetterla, dannazione! Io sono serio!”

“E perché dovrei aiutarti, così, gratuitamente?”

“Ti devo forse ricordare quante volte ho salvato il tuo bel sederino e quello dei tuoi fratellini?”

“Dai, non ti inacidire! Stavo scherzando! Sono sempre stata disposta ad aiutarti! È per la faccenda dei messaggeri, vero? Non solo mi stanno antipatici da morire... ma uno di loro mi ha chiamato per nome! Devo scoprire di più su di lui!”

“Esatto. Non posso batterli da solo.”

“E allora che aspettiamo? Andiamo a distruggerli!”

“Forse non hai capito. Non voglio solo te, mi servono tutte le tue studenti!”

“Cosa?! Vuoi mettere in pericolo tutte le mie ragazze?! Ma se una manciata di ore fa non volevi mettere in pericolo neanche me!”

“Senti, smettila con questo interrogatorio. D'ora in poi farò io lezione al posto tuo e quando saranno state allenate da me vedrai che non correranno nessun pericolo!”

Reven non sembrava così convinta, ma non ebbe il coraggio di rifiutare e decise di accompagnare Talos dalle sue alunne.

“Scusate se ci ho messo tanto, ragazze... ma oggi ho una sorpresa inaspettata per voi! Direttamente dalla Cina, per voi è arrivato... emh... (oh, miseria! Mica mi ha detto come si chiama!) Xen...no, non Xen... Chin Taloschong. Si, proprio lui, il mitico! Eh-eh-eh” Reven si asciugò con fatica tutto il sudore dall'imbarazzo mentre Talos la guardava con gli occhi storti, più imbarazzato di lei per il suo nuovo nome stupido.

“P-piacele lagazzi. Io sono... Chin, esatto, Chin, che nome, e da oggi vi insegnelò delle tecniche palticolali che vi sogneleste di impalalle nel vostlo paese! Ah-ah-ah!” Esclamò Talos con un falsissimo accento cinese.

“Adesso gli insegnanti li arruolano addirittura dai negozianti cinesi abusivi? Aaah, ma tornatene nel tuo paese!” Esclamò proprio la ragazza che Talos tutelava.

“Non avrai più il coraggio di parlare così dopo che ti darò una bella lezione! Capirai che ciò che sai fare fino ad ora non ha nessuna utilità!” disse il ragazzo con tono serio.

“Ehi, non ho sentito nessuna r moscia in questa frase, sei forse migliolato?” rispose la ragazza, e tutta la classe iniziò a ridacchiare.

“Eden, se ti credi così tanto forte, perché non gli mostri cosa hai imparato da me?” domandò provocante Reven.

“Con piacere, maestra! Scendiamo in palestra e risolviamo questa stupidaggine così poi faremo una lezione seria. Va' a trovare occupazione da un'altra parte, non dove le persone vogliono lavorare seriamente, faccia gialla!”

La classe si recò in palestra e i due nuovi avversari si posizionarono uno di fronte all'altro, come se stessero per disputare un incontro di wrestling, infatti erano entrambi disarmati.

Talos si spogliò della sua grande e pesantissima armatura che probabilmente aveva rubato da qualche museo di cultura cinese in modo da rimanere vestito solamente con una canottiera celeste e dei pantaloni da tuta molto larghi.

La ragazza non aspettò il via dell'incontro e si lanciò sprezzante verso Talos che impassibile la aspettava. Eden si apprestò a colpire il ragazzo con un pugno tecnicamente perfetto, ma un normale umano non può pareggiare i riflessi di un abitante del Nulla. Talos parò il colpo e con una presa violenta bloccò la ragazza e iniziò a torcergli il braccio, tanto forte che iniziò ad urlare e anche se provava a liberarsi, non faceva che rendere il dolore più straziante.

“La folza non ha significato, senza abilità.” Talos lasciò andare la morsa e colpì la ragazza con un violento calcio nella stomaco che catapultò la ragazza prima sul muro e poi sul pavimento.

Eden si rialzò tremolante e si allontanò da lui, per poi frugare tra le sue tasche e impugnare una piccola arma da fuoco.

“Eden, no! Questo non era previsto!” urlò infuriata Reven!

“In battaglia non ci sono regole! L'importante è raggiungere i propri obbiettivi e vincere! E poi, questo tipo mi sta pesantemente sul cazzo!” La ragazza sparò un colpo, ma Talos bloccò facilmente il proiettile fra le sue dita. Eden stupita continuò a sparare ma nessuno dei colpi andò a segno.

“Hai un bel modello di pistola, pelò sembla che manchi un ploiet...” L'ultimo proiettile arrivò mentre il ragazzo parlava, ma Talos non ebbe difficoltà a parare anche quello. “Wow, milato pelfettamente in mezzo agli occhi, non male...” Talos parlava con atteggiamento borioso e superiore e poteva definitivamente permetterselo; Eden non aveva più niente da usare.

“Hai lagione, lagazzina. L'impoltante è vincele e chi lo ha capito velamente... seguilà me e il mio allenamento... allora, chi vuole impalale a bloccale i ploiettili con le mani?” Talos era riuscito nel suo intento, tutte le alunne lo adoravano e come una folla impazzita le studenti iniziarono a chiedere consigli e insegnamenti.

“Allola lagazze, è meglio non iniziale oggi. Domani allivate plepalate e volentelose pelché un pelicolo incombente minaccia il nostlo paese e voi siete state scelte per eliminallo! Falò di voi dei veli uomini! … no aspetta, delle vele amazzoni! Così suona mellio!” Alle parole incoraggianti ma poco comprensibili di Talos, tutte le alunne si emozionarono e corsero in classe con la voglia di terminare al più possibile la giornata corrente in vista di un domani molto più entusiasmante.

Al contrario, Eden era in disparte a lanciare sguardi freddi verso Talos che rabbrividiva al pensiero che magari avrebbe potuto prima o poi riconoscere la sua vera identità in qualche modo.

“Sembra proprio destino che quella ragazza non ti dica mai niente di carino, eh?” Affermò Reven con sarcasmo.

“Vedrai che riuscirò a coinvolgere anche lei. Non sarà il suo carattere al gusto di peperoncino ad impedirmi di proteggerla da quei terribili mostri!”


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Capitolo 8
*** Magia nero ombra ***




Un uomo vestito con una felpa grigia con il cappuccio e jeans strappati entrò nella classe. Aveva un'aria da duro e degli occhiali da sole con lenti molto spesse e voluminose, abbinate ad un grande paio di cuffie di color verde brillante che comprimevano completamente il cappuccio sulla testa; una spada completamente nera era allacciata alla cinta dei suoi pantaloni ed egli posava una delle sue mani su di essa continuamente; si trattava di Talos, con un nuovo cambiamento di stile.

“E tu chi saresti?” chiesero indispettite le alunne.

“Ragazze, per favore. Non mi dite che avevate seriamente creduto alla storia del cinese? Era solo una copertura... perché sono un agente segreto.” rispose Talos singhiozzando.

“Questo tipo non solo mi da sui nervi, ma è anche un buffone bugiardo!” Esclamò furiosa Eden.

“Ora basta! Nonostante abbia un aspetto diverso, sono sempre lo stesso Chin e così continuerete a chiamarmi. Ho bisogno di voi e voi avete bisogno di me per diventare forti! Prima di iniziare vi spiegherò a cosa state andando in contro...”

“Siamo tutte attente!” Dissero le studenti.

“Perfetto. Sto chiedendo il vostro aiuto e quello della vostra professoressa Reven perché ci sono degli individui fortissimi e pericolosi che minacciano l'autonomia della nostra città. Si fanno chiamare i Messaggeri del Nulla e posseggono armi molto potenti che donano ai loro possessori dei poteri che nessun uomo potrebbe pareggiare. Il mio compito è di introdurvi un allenamento superiore che vi faccia superare il vostro umile stato di esseri umani per diventare forti quanto un esploratore del Nulla! Adesso che vi ho spiegato la situazione, scendiamo in palestra e iniziamo la pratica. Non c'è un minuto da perdere!

“Ummm... solo una domanda, maestro Chin. Come facciamo a riconoscere questi tizi?” domandò balbettando una delle studenti.

“Vestono con una tunica monacale con il cappuccio e indossano una strana maschera divisa in due parti... ricordatevi che è disegnata un stella e una lacrima di sangue!” rispose il ragazzo, senza però aggiungere che le loro armi erano completamente nere in quanto lui stesso ne aveva una in mostra in quel preciso istante.

Le ragazze erano sbigottite e incredule, ma non obiettarono e corsero entusiaste verso la palestra, dove c'erano dozzine di strani attrezzi che neanche Reven sapeva cosa fossero.

“Dove hai trovato tutta questa roba in così poco tempo?!” Domandò sorpresa Reven

“Bhe, ho chiesto aiuto ad un mio vecchio amico...” in realtà Talos aveva chiesto il materiale a Rezi che con i suoi fondi smisurati aveva accontentato subito la sua richiesta. Gli strumenti erano circa una ventina per ogni tipologia, in quanto Talos voleva fare in modo che tutti i presenti avessero il proprio allenamento individuale senza aspettare turni o gironi.

“Adesso cercate di capire, perché non mi ripeterò... all'inizio sarà molto difficile per voi, ma dovete superare i vostri limiti. Come ho detto poco fa, le vostre abilità non sono comparabili neanche al dieci per cento di quelli dei nostri nemici. L'allenamento sarà durissimo e disumano!”

Le studenti rabbrividirono alle parole di Talos, ma nessuna di loro voleva rinunciare e così Talos poté continuare la spiegazione con tranquillità.

“Come prima cosa voglio farvi provare questo: l'ho chiamato il manichino a sei braccia. Come potete osservare da sole, è una stecca alta con tre livelli di braccia: uno medio, uno alto e uno basso. Una volta che colpirete una delle braccia, tutte le altre inizieranno a ruotare e dovete essere brave a parare tutti i colpi concatenati, altrimenti... saranno dolori. Chi vuole provare per prima?”

“Provo io!” Eden si fece avanti e con un potente schiaffo colpì il manichino, ma con altrettanta violenza la stecca le ritornò il colpo e la scaraventò per terra.

“Ehi, non va bene! Ti sei fatta colpire già dal primo colpo! Dovete combattere per almeno cinque minuti senza essere colpiti! Sono stato chiaro?!” Urlò Talos con tono autoritario.

“Ma cosa?! Aiuto!” Le ragazze, anche se con timore e poca voglia, iniziarono l'allenamento ma nessuna ebbe risultati decenti. Dopo un'ora di esercizio la più brava era riuscita appena a parare tre colpi di fila.

Eden, sudata e piena di lividi, si avvicinò a Talos e gli gridò in faccia: “Ma a cosa diavolo serve combattere con un pezzo di legno?! Ci stiamo solo rovinando le ossa!”

“Come si vede che sei una bambina viziata! I riflessi dei Messaggeri del Nulla sono cinquecento volte migliori di quelli di un qualunque esperto di pugilato. Imparare a parare i colpi del manichino è il minimo che posso consigliarti, a meno che tu non voglia morire al primo secondo di battaglia contro quei mostri!” Talos, severo e furioso, controbatté Eden che, scandalizzata e stanca, tornò dal manichino.

Dopo un'altra ora di insuccesso, Talos chiamò a rapporto le ragazze per una sgridata generale: “Non ho mai visto dei neo soldati così penosi in vita mia. Siete la razza di incapaci più triste e schifosa che mi hanno assegnato. Lasciate stare i manichini, per ora. Passiamo avanti o mi verrà da vomitare.”

“Maestro Chin, la prego! Ci dia una decina di minuti di pausa!” Talos non si voltò e iniziò a parlare del secondo strumento.

“Questo è uno spara biglie a raffica e lì ci sono delle reti. All'accensione del dispositivo, una serie di piccole sfere d'acciaio inizieranno a catapultarsi verso di voi in gran quantità e alta velocità. Dovrete pararle tutte, senza lasciarle passare nella rete. E non pensate di pararle con il corpo, perché non solo potrebbero farvi molto male ma soprattutto perché dovete immaginare che siano proiettili! Dovete afferrarle tutte con le dita! Ah, un consiglio... attente agli occhi.”

Le ragazze sospirarono e iniziarono a piangere dalla fatica, ma nessuna di loro evitò l'allenamento. Nel giro di un'altra ora, nessuna era riuscita ad afferrare una sola sfera e le studenti era tutte piene di ferite e grossi lividi.

“Ma veramente?! Siete delle perdenti! Un'ora sprecata. Basta, per oggi vi siete umiliate abbastanza! E menomale che vi avevo avvisate e detto di venire preparate e volenterose!” Talos si avvicinò alle studenti sfinite che lo guardano con occhi spenti e gonfi. Non appena Talos dichiarò la fine dell'allentamento, tutte le studenti furono felicissime di scappare via da quell'inferno di addestramento ma erano così devastate che a malapena riuscirono a trascinarsi fino alla porta d'uscita.

“Talos... non credi di aver esagerato oggi?” Domandò Reven preoccupata per lo stato delle sue alunne.

“Per niente! Devono migliorare al più presto e invece sono ad un livello minore di zero! Mi sorprendo di te! Come le hai addestrate tutto questo tempo? Con i coniglietti e le caramelle?!”

“Ascolta, io sono una normale professoressa. Insegno solo quello previsto dal programma di studio, non è colpa mia se non sono al nostro livello! Io non insegno questi metodi di battaglia estremi!”

“Bhe, ti devo dare ragione. Alla fine tu fai solo il tuo lavoro giustamente pagato. Ah, anche la scuola si fa sempre più smidollata!”

 

I disumani allenamenti di Talos proseguirono per altri due giorni, ma non si presentavano neanche lievi miglioramenti e il giovane stava perdendo la pazienza. Le ragazze tornavano ogni giorno più bendate e zoppicanti e sembravano quasi peggiorare nel tempo.

“Interrompiamo qui gli allenamenti. Riposatevi e restate a casa domani, un giorno intero!”

Alle parole di Talos un grido di gioia smisurata irradiò la palestra, ma il ragazzo interruppe immediatamente tutto l'entusiasmo.

“Dopodomani... preparatevi uno zaino da campeggio e portate più viveri che potete, ho una novità per voi. E cercate anche di venire più preparate!”

Il giorno di vacanza passò immediatamente, ma sembrò molto rifocillante per le studenti che avevano recuperato tutta la stanchezza.

“Maestro Chin, che cosa dobbiamo fare con questo equipaggiamento?” domandò una.

“Oggi andiamo ad allenarci sul monte. Visto che gli strumenti da lavoro non fanno per voi, ho pensato di sfruttare la grande natura che abbiamo a disposizione.”

“Wow, sembra interessante! Tra quanto viene il bus a prelevarci?” chiese un'altra.

“Bus?! Brutte sfaticate che non siete altro! Muovetevi ad incamminarvi perché lo scaleremo a piedi!”

Il gruppo iniziò la grande camminata verso la valle designata da Talos come meta; i pesanti e massicci zaini rendevano tutto più insopportabile e faticoso e le ragazze iniziavano a non sopportare più la spietatezza di Talos.

“Ehi, Talos...” esclamò Reven con voce bassa.

“Dimmi, cosa c'è?” rispose prontamente il ragazzo.

“Scusa se te lo chiedo così, a bruciapelo, ma come avete fatto tu ed Eden a litigare così tanto che lei non ti ha mai più voluto vedere e sentire... non rispondere se non ti va ma... credo che un amore se c'è stato non scompare con così tanta facilità, da un momento all'altro...”

“Bhe... devi sapere che litigavamo molto spesso in quel periodo e una cosa terribile e sleale mi successe solo per peggiorare la situazione... un bastardo che sapeva dei nostri litigi si è travestito molto bene da me e ha insultato e minacciato di morte lei e la sua famiglia. Lei non ha mai creduto alla mia innocenza e da quel momento non è stata più la stessa con me... ancora oggi non ho scoperto chi è stato quel vile, ma non smetto di cercare indizi...”

Reven abbassò lo sguardo e annuì, per poi poggiare una mano sulla spalla del ragazzo e scambiare con lui uno sguardo di compassione che Talos accolse con un sorriso spento ma sincero.

Tra chiacchiere inutili e fatica incommensurabile, il gruppo era giunto a destinazione: il luogo era colmo di cespugli verdissimi che circondavano un'alta e potente cascata.

“Ci fermeremo qui!” Esclamò con voce alta Talos.

“Perché siamo qui? È pieno di insetti schifosi!” Domandò scocciata Eden.

“Per il vostro prossimo allenamento... dovrete salire la cascata controcorrente e conficcare questa piccola bandierina sulla cima. Quando ci riuscirete, magari sarete pronte a tornare a scuola e vi avviso... finché ognuna di voi non avrà conquistato la cascata non torneremo in città! Anche a costo di morire di fame!”

“Cosa? Ahi, quanto è fredda l'acqua! La cascata è fortissima e le pietre su cui arrampicarci sono molto scivolose! Ci vorrebbe una ventosa!” esclamò con disperazione una studente.

“Ecco, sapevo che era proprio quello che vi mancava...” disse Talos rassegnato.

“Cosa, la ventosa?” chiese la ragazza.

“Ma no, idiota! Intendo la forza di volontà! Forza, iniziate subito!”

Passarono tre giorni di incessante allenamento e nessuno riuscì ad arrivare più in alto di un paio di piedi; il cibo scarseggiava e le ragazze soffrivano molto il freddo poiché costantemente bagnate fradicie.

Alla terza notte, Talos chiamò il gruppo intorno al falò e iniziò a parlare con rabbia.

“Non ci posso credere... in tre giorni quasi nessun avanzamento? Nessuno di voi ha messo la bandiera... basta, ci rinuncio. Siete delle schifezze penzolanti che sgocciolano di fetore e incapacità da tutto il corpo! Domani si torna a casa perché mi fate pietà e non mi rivedrete mai più, siete contente?! I messaggeri vi uccideranno in un batter d'occhio e poco dopo moriremo anche io e Reven perché noi comunque proveremo a combatterli, al contrario di voi che non ne avrete mai il coraggio! Andate a dormire, perdenti!”

“Non ci parlare così! Noi ci stiamo provando e dobbiamo solo continuare, non vogliamo arrenderci! Nessuna di noi lo vuole!” Esclamò Eden ansimante.

“Stai parlando tu, che sei quasi la più scarsa di tutte! Ne avete avuto di tempo per migliorare ma spero abbiate capito che il vostro posto è solo nell'esercito... ma a lavarne i cessi!” Talos sbraitò e si chiuse nella sua tenda. Eden e le ragazze abbassarono lo sguardo e si ritirarono anche loro mentre Reven cercava di rassicurarle e placarne gli animi.

La luna era già molto alta nel cielo, ma c'era chi ancora sveglio, era uscito di soppiatto dalla sua tenda e cercava di scalare l'insuperabile cascata. Era Eden, che ferita dalle crude e taglienti parole di Talos non aveva intenzione di risultare una perdente; cadeva continuamente ma si rialzava e riprovava, anche se era graffiata e dolorante in tutto il corpo.

L'alba era giunta e un grido di tifo e incitamento svegliò Talos dal suo sonno; Il ragazzo uscì dalla tenda e osservò con stupore, accecato dalla luce del sole, che Eden era seduta sulla cima della cascata con la bandiera tra le mani. La ragazza lo guardava con uno sguardo fiero e di sfida e Talos era a bocca aperta. Una dopo l'altra, le ragazze si lanciarono verso la cascata e in poco tempo tutte riuscirono a superare la sfida.

“Allora Talos... forse ti dovevo avvisare che non bisogna mai ferire la dignità di una donna. Ah-ah-ah!” Esclamò Reven soddisfatta delle sue studenti.

“Non riesco a crederci Reven... io saprei fare quella cosa solamente grazie ai poteri del Nulla!” replicò imbarazzato Talos.

Il gruppo scese il monte e giunse a scuola in un tempo dieci volte inferiore all'andate e nel giro di poco più di un'ora, tutte le ragazze avevano completato l'addestramento del manichino e delle biglie.

“Devo veramente scusarmi con tutte voi. Vi ho sottovalutato. Bravissime, neanche io saprei fare di meglio! Ho già finito tutto quello che potevo insegnarvi, ma che diavolo! Ah-ah-ah! Siete state grandiose.”

“Anche io ti ho giudicato male, maestro Chin! Senza il tuo caratteraccio... la mia volontà non si sarebbe mai risvegliata! Magari un giorno ci dirai anche il tuo vero nome, eh?” Eden adesso guardava Talos con occhi di ammirazione e rispetto e al giovane faceva uno stranissimo effetto e non si sentiva per niente a suo agio.

“Bene ragazze, adesso usciamo dalla palestra e torniamo in classe. Ehi... ma perché la porta non si apre.” Reven tirò con forza, ma l'uscita era serrata. La ragazza iniziò a caricare verso la porta, ma non ci fu più il bisogno di forzarla: si era sciolta in una melma grigia e appiccicosa.

“Ho un brutto presentimento...” disse Talos.

Il gruppo corse fuori dalla palestra e si trovò di fronte ad un bizzarro ma spaventoso spettacolo: dei mostri deformi stavano aggredendo tutti gli studenti dell'istituto. Le mura erano diventate sgocciolanti e il pavimento sembrava essersi trasformato in sabbie mobili. Una ragazza stava venendo costantemente trafitta da un orsetto viola deforme con un pugnale. Eden si precipito ad aiutarla e colpì violentemente il mostro che si sciolse, fino a liberare dall'interno della creatura la figura di un altro studente svenuto. Talos controllò la vittima pugnalata, ma non aveva nessuna ferita e non perdeva sangue; nonostante ciò sembrava disturbata e incosciente e non faceva che urlare a occhi spalancati.

“Reven... percepisco la presenza di un'arma dal Nulla. Tu resta qui ad aiutare e a liberare gli studenti dalla melma che li trasforma in mostri. Io controllo in giro!” disse Talos con decisione

“D'accordo... ma fa' attenzione!” replicò Reven, e il ragazzo corse via verso il corridoio principale.

“Signor Talos... la prego di seguirmi dalla mia padrona! Ih-ih-ih” Uno strano giullare bianco apparve improvvisamente e si rivolse all'assassino. Talos lo seguì coraggiosamente fino ad una strana scatola magica, come quelle alte che usano i prestigiatori per gli spettacoli di magia. Il giullare invitò il ragazzo ad entrare e Talos obbedì: l'interno della scatola era l'ascensore della scuola, già impostata per il piano superiore.

Talos scese dall'ascensore e incontrò ancora il giullare che indicava la porta della presidenza. Non appena il giovane toccò il pomello, come se fosse un sottile involucro, la pelle del lugubre mostro bianco si sciolse fino a rivelare la sua identità: il preside in uno stato di stasi psichica, sembrava quasi ipnotizzato.

Talos entrò nella stanza e vide che c'era qualcuno seduto di spalle sulla sedia possente del capo.

“Finalmente ci incontriamo da soli... assassino! Ti piace il mondo di cartoni animati che ho creato?” Una voce femminile parlò; La figura si voltò e Talos la identificò: era l'unico Messaggero femmina del gruppo; lo si notava dal fisico snello sotto la tunica e dalle corte trecce grigie nascoste dalla sua inquietante maschera.

“Lo sapevo... i Messaggeri sono arrivati molto prima di quanto pensassi!”

“Caro Talos... noi Messaggeri vogliamo solo imporre la nostra egemonia sul mondo. Non abbiamo nulla di personale contro di te, ma se qualcuno ha intenzione di fermarci... sicuramente non sarà risparmiato! Mi avevano informato che stavi crescendo dei piccoli soldati giocattolo e non posso permetterti di farlo così liberamente! Adesso questa scuola è mia e presto... lo sarai anche tu!”

La ragazza si tolse la maschera e strappò via la tunica. Il suo volto era sensuale ma minaccioso; indossava un abito con gonna che assomigliava a quello delle streghe dei racconti dell'orrore di colore celeste spento e lucente allo stesso tempo, abbinato a degli stivali altissimi e neri. Portava legato al collo un ampio e scuro medaglione piatto al cui centro era conficcata una pietra sferica completamente nera nella quale, però, tutti gli oggetti venivano riflessi.

“Il mio nome è Medea e sono la Messaggera detentrice del potentissimo Pendente dal Nulla!” Esclamò la ragazza e poi con un saltò si lanciò di fronte a Talos.

Il ragazzo osservò l'arma della sua avversaria e guardò il suo riflesso nella sfera nera, un brivido gelido percorse la sua schiena.

“Per un assassino... i posti chiusi sono i migliori!” Talos sfoderò la sua spada, che si mutò immediatamente nella sua letale lama da polso e pronto a combattere si slanciò verso la Messaggera ma il suo corpo si bloccò di scatto. Talos si guardò i piedi e notò che la melma lo aveva bloccato e radicato a terra e lentamente il liquame disgustoso saliva verso il suo volto, ricoprendo il suo intero corpo. Il ragazzo provò ad agitarsi e ad urlare per liberarsi ma era impossibile, era già stato completamente assorbito.

“Preparati a naufragare in un viaggio di sola andata verso i tuoi incubi più oscuri, Talos! Ah-ah-ah-ah!”

 

“D-dove sono finito? Sono morto?” Talos riprese conoscenza e si guardò intorno; era di nuovo a casa, la casa dove abitava prima di creare la sua tragedia con le sue stesse mani. “Ma questa è casa mia! È stato tutto un sogno, allora io...” Talos si illudeva di essere ritornato nel passato, ma non appena si guardò allo specchio si vide come era adesso, nel presente. E poi, si ricordava perfettamente di Rezi, Gina, Reven e tutte le persone che aveva conosciuto durante la sua vita da ombra.

“Cosa sta succedendo!?” Talos iniziò a correre per la casa finché non notò che una sagoma voltata di spalle gli faceva compagnia: era sua madre.

“Mamma! Sei tu... Ma cosa...” Talos le toccò la schiena ma non appena lo fece, il corpo cadde a terra; sua madre aveva il volto pieno di sangue e completamente spellato. Talos spaventatissimo scappò via da quella stanza, ma non appena si voltò, vide i due cadaveri di suo padre e suo fratello ammucchiati a terra.

In uno sbattimento di ciglia, i tre corpi comparvero davanti a lui, in piedi, e in secondo sbattimento la casa andò in fiamme. Tutto si stava ripetendo.

“Cosa volete da me?! Lasciatemi stare!!!” Esclamò Talos singhiozzando, poi si accucciò per terra.

“Perché ci eviti? Perché ci odi? Ci hai ucciso una volta, vuoi ucciderci di nuovo? Tu ci odi.” Dissero in coro i tre fantasmi e come un disco rotto ripetevano continuamente la stessa frase.

“Basta... basta... BASTA!” Quando Talos urlò, lo scenario cambiò. Adesso si trovava in una scuola, una classe per la precisione. Tutti i banchi erano vuoti, tranne uno, dove c'era Eden a sistemare la sua roba.

“Eden... aiutami tu... amore mio!” Talos corse verso la ragazza per abbracciarla, ma il giovane le passò attraverso e crollò per terra.

“Eden! Sono qui! Sono proprio di fronte a te!” Talos continuava a parlarle o a provare a toccarla ma Eden non lo considerava; sembrava che Talos stesse parlando ad un ologramma. La ragazza finì di sistemarsi e uscì dalla classe, senza alzare lo sguardo; Talos si inginocchiò, iniziò a lacrimare e anche il paesaggio scolastico scomparve per far spazio ad uno sfondo nero, totalmente muto dove solo il pianto di Talos echeggiava.

“Non può essere... non mi è rimasto più nessuno... la mia famiglia, la mia Eden... tutti mi odiano. Io sono completamente solo...”

“Non è vero. Tu non sei mai solo!” Una voce demoniaca e rimbombante parlò. Talos si voltò e vide il nuovo interlocutore: era lui stesso, ma con gli occhi che traboccavano di una melma nera.

Il secondo Talos continuò a parlare: “Io ci sono. Ci sarò sempre e insieme distruggeremo tutto questo.”

“Io non voglio distruggere il mondo che dovrei proteggere!” replicò infuriato Talos.

“Tu non decidi niente. Tu non esisti, sono IO il vero Talos. Tu non sei che l'ombra di un'ombra. Sei patetico e debole!”

“Io non voglio ascoltarti! Riuscirò ad uscire fuori da questa oscurità! Conosco anche persone che tengono a me!”

“A chi ti riferisci? Reven forse?Ah-ah-ah! Lei non ti fila perché ti vuole bene ma perché ha paura di te! Apri gli occhi! Tu sei solo un mostro! Tu sei uno del Nulla, non hai identità, non hai scopo, non hai affetti... non ha che me, il TUO ODIO! Dobbiamo ucciderli tutti!”

“Io sono stanco... di vedere morire le persone a me care... sono stanco... di uccidere...”

“Tu non decidi niente!” Il clone di Talos colpì violentemente l'originale che cadde a terra immobile per poi essere tempestato da un violente pestaggio del Talos maligno.

“Io... vorrei... solo... morire...”

 

“Ragazze! Continuate a tenere a bada questi mostri! Io adesso vado a cercare Talos! È davvero troppo tempo che è assente...” Reven si fece strada tra le creature fino a giungere di nuovo all'entrata della palestra, la cui porta si era rigenerata ed era aperta e non si trattava di un caso. Quando la ragazza entrò nella sala, la porta si chiuse dietro di lei.

Il luogo era completamente vuoto, ma al centro del campo c'era una pila di sedie sulla quale alta cima c'era Medea, con un piccolo pugnale a limarsi le unghie.

“Tu! Sei tu la responsabile, vero?!” esclamò Reven puntando il suo gladio contro la sua avversaria.

“Io ho un nome! Medea! E si... potrebbe essere colpa mia! Ah-ah-ah!”

“Per caso ti sei già incontrata con Talos? Dimmi dov'è?!”

“Ehi! Metti giù quella spada spaventosa! Perché tutta questa smania? Di cosa si tratta? Amore? Amore per uno sporco assassino?”

“Sicuramente è un sentimento che una brutta strega come te non potrà mai comprendere! E adesso dimmi cosa gli hai fatto!”

“Ripetilo... come mi hai chiamato, ragazzina?! Strega... mi hanno sempre definito così... finché non sono marciti nel loro stesso oblio. Se ti interessa tanto conoscere le condizioni del tuo fidanzatino... perché non le controlli da sola?!” Medea strofinò il suo medaglione e improvvisamente, Talos comparve alle spalle di Reven e cercò di trafiggerla, ma la ragazza schivò con facilità e si allontanò.

“Talos, perché mi stai attaccando? Cosa gli hai fatto?!” Urlò Reven minacciosa.

“Talos adesso sta facendo una battaglia, proprio come te. Adesso lui crede di star combattendo contro il suo “io” malvagio che lo affogherà nel suo passato e non avrà pietà contro di te... allora? Sei pronta a ferire una persona a cui tieni pur di evitare la tua morte? Muah-ah-ah-ah!” disse Medea, dopodiché si sedette sulla sedia in cima pronta a godersi lo spettacolo.

Reven abbassò le braccia e lasciò cadere la sua grande spada, poi si incamminò a passi lenti verso Talos.

“Lo sapevo... sei solo una sdolcinata e anche fifona! Non vuoi fare del male al tuo amico! Adesso lui ucciderà te!” Medea diede l'ordine al suo schiavo di attaccare e Talos si slanciò a lama sguainata contro Reven.

“Sai, ho visto molti stupidi telefilm con i miei fratellini dove in casi come questi bisognava fare quei patetici discorsi toccanti per risvegliare la coscienza di una persona... ma non sono mai stata brava con le parole, preferisco parlare con i miei pugni!” e dopo aver parlato Reven colpì Talos con un pugno dritto sulla guancia che lo scaraventò sul muro fino a sfondarlo. Medea si rimise in piedi di scatto e rimase a bocca aperta.

“Ma... Ma cosa hai fatto?! L'hai steso! Ma come è possibile che una semplice terrestre possa superare la velocità di un possessore di un'arma dal Nulla?!” Affermò Medea sbigottita.

“Io conosco Talos da molto tempo e se c'è un suo punto debole... bhe quello sono io, carina!” Reven raccolse di nuovo il suo gladio e lo puntò con fierezza verso Medea che iniziava a tremare.

“Tsk... smettila di darti tante arie! Adesso guarda il tuo riflesso nel mio medaglione!” Medea mostrò la sfera del Pendente dal Nulla a Reven e la ragazza la osservò con decisione. La melma iniziò a salire sui piedi di Reven ma non appena arrivò al bacino, il liquame esplose e si disintegrò e addirittura nella sfera del ciondolo si crearono delle vistose crepe.

“Cosa?! Il mio Pendente! Come puoi negare la mia magia?!” Domandò incredula Medea.

“Io non ho fantasmi del passato che mi perseguitano. Tutte le faccende in sospeso le ho nel presente e quella principale adesso... sei tu!” Reven iniziò a correre verso Medea che si trovava completamente sprovveduta.

La porta della palestra cominciò a tremolare: qualcuno cercava di sfondarla.

“Ah-ah-ah! Adesso sei nei guai! I miei servi ti uccideranno per bene!” Medea riacquistò fiducia ma quando l'ingresso crollò, ebbe una terribile sorpresa: si trattava di tutto il gruppo classe che Reven e Talos avevano allenato; le ragazze erano tutte incolumi e avevano soccorso tutti gli studenti ed eliminato tutte le melme viventi.

Medea si era distratta, Reven si slanciò verso di lei e con un netto colpo verticale si apprestò a schiacciarla, ma la Messaggera saltò via e la coraggiosa combattente riuscì a distruggere solamente la pila di sedie. Ma il salto fu imperfetto e Medea cadde sul braccio, ferendoselo gravemente; con il braccio rigido e immobile, la Messaggera non poteva che ritirarsi.

“Io Medea... un Messaggero del Nulla sconfitto da un gruppo di maledette ragazzine umane... me la pagherete cara. Ti giuro che ti ucciderò, dannata professoressa!” Medea urlò infuriata e poi scomparve in un portale del Nulla, per rifugiarsi sul tetto dell'edificio.

“Ugh... che umiliazione. Reven... mi ricorderò questo nome! Ti inabisserò nel buio molto prest...” le lamentele di Medea si interruppero quando sentì l'aria gelida scorrere nel suo corpo; Talos l'aveva trafitta nello stomaco molto profondamente con la sua Lama dal Nulla. Il ragazzo sorrise, poi sfilò con eccessiva violenza l'acciaio freddo dal corpo della sua vittima che iniziò a barcollare fino ad inginocchiarsi.

“Nessuno può permettersi di giocare con il mio passato, nessuno...” Disse Talos con un tono cupo e solenne mentre la Messaggera sanguinava copiosamente fino a che il sangue cessò di colare e al suo posto, la stessa solita melma iniziò a sciogliere il corpo di Medea fino a liquefarlo completamente.

Solo il Pendente del Nulla rimase, ma per poco, poiché Talos con un ghigno lugubre e una frenesia insolita, lo raccolse e lo assorbì velocemente nella sua arma dal Nulla mentre la pioggia eliminava tutto ciò che non era acqua.

 

“Ah... questo posto cade a pezzi...” Un magazzino abbandonato, il luogo migliore da adottare come rifugio quando si è un gruppo di criminali del Nulla in cerca di fama e potere. Il capo dei messaggeri sedeva su una pila di fieno, in silenzio a meditare, mentre il messaggero che uccise Bisio continuava a lamentarsi del luogo.

“Igor... è strano vederti camminare senza Medea al tuo fianco, state sempre appiccicati. Dove è andata?” Domandò il capo.

“Mi ha detto che andava a liberarsi di Talos una volta per tutte. Ah, che peccato! Si starà divertendo un sacco!” rispose il messaggero piagnucolone.

“Perché lo ha fatto? Vi avevo sconsigliato di fare di testa vostra!”

“Umpf, solo perché il nostro VERO capo ti ha nominato nostro leader non è detto che dobbiamo ascoltarti!

“Spero che sia almeno andata con un obiettivo e un piano... voi giovani siete troppo ribelli, dovreste calmarvi un po'...”

“Un piano? Uccidere quell'incapace di Talos! Con il suo passato tormentato è una facile preda per Medea!”

“E non ha pensato all'altra?”

“Altra? Ma che stai dicendo?”

“Parlo di Reven, la ragazza che era con lui.”

“Chi? Quella terrestre? Ma per favore! Nessun umano può combattere un'arma del Nulla!”

“Avrai una grande delusione, Igor... Medea di accorgerà troppo tardi che sottovalutare Reven è stato un gravissimo errore. Quella ragazza è più potente di un uragano e una vampata messe insieme, te lo dico per esperienza personale.”

“Certo! Stai parlando di una stupida terrestre! Sei solo una mente bacata che vuole credersi un saggio!”

“E tu Igor sei solo un ingenuo. Spero che tu abbia salutato Medea decentemente... non la vedremo ritornare.”

 

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Capitolo 9
*** Arcana Magia nero ombra ***




“Ragazze, non so come esprimere la mia soddisfazione per quanto riguarda il vostro eccellente lavoro contro quella Messaggera. Siete state eccezionali!” Il giorno dopo la grande battaglia nella scuola, Talos era andato a complimentarsi con le sue allieve.

“Grazie, maestro Chin!” risposero tutte in coro.

“Bhe, questo è un addio allora... continuate a studiare duro!” Esclamò il ragazzo e tutte le alunne lo osservarono intristite.

“Non guardatemi così! Non ho più nulla da insegnarvi e se lavorate insieme, non temerete nessun criminale! Vi ringrazio e vi saluto, statemi bene!” Talos cercò di non incrociare con nessuna lo sguardo e si dileguò in fretta, ma una forte presa sulla spalla lo fermò; era Reven che lo trattenne e iniziò a parlagli.

“Non dubitare mai sul nostro aiuto. Tu avvisami e sarò sempre pronta ad aiutarti perché hai ragione, formiamo una buona squadra io e te!”

“Grazie, Reven... salutami la tua famiglia quando torni a casa. Credo che io mi riposerò... sento un fortissimo dolore sul viso, come se qualcuno mi avesse spaccato un piatto di ceramica in faccia! Il fatto è che non ricordo di essere stato colpito...”

“W-wow... davvero strano, non ho idea di cosa tu possa avere! Dovresti farti controllare da un medico! C-comunque... mi chiedo dove possa essere scappata quella messaggera... dobbiamo essere preparati ad un suo ritorno!”

“Non hai di che preoccuparti, l'ho eliminata prima che fosse riuscita a scomparire... e ho anche preso la sua arma del Nulla.”

“E che nuovi poteri strambi hai assimilato questa volta?”

“Niente, assolutamente niente. Tutto ciò che è cambiato alla mia arma dopo aver assorbito il Pendente è che ora ha questa inutile gemma al centro della lama. Non spara raggi, non cambia aspetto, non fa nulla! Totalmente inutile!” Talos scuoteva con forza la sua Lama, ma la gemma non dava segni di vita.

“Io torno in classe, le ragazze mi aspettano. Bhe, avvisami quando possiamo ricominciare gli allenamenti con la tua spada e magari... anche vederci per un gelato qualche volta!” Reven accennò ad un saluto timido e corse via per le scale, mentre Talos spariva nelle ombre, diretto al suo quartier generale.

“Talos! Hai già tolto la benda dall'occhio!? Non dovevi farlo così presto!” Esclamò infuriata Liaka, correndo verso il giovane che scocciato cercava di allontanarla.

“Dov'è Rezi? È lui che sto cercando!”

“Il capo non è in casa in questo momento, aveva importanti affari da sbrigare... perché non ci facciamo un po' di compagnia a vicenda? Eh eh eh...” Liaka si lasciò cadere verso Talos, ma il ragazzo era già sparito nel Nulla e la poveretta crollò a terra come un frutto maturo.

Talos tornò al solito parco, quello dove aveva conosciuto per la prima volta i fratellini di Reven, che era ormai diventato come una casa per lui. Il ragazzo si avvicinò ad un grosso cespuglio e iniziò a frugarci dentro; prese la sua vecchia maglietta No Kangaroos in Austria e la indossò, poi raccolse anche la mantella con il cappuccio che gli era stata regalata e la legò al collo.

“Ah... addio maestro Chin. Non saresti stato male come vero maestro, lo sai?” Mentre Talos nascondeva i suoi vestiti da camuffamento nel cespuglio, si accorse che nel cappuccio della sua felpa da Chin c'era un piccolo foglietto; lo aprì e lesse il messaggio al suo interno: -Talos, è passato tantissimo tempo, ma la mia memoria non è così arrugginita. Sono Eden, pensavi davvero che non ti avessi riconosciuto? Mi piacerebbe parlare con te e da soli. Raggiungimi a mezzo giorno al di sotto delle due pendenze del Bosco Silenzioso, quello poco distante dalle cascate.-

Dopo aver letto il messaggio, Talos iniziò a tremare e a sudare ma una strana contentezza lo fece sentire quasi rinato, quasi ripagato.

I minuti non passavano mai e il ragazzo guardava costantemente l'orologio sul cellulare, aspettando il momento in cui l'esatto istante sarebbe arrivato. Non appena il display segnò le dodici in punto, Talos si teletrasportò attraverso il Nulla nel posto prestabilito, un bosco molto luminoso, accogliente e pulito. Due piccole sporgenze rocciose, l'una distante dall'altra si affacciavano al bosco e Talos si trovava al disotto di esse aspettando impazientemente.

Finalmente, da una delle sporgenze spuntò lei, Eden, che cercava qualcosa con lo sguardo verso l'orizzonte. Talos fu sul punto di gridarle un saluto con entusiasmo, ma all'improvviso anche sull'altra roccia affacciata al dirupo apparì una sagoma: era Reven; Talos era in uno stato di totale confusione e preferì nascondersi momentaneamente nelle ombre in assoluto silenzio.

“Professoressa?! Come mai anche lei qui?” Domandò Eden a Reven.

“Bhe, ho avuto un messaggio da Tal... emh... dal maestro Chin che diceva di un incontro in questo luogo.” Replicò Reven

“Anche io sono qui per lo stesso motivo!” Aggiunse Eden.

“È tempo di attuare la mia vendetta, assassino.” un individuo sinistro comparve misticamente al fianco di Talos, per poi volare alto in cielo, con così tanta maestosità che le due ragazze non avrebbero mai potuto non notarlo.

“Professoressa... ma quella maschera... è un Messaggero!” Esclamò Eden puntando il dito in alto.

“Dannazione... era una trappola! Ci ha imbrogliate!” Reven impugnò il suo gladio ciclopico e si mise in posizione di battaglia.

Il Messaggero sollevò le mani al cielo e cominciò una lunga risata inquietante “Ah-ah-ah-ah! Talos! Adesso... scegli chi salvare!” Dopo la sua sentenza, mirò le due ragazze, ciascuna con una mano e iniziò a caricare un raggio di luce nera scintillante.

“Scappate di lì! Andatevene!” Talos saltò su un albero per cercare di avvisare le due vittime, ma il colpo del Messaggero era già partito: due sfere di energia nera avanzavano rapidamente e contemporaneamente verso di loro.

Talos doveva fare veramente una scelta, ed aveva meno di un secondo, esattamente il tempo di sparire nel Nulla e portare con sé una di loro. Talos scelse, afferrò Eden dal braccio con violenza e la portò via dal raggio d'azione.

Nel frattempo, Reven parò la sfera di energia nera con il suo gladio, ma non bastò; la spada si frantumò, l'esplosione la travolse e un urlo di dolore distrusse la nomea di quel bosco.

Quando la nebbia causata dallo scoppiò si diradò, si vide Reven in piedi che ansimava, si manteneva un braccio ferito e sembrava tenersi in piedi molto faticosamente. La ferita sul braccio, però, non sembrava ordinaria: la pelle si stava annerendo e putrefacendo lentamente e la ragazza sembrava non poter muover l'arto.

Talos portò Eden al sicuro, nascondendola dietro un albero e si voltò verso Reven, che con sofferenza e stanchezza parlò lentamente per poi crollare a terra. Il ragazzo lesse il labiale: -Perché, Talos? Perché hai scelto di salvare lei?-

Il giovane assassino si sentì un brivido amaro correre lungo la schiena, ma cercò di non distrarsi e si teletrasportò anche da Reven per portarla al sicuro.

“Maestro Chin... cosa sta succedendo alla professoressa?” Chiese Eden balbettando dal terrore.

“Adesso ascoltami... porta Reven a casa sua e fai di tutto per farla stare meglio...”

“Ma, maestro... potreste aver bisogn...”

“PER UNA FOTTUTA VOLTA, ASCOLTA SOLO I MIEI ORDINI E VAI!” Eden non aveva mai visto negli occhi di Talos una tristezza mischiata ad una così fiammante rabbia e decise di non controbattere.

Un'altra esplosione distrusse l'albero dove i tre si nascondevano, ma Eden ne uscì incolume e corse via con Reven in braccio; Il Messaggero avanzava lentamente verso Talos facendosi strada tra le macerie del bosco.

“Non fare un passo in più, non ti lascerò toccare le due ragazze, dannato impostore!” disse Talos con la lama puntata.

“Ehi! Metti giù quella spada spaventosa! Perché tutta questa smania? Di cosa si tratta? Amore? Non agitarti, non proverò un inseguimento... non servirà a niente far correre quella bambina in quel modo... il potere arcano del Nulla ha già iniziato a scorrere nelle vene della ragazza terrestre e nel giro di poche ore non sarà che una mummia nera senz'anima! Ah-ah-ah-ah! Gli umani non possono reggere il veleno del Nulla!” Esclamò il Messaggero con un ghigno malefico.

“Maledetto! Lei non centrava niente con tutto questo! Voi volete solo la mia arma del Nulla, come hai osato fare del male ad un'innocente!?” Replicò Talos traboccante di furia.

“Innocente?! Da quando chi uccide qualcuno è un'innocente? Lei ha ucciso Medea e per questo si è meritata di bruciare nell'acido del Nulla... è stata lei stessa a decretare il suo destino di sangue! Terrestre fa rima con perdente! Muah-ah-ah-ah! No aspetta... dannazione, non fa rima in realtà! Non diventerò mai un rapper così!”

“Non parlare di Reven come se fossi tu a decidere cosa ne è della sua vita! Mostra il tuo volto, buffone! Chi sei?!”

“Umpf... il mio nome è Igor e sono il detentore dell'Anello del Nulla! I miei impulsi di magia arcana ti vaporizzeranno nel nome di Medea!” Il messaggero si spogliò della maschera: il suo viso era molto giovane e pulito, i suoi capelli spettinati erano di un blu accesso e lucente e i suoi occhi di un bianco vuoto e spento.

Igor lanciò un'altra delle sue sfere, Talos la schivò con facilità e si riposizionò alle spalle del suo nemico per attaccarlo, ma il ragazzo dai capelli blu spiccò il volo e divenne così invulnerabile da potenziali attacchi dell'assassino.

“Non hai alcuna speranza di sfiorarmi, Talos! Ti attaccherò fino a che non ti stancherai di saltellare inutilmente! Fratello, rassegnati! Ti farò diventare una poltiglia!” Igor canalizzò la sua energia nelle mani e iniziò una raffica di sfere verso Talos che non poteva fare altro che correre o nascondersi, il mago sembrava irraggiungibile.

“Ambarabà cicci cocò, che alberello colpirò! Posso disintegrare tutta la foresta se vuoi, codardo! Fatti vedere! Ah-ah-ah-ah!” Igor non si fermava e Talos poteva essere colpito da un momento all'altro rischiando facilmente la sua vita, vista la fatalità dei colpi del Messaggero.

L'assassino osservò la sua arma e gli venne un idea, si mostrò all'improvviso di fronte a Igor e saltò verso di lui.

“Bene, abbiamo deciso di suicidarci, finalmente!” Esclamò Igor puntando la sua mano verso il ragazzo.

Talos fece un sorrisetto e puntò anche lui la sua lama verso Igor che si insospettì; dalla arma del giovane assassino partì una saetta di energia del Nulla che si dirigeva velocemente contro Igor. Il Messaggero non si mosse di un millimetro e sparò la sua sfera nera che, dopo aver assorbito il colpo di Talos e quindi aver guadagnato ancora più potenza, viaggiava minacciosa contro il ragazzo.

“Nessun arma o potere del Nulla può pareggiare la magia arcana dell'Anello! Soprattutto quello patetico della pistola della tua amica!” Igor era convinto di aver vinto perché Talos era sospeso a mezz'aria e non avrebbe mai potuto schivare quel colpo, ma il Messaggero non conosceva a fondo le abilità eccezionali del suo avversario: Talos trasformò la sua lama da assassino nella spada lunga, per poi conficcarla in una delle rocce più alte e usarla come pedana per saltare e schivare il colpo, dopodiché riagganciò la sua lama al polso e tornò tra le ombre del bosco.

“Wow, che bella mossa da parkour! Ti prego, mostramene altre! Ho tutto il tempo che voglio... oh no, aspetta! Tu invece no! La tua amica muore di più ogni secondo che passa! Mi dispiace, sarà per la prossima volta... cioè mai perché morirai adesso! Muah-ah-ah-ah!” Igor provocava Talos con molta crudeltà, ma il giovane cercava di resistere ai suoi impulsi di rabbia per non rischiare inutilmente la vita.

“Ti meriti di morire come la tua stupida compagna! Se ci tenevi tanto a lei, avresti dovuto impedirle di sfidarmi da sola! Al contrario vostro, io e Reven siamo una squadra eccellente e io non permetterò di farla morire!” replicò con determinazione Talos, facendo attenzione a non far saltare la sua copertura fra gli alberi.

“Già, ci tenevi così tanto che hai salvato l'altra... ma per favore! Tu non sai niente di me e Medea! TOGLITI IL SUO NOME DALLA BOCCA! Sei tu il fallito, non lei! Solo io posso salvare una persona dalla mia magia arcana e di certo non aiuterò mai la tua amica!”

“Ogni arma del Nulla ha un suo punto debole! Io lo troverò e ti ucciderò così andrai a fare compagnia a quella brutta strega del tuo amore e potrò finalmente andare da Reven per aiutarla!”

“TI HO DETTO DI NON NOMINARLA!” Igor identificò la posizione del ragazzo e lanciò infuriato una sfera particolarmente grande contro Talos, che la schivò per un pelo e si nascose dietro una roccia alta, poi il Messaggero continuò a parlare “Assomigli un sacco a quell'ipocrita del mio falso leader, hai sempre la parola Reven in bocca e dici un sacco di frasi fatte senza significato! Pensate di essere voi i buoni in questa storia solo perché noi abbiamo una grande ambizione? Vi sbagliate! Tu sei un killer spietato e Reven un'impicciona! Io e Medea non siamo amanti, ma fratelli! Tu non hai idea di quello che abbiamo passato... non abbiamo mai scoperto se siamo effettivamente fratelli di sangue, i nostri ricordi iniziano in un orfanotrofio con noi due che ci tenevamo per mano. Abbiamo passato tanto tempo in quel postaccio, finché un grande imprenditore versò un'ingente somma di denaro per comprarci... come schiavi. Da qual momento passammo da un padrone all'altro tra stupri e violenze di ogni genere... per tutti loro eravamo una strega e un demonio... nessuno ci trattava come esseri umani, eravamo solo merce... ma un giorno l'abbraccio delle tenebre ci donò le nostre armi del Nulla, io ricevetti il Pendente e lei l'Anello. Con questi poteri pensavamo di poter finalmente liberarci dei nostri tormenti, ma dopo aver minacciato di morte i padroni, le nostre armi non funzionarono e venimmo quasi picchiati a morte. Nel momento in cui Medea fu per essere sgozzata, io afferrai il suo Anello e una grande onda d'energia nera disintegrò tutti i presenti... tranne noi. Io e Medea capimmo una cosa: dovevamo scambiarci le nostre armi del Nulla! Adesso hai ancora il coraggio di dire che siamo noi i cattivi?! Noi abbiamo sofferto le pene dell'inferno e le abbiamo superate insieme... perché i nostri poteri erano desinati a stare insieme! Ci siamo uniti sempre insieme ai Messaggeri per creare un mondo migliore, ma tu, tu hai ucciso Medea e non ti perdonerò mai! Se riuscirai a tornare vivo, troverai la persona che ami già morta, senza che tu avessi potuto provare a salvarla e proverai proprio lo stesso dolore che mi hai inflitto! Io sono qui non perché mi importa di ucciderti, come invece interessa a qual babbeo del capo, ma per vendicarmi e richiedere ciò che è mio: il Pendente del Nulla!”

Talos si mise allo scoperto sulla roccia e guardò negli occhi Igor “Se solo aveste messo i vostri poteri a disposizione di una buona causa invece di servire un'ideale folle come la conquista del mondo, tu e Medea avreste potuto vivere sereni. È solo colpa vostra se adesso siete separati! State schiavizzando le persone proprio come le persone lo hanno fatto a voi! La vendetta porta solo ad una catena infinita di sangue!”

“Ma... dannazione... hai ragione. Cosa sto facendo? Sono diventato un mostro.” Igor si intristì profondamente e iniziò a perdere quota fino ad atterrare in ginocchio con le mani in faccia e in un pianto patetico ma commuovente.

“Sei ancora in tempo per rimediare... salva Reven prima che il Nulla la possa uccidere e aiutaci a sconfiggere il resto dei Messaggeri...” Disse Talos con dolcezza e iniziò ad incamminarsi verso Igor.

“Perdonami... Talos... scusami, ma devo eliminarti!” Igor si sollevò di scatto e lanciò una sfera d'energia potente che Talos riuscì a schivare per miracolo, ma la terra sotto di lui crollò e il giovane cadde in un dirupo di quattro metri, rotolando tra le rocce e ferendosi pelle e ossa.

“Ah-ah-ah! Talos! Sarai pure un assassino eccellente, ma sei ingenuo come un bambino di tre anni! Sei tu quello che dovrebbe inginocchiarsi e pregare per essere risparmiato! AH-AH-AH-AH!” L'inganno di Igor aveva ferito Talos gravemente e ora il ragazzo era immerso in una pozza del suo sangue.

“B-bhe... sono arrivato al capolinea. Non appena Igor mi troverà per me sarà finita...” Talos sentiva i sensi che volevano abbandonarlo, ma prima di addormentarsi si specchiò nel suo sangue. Ogni volta che il ragazzo vedeva il suo sangue colare, una fiamma di determinazione si accendeva nella sua anima e come quella volta contro Flore, abbandonò l'idea di arrendersi e si rialzò zoppicando.

“Non posso gettare la spugna... Devo aiutare Reven e soprattutto... non posso rendere vano il sacrificio di tutti coloro che sono morti a causa di questo gruppo di pazzi!” La voglia di combattere di Talos cresceva ogni volta che l'immagine di Reven e Gina gli tornavano alla mente.

“Adesso basta, devo focalizzare! Fino ad ora ho combattuto come un Talos sprovveduto, incapace e fifone! Ho fatto proprio come voleva Igor e cioè mi sono comportato come un topolino in trappola! È tempo di mordere la mano di quel bastardo che cerca di giocare con me! Pensa, Talos, pensa... un buon assassino deve analizzare tutti i comportamenti della sua vittima per trovare il suo punto debole!” Talos ripensò ad ognuna delle parole che Igor aveva detto durante la battaglia e una frase gli fece venire l'idea della vittoria: -perché i nostri poteri erano desinati a stare insieme!-

Igor si affacciò al dirupo e avvistò Talos, che con un sorrisetto lo stava provocando.

“Sei ancora vivo, ma durerà poco!” Igor iniziò a canalizzare la sua energia e puntò la sua mano contro Talos. Viceversa, Talos puntò la sua lama contro Igor e cominciò a sparare una raffica immensa di proiettili di energia contro il Messaggero, ma la sfera assorbiva tutti i colpi e diventava sempre più grande.

“Ah-ah-ah! Cosa stai facendo?! Ti ho già detto che i poteri della tua stupida amica dai capelli rossi non hanno alcun effetto contro la mia magia, se non quello di alimentarla!” Talos sparò più colpi possibili, ma la stanchezza gli impedì di continuare; la sfera era diventata grande quanto una villa a tre piani.

“Che razza di idiota, adesso sarà impossibile schivarla per te!” Igor lanciò il suo potente proiettile nero contro Talos che immobile si preparava a riceverlo; il ragazzo fu travolto in pieno ma Igor non ottenne il risultato che si aspettava: La sfera stava sparendo all'interno della lama di Talos, fino a venirne completamente assorbita.

“Cosa?! Come diavolo è possibile che la tua arma sia riuscita a parare il mio potentissimo impulso arcano?!”

“L'hai detto anche tu, no? I tuoi poteri funzionano bene in combinazione con quelli di Medea! La gemma del pendente ha assorbito al suo interno tutta la tua sfera e adesso preparati, perché te la lancerò contro!” Talos mirò la sua lama verso Igor e un potente raggio nero partì con rapidità verso Igor, che con prontezza lo contrastò con uno dei suoi flussi magici.

Lo scontro tra i due colpi energetici sembrava essere alla pari, ma lentamente il raggio di Igor assorbiva quello di Talos.

“Devo ammetterlo, Talos! La tua è stata un'idea interessante e azzeccata ed era da tanto tempo che non mi trovavo in una battaglia del genere, ma... mentre l'energia nel Pendente è limitata alla quantità che hai assorbito... la mia è infinita! Quando finirai la scorta il mio raggio ti disintegrerà e avrai perso! In definitiva, non stai facendo altro che rallentare la tua fine!”

“In una situazione normale avresti più che ragione, Igor... ma ciò che non hai calcolato è che questa volta Medea è dalla mia parte!” All'improvviso, una grande quantità di melma nera avvolse il raggio di Talos, potenziandolo; adesso era il suo raggio che prevaleva su quello del Messaggero.

“Cosa?! Bastardo! Come fai ad aver accesso ai poteri di Medea?!”

“Allora sei proprio di coccio?! Poco fa sono riuscito ad accedere ai poteri di Medea grazie al tuo raggio. Adesso sto semplicemente facendo l'opposto! Grazie ai poteri di Medea, posso amplificare la potenza del mio raggio in modo da sciogliere il tuo!

“Tsk... ti pentirai di aver sfruttato mia sorella in questo modo! Sei un vile bastardo e i tuoi sforzi non sono abbastanza! Il tuo raggio non è ancora sufficiente per sovrastare completamente il mio e la tua forza sta scemando!”

“Io ho ancora qualcuno di speciale dalla mia parte...!”

“Non scherzare, hai finito tutti gli assi nella manica! Tu sei solo!”

“Io non sono mai solo! Quella stupida amichetta dai capelli rossi di nome Gina non ti ricorda niente?!” La spada di Talos si illuminò di scintille e anche gli impulsi energetici della Pistola del Nulla si unirono al raggio che in un battito di ciglia vaporizzò il colpo di Igor e si diresse verso di lui.

Il Messaggero lanciò un chiassoso grido di dolore e terrore per poi scomparire nella fantastica esplosione che colorò di nero il cielo limpido.

Quando la nebbia oscura si diradò, non era neanche rimasta una briciola di Igor; il nemico si era dissolto completamente e anche l'Anello era completamente sparito in quanto l'arma di Talos non rilevava alcuna presenza.

Il giovane non perse tempo e senza pensare alle sue ferite doloranti, si lanciò nel Nulla per arrivare a casa di Reven dove non si sentivano altro che urla strazianti di dolore.

Talos bussò violentemente sulla porta e in poco tempo la madre della professoressa gli aprì l'ingresso.

“Talos... Reven sta malissimo! I dottori non sanno cosa fare e...”

“Dove l'avete messa?!”

“È stesa nella stanza del padre...”

Talos accarezzò il viso della signora e corse verso la stanza, dove i bambini erano fuori a piangere e uno dei dottori era fuori alla porta a consolarli.

“Signore... la prego di non disturbare il mio collega che...” Talos diede uno schiaffo al dottore e sfondò la porta con un calcio per poi correre vicino al letto dove era stesa Reven; la ragazza era diventata completamente nera, tutta corrosa dal Nulla tranne il suo viso, che si stava lentamente contagiando.

“Signore! Cosa diavolo sta facendo! Esca subito o chiamo la polizia!” urlò il dottore che stava assistendo la ragazza.

“Lei dovrebbe uscire immediatamente se non vuole che le faccia sputare il cuore dalla bocca!” Il medico si spaventò a morte e corse via piagnucolando.

“ Io so come salvarla...” Talos si sedette accanto a lei e la osservò mentre si contraeva e urlava dal dolore; il ragazzo non esitò un secondo e posò la punta della sua lama sul cuore di Reven. Tutto il nero presente sul suo corpo iniziò a confluire verso la lama per poi essere assorbito completamente nella gemma del Pendente.

Reven cessò immediatamente di urlare e assunse un'espressione tranquilla e rilassata, come se non fosse mai successo nulla.

“Ma... ma è un miracolo! Non ci posso credere!” urlò il dottore con la guancia in fiamme “p-posso controllare... una cosa, signore?” Chiese poi avvicinandosi cautamente a Talos.

“Faccia pure.” Rispose l'assassino.

Il dottore controllò la respirazione, il battito cardiaco e la condizione del corpo e tutto era tornato normale.

“Talos! Hai salvato la nostra sorellona!” I due fratellini si lanciarono sul ragazzo che li accolse con un caloroso abbraccio.

Passarono tre giorni e Talos restò accanto al letto di Reven ad aspettare che si svegliasse, spense il cellulare per evitare le chiamate di Rezi e passava ore intere ad osservare la foto che stava sulla scrivania della stanza del padre, dove erano raffigurati il genitore e Reven abbracciati.

“Suo padre è sempre stato il suo eroe...” intervenne la madre di Reven, entrata di soppiatto nella stanza.

“Se non sono indiscreto... posso sapere perché se ne è andato?” Domandò con cautela Talos.

“Mio marito era un esploratore. Amava viaggiare ed era anche un fortissimo guerriero. Il suo sogno era di trovare sempre nuovi avversari e luoghi da sfidare... ma un giorno se ne andò dicendo che aveva trovato “il segreto della vittoria assicurata” e partì per un viaggio senza ritorno... A me era appena cresciuto il pancione del mio mio ultimo figlio, ma probabilmente fare il padre non era una delle sue priorità... la cosa strana è che non portò con sé la sua amata Katana dorata che vedi lì appoggiata... era la sua compagna di viaggio più fidata.”

Talos si avvicinò all'arma e cercò di toccarla ma non appena sfiorò il manico, si ustionò il dito.

“Scusa, Talos! Dovevo avvisarti che nessuno riesce a toccare quella spada... bhe, eccetto Reven e suo padre...”

Talos si mise il dito in bocca cercando di alleviare la bruciatura, ma nel frattempo Reven aveva riaperto gli occhi e si era seduta sul letto di scatto; la ragazza si guardò le mani, poi il corpo e poi il viso, tutto era guarito.

“Reven, sei sveglia finalmente! Come stai?” Esclamò Talos correndo verso di lei, ma la ragazza lo fulminò con uno sguardo spento e subito dopo gli tirò uno schiaffo violento.

“Esci fuori da questa casa...” Esclamò Reven con gli occhi bassi.

“Ma... Reven, cosa...?

“Non hai sentito! Esci fuori! Io ti odio! Mi hai quasi lasciato morire!” Reven sollevò il viso, era in lacrime.

“Ma, cara! Talos ti ha anche salvato! Non lo trattare così!” intervenne la madre...

“Avrebbe anche potuto evitare di salvarmi se avesse scelto me in principio! Pensavo... pensavo di significare qualcosa per te... e invece, mi hai sempre considerato un premio di consolazione... io ti odio!” Reven si alzò dal letto e con una spinta buttò Talos per terra. Il ragazzo la guardò con stupore e tristezza.

“Non tornare mai più a parlarmi... anche io sono una persona con dei sentimenti, hai capito? Tu non sei l'unico che soffre, con un passato tremendo e con tutti questi fardelli che porti con te e che vuoi scaricare sugli altri! VATTENE!” Reven si voltò e piangendo tornò stesa nel letto.

Talos si sollevò da terra e si ritirò nell'angolo della stanza dove il sole non arrivava, per poi sparire nelle stesse ombre dalle quali aveva provato ad uscire per riuscire a risanare il suo cuore, ma non si sarebbe mai aspettato di perderne un'altra metà.

 

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Capitolo 10
*** Ombra delle caverne ***




Talos sentiva solo il rumore dei suoi lenti passi, mentre si avvicinava alla porta dietro la quale lo aspettava Rezi. Questa volta la sedia di Liaka era vuota, ma era un particolare del tutto irrilevante, vista la situazione imbarazzante che avrebbe dovuto affrontare.

Talos entrò e vide Rezi che fumava un sigaro, con le gambe incrociate e lo sguardo fisso verso il pavimento.

“Non c'è bisogno di dire nulla, capo... è inutile, voi avevate totalmente ragione. Per me non aveva alcun senso cercare di ritrovare i miei sentimenti, ma ho preferito fare di testa mia e adesso mi ritrovo peggio di prima. Mi sono permesso di interrompere la comunicazione con voi per più di tre giorni Se avete intenzione di perdonarmi, vi sarò infinitamente grato... altrimenti, accetterò ogni tipo di punizione.” Talos si inchinò e abbassò la testa.

“Caro Talos... io non voglio assolutamente punirti. Non sei stato tu l'unico a sbagliare... il mio solito errore è stato quello di dimenticarmi che siamo tutti esseri umani. Nessuno riuscirà a comandare il nostro cuore, neanche i nostri ideali più forti e persistenti. Mi dispiace tanto se qualcosa è andato storto ultimamente... mi dispiace davvero!” Rezi spense il sigaro, si alzò dalla sedia e abbracciò Talos che, nonostante fosse sbigottito dal comportamento del suo capo, si lasciò avvolgere da quel calore che gli mancava così tanto.

“Non dimenticarti mai che io ci tengo a te, come persona! Talos, tu sei come un figlio caro per me e il nostro rapporto non è solo lavorativo! Vederti soffrire dopo tutto quello che hai passato mi fa stare malissimo! Ma devi capire che non farti sentire per tutti questi giorni è stato ancora più doloroso! Io ho bisogno di te!” Esclamò Rezi scuotendo dolcemente il ragazzo.

“Non succederà più, Rezi! Adesso ho troncato ogni rapporto con tutto ciò che non ci riguarda... non vi deluderò più!” Disse Talos quasi commosso.

“Ben detto, figliolo! Adesso il nostro obiettivo principale è quello di proteggere la città dai Messaggeri! I miei uomini mi hanno informato dei tuoi ultimi scontri e ho saputo che hai già fatto fuori tre dei cinque avversari! Sei migliorato tantissimo dal tuo primo combattimento!”

“A proposito... come mai Liaka non è qui?” Domandò il ragazzo girandosi attorno.

“Liaka? Eh... è morta.” Disse Rezi con schiettezza e si sedette di nuovo sulla poltrona.

“Cosa?! Come è successo?” Anche se per Talos quella ragazza non significava niente, la lugubre sorpresa lo toccò comunque.

“Bhe... in tua assenza, qualcuno doveva pur aiutarmi. Purtroppo lei non è forte e non ha poteri assurdi come i tuoi e non è sopravvissuta... ma la sua morte non è stata per niente vana! Abbiamo scoperto il nascondiglio dei restanti Messaggeri grazie al suo sacrificio!”

“Scusatemi se mi permetto, ma... non è stata una cosa molto utile in quanto adesso si sposteranno sicuramente!”

“Aaah! Talos, non essere così ingenuo! Le Armi del Nulla, che artefatti sensazionali! Ho passato la mia vita a studiare le potenzialità e a circondarmi di degni possessori! Come già sai, ogni volta che ne assorbi una, il tuo potere aumenta... e non solo! Più la tua arma viene sfamata e molto più facile è rintracciare tutte le altre! Non hai ancora capito? Adesso che i Messaggeri sono in pochi e abbiamo scoperto dove si nascondono, dovranno per forza sbrigarsi a finire il loro piano! Trovali attraverso le vibrazioni della tua arma, forza! Prova adesso!”

Talos si concentrò e verificò che Rezi aveva ragione; il segnale era così preciso e potente che al ragazzo sembrava quasi poterli vedere attraverso la sua mente.

“Ma questo è grandioso! Adesso che non hanno più modo di uscire dal nostro raggio visivo, posso andare ad eliminarli personalmente! Questa volta sarò io ad andare da loro!”Esclamò Talos e iniziò a correre verso l'uscita.

“Talos, fai del tuo meglio! Il ragazzo che conoscevo è diventato il miglior combattente della città! Non hai bisogno di una ragazzina viziata per sentirti appagato... sappi che io crederò sempre in te! Vinci per me, per l'antico amore che proteggi e per tutte le persone a cui volevi bene e che sono morte per colpa di questo fato avverso! Tu non temi nessuno perché sei l'ombra di una luce che non si spegnerà mai!” Rezi salutò solennemente Talos, che velocemente, sparì in un fumo d'oscurità.

 

“Lo so che cosa avete intenzione di dire, ma è meglio se tacete!” Reven era seduta a tavola a fare colazione e tutta la sua famiglia le teneva il broncio.

“Quando sarò più grande, mi fidanzerò io con Talos! Poi te ne pentirai, sorellona!” disse la piccolina facendo una pernacchia a Reven.

“Non nominare quell'infame! Voi non sapete niente perché lo conoscete solo per quello che sembra, ma in realtà non è altro che un assassino senza cuore che vive in un mondo dove solo lui conta qualcosa! Io vi odio! Lasciatemi in pace e non trattatemi come se fossi io quella che sbaglia!” Reven si alzò piangendo dalla tavola e corse dentro la stanza del padre, dove si chiuse a chiave.

La ragazza si asciugò le lacrime e osservò con nostalgia la sua foto con il genitore, per poi voltare lo sguardo verso la Katana dorata.

“Per colpa di Talos... ho anche perso il mio fidato gladio. Papà, perdonami... ma devo prendere in prestito la tua spada.

Reven la sollevò e la impugnò, ma in quello stesso istante ebbe una strana visione che le mostrava un edificio abbandonato dove c'era scritto -Mostra d'arte moderna!-

“Questa è la vecchia galleria della città... devo assolutamente andarci!” Reven mise la Katana nel fodero e la allacciò alla sua schiena per poi correre fuori da casa sua senza salutare nessuno.

La giovane professoressa arrivò nel giro di pochi minuti, era troppo curiosa riguardo ciò che la attendeva all'interno dell'edificio. Reven entrò e si guardò attorno: era pieno di quadri strappati e rotti e degli insetti grossi e strani divoravano la tela di quelli ancora un po' salvabili; un grandissimo quadro ricopriva la parete principale ed era l'unico completamente pulito; raffigurava un cavernicolo pelato voltato di spalle con una grossa clava puntata verso un leone che scappava.

Reven si fermò un attimo ad osservarlo nel suo assurdo realismo, ma dei rumori sospetti la preoccuparono tanto da costringerla a sfoderare la sua Katana e mettersi in guardia; dei passi leggeri si facevano sempre più vicini, ma la ragazza non aveva nessun intenzione di nascondersi, tanto meno di scappare, ma solo di combattere.

Quando il visitatore svelò la sua identità, Reven abbassò l'arma e gridò infastidita.

“Tu?! Che ci fai qui!? Adesso ti metti anche a pedinarmi?!”

“Io sono qui per combattere con i Messaggeri!”

Reven e Talos incrociarono rabbiosamente gli sguardi, poi la ragazza continuò a sbraitargli contro.

“Non ho nessuna intenzione di aiutarti! Magari mi usi come zerbino anche questa volta e...”

“Non ti chiederò di aiutarmi e sparisci. Tu non hai niente a che vedere con me e con questa storia. Vattene, Reven, non ho bisogno di te.” Talos parlò con un tono molto distaccato e Reven si sentì stranamente ferita da quelle parole. La ragazza fece una smorfia per trattenere le lacrime e corse via verso il piano superiore.

“Tsk... Rezi ha ragione. Io non devo distrarmi per colpa sua... forse sono stato troppo freddo? Bha. Basta, chi se ne importa! Ha iniziato lei!... Umm? Sento una forte presenza di un'arma del nulla nei paraggi... sarà che...?” Talos vide arrivare un potente colpo dalle sue spalle e per un pelò riuscì ad abbassarsi in tempo da schivare la veloce sventola.

Si trattava del cavernicolo del quadro che poi un quadro non era, ma solo un'artistica trappola.

“Ehi! Mi avevi quasi fatto saltare via la testa con quella mazza gigante! Sei sleale!” Esclamò Talos con leggera dose di sarcasmo.

L'altissimo e possente individuo lanciò un urlo assordante per poi distruggere un paio di sculture con la sua clava ciclopica.

Reven sentì il frastuono e si paralizzò sulle scale “Cosa è stato?! Forse dovrei andare giù a vedere... no! La mia Katana dorata mi vuole condurre da questa parte e per questa volta lascerò che Talos se la sbrighi da solo! È solo un egoista e ha bisogno di assaggiare la sua stessa medicina!” La ragazza impugnò la sua arma e riprese a correre.

“Ragazzone! Cerca di non farci crollare addosso l'edificio, per favore!” Esclamò infastidito Talos.

“Ragazzone non essere mio nome! Io essere Messaggero! Loro chiamare me Java! Io distruggere te!” replicò l'omaccione con una voce rauca e profonda.

“Perché diavolo parli in questo modo?! Sei per davvero un uomo delle caverne?” Domandò incuriosito il giovane.

“Io venire da passato! Io essere esperimento! Io essere scongelato! Loro chiamare me Java!”

“Secondo me avrebbero dovuto chiamarti idiota...” Affermò Talos con malizia

“Java non essere stupido! Java essere intelligente!” Java cercò di nuovo di colpire Talos con la sua mazza, ma ancora una volta l'assassino schivò con facilità.

“Mpf... allora permettimi di testare il tuo livello di intelligenza! Sono del tutto certo che sei a conoscenza del fatto che essere rimbambiti significa essere molto intelligenti, vero?”

“Java sapere! Certo! Java essere il più rimbambito! Più rimbambito di tutti!”

“Ragazzi, questo combattimento sarà una passeggiata...” Disse tra se e sé Talos sorridendo.

“Allora, mio caro Java! Mi hai dimostrato di essere molto intelligente... ma che ne dici se mi dimostri di essere il più intelligente di tutti gli intelligenti?” Domandò il ragazzo con tono persuasivo.

“Java essere! Java dimostrare!” Urlò il Messaggero.

“Allora... chi è il più intelligente deve dirmi che poteri ha la sua arma del Nulla e per quale motivo si trova qui.”

“Java sapere risposta! Java rispondere! Java avere Clava del Nulla! Clava del Nulla distruggere tutti materiali, tutte armi del Nulla, tutto distruggere!”

“Wow... allora ho fatto bene a non cercar di parare i tuoi colpi con la mia lama!”

“Tu stare zitto! Io dimostrare la mia intelligenza!” Java si innervosì e tentò un'altra mazzata, ma Talos si scansò ancora, era troppo agile.

“Scusami tanto! Vai avanti! Racconta pure in ogni minimo particolare quello che sei venuto a fare in questo posto!”

“Java essere qui per tenere te a bada! Java sconfiggere te e il capo completare il piano sopra di noi! Sopra stare importante segreto del Nulla! Ma Java non dovere assolutamente dirlo a nessun... JAVA ARRABBIATO!” Il cavernicolo aveva finalmente scoperto il meschino giochetto di Talos e si era talmente infuriato che Talos non poteva stare fermo tanti erano i colpi con cui Java cercava di schiacciarlo.

“Aspetta... hai detto sopra? Allora... Reven è in pericolo!”

Reven si fermò davanti ad una piccola stanza isolata, ma non appena fu sul punto di sbirciarci dentro, una possente voce maschile si rivolse a lei e proveniva dall'interno della camera

“Reven... non mi aspettavo di trovarti qui. Prego, entra pure senza problemi... non ho nessuna intenzione di farti del male.” Si trattava dell'ultimo Messaggero, il leader, che era di spalle a fissare un quadro completamente nero.

La ragazza gli puntò la Katana contro ed entrò cautamente nella stanza, pronta ad un'eventuale colpo basso dell'individuo.

Il Messaggero si voltò verso Reven, indossava ancora la maschera e i suoi occhi erano impercettibili anche se le fessure per la vista erano molto ampie.

“Non metterti così in tensione, Reven. Non ti considero un mio avversario. Piuttosto... come mai non sei ad aiutare il tuo caro amico Talos?” disse.

“Sentivo il bisogno di venire su questo piano! E alla fine ho fatto bene perché altrimenti l'avresti passata liscia senza che nessuno avrebbe potuto provare a fermarti!” rispose con grande decisione la ragazza.

“Lo credi davvero? Talos sottovaluterà Java e rimarrà impantanato nella sua forza. Ti concedo la possibilità di andare ad aiutarlo, io non ti fermerò. Sei un'abile combattente, Reven, il tuo aiuto è più che fondamentale per quel ragazzino impertinente.”

“Smettila di parlare come se fossi un mio amico! Non sei altro che l'ultimo rimasto di una banda di pazzi criminali che ucciderebbero chiunque per queste dannate armi del Nulla! Siete patetici! Non siete abbastanza forti da soli e cercate conforto nell'oscurità!” Esclamò furiosa Reven, sventolando la sua arma con fierezza.

“La Katana Dorata del leggendario maestro Yone, non pensavo di rivederla dopo tutto questo tempo. Si dice che quell'esploratore da quattro soldi l'abbia trovata in un antico tempio giapponese sommerso.”

“Cosa hai detto?! Conosci mio padre Yone?!”

“Se 'l'ho conosciuto, dici? Bhe, si, ma è passato parecchio tempo.”

“Quando è stata l'ultima volta che l'hai visto! Devo saperlo!”

“L'ultima volta che l'ho visto è stata quando l'ho soffocato a morte con le mie mani. Ah-ah-ah-ah!”

“C... cosa?” Reven iniziò a tremare per poi inginocchiarsi e fissare il vuoto.

“La forza delle armi del Nulla non è minimamente paragonabile a quella di un umano, per quanto esperto, forte e talentuoso sia, proprio come era tuo padre. Yone è morto e presto lo sarai anche tu... perché neghi l'oscurità nel tuo cuore!”

“Tu... hai ucciso mio padre... lui non è mai tornato non perché non lo volesse ma... per colpa tua, maledetto! Me la pagherai cara!” Reven si rialzò da terra e iniziò a caricare verso il Messaggero.

“Io non volevo attaccarti, Reven... ma non mi dai altra scelta!”

Un urlò di dolore squarciò il silenzio del secondo piano, fino ad arrivare al primo, dove Talos lo udì con chiarezza.

“Oh, no... Reven... devo sbrigarmi a finirla al più presto! Ho un'idea!” Talos continuava a scansare tutti gli attacchi di Java, ma non poteva continuare così all'infinito; il giovane scattò verso il gigante e lo colpì sulla guancia con un calcio, ma il colpo fu del tutto inconcludente. Tuttavia, non era la potenza del colpo ciò che importava a Talos, ma la reazione del suo avversario: Java cercò di colpire Talos, ma il giovane sparì nel nulla e il Messaggero finì col sbattersi la sua stessa mazza sul viso.

Java svenne a terra e la sua caduta fece quasi crollare i muri dalla tanta potenza.

“Lo sapevo che era un grandissimo babbeo! La sua Clava-distruggi tutto ha spaccato anche il suo bel faccino!” Talos si sgranchì un po' e iniziò a correre verso le scale, ma all'improvviso si sentì strangolare le ossa.

Java si era rialzato e lo aveva afferrato con una sola mano che stava stringendo al massimo per soffocare Talos.

“Java non essere babbeo! Tu essere! Java essere il solo materiale Clava non potere distruggere! Tu babbeo! Io intelligente!” la presa del Messaggero era insopportabile e il giovane sentiva le sue ossa che volevano spezzarsi.

Java sollevò la sua clava e la sollevò al cielo, pronto a dare il colpo di grazia a Talos, ma il ragazzo aveva già elaborato una nuova tattica, nonostante non gli potesse quasi arrivare il sangue al cervello; non appena Java fu sul punto di colpire con la sua Clava, Talos utilizzò i poteri di Gina per provocare un'intensa scarica elettrica che stordì Java che, paralizzato, lasciò cadere a terra la sua Clava.

L'arma del Nulla, che tutto poteva distruggere, iniziò a frantumare tutta la terra sotto i piedi del Messaggero fino a causare un enorme precipizio nel quale Java precipitò urlando tremendamente e dal quale, forse, sarebbe potuto uscire solo dall'altra parte del mondo.

“Uff... mi sento una sottiletta, ma mi sono liberato giunto in tempo da non essere spezzato in due! Dannazione! Adesso quell'arma del Nulla è persa per sempre e non potrò mai impossessarmi dei suoi utilissimi poteri. L'importante, però, è che sono sano e salvo. Adesso devo correre al piano superiore!”

Talos si rialzò zoppicando, ma con tanta rapidità iniziò a salire le scale lasciandosi guidare dalle pulsazioni della sua Lama del Nulla.

Nel frattempo, Reven era stesa a terra, immobile e avvolta da un'aura oscura che sembrava volerla risucchiare.

“Non temere, Reven. Il colpo che ti ho inflitto non è mortale, ti ha messo solo fuori uso il corpo e resterai così ancora per pochi minuti.” Esclamò il messaggero mascherato, poi si mise ad accarezzare il quadro nero.

“M-ma come è successo?! Non ti ho neanche visto muovere un dito! Sei troppo veloce rispetto a tutti gli altri Messaggeri che ho visto!” Disse Reven ansimando.

“Io sono il miglior combattente del mondo... e presto sarò ancora più forte quando potrò impadronirmi della Lama di Talos... perché tanto lo so già... il suo destino è perdere contro di me e non contro Java... posso già sentire la sua rabbia che desidera la mia morte! Ah-ah-ah! Bhe, è stato un piacere, Reven... ma adesso devo andare!”

“Cosa è quel quadro... dove stai andando!? Io non posso... lasciarti scappare!” Reven cercò di rialzarsi ma ogni singolo movimento le veniva negato dall'aura oscura che la avvolgeva.”

“Questo non è un quadro, in realtà, ma è una lastra! L'ho nascosta tempo fa in questo luogo perché si mimetizzava con il resto dell'ambiente! Questa lastra è l'unico portale esistente che collega il mondo del Nulla con quello degli uomini e chiunque può oltrepassarlo per entrare nel Nulla, anche i non possessori di armi.”

“A cosa serve avere un passaggio del genere se gli uomini normali non hanno bisogno di entrare nel Nulla?!”

“Il rituale finale si compirà qui...”

“Quale rituale?”

“Ora basta, cara Reven, tu vorresti sapere troppo, ma non ti è concesso.”

“Allora concedimi solo quest'ultima domanda... tu chi sei?”

“Se proprio desideri saperlo, allora osserva bene il mio volto.” Il Messaggero si tolse la maschera. Era un uomo sulla quarantina con dei capelli neri e lunghissimi raccolti in un codino, occhi celesti socchiusi e una grande cicatrice sul naso sul quale pendevano ciuffi che non riuscivano ad entrare nel codino.

“Padre?! Ma... perché?! Non capisco... mi hai mentito tutto questo tempo...!”

“Reven... presto ti sarà tutto chiaro, quando il rituale sarà completato e l'arma finale sarà creata! Ci vediamo dall'altra parte! Riferisci al tuo caro Talos che aspetto con impazienza il duello con il primo ragazzo che è riuscito a frequentare mia figlia senza poi avere le ossa rotte! Ah-ah-ah!” detto ciò, Yone si tuffò nella lastra nera per poi sparire.

“Papà... anche tu... come hai fatto a sprofondare nel Nulla?! Tona , ti prego! Io cerco ancora molte risposte e tu me le devi! Papà, dimmi solo perchè?!” Reven urlava e ripeteva sempre le stesse frasi ma non c'era risposta.

“Tu, invece, devi qualcosa a me!” Una voce spenta e inquietante si rivolse a Reven; la ragazza girò lentamente la testa per guardare, ma riuscì a vedere solo una sagoma nera in quanto l'individuo la colpì con un calcio sul viso che la fece svenire immediatamente.

“Adesso verrai con me, Reven. Presto potrò completare la mia vendetta e nessuno potrà fermarmi! MUAH-AH-AH-AH!” La sagoma incappucciata sollevò Reven, la prese sulle spalle e si tuffò anch'essa nella lastra.

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Capitolo 11
*** Le ombre non sanguinano ***




“La mia Lama vibra più del solito e... mi vuole condurre verso la stanza da dove provenivano le urla di Reven! Devo sbrigarmi!” Talos, guidato dalla sua arma del Nulla, correva senza sosta col solo pensiero di aiutare Reven, ma quando arrivò a destinazione la ragazza non c’era e tutto ciò che riempiva i suoi occhi era l’oscurità luminescente del portale a forma di quadro; Talos fece un bel respiro e si gettò coraggiosamente al suo interno: dall’altra parte c’era un lunghissimo corridoio dove oltre al quadro c’erano numerose finestre dalle quali si vedeva un denso cielo nero.

“Non ricordavo che il Nulla fosse così minaccioso…” Talos attraversò l’infinito percorso in linea retta fino a giungerne all’uscita: il corridoio portava in cima ad una scalinata dalla quale si vedeva una città in rovina, con i palazzi completamente sgretolati e corrosi dal tempo; circondata da queste costruzioni in rovina c’era un’ampia piazza dove sorgeva altissima una lastra dorata, colore insolito per un ambientazione come quella del Nulla.

Talos, incuriosito e intimorito dalla maestosità di questa antica civiltà, si affrettò a scendere le scale per arrivare al centro della piazza, di fronte all’artefatto misterioso; sulla lastra mistica erano incise sentenze intraducibili ma la maggior parte dei disegni erano sagome di uomini che sembravano darsi battaglia ed ognuno di loro aveva un’arma differente.

“Sono dei bei disegni, non credi?” Una voce prepotente interruppe le riflessioni di Talos che, in guardia, si voltò a vedere chi aveva parlato; si trattava dell’ultimo Messaggero che, anche senza avere la maschera, si copriva il volto nel cappuccio tanto che solo qualche pelo della barba risultava distinguibile.

“Finalmente ci incontriamo da soli, Talos… sapevo che i restanti Messaggeri non erano abbastanza forti per sconfiggerti. Il destino ci ha finalmente permesso di combattere!”

“I tuoi amici non sono stati così furbi… venivano a suicidarsi uno alla volta.”

“Noi non eravamo amici… combattevamo solo per un comune fine.”

“Forse è arrivato il momento di svelarmelo, non credi?! Per esempio, cosa diavolo è quella lastra gigante? E come è possibile che esista un portale per il Nulla?”

“Questa lastra non è altro che quella che recuperammo al museo a cui tu non hai fatto la guardia… nel mondo terrestre non è altro che un foglietto ma… come vedi l’aura del Nulla le ha donato la sua vera forma: Una gigantesca opera d'arte!”

“E questo cosa diavolo significa…?!”

“Talos, le tue domande sono superflue e fastidiose. Non riesci a cogliere l’importanza di questo momento? Siamo gli unici due possessori di armi del Nulla rimasti in vita su tutto il pianeta! Adesso ci combatteremo e vedremo chi di noi sarà il vero e unico degno detentore dell’immenso potere delle ombre!”

“Umpf… giusto. Tu sei quel pazzo che ha assorbito ben novantanove armi del Nulla… avrai il tuo duello presto, ma prima… rispondi almeno a questo! Cosa hai fatto a Reven?!”

“Non preoccuparti per lei… l’ho solo messa fuori combattimento per un po’. Presto si riprenderà.”

“Forse non sono stato chiaro… Dove l’hai portata, infame?!”

“Cosa intendi? Io l’ho lasciata davanti al portale!”

“Bugiardo! Non c’era nessuno quando sono arrivato io! Sei solo un bastardo, lei non ha niente a che fare con il tuo stupido desiderio delle armi del Nulla!”

“Ti ripeto che io non ho fatto nulla a Reven! Sono il primo che non avrebbe nessun interesse a farle del male e se vuoi, ti dico anche il perché! Io sono…” Il Messaggero stava per concludere la sua sentenza ma una voce spenta lo interruppe.

“Forse posso dirtelo io dove si trova Reven, Talos!”

Talos e il Messaggero voltarono lo sguardo in cima ad un palazzo visibilmente instabile da dove proveniva la voce e spalancarono la bocca dalla sorpresa.

“Igor, Tu… tu dovresti essere morto! Ti ho sconfitto con la tua stesa tecnica!”

“Muah-ah-ah-ah! Ci avresti sperato, bastardo! Osserva!” Igor si tolse il cappuccio e si alzò le maniche: metà della sua testa e il braccio dove non indossava l’Anello del Nulla erano mummificati. “Sono riuscito a schivare parzialmente il tuo colpo! Inoltre il potere dell’Anello mi ha permesso di impedire che la putrefazione si espandesse a tutto il mio corpo… sono ancora vivo e pronto a compiere la mia vendetta! Dai un occhiata a questo!” Igor iniziò a levitare e schioccò le dita: Il muro frontale del palazzo dove era poggiato si sgretolò e Talos osservò incredulo ciò che nascondeva al suo interno.

Una strana e altissima costruzione verticale a due gabbie formata da ossa e scheletri intrappolava Eden in una cella e Reven nell’altra.

“Mestro Chin! Ti prego maestro, salvaci! Questo pazzo è entrato in casa e mi ha rapito mentre stavo dormendo! Aiuto!” Gridava Eden facendo attenzione a non toccare le sbarre della gabbia, nella quale pulsava evidente il potere del Nulla; Reven invece era seduta, con gli occhi semi aperti a guardare nel vuoto, impossibilitata a muoversi probabilmente per colpa dell’inibizione dopo il combattimento col padre.

“Ascolta bene Talos… questa gabbia è alimentata dalla magia corrosiva del mio Anello! Proprio come il nostro primo incontro, dovrai fare una scelta! Distruggi pure la cella che contiene la persona che vuoi salvare ma… sappi che tutta la magia si libererà immediatamente dopo sulla cella restante disintegrando tutto ciò che contiene! Muah-ah-ah-ah! Questa volta non riuscirai a farla franca, Talos! Devi pagare la morte di Medea! E se per assurdo ti venisse la strana idea di intervenire, Yone… stai certo che disintegrerei entrambe senza pensarci e nessuno di noi tre lo vorrebbe, vero?”

“Igor, sei un impostore! Talos ti ha sconfitto lealmente e non riesci ad accettare la sconfitta! Sei un perdente e nient’altro! Inoltre… è contro le regole condurre terresti nel Nulla!”

“Fottiti, tu e le tue regole idiote! Solo gli stupidi dedicano la vita all’onore! Mi lavo le mani con i tuoi discorsi sulla lealtà! Talos deve pagare! Ah-ah-ah-ah!”

“Maestro Chin… ti prego… salvaci!” Esclamò Eden con le lacrime agli occhi.

“Non ti agitare troppo, Eden… non ne hai nessun motivo. Tu verrai salvata di certo.” Disse Reven con un sorrisetto di rassegnazione.

“Professoressa… ma perché state dicendo questo…?”

“Talos lo sa già chi deve salvare…”

“Io… non sto capendo… professoressa Reven?! Perché una di noi deve morire! Non è giusto, maledetto Messaggero!”

“Perché, chiedi? Muah-ah-ah! Perché niente rimane impunito! Talos… Voi dovete pagare! Ora basta temporeggiare, però! Talos, fa’ la tua scelta!”

“Non avevo nessun intenzione di farti aspettare. Io ho già fatto la mia scelta.” Alle parole di Talos tutti lo osservarono in silenzio, sudando; solo Reven aveva lo sguardo spento verso il cielo. Talos puntò la cella di Eden con la sua lama che iniziò a caricarsi di energia

“Eden, preparati a cadere in piedi!” Esclamò Talos pronto a sparare.

“I-io? Ma…”

“Che ti avevo detto, lui ha occhi solo per te. Non dovevi avere nessun dubbio. E… non avrei dovuto averlo neanche io…” Reven abbassò ancora di più la testa e chiuse gli occhi mentre una lunga lacrima le percorreva il viso.

“Professoressa… Mi dispiace! Mi dispiace così tanto… perché…” Eden scoppiò a piangere e a gridare.

“Eden, ho detto di stare pronta!” La ragazza cercò di asciugarsi le lacrime e si mise in posizione, mentre Igor rideva all’ impazzata godendo della sua vittoria.

Il proiettile di energia partì verso Eden; Reven lo sentiva avvicinarsi come si sentiva vicina alla sua fine, a dire addio alla sua famiglia, ai suoi sogni e anche ai suoi sentimenti. La ragazza si era promessa di non guardare mentre il suo corpo veniva sciolto dall’oscurità, ma non appena il proiettile colpì la gabbia di Eden, un rumore ancora più forte nelle sue vicinanze la portò a riaprire gli occhi; Talos aveva distrutto la gabbia di Reven nel momento esatto in cui il proiettile aveva raggiunto quella di Eden. Il ragazzo prese in braccio Reven e la appoggiò al sicuro, vicino ad Eden, dopodiché si voltò minaccioso verso Igor.

“Come… Come diavolo è possibile?! Le hai di nuovo salvate entrambe… no… non puoi cavartela sempre! ORA BASTA! Distruggerò tutti voi!” Igor alzò la mano buona al cielo e caricò una grande sfera di energia ma all’improvviso la sua canalizzazione si interruppe; Talos gli aveva tagliato la mano talmente velocemente che lui non se ne era neanche accorto. Il ragazzo dai capelli blu si guardò l’arto mozzato e iniziò ad urlare dal dolore.

“Io non ho mai avuto bisogno di scegliere, Igor…e sai perché? La mia scelta l’ho fatta molto tempo fa: Io non permetterò più a nessuno di fare del male alle persone che amo!”

“BASTARDO! TU DEVI MORIRE!” Igor si lanciò in volo verso Talos, ma non indossando più l’Anello, il suo corpo si sciolse immediatamente, esplodendo in uno sciame di polvere nera.

Tutti i presenti osservarono in silenzio Talos, chi con ammirazione, chi con terrore e soprattutto chi con profondo amore.

“Sapevo che eri un tipo in gamba, Talos! Ma questa proprio non me la sarei mai aspettata! Hai umiliato quel verme in modo eccellente! Il nostro duello si prospetta più interessante di quello che immaginavo!” L’ultimo Messaggero si strappò via la tunica e si mise in posa da combattimento. Aveva un corpo nettamente muscoloso, lacerato però da numerose e profonde cicatrici; impugnava una katana completamente nera e molto più grande rispetto le dimensioni tradizionali.

Talos sollevò da terra l’Anello del Nulla e lo guardò con attenzione.

“Forza, assorbilo pure! È tuo di diritto, hai sconfitto tu Igor!” Esclamò il Messaggero.

Talos poggiò la sua arma sull’anello che venne velocemente assimilato.

“Ehi ma… mi sembra di aver già visto il tuo volto da qualche parte…” Esclamò insospettito Talos.

“Mi presento: il mio nome è Yone e sono il padre di Reven. Magari se riesci a sconfiggermi... ti potrei anche concedere la sua mano! Non saresti male come genero, anche se a me ne piacerebbe uno ancora in vita! Ah-ah-ah!”

“Maestro Chin… ma cosa sta succedendo?! Dove siamo? Perché tutti ti chiamano Talos?! E soprattutto cosa significano le incisioni su questa lastra?! Comunque, lascia che ti aiuti! Combattiamo insieme questo tizio!” Eden era agitata e ripeteva in continuazione le stesse frasi, ma nessuno la prendeva sul serio.

“Eden… ti chiedo di perdonarmi.”

“E per cosa, prof?”

“Per questo.” Reven sferrò un potente pugno nello stomaco alla ragazza che svenne immediatamente.

“Ah! Ottima idea, Reven! Si vede che sei mia figlia! Infatti se non l’avessi fatto tu, ci avrei pensato io. Nessuno deve interrompere il nostro duello! Ma ci pensi? Gli unici due possessori di armi del Nulla in vita! Chi vincerà? La luce o l’ombra? Ma soprattutto, chi è la luce e chi è l’ombra? Ancora non ne sono sicuro… tutto ciò è spettacolare, vero Talos?”

“Talos… io…ti devo delle scuse… mi sono comportata come una bambina.” Reven non riusciva ad alzare lo sguardo per parlare con Talos talmente era imbarazzata.

“Non potevo biasimarti, Reven… comunque ne parleremo in un altro momento. Ora devi farmi un favore: porta fuori di qui Eden e assicurati che sia al sicuro. Ti chiederei anche di non tornare, ma… credo di conoscerti abbastanza bene ormai.”

“Tornerò ad aiutarti il più velocemente possibile, ci puoi scommettere! Ho anche lasciato una cosa proprio fuori dal portale e devo andare a recuperarla! Talos! Stai attento, mio padre è… mio padre!” Reven si caricò Eden sulle spalle e iniziò a correre verso la scalinata.

“Finalmente soli, Talos! Adesso possiamo combattere!” Esclamò con energia Yone.

“Prima di iniziare, vorrei porti un’ultima domanda. Come? Come hai abbracciato… il Nulla? Non riesco a scorgere… traccia di oscurità nel tuo cuore.”
“L’ambizione è l’unica oscurità che mi porto dentro. Ho lasciato egoisticamente tutte le persone a cui tenevo solo per un unico motivo: il potere! La leggenda di questa lastra narra di un antico principe che moltissimo tempo fa riuscì a riunire tutte le armi del nulla! Io desidero il potere finale! L’arma suprema che mi permetterà di essere il numero uno al mondo! Per anni ho viaggiato in tutto il globo in cerca di forza, di armi sempre più forti finché… non ho capito che non c’è niente superiore alle ombre del Nulla! Adesso che gli unici due degni candidati al potere supremo sono pronti a scontrarsi… ti dimostrerò che solo io sono predestinato a quel potere! È una vita che aspetto questo momento!|”

“Una persona che ha cercato e desiderato il nulla… non sei così onorevole come avevo pensato… se potessi tornare indietro, avrei preferito non essere mai diventato degno… avrei preferito non entrare mai nel Nulla...” Disse Talos abbassando lo sguardo.

I due duellanti si incamminarono lentamente verso il loro rispettivo avversario: Yone con la Katana sguainata e Talos con la sua arma nella forma da spada lunga. Non appena una piccola roccia si frantumò cadendo da un muro, il silenzio epico venne rotto dalle due lame che si incrociavano. I due combattenti erano così rapidi e precisi che solo una persona al loro livello avrebbe potuto seguire i loro movimenti.

Reven era arrivata in cima alla scalinata. Il rumore dei colpi si sentiva chiaro anche lì e la ragazza si voltò per dare un’occhiata dall’alto; ciò che vedeva erano solo spostamenti d’aria e palazzi che crollavano a causa dello scontro violento. La ragazza sorrise e continuò a correre vero il portale.

Talos e Yone scontrarono potentemente le punte delle loro due lame creando un botto tale da generare un ampio cratere sotto i loro piedi.

Talos recuperò la forma della Lama originale da assassino e si lanciò verso Yone.

“Umpf… la lama per agguati è inutile quando combatti nel Nulla! Mentre quando sei sulla terra puoi entrare nel Nulla per poi ricomparire, qui non puoi farlo! Ah, non essere stupido!” Esclamò ridacchiando Yone

Talos si slanciò verso di lui minaccioso e all’improvviso scomparve per poi riapparire alle spalle del suo avversario che colto di sorpresa si fece colpire e lacerare l’intero braccio.

“Hai ragione, non posso scomparire nel Nulla… ma posso fare il contrario! Scomparire sulla terra per poi riapparire qui!” Talos saltò in aria e caricò di magia la sua arma.

“Forse è giunto il momento di provare il mio nuovo giocattolo!” Talos sparò la corrosiva magia dell’Anello verso Yone che se la rideva.

“Sei stato abile per prima... ma non crederai di colpirmi con qualcosa di così schivabile… aspetta, ma cosa…?” Yone cercava di spostarsi ma si accorse tardi di essere stato appiccicato a terra con la melma del Pendente.

“Hai unito i due poteri del Nulla per una combo mortale… diavolo se se sono nei guai!” Yone ripose la sua arma nel fodero e osservò ridendo l’ondata di magia che lo travolgeva completamente.

“Non pensavo che sarebbe stato così semplice, ma niente potrebbe sopravvivere alla magia dell’Anello.” Talos osservava a braccia conserte il fumo che si diradava dopo l’esplosione.

“Hai ragione, Talos. Niente potrebbe sopravvivere, niente tranne me.” Yone non era morto e il suo aspetto era completamente cambiato: sembrava essere diventato un cyborg metallizzato ed elettronico, senza volto ma con un casco a raggi x.

“Ma cosa diavolo…?” Talos era terrorizzato e incuriosito dalla sua trasformazione.

“Ti piace? Al contrario tuo, non ho usato le armi del Nulla per potenziare la mia Katana ma le ho plasmate in qualcosa di molto più potente: Un’armatura formata dalla pura essenza del Nulla, tanto indistruttibile quanto letale… osserva!” Yone si teletrasportò di fronte a Talos e lo infilzò completamente con la sua Katana. Il ragazzo rimase pietrificato con la bocca aperta, una lama metallica era completamente conficcata nel suo corpo.

“Ehi, non traumatizzarti troppo… questa è solo una dimostrazione…” Yone camminò attraverso il corpo di Talos dimostrando che era completamente trasparente e che non lo aveva infilzato sul serio.

“Hai capito, adesso? Sono immortale perché adesso io sono il Nulla. Non appena avrò la tua arma la mia armatura sarà perfetta. Quindi… la prossima volta non ti trafiggerò per scherzo.”

Talos si slanciò verso Yone cercando di colpirlo, ma tutti i suoi colpi andavano a vuoto e finì per sforzarsi e stancarsi. Non appena vide che Yone stava per usare la sua lama, Talos sferrò un altro attacco pesante ma, nonostante avesse colpito Yone, la sua armatura non si fece neanche un graffio.

“Mi stai dicendo che questo per te è un attacco?! Questo è un attacco!” Yone colpì Talos con una sciabolata che attraversò tutto il tuo petto. Una spada normale avrebbe tagliato un uomo in due, ma questo non successe; Talos crollò a terra senza potersi più muovere.

“Non agitarti, cioè, se potessi farlo non farlo perché tanto la mia arma non fa sanguinare. La mia Katana del Nulla colpisce direttamente la tua anima, squartando lei e non il tuo corpo. Credo faccia ancora più male, che ne pensi? Cioè che mi diresti se potessi parlare? Io penso che urleresti dal dolore!”

Talos lo guardava con gli occhi spenti, si sentiva morire veramente dall’interno.

“Avevo immaginato il nostro duello più entusiasmante, ti dico la verità… ma alla fine finisco sempre per esagerare. Adesso, però… non ho più nessuna intenzione di aspettare! Ti trafiggerò il cuore e la tua anima ti lascerà per sempre e inizierà a vagare senza meta nel Nulla insieme a tutte le mie altre vittime! Io sono l’eletto! Ho vinto io!”

Non appena Yone fu sul punto di giustiziare il giovane, una lama dorata interruppe l’esecuzione: si trattava di Reven che impugnava la vecchia arma del padre; Yone indietreggiò di parecchi passi e poi parlò irritato.

“Reven… come hai osato interrompere il nostro duello… non è per niente onorevole!”

“Io non voglio fare niente del genere anche perché il vostro combattimento non è ancora finito!”

“Wow… la mia vecchia katana dorata. Non pensavo l’avresti conservata ancora!”

“Io credevo in un tuo ritorno, prima o poi, papà… ma non me lo ero immaginato esattamente così.”

“Adesso basta chiacchierare, Reven! Il combattimento è finito! Ho vinto io! Fatti da parte e lasciami ritirare il mio premio! Presto tornerò a casa e tutti mi vedranno come il paladino più forte dell’universo! Potremo riabbracciarci, tutti insieme! Tutta la famiglia, la famiglia più stimata del pianeta!”

Reven ignorò il padre e si inchinò per parlare a Talos, che inerme si stava leggermente riprendendo.

“R-reven… sei ancora in tempo per andartene…Yone è troppo superiore con tutto il potere che ha acquisito... vattene, la tua anima non si merita di vagare in questo posto orribile.” Disse Talos a bassa voce.

“Talos, prendi questa! La katana dorata! Voglio regalartela!”

“Cosa…? Ma io non riuscivo ad impugnarla… solo tu e tuo padre ci riuscite.”

“Hai ragione… questa lama apparteneva ad un antico samurai che la utilizzava solo per proteggere i suoi cari, si tratta di un’arma che non è mai stata sfoderata per prima ed è per questo… che solo chi ha un cuore libero dall’oscurità può impugnarla.”

“Quell’arma non fa più per noi, figliola!” intervenne bruscamente Yone “Un possessore di armi del Nulla non ha che oscurità nel suo animo… rassegnatevi” Reven fammi spazio… o dovrai pagarne le conseguenze!” Yone sfoderò minacciosamente la sua lama oscura e si incamminò vero i due ragazzi.

“Talos… io riesco a sentirlo. Fattelo dire… tu non sei più un ombra!”

“Reven… ci sono cose di me che tu non sai. Il mio lavoro per esempio… sono al servizio di qualcuno che mi ordina quotidianamente di uccidere innocenti e io gli ubbidisco… perché altrimenti Eden sarebbe completamente sola…”

“A me non importa cosa hai fatto in passato! Le persone fanno errori… l’importante è che si possa rimediare! Io credo in te perché… perché da quando ti conosco non hai fatto altro che combattere per qualcun altro! Io ho visto solo questo! Tu sai amare, Talos! E di conseguenza... c'è chi ti ama!”

Le parole di Reven fecero partire una profonda riflessione nella mente del giovane: da quando aveva conosciuto quella ragazza, aveva salvato i suoi fratelli senza motivo, aveva salvato lei in una missione con tanto impegno solo perché era lei da salvare, aveva accettato di combattere i Messaggeri perché un'amica glielo aveva chiesto, aveva ignorato una missione per salvare questa sua amica, e soprattutto aveva rischiato di compromettere il suo rapporto con la persona che ha protetto per una vita pur di salvare l’intera popolazione dai piani malvagi dei suoi nemici.

Talos aveva deciso: sorrise a Reven e tese la mano aperta verso di lei; la ragazza le allungò la spada e nel momento in cui Talos la toccò, un’esplosione di luce pervase il suo debole corpo che recuperò tutte le forze. Anche l’arma del Nulla di Talos venne assorbita dalla katana, diventando così un pezzo unico.

Yone venne travolto dalla luce dorata e fu costretto ad indietreggiare.

“Come diavolo è possibile?! L’arma del Nulla e quella katana sono di natura completamente opposta!”

“Mi dispiace, Yone… ti sbagli! Reven ha ragione! Sono cambiato e questo perché sono riuscito a fare ciò che chiunque dovrebbe fare per diventare forte: bilanciare le ombre del mio cuore con la luce della mia volontà!”

“Parole belle, devo ammetterlo, ma completamente inutili! Ho usato la katana dorata per molti anni e non può neanche pareggiare la potenza della mia arma del Nulla!”

Talos guardò la katana e all’improvviso una visione si insediò nella sua mente.

“Ho capito… ho capito tutto! Yone, io non perderò! Preparati! Questo è il mio destino, sono io l'eletto.”

“Stai giocando con il fuoco con la tua insolenza! E va bene… se vuoi essere umiliato così pesantemente, ti accontenterò! Proprio come due antichi samurai, incroceremo le nostre due lame al chiaro di luna e chi resterà in piedi sarà dichiarato vincitore!”

I due spadaccini si avvicinarono lentamente l’uno verso l’altro mentre Reven guardava con emozione i due uomini della sua vita che si combattevano all'ultimo sangue.

Bastò un incrocio di sguardi e immediatamente le due lame erano state sfamate: uno di spalle all’altro, i due samurai erano immobili con la loro katana sguainata.

Uno dei due cadde a terra: si trattava di Talos, avvolto da una nebbia oscura che lo stava divorando; la sua katana dorata sparì misteriosamente e la sua Lama del Nulla ricomparve. Reven era rimasta a bocca aperta e tremava a vedere Talos steso per terra e immobile.

“Cosa ti avevo detto? Io sono l’unico vero degno di questo potere…umm?!” Yone sentì un rumore non gradito e osservò la sua lama: si era crepata; in pochi secondi la crepa si espanse fino a tutta l’armatura che esplose in una luce accecante accompagnata dalle urla di Yone.

Al termine dell’esplosione, la Katana di Yone era spezzata in due e lui era a terra con gli occhi spalancati, divorato dalla stessa oscurità che disseminava, quell’oscurità che da Talos, ora, si era dissolta.

 

PICCOLO AVVISO

Il prossimo capitolo sarà la conclusione della vicenda :D grazie a tutti quelli che hanno seguito questa storia e a chi magari inizierà a leggerla da adesso!
Talos e gli altri personaggi mi mancheranno molto perchè ci ho messo molto sentimento a scrivere questa storia (scusate per l'interruzione ma gli esami di maturità sono una brutta bestia) anche se sono molto lento ahahah. Talos è un mio piccolo alter ego e mi ha aiutato molto a separarmi dalla mia "Eden"
Inizierò spero una nuova serie, ciao a tutti e grazie ancora! ;D

 

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