Hetalia
Of The Sex
ATTO
SECONDO
Il
covo di serpi
-
Sud della Francia, una spiaggia della Costa Azzurra
Raccontare
le abitudini sessuali del partner ad un gruppo di ficcanaso
esagitati.
Vash
Zwingli, altrimenti noto come Svizzera, pensava che fosse roba da
denuncia penale. Insomma, c'erano tutti gli estremi per accusare
Gilbert di una serie adorabile di reati che
l'elvetico si era
appuntato mentalmente con gran cura: oltraggio al pudore, violazione
della privacy, coercizione, corruzione di minorenne (dato che erano
coinvolti anche due ragazzini come Raivis Galante ed Emil Steilsson)
e qualche capo d'accusa minore che sarebbe sicuramente saltato fuori
più avanti. E dato che Gilbert, essendo una ex-Nazione, non
poteva
scontare la sua pena in una struttura penitenziaria (anche se
Svizzera un bell'ergastolo gliel'avrebbe dato più che
volentieri)
gli sarebbe toccato pagare uno splendido
risarcimento a nove
zeri che Vash già pregustava. O meglio, a Ludwig sarebbe
toccato sborsare i soldi, visto che Prussia era di fatto un
nullatenente e veniva mantenuto dal fratello.
Comunque, che il denaro fosse di Gilbert o di Ludwig poco importava,
perché Vash sapeva già come
l'avrebbe usato. Innanzitutto
avrebbe ristrutturato la cucina, poi avrebbe rifatto il guardaroba
suo e di Lily e infine si sarebbe concesso una meravigliosa vacanza
di un mese da solo in una qualche isola tropicale
sperduta nel
Pacifico affidando sua sorella a Elizabeta. Il resto del denaro
sarebbe andato tutto in banca.
Già
aveva davanti a sè l'immagine: palme, sabbia bianca, mare
limpido,
unici rumori il leggero sciabordare delle onde e il sussurro del
vento. E lui steso su un asciugamano a prendere il sole, immerso
nella pace dei sensi più profonda e piena, senza sentire
nelle
orecchie la petulante logorrea del suo fidanzato, che ogni volta che
si azzardava ad andare al mare con lui trasformava la gita in un
girone dantesco.
“Kochanie!
Mi spalmi tipo l'abbronzante sulla schiena?”.
“Kochanie!
Sai che tipo mi andrebbe un bel gelato?”.
“Kochanie!
Mi presti tipo il tuo cellulare?”.
“Kochanie!
Andresti tipo a sentire se l'acqua è calda?”.
“Kochanie!
Mi prenderesti tipo il mollettone che ho lasciato in
macchina?”.
Che
bello pensare che non avrebbe dovuto patire quella tortura! Soltanto
bagni, drink ghiacciati, massaggi e l'abbronzatura integrale che
sognava da tempo, tutto a spese del birraiolo. Era troppo bello.
Eh,
era troppo bello.
E
infatti non era vero. Non ancora, almeno.
“Allora,
chi ini...”.
“Io!”.
America alzò la mano e si avvicinò al gruppo,
lasciando l'Area 51
di sabbia a cui stava lavorando con insospettabile zelo. Gli altri
non avevano dubbi che si sarebbe offerto volontario per primo.
“Dic...”.
“Partiamo
subito dal presupposto che io sono un eroe e, come tale, non posso
non essere bravo!”.
“Su
questo non avevamo dub...”.
“E
allora nessun problema!”.
Australia
si avvicinò all'orecchio di Antonio. “Ma veramente
Kiku mi ha
raccontato qualcosa di diverso...”.
“Cioè?”.
“Che
fa pietà.”.
Alfred
li guardò. “Eh? Cosa?”.
“Nulla,
vai avanti.”.
“Iniziamo
col dire che Yao...”.
“Cina?!”.
“Quel
vecchio?!”.
“E
perchè, chi pensavate che fosse, la Fata Turchina? Dicevo,
Yao
ha avuto una relazione con Indonesia, quindi
è stato
difficile da conquistare. Ma ora è innamorato perso di me,
ovviamente.”.
“Eh,
be', certo.”.
“Quindi
potete immaginare come posso essere bello, figo, affascinante e sexy
se sono riuscito a conquistare un cuore che ha già
conosciuto
l'amore. Ah! Ho fatto pure la rima!”.
Francis
cercò un sacchetto in cui vomitare.
“E
non solo il cuore, amici miei!”.
Islanda
sbarrò gli occhi. “Ecco, questa parte
tagliala.”.
“Ma
se siamo venuti a parlare proprio di questo! No, no, non la taglio, e
anzi, mi perderò in diversi dettagli!”.
“Ah,
pure...”.
“Che
dire? Innanzitutto non bisogna toccargli i capelli, mai e poi mai.
Una volta l'ho fatto e mi ha azzannato ferocemente una mano.
Guardate! Ne ho ancora la cicatrice!”. Alfred tese la mano
sinistra
e tutti si avvicinarono a osservarla.
“Yao
è molto passionale.” proseguì America.
“E' focoso, molto
focoso, ma io non sono da meno, tengo il ritmo benissimo. Anzi, sono
io che conduco le danze! Un giorno successe che lo
facemmo
mentre ero un po' alticcio. Non vi dico!”.
“Ecco,
bravo, non ci dire.”.
“Ma
sì, se insistete tanto ve lo dico! Ero alticcio e quindi
tutta la
mia energia si riversò sul povero Yao. Povero? Chiamatelo
povero!”.
Germania
inarcò un sopracciglio. Sì, io
“povero” ce lo chiamo eccome.
“Non
riusciva a tenermi testa, l'ho fatto godere una meraviglia! La
mattina dopo non si reggeva in piedi e io, da vero eroe,
l'ho
portato in braccio fino in cucina per farlo colazionare.”.
“Ma
non esiste questo verbo.”.
“Embe'?
L'ho inventato io adesso, prendete nota. Dicevo, e come un
vero
eroe gli ho servito una squisita colazione!”.
“E
cosa gli hai preparato?”.
“Hamburger!
Col gelato!”.
Francis
scappò verso il bagno del bar con una mano sulla bocca, non
si sa se
per ridere a squarciagola o per dare di stomaco.
“Era
felicissimo, faceva i salti di gioia! Mi guardava come se fossi un
dio sceso in terra!”.
“Sicuramente.”
fece Hong Kong senza distogliere l'attenzione dal romanzo che stava
leggendo.
“I
nostri rapporti sono frequentissimi. Tutte le notti, ogni tanto
più
volte in una stessa nottata! E' instancabile, ne vuole sempre di
più!”.
Grecia
scosse la testa. Non ci credeva. Non ci avrebbe creduto mai. Neanche
se l'avesse visto.
“E
ci credo che ne vuole sempre di più: quando può
avere l'eroe, cosa
può volere di più dalla vita?”.
“Un
Lucano.”.
Tutti
si girarono verso Germania, che se ne stava beato a prendere il sole
steso su un lettino indossando un costume nero, disturbando in tal
modo la pace dei sensi di tutte le ragazze della spiaggia.
“Che?”
fece Matthew.
“Mh?
Ah! No, nulla, è che lo dice sempre Feliciano e ha finito
per
attaccarmi la mania.”.
Nel
mentre Prussia era incazzato nero. Anzi, bianco.
Suo
fratello l'aveva ricoperto con uno strato alto almeno sei centimetri
di crema solare protezione cinquanta, densa come stucco. Come se non
bastasse, gli avevano ficcato in testa un cappello di paglia stile
Rufy di One
Piece,
una T-Shirt oscena, un paio di calzoncini e occhiali da sole e
l'avevano cacciato sotto l'ombrellone intimandogli di non muoversi da
lì. 'Non
vorrai scottarti com'è successo la settimana scorsa!' avevano
detto Antonio e Francis.
E così era costretto a stare lì sotto e ogni
volta che doveva
andare da qualche parte Ludwig gli stava dietro con un cavolo di
ombrello.
“West!”.
“Eh?”.
“Voglio
fare il bagno!”.
“No,
hai appena mangiato cinque wurstel.”.
“Vaffanculo,
voglio fare il bagno!”.
“Fra
un'ora.”.
“Sei
una rottura di palle non indifferente, West, lo
sai?!”.
“Sì,
sì, lo so.”.
Francis
sorrise gettandosi indietro la fluente chioma bionda, che
brillò al
sole. “Facciamo un patto. Se ci parli di te e Austria ti
mandiamo a
fare il bagno subito.”.
Ludwig
fulminò il francese con un'occhiata, ma ormai il dado era
stato
tratto. Gilbert si sfilò gli occhiali da sole e fece:
“Ok,
d'accordo! Ma posso levarmi il cappello? Mi prude la testa!”.
“No.”
risposero tutti in coro.
“Stronzi.
Vabbe', allora... Partiamo dal presupposto che Roderich mi ha
letteralmente supplicato di fargli omaggio della mia Magnifica
presenza nel suo letto!”.
Germania
sospirò. Ci sto credendo tantissimo, guarda.
“Lo
sappiamo che Austria ha avuto vari amanti, ma io... Kesesese, io sono
il migliore di sempre, me l'ha detto lui con un sospiro dopo la
nostra prima volta insieme! E come se non bastasse mi ha giurato
amore eterno nella piazza principale di Vienna, in ginocchio,
indicandomi come sua unica Magnifica ragione di vita davanti a tutto
il popolo viennese e a tutti i turisti lì
presenti!”.
Vash
sospirò e s'infilò gli occhiali da sole.
“Mah, veramente a me
Feliks ha raccontato altro.”.
“Il
tuo ragazzo spara cazzate da quando è nato, lascialo
perdere!”.
“Comunque,
a me ha raccontato tutta un'altra storia.”.
Tutti
si avvicinarono. “Tipo?”.
“Tipo...
Tipo che per qualcuno era la prima volta, quella. E
non
insieme ad Austria, ma in assoluto. Però si dice il peccato,
non il
peccatore.”.
Prussia
sogghignò. “Tsk! Queste sono le stronzate che
racconta Polonia!
Quanto credito volete che abbia uno che ogni tanto si mette in
minigonna e che si è messo con uno che potrebbe essere suo
nipote?.”.
Herakles
prese la bottiglia dell'acqua dalla borsa frigo. “Guarda,
sicuramente più di uno che è rimasto vergine fino
a tre anni fa.
Non faccio nomi, ma potrebbe essere qui fra noi, questa persona
misteriosa.”.
Prussia
tentò di salvarsi in calcio d'angolo. “Ludwig!
Fratellino caro,
non sapevo che tu e Feli aveste consumato così
tardi!”.
“...
Ma infatti non è vero.”.
Cody
si mise a pulire la tavola da surf. “E dai, Gilbert, piantala
di
fare lo spaccone! Non c'è niente di cui vergognarsi! Butta
giù la
maschera, siamo tra amici.”.
“Ma
io ho raccontato la verità, quindi ora vado a farmi il mio
meritato
bagno e a far vedere alle ragazze il mio Magnifico fisico
scultoreo!”. Batté due volte le mani. “West!
L'ombrello!”.
“Non
prima che tu ci abbia la raccontato come si sono svolti davvero i
fatti.”.
“Ma
ve l'ho detto! Perché non mi credete, uomini di poca
fede?”.
Svizzera
sogghignò. “Quanto credito vuoi che abbia uno che
si definisce
'Magnifico' per coprire la propria
insicurezza?”.
“Oooh,
abbozzone!”.
“Io
non me lo sarei fatto dire, Gil!”.
Prussia
ringhiò. “Brutto capraio montanaro tappo con un
gatto morto in
testa...” sibilò.
“Cos'hai
detto?!”.
“Dai,
calma! Su, raccontaci la verità, Gil, amigo. Puoi
fidarti di
noi! E poi America ha perso la verginità più
tardi di te!”.
Prussia
sorrise. “Eh, ma la mia verginità è
come... Avete presente le
figurine dei calciatori? Più o meno
così.”.
Ludwig
lo guardò allibito. “Bruder, ma
che dici?”.
“Sì!
Ora vi spiego. La mia verginità è come quella
figurina ultrarara e
ricercatissima: tutti la cercano, tutti comprano quintali di
pacchetti per trovarla, tutti dicono di averla... ma in
realtà non
ce l'ha nessuno!”.
Vash
si abbassò gli occhiali da sole con l'indice e
inarcò il
sopracciglio. “Ma allora sei ancora vergine.”.
“No!
Avete capito male, come sempre! Intendevo dire che non si sa chi ce
l'abbia perché chi ce l'ha se lo tiene nascosto, non lo va a
dire in
giro, proprio come chi ha una figurina rarissima non lo dice in giro
perché ha paura che gliela rubino!”.
America
ridacchiò tornando alla sua Area 51 di sabbia. “E
in effetti
Austria non ne parla mai!”.
“Ancora?!
Ma siete di coccio, teste di legno! Non ce l'ha lui!”.
“E
allora chi?”.
“Kesese,
è il quarto segreto di Fatima.”.
Gemania
ebbe un sospetto e pregò di sbagliarsi. “Non
sarà mica il vecchio
Fritz?”.
“Ma
che diavolo vai a pensare, West?!
Io e lui ci amavamo molto, è vero, ma il nostro era un amore
platonico, assolutamente spirituale. Il nostro amore era come quello
tra Dante e Beatrice – e io ero Beatrice, naturalmente.”.
Spagna
ebbe un conato e Francia gli passò un sacchetto.
“Tieni.”.
“Gracìas.
Se ci fossero Feli e Lovinito lo smembrerebbero.”.
Tutti
cominciarono ad avvicinarsi. Era diventata una questione di principio
far cantare Gilbert. Con America non solo non ne sarebbe valsa la
pena, ma non c'era manco stato bisogno visto che lo Yankee aveva
ciarlato a ruota libera. Pure troppo.
“E
dai, ti prego!”.
“Siamo
tuoi amici!”.
“Non
c'è nulla di male!”.
“Per
favore!”.
“Non
può essere così terribile!”.
“Su,
coraggio!”.
Svizzera,
intanto, se ne stava in silenzio a prendere il sole ma dentro di
sé
godeva come mai nella vita. Adesso capiva cosa provava Feliks quando
sghignazzava vedendo una persona con le spalle al muro davanti ad una
verità scomoda che la riguardava. Dava proprio un inebriante
senso
di potere, POTERE! Era troppo bello! Chissà, magari poteva
farsi
insegnare da Feliks quell'arte. Sarebbe stato divertente mettere
spalle al muro Austria. O Germania. O Francia.
Alla
fine, fatto sta che Gilbert crollò.
“Perché?!”
strillò isterico iniziando a piangere.
“Perché volete
costringermi a rievocare quella notte?! E' stata una
tragedia!”.
“Ma
quindi tu...”.
“Sì!
Sì, dannazione, è vero, per me è stata
la prima volta! Non mi ero
mai neanche masturbato prima di andare a letto con Roderich, non
sapevo nemmeno che la masturbazione esistesse! Non è colpa
mia, mi
hanno tenuto nell'ignoranza più totale, stavo sempre in giro
a fare
guerre, che ne potevo sapere di certe cose?!”.
“Ma
potevi dirlo a moi e ad Antonio, ti
avremmo aiutato!”.
Gilbert
si asciugò le lacrime e tirò su col naso.
“Davvero?”.
“Ma
certo!” esclamò Spagna. “A che servono
gli amici, altrimenti?”.
“Buaaaah!”.
Gilbert si buttò tra le braccia dei due piangendo commosso.
“Danke,
ragazzi, siete i migliori amici che una ex-Nazione possa
desiderare!”.
“Su,
su, non piangere, va tutto bene.” lo consolò
Francis
accarezzandogli i capelli.
“Dai,
l'importante è che sia tutto passato!” aggiunse
Antonio.
“Gott,
che scena pietosa...”.
“Ma
che pietosa, è fantastica.” sussurrò
Svizzera mentre riprendeva
tutto con lo Smartphone. “Feliks farà i salti di
gioia quando la
vedrà.”.
“...
A te frequentare quello fa male.”.
Dopo
la scenata melodrammatica, Gilbert tentò di darsi una
parvenza di
contegno.
“Dunque.
Partiamo dal principio. E stavolta niente cazzate. E' vero. La mia
prima volta è stata con Roderich, tre anni fa. Ed
è stato un
dramma. Ero nervoso, avevo paura. Non sapevo cosa fare, né
come
farlo. Stavo in piedi a fissare il letto e pensavo: 'Merda,
è la fine, farò una figuraccia, mi
succederà qualche stronzata e
buonanotte a tutti!'.
E in effetti all'inizio è stato così: un macello.
Come se non
bastasse il mio imbarazzo, quello stronzo di Roderich mi prendeva in
giro e rideva fino alle lacrime. Ma che cazzo aveva da ridere?!
Almeno io non ero nudo come un verme. E poi c'era la musica. Non mi
ricordo chi fosse, se Mozart, Beethoven o qualche altro parruccone
defunto e mummificato, ma fatto sta che c'era una palla di musica al
piano. Quell'idiota aveva acceso il fonografo! Ma come cazzo ti viene
in mente, ma siamo in Nove
settimane e mezzo?!
Fonografo
a parte... Insomma, dopo che ho preso il via è andato tutto
più o
meno bene. Certo, mi dava fastidio che Roderich volesse tenere i suoi
occhiali finti -perché non sono graduati, me ne sono accorto
dopo-
pure a letto, ma alla fine gli sono scivolati per terra. E senza sta
meglio. Purtroppo non si sono rotti, ma non si può avere
tutto dalla
vita.”.
“Sì,
ma Austria... Com'è?”.
“Com'è...
Be', ha un gran bel culaaah!”.
“Tutto
ok, bruder?”
fece
Germania sorridendo amabilmente. Una bella pedata nelle costole
bastava a rimettere in riga Prussia.
“Sì...
Dicevo, ha un bel la! Nel senso che canta bene!”.
“Ah,
pensavo stessi dicendo la tua solita sporcaccionata.”.
“Comunque,
a parte il la... Ha la mania di farlo nella stanza del pianoforte
-non sul pianoforte, quell'affare è
off-limits, se lo tocchi
t'ammazza. Insomma, visto che è fissato con la pulizia
dovrebbe
sapere meglio di me che il tappeto è antigienico
perché ci si
cammina sopra con le scarpe. E poi è un tappeto persiano
fatto a
mano, un po' di rispetto! Cioé, sentite questa: lui pretende
ogni
volta che mi metta il profilattico e poi? Lo facciamo sul tappeto!
Logica, dove sei? E poi sono stato solo con lui, che senso ha? Mica
come Polonia, che... Eeeh!”.
L'allarme
rosso di Vash scattò. “Che vuoi dire? Oltre a me
è stato solo con
Lituania, me lo ha giurato.”.
“Ci
sono cose che tu non sai, capraio. Che tu non sai...”.
“...
Scusate un attimo.”. Vash si allontanò col
cellulare intenzionato
a vederci chiaro.
Alfred
sistemò la cupola dell'edificio di sabbia.
“Mattie, perché ora
non ci racconti qualcosa tu?”.
“No,
ma veramente... io non sono in vena...”.
“Ma
non fare il timido, sappiamo che non lo sei! Yao mi ha raccontato
tutto!”.
Accidenti
a lui... “Non
so se a Kiku piacerebbe che raccontassi certe cose.”.
“Dai,
dopo ci parlo io con mio cognato, a me darà retta!
Oltretutto sono
anche il suo patrigno, quindi mi deve obbedire se non vuole che gli
sequestri la PSP per due mesi!”.
“Patrigno?
Ma che dici?”.
“Sì!
Yao è stato tutore di Kiku e io quindi, essendo il suo
ragazzo,
posso esercitare su Kiku la patria potestà!”.
Canada
lo afferrò per il collo. “Provaci e ti pianto per
terra come un
paletto!” ringhiò.
“La
legge è dalla mia parte, Mattie!”.
“Ma
la mazza da hockey è nella mia mano, Al. Ricordati che tengo
in
ostaggio la tua collezione di fumetti Marvel.”.
“Vabbe',
ne parliamo dopo, caro... fratello nonché genero. Adesso
parlaci di
mio cognato nonché figliastro.”.
“Queste
parentele mi stanno facendo venire l'emicrania.”
mormorò Germania.
Matthew
sospirò. “Be'... Io e Kiku abbiamo avuto la nostra
prima volta
insieme.”.
“Finalmente
qualcuno non ha paura di dire la verità.”
commentò Grecia.
“E'
successo a casa di Alfred. Lui ci aveva invitati entrambi a
cena...”.
“Il
più grosso sbaglio della mia vita.”
borbottò America cupamente.
“...
e alle otto eravamo lì. Dopo un'ora e mezza Alfred ci chiama
e ci
dice che la cena è saltata perché gli si
è fermata la macchina in
mezzo al bosco, ma io sapevo che in realtà era ad una festa
organizzata da chissà chi.”.
“Non
è vero!”.
“Non
dire bugie, sentivo la musica! Comunque, fatto sta che Alfred ci
pianta in asso. Io e Kiku ci guardiamo senza sapere cosa fare, al che
io propongo di cenare comunque. La cena era pronta, sarebbe stato un
peccato buttarla via. Allora mangiamo e poi ce ne andiamo sul divano
a chiacchierare, così, normalmente.”.
“E
com'è, fratellino,
che dal chiacchierare sul divano siete finiti a fare sesso nella mia
stanza?!”.
Germania
si voltò dall'altra parte tappandosi la bocca per non
esplodere in
una risata poco carina, Svezia sbarrò gli occhi e Australia
esclamò:
“La sua... ?! Cioè, Canada, aspetta, fammi capire!
Tu e Kiku
l'avete fatto per la prima volta nel
letto di Alfred?!”.
Matthew
arrossì. “Ecco... Sì.”.
“Ma
che schifo!” esclamò Islanda, nella cui testa era
apparsa l'oscena
e vomitevole immagine di lui e Raivis che facevano sesso nel letto di
Norvegia, o -anche peggio- di Norvegia e Danimarca che facevano sesso
nel suo letto.
“Hai capito che trasgressivi!”.
“Trasgressivi?!”
sbottò America. “Trasgressivi?! Traditori io li
chiamo, traditori
e pugnalatori alle spalle! Avete una vaga idea di come posso essermi
sentito quando sono rientrato alle due del mattino e sono salito
nella mia
camera
e ho trovato mio fratello e il mio migliore amico nel mio
letto nudi e abbracciati nel bel mezzo di una scopata?! Voi non
sapete cosa si prova e spero che non lo scopriate mai perché
è
qualcosa di orribile! E dire che avevo pure visto i vestiti sparsi
lungo le scale, ma mi rifiutavo di credere che voi due... Mi sono
sentito morire dentro quando vi ho visti, questa non ve la
perdonerò
facilmente, Matthew, sappilo!”.
“Io
e Kiku ti abbiamo chiesto scusa un'infinità di
volte!”.
“Certo
che pure voi siete stati due bravi idioti, ad andare a fare le vostre
cose in camera di Alfred! Vabbe', a parte quello, com'è che
siete
finiti dal parlare al fare sesso?”.
Canada
sospirò. “In realtà, Hong Kong... non
lo so di preciso. Ci siamo
seduti sul divano a parlare, a guardare un film...”.
“E
una cosa ha tirato l'altra: la battuta, la risata, le mani che si
toccano, il bacio e infine lo sguardo che dice 'Andiamo
in camera a scopare come se non ci fosse un domani!'.”.
“Bruder!”.
“E
dai, West,
è così che gira il mondo, non dirmi che non lo
sapevi! Sei troppo
romantico e sentimentale, tu!”.
“Ha
parlato Mister Verginitàlongeva.”
borbottò Vash
infastidito.
Francis
sorrise. “Allora, Matthew, del lato francese ne vogliamo
parlare?”
“Oddio,
ancora?! Ci hai fatto una testa così con 'sta pappardella
del lato
francese di Matthew!” fece Spagna alzando gli occhi.
“Non
è colpa mia se esiste. Non puoi negare ciò che
sei.”.
“Dal
Vangelo secondo Francis.” commentò Prussia
ridacchiando.
“Ma
poi, scusate, le urla di Kiku parlano da sole!”.
America
si mise in mezzo. “Allora, su quelle bisogna aprire un
discorso,
perché a me sanno tanto di fake!”.
Matthew,
punto sul vivo, arrossì irritato. “No, aspetta un
attimo, posso
garantirti che...”.
“Secondo
me Kiku finge,” proseguì Alfred imperterrito,
“oppure si esalta
così tanto che pensa di essere in uno dei suoi hentai e
allora
attacca con il concerto! Quel ragazzo ha avuto un'educazione
particolare ma adesso ci sono io, ci penserò io a
raddrizzarlo!”.
“Ma
piantala. Dicevo... Effettivamente urla, ma a me piace sentirlo
urlare. Insomma, a chi non fa piacere sentire il proprio amato che
urla di piacere?”.
“Degno
figlio di suo padre!” fece Francia commosso.
“Sì,
ma Kiku quando urla sembra una gallina strozzata, Mattie, diciamoci
la verità! Che poi non urla frasi, dice sempre le stesse tre
parole!”.
“Ah,
cioé?”.
“Dice
solo 'ah',
'sì', 'Matt'. Punto.
Mio cognato-barra-figliastro non è neanche creativo!
Cambiano
l'ordine e la lunghezza delle esclamazioni, ma la canzone è
sempre
la stessa. Il volume, poi, è sempre impostato su 'a
palla'!”.
“Ma
mi fai finire di parlare?! Comunque... C'è una cosa che gli
piace
molto.”.
“Il
tentacle porn, lo sappiamo tutti.”.
“No,
Australia, no. In realtà... Gli piace... Il bondage attivo.
Nel
senso che è lui che lega te.”.
“Bugiardo,
non è possibile!”.
“E'
vero. Ed è anche bravo. L'altro giorno mi ha detto che
presto mi
farà provare lo shibari, devo solo dargli il tempo di
rimediare una
decina di metri di corda di canapa e di trovare una serata in cui
siamo entrambi liberi da impegni. Il fatto è che quando
facciamo
quelle cose Kiku è strano. Anzi, per la precisione diventa
euforico.
Ride, sghignazza, dice cavolate; in certi momenti vi giuro che sembra
lo Stregatto di Alice. Se per esempio gli dico 'Kiku,
aspetta, che vuoi fare con quella corda?',
lui ridacchia e fa 'Ma
no, tranquillo, fidati che non è niente, non fa male!'.
Si diverte, ma come un bambino di sei anni al Luna Park più
che come
uno che sta facendo l'amore. A parte quei momenti... vi
parrà
strano, ma è molto passionale. Quando siamo soli... a letto,
intendo... Kiku molla tutti i freni e si fa guidare completamente
dall'istinto. Nella maggior parte dei casi sono io che devo...
'riportarlo all'ordine', diciamo”.
“Sì
sì, ci sto credendo, Mattie, ci sto credendo...”.
“Ma
scusa, America, perché non può essere
vero?” commentò Svezia.
“Io ci credo.”.
“Ma
l'avete visto mio cognato?! E' timido come un passero, non posso
credere che sia una bomba del sesso solo perché Mattie me lo
racconta!”.
“Sai,
Alfred, dicono che quelli timidi a letto siano i più
focosi.”
disse sogghignando Prussia.
Germania
annuì. “E' vero. Ve lo confermo.”.
“Comunque
è tutto vero. E a letto non abbiamo ruoli. Perché
averne? Basta che
stiamo insieme, è quella la cosa importante.”.
“Parole
sante!” esclamò Francis commuovendosi.
“Vabbe',
ridendo e scherzando mio cognato Kiku resta sempre un vecchietto
pieno di acciacchi!” fece America ridendo.
“Ma
parli tu che stai con uno che potrebbe essere il tuo trisavolo o
anche più, ma sta' zitto che fai più bella
figura.”.
“Svizzera,
taci anche tu, visto che Polonia potrebbe essere abbondantemente tuo
nonno!”.
“Ma
infatti sì! Parliamo di gioventù!”.
Islanda,
furbo come una volpe, capì l'andazzo e cercò una
via di fuga con lo
sguardo. Non trovandola. Purtroppo. L'asciugamano su cui era seduto
era accerchiato.
“Emil,
tesoro! Raccontaci!”.
Norvegia,
che stava dormicchiando sotto l'altro ombrellone, si svegliò
all'istante. “Davvero, fratellino. Parla.”.
Islanda
sospirò. Certo, raccontare cose del genere mentre suo
fratello lo
fissava con quella faccia inquietante tipo 'Sono molto
interessato
a cosa fate a letto tu e la pulce baltica, quindi accomodati' non
era esattamente il massimo. Si chiese se avessero una qualche
parentela con Russia, vista la somiglianza.
“Vabbe'...
Ma in fondo... Che c'è da raccontare? Sono sempre le stesse
quattro
cose in croce... L'ape e il fiore... Il gallo e la
gallina...”.
“Sì,
e l'uovo!”.
Non
c'era modo di scamparne.
“Be'...
Raivis... è dolce. E molto romantico. Fine.”.
“Ma
non hai detto nulla!”.
“Ho
detto cose più che sufficienti.”.
“Fratellino,
vuoi salutare allegramente con la manina la tua adorata
PlayStation 4?”.
No,
non lei! L'aveva comprata due giorni prima! Quel... Quel... Quel
disgraziato!
“Be',
che dire... Gli ormoni... No? E la luna splende sui tetti di Riga...
No? E anche lì fa freddino e quindi le coperte... se ne
vanno... No?
In vacanza, sotto al letto... No?”.
“Lukas,
ma tuo fratello cosa cavolo sta dicendo?”.
“Non
lo so.”.
“E
anche le lenzuola, che ti si attorcigliano addosso... No?
Perché poi
fa freddo... poi fa un caldo boia... e quindi ti devi scoprire... No?
E poi le urla, perché lui urla, e anche parecchio... No? E
dopo
siamo esausti... e dovremmo farci una doccia... ma siamo troppo
stanchi... No? E dopo un po', sapete... gli ormoni... e se uno ha
voglia ricomincia... No? E allora sei daccapo... e fa ancora
più
caldo... No?”.
“Emil,
se hai dei problemi puoi parlarcene.” fece Grecia
poggiandogli
paternamente una mano sulla spalla. “Siamo più
grandi di te,
possiamo aiutarti.”.
“Ma
no, è che... certe cose... o le provi... o non puoi
capirle... No?
Voi lo sapete meglio di me... No? E siamo ragazzini... No? E quindi
la passione, l'irruenza... No?”.
“E'
vero!” esclamò Francis in balia della memoria.
“Ricordo quando
ero ancora un ragazzino, uno sbarbatello in preda alla passione
amorosa per la mia perfida, scontrosa, meravigliosa, adorabile
Albione!”.
“Mein
Gott, eccoci.” mormorò Germania e
scappò a fare il bagno
seguito a ruota da Islanda, imbarazzato come mai, e da Svezia, che
invece andò al bar.
“Me
lo ricordo bene, come se fosse ieri! Quella passione audace e
travolgente che solo i giovani possono provare! E Arthur... Oh,
sì,
Arthur! Arthur, mio sole-e-stelle, luna-della-mia-vita!”.
“Lo
sapevo che facevo male a fargli leggere Il trono di spade.”
mormorò Gilbert.
“Quando
lo vidi la prima volta, Romulus era ancora tra noi.”.
Lacrimuccia.
“Oh, Romulus, sommo conquistatore! La tua anima grande,
grande da
stupire la gente, veglia ancora su di noi gloriosamente come ha
vissuto qui su questo mondo, indegno di lui!”.
“Francis,
ma la storia d'amore ce l'hai con Arthur o l'hai avuta con
Romulus?”
chiese sospettoso Antonio.
“Romulus
è stato il mio mentore, la mia guida, il mio maestro! Fu lui
a
scoccare il dardo amoroso facendomi incontrare Arthur! sì,
Romulus,
più galeotto del libro e di chi lo scrisse!”.
“Francis,
calmati.”. fece Gilbert. “E comunque, possiamo
avere l'edizione
sintetica della storia? La versione integrale magari la racconti
un'altra volta a me e a Tonio: veniamo a casa tua un pomeriggio e
restiamo a dormire da te, così ci racconti con calma tutto
quanto.”.
“Ebbene,
amici miei, la nostra storia ha inizio nel Medioevo...”.
“Bleah!”
esclamarono in coro America, Hong Kong e Australia.
“Ahimé,
voi giovani! Non potete capire! La cavalleria, le dame, i tornei, i
banchetti... E Arthur! Arthur, lui sì che rese quel periodo
della
mia vita un El Dorado di gioia e lacrime d'amore! Quando ci amammo
per la prima volta, in quella dolce terra benedetta chiamata
Cornovaglia, patria di Artù e dei suoi cavalieri, mentre la
dolce
mademoiselle Maggio danzava nelle sue vesti
floreali, sotto
una rigogliosa quercia secolare piantata sulla sommità di un
luminoso colle nientemeno che da Romulus in persona, ebbene,
lì
consumammo il nostro amore! Eravamo 'sì giovani, ma la
nostra unione
avvenne per nostra propria natura!”.
“...
Eh?” fece America.
“Per
voi menti prosaiche, possiamo anche dire che era chiaro fin dal
principio che eravamo destinati l'uno all'altro! Ammetto che commisi
degli errori che ora mi paiono imperdonabili, ma ero giovane e gli
errori di gioventù hanno un sapore dolce rispetto a quelli
della
maturità! E' stato meraviglioso per entrambi! In
quell'attimo, in
quell'unione, si condensò il senso della mia mortale
esistenza!”.
“Come
dice Lovinito in questi casi? Ah, sì! Me cojoni!”.
“Il
primo timido incontro tra i nostri corpi, invero, era avvenuto
già
da tempo, appena iniziammo a crescere e a comprendere il vero
significato dei nostri sentimenti. Dapprima erano solo le nostre mani
a esplorare il corpo dell'altro...”.
“E
poi?!” esclamarono Spagna e Prussia.
“E
poi, Gilbert e Antonio, amici miei fedelissimi e adoratissimi, e
voialtri, compagni di gioia e sventura, il primo sfiorarsi delle
nostre labbra accese in noi la fiamma del desiderio che giammai si
sarebbe spenta! Non più semplice curiosità ma
volontà! Quando lo
spogliai restai ammaliato dal candore della sua pelle, dalla grazia
inconsapevole delle sue membra! E allora cedetti, sì!
cedetti alla
passione e al richiamo dell'estasi! E allora, quando lo strinsi fra
le mie braccia, lui tremante come me di desiderio, Arthur, colui che
sarebbe diventato da lì innanzi la mia croce e la mia
delizia,
ebbene mi sussurrò: 'Francis, amami!'. E
come potevo negarmi,
come?!”.
“Eh,
be', certo!” fece sogghignando Australia. “Da che
mondo è mondo
non si dice di no a una scopata!”.
“Cody,
se Benjamin ti sentisse ti ucciderebbe, lo sai?”.
“Sta'
zitto, Alfred, guarda, posso parlare così proprio
perché Zea non
c'è e comunque lui sarebbe l'ultimo a potermi fare la
predica
sull'argomento!”.
“Quando
finalmente, dopo attimi eterni di baci e carezze e sussurri amorosi
trasudanti passione, Arthur, il mio amato Arthur, mi accolse dentro
di sé, lo fece con timore, ma con gioia al tempo stesso. E
io, con
altrettanto timore e altrettanta gioia, accettai la sua accettazione
e iniziammo così la danza più bella e antica del
mondo. E al
momento estremo, al culmine della nostra dolce consumazione,
raggiungemmo la piena consapevolezza del fatto che eravamo stati
concepiti da Dio per amarci, altrimenti perché avevamo tanto
desiderio l'uno dell'altro? Romulus, anima magna e santa, aveva
già
anzitempo predetto quel matrimonio che non aveva né
contratto, né
anello, né alcun testimone, matrimonio fondato solo sulle
nostre
anime, che si erano 'sì incontrate insieme ai nostri corpi!
Nessun
sacerdote o magistrato avrebbe mai potuto essere più
autorevole di
noi stessi, dei nostri sentimenti sinceri, in quel desiderio che non
aveva la forma della lussuria, bensì del puro amore! Oh,
Romulus,
che avevi piantato quella quercia ben sapendo cosa sarebbe avvenuto,
che mi hai istruito ed educato all'Amore! E, sì, amici miei,
sì, io
sentivo, sentivo in quel momento che l'Amore mi aveva chiamato! E
nonostante Arthur non avesse proferito verbo, io sapevo che
condivideva, che aveva con me questa corrispondenza d'amorosi
sensi!”.
“Povero
Ugo Foscolo.” fu il commento di Herakles.
“Francia,
hai finito con la sviolinata?” urlò Germania dal
bagnasciuga. “Qui
ci sono delle ragazze che sembrano avere tutta l'intenzione di
molestarmi!”.
“Oui,
oui, coso, abbiamo finito!” rispose
Francis stizzito. “Non
sei affatto romantico!”.
“Ha
parlato il D'Annunzio dei poveri!”.
Gilbert
tirò fuori penna e taccuino. “Tutta 'sta roba che
hai detto, ora
me la scrivo sul mio Magnifico diario!”.
“Diario?!
Non parlatemi di diari!”.
Tutti
si voltarono a guardare un adirato Australia.
“Perché?”
chiese Alfred.
“Perché?!
Perché Nuova Zelanda, quel cosino tutto dolciotto, tenerino
e
caruccio, avete presente? bene, quello in realtà
è una piccola
carogna, uno stronzo, un bugiardo di prima categoria! Voi non potete
immaginare cosa ho scoperto!”.
“Cosa?”.
“Quando
abbiamo fatto l'amore la prima volta, quell'infame mi dice 'Oh,
è
la prima volta!' e io, da bravo innamorato ma soprattutto da
bravo coglione, ci credo a occhi chiusi e vado tutto carino e
gentile, anche perché era la prima volta in assoluto per me.
Bene!
Appena abbiamo finito lui, dopo avermi svuotato il frigo
perché
nel frattempo gli era venuta fame, si è
addormentato di botto, è
praticamente svenuto sul cuscino. Io, mentre dormiva, ho trovato il
suo diario e sapete che cazzo c'era scritto sopra?!”.
“Cosa?”.
“Che
non ero il primo manco per scherzo!”.
Lukas
sputò l'acqua che stava bevendo.
“Come?!”.
“Sì!
Mi ha mentito! Quel disgraziato mi ha detto una bugia! Il suo primo
amante, infatti, quel bastardo che mi ha rubato da sotto al naso la
verginità di Benjamin...”.
“Ma
mica l'avevi prenotata, Aussie, non è mica un appuntamento
dal
dentista!”.
“No,
Alfred, io ne avevo diritto prima di tutti perché io Zea lo
conosco
e lo sopporto da quando sono nato, ok?! Comunque, il piccolo bastardo
in questione sapete chi è?! Quello stronzo di
Corea!”.
“Eeeeh?!”
urlarono tutti.
“Sì!
Avete capito da chi mi sono fatto fregare?! Da un coreano cleptomane,
pervertito, tappo, senza muscoli, maniaco e che si veste come un
coglione! Sì, lui e Zea sono stati insieme per un bel pezzo!
Ma non
è finita, perché dopo questa bella sorpresa ne
è arrivata un'altra
ancora più figa! Io, dovete sapere, sono stato segretamente
innamorato di Zea per moltissimo tempo prima di dichiararmi, lo amo
da praticamente tutta una vita e ho sempre sopportato senza mai
lamentarmi, senza mai ubriacarmi a colpi di boccali di birra
frignando in un sudicio pub berlinese come certi tedeschi
hanno più volte fatto a causa di certi italiani...”.
“Ehi!”
esclamò da lontano Ludwig arrossendo.
“...
io, che ho sopportato stoicamente in silenzio per più di un
secolo
quasi due prima di trovare il coraggio di dichiararmi, come sono
stato ricompensato?! Che Nuova Zelanda si è fatto sbattere
da
Romania dopo appena due ore che lo conosceva!”.
“Aspetta,
hai detto Romania?! Ma come hanno fatto a conoscersi?!”.
“Arthur!
Li ha fatti incontrare lui, ad Halloween! E Romania, quell'altro
stronzo, non ha perso un attimo a portarsi a letto Benjamin, che dal
canto suo ci è stato più che volentieri! Avete
capito, sì?! Mi
sono fidato e mi sono ritrovato ad essere soltanto il terzo! E quando
ne ho parlato a Zea, lui sapete che m'ha risposto?! 'Eh, ma
sono
affari miei, io e te non stavamo mica insieme!'. Ma
vaffanculo!
io che ti amo da tutta una vita mi tratti così?! E meno male
che
Inghilterra, quand'ero piccolo, mi ripeteva sempre: 'Oh, Cody
caro, perché non provi ad assomigliare un po' di
più a Benjamin?'!
Certo! Cioé dovevo essere uno che si scopa chiunque glielo
chieda,
un puttano bugiardo nonché friendzonatore
folle!”.
“Cody,
calmati.”.
Australia
respirò profondamente.
“Ok.
Stiamo calmi. Allora, a parte questa... vergognosa
premessa,
che altro dire? Ah, sì! Ogni volta che facciamo sesso, dopo
a lui
viene fame. Sì, nel senso che mi svuota il frigo! E' capace
di
sbafarsi un'intera Pavlova da solo! Che poi, dove le mette tutte
quelle calorie io non lo so! Poi... Quando facciamo sesso al chiuso
quello lì spalanca tutte le finestre al vento. Ora, se siamo
da me,
ok. Ma se siamo a Wellington, che come voi ben sapete è nota
come
'la città del vento', dentro la stanza si
scatena la bufera!
E non solo! Quando si addormenta, Zea è uno di quelli che
dorme
avvinghiato a te! Già a Sydney fa caldo, poi se lui mi si
appiccica
addosso è peggio! D'estate, poi, che ve lo racconto a
fare!”.
Dopo
lo sfogo disperato di Cody calò il silenzio. Nessuno sapeva
cosa
dire. Norvegia si riaddormentò sulla sdraio, mentre Prussia
scappò
di nascosto a farsi il bagno senza ombrello con la
complicità di
Francia e Spagna e approfittando del torpore generale. In quella
Russia tornò.
“Dove
sei stato tutto questo tempo, Ivan?”.
Lui
indicò l'acqua. “Stavo sul materassino leggendo un
libro, da! Poi
però Germania è passato correndo e urlando
inseguito da un gruppo
di ragazze che gridavano cose sconce, quindi me ne sono andato
perché
pensavo stessero giocando ad acchiapparella e io là in mezzo
con il
materassino davo fastidio!”.
“Beata
ingenuità.” commentò Francia.
“Ma...
Ivan, già che sei tornato... Visto che stavamo proprio
parlando di
te...”.
“Ma
non è vero!”.
“Taci,
Spain. Dicevo, tocca a te adesso
parlare!”.
“Di
già? Va bene!”.
Russia
si sedette sulla sdraio, vicino a Norvegia che intanto se la dormiva
beato. Stette in silenzio per diversi secondi, rimirando un punto
lontano, poi sospirò.
“...
Be'?”. Hong Kong alzò un sopracciglio.
“Volete
sapere qualcosa su Toris, no? Bene, stavo raccogliendo le
idee.”.
Francia
rise. “Pensa quante cose hai da dirci!”.
“Eh.
Innanzitutto, il nostro rapporto è esattamente all'opposto
di quello
che tutti immaginano. Io non faccio assolutamente nulla di male a
Toris: lo amo, come potrei?”.
Spagna
sospirò. “Eeeh, come ti capisco...”.
“Ma
sta' zitto, Tonio, che tu è una vita che ti fai trattare
male da
quella iena di Lovino!”.
“Toris...
Innanzitutto bisogna dire che a lui piace violento. Però con
garbo.”.
“Ma
non vuol dire nulla questa frase.”.
“Da,
lo so. Però è quello che è: gli piace
farlo con frustini e cose
così, però non eccessivamente. Insomma, io sono
grande e grosso,
con tutta la forza che ha non è che possa farmi male in
qualunque
caso.”.
“...
No, aspetta, cosa? Ma non sei tu che...”.
“Ma
certo che no, lo ammazzerei! Gli soffio addosso e lo mando da quel
deficiente di America!”.
“Ehi!
Cos'è questo razzismo nei miei confronti?”.
“Poi
bisogna dire un'altra cosa, cioè che Toris ha una vera e
propria
paura di farlo al di fuori del letto. Non gli piace farlo in altri
posti se non in camera mia... Insomma, nostra. Una
volta
tentammo di farlo su un tavolo, ma non è andata molto bene.
Imitare
certi tedeschi che frignano non ha fatto bene al nostro rapporto.
Insomma, li avevamo visti e avevamo deciso di provarci, ma...
Insomma... No. Secondo me è colpa di quello stramboide di
Polonia,
deve averlo traumatizzato in qualche modo astruso.”.
Canada
sorrise. Uno che non diceva cavolate e al quale non bisognava tirare
fuori le parole con le pinze. Era molto tranquillo, doveva dire.
“Quando
abbiamo finito di fare sesso di solito tiro fuori un goccio di vodka
e ce lo beviamo insieme stesi sul letto. La regge davvero molto bene,
da, non me lo aspettavo! Ogni tanto chiede un secondo round dopo aver
bevuto della vodka (non so perchè, credo che lo
rinvigorisca!), però
di solito la seconda volta non va bene quanto la prima. Credo di
fargli un po' male, ma non se ne lamenta, devo dire. E
poi...”.
Russia arrossì.
Tutti
si avvicinarono a lui. “E poi cosa?”.
“E
poi... Niente, ecco.”.
“Sì,
non puoi mica iniziare a dire una cosa e poi non dirla
tutta!”.
Francia gli fece l'occhiolino. “Ora ci dici tutto quanto.
Tutto.”.
Russia
si mosse sulla sdraio innervosito. Una strana aura scura
iniziò a
propagarsi dal suo corpo.
“Kolkolkolkolkol...”.
Spagna
aveva l'evidente intenzione di fuggire lontano, Hong Kong si stava
già preparando i baffi finti per scappare in Argentina e
farsi
chiamare Gonzalo Rodrigo Buendìa-Del Carpio e Grecia
iniziò a
scavarsi un tunnel sotterraneo per ogni evenienza.
Russia
prese un grande respiro.
“Epoivistocheioeroverginelaprimavoltamihafattounlavorodidita!”.
Detto questo scappò al bar rubando l'ombrello di Prussia.
“...
Che ha detto?”. Francis guardò gli altri che
scossero la testa
sconsolati.
“A
me è sembrato dicesse che Toris gli fa i
ditalini!”.
“Ahahahah,
certo che ne hai di fantasia, Alfred!”. Tutti scoppiarono a
ridere,
asciugandosi le lacrime dagli occhi.
Canada
sorrise. “Però devo dire che Russia parlava con
molta calma.”.
“A
proposito di calma! Svezia, Berwald, nostro beniamino!”.
Francis si
piegò verso di lui, ammiccando. “Tu hai una vita
matrimoniale,
dovresti avere... diciamo... dimestichezza con questo tema!”.
Svezia
si tese come una corda di violino e si guardò intorno.
“...”.
“Bravo,
così si fa, dicci tutto!”.
“...”.
“...
Ebbene?”.
“Vaffanculo!
Io ti mollo seduta stante se provi anche solo a comprare un nuovo kit
per la ceretta!”.
“Svizzera,
urla di meno!”.
Vash
fece un segno con la mano continuando a urlare. Non aveva capito, a
quanto pareva.
“...
Io e Timo tentiamo di avere due gemelli.”.
“Ma
avete già Peter!”.
“Ma
Peter ha bisogno di fratellini e sorelline, si sente solo. E poi la
vita fra i ghiacci non è un granchè,
c'è bisogno del calore di una
famiglia numerosa.”.
Prussia,
che nel frattempo era tornato, rosso come un'aragosta, bruciato come
una caldarrosta, ridotto una bruschetta, si sedette sotto
all'ombrellone. “Aaah, ma che cariiini. Ora dicci qualcosa di
piccante.”.
“Mon
ami,
non si interrompono questi discorsi, sono argomenti seri!”.
“Ma
tutti abbiamo detto qualcosa di hot, è per giustizia,
dov'è finito
il tuo spirito di egalitè
o come cazzo si dice?”.
“...
Se ci tenete, va bene. Io e Timo facciamo l'amore molto spesso, quasi
ogni notte.”.
“...
Poi?”.
“Ma
è un bel problema farlo quando abbiamo nostro figlio nella
stanza
accanto. Non possiamo svegliarlo, in futuro potrebbe avere dei
problemi. Capita occasionalmente che... diciamo, nel momento clou,
Peter bussi alla porta perchè ha fatto un brutto sogno o
perché
dice di aver sentito 'dei
rumori sospetti'
e che 'forse
sono dei ladri'.
E che possiamo fare noi?”.
“Restituirlo
ad Arthur, per esempio!”
“No.
E' nostro figlio.”.
“E
basta? Tutto qui?”.
“...
Poi... a me piace quando... Timo indossa...” Svezia
sussurrò
qualcosa che nessuno capì.
“Puoi
ripetere? Più forte, questa volta.”.
“A
Natale, a Pasqua, alle feste... A me piace che Timo indossi vestiti
molto corti un po'... frufru. E' veramente carino. Entra in camera
tutto timido, io lo trovo molto tenero. E poi... gli piace farlo...
Diciamo...
'mettendosi sopra'.
Io sono sdraiato e lui, diciamo che inizia. E poi... E poi il resto
è
vita matrimoniale troppo privata. Davvero troppo.”.
“Ma
come? Proprio ora che arrivava il bello!” si
lamentò Prussia,
seguito a ruota da Francia e Spagna, suoi degni compari. America era
ancora troppo intento a chiedersi il motivo per cui nessuno credeva
che Toris potesse fare certe cose a Ivan. Anche Cina lo faceva e a
lui piaceva! Probabilmente Alfred non aveva ascoltato assolutamente
nulla
di quello che aveva detto il povero Berwald.
“Voi
due non litigate mai, invece io e il mio Lovinito...”.
“L'un
contro l'altro armati!” disse Prussia ridendo.
“Sì,
diciamo che... Abbiamo un rapporto molto passionale. In tutti i
sensi!”. Antonio fece l'occhiolino ai presenti, sorridendo.
“Il
mio amorcito è tutt'altro che
docile!”.
“Ce
ne siamo accorti.”. Ludwig arrivò gocciolante e
con il fiatone. Si
appoggiò alla sdraio, mettendosi una mano sulla milza.
“Eccolo
lì!”.
“Nein!
Nein!”. Ludwig cominciò a scuotere la
testa con terrore,
quando una valanga di ragazze iniziò a corrergli dietro. E
Germania
cosa poteva fare se non scappare?
Prussia
sorrise. “West ha davvero un gran
successo! Come sono fiero
di lui, è tutto suo fratello!”.
“No,
perchè lui non è rimasto vergine fino a
ieri.”.
“Hong
Kong, te lo dico con il cuore in mano: vaffanculo.”.
Francis
diede una pacca sulla spalla a Spagna, suo degno compare di scherzi,
bevute, nottate di cazzeggio e conquiste (ma quali?!)
incitandolo a continuare.
“Comunque,
anche fra le coperte il mio amato Romanito non si fa mettere i piedi
i testa! Manco un dito in testa, si fa mettere! Guai a chi lo
fa!”.
“Un
dito?! E che razza di posizioni usate?!”.
Spagna
sorrise con aria di sufficienza. “Non capiresti.”.
Prussia
rimase qualche secondo in silenzio, poi prese il cellulare, compose
un numero e chiamò.
“Rod?
Pesaculo? Ricordami che ci dobbiamo aggiornare! … Nein,
mi
capisco da solo, tu ricordamelo però, che sennò
fai fare una brutta
figura al Magnifico Me. … No. … No. …
Sì. … Ja ja,
poi ti dico. Ciao. Ciao. … Sì, sì, ti
amo anch'io, adesso
attacca! Ciao. Ciao. … No, non l'ho ancora fatta la spesa.
… No,
non te le voglio prendere le barrette Peso Forma! …
Perchè non hai
un culo da balena tipo America! … Sì.
… No, non te le compro! …
Ciao.”.
Spagna
lo guardò. “Hai finito?”.
“Sì,
sì, continua, prego.”.
“Dicevo,
Lovino è intraprendente, passionale, fantasioso! E' l'amante
perfetto, il latin-lover per antonomasia! L'avevo inquadrato io, fin
da quando era bambino avevo capito che sarebbe diventato un figo
assurdo!”.
Tutti
lo guardarono con sospetto. Soprattutto Svezia, che si
appuntò di
non portare mai più Sealand a un evento cui avrebbe
partecipato
anche Spagna.
“Lovino
è Uke ma anche Seme ed è stato il primo a farlo,
quindi tacete!
E'... non so bene come spiegarlo! Riesce a passare da un ruolo
all'altro come nulla, è seducente e malizioso ma mai
volgare, bello
e affascinante! Impossibile? Impossibile
che esista,
direte voi, ma no, non per me! Il mio Lovinito è
sentimentale e
romantico, anche se cerca di nasconderlo: ha una corazza di cinismo,
ma io so bene cosa si nasconde dietro la facciata.”.
America
sorrise annuendo convinto. “Aaah, è come il
Tronky: fuori
croccantissimo, dentro morbidissimo!”.
Tutti
lo ignorarono.
“Dopo
che abbiamo fatto l'amore prepara sempre il timballo alla siciliana
col Galbanino e ce lo mangiamo a letto. Quanti spagnoli ha fatto
innamorare con il suo timballo!”.
“Ma
speriamo che uno solo ne abbia fatto innamorare!”.
“Su
questo non c'è pericolo: Lovinito è un po' un
corteggiatore nato,
quindi è ovvio che tutti quanti siano affascinati da lui, ma
solo io
in realtà ho avuto l'onore di assaporare la sua vera
essenza.
Beccati questa, Francis!”.
Francis
alzò le spalle. “Tanto io ho la storia integrale
di me e Arthùr
da raccontarti, mon ami.”.
“Ammetto
una cosa che sconvolgerà tutti: io e Lovino siamo amanti da
molto
più tempo di quello che pensate voi...”.
“Bleah!
Spagna, ma fai schifo!”.
“Era
solo un bambino, per favore!”.
“Ma
come fai a guardarti allo specchio?!”.
“Ma
che avete capito?! La nostra relazione è uscita allo
scoperto solo
dopo la Prima Guerra Mondiale, ma noi stavamo insieme da poco prima
l'unificazione d'Italia: era giovane, vero, ma era un adolescente
bello e fatto, eh!”.
Tutti
esalarono un sospiro di sollievo e Berwald riconsiderò
l'opzione di
accompagnare Peter a qualche G8 oppure in vacanza a Madrid, visto che
ci teneva tanto.
“Una
volta è successo che l'abbiamo fatto durante la raccolta dei
pomodori: è stato sexissimo!”.
“Ma
non esiste come aggettivo!”.
“Io
l'ho usato? Allora esiste, mi amigo! Ora...
Vediamo... Decido
io chi parla. Mmmmh... Li, inizia, prego.”.
Hong
Kong chiuse il romanzo che stava leggendo e si sedette per bene.
“Faccio
una premessa: io vorrei sapere perchè cavolo c'è
gente che vuol
fare l'amore col fidanzato in luoghi sporchi e poco igienici. Ma io
dico, c'è più gusto se stai su delle belle
lenzuola candide,
pulite, appena uscite dalla lavatrice!”.
“Non
per forza.”.
“Sì,
invece, è scientificamente provato.”.
“Ma
da chi?”.
“Da
me! Ma lo sapete che in un letto matrimoniale possono annidarsi fino
a due milioni di acari?”.
“Che
schifo!”.
“Ecco,
pensa questi qui che l'hanno fatto 'durante la raccolta dei
pomodori' in mezzo a delle schifosissime frasche! Gli
insetti, la
terra, i germi! Ma per favore!”.
Spagna
rise. “Ma quanto sei frigido! Si vede che non sei preso da
passioni
totalizzanti come me e Lovinito!”.
Prussia
diede qualche colpo col gomito a Francis. “Si vede che gode
poco,
eh?” gli sussurrò all'orecchio.
Tutti
risero, mentre Hong Kong diventava rosso di rabbia. “Ma come
ti
permetti?! Corea sarà pure una testa di cavolo,
però almeno ci sa
fare!”.
Alfred
alzò le spalle “Si vede che siete tutti in
proporzione: puoi
reggere ben poco, eh?”.
“Alfred,
guai a te, eh, guai
a te!”.
“Yao
potrebbe lamentarsi di qualunque cosa per me, ma certo non delle
dimensioni! Insomma, lui è bassetto rispetto a me, voi
invece siete
alti tutti uguali!”.
“Ma
che dici, Yoong è molto più dotato di te! E
comunque non è il
momento di discutere di questo -anche perché perderesti
miseramente,
Alfred- perché siamo già a undici pagine di
OpenOffice e siamo a
metà, dobbiamo spicciarci!”.
Francis
sorrise “Metatesto, eh?”.
“Esattamente.
Dicevo, se a me piace farlo in luoghi puliti o per lo meno decenti,
lui... ovunque.
E' costantemente agitato, una volta ci stava provando pure su un
treno della metropolitana di Seoul!
'Non c'è nessuno, è notte, facciamolo qui, ti
voglio ora!',
ma per me è tutto matto, se non fosse che è
effettivamente
soddisfacente e che è una persona divertente e gioiosa
l'avrei già
mollato da un pezzo. Dovrebbe ringraziare il cielo che ha un
carattere pazzoide ma solare, altrimenti... Ciao ciao,
Yoong!”.
“Sì,
ma ora placati, Li.” Australia gli accarezzò la
testa gentilmente,
tentando di placarlo. “Non ti preoccupare, con calma,
eh?”.
Li
gli cacciò la mano dalla testa gridandogli: “Io sono
calmo! E' Yoong che mi fa impazzire!”.
Norvegia
sobbalzò sul lettino aprendo gli occhi e guardandosi
intorno.
“Perchè urlate? Stavo dormendo, mi avete
svegliato.”.
Grecia
lo guardò. “E' tutto il giorno che dormi, sei
peggio di me.”.
“Il
caldo mi mette sonnolenza. E anche i vostri racconti mi fanno venire
sonno.”.
Prussia
prese penna e taccuino.“E perchè, voi due che
fate? Tu e
Danimarca, intendo.”.
“Nulla
che vi dovrebbe interessare.”.
Francia
si alzò, infiammandosi.“No no, ora tu ce lo
dici!”.
“Una
volta Emil è entrato in camera mentre lo stavamo facendo e
non è
riuscito a dormire per due settimane.”.
Islanda
si avvicinò, prendendo un telo per asciugarsi.
“Cosa ho fatto
io?”.
“Ti
ricordi quando ti sono venuti gli incubi perchè avevi visto
Danimarca legato al letto con solo un perizoma per coprire
il...”.
“Non
c'è bisogno che ricordi tutto,
ti pare?”.
Norvegia
sorrise. “E' che tu sei così delicato e
innocente... Mentre Den
ormai è rovinato per sempre.”.
Tutti
si allontanarono lentamente da Lukas, guardandolo come un essere
inquietante. Addirittura Russia si allontanò con la scusa di
andare
a prendersi un gelato.
Francis
cominciò a balbettare: “Non... Non so-so-sono
più tan-tanto
sicuro di di v-v-voler sa-sa-sapere...”.
“Eh
no, Francis, l'hai voluto? E ora senti tutto quanto.”.
Islanda
cercò di tapparsi le orecchie con l'asciugamano
avvolgendoselo
intorno alla testa come un turbante. Norvegia si mise comodo e
iniziò
a enumerare con le dita le cose che stava per dire. “Dunque,
le
volete prima le cose peggiori o dopo?”.
“Random.”.
“Se
credete sia meglio. Ma io non ne sarei così
sicuro.”.
L'aria
si gelò in tutta la spiaggia che neppure il Generale Inverno
avrebbe
saputo fare di meglio.
“Allora.
Innanzitutto lui sta sotto, sempre. Non perché io ce lo
obblighi, a
lui piace così e anche a a me. Den non è bravo
quando sta sopra:
non si sa muovere, è scoordinato... No, no, sotto
è meglio.”.
Nessuno
fiatò. Emil pregava di non sognarsele di nuovo la notte, le
cose che
stava per sentire da suo fratello.
“Inoltre
lui fa tanto la vittima ma la realtà è che i
libri sulle corde me
li ha dati lui: da buon uomo di mare ne aveva svariati. Mi ha anche
segnato i suoi preferiti, in maniera da poterli usare più
spesso.
C'è il nodo del cappuccino che gli piace particolarmente.
Normalmente dovrebbe essere un nodo di appesantimento, ma a lui piace
così tanto.”.
“Ehm...”.
“Che
poi, cosa ci troverà di tanto interessante nel farsi legare
alla
testata del letto? A vederlo è un bello spettacolo, ma a
viverlo ne
dubito seriamente. Però, c'è una cosa che non gli
piace molto,
eppure è molto tipico: i frustini. Non gli piacciono.
Neanche a me
particolarmente. Dopo lasciano tutti segni, e poi li devi tutti
curare in maniera che non si sfilaccino... No no, è
decisamente
meglio un misto fra il “famolo strano”
e il “famolo e
basta”. Legato e tutto quanto, ma senza troppa
sofferenza, io
non reggerei neppure, non sono sadico.”.
America
piegò il capo. “E' Lituania evidentemente che
raggiunge livelli
più alti.”.
“Comunque,
voi non lo sapete ma io sono bravissimo a fare i massaggi. Ogni tanto
Matthias me li chiede con un'aria da cucciolo... e non riesco a
rifiutarmi. E poi quando gli accarezzo la testa inizia a fare le fusa
come un gatto. E' imbarazzante.”.
Herakles
sorrise sognante. “Quanto sono belli i gatti!”.
Islanda
gli diede una pacca sulla spalla. “Finalmente un coraggioso
che si
offre!”.
“Ma
io non mi sono offerto.”.
“E
io devo ancora finire di raccontare!”.
“Abbiamo
sentito abbastanza, fratello,
ora lasciamo spazio al nostro grecissimo amico.”.
Ivan
tornò con dei drink alcolici. “Sex on the
beach per tutti,
ragazzi?”.
“Grazie,
Ivan!”.
Islanda
sorrise. “Tu sì che sei un bravo
ragazzo!”.
“Thank
you, Ivan!”. Alfred si alzò, prendendo
il bicchiere.
“A
te non lo volevo portare, ma poi ho pensato che troppa
discriminazione si sarebbe vista.”.
“Quanto
sei stronzo.”.
“Da,
grazie. Questi due sono per Svizzera e Germania.”.
“A
loro sì e a me no, eh?”.
“Come
diresti tu? 'As always, my dear'.”.
“Ti
ci posso mandare?”.
“Ah,
in quello di Germania ci ho fatto mettere più vodka, ho
dovuto
pagare di più il barman ma ne varrà la
pena!”. Ivan ignorò,
quindi, totalmente la domanda posta da Alfred e chiamò
Svizzera che
stava ancora al telefono a litigare col fidanzato. Vash non
tornò
subito ma quando gli mentirono dicendo che il drink era analcolico
arrivò subito, contento di essere fatto partecipe.
“Però
ha un gusto un po' strano. Brucia un po'.”.
“E'
perchè hai urlato fino a ora e questa frescura alla gola ti
fa uno
strano effetto.”.
“Mh,
possibile.”.
Francis
sospirò, rimuginando sulla evidentissima
superiorità di un buon
vino. Tuttavia non si poteva lamentare, non poteva certamente
rifiutare una tale offerta. Insomma, un cocktail pagato da Russia! E
quando mai gli sarebbe ricapitato?
Intanto
Grecia si alzò e iniziò, lentamente, a parlare.
“Sadiq
odia Dioniso. Io invece adoro quel gatto, ha un pelo così
morbido e
con me è molto affettuoso. E' un bellissimo persiano bianco
con gli
occhi verdi, una gioia per gli occhi. Per la testa di Sadiq meno, gli
salta sempre addosso. Credo che ci sia dell'attrito fra loro, ma
sinceramente non capisco perchè. Inoltre Sadiq dice che
Dioniso è
grasso, ma non è grasso, è solo molto
peloso.”.
“Ma
se pesa dieci chili, te l'ha detto pure il veterinario che deve
dimagrire!”.
“Non
pesa dieci chili, ne pesa nove e mezzo.”.
“Come
se ci fosse tanta differenza.”.
“Ci
sta mezzo chilo, vuoi mettere?”.
Antonio
sbuffò. “Non ce ne importa nulla del gatto,
dovevamo parlare di
Turchia, no?”.
“Sadiq
ama molto andare alle terme. Devo dire che è molto sexy,
rende
moltissimo alle terme. Credo si senta a suo agio. E comunque si
è
già in una situazione molto sensuale: sotto l'asciugamano...
Ve lo
lascio immaginare.”.
“Tanto
non potrà mai superare il Magnifico Me!”.
“Gil,
mon ami, lo vuoi capire che i cinque metri te li
hanno dati ad
honorem?”.
“Ma
quale honorem e honorem, è tutta roba vera! Telefonate pure
ad
Austria!”.
Grecia
scosse le spalle. “Fatto sta che quando andiamo alle terme
tira
fuori il meglio di sé. Non ci sono gatti, non c'è
il mio adorato
Dioniso, c'è atmosfera, siamo soli. Devo dire che
però cambia
sempre luogo all'interno delle terme. A volte nello spogliatoio, a
volte nella vasca -cosa molto romantica- o a volte
nell'atrio...”.
Germania
salutò, mentre si buttava su un telo da spiaggia. Ivan gli
tese il
drink. Germania neanche lo guardò e se lo scolò
quasi tutto in un
colpo.
“Ma
Cevmania, ma che faiii? Rose rosse per teeeeee, ho comprato
staseeeera!”.
“Ma
che c'era dentro questo drink?”.
“Vodkaaaaa!”.
Germania
annuì leggermente, guardando sfinito quello che restava del
suo
drink.
“Turchia,
comunque, ha anche le sue piccole fissazioni di cui probabilmente
neppure si rende conto. Per esempio... Per esempio gli piace quando
gli accarezzo il mento. Ma anche a me piace, ha una barbetta carina,
fa pizzicore.”.
“Quaaaand
il me prend dans ses braaaaaas, il me parle tout baaaaas, je vois la
vie en roooooseeeeee!”.
Francis
si unì a Vash, cercando di correggere le storpiature e gli
acuti
dello svizzero che, totalmente ubriaco, si stava arrampicando
sull'ombrellone facendo dono a tutta la spiaggia delle sue doti
canore. Germania prese il bicchiere del fratello e si occupò
personalmente dell'oneroso compito di finire il drink dell'amato
parente.
Tutti
si guardarono. Sì. Era il momento più adatto. Li
avevano tenuti
fino all'ultimo e alla fine avrebbero parlato, di riffa o di raffa,
con le buone o con le cattive, per amore o per forza, volenti o
nolenti. Ivan aveva avuto un'ottima idea.
Svizzera
intanto era sceso dall'ombrellone saltando sulla sdraio e cantando a
squarciagola: “Eins
Zwei Polizei, Drei Vier Grenadier, Fünf Sechs Alte Hex, Sieben
Acht
Gute Nacht!”.
“Ragazzi,
ma non avreste qualcosa da raccontarci pure voi?”.
Germania
sbarrò gli occhi lasciando cadere nella sabbia il bicchiere
di
Spagna. “Scheiße.”.
“Cevmaniaaa!
Ti sciuro, ti
sciuro
che non shono ubbriaco. Solo... Ich! Lesshermente alti... altisscio,
ecco. Non guardarmi coshì!”.
“Vash,
ci hanno fregato.”.
“A
te ti avranno fregato! A me non mi frega nesshuno. Io... IO!”.
Si
sentì una suoneria. Vash si guardò intorno.
“E' il mio? E' il
mio.”. Lo svizzero prese il telefono, aprendo il messaggio.
“Ah,
mi hanno inviato una foto. E queshta qui chi è? E' carina,
shai,
tutta veshtita di rosha! E anche shua shorella non è
male!”.
Francis
sbirciò sul telefono. “Ma c'è solo
Polonia nella foto ed è il
tuo ragazzo.”.
“Io
non shono gay, ciccio. Io ho un shacco di donne! Polacche, polacche,
tuuutte polacche, tutte bionde, biondisshime, e con una shtrana
passhione per il rosha! VIVA LA POLONIA!”.
“Vash,
per favore, non urlare!”.
“Peeerooò...
effettivamente hanno tutte qualcosha di shtrano nei pantaloni, shono
shicuro che quella cosha non sci dovrebbe esshere. Mi fanno shpendere
un shaaacco di sholdi! E queshta qui! Qui, in foto! Mi è
familiare.
Lievemente. E anche shua shorella.”.
“Ecco,
cosa fai con le polacche? E con le sorelle?”.
“Ah,
un shacco di coshe. Taaaante coshe!”.
Germania
si alzò, con il naso leggermente rosso. “Dai,
ragazzi, non potete
farlo parlare così.”.
“E
tu, invece? Cosa fai con il tuo bell'italiano?”.
“Italiano?
Ah, italiano! Shì, Cevmania shta con un italiano, un
defisciente che
mi shconfina shempre in schardino. Mi calpeshta il prato all'ingleshe
e le ai... au... aiou... Quella roba lì! Mi dishtrusce i
miei
presshiosisshimi narshisi. Narshisi!”. Svizzera
iniziò a battere
le mani ridendo fino alle lacrime. “Lui! Cevmania, queshto
tedeshco
qui, queshto gran figo... ma perchè non manda al diavolo
l'italiano
e non esce con me? No, ashpetta, non possho mandare al diavolo le
polacche, quelle shi arrabbiano, shono permaloshe, e le shorelle
shono anche peggio... Mi shono ficcato in un bel sh... shu... g...
guaio, ecco. Ehi, Cevmania, non hai niente in contrario she fasshiamo
un bel ma... me... ménage à trois?”.
“Ehm...
Nein. Grazie ma rifiuto l'offerta.”.
“She
tu avesshi gushto, shareshti con me e le polacche. LE POLACCHE! E LE
SHORELLE!”.
“Sì,
Vash, ora però calmati e dicci cosa fai con le polacche e le
sorelle.”.
“Quello
che sci fa anche lui coll'italiano. Ecco. Mh. Gnegne.”.
“E
cosa? Esplicita.”.
“Dovreshte
vedere come si veshtono le polacche. E come shi shvestono. Io adoro
le polacche. Shi chiamano tutte uguali, tutte Feliksh. Shì,
shì
shì, i polacchi non hanno fantashia per i nomi: tutte
Feliksh shi
chiamano, e anche le shorelle. Hanno un bel culetto, shapete? Ma non
hanno tette. Fa nulla, a me non piasshono le tette, le gambe shono
meio. Shi mettono le calshe a rete e shi veshtono tutte frufru come
Finlandia! Ma... Non è che anche Finlandia è una
polacca anche lui?
Oh, shielo! Che colpo sharebbe! Ber, vecchio mio, mi dishpiasce, ma
she è una polacca ti farà shpendere un shaaacco
di sholdi in
toppini e minigonne!”.
“Timo
non è una polacca.” puntualizzò Berwald
irritato.
“Sì,
Vash, ma che ci fai le polacche?” esclamò Antonio
impaziente.
“E
le shorelle, Shpagna, non dimenticare le shorelle!”.
Ivan
sorrise compiaciuto. “E pensare che è bastato un
solo Sex on
the beach!”.
Prussia
riuscì a smettere di ridere a squarciagola e si
asciugò le lacrime.
“Mein Gott, ragazzi, è un
capolavoro! A Natale dobbiamo
fargli bere almeno un litro di spumante, così si mette a
ballare in
mutande davanti a tutti!”.
Germania
li guardò allarmato. “Ma così lo
mandate in coma etilico!”.
“Io
e le polacche fasshamo taaaante cose. A letto. Ma taaaaante. E non
sholo a letto, ahahahah! Ma come shono divertente! Dishevo, a letto e
non sholo. E non sholo! Le polacche urlano come matte frashi come
'Vai, Vash, shei tipo totalmente uno shtallone!' oppure
'Shei
proprio un bel mashcione'. E le shorelle pure. Dicono le
shtesse
coshe. Ne hai conosciuta una, le conosci tutte. Anche perchè
shi
chiamano tutte Feliksh, tuutte tutte. Ahahahah!”.
“Ma
entra nei particolari!”.
“Ma
io non ricordo, perchè... perchè quando shuccede
shono tutto
emoshonato, tutto coshì, shapete, ecco. Rompiamo i letti
ogni tanto.
Ma she racconto troppo le polacche e le shorelle mi tirano appressho
le shcarpe che manco Ensho e Carla! Ma come ti veshti?!”.
“Ragazzi,
mi sa che da lui non caveremo niente di più, è
troppo fatto.”.
“Comunque...
Uh! La mia carta di credito... Qualcuno vuole usharla? No? Le
polacche me la rubano shempre dal portafoglio mentre dormo dopo che
mi hanno abbattuto con una nottata emoshonante. E pretendono pure di
avere rashone. E le shorelle shono anche peggio!”.
Hong
Kong guardò Germania. “Mi sa che ci tocca cambiare
soggetto.”.
“Shiii,
dai Cevmania, moshtraci la tua vi... vi...
virilitààà. Oh! Ma non
toccare le polacche e le shorelle, shono tuuuutte mie!”.
“Tienitele
pure, le tue polacche.”.
“E
le shorelle! Giuralo! Ragni sherpenti schorpioni e za... zan...
shanshare. She tu fai le shorelle che tu possha crepare!”.
“Ja
ja, come ti pare.”.
Svizzera
iniziò a togliersi il costume da bagno, ma Germania lo
fermò.
“Ho
caldo, che cassho fai?”. .
“Non
puoi toglierti il costume, non siamo in una spiaggia
nudisti!”.
“Queshto
lo dishi tu, approfittatore di italiani!”.
Spagna
sorrise. “Facciamo così, Germania. Se tu ci dici
cosa fai con
Feliciano, noi salviamo Svizzera dalla rovina e dalla catastrofe
definitiva.”.
“Non
potete ricattarmi così!”.
“L'ho
appena fatto, quindi posso.”.
“Dai,
Cevmania, disshi tutto, bbello!”.
“Va
bene. Vi dirò tutto.”.
America,
Australia e Grecia presero Svizzera portandolo in albergo. Poi gli
altri gli avrebbero raccontato.
“Shi
shono le polacche e le shorelle in albergo? Che bello! Una bella
notte mi attende! Con le polacche e le shorelle! Taaante Felikssh
tutte per me. E voi niente, shfigati!”.
“Allora.”.
Germania prese un grande sospiro, sedendosi.
Feli,
perdonami.
“Io e Feliciano
facciamo l'amore spesso. Molto spesso. La prima volta fu... durante
la Seconda Guerra Mondiale. Ero nervoso perchè era la prima
volta
per tutti e due e... sinceramente... ho avuto un attacco di panico.
Feliciano ha passato quasi quaranta minuti abbracciandomi e
accarezzandomi i capelli perché non riuscivo a calmarmi. E'
stato
più che imbarazzante. Ero terrorizzato non so neanche io da
cosa,
precisamente. Ho sempre avuto una grande ammirazione per Feli
perchè
era sempre allegro, sempre felice. E' pauroso, sì, ma in
quel
momento sembrava molto sicuro di quello che stava accadendo: mi
sentivo una responsabilità enorme. Però quando
alla fine abbiamo
cominciato... E' stato qualcosa di strano. Sentivo la voce di
Feliciano che mi sussurrava quanto mi amasse, ma io non riuscivo a
dire nulla. In fondo, era come se mi rifiutassi di pensare che era
evidentemente amore, però... Scusate un attimo, riordino le
idee.”.
Mentre
Prussia si
stava asciugando le lacrime di commozione, Francia si guardava
intorno, cercando di capire se essere intenerito o impaurito
dall'evidente problema psicologico di Germania.
Ludwig
si passò
la mano tra i capelli.
“... Però
doveva esserlo. Non poteva essere altrimenti. I suoi occhi, le sue
labbra...”
“Nope!”
America lo stoppò. “Non fare 'Francia 2
- Il ritorno'!”.
“Per tua norma e
regola, mon ami, nessuno mi batte. Tsk!”.
“Ci fu un
periodo in cui non fui il suo fidanzato, nonostante mi fossi
dichiarato. Rimasi il migliore amico, in quel momento... mi sembrava
di non poter aspirare a nulla di meglio.”.
“Ti ha
friendzonato, insomma. Australia! Qui c'è un tuo
collega!”.
“Fottiti, Hong
Kong, fottiti e poi crepa. Ti auguro di ritrovarti seduto sul water,
aver appena finito di fare le tue cose e accorgerti che non
c'è più
carta igienica... e sei da solo in casa. Senza cellulare! E mentre
suonano alla porta e ti chiamano al telefono!”.
Germania
fece
finta di non sentire e continuò. “Ma un giorno
Feliciano venne da
me. Era precisamente il 3 febbraio alle 10:38 e 27 secondi. Di sera.
Non mi scorderò mai quel momento.”.
“Infatti te lo
stai ricordando fin troppo bene.”.
“Indossavo una
camicia celeste, avevo le maniche rialzate. Era tardi e stavo
lavorando. Stavo scrivendo la parol-”.
“Taglia!”.
Gilbert
diede uno
scappellotto ad America, mentre continuava a piangere. “Ma
che fai?
Non senti il sentimento? L'emozione che ti scorre nelle vene?
L'Amore?”.
“... No!”.
“Sei
disgustoso.”. Gilbert si soffiò il naso, gettando
un'occhiataccia
ad Alfred.
“Insomma, lui
suonò al campanello. Io pensavo fosse Gilbert con i cani al
ritorno
dal parco... ma no. Aprii la porta. Feliciano mi saltò al
collo, mi
abbracciò e mi disse 'Devo dirti una cosa importante'. Io lo
feci
accomodare, pensando che mi volesse parlare di un argomento suo dei
soliti, tipo 'Ho scotto la pasta, veee!'. Ma
no.”.
“Ma no?!”.
“No. Ci sedemmo
sul divano. Lui mi disse di venire più vicino, che era
inutile che
mi sedessi dalla parte opposta del sofà. Io mi avvicinai.
Lui mi
prese la mano e mi chiese 'La dichiarazione di San Valentino
è
ancora valida?'.”.
“E tu non gli
hai risposto e lui ti ha baciato, me lo ricordo!”.
Ludwig
si girò
verso Gilbert. “Te lo ricordi?”.
“Come se fosse
ieri!”.
“E come fai a
ricordartelo se non c'eri?”.
Gilbert
ebbe un
flashback di se stesso che, piangendo come un vitello, spiava dalla
finestra del salotto che dava sulla strada il fratello e Feliciano
che coronavano il loro amore, con i cani che gli leccavano le lacrime
dal viso.
E
poi quel
maledetto poliziotto che l'aveva portato in centrale accusandolo di
violazione della privacy e lui che gli urlava che quella era casa sua
e quelli erano suo fratello e suo cognato, che lui era il Magnifico
Prussia, che non poteva essere arrestato in quanto essere al di sopra
di ogni norma, regola e legge umana scritta o non.
“Prima o poi lo
farò licenziare, quel bastardo.”
borbottò.
“Cosa?”.
“Niente! Vai
avanti, West, la tua storia è
così romantica!”.
“Io lo guardai,
non capendo e lui mi disse 'Ti amo'. Lo presi in braccio. Feci finta
di non sentire delle urla di un matto che gridava: 'No! Non
potete
arrestarmi! Questa è casa mia! Mi appellerò alla
corte marziale! E
non provate a toccare i miei cani, vi faccio licenziare tutti!',
che sinceramente rovinava l'atmosfera.”.
“Eh!”. Prussia
scosse la testa. “Che gran cafone maleducato, vero? Un po'
come
quei pazzi che si credono Napoleone.”.
“Ehi! Lascia
stare quel grande uomo di Napoleone, che Dio lo benedica! Ei fu! La
sua anima santa...”.
Spagna
gli saltò
addosso tappandogli la bocca per evitare un altro monologo.
“Lo portai in
camera, non so con quale coraggio, lo misi sul letto. Il resto... lo
potete immaginare.”.
“Sì!”.
Prussia aprì il settimo pacchetto di fazzoletti.
“Sì, il resto è
passato alla Storia!”.
Francia
gli mise
la mano sulla spalla. “La vostra storia è molto
coinvolgente,
Ludwig. Nient'altro da aggiungere?”.
“Beh...”
Francia
si chinò
su di lui, cercando di incitarlo a parlare ma sembrando semplicemente
molto inquietante.
“Io e
Feliciano... mi dispiace per voi, ma... no, questo non lo posso
dire!”.
“Cosa?”
Gilbert
continuò
a singhiozzare come una ragazzina al finale di Titanic.
La
tensione era alle stelle.
“Ecco, io...”.
Ludwig si guardò intorno, cercando una via di fuga.
“Io... cambierei
tavolo della Sala Riunioni.”.
Detto
questo,
corse via, salì in macchina e ingranò la quarta,
sfrecciando verso
l'albergo, dove si sarebbe chiuso nella propria camera in
secula
seculorum.
Amen.
ANGOLO
DELLE
AUTRICI/RINGRAZIAMENTI
E
così, eccoci
alla fine fine di questo breve e simpatico viaggio.
Che dire...
Speriamo che vi siate divertiti leggendo questa cavolata di
proporzioni bibliche come noi ci siamo divertite a scriverla.
Ringraziamo di
cuore tutti quelli che hanno letto e recensito, che hanno letto anche
senza recensire e che hanno inserito la storia tra le
preferite/ricordate/seguite! Torneremo presto o tardi con un'altra
avventura a quattro mani di respiro e tema completamente diverso!
*coff coff* veglione di Capodanno*coff coff*
Nel frattempo,
hasta la vista e ricordate: make pasta,
not war!
Valerydell95
&
Elfin Emrys
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