Dietro la maschera

di maevesplace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 (prima parte) ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 (seconda parte) ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Avviso ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1

- Sparisci Granger! -

- Fottiti Malfoy! -

Sarebbe stato un tranquillo sabato pomeriggio a Hogwarts, se non fosse stato per gli insulti tra i Grifondoro e i Serpeverde, che volavano per i corridoi, come ormai erano soliti fare da tempo immemorabile. Hermione Jean Granger, caposcuola di Grifondoro, nonché migliore studentessa della scuola, si dirigeva a grandi passi verso la sua sala comune, facendo ondeggiare la sua folta criniera castana e travolgendo un ignaro gruppetto di studenti del secondo anno, che, impauriti, si dileguarono immediatamente. Dopo aver urlato la parola d’ordine alla Signora Grassa, terrorizzandola, saettò verso la poltrona accanto al camino sulla quale Ronald Bilius Weasley stava beatamente ronfando senza curarsi del resto del mondo. 

- Ronald! - gridò la caposcuola infuriata nella speranza di destare il suo bell’addormentato.

- Attento al bolide!- urlò Ron svegliandosi di soprassalto - Ah, ciao Hermione, scusa, mi ero appisolato. -

- Lo avevo notato! Anzi, sarebbe più corretto dire che l’intera Hogwarts, dai meandri più profondi della Camera dei Segreti alla cima della torre di astronomia, abbia sentito le tue soavi fusa. Si può sapere perché il Quiddich occupa i tuoi pensieri persino nel sonno? - sbottò la ragazza sempre più alterata.

- Ehi! Abbiamo la prima partita della stagione domani! Comunque, come mai sei così arrabbiata? È successo qualcosa? - chiese incredulo il ragazzo.

- Si - rispose la Grifondoro - Prima la McGranitt si è rifiutata di leggere la mia relazione sulle trasfigurazioni umane, poi Piton mi ha tolto cinque punti perché, secondo lui, avevo un’aria sospetta dato che me ne andavo in giro tutta sola per i corridoi, e infine Malfoy ha insultato Ginny chiamandola Piattola- concluse la ragazza irritata.

- Pensavo che ormai avessi imparato a ignorare le frecciatine di Malfuretto, dopotutto non fai che ripetere a me e a Harry che dobbiamo lasciar correre quando ci insulta.-

- Come potevo lasciar correre? Non ha insultato me, ma Ginny, che si da il caso sia anche tua sorella! -

- Ed era proprio necessario che tu mi svegliassi per riferirmi questo? - le rispose il ragazzo ancora assonnato.

- Come puoi essere così insensibile? Non posso crederci! - e, con questa affermazione, la caposcuola di Grifondoro girò i tacchi, dirigendosi sempre più infuriata verso il dormitorio delle ragazze. Ron, alquanto perplesso, rifletté su quanto Hermione aveva appena detto, ma rinunciò, come sempre, a trovare una qualsiasi spiegazione al comportamento scontroso e, ovviamente esagerato della sua ragazza, ritenendo più produttivo ritornare alla sua precedente attività. Per questo motivo, quando Harry Potter fece il suo ingresso nella sala comune lo trovò di nuovo addormentato. 

- Ehi Ron! - esclamò il Ragazzo Sopravvissuto nel tentativo di svegliare l’amico da quella che sembrava una maledizione del sonno.

- Per la miseria, Harry! Si può sapere perché oggi la mia presenza è così indispensabile da non poter aspettare che mi svegli da solo? - sbottò infuriato il suo assonnato interlocutore.

- Ma che ho fatto? -

- Niente, niente, scusa. Ero solo arrabbiato perché Hermione mi ha urlato contro, svegliandomi, per poi andarsene senza permettermi di proferire parola. Quando si comporta così, non la sopporto! - disse, o meglio, ringhiò Ron.

- È in corso una lite tra fidanzati per caso?- chiese sospettoso Harry.

- Non che io sappia - rispose l’altro. E con questa brillante affermazione si dedicarono a discorsi molto più interessanti, che, naturalmente, vertevano in zona Quiddich.

Nel frattempo, nel dormitorio femminile di Grifondoro, una furibonda Hermione stava spiegando, con molta calma, ciò che era accaduto poco prima in sala comune a Ginny Weasley, la quale, pur avendo ascoltato attentamente il discorso della ragazza, aveva capito ben poche parole oltre a “Imbecille” e “ Rospo schifoso”. 

- Senti, ‘Mione, io capisco che tu sia arrabbiata con Ron e sono perfettamente d’accordo con te sulle sue scarse facoltà mentali, ma non è normale che tu te la sia presa tanto per colpa sua. Voglio dire, di solito le vostre liti si limitano a una sfuriata che passa in fretta, ma questa volta sembri una pazza isterica. Sei sicura che non ci sia dell’altro? -

La caposcuola parve rifletterci un momento, per poi affermare:

- Hai ragione, almeno con te dovrei essere sincera. Ultimamente io e Ron non facciamo altro che litigare e qualche giorno fa mi sono ritrovata a pensare che forse sarebbe il caso di chiudere questa storia travagliata, dato che sembra ferire entrambi. Devo dire che la nostra amicizia ha spesso rischiato di essere distrutta per delle sciocchezze e prima di essere il mio ragazzo Ron era uno dei miei più cari amici. Io non voglio farlo soffrire, ma questa storia tra noi sta ferendo me e io non posso reggere a lungo una situazione simile.-

- Beh, mi dispiace molto che mio fratello si sia fatto scappare una ragazza perfetta come te, ma anche se non diventerai mia cognata sono felice che tu sappia quello che è meglio per te. Tuttavia devo chiedertelo: ne sei assolutamente sicura? So che non esiste una persona più assennata e razionale di te, ma devo accertarmi che tu non avrai dei ripensamenti in futuro.-

- Ne sono sicura.- Disse Hermione guardandola negli occhi con fermezza. 

Con un sospiro, Ginny si alzò e la abbracciò per farle capire che le sarebbe sempre stata vicino, a prescindere da come sarebbero andate le cose con Ron. 

Con un sorriso di ringraziamento, la caposcuola salutò l’amica e prese il necessario per una lunga e rilassante doccia, dirigendosi verso il bagno. Ginny, nonostante fosse preoccupata per la reazione che avrebbe avuto quel narvalo di suo fratello, si avviò verso la stanza delle ragazze del sesto anno e si lasciò cadere pesantemente sul suo letto a baldacchino rosso-oro, per poi abbandonarsi tra le rassicuranti braccia di Morfeo.

***

Oro, oro e ancora oro.

Vedeva solo il colore degli occhi di lei, così nauseante, così caratteristico della sua casa. A grandi falcate si era diretto verso i sotterranei, senza rendersi conto di aver completamente travolto un gruppetto di ragazzine adoranti. Blaise, doveva trovare Blaise al più presto o rischiava di lanciare un Cruciatus a qualche incauto studente del primo anno che aveva commesso il malaugurato errore di guardarlo.

Era impossibile non notarlo: un ragazzo di una bellezza statuaria adagiato su un divanetto verde-argento in una posizione tale da sembrare intento a prendere un tè con la regina, le gambe elegantemente accavallate e un completo dall’aria costosa addosso. Draco Malfoy lo aveva sorpreso a leggere, come d’abitudine, il Settimanale delle Streghe con un’espressione assorta dipinta in viso.

- Pensavo che ormai la tua indole pettegola si fosse placata, ma evidentemente mi devo rassegnare - sbottò infastidito il biondino, guardando con disappunto la rivista incriminata.

- Stai forse paragonando il sottoscritto a una comune pettegola? - replicò l’amico con il solito tono snob -Io sono semplicemente informato sui fatti del mondo magico e non mi mescolo certo a tale plebaglia. -

Sbuffando Draco lo afferrò con malagrazia per una manica della camicia e iniziò a trascinarlo verso il dormitorio maschile, lontano da occhi indiscreti. 

- Per carità fai attenzione! - esclamò Blaise allarmato - È un capo firmato! - Draco non diede segni di averlo sentito e continuò imperterrito la sua opera, senza minimamente curarsi dell’amata camicia in questione.

Dopo essersi richiuso pesantemente la porta alle spalle e aver sgarbatamente scaraventato l’amico completamente esterrefatto su una poltrona, iniziò a sbraitare come un allevatore di Schiopodi Sparacoda contro i Grifondoro in generale e la Granger in particolare. Di fronte a quello sfogo inaspettato, Blaise Zabini rimase a dir poco stupito, non essendo avvezzo a una tale manifestazione di rabbia da parte di Draco Malfoy, l’incarnazione del controllo, che mai lasciava trasparire un qualsiasi sentimento umano. 

- Ma si può sapere come ha fatto una sola Grifondoro a ridurti in questo stato? Santo cielo, Draco, ritorna in te! -

- Quella vipera non può essere una Grifondoro! Il cappello parlante avrà sicuramente sbagliato lo smistamento perchè quella è decisamente una discendente del vecchio Salazar, te lo dico io! Se non fosse per il fatto che è nata babbana, dovremmo vederla girovagare per la sala comune con quella fastidiosa aria di superiorità che si ritrova! - urlò Malfoy ormai in preda alla furia.

Blaise scosse la testa sconsolato chiedendosi se fosse in qualche modo possibile far rinsavire l’amico, ma rassegnandosi all’evidenza non gli rimase che obbligare cordialmente Draco a farsi un lungo e rilassante bagno, in modo da schiarirsi le idee. Il ragazzo in questione, costretto dalla prepotenza del moro, si arrese alle sue pressanti richieste e, afferrando con rabbia il primo asciugamano a portata di mano, si richiuse pesantemente la porta alle spalle, lasciando Blaise piuttosto contrariato per una cotale mancanza di eleganza.





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Angolo dell'autrice:
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Vorrei che mi diceste immediatamente se dovessero esserci errori o incongruenze di qualunque tipo. Ho deciso di non soffermarmi troppo sulla sfera emotiva dei personaggi per quanto riguarda gli avvenimenti della guerra, dal momento che ci sarà un'altra storia che la descriverà ampiamente.

Grazie a tutti coloro che leggeranno questa fan fiction! Ci vediamo tra una settimana!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2

Dopo una lunga nottata di sonno Hermione si sentiva decisamente meglio, ma non aveva dimenticato il discorso che avevano fatto lei e Ginny la sera precedente. Si era ripromessa di parlare con Ron al più presto, ma la paura che lui potesse prenderla male e rovinare completamente la loro amicizia si era impadronita di lei e ora non sapeva dove avrebbe trovato il coraggio di lasciarlo. Con questi pensieri che le frullavano per la testa, scese in sala comune, trovando il soggetto delle sue riflessioni tutto intento in un’accesa discussione con Dean Thomas su quanto il Quiddich fosse superiore rispetto a qualunque sport babbano. Non appena sentì il rumore dei passi della caposcuola, Ron interruppe l’intelligente discorso e salutò Dean per dirigersi verso di lei, deciso più che mai a ottenere le sue scuse per il suo comportamento del giorno precedente. 

- Buongiorno - disse il ragazzo avvicinandosi.

- Buongiorno - rispose Hermione.

Ci fu quasi un intero minuto di silenzio nel quale i due Grifondoro continuarono a scrutarsi, l’uno con uno sguardo di attesa e pieno di sottintesi, l’altra con l’espressione di chi non sa se parlare o prendere il primo volo per la Patagonia. 

- si può sapere cosa ti era preso ieri? - chiese Ron, incapace di aspettare ancora un secondo di più.

- Mi dispiace per quello che è successo, ho esagerato. Tuttavia c’è una cosa di cui dovremmo parlare - rispose Hermione.

- E sarebbe? – chiese il ragazzo in attesa. 

- Beh… - cominciò Hermione, non sapendo esattamente come continuare – Sai, è dalla battaglia di Hogwarts che io e te stiamo insieme e quest’anno è stato davvero bellissimo –

- Ma? – le chiese Ron, anche se ormai sapeva ciò che la ragazza gli avrebbe detto.

- Ecco…io credo che dovremo rimanere solo amici, dato che da quando stiamo insieme non facciamo altro che litigare per le cose più insignificanti – concluse la caposcuola, sentendosi imbarazzata.

- Ne sei sicura? Dopotutto possiamo ancora rimediare e io non credo che…-

- Si, ne sono sicura – lo interruppe la Grifondoro – Mi dispiace Ron, ma vorrei che rimanessi un amico per me, un fratello, niente di più e niente di meno. Ti voglio un mondo di bene, ma non sono riuscita ad innamorarmi di te come pensavo avrei fatto –

- Beh… - disse il ragazzo – in fondo ho sempre saputo di non essere il ragazzo giusto per te, ma devo sapere una cosa: è perché sei innamorata di Harry? – 

- Assolutamente no! – esclamò Hermione sorpresa – Come ti viene in mente una cosa simile? Non ti sei accorto che Harry ha, diciamo, altri gusti? –

- Non dirmi che gli piacciono le Corvonero! Insomma, pensavo che dopo Cho fosse finita. – disse il rosso sempre più sconvolto. A quest’affermazione la ragazza scoppiò a ridere, tanto da avere le lacrime agli occhi. Una volta ripresasi, gli disse:

- No Ron, non gli piacciono le Corvonero. Quello che volevo dire è che…ah, non importa! – concluse Hermione, ritenendo che dovesse essere Harry stesso a dire la verità al suo migliore amico.

- Non capisco…- disse Ron confuso.

- Ti va di andare a fare colazione? – gli chiese la Grifondoro cambiando argomento e sperando di evitare altre domande alle quali non poteva rispondere – Ho una fame che non ci vedo! –

- Ma certo! – disse il rosso, dimenticandosi completamente dell’argomento Harry.

 

***

Quella mattina la Sala Grande sembrava più affollata del solito e, come se non bastasse, tutti gli occhi degli studenti erano puntati sulla ormai ex-coppia Granger-Weasley. Naturalmente era impossibile che la loro rottura passasse inosservata, ma fu davvero stupefacente la rapidità con la quale si era diffusa da quando avevano lasciato la sala comune di Grifondoro. Il brusio che si era creato al loro ingresso, però, crebbe notevolmente quando entrò Harry Potter, che, grazie alla Battaglia di Hogwarts nella quale aveva sconfitto il più grande mago oscuro della storia, Lord Voldemort, era diventato l’attrazione turistica principale a scuola, di nuovo. Il Ragazzo-doppiamente-sopravvissuto si diresse verso il tavolo di Grifondoro e, come ogni mattina da otto anni a quella parte, si sedette assieme ai suoi due migliori amici e alla sua ex ragazza Ginny Weasley, con la quale aveva mantenuto un bellissimo rapporto di amicizia che si avvicinava ad un’intesa fraterna.

- Buongiorno a tutti! - salutò Harry allegramente - Vedo che avete fatto pace voi due - aggiunse poi notando che i due amici erano insolitamente poco propensi a litigare. Hermione, dopo aver lanciato un’occhiata a Ron, decise che Harry doveva sapere da loro della rottura, perciò gli disse:

- Ehm…Harry? Io e Ron vorremmo dirti una cosa…- cominciò sperando che quest’ultimo parlasse al posto suo, ma il ragazzo in questione stava ammirando con molto interesse una piastrella del pavimento e non le prestava attenzione.

- Ok, a questo punto sarebbe più corretto dire che io devo dirti una cosa. – affermò Hermione, pensando a quanto i ragazzi fossero codardi e inaffidabili.

- Ma certo, dimmi – rispose Harry.

- IoeRoncisiamomollati – 

- Cosa?! – esclamò il ragazzo – Dici sul serio? –

- Ti pare che possa scherzare su una cosa del genere? – lo rimproverò Ginny, che nel frattempo aveva tenuto il fiato sospeso per cogliere la reazione del ragazzo.

- Ehm…no…certo che no. – rispose Harry, imbarazzato – Ma ora siete amici? –

- Certo! Saremo di nuovo amici come prima! – rispose Hermione con un grande sorriso. Ron a quel punto parve decidere che poteva permettersi di alzare di nuovo lo sguardo dall’interessantissima piastrella e posarlo sul suo migliore amico. I due si scambiarono un’occhiata con la quale, immaginò Hermione, si dissero tutto e infine entrambi fecero un sorriso per far capire all’altro che era tutto risolto.

Harry, dal canto suo, era molto felice che i suoi più cari amici non litigassero più come facevano quando stavano insieme e, soprattutto, che la loro amicizia sarebbe rimasta immutata. Perciò ritornò alla sua precedente attività, dedicando la più totale e incondizionata attenzione al suo bacon.

L’interesse della quasi totalità della popolazione  femminile di Hogwarts fu però attirato dall’ingresso di Draco Malfoy, incurante, come sempre, di qualunque creatura vivente ad eccezione di se stesso. Il Serpeverde dagli occhi di ghiaccio, con la camminata lenta e strascicata che lo caratterizzava, si diresse al tavolo della sua casa, sedendosi accanto a Blaise Zabini e, con un atteggiamento che rasentava l’indifferenza più totale, iniziò a piluccare una brioche senza mostrare alcun segno di apprezzamento.

I quattro Grifondoro, a quel punto decisero di evitare di dar voce ai loro pensieri, dal momento che li avrebbero fatti espellere in gruppo, e ripresero a parlare del più e del meno.

- Uff…oggi ho di nuovo una riunione con i capiscuola – affermò Hermione.

- Perché? È successo qualcosa? – chiese Ginny.

- Magari! – rispose la ragazza – Dobbiamo organizzare qualcosa per Halloween per ordine della McGranitt, ma io, onestamente, non ho idee – concluse scoraggiata.

- Potresti organizzare un ballo in maschera! – propose Harry.

- Non credi che sia un po’ banale? –

- Ma no, figurati! A tutti piacciono i balli e se lo organizzi nel modo giusto sarà un successo! –

- E quale sarebbe il modo giusto Genio? – chiese sarcastica Ginny.

- Non ne ho idea! Spetta a Hermione scoprirlo. – rispose il ragazzo sorridendo.

- Ti ringrazio Harry…- disse la caposcuola, sconsolata.

Detto questo, la ragazza si alzò e, dopo averli salutati, imboccò l’uscita della Sala Grande per dirigersi verso l’incontro con gli altri caposcuola che si teneva al quarto piano, nella sala delle riunioni studentesche. 





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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! La rottura tra Ron e Hermione è arrivata...chissà come procederà la loro amicizia!
Voglio ringraziare coloro che hanno recensito il capitolo precedente:
- narcyssa malfoy
- Boa Hancock
Naturalmente ringrazio anche coloro che l'hanno semplicemente letto e spero che faranno lo stesso con questo capitolo.
Grazie a tutti e...alla prossima domenica!

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3

Concentrarsi. Doveva concentrarsi. Trovare la pace interiore, proprio come diceva la Cooman ogni volta che si apprestava a leggere quelle sue dannatissime foglie di tè sul fondo della sua dannatissima tazza. Finora era andato tutto liscio ma aveva quello strano presentimento nello stomaco come se da un momento all’altro la sorte gli potesse giocare un brutto tiro.

D’altronde,” disse tra sé “è normale essere un po’ agitati alla prima partita del campionato”, gli succedeva ogni sacrosanto anno, anche se ormai non era più un novellino che si affidava ad un sorso fasullo di felix felicis per non farsi prendere dal panico. Tuttavia la prima è sempre la prima e, come aveva detto Harry quella mattina negli spogliatoi durante il discorso d’incoraggiamento, era inaudito e impensabile che i Grifondoro potessero perdere la prima partita dell’anno e per giunta contro i Tassorosso, dotati di un cercatore che non sapeva nemmeno distinguere un Bolide dalla Pluffa. 

“ Ron, Attento!”, un urlo lo ridestò dai suoi profondi pensieri alquanto bruscamente e per un soffio riuscì a evitare il pericolosissimo Bolide che si avvicinava velocemente e minacciosamente alla sua testa, seguito a ruota da Alicia Spinnet nel ruolo di battitore. Rise di gusto quando subito dopo sua sorella Ginny segnò l’ennesimo punto al povero portiere Tassorosso, il quale fu immediatamente sopraffatto da urla e fischi dei suoi compagni di squadra e della sua casa. Cogliendo al volo l’occasione di tutta quella confusione, uno dei cercatori della squadra avversaria, Jeremy Taylor, si precipitò a tutta velocità verso i tre anelli grifondoro schivando molto abilmente i Bolidi che lo inseguivano accaniti. Ron guardava i suoi compagni di squadra, che osservavano a bocca aperta quella che ora sembrava una partita tra soli due giocatori. Quella fastidiosissima morsa allo stomaco si fece sentire ancora ed egli sperò con tutto il cuore che il suo subconscio non avesse ragione. Chiuse gli occhi per cercare la tanto agognata concentrazione, respirò profondamente una quantità d’aria tale che avrebbe fatto concorrenza a un drago e, quando li riaprì, il Ron combattivo, quello che non falliva mai, quello che al primo anno si era sacrificato per i suoi migliori amici, quello che era sempre pronto a combattere per le persone che amava, quello a cui venivano raramente in mente delle idee intelligenti, ma quando succedeva erano così geniali da sembrare posseduto dallo spirito di Hermione, quello che l’anno precedente aveva combattuto contro Voldemort, era lì, pronto come sempre a stupire gli spettatori che lo osservavano ad occhi sbarrati dagli spalti. Tutti i Grifondoro trattennero il fiato e addirittura alcuni affondarono il viso nei cappotti e nelle sciarpe attendendo con ansia e, al tempo stesso, temendo l’azione decisiva. La Pluffa iniziò a roteare inesorabile verso l’anello centrale. 

Un lancio perfetto”, pensò uno sconsolato Harry Potter che, come tutti i giocatori della sua squadra, si era momentaneamente immobilizzato per osservare la scena. Ronald Weasly si sentiva stranamente osservato, ma cercò di focalizzarsi solo su quella palla che sfrecciava a una velocità impossibile verso di lui. 

Ecco che arriva, la vedo, la vedo, eccola…!” Con una manovra spettacolare, della quale neanche lui più tardi riuscì a capacitarsi, respinse con la mano destra la Pluffa e rischiò addirittura di cadere dalla scopa per il contraccolpo che quel lancio aveva provocato. Poi ebbe solo il tempo di voltarsi verso gli spalti che immediatamente un boato ammirato si levò assordante a riempire lo stadio. Seamus Finnigan, al quale toccò fare da telecronista in mancanza di Lee Jordan, iniziò a recitare un poema carico di ovazioni rivolto verso la propria casa e in particolare verso il portiere, sotto lo sguardo non poco contrariato della preside Mc Granitt, che però nascondeva un sorriso tra le pieghe della sua sciarpa rigorosamente rosso-oro avvolta intorno al collo. Accanto a lei sulle tribune degli insegnanti c’era uno scranno vuoto: era il posto di Albus Silente che, quando era ancora in vita, non mancava mai a una partita di Quiddich, in particolare quando era Harry a giocare.  Nemmeno la Mc Granitt, che, dopo la morte di Piton, era diventata preside, aveva voluto sedere su quella sedia per timore di intaccare la memoria dell’anziano mago, che lei ancora immaginava adagiato compostamente, con le gambe leggermente accavallate e con un sorriso smagliante, che prendeva possesso di quel viso pallido e barbuto.

 Era dall’inizio partita che Harry Potter volava alto nel cielo scrutandolo in cerca del Boccino d’oro senza però nessun risultato. Subito dopo la mirabile parata del suo migliore amico, mentre per l’ennesima volta guardava verso la torre di Astronomia che si stagliava alta e imponente sul paesaggio circostante, un luccichio dorato gli catturò lo sguardo e l’inseguimento ebbe inizio. Il cercatore dei Tassorosso non si era ancora accorto di nulla fino a quando un esaltatissimo telecronista, con le labbra schiacciate sul microfono, aveva iniziato a urlare a gran voce che la caccia al Boccino era finalmente cominciata. Non fu per niente difficile per Harry afferrare quella sfrecciante pallina dorata ma proprio mentre Madama Bumb stava per fischiare la fine della partita,  un Bolide, lanciato da un maldestro battitore di Tassorosso, colpì Ron in pieno viso ed esattamente mezzo secondo dopo, giunsero alle orecchie del malcapitato portiere il fischio e le urla di centinaia di Grifondoro raggianti. La partita era finita. “Abbiamo vinto!” pensò Ron felice per il successo raggiunto e si lasciò scivolare a terra con una mano a coprire il naso per evitare che il sangue, causato dall’impatto del Bolide con il suo viso, zampillasse a fiotti tutt’intorno. Madama Bumb gli si avvicinò circondata dall’intera squadra del Grifonidoro e da qualche giocatore di Tassorosso per verificare le sue condizioni e stabilì che non era nulla di grave, anzi, gli disse che doveva ringraziare Merlino, perché rompersi il naso era davvero il minimo che poteva capitare su un campo da Quiddich. fu subito scortato in infermeria dove Madama Chips, ormai sul punto di fare una sfuriata a chiunque si fosse fatto male nelle prossime sei ore, lo fece stendere su un letto, non senza averlo prima rimproverato a dovere. La tenace infermiera mandò via tutti i suoi accompagnatori prendendoli quasi a calci, Potter compreso, che, brontolando, fu costretto a uscire con il resto della squadra e ad aspettare la guarigione dell’amico per poter iniziare i festeggiamenti del dopo partita.

 

                                                                    ***

Per le mutande di Merlino! Mai e poi mai le era capitato di non riuscire a trovare delle informazioni decenti per un saggio scolastico e per giunta nella vastissima e fornitissima biblioteca di Hogwarts. Quasi al limite della disperazione Hermione Granger si accasciò su un vecchio tavolo stracolmo di tomi pesanti e polverosi.

Mi toccherà di nuovo chiedere a Neville i suoi libri di Erbologia”- disse tra sé la Caposcuola -”Per oggi basta, sono troppo stanca!” 

E così dicendo, si alzò lentamente e iniziò a sistemare tutti i libri che aveva consultato nella speranza di trovare qualche informazione che le era sfuggita e di arricchire così il saggio che la Sprite aveva assegnato alla classe per la settimana successiva. C’era un silenzio troppo religioso e sospetto che aleggiava nella sala ma Hermione, ancora pensierosa riguardo alla ricerca, che era stata poco fruttuosa, non ci fece caso. Salutò educatamente la bibliotecaria e, canticchiando il motivetto che il Cappello Parlante componeva ogni anno per dare il benvenuto ai nuovi studenti e il bentornato a quelli vecchi, s’incamminò verso la sala comune della sua casa. Dopo una decina di minuti, cinque dei quali li perse a scusarsi con la Signora Grassa per averle letteralmente urlato contro il giorno precedente, entrò finalmente nella sala comune e inaspettatamente le trovò vuota. Tuttavia, senza soffermarsi troppo sul motivo di quella totale mancanza di anime umane, si avviò verso il dormitorio femminile, fermamente intenzionata a dedicare quella serata solo ed esclusivamente ad un lungo e rilassante bagno, magari nell’ala dedicata ai Prefetti, prima di ritornare al tomo polveroso che aveva preso in prestito dal reparto proibito.

 

***

Ginny Weasly si guardò intorno non ancora pienamente soddisfatta della sua opera. 

L’enorme striscione rosso-oro appeso al centro della stanza con le foto magiche che ritraevano alcuni momenti spettacolari della partita appena giocata, scattate da Hannah Abbott, presidentessa del club giornalistico della scuola, esibiva anche un buffissimo scatto nel quale suo fratello, con la bocca spalancata e i capelli sugli occhi, eseguiva l’Esemplare parata finale, battezzata così da Harry negli spogliatoi, mentre si congratulava con tutta la squadra. Si affacciò sul corridoio buio e deserto del settimo piano per controllare per la millesima volta che non arrivasse nessuno. 

Voleva che quel dopo-partita fosse indimenticabile non solo per lei, Ron e Harry ma anche per tutti gli altri giocatori del settimo anno della squadra di Grifondoro che l’anno successivo l’avrebbero lasciata sola e sicuramente a disperarsi nel tentativo di trovare nuove e decenti reclute. Per questo motivo aveva provveduto lei stessa all’organizzazione della serata e aveva invitato solamente i Grifondoro del sesto e settimo anno, lasciando i più piccoli a festeggiare per conto loro nella sala comune, per evitare inutili inconvenienti causati da qualche incauto studente del secondo o terzo anno che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo. Non che quelli più grandi fossero da meno, comunque, infatti, più di una volta aveva dovuto trascinare in camera sua Ron completamente ubriaco, aiutata da Harry, che sfoggiava un’espressione molto colpevole. Tuttavia, si riscosse dai suoi pensieri e si rimise all’opera, illuminando a dovere con numerose e coloratissime luci psichedeliche il soffitto dell’aula che raramente era usata dagli studenti durante le lezioni, forse perché era completamente isolata e lontana da tutte le altre. Fece evanescere i banchi e le sedie e al loro posto collocò dei comodissimi divanetti di velluto rosso e alcune poltroncine color oro, inoltre, degli eleganti tavolini in vetro apparirono accanto ai divani, colmi di tutti i tipi di cibaria possibile e immaginabile. Circa dopo una buona mezzora si richiuse raggiante la porta alle spalle tutta desiderosa di vedere la faccia dei suoi amici quando sarebbero entrati nella stanza. 

Stanza? Come si può definire questo capolavoro solo una stanza?”, bofonchiò tra se una più che sodisfatta Ginny Weasly “L’ho sicuramente ed indubbiamente allestita meglio del palazzo di quel vanaglorioso di Zabini che ad ogni occasione possibile si vanta dell’impeccabile gusto con cui lo arreda”

E detto ciò, corse ad avvisare i Grifondoro del sesto e settimo anno che, impazienti di cominciare i festeggiamenti, si erano nuovamente ammassati in infermeria, mentre aspettavano il trionfale ritorno di Ron. Madama Chips, che non aveva ancora aggiustato il naso del ragazzo essendo troppo occupata a correre su e giù per l’infermeria ad accudire altri studenti, sicuramente molto più bisognosi della sua attenzione, alla vista dell’irrequieto gruppo dei Grifondoro che aspettava fremente il loro beneamato compagno, non intenzionati a schiodarsi dal pavimento fino a quando lei non avesse fatto qualcosa, prese la bacchetta e stizzita, si avviò verso di loro battendo rumorosamente i tacchetti delle sue stravaganti scarpe color ocra.

- Siete così smaniosi di tornarvene nelle vostre stanze per terminare i compiti che vi hanno assegnato, non è così? - chiese l’infermiera con tono sarcastico posando lentamente le mani sui fianchi, ricordando terribilmente mamma Weasley.

- E tu Weasley, vedi di non agitarti ora, o rischierò di farti sparire le ossa come successe al tuo amico Potter al secondo anno, anche se certamente non fu per colpa mia! - disse agitando convulsamente la bacchetta.

- Epismendo! -




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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Beh, devo ammettere che per questo capitolo sono stata aiutata soprattutto nella prima parte e per questo devo ringraziare la mia migliore amica :)
Beh, ci sarà una bella festa per celebrare la vittoria di Grifondoro...chissà cosa succederà!
Alla prossima domenica :)

P.S. : ringrazio narcyssa malfoy che ha recensito lo scorso capitolo e francescaespen che ha recensito il primo. Grazie anche a coloro che hanno letto la storia, anche senza averla commentata. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Era ormai noto a tutti gli studenti di Serpeverde che quando Draco Malfoy era di malumore, la giornata sarebbe cominciata male e finita peggio. Quello che però non sapevano era che il suo malumore non era dovuto alla partita di Quiddich nella quale, come al solito, i Grifondoro avevano vinto per un colpo di fortuna, ma al fatto che alla riunione dei caposcuola, Hermione Granger aveva proposto di istituire un ballo in maschera la sera di Halloween e tutti avevano acconsentito, eccitati all’idea di partecipare a un evento simile, tranne lui. Riteneva, infatti, che un ballo in maschera fosse inutile tanto quanto lo era stato il Ballo del Ceppo al quarto anno e non gli piaceva l’idea di dover organizzare una stupida festa quando aveva molte altre cose di cui occuparsi, la squadra di Quiddich, per esempio. Tuttavia si era trovato in minoranza, così era stato costretto ad acconsentire e, come se non bastasse, era stato incaricato di occuparsi dell’allestimento della sala. Naturalmente avrebbe chiesto aiuto a Blaise, che in quanto a gusto non aveva rivali, e poi il suo migliore amico avrebbe fatto letteralmente i salti di gioia per dimostrare all’intera scuola che il suo genio artistico era impeccabile, soprattutto a quell’insopportabile spina nel fianco che era Ginny Weasley. 

In ogni caso la vittoria di Grifondoro nella partita di Quiddich era stata l’ultima goccia e Draco non poteva certamente lasciar correre. Per questo motivo, avendo saputo da alcune ragazze di Corvonero che i giocatori rosso-oro avevano organizzato una festa per gli studenti del sesto e settimo anno, aveva deciso di parteciparvi, portandosi dietro i suoi compagni di casa. Avrebbero aspettato che la festa raggiungesse il suo apice per fare il loro ingresso nella sala e stupire i pochi Grifondoro ancora sobri. 

Nel frattempo però stava aspettando ormai da un’ora e un quarto che il suo carissimo amico Blaise uscisse dal bagno, dal momento che vi si era rinchiuso per potersi preparare per la festa del dopo-partita.

- Insomma Blaise! - esclamò Draco frustrato -  Hai intenzione di morire lì dentro? Non posso aspettare tutta la notte che tu ti metta il fard! -

- Come puoi pensare che alla mia incantevole carnagione servano dei ritocchi? - osservò il moro contrariato e stupito per quella mancanza - Semmai dovresti metterlo tu. Sei così pallido ultimamente…-

- Ma non farmi ridere! Ho ancora la mia dignità! -

- Tu e la tua dignità potete anche andare a farvi f… -

- Allora, vi muovete o no? Stiamo aspettando solo voi! - lo interruppe un voce femminile.

- Lo so Daphne, ma il signor non-esco-dal-bagno-se-non-sono-perfetto non ha intenzione di aprire quella dannata porta! - sbottò seccato Draco.

- Senti Blaise, se non esci subito da lì, giuro che non rivedrai mai più la tua cravatta di Burberry! - disse la Ragazza con tono di sfida.

Subito si sentirono dei forti rumori provenire dal bagno e circa un quarto di secondo dopo, la faccia abbronzata e profumata di Blaise Zabini fece capolino da dietro la porta. 

- Eccomi, eccomi. Non c’è bisogno di ricorrere alle minacce! - replicò il ragazzo irritato.

Dopo qualche minuto la comitiva dei Serpeverde composta da Draco Malfoy, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott e Millicent Bulstrode si diresse verso la tanto attesa festa del dopo-partita organizzata da Ginny Weasley e alla quale nessuno si aspettava di vedere degli studenti verde-argento.

 

***

Daphne Greengrass era sicuramente una delle ragazze più belle e inafferrabili che avessero mai messo piede a Hogwarts, ma, nonostante il suo fascino da Veela, non era ancora riuscita a conquistare il re di Grifondoro, Ron Weasley, portiere della squadra di Quiddich della sua casa, purosangue e soprattutto popolare. Il fatto che facesse parte del Trio d’oro lo aveva reso una delle persone più ambite di tutta Hogwarts, dopo Harry Potter naturalmente, ma a Daphne non piacevano i ragazzi troppo timidi e disposti a sacrificarsi per gli altri. Secondo lei chi era pronto a perdere la propria vita non era un eroe, ma uno stupido. Aveva insistito tanto per poter partecipare alla festa del dopo-partita, infatti era sicura che, se Weasley si fosse ubriacato, l’avrebbe certamente baciata e non doveva nemmeno più preoccuparsi della Mezzosangue Zannuta, ora che si erano ufficialmente mollati. 

- Daphne, per favore rallenta, mi si sciupa il vestito! - disse sconsolato Blaise sperando che sul suo meraviglioso completo firmato non comparissero delle pieghe.

- Ti prego Blaise, mi sembri Pansy quando fai così! - replicò la bionda irritata.

- Ehi! Io che centro adesso? - chiese la ragazza in questione – Non sono mica così esagerata! -

- No, a dire il vero sembri un’oca starnazzante, quando ti preoccupi del tuo aspetto. Come se fosse di una qualche importanza, del resto. -

- Draco! Non essere così crudele nei suoi confronti. Non ti ha fatto nulla. - lo rimproverò Millicent.

- Nulla? E a cosa devo il mio mal di testa se non alle sue inutili chiacchiere? -

- Ora smettetela - disse Daphne – siamo arrivati. - 

Quando i sei Serpeverde entrarono nella sala, scese improvvisamente il silenzio, sia per la sorpresa, sia per il timore che avessero avvertito gli insegnanti della loro piccola festa illegale, ma fortunatamente, il loro abbigliamento faceva intuire che volessero prendere parte ai festeggiamenti. Dopo qualche minuto, quell’atmosfera di ghiaccio che si era creata al loro ingresso, si sciolse, permettendo a tutti di godersi quel dopo-partita più che meritato. 

Daphne Greengrass si diresse immediatamente verso i divanetti rossi sui quali il portiere di Grifondoro stava facendo un resoconto dettagliato dell’Esemplare parata finale.

- …pensavo di non farcela, ma quando ho visto quella Pluffa non ho pensato, ho agito! - stava dicendo Ron, completamente assorbito dal suo stesso racconto. Subito si sentì un coro di “oooh” provocati dalla piccola folla che si era radunata attorno a lui, desiderosa di ascoltare il resto della storia, nonostante tutti coloro che la componevano fossero presenti alla partita e che quindi avessero visto perfettamente ciò che era accaduto.

Nel frattempo Blaise Zabini, accompagnato, come sempre, da Draco, si stava dirigendo verso il tavolo del buffet, quando quest’ultimo, sentendosi soffocato da tutta quella gente che lo spingeva qua e là per poter passare, afferrò Blaise per la spalla e gli disse:

- Io esco un attimo a fumare, qui non si respira. Ci vediamo più tardi – e senza aspettare una qualsiasi risposta al suo paradossale commento, si diresse verso l’uscita. 

Blaise, dal canto suo, era piuttosto sorpreso dal comportamento dell’amico, il quale solitamente amava le feste, soprattutto perché poteva spassarsela con qualche ragazza sola e priva di autostima. Tuttavia decise di ignorarlo, ma, voltandosi per ritornare al buffet, si ritrovò a terra, dopo una rovinosa caduta, e, sentendo il peso di un corpo su di sé, si accorse di essersi scontrato con niente meno che Harry Potter.

- Potter! Si può sapere dove hai la testa? Mi hai quasi strappato la manica della giacca! No dico, hai la vaga idea di quanto costi? – esclamò Zabini infuriato.

- M-mi dispiace… - balbettò il ragazzo, e senza nemmeno aiutarlo a rimettersi in piedi, si alzò e corse via.

A quel punto Blaise, completamente scioccato, decise che per quella sera ne aveva abbastanza di stranezze e, prendendo un bignè dal tavolo dei dolci, si sedette sulla prima poltrona che gli capitò a tiro, fulminando con lo sguardo chiunque intendesse distoglierlo da quella delicata operazione.

 

***

Harry Potter non riusciva a capacitarsi di essere fuggito via senza aiutare un ragazzo che aveva rischiato di farsi male per colpa sua. Ma poi, perché era fuggito? Non ne aveva idea! Poteva almeno scusarsi, magari senza balbettare, e aiutarlo a rialzarsi. Ma no! Lui si era voltato ed era corso fuori dalla stanza, come se fosse inseguito da un basilisco. “Che comportamento maturo, complimenti Potter!”, gli stava dicendo la sua coscienza. Ancora non capiva cosa lo avesse spinto a un tale gesto. La rabbia? No di certo. L’orgoglio? Forse, ma non ne era convinto. Quando si era reso conto di essere caduto addosso a Blaise Zabini aveva sentito una strana sensazione, anche se al momento non sapeva darle un nome. Per il momento era meglio non pensarci.

Immerso nei suoi pensieri, Harry non si era reso conto di essere arrivato davanti al ritratto della Signora Grassa, ma ormai che era lì tanto valeva entrare e vedere se Hermione era in sala comune.

Non appena varcò la soglia vide la caposcuola di Grifondoro sulla sua poltrona preferita, davanti al camino acceso. Stava leggendo un enorme tomo, sicuramente per avvantaggiarsi con i compiti, e non si era accorta del suo arrivo.

- Ciao Hermione! – la salutò il ragazzo avvicinandosi a lei.

- Oh! Ciao Harry, mi hai spaventata – rispose la ragazza portandosi una mano alla bocca per la sorpresa.

- Scusami, non volevo disturbarti – disse Harry e fece per andarsene, ma Hermione lo fermò.

- Non mi hai affatto disturbata, anzi direi che ormai sono anche stufa di studiare. Ma per caso tu sai dove sono tutti? La sala comune non è mai stata così deserta! –

- Sono tutti alla festa del dopo-partita pensavo che…-

- La partita era oggi?! – lo interruppe la ragazza - Maledizione, me ne sono completamente dimenticata! E come è andata? –

- Beh, abbiamo vinto! – rispose Harry con un sorriso tirato.

- Ma? – chiese Hermione invitandolo a continuare.

- Ma cosa? – chiese il moro incredulo.

- Harry, è inutile che cerchi di nascondermi qualcosa, lo sai bene. Non te ne saresti mai andato prima delle tre da una festa, soprattutto se avete vinto a Quiddich. Dimmi la verità, cosa è successo? –

Il ragazzo stava per ribattere, ma l’espressione della caposcuola lo fece desistere dal suo intento e sospirando decise di renderla partecipe dei suoi pensieri:

- Beh, a dire il vero è una stupidaggine. Ero alla festa e stavo parlando con Ginny, ma mi sono accorto delle foto che Hannah Abbott aveva scattato durante la partita, così ho cercato di avvicinarmi per vederle meglio. L’unico problema è che non guardavo davanti e, per sbaglio, sono inciampato, cadendo addosso a Blaise Zabini. Non sarebbe stato un grosso problema, se non fosse che invece di scusarmi come tutte le persone normali, ho balbettato un “Mi dispiace” e sono scappato via correndo – concluse Harry, con imbarazzo.

Hermione aveva ascoltato attentamente il discorso dell’amico e, dopo averci riflettuto un attimo gli chiese:

- Hai riflettuto sul perché di questa reazione? –

- Ma certo. Non ho fatto altro che pensarci da quando me ne sono andato, ma davvero non capisco cosa mi sia preso. Non è mica la prima volta che vedo Blaise Zabini! – 

- Ma è la prima volta che ti trovi così vicino a lui. – 

- E questo cosa vorrebbe dire? – chiese il ragazzo sempre più incredulo.

- Harry, io non posso aiutarti a fare chiarezza sul perché sei scappato, ma se vuoi il mio parere penso che tu fossi estremamente in imbarazzo –

- Ma è ridicolo! Perché dovrei essere imbarazzato solo perché inciampo su un ragazzo? È una cosa che può capitare a chiunque! –

- D’accordo, allora perché ti sei messo a balbettare? Di solito le persone normali non balbettano, a meno che non siano spaventate o si trovino in una situazione imbarazzante. –

Harry ci pensò un momento, ma non riuscì a trovare un argomento valido con cui ribattere, soprattutto perché si era reso conto che Hermione aveva ragione. Si era sentito in imbarazzo, ma ancora non ne sapeva il motivo.

- Harry, non pensarci troppo. Anzi sai cosa ti dico? Ritorna subito alla festa e divertiti! – disse Hermione facendogli un sorriso incoraggiante.

- Va bene, ma tu non vieni? – 

- No, devo rimettere questo libro nella sezione proibita prima che qualcuno si accorga che non c’è –

- Beh, almeno prendi il mio mantello. A meno che tu non voglia prendere una punizione per essere uscita dal dormitorio dopo il coprifuoco.

- Grazie Harry, ma penso servirà più a te. Se Gazza non è improvvisamente diventato sordo, avrà certamente sentito il rumore della musica proveniente dalla festa, e anche se non può entrare, sicuramente si apposterà nel corridoio per sorprendere qualche incauto studente. –

- Ne sei proprio sicura? –

- Perché tutti continuano a farmi questa domanda? Si, ne sono sicura. – rispose sorridendo Hermione.

- Beh, allora ci vediamo domani a colazione. Ciao ‘Mione! – concluse Harry mentre si incamminava verso il buco del ritratto e spariva dalla vista della caposcuola.


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Angolo dell'autrice:
Beh, finalmente la tanto attesa festa è arrivata! Chissà cosa avrà in mente Daphne e soprattutto perchè Harry ha reagito in quel modo?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo! 
Ringrazio francescaespen per aver recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono questa storia, anche se non la recensiscono. 
Un bacio e...alla prossima domenica!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Hermione era perplessa. Non riusciva a capacitarsi del perché Harry non volesse ammettere con se stesso la verità, dopotutto non c’era niente di male. Dopo la fine della sua storia con Ron aveva deciso che avrebbe aiutato Harry con i suoi problemi sentimentali e nel frattempo avrebbe parlato con Ginny. La più giovane dei fratelli Weasley non sembrava turbata dalla fine del suo rapporto con il ragazzo di cui era innamorata dall’età di dieci anni, ma Hermione aveva notato una piccola ombra nel suo sguardo e aveva intuito che in quei momenti stava pensando a Harry. La caposcuola teneva moltissimo a Ginny al punto che ormai la considerava la sua migliore amica e non sopportava che dovesse soffrire in silenzio per qualcuno che non poteva ricambiarla. Doveva fare qualcosa, perciò si ripromise di parlarle il giorno seguente, ma senza sembrare invadente o indelicata. 

Immersa in questi pensieri Hermione Granger si dirigeva verso la biblioteca, guardandosi attorno e sperando di non incontrare nessuno, ma mentre girava l’angolo dell’ultimo corridoio che la separava dal suo obbiettivo, andò a sbattere contro qualcosa di solido, ma non sembrava un muro. Tuttavia l’impatto aveva causato la caduta della ragazza, che aveva picchiato pesantemente il sedere sul pavimento di pietra. 

- Per Merlino! Ma si può sapere chi diavolo… – cominciò Hermione, ma si interruppe quando si rese conto di chi aveva davanti – Malfoy? Ma che diavolo ci fai tu qui? – chiese incredula rialzandosi e massaggiandosi la parte lesa.

- Potrei chiederti la stessa cosa, Mezz…Granger. – rispose freddo il ragazzo.

- Si da il caso che io abbia il turno di pattuglia nei corridoi – disse la caposcuola con il solito tono altezzoso.

- Sbagliato. Questa settimana tocca a me, infatti ho dovuto trovarmi una scusa per andarmene dalla festa, dato che Blaise non voleva togliersi dai piedi - la informò Malfoy, ma vedendo che la ragazza era piuttosto imbarazzata, con il suo solito tatto, la prese in giro – Che c’è Granger? Non sei abituata a non avere ragione? Beh, sappi che di solito succede questo ai comuni mortali –

- Come te, vero Malfoy? –

- Ma certo che no! Io sono un dio –

- Va bene, re dell’universo, se non faccio un torto a sua altezza ora desidererei congedarmi – ribatté Hermione piccata e, guardandolo un ultima volta con uno sguardo irato, gli voltò le spalle, dirigendosi verso la porta della biblioteca dalla quale la separavano solo pochi passi.

Draco la guardò andarsene con quel modo sfacciato che tanto la caratterizzava, con il mento leggermente rivolto verso l’alto e i capelli indomabili che le ondeggiavano sulla schiena. In quel momento pensò che non aveva mai conosciuto un essere più insopportabile di quella piccola strega smorfiosa, ma non capiva ancora cosa stesse facendo in biblioteca a quell’ora, dal momento che se veniva beccata sarebbe stata nei guai. Per un momento lo sfiorò il pensiero di andare ad avvertire Lumacorno, direttore della casa Serpeverde da quando il vecchio Severus era passato a miglior vita, ma ci ripensò preferendo scoprire di persona cosa stava combinando. 

Nel frattempo Hermione aveva raggiunto il reparto proibito ancora persa nelle sue riflessioni, ma questa volta non riguardavano Ginny o Harry, ma quell’insopportabile di Draco Malfoy. Perché l’aveva presa in giro in quel modo? Beh, certo, ormai era abituata, ma questa volta c’era qualcosa di diverso. Perché Malfoy non l’aveva chiamata Mezzosangue? O meglio, perché si era interrotto, come se non volesse pronunciare quell’insulto? Questo pensiero la confondeva, ma cercò di scacciarlo dalla mente. Non intendo sprecare il mio tempo a pensare a quello che fa o non fa Malfoy! Si disse e si diresse verso lo scaffale che doveva contenere il grosso tomo che aveva in mano. 

Ad un tratto la ragazza sentì un rumore alle sue spalle e si girò di scatto, con la bacchetta rivolta verso l’individuo che le stava alle spalle. Quando si rese conto che era di nuovo Malfoy fu tentata di scagliargli una fattura, ma si ricordò che stava già rischiando tanto ad andare in giro per i corridoi di notte, così abbassò la bacchetta.

- Ma si può sapere cosa diavolo vuoi ancora Malferret? –

- Sai, pensavo…-

- Ma davvero? Che novità! – lo interruppe sarcastica

- Molto divertente, Granger. Mi chiedevo il motivo per cui la caposcuola di Grifondoro, nonché migliore studentessa della scuola si aggirasse da sola di notte nel reparto proibito, rischiando l’espulsione. –

- Non sono affari tuoi – rispose la ragazza sulla difensiva, ma Draco non voleva demordere.

- Beh, immagino che lo diventeranno quando dirò alla McGranitt che Hermione Granger ha infranto parecchie regole della scuola –

- E va bene, Malfoy. Stavo restituendo un libro. Contento? E ora se vuoi scusarmi…-

- Non così in fretta, Granger. Che libro era? Se rischi l’espulsione per evitare che qualcuno si accorga della sua scomparsa prima di domani, deve essere davvero pericoloso ed è mio dovere di prefetto assicurarmi che nessuno violi le regole  –

- Non m’incanti Malfoy. Perché t’interessa tanto? –

- Ho le mie buone ragioni. Coraggio, sputa il rospo! –

Dal momento che Hermione non era riuscita a dissuaderlo dal voler sapere a tutti i costi l’argomento del libro, pensò che sarebbe stato meglio mentire, ma poi si rese conto che non era una buona idea anche perché sarebbe stata immediatamente scoperta. 

- D’accordo. Il libro s’intitola:  “Antiche leggende d’Irlanda. La verità dietro al mito”. Non penso che sia uno dei tuoi libri preferiti e ora, sempre che tu non voglia farmi rischiare l’espulsione trattenendomi nel reparto proibito a mezzanotte, desidererei ritornare al mio dormitorio. Buona notte. – Rispose la Grifondoro, irritata per il comportamento insistente del Serpeverde, e ravviandosi i capelli con un gesto della mano, girò i tacchi per dirigersi verso l’uscita della biblioteca.

Draco Malfoy, ancora sorpreso per la teatrale uscita di scena della sua interlocutrice, rimase per qualche minuto a riflettere su quanto era successo. Per quale motivo un libro tanto innocuo si trovava nel reparto proibito? E Come mai quella smorfiosa della Granger era tanto interessata alle leggende irlandesi? Qualcosa non quadrava, ma Draco si disse che probabilmente voleva solo prendere dei punti con la McGranitt per un compito che non aveva ancora assegnato, d'altronde sarebbe tipico di Hermione Granger, caposcuola, brillante studentessa, eroina di guerra, ecc. Il ragazzo ne aveva abbastanza di queste sciocchezze e del suo comportamento da so-tutto-io, inoltre desiderava con tutto se stesso veder sparire il suo sguardo arrogante. Tuttavia, almeno per il momento, non poteva farci niente. Uscì dunque dalla biblioteca per completare il suo giro di ronda e ritornare alla festa, dove un furente Blaise Zabini lo stava aspettando. 

 

***

D’accordo, probabilmente non era stata una buona idea bere da solo due bottiglie di Whiskey Incendiario, ma in quel momento non aveva fatto caso al livello del liquido che calava sempre di più, man mano che procedeva con il suo racconto. Ormai Ron aveva raccontato la sua personale versione dell’Esemplare parata finale a qualunque persona presente alla festa del dopo-partita e, quando stava per raccontare di quella volta che lui e Harry erano volati sul Platano Picchiatore con la macchina volante di suo padre al secondo anno, si sentì improvvisamente girare la testa. In un primo momento non sembrò farci caso, continuando imperterrito il suo racconto, ma dovette desistere pochi minuti dopo, essendo improvvisamente colto da un attacco di nausea.  Perciò, scusandosi con la piccola folla che si era radunata attorno a lui per ascoltare le sue tanto decantate gesta, si alzò e, con andatura leggermente barcollante si diresse verso il balcone che era situato dalla parte opposta della stanza e dal quale si vedeva perfettamente il Lago Nero. Purtroppo, il campione di Grifondoro non poté godersi la meravigliosa vista, perché piegato in due sul cornicione, mentre cercava con tutte le sue forze di non dare di stomaco. Una volta ripresosi da quel violento attacco di nausea, fece per tornare dai suoi spettatori adoranti, ma venne bloccato da una ragazza. Non riusciva a distinguerne chiaramente i tratti, sia per la luce scarsa, sia per la sua poca lucidità a causa dell’alcol, tuttavia era assolutamente certo che la persona che gli stava di fronte era di genere femminile. 

- Che succede Weasley, non reggi l’alcol? E io che credevo che fossi il nuovo campione di Grifondoro - disse la sua interlocutrice.
- Sei tu Greengrass? Mi sembrava di aver visto voi serpi girare per la sala. Evidentemente siete costretti ad intrufolarvi alle feste delle altre case per divertirvi, o forse devo dedurre che avete cercato di denunciarci a Gazza? - rispose Ron.
- Non siamo qui per questo, ma se vuoi che Gazza lo scopra ci metto un attimo ad avvertirlo -
- Sì certo. Che cosa vuoi? Non credo che tu sia venuta qui fuori solo per minacciarmi di denunciare l’intera casa di Grifondoro a Gazza -
- Ah, quindi non sei stupido come tutti dicono che tu sia, me ne compiaccio. Sono qui per chiederti di invitarmi a ballare, dopotutto non stai più con la Granger o sbaglio? Non era nemmeno alla partita a fare il tifo per te - disse la ragazza continuando buna punta di cattiveria nella voce.

A quella considerazione, Ron si rabbuiò. Era vero che ormai non stavano più insieme, ma non era da Hermione dimenticarsi di venire a fare il tifo per lui, nonostante continuasse a ripetere a lui e a Harry quanto odiasse il Quiddich. 

Daphne parve notare quella vena di insicurezza nel suo sguardo e, da brava Serpeverde, ne approfittò. Si avvicinò al ragazzo e, posandogli una mano sulla guancia, gli sussurrò all’orecchio: - Non hai bisogno di lei. Balla con me e almeno per stasera dimenticati di Hermione Granger. -

Ron non seppe mai perché decise di accettare, probabilmente perché si sentiva insicuro dopo quello che Daphne gli aveva detto di Hermione, o forse perché era ancora intontito dai fumi dell’alcol, tuttavia chiunque fosse a quella festa poté giurare di aver visto Ronald Weasley ballare con Daphne Greengrass per il resto della serata.

Daphne, dal canto suo, era più che soddisfatta di aver raggiunto il suo obbiettivo e, con un sorriso quasi impercettibile, appoggiò il capo sulla spalla del suo cavaliere. No, sicuramente non se lo sarebbe lasciato scappare facilmente.


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Angolo dell'autrice:

Buongiorno! Mi rammarico che nessuno abbia commentato lo scorso capitolo, ma spero che qualcuno lo faccia per questo. Beh, che dire, Daphne è finalmente riuscita nel suo intento, ma forse non ancora del tutto. E chissà cosa cercava Hermione in quel libro...mmmm....per scoprirlo continuate a leggere!
Alla prossima domenica!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Ginny Weasley aveva dormito a malapena due ore e chiunque la incontrasse per i corridoi era pronto a giurare di aver visto la sorella cattiva e vendicativa di Mirtilla Malcontenta. Trascinò le sue membra stanche fino al tavolo di Grifondoro in sala grande con un’espressione talmente eloquente che nessuno tranne Harry Potter, l’ottimismo in persona, osò rivolgerle la parola, nemmeno per augurarle buongiorno.

- Buongiorno Ginny! La festa di ieri sera è stata assolutamente meravigliosa, hai superato te stessa - la salutò Harry, di buon umore come al solito, nonostante non avesse dormito affatto e avesse delle occhiaie da far spavento. 
- Harry, ti prego parla piano. Non credo che i miei neuroni stremati possano sopportare altro rumore di prima mattina - rispose la ragazza con le mani posate sulle tempie, come per cercare di attutire il mal di testa lancinante.

Nel frattempo Hermione aveva fatto il suo ingresso in Sala Grande e, dopo aver localizzato i suoi amici si diresse verso di loro. Tuttavia non le sfuggirono gli sguardi che metà sala le rivolgeva. Sembravano curiosi e…compassionevoli? Ah, certo! Lei era stata l’unica Grifondoro del settimo anno che non era andata alla festa della sera precedente. In ogni caso non ci pensò più di tanto, e sedendosi, rivolse un allegro saluto a Harry e Ginny, la quale sembrava più morta che viva.

- Gin, ma cosa diavolo ti è successo? - le chiese la caposcuola allarmata.
- Ha bevuto troppo e dormito poco, vero? - rispose il moro con aria comprensiva.
- Harry, se non chiudi immediatamente quella bocca ti affatturo! - rispose la diretta interessata, sempre più alterata.

Ridacchiando, il ragazzo si versò dell’altro caffè, ma evidentemente la carenza di sonno aveva intaccato la sua coordinazione occhio-mano, così se lo versò sulla divisa, provocando la risata delle ragazze.

- Ora va molto meglio - disse Ginny compiaciuta.

Hermione dal canto suo non si capacitava di come due persone potessero ridursi in quello stato, ma la sua perplessità non fece che crescere quando venne a sapere da Dean Thomas che Ron quella mattina non sarebbe venuto a lezione, dal momento che era in infermeria in preda alla nausea. Dopo aver alzato gli occhi al cielo, la caposcuola decise di fargli una visita, solo per rimproverarlo e per assicurarsi che non fosse in condizioni troppo gravi.

Mentre rifletteva sul fatto che avrebbe dovuto sbrigarsi ad andare in infermeria, per non rischiare di arrivare in ritardo a lezione, si accorse che qualcun altro aveva notato l’eccezionale coordinazione di Harry e ora stava nascondendo un sorriso. Pensando, infatti, di non essere visto, Blaise Zaini stava sorridendo con una mano davanti alla bocca, ma a differenza dei ghigni di scherno degli altri Serpeverde che avevano assistito alla scena, il suo era un sorriso sincero e privo di malignità. Dal canto suo Harry era troppo impegnato a pulirsi la divisa con un incantesimo Gratta e netta per accorgersi di lui e Hermione si ripropose di ritornare sul discorso della sera, o meglio notte, precedente appena possibile.

- Io passo dall’infermeria per vedere in che condizioni è Ron. Ci vediamo a lezione, va bene? -
- Si, certo - le risposero Harry e Ginny.

Quindi la caposcuola si diresse verso la meta, ma il suo incedere fu bloccato improvvisamente da un individuo biondo platino che, con il suo solito passo strascicato, l’aveva urtata, rischiando di farla cadere per la seconda volta nel giro di dodici ore.

- Attenta a dove metti i piedi, Granger. -
- Dannazione Malfoy, sparisci per una buona volta! - rispose la Grifondoro seccata.

Ridacchiando, il Serpeverde disse: - se vuoi andare a trovare Weasley dovresti aspettare -

- E perché mai? - gli chiese la ragazza aspettandosi la battuta che sicuramente sarebbe seguita.
- Perché al momento è in dolce compagnia - rispose Malfoy ghignando perfidamente.
- E perché questo dovrebbe interessarmi? - rispose la Grifondoro, fortemente intenzionata a non fargli capire quanto l’avesse turbata.
- Perché vi siete lasciati solo ieri e non credo che tu sia così felice di sapere che si è ripreso in fretta dalla rottura - riprese il Serpeverde.
- Non è affar tuo, Malfoy - rispose la Grifondoro e si avviò verso la porta dell’infermeria, decisa a far luce su quella faccenda.

 

***

Se c’era una cosa che Blaise Zabini proprio non sopportava, questa era la mancanza di educazione. Si stava ancora chiedendo come avesse fatto il ragazzo seduto davanti a lui a convincerlo a trascorrere un pomeriggio insieme durante una delle rarissime gite a Hogsmeade, senza contare il fatto che fino a quel momento non aveva fatto altro che parlare di se stesso e di quanto fosse assolutamente fondamentale la decisione che avrebbe preso sul suo nuovo taglio di capelli.

- Sì, insomma, intendo dire che la frangia mi starebbe bene solo se non avessi la fronte così alta, ma Colton di Tassorosso pensa che se portassi i capelli all’indietro mi darebbe un’aria intellettuale. Tu che ne pensi Blaise? - chiese il Corvonero mentre si portava alla bocca un altro morso di torta al lampone.
- Penso, mio caro Brian, che non dovresti parlare a bocca piena, dal momento che è piuttosto disgustoso. - rispose il Serpeverde annoiato e, con la grazia che caratterizzava ogni suo gesto, si alzò da tavola e si diresse verso l’uscita dei Tre manici di scopa, lasciando il suo interlocutore con la forchetta a mezz’aria e con un’espressione attonita dipinta in viso.  

Mentre posava la mano elegantemente avvolta in un paio di guanti di pelle di drago sulla maniglia della porta e si avventurava fuori dal locale, si permise di rimuginare su ciò che era accaduto.

Era ormai l’ennesimo ragazzo che scaricava alla prima uscita e gli sembrava di sentire la voce di Draco che lo rimproverava: “Ma non sarai un po’ troppo esigente? Oppure scarichi tutti perché non puoi avere l’unica persona che ti interessa davvero?”

Eh, già, mio caro Draco. Non posso, non lui. Si ripeteva continuamente, quasi fosse una specie di mantra.

Essendo nervoso decise che aveva bisogno di calmarsi e, non essendo a disposizione un qualunque ragazzino del primo anno su cui sfogare il proprio disappunto, cercò le sigarette nella tasca della giacca, ne prese una e ne appoggiò un’estremità sulle labbra.

- Sai, non fa bene alla salute - disse una voce alle sue spalle.
- Disse quello che si è letteralmente fatto uccidere per salvare il mondo magico - rispose Blaise.
 Ehi, cercavo di essere gentile, sai? - rispose Harry risentito.
- Ma certo, mi dispiace di aver ferito i tuoi sentimenti, Potter, vuoi un fazzoletto per asciugarti le lacrime? - ribatté il Serpeverde con una punta di sarcasmo non troppo velato.
- Giornata storta? - gli chiese Harry, ignorando il commento del suo interlocutore.                                                                                                                                 - Cosa te lo fa pensare? - ribatté Blaise.                                                                                                                                                                                                  - Beh, il fatto che tu sia qui fuori tutto solo a fumare, quando tutti i tuoi amici sono in giro per Hogsmeade a godersi la gita.- concluse il Grifondoro.                          - E che mi dici dei tuoi amici, Potter? Si sono stancati di te? Beh, allora sono più svegli di quanto pensassi - rispose Blaise, pentendosi un attimo dopo di essere stato così scortese con lui.                                                                                                                                                                                                                       - Hermione è rimasta al castello con Ginny e Ron è ancora in infermeria, perciò mi dispiace deluderti, Zabini, ma nessuno di loro si è ancora stancato di me. Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda - gli fece notare Harry.

Al silenzio che seguì, però, dovette rendersi conto che non avrebbe dovuto ficcare il naso, quindi gli disse: - D’accordo, non sono affari miei, ma volevo che sapessi che mi dispiace per quello che è successo ieri notte alla festa. Non volevo essere scortese. -

- Come ti pare, Potter. - e, detto questo, gli diede le spalle e si diresse dalla parte opposta a quella da cui era arrivato.

Una volta certo di essere solo, Blaise si permise di lasciarsi andare ad un lungo sospiro di rassegnazione. Non riusciva proprio a capire perché Harry volesse sapere a tutti i costi il motivo per cui era solo, ma certamente non gli avrebbe rivelato del suo appuntamento con Brian, anche se il motivo per cui non voleva farlo era diverso da quello che il Grifondoro immaginava.

Nel frattempo Harry era indeciso se andare verso il castello per portare dei dolci di Mielandia a Ron in infermeria, oppure andare fino alla Stamberga Strillante, teatro di moltissimi avvenimenti negli ultimi sei anni. Optò per la seconda e, cercando di evitare Neville e Dean che arrivavano nella sua direzione, si diresse verso l’edificio. Nel frattempo continuava a riflettere sul motivo che lo aveva spinto a parlare con Zabini, dopotutto non era molto propenso a fare conversazione con i Serpeverde e il fatto che si fosse sinceramente preoccupato per lui lo metteva a disagio. Non si sapeva spiegare perché ci tenesse tanto, ma il vederlo lì fuori, con quello sguardo color acquamarina velato di malinconia, lo aveva spinto a cercare di consolarlo in tutti i modi. Non ricordava di essere mai stato tanto preoccupato per le emozioni di qualcuno che si era sempre dimostrato a dir poco maleducato nei suoi confronti, e questa consapevolezza gli provocò un senso di vertigine.

Mentre rifletteva, non si era reso conto di essere di fronte alla Stamberga Strillante e, quando se ne accorse, corrugò la fronte al ricordo del dolore che era stato inflitto lì dentro a Severus Piton, o alla paura che aveva provato trovandosi per la prima volta faccia a faccia con Sirius Black, il suo defunto padrino, il quale sei anni prima era accusato di aver tradito i suoi genitori per consegnarli a Voldemort.

Ancora immerso nei suoi pensieri, si spaventò sentendo una voce alle proprie spalle.

- Sapevo di trovarla qui, signor Potter -.


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Angolo dell'autrice:
Come promesso, non mancano gli scontri tra Hermione e Draco, ma a quanto pare un'altra coppia si sta formando...mi piacerebbe sapere cosa ne pensate...
Detto questo, ringrazio di cuore Daughter of Olympus e vaniglia_lovefantasy per aver commentato lo scorso capitolo, ringrazio anche coloro che continuano a seguire questa storia e anche chi la legge in silenzio.
Alla prossima domenica!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Non era una novità che l’intera Hogwarts dubitasse delle capacità intellettuali di Ronald Weasley, ma era una novità che Ronald Weasley ne dubitasse. Si era chiesto spesso se era lui a sbagliare, ma aveva accantonato l’idea il più delle volte. Quel pomeriggio tuttavia parve riflettere sugli avvenimenti di poche ore prima e convenne che sì, era stato un vero idiota.

Daphne Grengrass fece il suo ingresso in infermeria e si diresse verso il letto ove Weasley riposava. 

- Allora avevo ragione - esclamò la Serpeverde, compiaciuta.
- Avevi ragione su cosa, Greengrass? - rispose Ron ad occhi chiusi, cercando, con scarsi risultati di farsi passare il mal di testa nell’attesa che Madama Chips lo visitasse.
- Sul fatto che, mio caro Weasley, non reggi l’alcol - concluse Daphne con un sorriso.
- Ti sembra il caso di discutere di questo proprio ora? - le chiese Ron, pregando con tutto se stesso che se ne andasse.
- Hai ragione, possiamo occupare il tempo in modo più produttivo - rispose lei con una punta di malizia e, detto questo gli si avvicinò posandogli un leggero bacio a fior di labbra.

Ron rimase interdetto per un attimo, ma, quando si riprese, rispose al bacio con trasporto, almeno finché non sentì un rumore di vetri rotti a qualche metro da lui.

- Ron, s-scusa, non sapevo avessi compagnia - disse Hermione cercando di mascherare lo sconcerto che traspariva dal suo volto.
- Hermione! Non ti avevo vista - rispose Ron, lievemente imbarazzato. 
- Lo avevo capito. Ti avevo portato del tè, ma a quanto pare non ne hai bisogno - rispose lei, un po’ più aspramente di quanto l’educazione le suggerisse.
- Infatti, perciò se non ti dispiace ci vediamo più tardi - concluse il Grifondoro freddamente.

Hermione decise che tanta maleducazione non necessitava di una risposta, dunque se ne andò, ma non prima di aver raggelato Daphne con un’occhiata.

Rimasta sola con Ron, la Serpeverde si permise di sogghignare, pensando che ormai la Mezzosangue aveva chiuso con Weasley e che nessuno avrebbe potuto toglierle il divertimento di prenderla in giro appena ne avesse avuto l’occasione.

- Perché sorridi? - le chiese Ron.
- Perché la Mezzosangue si è resa conto che ora ci sono io con te, e non può farci nulla - rispose Daphne.
- Ma noi due non stiamo insieme, Greengrass. Quello che è successo ieri sera non significa niente - disse Ron, stupito del fatto che la Serpeverde si aspettasse qualcosa di più.
- E nemmeno quello che è successo stamattina? Sbaglio, o l’hai mandata via perché ci stavamo baciando? - rispose la ragazza sconcertata.
- L’ho fatto perché si rendesse conto dello sbaglio che ha commesso lasciandomi e sì, anche perché potremmo divertirci, ma senza coinvolgimenti si intende - affermò il Grifondoro. Si dice che non bisogna mai svegliare il drago che dorme, e in quel momento Daphne Greengrass era talmente furiosa che avrebbe fatto impallidire un Ungaro Spinato.
- Stammi a sentire Ronald Weasley: se ti azzardi a rivolgermi ancora la parola a meno che non siano frasi di supplica ti scaglio addosso una maledizione, hai capito? - e detto questo, la bionda Serpeverde girò i tacchi e se ne uscì teatralmente dall’infermeria.   

 

***

 

Se c’era una persona che Harry Potter non si aspettava di vedere in quel luogo, questa era la preside McGranitt. 

- Professoressa McGranitt, cosa la porta ad Hogsmeade? -
- Te, Harry - rispose la preside guardando il ragazzo con un velo di tristezza.
- Me? Ho fatto qualcosa di sbagliato? - chiese il ragazzo interrogandosi su cosa avesse mai fatto per far uscire la preside da Hogwarts, nonostante i suoi numerosi impegni.
- Certo che no, Harry. Il fatto è che alcuni tuoi compagni si sono accorti che ultimamente c’è qualcosa che ti turba e mi chiedevo se stessi bene. La signorina Granger pensa che tu abbia degli incubi dovuti agli avvenimenti della guerra e non ne sarei affatto sorpresa, dal momento che tra noi sei colui che ha sofferto maggiormente - rispose la donna con lo sguardo meno severo del solito.
- Dovevo immaginare che Hermione si sarebbe accorta di qualcosa, ma non credevo che avesse indovinato così in fretta - rispose Harry sorpreso, e continuò - E’ vero, professoressa, soffro di incubi e ho dovuto insonorizzare le tende del mio letto per non far spaventare i miei compagni di stanza quando mi sveglio urlando, sconvolto dalla visione di quelli che sono morti a causa mia, quelli che non sono riuscito a salvare. Il dolore per quelle perdite non mi abbandonerà mai e dubito che lei o Hermione possiate farci qualcosa - 
- Lo so Harry, non posso nemmeno lontanamente immaginare quello che provi, ma posso dirti che con il tempo il dolore diventerà meno forte e gli incubi svaniranno -
- Professoressa McGranitt, la prego, mi dica il vero motivo per cui ha lasciato Hogwarts in pieno giorno, nonostante le lezioni per il primo e secondo anno non siano ancora concluse. Per quanto ci tenga alla mia salute, sono sicuro che avrebbe potuto aspettare che ritornassi al castello per cercare di consolarmi - disse Harry con uno sguardo inquisitorio.
- Hai ragione Harry, c’è dell’altro.- rispose sospirando la preside - Vedi, poco più di un’ora fa è arrivata una lettera dal ministero che ci informa di mantenere lo stato di allerta -
- Stato di allerta? Per cosa? - chiese Harry allarmato.
- E’ meglio che questa conversazione continui al castello, qui non è sicuro. Mi segua signor Potter - concluse la preside, e fece segno al ragazzo di seguirla, mentre si guardava intorno per accertarsi che non ci fosse nessun altro.

 

***

 

Hermione Granger stava seduta su una poltrona della sala grande, leggendo un grosso tomo di Aritmanzia. Chiunque l’avesse vista non avrebbe notato assolutamente nulla di diverso dal solito, ma Ginny Weasley non si lasciava sfuggire gli occhi lievemente arrossati e lo sguardo fisso sullo stesso punto da più di dieci minuti. 

- Va bene, cos’ha fatto quel cretino? - chiese la rossa senza troppi giri di parole.
- Di chi stai parlando, scusa? - chiese Hermione, facendo finta di niente, ma con scarsi risultati.
- Hermione, davvero credi che non mi sia accorta che hai pianto per colpa di quel bradipo di mio fratello? Voglio sapere cos’ha combinato quella sottospecie di gnomo per farti piangere - chiese Ginny alterata.
- Non è colpa sua, è mia. Sono stata io a lasciarlo e lui ha tutto il diritto di baciare chiunque voglia - disse Hermione, chiudendo il libro con fare sbrigativo - ora scusami Ginny, ma dovrei andare in biblioteca - .
- No no e no.Tu rimani qui e mi spieghi tutto per filo e per segno - rispose Ginny afferrandola per un braccio e cominciando a trascinarla verso il dormitorio delle ragazze - Non è colpa tua perché quella testa di cefalo poteva almeno avere la decenza di aspettare una settimana prima di avventarsi su qualche disperata ragazzina del terzo anno. Inoltre chi è questa? La conosco? Quale incantesimo devo usare per disintegrare il suo bel faccino? - chiese la rossa facendo sedere l’amica sul letto a baldacchino, mentre cercava una bottiglia di Whiskey Incendiario che tempo addietro aveva trasfigurato in una bottiglia di shampoo.
- Si, tutta Hogwarts conosce la ragazza più bella della scuola - rispose Hermione prendendo il bicchiere che l’amica le porgeva e ,senza nemmeno chiedersi di cosa si trattasse, lo bevve in un solo sorso.
- Merlino Ginny! Ma era Whiskey Incendiario? Sei impazzita? Dovrei confiscarlo, lo sai - disse la caposcuola sconvolta.
- Ma smettila, tra noi due sei tu che hai bevuto quel bicchiere tutto d’un fiato e poi non ho ancora capito di chi stai parlando- rispose la rossa.
- Di Daphne Greengrass, ovviamente. Quando sono entrata in infermeria portando a Ron una tazza  di tè, li ho visti baciarsi e per la sorpresa ho fatto cadere la tazza. Ma sai qual’è la cosa più ironica? Malfoy mi aveva avvertita - concluse la ragazza con un sorriso amaro.
- Che c’entra Malfoy? - 
- L’ho incontrato fuori dall’infermeria e, dopo avermi fatto uno sgambetto mi ha detto che non avrei dovuto andare a trovare Ron dato che era “in dolce compagnia” - lo imitò Hermione con il suo tipico parlare strascicato.
- Beh, l’ultima cosa che vorrei fare è difendere Malfoy, e lo sai, ma in questo caso è stato quasi gentile ad avvertirti- osservò Ginny.
- Gentile? La parola “Malfoy” e la parola “gentile” non possono stare nella stessa frase, discorso o libro - rispose la caposcuola.
- In ogni caso dobbiamo farla pagare a quella Serpeverde smorfiosa. Pensavo a... -
- No - la interruppe Hermione - Noi non le faremo assolutamente nulla. Non voglio passare per la ex gelosa che non riesce a dimenticare Ron. Io gli starò accanto da amica come ho sempre fatto e mi sforzerò di farmela piacere. Dopotutto non mi sono pentita della scelta che ho fatto, lasciando Ron, e non vedo perché dovrei iniziare a farlo adesso - 
- E va bene, se è questo che vuoi. Comunque tieni presente che se Ron è andato avanti dovresti farlo anche tu e il ballo in maschera di Halloween mi sembra un’occasione perfetta: nessuno sa chi sei, hai un vestito da favola e puoi sentirti chi vuoi per una serata - le disse Ginny pensando già al vestito che avrebbe indossato.
- Non succederà niente al ballo, le maschere coprono solo gli occhi, quindi tutti sapranno chi sono -
- Ma è qui che ti sbagli mia cara! -
- Cosa vuoi dire?-
- Vedrai...- e con aria misteriosa Ginny la lasciò sola, mentre andava a prendere i cappotti. 
- Io e te, mia cara caposcuola, ora andremo a Hogsmeade e troveremo dei vestiti perfetti! - le disse la rossa con gli occhi che le brillavano.
- Sarà una lunga giornata - sussurrò Hermione, più a se stessa che all’amica. 

Le due Grifondoro si infilarono cappotti e sciarpe e uscirono dal buco del ritratto, dirette verso Hogsmeade.


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Angolo dell'autrice:
Buongiorno a tutti! Allora, Ron si è comportato da idiota, non credete? E che ve ne pare del personaggio di Daphne?
Per quanto riguarda Harry, volevo far vedere che la guerra non lo aveva lasciato indifferente, ma che riusciva a mascherare il suo dolore con il suo solito sorriso gentile. Lo so, forse è un'idea azzardata, ma cercherò di svilupparla ai fini della storia :)
Beh, penso che per Hermione sia normale rimanerci di sasso dopo quello che ha fatto Ron, ma vedrete che al ballo molte cose cambieranno!

Detto questo, ringrazio Daughter of Olympus e vaniglia_lovefantasy che hanno recensito lo scorso capitolo e ringrazio coloro che continuano a seguire la storia (spero che anche voi vi facciate sentire prima o poi :D)
Buona domenica!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Ginny Weasley era una persona testarda, ma non era solo questo, no. Quando si metteva in testa qualcosa, niente e nessuno, nemmeno Lord Voldemort, poteva farle cambiare idea. Perciò, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, anche Hermione Granger prese atto di questa evidente ovvietà e si lasciò trascinare impotente per i negozi di Hogsmeade dalla sua prepotente amica.

- Ginny, è il terzo negozio di vestiti in cui mi hai portata. Perché non posso semplicemente mettermi il vestito del Ballo delCeppo? Dovrebbe entrarmi ancora, magari con un paio di modifiche... -
- No, Hermione, ti ho detto che a questa festa farai impallidire anche le Veela e così sarà, mettitelo in testa. - le rispose la rossa con un tono che non ammetteva repliche.

Sospirando Hermione fece per dirigersi in camerino, quando si voltò improvvisamente alla vista dello splendido abito blu notte che le si presentava davanti: era senza spalline, con uno scollo a cuore e delle pieghe che si intrecciavano tra loro per poi chiudersi sul retro a mo’ di cintura. La gonna era costituita da parecchi strati di seta dello stesso colore che scendevano in un morbido drappeggio, fino a toccare terra. La caposcuola rimase incantata da quell’abito e, senza attendere un minuto di più, sfrecciò nel camerino per provarlo.

Nel frattempo Ginny si faceva largo tra i vari reparti del negozio portando con sé ogni abito che poteva adattarsi al suo stile o a quello di Hermione. Nessuna sorpresa, quindi, nello scoprire che arrivò ai camerini talmente carica di vestiti che c’era da chiedersi come facesse a rimanere ancora in piedi. Si diresse a fatica verso la poltrona più vicina per posare la valanga di abiti e, non appena si fu liberata dell’enorme peso, iniziò a dividere gli abiti che avrebbe dovuto provare l’amica dai propri. Venne tuttavia interrotta dal rumore di una porta che si apriva e, voltandosi vide la caposcuola uscire da un camerino con addosso in abito meraviglioso.

- Hermione, sei splendida! - esclamò a bocca aperta.
- Dici davvero? - le chiese l’amica guardandosi allo specchio con occhio critico.
- Assolutamente! A mio fratello verrà un colpo quando ti vedrà. Anzi, a tutta la Sala Grande verrà un colpo! - le disse sincera.
- Non essere sciocca. Dai, dobbiamo ancora trovare l’abito per te - affermò Hermione con un gran sorriso e spinse la rossa nel camerino con un vestito color prato.

 

***

  Dopo quello che gli aveva detto la McGranitt, Harry fece la strada verso il castello in uno stato di ansia. La preside percorse i corridoi di Hogwarts con passo spedito e Harry alle calcagna e, una volta giunta di fronte al gargoyle di pietra disse: - mele caramellate -, facendo aprire il passaggio che li avrebbe condotti nel suo ufficio.

- Accomodati, Harry. Vuoi una tazza di tè? - gli chiese la professoressa.
- No, la ringrazio. Allora, perché il Ministero ha indetto lo stato di allerta? - le chiese il ragazzo, incapace di attendere oltre.
- Per via dei Mangiamorte che ancora non sono stati catturati - rispose la McGranitt con un sospiro - Vedi, Harry, molti di loro sono fuggiti all’estero, ma alcuni sono rimasti qui, aspettando l’occasione giusta per agire. Non sappiamo cosa hanno intenzione di fare, ma una cosa è certa: non li lasceremo avvicinarsi agli studenti di Hogwarts. In questo momento il professor Vitious, il professor Lumacorno e la professoressa Sprite stanno innalzando le difese intorno al castello e, non appena tutti gli studenti in gita ad Hogsmeade saranno ritornati, io le sigillerò, in modo che nessun Mangiamorte o mago oscuro che sia possa entrare nella scuola -.
- Capisco. Ma non possono essere tanto forti da costituire una seria minaccia per il Ministero, giusto? Dopotutto i Mangiamorte che non sono stati catturati saranno un decina o poco più. Non credo che sarà un grosso problema per gli Auror catturarli -.
- Hai ragione, Harry, non sono così pericolosi come lo erano con Voldemort al comando, ma dopo quello che è successo poco meno di un anno fa tra queste mura, né io né il Ministro Kingsley vogliamo rischiare la vostra incolumità - rispose la preside.
- D’accordo. C’è solo una cosa che non capisco: perché lo ha detto a me? Certamente sarei più che disposto a dare una mano, ma non mi sembra vi serva il mio aiuto - disse Harry.
- In realtà ho voluto metterti al corrente di questo perché immagino che il loro primo bersaglio sarai tu e conosco bene la tua propensione ad uscire dal castello di nascosto. Per questo motivo ho ritenuto doveroso avvertirti del pericolo che corri e spero vivamente che non infrangerai le regole, mettendo a rischio la tua vita per qualche sciocchezza - gli rispose la professoressa, fissandolo con uno sguardo severo.
- Non si preoccupi, professoressa. Non farò nulla di tutto questo - la rassicurò Harry.
- Lo spero, signor Potter - concluse la preside.

Harry, dunque, si rese conto che il loro discorso era concluso e, alzandosi, si diresse verso l’uscita.

 

*** 

Draco Malfoy si era sempre sentito piuttosto soddisfatto della sua amicizia con Blaise Zabini, ma quel giorno cominciava a dubitarne. 

- Coraggio, Draco, non è la fine nel mondo. Sono solo vestiti, per Merlino! - esclamò l’amico sbuffando.
- Non mi costringerai a mettermi un vestito da pirata per quel dannato ballo in maschera! - li rispose Draco, ormai furente.
- D’accordo. Sen non vuoi metterti questo, come ti vestirai? - gli chiese Blaise, scettico.
- Non lo so e non mi importa, va bene? Non capisco perché sia così fondamentale uno stupido vestito. Non posso semplicemente mettere uno dei miei completi con una camicia bianca e una maschera? - gli chiese il biondo, concedendogli almeno quella, dal momento che altrimenti lo avrebbe costretto a vestirsi in modo assurdo sotto Imperius.
- E va bene! Ma la maschera deve coprire anche i capelli - gli disse il moro.
- E perché mai? - chiese Draco, pentendosene immediatamente.
- Perché altrimenti ti riconosceranno tutti e in un ballo in maschera è fondamentale celare la propria identità. - concluse Blaise con un sorriso compiaciuto, assolutamente certo di avere ragione.
- D’accordo. Quale maschera mi coprirà i capelli e non mi farà sembrare un idiota? - 
- Non lo so, ma forse ho un’idea migliore - gli disse l’amico con un’espressione di chi la sa lunga.
- Questo dovrebbe rassicurarmi? - 
- Neanche un po’ - gli rispose Blaise con un sorriso e si diresse verso l’uscita del negozio, seguito dall’amico che segretamente sperava nella sua prematura dipartita.

Non appena giunsero a Hogwarts, Draco fece per tornare al dormitorio dei Serpeverde, ma, vedendo che l’amico non lo seguiva, gli chiese: - vai da qualche parte? -

- Si, ci vediamo più tardi - e, detto questo prese a correre nella direzione opposta.

Draco non perse tempo a chiedersi cosa passasse per la mente dell’amico e, senza indugiare oltre si diresse verso i sotterranei.



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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Lo so che in questo momento mi odiate perchè ho pubblicato un altro capitolo di transizione, ma vi prometto che nel prossimo capitolo ci saranno tante belle novità! Purtroppo, per colpa degli impegni universitari, non ho potuto dedicarmi molto alla storia e mi dispiace. 
Ringrazio vaniglia_lovefantasy e francescaespen per aver recensito lo scorso capitolo e ringrazio anche coloro che leggono la storia in silenzio (continuo a sperare in un vostro segno di vita).
Un bacio a tutti e...a domenica prossima!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Blaise, avendo intravisto una chioma spettinata e degli occhiali tondi girare l’angolo, non perse tempo e corse dietro al possessore della suddetta chioma.

- Potter - si sentì chiamare Harry.
- Cosa vuoi Zabini? -
- Prima, quando mi hai chiesto il motivo per cui fossi solo, beh, era perché avevo un appuntamento - disse Blaise, guardandolo negli occhi.
- E perché lo vieni a dire a me? - chiese il Grifondoro spazientito.

“Perché tu mi piaci, idiota”, avrebbe voluto dirgli. Tuttavia si costrinse a fare un respiro profondo e a rispondere: - Perché me lo hai chiesto e, siccome non sono stato molto educato a risponderti in quel modo, te lo dico ora - 

- Oh - rispose Harry, con un tono che al Serpeverde parve di delusione - Beh, spero che tu e lei siate felici insieme - continuò in tono lievemente seccato.
- A dire il vero non è andato molto bene e no, non era una lei - disse Blaise, osservando il viso del Grifondoro in cerca di un qualunque segno di disapprovazione o delusione o, magari, gioia.

Dopo un momento nel quale nella mente di Harry si sovrapposero diversi stati d’animo, che andavano dall’euforia all’ira, alla confusione e, infine, alla consapevolezza, il Grifondoro alzò lo sguardo verso il suo interlocutore e prese una decisione. Stava per muovere un passo nella sua direzione, quando sentì chiamare il proprio nome.

- Harry! - urlò Ron dall’altro capo del corridoio.

Il diretto interessato fece la cosa più logica che gli veniva in mente in quel momento: si fece prendere dal panico. Si voltò di scatto verso Ron, arrossendo violentemente, essendosi reso conto di ciò che stava per fare, e si mise a correre nella sua direzione, praticamente dandosela a gambe.

Il Serpeverde allibito, prendendo coscienza di quello che Potter voleva fare, si riscosse dall’immobilità che lo aveva trattenuto per almeno cinque minuti, e si avviò pensieroso verso i sotterranei, borbottando tra sé e sé.

 Nel frattempo, Harry aveva raggiunto Ron e, avendolo afferrato per una manica, continuò a correre trascinandoselo dietro. Quando gli sembrò che sei piani potessero separarlo a sufficienza da Zabini, si fermò di botto, rendendosi conto solo in quel momento che l’amico, essendo stato costretto a correre per tutto il castello senza alcuna spiegazione, aveva il fiatone e uno sguardo omicida che poteva far spaventare un inferius. 

- Ehm, scusa R...-
- Ma che accidenti ti è preso? - sbottò l’amico, interrompendolo - Mi hai fatto correre per sei piani, sei! Vorrei almeno sapere il motivo, se non ti dispiace - gli chiese con uno sguardo irato.

A quel punto, Harry non sapeva cosa dire. Tutto quello a cui riusciva a pensare al momento era che stava per baciare Blaise Zabini, un ragazzo e per di più Serpeverde. Non era riuscito a dare un nome al turbine di sentimenti che si affollavano nella sua testa negli ultimi giorni, ma ora se ne rendeva conto. Era gay e in qualche modo avrebbe dovuto spiegarlo al suo migliore amico.

- Ron, io non so esattamente come dirtelo. - cominciò il moro.
- Provaci, perché dopo una corsa del genere è il minimo, ti pare? - gli chiese sarcastico.
- D’accordo - rispose Harry, e, dopo averci pensato un attimo disse: - E’ iniziato tutto alla festa del dopo partita -
- Quella in cui sei sparito per quasi un’ora? - chiese Ron.
- Si, sono sparito perché ero imbarazzato, dopo essere inciampato per sbaglio e caduto addosso a Zabini -
- E gli stavi chiedendo scusa prima? Non mi sembra il caso di scappare per questo. Certo è pur sempre un serpeverde e...-
- Vuoi lasciarmi finire? - chiese spazientito Harry - Allora, come stavo dicendo, ero imbarazzato e sono scappato via, anche se non ne capivo il motivo. Stamattina, poi, l’ho visto a Hogsmeade e mi è sembrato triste, così mi sono avvicinato per chiedergli cos’era successo e fargli le mie scuse per il mio comportamento di ieri sera. Non riuscivo a capire perché mi interessasse tanto il suo stato d’animo e ci ho pensato per tutto il giorno. Poi, quando stavo venendo da te per sapere se potevi lasciare l’infermeria, ho sentito Zabini che mi chiamava, così mi sono fermato per sapere cosa voleva. E’ stato abbastanza strano, a dire il vero, perché di punto in bianco mi ha detto che stamattina era triste per via di un appuntamento. A quel punto mi sono innervosito senza motivo e stavo per andarmene, ma mi ha fermato dicendomi che non era andato bene e poi mi ha guardato, come per vedere la mia reazione -
- Amico, quello è svitato, te lo dico io - commentò Ron.
- Il problema non è lui, Ron, ma io -
- Ma cosa stai dicendo? Perché dovresti essere tu il problema se Zabini è fuori di testa? - chiese il rosso incredulo.
- Beh, perché...io...ecco...quando mi hai chiamato, stavo per...-
- Per? - chiese Ron, sempre più impaziente.
- Per baciarlo - 
- CHE COSA? - chiese sbigottito il rosso, guardandolo a occhi sgranati.
- Mi hai sentito, Ron. Non sapevo se dirtelo o no, ma a questo punto mi sembra il minimo dato che sei in mio migliore amico - disse Harry, non riuscendo a guardarlo negli occhi.
- Ma Harry, tu l’anno scorso stavi con Ginny, mia sorella! Cosa ti è successo per farti, insomma, cambiare gusti? - gli chiese Ron, visibilmente sconvolto.
- Non lo so, ok? So solo che da qualche giorno non capivo cosa mi stesse succedendo e ora, finalmente, lo so - rispose Harry.
- Io...credo di doverci pensare. Insomma, è strano pensare che tu sia...ecco...-
- Gay? Ron, capisco che per te sia difficile da accettare, ma per me è davvero dura - disse Harry sconsolato.
- Va bene, ma lasciami del tempo per metabolizzare la cosa, ok? - chiese Ron.
- Ok - rispose il moro, e vide l’amico andarsene, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

 

***

 

Draco Malfoy era irritato.
Molte persone gli davano fastidio, ma erano ben pochi coloro che riuscivano a farlo innervosire a tal punto, e quei pochi, guarda caso, facevano parte del trio d’oro. In questo momento la sua ira era concentrata su uno solo dei componenti del suddetto gruppo e si trattava di Hermione Granger. Quell’insopportabile Grifondoro aveva indetto un ballo in maschera e  tra tutti coloro che avrebbero potuto addobbare la sala, doveva scegliere proprio lui, l’unico caposcuola che si era opposto alla festa. Purtroppo il danno era fatto, ma Draco non intendeva arrendersi, dunque si diresse a passo deciso verso la torre di Grifondoro e rimase ad attendere che uno qualsiasi degli studenti appartenenti ad esso si avvicinasse per poi spedirlo a chiamare la Granger.

Intercettò un ragazzino del secondo anno e lo minacciò affinché riferisse alla caposcuola il suo messaggio. Il poveretto, terrorizzato, si precipitò dentro il buco del ritratto, sperando che la ragazza fosse in sala comune, ma, non trovandola, chiese a chiunque incontrasse se avesse visto la caposcuola Granger. Solo Calì Patil, del settimo anno, gli rispose dicendogli che Hermione si trovava in camera con Ginny Weasley e si stavano provando i vestiti per il ballo. Il ragazzino quindi, la implorò di chiamarla o il caposcuola Malfoy lo avrebbe trasformato in un puntaspilli.

Ridacchiando, Calì salì le scale fino alla camera delle studentesse del settimo anno e chiese alla caposcuola di scendere, dopo averle spiegato la situazione.

Draco Malfoy, nel frattempo stava attendendo impaziente la ragazza, per poterle urlare contro tutto il suo disappunto e, finalmente, dopo dieci minuti vide la testa riccia fare capolino dal passaggio.

Il Serpeverde non aspettò oltre e le disse: - Granger, mi chiedevo quanto ancora ci avresti messo -

- Malfoy, sebbene tu sia un caposcuola, non puoi terrorizzare gli studenti delle altre case perché portino i tuoi messaggi. Allora, cosa vuoi? - chiese Hermione con una nota di disappunto nella voce.
- Voglio che tu dia l’incarico di addobbare la sala a qualcun altro. Io mi ero opposto a questo stupido ballo e mi rifiuto di partecipare alla sua organizzazione - rispose Draco, quasi fosse un bambino capriccioso.
- Ascoltami bene Malfoy, perché non mi piace ripetermi: tu ti occuperai delle decorazioni della sala e saranno così belle da far impallidire quelle del Ballo del Ceppo, mi sono spiegata? -
- Altrimenti? - le chiese Draco con tono di sfida.
- Altrimenti giuro che riferirò alla McGranitt delle tue bravate e lo sai benissimo che come minimo ti espellerà dalla squadra di Quiddich - rispose Hermione decisa, con gli occhi color ambra che brillavano per la sua determinazione.

A quelle parole Malfoy si irrigidì: non avrebbe permesso a quella piccola rompiscatole di farlo espellere dalla squadra. Da quando suo padre era finito in prigione, sua madre aveva fatto l’impossibile per permettergli di ritornare a scuola senza conseguenze. Se fosse stato cacciato dalla squadra, avrebbe distrutto tutti i mesi di trattative e di accordi che era riuscita a siglare, ma soprattutto l’avrebbe delusa di nuovo e questo non doveva accadere.

- D’accordo Granger, ma non finisce qui. Ti assicuro che in un modo o nell’altro la pagherai.




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Angolo dell'autrice:
Beh, miei cari, questo capitolo è stato difficile da scrivere, ma andiamo con ordine. Harry ha finalmente compreso i suoi sentimenti e li ha espressi, ma Ron non sa come gestire la situazione. Come si evolverà la situazione? Mah!
Draco e Hermione litigano come al solito, ma questa volta il Serpeverde vuole fargliela pagare...chissà...
Ringrazio barbarak, wicca97, vaniglia_lovefantasy e DaughterofOlympus per aver recensito lo scorso capitolo e anche coloro che continuano a seguire la storia.
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Era da una settimana che Ronald Weasley evitava il suo migliore amico e ormai non sapeva più che scusa inventarsi per sembrare credibile.

- Ron, posso parlarti? - gli chiese Harry per l’ennesima volta, dopo essersi seduto di fronte a lui in Sala Grande.
- Scusa Harry, ma, ehm, dovrei andare in biblioteca per iniziare la ricerca della McGranitt - rispose Ron afferrando al volo un panino al prosciutto e alzandosi frettolosamente.
- Ma la McGranitt non ha assegnato ricerche e poi è sabato mattina, Ron, è già abbastanza strano che tu sia sveglio a quest’ora - lo riprese Harry, sapendo perfettamente che quella dell’amico era solo una scusa per non parlargli.

Al che, Ron fece finta di non averlo sentito e guadagnò l’uscita della Sala Grande ad ampie falcate. Harry, sospirando, si versò una tazza di caffè e si prese qualche minuto per riflettere prima dell’arrivo di Hermione e Ginny. 

Era da una settimana che ripensava al quasi-bacio che voleva dare a Zabini, ed era ormai sceso a patti con se stesso. Ciò che non riusciva a fare era parlare con il Serpeverde, il quale aveva tentato un approccio il giorno precedente dopo l’ultima ora di lezione. Aveva infatti approfittato del fatto che i suoi amici erano già usciti e lo avrebbero aspettato nella loro Sala Comune, e si era appostato fuori dall’aula di Trasfigurazione. 

Non appena Potter era uscito dall’aula, si era irrigidito vedendolo appoggiato al muro, solo, e palesemente intenzionato ad interloquire con lui. 

- Potter, posso parlarti? - gli aveva chiesto, staccandosi dalla parete e facendo qualche passo nella sua direzione.

Arrossendo violentemente, il Grifondoro aveva indietreggiato, notando l’avanzare dell’altro. Blaise aveva ridacchiato, rendendosi conto che Potter non aveva alcuna intenzione di risolvere la questione, ma, non ritraendosi, aveva continuato a guardarlo negli occhi.

- Scusa Zabini, ma sono molto in ritardo e i miei amici mi stanno aspettando - gli aveva risposto Harry, e si era voltato per andarsene.
- Sei un codardo, Potter - gli aveva detto.
- Cos’hai detto? - gli chiese il Grifondoro, punto sul vivo.
- Che sei un codardo. Non vuoi affrontare le situazioni difficili, perché ne temi le conseguenze - gli aveva risposto Blaise con assoluta calma.
- Io non sono un codardo, Zabini - aveva affermato Potter, con l’orgoglio che tanto caratterizzava quelli della sua casa.
- Allora dimostramelo. Domani sera, prima del ballo, vieni alla torre di astronomia, da solo - aveva proposto il Serpeverde, sapendo che, pur di sembrare un idiota, Potter non avrebbe permesso a un Serpeverde di dubitare del suo coraggio.
- Che c’è Zabini, vuoi duellare? - aveva chiesto Harry con una punta di sarcasmo non troppo velato, ma sempre scrutandolo con attenzione.
- Lo vedrai Potter - aveva concluso, e prima di attendere una qualsiasi reazione, gli aveva dato le spalle, allontanandosi a grandi passi nella direzione opposta.

Harry, ripensando a quella scena, si rese conto di essere stato un vero stupido ad accettare di incontrarlo, pur sapendo perfettamente che era una trappola. La verità era che in quel momento avrebbe davvero voluto parlargli, ma davvero non ci era riuscito, dopo aver ripensato alla settimana precedente, infatti, era rimasto molto sorpreso che Zabini non avesse spiattellato ai quattro venti la figuraccia che aveva fatto il grande Harry Potter. Si sentiva ancora in imbarazzo e sperava di poter dimenticare tutto, ma naturalmente il Serpeverde non gliel’avrebbe fatta passare liscia e se voleva vederlo quella sera il motivo poteva essere uno solo: un duello.

 

***

 

Ginny Weasley non era un tipo mattiniero e di certo non tollerava gli scocciatori di prima mattina, infatti, non appena Lavanda Brown osò turbare il suo sonno, si ritrovò scagliata dall’altra parte della stanza da uno Stupeficium. Hermione Granger, sentendo quel baccano, si precipitò nella camera delle studentesse del settimo e, vedendo che Lavanda giaceva svenuta sul pavimento, chiamò alcune studentesse del terzo anno per portarla in Sala Comune, assicurando loro che sarebbe scesa subito per farla rinvenire. Non appena la porta si chiuse alle sue spalle, si soffermò sulla scena che le si presentava davanti: Ginny sembrava sepolta dalle lenzuola e giaceva a letto apparentemente priva di vita.

- Maledizione, Ginny! Non puoi scaraventare le persone sulle pareti solo perché ti svegliano il sabato mattina! E se fossi stata io? - chiese Hermione, piuttosto contrariata per il comportamento dell’amica. 

L’altra aprì pigramente un occhio per poi richiuderlo immediatamente e affermare: - Ma non eri tu, Hermione, quindi problema risolto. E ora, se vuoi scusarmi, ritornerò a dormire - disse Ginny con un sonoro sbadiglio e fece per infilare di nuovo la testa sotto le coperte, ma la caposcuola di Grifondoro non glielo permise.

- Non se ne parla - disse Hermione e l’afferrò per i piedi trascinandola fuori dal letto - Tu adesso ti alzi, ti vesti, e scendi a darmi una mano con i preparativi perché se non lo fai tu, sarò costretta a chiederlo a Romilda Vane, dato che sembra essere l’unica disposta ad aiutarmi, e lo sai benissimo che non la sopporto - concluse Hermione, fissando lo sguardo sull’amica, completamente riversa sul pavimento sotto strati di coperte.
- E va bene! Però mi devi un favore - sbottò la rossa, e, ancora avvolta nelle lenzuola si trascinò con lentezza esasperante verso il bagno per poi chiudercisi dentro.

La caposcuola sospirò e uscì dalla stanza, decidendo di aspettare l’amica in Sala Comune, dal momento che doveva far rinvenire Lavanda.

- Innerva - mormorò Hermione con la bacchetta puntata verso la ragazza svenuta. Quest’ultima aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto di quello che era successo.
- Quella è pazza! - urlò non appena si rese conto dell’accaduto - Mi ha scaraventata contro il muro per averla svegliata! Ma vi rendete conto? - sbottò contrariata.
- Lavanda, adesso calmati - le disse Hermione tentando di evitare che Ginny subisse un attacco dopo quello che le aveva fatto.
- Calmarmi? Ma Hermione, tu sei la caposcuola di Grifondoro e devi prendere dei provvedimenti. - disse Lavanda guardandola negli occhi con aria irata.
- Si lo so - rispose la ragazza, sospirando. Questa volta Ginny non se la sarebbe cavata con poco, dopotutto non poteva chiudere un occhio su questo.
- Bene - rispose secca la sua interlocutrice e, alzandosi, si diresse con aria imperiosa verso il buco del ritratto.
- Lavanda aspetta. Per quale motivo volevi svegliare Ginny? Non mi risulta che siate grandi amiche e inoltre non avevi motivo di entrare nella camera delle studentesse del sesto anno, o sbaglio? - chiese Hermione.
- Suo fratello Ron mi aveva chiesto di svegliarla e di dirle che la aspettava in sala comune, ma a quanto pare se n’è andato appena ha capito che non si sarebbe svegliata tanto presto, forse aveva fretta - le disse l’altra, dandole poi le spalle e andandosene definitivamente.

Proprio in quel momento l’oggetto della discussione scendeva i gradini con aria palesemente annoiata e, intercettando Hermione, si diresse verso di lei.

- Cosa dobbiamo fare, capo? - le chiese Ginny con fare scherzoso. 
- Dobbiamo andare nel ripostiglio del quarto piano a controllare che ci sia tutto il necessario per la festa, poi andremo nelle cucine a dare le disposizioni agli elfi domestici per la cena, e infine parleremo con gli altri caposcuola per controllare che ciascuno abbia svolto i propri compiti - elencò Hermione, rendendosi conto che avrebbe dovuto accennarle al fatto che Ron la cercava. Tuttavia, almeno per il momento, la festa aveva la precedenza.
- D’accordo - rispose Ginny.

Le due ragazze uscirono dalla sala e, mentre si stavano dirigendo verso le scale del quarto piano, vennero intercettate da un Ron trafelato e scarmigliato.

- Ginny, eccoti qui! Ti devo parlare - disse il ragazzo e, afferrando la sorella per un braccio fece per trascinarla nuovamente in Sala Comune, ma Ginny lo fermò.
- Aspetta, Ron, smettila! Ma cosa diavolo ti prende? - gli chiese la ragazza sconvolta dal comportamento del fratello.
- Ti ho detto che ti devo parlare ed è urgente - ripeté il Grifondoro, sperando che la sorella lo seguisse.
- Ora non posso, devo aiutare Hermione - gli disse Ginny liberandosi dalla sua presa.
- Si tratta di due minuti al massimo - la implorò il rosso.

Ginny si voltò verso la caposcuola, che annuì, e seguì il fratello in un’aula vuota, dopo averla rassicurata dicendole che l’avrebbe raggiunta al quarto piano.

Non appena Ron chiuse la porta della stanza, Ginny gli chiese: - Ora si può sapere cosa vuoi? - 

- Io...ecco...riguarda Harry - rispose Ron.
- Harry? Perché, gli è successo qualcosa? - chiese Ginny in tono preoccupato.
- Beh, la settimana scorsa mi ha confessato una cosa e credo che tu debba saperla, essendo la sua ragazza - 
- Non sono la sua ragazza, Ron. -
- Beh, solo perché vi siete lasciati, non vuol dire che non avreste potuto rimettervi insieme -
- Avremmo potuto? Che vuoi dire?-
- Che Harry, ehm, mi ha detto che...insomma...-
- Piantala di farfugliare e dimmelo, Ronald -
- E’ gay -
- Lui...cosa? Se è una specie di scherzo, non è divertente -
- Non è uno scherzo! La settimana scorsa stava per baciare Blaise Zabini ed è solo grazie a me se non lo ha fatto -
- Grazie a te? -
- Si, sono arrivato e li ho interrotti. -

A quel punto scese un silenzio carico di tensione nell’aula e fu solo dopo qualche minuto che Ron riuscì a chiederle: - Stai bene? -

- Ti sembra una domanda da fare? -
- Hai ragione, scusa - rispose Ron - Ora devo andare, ma se vuoi che rimanga...-
- No, vai. Ci vediamo più tardi - rispose la rossa.

Dopo averle lanciato una lunga occhiata carica di preoccupazione, Ron uscì dall’aula, chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta a dirle la verità. Aveva passato una settimana a rimuginare e molte volte era stato sul punto di raccontarle tutto, ma si era sempre trattenuto, pensando che Harry avrebbe dovuto dirglielo di persona. Tuttavia, dopo una settimana, era giunto alla conclusione che sua sorella non meritava di rimanere all’oscuro e, dopo l’ennesimo tentativo di Harry di parlargli, si era innervosito ed era corso a raccontarle tutto. Forse avrebbe dovuto parlarne prima con Hermione, ma dopo la scenata che le aveva fatto in infermeria, sapeva che la caposcuola non lo avrebbe ascoltato. Sospirando, il Grifondoro si diresse verso la sua Sala Comune, sperando di poter dimenticare i suoi guai almeno per qualche ora.

 

***

 

Quella Mattina un urlo disumano echeggiò nei sotterranei e tutti coloro che lo udirono speravano con tutto il cuore di non essere l’oggetto della furia omicida di Draco Malfoy.

- DOV’E’ QUEL BASTARDO? - sbraitò il Serpeverde spalancando la porta del dormitorio del settimo anno, gli occhi fiammeggianti e la bacchetta alla mano.

Le ragazzine del secondo anno che, per puro caso, ebbero la sfortuna di trovarsi sulla sua strada, vennero spinte di lato con malagrazia e, attonite e sconvolte, fuggirono il più lontano possibile. Non appena varcò la soglia della Sala Comune di Serpeverde, si fermò, scrutando ogni individuo che si trovasse al suo interno, fino a quando non scorse, su una poltrona di velluto color smeraldo, Blaise Zabini, il quale stava tranquillamente leggendo un libro. 

- TU, LURIDO TRADITORE CHE NON SEI ALTRO, COME HAI POTUTO FARLO? - urlò Draco sempre più arrabbiato per via del comportamento apparentemente annoiato dell’amico, o meglio, della futura vittima.
- Cosa ti prende Draco? Non vedi che sto leggendo? - rispose con una calma snervante il moro, ridacchiando sotto i baffi.
- Cosa mi prende? COSA MI PRENDE? I MIEI CAPELLI SONO BLU! - continuò Malfoy, sempre più fuori di sé.
- E allora? E’ un colore che va molto di moda in questa stagione, dovresti ringraziare colui che ti ha fatto questo regalo - rispose Blaise, ancora fingendo di leggere.
- Lo so benissimo che sei stato tu, maledetto, e ora prenderai la tua bacchetta, che non è solo un grazioso legnetto malgrado tu sembri pensarlo, e mi restituirai il mio colore naturale o io ti giuro che passerai il resto della tua vita sotto forma di lumaca! - lo minacciò Draco con lo sguardo che mandava pericolosi lampi nella sua direzione.
- Lo farò, ma solo dopo che il ballo sarà finito - rispose Blaise con naturalezza.
- Il ballo? Non vorrai dire che è per colpa di quello stupido ballo se ora i miei capelli sono blu! - 
- E’ proprio così e puoi urlare quanto ti pare, ma fino a dopo la festa non ti rivelerò il contro incantesimo - concluse il moro con aria compiaciuta.

A quel punto Draco non sapeva se ucciderlo lentamente e dolorosamente o limitarsi a disintegrarlo con lo sguardo, dal momento che senza di lui sarebbe rimasto in quello stato per chissà quanto tempo. Scelse la seconda, ma giurò a se stesso che gliel’avrebbe fatta pagare molto cara.

Blaise, dal canto suo, si era trattenuto a stento dallo scoppiare a ridere, ma il suo buon senso gli aveva suggerito che non sarebbe stata una mossa intelligente, visto il livello di odio che l’amico provava nei suoi confronti. Non appena sentì i lamenti di Draco svanire dietro la porta del dormitorio, sorrise e tornò alla sua lettura.

Quella sarebbe stata una lunga giornata. 



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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Questo capitolo è stato un po' complicato da scrivere, quindi mi scuso in anticipo se dovessero esserci errori grammaticali o logistici e, se così fosse, vi prego di farmelo sapere.
Ringrazio Wicca97, francescaespen, barbarak e vaniglia_lovefantasy, oltre a tutti coloro che continuano a seguire la storia.
Alla prossima domenica!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Era noto a tutti quanto Harry Potter fosse bravo a gettarsi a capofitto nelle situazioni senza riflettere,  ma nonostante questo continuava imperterrito a farlo, completamente incurante delle conseguenze.

“Non posso essere così stupido da essermi fatto coinvolgere di nuovo da un Serpeverde in un duello. Già al primo anno sono stato ingannato da Malfoy, come posso pensare anche lontanamente che non sia una trappola?” Si ripeteva il Grifondoro, ma continuava ad avanzare per i corridoi di Hogwarts diretto alla torre di astronomia, con la bacchetta nella tasca interna del suo completo grigio scuro, che Ron lo aveva convinto a comprare prima dell’inizio della scuola.

Giunto finalmente in cima, si guardò attorno, ma non vide nessuno. Possibile che quel dannato Serpeverde avesse anche la faccia tosta di arrivare in ritardo? Decise tuttavia di aspettare un paio di minuti, nel caso fosse stato trattenuto, anche se non se lo meritava. Nel frattempo continuava a rigirarsi tra le mani la maschera nera che Hermione gli aveva dato, incapace di stare fermo.

Dopo ben dieci minuti di attesa, il Grifondoro, ormai furente, si stufò di aspettare e fece per andarsene, ma improvvisamente la porta si spalancò e fece il suo ingresso Blaise Zabini, elegante nel suo abito nero.

- Ce ne hai messo di tempo! - lo rimproverò Harry.
- Beh, sei stato gentile ad aspettare - rispose pacato il Serpeverde.
- Si, d’accordo. Ora mi vuoi spiegare il motivo per cui sono qui? - chiese il Grifondoro, cercando di nascondere il suo nervosismo. 
- Non lo immagini? -  rispose il Serpeverde, non capacitandosi di come Potter potesse essere tanto ottuso a volte.
- Ma certo, vuoi sfidarmi a duello - disse Harry con una punta di freddezza nella voce. Ormai aveva capito a che gioco stava giocando il Serpeverde: voleva fargliela pagare per quello che era successo la settimana precedente.

Blaise, che nel frattempo gli si era avvicinato per poterlo guardare chiaramente in faccia, nonostante la penombra che oscurava i loro volti, era davvero alterato. Non poteva credere che quello stupido Grifondoro credesse ancora che volesse sfidarlo a duello! Dopo qualche secondo rispose: - Potter, sapevo che non brillavi di intelligenza, ma non credevo che fossi anche cieco -.

Harry non fece in tempo a ribattere, perché la mano di Blaise gli cinse il collo, tirandolo a sé. Calde e morbide, le labbra del Serpeverde si posarono sulle sue, inizialmente con estrema delicatezza, come per chiedere il permesso, il quale fu immediatamente concesso dal Grifondoro. Un leggero guizzo e anche la lingua di Blaise prese possesso della sua bocca, stavolta con più decisione. In quel momento erano solo due ragazzi che si baciavano all’ombra della notte: il ballo, la scuola, i problemi erano solo un’eco lontana. Il cuore di entrambi batteva tumultuosamente nel petto, come se volesse esplodere per l’intensità dei sentimenti che stavano provando. 

In quello stesso istante Harry si rese conto di stare tremando: da quanto tempo aveva atteso quel momento? 

I due ragazzi si separarono, respirando affannosamente, i cuori che battevano all’impazzata.

- Allora Potter, vuoi venire al ballo con me? - chiese Blaise con gli occhi color del mare che splendevano di una nuova luce.
- Non lo so - rispose il Grifondoro - Mi piacerebbe molto, ma temo la reazione che avranno gli altri vedendo che il Prescelto esce con un ragazzo - 
- E da quando ti interessano le opinioni altrui? - chiese Blaise, lievemente deluso dalla risposta.
- Di solito non mi faccio condizionare da quello che dicono di me, ma questa volta non lo faccio solo per me stesso, ma anche per non ferire Ginny. Lei non sa niente e vorrei essere io a dirglielo, prima che lo scopra da sola - rispose Harry.

Blaise parve soppesare le sue parole, infine disse: - Capisco che tu non voglia ferire nessuno, infondo è una delle cose che mi piace di te, perciò prenditi il tempo che ti serve, io aspetterò - concluse il Serpeverde e gli sorrise.

Harry, stupito dal comportamento dell’altro, sentì un tuffo al cuore e immediatamente arrossì, rendendosi conto che Blaise gli aveva confessato il proprio interesse per lui.

- Grazie Blaise. In ogni caso possiamo sempre vederci dopo il ballo. So che al sesto piano nel corridoio dell’ala sud ci sono alcune aule in disuso, quindi se ti va...- cominciò il Grifondoro, ma venne interrotto da un dito che si posò delicatamente sulle sue labbra per zittirlo.
- Ci vediamo lì - rispose Blaise con un sorriso malizioso, e dopo avergli rubato un ultimo bacio veloce, ma allo stesso tempo molto dolce, si diresse verso l’uscita della torre, lasciano il Grifondoro in uno stato confusionale ed euforico.

 

***

Da quando suo fratello le aveva aperto gli occhi il giorno precedente, Ginny Weasley era pensierosa. Stava, infatti, cercando di metabolizzare che il suo ex ragazzo, di cui era innamorata dall’età di undici anni, era diventato gay a causa di un Serpeverde narcisista e insopportabile. Non era da lei autocommiserarsi e, nonostante l’enorme delusione e il dolore che provava, era certa che si sarebbe ripresa.

Mentre era assorta nei suoi pensieri, non si era accorta che Hermione Granger si era introdotta nella camera delle alunne del sesto anno e le stava parlando.

- Gin? Sei su questo pianeta? - le chiese la caposcuola agitandole una mano davanti agli occhi.
- Si, scusami. Cosa succede? - rispose la rossa.
- Sono le cinque: dobbiamo iniziare a prepararci per il ballo. Prendi il tuo vestito e vieni nella mia camera - le disse Hermione.

Dieci minuti dopo le due ragazze stavano parlando del più e del meno, sedute sul letto di Hermione, mentre Ginny le faceva un incantesimo lisciante su ogni ciocca di capelli: ogni ricciolo ribelle diventava liscio e morbido tra le dita della rossa, mentre la caposcuola chiudeva gli occhi e si lasciava cullare da quel tocco rassicurante.

- Sai, Gin, dovremmo farlo più spesso - disse Hermione.
- Si, infatti - le rispose l’amica, ma forse il tono che aveva usato non era abbastanza convincente, perché la caposcuola si insospettì.
- Ginny, per favore, dimmi cosa c’è. E’ da ieri pomeriggio che ti comporti in modo strano, più precisamente da quando Ron ti ha parlato - le disse Hermione.
- Non è niente Hermione - rispose Ginny.
- Se non vuoi parlarne lo capisco, ma non dire che non è niente quando mi sembra ovvio che non è così - 
- D’accordo. Ron mi ha detto che Harry...beh... lui è gay - 
- Oh - rispose la caposcuola.
- Solo questo? Oh? - 
- Beh, io lo avevo immaginato, quindi non mi sorprende. Mi dispiace molto, so quanto ti piace Harry perciò capisco che tu sia scossa - 
- Hermione, io sono sconvolta! Il ragazzo che amo da una vita mi ha lasciata e finora ho dato la colpa a me stessa. Invece scopro che il motivo è perché è diventato gay! Mi sembra una cazzo di barzelletta - disse con un sorriso amaro, un sorriso che di allegro non aveva nulla.
- Ginny...-
- No, Hermione. Non voglio la compassione di nessuno e l’unica cosa che voglio in questo momento è pensare al ballo, quindi smettiamola con questi discorsi, va bene? - le chiese la rossa.

Hermione la guardò per un attimo e si rese conto che l’amica non se la sentiva di dire di più su quella faccenda, perciò la assecondò.

- Allora, che maschera metto? - 

 

***

 

Draco Malfoy non riusciva ancora a capacitarsi che Blaise avesse avuto il coraggio di fargli questo e, per colpa della sua bravata, era rimasto chiuso nella sua stanza dalla mattina precedente. Purtroppo però, i suoi doveri di caposcuola gli imponevano di essere presente a quel maledetto ballo, quindi, dopo aver messo il suo smoking, prese la sua maschera nera e si diresse verso l’uscita della sua camera.

Essendo stato destinato all’allestimento della sala, doveva arrivare in Sala Grande con mezz’ora di anticipo, per controllare che fosse tutto a posto e per aiutare con gli ultimi preparativi. Pertanto, si diresse a grandi passi verso l’uscita del sotterraneo, fingendo che gli sguardi esterrefatti che gli lanciavano i suoi compagni di casa non fossero affatto diretti a lui o ai suoi capelli blu.

Mentre attraversava i corridoi diretto verso la Sala Grande, si rese conto che non aveva più sentito o visto Blaise nelle ultime due ore. Sapeva benissimo che doveva vedersi con qualcuno, ma questa volta era diverso dai soliti appuntamenti dei quali si lamentava continuamente: non ne aveva mai parlato e ogni volta che qualcuno aveva provato ad alludere alla faccenda, lui si era fatto pensieroso e aveva cambiato discorso. 

Proprio mentre Draco giungeva all’ingresso della Sala Grande, vide l’amico che gli correva incontro con i capelli scarmigliati e le guance arrossate per la corsa.

- Draco! - gli disse appena lo raggiunse, il respiro ancora affannoso.
- Merlino, Blaise, ma cosa ti è successo? - chiese il caposcuola incredulo nel vedere il ritratto dell’eleganza ridotto in quello stato.

Il moro non rispose, ma gli fece un sorriso talmente sincero e luminoso, che Draco non ebbe bisogno di sapere altro.

- Coraggio - disse il caposcuola - Ora dammi una mano: il ballo sta per cominciare - 







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Angolo dell'autrice:
Lo so, sono in ritardo e vi chiedo scusa. Spero che il capitolo vi piaccia perchè sono stata aiutata a scriverlo dalla mia migliore amica che ringrazio con tutto il cuore.
Finalmente Blaise e Harry hanno fatto il grande passo! Ginny è sconvolta, ma non si lascerà di certo prendere dallo sconforto. Draco e Hermione hanno fatto un po' da sfondo in questo capitolo, ma non temete: si riprenderanno!
Detto questo, ringrazio vaniglia_lovefantasy per aver recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che continuano a seguire la storia. A costo di essere ripetitiva continuo a sperare che prima o poi vi facciate sentire.
A domenica prossima!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 (prima parte) ***


Capitolo 12 (prima parte)

Harry Potter non era sicuro di come le sue gambe fossero riuscite a trascinarlo fino in Sala Grande, ma tant’è che, quando arrivò, il ballo era appena cominciato. Rimase molto impressionato dalle decorazioni della sala: le candele fluttuavano a mezz’aria, creando un’atmosfera magica; i tavoli che di solito ospitavano gli studenti erano spariti, per lasciar posto alla pista da ballo; i piccoli tavolini da buffet erano disposti lungo le pareti ed erano tra loro separati da delle meravigliose composizioni floreali a tema Halloween. Molti studenti avevano i capelli dei colori più improbabili, dal giallo fluorescente al blu elettrico. Le ragazze erano fasciate nei loro abiti lunghi e le maschere che portavano ne celavano l’identità. 

Stava ancora ammirando ciò che lo circondava a bocca spalancata, quando sentì un leggero tocco sul braccio e, voltandosi, vide Hermione nel suo abito blu notte. 

- Caspita, Hermione, sei spettacolare! - esclamò il moro sempre più sorpreso.
- Grazie Harry, anche tu stai molto bene - le disse la caposcuola con un sorriso sincero.
- A proposito, complimenti per le decorazioni, sono rimasto incantato quando sono entrato - si complimentò il ragazzo.
- A dire il vero non è merito mio, ma di Malfoy. Era lui l’addetto alle decorazioni della sala - 
- Malfoy, davvero? Non me lo sarei mai aspettato - disse Harry.
- Scusami Harry, ma i miei doveri di caposcuola mi impongono di fare almeno un giro di perlustrazione per controllare che sia tutto a posto - gli disse Hermione e si allontanò.

Il Grifondoro intravide Ginny Weasley, meravigliosa nel suo abito verde smeraldo, mentre era impegnata in una conversazione con Luna Lovegood, la quale portava un abito color senape e i suoi caratteristici orecchini con i ravanelli. Decise quindi di avvicinarsi, ma venne intercettato da Ron:

- Amico, meno male che ti ho trovato! - gli disse il rosso - ti devo parlare - 
- Allora ti sei deciso a rivolgermi la parola finalmente? - gli disse il moro con tono di rimprovero.
- Si, mi dispiace per essere stato un idiota in questi giorni - 
- Puoi dirlo forte - lo interruppe Harry -
- Ma voglio chiederti scusa soprattutto per un’altra cosa -
- E sarebbe? - 
- Io, ecco, potrei aver detto la verità a Ginny in un momento di frustrazione e...-
- Tu COSA? Perché lo hai fatto? Sapevi che gliel’avrei detto non appena ne avessi avuto l’occasione - 
- Si lo so, ma ero nervoso e dovevo ancora metabolizzare quello che mi avevi detto, quindi l’ho fatto senza pensare -
- Metabolizzare? Ron, sono io che devo ancora capire chi sono, non tu. E poi, essendo il mio migliore amico, dovresti sostenermi e non prendertela con me -
- Hai ragione, Harry, dovevo starti vicino e hai tutto il diritto di arrabbiarti con me, ma ora devi parlare con Ginny - disse il rosso. 

Il moro non se lo fece ripetere due volte e si diresse a grandi passi verso la ragazza.

- Ginny! - la chiamò Harry.

In tutta risposta la rossa si voltò verso di lui e lo osservò con uno sguardo talmente freddo da fargli gelare il sangue nelle vene.

- Cosa vuoi, Harry? - 
- Ti devo parlare -
- Oh, davvero? Beh, io non ho alcuna intenzione di parlare con te -
- Lo so che sei arrabbiata, ma vorrei almeno poterti spiegare...-
- Spiegare cosa, Harry? Hai idea di quanto tempo io abbia passato a odiare me stessa, essendo convinta di essere la causa della nostra rottura? Mesi, Harry. Quando ci siamo lasciati mi hai fatto credere che fosse una cosa provvisoria, ma evidentemente non era così. Ora, se permetti vorrei che mi lasciassi in pace - concluse Ginny, e dopo un’ultima occhiata raggelante si voltò per raggiungere le sue amiche.

Harry rimase interdetto: non si sarebbe mai aspettato una reazione simile da parte della ragazza. Sapeva che si sarebbe arrabbiata, certo, ma il suo sguardo sembrava spento, vuoto. La scintilla che faceva di Ginny quello che era, che la rendeva la ragazza speciale e combattiva di cui mezza Hogwarts si era innamorata, sembrava scomparsa, nascosta sotto strati e strati di risentimento e delusione nei confronti di Harry. Il ragazzo non sapeva cosa fare per rimediare, ma per il momento avrebbe dovuto concederle del tempo per metabolizzare, magari dopo qualche giorno gli avrebbe di nuovo rivolto la parola.

Mentre rimuginava queste cose, si sentì osservato e voltandosi venne incatenato da uno sguardo azzurro come il mar dei Caraibi, nascosto dietro una maschera nera. Involontariamente abbassò lo sguardo arrossendo al pensiero di ciò che era accaduto poco più di mezz’ora prima e ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche ora e, senza rendersene conto, sorrise.

 

***

 

Hermione Jean Granger era una caposcuola impeccabile: infatti, nonostante il ballo fosse un’occasione per divertirsi, lasciandosi trascinare dalla musica e dall’atmosfera, non era per niente propensa ad abbandonare l’ingresso della Sala Grande, luogo dal quale si poteva vedere tutto ciò che vi accadeva e dal quale la Grifondoro si era allontanata solo per impedire a due studenti di Corvonero di correggere il ponce. Per questo motivo fu piuttosto determinata nel rifiutare i numerosi inviti che le venivano elargiti dai ragazzi che rimanevano incantati dal suo fascino.

Al quattordicesimo rifiuto, Hermione cominciò a sentirsi parecchio stanca, dopotutto anche lei voleva godersi quella serata, dal momento che ci aveva lavorato con tanto impegno. Sospirando, diede l’ennesimo sguardo ai tavoli del buffet, ma rimase interdetta nel vedere che un ragazzo dai capelli blu e con il viso celato da una maschera nera, si stava dirigendo a grandi passi nella sua direzione e non sembrava intenzionato a rallentare. Aveva un portamento elegante e il suo completo nero aveva l’aria molto costosa, ma ciò che colpì maggiormente la caposcuola furono i suoi occhi: anche da due metri di distanza poteva distinguere chiaramente l’argento liquido che sembrava risplendere in quelle iridi. Non si rese conto di fissarlo fino a quando non le fu a due passi di distanza. Una volta giunto di fronte a lei, lo sconosciuto le disse: - Non sei stufa di vedere gli altri che si divertono? -

- A dire il vero sì, ma va bene così - rispose la caposcuola, rivolgendo nuovamente il suo sguardo alla sala. Non le piaceva ammettere le sue debolezze, ma si sentiva troppo esposta sotto quello sguardo.
- Sciocchezze - rispose il ragazzo e, prendendole delicatamente la mano, la guidò verso la pista da ballo.
- Ma si può sapere che stai facendo? Lasciami - esclamò Hermione, ma persino a lei parve che il tono che aveva usato non fosse troppo convincente.
- Non avevi detto di essere stufa? - le chiese lui.
- Ho anche detto che andava bene così - rispose la Grifondoro, cocciuta.
- Il fatto che tu lo abbia detto, non vuol dire che sia la verità - osservò il suo interlocutore.
- Ma si può sapere chi sei? -
- In un ballo in maschera si suppone che l’identità di coloro che vi partecipano rimanga segreta, o sbaglio? -
- No, hai ragione, ma non riesco davvero a capire chi possa esserci dietro quella maschera - gli disse Hermione, mentre osservava il suo viso, cercando di capire quali lineamenti fossero nascosti sotto quella maschera nera.
- Questo, mia cara, lo scoprirai solo dopo il ballo, sempre che tu sia ancora intenzionata a scoprirlo, naturalmente - le disse il misterioso ragazzo con un sorriso, e aggiunse - E ora ti dispiacerebbe concedermi un unico ballo? Se poi vorrai tornare dov’eri non mi opporrò -
- E va bene - concesse la caposcuola - ma un ballo solo -
- E sia - concluse il suo interlocutore.

Le prese la mano e posò l’altra sulla sua schiena, proprio sotto le scapole. Immediatamente Hermione si sentì a proprio agio, come se la sola presenza di quel ragazzo dagli occhi grigi la tranquillizzasse. Non appena la musica iniziò, presero a volteggiare e la Grifondoro si sentì finalmente il peso della festa e di tutte le responsabilità che la attendevano alla fine di quell’unico ballo scivolarle addosso come acqua, cullata dalla musica e dalle forti braccia del suo compagno di ballo che la sostenevano. Non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato da quando avevano iniziato a ballare, ma la caposcuola desiderò che non finisse mai: tra le braccia di quell’affascinante sconosciuto si sentiva protetta e le sembrava che fra loro ci fosse una sorta di alchimia.

Tuttavia la musica cessò e il ragazzo dai capelli blu si avvicinò per sussurrarle all’orecchio: -Grazie - 

- Ehm, ora posso sapere chi sei? - chiese lei, ancora confusa, anche se non sapeva se la causa fosse il troppo volteggiare o l’intensità dello sguardo del giovane, che non l’aveva abbandonata un solo istante.
- Scusa, ma vorrei che rimanesse un segreto - disse lui inaspettatamente.
- Perché? - gli chiese la caposcuola.
- Perché se saprai la mia identità, la magia di questo momento si infrangerà e te ne dimenticherai presto. Per questo nemmeno io voglio sapere chi sei -
- Vuoi dire che non sai chi sono? E nonostante questo mi hai chiesto di ballare? -
- So solo che ho visto una bellissima ragazza ferma sulla soglia della sala, che continuava a rifiutare gli inviti di chiunque le si avvicinasse, e ho sperato che almeno a me avrebbe concesso un ballo - le spiegò con una naturalezza che Hermione si ritrovò ad ammirare: lei non avrebbe mai ammesso una cosa simile a cuor leggero, e con uno sconosciuto per di più.
- E va bene, ragazzo misterioso dai capelli blu, non ti chiederò chi sei, ma sappi che non mi arrenderò e, non appena il ballo sarà finito, cercherò di scoprirlo - 
- Quanta determinazione! - esclamò lui ridendo - D’accordo, allora ti auguro di riuscirci - le disse, e baciandole dolcemente il dorso della mano, si voltò, scomparendo rapidamente tra la folla.

Hermione rimase per qualche secondo imbambolata a fissare il punto da cui se n’era andato, incapace di dimenticare la bellezza disarmante che i suoi occhi racchiudevano; non ricordava di aver mai visto quegli occhi in nessuno degli studenti di Hogwarts, perciò o il ragazzo non era uno studente, oppure lei passava davvero troppo tempo concentrata sui suoi libri per accorgersi di cose come quella.

In silenzio e ancora pensierosa, ritornò verso l’ingresso della Sala, sperando che i Corvonero nel frattempo non fossero tornati all’attacco, o avrebbe dovuto fare i conti con la McGranitt.

 

***

 

Blaise Zabini era palesemente annoiato. Per tutta la durata del ballo aveva segretamente sperato che finisse il prima possibile, ma aveva anche dovuto fingere di essere perfettamente a suo agio e per niente nervoso, anche quando delle ragazzine di Grifondoro si erano avvicinate a Harry per chiedergli di ballare, immediatamente seguire da un gruppetto di Tassorosso. In fondo, il Serpeverde sapeva il motivo per cui Potter non voleva ancora fare coming out, ma questo non voleva dire che non fosse frustrato. 

Calmati Blaise, si ripeteva, dopotutto non siete una coppia, vi siete solo baciati e Potter non ha mai detto di ricambiare i tuoi sentimenti. Purtroppo non era così semplice, ma si rese conto che, almeno durante il ballo, avrebbe dovuto distrarsi, quindi si mise a osservare le coppie di ballerini che sfrecciavano sulla pista e tra loro gli parve di vedere anche Draco. 

Ebbene sì, il suo compagno di casa stava ballando con un’affascinante brunetta che sembrava presa da lui quasi quanto lo era lui da lei. Blaise si ritrovò a ridere sonoramente, rendendosi conto di non aver mai visto Draco tanto sereno come in quel momento: non poteva certo vedergli bene il viso, nascosto dalla maschera, ma la sua postura rilassata e il suo sguardo tranquillo gli facevano capire quanto quell’esile ragazza dai capelli color cioccolato lo avesse stregato. Il moro era molto felice per lui, dopotutto era la prima volta che aveva l’aria felice da quando l’Oscuro Signore era tornato al potere due anni prima: Malfoy, infatti, aveva passato il periodo più tormentato e solitario della sua vita, scacciando gli amici e chiudendosi sempre di più in se stesso, schiacciato da un peso che pareva soffocarlo. Solo dopo essere stato riammesso a scuola, dietro grande insistenza di Narcissa, era riuscito a riprendersi, anche se a volte, quando pensava che nessuno lo stesse guardando, il suo sguardo si faceva scuro e Blaise sapeva che in quei momenti stava ripensando alla guerra.

Da quando erano tornati a Hogwarts, Blaise sembrava essere l’unico di cui il biondo si fidasse e viceversa. Per questo motivo non rimase sorpreso quando vide l’amico lasciare la pista da ballo per dirigersi verso di lui.

- Bella serata, vero? - gli chiese sorridendo.
- Da come stavate appiccicati, direi che mi sorprende non vedervi già lasciare la Sala grande per cercare un posto più appartato - rispose il moro con un ghigno.

Per tutta la risposta Draco sbuffò e si voltò per dirigersi verso il buffet.

Fu allora che accadde: un boato riecheggiò nella Sala Grande, immediatamente seguito da un urlo così lacerante da far immobilizzare tutti.

- Aiutatela! Quella donna...vi prego...lei sta morendo! -
 

***FINE PRIMA PARTE***



_____________________________________________________________________________________________
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Si, lo so, sono di nuovo in ritardo, ma in mia difesa devo dire che questo è un capitolo molto importante: finalmente il ballo è arrivato, ma non solo! Alla fine del capitolo c'è una sorpresa! Chi sarà la donna che sta morendo? E chi è stato a urlare?
In ogni caso vi devo dare un avviso importante: farò una pausa di una settimana (eh, sì, anche io ho bisogno di una pausa per le vacanze di Pasqua) perciò ho deciso di rimandare la seconda parte del capitolo 12 a domenica 12 aprile.
Come al solito ringrazio coloro che hanno recensito il capitolo: barbarak, aym e vaniglia_lovefantasy. Inoltre ringrazio coloro che continuano a seguire la storia.
Un bacio a tutti e...Buona Pasqua! 


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 (seconda parte) ***


Capitolo 12 (seconda parte)

- Aiutatela! Quella donna...vi prego...lei sta morendo - stava urlando Harry Potter in preda al panico - era crollato sulle ginocchia e si premeva le mani sulle orecchie, come per isolarsi da ogni rumore.

Ognuno nella Sala Grande, che fosse studente o insegnante, si era immobilizzato vedendo che l’eroe del mondo magico, il grande Harry Potter, sembrava essere impazzito da un momento all’altro. La peside McGranitt gli si avvicinò con cautela, temendo di peggiorare la situazione e gli disse: - Harry, mi senti? Sono la professoressa McGranitt - 

Il ragazzo la guardava, ma sembrava non riconoscerla: il suo sguardo vagava senza sosta sul suo volto, come se non capisse che cosa ci facesse lì.

- Lei deve aiutarla, la prego! - implorava Harry
- Chi devo aiutare Harry? - chiese la preside dolcemente, con un tono che voleva rassicurarlo.
- Mia madre - rispose il ragazzo, e in quel momento una lacrima gli scese sul viso, seguita da molte altre. 
- Signor Weasley, accompagni immediatamente il signor Potter in infermeria - esclamò la McGranitt rivolgendosi al rosso, che per tutto il tempo era rimasto accanto a Harry.
- Subito! - rispose Ron, e facendo alzare Harry, aiutato da Dean Thomas, lo accompagnò in infermeria.
- Coraggio, tutti ritornino immediatamente nei loro dormitori: i caposcuola di ciascuna casa e i prefetti accompagnino gli studenti nelle Sale Comuni. I Professori mi seguano nel mio ufficio - ordinò la preside con lo sguardo di chi non ammetteva repliche e tutti, ancora sconvolti dall’accaduto, fecero quanto gli era stato detto senza replicare.

Nel frattempo Blaise Zabini era rimasto ad osservare la scena con un’espressione attonita e sconcertata dipinta in volto. Non riusciva proprio a capacitarsi che Harry fosse impazzito all’improvviso, e soprattutto che cos’era quel rumore assordante che avevano sentito poco prima?

Non sapeva darsi una spiegazione, ma per il momento la cosa importante era raggiungere il Grifondoro, cercando di capire cosa gli fosse successo. Si diresse, quindi, senza esitazione verso l’infermeria, guardandosi intorno per non essere visto da un professore, ma fu costretto a nascondersi dietro una colonna, non appena arrivò nel corridoio: due auror stavano sorvegliando l’ingresso dell’infermeria. Cosa diavolo ci facevano due auror lì?

 

***

 

Hermione Granger era molto, molto preoccupata. Aveva avvertito la McGranitt che Harry avrebbe potuto subire delle gravi conseguenze, ma lei non l’aveva ascoltata. Non appena ebbe accompagnato tutti gli studenti di Grifondoro nella Sala Comune, si cambiò velocemente per non essere impacciata dal vestito, i capelli che ormai erano liberi dall’incantesimo erano di nuovo sciolti in morbidi boccoli che le ondeggiavano sulla schiena, e si diresse a grandi passi verso l’infermeria, ma, quando giunse davanti all’ingresso, due auror le sbarrarono la strada.

- Sono la Caposcuola Granger e devo vedere immediatamente Harry Potter - esclamò Hermione a uno dei due auror.
- Può passare, Collins - rispose Madama Chips, avendola vista fuori dalla porta - è Hermione Granger - 
- Mi scusi, signorina Granger, non l’avevo riconosciuta - si giustificò l’auror. Da quando la guerra era finita, Hermione si era ritrovata sulle pagine dei giornali assieme a Harry e Ron, diventata famosa per essere parte del “Trio d’oro” che aveva sconfitto Voldemort.
- Non si preoccupi - rispose lei imbarazzata da tutta quell’attenzione, e si diresse quasi di corsa verso il letto che ospitava Harry.

Il ragazzo era assopito e sembrava tranquillo. Tuttavia, Hermione temeva che gli incubi che lo perseguitavano gli avrebbero fatto visita molto presto, perciò rimase seduta sull’unica sedia disponibile di fianco al letto, con un’aria preoccupata dipinta in viso.

- Non si preoccupi, signorina Granger, la preside mi ha detto degli incubi, così gli ho dato una pozione per dormire talmente forte da non farlo sognare. Un sonno senza sogni è quello di cui ha bisogno il signor Potter, in questo momento - le disse madama Chips in tono rassicurante.

Hermione le sorrise e l’anziana infermiera si diresse verso il suo studio, lasciandola sola con Harry. La caposcuola si prese del tempo per riflettere: naturalmente doveva discuterne con l’amico non appena si fosse svegliato. Sapeva bene, infatti, che non bastava una semplice pozione per scacciare gli incubi che tormentavano Harry. Certo, magari li avrebbe allontanati per un po’, ma non era quello il modo di eliminarli completamente. Quello che gli altri non sapevano, infatti, era che non erano dovuti agli avvenimenti della guerra, ma al fatto che Harry, seppur per un breve lasso di tempo, era morto a tutti gli effetti, nel momento in cui Voldemort gli aveva scagliato contro l’Anatema che uccide, eliminando l’ultimo Horcrux. 

Doveva parlarne con la McGranitt al più presto: sarebbero partiti per l’Irlanda entro la prossima settimana.

 

***

 

Draco Malfoy stava facendo il giro di perlustrazione dei corridoi, come gli era stato chiesto dalla preside, ma quando giunse nel corridoio dove si trovava l’infermeria, scorse una chioma castana molto familiare che si nascondeva dietro una colonna.

- Blaise! Cosa ci fai qui? E perché ti nascondi? - gli chiese il caposcuola, stupito dal comportamento dell’amico.
- Ehm, ecco...io...niente - rispose il ragazzo abbassando lo sguardo.
- Sei il peggior bugiardo che io abbia mai visto, Zabini. Coraggio, sputa il rospo - esclamò Draco con un’occhiata indagatrice.
- Beh, io vorrei entrare in infermeria per vedere come sta Harry, ma non posso farlo perché gli auror all’ingresso non lasciano passare nessuno tranne i suoi amici - disse il moro con aria abbattuta.
- Potter? E da quando ti interessa come sta Potter? - chiese Draco, ma non appena vide il lieve rossore che colorava le guance dell’amico la comprensione si fece largo sul suo volto - Era lui il ragazzo con cui uscivi in questi giorni, non è vero? - gli chiese poi con uno sguardo severo.
- Dai, Draco, non te la prendere. Lui mi piace davvero, e poi non vedo perché questo dovrebbe essere un problema tuo - 
- Non te la prendere? Potter è un emerito imbecille e calpesterà il tuo cuore riducendolo in tanti patetici pezzettini. Dammi retta, Blaise, dimenticati di lui - 
- Lo sai? Quando sei tornato ti ho difeso da tutti quelli che ti chiamavano traditore e che ti guardavano con disprezzo, perché nonostante tutto siamo sempre stati come fratelli e sapevo che potevamo contare l’uno sull’altro. Ti sto dicendo che per me Harry è davvero importante, e tu cosa fai? Mi dici che devo dimenticarlo solo perché ti brucia ancora che lui ti abbia salvato la vita -
- Ma cosa dici? Non è per questo che...-
- Non mentirmi Draco. Lo so bene quanto to faccia arrabbiare, ma ora ti sto chiedendo di mettere da parte il rancore almeno quel tanto che basta per tollerare la sua presenza. Non voglio che andiate d’accordo, ma che almeno tu accetti il fatto che forse potremmo stare insieme, se le cose andassero per il verso giusto -
- Ne sei sicuro? - gli chiese il caposcuola - Hai visto cos’è successo stasera e sinceramente non mi fido molto della sanità mentale dello Sfregiato, sempre che ci sia ancora qualcosa in quella testa -
- Si, Draco, voglio davvero che funzioni - gli disse Blaise con uno sguardo talmente risoluto, che a Draco parve di vedere la sua sicurezza scintillare in quegli occhi color del mare.
- D’accordo - rispose sospirando il caposcuola - seguimi, ma prima devi cancellare questo stupido incantesimo che mi hai fatto ai capelli -
- Sì, subito - rispose il moro e con un incantesimo non verbale, restituì a Draco il suo colore naturale, quindi si limitò a seguirlo, anche quando il caposcuola si avvicinò ai due auror appostati all’ingresso dell’infermeria.
- Non potete entrare - disse immediatamente uno dei due auror.
- Sono il caposcuola Malfoy e mi è stato chiesto dalla preside McGranitt di accertarmi che Harry Potter stia bene - mentì Draco.
- Va bene, ma il tuo amico deve rimanere fuori: solo due persone alla volta sono ammesse - 
- Non importa, io me ne sto andando - esclamò Hermione Granger, uscendo dalla sala - Malfoy, Zabini - li salutò lei.
- Granger - le disse il biondo di rimando, con un’aria piuttosto scocciata.
- Grazie - le sussurrò Blaise non appena le passò vicino e la caposcuola gli rispose con un sorriso sincero, per poi andarsene. 

Draco, con molto buon senso, aveva lasciato che l’amico si avvicinasse al letto di Potter, in fondo alla stanza, mentre lui si era seduto in uno dei tanti letti vuoti accanto alla porta, concedendosi del tempo per ripensare a quella serata. 

Chi era quella ragazza? Aveva visualizzato nella sua mente tutte le studentesse di Hogwarts che potessero assomigliarle, ma non riusciva a ricollegarla a nessuna di loro. E poi quegli occhi dorati, erano così belli da togliere il fiato, ma a Draco pareva di averli già visti da qualche parte, solo che non riusciva a ricordare dove. Una cosa, tuttavia lo aveva lasciato completamente sbalordito: il proprio atteggiamento. Non si era comportato daa idiota con lei, a differenza delle altre ragazze, e non sapeva spiegarsi come quella ragazza fosse in qualche modo riuscita a tirare fuori quel poco di buono che era rimasto in lui, dopo anni di maschere fatte di sarcasmo e cattiveria. In qualche modo quello sguardo lo aveva fatto sentire troppo esposto, ma non era stata una sensazione spiacevole, al contrario. 

Di una cosa Draco era assolutamente certo: l’avrebbe trovata.




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Angolo dell'autrice:
Lo so che mi odiate profondamente perchè vi ho fatto aspettare ben due settimane e un giorno dopo avervi lasciati in sospeso, ma in mia difesa posso dire che era Pasqua e mi sono presa una piccola pausa.
Detto questo, che ve ne pare? Non vi aspettavate che la storia si evolvesse così, vero? In realtà da ora inizierà la vera e propria trama della fan fiction e spero di non avervi delusi. Mi piacerebbe sentire le vostre ipotesi in merito... 
Ringrazio, come sempre, coloro che hanno recensito il capitolo precedente: aym e vaniglia_lovefantasy. Ringrazio, inoltre, coloro che continuano a leggere la storia in silenzio.
A domenica prossima!
Enchanted_darkness

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

La preside McGranitt era nel suo ufficio, circondata dal corpo docenti, mentre cercavano di dare un senso all’assurda situazione che si era presentata: durante il ballo in maschera che era stato organizzato per Halloween, alcuni Mangiamorte fuggitivi avevano cercato di entrare a Hogwarts e, immediatamente dopo, l’eroe del mondo magico, Harry Potter, sembrava essere impazzito. 

- Minerva, le nostre difese sono ancora attive e il ministro ci ha assicurato che gli auror hanno catturato i fuggitivi - disse il professor Vitious.
- Molto bene - rispose la preside - Tuttavia le difese attorno al castello non dovranno essere disattivate fino a quando non saremo certi che i nostri studenti siano perfettamente al sicuro -
- E per quanto riguarda Potter? - chiese il professor Lumacorno.
- Purtroppo, Horace, questo è un argomento piuttosto delicato. Io stessa non ho ancora ben chiara la situazione, pertanto mi recherò immediatamente in infermeria per discuterne con Madama Chips: sicuramente troveremo una soluzione - ripose la preside con un tono malinconico.
- Povero ragazzo, dopo tutto quello che ha passato...- stava dicendo la professoressa Sprite.
- Lo so, Pomona, ma per ora è tutto quello che so. Ti assicuro che farò del mio meglio per aiutare il signor Potter - concluse la McGranitt tornando a quell’aria severa che tanto sembrava caratterizzarla.

Una volta congedati gli insegnanti, la preside si diresse verso l’infermeria, attraversando i corridoi deserti. Tuttavia, arrivata al secondo piano, venne intercettata dalla caposcuola di Grifondoro, la quale sembrava pronta a tutto pur di farsi ascoltare, a giudicare dal cipiglio severo che aveva dipinto in viso.

- Preside McGranitt! - esclamò Hermione.
- Signorina Granger, cosa succede? Gli studenti sono tutti nei loro dormitori? - chiese la professoressa.
- Sì, ma non è di questo che volevo parlarle. Ho capito come salvare Harry! - 
- Che cosa? E come hai fatto? - 
- Ho iniziato ad avere dei sospetti da quando mi sono accorta del suo malessere...-
- Malessere? E perché non lo hai portato subito da me? -
- Perché non sapevo quanto fosse grave. Credevo si trattasse dello stress, ma purtroppo mi sbagliavo. Qualche giorno dopo Ron mi ha detto di aver sentito Harry urlare durante la notte, probabilmente perché uno degli incantesimi insonorizzanti che ha fatto sulle tende non era abbastanza potente, e ha detto che sembrava stare molto male. Tuttavia, non appena è riuscito a svegliarlo, non sembrava ricordare nulla, o forse ha mentito per non farci preoccupare. In ogni caso ho iniziato a fare delle ricerche, ma non ho trovato nulla di utile. Quando mi sono accorta delle sue occhiaie, che non sembravano sparire nemmeno dopo una notte di sonno, sono venuta da lei -
- Certo, mi ricordo dei tuoi sospetti e ne ho parlato con il signor Potter, ma la situazione non sembrava essere tanto grave -
- Infatti, era solo l’inizio. Ho trovato un libro sulle leggende irlandesi qualche settimana fa, mentre cercavo un approfondimento per difesa contro le arti oscure, e mi sono imbattuta in un capitolo sulle creature che avevano un legame con la morte -
- Signorina Granger, mi vuole spiegare cosa centra tutto questo con il signor Potter? -
- Vede, io credo che, quando Voldemort gli ha scagliato contro l’Anatema che uccide, nella foresta, ha aperto nella sua mente una sorta di varco, che, a quanto pare non è ancora stato richiuso - 
- Vuoi forse dire che...-
- Che nessuno può morire e tornare indietro senza conseguenze, nemmeno il Ragazzo Sopravvissuto - rispose Hermione.
- Capisco, quindi ho fatto bene a dire a Madama Chips di somministrargli una pozione Scacciasogni - 
- Penso, professoressa, che non sia sufficiente per eliminare il problema, dobbiamo portare Harry dalle Banshee -
- Comprendo la gravità della situazione, Hermione, tuttavia l’attacco di stasera potrebbe non essere un caso isolato, pertanto non possiamo correre il rischio di mandarvi a cercare delle creature mitologiche, di cui non siamo neppure certi dell’esistenza, con dei Mangiamorte a piede libero -
- Ma Harry potrebbe peggiorare! -
- Questo non accadrà: la pozione che gli è stata somministrata blocca gli incubi e qualunque altra forza esterna cerchi di prendere il controllo della sua mente -
- Preside, non si tratta di una forza esterna, si tratta di qualcosa che è dentro di lui e se non facciamo subito qualcosa...-
- Mi dispiace, ma non posso farvi uscire da Hogwarts per una missione suicida, perciò rimarrete al castello -
- Ma...-
- E’ la mia ultima parola, signorina Granger - concluse la preside McGranitt, e senza attendere una risposta, si diresse verso l’ufficio di Madama Chips.

 

***

 

Harry Potter aprì lentamente gli occhi. Un pigro raggio di sole fece capolino da dietro la tenda illuminando la sedia accanto al suo letto, che era momentaneamente occupata da un individuo con una zazzera castana che gli copriva il bel volto.

Subito un sorriso sorse spontaneo sul viso di Harry, che lo vide beatamente addormentato, con il mento appoggiato su un braccio, i vestiti che aveva portato al ballo tutti stropicciati.

- Blaise - lo chiamò il Grifondoro, ma non ottenne risposta. Decise quindi di alzarsi e, avvicinandosi alla sedia, gli posò una mano sul braccio, tuttavia il ragazzo sembrava essere profondamente addormentato. Harry, allora, raccolse tutto il coraggio necessario e fece per posarsi un dolce bacio sulla fronte, ma venne saldamente afferrato da due braccia forti che lo avvolsero in un abbraccio.
- Come ti senti? - gli sussurrò il Serpeverde, affondando il viso tra i suoi capelli.
- Bene, almeno credo - rispose il Grifondoro arrossendo, imbarazzato - perché mi trovo in infermeria? - chiese poi.
- Tu...non ricordi? - chiese incredulo Blaise.
- Non ricordo cosa? -
- Niente, te lo spiegherò più tardi -
- Perché? Non puoi dirmelo adesso? -
- No, adesso non è il momento -
- Ma che c...mmpf - il Grifondoro non ebbe il tempo di finire la frase che venne travolto dalle labbra di Blaise, il quale infuse in quel bacio tutta la preoccupazione e la paura che aveva provato vedendolo in quello stato, ma anche il sollievo e la felicità nel constatare che si era ripreso e che sembrava stare meglio.
- E questo per che cos’era? - chiese Harry ancora frastornato, sul volto un sorriso dolce che gli illuminava lo sguardo.
- Devo davvero avere un motivo per baciarti? Dopotutto non ci siamo visti dopo la festa...- rispose Blaise, ma il Grifondoro non seppe spiegarsi la preoccupazione che gli leggeva negli occhi.
- Giusto... - disse il Grifondoro - Ma vorrei sapere cos’è successo, non ricordo niente - 
- Beh, ecco...- cominciò il Serpeverde, ma venne interrotto da una voce.
- Blaise, sta arrivando la McGranitt e noi non dovremmo essere fuori dal dormitorio - disse quella che sembrava la voce di Draco Malfoy da dietro la tenda del letto di Harry.
- Cosa ci fa qui? - sussurrò Harry al Serpeverde, temendo che Malfoy avesse origliato.
- E’ grazie a lui se sono potuto venire qui - rispose Blaise, cogliendo l’irritazione negli occhi dell’altro - Ma ora devo andare - disse infine, spostando delicatamente Harry dall’abbraccio in cui erano stati stretti fino a quel momento.
- Oh...d’accordo - rispose Harry, visibilmente deluso da quella prospettiva.
- Non ti preoccupare, tornerò - rispose il Serpeverde con un sorriso malizioso e, dopo avergli rubato un ultimo bacio, scomparve dietro la tenda bianca.

Rimasto solo, Harry cercò di ricostruire gli avvenimenti di qualche ora prima, ma tutto quello che ricordava era un gran frastuono, e poi il buio.

 

***

 

Ginny Weasley non aveva mai avuto particolare interesse nel prendere in mano una sigaretta, ma da quando aveva saputo il vero motivo della rottura con Harry, sembrava una ciminiera ambulante.

- Lo sai, Ginny, non ti fa bene - le stava dicendo Calì, posandole una mano sulla spalla e sorridendole per darle conforto.
- Chiudi il becco, Patil - rispose la rossa, liquidandola con uno sguardo raggelante degno di Daphne Greengrass.

Era ormai mattina e di Harry ancora non si avevano notizie, finché Ginny non vide la chioma riccia e vaporosa di Hermione fare capolino dal buco del ritratto. La caposcuola aveva uno sguardo ancora più stanco del solito e la rossa non lo interpretò come un buon segno. Tuttavia, lei non era l’unica a volere delle informazioni da Hermione: infatti, tutta la sala comune di Grifondoro, che quella notte era stata pressoché incapace di prendere sonno, dati gli avvenimenti del ballo, si era affollata attorno alla caposcuola, nella speranza di ottenere informazioni, spiegazioni o solo qualche spunto per un ghiotto pettegolezzo.

Vedendo lo sguardo disperato dell’amica, Ginny prese in mano la situazione ed esclamò: - Immobilus - facendo immediatamente calare sulla Sala Comune un silenzio innaturale.

- Ti ringrazio Gin - le disse Hermione che si era prontamente resa immune dall’incantesimo dell’amica con un sortilegio scudo non verbale. Le due ragazze si diressero, quindi, verso la scala che portava ai dormitori delle ragazze, ma non prima che la caposcuola rilasciasse gli studenti, i quali, avendo capito l’antifona, le lasciarono in pace, mettendo a tacere, a loro malgrado, la curiosità.

Entrando nel dormitorio delle allieve del settimo anno, Ginny e Hermione si accomodarono sul grande letto a baldacchino, che solitamente occupava la caposcuola, e, senza troppi giri di parole arrivarono al punto della situazione.

- Harry sta bene - disse Hermione per rassicurare l’amica - Ma è solo una situazione provvisoria: dobbiamo partire per l’Irlanda il prima possibile o la pozione che gli impedisce di avere gli incubi gli darà assuefazione e peggiorerà -
- Aspetta - la interruppe l’amica - di quali incubi parli? E’ per questo che Harry è impazzito al ballo? E cosa centra l’Irlanda? - chiese Ginny sempre più confusa.
- Ora ti spiego, ma prima mi devi aiutare: dobbiamo far uscire Harry dal castello -  




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Angolo dell'autrice: 
Che ve ne pare? La storia si sta facendo interessante (o almeno lo spero) e i nostri eroi dovranno afforntare un viaggio...chissà...sarei curiosa di sapere che ne pensate, perciò aspetto con ansia le vostre recensoni.
Ringrazio Wicca97 e barbarak per aver recensito lo scorso capitolo e anche coloro che continuano a seguir la storia.
Alla prossima domenica (o lunedì notte)!

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Capitolo 15
*** Avviso ***


Avviso importante:

Mi scuso per l'assenza della settimana scorsa, ma purtroppo ho avuto un lutto in famiglia. Vi avviso quindi che riprenderò ad aggiornare regolarmente da domenica prossima 10 maggio.
Ringrazio coloro che continuano a leggere e recensire la storia.
Enchanted_darkness

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Capitolo 16
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Ronald Weasley misurava a grandi passi la sua stanza. Ormai erano passati due giorni da quando aveva portato Harry in infermeria e non era andato a trovarlo nemmeno una volta. Si sentiva il peggior amico che fosse mai esistito, ma proprio non ce la faceva a vedere la delusione sul volto dell’amico. Era stato un idiota a dire a Ginny la verità, dopotutto sapeva perfettamente che Harry gliene avrebbe parlato, ma nonostante questo si era fatto prendere dal rancore. Rancore per cosa, poi? Harry aveva ragione: non aveva motivo di essere arrabbiato con lui, anzi, avrebbe dovuto stargli vicino in un momento così difficile per lui. A Ron sembrava che qualcuno gli avesse messo al collo una giratempo, trasportandolo all’anno prima, quando aveva abbandonato Harry e Hermione durante la ricerca degli Horcrux. 

Ormai non poteva fare nulla per cambiare il passato, ma doveva fare qualcosa per impedire la rottura della loro amicizia. Non sarebbe proprio riuscito a sopportare una cosa simile.

Pertanto spalancò la porta del dormitorio degli allievi del settimo/ottavo e scese le scale così infetta che pareva avere Fuffi alle calcagna. Una volta giunto in Sala Comune, travolse inavvertitamente un gruppo di ragazzine del primo anno che caddero scompostamente sui divanetti come tanti birilli, ma Ron non aveva tempo di curarsene. Si lanciò attraverso il buco del ritratto, incurante degli studenti che stavano per rientrare nel dormitorio e corse a perdifiato fino alla porta dell’infermeria, dove due auror gli sbarrarono la strada. Tuttavia, non appena si accorsero della sua identità, si fecero immediatamente da parte.

- Ron! - esclamò Harry, non appena lo vide arrivare, trafelato, con i capelli completamente sparati e la camicia stropicciata - Per Merlino, cosa ti è successo? -
- Harry, ascolta: so di essere stato un pessimo amico e non smetterò mai di scusarmi per essermi arrabbiato ingiustamente con te, ma ti prego, perdonami! - disse Ron tutto d’un fiato, ancora affannato per la corsa.
- Ron, non sono arrabbiato, capisco che tu abbia voluto parlarne con Ginny: è tua sorella e non volevi che soffrisse. Mi è dispiaciuto molto, però, il fatto che tu te la sia presa con me, infondo sei il mio più caro amico e speravo che almeno tu rimanessi al mio fianco nonostante tutto -
- Ed è così, te lo assicuro! Diciamo che mi hai...colto di sorpresa. Comunque, credimi puoi dirmi tutto quello che vuoi e se vorrai uscire con Zabini ti sosterrò come avrei dovuto fare fin dall’inizio -
- Ne sei sicuro? - 
- Certo! Anzi, raccontami quello che mi sono perso in quest’ultima settimana - 
- D’accordo - rispose Harry e lo mise al corrente degli avvenimenti che erano capitati negli ultimi giorni.

Quando Harry concluse il suo racconto, l’amico gli chiese: - Ma quindi state insieme? -

- Beh, non proprio. In realtà non ne abbiamo mai parlato -
- Ma hai detto che ti è venuto a trovare due volte al giorno in infermeria -
- Si, ma non...abbiamo proprio...parlato molto-
- Ok, ok! - lo fermò il rosso alzando le mani, come in segno di resa - Troppe informazioni! -

Harry ridacchiò, felice che il suo migliore amico fosse con lui e che finalmente potessero parlarne liberamente.

Ron rimase con lui per quasi due ore, fino a quando un’alterata Madama Chips fece capolino da dietro la tenda per informarli che l’orario di visita era finito.

I due amici si salutarono con la promessa che il giorno successivo si sarebbero rivisti a colazione, dal momento che Harry sarebbe stato dimesso il mattino successivo.

 

***

 

Draco Malfoy era incredulo: com’era possibile che nessuna delle studentesse di Hogwarts assomigliasse anche vagamente alla ragazza del ballo? Aveva cercato quello sguardo nei corridoi, in Sala Grande e persino durante le lezioni con le altre case, ma non era riuscito a ritrovare quegli occhi. Ormai ne era ossessionato e non aveva alcuna intenzione di arrendersi, anche se avesse dovuto passare il resto dell’anno a fissare le ragazze, sembrando un maniaco.

Era nella Sala Comune di Serpeverde, sprofondato in uno dei divanetti di velluto accanto al grande camino di marmo bianco, e fissava le fiamme, assorto nei suoi pensieri, quando una testa mora irruppe nel suo campo visivo.

- Ancora qui a rimuginare sulla ragazza misteriosa? - gli chiese Blaise sedendosi nella poltrona accanto.
- Non so più dove cercarla, Blaise. So per certo che non è di Serpeverde e dubito sia di Tassorosso. Forse dovrei chiedere a Corvonero...-
- Non pensi possa essere di Grifondoro?-
- Impossibile. Era una persona in gamba e quelli sono tutti degli idioti -
- Ti ricordo che al momento esco con un Grifondoro -
- Solo perché la parte razionale del tuo cervello ha fatto momentaneamente i bagagli per colpa dello Sfregiato, non significa che io condivida la tua follia -
- Ma come siamo simpatici stamattina! Comunque se hai escluso tutte le altre case direi che dovresti considerare l’idea che possa essere una Grifondoro -
- Giammai! Ti dimostrerò che non è così - esclamò Draco alzandosi in piedi e, senza dire un’altra parola uscì a grandi passi dal dormitorio.

Non appena giunto in Sala Grande, si diresse verso il suo tavolo, mantenendo però gli occhi puntati verso quello di Grifondoro. Quella mattina, infatti, tutti gli studenti rosso-oro sembravano essersi alzati presto per vedere di persona il ritorno del Ragazzo-di-nuovo-sopravvisssuto e perciò Draco poteva osservare l’intera casa al completo. Tuttavia, non parve notare la presenza di qualcuno che potesse somigliare alla ragazza misteriosa, anche se dovette soffermarsi qualche istante quando arrivò Hermione Granger. Da quando la Granger è così radiosa?,si chiese Draco, ma se ne pentì immediatamente: Radiosa? Ma che sto dicendo?

Riprese, quindi la sua ricerca, ma anche quella mattina non concluse un bel niente.

 

***

 

Hermione Granger era abituata a rimuginare, infatti negli ultimi sette anni era stata la mente del cosiddetto Trio d’oro, tuttavia il motivo per cui rimuginava quella mattina non era preoccupante, catastrofico o fondamentale per la salvezza del mondo magico. Quella mattina rimuginava su qualcosa che sembrava renderla felice dato il sorriso che le abbelliva le labbra e che la accompagnava ovunque andasse.

- Hermione? Perché stai sorridendo in quel modo? - le chiese Ginny incuriosita non appena la caposcuola si sedette accanto a lei, al tavolo dei Grifondoro.
- Niente, niente - rispose la caposcuola - Piuttosto, Harry è già arrivato? -
- Non ancora. Immagino arriverà a momenti - 
- D’accordo. Dovremmo mettere  in atto il piano questa sera - disse Hermione sussurrando all’amica.
- Stasera? Ma come facciamo con gli Auror? - chiese Ginny, ma a voce troppo alta, tanto che Lavanda Brown e Calì Patil si voltarono, cercando di carpire quello che pensavano sarebbe stato un succoso pettegolezzo.
- Ne parliamo dopo - rispose la caposcuola con tono pratico, liquidando il discorso.

Nel frattempo Ronald Weasley aveva fatto il suo ingresso in Sala Grande e, tra uno sbadiglio e l’altro, aveva raggiunto il tavolo dei Grifondoro.

- ‘Giorno - disse poi con un tono palesemente assonnato.
- Buongiorno Ron - lo salutò Neville Paciock - Come mai così assonnato? -
- Io lo so il perché - lo interruppe Seamus - C’entra una cera bionda glaciale di Serpeverde, per caso? -
- Fatevi gli affari vostri voi due - rispose il diretto interessato, cercando di sembrare autorevole, ma non dovette riuscirci molto perché lentamente un sorriso compiaciuto si fece largo sul suo viso, rivelando la palese verità.
- E bravo Ron! - commentò Dean Thomas.

A qualche posto di distanza, Hermione Granger aveva perso il suo sorriso, che si era improvvisamente trasformato in uno sguardo spento e vuoto. Ginny parve notarlo pecche le posò una mano sul braccio, cercando di consolarla. Tuttavia la caposcuola, dopo averle rivolto un sorriso che doveva essere di rassicurazione, anche se per niente convincente, si alzò e uscì dalla sala, senza aver toccato cibo e senza aver detto una parola. 





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Angolo dell'autrice:
Si lo so, son terribilmente in ritardo e per di più questo è un capitolo di passaggio, ma vi assicuro che è importante! Soprattutto per quanto riguarda Draco e Hermione.
Mi piacerebbe tanto sapere la vostra opinione sulla storia, anche perchè non ho ricevuto molte recensioni ultimamente, e mi sta venendo il dubbio se continuare o no a scriverla. Aspetto un vostro parere.
Rongrazio coloro che hanno recensito il capitolo precedente e coloro che continuano a preferire/seguire/ricordare la storia.
Buona domenica!

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