Al di là della magia

di Sonomi
(/viewuser.php?uid=77957)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 3: *** Parte terza ***
Capitolo 4: *** Parte quarta ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Sonomi's home: 
Buonasera! Questa è la prima storia che lascio nel fandom di Shadowhunters, ed è una piccola minilong di massimo 3 capitoli :) è completamente AU e anche un pochino OCC (ma proprio poco >.<) e spero vivamente che riesca a catturare la vostra attenzione! Mi è venuta questa idea mentre leggevo Clockwork Angel e non so neanche come mai ahah.
Ecco a voi la prima parte di questa piccola Malec ;) (eh, OTP <3) Fatemi sapere che ne pensate ;)
Buona lettura :3

(Ps. non so se il raiting rimarrà arancione. Potrebbe scivolare sul rosso, lol)
 

Al di là della magia

 
Parte Prima


Un paio di grandi occhi blu si posizionarono sulla copertina di “Al di là della magia”, uno degli ultimi romanzi arrivati in quella libreria nel pieno centro di Brooklyn. Le dita sottili del ragazzo accarezzarono la copertina con delicatezza, saggiandone la consistenza e beandosi della piacevole sensazione della carta a contatto con i polpastrelli. 
Alexander Gideon Lightwood non poteva chiedere nulla di meglio. 
Quando aveva cominciato a lavorare in quella libreria aveva avuto quasi la sensazione di star sognando: a soli vent’anni aveva ottenuto un lavoro che gli permetteva di restare vicino alla sua grande passione, la lettura, e vedere l’entusiasmo delle persone quando riusciva a consigliare un buon libro era una grande soddisfazione. In quei momenti si sentiva davvero fiero di se stesso. 
-Alec- 
Una voce alle spalle fece sussultare il ragazzo, che  quasi mollò in terra la copia di Al di là della magia che teneva fra le mani. Quando si voltò, il suo sguardo andò a incrociare quello verde di Clarissa Fairchild, la ragazza che aveva sempre i turni in comune con lui e i cui capelli rossi non riuscivano mai a stare dove la giovane voleva che stessero. Lei lo guardò con ancora per un secondo, osservando il libro che Alexander teneva fra le mani, per poi sorridere.
-Jia mi ha chiesto di venirti a chiamare. Ha detto che devi immediatamente correre nel suo ufficio e che non devi perdere tempo- spiegò Clarissa annuendo. -Insomma, devi darti una mossa-
E con quelle parole la ragazza scomparve dietro a uno degli immensi scaffali, trascinandosi dietro uno scatolone di libri da sistemare. Alec (preferiva che tutti lo chiamassero così, ‘Alexander’ lo faceva sentire stranamente a disagio) guardò il punto il cui la sua collega era sparita con un sopracciglio alzato, l’espressione tra il vago e il perplesso: aveva sempre pensato che Clarissa fosse una ragazza leggermente strana, un po’ come il suo fidanzato che spesso la veniva a prendere alla fine del turno, un tipo mezzo dark, dai capelli biondi un po’ lunghetti e spettinati. Ma alla fine Alec riusciva ad andare d’accordo con tutti, e sicuramente le stranezze di Clarissa non erano un suo problema. Quelli erano altri, come il motivo per cui Jia Penhallow lo volesse nel suo ufficio. E aveva veramente paura di saperlo. 
Con ancora Al di là della magia fra le mani, Alec si diresse a passo spedito verso il retro del negozio, dove, dopo una porta color lilla, vi era l’ufficio della direttrice. Bussò due volte, prima di entrare nella stanza. Jia era seduta alla piccola scrivania, nascosta dietro a una pila di libri, i lunghi capelli neri a coprirle il volto; un leggero odore di caffè aleggiava nell’aria. 
-Mi ha fatto chiamare, signora Penhallow?- domandò Alec chiudendosi la porta alle spalle, mentre la donna alzava gli occhi scuri verso di lui. 
-Si. La prego signor Lightwood, si sieda-
-Sa che può chiamarmi solo Alec- mormorò il ragazzo liberando una delle poltroncine, occupate da altri libri, e sedendosi teso sul bordo. 
-Non siamo qui per parlare di come potrei chiamarla signor Lightwood, ma di lavoro. Molto lavoro- esclamò Jia afferrando una manciata di fogli. -Un lavoro parecchio prezioso che vorrei affidarle- continuò passando quelle scartoffie ad Alec. Quello alzò un sopracciglio. 
-Un lavoro prezioso affidato a me?-
-Si, signor Lightwood. Un evento davvero prezioso, che se andrà liscio come l’olio ci porterà parecchi soldi in tasca-
-E perché lo vuole affidare a me?- 
Jia guardò il ragazzo con un mezzo sorriso, portandosi le mani sotto il mento. 
-Ho molti motivi. Il primo è sicuramente la sua grande efficienza, signor Lightwood. So che affidarle questo evento mi farà sentire sicura- 
-Ne sono felice ma.. Cosa dovrei fare, signora Penhallow?-
-Dobbiamo organizzare un meet con uno scrittore. Siamo riusciti a ottenere qui la presentazione del suo nuovo libro- spiegò la donna con entusiasmo, battendo le mani. Alec strabuzzò gli occhi.
-Signora Penhallow, i meet sono una cosa seria. E’ sicura di volerlo affidare a me? Sono convinta che Simon saprebbe farlo meg..-
-Signor Lightwood, il fatto che io abbia scelto lei ha anche un secondo motivo, un motivo che con il signor Lewis non ha niente a che fare- lo interruppe Jia spazientita. -Se ho deciso di affidarle questo compito è dovuto anche al fatto che so quanto lei ami e conosca bene i lavori di questo scrittore- 
Alec rimase per un attimo in silenzio, guardando il suo capo con perplessità. Aveva letto centinaia di libri nella sua vita, e aveva parlato di questi a tutte le persone che fossero state un minimo interessate ad ascoltarlo. Jia poteva star parlando di chiunque. 
-Uno scrittore che conosco molto bene?-
-Oh si. Il libro che si sta portando dietro con tanta adorazione ne è la prova- 
E a quel punto Alec spalancò gli occhi talmente tanto da sentir male. Non poteva essere. Jia Penhallow lo stava sicuramente prendendo in giro. Le mani si strinsero convulsamente attorno a Al di là della magia, e il ragazzo deglutì. 
-Lei ha ottenuto un meet con Magnus Bane? Con Magnus Bane?- esclamò alla fine Alec spalancando la bocca. Il suo capo annuì. 
Quello che stava accadendo sembrava davvero una magia. Magnus Bane era uno degli scrittori più famosi del momento, e Alec aveva letto, o per meglio dire divorato, tutti i suoi libri. C’era qualcosa di fantastico in essi, nel modo di scrivere di quell’uomo, le parole sembravano essere in grado di catturare il cuore di chi leggeva. Erano misteriosi. Misteriosi tanto quanto il loro ideatore. Nessuno sapeva che faccia avesse o l’età di questo Magnus Bane, tranne il suo editore. Non aveva mai concesso interviste dal vivo, mai un meet. Era il classico “scrittore ombra”: poteva essere un uomo d’affari sui cinquant’anni come un ragazzo magro di diciotto. Ma una cosa era certa: Alec lo venerava. 
-Bane ha deciso di fare il suo primo meet qui da noi, per presentare ‘Al di là della magia’. Penso che lei capisca meglio di me quanto questo evento sia importante- affermò Jia con un mezzo sorriso. -Lei dovrà organizzare l’intero meet, in accordo con il signor Bane. Voglio che esaudisca ogni suo desiderio riguardo l’evento, tutto deve essere come il signor Bane vuole-
-Quindi mi sta dicendo che io incontrerò Magnus Bane prima di..-
-Prima di tutti gli altri mortali, si- lo interruppe Jia. -E’ una grande responsabilità signor Lightwood, ma sono convinta che ne uscirà fuori un ottimo lavoro-
E Alec non seppe se cominciare a ridere dal nervoso o a tremare per l’emozione. 
Nel dubbio fece entrambe le cose.

Un’auto nera come la notte si fermò davanti all’entrata della libreria “Carta Profumata” a Brooklyn, il sole che calava lentamente dietro ai grattaceli creando ombre sull’asfalto grigio. L’autista scese in fretta dal mezzo, il completo elegante leggermente stropicciato dal sedile, e fece il giro della macchina fino alla portiera destra anteriore. La aprì con un gesto secco, spostandosi di lato per far scendere un distinto uomo in giacca e cravatta. 
Un gruppo di ragazzine passò nel marciapiede accanto e istintivamente si fermarono a guardare la figura di quell’uomo, arrossendo vistosamente e sgranando gli occhi. Forse per l’alone di mistero che lo avvolgeva, forse per le incredibili fattezze, forse perché l’abito che indossava era fucsia. Molto acceso, per la precisione. Nonostante quel particolare evidente, non sembrava affatto a disagio e si stava dirigendo a passo svelto verso la porta della libreria seguito dall’autista. 
Magnus Bane non sapeva di preciso per quale motivo si fosse presentato da Carta Profumata prima della data prefissata, ma una malsana curiosità l’aveva spinto verso quel luogo come una falena era attratta dalla luce. Alla fine poteva ritenersi giustificato: stava per mostrare al mondo il suo volto per la prima volta dopo quasi quattro anni di carriera, stava per svelare la sua misteriosa identità. E ancora si chiedeva il perché di quella decisione che aveva preso su due piedi. Con un sospiro si passò una mano fra i capelli piuttosto lunghi e aprì la porta della libreria. Era completamente vuota, fatta eccezione per una ragazza che stava per pagare alla cassa e un giovane di spalle intendo a sistemare una pila di libri, ed era parecchio grande e spaziosa: file di scaffali si chiudevano a cerchio intorno alla zona pagamento, lasciando al centro un grande spazio vuoto (Magnus immaginò che la conferenza si sarebbe svolta lì). L’atmosfera che si respirava era quella di un sano interessamento alla lettura e alla cultura, tanto che lo scrittore iniziò a sentirsi quasi sollevato. Aveva scelto il posto giusto, almeno. Fece ancora qualche passo avanti, la suola delle scarpe risuonò nel quasi completo silenzio, e il ragazzo di spalle si voltò nella sua direzione, tenendo fra le mani due libri di diverso spessore.
E Magnus si sentì quasi congelare da quegli occhi blu, seminascosti dai ciuffi di capelli neri che ricadevano disordinati sulla fronte, che lo guardavano con un cipiglio stranito. Probabilmente per l’abito che indossava. Nonostante tutto, vide le gote del giovane imporporarsi leggermente.
-Buonasera. Le serve un libro?-
Erano due le possibilità: rivelare la sua identità al commesso (tanto si sarebbero comunque rivisti anche solo di sfuggita), o fingere di essere un normale ragazzo interessato a comprare. Optò per la seconda. 
-Effettivamente si. Devo fare un regalo- mentì Magnus, avvicinandosi al giovane. Da una distanza più ravvicinata i suoi occhi sembravano ancora più intensi. 
-Ha in mente un genere, di preciso?- 
-Uhm.. Urban fantasy? Qualcosa di appena uscito, magari- 
Il ragazzo annuì con un piccolo sorriso, girandogli le spalle come a voler cercare qualcosa. 
Uh, che carino.
-Sa, è uscito da pochissimo il nuovo romanzo del mio scrittore preferito. L’ho già quasi terminato di leggere e posso assicurarle che è davvero bellissimo- iniziò a dire il commesso continuando a restare di schiena, mentre Magnus alzava un sopracciglio.
-Quale scrittore? Magari lo conosco-
-Uhm, Magnus Bane. Quell’uomo fa magie con le parole- 
L’interpellato rimase di stucco, e spalancò leggermente la bocca, guardando la schiena del ragazzo con palese sorpresa. Questa proprio non se l’aspettava. Una delle cose che adorava del non essere mai riconosciuto da nessuno era il poter parlare di se stesso senza far sapere all’interlocutore chi era. Ma mai, mai gli era capitato di sentirsi lodare in maniera così schietta e aperta. Sentì un sorriso formarsi sulle labbra e attese che il giovane si girasse verso di lui per parlare di nuovo.
-E cosa le piace di questo autore? Sembra un grande fan- azzardò Magnus, intrecciando le mani dietro la schiena. Il commesso fece una risatina leggera.
-Nessuno riesce come lui a farmi entrare completamente dentro il libro. Ha mai avuto la sensazione di riuscire quasi a conoscere i personaggi come se fossero persone normali, leggendo? Io con quei libri provo proprio questo. E le descrizioni, oh. Pura poesia- 
Magnus sbatté le palpebre, sentendosi quasi in imbarazzo. Non si era mai sentito fare dei simili complimenti. 
-Molto interessante..- 
-Allora è interessato a uno dei libri di Bane?- sorrise il commesso, facendo illuminare gli occhi azzurri. 
Uh, dannatamente carino.
-Tornerò in questi giorni, purtroppo devo correre via adesso. Grazie a lei ora ho le idee molto più chiare- esclamò Magnus con un pizzico di ilarità, che a quanto sembrò il ragazzo non colse. Anzi, lo ringraziò della visita salutandolo con una delicata stretta di mano. 
Quella sera Magnus uscì da “Carta Profumata” sentendosi stranamente di buon umore. 


Una settimana dopo

Alexander camminava contorcendosi le mani nervosamente lungo tutto il perimetro dell’ufficio della signora Penhallow, stretto nei suoi vestiti parzialmente eleganti (non la solita maglia sgualcita, insomma). La camicia sembrava troppo stretta in prossimità del collo, senza parlare dell’assoluto fastidio che gli stavano dando quei jeans skinny neri. Ma Jia era stata chiara: non avrebbe dovuto nemmeno osare presentarsi al primo incontro con Magnus Bane vestito come un comune ragazzo di vent’anni. Perciò armato di tutto il suo coraggio aveva estratto dall’armadio quegli indumenti, ancora belli impacchettati nella carta (inutile dire che non se li fosse comprati lui). 
-Signor Lightwood, si sieda per favore. Mi sta facendo venire il mal di mare- sbottò la signora Penhallow sistemandosi i capelli neri dietro un orecchio. 
-Non posso-
-Capisco la sua agitazione, ma il signor Bane sarà qui a momenti. Deve cercare di assumere un aspetto più tranquillo- 
-La fa facile lei, Jia. Non sta per incontrare il suo scrittore preferito- 
Jia roteò gli occhi, scrocchiandosi le dita con un gesto impaziente; anche lei, nel suo vestito color panna dall’ampia gonna, era molto elegante. Alec si slacciò un bottone della camicia, continuando ad avvertirla troppo stretta. E in quel momento bussarono alla porta dell’ufficio. Ne sbucò Clarissa, i capelli rossicci raccolti in uno chignon disordinato e l’espressione agitata. 
-Jia, è arrivato- disse. Solo quelle tre parole. E Alexander si sentì morire. La signora Penhallow scattò in piedi, sistemandosi le pieghe del vestito con le mani, per poi dare un’occhiata ad Alec come per accertarsi che fosse rimasto presentabile come lo era dieci secondi prima. E uscirono dall’ufficio. Avevano tenuto chiuso la libreria per quel giorno, in modo da poter interloquire con Bane nel modo più riservato e tranquillo. Per cui non vi fu nessuno stupore quando raggiunsero la parte pubblica del negozio, trovandola deserta. 
Eccetto due persone al centro della sala.
Lì in piedi, avvolto in un completo azzurro chiaro, c’era un ragazzo che doveva aver avuto all’incirca ventidue, ventitré anni. I capelli neri, relativamente lunghi, erano tirati all’insù con una buona quantità di gel (gel brillantinato), la pelle leggermente scura faceva contrasto con gli incredibili occhi verdi del giovane, dalla forma allungata: doveva avere origini asiatiche. Le unghie erano smaltate di blu scuro, lo stesso colore delle scarpe. Le dita erano avvolte da una svariata quantità di anelli. Accanto a lui vi era un uomo sulla cinquantina, i capelli brizzolati e un sorriso simpatico. 
Alexander rimase congelato sul posto, le mani lungo i fianchi e gli occhi spalancati. Perché si ricordava benissimo di quello strano ragazzo che era venuto pochi giorni prima in libreria, con quel completo fucsia inguardabile. Quel ragazzo che gli aveva chiesto consiglio su un libro da comprare, e lui gli aveva consigliato quelli di Magnus Bane. Quelli di Magnus Bane. Alec sbiancò nel rendersi conto che aveva consigliato a Magnus Bane di comprarsi un proprio libro senza nemmeno saperlo. 
Non è detto, potrebbe essere l’uomo più anziano..
-Signor Bane.. Che piacere poterla incontrare di persona. Un piacere e un onore- esclamò Jia avvicinandosi al giovane. 
Come non detto, Alexander.
Ma Magnus Bane aveva piantato gli occhi proprio su Alec e lo stava guardando con un cipiglio divertito. 
-E’ un piacere anche per me, signora Penhallow- aggiunse poi, baciando la mano della donna, un gesto vecchio secoli. Persino Jia sembrò rimanerne colpita. 
-Se.. Se ci vogliamo accomodare nel mio ufficio possiamo iniziare a parlare dei primi dettagli- 
Alec fu ben contento di doversi muovere da lì, e scattò verso l’ufficio di Jia per aprire la porta a tutti, e cercando anche di non badare alla seconda occhiata ancor più divertita che Bane gli rivolse quando gli passò accanto. Profumava di un intenso odore di sandalo. 
-Prima di iniziare la discussione vorrei presentarvi Alexander Lightwood. Si occuperà lui dell’evento- spiegò Jia mentre si sedeva alla scrivania, indicando con un gesto della mano il ragazzo ancora accanto alla porta. -Per qualunque vostra richiesta o desiderio riguardo al meet dovrete parlarne con lui. Siete in ottime mani-
Magnus, seduto su una delle poltroncine, si sporse per lanciargli un sorriso carico di divertimento. 
-E’ un piacere conoscerla, Alexander- disse gongolante, facendo oscillare il piede della gamba accavallata. 
-Il nostro Alexander è un grande intenditore di libri, ed è parecchio informato sui suoi romanzi, signor Bane- continuò Jia con un sorriso di circostanza. 
-Oh, mi creda, lo so signora Penhallow- 
A quelle parole Alec rabbrividì, cercando di nascondere il nervosismo dietro un colpo di tosse mal dissimulato. Magnus, infatti, sorrise ancor di più nel vederlo arrossire. Mai si sarebbe aspettato di dover lavorare a stretto contatto con quel ragazzo dagli occhi blu, ma non poteva nascondere che l’idea lo intrigasse parecchio. Nonostante tutto cercò di concentrarsi su quello che Jia aveva cominciato a spiegare, rientrando nella sua modalità di scrittore di successo. Iniziarono a parlare della durata del meet, della scaletta dell’evento, mentre Alec appuntava le prime idee su un blocco notes. 
Due ore dopo Magnus Bane stava uscendo dalla libreria seguito da Jia e Alec, il vento che faceva svolazzare la giacca aperta dello scrittore. Alexander lo guardò estrarre dal portafogli un cartoncino giallo canarino, e si ritrovò a stringerlo fra le mani nel giro di pochi secondi. 
-Qui è segnato il mio numero di cellulare e il mio indirizzo. E’ facile che le chieda di venire a casa mia, quando sono in fase di scrittura è difficile che mi muova dal mio appartamento. Non è lontano da qui, comunque- spiegò Magnus lanciando un’occhiata al ragazzo, mentre quello assumeva le sfumature di un pomodoro. -Spero che il tempo che passeremo insieme sarà di suo gradimento, signor Lightwood- 
-Spero che lo sia anche per lei, signor Bane-
Magnus sorrise.
-Lo sarà di certo. Mi potrebbe scrivere il suo numero qui, per favore?- chiese poi Bane prendendo un altro cartoncino e una penna, porgendole ad Alec. Quello scrisse in fretta le cifre, nascondendo lo sguardo dietro i capelli neri. Nessuno disse altro. 
Magnus Bane scivolò dentro la macchina scura con un’ultima occhiata ad Alexander, e si allontanò, mentre Jia salutava con una mano l’auto che scompariva nel tramonto di Brooklyn.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte seconda ***


Sonomi's home:
Buonasera a tutti! ^^ Eccomi con la seconda parte della minilong. Proprio come avevo immaginato verrà di 3 capitoli, non sono riuscita a tagliare ahahaha ci tenevo a ringraziarvi dell'ottima accoglienza che ha avuto la prima parte, grazie di cuore :3 spero che anche questo capitolo vi piaccia <3

 





AL DI LA' DELLA MAGIA

Parte seconda


 

07:13
Signor Lightwood, perdoni l’ora ma ho bisogno del suo aiuto questo pomeriggio. 


Quando il cellulare di Alexander vibrò sul piano della cucina, il ragazzo non si sarebbe mai aspettato di leggere un messaggio di Magnus Bane. Non alle sette del mattino, per lo meno, quando ancora faticava a tenere gli occhi aperti e la sua espressione sembrava quella di una scimmia appena alzata. Nonostante tutto fece scorrere il dito sul display e lesse il messaggio dello scrittore. 

07:25
Signor Lightwood. 
Mi risponda.
La prego. 


Alec fissò lo schermo con un sopracciglio alzato e si chiese cosa diamine mandasse così in panico Magnus Bane. Dal giorno in cui si erano ufficialmente conosciuti era passata una settimana, e in quei sette giorni si erano incontrati una sola volta in un bar per discutere del numero di posti del meet. La loro conversazione era durata giusto il tempo di un cappuccino: mezz’ora dopo si erano salutati. Alla fine i dettagli da scegliere con lo scrittore erano davvero pochi, Alec si doveva occupare principalmente di cose in cui Magnus non avrebbe avuto niente da ridire (come quali testate giornalistiche chiamare, il fotografo, il servizio catering per il piccolo ricevimento dopo il meet..), quindi proprio non riusciva a immaginare cosa quel bizzarro ragazzo volesse da lui. Alle sette del mattino. 

7:30
Signor Bane, di grazia, cosa la preoccupa tanto da cercarmi a quest’ora del mattino?

7:32
Ho bisogno del suo aiuto. Ci vediamo alle 16 davanti a Carta Profumata.

7:35
Potrebbe essere così gentile da dirmi a cosa le servo?


7:40
Si metta un paio di scarpe comode. Alle 16, non si dimentichi. 

7:43
… va bene, signor Bane. 


Alexander guardò sconfortato la colazione, posando il cucchiaio accanto alla tazza colma di caffè nero. Aveva già pensato come passare quel pomeriggio, era il suo giorno libero dopotutto, e sicuramente il suo programma non aveva previsto di andare non si sa dove con un ragazzo eccentrico vestito come un cavallerizzo dei My Little Pony. Però, per quanto Magnus Bane sembrasse mago Merlino in veste rosa shocking, non poteva certo negare che la sua compagnia gli piacesse. Era il suo scrittore preferito, alla fin fine. Per quel motivo sorrideva mentre posava la tazza ancora piena per metà nel lavandino e si dirigeva nella propria camera per mettersi una tuta comoda. Ai vestiti del pomeriggio avrebbe pensato più tardi. 


Magnus camminava avanti e indietro nel salotto di casa, le ciabatte a forma di zebra che zampettavano per tutto il pavimento di parquet spaventando il gatto, i capelli sciolti lungo il volto e il corpo avvolto in un pigiama color giallo canarino. In mano teneva una penna blu, e la faceva roteare fra le dita con maestria, mentre continuava la sua corsa per tutta la sala. Non ci riusciva. Non ci riusciva, ed era dannatamente frustrante. Quella mattina si era svegliato alle cinque, troppo preso dal delirio dello scrittore per starsene fermo in letto, ed era corso al computer continuando il secondo capitolo del suo nuovo romanzo. E poi..la catastrofe: l’introduzione di un nuovo personaggio, che nelle sue idee doveva essere fra i principali, e non riusciva a farlo venir fuori dalla sua mente. Zero, il nulla. Aveva provato in tutti i modi a farsi venire l’ispirazione: aveva bevuto un bicchiere di vino (alle sei del mattino, si), aveva fatto un bagno caldo, si era dato lo smalto nuovo. Ma niente. E poi, proprio mentre si stava dando il colore sul mignolo della mano destra, ecco sorgere un altro problema alla lista infinita. E aveva finito per scrivere ad Alexander Lightwood senza nemmeno pensare che fossero appena le sette. 
Fu proprio il pensiero di Alexander Lightwood a fargli rendere conto che, camminando per il salotto, si erano fatte le due del pomeriggio e lui era ancora in pigiama. Con un sospiro lasciò la penna accanto al blocchetto degli appunti e al computer e si diresse verso l’armadio alla ricerca dei vestiti da indossare. Aveva notato con quanto disagio Alexander era stato seduto accanto a lui, quel giorno nel bar, per via del completo rosso acceso che aveva messo, perciò decise che avrebbe optato per qualcosa di più sobrio: afferrò un paio di pantaloni bianchi e una camicia nera, assieme a un paio di scarpe eleganti dello stesso colore. Non si vestiva in maniera così.. neutra dalla fine delle scuole superiori ma doveva ammettere che il suo volto era messo parecchio in risalto da quell’accostamento così normale. In compenso passò parecchio tempo a sistemarsi i capelli, creando con il gel un effetto spettinato sul ciuffo. Look classico di un qualsiasi ragazzo poco più ventenne. 
Giunse davanti a Carta Profumata alle 15:55 e incredibilmente vi trovò già Alexander Lightwood. Aveva un’aria fresca nel suo maglione nero e nei jeans beige, anche se i capelli color della notte continuavano a finirgli negli occhi per via del vento. Quando si accorse dell’arrivo di Magnus, lo scrittore lo guardò sgranare gli occhi, immaginando la sorpresa nel vederlo così sobrio. Ed era altrettanto sicuro che non avrebbe comunque detto niente al riguardo. 
-Buon pomeriggio signor Lightwood. Grazie per essere venuto- affermò Magnus con un sorriso, mentre Alexander assumeva una leggera tonalità rosata sulle guance. 
-E’ il mio lavoro signor Bane. In cosa posso esserle utile?-
Magnus aspettò qualche secondo, prima di rivelare l’incredibile emergenza in cui si era ritrovato. Perché era altrettanto sicuro che quella che lui stava definendo emergenza per Alexander Lightwood sarebbe stata una sciocchezza. E aveva vagamente paura di essere insultato.
-.. Non so cosa indossare al meet. Mi deve accompagnare a scegliere il completo-
Bane guardò il sopracciglio di Alexander sollevarsi lentamente, così come la scintilla negli occhi blu di quest’ultimo. La sua perplessità era palpabile.
-Mi sta prendendo in giro?-
-Affatto. Sarà la mia prima apparizione. Non posso presentarmi vestito in maniera indecente-
-Signor Bane, anche quello che sta indossando in questo momento andrebbe bene, lo sa?-
Magnus sorrise. 
-Io dico di no. Vogliamo andare, signor Lightwood?-

Ore 19:16. Alexander Lightwood era in procinto di compiere un omicidio. 
Sedeva alla tavola di un locale che mai aveva notato prima (gli sembrava si chiamasse..Taki?), circondato da sacchetti. Sia chiaro, nessuno di quelli era suo. Tutti di Magnus Bane, che proprio in quel momento stava osservando con occhio critico il menù del ristorante. E Alec lo bruciava con lo sguardo, senza darlo troppo a vedere: doveva rimanere professionale, nonostante tutto. Nonostante non sentisse quasi più i piedi da quanto avevano girato per negozi. Nonostante avesse un lancinante mal di testa. 
-Cosa prende signor Lightwood?- 
-Quello che prende lei, non sono mai stato qui- sbottò Alec, appoggiando i gomiti sul tavolo. Magnus gli sorrise (o forse meglio dire ‘ghignò’) proprio mentre una cameriera molto carina si avvicinava alla loro postazione. Magnus ordinò qualcosa dal nome impronunciabile, e Alexander non fece domande. Dopo quella giornata, immaginava che nulla potesse essere peggio.
Beh, si sbagliava. 
Il piatto che arrivò una quindicina di minuti dopo era qualcosa di assolutamente.. Inguardabile, e probabilmente anche di immangiabile. Sembrava un insieme di verdure dall’aspetto malconcio (-Sono grigliate!- aveva ribattuto Magnus), mischiate assieme a un tipo di pasta che non aveva mai visto in vita sua. Ma, a dispetto di quello che si era aspettato, il gusto era ottimo. 
-Posso farle una domanda, Alexander?- disse ad un tratto Magnus arrotolando una melanzana con la forchetta. Alec annuì. -Quanti anni ha?-
-Venti-
A quella risposta secca lo scrittore annuì a se stesso.
-Possiamo darci del tu, allora? Ci passiamo solo tre anni. E poi non penso che sia il caso di mantenere questa freddezza- esclamò alla fine posando la forchetta. -Darti del lei è davvero strano, lasciatelo dire- 
Alec assentì, posando a sua volta la forchetta, e piantò gli occhi blu sul volto di Magnus. Effettivamente era davvero giovane, e si chiese per un attimo come mai non avesse trovato strano a sua volta dare del lei a quel ragazzo dalla pelle leggermente scura e gli occhi allungati. Poi ripensò al fatto che lui, stravagante o meno, fosse il suo scrittore preferito e tutto l’imbarazzo tornò a salire. 
-Lavori molto da Carta Profumata? La signora Penhallow sembra ammirarti parecchio- chiese Magnus, desideroso di fare conversazione. In tutta quella settimana si era posto qualche domanda sull’affascinante giovane che avrebbe dovuto lavorare con lui, ma non aveva mai avuto tempo per parlagli direttamente e a lungo. Questa era la sua occasione. 
-Circa un anno e mezzo. Mi piace quella libreria, i miei colleghi sono persone alla mano- spiegò Alec passando il dito sul bordo del bicchiere. Magnus catturò quel gesto con lo sguardo, affascinato dalle dita affusolate dell’altro. 
-Posso farti un’altra domanda, che in un certo senso riguarda anche un po’ me?- 
Alexander annuì, interdetto dalla curiosità di quello scrittore. Era una situazione davvero assurda.
-Dei miei libri..qual è il personaggio che ti è piaciuto di più?-
E a quel punto Magnus guardò un po’ sorpreso il sorriso nascere sulle labbra rosee dell’altro, un sorriso vagamente divertito e timido. 
-Devi sapere che il tuo ultimo libro mi ha conquistato letteralmente- spiegò Alec sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -E sono completamente rimasto affascinato dal Sommo Stregone di Brooklyn- 
Magnus quasi sputacchiò il vino che stava bevendo, ottenendo come risultato quello di farselo andare di traverso. Tossì per qualche secondo, sotto lo sguardo apprensivo del collega, per poi fare un respiro profondo e passarsi il tovagliolo delicatamente sulle labbra. Alec sollevò un sopracciglio. 
-Quindi.. Il Sommo Stregone di Brooklyn eh? E come mai?- 
Un altro sorriso da parte di Alexander.
-Quando ho iniziato a leggere Al di là della magia non mi sarei mai aspettato un personaggio del genere, né una simile storia. Hai sempre scritto thriller, mischiati al sovrannaturale, è vero, ma.. Trovarmi questa storia così fantasy e con un personaggio così profondo ha sorpreso persino me- iniziò a spiegare Alec. -Pagina dopo pagina mi sono calato nella mente dello Stregone, ho percepito i suoi pensieri più nascosti, i suoi sentimenti e sono addirittura arrivato a chiedermi: cosa c’è dietro al Sommo Stregone di Brooklyn? Non avevi mai fatto un personaggio così caratterizzato. E mi piace quello che ho letto- 
Magnus guardò il volto di Alexander, acceso di entusiasmo per la spiegazione, e si sentì completamente spogliato di tutto, totalmente messo a nudo di fronte a quegli occhi blu. Si passò una mano fra i capelli, spettinandoli ancora di più, fissando lo sguardo sul bicchiere mezzo vuoto che aveva di fronte. Non avrebbe mai immaginato che quel personaggio, che all’interno di Al di là della magia non era neppure il protagonista, avrebbe potuto colpire così tanto. Non avrebbe mai immaginato che la proiezione di se stesso avrebbe colpito proprio Alexander Lightwood. E di colpo, come un fulmine a ciel sereno, di fronte ai suoi occhi cominciò a comparire la risposta a tutti suoi problemi. Sorrise.
-Vuoi sapere cosa c’è dietro al Sommo Stregone di Brooklyn? Te lo dirò, ma a una condizione- disse lo scrittore chinandosi sul tavolo. Alexander corrugò le sopracciglia.
-E quale? Non altro shopping per favore- si lasciò scappare, senza però pentirsene. Magnus rise. 
-Io ti parlo dello Stregone se tu mi parli di te- affermò. -Susciti la mia curiosità, Alexander. Concedimi una passeggiata, o un drink. E parlami di te- 
Quelle parole fecero sentire Alec vagamente a disagio, tanto che prese a torturarsi le dita delle mani sotto il tavolo. Non gli piaceva molto parlare di sé. C’erano troppe cose che nessuno sapeva, cose che non voleva dire o che non aveva mai avuto occasione di rendere note, pensieri, parole, azioni. Eppure aveva la sensazione che dietro la domanda di Magnus ci fosse di più: chiedergli di parlare di lui per sapere di più sul personaggio del libro sembrava una contrattazione equa sulle labbra dello scrittore. Forse perché, proprio come aveva immaginato, dietro allo Stregone di Brooklyn c’era più di quanto Magnus Bane avesse avuto intenzione di mostrare?
-Va bene-
Si ritrovò ad accettare prima ancora di rendersene conto. 

Magnus camminava affianco ad Alec, avvolto in una giacca leggera. Aveva iniziato a tirare un leggero venticello, e Brooklyn si era fatta vagamente più fredda. Alexander invece sembrava completamente a suo agio nell’aria di fine settembre, e nel suo maglione stava più che bene. Erano usciti dal ristorante da poco, giusto da una decina di minuti, e da quel momento non avevano ancora aperto bocca. Alec attese la raffica di domande.
-Allora.. Vuoi iniziare a raccontarmi qualcosa di te?-
-Da dove inizio?-
-Da dove preferisci-. E Magnus fece un sorriso di incoraggiamento. Alec sospirò. 
-Per qualche strana ragione appena le persone mi conoscono pensano che io sia figlio unico- iniziò il ragazzo, senza sapere che pesci prendere. -In realtà ho una sorella minore, Isabelle, e un fratellino, Max. Izzy è completamente diversa da me, è molto estroversa, ma le voglio un gran bene e andiamo molto d’accordo. Max invece è fissato con i manga giapponesi. I miei genitori.. Beh, non vanno molto d’accordo, ecco- balbettò, tossendo per cambiare subito discorso. 
-Essendo il fratello maggiore spesso ho la sensazione di dovermi occupare di tutti, forse è anche per questo che sono sempre così serio e rigido. In realtà mia sorella e mio fratello sono molto più bravi a difendersi da soli di quanto lo sia io-. Alec sorrise. 
-E’ normale sentire il bisogno di proteggerli, sei il fratellone no?- Magnus rise. -Continua, ti prego-
-Ho sempre avuto una passione per i libri, fin da bambino. In casa abbiamo una stanza che ha funzione di biblioteca: ci ho passato la mia infanzia dentro. Preferivo leggere che giocare, o la compagnia di un romanzo piuttosto che quella di qualche bambino. Io.. Non mi sono mai sentito totalmente a mio agio con i ragazzini della mia età. Già allora ero troppo serio-
-Non è una cosa brutta- affermò Magnus, sentendo nel tono dell’altro una nota di amarezza. -Ho iniziato a scrivere quando avevo sette anni. Neanche io sono uscito spesso con degli amici-
-Però questo non mi pare che abbia influito sul tuo carattere, no? Sembri piuttosto esuberante- borbottò Alec, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Gli veniva troppo spontaneo essere così diretto. Magnus, comunque, rise di nuovo. 
-Sono piuttosto allenato a mostrarmi esuberante, ma sono la persona più riservata del pianeta, credimi. E qualche ragazza che ti abbia fatto girare la testa? Sei fidanzato?-
Magnus capì nel giro di tre secondi di aver posto la domanda sbagliata. Alec abbassò lo sguardo, grattandosi la nuca palesemente a disagio, perché, detto proprio chiaramente, aveva raccontato della sua famiglia per poi passare direttamente ai libri proprio nella speranza di saltare quell’argomento. Peccato che lo scrittore fosse curioso come una scimmia. 
-Io non.. Ho mai avuto una relazione, ecco-
Magnus si fermò nel bel mezzo del marciapiede, fissando Alec con gli occhi spalancati. 
-Non mi dire. E’ impossibile, sei troppo attraente per non aver mai avuto una ragazza- 
Lo scrittore aveva detto quella frase senza pensarci e Alexander era arrossito di conseguenza come un pomodoro maturo in un orto in piena estate. Molto rosso, insomma. 
Doveva proprio dirglielo?
-Ok, ehm.. Le avance non mi sono mancate. Sono io che non.. Mi sono mai interessato- 
-Mai mai?-. Magnus sembrava esterrefatto. 
-…non mi sono mai arrivate le avance giuste, mettiamola così- 
Cadde il silenzio. Alec imbarazzato a tal punto da fissarsi le scarpe con troppo interesse, Magnus che, ancora più sconvolto dall’ultima affermazione, guardava l’altro con gli occhi fuori dalle orbite. Questa proprio non se l’aspettava. Mai avrebbe detto che Alexander Lightwood..
-Sei gay?-
Domanda idiota, ma non poté fare a meno di porla. 
-Non te lo aspettavi, eh?- ridacchiò Alec, continuando a fissare il pavimento. Magnus fece una smorfia.
-Guarda che puoi evitare di essere così in imbarazzo. Per me non è un problema. Stai parlando con Magnus Bane, un eccentrico scrittore bisessuale- ammise poi, un mezzo sorriso non appena Alexander alzò gli occhi su di lui palesemente sconvolto.
-Sei bisessuale?-
-Già. Sono stato con una sola donna nella mia vita, sai? Si chiamava Camille. Siamo stati insieme un annetto.. Poi ci siamo lasciati. Sai perché? Mi ero innamorato di un ragazzo. E’ stato allora che ho capito di essere bisessuale- raccontò Magnus, riprendendo a camminare lentamente. Alec lo seguì a ruota. 
-Sembri..così a tuo agio..- sussurrò quest’ultimo, infilando di nuovo le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Non c’è  motivo per non esserlo- 
Magnus si fermò di nuovo, e questa volta Alec capì subito perché: erano davanti a Carta Profumata, i lampioni illuminavano l’insegna sopra la saracinesca tirata giù.
-Si sta facendo tardi, e io ho romanzo da continuare- affermò lo scrittore mettendosi in spalla tutti i sacchetti. Alexander alzò un sopracciglio.
-Sbaglio o dovresti raccontarmi del Sommo Stregone di Brooklyn? Ho parlato io per tutta la sera!-
E a quel punto Magnus fece un sorrisetto sbilenco, vagamente malizioso, gli occhi verdi che brillavano di una luce divertita. 
-Ti aspetto per un caffè domani pomeriggio. Hai il mio indirizzo- 
Nessun’altra parola, nessun saluto, niente di niente. Con quelle parole Magnus Bane voltò le spalle ad Alexander Lightwood, il sorriso ancora sul volto e una strana allegria nel cuore. Non vide l’espressione sbalordita dell’altro né il rossore sulle guance. Doveva solo arrivare a casa e scrivere. 
Aveva trovato ciò che cercava. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte terza ***


Sonomi's home:
Salve a tutti :D eccoci alla terza parte della FF, che in teoria doveva essere l'ultima. E sottolineo "in teoria" perchè come al solito non sono riuscita a tagliare e quindi ci sarà anche una quarta parte ahahaha :) spero che questo capitolo vi piaccia, ci ho messo più degli altri due perchè sono in pieno periodo esami all'università e il tempo per scrivere mi manca davvero :( che tristezza ç___ç
Comunque ci tengo a ringraziare tutte le persone che mi seguono e anche tutti coloro che mi recensiscono <3 non sapete quanto mi faccia piacere :3 Non sto a stressarvi ancora, vi lascio alla lettura :3






 
PARTE TERZA



Bussare o non bussare. 
Questo era il dilemma di proporzioni Shakespeariane che Alexander stava affrontando in quel momento.
Bussare o non bussare.
Si sentiva vagamente stupido. Alla fine era stato invitato a passare dall’appartamento di Magnus Bane da Magnus Bane in persona, non avrebbe dovuto farsi tante fisime. Eppure, fermo davanti alla porta d’ingresso, non poteva fare a meno di chiedersi perché avesse accettato davvero quell’invito per nulla lavorativo. 
Vuoi vederlo. Ti ha fatto sentire a tuo agio e sei curioso di saperne di più sul Sommo Stregone di Brooklyn, ecco perché sei qui.
Uh, a volte la sua coscienza era un pugno nello stomaco e una bocca della verità messi insieme. Con un sospiro fece un altro passetto verso la porta e bussò due volte con decisione, per poi infilarsi le mani in tasca per ostentare una postura rilassata. Dieci secondi dopo un Magnus Bane avvolto in una vestaglia blu elettrico e dalle pantofole lilla sbucò sulla soglia reggendo fra le dita una tazza colma di quello che sembrava tè. 
-Alexander. Pensavo che non saresti più venuto- disse lo scrittore, lanciando un’occhiata all’orologio accanto alla porta. Segnava le 17:45. Quello tentennò. 
-Stavo facendo due lavori in casa e non mi sono reso conto dell’orario, chiedo scusa. Disturbo?-
Magnus fece un sorrisetto sbilenco, e come risposta alla domanda del ragazzo si spostò di lato per permettergli di entrare. 
-Stavo buttando giù la scheda caratteriale di un nuovo personaggio del seguito di Al di là della magia- spiegò Magnus chiudendo la porta con uno scatto della mano. -Quindi nessun disturbo particolare-
-Al di là della magia avrà un seguito?- 
Alec sembrava sbalordito e felice allo stesso tempo, e lo scrittore gongolò per un attimo nel vederlo in quello stato. 
-Sei la prima persona a saperlo, quindi non spifferarlo in giro. Non ho nemmeno informato il mio editore- 
Con quelle parole Magnus sprofondò nel divano che si trovava nella stanza (doveva essere il salotto) evitando accuratamente di rovesciare sulla pelle nera la bevanda che teneva tra le mani. Gli era costato un occhio della testa. 
-Pensi di stare lì impalato davanti alla porta o di venire a sederti?-
Alexander mosse qualche passo, dirigendosi verso il divano, per poi sedersi ben lontano dallo scrittore. Essere in casa di Magnus in qualche modo lo rendeva nervoso, come se delle costanti cariche elettriche continuassero a percorrergli gli arti. E lui non si era mai sentito così in vita sua. 
-Allora.. Ci sono novità sul meet per caso?-
Era evidente l’intenzione dello scrittore di rompere l’apparente parete di ghiaccio che si era formata. Aveva notato il disagio di Alec, come poteva non farlo, soprattutto visto che il ragazzo si stata torturando le dita delle mani come se quelle gli avessero commesso contro un orribile torto. Meglio agire prima che se le staccasse. 
-Jia mi ha confermato l’ora. Inizierà alle 16, come avevamo deciso noi- affermò Alec, annuendo leggermente, mentre Magnus faceva scivolare una mano lungo il bracciolo del divano. 
-La sessione di autografi?-
-Devi dirmi se vuoi farla o no. Però, se posso darti un consiglio, dovresti. E’ la tua prima apparizione in pubblico, devi mostrarti ben disposto- azzardò il moro, e lo scrittore sorrise divertito. Gli occhi verdi brillarono per un attimo.
-Penso che tu abbia ragione. Puoi comunicare a Jia che firmerò i libri- 
Alec annuì di nuovo, sedendosi meglio, e finalmente smise di uccidere le proprie mani. Magnus interpretò quel gesto come un buon segno, e senza darlo troppo a vedere si avvicinò un poco al giovane. Odiava parlare con le persone stando distanti l’una dall’altra, che senso aveva? 
-Se non sbaglio ieri ti ho invitato qui per un motivo. Mi stupisco che tu non mi abbia ancora chiesto niente- scherzò Magnus, incrociando le gambe sul divano dopo aver poggiato la tazza di tè vuota sul tavolino. Alexander fece un sorrisetto.
-Non volevo risultare maleducato-
-Non riusciresti a sembrarlo neanche volendo, hai l’aria troppo tenera. E poi, se non erro, sono stato io a proporti questo “scambio”, no?- 
Alec si era fermato a ‘aria troppo tenera’, captando l’altra metà della frase con qualche secondo di ritardo. Cercò di scacciare quella parte di pensieri che lo portavano a chiedersi cosa Magnus volesse dire sempre con quelle frecciatine, concentrandosi sul vero motivo per cui era andando lì quel tardo pomeriggio. 
-Vero. Allora risponderai alle mie domande sullo Stregone?-
-Tutte quelle che vuoi- 
Alec sorrise, e la sua mente si affollò subito di quesiti di vario genere. 
-Quando ti ho detto che il Sommo Stregone di Brooklyn era il mio personaggio preferito, ti ho anche detto cosa mi era venuto subito in mente..-
-Ti sei chiesto cosa ci fosse dietro al personaggio, giusto?- lo interruppe Magnus. Il moro annuì e sorpreso guardò lo scrittore fare un sospiro. 
-E’ molto semplice.. Ci sono io- 
Quelle parole così secche lasciarono Alec di sasso.
-Ci sei..tu?-
-Il Sommo Stregone di Brooklyn è una trasposizione su carta di me stesso. Hai pensato bene quando ti sei reso conto che non era un semplice personaggio- spiegò Magnus, vagamente a disagio, tracciando con l’indice della mano sinistra il contorno del proprio piede. -Penso che tu abbia notato, infatti, che non ho mai annunciato quale fosse il nome dello stregone. L’ho sempre fatto chiamare “il Sommo” o semplicemente “stregone”. Ho cercato anche di non far trasparire troppo le mie emozioni nel scriverlo e pensavo di esserci riuscito. A quanto pare, però, tu sei un lettore troppo profondo- 
Ecco perché in cambio delle informazioni sul personaggio Magnus mi ha chiesto di parlare di me. La cosa ad Alec apparve subito ovvia. Ovvia e incredibile. 
-Ti sei ammutolito. Ti ho sconvolto così tanto?- scherzò lo scrittore, mentre l’altro scuoteva leggermente il capo.
-Mi stavo solo domandando se, allora, dato che sei il Sommo Stregone di Brooklyn, nascondi i suoi stessi misteri-
L’affermazione di Alec aleggiò per qualche secondo per il salotto, come se Magnus la stesse analizzando per bene prima di rispondere. Ma, tutto ad un tratto, le labbra di quest’ultimo si tesero in un sorriso pieno di malizia e divertimento, tanto che Alec quasi si pentì delle sue parole.
-E tu vorresti scoprirli adesso, questi misteri, Alexander?-
Il moro passò immediatamente dal solito pallore a un rosso accesso, e piantò gli occhi sulle proprie mani, che aveva puntualmente ripreso a torturarsi. Sentiva che non sarebbe uscito vivo da quella conversazione se fossero andati avanti così, ma a quanto pare Bane aveva un’insolita propensione a volerlo stuzzicare. Magnus, in compenso, rideva dentro di sé per l’espressione di completo orrore misto a imbarazzo dipinta sul volto di Alec, espressione che gli faceva nascere un fastidioso sfarfallare all’altezza dello stomaco. Da tanto tempo non si sentiva attratto da una persona in quel modo così candido. Non poteva negare di essere un playboy, perché lo era eccome. Tanti erano attratti da lui e lui era stato attratto da tanti. Eppure la curiosità che leggeva negli occhi di Alexander, perché c’era, la vedeva, era diversa dalla strana tensione e lussuria che aleggiava in quelli dei suoi ex amanti e non poteva fare a meno di sentirsene attratto a sua volta. 
Voleva parlare con lui, ancora. Saperne di più.
-Posso svelarti alcuni di questi misteri, sai? Ma tu mi devi parlare ancora un po’ di te. A cena stasera, magari?-

E cena fu. Alexander scoprì che non solo Magnus era uno scrittore formidabile, ma per di più un cuoco eccezionale. Nel giro di mezz’ora aveva preparato una serie di pietanze dall’aspetto invitante e Alec non si era fatto pregare due volte quando il padrone di casa lo aveva invitato a iniziare a mangiare. Aveva fame, forse fin troppa, ma quello era uno scherzo che la tensione giocava su di lui. L’ansia lo portava ad abbuffarsi. Magnus d’altro canto mangiava con assoluta calma e lentezza, gustandosi ogni piatto e lanciando occhiate divertite al moro seduto accanto a lui. C’era un non so che di divertente nel vederlo infilare in bocca il cibo con quella voracità, come se non avesse mangiato da giorni. E poi.. Quelle labbra che si tendevano lungo la superficie della forchetta sembravano così morbide.. 
Magnus scosse la testa, scacciando quel pensiero. Alexander Lightwood poteva anche attirarlo, ma di certo avrebbe fatto in modo di non saltargli addosso subito. 
-Tornando al discorso di ieri sera..- iniziò lo scrittore arrotolando una fetta di prosciutto sulla forchetta. -Non hai mai avuto una relazione, quindi? Nemmeno un..bacio?-
Alec fermò la posata a un centimetro dalla sua bocca, guardandolo torvo.
-Mi pare che dovessi spiegarmi ‘i tuoi misteri’, non io i miei-
-Una domanda a testa, un patto è un patto- 
Magnus abbozzò un sorrisetto e il moro sospirò.
-No, non ho mai avuto una relazione. E nemmeno un bacio-
Alec guardò l’altro annuire, come se si stesse appuntando qualche dettaglio nella mente. 
-Tocca a me. Pure tu sei restio a parlare del tuo passato o in realtà hai vissuto una vita felice e spensierata?-
Magnus analizzò le parole di Alexander, passando un dito sul bordo del bicchiere. Questa era la domanda più plausibile, ma era anche quella che avrebbe voluto evitare. Sicuramente aveva gonfiato un po’ la vita dello Stregone (insomma, lui aveva solo ventitré anni, ma il Sommo giusto qualcuno in più), ma non poteva negare che lui stesso non avesse avuto un infanzia facile. 
-Ci sono cose in comune e..cose diverse. Come lo Stregone sono praticamente cresciuto senza genitori. Mia madre è morta partorendomi e mio padre mi ha sempre accusato di questo. Non ha tentato di uccidermi però- sdrammatizzò alla fine, mentre Alec lo fissava con sguardo sconvolto. -Sicuramente non è stato piacevole crescere con questo clima. Per fortuna mio zio, il fratello di mia madre, mi ha preso sotto la sua ala protettiva. Se sono qui, è anche grazie a lui. Mi ha aiutato quando ho deciso di andarmene di casa, anticipandomi i soldi per questo appartamento. E’ stato il primo a leggere le mie storie, e a ritenerle valide- 
Magnus bevve un sorso di vino e fece un altro sorrisetto.
-Tocca a me. I tuoi genitori sanno della tua omosessualità?-
-Perché ci stiamo concentrando solo su questo argomento?- chiese Alec con una smorfia.
-Perché ho la sensazione che non parli spesso con qualcuno di questa cosa. Vorrei che ti sfogassi un po’. Rispondi- 
-No, non lo sanno. Solo mia sorella ne è a conoscenza. Non credo che capirebbero.. Probabilmente mia mamma si, ma mio padre dubito che risulterebbe tanto comprensivo-
-Questo è un destino che tocca a molti purtroppo.. Porgi la tua domanda- lo spronò Magnus versando mezzo bicchiere di vino all’altro. 
-Perché hai iniziato a scrivere?-
Magnus posò la bottiglia, sospirando. Alec stava centrando tutte le domande più complicate che avrebbe potuto fargli. 
-Scrivere è come una via di fuga per me. Mi nascondo fra le righe dei miei romanzi, scappando dalla realtà. Una realtà troppo dolorosa a volte. Quando ho creato il Sommo Stregone di Brooklyn avevo l’intenzione di..liberarmi di un peso, forse. Mettermi a nudo, ma non del tutto, sulla carta, sicuro che non molti avrebbero capito-
-Ma io ci sono riuscito subito-
-Già, tu ci sei riuscito subito- Magnus sorrise. -E devo dire che la cosa non mi dispiace-
E quelle parole furono accompagnate da un’occhiata maliziosa che fece nascondere Alec dietro il suo bicchiere dall’imbarazzo. Non era abituato a gestire situazioni del genere, e Magnus lo sapeva bene. Perché quindi continuava a stuzzicarlo in quel modo? Lo trovava divertente? Alec avrebbe voluto scomparire in un buco del pavimento seduta stante, pur di sfuggire allo sguardo che lo scrittore gli stava rivolgendo. Anche perché, indubbiamente, non riusciva a esserne indifferente. In compenso Magnus trovava tenerissima la sfumatura rosata delle guance di Alexander, che davano un tocco colorato alla sua pelle pallida. Pelle che, proprio per quel motivo, era dannatamente attraente e illuminava particolarmente gli occhi blu. Per quanto potesse sforzarsi, Magnus sarebbe sempre stato particolarmente attratto dal connubio capelli neri-occhi chiari. Lo scrittore posò la forchetta accanto al suo piatto vuoto, con l’improvvisa voglia di accarezzare quella pelle, mentre Alec a fatica mandava giù l’ultimo pezzo di carne. 
-Ti farò ancora una domanda, Alexander. E voglio che tu mi risponda sinceramente- sussurrò Magnus, vagamente indeciso. Non era da lui comportarsi in quel modo, ma c’era qualcosa nel ragazzo di fronte a lui che lo spingeva a fare qualche pazzia. -Se adesso io mi alzassi dalla sedia e, venutoti di fronte, ti prendessi il viso fra le mani e ti baciassi, tu come reagiresti?-
Quella domanda riecheggiò tra le pareti del loft, mentre Alec spalancava gli occhi fino a sentir male, e apriva e chiudeva la bocca a pesce senza sapere cosa rispondere. E, soprattutto, se rispondere. Doveva aver sentito male, per forza, non c’era altra spiegazione. Quella non era una domanda normale, cosa avrebbe dovuto dire? Oltretutto bastò anche solo immaginare per un secondo che Magnus facesse sul serio quello che aveva annunciato per far prendere ad Alec differenti tonalità di rossore, mentre lo scrittore si limitava a guardarlo con gli occhi socchiusi. 
-Deduco che dovrei carpire la risposta dal tuo arrossire, Alexander- affermò alla fine Magnus con un sorrisetto. Alec deglutì. 
-Non.. Non mi aspettavo una domanda simile-
-E’ un vero peccato. Perché davvero, ho molta voglia di baciarti in questo momento- 
Il respiro di Alec si mozzò completamente, e le dita delle mani presero a torturarsi a vicenda sotto il tavolo. Quella situazione era assurda. Mai si sarebbe immaginato che accettare la proposta di lavoro di Jia avrebbe portato a quello. Mai si sarebbe immaginato che Magnus Bane, il suo autore preferito, si sarebbe alzato dal tavolo su cui stavano mangiando assieme dopo avergli proposto un bacio come se stessero parlando di comprare una camicia. E mai, mai si sarebbe immaginato di pensare che, alla fin fine, ricevere quel bacio non sarebbe nemmeno stato male. Non poteva negarlo.. Magnus gli piaceva, un piacere che andava oltre l’essere il suo scrittore preferito. Era un interesse sottile, nato dalla curiosità e dalla bellezza del verde dei suoi occhi, un interesse che avrebbe voluto approfondire ed esaurire. In compenso Magnus sapeva di star esagerando, ma non poteva farne a meno. Pochi minuti prima si era ripromesso di non saltare addosso ad Alexander, ma era così carino in quel momento, così delicato, così innocente, che di trattenersi proprio non se ne parlava. Non ci sarebbe riuscito. 
Senza che se ne fosse realmente reso conto si era alzato e aveva fatto il giro del tavolo, fermandosi davanti a un Alec con il volto completamente viola e le spalle visibilmente tese. Gli occhi blu brillavano agitati. 
-..Magnus?- sussurrò quest’ultimo, mentre l’altro lo fissava con l’espressione più combattuta che gli avesse mai visto addosso in quei giorni. 
-Posso farlo, Alexander?-
Le parole dello scrittore suonarono quasi titubanti e il moro sussultò quando Magnus fece un ulteriore passo verso di lui. Se avesse allungato una mano avrebbe potuto sfiorargli il viso. 
-Perché vuoi baciarmi?- balbettò Alec, abbassando lievemente il capo e arrossendo ancora di più alla sua stessa domanda. -Ci conosciamo da due settimane scarse..-
Una mano raggiunse la guancia del moro, che quasi saltò sulla sedia a quel tocco così delicato. Le dita dello scrittore fecero una leggera pressione sotto il mento, alzando il volto del ragazzo, e quello si sciolse completamente sotto il suo sguardo verde e affilato.
-Ormai dovresti saperlo Alexander- sussurrò Magnus, e all’interpellato apparve ancora più vicino. -Per il Sommo Stregone di Brooklyn il tempo è del tutto relativo- 
Le dita leggermente scure scivolarono dalla guancia di Alec fino alla nuca, il ragazzo trattenne il respiro, e prima che potesse avere il tempo di rispondere all’affermazione di Magnus, quello lo stava baciando. 
Poteva un bacio essere delicato e deciso allo stesso tempo? Alec non poteva saperlo con certezza, ma sicuramente quello lo era eccome. Magnus sembrava non avere nessuna fretta, muoveva le labbra lentamente, come se avesse avuto paura di spaventarlo, ma Alec più che sentirsi spaventato si sentiva completamente fuori dal mondo. Il sangue gli ribolliva nelle vene, sentiva la pelle delle guance scaldarsi per la timidezza e le improvvise emozioni, e l’agitazione era talmente tanta che non riusciva a rilassarsi: teneva le spalle rigide e gli occhi spalancati, tanto che poteva vedere benissimo quanto al contrario Magnus sembrasse tranquillo e palesemente felice di quel contatto. 
Non sapeva cosa fare, dove mettere le mani, perciò si limitò a lasciarsi guidare e stravolgere dal movimento delle labbra dello scrittore, che proprio in quel momento sembrava aver deciso di cambiare completamente l’andamento del bacio. Alec si sentì mordicchiare leggermente il labbro inferiore e quasi involontariamente si ritrovò a schiudere la bocca fremendo per l’agitazione. La lingua di Magnus si fece spazio, scivolandogli fra i denti e scontrando la sua con delicatezza, e a quel punto la mente di Alec si scollegò completamente. La sensazione che provava era troppo forte, troppo intensa, il corpo sembrava non rispondere più ai suoi comandi. Quando alzò una mano, infilandola fra i capelli soffici e pieni di glitter di Magnus, ebbe quasi l’impressione che fosse stata un’altra persona a muoverla, così come quando iniziò a rendersi più partecipe all’interno del bacio, passando lentamente la lingua sulle labbra dello scrittore. Per tutta risposta quello ridacchiò, scostandosi leggermente per riprendere fiato, senza però allontanare le mani dal viso dell’altro. 
-Mi pare che non ti dispiaccia tutto questo, alla fine..- sussurrò, gli occhi verdi pieni di malizia, e Alec sorrise. 
-A quanto pare no. Mi hai fatto un incantesimo, forse, Sommo Stregone di Brooklyn?-
Magnus ghignò.
-Potrebbe essere-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte quarta ***


Sonomi's home: Buonasera a tutti, eccoci arrivati alla fine di questa minilong. Mi sento un po' triste, lo ammetto, ma ho già in cantiere un'altra FF quindi non vi libererete di me tanto facilmente. Ci tenevo a ringraziare TANTISSIMO coloro che mi hanno seguita, non mi aspettavo tanto calore per questa storia.. ne sono rimasta colpita e commosa. Quindi ve la dedico, a tutti voi. GRAZIE, di cuore. 
Oltre a questo, ci tenevo a ricordare che  in caso voleste fare due chiacchiere con me (?) nel mio profilo autore ci sono tutti i miei contatti e, privatamente, potete anche chiedermi il contatto Line in caso lo abbiate e abbiate voglia di parlare con me (?)^^ Non ho altro da dire. 
Buona lettura, e grazie! <3






 
PARTE QUARTA
 
Un mese dopo

Le dita fredde di Magnus scorrevano lentamente sulla pelle bianca di Alexander, accarezzando ogni dettaglio della schiena con la punta dei polpastrelli. Era una tortura piacevole, una tortura a cui Alec si sarebbe abbandonato completamente, se non per il fatto che fossero chiusi in uno dei due magazzini sul retro di Cart
a Profumata e dentro alla libreria ci fossero ancora dieci testate giornalistiche con cui il famosissimo scrittore Magnus Bane avrebbe dovuto parlare. La conferenza con i fan era finita da una ventina di minuti, una quantità di libri indefinita era stata firmata, perciò Magnus aveva ben pensato di prendersi quel piccolo momento per poter stare con Alec. Nei giorni precedenti alla conferenza i due avevano faticato a vedersi per attività che non fossero propriamente lavorative, c’erano state troppe cose da sistemare all’ultimo minuto, tutte logicamente ricadute sulle spalle di Alexander, e il ragazzo era stato costretto a scattare da una parte all’altra della città per incontrarsi con tutti coloro che erano coinvolti nell’evento. 
Ma forse, in un certo senso, quella sorta di distacco causato da forze maggiori era stato un bene: Alec si era chiesto spesso, in quelle settimane, cosa diamine stesse accadendo fra lui e Magnus. Era stato tutto troppo improvviso, troppo strano, troppo travolgente, e il moro si era ritrovato a pensare a quanto in effetti poteva essere profondo quello che provava (che entrambi provavano, anzi) e soprattutto se sarebbe continuato anche dopo la fine del periodo lavorativo. Sicuramente, il fatto che in quel momento si stessero baciando e sfiorando in maniere poco decenti dissipava chiaramente l’ultimo dubbio di Alec. 
-Sono quasi le sette, devi andare di là- sussurrò quest’ultimo mentre Magnus gli lasciava un leggero bacio sotto la linea della mascella. 
-Sono le 18:57. Ho ancora tre minuti di bonus- 
-Tre minuti che ti servirebbero per ricomporti..- ridacchiò Alexander posando le mani sul petto dello scrittore e allontanandolo controvoglia da sé. In effetti, l’attuale aspetto di Magnus era vagamente impresentabile: il sobrio (per modo di dire) smoking verde pastello che indossava era completamente sgualcito; la camicia bianca era per metà fuori dai pantaloni, la cravatta allentata; i capelli, prima ordinati grazie al gel, ora erano sparati in tutte le direzioni e le mani di Alec erano piene di brillantini proprio per quello. 
-Ti dovresti vedere..- scherzò il moro sotto l’espressione infastidita dello scrittore.
-E’ colpa tua. Sei troppo accattivante con quel completo nero. Dovresti vestirti così più spesso- 
Alec arrossì vagamente, sistemandosi a sua volta la camicia pur di non incrociare gli occhi verdi di Magnus. Odiava quando gli faceva quei complimenti così diretti, lo mettevano troppo in imbarazzo e quello l’altro lo sapeva bene. 
-Io vado di là. Sciacquati il viso, prima di tornare in sala.. Ne hai bisogno- gli sussurrò il ragazzo posandogli un leggero bacio sulla fronte, prima di sparire oltre la porta del magazzino. 


Se la situazione di prima, chiuso dentro al magazzino, ad Alec sembrava assurda, quella che stava vivendo in quel momento lo era ancora di più. Non sapeva come fosse arrivato a quel punto della serata, seduto ad un tavolo di un ristorante con Jia, Magnus, il suo editore, i due colleghi Simon e Clarissa (compreso il fidanzato di lei, il tipo mezzo dark che aveva scoperto chiamarsi Jace), e alcuni produttori del meet. Non sapeva perché avesse accettato di partecipare a quella cena, e nemmeno voleva capirlo. L’unica cosa di cui si voleva preoccupare, era arrivare incolume alla fine della serata. 
Una cameriera vestita di tutto punto e dai capelli perfettamente ordinati si era avvicinata al loro tavolo, aveva preso i primi ordini e si era volatilizzata via come in una nuvola di fumo, facendo scintillare la targhetta con il nome “Maia” sul petto, mente intorno ad Alec una strana conversazione prendeva piede. Si era ritrovato inspiegabilmente seduto fra Magnus e quel Jace, che proprio in quel momento stava guardando ancora il menù con aria quasi oltraggiata. Quella sera il biondo aveva abbandonato il suo lato dark per lasciare spazio a quello di un classico ragazzo ventenne, maglioncino e jeans, e Alec si ritrovò a pensare che quello stile gli donasse parecchio. Conciato così sembrava anche molto più simpatico.
-Anatra al vapore. Ma davvero?- sussurrò, probabilmente pensando di non essere sentito.
-Qualche problema con le anatre?- 
Jace si voltò come se Alexander gli avesse detto di aver scoperto il suo più orribile segreto, e a giudicare dalla faccia ancor più sconvolta che aveva il moro ebbe quasi la sensazione che fosse proprio così. 
-Non.. Non proprio-
Alec alzò un sopracciglio.
-Beh, un po’ si. Mi hanno sempre inquietato- confessò il biondo guardando Clarissa al suo fianco come per accertarsi che non si fosse accorta della conversazione in atto. Quando la vide parlare fitto fitto con Simon si tranquillizzò. 
-Non c’è niente di male.. Sono animali effettivamente spaventosi se istigati- affermò Alec con un sorriso, cercando di celare il palese divertimento. Non c’era motivo di far sentire quel ragazzo a disagio, però. 
-Di cosa stiamo parlando qui?-
Magnus si sporse verso Alec, guardando i due giovani con cipiglio curioso. Jace si schiarì la voce, grattandosi la nuca, e lo scrittore rimase ancor più perplesso. 
-Stavamo discutendo sul tuo romanzo, Magnus- esclamò Alexander con un sorriso. -Jace sostiene che la tua scrittura sia molto fluente, non è vero?-
-Oh, si. Si- balbettò quest’ultimo. -Molto bello, si- 
Bane guardò Alec per qualche secondo, analizzando la sua espressione palesemente finta, e decise che avrebbe lasciato perdere per il momento. Avrebbe trovato il modo di far parlare il ragazzo dopo, e sapeva anche benissimo come fare. Anche se avesse voluto rispondere, comunque, non ne avrebbe avuto il tempo considerando la grande insistenza con cui il suo editore lo voleva gettare in una conversazione sulle piante che crescevano in Tibet e il cielo solo sa cos’altro. Jace fece un chiaro sospiro sollevato quando Magnus si voltò per parlare con gli altri, e lanciò un’occhiata piena di riconoscenza ad Alec. Quest’ultimo stava per aprire bocca, deciso a dire qualcosa al biondino, quando l’esclamazione di Clarissa troncò la sua decisione sul nascere.
-Stai dicendo sul serio? E com’è questa ragazza? Come si chiama? La serata è andata bene?!- 
La suddetta ragazza stava urlando in faccia a Simon, che aveva sulla faccia l’espressione più imbarazzata e nervosa che gli avesse mai visto. Lewis ne usciva da un appuntamento?
-Beh, è andata bene. E’ stata una serata molto carina, anche se ammetto che lei è talmente carismatica che qualche volta mi sono sentito a disagio. Per di più è molto bella e questo non fa che aumentare il mio sentirmi fuori posto quando sono con lei-
-Hai agganciato, Lewis?- scherzò Jace allungando il braccio sullo schienale della sedia di Clarissa. Quello lo fulminò. 
-Che termine volgare. Quella ragazza mi piace, non è un semplice ‘aver agganciato’- sbottò Simon risentito.
-Vi siete baciati, almeno?- domandò la rossa, la curiosità che trapelava dagli occhi. Anche Alec, senza volersi far notare, allungò un orecchio. 
-Si, quello si- 
Clarissa saltellò sulla sedia, battendo le mani come solo una foca ammaestrata saprebbe fare, e lanciò una sonora pacca sulla spalla dell’amico. 
-Beh, ma come si chiama?-
E tutto a un tratto i presenti videro Simon irrigidirsi e guardarsi le mani con troppo interesse. Palesemente non voleva dire il nome di questa fantomatica ragazza, lo si poteva notare da come le sue guance fossero diventate rosate e da come gli occhi scivolassero nervosamente sui volti dei suoi colleghi. Soprattutto su quello di Alec, notò quest’ultimo con sgomento.
-Allora?- sbottò Jace, ricevendo una forte gomitata nelle costole da Clarissa subito dopo. 
-Isabelle..Lightwood- 
Ah. Ah.
Alec fece istintivamente un sorrisetto sbieco.
-Sentiamo Lewis, che cosa avresti fatto con mia sorella?-


Due ore e ventitré minuti dopo Alec e Magnus stavano salendo le scale che portavano al loft di quest’ultimo, mentre il moro ancora rideva per la conversazione avuta con Simon quella sera. Sapere che usciva con sua sorella lo aveva sorpreso non poco, ma alla fin fine doveva aspettarselo: lei veniva spesso a trovarlo, anche solo per cinque minuti, e Simon era indubbiamente un ragazzo molto carino. E soprattutto bravo. Alec non poteva negare di sentirsi più tranquillo nel sapere che sua sorella si vedeva con una cara persona come lui. 
-A cosa stai pensando?- domandò Magnus mentre infilava la chiave nella toppa. 
-Nulla di che, cose dette questa sera a cena-
-Come la bugia che tu e quel Trace mi avete rifilato?-
-Si chiama Jace, Magnus- rise Alec, e Magnus si perse per un attimo nella luminosità di quel blu che erano i suoi occhi. 
-E’ lo stesso. Di cosa parlavate tu e quel biondino?- chiese lo scrittore lasciando entrare Alec in casa e chiudendosi la porta alle spalle. Il moro sorrise.
-Niente, davvero-
-Dall’espressione di Trace non direi. Sembrava piuttosto terrorizzato- affermò secco, mentre l’altro alzava gli occhi al cielo al suono di ‘Trace’. Inutile dire che Magnus lo avesse sbagliato di proposito quella volta. Con uno sbuffo si avvicinò lentamente ad Alexander, facendo scivolare le mani sui fianchi del giovane con lentezza. Sapeva benissimo quanto quel punto fosse abbastanza sensibile, e sorrise quando Alec, infatti, socchiuse gli occhi. 
-Me lo dici?- gli soffiò Magnus nell’orecchio, ma il moro scosse la testa con un leggero sorriso sulle labbra. 
-Sei terribile Lightwood- si lamentò lo scrittore posando il capo sulla spalla dell’altro. 
-Smettila di fare il bambino. E attento, mi macchi la giacca di gel brillantinato. Sai quanto ci ho messo a farlo andar via dalle mani, oggi?-
Magnus sollevò il capo, un sorrisetto malizioso a illuminare il volto divertito, e Alec desiderò sotterrarsi in cinque secondi. Quella faccia non prometteva niente di buono. O, per lo meno, niente che non portasse a momenti di puro imbarazzo. E infatti la mano dello scrittore scivolò dalla vita lungo tutto il petto del ragazzo, fino a depositarsi sulla guancia già rovente.
-Vediamo quanto ne rimane adesso, di gel?- sussurrò Magnus, prima di avventarsi sulle labbra socchiuse di Alec. E quest’ultimo quasi si sciolse, peggio di un gelato lasciato sotto il sole, vicino alla finestra, in piena estate. In quel mese si era reso conto dell’effetto che ogni carezza aveva su di lui, ogni bacio, ed era giunto alla conclusione che Magnus, con il suo incredibile ed eccentrico aspetto e il suo carattere imprevedibile, aveva fatto breccia nel suo cuore. Poteva sembrare un romantico sentimentalista, ma quella era la verità. 
Alec si distrasse dal quel pensiero quando sentì le mani di Magnus scivolare sotto la giacca del suo smoking, fino ad arrivare alla camicia, che venne sollevata fino a farla uscire dai pantaloni. Le dita dello scrittore erano fredde sulla sua pelle, ma incredibilmente piacevoli, tanto che non riuscì a trattenere un sospiro d’approvazione. E Magnus sorrise a quel suono.
-Siamo sensibili, Lightwood?- sussurrò suadente, e il moro assunse una ventina di sfumature di rosso diverse senza dare nessuna risposta. Le labbra tornarono una sull’altra, le dita di Alec si persero fra i capelli dell’altro e in qualche inspiegabile modo caddero sul divano con un tonfo leggero. Nessuno dei due perse tempo a distrarsi per sistemarsi meglio: Alec si ritrovò senza sapere come sotto il corpo di Magnus, ancora avvolto in quel completo dall’inguardabile colore (ricordava ancora bene quanto avesse provato a convincerlo di non metterlo, ma non era servito a niente), e le labbra di questo scivolarono con estenuante lentezza lungo il suo collo, fermandosi di tanto in tanto su alcuni punti che lo scrittore sapeva benissimo essere ancor più sensibili dei fianchi. E infatti Alec gemette piano, stringendo involontariamente una ciocca di capelli neri del’altro. 
-Sei davvero illegale con questo smoking- bofonchiò Magnus, andando ad allentare i bottoni della camicia del moro, lasciando un leggero bacio su ogni centimetro di pelle scoperta. Alec tremava come non aveva mai fatto in vita sua. 
-E tu con il tuo sei inguardabile..- sussurrò, mentre l’altro ridacchiava. 
-Meglio toglierlo allora- 
La giacca verdina volò via in un secondo, così come la cravatta e la camicia. Lo scrittore rimase davanti ad Alec a torso nudo, fermo per qualche istante, come se avesse voluto essere guardato di proposito. 
-Anche i pantaloni non ti piacciono Lightwood?- lo provocò alla fine, lasciando spazio al proprio ghigno malizioso. Quello avvampò, e si portò istintivamente le mani sul volto per coprirsi da quello sguardo verde. E si sentì la faccia improvvisamente.. Appiccicosa. 
-Bleah, ma che schifo!- esclamò, mettendosi a sedere di colpo e guardandosi le dita con espressione disgustata: erano coperte di gel e brillantini, ora completamente spalmati anche sul volto. Lanciò un’occhiata furiosa ai capelli di Magnus, ma quello teneva le labbra serrate fra di loro, come a volersi trattenere dal ridere. 
Fu inutile. Lo scrittore scoppiò in una risata fragorosa, cadendo sul divano come un salame e cominciando a dondolarsi tenendosi la pancia, mentre Alec afferrava la manica della giacca verde di Magnus per pulirsi la faccia. I brillantini rimasero comunque, anche sulle mani, e il moro imprecò mentre l’altro continuava a ridere. Probabilmente non si era nemmeno accorto dove Alec si fosse appena pulito. 
-Vado a lavarmi- sbottò, lasciando Magnus al suo divertimento. 
Quando guardò il suo riflesso nello specchio del bagno, Alec si rese conto di avere un aspetto tremendo. Tremendo in senso buono. Gli occhi luccicavano, le labbra erano leggermente gonfie e si, era pieno di brillantini. Ma non aveva mai avuto un’espressione così serena e felice. Guardò la sua bocca tendersi in un sorriso e la consapevolezza di star vivendo una sorta di favola, in cui probabilmente lui aveva il ruolo di principesso, lo colpì in pieno. E ne era contento. 
-Alexander! Ti sei pulito sulla mia giacca di Gucci?!-
Già. Era proprio contento.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2984368