Army Wives 8^ stagione

di SchellingeMatty89
(/viewuser.php?uid=744989)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


-Scusate Signore- fece il fotografo- un’altra foto per sicurezza.

A Denise vennero in mente le tante foto scattate con CJ, Pamela, Roxy e Roland, ma adesso accanto a sé aveva un nuovo gruppo, nuove amicizie che stavano diventando sempre più unite.
Era difficile pensare di non avere le altre, ma erano sempre nel suo cuore e così lei per loro.

-Scusi, Signor Fotografo!- fece la giovane Holly- può mandarmi via mail queste foto?
-Certo, Signora! Mi dica il suo indirizzo di posta elettronica e le fornirò questi scatti- fece lui.
-La ringrazio davvero…- rispose Holly con il suo immenso sorriso, anche se doveva affrontare il terribile dramma di suo marito.
Mentre la giovane forniva la sua mail al fotografo, sapeva di avere il supporto delle sue nuove amiche, per lei erano come delle sorelle maggiori e si rispecchiava molto nella Signora Sherwood, poiché, come lei, si sposò alla sua stessa età.

-Ragazze, ad alcune di voi ho detto una notizia molto importante, ma a voi due no…- fece Latasha.
-Cosa è successo?- rispose Jackie.
-Dopo le visite mediche, Quincy resterà nell’esercito!!!!- fece La Montclair salendo di voce di un tono.
-Siamo contente per voi- fecero le altre in coro abbracciando l’amica.
-Non potete immaginare quanto sono stata male in questi giorni. Se Quincy avesse dovuto lasciare l’Esercito, avremmo perso tutto!- fece Latasha con tono triste- ma adesso possiamo vivere una vita tranquilla.
-Sicuramente- fece Maggie- e ricordiamoci che noi dobbiamo essere sempre unite e qualsiasi cosa accada dobbiamo farci forza per noi e per le nostre famiglie.
-Adesso- fece Jackie- mangiamo un po’ di torta, che ne dite?

Tutte s’incamminarono verso il sublime banchetto in onore del congedo di Joan.
Roland s’avvicinò a Denise e disse: -Cara D-
-Non iniziamo Roland, abbracciamoci e basta!-
-Ok, amica mia, sentiamoci almeno una volta a settimana- fece l’uomo abbracciandola
-Anche due o tre volte!- rispose Denise singhiozzando
-Ehi Denise, avevamo promesso di non piangere, giusto?-
-Hai ragione, quando vorrete venire a trovare me e Frank, la porta è sempre aperta!
-Così per noi Denise!

Joan iniziò a salutare tutti dalle persone che conosceva di meno, a quelle che aveva appena conosciuto, come la famiglia Montclair e gli Hall, sino ad arrivare agli Sherwood e a Michael Holden.

-Denise, Michael e Frank, adesso che non sono più militare, posso essere franca e non dar retta più all’etichetta: mi mancherete davvero!! Vi aspetto a Baltimora, ogni volta che voi vorrete!- fece l’ex militare abbracciandoli uno ad uno.
-Anche tu ci mancherai Joan- risposero loro.

Il pomeriggio proseguì nel migliore dei modi, finchè tutti tornarono alle proprie case.
La piccola Holly, s’incamminò verso la macchina e prima di aprire la porta, Gloria disse:
-Ehi tesoro, prima sotto quel sorrisone, lo so che stai male, con me e le altre puoi confidarti, senti io ho preso la mia decisione, ma finchè Tim non tornerà a casa, io starò con te.
Holly, annuì semplicemente abbracciando la sua amica.
Denise guardò da lontano le due giovani donne e si sentì subito pronta ad aiutare la piccola Holly, che aveva portato un po’ d’aria di freschezza e di ingenuità nella bella Charleston.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Da quando Tim era stato ricoverato, i sorrisi di Holly erano appannati dalla preoccupazione e dal rimorso. La ragazza non poteva fare a meno di chiedersi che cosa sarebbe successo se avesse denunciato prima lo stadio di salute del marito. Istintivamente si portò una mano al collo, dove i segni del tentato strangolamento stavano lentamente sbiadendo. Avrebbe mentito dicendo che non aveva paura di lui, ma ormai il timore era scemato: Tim non avrebbe mai voluto farle del male, era solo un ragazzo spaventato e sopraffatto dalla guerra.
Mentre entrava nel reparto del Mercer in cui suo marito era ricoverato, cercò di ricomporre il sorriso per non farlo preoccupare. Prese un respiro profondo e bussò alla porta.
"Avanti".
"Ehi, Tim. Come stai oggi?", gli chiese la ragazza.
"Come ieri- rispose scrollando le spalle-. Continuo a prendere le medicine che mi prescrive il dottore, a consultare lo psicologo...".
"Ti fa bene parlare con qualcuno? Intendo, qualcuno di qualificato...".
"Sì", sospirò il ragazzo.
Ci fu qualche attimo di silenzio tra loro, interrotto da Holly: "Ho fatto tantissime torte per l'Hump Bar, sai? Ormai è diventata la specialità della casa... Gloria continua a ripetermi di volermi aiutare a prepararle, ma non ha idea di come fare! Non ci crederai, ma è un completo disastro in cucina!".
Un lieve sorriso increspò le labbra di Tim, ma sparì talmente tanto in fretta che Holly lo ritenne frutto della sua immaginazione.
Rimasero in silenzio fino alla fine del tempo a loro disposizione, quando un'infermiera venne a chiamare Holly.
"Devo andare adesso", gli disse sorridendo dolcemente.
"Tornerai domani?".
"Certo, Tim. A domani".
Stava per uscire dalla stanza, quando la voce del ragazzo la fermò.
"Non volevo farti del male, Holly... non volevo farti del male...".
"Lo so, Tim, lo so", ribatté la ragazza, cercando di trattenere le lacrime.
"Mi perdoni?".
"Non hai niente da farti perdonare, ma, se ti fa stare meglio, ti ho già perdonato. Non eri in te, so che non mi avresti mai fatto del male".
Lui annuì e Holly se ne andò rivolgendogli il suo dolce sorriso.
Era già arrivata alle porte che l'avrebbero condotta nel cortile esterno dell'ospedale, quando sentì una voce che la chiamava. Riscuotendosi dai suoi pensieri, la ragazza si girò e incrociò lo sguardo un po' stanco di Denise.
"Ciao- la salutò, abbracciandola con affetto-. Non sapevo che fossi di turno oggi, altrimenti sarei passata a salutarti".
"Sei andata a trovare Tim?".
"Sì...".
"Come sta?".
Holly abbassò gli occhi e rispose: "Segue la terapia che gli ha prescritto il dottore e parla con uno psicologo, ma ho tanta paura che possa farsi del male...".
"Non preoccuparti, Holly, è tenuto sotto stretta sorveglianza: ci sono tanti medici e tanti infermieri pronti a intervenire, se dovesse tentare di farsi del male o di fare del male a qualcuno".
"Mi sentirei più tranquilla se anche tu lo tenessi d'occhio. So che ti chiedo molto, ma se potessi dargli un'occhiata... anche solo una volta al giorno... mi sentirei più tranquilla sapendo che una delle mie migliori amiche controlla Tim...", disse accorata, stringendo la mano della donna, che la strinse di rimando.
"Se questo può farti stare tranquilla, lo farò. Passerò da lui ogni volta che potrò, parlerò con i medici e mi informerò dei suoi progressi. Sai che puoi contare su tutte noi per qualsiasi cosa", Denise sorrise dolcemente, mentre guardava quella giovane ragazza cercare di farsi forza e annuire energicamente a ogni sua parola.
"Lo so e non smetterò mai di ringraziarvi per questo".
"Non devi ringraziarci. Adesso devo tornare a lavoro, chiamami se hai bisogno di qualcosa".
"Lo farò", promise la ragazza.

Il mattino seguente, a casa dei Burton, era scoppiato davvero un pandemonio.
"David, prendi lo zainetto!".
"Forza, campione, ci aspetta un lungo viaggio!".
Le voci di Roland e Joan si sovrapponevano, mentre David metteva il broncio e si lamentava: "Uffa! Non voglio partire, non voglio lasciare i miei amici!".
"David, ne abbiamo già parlato: rimarrete in contatto, proprio come sei rimasto in contatto con TJ e Finn...", cercò di persuaderlo il padre, mentre uscivano di casa e chiudevano la porta alle loro spalle.
"Sembra che qualcuno qui stia facendo i capricci...".
Uno scoppio di urla soffocò le parole di Latasha: Deuce e Tanner si slanciarono ad abbracciare l'amico in procinto di lasciarli.
I sorrisi degli adulti si allargavano, mentre i ragazzi giuravano di continuare a rimanere in contatto e promettevano di farsi visita durante le vacanze.
"Sembra che abbiano già deciso di vedersi per le prossime vacanze", commentò Maggie.
"Potrebbero venire entrambi a Baltimora, ce ne occuperemmo volentieri", ribatté Joan.
"Saremo pronte a restiturvi il favore il prima possibile", disse Latasha.
"Purtroppo ora dobbiamo andare: ci aspetta un lungo viaggio".
Le due donne annuirono e richiamarono i figli. I ragazzi si salutarono con un ultimo abbraccio.
"Fate buon viaggio!".
"State attenti!".
"David, non scordarti di mandarmi una mail appena arrivi!".
"Non scordarti di mandarla anche a me!".
"Non sperate di partire senza salutare anche noi!".
"Denise! Gloria, Jackie, Holly! Siete passate a salutarci!".
"Ci siamo anche noi!", esclamò Frank, indicando se stesso, Michael e il colonnello Young.
Ognuna delle persone presenti augurava buon viaggio e prometteva di rimanere in contatto e Burton ringraziavano con enormi sorrisi stampati in volto, felici di avere amici che tenevano a loro e a cui loro stessi tenevano. Tra abbracci e pianti (soprattutto di Gloria), a Joan non sfuggì il contegno del generale Holden e del colonnello Young, molto vicini l'uno all'altra. Già alla festa in onore del suo pensionamento Roland aveva notato qualcosa e gliel'aveva immediatamente riferito: entrambi sapevano che Michael era un uomo abbastanza saggio da non lanciarsi una relazione se non fosse stato pronto, ma erano preoccupati che per lui fosse troppo presto e che potesse rimanere scottato dalla nuova esperienza. Tuttavia Joan conosceva il colonnello Young e riteneva che una semplice chiacchierata potesse farle comprendere quali fossero le reali intenzioni dell'ufficiale dell'Aeronautica; non avrebbe mai permesso al suo mentore di essere ferito.
"Colonnello Young, potrei parlarle un momento?".
"Certamente", acconsentì prontamente la donna.
Le due si misero in disparte per poter parlare indisturbate.
"Sarò diretta: cosa sta succedendo tra lei e il generale Holden? Non ho potuto fare a meno di notare qualcosa e vorrei sapere se le mie sensazioni sono giuste...".
"Non è nelle nostre intenzioni affrettare le cose o mancare di rispetto alla memoria di Claudia Joy- incominciò Kat-, vogliamo solo vedere dove ci condurrà questa storia e saremo in grado di assumerci questo impegno".
"Sappia che, se lo ferirà, correrò qui e ne pagherà le conseguenze".
"Le posso assicurare che farò tutto ciò che è in mio potere per evitare che accada".
Joan annuì lentamente: "Proprio quello che volevo sentire... Vi auguro tanta felicità".
Kat sorrise: "Grazie, Joan".
"Joan, dobbiamo andare", la richiamò Roland, che aveva già sistemato Sarah Elizabeth e David sui sedili posteriori dell'auto.
Le due donne tornarono dal gruppo e, dopo aver scambiato gli ultimi commoventi saluti, i Burton salirono in auto e partirono.
"Vuoi fare l'ultimo giro della base?".
"Sì".

Il martedì pomeriggio all'Hump Bar non era mai stato così desolante: solo un paio di clienti sedevano in angolo e discutevano animatamente. Gloria aveva spedito Holly a dare una mano in cucina in previsione della sera, ma non aveva nient'altro da fare se non controllare le scorte di alcolici e superalcolici.
"Ehi, Gloria! Hai un minuto?".
"Hector! Sì, certo, non ho molto da fare. Vieni, andiamo nel mio ufficio".
"Il tuo ufficio... è strano sentirti parlare in questo modo", commentò il caporale.
"Credimi, è ancora più strano non avere Roxy girare qui intorno, dando ordini... non mi sono ancora abituata alla sua assenza e ora anche Roland se n'è andato...".
"Vi terrete in contatto, ormai ci sono così tanti modi...", provò ad incoraggiarla.
Gloria annuì e gli chiese: "Cosa volevi dirmi?".
"Ti andrebbe di uscire di nuovo?".
La donna prese un respiro profondo e disse: "Hector, ci ho pensato molto e ho deciso: ho scelto te. Ma se vogliamo che tra noi fuzioni, dobbiamo cambiare. Non voglio ripetere gli stessi errori che ci hanno portato al divorzio... Abbiamo sicuramente imparato qualcosa da questa esperienza, non roviniamo tutto questa volta...".
"Lo so, neanch'io lo voglio! Gloria, ti prometto che non accadrà di nuovo".
"Voglio fidarmi di te".
"Non te ne pentirai", disse Hector sorridendo.
"Ma prima di uscire di nuovo, dammi un po' di tempo... voglio parlare con Patrick per chiudere definitivamente quello che c'è stato tra noi".
"Va bene, Gloria, ti aspetterò", promise l'uomo, il sorriso non gli abbandonava il volto né gli occhi.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Hector uscì dal locale speranzoso per un roseo futuro insieme alla donna della sua vita.
Gloria prese in mano il cellulare e dopo aver scritto, inviò immediatamente un messaggio a Patrick. ‘Voglio togliere subito questo dente’ pensò lei.
Adesso era pronta per una nuova vita insieme ad Hector, insieme a quel ragazzo che l’aveva fatta innamorare per la prima volta.

-Fatto!- fece con un fil di voce la ragazza dopo aver inviato il messaggio.
-Cosa è successo?- chiese Holly mentre puliva i tavoli del locale.
-Ho preso la decisione!- fece l’altra sottolineando e scandendo bene le parole.
-Oh mio Dio- aggiunse la giovane Truman- e chi è tra i due?
-Hector…-

Holly abbracciò calorosamente la sua amica:
-Sono davvero contenta per te!- le disse con tono felice ma allo stesso tempo rammaricato a causa della sua situazione con Tim.
-Ehi, io me ne sto qui a raccontarti del mio riconciliamento con Hector e non ti ho nemmeno chiesto come sta tuo marito!- continuò Gloria abbracciando ancora di più la giovane.
-Prosegue la terapia e spero che tutto si risolva nel migliore dei modi…- fece Holly, sorridendo lievemente e trattenendo a malapena le lacrime.
-Tesoro, puoi piangere, sfogati pure!-
E così fece la giovane donna.
Per Gloria fu un momento amaro: lei si stava riappacificando con suo marito e la piccola Holly doveva sopportare il peso ed il macigno di una realtà tanto crudele per una giovane ragazza di appena diciotto anni.
-Denise, mi sta aiutando molto!- aggiunse la Truman tra una lacrima e l’altra.
-Meno male che c’è lei e Jackie! Non so come potremmo fare senza di loro!- osservò Gloria- ricordati quello che disse Maggie: noi dobbiamo farci forza l’una con l’altra, tienilo sempre a mente questo!
Holly annuì semplicemente, rincuorata dalle parole dell’amica.

Era ormai l’orario di chiusura del locale e Patrick stava aspettando Gloria ansioso per il messaggio ricevuto nel pomeriggio.

-Gloria volevi vedermi! Eccomi sono tutto tuo- disse il ragazzo avvicinandosi alle labbra di lei.
-Ehi calmo!- fece lei con tono deciso e diretto- facciamo due passi che ti devo parlare
Patrick capì che c’era qualcosa che non andava e preferì stare ad ascoltare quello che Gloria gli doveva dire.
-Pat, sediamoci su quella panchina…- indicandogliela.
Si misero a sedere e ci fu un po’ di silenzio, poi la ragazza iniziò a parlare:
-Dalla prima volta che ti ho visto, mi sei piaciuto all’istante ed abbiamo instaurato un rapporto sin da subito ‘burrascoso’, diciamo così. Non rimpiango nulla di quello che ho fatto e detto con te, credimi.
Ma il mio cuore appartiene ad Hector-
Patrick annuì semplicemente ed amaramente, ma vedeva una luce diversa negli occhi di Gloria appena aveva nominato il nome di suo marito.
-Vi auguro tanta felicità!- le disse abbracciandola per l’ultima volta.

Adesso una nuovo cammino stava albeggiando di fronte agli occhi di Gloria e non voleva assolutamente perderlo.

A Baltimora tutto procedeva per il meglio, anche se Joan non aveva ingranato al meglio il mestiere di casalinga.
Per più di venti anni aveva servito la patria e adesso si ritrovava a pulire e a svolgere faccende domestiche.
Da una parte le mancava indossare la divisa, ma il lavoro più bello al mondo lo stava svolgendo da poche settimane: quello di essere moglie e mamma a tempo pieno.
Non c’era cosa più bella, se non quella di alzarsi e preparare la colazione per i figli e per il suo adorato marito Roland, che oltre ad essere diventato un bravissimo docente universitario, restava sempre il miglior psichiatra.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


La parte della giornata che Tim amava di più era quando Holly veniva a trovarlo, perché si sentiva più sereno vedendo che non l'aveva abbandonato in quel momento così difficile per entrambi. Anche se non parlava molto, ascoltava tutto quello che sua moglie gli raccontava e si sentiva un po' più partecipe della sua vita.
Un lieve bussare lo distolse dai suoi pensieri.
"Avanti".
"Ciao, Tim".
"Holly, vieni... entra".
La ragazza chiuse la porta dietro di sé e si accomodò sulla sedia di plastica posta accanto al letto del marito.
"Come stai oggi?", gli chiese con un dolce sorriso.
Tim scrollò le spalle. Pur comprendendo la preoccupazione di sua moglie, della sua famiglia e dei suoi amici, non sopportava più quella domanda e non riusciva a non rispondere in altro modo.
Il sorriso di Holly si appannò e il ragazzo si diede dello stupido.
"Cos'hai fatto oggi?", domandò in fretta, peer scacciare la tristezza dal volto della dolce ragazza.
"Oh il solito... stamattina ho dato una mano a Gloria all'Hump Bar, poi ho incontrato Maggie allo spaccio e mi ha dato una mano a portare la spesa... tu invece?".
"Ha chiamato mia madre. Sai, per sapere come stavo...- s'interruppe e Holly gli fece segno di andare avanti- ha detto che non potranno venire qui a Charleston prima della prossima settimana... non riescono ad organizzarsi col lavoro".
"La chiamerò anch'io tra qualche giorno per sapere la data precisa. Potrei portare la tua famiglia a vedere Charleston e i dintorni! Scommetto che le altre ragazze mi darebbero una mano e mi consiglierebbero dei posti e dei locali carini dove portarli. Potrei invitarli anche all'Hump Bar, così vedrebbero dove lavoro e conoscerebbero i miei colleghi! Sarebbe fantastico!".
"A proposito delle tue amiche, oggi è passata la signora Sherwood...".
"Davvero?".
"Sì, passa ogni giorno per vedere come sto e mi ha raccontato molte cose... mi sono sentito meglio dopo aver parlato con lei".
"Che ti ha detto?".
"Mi ha parlato di suo figlio, Jeremy... mi ha detto che anche lui soffriva di stress post- traumatico, ma è guarito dopo la terapia e ha continuato a frequentare uno psicologo messo a disposizione dall'esercito anche dopo la guarigione. Mi ha dato anche molti consigli... è una persona dolce, davvero speciale; mi sta aiutando ad aprirmi con il mio terapista".
"Sì, lo è e sono contenta che ti trovi bene con lei", concordò Holly, rivolgendo un pensiero affettuoso alla sua amica.
"Mi ha anche detto che stasera c'è una serata tra donne, ma tu non vuoi partecipare".
"Non sono dell'umore adatto".
"Holly, ascolta, so che stiamo passando un brutto momento, anzi, orribile. Quello che è successo ci ha segnati. Sto cercando di guarire, di essere forte e seguire la terapia per me stesso e per te: te l'ho promesso e mi sto impegnando al massimo per tornare da te...".
"Lo so, Tim! Stai facendo dei progressi straordinari!".
"Li sto facendo perché tu mi sostieni, insieme ai miei genitori, a Hector e ai miei nuovi amici. Senza di voi non so cosa avrei fatto... Ma tu non devi chiuderti in casa e uscire soltanto per andare a lavoro. Così non mi aiuti: hai bisogno di un momento di svago con le tue amiche...".
"Io e Gloria passiamo tanto tempo insieme", protestò debolmente la ragazza.
"Solo perché vivete insieme e lavorate nello stesso bar. Hai altre amiche che ti vogliono bene... Non rimanere chiusa a casa solo perché sei preoccupata per me, voglio che ti diverti e ti svaghi: ne hai diritto".
Dopo qualche secondo di silenzio Holly mormorò: "Hai ragione, accetterò l'invito".
Il ragazzo sorrise e le strinse la mano.
Per il resto del tempo a loro disposizione chiacchierarono di vari argomenti, ritrovando la loro complicità.

"Denise? Hai un minuto?".
"Holly! Che piacere vederti! Mi dispiace, ma ho pochissimo tempo da dedicarti, i miei pazienti mi aspettano...".
"Non ti ruberò molto tempo- la rassicurò la ragazza-. Volevo solo dirti che ho parlato con Tim e ho deciso di accettare l'invito. Avete ragione: non posso stare rinchiusa in casa a rimuginare su quello che è successo... così non aiuto né Tim né me stessa".
"Sono contenta che tu abbia deciso di accettare l'invito. Vedrai, una serata tra sole donne è quello che ci vuole per scacciare via la tristezza!".
Holly annuì energicamente.
"Stasera a casa alle sette. Ci divertiremo", le promise l'infermiera.
"Grazie, Denise, per tutto... sei un'amica fantastica!".
"Non ringraziarmi, è questo che fanno le amiche- replicò Denise con dolcezza-. Ricorda, stasera alle sette. Ci vediamo dopo", si congedò.
"A stasera!".

Alle sette e un quarto la casa di Denise era stata letteralmente presa d'assalto dalle sue amiche: Latasha si occupava del cibo insieme a Maggie e Gloria e sperava di insegnare loro qualche ricetta, Holly finiva di decorare la torta che aveva preparato per l'occasione, Denise e Jackie apparecchiavano la tavola, il colonnello Kat Young sistemava in tavola la bottiglia di vino, che aveva portato come ringraziamento per l'invito, alcune lattine di birra e un succo di frutta per Holly.
"Ragazze, come sta andando ai fornelli?", chiese Denise a voce alta, per sovrastare le chiacchiere delle donne presenti.
"Denise, sei fortunata che la casa sia ancora in piedi! Non ho mai visto nessuno più negato di Gloria e Maggie in cucina", rispose Lastasha con un sorriso canzonatorio.
"Ma almeno ci sarà qualcosa di commestibile per cena? Non vorrei essere costretta a ordinare qualcosa...", commentò Jackie all'indirizzo di Gloria.
"Molto divertente!- ribatté Gloria ridendo- Io e Maggie ci stiamo impegnado".
"Ah beh, allora siamo davvero in buone mani...".
"Tranquille, ci sono io a sorvegliare queste due negate...".
"Non siamo negate!", esclamarono in coro le dirette interessate.
Ben presto il salotto e la cucina rieccheggiarono di risate e battute.
"Colonnello Young, può portare il pane in tavola?".
"La prego, signora, Kat".
"Chiamami Jackie. Dopotutto questa è una cena informale e nessuna di noi vuole essere chiamata 'signora'".
"Va bene, Jackie".
Nonostante le previsioni disastrose sul cibo cucinato da Gloria e Maggie, la cena fu un vero successo: i piatti erano semplici e squisiti, la compagnia gradevole e l'atmosfera rilassata. Vennero lodate le abilità culinarie di Latasha, che si schermì dicendo che il vero cuoco della famiglia era Quincy.
Dopo cena si spostarono in salotto dove, sorseggiando le loro rispettive bibite preferite, chiacchieravano del più e del meno. Ognuna di loro si stava impegnando per scacciare la tristezza da Holly e per far sentire Kat accettata dal gruppo e stavano facendo un ottimo lavoro. Ma, nonostante l'allegria generale, Gloria era in pensiero: aveva bisogno di parlare con Jackie della sua decisione di lasciare Pat, non voleva che ci fosse tensione tra loro e sperava che la donna avrebbe capito le sue motivazioni. Cercava il momento giusto e lo colse quando Jackie si offrì di portare le bottiglie vuote in cucina.
"Aspetta, ti aiuto!".
"Grazie, Gloria, in effetti sono un po' troppo pesanti per me...".
"Di nulla".
Non appena arrivarono in cucina, Gloria esordì: "Jackie, devo parlarti".
"Dimmi pure".
"Non so se Patrick ti abbia detto qualcosa, ma... ecco, io l'ho lasciato, ma non è stato per qualcosa che lui ha fatto. Sono ancora innamorata di Hector e abbiamo deciso di dare una seconda possibilità alla nostra storia... Non voglio che le cose tra di noi diventino tese per colpa di quello che è successo...".
"Non lo saranno- la rassicurò Jackie-. Quello che è successo tra te e Patrick, riguarda soltanto voi, non me. Sono contenta che tu me l'abbia detto, perché ultimamente è un po' giù e non riuscivo proprio a capire cosa fosse accaduto".
"Mi dispiace, io non volevo farlo soffrire... per questo gli ho detto subito le cose come stavano".
"Hai fatto benissimo: almeno sei stata chiara con lui. E anche con me. Ma non preoccuparti: la nostra amicizia è salda".
"Meno male! Avevo paura di aver rovinato tutto!".
"Sciocchezze! Dai, avanti, torniamo dalle altre".
La serata volse al termine, con grande dispiacere di tutte: si stavano divertendo così tanto che non volevano lasciarsi per tornare alle loro case. Ma alla fine si congedarono con la promessa di riunirsi presto.
Il colonnello Young era rimasta piacevolmente sorpresa dall'esito della serata: era da molto tempo che non si divertiva così e doveva ringraziare Denise per quell'invito inaspettato ma gradito.
"Denise, volevo ringraziarti per questa splendida serata: mi sono divertita molto, la compagnia è ottima e sono contenta di aver conosciuto persone fantastiche come voi".
"Il piacere è nostro, Kat. Parlo a nome di tutte quando dico che anche noi abbiamo gradito tantissimo la tua compagnia".
"Questo significa che possiamo essere amiche?", chiese il colonnello esitante.
"Certo che possiamo. Mi dispiace per come ho reagito, quando ti ho vista con Michael, e ti prometto che non accadrà più. So che non stai giocando con i suoi sentimenti e che non vuoi ferirlo, non sei una persona che fa queste cose. Sono contenta per voi e vi appoggio", concluse la dolce infermiera con un sorriso.
"Grazie. Significa molto per me e Michael".
"Lo so ed è per questo che stasera ti ho invitato: voglio conoscerti meglio".
"Il sentimento è reciproco. Adesso devo andare, buonanotte, Denise", si congedò.
"Buonanotte, Kat".
La serata era stata davvero un successo e Denise non poteva che essere fiera di avere delle nuove amiche speciali con cui condividere i momenti belli e brutti della vita.

NdA: Ringraziamo Spandy4ever per aver letto e recensito i capitoli e ringraziamo tutti coloro che stanno seguendo la storia anche se in silenzio.
Ci farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questa FF.
SeM

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


I genitori di Tim si erano presentati alla porta di Holly una settimana dopo e da quel momento tutte le sue amiche avevano organizzato i turni per far conoscere loro Charleston e Fort Marshall. Avevano anche incontrato i compagni di plotone del figlio e sembravano rassicurati vedendo che i due giovani non erano soli.
Quel giorno era il turno di Maggie e Natasha. Ma Maggie gettava uno sguardo distratto al locale che Latasha stava lodando, la mente rivolta altrove.
"Maggie, entriamo?", la richiamò Holly.
La donna annuì con un cenno in risposta.
Il locale, posto sulla strada principale di Charleston, era elegante, il cibo era semplicemente squisito e i signori Truman si complimentarono per il buon gusto di Latasha.
Quando uscirono, Holly propose di fare una passeggiata per il centro e tutti acconsentirono di buon grado.
Latasha aveva notato il bizzarro comportamento di Maggie negli ultimi due giorni: era spesso distratta, assente e di poche parole, ma non era riuscita a trovare il tempo per parlare con lei. Tuttavia il comportamento della donna era sempre più strano e Latasha era intenzionata ad aiutare la sua amica, quindi le chiese: "Stai bene?".
Maggie sospirò e rispose: "Non proprio".
"Problemi con Eddie?".
L'altra fece cenno di no.
"Allora con Tarren o Caroline?".
"Non proprio...".
"Vuoi dirmi che succede o devo tirare a indovinare?".
"Ha telefonato la madre di Caroline. Sta ancora scontando la sua pena, ma vuole vedere sua figlia".
"Non esiste!".
"L'ho pensato anch'io... Eddie vuole sentire il parere di un avvocato, penso che si opporrà alla sua decisione: non vuole ferire Caroline, ma non vuole neanche che venga coinvolta in questa storia, almeno fin quando non la sua ex moglie non sarà guarita".
Latasha mormorò il suo assenso.
"Dobbiamo parlare con le altre: forse Jackie e Denise possono consigliarci cosa fare".

"Era da tanto che non facevamo jogging insieme!", esclamò contenta Jackie all'indirizzo di Denise.
"Tra il lavoro, la famiglia, gli impegni e i suoceri di Holly non abbiamo avuto un momento libero!", ribatté l'amica.
"Vuoi entrare a bere qualcosa a casa mia?".
"Sarebbe fantastico: ho bisogno di reidratarmi".
Le due donne entrarono a casa di Jackie.
"Che ne dici di rinfrescarci un po' e di metterci a chiacchierare in veranda? In questa stagione il giardino è meraviglioso".
"Sono d'accordo".
Dopo essersi rinfrescate, si sedettero in veranda a sorseggiare il loro succo di frutta.
"Come va con Gloria?", chiese l'infermiera.
"Lei e Patrick si sono lasciati, ma tra noi va tutto bene: le ho messo in chiaro che la sua relazione con mio figlio non avrebbe deteriorato il nostro rapporto e lo penso davvero. Gloria è un'ottima amica e una ragazza straordinaria, non volevo perdere la sua amicizia!".
"Sono contenta di sentirlo. Hai ragione: Gloria è una brava amica per tutte noi e non desideravo che nel nostro gruppo ci fosse tensione...".
"Non ce ne sarà, sta' tranquilla, Denise- disse Jackie con un sorriso-. Ieri ti ho chiamata a casa, ma non c'eri... credevo che non fossi di turno".
"Ho fatto una passeggiata nel giardino dedicato a Claudia Joy. Avevo bisogno di schiarirmi le idee".
"Come mai?".
"Pensavo a Michael e a Kat... non hanno ancora detto niente alle figlie e ho paura che Emmalin rimarrà turbata: è un altro cambiamento improvviso ed è ancora così giovane... ha perso sua sorella, sua madre e Jeremy era come un fratello per lei... Non so proprio come reagirà", spiegò.
Jackie mise una mano sopra quella di Denise e gliela strinse delicatamente per confortarla.
"Forse all'inizio rimarrà turbata e non capirà, potrebbe sentirsi perfino tradita, ma Emmalin è una ragazza comprensiva e capirà".
"Spero tanto che tu abbia ragione...".
I loro discorsi furono interrotti dalla moto di Maggie che sfrecciò nel vialetto e si fermò proprio davanti a loro.
"Maggie! Che sorpresa! Vieni, accomodati. Cosa posso ofrrirti? Un tè, un caffè, o magari una birra?".
"Grazie, Jackie, ma un bicchiere d'acqua andrà benissimo".
L'ex soldato appoggiò il casco per terra e si sedette su una sedia libera, mentre la padrona di casa andava a prenderle ciò che aveva richiesto. Quando fu tornata e tutte furono sedute, Maggie esordì dicendo: "Vorrei che questa fosse una visita di cortesia".
"Ma non lo è", terminò Denise dolcemente.
"Non lo è".
"Cos'è successo?".
"La madre di Caroline vuole vedere sua figlia e Eddie e io siamo in crisi".
"Non è in carcere?", chiese Denise.
"Le hanno dato solo qualche mese e presto sarà fuori: abbiamo paura che si presenti alla nostra porta, chiedendo di Caroline e sconvolgendola più di quanto non sia già stata sconvolta".
"Naturalmente non potete permettere che accada: ha solo quattordici anni, deve crescere in un ambiente sereno", constatò Jackie.
"Vorrei che anche sua madre la pensasse come te, ma a quanto pare è decisa a tutto per rivederla".
Ci fu qualche istante di silenzio, spezzato soltanto dalle parole ponderate di Denise: "Siamo tutte madri e sappiamo bene quale dolore ci sarebbe inferto se fossimo tenute lontane dai nostri figli. Naturalmente la madre di Caroline deve curarsi: la sua è una grave dipendenza...".
"Che è costata a Eddie quasi la carriera", la interruppe Maggie.
"Esatto- riprese l'infermiera-. Eddie dovrebbe parlare prima con la sua ex moglie e convincerla a disintossicarsi".
"Mi ha detto che ci ha provato molte volte, ma ci è sempre ricaduta...".
"Forse questa volta sarà diverso- intervenne Jackie-. Il pensiero di rivedere Caroline e di essere una madre migliore potrebbe darle la forza per uscire dalla sua dipendenza. La volontà è molto importante in questi casi".
"Jackie ha ragione. Possiamo parlare con Roxy: sua madre era alcolizzata e conoscerà sicuramente un buon centro di recupero, dove la madre di Caroline potrebbe andare per disintossicarsi. Se non vuole ascoltare, prenderemo provvedimenti legali: Claudia Joy ha lavorato presso un avvocato, che sono sicura ci aiuterà. Non permetteremo a quella donna di far del male a Caroline".
"Puoi scommetterci!", esclamò Jackie, annuendo convinta.
Maggie rise e le ringraziò dal profondo del cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Joan Burton, appesi i panni di ufficiali al chiodo, iniziò la sua vera vita, quella che in un certo senso aveva sempre sognato e che un giorno aveva sempre sperato di vivere appieno.
L’abitudine di alzarsi la mattina presto, non se l’era dimenticata e così tutte le mattine si alzava presto, faceva una bella corsetta e dopo essersi sistemata, svegliava i suoi piccoli ed il marito.
Da quando era a casa, era diventata un’ottima cuoca, grazie anche alle lezioni di cucina della sua amica Latasha.
Il profumo della colazione, arrivava sino alle stanze del piano notte e faceva risvegliare dal tepore delle coperte i bimbi e Roland.
-Buongiorno amore!- fece il dottore a sua moglie- che buon profumo
-Grazie tesoro! La tua colazione preferita!- rispose Joan porgendogli un piatto stracolmo di ottime leccornie pronte ad offrire la giusta energia per affrontare la giornata lavorativa.
-Buonissima questa colazione!- osservò Roland divorando il croissant alla crema.
Joan annuì e si recò nelle stanze dei suoi piccoli angioletti e, dopo averli svegliati con un caldo e accogliente abbraccio, li invitò a seguirla in cucina per la colazione.
La mattina era il momento più bello della giornata, poiché tutti e quattro si ritrovavano a parlare e stare insieme prima di andare al lavoro o a scuola.
Anche la piccola Sarah Elisabeth e David gradirono moltissimo le pietanze offerte dalla madre e dopo essersi preparati e sistemati si recarono a scuola con Roland, il quale doveva recarsi all’Università per un corso sulla Psicologia Infantile.
Nel frattempo Joan dopo aver fatto le pulizie e sistemato la casa, come non aveva mai fatto prima, scrisse una mail a tutte le sue amiche di Charleston e si recò al liceo di Baltimora per ottenere il posto come allenatrice nei 200 metri.

-Bene, la lezione è finita!- disse Roland rivolto alla platea di studenti- voglio la vostra relazione fra una settimana, arrivederci.
-Pronto?- fece lui rispondendo al telefonino
-Roland, sono Dee e qui insieme a me c’è Jackie- disse la donna
-Ehi Signore! Come state??-
-Bene Roland, ma ci machi!- fecero le due
-Anche voi- disse Roland con tono triste e malinconico
-Roland, abbiamo bisogno di un consiglio, riguardo la figliastra di Maggie-
Jackie e Denise esposero i fatti in modo minuzioso e dettagliato allo Psichiatra, e dopo aver ascoltato rispose
-Indubbiamente è un caso molto delicato, se Caroline vedesse sua madre e quest’ultima facesse uno sgarbo, Caroline avrebbe un crollo psicologico.
La madre di Caroline ha assolutamente bisogno di un centro di recupero. Ci penso ancora un po' su, magari posso venire a Charleston per qualche giorno e parlare con Caroline. Piuttosto come sta Tim?
I tre continuarono a parlare, come ai vecchi tempi e dopo essersi messi d’accordo sul da farsi, si congedarono amaramente.

-Pronto?-
-Ehi Rox- fece Denise- siamo io e Jackie-.
-Amiche mie, quanto mi mancate, non avete idea!- fece la giovane con voce quasi rotta dal pianto.
Parlarono di tutto e di come si trovava la bionda a Tacoma e in più Denise e Jackie le esposero il problema di Maggie, anche se la conosceva a malapena.
-Sì, vi posso aiutare! A Tuscaloosa ci sono ottimi centri di recupero e, mi raccomando, state vicine alla famiglia Hall!
Anche loro si congedarono a malincuore e ora l’unica cosa che potevano fare era quella di procedere a risolvere la situazione e di andare da Maggie.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Il passaparola dell'arrivo di Roxy e Roland era stato fulmineo, l'organizzazione altrettanto rapida ed efficace: erano tutte mogli dell'esercito! Roxy avrebbe alloggiato con i due bambini piccoli a casa di Denise, dove sarebbero stati controllati anche da Frank; mentre Roland avrebbe dormito a casa di Jackie.
I due furono accolti con calore e spinsero tutte a riunirsi prima possibile: non volevano perdere altro tempo prezioso, perché non potevano fermarsi troppo a lungo a Fort Marshall. Venne invitato anche il colonnello Young, su invito di Denise, che pensava che potessero contare sul valido aiuto della donna. E non fu delusa.
In mezz'ora il grande salone dei Clarke fu pieno di persone, bicchieri e chiacchiere. Cercavano di aggiornarsi a vicenda sulle proprie vite, ma, guardandoli, non si sarebbe detto che erano stati lontani per tanto tempo. Roxy e Roland rimasero stupiti quando Gloria raccontò di essere tornata con Hector, ma come spiegò lei stessa: "Io ed Hector dovevamo crescere, prima di poterci ritrovare più grandi, ma soprattutto più maturi e pronti per la vita di coppia".
"Gloria, è fantastico! Vi auguro tanta felicità!", esclamò Roland, mentre Roxy borbottò un "vieni qui" e abbracciò stretta il suo vicedirettore.
Kat, dal canto suo, li aveva informati del fatto che sua figlia approvava la relazione con il generale Holden.
Fu Latasha, pragmatica come sempre, a richiamare tutti all'ordine.
"Siamo qui per un motivo preciso- disse con serietà-. Per quanto sia bello esserci ritrovati, non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo, che è impedire a Caroline un'altra caduta disastrosa".
"Bene, comincio io!- esclamò Roxy- Ho telefonato a Marda...".
"Chi è Marda?", la interruppe Holly curiosa.
"Mia madre. Come alcuni di voi già sanno, ha avuto problemi di alcolismo in passato e la nostra vita non è stata affatto semplice. Ci sono stati alti e tanti, troppi bassi. So cosa significa crescere con una madre alcolizzata, Maggie, e sono contenta che tu voglia proteggere Caroline: nessuno si merita una vita del genere, specialmente una ragazzina di quattordici anni".
"Concordo con Roxy: è molto importante proteggere la persona che in questa relazione è più debole. Caroline potrebbe essere esposta a comportamenti negativi che potrebbero minare la sua emotività, se non addirittura essere coinvolta in incidenti pericolosi per la sua salute", spiegò Roland.
"Io ed Eddie vogliamo evitare tutto questo".
"Avete già parlato con la madre di Caroline?", chiese Gloria.
"Eddie le ha intimato di stare lontana dalla nostra famiglia, ma non credo che funzionerà: è determinata a riprendersi sua figlia e non basterà un divieto a fermarla".
"Nessuna madre sopporta di essere separata dal proprio figlio", commentò Denise tristemente.
Holly le mise una mano sul braccio e chiese: "Perché, al posto di vietarle di vedere Caroline, non la convincete a curarsi?".
Roxy annuì in segno di approvazione e Roland concordò: "Credo che sia la cosa migliore per tutti".
"Ma ci ha già provato in passato e non è servito a nulla... cosa vi fa credere che questa volta ci riuscirà?".
"L'amore che prova per la figlia", disse semplicemente Roland.
"Cosa vuoi dire?".
Denise prese la parola: "Vedi, Maggie, in questi casi l'aiuto della famiglia è importante e perderlo significa dare un duro colpo al morale di coloro che soffrono di una dipendenza. C'è il rischio che possano gettarsi a capofitto nella loro dipendenza e spesso capita il peggio. Non ci sono garanzie che possa davvero uscirne...".
Roxy la interruppe: "Mia madre è un esempio!".
Denise riprese la parola: "Ma il pensiero di sua figlia potrebbe darle quella marcia in più per guarire definitivamente".
"Non lo so, potremmo provare...".
"Ho portato i numeri delle strutture più all'avanguardia di Tuscaloosa e di altri Stati: alcune sono più costose di altre, ma hanno i programmi migliori. Sono sicura che troverete quella che farà al caso vostro. Roland si è offerto di parlare con i medici della struttura scelta per informarsi dei suoi progressi e sapere se Caroline potrà andare a trovarla, quando starà meglio. Non è molto, soprattutto se l'ex signora Hall non accetta queste condizioni", Roxy le porse immediatamente i foglietti in cui aveva accuratamente annotato numeri di telefono, indirizzi e caratteristiche dei centri e delle cliniche.
"A questo proposito- intervenne Jackie scambiandosi uno sguardo d'intesa con Gloria-, io e Gloria siamo andate dall'avvocato presso cui lavorava Claudia Joy, Grant Chandler. Ci ha dato alcuni consigli e ci ha assicurato il suo appoggio nel caso in cui la faccenda dovesse rivelarsi più complicata del previsto".
"Quanto verrà a costare?", chiese Maggie preoccupata.
"Ha accettato di discutere la causa pro bono in onore della memoria di Claudia Joy".
"Anche da lassù Claudia Joy ci aiuta", commentò Roland sorridendo.
"Ragazze, Roland, grazie per quello che avete fatto per me...".
"A dire la verità non abbiamo ancora finito", intervenne Kat.
"Colonnello Young, cos'ha combinato?", rise Maggie.
"Jackie mi ha messa al corrente della vicenda e ne abbiamo parlato con Michael, che ha richiesto dei controlli più severi all'ingresso in modo che nessun ubriaco, neanche l'ex signora Hall, potrà entrare alla base e creare scompiglio".
"Basta che non rovinate i miei affari!".
"Fino a prova contraria sono i miei affari, Gloria!".
"Scusa, capo!".
"Lasciale perdere, Kat!".
"Ragazze, è molto più di quanto mi sarei aspettata... grazie per tutto quello che state facendo per me e per la mia famiglia", ringraziò commossa l'ex soldato.
"Non dirlo neanche: dobbiamo aiutarci tra noi mogli di militari!", esclamò Latasha.
"E mariti!", puntualizzò Roland.
"E mariti", convenne la donna ridendo.

N.d.A.: salve a tutti :) ringraziamo tutti coloro che leggono e ci hanno seguite fin qui: speriamo di non aver deluso le aspettative di nessuno! E, ovviamente, invitiamo coloro che vogliono esprimere un parere a recensire e farci sapere se la storia è gradita o meno ;) a presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Kat lisciò le pieghe del vestito e suonò il campanello di casa Holden: si preannunciava una serata rilassante in compagnia del suo compagno. Era strano per Kat parlare del generale Holden in quei termini, ma non riusciva a trovare un vocabolo migliore e questo la rendeva felice e la spaventava allo stesso tempo: il colonello era ormai scesa a patti con se stessa ed aveva ammesso di essersi innamorata di Michael, ma questo non rendeva la situazione più facile, soprattutto perché Emmalin non sapeva nulla.
Il salotto di casa Holden era illuminato dalle candele che l'uomo, da romantico qual era, aveva acceso per creare un'atmosfera più intima. La cena si era svolta nel migliore dei modi, condita da interessanti aneddoti militari su compagni d'armi, missioni e quanto ricordassero della loro lunga carriera. Una volta finito di mangiare, si erano spostati sul divano a bere del buon vino e a parlare dei rispettivi figli.
"Non riesco a credere che Hannah voglia entrare nell'esercito... mia figlia nell'Esercito, chi l'avrebbe detto?".
"Sei delusa per la sua decisione?", chiese Michael.
"No, sono solo sorpresa".
"Spero che la appoggerai: ha bisogno del tuo sostegno, Kat. Non voglio intromettermi tra voi, ma ho notato che i vostri rapporti sono tesi".
"Stanno migliorando. O meglio, sto migliorando: voglio essere una brava madre e, se per esserlo devo tifare per l'esercito, lo farò!", rise Kat.
Michael si unì alla sua ilarità: "Voglio proprio vedere un colonello dell'Aeronautica tutto d'un pezzo come te fare il tifo per l'Esercito!".
Quando le risate si spensero, Kat ritornò seria e gli domandò: "Com'erano i rapporti tra te ed Amanda?".
Il generale sospirò, ma rispose: "Abbiamo avuto le nostre incomprensioni a causa di Jeremy, il figlio di Denise e del colonnello Sherwood, e le avevamo superate. Ci è stata tolta troppo presto".
"Ho sentito dire che è morta in un attentato...".
"Un militare di Fort Marshall aveva scoperto che la moglie lo tradiva e ha deciso di vendicarsi, facendosi esplodere all'Hump Bar e ferendo e uccidendo le persone innocenti che si trovavano lì. Sua moglie e l'amante morirono sul colpo, Amanda era rimasta in auto, ma è scesa per aiutare Claudia Joy e si è trovata davanti a quel pazzo: in ospedale hanno fatto tutto il possibile...".
"Oh Michael, è terribile... non oso immaginare quanto straziante sia perdere un figlio: se Hannah morisse, non saprei come andare avanti...".
"In qualche modo si va avanti. Non so come ci siamo riusciti, le ripercussioni sulla famiglia sono state tante. Emmalin ne ha sofferto in particolar modo...", spiegò il generale, ripensando a quanto dolore avessero provato nel perdere Amanda.
"A proposito di Emmalin... non le hai ancora detto che stiamo insieme?".
"Non ancora", confermò l'uomo.
"Capisco...".
Intuendo il cambiamento d'umore della donna, Michael si affrettò a prenderle la mano e a rassicurarla: "Non pensare che non gliel'abbia detto perché mi vergogno di noi. Voglio parlargliene di persona e, dato che tra una settimana tornerà, ho pensato di posticipare questa rivelazione".
"Sì, scusami, hai ragione. Emmalin ha perso sua madre da poco ed è normale che tu voglia prepararla a questa grande notizia. Scusa se sono stata precipitosa".
"Non preoccuparti, Kat, al tuo posto avrei pensato lo stesso".
"Non volevo comportarmi da sciocca".
"Kat, dico davvero: è tutto a posto, non pensarci più".
Rincuorata, la donna finì il suo vino.
"E adesso, generale, che si fa?".
Prima che Michael potesse rispondere alla domanda piena di malizia del colonello, il campanello trillò festante.
"Non aspettavi visite, vero?", chiese Kat.
"Non ho la minima idea di chi possa essere...", ribatté sorpreso.
Il padrone di casa si alzò per andare a vedere chi fosse l'ospite inatteso.
"Sorpresa!- una raggiante Emmalin entrò trascinandosi dietro la valigia- ho pensato di venire una settimana prima, così possiamo stare più tempo insieme. Ma non preoccuparti: ho parlato con il mio tutor e mi ha detto che non ci sono problemi, quindi ho fatto la valigia e ho preso il primo volo disponibile per Charleston! Oh, ci sono visite?".
"Emmalin, io... devo dirti una cosa?".
Ma la ragazza era già entrata in salotto e aveva notato l'atmosfera romantica creata dal padre. E di certo aveva notato la donna avvenente seduta sul loro divano. Kat si alzò e salutò educatamente, ma ricevette come risposta un brusco: "E lei chi è?".
"Sono il colonnello dell'Aeronautica Katherine Young, ma puoi chiamarmi Kat".
Emmalin ignorò la mano tesa della donna e si rivolse al padre: "Non capisco... perché hai fatto tutto questo per una cena di lavoro?".
"Emmalin, volevo aspettare di parlartene di presenza la prossima settimana. Non so come ci si comporta in questi casi, non so neanche cosa dire... Ma vedi, tesoro, io e Kat stiamo insieme".
"Cosa?! No, non può essere... mamma è appena... e tu... no, non può essere...".
"Tesoro, ascoltami...".
"No!- esclamò la ragazza- Non voglio ascoltarti!".
"Emmalin! Emmalin, aspetta!".
Michael rincorse la figlia, ma la ragazza scomparve nella notte.

"Denise, amore, che è successo?", chiese Frank preoccupato dal viso pallido di sua moglie.
"Ha appena telefonato Michael: Emmalin ha scoperto della sua relazione con il colonnello Young ed è scappata sconvolta dalla notizia. Lui e Kat l'hanno cercata ovunque, ma non l'hanno trovata. Dobbiamo aiutarli".
"Cosa posso fare?", si offrì immediatamente il colonnello.
"Telefona a Jackie e chiedi a Patrick di allertare la sua unità: Hector, Quincy, il sergente Hall ci aiuteranno sicuramente. Potrebbero coordinarsi con la polizia militare per coprire l'intera area della base. Di' a Jackie di farsi trovare davanti il cancello del giardino di Claudia Joy: andremo a cercarla lì", ordinò dolcemente Denise.
Aveva previsto che Emmalin avrebbe reagito male, la conosceva bene, e si era preparata. Tuttavia il cuore le si stringeva al pensiero della ragazza sola e turbata.
"Io resto qui con Molly e i bambini, nel caso in cui Emmalin dovesse farsi viva", s'intromise Roxy, quando Frank si allontanò per telefonare. Passarono alcuni minuti in cui si sentirono le frasi concitate dell'uomo e delle due donne che telefonavano agli amici che potevano aiutarli.
"Denise, ho già allertato il tenente Clarke e Jackie. Tu chiama le tue amiche: più siamo, più sarà facile sparpagliarci e trovarla. Ora esco".
"D'accordo, Frank, ho chiamato le altre e ci siamo organizzate. Per qualsiasi cosa chiama".
"Anche tu".
I due coniugi si scambiarono un bacio frettoloso.
"Roxy, chi stai chiamando?".
"Pamela", fu la laconica risposta.
"Pamela? Come pensi che possa aiutarci, dal momento che è in California?", chiese stupita l'infermiera.
"Quando troveremo Emmalin sana e salva, e sottolineo sana e salva, avremo bisogno del vecchio gruppo al completo: sono sicura che Pamela non vorrebbe essere tagliata fuori, non quando si tratta di aiutare una ragazza fantastica come Emmalin, la figlia dell'amica che ci ha aiutate in svariate occasioni e a cui noi volevamo bene".
"E gliene vogliamo ancora... hai ragione, se fossi in Pamela mi precipiterei subito qui per aiutare Emmalin".
"E lo farà, sta' tranquilla. Ma tu ora va', cerca Emmalin con le altre: non abbiamo tempo di chiacchierare!".

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Quella era la notte più lunga della loro vita. Avevano cercato Emmalin insieme alla polizia, ma non erano riusciti a trovarla. Gli uomini di guardia al cancello avevano confermato che era uscita da Fort Marshall per una destinazione ancora ignota. Avevano fatto i turni e l'avevano cercata per ore, ma stavano perdendo la speranza: nessuno l'aveva vista o aveva notato la macchina con cui si era allontanata: Gloria e Holly erano rimaste all'Hump Bar e mostravano la foto della ragazza a tutti i nuovi avventori; Denise aveva allertato l'ospedale della base, dove avevano promesso di chiamarla se si fosse presentata Emmalin, e insieme a Roland faceva il giro degli altri ospedali, pregando che la ragazza non fosse nei guai; Maggie, Jackie e Latasha si erano recate a Charleston e percorrevano le vie più frequentate della città, sperando di trovarla o di imbattersi in qualcuno che l'avesse vista; Frank, Pat e gli altri militari si erano recati anche loro in città e battevano strade meno sicure e poco frequentate per scongiurare il peggio; Michael e Kat erano rimasti in casa e il primo telefonava a tutti gli amici della figlia, chiedendo se si fosse fatta viva con qualcuno di loro. Roxy, che era rimasta a casa da sola con i bambini, aveva già chiamato Pamela: l'amica aveva promesso di salire sul primo volo per Charleston e di arrivare a Fort Marshall il prima possibile.
Era terribilmente agitata: non poteva pensare che Emmalin fosse sola e sconvolta chissà dove, senza che nessuno potesse trovarla e aiutarla.
Lo squillo improvviso del telefono la fece sobbalzare. Si precipitò a rispondere, sperando che dall'altro capo ci fosse una buona notizia.
"Pronto?".
"Roxy, sono Denise. Io e Roland abbiamo fatto il giro degli ospedali, ma niente... nessuna traccia di lei".
Roxy sospirò di sollievo e disse: "Meglio così, no? Almeno sappiamo che non è ferita...".
"Sì, ma non sappiamo ancora dov'è... notizie delle altre?".
"Michael ha chiamato tutti gli amici di Emmalin, ma non ha saputo nulla: non è andata da nessuno di loro".
"E Pamela?".
"Su un aereo che attererà tra qualche ora".
"Bene. Se sai qualcosa...".
"Ti chiamerò, Denise. Tranquilla".
"A dopo, Roxy".
"Aspetta!", la richiamò la bionda, folgorata da un pensiero improvviso.
"Cosa c'è?".
"Qualcuno è andato a vedere se Emmalin è nel luogo dove abbiamo sparso le ceneri di Claudia Joy?".
"No, non credo... aspetta che chiedo a Roland".
Roxy li sentì parlottare, finché Denise non confermò che a nessuno era venuto in mente di cercare lì.
"Andateci, è l'unico posto che vi rimane da controllare", li esortò la bionda.
Dopo essersi salutate, entrambe riattaccarono. Denise e Roland si diressero verso il fiume dove avevano tenuto la commemorazione di Claudia Joy, Roxy invece si metteva in contatto con gli altri dando loro indicazioni su dove dirigersi.
Denise e Roland avevano lasciato la macchina nello stesso punto in cui qualche mese prima l'avevano lasciata per partecipare alla dispersione delle ceneri di Claudia Joy; ma entrambi decisero di non rivangare quei ricordi e concentrarsi piuttosto su Emmalin, che aveva la precedenza. La trovarono nel luogo in cui avevano letto tutti insieme la lettera che la loro amica aveva scritto per tutti loro.
"Emmalin! Emmalin, per fortuna ti abbiamo trovata!".
La strinsero in un abbraccio e la ragazza si lasciò stringere.
"Ci hai fatto preoccupare! Non farlo mai più!", esclamò Roland, visibilmente sollevato.
"Mi dispiace", mormorò Emmalin.
"Andiamo a casa, dai".
"Non voglio tornare a casa! Non riesco neanche a guardare in faccia mio padre!".
"Emmalin, sono sicura che...", iniziò Denise con voce dolce e rassicurante.
Ma la ragazza troncò bruscamente il discorso, dicendo di essere stanca e chiedendo il permesso di poter dormire a casa Sherwood. L'infermiera scambiò uno sguardo con l'uomo, che annuì.
"Va bene, chiamerò tuo padre e lo informerò che dormirai da me".

Il mattino dopo casa Sherwood fu letteralmente subissata di telefonate: Michael, Jackie, Maggie, Holly, Gloria, Latasha, persino Hector chiamarono per sapere se Emmalin stava bene. Denise rispondeva con pazienza e rassicurava tutti. Michael fu il più difficile da gestire: voleva precipitarsi per raggiungere la figlia, ma Frank lo convinse che non era il caso e il generale Holden dovette rassegnarsi ad aspettare.
Nel frattempo era arrivata anche Pamela dalla California per aiutare Emmalin e gli amici: non sopportava di stare lontano da quella che era a tutti gli effetti la sua famiglia in un momento difficile come quello. Il suo arrivo fu accolto con gioia e il vecchio gruppo si riunì di prima mattina a casa di Denise per parlare con Emmalin.
"Emmalin, so cosa è successo l'altra notte- esordì la rossa con tatto-. Vogliamo sapere come ti senti".
"Non lo so neanch'io... ho appena scoperto che mio padre ha una relazione con un'altra donna! Non è facile...".
"Lo sappiamo- intervenne Roxy-. Per questo siamo qui".
"Non dovrebbe considerarsi un tradimento?", chiese Emmalin angosciata.
"No, Emmalin, ascolta... so per certo che tuo padre amerà tua madre per sempre, perché è l'amore della sua vita. Lo so, perché Claudia Joy era tutto per lui. Ma lei non c'è più e sono sicura che vorrebbe vederlo felice", spiegò Denise con dolcezza.
"E voi credete che sia felice con il colonnello Young?".
"Sì, lo è- disse Roland con un lieve accenno di sorriso-. Per quanto questa relazione ti turbi, devi considerare quanto sia difficile per tuo padre: non voleva farti né deluderti in qualche modo né mancare di rispetto alla memoria di Claudia Joy".
"Sappiamo che per te è difficile, ma devi parlare con tuo padre: chiarire le cose con lui farà stare meglio entrambi. Era preoccupato per te".
"Almeno chiamalo... potrai stare qui per tutto il tempo che vuoi, ma chiamalo...".
L'opera di convincimento fu lenta e paziente, ma i quattro riuscirono a strappare alla ragazza la promessa di chiarire con il padre.
Quando Emmalin andò a riposare, il gruppo si trattenne nel salone degli Sherwood.
"Vedo che non vi annoiate mai qui...", commentò Pamela ridendo.
"Non ci facciamo mancare nulla", ribatté Roland a tono.
"Sono contenta che questa situazione si sia risolta", sospirò Denise, passandosi una mano tra i capelli.
"Anch'io... ero così in pensiero per Emmalin! Tutto quello che potevo fare era stare a casa con il telefono in mano e ricevere telefonate: è molto frustrante, sapete?", aggiunse Roxy con un sospiro esageratamente esasperato, che riuniva in sé la paura e la frustrazione provate nella notte appena trascorsa.
"L'unica cosa che conta è che Emmalin sia sana e salva. Vi confesso che non mi dispiace essere qui: è un ritorno ai vecchi tempi".
Tutti concordarono con Pamela.
"Dobbiamo riunirci più spesso, vederci una volta l'anno è poco".
"Che ne dite di ritrovarci a Fort Marshall ogni sei mesi o anche di meno?", propose Denise.
"Io ci sto!".
"Anch'io!".
"Contate pure su di me!".
Il gruppetto di vecchi amici passò la mattinata chiacchierando e scherzando, come se il tempo non fosse trascorso: nonostante la distanza erano più uniti che mai.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo X ***


-Tesoro perdona tuo padre! Ti è rimasto solo lui-
Emmalin si svegliò di soprassalto ricordando le parole che sua madre le aveva detto nel sogno. 
-Mamma mi manchi tantissimo- fece la ragazza rannicchiandosi nel letto e asciugano le lacrime.
Denise, che era lì fuori dalla stanza per svegliare la giovane Holden, bussò dolcemente e si commosse per ciò che Emmalin aveva detto.
-Avanti- disse la Holden.
Denise si ricompone ed entrò dicendo: -Tesoro la colazione è pronta, ti ho preparato quello che più ti piace! Ti aspetto di là-
Denise raggiunse la porta ma Emmalin esordì: -Denise ho sognato mamma! Era così bella, la dovevi vedere! Mi ha abbracciata ed ho sentito come se realmente mi avesse accolto tra le sue braccia. Infine mi ha detto di perdonare papà. -
-Tesoro- fece Denise sedendosi sul letto e abbracciando la ragazza- è quello che vuole tua madre. Non vorrebbe vederti in contrasto con tuo padre. Lo so è difficile da accettare ma Michael amerà per sempre Claudia Joy. È il suo più grande amore e lo resterà per sempre.
Le due restarono abbracciare ancora per un po': Emmalin vedeva in Denise una figura materna ed in fin dei conti era la migliore amica di sua madre e l'infermiera voleva rivedere la famiglia Holden felice come una volta, come quando ancora c'erano Claudia Joy e Amanda.
-Grazie Denise-
-Figurati tesoro- fece la donna accarezzando il volto rigato dalle lacrime della giovane.
Emmalin fece colazione e si preparò per incontrare suo padre, nel frattempo Denise lo chiamò  per avvisarlo che la figlia voleva vederlo nel giardino in onore di CJ.

Emmalin era seduta sulla panchina del giardino e attendeva l'arrivo di Michael.
Dopo poco arrivò, Emmalin scoppiò in lacrime e lo abbracciò forte a sé. 
-Tesoro-
-Papà, scusa ho sbagliato perdonami ho avuto una reazione troppo esagerata- fece la figlia piangendo.
-È tutto sistemato!-
-Papà,  io non voglio che tu non sia felice è che credevo che tu avessi già dimenticato mamma!-
-Non potrò mai dimenticarmi di quella meravigliosa donna che ho avuto accanto per più di trenta anni-
-Sii felice con il Colonnello, sarà dura all'inizio vedervi insieme, ma mi abituero', dobbiamo andare avanti per noi ma anche per mamma che è ciò che vorrebbe.-
-Tesoro ti voglio bene!- fece il padre baciando la fronte della figlia. 
Restarono ancora un po in quella piccola oasi di pace e tranquillità che rispecchiava appieno il carattere pacato e gentile di Claudia Joy.
-Ti amerò per sempre- fece Michael volgendo lo sguardo verso il cielo. 

-Si è risolto tutto nel migliore dei modi- fece Pamela bevendo un sorso di birra nel vecchio locale di Roxy.
-Lo puoi ben dire!- fecero in coro Latasha,  Maggie e Holly 
-Altra birra???- disse Gloria- Offre la casa.
-Ehi calma, sono sempre io il capo! - fece la bionda Roxy ridendo.
-Io ho il turno in ospedale, ci vediamo stasera per salutarci- aggiunse Denise.
-Io vado a casa che fra poco torna la mia piccola peste- fece la Clarke- a stasera allora!
-Gloria, io un altro bicchiere di birra lo bere volentieri!- disse Roland.
-Alla nostra fecero tutte le altre in coro!-
-Mi raccomando ci vediamo stasera qui all'Hump Bar per salutarci.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


La serata passata tutti insieme all'Hump Bar per salutare Roxy e Pamela era andata più che bene. 

Sia i vecchi che i nuovi amici avevo scherzato e parlato di tutto quello che era successo negli ultimi mesi, sino ad arrivare a parlare di quello che era accaduto ad Emmalin a causa della scoperta della relazione di suo padre con Kat. 

Dopo essersi salutati, con molta tristezza, tutti tornarono a casa. 


Maggie rincaso', cercando di fare poco rumore, poiché ormai era passata mezzanotte ed era sicura che i ragazzi stessero dormendo, ma li trovò svegli insieme a suo marito.

-Ciao!- fece lei sedendosi sul divano insieme a loro.

-Ehi- rispose il marito porgendole una lettera scritta dalla prima moglie di quest'ultimo.

Maggie lesse la lettera e si rese conto che la madre di Caroline l'avesse scritta provando tanto dolore.

-Caroline- fece l'ex soldato- tua madre si è completamente disintossicata. 

-Si, lo so, ma non la voglio vedere, sia a me che a papà ci ha fatto troppo del male e non voglio che possa succede qualcosa nuovamente anche se è pulita adesso. Questo è quello che voglio, stare con voi e soprattutto con te Maggie! Ti voglio bene.


Quelle parole scaldarono il cuore dell'ex soldatessa che abbracciò forte a lei la ragazzina.

-Anche io ti voglio bene Caroline!- rispose la donna- e se quello che vuoi è non vedere più tua madre siamo d'accordo tutti che sia la soluzione migliore.  Adesso però ragazzi, forza a letto che domani avete scuola!

-Agli ordini Signora!- risposero i due ragazzi ironizzando. 

-Grazie di tutto!- fece il marito

-Ehi, non mi devi ringraziare, siamo una famiglia ed è questo ciò che si fa: aiutarsi a vicenda. Adesso però, andiamo a letto che è stata una giornata estenuante.


Il giorno seguente per Holly, era davvero una giornata molto importante. 

Probabilmente suo marito Tim sarebbe stato dimesso dall'ospedale. 

Ormai il peggio era passato e la terapia a cui era stato sottoposto era riuscita appieno. 

Era ora di tornare a casa! 

Era ora di tornare da sua moglie,  da quella tenera e dolce ragazza di campagna che gli aveva rubato il cuore!

Holly aveva raggiunto il Mercer e si recò immediatamente nella stanza di suo marito.

Lo trovò pronto con la borsa già preparata: la stava aspettando. 

-Amore- fece lei

-Tesoro vieni qui!- rispose Tim avvicinandosi a lei. 

Si abbracciarono e speravano che d'ora in poi tutto filare liscio.

-Sei pronto per tornare a casa?- fece lei regalandogli un dolce sorriso. 

Lui annuì semplicemente ed insieme uscirono dalla stanza dell'Ospedale. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Era giunto il momento dei saluti. I guai erano stati finalmente risolti ed era tempo che ognuno tornasse alle proprie famiglie, sebbene questo rendesse tristi gli animi di coloro che avrebbero dovuto, di lì a breve, salutarsi.
"Vorrei poter rimanere qui per sempre con la mia famiglia e i miei amici", sospirò Roxy.
"Anch'io...", mormorò Pamela, stringendole con affetto la mano.
"Abbiamo ancora qualche ora prima dellla partenza, che ne dite di andare nel giardino di Claudia Joy?", propose Roland.
Il gruppo dei vecchi amici annuì entusiasta e Denise propose di chiamare anche Maggie, Latasha e Holly, che facevano ormai parte di quella grande, pazza famiglia.
E le donne accettarono l'invito, non meno entusiaste degli altri: quello che desideravano di più era conoscere quelle straordinarie persone che le avevano aiutate senza riserve e senza chiedere nulla in cambio.

Il giardino dedicato a Claudia Joy rispecchiava la personalità della donna: era calmo, pacifico e bellissimo. Dopo la morte della sua migliore amica, Denise si era trovata a portare tutte le volte che poteva Molly a giocare lì: si era ripromessa di far conoscere alla bambina quella donna che era stata loro strappata troppo presto e il modo migliore era portarla in un luogo in cui si respirasse la presenza della sua migliore amica. La dolce infermiera sapeva che anche per gli altri era difficile, che sentivano la mancanza di Claudia Joy ogni giorno; e proprio per questo motivo Roland aveva proposto un'ultima visita al giardino: era il modo per sentirsi tutti più vicini alla straordinaria amica che li aveva uniti.
"Vi ricordate quando abbiamo cercato di recuperare i soldi necessari ad aprire questo giardino?", chiese Jackie.
Latasha rise e rispose: "Certo che me lo ricordo! Quanto ci siamo divertite... è stato anche il giorno della prima sbronza di Holly!".
Maggie si unì alla risata: "Abbiamo dovuto trascinarla a casa, non voleva andarsene dal casinò!".
"Avete contribuito a creare un posto splendido", commentò Pamela, guardandosi intorno.
"L'idea è stata di Denise e di Jackie, noi abbiamo solo cercato di aiutare come potevamo... sbancare al casinò era l'unico modo", ribatté con un sorriso Latasha.
"Questo posto mi fa davvero ricordare Claudia Joy- intervenne Roxy- e non esisterebbe senza di voi: avete fatto un ottimo lavoro. E, a quanto so, il merito è anche della mia socia, che ha scoperto le abilità matematiche di Holly, e vostro, che avete giocato a dadi rischiando tutto".
Si sedettero sotto un albero per continuare a chiacchierare indisturbate.
"L'abbiamo fatto per Claudia Joy, anche se non la conoscevamo. Siamo un'unica grande famiglia e il nostro dovere è quello di aiutarci a vicenda".
"Sì che lo siamo!- esclamò Gloria, che fino ad allora era rimasta in silenzio- E ora è tutto a posto: la madre di Caroline si è disintossicata, Tim è uscito dall'ospedale, Emmalin ha accettato la relazione tra suo padre e il colonnello Young... siamo riusciti a superare insieme tanti guai".
"Questo perché ci vogliamo veramente bene", commentò Roland.
Le altre annuirono.
"Questa è stata la mia prima vera casa- iniziò Roxy, commossa-. Qui ho imparato cosa significa essere la moglie di un soldato, Fort Marshall è casa mia più di quanto lo sia Tuscaloosa. E ci sono riuscita perché ho avuto tanti amici che hanno creduto in me; Claudia Joy non c'è più, ma è viva nei nostri ricordi e io conosco il modo migliore per onorarne la memoria: tornare qui, a casa, ogni volta che possiamo".
"Noi saremo qui ad aspettarvi, capo", promise solennemente Gloria.
"Grazie, Gloria, perché ti prendi cura dell'Hump Bar; sono sicura che Betty sarebbe fiera di come guidiamo il suo locale. E grazie anche a te, Holly, perché aiuti Gloria e le impedisci di distruggere il mio bar".
Holly rise e disse: "Il piacere è mio, capo! Vigilerò affinché Gloria non combini disastri".
"Mi fido di te, Holly".
Gli altri ridacchiarono, osservando la scenetta, sinceramente divertiti.
"Vorrei che potesse durare per sempre...", sospirò Denise.
Jackie afferrò la sua mano e la strinse per confortarla. Come mogli di soldati sapevano che il trasferimento da una base all'altra è inevitabile, ma non rendeva facile sopportare la separazione dagli amici più cari. Gli altri le scoccarono sguardi malinconici: lo stesso pensiero aveva attraversato la loro mente, intristendoli.
"Ci vedremo presto- promise Pamela- e ci sentiremo praticamente ogni giorno: questo basterà a farci rimanere uniti".
"Pamela ha ragione- intervenne Roland pacatamente-. Siamo costantemente in contatto e per le vacanze torneremo a Fort Marshall, a casa".
"Trevor non vede l'ora di tornare per un saluto... anche se è contento di Tacoma, questa base è nel suo cuore. Ai ragazzi mancano Charleston e i loro amici...".
"Anche Chase non vede l'ora di tornare per un saluto. Inoltre Katie e Lucas sentono la mancanza dei vecchi amici e vogliono conoscere Caroline, Deuce, Tanner... ne hanno sentito parlare da David e non stanno più nella pelle!".
"Allora è deciso!- esclamò Jackie- Per le vacanze la famiglia si riunisce, senza scuse. I ragazzi hanno voglia di rivedere i loro amici e noi adulti vogliamo passare le feste in famiglia: cosa c'è di più bello che tornare a casa e trovare questa calorosa accoglienza?".
"Jackie ha ragione, torneremo per le vacanze; ma ora è tempo di andare... perderò il volo se continuo a indugiare qui", disse tristemente Roland.
"Anch'io ho un volo da prendere... forza, venite qui per un abbraccio di gruppo!", esclamò Pamela.
Si abbracciarono ridendo. Erano consapevoli del fatto che ci sarebbero stati altri guai, altri problemi da affrontare, ma avevano la certezza che avrebbero affrontato gioie e dolori insieme. Era stato così quando si erano conosciuti e avrebbe continuato ad esserlo.


N.d.A.: ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e chi l'ha recensita e inserita tra le preferite! Il ringraziamento più grande va alla mia compagna di avventura Schelling che ha condiviso con me quest'idea! Alla prossima storia a quattro mani!

Ringrazio anch'io tutti coloro che hanno seguito la storia, spero che sia piaciuta a tutti voi! E ringrazio soprattutto la mia collega e compagna di avventura, che mi ha permesso di condividere questa storia con lei e con tutti voi. Grazie e a presto!

Un abbraccio
Matty89 e Schelling

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2794508