Forever Dawn ~ Cullen-Black's Chronicles

di SweetLuna
(/viewuser.php?uid=584830)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Ricordi ***
Capitolo 2: *** This Is Halloween! ***
Capitolo 3: *** Io, ragazzo e lupo ***
Capitolo 4: *** Sarà difficile... ***
Capitolo 5: *** Famiglia è fiducia ***
Capitolo 6: *** Essere un padre ***
Capitolo 7: *** La storia si ripete - Prima parte: la verità ***
Capitolo 8: *** La storia si ripete - Seconda parte: la scelta ***
Capitolo 9: *** Vita, morte, eternità ***
Capitolo 10: *** La principessa di casa Cullen-Black ***
Capitolo 11: *** Epilogo - Un'eterna alba (Forever Dawn) ***



Capitolo 1
*** Prologo - Ricordi ***


 
Forever Dawn
Cullen-Black's Chronicles




Prologo - Ricordi

 
 
Renesmee
Che cos'è il tempo, quando hai a disposizione l'eternità? Quando puoi vivere tante vite, perché una sola non ti basta?
Per me il tempo non esiste, tutto ciò che ho vissuto rivive in me in un eterno presente.
Il suo volto, non mi stancherei mai di guardarlo. Le sue labbra, potrei baciarle all'infinito. Potrei stare tra le sue braccia per sempre: Jacob Black. Lui vale tutto il mio tempo, e anche di più. Per starmi accanto ha rinunciato per sempre alla sua parte umana e mortale, scegliendo me e un'eternità da lupo. E tutto ciò che posso fare per ripagarlo è stare per sempre con lui, ogni attimo che mi è concesso... Lui è ciò per cui vivo, ciò che rende bella la mia immortalità.
Anche per mio padre è stato così, quando conobbe la mamma. L'aveva aspettata per più di un secolo, mentre per me è bastato nascere. Jacob ed io ci siamo scelti a vicenda, praticamente fin da subito. Non ricordo neanche un solo istante della mia vita nel quale Jacob non sia stato presente, fisicamente o anche solo nei miei pensieri. 
Mio padre ha messo da parte il mostro che era in lui, per coronare il suo sogno d'amore con una ragazza umana.
Jacob, proprio come mio padre, ha oltrepassato le "leggi naturali". Lupo e vampiro dovrebbero disprezzarsi, e invece... la nostra diversità ci rende ancora più uniti. Fili invisibili ma spessi come l'acciaio ci tengono legati l'uno all'altra.
Ricordo ancora, seppur in modo frammentario, il momento in cui vidi Jacob per la prima volta. Gli umani non hanno ricordi che siano precedenti ai quattro anni di vita; ma per me, una creatura con un patrimonio genetico misto tra umani e vampiri, è tutto diverso.
Ero tra le braccia di zia Rosalie quando lo vidi, poco dopo la mia violenta nascita. Veniva verso di me con uno sguardo minaccioso e pieno di rabbia, finché i nostri occhi non si incrociarono e lui cadde in ginocchio, come colto da un'illuminazione. La prima volta che mi vide, Jacob ebbe l'imprinting con me. E già allora sapevo che ci saremmo appartenuti per sempre.
Sono cresciuta praticamente in simbiosi con lui, il "mio Jacob" era una presenza della quale ho sempre avuto bisogno. È sempre stato una figura essenziale nella mia vita e nella mia crescita accelerata. Sapevo che oltre ai miei genitori e alla mia bellissima famiglia immortale, avrei sempre potuto contare anche su Jacob.
Ecco perché mia madre aveva deciso di affidarmi a lui, quando i Volturi incombevano su di noi. Giocavamo insieme, leggevamo i libri, andavamo in spiaggia. Jacob capiva perfettamente ogni mia esigenza, come il migliore dei fratelli maggiori. Quando stavo con lui mi sono sempre sentita completa.
Crescevo in fretta, e Jacob è rimasto sempre al mio fianco... e un giorno mi accorsi che il nostro rapporto stava cambiando. Quando compii sei anni, ne dimostravo circa sedici. Portavo i capelli lunghissimi, e avevo quasi lo stesso aspetto che ho adesso, nonostante fosse ancora adolescenziale. Mi guardavo allo specchio e mi sentivo bella, perché nei miei occhi color cioccolato al latte rivedevo mia madre, così come in alcuni tratti nel viso. In altri rivedevo papà, e in altri ancora persino nonno Charlie. Le mie forme erano già ben definite sul mio fisico snello, ero sempre cresciuta troppo in fretta per poter prendere dei chili in più. Ma mi accorsi presto che Jacob faceva quasi fatica a starmi vicino, come se dovesse "resistere" a una qualche tentazione. Non riuscivo a capacitarmi del suo comportamento, si confidava con Leah e l'aveva fatta allontanare da me, per un periodo. Dopo la gelosia che avevo provato per lei, da piccola, mi ero avvicinata molto a Leah. Ma non riuscivo proprio a digerire tutta la confidenza che c'era tra loro, tra lei e Jake. In fondo, ero ancora una ragazzina. 
Quando mi accorsi di essere innamorata di Jacob, credevo di non avere alcuna speranza. Mi aveva vista crescere, come poteva vedermi in un modo diverso da quello in cui mi aveva sempre vista?
Più passava il tempo e più mi innamoravo di ogni singola cosa di lui: dei suoi occhi neri e profondi, delle sue labbra, delle sue mani grandi e forti che mi avevano sempre dato protezione. La sua voce roca, il suo odore... ero attratta da lui come se fosse una calamita. E per fortuna mi ero sbagliata di grosso su Jake, perché quando capì che ero davvero pronta fu proprio lui a farsi avanti...
Da allora non ci siamo mai lasciati. Mai.
Per dieci anni ci siamo divertiti come coppia, lui seguì me e la mia famiglia nei nostri spostamenti e non sempre è stato semplice. Quando tornammo a Forks stavo per compiere diciassette anni, anche se in realtà me ne sentivo addosso molti di più. Ero adulta da ormai dieci anni, e a dire il vero non sono mai stata del tutto bambina. Il mio amore per Jacob era cresciuto ancora, e per lui era la stessa cosa. Non era l'imprinting a tenerlo legato a me, era ed è tuttora un sentimento sincero e radicato nel profondo della sua parte umana. Non era il lupo ad amarmi, ma lui.
Ed io ero cresciuta tanto, in quei dieci anni. Fisicamente ero sempre la stessa Renesmee dei miei sette anni, ma mentalmente ero una donna matura. Quando ho messo al mondo i miei figli l'ho fatto consapevolmente, nonostante agli occhi di tutti fossi una diciassettenne come tutte le altre.
Quando scoprii che aspettavo due gemelli e non un solo bambino, il mio cuore si era riempito di una gioia incontenibile. L'amore che mi dava Jacob era troppo per tenermelo tutto per me, e così ho potuto riversarlo su di loro, Michael e Sophia. I nostri figli. Entrambi erano stati dei bambini speciali fin da subito, Michael lo era stato quando era ancora dentro di me. L'ho chiamato così per dargli il nome del più potente tra gli Arcangeli, perché il mio Michael possiede il dono di mettersi in contatto con le persone che non ci sono più, e che a me piace pensare siano angeli. Si era manifestato durante la gravidanza, il bambino trasmetteva il dono direttamente a me. Crescendo è diventato del tutto simile a me e a mio padre, nonostante ci sia qualcosa nel suo aspetto che mi ricorda anche Jacob. E poi Sophia, la bambina che era sempre stata nei miei sogni: bellissima, e con gli stessi colori di Jacob. E il suo stesso sorriso. Sophia, "conoscenza". Per averla avevo dovuto conoscermi a fondo, conoscere la mia natura al confine tra il normale e il soprannaturale. Senza di loro non avrei mai potuto farcela contro i Volturi, già da piccola avevo compreso che quell'incontro al quale presero parte tutti i testimoni non sarebbe stato l'ultimo...
Oggi sono felice, non potrei esserlo più di così. Michael e Sophia hanno compiuto trent'anni, e William ventiquattro.
Will, il nostro terzo e ultimo figlio, è speciale anche se non possiede dei doni come i suoi fratelli. Già, lui è speciale perché è un ragazzo straordinario e capace di conquistare tutti. Ed è speciale perché somiglia ad entrambi, a me e a Jake. Non è stato facile averlo, il mio strano fisico immortale mi avrebbe impedito di avere una gravidanza dopo i venticinque anni. Eravamo sposati da poco, quando ebbi un aborto spontaneo. Will è arrivato quattro anni dopo, quando finalmente ero di nuovo pronta per riprovarci e prima che fosse stato troppo tardi per me.
Nel portafogli tengo ancora le foto dei miei figli da piccoli, credo che rimarranno lì per sempre...




 
Nota dell'Autrice
Hey, ce l'ho fatta! Per le vecchie lettrici bentornate, e per le nuove benvenute! Spero di non deludervi :)
Partiamo dal titolo: Forever Dawn era il titolo che aveva scelto la Meyer per la prima versione di Breaking Dawn, quando la saga avrebbe dovuto essere composta da soli due libri. Ho scelto questo titolo perché richiama sia la saga della Meyer che la mia fanfiction Eternity, la storia di Jake e Nessie. Questo prologo lo avevo già scritto da tempo, ma ho continuato a metterci mano perché non ero mai sicura. 
Questa, come avrete già letto dalla descrizione, sarà una raccolta di one shot. I capitoli saranno autoconclusivi, narrati da diversi personaggi e non seguiranno una logica temporale. Racconterò degli stralci di vita della famiglia Cullen-Black. Questa introduzione mi è servita per farmi e farvi riprendere confidenza con le vicende di Eternity, e farle conoscere almeno in maniera approssimativa alle nuove lettrici. Ripeto, non è necessario aver letto Eternity per comprendere le vicende, ma spero che la lettura di queste OS vi faccia venire voglia di leggerla!
Dovrei aggiornare a settimane alterne, ma dipende comunque dal tempo che avrò a disposizione. Non voglio rischiare di fare dei brutti capitoli solo per essere puntuale. Dovrebbero essere 10 one shot, ma è ancora tutto da decidere! Questa storia serve per "chiudere il cerchio", non voglio rischiare di cadere nell'effetto soap opera ma solo farvi conoscere meglio i miei personaggi.

Intanto vi faccio vedere come sono diventati i figli di Renesmee e Jacob!




Michael è interpretato da Liam Hemsworth, Sophia da Vanessa Hudgens e Will da Theo James.
Le immagini sono state fatte da me.
Ora mi dileguo, avremo tempo per parlare!
Mi raccomando, RECENSITE e fatemi sapere che ve ne pare della scelta degli attori. 

Intanto vi ricordo le altre mie one shot, fateci un salto!
Hunger Games: La Fiamma Viva e il Dente di Leone
Colpa delle Stelle: L'ultimo regalo di Gus
Twilight: You Can Save Me (uno spin off di Eternity dal POV di Leah)

A PRESTOOOO! 
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** This Is Halloween! ***


This Is Halloween!



 
Sophia
Oggi è finalmente il trentuno ottobre, e mi sento piuttosto su di giri. Lucy, una compagna di classe mia e di Michael, ha organizzato una festa di Halloween a casa sua e so già che ci saranno molti dei nostri compagni di scuola. Ma non è per questo che sono agitata... Sono agitata perché ci sarà Josh Clearwater, il figlio di Seth, e ormai dopo averci pensato e ripensato ho preso una decisione piuttosto importante. Josh ed io ci conosciamo da quando siamo nati, visto che papà, mamma e Seth sono migliori amici. Lui adesso ha quattordici anni, frequenta il primo anno di liceo alla scuola della Riserva, come me e Michael. Sì, è più piccolo di me anche se non si direbbe. Josh è il mio migliore amico, ma adesso sento di provare qualcosa di diverso per lui. Ogni volta che lo guardo non riesco a non pensare a quanto sia bello, somiglia molto a suo padre anche se qualcosa l'ha ereditato anche da Luna. E quando lo sento parlare, non mi sembra affatto di stare ad ascoltare un quattordicenne. È maturato molto da quando Seth gli ha spiegato tutta la faccenda dei lupi, e lui sa benissimo che io non sono una ragazza come tutte le altre. Conosce il mio dono da vampira, e conosce anche il dono che possiede mio fratello Michael.
Tornando a ciò che provo per Josh, non posso continuare a fare finta di niente; mi sembra di portarmi una pietra sulle spalle tenendomi tutto dentro. Questa sera gli dirò finalmente cosa provo per lui, tanto non ho niente da perdere. In ogni caso, nessuno di noi due rinuncerebbe alla nostra amicizia. So benissimo che Josh potrebbe trasformarsi da qui a breve e che potrebbe avere l'imprinting con qualcuna, ma sinceramente non mi importa. Dopotutto, potrebbe succedere anche a me.
Mi alzo dal letto mettendo il segno nel libro che sto leggendo, un romanzo che mi ha prestato la mamma direttamente dalla sua libreria. La cosa assurda è che Josh, nonostante sia più piccolo di me, non è idiota come i miei compagni di classe. Mio padre e nonno Edward hanno alzato fin troppo le mie aspettative, e Josh corrisponde fin troppo bene all'idea di chi voglio accanto.
Guardo fuori dalla finestra, è ancora giorno e per le sette di sera dovrò essere a casa di Lucy.
«Ehi, Sophia posso entrare?», sento dire dalla voce di mio fratello Michael, fuori dalla porta della mia stanza.
«Certo, Mickey», rispondo. Michael entra in camera mia già vestito per la festa, e non resisto all'impulso di scoppiare a ridere notando che si è vestito da lupo mannaro: indossa pantaloni, maglia e guanti neri. Sopra alla maglia ha una specie di gilet di pelliccia con una lunga coda di dietro.
«Michael, è una cosa di pessimo gusto!», gli dico continuando a ridere, sedendomi di nuovo sul letto. Quelle orecchie pelose che ha in testa e i baffi disegnati sulle guance mi impediscono letteralmente di smettere di ridere. Eppure rimane pur sempre bellissimo, somiglia così tanto a nonno Edward! E un po' anche a papà, nonostante sia io la vera Quileute di casa.
«Allora, che ne dici gemella?», mi domanda facendomi l'occhiolino, indicando il suo look.
«Sei bello anche così, gemello. Il tuo patrimonio genetico è imbattibile», gli rispondo, avvicinandomi per toccargli le orecchie. Sono buffe, anche perché sono dei fermagli.
«E tu che fai ancora vestita così? Vai a cambiarti, andiamo con una delle moto di papà», mi dice, con uno sguardo improvvisamente furbo. Papà gli ha insegnato a guidare la moto, ovviamente nonno Charlie non ne deve sapere niente. Neanche nostra madre deve sapere che prenderemo la moto di papà.
«Il motorino è troppo da sfigati, eh? Vuoi fare colpo», dico a mio fratello, trattenendo una risata. Secondo me non ne ha bisogno, eppure fa di tutto per farsi notare. Da chi? Lily Greenwood, figlia di Leah e Ryan nonché mia migliore amica. L'unica ragazza ad aver subito la trasformazione in lupo dopo sua madre. Non c'è da stupirsi, con due genitori lupi la cosa era inevitabile...
In realtà lo vedo che ha iniziato a guardare Michael in maniera diversa, ma credo che ciò che la blocchi, al momento, sia la differenza di età. Lei sta per andare al college, Michael è appena al secondo anno di liceo. E si sa, la gente sa essere maligna.
«Sì, Soph. Il motorino è da sfigati, e Lily non noterà mai il quindicenne in questione, se sembra davvero un quindicenne. Sai, non vedo l'ora di trasformarmi... Hai mai visto le foto di papà prima e dopo?». Michael sospira, lui non vede l'ora di diventare un lupo. Forse, anche per essere "alla pari" con Lily.
«Oh sì. Una cura di bellezza, Michael», lo sbeffeggio. «E comunque ho ancora un'ora di tempo per vestirmi», proseguo a dire, gettando lo sguardo sul mio cerchietto con le orecchie da gatto nero.
Da un momento all'altro, sento irrompere in camera mia anche Will, il mio piccolo terremoto.
«Sophia, da che ti travesti stasera?», mi domanda il nostro fratello più piccolo, che si butta subito sul mio letto. Non ci posso credere, mamma lo ha truccato da vampiro! La situazione è già abbastanza particolare, considerando che siamo vampiri e licantropi che festeggiano Halloween, poi se ci si mettono anche i miei fratelli...
«Da gatto nero, Will. Voi due, piuttosto, dovreste essere più originali!», dico a Mickey e Will puntandogli il dito contro.
«Will? Al mio tre, tutti addosso a Sophia», esclama Michael.
«Ci sto!», risponde Will aggiustandosi il mantello nero da vampiro, sembra più grande dei suoi quasi nove anni.
«Uno... due...».
«Tre!», rispondo, spostandomi appena un secondo prima del loro "attacco" e facendoli scontrare entrambi sul mio letto. Scoppio di nuovo a ridere, finché Will non si alza dal letto andando a prendere il mio cellulare.
«Vediamo chi ti scrive», dice digitando il codice di sblocco. Credo che mi toccherà cambiarlo di nuovo.
«WILL!», gli dico alzando un po' troppo la voce.
«Due messaggi da Lily e Josh». Will posa il cellulare, so che non leggerebbe davvero i miei messaggi. Ma sia io che Michael ci guardiamo negli occhi nel sentire i nomi "Josh e Lily".
«Non li avrei letti sul serio», mi dice, facendo gli occhi dolci. 
«Lo so, Will», gli rispondo, scompigliandogli i capelli castani. «Questa sera vai con Harry e Brenda?», gli domando. Tanto per rimanere in famiglia, Harry è il fratello di Lily e Brenda è la figlia di Embry. Tutte persone che hanno a che vedere con il branco di papà.
«Sì, e voi due dove andate?», domanda William.
«Andiamo da una nostra compagna, verranno Lily e Josh... e altre persone», rispondo vaga, sapendo che il mio fratellino ha un ottimo spirito di osservazione. Come se mi importasse delle altre persone...
«Soph, ti sei imbambolata», mi dice Will fissandomi con i suoi occhi castani e indagatori, che somigliano tanto a quelli della mamma.
«Ragazzi io vado a vestirmi e truccarmi... Michael tranquillo, ci metterò poco!».
«Okay, gemella». Io e Mickey ci chiamiamo spesso così. Gemello e gemella. Vedo molti dei miei compagni di classe non andare d'accordo con i loro fratelli. Anzi, spesso si dicono delle cose non proprio carine alle spalle. Be', io non potrei mai parlare in quella maniera di Michael e né tanto meno di William, non riesco neanche a pensarlo. Sarà perché io e Mickey siamo gemelli, ma condividiamo davvero molto. Quando lui è triste, lo sono anch'io. Ha sonno? Ho sonno anch'io. E ci confidiamo spesso anche sulla strana situazione che si è creata con Lily e Josh. Ovviamente Lily si tiene bene alla larga dal parlarmi dei suoi sentimenti per mio fratello, e Josh fa la stessa cosa con Michael. Certe volte mi ritrovo a desiderare di avere il potere di nonno Edward, per poter leggere nei loro pensieri... Una volta ho provato a sottrargli solo per qualche ora il suo potere di lettura nel pensiero, ma lui se n'è accorto. Mi ha detto che sarebbe stato sleale usarlo per carpire i pensieri di Josh...
 
Vado in bagno, e guardo la mia faccia allo specchio. Non sono messa poi tanto male, zia Alice ha ragione quando parla del "sonno di bellezza". E poi mamma dice che non serve truccarmi tanto, le mie ciglia nere come la pece sembrano già allungate dal mascara. Sono l'unica, tra i miei due fratelli, ad avere ereditato tutti i tratti tipici dei Quileutes: la pelle ambrata, i capelli neri, gli occhi castano scuro. Sono la fotocopia di papà, per farla breve. Michael invece ha preso dalla parte di mamma e di nonno Edward, mentre William... Sì, Will è un miscuglio.
«Ehi, vuoi una mano con il trucco?», mi domanda mamma, raggiungendomi in bagno. In effetti sono troppo pensierosa per potermi truccare bene, credo che approfitterò molto volentieri del suo aiuto.
«Sì, magari», le rispondo, mettendole tra le mani l'eyeliner nero che ho appena tirato fuori dalla mia trousse.
«Adesso ti faccio diventare una bellissima micia», mi risponde sorridendo. Questa sera esce con papà, Embry, Seth e gli altri. Ma non credo che festeggino Halloween, nonostante sembrino tutti dei ragazzini.
«Brava, cerca di stare immobile», mi dice mentre inizia a tracciare i baffi. «E non ridere, o verranno storti!».
Le obbedisco, e nel giro di dieci minuti tutto il mio trucco è perfetto. Baffi, rossetto rosso bordeaux, e gli occhi allungati ancora di più dall'eyeliner e dalle sfumature degli ombretti - argento e grigio scuro - che mamma ha utilizzato per i miei occhi.
«Mamma, sei fantastica!», le rispondo con il sorriso.
«Zia Alice e zia Rose, è grazie a loro se sono una brava truccatrice», mi risponde con uno sguardo ovvio. «Quando avevo più o meno la tua età... cioè intorno ai miei sei/sette anni, zia Alice mi aveva coinvolto con tutte queste cose sul trucco e la moda», prosegue a dire.
«Io sono un maschiaccio, mamma. Sono cresciuta con troppi maschi intorno, e non sarò mai brava come te». Non che non mi piacciano i trucchi, ma in genere preferisco usare solo un po' di matita.
Mamma sospira, rassegnata.
«Come li vuoi i capelli?», mi domanda, cambiando argomento.
«Aspetta, fammi pensare... Una coda?». Una coda... così sarò una gatta a due code.
«Ma no Sophia, facciamo qualcosa di più elaborato. Lascia fare a me, okay?». Guardo il suo volto nella specchiera, ha uno sguardo furbo. Mamma inizia a dividermi i folti capelli neri e ondulati in ciocche, iniziando a fare degli strani e complicati intrecci. So già che farà un capolavoro, non ho alcun dubbio. Ho sempre portato i capelli lunghi, e mamma si è sempre sbizzarrita a farmi le più belle pettinature. L'unica mia "fissa" è cambiare periodicamente colore ad una ciocca dei miei capelli. Adesso ho una ciocca bionda, ma tra qualche tempo vorrei farla rossa o blu. Restiamo in silenzio per alcuni minuti, finché mamma non inizia a notare qualcosa di strano. Eh sì, non le si può nascondere niente!
«Sei silenziosa, cosa c'è che non va? Sembri preoccupata», mi dice, smettendo per un istante di fare la treccia e incrociando il mio sguardo nello specchio.
«Be', sarà pieno di oche alla festa. Tipo Sally e Tamara», rispondo cercando di cambiare argomento, anche perché è vero che non sopporto quelle due. Non so da chi io abbia preso il mio strano carattere, ma non ho molte cose in comune con le ragazze della mia età. Ho molte cose in comune con mamma e papà, ma ho sviluppato un mio carattere che è diverso da entrambi. Io sono Sophia Elisabeth Cullen-Black, figlia di un lupo mutaforma e di una mezza vampira. Sono unica, in un certo senso. Magari dipende del fatto che ho un nonno nato nel secolo scorso, o che ho la mentalità di una persona più grande semplicemente perché sono nata così, perché a un anno di vita già leggevo dei libri anziché giocare con le paperelle di gomma. Solo mamma può capirmi, in questo, essendo diventata un'adulta in soli sette anni di vita.
Fatto sta che non sono una persona particolarmente estroversa, quello estroverso è Michael. Sono ben consapevole della mia natura, e cerco di legare solo con persone sulle quali posso riversare la mia fiducia. Non sopporto le prese in giro, e una volta ho messo le mani addosso a Tamara dopo che aveva detto delle cose orribili su una nostra compagna.
«Ignorale, Sophia. Devi essere superiore, non abbassarti al loro livello. È ciò che vogliono», mi risponde mamma.
«Ridono di me perché non ho un ragazzo, mentre loro ne cambiano uno a settimana...».
«E ti sembra normale?».
«No mamma, ma non le sopporto. Non mi interessano i ragazzi...».
«Fatta eccezione per Josh, non è vero?». Uffa, nonno Edward deve averle insegnato a leggere nel pensiero.
«... Sì, tanto ormai lo sanno tutti tranne lui», rispondo, abbassando lo sguardo sulle mie unghie smaltate di nero. Mamma sorride. È vero che mi sento più grande di quelle galline di Sally e Tamara, ma davvero non sopporto le coetanee che si atteggiano da donne vissute. Fanno emergere la mia parte vampira, la mia... sete di sangue, in senso letterale.
«Mamma, posso chiederti una cosa?», le domando, vedendo che si è persa in chissà quali ricordi.
«Se hai bisogno di consigli, io ci sono sempre», risponde.
«Come hai capito che papà era innamorato di te?». A volte mi racconta alcuni aneddoti su lei e mio padre, e in questo momento ho davvero bisogno di un confronto. Magari a Josh piaccio, ma sono troppo coinvolta per comprenderlo senza l'aiuto di qualcuno che guardi la situazione con lucidità.
«In realtà, non sapevo davvero cosa pensare... Lo vedevo attratto e distante, al tempo stesso. Non mi sono mai vista brutta, e vedevo che non gli ero affatto indifferente. Ma poi pensavo che mi aveva vista nascere, crescere, e che mi avrebbe sempre vista come una bambina. Avevo solo sei anni, anche se fisicamente ero come te.
Un pomeriggio eravamo rimasti soli a casa di nonno Billy, e c'è stato un quasi bacio. Ma non è accaduto, forse perché Jacob aveva capito che non era ancora il momento. Da quel giorno, fino alla sera del mio settimo compleanno, ha fatto finta di niente... e poi si è dichiarato il giorno dopo». Papà sì che è un cavaliere, è stato lui a dichiarare il proprio amore alla mamma. Sarebbe tutto così semplice se solo Josh...
«Allora non approverai ciò che sto per fare questa sera», rispondo alla mamma, che ormai ha quasi finito di intrecciarmi i capelli.
«... Ehi, così mi spaventi!», risponde. «Cos'è che vuoi fare?».
«Voglio dire a Josh che... che mi piace, o la và o la spacca». Abbasso di nuovo lo sguardo.
«Io non ne sarei stata capace, sai? Ti appoggio eccome, e incrocio le dita per te». Mamma mi sorride, porgendomi uno specchio per poter vedere la treccia anche da dietro.
«Grazie, mamma, è perfetta. Sono agitata, ma farò finta di niente... Adesso vado a vestirmi», le dico cercando di uscire in fretta dal bagno, all'improvviso mi sento sempre più agitata. E non è normale, considerando che Josh lo conosco da sempre.
Torno in camera, dove Michael è ancora seduto sul mio letto e sta studiando qualcosa per scuola.
«Guarda che siamo in ritardo», mi dice sollevando gli occhi dal libro di algebra, una materia che proprio non gli va giù.
«Lo so, lo so! Tu pensa a studiare che è meglio».
Mi cambio in fretta, infilandomi le calze nere e un vestito dello stesso colore. Adesso mancano le ballerine, e la cintura con la coda... E mi sto sicuramente dimenticando qualcosa.
«Il cerchietto da gatta, scema!». Michael mi lancia il cerchietto, e a questo punto credo che non manchi nulla. Infilo il cellulare nella borsetta a tracolla, un regalo di nonna Bella e zia Rose.
«Okay, andiamo».
Usciamo dalla nostra stanza, in salone ci sono mamma e Will che mangiano i biscotti a forma di zucca di zia Rachel.
«Mamma, noi andiamo», dice Michael, mentre ci avviamo sulla soglia di casa.
«Non volete che vi accompagni? Tanto Will è in anticipo...», risponde, scambiandosi uno sguardo con il mio fratellino piccolo.
«Mamma, lasciali andare da soli. Quando arriva papà non voglio fare tardi», interviene Will. Deve aver scoperto le intenzioni di Michael di prendere la moto, ed è dalla nostra parte. Ma come faccio a non amarlo, il mio fratellino?
«Ecco mamma, dai retta a Will», dico facendo l'occhiolino a mio fratello.
«Niente bacio sulla guancia perché si toglierebbero i nostri meravigliosi baffi», aggiunge Michael.
«Non fate troppo tardi, ragazzi. A domani!».
Missione compiuta. Papà tornerà dal lavoro tra mezz'ora, e ci ha detto di trattare la moto come un gioiellino. Mi sento quasi in colpa a "rubare" la vecchia moto di papà, con mamma che non è d'accordo...
Senza fare rumore la tiriamo fuori dal garage, e mettiamo in moto solo quando siamo sicuri che mamma non ci sentirà.
«Se ci fermano siamo fottuti. Due quindicenni senza casco e vestiti in maniera ridicola guidano un pericoloso mezzo a due ruote».
«Mickey, smettila! La strada è deserta». Scoppiamo a ridere insieme, mentre iniziamo a sfrecciare per le strade di La Push.
 
***
 
Fortunatamente per strada non abbiamo incontrato nessuno, e ci abbiamo messo anche abbastanza poco per arrivare a casa di Lucy. È una grossa casa a due piani, e si trova in una delle zone più belle di La Push, proprio vicino al mare. Michael ha fatto il suo bel figurone con la moto di papà, tutti si sono girati a guardarci non appena siamo arrivati.
«Sono arrivati i Black!», sento dire da Fred, un nostro compagno di classe, mentre le persone che conosciamo vengono a salutarci.
«Lupo e gatta, eh?», esclama Fred, osservando il nostro travestimento.
«Sì, strega e vampiro sono diventati troppo banali», risponde mio fratello, ripensando alla battuta che avevo fatto a Will. È pieno di gente che non conosco, secondo me ci sono un sacco di imbucati. Dove diamine sono Josh e Lily?
«Cate, hai visto per caso Lily? O Joshua Clearwater, suo cugino?», domando ad un'altra nostra compagna di scuola, è in classe con Lily.
«Lily sarà qui tra dieci minuti, se tutto va bene... Se cerchi Josh lo trovi con i suoi amici, è dentro».
Giusto. Dentro casa. C'è così tanta gente che tutti quanti non entravano, quindi almeno una trentina di persone sono in giardino. C'è mezzo liceo, qui!
«Mickey». Chiamo mio fratello tirandolo per la sua finta coda da lupo mannaro.
«Sì?», risponde lui, voltandosi di scatto.
«Josh è dentro, accompagnami a cercarlo... Tutta questa gente mi mette ansia». Be', sì. Non sono mai stata ad una festa così piena di persone, mi sembra di stare in discoteca. Ci sono andata un paio di volte, di nascosto da papà. Lui è così apprensivo, se sapesse la sua bambina di quindici anni in un luogo pieno di possibili maniaci mi terrebbe chiusa in casa per un mese. A volte dimentica che posso difendermi senza alcun problema!
Michael mi segue immediatamente, mentre entriamo in casa veniamo subito accolti dalla musica ad alto volume e da un gran casino. Lucy osserva il tutto dalla ringhiera del piano superiore, salutando me e Michael con la mano. I suoi genitori non ci sono, ovviamente, e Lucy dovrà far sparire ogni traccia della festa prima del loro ritorno. Ora è tutto magnificamente addobbato da zucche, pipistrelli, e tutto ciò che abbia a che fare con la festa di Halloween. Devono essere ricchi sfondati, il padre di Lucy viene da Los Angeles ed è sempre fuori per lavoro. Be', in teoria anche nella mia famiglia siamo ricchi sfondati, grazie ai secoli di lavoro di nonno Carlisle...
«Ehi, ci sono Mickey e Soph!», sento dire proprio dalla voce di Josh a qualche metro da noi.
«Arriviamo!», dico con fin troppo entusiasmo, e per poco non vado a finire lunga su una di quelle ragnatele finte che è caduta dal lampadario. Se Mickey non mi avesse preso in tempo, sai che figura...
«Sempre in ritardo voi due», mi dice Josh salutandomi con un bacio sulla guancia, dopo aver dato a Michael una pacca sulla spalla. Grazie a Dio ho la pelle troppo scura perché si veda che sto arrossendo come una stupida. Saluto con poco interesse gli amici di Josh, tornando poi a concentrarmi su di lui. Si è vestito da stregone, con un lungo mantello di velluto nero e rosso e una divisa che mi ricorda un po' quelle dei film di Harry Potter. Il trucco, strano a dirsi, non lo rende ridicolo. Da piccolo somigliava moltissimo a Seth, ora ha acquisito dei lineamenti tutti suoi. Ah sì, da piccola avevo una cotta per Seth. Nonno Edward lo sapeva, ma ha avuto il tatto di non dirlo mai a papà.
Io, Michael e Josh ci andiamo a prendere qualcosa da bere, cercando di trovare qualche bicchiere rimasto inutilizzato sul tavolo del salone, pieno di patatine, dolcetti e Coca-Cola.
«Sediamoci lì, c'è posto», dice mio fratello, indicando la scala che porta al piano superiore.
«Lily per caso ha deciso di darci buca?», domando, bevendo un sorso di Coca-Cola.
«Io non l'ho più sentita da quando sono arrivato», risponde Josh.
«Magari si è trasformata e verrà alla festa già "travestita" da lupo», azzarda Michael, facendomi andare la Coca-Cola di traverso.
«Quanto sei coglione, Michael Black». Anche Josh si mette a ridere alla battuta idiota di mio fratello. Quando Lily si è trasformata per la prima volta le sono stata molto vicina, ma non nego di aver provato una certa ansia. Nonno Carlisle dice che non dovrei trasformarmi, avendo già a mia difesa un potere vampirico... La genetica, vai a capirla! Potrei trasformarmi, potrebbe non succedere. Sono un'incognita, un po' come lo era anche la mamma.
«Sei molto sexy con la coda, i baffi le orecchie. Il look da mannaro ti dona, Mickey».
«Lasciati dire che con quel trucco sei un po' ambiguo, Joshie».
Questi due insieme sanno essere davvero insopportabili.
«Joshie? Oh mio Dio, siete da manicomio... Guardate, quella non è Lily?», dico osservando una ragazza alta e con un cappello da strega.
«Sì che è lei...», dice Michael, correndole incontro.
«Ragazzi, scusate il ritardo», ci dice, salutandoci a turno.
«Sei perdonata, Lily». Michael la sta fissando come un cretino, si vede da un miglio che gli piace.
Si avvicina per dirle qualcosa all'orecchio, e l'occhio mi cade sulla mano di Michael che si intreccia con quella della mia migliore amica.
«Accompagno Lily a prendere qualcosa da bere».
«Certo, Michael». Gli faccio l'occhiolino. Michael ci sa fare eccome, con Lily. L'imbranata sono io...
«Andiamo un po' fuori, ti va?», mi domanda Josh, tranquillo e spigliato come sempre. Sono rimasta da sola con lui. Okay, devo cercare di rilassarmi.
«Certo, Joshie». Provo a chiamarlo con lo stupido soprannome che gli ha dato Michael, sperando di allentare un po' la tensione. L'ultima cosa che voglio è che Josh si accorga che sono "strana".
«Non ti ci mettere anche tu con quel soprannome!», mi rimprovera scherzosamente, facendosi largo tra la folla.
«Dammi la mano, non voglio perderti dentro a questo casino», mi dice. «Devo parlarti, Sophia».
Merda. Forse ha avuto la mia stessa idea, se la fortuna è dalla mia parte.
Ma la fortuna non è affatto dalla mia parte, perché una volta in giardino incontriamo degli altri nostri compagni, e ci fermiamo a parlare. Ragazzi del primo anno, tutti amici di Josh. Per fortuna non c'è nessuna piccola oca che gli va dietro.
 
***
 
Quando rientriamo dentro casa, le luci sono abbassate e la musica spacca i timpani. Deve essere il momento della discoteca, e chissà dove diavolo si saranno cacciati Michael e Lily...
«Balliamo Soph?», mi chiede Josh buttandosi tra la folla, e trascinando anche me.
«Certo! Non era una richiesta, ma un ordine». Mi metto a ridere. Devo quasi strillare per farmi sentire da lui, e se ci fossero stati dei vicini avrebbero già chiamato la polizia per "disturbo della quiete pubblica". La musica rock e le luci ci travolgono, ma le mie mani e quelle di Josh continuano ad essere unite. Vicino a noi, due ragazzi continuano a pomiciare come se non ci fosse nessuno... Dio, che imbarazzo!
«Josh, anche io devo parlarti...!». Strillo, in modo che la mia voce possa sovrastare le batterie e le chitarre elettriche in "sottofondo".
«Qui, adesso? Con questo casino?».
«Sì, adesso o mai più!». Non so neanche da dove lo sto tirando fuori, tutto questo coraggio improvviso. Magari è la musica che mi dà adrenalina.
«Prima volevo solo dirti questo», mi dice Josh, e, cogliendomi completamente impreparata, poggia le sue labbra sulle mie. Continua a tenere entrambe le mie mani, riesco quasi a sentire tutta la sua agitazione passare da lui a me. Il bacio dura il tempo di un battito di ciglia, e mi lascia completamente senza parole, immobile in mezzo a tutta questa gente che balla. Le sue labbra, le nostre mani, e noi. Mi sono estraniata dal mondo, per un attimo.
«Volevo dirti la stessa cosa, Josh», gli dico appoggiandomi con le mani alle sue spalle, sussurrandogli le parole all'orecchio. «Ma...» proseguo a dire con una sfacciataggine che non pensavo di avere, «quello lo chiami "bacio"?». Non che io sappia come sia un vero bacio, visto che non ho mai baciato nessuno, prima di lui.
«Veramente era solo un'anticipazione», mi risponde, prendendomi il volto tra le mani. Poggia di nuovo le sue labbra sulle mie, ma stavolta è completamente diverso; perché non si limita a questo. E non mi sto limitando neanche io, lascio semplicemente che mi baci nel modo più appassionato possibile. Non immaginavo che il suo sapore sarebbe stato così... inaspettatamente dolce e familiare. Ma anche sorprendente...
«Un applauso alla piccola Cullen-Black!», sento dire dalla voce fastidiosa di Tamara quando lascio andare le labbra di Josh. Il momento più bello e la persona meno desiderata.
«Bravo Clearwater, ci volevi tu per farla svegliare un po'».
«Sempre simpatica, davvero», le risponde Josh in tono acido.
«J, lascia stare». Lo prendo per mano, e mi accorgo che Josh ha iniziato a scottare. Dio, fa che non sia ciò che penso... Non adesso, dannazione!
«Oh che carina, lo chiama J! Sally, non vorrai perderti lo spettacolo», prosegue a dire quella stronza di Tamara, chiamando la sua migliore amica.
«Siete patetiche. Josh, andiamo». Lo prendo di nuovo per mano, è davvero molto calda. E considerando che io ho una temperatura di trentotto gradi, deve essere davvero bollente.
«No, Sophia. Non me ne vado finché queste due oche non chiedono scusa alla mia ragazza». Oche. È stato gentile, io le avrei chiamate "puttanelle".
«La tua ragazza?», esclama Sally, sorpresa.
«Sì, la mia ragazza. Non ti sta bene? Ora sparisci». E quindi sono la sua ragazza... Okay, è fantastico! E Josh le guarda con uno sguardo così minaccioso che quelle due se ne vanno senza pensarci un secondo di più.
«Sophia, io non mi sento bene. Usciamo», mi dice subito dopo. Gli poggio una mano sulla fronte, ed è ancora più bollente di prima. Quarantadue gradi?
«Tu scotti, J». E quella non è febbre.
«Vieni, dobbiamo uscire immediatamente». Lo trascino fuori dal caos, le due zucche con la lanterna davanti casa di Lucy sembrano assumere un'espressione minacciosa.
«Senti Soph, credo che sia meglio che io stia... un po' da solo. Se non torno entro dieci minuti chiama qualcuno che possa aiutarmi... Sai cosa intendo». Ha capito. Ha capito da solo, senza che io lo mettessi in guardia. Ripenso ai racconti di nonna Bella...
 
... Eravamo al cinema, e Jacob ha iniziato a scottare. Sembrava furioso con Mike, come se volesse picchiarlo. È andato via, e quando l'ho rivisto era un lupo. Billy ha provato a nascondermi la cosa, finché ha potuto. Diceva che Jacob si era preso la mononucleosi, ma non ci ho mai creduto...
 
Vedo Josh allontanarsi tra gli alberi, verso la spiaggia. Senza pensarci due volte chiamo Lily con il cellulare, è la persona più vicina in questo momento. Se chiamassi papà, Matthew Uley o lo stesso Seth credo che sarebbe inutile.
«Ehi dove ti sei cacciata! Io e Michael ti abbiamo persa», esclama Lily al telefono.
«Sono fuori, vicino al tavolino in ferro... Per favore venite in fretta, si tratta di Josh». Dal suo tono di voce mi accorgo subito che Lily ha capito benissimo ciò che intendo, e quando lei e Michael mi raggiungono, spiego loro la situazione (tralasciando i baci tra me e Josh, per quello avremmo avuto tempo per parlarne).
«Si è incazzato con Tamara Drew e ha iniziato a scottare?», mi domanda Michael.
«Sì... sì, è andata così», rispondo sempre più agitata.
«Sophia, ho bisogno che vieni con me», mi dice Lily. Lasciamo Michael con un suo amico, e andiamo anche noi verso gli alberi. In questo momento non invidio affatto Lily e Leah, essere un donna lupo deve essere tutt'altro che semplice. La mia migliore amica è costretta a spogliarsi dietro agli alberi per potersi trasformare e aiutare Josh.
Josh Clearwater è da esattamente mezz'ora il mio ragazzo, e sta per trasformarsi in un lupo. Ad una festa di Halloween, poi, che situazione paradossale...
«Tu stai ferma qui con i miei vestiti...», dice Lily. «Soph, mi stai ascoltando?».
«Che cosa?». In realtà no, sono ancora scossa e felice da ciò che è successo. Mi sento euforica e con la testa tra le nuvole.
«Mi spieghi come mai sei così distratta?... No, aspetta. Aspetta, ho capito. Ti si legge in faccia, è successo qualcosa di bello...». La mia espressione da ebete parla per me.
«Io e Josh ci siamo baciati. Più volte... Adesso vai Lily, per favore!».
 
***
 
Sono già dieci minuti che aspetto, così decido di rompere le scatole a Michael per farmi fare un po' di compagnia.
«Sono qui!», dico a bassa voce sicura che possa sentirmi, ha già superato gli alberi e ormai dovrebbe vedermi. Si siede accanto a me, per terra.
«Rovinerai il vestito», esclama con un tono severo alla zia Alice. Una volta mi sono seduta per terra con i jeans nuovi che mi aveva regalato, non l'avessi mai fatto!
«Ho cose più importanti a cui pensare», rispondo, iniziando a mangiucchiarmi le unghie. Ed io non mi mangio mai le unghie.
«Qualcosa non va, gemella?», mi domanda con il sorriso sghembo che somiglia tanto a quello di nonno Edward.
«No... il contrario. Tu piuttosto, non me la racconti giusta. Tu e Lily...».
«Io e Lily niente, c'è ancora molto lavoro da fare».
«Adesso mi sento in colpa a dirtelo...». Sospiro, guardando gli occhi verdi di Michael. «Mi ha baciata lui, ed io ho ricambiato», dico, quasi sentendomi in colpa.
«E me lo dici così? Sono felice per te, gemella... Ti informo che sei la prima. Josh non è mai andato dietro a nessuna, tranne che a te». La prima? Anche l'ultima, spero... E quindi è stato il primo bacio per entrambi.
Non faccio in tempo a replicare che vedo tornare Lily, in forma umana e già rivestita, seguita dal mio Josh... Oh mio Dio, e se ora avesse l'imprinting con una delle ragazze che sono qui? Nella peggiore delle ipotesi, potrebbe averlo con Tamara... Okay, questo è il mio lato paranoico. L'eredità di nonno Edward, e un po' anche di mamma.
«Sono ufficialmente un lupo...», mi dice. Quando i miei occhi incrociano di nuovo quelli di Josh, succede qualcosa che mai avrei immaginato. Come spinto dalla forza di gravità, Josh si inginocchia di fronte a me, prendendomi le mani.
«Ehi, è tutto okay», gli dico, chinandomi alla sua altezza e abbracciandolo.
«Sophia?», mi dice come se stesse cercando di spiegarmi qualcosa.
«Sì?».
«Ho appena avuto l'imprinting con te».
 
Poco dopo
 
... «Amore, stai bene?». Sono sdraiata sul letto della stanza di Lucy, e Josh mi ha appena chiamata amore. Amore?! Che cosa mi sono persa?
«Che è successo? Che ci faccio qui?». In un attimo ricordo tutto. Tutto ciò che è accaduto stasera.
«Sei... svenuta», mi dice Mickey, sorridendo. «Abbiamo detto a Lucy che hai avuto un calo di zuccheri, e ci ha "prestato" la sua stanza. Ti ha visto mezza scuola».
Be', una notizia fantastica...
«Josh ha avuto l'imprinting con me, e credo di essermi fatta prendere troppo dall'emozione. Scusami J, ma avere l'imprinting con il ragazzo della tua vita non è cosa da tutti i giorni». Anche Lily ride, spostando lo sguardo sui poster appesi all'armadio di Lucy.
La prima cosa che faccio quando mi metto seduta, è baciare Josh. Proprio davanti a Lily e a mio fratello. "Ragazzi, prendete esempio!", vorrei dire loro. Mi dispiace che per Michael la serata non sia andata bene come è accaduto a me, svenimento a parte.
«Per me non è cambiato niente, Soph. Ti amavo prima dell'imprinting e anche adesso. E a quanto pare sono anche un bel lupo, ho lo stesso colore di papà». Devo ancora abituarmi a tutte queste novità.
«Ma è un po' più scuro di zio Seth», interviene Lily.
«Neanche per me cambia niente, J. Sai, i miei genitori... Papà dice sempre che ama la mamma con le sue due anime: l'uomo e il lupo», rispondo.
«È così anche per me. E Jacob è un grande, l'ho sempre stimato molto».
«Sappi che adesso ti controllerà a vista», interviene Michael, ridendo. «Altro che nonno Edward...», rispondo.
«Non mi spaventi, sai? Per me sarà un privilegio».
Josh si è dichiarato a me poco prima che potessi farlo io, e quando mi ha rivista dopo la trasformazione ha avuto l'imprinting proprio con me, la ragazza di cui era innamorato. Qualcosa vorrà pur dire, magari l'imprinting non agisce solo per pura casualità.
Forse è vero che Halloween è una notte magica...

 
 

Nota dell'Autrice
Ciao a tutti!
Ora avete capito come mai sono lenta ad aggiornare?
Spero di essermi fatta perdonare con questa prima lunga one shot!
Ne approfitto per ringraziarvi della partenza col botto del prologo, con ben 14 recensioni, e per ringraziare le persone che hanno inserito questa storia tra le preferite e seguite :)




Josh è interpretato da Steven Strait, che in molte fanfiction impersona il figlio di Jake e Ness.
Ma visto che ha i lineamenti adatti per interpretare il Quileute, l'ho trovato adatto anche per interpretare il figlio di Seth.
Uffauffauffa, mi hai detto di essere curiosa di vedere i volti di molti personaggi, ma purtroppo, come ho già detto, trovare degli attori adatti per i Quileutes è un'impresa >_<

Come sempre, vi ricordo le mie one shot:
You Can Save Me (Leah Clearwater)
La Fiamma Viva e il Dente di Leone (Hunger Games)
Colpa delle Stelle - L'ultimo regalo di Gus
... e ovviamente Eternity!

 
Non ho altro da aggiungere, chiedetemi tutto ciò che volete nelle recensioni! E se trovate errori di distrazione, non esitate a farmeli notare.
Dovrei aggiornare tra due settimane,
A presto <3
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Io, ragazzo e lupo ***


Io, ragazzo e lupo



Michael
Mi alzo dal letto dopo aver dormito soltanto poche ore, non sono proprio riuscito a chiudere occhio. Mi sono addormentato alle tre di notte, ed ora sono appena le sei del mattino.
Questo sarà l'ultimo giorno che Lily ed io passeremo insieme, almeno fino alle vacanze di Natale. Forse è sciocco, ma non riesco proprio a non pensarci. Quella ragazza mi ha fatto completamente perdere la testa.
Lily sta per partire per il college, mentre io sono qui, a prepararmi per andare a scuola. Ma è giusto così, lei è più grande di me e deve studiare, fare le sue esperienze. Certo, Seattle non è poi tanto lontana, ma non vederla per settimane intere sarà dura.
Senza fare rumore mi dirigo verso la cucina, dove trovo papà e Sophia già alzati, intenti a parlare tra loro e a fare colazione.
«Tutti mattinieri, eh?», esclama papà, seduto al tavolo della cucina con mia sorella.
«'Giorno papà», lo saluto. «Non ho chiuso occhio».
«Neanche io...», mi fa eco Sophia, mangiando un biscotto al cioccolato. È una brutta giornata per entrambi; Lily è la sua migliore amica e la mia ragazza, e dovremo fare a meno di lei per un po'.
«Mickey, ho preparato la colazione, ti verso un po' di latte e caffè?», mi domanda papà.
«Okay». Mi siedo a tavola, guardando Sophia attorcigliarsi attorno al dito indice la sua ciocca rosso fuoco, che spicca tra il nero lucido dei suoi capelli. Papà mi versa il latte e caffè, e intanto osserva mia sorella con uno sguardo sospettoso. Probabilmente ha già capito tutto, Sophia sta solo studiando il modo migliore per chiedergli qualcosa.
«Senti papà... stasera resto a dormire da Josh», dice all'improvviso Sophia.
«Io da Lily... Insomma, domani parte e poi non ho scuola», aggiungo io.
«Va bene, Michael. Sophia... io e te abbiamo già fatto questo discorso tante volte, e sai come la penso», risponde papà, che tutto a un tratto ha assunto un tono autoritario. Lo fa sempre, quando parla con mia sorella.
«Be', mi sembra giusto. Io e Michael abbiamo la stessa età, ma lui può fare ciò che cavolo gli pare e piace, mentre io devo essere sorvegliata a vista!». Come prevedevo. Papà l'ha fatta incazzare, e ultimamente mia sorella non ha tutti i torti. Lei e Josh stanno ormai insieme da due anni, e so che tra loro non è ancora accaduto niente. Se al posto di Josh ci fosse stato un completo imbecille, so che sarei io il primo a proteggerla. Ma papà sta davvero esagerando, anche perché Josh ha pieno rispetto di lei, non ha mai fatto qualcosa che Sophia non volesse. E poi, dettaglio fondamentale, Josh e Sophia sono uniti anche dall'imprinting. Nessuno potrebbe capirlo meglio di papà, eppure quando si tratta della sua unica figlia femmina lui sembra avere i paraocchi. Josh è il classico ragazzo che ogni genitore vorrebbe vedere accanto alla propria figlia: bravo a scuola, educato, sempre con la parola giusta. C'ero anch'io a quella festa di Halloween, Josh ha avuto il suo imprinting proprio davanti ai miei occhi e a quelli di Lily.
«Sophia, aspetta!», esclama papà vedendola tornare nella sua stanza.
«Me ne torno a dormire, non mi sento molto bene». La porta della stanza di Sophia sbatte con un tonfo, papà ed io ci scambiamo uno sguardo che dice tutto.
«Papà, stai esagerando. Vai a parlarci, più tardi. A me permetti qualunque cosa solo perché sono un maschio, mentre a lei dici sempre "no" su tutto. Guarda che mi sarei incazzato anch'io al suo posto», faccio notare a papà.
«Vedi Michael, è difficile da spiegare. Tu sei un lupo, e quando siamo in branco posso vedere cosa pensi e cosa fai. Ma con tua sorella è diverso, ed io cerco soltanto di darle delle giuste regole. E lo faccio per il suo bene», mi risponde, passandosi una mano tra i capelli. Ha un'espressione così seria, sul suo volto da ragazzo. Nonostante il suo aspetto giovane, non è diverso dagli altri genitori.
«Ti sei messo d'accordo con nonno Edward?», gli domando, accennando un sorriso.
«Edward. Le sue sue regole sono maledettamente giuste», risponde alzando gli occhi al cielo. «Ma solo quando siete nati voi due, ho compreso quelle cose che all'epoca mi sembravano assurde», prosegue.
«Papà... Quando tu uscivi con la mamma e nonno Edward voleva quasi picchiarti, non eri molto felice; giusto? Pensaci, ogni volta che dici no a Sophia». Non voglio continuare il discorso su Sophia, la mia parte l'ho fatta ed ora spetta a papà fare il passo successivo.
E poi, lui può conoscere i miei pensieri quando siamo in forma di lupo. Ci piace fare lunghe passeggiate insieme quando entrambi siamo lupi, non avere segreti rafforza molto il nostro legame tra padre e figlio. Ho persino ereditato lo stesso colore della sua pelliccia, anche se più chiaro.
«Che mi dici di te e Lily?», mi domanda cambiando argomento. Nel frattempo Wolf, il nostro cane husky, si avvicina a papà per farsi accarezzare. È ancora un cucciolo, ce l'abbiamo da appena un mese.
«Non so proprio come farò, papà... Cerco di non pensarci, ma non è ancora partita e già mi manca». Sospiro, tornando a bere un sorso di latte e caffè.
«Se Renesmee fosse partita per il college, credo proprio che sarei impazzito», mi risponde, trattenendo una risata. Quando io e Sophia eravamo piccoli, mamma diceva che prima o poi ci sarebbe andata. Ma al momento ancora non lo ha fatto, la sua laurea in psicologia l'ha presa studiando come privatista. Non avrebbe mai lasciato noi e papà, e poi c'è sempre tempo...
«Così non mi sei d'aiuto», rispondo a papà. Mi incanto a fissare le mattonelle gialle della cucina, poi il cane che si rotola a terra, sperando di scacciare i brutti pensieri. Ma poi penso che per papà era diverso, tra i miei genitori c'è l'imprinting. E, pur senza volerlo, per papà stare lontano da mamma significherebbe soffrire inevitabilmente.
«Scusami, Mickey... è un argomento delicato e lo so. Ma tu hai molta più forza di volontà di quanta ne avessi io, e ce la farai. Sai, io e tua madre abbiamo fatto una sorta di compromesso. Quando e se andrà mai al college...». Interrompo un attimo papà, sapendo dove vuole arrivare.
«Non ci credo neanche se lo vedo, papà! Tu al college... a studiare...». Una cosa che abbiamo in comune io e papà, è che non siamo esattamente due appassionati dello studio. Io amo disegnare, leggere e aggiustare le moto. Ma se mi si impone di studiare qualcosa che non mi piace, non renderò mai al cento per cento.
«Tuo nonno Carlisle ha detto che ho un quoziente intellettivo molto alto, fuori dal normale...», prosegue a dire papà.
«Abbiamo forse qualcosa di normale, in questa famiglia?»
«Fammi pensare... No!». Entrambi ci mettiamo a ridere, e nel frattempo vedo che anche mamma ci sta raggiungendo per la colazione.
«Buongiorno, ragazzi». Mamma si avvicina per darmi un bacio sulla guancia, per poi andarsi a sedere in braccio a papà, che le avvolge le braccia attorno alla vita. Lo stesso gesto che faccio io con Lily...
«Buongiorno, Ness», dice papà. I miei genitori sono il mio modello di coppia ideale, insieme ai miei nonni Edward e Bella. Ho fin troppi esempi di perfezione, in famiglia. A volte è persino imbarazzante stare a guardare i miei, tra loro c'è una chimica che metterebbe in imbarazzo chiunque. Nessuno direbbe - e non solo per il loro aspetto da ragazzi - che stanno insieme da... quanto, quarant'anni?!
«Mickey, sono le sette e mezza, è meglio che vai a vestirti», mi fa notare mamma.
«Ah, mamma... non torno per pranzo, stasera resto da Lily», le rispondo, ma tanto lei lo sa già. Ieri sera era al telefono con Leah, per cercare di consolarla dalla lontananza della figlia. Tutti sentiremo la mancanza di Lily...
«Ehi, non fare quella faccia! Sta andando al college, non in guerra!». Sorrido a mamma, mentre papà mi fa l'occhiolino.
«Hai ragione, mamma», rispondo, alzandomi da tavola.
«Mickey, goditi questa giornata... e poi, a tempo perso potresti venire a lavorare con me in officina, così con quei soldi potrai andare a trovare Lily a Seattle un po' più spesso», aggiunge papà. A questo proprio non avevo pensato... mio padre è fantastico!
«Dici sul serio, papà?!».
«Ma certo, Mickey», mi risponde con il suo migliore sorriso.
«Devi ammettere che papà ha sempre delle ottime idee», aggiunge mamma.
«Oddio, sì!». Corro in camera mia, e lascio i miei genitori a parlare. Oggi come non mai non vedo l'ora di andare a scuola, perché dopo passerò la giornata e la notte con Lily. E poi la notizia che mi ha dato papà è grandiosa: non solo potrò guadagnare qualche soldo facendo qualcosa che mi piace, ma potrò anche andare a trovare Lily e passare dei fine settimana da solo con lei, senza le questioni dei branchi e nient'altro a mettersi di mezzo tra noi...
E comunque abbiamo l'eternità per stare insieme, e questa è la cosa migliore dell'essere ciò che siamo.
 
***
 
Parcheggio il motorino al solito posto, e corro subito verso la mia classe. Stavolta ho fatto particolarmente tardi, e se becco in giro quello stronzo del professor Browns mi farà sicuramente entrare in seconda ora.
«Mi scusi del ritardo, prof.», dico entrando in aula alla professoressa di storia.
«Non preoccuparti, Michael». Credo che la professoressa abbia un debole per me. Tutti i miei compagni li chiama per cognome, io invece sono quasi sempre solo "Michael". E me ne approfitto, faccio il ruffiano per farmi mettere dei bei voti in pagella. Anche se non si direbbe, so essere davvero un cattivo ragazzo...
«Michael, che ha tua sorella? Come mai non è venuta?», mi domanda la prof. non appena prendo posto al mio banco.
«Sophia non si sentiva bene». La butto lì, non è che posso dirle che ha litigato con papà perché si comporta come una specie di stalker con lei.
Dopo che la professoressa ha finito di scrivere sul registro, inizia a spiegare una noiosissima lezione su qualche guerra.
«Michael», mi chiama Fred, il mio compagno di banco. Lui non sa niente dei lupi, ma è un buon amico. «Davvero, che fine ha fatto Sophia?».
«Litigata con nostro padre... per Josh», rispondo.
«Capisco... Be', anche tu hai una faccia, Mickey...», prosegue Fred. Sa della partenza di Lily, e sa che per questo sono già entrato in paranoia.
«Ragazzi! Fate silenzio, per favore! Chi vuole ripetermi cosa stavo spiegando? Vuoi farlo tu, Waters?». Inutile dire che Fred non stava affatto ascoltando, mentre io - forse grazie ai miei geni da vampiro? - riesco a fare due cose insieme mantenendo una perfetta concentrazione.
«Professoressa, se vuole posso ripetere io», dico con disinvoltura, e oltretutto sto anche parando il culo ai miei compagni di classe. Dettaglio non da poco.
«Sentiamo, Black». Sì, quando le va mi chiama anche per cognome. Dopo aver ripetuto ciò che la professoressa voleva sentirsi dire, Fred viene spostato al banco da solo, visto che continuiamo a parlare. Forse non dovrei farlo distrarre, perché è lui che ci rimette anche se poi lo aiuto sempre con i compiti. Io invece faccio quasi sempre come mi pare e nonostante tutto ho una media altissima, matematica a parte. Neanche nonno Edward riesce a farmela entrare in testa, quindi la sufficienza per me basta e avanza. E adesso che faccio senza Fred? Mi consolo con il pensiero che passerò il resto della giornata con Lily...
Il giorno in cui ci siamo messi insieme è stato uno dei più belli della mia vita. Avevo avuto la mia prima trasformazione a quindici anni, e precisamente tre mesi dopo la prima mutazione di Josh, che invece ne aveva solo quattordici. Avevo atteso tantissimo quel momento, perché finalmente sarei stato all'altezza di Lily. Sarei stato finalmente un lupo, come lei. Prima di trasformarmi, non potevo sapere quali fossero realmente i suoi sentimenti per me, ma ascoltando i suoi pensieri tutto è stato subito chiaro...
 
«Non sopporto quel coglione che ci prova non te, okay? E se prova di nuovo a toccarti, lo uccido con queste stesse mani». Ero davvero nervoso, un bastardo aveva iniziato a provarci con Lily, e ad essere davvero pesante con lei. Era un suo compagno di classe, e spesso lo avevo sentito fare delle squallide battutine a sfondo sessuale rivolte a lei, o metterle le mani da qualche parte con la scusa che voleva fare il simpatico. Mi era bastato parlarci una volta, per inquadrarlo nella categoria degli stronzi. 
Quel giorno, all'uscita di scuola, avevo notato qualcosa di molto strano.
«Michael, lascia stare, ti prego... Dico sul serio, guarda che so difendermi bene».
«È pericoloso, Lily. Stai attenta, ti dico solo questo. Non ho problemi a picchiarlo, se insiste».
Per fortuna avevo deciso di ascoltare il mio intuito, e non potevo lasciare che Lily tornasse a casa da sola. Non dopo aver visto che quel bastardo la seguiva.
«Ehi, Greenwood... non vuoi mai uscire con me, però stai sempre con quel ragazzino del secondo anno. Dovresti uscire con qualcuno della tua età». La strada era deserta, e il bastardo aveva preso Lily per un braccio trascinandola contro un albero. Avevo deciso di seguire quel verme per accertarmi che non si avvicinasse a Lily, cosa che in quel momento stava facendo. Ero un "ragazzino del secondo anno", questo è vero. Ma ero molto più alto e forte di quell'idiota.
«Travis, perché mi stavi seguendo! Tu hai dei seri problemi!». Lily sapeva rispondere a tono, e sapeva anche usare le mani, se necessario. Ma non glielo avrei lasciato fare. E se si fosse trasformata davanti a lui? Si stava trattenendo, e nel frattempo non potevo di certo restarmene lì a guardare... La mia temperatura stava diventando bollente, avevo capito benissimo cosa stava per accadere al mio corpo. Il momento era arrivato. Mi tolsi in fretta i vestiti, e pochi attimi dopo sentii come un'esplosione di energia accumularsi al centro ed espandersi... 
L'istante dopo, ero un lupo. Mi osservai le zampe, ricoperte di folto pelo rossiccio, e senza pensarci emisi un ringhio cupo. Travis e Lily avevano sentito il ringhio. Lily sembrava aver riconosciuto... il mio odore, forse. Invece quel bastardo di Travis lo avevo fatto scappare, e non avrebbe mai più messo le sue luride mani addosso a Lily. Lei era mia, lo sarebbe stata molto presto.
«Michael... sei tu!». Era stata più un'affermazione, che una domanda. Segno che doveva avermi riconosciuto. Lily mi raggiunse tra gli alberi, e i nostri occhi si incontrarono. I miei occhi di lupo e i suoi occhi umani, grandi e marroni. Così scuri e profondi da non vederne la fine.
«Mickey...». Chinai la testa per farmi accarezzare dalle sue mani delicate.
«Così è un po' difficile parlare... Voltati, devo fare una cosa». La vidi sfilarsi lo zainetto di spalla, e togliersi il giubbotto jeans.
«Michael! Sto per spogliarmi, girati!». In realtà avrei tanto voluto guardare... ma mi girai.
"Adesso puoi guardare". A parlarmi, era stata la sua voce mentale. La sentivo lì, nella testa, insieme a tanti altri pensieri. "Lo amo. Non posso più nasconderglielo, adesso...". Di Travis ne avremmo parlato più tardi, al momento c'era qualcosa di più importante da chiarire. Ma non volevo affatto parlare, non in quel momento. Nonostante mi trovassi nel corpo di un lupo, l'impulso che ebbi era del tutto umano. Volevo baciarla.
Mi avvicinai alla bellissima lupa bianca e grigia davanti a me, i suoi occhi scuri non erano diversi dai suoi occhi umani. Affondai il muso nella sua pelliccia, per poi leccarla. Lily fece la stessa cosa con me, avvicinando poi il suo muso al mio. Il mio primo bacio con Lily è avvenuto mentre eravamo entrambi lupi. Ed è stato fantastico, perché potevamo sentire le nostre reciproche emozioni.
"Vorrei baciarti anche da umana... ma ora come faccio a trasformarmi?". Non mi preoccupai di essere troppo sfacciato. Non potevamo nasconderci nulla, in quel momento. Lily ricacciò subito indietro un "Vorrei farlo anch'io", per poi aggiungere "Concentrati. Fai andare l'energia al centro del tuo corpo. Josh è stato bravo, ci è riuscito quasi subito...". Ascoltai attentamente le sue parole, e mi concentrai.
Tutta l'energia tornò a riversarsi in un punto ben preciso, proprio vicino al cuore... e un attimo dopo ero di nuovo umano. Lily, ancora in forma di lupo, si era girata per permettermi di rivestirmi. Cercai di fare il più in fretta possibile, non potevo più aspettare ancora. La strada era una piccola scorciatoia attraverso il bosco che a volte Lily usava per tornare prima a casa, nessuno ci avrebbe visti. Travis era scappato credendo che ci fosse qualche bestia feroce, spero solo che non mi abbia visto.
«Michael, adesso mi spieghi che cosa ti è saltato in mente?!». La voce agitata di Lily, tornata nuovamente umana, si rivolse a me.
«Che cosa dovevo fare? Quel lurido bastardo voleva metterti le mani addosso, e se ti fossi trasformata? Ci pensi?». Ma come? Ci eravamo baciati appena un secondo prima, e adesso si preoccupava che Travis mi avesse visto?
«Sì scusami... è che è successo tutto così in fretta...», rispose. Mi avvicinai, poggiandole una mano sulla spalla.
«Che mi dici dei tuoi pensieri, Lily? Stiamo parlando troppo, non credi?». Lo avevo sentito chiaramente, e ormai era inutile continuare a far finta di essere solo amici. Lily era innamorata di me, da chissà quanto. Eppure si ostinava a nasconderlo.
«Non voglio parlare, Michael. Non adesso». Non le risposi. La strinsi tra le braccia sollevandola verso di me, e le mie labbra incontrarono finalmente le sue. Sentivo il profumo dei suoi capelli, mentre le nostre lingue si sfioravano in un eterno rincorrersi. L'avevo baciata appena poco prima, entrambi eravamo nel corpo di un lupo. Questo invece era stato il nostro primo bacio da umani, ancora più intenso del precedente...
 
«Bene ragazzi, la lezione è finita. Ricordatevi i compiti per martedì». Sì certo... e chi se li scorda.
Finalmente suona la campanella della seconda ora, questa giornata scolastica sembra proprio non voler finire.
«Ehi, gemello». Mi sento chiamare dalla voce di Sophia, non l'ho neanche vista entrare.
«Alla fine hai deciso di entrare in seconda ora?», le domando. «Com'è finita con papà?».
«Stasera ho il via libera per andare da Josh... credo che ci sia lo zampino di mamma», risponde. «Sicuro che tu non c'entri niente?».
«Chi, io? Be', lo ammetto, papà stava esagerando. Persino per un ragazzo all'antica come me, era davvero troppo!». È vero che sono all'antica, e credo che sia un pregio. I miei genitori e la mia famiglia mi hanno dato una certa educazione, che stona un po' con quella dei miei coetanei. Non sono uno che esce con le ragazze per divertimento, lo faccio solo se c'è un sincero interesse. Okay, ammetto il fatto che Lily non sia stata affatto il mio primo bacio, ma solo perché forse dovevo ancora capire che lei è quella giusta e lo è sempre stata.
«Ragazzi, il professor Browns non è potuto venire, si scusa con voi. Potete chiamare le vostre famiglie e farvi dare il permesso per uscire», ci annuncia la bidella. Questo significa... più tempo con Lily!
Dopo aver telefonato alla mamma, siamo finalmente liberi di andare. All'uscita di scuola non c'è nessuno, soltanto la mia classe. Sono appena le dieci del mattino.
«Sono venuta inutilmente, potevo restarmene a dormire», dice Sophia, sbuffando. Ma la vedo di colpo cambiare espressione, non appena nota a poca distanza Josh parcheggiare il motorino.
«L'ho avvisato appena... dieci minuti fa, non pensavo sarebbe venuto davvero!», dico a mia sorella, che in tutta risposta mi sorride.
«Grazie, Mickey. Devo dire che ti adoro, anche se non ti sopporto quando papà ti permette di fare tutto». Mia sorella corre subito da Josh, li vedo scambiarsi un bacio appassionato.
«Ehi Josh! Ti ho fatto un favore!», gli dico non appena smette di baciare Sophia. Oggi non era venuto a scuola perché la sua classe aveva l'autogestione.
«Che fai, vieni con noi?», domanda subito dopo.
«Con voi due da soli? Oh no, siete davvero insopportabili! Passo a prendere Lily». Saluto Josh e Sophia, dirigendomi verso il mio motorino. Le farò una sorpresa, sicuramente Lily non se lo aspetta di vedermi così presto.
A quest'ora la strada è deserta, e fa ancora caldo essendo l'inizio di settembre. Per me fa sempre caldo, ma questi sono i "vantaggi del mestiere".
 
Sono appena arrivato davanti casa di Leah e Ryan. Mi è sempre piaciuta la loro casa, piccola ma piena di stanze. E poi è a due piani, come la casa di nonno Charlie, e rossa come la casa di nonno Billy. Ha sempre avuto un qualcosa di familiare, per me.
Prendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni e le faccio uno squillo, suonare il campanello sarebbe troppo banale.
«Mickey! Come mai mi chiami a quest'ora? Non dovresti essere a scuola?», mi domanda sorpresa.
«Vai ad aprire la porta, Lily. C'è una sorpresa per te». Riattacco la chiamata, e appena un attimo dopo Lily è sulla soglia di casa.
«Sei qui...!», esclama mostrandomi il suo meraviglioso sorriso.
«Te l'avevo detto... Mancava il professore di matematica, avremmo avuto tre ore di buco. E quindi ci hanno fatto uscire e ho pensato di farti una sorpresa», le spiego.
«Entra, che aspetti!». La prendo per mano ed entriamo in casa, mentre chiudo la porta trascino Lily con me e la bacio. Mi mancherà decisamente, non poterlo fare tutti i giorni. Lily mi mette le mani tra i capelli, staccandosi controvoglia dalle mie labbra.
«Che stavi facendo prima che arrivassi?», le domando, mentre siamo ancora appoggiati alla porta.
«Mettevo le ultime cose in valigia...», mi dice. «Sai, sarà strano... non trasformarmi, essere una ragazza normale...». Lily era stata bocciata, l'anno in cui ebbe la prima trasformazione. Per lei c'erano stati tanti cambiamenti, che nonostante l'appoggio dei suoi genitori sono stati abbastanza difficili. Niente più ciclo, pensieri violati... Non è stata proprio una passeggiata.
«Andrà benissimo», le rispondo mentre andiamo in camera sua.
«E mi mancherai tu, Michael. Questa è la parte peggiore», mi confessa, sedendosi sulla trapunta lilla del suo letto. Accanto all'armadio c'è la valigia trolley già pronta, ma il pc di Lily è ancora sulla scrivania.
«Ci vedremo, te lo assicuro...». Non voglio ancora parlarle della bella notizia che mi ha dato papà, quella me la tengo per dopo.
«Che cosa fai lì in piedi, Mickey? Vieni a sederti qui», mi dice, vedendomi osservare la bacheca con le nostre foto appesa sopra il suo letto. Con finta indifferenza, mi sfilo la maglietta che ho indosso e la lancio sul letto, proprio accanto a lei. Questa non se l'aspettava!
«Vieni a prendermi?», mi diverto a provocarla. Lily si alza ridendo e inizia a rincorrermi tenendo la mia maglietta in mano, ed io mi lascio acciuffare quando mi acchiappa tenendomi per il passante dei jeans.
«Ti ho preso, Michael Black», mi dice. Ma senza darle il tempo di aggiungere altro, mi giro verso di lei e le tolgo l'elastico dai capelli. La coda ordinata che si era fatta lascia il posto a una cascata di capelli lisci e neri.
«Secondo te ti lascerei vincere così facilmente, Lily?». Le sorrido, i suoi grandi occhi scuri assumono un'espressione furba. Tiene entrambe le mani poggiate sulla mia schiena nuda, ed inizia a baciarmi piano sul collo, poi sulle labbra. La assecondo per un po', finché non faccio scivolare le mie mani sotto la sua camicetta slacciandole una spallina del reggiseno, poi anche l'altra.
«Ehi... Che stai facendo...», mormora, smettendo per un attimo di baciarmi.
«Pensavo te ne fossi accorta», le rispondo, facendo un sorriso compiaciuto.
«Molto spiritoso». Senza neanche darle il tempo di rendersene conto, le sfilo la camicietta e il reggiseno, lasciandola così nuda e vulnerabile davanti ai miei occhi. Incrocia le braccia al petto, squadrandomi dall'alto al basso.
«Non devi provocarmi, Mickey. Non devi». Sa sempre sorprendermi, in un modo o nell'altro, da ciò che dice a ciò che fa. Ha vinto lei.
Le nostre labbra si fondono di nuovo, Lily è così insistente che quasi subito ci ritroviamo sul letto. Ma il più forte resto comunque io, perché la mia stazza è almeno il doppio della sua. Lily è delicata, leggera, così piccola tra le mie mani.
Si lascia togliere ciò che le rimane addosso senza opporre alcuna resistenza, e poi è il suo turno. Mi incanto persino a guardare le sue bellissime mani, così sottili eppure capaci di tanta forza, quando mi stringe a sé.
«Stringimi più forte», le dico guardandola per un attimo negli occhi, così lucidi e pieni di emozione.
«Dovrò farlo per forza... Tu mi fai perdere il controllo», mi risponde, lasciandosi sfuggire una risata. Le sue gambe sono strette attorno al mio bacino, ora sempre di più.
«Adesso lasciati andare», le dico. E poi la sua risata diventa un sospiro, non appena sono dentro di lei. Sento di amarla. Sento che mi appartiene. Sento che nessuno potrà mai amarla quanto la amo io. Non mi interessa se uno di noi due avrà mai l'imprinting, mi basterà ricordarmi di lei. Di questo momento, delle sue palpebre chiuse per il piacere di essere mia. Nessuno di noi due si sta trattenendo, sarebbe impossibile...
 
***
 
Le sue labbra si posano sulla mia fronte, in un bacio delicato. Non la lascio andare, la trattengo ancora sotto il peso del mio corpo.
«Mickey... come farò a starti lontana?», mi dice continuando a giocare con i miei capelli.
«Mi rendo conto che è difficile rinunciare a certe sorprese...», rispondo allusivo. «Ma oggi mio padre mi ha dato una bellissima notizia», proseguo facendo il misterioso.
«Fammi indovinare. Salti l'ultimo anno e vieni al college con me...». Lily ride, mentre mi sposto su un fianco per poterla guardare negli occhi.
«Papà ha detto che posso lavorare da lui in officina, a tempo perso. E con quei soldi ti verrò a trovare molto, molto spesso... Pensavi di liberarti di me, confessa!». Si mette seduta, coprendosi con il lenzuolo. È bellissima con i capelli arruffati.
«Se potessi ti metterei in valigia... Se solo fossi un po' più piccolo, Mickey! Quanto hai intenzione di crescere ancora?!». Ci mettiamo a ridere entrambi, mentre l'occhio mi cade sull'orologio nella stanza di Lily. Il tempo sembra fermarsi quando faccio l'amore con lei, non è mai abbastanza.
«Ehi, dovremmo... mettere a posto, che ne dici?».
«Sì, hai ragione... prima che ci ripensi, selvaggio Mickey», mi risponde coprendosi gli occhi. Recuperiamo i vestiti, la mia maglietta è finita addirittura sotto il letto.
Quando sono diventato un lupo, ho scoperto molte cose di Lily che neanche immaginavo. Aveva avuto un altro ragazzo prima di me, ma con lui non si era mai spinta oltre i baci. Aveva sempre aspettato me, nonostante fosse anche spaventata da ciò che provava...
 
«Perché ti ostini a nascondermi i tuoi sentimenti? Perché sei così... frenata, Lily? È come se ti sentissi in colpa ogni volta che mi baci. C'è qualcosa che, nonostante tutto, riesci a nascondermi».
Eravamo in discoteca, con Sophia, Josh e alcuni compagni di scuola. Stavamo insieme da quasi un mese, ma Lily non voleva che si sapesse in giro. Mi dava fastidio, avrei tanto voluto gridarlo al mondo intero. Era sbagliato, ma invidiavo Josh per aver avuto l'imprinting con la ragazza di cui era innamorato da sempre.
«Usciamo fuori, Michael», mi disse Lily prendendomi per mano. Una volta usciti dal locale, era andata a mettersi seduta su una panchina in giardino, ma si era alzata subito.
«È tutto umido... resto in piedi», disse.
«Siediti in braccio a me... o hai paura che ti vedano?». Sì, ero parecchio arrabbiato, mi stavo trattenendo.
Lily si sedette sulle mie gambe, mentre io le avvolgevo le braccia attorno ai fianchi. Riuscivo a percepire l'effetto che avevo su di lei, ma tuttavia era sfuggente.
«Michael... tu mi piaci, sto bene con te...».
«Io sono innamorato di te, Lily. Come la mettiamo, adesso?». Non riuscivo a non essere sarcastico. Ero davvero insopportabile, ma ero arrabbiato.
«Ti amo anch'io, Michael. Ma c'è una cosa che mi blocca». Stavo riuscendo a farla parlare. Doveva parlare, era sbagliato che si tenesse i problemi dentro, soprattutto se riguardavano noi due.
«È per l'età, vero? Perché, anche se non sembra - concedimi almeno questo, - sono un ragazzino... Se è questo il problema, non usciremo allo scoperto almeno finché non sarai pronta. Ma devo sapere». Lily appoggiò la sua testa al mio petto, iniziai ad accarezzarle i capelli. Aveva un profumo irresistibile, ogni cosa in lei mi mandava fuori di testa.
«Il problema - iniziò a dire, - non è farmi vedere con te. Il problema è l'imprinting, Michael». Prima di mettermi in allarme, capii che non me l'avrebbe detto in quel modo, se avesse avuto l'imprinting con qualcuno.
«Senti, Lily. So cosa è accaduto tra tua madre e Sam, e capisco anche le tue paure. Sei una ragazza lupo, ed è per questo che non posso avere l'imprinting con te, ma chi mi dice che non sarebbe successo? Se solo avessimo la stessa età, e tu ti fossi trasformata dopo di me? Io sono certo che nessuno di noi due avrà l'imprinting, ma se dovesse accadere, io proverò a lottare. Per stare con te». Lily si strinse ancora più forte a me, sentii una lacrima bagnarmi il collo.
«Non sono brava come te, con le parole... ma ti faccio la stessa promessa, se dovesse accadere a me. Adesso baciami». Le presi il volto tra le mani, asciugandole le lacrime che le erano appena scese sulle guance. E la baciai, prima lentamente e poi con intensità, non appena sentii la sua lingua incontrare la mia.
«Torniamo a ballare?», mi chiese subito dopo. «Sono la ragazza di Michael EJ Cullen-Black, il ragazzo più straordinario che conosca, e voglio che lo sappiano tutti» ...
 
Ora che la stanza di Lily è tornata di nuovo in condizioni decenti, ci sdraiamo di nuovo sul letto appena rifatto.
«Quando tornano i tuoi e Harry?», le domando, fissando il soffitto.
«Harry torna per pranzo, mamma e papà alle sei... Abbiamo un sacco di tempo!».
«Non voglio lasciare tuo fratello da solo», mi affretto a risponderle.
«Potremmo portarlo con noi, se mi dici quali sono i tuoi piani», risponde appoggiandosi di nuovo sul mio petto, mi guarda dall'alto in basso lasciando cadere i suoi capelli sul mio viso.
«Lascia fare a me, okay?».
 
Di solito ci pensano papà o Embry a riaccompagnare Harry a casa; Ryan e Leah lavorano entrambi a Port Angeles, per loro sarebbe troppo lontano.
Io e Lily siamo seduti sul divano con la TV accesa, quando papà passa a casa con Harry.
«Ciao, Lily», la saluta mio padre entrando in casa. «Oggi niente scuola per Mickey... ti è andata bene, eh?», dice rivolgendosi a me.
«Che avete fatto?». Be', sì. Anche papà ogni tanto se ne esce con qualcosa di inopportuno.
«Tante cose, Jacob... e la giornata è ancora lunga!», risponde con prontezza Lily. Io non avrei problemi a dire a papà cosa abbiamo fatto, ma non sarebbe carino nei confronti di Lily. Essere nello stesso branco con i suoi genitori era un po' troppo, così in seguito ha scelto di unirsi al branco di Sam... Almeno finché non spunterà fuori un nuovo alfa e saremo abbastanza per creare un nuovo branco.
 
Papà propone di portare Harry a casa nostra, ma oggi Will non c'è. E poi non mi scoccia affatto che venga con me e Lily, ci siamo già dedicati a noi stessi questa mattina. Così, dopo aver salutato papà, prendiamo la macchina e andiamo a Forks. Pranziamo al Mc Donald's, e poi decido di andare alle giostre. Non sarà il massimo, ma ci sono le macchine a scontro e i tappeti elastici. Nessuno di noi è troppo grande per andarci!
«Mickey, dove ci porti?», mi domanda Harry mentre siamo in macchina. Lui e mio fratello Will hanno solo un mese di differenza. Will sembra più grande, i nostri geni ci fanno sviluppare prima. Harry dimostra la sua età, fisicamente. Ma Leah e Ryan lo hanno introdotto a poco a poco ai segreti dei lupi, e questo lo fa sentire importante e più grande.
Lily somiglia molto a sua madre, mentre Harry somiglia di più a Ryan. Ha ancora i tratti del viso di un bambino di undici anni, ma per il resto, è perfettamente uguale a Will. Io gli sono sempre stato simpatico, e poi è l'unico che riesca a battermi ai videogames!
Una volta arrivati alle giostre, sia Lily che Harry sembrano entusiasti della mia scelta. 
«Sei grande, Mickey!», esclama Harry, mostrandomi il suo sorriso.
«Sai bene come arruffianarti mio fratello, eh?», mi sussurra Lily all'orecchio.
«Con te è fin troppo semplice, Lily...», le rispondo ripensando a questa mattina.
«La smettete di parlare di nascosto?», ci riprende Harry trascinandoci verso le macchinine a scontro.
«Lily si mette al centro, io e Mickey guidiamo!», esclama Harry prendendo subito posto. Parte il primo giro. Lily si tiene forte al mio braccio, e strilla ogni volta che ci scontriamo con qualcuno. La musica non riesce a coprire le nostre risate, e decidiamo di fare altri giri. Poi andiamo sui tappeti elastici, dove sono tutti bambini tranne noi, e infine sul calcinculo. Mi sto divertendo come un bambino, mi sembra di essere tornato all'età di Harry.
 
***
 
«Abbracciare questo orsacchiotto non sarà come abbracciare te, ma lo terrò tutte le notti», mi dice Lily, stringendo a sé il peluche che ho vinto per lei al parco giochi. Al polso porta sempre il braccialetto che le regalai un anno fa, non se lo toglie mai. È lo stesso bracciale che papà regalò alla mamma, mi ha insegnato a farlo e così ne ho fabbricato uno per Lily.
«Non sarà mai sexy come me... ho ereditato il fascino di nonno Edward». La stringo forte a me, Lily mi prende per mano.
«Voglio provare a fare una cosa, Mickey», mi dice guardandomi dritto negli occhi. «Se per te va bene, ovviamente».
«Non fare la misteriosa!», le rispondo, stringendo ancora più forte la sua mano.
«Il tuo dono...», sospira. «Una volta mi hai detto che riesci a... condividerlo, attraverso il contatto delle mani. Voglio provare a farlo, sarebbe bello poter... conoscere mio nonno Harry». Lily abbassa lo sguardo. Le avevo raccontato che quando mamma era incinta di me, durante il sonno era riuscita a parlare con nonna Sarah, e con altre persone che non ci sono più. E che il mio dono l'aveva anche aiutata a mettersi in contatto con Irina, quando andammo in Italia per incontrare i Volturi. Questo non lo ricordo, è stata lei a raccontarmelo. Il mio dono aveva anche permesso a nonno Edward di rivedere la sua mamma naturale, Elizabeth Masen. Io sono nato così e non ci trovo nulla di strano nel mio dono, ma tutti mi considerano una sorta di... "messaggero degli angeli", se così mi posso definire.
«Ti vergognavi a chiedermelo?», domando a Lily.
«Be', non sei un... medium, non è una cosa che posso chiederti a comando», risponde.
«A che serve un dono del genere se non posso condividerlo, Lily? Io credo che mi sia stato dato questo dono perché sono immortale. Ma sarebbe triste dire addio per sempre alle persone che... che non sono come noi, non credi?».
«Quanti anni hai in realtà, Michael? Non puoi avere sul serio diciassette anni, non se ogni volta che parli dici qualcosa che mi fa riflettere...». La bacio sulla fronte. Spengo la luce del lumetto sul comodino di Lily, lasciando che si addormenti tra le mie braccia.
«Stringi forte la mia mano, Lily».
«E se non dovessi vedere niente...?».
«Abbiamo tempo per riprovarci. Tutta l'eternità».



 


Nota dell'Autrice
Hey! Sono in un ritardo pazzesco, lo so! Ma fare capitoli lunghi richiede molto tempo, e spero di essermi fatta perdonare.
Con questa one shot inizia anche il rating arancione, come sempre ho cercato di essere delicata e non volgare.
Mickey, lo sapete già, è interpretato da Liam Hemsworth (lo adoro, lo avrete capito!), mentre Lily è interpretata dall'attrice Freida Pinto. La foto a inizio capitolo, come sempre è opera mia ^-^
In questa one shot ho approfondito e ripreso vari aspetti di Eternity, come il dono di Mickey, e vi ho fatto conoscere Harry, il fratellino di Lily. Vi ho anche dato un piccolo assaggio di Jake in versione papà geloso! 
Michael somiglia al nonno Edward non solo nell'aspetto, ma anche in alcuni lati del carattere, e ho voluto mostrare un tipo di amore diverso da quello tra Josh e Sophia e una diversa visione dell'imprinting. Mickey è convinto che l'imprinting non debba scattare per forza, e che in ogni caso non possa dividere due anime gemelle che si sono già trovate. Dimenticavo, le ultime battute sono un chiaro riferimento a Breaking Dawn!
Se avete domande, curiosità o altro non esitate a chiedere, e fatemi notare se per caso ci sono errori di distrazione. La prossima one shot sarà dedicata a Will, non so quando riuscirò ad aggiornare perciò vi chiedo di avere pazienza. 
Passate a leggere le altre mie storie, alla prossima! 
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sarà difficile... ***


Sarà difficile...


 
 
William

Il timido sole di Forks tramonta nell'oceano, tingendo il cielo di una delicata sfumatura arancio. Mi allontano nel fitto della vegetazione per cercare un posto in cui trasformarmi, e mi fermo in una piccola radura tra gli alberi. Non riesco a controllarmi abbastanza, tanto che il mio corpo tramuta senza che neanche abbia avuto il tempo di togliermi i vestiti. Fantastico, dopo come faccio?
Con i miei occhi di lupo osservo ciò che rimane dei miei abiti, per fortuna non era niente a cui tenessi. Inizio a correre, notando con mio grande sollievo che nessuno in questo momento sta ascoltando i miei pensieri. Di solito è così pieno di voci, nella mia testa, che mi sembra quasi di poter diventare matto. A volte è divertente, altre mi sento oppresso. Magari devo ancora farci l'abitudine, tutto qui. I miei occhi da lupo, esattamente come i miei occhi umani, durante la corsa mi aiutano ad evitare gli ostacoli. È bello correre così, sentire la terra nuda sotto le zampe e l'aria che ti passa tra le orecchie, è un po' come andare in moto. Ed è ancora tutto nuovo, nonostante io sia stato preparato a questo praticamente sin dalla mia nascita. Io, in famiglia, sono sempre stato quello più... particolare. A quanto pare, ho ripreso caratteristiche da entrambi i miei genitori non solo nel mio aspetto esteriore, ma anche nella genetica. Non possiedo un dono particolare come i miei fratelli, e questo mi rende più simile a un lupo che a un vampiro. Però nonno Carlisle dice che sono "velenoso", sono in grado di trasformare un essere umano in un vampiro, cosa che Michael e Sophia non possono fare. Un'altra cosa che mi differenzia dagli altri lupi è che ho diciotto anni, ma mi sono trasformato la prima volta appena pochi mesi fa. Piuttosto tardi rispetto a mio fratello Michael, e anche rispetto ad Harry, o a Josh. Persino il mio colore di pelliccia è unico: grigio perla, diverso da tutti gli altri.
Will, dove sei?, sento dire all'improvviso nella mia testa. È la voce mentale di Brenda, la terza ragazza ad essersi trasformata dopo Leah e Lily. È la figlia di Embry e Susan, la probabilità di trasformarsi non era diversa da quella di qualsiasi ragazza, o quasi. Eppure è toccato anche a lei.
Non sono affari tuoi, sono senza vestiti!, le rispondo, continuando a correre. Mi sto spingendo troppo oltre, correndo sempre più forte.
Perché, dove sono i tuoi vestiti?
Li ho fatti esplodere... Non ridere, è già abbastanza imbarazzante! Decido di fermarmi, finché non sento il suo odore avvicinarsi sempre di più.
Ti vedo - mi dice Brenda. - So dove sei.
Mi volto nella direzione da cui proviene il suo odore, e sento un guaito. La lupa dal manto color caramello si avvicina a me, abbassando il capo.
Mi hai portato dei vestiti?, le domando in tono sarcastico.
Mi dispiace, dovrai passare da me più tardi.
Molto furba... È così difficile trattenere i pensieri, dannazione...
Che cos'è che devi trattenere?, mi domanda lei con sfacciataggine.
Non te lo dirò mai, rassegnati. Si avvicina a me, poggiando il muso vicino alle mie spalle da lupo.
Potresti approfittarne, per una volta che siamo da soli. Dai, dimmi, insiste lei. È così diversa da mia sorella, e anche da Lily. Essere un lupo per lei non è affatto un problema, e pensare che si è trasformata soltanto una settimana fa. Ha ripreso il carattere spigliato del padre, per mia sfortuna. Ma non posso fare questo a... No, non posso e basta.
Brenda, per favore, mi sforzo di dire.
Tu mi piaci, Will. E vedo che ho lo stesso effetto su di te, anche se cerchi di nasconderlo. Qual è il motivo? Ancora questa domanda. Se avessi dei vestiti mi trasformerei all'istante, per evitare i suoi pensieri.
Restiamo un po' qui, a parlare?, le propongo, sdraiandomi accanto a un albero. Lei accetta subito, sdraiandosi con la testa poggiata sulla mia pelliccia. Così rende tutto più difficile...
Più difficile?!
No, stavo solo pensando che è più difficile che qualcuno mi veda, con il buio. Per i vestiti, dico. Che fantasia, Will. Ora vedi di farti beccare.
Posso prestarti dei vestiti di papà, non c'è alcun problema.
Restiamo a parlare, a parlare tantissimo come quando eravamo amici e basta...
 
Will, svegliati. Dobbiamo andare, è tardi. Brenda strofina il muso tra le mie scapole, facendomi svegliare. Ci siamo addormentati, e adesso si è fatto anche un po' buio. Nella testa inizio a sentire la voce mentale di mio padre, e anche quella di Quil... e di Embry.
Mostravo a Brenda i segreti del mestiere!, penso, facendomi sentire da tutti.
Sì papà, è tutto a posto, risponde Brenda, rassicurando il padre.
Adesso noi andiamo, Will ha bisogno di vestiti... I suoi li ha ridotti a brandelli, prosegue. Corre così veloce che sembra nata per essere un lupo. È così agile e aggraziata, non serve starle dietro più di tanto.
Quando arriviamo nei pressi di casa sua, Brenda riprende la forma umana e si riveste.
«Aspettami qui. Trasformati e intanto torno con i vestiti», mi dice. Dopo essermi trasformato, aspetto dietro ad un albero che Brenda faccia il più in fretta possibile. La vedo tornare di fuori con dei vestiti in mano, si guarda intorno cercandomi.
«Ehi, sono qui!», le dico, facendola voltare nella mia direzione. Mi raggiunge di corsa, mentre resto nascosto dietro al tronco e prendo i vestiti in mano.
«Maglietta di mio padre, pantaloni... E i boxer sono di mio fratello, spero ti vadano bene...», mi dice imbarazzata.
«Ti riporto tutto domani, mi hai salvato la vita», le rispondo, iniziando a rivestirmi. Non si è neanche girata, ha solo abbassato lo sguardo.
«Quanto ci metti?!», mi chiede impaziente.
«Ho fatto», rispondo, sbucando fuori da dietro l'albero.
«Will, visto che a casa non c'è nessuno... Ti va di farmi compagnia ancora un po'?», mi propone prendendomi per il braccio, a quanto pare non ho molta scelta. Ma se non altro, ora che non siamo in forma di lupo sono libero di lasciar vagare i miei pensieri, che prima ho trattenuto con non poca fatica.
«Be', adesso che non puoi vedere cosa penso, accetto volentieri!», rispondo.
Una volta entrati in casa, ci mettiamo subito seduti al grande tavolo di legno del salone.
«Will, mi aiuteresti con i compiti...?», mi domanda, venendo ad abbracciarmi da dietro. Sollevo lo sguardo per guardarla negli occhi, e lei si sposta subito. È così difficile... ma in fondo, perché dovrei sentirmi in colpa? Sono così combattuto...
«Va bene, piccola approfittatrice». Le faccio l'occhiolino.
Brenda va a prendere i libri di matematica, e porta anche qualcosa da mangiare: biscotti con gocce di cioccolato e succo alla pesca. Quando inizio a spiegarle gli esercizi, in realtà non sembra molto attenta alla mia spiegazione. Ma alla fine riesco a farglieli capire, in fondo sono il compagno di banco più ambito ogni volta che abbiamo il compito di matematica.
«Basta solo applicare la formula, visto? Non è una tragedia, anche se li ho fatti lo scorso anno sono davvero stupidi», dico, alzando gli occhi al cielo.
«La fai facile tu, secchione che non sei altro. Ti vieto di fare ripetizioni di matematica ad altre ragazze», mi dice puntandomi il dito contro.
«Altrimenti?».
«Altrimenti posso diventare una lupa molto pericolosa!». Ci mettiamo a ridere... è così semplice con lei.
Per quanto riguarda i sentimenti, non sono mai stato particolarmente fortunato. Sophia è l'imprinting di Josh, Michael è riuscito a conquistare Lily senza neanche troppe difficoltà... E poi ci sono io, che non ho mai incontrato una ragazza che mi piacesse davvero. Anzi, semplicemente non lo avevo capito, visto che la ragazza in questione è mia amica da sempre. Eravamo un bel trio: io, Harry e Brenda, praticamente inseparabili. Fin quando Harry non mi ha confessato di provare qualcosa per Brenda... E lei appena ne ha l'occasione non si fa troppi problemi con me, le piaccio e neanche me lo nasconde. Di Harry non sa niente, o almeno credo.
«Non vedo l'ora di raccontare a Harry che sono diventata un lupo... Sono felice, chissà cosa ne penserà lui - dice. - Be', a parte la lettura nel pensiero», aggiunge.
«Condividere i pensieri può essere bello... ma spesso è una cosa davvero insopportabile!», rispondo, ridendo. Brenda si alza dalla sedia, venendo a sedersi in braccio a me. Tiene le mani poggiate in grembo, e abbassa lo sguardo.
«So di piacere a Harry... - inizia a dire. - Ma a lui voglio bene come un amico. Sì, so di essere una... stronza insensibile, ma mi piaci tu, Will». Solleva i grandi occhi scuri verso di me. Quindi sapeva tutto...
«Non voglio rovinare la nostra amicizia, Brenda. Noi dovevamo essere un gruppo». Ma che senso ha continuare a far finta di niente?
«La nostra amicizia ci sarà sempre, te lo assicuro», mi risponde. Brenda torna in piedi ed inizia ad attorcigliarsi i lunghi capelli attorno alla mano. È bella, lo è davvero. Con la pelle scura tipica dei Quileutes e i capelli castani, anziché neri come quelli di mia sorella o di Lily. Ha ripreso da Susan.
«Devo andare, si è fatto tardi», dico bruscamente dirigendomi verso la porta. Vorrei tanto non dovermi trattenere, ma non posso ferire Harry. Non so neanche se sto facendo la cosa giusta...
«Will, no! Aspetta!». Brenda mi blocca afferrandomi il polso. E non so neanche che cosa diavolo mi prende, ma decido di dare ascolto al mio istinto.
Afferro le mani di Brenda e mi abbasso verso di lei, la mia bocca è sulla sua e ben presto le nostre labbra faticano a staccarsi. Mi tiene le mani tra i capelli, aggrappandosi a me con tutta la forza che possiede.
«Finalmente ti sei deciso...», mi dice, cercando poco dopo di togliersi la maglietta. Provo a tornare composto, e la fermo.
«Che stai facendo?», le dico, fingendomi sconvolto. E un po' lo sono davvero, non credevo di farle questo effetto...
«Perché?», mi risponde. «Stavo scherzando, Will, volevo vedere la tua reazione!». Però, divertente!
«Credevi che fossi una specie di maniaco e che ti sarei saltato addosso? Devo dire che hai un bellissimo modo di vedermi, Brenda». Ci baciamo di nuovo, e lei sembra volermi fare una domanda, ma resta interdetta per qualche secondo.
«... Non l'hai mai fatto, Will?», mi domanda, imbarazzata.
«No... Perché, tu sì?». Mi metto con le braccia incrociate al petto.
«No... ma insomma, credevo che tu... Non me lo hai mai detto. In realtà sono sempre stata gelosa quando uscivi con qualcuna... e speravo che... No, niente. È troppo imbarazzante». Chiude gli occhi e si passa la mano tra i capelli, di nuovo. È dolce vederla imbarazzata, in genere è così spavalda!
«Be', non dico di essere come mio nonno Edward... Ma aspettare la ragazza che sarà mia moglie, questo sì». Brenda mi osserva con gli occhi sgranati e... sognanti.
«Giusto. Sani principi morali...», risponde. Mi avvio verso l'uscita con ancora una mano intrecciata alla sua, e apro la porta di casa.
«La fortunata potresti essere tu...». Sì, forse devo smetterla. La sto facendo sciogliere peggio di un gelato. Mi getta di nuovo le braccia al collo, facendosi dare un altro bacio.
«Ci vediamo domani a scuola», dice.
«A domani, B». Me ne vado con il sorriso sulle labbra.
 
Una volta tornato a casa, trovo i miei genitori già a tavola.
«Hai fatto tardi», mi fa notare papà, che sembra osservarmi con particolare curiosità.
«Ho aiutato Brenda con matematica», mi giustifico.
«Jake, sei invadente!». Mamma lo riprende con un'occhiataccia, mentre io corro in camera a cambiarmi i vestiti. Ripenso a ciò che è successo poco fa. Ma sì, forse devo solo smetterla di provare sensi di colpa per Harry. Una volta ci siamo giurati che la nostra amicizia non sarebbe mai finita per colpa di una ragazza, neanche se la ragazza in questione è proprio Brenda Susan Call.
Forse io e B siamo davvero due "stronzi insensibili'', come si era definita lei stessa poco prima, ma reprimere i propri sentimenti non può portare a nulla di positivo.
Torno in cucina, mamma e papà chiacchierano guardando la TV come una qualsiasi famiglia. Adesso che Mickey e Sophia sono al college, stanno quasi sempre da soli; togliendo il lavoro, i giri di ronda e gli amici.
«Ho cucinato gli hamburger», mi dice mia madre, facendomi già trovare il panino nel piatto. Mamma cucina in modo fantastico, ma a dire il vero non riesco ad avere fame, ho ancora la testa da un'altra parte. L'ho lasciata a casa di Brenda.
«E quindi hai fregato i vestiti di Embry e David...», mi dice papà. «Vuoi proprio far spendere un patrimonio a tua zia Alice, eh?».
«Ero agitato. Non riesco ancora a controllarmi, a volte. Dovresti dirmi come fai, forse sono io che mi trasformo troppo in fretta», rispondo dopo aver bevuto un sorso d'acqua.
«No Will, non è fretta. Si tratta di avere concentrazione», prosegue a dire papà.
«E poi neanche Michael è stato sempre impeccabile», aggiunge mamma. Ha i capelli ondulati raccolti in uno chignon, mia madre è elegante anche quando è a casa. «Per non parlare di quanti vestiti hai fatto fuori tu, Jacob!».
Che genitori matti che ho! Eccoli che iniziano a ridere, e quando fanno così non la smettono più.
«Renesmee, la smetti di farmi fare figure di merda davanti a nostro figlio?», risponde papà, ridendo.
«Ma è vero, Jake!». Questi sono i discorsi della nostra famiglia... tutt'altro che normali. E poi il discorso cade anche su Brenda, per mia sfortuna. Michael è sempre stato più aperto nel raccontare le cose ai nostri genitori, mentre io sono un po' più riservato, non mi piace parlare troppo di faccende personali.
«E quindi Harry non ne sa niente?», mi domanda papà.
«No, e sinceramente - rispondo, - non so come la prenderà». Mamma mi poggia una mano sulla spalla, alzo lo sguardo prima su di lei e poi su papà.
«Lo accetterà, vedrai. Tu lo faresti, se fossi al suo posto», mi dice convinta.
«Ne sei sicura?».
«Sì, Will... Perché tu sei così, lasciatelo dire da qualcuno che ti conosce». I suoi occhi color cioccolato al latte si illuminano.
«Se lo dici tu...», rispondo, accennando appena un sorriso.
«Odio questa cosa della lettura nel pensiero. Avremmo potuto dirglielo con calma, se fossimo persone normali... No, okay, è meglio che lascio stare».
La differenza tra me e i miei fratelli è che per loro è stato tutto così semplice e naturale... Loro non hanno dovuto far soffrire nessuno. Io sto per spezzare il cuore al mio migliore amico, e nel profondo di me già penso a quanto farà male...
 
***
 
«William». Mi volto, e mi accorgo di essere da solo, nel bosco. Non da solo, continuo a sentire una voce, una voce che mi chiama per nome.
«Will, sono io!». Mi ritrovo le mani di Brenda poggiate sulle spalle, e mi volto per stringerla tra le mie braccia.
«Ti sembra il caso di fare certi scherzi?», la rimprovero. Ci buttiamo sul prato, e chiudiamo gli occhi. Continuo a tenere la sua mano, ma appena mi volto per guardarla di nuovo, lei è scomparsa. Al suo posto c'è una ragazza con la pelle chiarissima, coperta da un mantello nero che mi impedisce di vedere persino gli occhi. La sua mano è sottile e con le dita lunghe, da pianista. Deve essere bella.
«Dov'è Brenda? Che le hai fatto?», è la prima domanda che riesco a rivolgere alla misteriosa figura vestita di nero.
«Non può essere in questo posto. Non spetta a lei», mi risponde con una voce delicata e... inquietante.
«Chi sei? - proseguo a domandare. - Perché mi dici questo?».
«Non ho un nome, William». Un brivido mi percorre la schiena, fino alle estremità delle dita.
«Sei reale?». La ragazza senza nome non risponde.
«Sarà difficile. Ma troverai la strada, nonostante tutto. Trovala, scegli ciò che ti rende felice». La strada... Non ci sto capendo assolutamente nulla.
«Non puoi essere più chiara?», domando.
«Scegli. Dovrai farlo». All'improvviso non la vedo più, al suo posto vedo due sentieri.
"Scegli ciò che ti rende felice"...
 
Quel maledetto sogno ha continuato a tormentarmi per un'intera settimana. Per quanto io mi sia sforzato, non sono davvero riuscito a capire cosa potesse significare...
A scuola Brenda ed io abbiamo fatto finta di niente, anche se ormai è chiaro a tutti il fatto che stiamo insieme. Dovrei essere felice, eppure qualcosa mi impedisce di esserlo davvero. Harry è tornato due giorni fa dalla sua breve vacanza a New York; dove vivono i suoi cugini paterni, ma ancora non si è trasformato dal suo ritorno, quindi non posso sapere cosa gli passi per la testa. Sto per prendere il cellulare e chiamarlo, quando trovo proprio un suo messaggio. Smetto di studiare scienze, anche perché non riesco a concentrarmi.
 
Harry: Brenda è strana, sono preoccupato per lei...
 
È vero, ieri non ci siamo visti ed oggi non si è presentata a scuola. Al telefono era... sfuggente.
Rispondo a Harry, lasciandogli un messaggio a voce.
«Ehi, ho visto ora il messaggio... Non so che cosa abbia Brenda, ma ho notato anch'io che era un po' strana... Provo a parlarci, ti chiamo dopo».
Provo a chiamarla, ma non risponde. Che cosa devo fare?
Appena esco dalla mia stanza vedo mia madre che parla con qualcuno alla porta. Poi riconosco il suo odore, e la sua voce. È lei.
«Tesoro, perché stai piangendo?!», le domanda mia madre con una voce sconvolta. Non ho mai visto Brenda piangere in quel modo.
«Renesmee, scusami... non volevo farmi vedere così... Devo... devo parlare con William».
Non appena mi avvicino, mamma mi guarda in modo strano. Adesso magari penserà che è colpa mia, ci voleva anche questa.
«Brenda, adesso mi spieghi cosa è successo». Mi sento uno schifo a vederla così, ma è come se avessi notato qualcosa di diverso, in lei. Finisce di asciugarsi le lacrime, e la porto in camera mia.
«Will mi dispiace... Io mi odio, non avrei mai voluto...». La interrompo, abbracciandola. Le do un bacio sulla fronte, provando a sdrammatizzare la situazione.
«Prima Harry, poi te... Avete proprio deciso di farmi deprimere, eh? Ora ti calmi e mi dici che succede». Sorride appena. Provo a baciarla, e lei fa un gesto che non mi sarei aspettato. Che mi ferisce.
Si sposta, dicendomi che "non può farlo". Resto lì impalato come un idiota, finché non mi decido a chiedere perché. Ma forse conosco già la risposta...
«Will, io ti ho amato davvero. Credimi, almeno questo. Ma il destino ha deciso che...». Si infila una mano nei capelli, prendendo un respiro profondo. Non riesce a continuare.
«Hai avuto l'imprinting con qualcuno», rispondo per lei, tengo lo sguardo basso e i pugni serrati.
«Con una persona che è vicina ad entrambi, Will», prosegue.
«Harry», sentenzio, mentre il cuore mi batte a mille. Brenda si limita ad annuire, una lacrima le scende timidamente sul viso.
Era la mia ragazza.
E finalmente avevo deciso di lasciarmi andare, perché Harry avrebbe capito.
«Voglio stare da solo», mi limito a dire, aprendo la porta della mia stanza e facendole cenno di uscire. Ti odio, Brenda. Te, Harry e il tuo fottuto imprinting!
«Spero che potrai...».
«Potrai cosa?», le rispondo in modo fin troppo brusco, interrompendola.
«Niente, William. Niente». Forse dovrei vedere l'imprinting allo stesso modo in cui lo vede Michael. Secondo lui, se due persone sono "destinate", l'imprinting non potrà dividerle. Eppure, in questo momento riesco solo a pensare al fatto che una stupida magia da lupi mi ha portato via la ragazza che amavo. È vero, quando aveva quattordici anni Brenda si era presa una cotta per Harry. Adesso per me. Ma ora è stato qualcos'altro a decidere per lei, per noi...
 
Una volta che Brenda se n'è davvero andata via, sento i passi leggeri di mia madre avvicinarsi piano alla mia stanza.
«Will, posso entrare?», mi domanda con una voce preoccupata. Senza risponderle apro la porta, e ci guardiamo negli occhi.
«Hai sentito tutto, non è vero?», le domando.
«Sì, Will... Vieni qui». Mi lascio abbracciare da mia madre. Sono io a dovermi piegare per farmi avvolgere dal suo abbraccio, la cosa migliore che potesse capitarmi in un momento come questo. Mi aiuta a non pensare...
 
 
Alcuni giorni dopo
 
«William Anthony Cullen-Black, esci da questa dannata stanza o ti faccio uscire a forza di calci nel sedere!».
Papà deve sempre rompere, è tanto difficile da capire il fatto che io voglia stare da solo?!
È passata una settimana. Appena una settimana, pretende forse che io faccia finta di niente? Be', non ci riesco.
«Papà, lasciami stare! Non ho cinque anni, uscirò da solo quando ne avrò voglia!», strillo verso la porta. Già è tanto che vado a scuola... Mi sono trasformato nella versione zombie di me stesso, io che sono sempre stato quello che scherza e che è sempre pronto a fare battute. "Will che fa le imitazioni dei professori, Will che piace alle ragazze anche per il suo essere così brillante". Così mi definiscono le persone. Ma adesso sono solo incazzato con chiunque.
Squilla di nuovo il cellulare, forse non è chiaro il concetto di "voler stare da solo". Scusate tanto se in un colpo solo ho perso i miei migliori amici e la mia ragazza, eh! Sembro una sottospecie di gallina isterica, mi faccio paura da solo. Sul display del cellulare compare la scritta "Bella", quindi decido di rispondere.
«Tesoro, come stai? Jake mi ha detto che non vuoi uscire... Ti va di venire da noi? Ho preparato i tuoi biscotti preferiti...».
«Ciao, nonna... Sto come sempre, ma credo che farò un salto da te. Proprio non ce la faccio a stare a casa con papà che mi assilla», rispondo.
«Fa bene ad assillarti, nessuno deve vederti così! Se vieni, parliamo un po'... C'è stato un periodo in cui sono stata peggio di te, Will».
Nonno Edward l'ha fatta soffrire? Non riesco proprio a immaginarlo...
«Tra poco sono da voi. A dopo, nonna».
Mi guardo allo specchio, e mi sistemo un po' i capelli. Indosso anche una maglietta pulita, e infine le scarpe da ginnastica.
«Finalmente, signorino!», esclama papà non appena mi vede uscire dalla stanza. Sono ancora troppo nervoso per starlo a sentire.
«Vado dai nonni... da Edward e Bella», mi limito a dire.
«Okay...». Papà mi dà una pacca sulla spalla, e lo abbraccio prima di andare via. Lo sto trattando troppo male, lui non c'entra niente in tutto questo.
 
Prendo la moto, e arrivo presto a casa dei miei nonni preferiti. Non dovrei dirlo, ma è così.
La loro casetta è così ben nascosta nel bosco che sembra appena uscita da un libro di fiabe. Lontana dagli umani ma anche dai lupi. 
«Will, ti abbiamo sentito arrivare!», esclama nonno Edward, aprendo la porta di casa prima ancora che io sia là davanti.
Una volta entrato, vedo subito nonna Bella portarmi un piatto pieno dei biscotti che adoro.
«Siediti, Will», mi dice con il sorriso sulle labbra. Edward e Bella hanno l'aspetto di due miei coetanei, ma sono uguali a tutti gli altri nonni, con le loro esperienze. Anzi, loro ne sanno molto di più rispetto agli altri nonni. Bella ha i capelli raccolti in una coda, indossa un paio di jeans e una maglietta grigia. Appena non la vede zia Alice, ne approfitta per vestirsi alla vecchia maniera, in modo semplice. Mi siedo in mezzo tra lei e il nonno, mangiando quei biscotti che sono a dir poco squisiti. Riesco a distrarmi, fin quando non accenno a ciò che mi ha detto la nonna poco fa al telefono.
«Edward, vuoi... iniziare tu?», gli domanda Bella. Non sempre riesco a chiamarli "nonni", a differenza dei miei fratelli mi sono ritrovato spesso a pensare al fatto che non avranno mai davvero l'aspetto di due "nonni umani".
«Sì», risponde Edward. Il sorriso sghembo svanisce, gli occhi color miele del nonno si perdono in ricordi tristi...
«Tutto è cominciato il giorno del diciottesimo compleanno di Bella», inizia a raccontare.
«Tua zia Alice le aveva organizzato una festa a casa nostra, Bella ha sempre odiato così tanto i compleanni...». Si ferma per un attimo. «Accadde che Bella si tagliò con la carta di un regalo, e che zio Jasper...». Nonna si porta le mani alla bocca.
«Che ricordi... zio Jasper provò a saltarmi addosso, per bere il mio... sangue». Si mette a ridere.
«Ehi, non c'è proprio niente da ridere!», la riprende nonno Edward, ma in realtà sorride anche lui. Più nel vedere Bella ridere che per il ricordo, di certo poco piacevole.
«A parte Carlisle, tutti furono attratti dal mio sangue... Compreso Edward, che si sentì in colpa per ciò che era. E iniziò a pensare che io avrei dovuto vivere come qualsiasi altra umana...», dice sospirando.
«E adesso arriva la parte che detesto», sentenzia nonno Edward.
«La detesto anch'io», aggiunge subito nonna Bella, dopodiché inizia a raccontare. Dei mesi bui trascorsi dopo che il nonno l'aveva lasciata, perché si sentiva troppo in colpa per la sua sete di sangue. E di come l'amicizia con papà l'ha aiutata in quel periodo orribile, se non fosse che fu proprio in quei mesi che papà ebbe la sua prima mutazione, alla quale non era neanche preparato... Del fatto che il nonno, credendola morta per uno stupido disguido, andò in Italia dai Volturi.
«Povero Charlie, sono scappata in Italia e lui... Oh mio Dio, certo che gliene ho fatte passare tante, eh?!», esclama. Cavoli, è andata a riprendersi nonno dai Volturi quando era ancora umana... Io per fortuna li conosco solo in fotografia, i Volturi. I miei fratelli invece hanno avuto un incontro ravvicinato con loro... una lunga storia.
«Se Edward non fosse stato quello giusto sarei finita con tuo padre, ti rendi conto Will?», mi dice nonna Bella trattenendo una risata, mentre il nonno la guarda con un'espressione disgustata borbottando un "Per carità!".
«Renesmee non sarebbe nata, e tu non saresti qui. L'imprinting non avviene per caso. La tua anima gemella è ancora là fuori, e non era Brenda Call», prosegue.
Forse ha davvero ragione. Brenda non era il mio destino.
 
Parlare con i nonni mi aveva fatto bene, stavo a poco a poco ricominciando ad essere me stesso. Evitavo di trasformami quando Harry e Brenda erano in forma di lupi, questo sì. Ma prima o poi sarebbe passata. Non avrei rinunciato a quelli che sono i miei amici da sempre, e non lo avrebbero fatto loro.
«Interrogo Kyle. Venga alla lavagna signore, o le metto una simpaticissima D in pagella», dico imitando la voce del professore. I miei compagni ridono mentre faccio l'imitazione del professore di arte, uno svampito totale che hanno deciso di mandare proprio qui alla scuola della Riserva.
«Ma quanto è simpatico Black! Su su, ragazzi! Prendete carta e penna!». Vengo interrotto proprio dal professore di arte, che per fortuna è troppo idiota per accorgersi che stavo imitando lui.
Quando suona la campanella cerco in tutti i modi di evitare Harry e Brenda, gli ho chiesto del tempo ma loro si ostinano a non capire.
«Will, aspettaci!», dice Harry.
«Forse non è chiara una cosa. Magari sono bravo a nasconderlo, ma sto ancora male. Andate a fanculo, non vi voglio vedere».
Ho dovuto farlo, era l'unico modo per farli allontanare, anche se non è da me.
 
***
 
Questo fine settimana i miei fratelli hanno voluto farci una sorpresa, venendo a trovarci. Con loro, al telefono, avevo fatto finta di niente. Non volevo che stessero in pensiero per me. Ma adesso che ce li ho davanti è praticamente impossibile nascondere qualsiasi cosa.
È sabato sera, e ho gentilmente declinato tutti gli inviti dei miei amici. Con Harry e Brenda sto davvero facendo lo stronzo, e mi sento in colpa anche per questo. Mentre sono sul letto a guardare video idioti su YouTube, vedo Michael vestirsi tutto elegante per andare chissà dove. Sophia fa avanti e dietro con i vestiti per farsi consigliare da mamma. Torno con gli occhi sullo schermo del pc, finché Michael non viene a togliermi le cuffiette.
«Michael, che c'è?», gli chiedo sbuffando. Sophia ci raggiunge in meno di un secondo, portandosi dietro una scia di profumo da donna.
«Adesso basta fare la mummia, fratellino. Tu vieni con noi!», dice Michael, tirandomi su a forza dal letto.
«Soph, mi dai una mano?».
«Basta chiedere!». Li adoro, ma sono due rompicoglioni quando ci si mettono... Sophia mi mette in mano dei vestiti e mi dice di fare in fretta.
«Oppure?», domando sconsolato.
«Oppure ti trasciniamo in macchina vestito così. A te la scelta, William».
Per la gioia di mamma e papà, do ascolto ai miei fratelli. Anche loro sono abbastanza stufi di vedermi così abbattuto, da quando sono arrivati. Mamma ci sta male, l'ho sentita parlare al telefono con Leah, la mamma di Harry nonché sua più cara amica. So che a Leah accadde la stessa cosa, fu lasciata da Sam perché ebbe l'imprinting con sua cugina Emily. Però se Sam e Leah non si fossero lasciati, Leah non avrebbe incontrato Ryan... Ecco che il ragionamento contorto di Mickey torna a farsi strada nella mia testa.
«Hai diciotto anni, Will, non settanta. Adesso sì che ti riconosciamo, ma via quel broncio!», esclama Sophia, strappandomi un sorriso.
 
Una volta in macchina, domando loro la destinazione della serata, senza ottenere alcun risultato.
«Vengono anche... Josh e Lily?», mi azzardo a domandare.
«Niente fidanzati. Solo... nostri amici del college», risponde Sophia, scambiandosi un'occhiata complice con Mickey.
Arriviamo davanti ad un locale, fuori è pieno di gente ma riusciamo subito ad entrare. Siamo a Port Angeles. Il locale è molto grande, e per raggiungerlo dobbiamo scendere una rampa di scale. La luce è soffusa, c'è una band che suona sul palco in attesa che arrivi il DJ per iniziare la serata vera e propria.
«Vado a prendervi qualcosa da bere, voi andate a sedervi», dice Michael a me e nostra sorella. Sophia mi trascina su un divanetto di pelle rossa dove sono già seduti altri ragazzi e ragazze. Amici del college suoi e di Michael.
«Ragazzi, lui è mio fratello William», mi presenta.
«Solo Will». Michael ci raggiunge poco dopo con i drink, sedendosi sul pouff rimasto libero.
«Davvero hai diciotto anni, Will? Sembri molto più grande, non lo avrei mai detto!», esclama uno degli amici dei miei fratelli. Ad un certo punto Sophia si alza per raggiungere un'altra ragazza che viene verso di noi, salutandola con un bacio sulla guancia. È bionda, e sembra molto carina. Credo si chiami Niky, o qualcosa del genere. La ragazza saluta gli altri e poi mia sorella ci presenta, con un sorriso furbo disegnato in viso.
«Will, lei è Nicole», dice. La ragazza mi stringe la mano, abbassando per un attimo gli occhi.
«William, detto Will».
«Nicole, detta Niky». Ridiamo entrambi. Mentre tutti parlano, Nicole ed io continuiamo a lanciarci degli sguardi. Mi sembra come di non poterle staccare gli occhi di dosso... Si passa una mano tra i capelli biondi; lunghi e ondulati, sorridendomi con i suoi occhi azzurri. No, non dei semplici occhi azzurri... I suoi sono misteriosi, dolci ed espressivi.
Il DJ saluta tutti i presenti, iniziando a remixare i brani. I miei fratelli e i loro amici si alzano per andare a ballare, Sophia mi fa l'occhiolino.
«Will, mi accompagni al guardaroba?», mi domanda Nicole.
«Certo». Dopo aver lasciato il giubbotto e la borsa di Nicole, troviamo un angolino libero per restare a parlare, in mezzo alla gente che balla. Sulla sua spalla rimasta nuda, noto che Nicole ha un tatuaggio... Non uno qualsiasi, un piccolo lupo che ulula alla luna.
«Ti piacciono i lupi?», le domando.
«Se mi piacciono? Io ho una specie di fissa per i lupi... Sono liberi, fieri, bellissimi...». Mi tiro su la manica della maglietta, per mostrarle il tatuaggio del branco.
«Indovina? Se guardi bene, potrai vedere due lupi». Nicole mi sfiora il tatuaggio con le dita, sorridendo entusiasta.
«È bellissimo... è lo stesso di Michael? Non avevo mai notato che nel disegno ci fossero due lupi», esclama. Le racconto di papà, del fatto che questo tatuaggio ricorda le origini di noi Quileutes. Non posso di certo raccontarle del branco.
«Sophia mi ha parlato molto di te, Will. Non posso credere che tu abbia due anni meno di me, sembri così... adulto», dice ridendo. «Siete tutti così in famiglia? Tu, Michael...».
«Mio padre fa ancora strage di cuori», rispondo, imitando il sorriso sghembo di nonno Edward. È così semplice parlare con lei, non voglio correre troppo ma questa ragazza ha davvero fatto colpo su di me.
Ad un certo punto, in perfetta sintonia, ci guardiamo negli occhi non appena il DJ fa partire una canzone che evidentemente piace ad entrambi. La musica parte con il sax, poi la gente che batte le mani, i bassi, le chitarre...
«Balliamo?», mi domanda Nicole, trascinandomi in pista. Mi appoggia entrambe le mani sulle spalle, mentre io, lasciandomi travolgere dal momento, le cingo i fianchi. Ci muoviamo insieme. La osservo ballare e sorridere, con le luci colorate che le illuminano il viso. È già alta di suo, indossa delle scarpe con un tacco basso e un vestitino nero e corto che lascia intravedere una scollatura generosa. Da bravo cavaliere, cerco di non soffermarmici troppo a lungo con lo sguardo. I suoi occhi magnetici mi attraggono come due calamite, e pensare che ho sempre preferito le ragazze con gli occhi marroni...
Per non insospettire troppo gli altri, dopo un po' raggiungiamo il gruppo di Sophia e Michael. Mia sorella sorride soddisfatta, quando mi ha presentato Nicole evidentemente aveva previsto tutto.
Quando è il momento di andare, Nicole ed io ci allontaniamo per alcuni minuti dagli altri.
«Domani potremmo vederci, parto la sera», mi dice Nicole. Giusto, il college.
«Pomeriggio a Port Angeles?», le propongo.
«Portami a La Push! Allora... a domani, ragazzo lupo». Nicole mi ruba un bacio sulle labbra, lasciandomi completamente senza parole.
«... A domani». Mi sto innamorando di un'umana, proprio come è accaduto a nonno Edward. Non mi sono mai sentito così, né con Brenda né con nessun'altra. La storia si ripete...
 
***
 
Il giorno dopo, mi preparo per rivedere Nicole. Ieri sera mi sono dovuto sorbire tutte le frecciatine di Sophia e Michael, mia sorella continuava a ripetere che io e lei abbiamo lo stesso carattere e che voleva presentarmela da tempo. Decido di vestirmi un po' più elegante, indosso una camicia bianca e dei jeans scuri.
«Will si sta facendo bello...», esclama Sophia, passando davanti alla camera mia e di Mickey.
«Esce con Nicole».
«Lo so, è merito mio».
«Come sei modesta, gemella». Li lascio parlare, e controllo il cellulare ogni due secondi per vedere se mi ha scritto.
 
Nicole: Non fare tardi, non vedo l'ora di vederti... e di conoscere il tuo cane!
 
Okay, devo stare calmo.
 
Will: Manca poco... io e Wolf siamo pronti!
 
Mamma e papà non sono in casa al momento, quindi saluto i miei fratelli e vado a prendere la macchina.
Sono agitato.
Felice.
Impaziente.
E domani torna a Seattle per il college, quindi voglio passare con lei più tempo possibile. Prendo Wolf, il nostro cane, e lo faccio salire in macchina. Passo a prenderla dove ci siamo dati appuntamento, e prima di portarla alla spiaggia decido di farla mangiare in un posto carino qui a Forks. È un bar dove fanno delle crepes buonissime, ci sono parecchi tavolini all'aperto sistemati sotto ad un gazebo.
Prendiamo posto fuori dove c'è pochissima gente, Wolf si siede accanto alla sedia di Nicole, piace anche a lui!
«Che cosa prendete?», ci domanda il cameriere.
«Io una crepe alla Nutella», rispondo.
«Anche io!». Mi sorride.
Le nostre crepes arrivano dopo appena due minuti, hanno un profumo delizioso. Wolf poggia il muso sulle gambe di Nicole, che oggi è vestita in maniera semplice ma perfetta: jeans a sigaretta, Converse blu e un golf dello stesso colore, che le sta a meraviglia.
«È troppo buona, l'ha notato anche lui!», esclama Nicole.
«Wolf, non è roba per te», lo riprendo.
«Tranquillo, Will! - risponde. - Già lo adoro il tuo cane. E anche il suo nome», aggiunge.
«L'ho preso con Sophia quando avevo quasi undici anni, e il nome l'ho scelto io».
«Ci piacciono i lupi, le crepes alla Nutella, leggiamo gli stessi libri e... Aspetta, non ti ho detto un'altra mia passione...», mi dice misteriosa, finendo l'ultimo boccone della crepe.
«Qual è?».
«I vampiri». Oh mio Dio, proprio i vampiri? Se sapesse che metà della mia famiglia è composta da vampiri...
«Hai presente Underworld? Sì, è un po' vecchio ma... La vampira Sonja innamorata del licantropo Lucian, è qualcosa di fantastico».
«Ora mi chiederai se lo sto facendo apposta, ma... Sì, ce l'ho presente eccome. La tribù di mio padre ha delle leggende sui vampiri...».
 
Mentre siamo in macchina le racconto della leggenda dei Freddi, finché non arriviamo alla spiaggia di La Push non la smettiamo un attimo di parlare. Con lei non esistono quei momenti di silenzio imbarazzante, quando tra una cosa e l'altra non si sa cosa dire. Con lei è tutto spontaneo e naturale, come il bacio sulle labbra che mi ha dato appena è salita in macchina.
Wolf si diverte a riportarmi un pezzo di legno che a turno gli lanciamo io e Nicole.
Oggi non c'è vento, e andiamo a sederci sul vecchio tronco d'albero che è qui da tanti anni.
«Raccontami ancora della tua famiglia, Will. A chi somigli?», mi chiede sedendosi sul tronco.
«Be', hai visto com'è Sophia: lei è la fotocopia di nostro padre. Michael invece somiglia di più... alla mia famiglia materna. Vedi i miei occhi? Quelli sono di mamma. La pelle olivastra è in parte di papà, stessa cosa per i capelli castani. La famiglia di papà appartiene ai Quileutes da generazioni, il mio bisnonno Ephraim era un importante capo tribù». Mi fermo prima di annoiarla, ma lei sembra molto interessata.
«E tu? Che mi dici di te, Nicole?», le domando con un sincero interesse.
«Papà è della Florida, mamma è di Port Angeles. Vivo lì da quando ho cinque anni... e ho una sorella più grande, Aly». Nicole si alza in piedi, la prendo per mano facendola avvicinare di più.
«È bello qui... Si sta bene», mi dice, mentre la faccio sedere in braccio a me.
«Sì, è tranquillo...». Avvicino il mio volto al suo, il naso e poi le labbra.
«Non ci siamo ancora dati un bacio come si deve», mi fa notare.
«Posso rimediare subito, lo sai?». Wolf torna con il legnetto in bocca, ma sembra non volerci interrompere e continua a giocare da solo.
Nicole si sposta i capelli dal volto, per poi appoggiarsi a me intrecciando entrambe le mani tra i miei capelli. Io la sostengo tenendole un braccio attorno alla schiena, e con l'altra mano le prendo il mento. Stavolta sono io a baciarla, quasi con prepotenza per quanto desideravo farlo. Le sue labbra carnose si muovono perfettamente sulle mie, sento quasi che potrebbe mancarle il fiato. Lascio andare la sua bocca, e guardo la sua pelle chiara diventare rosea per l'eccitazione.
Parliamo e continuiamo a baciarci, come se fosse impossibile starsi lontano.
Il momento dei saluti è una tragedia, ma potremmo rivederci il prossimo fine settimana.
«Sai, Will... Non ho mai baciato un ragazzo al primo appuntamento... Nessuno mi ha mai fatto questo... effetto», mi confessa, dopo avermi baciato un'ultima volta.
«Ci siamo trovati, Nicole... Che cosa dobbiamo aspettare?». Le accarezzo i capelli, mentre abbassa lo sguardo e incurva le labbra in un sorriso. Sembra completamente su di giri. Ci abbracciamo, non vogliamo lasciarci andare.
«Okay, devo andare o non ti lascio più... Sarà difficile starti lontano», mi dice. Ci salutiamo, questa volta davvero. Nicole si volta e corre verso la sua auto, lanciandomi un ultimo bacio a distanza.
"La mia strada" era lei, il mio sogno era riferito a lei.
Sarà difficile... perché lei è un'umana ed io sono un lupo.
Sarà difficile la lontananza.
Sarà difficile dirle la verità.
Sarà difficile, ma lei è il mio destino.

 
 


Nota dell’Autrice

Ciao a tutte!
Ormai lo sapete che aggiorno circa ogni quindici giorni, quindi non devo scusarmi per il ritardo :P
Con Will (interpretato da Theo James *_*) sono stata un po’ cattivella, ma tutto cambia quando conosce Nicole (per interpretarla ho scelto la meravigliosa Jennifer Lawrence, è la mia attrice preferita insieme a Kristen Stewart).
Per quanto riguarda Brenda, lei è il primo caso di imprinting femminile: come è spiegato nella Guida Ufficiale di Twilight, le donne lupo possono avere l’imprinting, ma non esserne l’oggetto. Will ovviamente ne rimane ferito e vive un periodo di fragilità, ma anche Harry e Brenda soffrono per la difficile situazione che si viene a creare, nessuno dei tre ragazzi vuole buttare all’aria il legame di amicizia che c’è tra loro.
Will e Nicole: lei è affascinata dai lupi e dai vampiri, ha certe cose in comune con Will che al momento non può neanche immaginare. Ne riparleremo più in là di questa nuova coppia, così come di Sophia&Josh, Michael&Lily…
Ho voluto inserire un bel momento familiare con Edward e Bella, perché credo che la cosa bella della mia fanfiction sia proprio il riuscire a far interagire personaggi vecchi e nuovi.
 La prossima one shot sarà probabilmente dal punto di vista di Jacob o di Renesmee, devo ancora decidere.
Mi raccomando, recensite <3
 
P.S. Vi consiglio di passare a leggere queste mie due storie:
-Colpa delle Stelle – L’ultimo regalo di Gus (one shot)
-La Fiamma Viva e il Dente di Leone (one shot su Hunger Games)
 
Un bacio, alla prossima^-^
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Famiglia è fiducia ***


Famiglia è fiducia


 
Renesmee
Dicembre è sempre stato uno dei miei mesi dell'anno preferiti. C'è il Natale; che è anche il compleanno di Will, e le vetrine dei negozi si riempiono di luci e colori, si respira un'atmosfera serena e leggera. Il Natale in casa Cullen è sempre stato fantastico, e noi Cullen-Black non siamo affatto da meno.
«Dottoressa Cullen, per oggi abbiamo finito con gli appuntamenti. Può andare», mi annuncia la mia segretaria.
«Grazie, Barbara». È stata una giornata piena, ma amo molto il mio lavoro: sono una psicologa, e in futuro conto di prendere altre lauree... Mi piacerebbe superare papà! Mi è sempre stato detto che sono brava a capire le persone, a farle stare meglio e a dire sempre la cosa giusta. Non saprei dire se effettivamente è davvero così, ma ricordo che la chiacchierata che ebbi con Sam Uley anni fa ebbe esattamente l'effetto desiderato. Mi piace essere utile alle persone, se è un dono perché non approfittarne?
Indosso il cappotto e la sciarpa, anche se la mia temperatura mi permette di non soffrire il freddo, e recupero le mie cose. Saluto Barbara e mi preparo per tornare a casa. So di non dimostrare i miei anni, e al momento riesco a mascherare la cosa grazie ai trucchi che mi ha insegnato zia Alice. Ma fra qualche anno l'opzione sarà trasferirsi in un altro luogo o rinunciare a qualsiasi contatto con gli umani. C'è anche l'opzione del cambiare luogo di lavoro usando dei documenti falsi, mi sembra decisamente la più allettante.
Salgo in macchina e metto su un po' di musica, ogni volta che passano una vecchia canzone mi sento particolarmente nostalgica.
All'improvviso sono costretta a frenare di botto, ci sono diverse macchine della polizia e altre auto ferme. Accosto al ciglio della strada e scendo per cercare di capire cosa sia successo.
«Signora, stia lontana - mi dice uno dei poliziotti, venendomi incontro. - Mi dispiace ma al momento la strada è bloccata», prosegue.
«Un incidente?».
«Sì, una delle auto coinvolte era rubata e il guidatore è scomparso», mi risponde, lasciandosi sfuggire fin troppi particolari.
Noto un uomo disteso su una barella, l'ambulanza lo sta caricando sul furgoncino. Il poliziotto mi spinge a tornare verso la mia auto.
«Sì, c'è stato un ferito, ma niente di grave. Vada a casa, signora, non è il caso che veda».
Torno in macchina e imbocco sulla deviazione, ciò che ho appena visto mi ha lasciato una sensazione sgradevole. E, come se non bastasse, la strada che sono stata costretta a prendere mi fa allungare il percorso per tornare a casa. Cerco di concentrarmi di nuovo sulla radio, ma questa volta è inutile. Quando finalmente svolto per andare verso La Push, la strada è deserta e poco illuminata. Mi vengono i brividi...
 
«Ehi, mamma», mi saluta Sophia appena varco la soglia di casa.
«Che hai, stai bene?», mi domanda subito Jake notando la mia faccia ancora sconvolta. Mi sfilo il cappotto e la sciarpa, Jake viene ad aiutarmi per poggiarli sopra all'appendiabiti all'ingresso.
«Sai, c'è stato uno strano... incidente, ho avuto come una strana sensazione», confesso a Jake.
«Ne parliamo dopo, Ness», risponde misterioso lanciando uno sguardo verso i ragazzi, ed io capisco subito che loro devono restarne fuori. C'è qualcosa che dovrei sapere...
«Okay». Vado in camera per cambiarmi i vestiti, cercando di non pensare troppo all'incidente e alle parole di Jake.
Tornata in cucina, mi siedo a tavola per mangiare insieme ai miei figli e a Jacob.
«Ho cucinato io, spero che la pasta sia buona», mi dice Sophia.
«Altrimenti vi arrangiate e andate a caccia nei boschi», risponde Will mettendosi a ridere.
Accenno un sorriso, servendomi un po' di pasta.
«È buonissima, Soph, davvero», esclamo assaggiandone subito un altro boccone.
Michael è un po' strano, è tutto concentrato a mangiare e a lanciare sguardi verso il televisore.
«Papà, passami il telecomando», dice rivolgendosi a Jake.
 
È stato rinvenuto sul monte Rainer il cadavere di un escursionista, ancora da identificare. Gli inquirenti vogliono la massima riservatezza sulla questione, al momento tutto ciò che sappiamo è che l'uomo potrebbe essere stato aggredito e ucciso da un animale. Sarebbe il quinto attacco animale in un mese...
 
La giornalista, una bionda svampita, inizia ad intervistare per strada gente di Forks e dintorni, con le solite domande un po' banali del tipo "Ha sentito degli attacchi animali?", "Lei ha paura?".
Distolgo lo sguardo dal televisore, lanciando un'occhiata furtiva a Jacob, che finge di schiarirsi la voce.
«Papà, ne sai qualcosa?», domanda Will, come sempre troppo sveglio per i suoi dieci anni.
«In realtà sì, Will - gli risponde Jake con prontezza. - Si tratta davvero di un animale, è un grizzly. Se ne sta occupando Matt, non è semplice da catturare». Però, devo ammettere che Jake è davvero un ottimo bugiardo quando si tratta di proteggere i nostri ragazzi.
«Ma uffa, papà, che aspettavi a dirmelo? Devo per forza aspettare di essere un lupo per sapere le cose?», insiste Will.
«Neanche io so le cose, Will... nonostante la lettura nel pensiero...», osserva Michael con sarcasmo.
«È perché sei ancora piccolo, Mickey. Una volta ci trasformavamo in un età più consapevole», risponde Jake buttandola sul ridere.
«Be', certo... tra quindici anni e sedici c'è una grande differenza, papà!», aggiunge Sophia, iniziando a ridere. Jacob è riuscito a farli distrarre, ora la conversazione si è spostata sull'argomento "scuola".
Tutti e tre hanno una media altissima, anche se i professori hanno da ridire su alcuni comportamenti di Michael; dicono che è un gran chiacchierone e fa distrarre i compagni. Che ci posso fare, ha ereditato molto del carattere solare di Jake...
 
Mi alzo per andare a prendere un'altra bottiglia d'acqua, e Sophia mi segue.
«Mamma, - mi dice sottovoce. - Sicura che è tutto a posto?».
«Sì, amore... L'incidente mi ha un po' innervosita, tutto qui». Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre lei mi indica la sua ciocca bionda arricciando il naso.
«Fammi indovinare: vuoi cambiare colore?», le domando conoscendo già la sua risposta.
«Sì...».
«Io direi un bel blu», le propongo.
«Mi hai letto nel pensiero!», risponde, incurvando le sue labbra in un sorriso. È così bella la mia piccola donna, sta crescendo tanto...
«Domani andiamo dal parrucchiere con le zie, okay?». In risposta, mia figlia mi dà un bacio sulla guancia e scappa via tornando dagli altri.
Il resto della serata trascorre tranquillo, Jake ed io guardiamo un film insieme ai ragazzi e poi inizio a sentirmi stanca. Mi infilo il pigiama, uno di quei pigiami "comodi e sexy" in puro stile zia Alice, e mi metto a leggere tranquilla a letto, aspettando che arrivi Jake. Dobbiamo parlare, e non me ne sono affatto dimenticata...
Jake torna dal bagno con indosso solo i pantaloni del pigiama, ovviamente il clima freddo di dicembre non lo scalfisce minimamente.
«Bella strategia, Jake... vuoi distrarmi per evitare di parlare», gli dico, posando sul comodino il libro che sto leggendo.
«Dai, non era una cattiva idea!». È bello quando Jake non è di ronda durante la notte e posso averlo tutto per me. Con tutti quei lupi, Jake può essere tutto mio un po' più spesso. Mi metto seduta, Jake mi afferra per una gamba e mi lascia cadere di nuovo sul cuscino. Mi aggrappo con forza ai suoi capelli appena ricresciuti per assaporare i suoi baci, che dalla labbra scendono fino al collo.
«Vuoi ancora parlare?», mi domanda con la sua voce roca, bloccandomi le braccia con una sola mano.
«In realtà, no...», rispondo, pretendendo un altro dei suoi baci. Se voleva distrarmi, ci è riuscito alla grande. È inutile, ogni volta cado nel tranello.
«Ho vinto io, Renesmee. Parleremo domani». E continuiamo da dove eravamo rimasti...
 
***
 
Quando mi sveglio, la prima cosa che vedo è un vassoio poggiato sopra il letto. L'odore inconfondibile della cioccolata calda mi fa aprire gli occhi prima del tempo...
«Ehi», mi dice Jacob, dandomi un bacio sulla fronte.
«Buongiorno anche a te, Jacob». Rispondo al suo "Ehi", lasciandomi sfuggire una sorriso.
«Mi hai messo addosso una maglietta e mi hai preparato la colazione... Che succede?».
«Per quanto riguarda la maglietta, vederti senza era una distrazione che non potevo permettermi. E visto che dormivi come uno zombie...». Mi getto i capelli all'indietro, prendendo tra le mani la tazza con la cioccolata.
«Gli zombie dormono profondamente... Questa non la sapevo». Sorseggio un po' di cioccolata, leccandomi i baffi.
«Ah ah, molto spiritosa, Ness». Jacob mi sposta una ciocca ribelle di capelli dalla fronte, e all'improvviso mi torna in mente un ricordo. L'incidente di ieri, e il notiziario che parlava di strani attacchi di animali. Michael e Will che facevano domande, e... io e Jacob che dovevamo parlare. Dovevamo...
«Jacob, io e te non dovevamo... discutere di qualcosa?», gli domando, con un'aria pensierosa e seccata.
«Sì, sì... stasera saprai tutto. A proposito Ness, il sindaco di Forks ha avuto la brillante idea di organizzare un mercatino natalizio proprio stasera...», mi risponde evasivo. Adesso perché mi evita?
«Insomma, Jacob. Prima dici di dovermi parlare, poi te ne esci con qualsiasi scusa ti passi per la testa... Inizio ad essere confusa». Mando giù un altro sorso di cioccolata calda, e quello sfacciato di Jake continua a guardarmi dritto negli occhi.
«Non so quanto ti piacerà la notizia... ma ne parliamo stasera, Renesmee». Si avvicina per darmi un altro bacio sulla nuca, e scappa in bagno a vestirsi. Sono le sei e mezza, i ragazzi dormono ancora e devo prepararmi anch'io... Adesso si fa a modo mio.
Lascio un post-it attaccato al frigorifero, prima di uscire. Ho chiesto a Jacob di essere sincero e dirmi se davvero stesse andando in officina, o se in realtà stesse andando a fare dei giri di ronda. Mi ha confessato che questa mattina sarà in officina per sole due ore, e che ha lasciato di guardia altri lupi. Non mi ha detto per quale motivo.
 
Vi ho lasciato la pizza in forno, va solo scaldata. Se avete bisogno di qualcosa chiamate me, papà è molto occupato.
- Mamma
 
Rimetto il pennarello verde nell'astuccio di Will. Per un attimo avevo pensato di scrivere la sua battuta, "Se la pizza fa schifo andate a caccia", ma in realtà non voglio proprio che escano di casa. Jacob non mi ha ancora detto niente, ma qualche sospetto ce l'ho... Il mio intuito torna sempre a farsi vivo, nei momenti di bisogno.
Prendo la mia Volvo grigio metallizzata (ho ereditato i miei gusti da papà) e come di consueto accendo la radio. In pochi secondi la musica trasmessa dall'autoradio rallegra l'atmosfera dell'abitacolo.
Se Jacob mi sta nascondendo qualcosa, anch'io devo confessare di aver detto una piccola bugia a fin di bene: oggi è il mio giorno libero, Barbara ha detto che la mia agenda era vuota.
Ho bisogno di starmene un po' da sola, per cercare di capire qualcosa in più. Nessuno vuole dirmi niente, quindi farò di testa mia.
Mi fermo in edicola per comprare il quotidiano, e decido di andare a leggerlo in un bar. Arrivo appena fuori Forks, e mi fermo in un locale con il bar e la sala giochi, roba da ubriaconi del primo mattino. Per qualche assurdo motivo so con certezza che qui non rischierò di incontrare nessun conoscente.
«Che cosa prendi, bellezza?», mi chiede il cameriere, un tipo pieno di tatuaggi e con i capelli raccolti in una specie di codino. Prova a rivolgermi uno sguardo ammiccante, ma senza successo.
«Un cornetto alla crema», rispondo con aria annoiata. Vado a sedermi ad un tavolo riservato, mettendomi seduta comoda con il mio giornale.
 
Cronaca locale:
Continua la scia di sangue a Forks, trovato cadavere dissanguato.
 
Oh mio Dio... Sussulto sulla sedia, iniziando a leggere. Tra le altre cose, parlano anche dell'incidente di ieri.
 
L'uomo coinvolto ieri sera in un incidente stradale nei pressi di Forks, presenta degli strani segni sul corpo, probabilmente ha perso molto sangue...
 
«Il cornetto, bellezza... Per il conto paghi direttamente in cassa», mi dice il cameriere, distraendomi dalla lettura.
«Tutto okay? Sei sconvolta», aggiunge. Avrà almeno quindici anni meno di me e non lo sa.
«Sì sì, a posto».
«Ah, brutta storia quella... Qui ci vogliono nascondere qualcosa».
Il cameriere ha lasciato, oltre al cornetto, anche un foglio con il suo numero di telefono... Fantastico.
Mentre mangio il cornetto, continuo a leggere l'articolo. La polizia starebbe nascondendo qualcosa, ed io sono sicura che dietro a questa storia ci sia un vampiro. Mi dispiace Jacob, ci sono arrivata da sola. 
L'occhio mi cade su alcuni tipi impegnati a giocare alle slot machines, e su una ragazza che sta fumando. Cerco di affinare l'udito dopo aver captato un odore particolare: vampiro, ne sono assolutamente sicura. Faccio cadere un fazzoletto e mi volto per fare finta di raccoglierlo, la mia attenzione viene subito catturata da un uomo vestito in giacca di pelle. È lui il vampiro, l'odore è troppo familiare. Per un attimo incrocia il mio sguardo, facendomi l'occhiolino. Deve aver sentito il mio odore, e aver capito come minimo che non sono umana. Non del tutto.
«Ti faccio avere una birra gratis, stai a vedere», dice l'uomo - anzi, il vampiro - alla ragazza, una tipa dall'aria strafottente.
«Ma che cazzo dici? Lasciami stare, mi hai già rotto le palle». Però, che finezza. Non le conviene farlo arrabbiare.
«Ti ho detto di stare a vedere...», insiste lui, guardandola insistentemente negli occhi. La ragazza ora annuisce senza controbattere, e il vampiro riesce davvero ad ottenere una birra gratis dal cameriere che poco fa mi ha dato il numero. Ha usato lo stesso trucchetto, lo ha guardato negli occhi e lui ha eseguito l'ordine come un automa. Mi chiedo se il potere funzioni anche con i vampiri...
«Allora sei proprio un mago!». La ragazza gli fa un applauso e ride, portandosi dietro la birra. Okay, ho visto abbastanza... Non è il caso che io mi faccia notare più del dovuto. Quando esco dal locale, lo stesso cameriere di prima mi blocca. È strano, sembra non ricordarsi che è stato proprio lui a servirmi e a darmi persino il suo numero.
«Se ne va senza prendere niente?», mi domanda stranito.
«Mi ha portato lei il cornetto... dieci minuti fa», rispondo con ovvietà, cercando di farlo ragionare... o ricordare, non so. Prima che quell'uomo si facesse dare una birra gratis da lui, continuava a lanciarmi delle occhiate. Subito dopo, ha smesso. Che cosa diavolo gli ha fatto, gli ha cancellato la memoria?!
«Davvero non prende niente?», insiste il cameriere, ignaro di tutto.
«Mi ha servito un suo collega... Arrivederci». Vado via il più in fretta possibile.
 
***
 
Sono in macchina con Sophia e le zie, cercando di fare finta di niente. Devo aspettare di parlarne con Jacob, ormai ho deciso così. Non so che cosa vuole, non so se sappia della mia esistenza...
«... Renesmee, ci sei?», mi dice zia Alice, destandomi all'improvviso dai miei pensieri.
«Sì... ho solo un po' di sonno», rispondo.
«Dai mamma, stasera c'è la festa! Devi assolutamente venire», mi riprende Sophia.
«Tanto starai tutto il tempo con Josh, non fare finta di niente», le rispondo, facendole l'occhiolino.
«Quale festa?», domanda zia Rosalie, che sta guidando.
«Il sindaco di Forks ha deciso di organizzare una serata natalizia in piazza, con bancarelle, una band che suona... Cose così». Zia Alice sorride. «Interessante», dice senza esserne troppo convinta. Restiamo a parlare di argomenti tranquilli, non riesco proprio a capire se le zie siano a conoscenza di qualcosa. Probabilmente per papà è sempre valido il detto "Non dite niente a Renesmee".
«Siamo arrivate!», annuncia zia Rose, prendendo a braccetto Sophia. Entriamo nel negozio di parrucchieri, a giudicare dall'arredamento deve essere un posto molto costoso. Sophia sceglie il colore adatto per la sua ciocca, e decido anch'io di fare una piccola pazzia. Considerando la velocità a cui ricrescono i miei capelli, me li faccio tagliare corti fino alla base del collo. A Jacob prenderà un colpo, me era una cosa che desideravo fare da tempo ed ora ho anche una scusa per farlo.
«Che fai, Renesmee?», domanda zia Alice trattenendosi dal chiamarmi "Nipotina''.
«Una sorpresa... Aspetta e vedrai».
 
Ho finito, non sono mai stata tanto diversa. Sophia è ancora impegnata a farsi lavare i capelli, ne avremo ancora per un po'. Mi guardo per l'ennesima volta allo specchio; non avevo mai tagliato così tanto i miei capelli, prima d'ora. Nessuno deve sapere che l'ho fatto anche per non farmi riconoscere, visto che quel vampiro mi ha visto bene in faccia. Lancio uno sguardo al divano dove sono sedute le zie, parlano a voce talmente bassa che persino io faccio fatica a sentire.
«Ness, vieni qui», mi chiama zia Rose.
«Vuoi rimproverarmi per aver tagliato i capelli?», le domando, sorridendo.
«Non scherzare, sei bellissima... - risponde. - Ascolta... Adesso che Sophia non ci sente, dobbiamo parlarti di una cosa. Jacob avrebbe voluto aspettare stasera, ma non credo che serva a molto», mi dice tutto d'un fiato.
«C'è un vampiro qui a Forks - dice zia Alice per lei. - E non l'ho visto arrivare», aggiunge, con uno sguardo rassegnato.
«Ecco, io... lo sapevo già», rispondo, guardando entrambe negli occhi.
«Come fai a saperlo?», domandano quasi in sincronia.
«Ho messo insieme gli indizi. E... diciamo che ho avuto "fortuna". L'ho visto». Racconto alle zie dell'incidente, e di ciò che ho visto al bar questa mattina.
«Deve essere pericoloso, ho visto cosa è in grado di fare...».
 
La nostra conversazione viene interrotta da Sophia, che si avvicina raggiante sfoggiando il suo nuovo taglio e la ciocca di un bel blu acceso.
«Sei bellissima», le dico, e lei ricambia i complimenti; le piace il mio nuovo look.
Dopo essere uscite, le zie riaccompagnano me e Sophia a casa, si è fatto piuttosto tardi visto che dopo dobbiamo uscire di nuovo.
Prima di andare via, quando mia figlia è già in casa, chiedo alle zie un favore piuttosto particolare, considerando che un pericoloso vampiro si aggira tranquillo qui a Forks e dintorni.
«Per favore, se lo prendete... non uccidetelo. Mi serve vivo», dico.
«E per cosa, Renesmee? Sarà impossibile trattenerlo, lo sai!», "strilla" zia Alice a bassa voce.
«Un modo si trova sempre, devo solo convincere Jacob... Per ora non voglio dirvi niente, penserete che sono pazza. E se lo dico a voi lo saprà anche papà». Le zie mi guardano male, ma proprio non me la sento di dire loro il piano che ho in mente. Voglio saperne di più sui piani di quel vampiro, e se è venuto proprio qui a Forks vuol dire che sa della nostra esistenza.
Escludo a priori che sia stato mandato dai Volturi, perché loro non darebbero mai nell'occhio uccidendo a destra e a manca. E per quanto riguarda il tenerlo prigioniero... un vampiro non è mai veramente morto, finché non viene bruciato.
 
***
 
Questa sera si sta bene, non fa neanche troppo freddo per i comuni mortali. Mentre Jacob parcheggia la macchina, io e i ragazzi andiamo subito in piazza. C'è parecchia gente, sia di Forks che di La Push. E pensare che un tempo avrebbero considerato una cosa del genere "roba da visi pallidi"! Al centro della piazza è allestito un piccolo palco dove una band suona delle cover. E poi siamo circondati da bancarelle natalizie e non, vicino ci sono anche le giostre.
«Ce l'ho fatta a trovare parcheggio», mi dice Jake raggiungendoci tra la folla, cingendomi subito i fianchi. È rimasto leggermente sotto shock quando mi ha vista con i capelli corti, ma ha detto che sono molto sexy anche così e che questo taglio mi dona moltissimo.
«Dove sono tutti?», mi domanda, riferendosi a Seth e gli altri.
«Non lo so, ho mandato un messaggio a Leah».
La musica si interrompe, e il sindaco di Forks sale sul palco per annunciare qualcosa.
«Grazie a tutti per essere qui. Vogliamo dimenticare i tristi fatti accaduti a questa città nell'ultimo mese, siamo vicini alle famiglie delle persone coinvolte e vogliamo che fatti come questi non accadano più...». Vengo distratta da Will che corre incontro a Brenda, e riconosco subito Embry e Susan. Vedo arrivare anche Josh, che viene subito ad abbracciare Sophia. Jake per una volta decide di non fare troppo il papà geloso, e le raccomanda soltanto di non allontanarsi troppo. Quil e Claire si avvicinano a noi, Claire mi indica un tavolo dove sono sedute Emily e Leah.
«Ti accompagno, Renesmee?», mi domanda in modo gentile.
«Sì, grazie Claire». Raggiungiamo il tavolo di legno, Emily e Leah sono sedute lì a parlare e stanno mangiando della pizza.
«Ehi», le saluto. Nonostante siano passati anni da quando la situazione tra loro si è risolta, ogni volta che le vedo sono felice. So che il merito è anche un po' mio.
Ad un tavolo di distanza sono seduti quasi tutti i figli grandi e piccoli dei nostri amici: Julie e Ian; i figli di Quil e Claire, mio nipote Jamie; il figlio minore di Rachel e Paul, David; figlio minore di Embry e Susan... E poi, ad un altro tavolo, ci sono gli altri ragazzi: Sarah; prima figlia di Paul e Rachel e fidanzata di Matt Uley, Katie e Theo; figli di Kim e Jared, Harry che chiacchiera con Will e Brenda... Non vedo le famiglie di Collin e Brady, evidentemente Sam li ha lasciati di ronda. Tocca sempre a loro, quei ragazzi non si tirano mai indietro quando si tratta del branco.
 
«Renesmee, i tuoi capelli?», mi domanda Leah, a metà tra l'essere sconvolta e sorpresa.
«Volevo cambiare un po'...», rispondo, soprappensiero.
«Oh, sei bellissima Ness», mi dice Emily sorridendo.
Sophia e Josh sono poco più in là a guardare le bancarelle di Natale, mentre Michael e Lily stanno ballando, ora che la band ha ripreso a suonare. Sono contenta che si stiano divertendo e che non sappiano nulla...
Jake torna di nuovo da noi, mi fa alzare in piedi per poi farmi sedere di nuovo, ma stavolta in braccio a lui. Tutti mi fissano.
«Perché mi guardate in quel modo?», domando sospettosa. A questo punto Seth, Leah ed Embry si scambiano uno sguardo complice.
«Abbiamo pensato di dirtelo qui, alla festa... così non potrai dare di matto», esordisce Seth, con il suo solito modo ironico di dire le cose.
«Renesmee, c'è un vampiro a Forks», dice Jake, come se stesse confessando l'inconfessabile.
«Lo so già», rispondo cogliendo tutti in contropiede.
«Ah». Jacob è rimasto un tantino sorpreso, ha decisamente sottovalutato il mio intuito e la mia curiosità.
«Il punto è questo - dice Leah, impugnando il discorso. - Non sappiamo cosa vuole, sappiamo soltanto che sta attirando l'attenzione e che ha visto me e la tua famiglia mentre cercavamo di braccarlo. Sappiamo anche che ha ucciso cinque persone, e che quindi è pericoloso. Siamo tutti preoccupati, Ness. Dobbiamo tenere i nostri figli fuori da questa faccenda», mi spiega. Non posso che essere d'accordo con lei.
«Nessie... venerdì partirete per Denali, passerete il Natale lì. Tu, i nostri ragazzi e porterai anche Lily, Harry, Josh e Brenda», mi annuncia Jacob.
«Tutti noi abbiamo mandato i nostri figli da parenti, se vogliamo catturare quel bastardo non dobbiamo avere preoccupazioni né distrazioni. Devono essere al sicuro», aggiunge Quil.
«Capisco...», mi limito a dire, per poi rivolgermi a Seth, Embry e Leah. «E quindi non avete problemi a mandare i vostri figli in una casa con... altri vampiri?». È una situazione particolare. Molto particolare.
«Andiamo, Ness! Sono "vegetariani", come la tua famiglia. Non hanno alcun problema con Carmen e gli altri», mi risponde Jake poggiando il mento sulla mia spalla.
«Sì, è tutto a posto», risponde Leah, confermando le parole di Jacob.
«Bene, quando glielo diciamo ai ragazzi?». Sbatto i pugni sul tavolo, prendendo un bel respiro.
«Ehm... Veramente loro sanno già tutto», risponde Seth, alzando gli occhi al cielo.
«E quando pensavate di dirmelo?!». Mi alzo, ma Jake mi blocca.
«Ehi... te lo avrei detto, ti pare?». Mi dà un bacio sulle labbra.
«Jacob, devo... fare pipì». Ricambio il bacio e scappo verso la tavola calda, per andare in bagno. Quando esco vengo distratta come da una specie di... lamento.
«Aiuto! Qualcuno mi aiuti!». Seguo la voce, che mi porta fino al retro del locale. Stesa per terra c'è una ragazza, si tiene la gamba destra con entrambe le mani.
«Ehi, è tutto okay», le dico piegandomi alla sua altezza.
«Mi sono ferita, non riesco ad alzarmi. Ho perso molto sangue...», mi dice.
Sangue. Dannazione, questa non ci voleva... Sono pur sempre una mezza vampira, restare indifferente è difficile. L'odore del sangue si fa sempre più forte, facendomi perdere la concentrazione.
Renesmee, fai un bel respiro.
«Come hai fatto a ferirti in questo modo?», domando alla ragazza.
«Ecco io... non ricordo». Sembra confusa e stordita.
«Aspettami, vado a chiamare mio marito. Te la senti di stare un minuto da sola?».
«Va bene...», risponde rassegnata. Non appena provo ad allontanarmi, sento la ragazza strillare.
«Basta, lasciami stare!», dice coprendosi il volto con le braccia.
«Ehi, tu! Che stai facendo?», dico, rivolta al tizio che le è comparso accanto. Vengo di nuovo catturata da un odore particolare... quell'odore.
«Oh, la mia trappola ha funzionato! Brava ragazza, sei un'ottima complice. Tu che dici, sarebbe un peccato ucciderla, vero?». Finalmente lo vedo in faccia: occhi rosso sangue, un accenno di barba e i capelli castani scuri che gli ricadono sulla fronte. È lui. Stamattina al bar indossava le lenti a contatto.
«Dimmi che cosa sei... Non è bastato tagliarsi i capelli, bambolina. È difficile dimenticarsi di te», mi dice, fissandomi negli occhi.
«Il tuo giochetto con me non funziona», rispondo, incrociando le braccia al petto. Non ho paura, so difendermi bene.
«E allora lei sarà la mia cena. Ho provato con le buone maniere, ma ora si passa alle cattive». Ride in modo sguaiato lanciandosi a velocità fulminea sulla ragazza, sempre più confusa.
«Ti dirò cosa sono, ma lasciala andare». Alzo le mani.
Il vampiro guarda la ragazza e le dice di stare ferma, lei obbedisce e smette persino di piangere. Mi avvicino a lei poggiandole la mani sulle spalle. È svenuta.
«Sono metà vampira, metà umana. Adesso mi dici cosa le hai fatto!».
Un rumore ci fa sobbalzare, dei passi di persone che vengono verso di noi.
«Tutto bene laggiù?». Il tempo di voltarmi e il vampiro è scomparso. Jacob ed Embry si avvicinano subito a me.
«Che è successo, Renesmee?». Jake prende la ragazza in braccio, ha bisogno di un dottore... La porteremo da nonno Carlisle, e cercheremo di capire che cosa le è stato fatto.
 
***
 
Venerdì
 
L'altra sera me la sono davvero vista brutta, ma se non altro ho salvato la vita a quella ragazza e ho capito qualcosa in più su quel vampiro... Soprattutto ho capito che il suo potere, di qualunque cosa si tratti, potrebbe tornare molto utile a me e alla mia famiglia.
Siamo appena arrivati a Denali, dai miei parenti acquisiti. Per non insospettire troppo i ragazzi, la mia famiglia e Jacob saranno qui per Natale, salvo poi tornare a Forks il giorno dopo. Kate è venuta a prenderci alla stazione con il suo fuoristrada, qui è già tutto ricoperto di neve.
«Siamo arrivati, ragazzi!», dice Kate non appena raggiungiamo la loro immensa villa.
I ragazzi sono felici ed elettrizzati, la casa è piena di stanze e poi potranno divertirsi sulla neve. Gli occhi di Will, affacciato al finestrino dell'auto, brillano di felicità.
A dirla tutta sono felice anch'io di essere qui, anche se manca proprio una delle persone più importanti: Jake. La versione ufficiale è che, essendo alfa, doveva occuparsi di questioni importanti con il suo branco...
Kate mette la macchina in garage, e da lì raggiungiamo l'interno della villa. Dall'altra auto, guidata da Eleazar, scendono Michael, Lily, Sophia e Josh, che si aiutano a vicenda a portare le valigie.
Raggiungiamo finalmente il salone, dove ad aspettarci troviamo anche Carmen, Garrett, Tanya, Nahuel e Huilen.
«La piccola Ness!», esclama Garrett spalancando le braccia, ed io corro subito ad abbracciarlo. Ho sempre adorato Garrett, è un tipo simpatico e alla mano.
«Ti trovo bene», dico sorridendo, non appena mi sciolgo dall'abbraccio. Anche Carmen viene a salutarmi con un gelido ma caloroso abbraccio. Poi saluto anche Tanya, Nahuel e sua zia. Lui e Tanya ormai fanno coppia fissa da anni, lui e Huilen si sono adattati bene a vivere qui anche se ogni tanto fanno visita ai loro luoghi di origine. Ciò che differenzia me e Nahuel è che lui è sempre stato più legato alla sua natura di vampiro, e continua a preferire la dieta a base di sangue animale.
«Nessie, sono felice di questa vacanza da noi», mi dice. Anche lui, così come gli altri, conosce il vero motivo per cui siamo qui. Ma ovviamente saranno tutti muti come pesci.
«Michael, Sophia... diventate sempre più belli, eh?!», esclama Garrett, con un tono di voce incredibilmente dolce e paterno.
«E il nostro Will è cresciuto tanto...», prosegue a dire Kate, passandogli una mano tra i capelli. Ovviamente non è la prima volta che vedono i miei figli, ma per quanto riguarda Josh, Lily, Harry e Brenda dobbiamo fare le presentazioni. Nessuno di loro sembra a disagio, i ragazzi sembrano molto felici di conoscere la famiglia di Denali.
«Garrett, Eleazar, Nahuel... Fate i gentiluomini e portate su le valigie, forza!», ordina Tanya agli uomini di casa. La villa è meravigliosa esattamente come la ricordavo. Michael, Sophia e Will ci sono già stati, mentre Lily e gli altri si guardano intorno estasiati: i grandi lampadari che fanno luce alle stanze, i meravigliosi tappeti persiani sul parquet di mogano, il mobilio di legno antico ed elegante, ed infine il tenue color rosa antico del salone che rende l'atmosfera incredibilmente accogliente. Per di più questo posto è talmente lontano dal mondo che i miei parenti non sono costretti a cambiare dimora per via degli umani.
Dopo aver portato le valigie nelle rispettive stanze, la prima cosa che faccio è affacciarmi alla finestra e telefonare a Jacob.
«Nessie, siete arrivati?», risponde immediatamente.
«Jake... qui è tutto a posto, i ragazzi sono entusiasti e... be', manchi tu».
«Anche tu mi manchi già, Ness, ma ricorda per cosa lo stiamo facendo», risponde deciso.
«I ragazzi... ma mi raccomando, Jake. Fa' come ti ho detto». Il piano è di catturare il vampiro e di spezzargli il collo, in modo che sia in uno stato di morte temporanea. Nessuno di loro brucerà il corpo, non prima di aver fatto una cosa molto, molto importante.
 
 
Il giorno dopo
 
Mi sveglio nell'enorme letto della mia stanza, da sola. Allungo una mano sull'altro cuscino, per poi ricordarmi del fatto che Jake non c'è.
Lo chiamo subito per dargli il buongiorno, anche se in realtà è un po' tardi. Riesco solo a pensare al fatto che Natale è fra tre giorni, e che i branchi hanno poco tempo a disposizione per fare ciò che devono.
Mi affaccio alla finestra e vedo che fuori sta nevicando, così prima di scendere per fare colazione decido di telefonare a mamma: come sempre, l'unica persona in grado di custodire i miei pensieri.
«Renesmee, come va?», mi risponde, con una voce apparentemente tranquilla.
«Qui benissimo mamma, a parte la mancanza di Jake...». Accidenti, Jake mi manca davvero tanto e siamo arrivati solo ieri! Mamma ridacchia.
«Jacob continua a dire la stessa cosa». Arrossisco involontariamente, non è il momento di fare la "ragazzina romantica".
«Ci sono novità... con tu sai cosa?», domando.
«Lo stiamo braccando, Nessie. Lui ci provoca venendo nel nostro territorio. È questione di poco, Sam dice che ormai è fatta». Sospiro.
«Bene. Lo spero tanto, mamma... Secondo te Jake accetterà la mia folle proposta?». Mi sento così insicura in questo momento!
«Lui ti capisce, Nessie. E accetterà... Non è un piano così folle come credi. Piuttosto, mi preoccuperei di cosa ne penserà Sophia».
«Mamma... Non sono ancora pronta a dirglielo», dico con una voce che lascia trasparire tutta la mia preoccupazione. Mille domande mi frullano per la testa: sarà in grado? Vorrà farlo? È una cosa sbagliata?...
«Aspetta Natale, Renesmee. Diteglielo insieme, tu e Jake». Già, ha ragione. Ma, un attimo...
«C'è qualcosa che non hai voluto dirmi, mamma?».
«Okay, okay. Jacob sa già tutto», ammette lei.
«Che cosa?!».
«Ti ho risparmiato un forte stress... Qui sono tutti d'accordo, Nessie. Devi solo parlarne con Sophia. È una ragazza incredibilmente forte e intelligente, sono sicura che vorrà provare a farlo». Strano a dirsi, ma mi sento molto sollevata. Jacob vuole davvero concedere fiducia ai nostri figli, soprattutto per Sophia è una cosa molto importante. Non mi resta altro che aspettare...
«Fammi sapere se ci sono novità», dico a mamma, prima di riattaccare.
«Arriveranno molto presto, Renesmee. Vedrai».
 
***
 
Un solo giorno al Natale, domani è finalmente la sera della vigilia e questo significa che arriverà Jacob... e che insieme dovremo chiedere a Sophia se si sente di affrontare una cosa così importante.
«Harry, attento!», esclama Will, stanno giocando a palle di neve con Brenda.
«Tanto non mi prendi!».
«E invece sì se siamo in due». Iniziano a rincorrere Harry.
Io sono seduta sulla soglia di casa insieme a Kate, con la differenza che io sto bevendo una tazza fumante di tè. Sto mangiando benissimo in questi giorni, Nahuel ha comprato molte cose buone per me e i ragazzi. A proposito di Nahuel, eccolo che viene a sedersi accanto a noi.
«Stasera, pizza!», annuncia trionfante.
«Hai degli ottimi gusti, Nahuel», gli rispondo. Kate si mette in mezzo a noi, mettendoci le braccia attorno al collo.
«Avanti Nahuel, racconta a Ness cosa hai sentito...», lo incita lei, ridacchiando.
«Tuo figlio e Lily...», inizia a dire Nahuel, per poi interrompersi.
«È qualcosa che dovresti sapere, Nessie. Nahuel li ha sentiti... erano entrambi in camera di Michael e puoi immaginare ciò che stavano facendo». Nahuel ridacchia guardando Kate. «Sei davvero una pettegola», la riprende.
«A te la parola, Renesmee», prosegue Kate. Bevo un altro sorso di tè e mi fermo a guardare Michael e Lily, sono entrambi sullo slittino e Josh li sta spingendo. Subito dopo, Josh corre di nuovo ad abbracciare mia figlia. Michael e Lily si scambiano un bacio veloce, ma riconosco più che bene le loro occhiate, tra loro è cambiato qualcosa.
«Be'... lo avrei scoperto da sola, prima o poi», inizio a dire. «Michael sa molto bene ciò che vuole, non potere immaginare quanto sia preso da Lily. E poi c'è la neve, stanze enormi tutte per loro... Molto romantica come prima volta. E non c'è il rischio che Lily resti incinta, dovrebbe smettere di trasformarsi per almeno un anno perché possa accadere». Kate mi guarda sorridendo.
«Mi piace il rapporto che hai con loro, Renesmee».
Be', io sono sempre stata quella più elastica, rispetto a Jacob. Se al posto di Michael e Lily ci fossero stati Sophia e Josh non so con quale coraggio lo avrei detto a Jake. Soph è ancora così piccola per certe cose... Non sarebbe pronta.
 
La sera mi lascio convincere da Garrett, Nahuel, Kate e Tanya ad andare a caccia con loro. Sono stata per anni senza nutrirmi di sangue, ma a volte il mio organismo ne avverte la necessità. Il fatto di non essere velenosa gioca a mio favore, posso nutrirmi senza uccidere nessun animale. Garrett e gli altri non capiscono molto questo mio modo di vedere le cose, per loro così come per i miei familiari uccidere animali selvatici è inevitabile... a meno che non bevano il sangue donato.
Una volta tornata a casa, prima di tornare in salone dagli altri, Carmen mi dice che Will, Harry e Brenda dormono come tre angioletti. Vedo Michael e Lily intrufolarsi di corsa in camera di Michael, ma faccio finta di niente. E so che non dovrei origliare, ma le voci di Sophia e Josh catturano subito la mia attenzione.
«Secondo me l'hanno fatto», dice Sophia.
«Secondo me... anche», risponde Josh. Sophia ride.
«Josh, io... non me la sento».
«Hai pensato che volessi...? No, Soph. Non sei pronta, e sai perché posso saperlo? Perché sei il mio imprinting, e riesco a capire sempre ciò che vuoi». Un attimo di silenzio, e li sento scambiarsi un bacio. Josh è davvero dolce, adoro il modo in cui le parla.
«Però questo non significa che...». Sophia prosegue a parlare, ma ho già ascoltato abbastanza. Meglio raggiungere gli altri! Sono felice e al tempo stesso agitata, domani ci raggiungerà Jake...
 
***
 
Mi alzo molto presto, tutti in casa devono essere usciti. I ragazzi, invece, sicuramente dormono ancora. Ricordo gli anni in cui ho vissuto in questo posto, è stato bello perché Jacob ed io vivevamo sotto lo stesso tetto, ma è stato difficile sapere che finché non sarei cresciuta non avrei potuto più tornare a Forks e a La Push. Sull'enorme tavolo della sala da pranzo, utilizzato solo da Nahuel, trovo una meravigliosa colazione già apparecchiata. È stata Carmen, è sempre molto dolce. Do un morso ad una fetta biscottata ricoperta di marmellata di albicocca, ma vengo distratta da un rumore di passi.
Mi volto e vedo Michael e Lily, mano nella mano. Sapevano che ero qui, non sembrano minimamente sorpresi.
«Buongiorno, mamma», mi saluta Mickey venendo a baciarmi sulla guancia.
«Come mai sei già sveglia, Renesmee?», mi dice Lily facendo la stessa cosa.
«Be'... Oggi arriva Jacob», rispondo, mostrandomi subito sorridente. Mio figlio e la sua ragazza ridono.
«Mamma, so che ieri ci hai visti e mi dispiace che...». Michael inizia a parlare e Lily abbassa lo sguardo, imbarazzata.
«Non c'è nessun problema. Davvero. Non avete nulla da nascondere», rispondo accarezzando la mano di mio figlio. Lily sembra volermi dire qualcosa, ma si blocca.
«Io e Lily ne parleremo con papà», dice Michael.
«È... imbarazzante, Renesmee. Sono nello stesso branco con i miei genitori, loro vedranno tutto...». Quanto la capisco. Anche per me fu imbarazzante dover condividere un'esperienza tanto intima con il branco e con mio padre. Almeno finché Jake non ha imparato, con gli anni, a nascondere i pensieri.
«Lo capisco, tesoro...».
«Lily vorrebbe entrare nel branco di Sam. Questo significa che quando saremo lupi non sentiremo più i nostri pensieri, ma è necessario», prosegue a dire Michael.
«Stai tranquilla, Lily. I tuoi genitori capiranno che vuoi avere la tua privacy». Abbraccio entrambi, dando un bacio sulla fronte a Lily. Leah e Ryan capiranno, non sono mai stati dei genitori oppressivi. E apprezzo il fatto che Michael me ne abbia voluto parlare. Sono contenta di avere un rapporto così aperto con i miei figli, perché fra poco mi toccherà fare una richiesta molto difficile a Sophia...
 
«Sono arrivati Edward, Bella e Jake!», esclama Eleazar, sentendo arrivare una macchina.
Aspetto ansiosa davanti alla porta di casa, insieme ai miei figli. Mi affaccio alla finestra e li vedo arrivare, e quando aprono la porta mi getto subito tra le braccia di Jacob.
«Mi sei mancata tantissimo», mi sussurra prima di darmi un bacio sulle labbra.
«Anche tu, Jake...». Qualcuno fa dei finti colpi di tosse: papà.
«Sono contenta che tu e mamma siate qui», gli dico, facendomi abbracciare.
Gli poggio una mano sul volto per chiedergli come procedono le cose lì a Forks, e papà mi risponde subito con un sorriso.
«Lo abbiamo preso, Ness». Si scosta delicatamente da me per abbracciare i nipoti, mentre io vado subito da mamma. Lancio un'occhiata a Kate e ci allontaniamo, ho assolutamente bisogno di sapere.
«Allora, mamma?», domando agitata.
«Abbiamo tre giorni di tempo per fare tutto... Il ventisei dicembre torniamo a casa, e a quel punto sarà... "tornato in vita"». Mi sento pervadere da una scarica di adrenalina, ormai è fatta. E il dono di quel vampiro potrebbe cambiare le nostre vite.
 
***
 
È mezzanotte, ed è ufficialmente il venticinque dicembre: Natale. Dieci anni fa nasceva il mio Will, e, come direbbe mio padre, la sua nascita va assolutamente festeggiata.
«Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a William, tanti auguri a te!». Cantiamo tutti in coro come dei ragazzini, e Will soffia sulle sue dieci candeline. Abbiamo organizzato tutto nei minimi dettagli, e come promesso il regalo per Will sarà un viaggio in un parco divertimenti dove andremo tutti insieme. I miei genitori sono venuti qui non solo per festeggiare il nipote, ma anche per non insospettire i ragazzi.
Scartiamo i regali che i miei parenti acquisiti hanno comprato per noi, Jacob mi bacia sotto l'albero di Natale. Sembra tutto perfetto, ma purtroppo una vocina nella mia testa mi ricorda che fra un giorno dobbiamo tornare a casa e affrontare tutto. Quando si fa tardi, Jake ed io ci rintaniamo nella nostra stanza, non prima di aver chiesto a Sophia di venire un attimo con noi.
Ci sediamo sul lettone, Sophia si mette in mezzo abbracciata a Jake.
«Allora papà... vuoi sapere se ho fatto la brava con Josh?». Sophia si mette a ridere, mentre anch'io mi appoggio addosso a Jake.
«Ness, dimmelo tu: ha fatto la brava?».
«Assolutamente sì». Jake cerca di mettersi seduto più comodo, lamentandosi scherzosamente di "non essere un cuscino". Poi inizia a parlare in modo serio...
«Sophia, io e mamma dobbiamo chiederti una cosa importante. Che dovrai fare solo e soltanto se te la senti». Le diciamo del vero motivo di questa vacanza, ed ora che i giochi sono fatti spetta a lei decidere.
«Il vampiro che abbiamo catturato è in grado di condizionare la mente umana e di cancellare la memoria. È pericoloso, è stato lui l'autore dei presunti attacchi animali a Forks. Dobbiamo ucciderlo, perché non dà segni di resa. Ma prima di farlo, dovresti sottrargli il suo dono. Pensaci, grazie a questo potere avremo un grande vantaggio con gli umani. Potremmo restare lì dove viviamo senza che loro si chiedano perché non invecchiamo. Potremmo usare il condizionamento mentale a nostro beneficio. Ci saremo noi a trattenerlo, non dovrai fare altro che guardarlo negli occhi», le spiega Jake.
«Ma io non so se sono in grado di trattenere il suo potere...», risponde lei preoccupata.
«Sophia, se... - Jake sospira. - Se il vampiro muore, quel potere è tuo per sempre. E noi abbiamo fiducia in te, vero Ness?». Ci guardiamo negli occhi.
«Certo, ce la farai», aggiungo io. Sophia è turbata dal fatto che dovremo uccidere quel vampiro, ma anche Jake ha confermato che non abbiamo altra scelta, ha provato ad attaccare anche me quella sera a Forks. Sophia ci dà il bacio della buonanotte e torna in camera sua.
Non appena chiude la porta, mi affretto subito a girare la chiave nella serratura. Ho solo bisogno di non pensare, di chiudermi con Jacob nel nostro piccolo mondo perfetto.
«Ti amo tantissimo, Jake... Non avresti potuto usare parole migliori». Lo abbraccio, e lui ricambia.
«Adesso, però...».
«Però cosa, Ness?». Lascio scivolare la vestaglia, sotto la quale non indosso niente.
«Non mi va di parlare, Jacob».
No, abbiamo parlato anche troppo, e adesso dobbiamo pareggiare i conti...
 
***
 
Stiamo per tornare a casa, e non ne ho la minima voglia. Visto che siamo in tanti, Garrett e Kate si sono offerti di accompagnarci con una delle loro auto. Mi appoggio con la testa sulla spalla di Jake e ripenso alla giornata di ieri. Il pranzo, un'ultima gara con gli slittini e le confidenze di Michael con Jake. Jacob alla fine ha deciso di raccontare tutto anche a lui, ha la stessa età di Sophia ed è giusto che sappia. Famiglia è fiducia, e Jacob sta iniziando a considerare i gemelli come delle persone adulte. È bello, ed è giusto che sia così. Cerco di non pensare troppo a ciò che mi aspetta a Forks, non voglio sapere tutti i dettagli della morte temporanea del vampiro che stiamo per uccidere, stavolta davvero. Jacob ha detto soltanto che avrà bisogno di sangue per tornare in sé... Di questo se ne sta occupando nonno Carlisle.
Jacob mi avvolge nel suo abbraccio, e riesco ad addormentarmi serena fino al nostro arrivo.
 
Una volta arrivati, è proprio Sophia a dire di voler fare in fretta.
«Posso venire con te, se vuoi. Può essere pericoloso, non puoi andare da sola», le dico.
«Lo affronteremo insieme», dice Jake. Sophia mi abbraccia, dicendo che vuole avere accanto entrambi.
Una volta arrivati a casa dei nonni, zio Emmett ci conduce in garage, dove il vampiro è tenuto prigioniero. È debole, non riesce a liberarsi dalle pesanti catene. Ha gli occhi completamente neri, segno del fatto che non si è nutrito.
«Che cosa volete? Tu, sei una schifosa puttana!», dice rivolgendosi a me. Zio Emmett e zio Jasper lo trattengono ancora più fermo, mia madre mette in azione il suo scudo così da essere certi che non possa condizionare Sophia.
Mia figlia gli si avvicina piano, mentre il vampiro la guarda con occhi rabbiosi.
«Mi avete portato un piccolo spuntino... peccato che puzzi di lupo», dice. Mi viene voglia di ucciderlo immediatamente, vedendo il modo in cui guarda mia figlia. Sta provando a condizionarla, senza sapere che lei lo sta privando del suo potere con un semplice contatto visivo.
«Sei una specie di vampiro? Siete tutti fottutamente strani in questo posto».
Il vampiro prova ad allungare una mano verso di lei, e Jake scatta subito.
«No - gli dico. - Sta' fermo, ormai è tutto finito». Jacob è completamente teso.
«Non voglio ucciderti... - dice Sophia. - Ma devi andartene da qui». Che sta facendo?
«Io invece ho tanta voglia di ucciderti, ragazzina». Con quel po' di forza che gli rimane, fa in modo che le catene colpiscano i corpi di zio Emm e zio Jazz, le catene si spezzano in una frazione di secondo. In un colpo riesce a liberarsene, e a scagliarsi addosso a mia figlia. Tutti stiamo per scattare, ma la più veloce è proprio Sophia. Non ho neanche il tempo di reagire che lei, prontamente, gli afferra la testa con entrambe le mani facendola rotolare giù dal collo. L'ha ucciso.
Si guarda intorno sconvolta, per poi correre tra le mie braccia. È successo tutto così in fretta, tanto da sembrare una situazione surreale.
«È finita, ce l'hai fatta», le dico, accarezzandole i capelli.
«Che succede qui?», sento dire dalla voce di mio padre, che accorre subito insieme agli altri. Il suo sguardo si posa immediatamente sul corpo ormai senza vita del vampiro appena ucciso da mia figlia.
«Edward, prendi un accendino e liberatene», dice Jacob, che per un attimo si tiene la testa tra le mani.
«Poteva uccidere te, Sophia! Te! - inizia a sbraitare Jake. - Ma sei stata in gamba, pronta e coraggiosa. Non mi pento della fiducia che ti ho dato». Jake si avvicina per abbracciare nostra figlia. Lui che l'ha sempre vista come la piccolina da proteggere, e che senza ombra di dubbio continuerà a farlo. Ma oggi è cambiato qualcosa, l'ha appena vista difendersi da un pericoloso vampiro.
«Non ci escluderete più da tutto questo, vero?», ci domanda Sophia, parlando anche a nome di Mickey.
«Famiglia vuol dire fiducia, papà», dice ripetendo la mia stessa frase.
 
 
Capodanno
 
Zia Alice ha deciso di organizzare una grande festa di capodanno alla villa dei Cullen, con tutti i ragazzi dei branchi e le loro famiglie. Anche i nostri figli e i loro amici sono qui, tutti si complimentano con Sophia per come ha saputo affrontare la situazione. Ora sta bene ed è serena, ma pochi giorni fa ha avuto un piccolo crollo emotivo: non aveva mai ucciso nessuno prima d'ora, poco importa se era un vampiro. D'altronde ha una famiglia composta quasi interamente da vampiri, lei stessa ne possiede in parte il patrimonio genetico. Ricordo l'esperienza con i Volturi, quando lei aveva poco più di un anno di vita. Già allora la mia piccola aveva saputo difendermi da Aro, Jane, Alec e il corpo di guardia, grazie al suo straordinario potere di "ladra di doni". Con la morte di quel vampiro ora possiede un dono tutto suo, che saprà usare in modo saggio e prudente. Con Jake avevamo discusso del fatto se sarebbe stata una scelta sensata affidare un potere del genere a una ragazza di sedici anni. Ma Sophia è molto più matura di un'adolescente della sua età, e questo lo so bene. La ragazza che avevo salvato la sera della festa, che il vampiro aveva usato per attirarmi a sé, ora è salva e sta bene. Sophia l'ha liberata dal condizionamento mentale di quell'uomo e l'ha fatta tornare come prima, con una sola eccezione...
«Tu non sai che cosa siamo, la mia famiglia è normale come tutte le altre anche se non invecchia». Queste sono le parole che ha utilizzato Sophia per "provare" il suo nuovo potere, e tutto è andato a buon fine. La ragazza non ricorda più niente di ciò che quel vampiro le ha fatto, le imponeva di tagliarsi per potersi nutrire del suo sangue.
«Cinque... quattro... tre... due... uno... Buon anno!». Zia Alice alza la musica e inizia a saltellare, correndo ad abbracciare tutti i presenti. Andiamo tutti in terrazza per ammirare i fuochi d'artificio che qualcuno sta sparando in lontananza.
«Papà, mamma, buon anno», ci dicono i nostri figli venendo ad abbracciare me e Jacob.
«Nuovi propositi per l'anno nuovo per papà: essere meno geloso», dice Sophia.
«Nuovi propositi per Michael: non corrompere tua sorella per farle usare il condizionamento mentale sui professori», dico io.
«Nuovi propositi per Sophia: non uccidere troppi vampiri», dice Michael prima che Sophia e Will si mettano a rincorrerlo.
Nuovi propositi per me, Renesmee: passare l'eternità con la mia immortale, forte, straordinaria famiglia.


 
Nota dell'Autrice
Ciao a tutte!
Scusate davvero per questo grande ritardo, ma come avete potuto vedere il capitolo era davvero lungo. 
Spero che l'attesa non vi abbia fatto passare la voglia di leggermi, e che sarete in tante a recensire. Ringrazio la mia zolletta Carola per tutti i suoi consigli <3
Con questo capitolo ho voluto lasciare un po' da parte il romanticismo e cimentarmi con qualcosa di più "dark". Per il potere del condizionamento mentale mi sono ispirata a The Vampire Diaries, e ovviamente ho ripreso alcune cose di Eternity (Nahuel e Tanya si sono messi insieme in Eternity, per dirne una). Il resto dei commenti, domande e quant'altro lo lascio a voi, non voglio dilungarmi troppo >_< Il prossimo capitolo sarà un POV Jake, già da ora vi chiedo scusa per il tempo che ci metterò. Siamo alla quinta one shot delle dieci previste, e questo significa che siamo a metà dell'opera...
La foto a inizio capitolo è una fan art fatta da me, Renesmee ha i capelli corti come nel capitolo.
Se trovate errori, per favore segnalatemeli, così sarà più semplice correggerli.
Un bacio a tutte, alla prossima!
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Essere un padre ***


Essere un padre


Jacob
È mezzanotte, e ho appena finito di preparare le valigie per domani. Robert, il fratello di Bella, ci ha invitati a partecipare al concerto della sua band che si terrà a Los Angeles. Bella e Edward sarebbero voluti venire con me, Ness e i ragazzi, ma Los Angeles è un posto decisamente troppo assolato per due vampiri. In ogni caso, Bella non si perde quasi mai i concerti di Rob, è molto orgogliosa di quel fratello minore che ha solo un anno in meno rispetto a sua figlia.
Ricordo quando Rob era solo un ragazzo, e cercava di far conoscere i Dark Diamonds - questo è il loro nome - tramite internet. Da allora ne hanno fatta di strada, ora sono una band affermata e di successo. Robert è molto riservato per quanto riguarda la sua vita privata e soprattutto la parte "soprannaturale" della sua famiglia, ovvero Bella e suo padre.
Renesmee è legatissima a lui, il figlio dei suoi adorati nonni umani Renée e Phil. Ness ed io lo abbiamo visto nascere e crescere, ne abbiamo passate tante insieme... Il merito è anche un po' suo se riusciamo a tenere i Volturi a bada, in pace e armonia (si fa per dire) con i Cullen e con la famiglia che ho creato con Ness. C'è stato un momento della sua vita in cui ha voluto un po' chiudere con tutto questo: vampiri, licantropi, ibridi, Volturi, discendenze millenarie... Ha voluto concentrarsi su una normale e soddisfacente vita da umano. Una laurea, una famiglia con Emma; la ragazza di cui era innamorato fin da ragazzino, e una carriera da rock star (okay, questo forse non rientra molto nella norma). Lui ed Emma hanno un bambino di sei anni, Chris, e al momento Robert non ha più pensato all'eventualità di diventare un vampiro. Come biasimarlo? Vorrebbe che suo figlio non abbia mai a che fare, in futuro, con i teneri gemellini vampiri Jane ed Alec... Anche Phil ha preso la sua decisione, non ha mai voluto essere un vampiro e avrà una vita... e una morte, come qualsiasi essere umano. Ma una decisione importante l'ha presa, lascerà il suo potere in dono a Sophia. E anche questa è un'incognita, perché essendo umano sarà molto più difficile impossessarsi di un dono che di fatto non esiste, ma che è solo potenziale...
Jacob vai a dormire, stai ragionando troppo. Sì, credo di soffrire di iperattività mentale, a volte... e pensare alla morte di persone care non aiuta a rilassarsi.
 
«Ehi, papà», sento dire dalla voce di Will. Sono sul divano e tengo il televisore acceso senza guardarlo, mi volto subito nella sua direzione.
«Che ci fai ancora sveglio, William?», gli domando.
«Non riesco a prendere sonno...». Lo faccio sedere sul divano con me, Renesmee sarà sicuramente già addormentata così come i gemelli.
«Neanche io. Preferisco dormire in aereo, sai?». Will mi sorride. È bello stare a guardarlo, a seconda delle espressioni che assume assomiglia a me o a Nessie. Si sta affacciando all'adolescenza, ma a dire il vero dimostra già quattordici anni al posto dei suoi dodici. Sento che vuole dirmi qualcosa, e lui sa che a me potrà sempre dire tutto, dobbiamo poter parlare di ogni argomento.
«Stiamo svegli finché non abbiamo sonno, che ne dici?», propongo a mio figlio. Nel frattempo abbasso ancora il volume della TV, che ora ha iniziato a trasmettere dei video musicali.
«Va bene papà... Ecco, io volevo parlarti di alcune cose», dice, assumendo un'espressione seria.
«Dimmi pure».
«Perché sono così diverso da Sophia e Michael? Non ho un dono, e avverto l'odore del sangue in maniera più forte. E se non dovessi trasformarmi in lupo?». Will sospira, continuando a guardarmi con i suoi grandi occhi castani.
«Ehi, ehi, calmati. Chi ti ha messo in testa tutte queste cose?», gli dico, poggiandogli una mano sulla spalla. La sua è l'età delle domande esistenziali, solo che per Will queste domande sono in versione "ragazzo mezzo lupo e mezzo vampiro". Dovrò farci l'abitudine.
«Papà, io... mi vergogno a dirlo. Ho paura che dopo mi odierai», risponde preoccupato.
«Se non mi dici qual è il problema, non posso aiutarti», insisto io. Paranoico come Edward e Ness.
«Ieri sono andato da nonno Carlisle. Ho avuto bisogno di bere... del sangue. Nonno mi ha procurato due sacche», ammette con dispiacere. Pensa di deludermi, ma non capisce che lo amerei in ogni caso. Perché l'essere vampiro l'ha ereditato dalla mia Renesmee, e non sarà mai una colpa.
«È solo questo il problema, Will? È un desiderio del tutto normale, per te. Non uccidi nessun essere umano e nessun animale, quindi non vedo quale sia il problema. È la tua natura». Will abbassa per un attimo lo sguardo.
«Michael e Sophia non hanno questo bisogno...», risponde. Carlisle mi aveva detto inizialmente che Will sarebbe stato uguale a Michael e Sophia. Invece, dopo due anni dalla nascita, ci disse che Will possiede un cinquanta e cinquanta del patrimonio genetico mio e di Renesmee: esattamente metà lupo e metà vampiro. E adesso che non si è ancora trasformato, a prevalere è la sua parte di vampiro. Per Michael e Sophia è un po' diverso... Soph è decisamente più uguale a Renesmee, ormai ha diciotto anni e non credo si trasformerà adesso se non è accaduto finora. Michael è decisamente un lupo... anche se possiede un dono da vampiro, il sangue non gli ha mai fatto né caldo né freddo. Entrambi sono stati abituati ai cibi umani ed hanno portato avanti questa abitudine, ed è stato così anche per Will, se non fosse che questo istinto è venuto fuori da solo. Ricordo che quando Ness aspettava Will, bevve del sangue umano per salvare un uomo dalla trasformazione. Questo potrebbe aver avuto delle ripercussioni sul bambino, ed ecco spiegata questa "debolezza" di Will. Ovviamente è soltanto una teoria.
«Be'...». Rispondergli che è diverso dai suoi fratelli sarebbe sbagliato. «Sicuramente ti farai delle domande e non posso fartene una colpa, William. Ma vedi, il fatto che tu avverta questo bisogno e i tuoi fratelli no, non è una colpa. Sarà un problema se hai intenzione di nutrirti di belle ragazze, visto che noi lupi proteggiamo gli umani». Strappo una risata a Will, sorridendo anch'io.
«È che vorrei essere come te, papà. E come Michael. Un lupo».
«Lo sarai, Will, lo sarai. Ma impara ad accettare anche l'altra parte di te, perché... l'ho fatto io con tua madre. E lo farà un giorno la ragazza di cui ti innamorerai». A volte mi sorprendo da solo dei discorsi che riesco a fare... Sotto questo aspetto da giovane e attraente venticinquenne si nasconde il vecchio e saggio Jake. Will fa per alzarsi dal divano e darmi la buonanotte, ma si blocca.
«Ho baciato una ragazza. Più grande... ed ero attratto dal suo sangue», mi confessa. Devo preoccuparmi.
«Cosa?!». Per un attimo non mi prende un accidente.
«Scherzo, papà!», risponde lui mettendosi a ridere.
«Chi è la fortunata?», gli domando, tirando un sospiro di sollievo.
«Viene a scuola con me... - inizia a dire. - Ed è stato il mio primo bacio, non esco mai con quelle che fanno le oche...».
Ora dovrei sentirmi "strano". Mio figlio sta crescendo, ha dato il suo primo bacio e inizia a farsi delle domande su chi sarà un domani.
Lupo, vampiro, non importa: so già che sarà una bellissima persona.
 
***
 
«Sveglia, dormiglione!». Il mio bel sogno viene interrotto dalle labbra di Ness, che si posano delicate sulla mia fronte.
«Ancora cinque minuti», dico a Renesmee coprendomi gli occhi con le mani. Lei è tutta bella riposata, mentre io ho avuto la geniale idea di andare a dormire tardi.
Che genio, sì.
«Okay... - Renesmee si sdraia di nuovo accanto a me. - Allora resto anche io altri cinque minuti». Allungo una mano per avvolgerla di nuovo nel mio abbraccio, e mi lascio cullare dal dolce profumo dei suoi capelli: odorano di miele e di buono, di lei.
«Te l'avevo detto di venire a letto a presto... e invece "No, io dormo in aereo!"», dice Nessie imitando in modo buffo la mia voce.
«Ma sentila... Volevo controllare di nuovo le valigie, e poi mi sono fatto una chiacchierata con Will». Renesmee si stringe di più a me.
«Che cosa vi siete detti? - domanda. - Se non sono indiscreta, Jake. Preferirei starne fuori nel caso abbiate parlato di ragazze...». Ness trattiene una risata.
«Ragazze? Sì, può darsi... Più che altro si è confidato con me su una cosa per cui si sente... a disagio».
«Il sangue», risponde subito Renesmee. A volte sono l'ultimo a sapere le cose.
«Te ne aveva parlato?», proseguo a domandare, ormai non più mezzo addormentato.
«Sono io la vampira, Jake. È logico che ne abbia parlato con me». Nessie sposta il mio braccio e si volta a guardarmi, alzandosi sul gomito per potermi guardare meglio negli occhi.
«Lo so, è brutto ma... si sentiva a disagio. Lui ha sempre voluto essere un lupo», aggiunge.
«Sei stata tu a dirgli di confidarsi con me... Non sono un bravo padre, a volte... non lo so». Sbuffo, accarezzando con la mano il volto di Renesmee.
«Sai che ti odio quando dici così? E comunque... io non gli ho detto niente, ha fatto tutto da solo». Ness mi fa l'occhiolino e si alza velocemente dal letto, per poi tornare verso di me come se si fosse dimenticata qualcosa.
«Odio gli aerei», mi dice mettendo il broncio.
«Lo avrai detto tipo... trentacinquemila volte?». La attiro a me e la bacio, le sue mani aggrappate ai miei capelli mi provocano una sensazione piacevole.
«È tardi, l'aereo non ci aspetta», dico controvoglia, staccandomi dalle sue labbra. Dal salone sentiamo provenire le voci di tutti e tre i ragazzi, i ritardatari a quanto sembra siamo io e Ness!
«Sembra che stiano litigando», mi fa notare lei.
«Vado a dare un'occhiata...». Renesmee scappa subito in bagno a vestirsi, e andando in salone la scena che mi ritrovo è esattamente quella che detesto di più. Quando i miei figli litigano tra di loro, mi sale talmente la rabbia che potrei trasformarmi in lupo e non accorgermene nemmeno. Will ha preso le difese di Sophia, che sta discutendo con Michael.
«Avete finito? Alle dieci abbiamo un volo, e se avete intenzione di fare così per tutto il tempo, tanto vale che non venite». Alzo la voce ma senza urlare, non sono di certo questi i miei metodi.
«Papà, falli smettere», mi implora Will con aria esasperata. Michael e Sophia sono legati talmente tanto che litigano in modo altrettanto brusco.
"Papà lupo'' sta per perdere la pazienza.
«Qual è il problema?», domando, sedendomi sul divano proprio tra loro due.
«Il problema è che non si rende conto di ciò che fa! Vuole usare il condizionamento mentale sul figlio di zio Robert e anche su Emma! Sta fuori, è completamente pazza! Se zio Robert lo sapesse...». Subito dopo aggiunge un'imprecazione che è meglio non ripetere. Colpa mia...
«Non hai capito niente, Michael. Niente! Papà, lo sai che mi ha chiesto di usare il mio potere sui professori?». Poggio una mano su quella di Sophia per cercare di calmarla un po'. Jasper, dove diavolo sei quando c'è bisogno di te?!
«Sei una stronza, l'ho fatto per la classe e lo sai», prosegue Michael.
«La prossima volta scordati il mio aiuto», risponde lei.
«Io me ne vado in camera, mi avete rotto tutti e due. Buona fortuna, papà», conclude Will alzando gli occhi al cielo.
«Michael, mi spieghi perché tutto questo casino? È ovvio che Sophia debba usare il suo potere su Chris ed Emma, e Robert ne è a conoscenza. È la cosa migliore per tutti». Sophia guarda il fratello con espressione furbetta, e Michael sbuffa.
«Sono persone di famiglia, papà», risponde poggiandosi le mani sulle gambe, come se fosse pronto a scattare.
«Sì, e sono umani. Questa è l'unica soluzione se vogliamo continuare ad avere rapporti da persone normali con loro. E il problema ovviamente non è Robert, ma la sua famiglia. Non vogliamo mettere nessuno nei guai, giusto?». Aspetto impaziente la risposta di Michael, disegnando figure immaginarie sulla stoffa rossa del divano.
«Allora, gemello? Ti costa ammettere che hai torto, di' la verità...», dice Sophia, sorridendo soddisfatta.
«Scusami, Soph. È che sono nervoso e rispondo male a chiunque. Scusami anche tu, papà». Mickey alza le mani.
«Okay... è tutto risolto e non dirò niente a mamma».
Ci alziamo finalmente dal divano e portiamo i nostri bagagli a mano davanti alla porta di casa. Abbiamo lasciato Wolf a casa di Paul e Rachel, e anche quello è risolto. Non resta che andare a vestirmi e vedere se Renesmee è pronta, Edward e Jasper ci accompagneranno in aeroporto.
In cucina ritrovo di nuovo Will, impegnato a cercare il pacchetto delle caramelle.
«Sei riuscito a farli smettere, come hai fatto?», mi domanda ironico riferendosi a Michael e Sophia.
«E chi li sopportava più?». Ci mettiamo entrambi a ridere, mentre Renesmee ci raggiunge in cucina.
«Be', io vado a vestirmi», dico a Will e Ness.
Allontanandomi dalla cucina sento Ness domandargli cosa sia accaduto poco fa con i fratelli.
«Ci ha pensato papà, non preoccuparti. Lui sa sempre come risolvere tutto». E queste piccole cose mi rendono orgoglioso. Sarò pure un lupo, un alfa che protegge gli umani dai succhiasangue cattivi... ma è la mia famiglia a rendermi veramente fiero nel profondo del cuore.
 
***
 
Stiamo quasi per decollare. In macchina ho volutamente mandato Michael e Sophia insieme a Jasper, adesso sembrano tornati finalmente quelli sempre. Sia benedetto il controllo dell'umore!
«Com'è andato il viaggetto in macchina con zio Jasper?», domando loro mentre Ness è distratta. Si è già infilata le cuffiette per la musica e non vuole sentire niente e nessuno, al momento del decollo.
«Benissimo», risponde Mickey.
«Ne dubitavi, forse?», gli fa eco Sophia. Bene, ora che hanno ricominciato a completarsi le frasi non ho più alcun dubbio.
Will guarda fuori dal finestrino, Sophia e Michael ascoltano la musica con la stessa cuffietta. Ness mi stringe la mano non appena iniziamo a decollare, e mi fa l'occhiolino. Sarà un lungo volo, ed è stata una mattinata piuttosto pesante... Le braccia di Morfeo mi aspettano! Farò soltanto finta che siano le braccia di Ness...
 

Alcune ore dopo
 
Siamo da poco atterrati a Los Angeles. Dopo aver recuperato i nostri bagagli, troviamo un uomo vestito in giacca e cravatta che tiene in mano un foglio con la scritta "famiglia Cullen-Black". A distinguerlo è una bizzarra camicia con disegni hawaiani.
«Quello è il tizio che ci ha mandato zio Robert», mi fa notare Mickey. Deve essere una specie di agente della band, o comunque qualcuno a cui Rob ha chiesto il favore di venirci a prendere. Ovviamente Robert, la sua famiglia e la band alloggiano nello stesso albergo nel quale stiamo per andare.
«Siamo noi, la famiglia del signor Dwyer», dice Renesmee presentandosi a mister surfista.
«Sono venuto con il furgoncino, almeno c'è spazio per tutti! Sono Zac Rogers, lavoro per Robert e gli altri da parecchio tempo». Zac sembra particolarmente entusiasta della bellezza di mia moglie. Giù le zampe, amico. 
Durante il viaggio per arrivare in albergo, Zac sembra finalmente starsene per i fatti suoi. I ragazzi sono impegnati a guardare il panorama, nonostante siamo soltanto ad aprile devo dire che si sta davvero bene.
«È pieno di palme, qui», dice Will con aria assonnata. Ha passato il volo a guardare film, per forza che adesso ha sonno.
«Aspetta di vedere tutto il resto!», risponde Zac, voltandosi di nuovo verso Renesmee.
Mi avvicino all'orecchio di Ness per dirle qualcosa. 
«Non può starsene un po' zitto?».
«Dai Jake, è simpatico». Ness soffoca una risata.
«Ti ricordi quando Edward ci regalò quel viaggio a Malibù?», le domando. Era la prima volta che Ness ed io facevamo un viaggio insieme, come coppia. Renesmee aveva solo sette anni, ma agli occhi di tutti eravamo una normalissima coppia di giovani ragazzi.
«Sì che me lo ricordo... è passato giusto un po' di tempo», risponde lei abbassando lo sguardo. Le sue guance diventano rosee per il ricordo.
«Che vuoi che sia per una come te...». Sorrido ammiccando e le do una finta gomitata, facendola ridere.
«La smettete di flirtare come due adolescenti?», ci interrompe Mickey, divertito ma anche seccato.
«Acido come uno yogurt scaduto, gemello», risponde Sophia, provocandolo.
«Oddio, eccoli che ricominciano. Vi prego fateli smettere», aggiunge subito Will distraendosi per un attimo dalla veduta del panorama.
«Ehi Zac, perché non alzi la radio?», se ne esce Sophia. Prima Ness, poi io e i nostri figli ci guardiamo negli occhi, mentre Soph inizia a cantare per prima.
«Dai che la conoscete tutti, anche se è dell'epoca dei dinosauri».
«SOPHIA! Vuoi forse dire che tuo padre è un dinosauro?», dico facendo lo sconvolto.
«Si scherza, papà. Rilassati». Mi fa l'occhiolino.
«Cantate, su», ci incita anche Zac.
I Muse... Andavano forte quando Ness era piccola, ho molti ricordi legati a loro.
 
«Siamo arrivati», ci annuncia finalmente Zac.
Siamo davanti ad un enorme ed elegante palazzo bianco, un hotel a cinque stelle degno di questo nome: il Plaza.
Tutti quanti prendiamo il rispettivo bagaglio a mano, ma dei tipi arrivano subito ad aiutarci.
«Non si preoccupi, faccio io», dico al ragazzo che ha appena preso la mia valigia. Nonostante tutto resto una persona semplice, questo posto è stupendo ma si addice di più a una persona come Edward, piuttosto che a uno come me.
«Vi porto subito dal signor Dwyer», prosegue a dire Zac. «Cioè, da Robert».
I nostri bagagli vengono portati nelle stanze, una per Ness e me ed una per i ragazzi. Nel corridoio, arredato da un elegante tappeto rosso, vediamo subito spuntare Robert. Sembra più grande di me ormai, e questo mi mette addosso una strana sensazione.
«Nana!», esclama Robert correndo ad abbracciare Renesmee. Quei due sono come fratelli, in un certo senso. 
«Rob, che bello vederti!», risponde lei, abbracciandolo. Io mi avvicino subito dopo insieme ai ragazzi, felici di rivedere lo zio.
«Domani sera, non vediamo l'ora, zio», gli dice Sophia parlando del concerto. Certo che è strano avere una persona famosa in famiglia, Robert su questo è l'opposto di sua sorella: Bella è sempre stata riservata e timida, non è mai stata una di quelle ragazze che sognano di fare la modella o cose del genere.
«Be', domani mattina siete invitati all'ultima prova, se vi va».
«Ma certo che vogliamo», risponde entusiasta Mickey.
Will si volta vedendo arrivare anche Emma, la moglie di Robert. Cioè, in realtà non si sono mai sposati ancora, ma è come se lo fossero. Emma tiene per mano un bambino, il figlio suo e di Robert. Chris, un bel bimbo di sei anni con due vivaci occhi verde azzurro e i capelli chiari, anche se non biondi come quelli di Rob.
«Ciao, Renesmee!». Emma e Ness si salutano, mentre Sophia si china per salutare il piccolo Chris, e poi raggiungere anche lei Emma. So che cosa sta facendo mia figlia, ma è una cosa talmente discreta che non può che essere giusta. Semplicemente, né Emma né Chris si faranno domande sul perché con il passare degli anni continuiamo a restare uguali. Li teniamo al sicuro dai Volturi, al sicuro da qualsiasi pericolo che provenga dal nostro mondo fatto di esseri soprannaturali.
Dopo esserci riposati un po', Robert ed Emma ci portano a fare un giro tutti insieme per Los Angeles. Dice che qui è pieno di vip, e che quindi non darà troppo nell'occhio.
«Conosci bene Los Angeles?», domanda Michael a Robert.
«Diciamo di sì... mi capita spesso di venirci». Ma non si è mai voluto trasferire. Vive a Jacksonville, il posto in cui è nato e cresciuto con Phil e Renée.
«Deve essere bello avere sempre il sole», dice Michael. Detto da un ragazzo che è mezzo vampiro suona come una cosa divertente. Robert sembra leggermi nel pensiero e trattiene una risata.
«È che a Forks e La Push il tempo è sempre uno schifo... anche se amo vivere lì e non vorrei mai dovermi trasferire», prosegue a dire.
«È la stessa cosa per me con Jacksonville. Sono nato e cresciuto lì e non voglio lasciare quel posto». Mi sento molto calmo e rilassato. Allontanarmi ogni tanto dal branco mi aiuta a liberare la testa e a sentirmi leggero. Fra quattro giorni le vacanze di Pasqua saranno finite, e dobbiamo per forza tornare a casa. Questo è l'ultimo anno di scuola per Michael e Sophia, è molto importante che si impegnino più del solito... E invece vedo Michael giù di morale per la lontananza di Lily, e Sophia più pensierosa del solito. Renesmee dice che a volte esagero a preoccuparmi troppo per i nostri figli, ma proteggerli è una cosa che fa parte di me, così come ho sempre protetto Renesmee.
«Andiamo a prenderci un gelato», mi sussurra Ness all'orecchio.
«Da soli?!».
«Sì Jake, non stargli addosso... lasciagli passare un po' di tempo con Robert e Chris». Renesmee inizia a farmi gli occhioni dolci, e quando lo fa non posso proprio resisterle.
«Ti odio, Nessie. Sappi che te la farò pagare». Lasciamo Robert ed Emma insieme ai ragazzi, mentre Ness inizia a trascinarmi per la mano e ad accelerare il passo.
«Corri, Jacob!». Come ai vecchi tempi...
 
***
 
Questa mattina abbiamo assistito all'ultima prova prima del concerto di stasera, e adesso Renesmee è rimasta un po' da sola con Emma e i ragazzi. Fu proprio Renesmee a spingere Robert verso Emma, e dopo tanti anni sono ancora insieme. Lei riesce a vedere al di là delle cose, fa parte del suo essere speciale.
Robert ed io decidiamo di farci un giro da soli con Chris. Rob mi ha sempre considerato come un punto di riferimento, per lui sono uno di famiglia.
«Chris, ti va di andare alle giostre?», propone Robert.
«Sì papà! Zio Jacob viene con noi!». Zio Jacob. Renesmee ha ragione quando dice che conquisto tutti.
«Ovvio che vengo con voi». Chris l'ho visto soltanto poche volte, eppure è molto legato a me. Le giostre sono proprio vicino all'hotel, e le raggiungiamo in pochi minuti.
«Voglio andare sui tappeti per saltare!», dice Chris tirando Robert per la camicia, e viene presto accontentato. Rob ed io restiamo a guardarlo mentre si diverte, e ne approfittiamo per parlare un po'.
«Mi dispiace che Bella non sia potuta venire», mi dice Robert, riprendendo il discorso che gli avevo accennato ieri. Non voglio dirgli che Bella sta male perché vede il suo fratellino crescere e... andare avanti. Aver scelto una vita umana.
«A Seattle verrà sicuro, la vedrai presto», lo rassicuro, tenendo per me la malinconia.
«Grazie per quello che hai fatto, Jacob. Sarà stato... brutto, chiedere a Sophia di fare... quella cosa con la mente».
«Il condizionamento... Be', non è necessariamente una cosa brutta, Robert. Grazie a quello possiamo continuare ad essere una famiglia, nonostante le nostre diversità...», rispondo, guardando Robert nei suoi occhi chiari.
«Sai che all'inizio non volevo farmi una famiglia? Volevo che questa discendenza con Jane ed Alec finisse con me, ma non volevo neanche privare Emma della possibilità di avere una famiglia. Avevo anche pensato alla possibilità di diventare un vampiro, ma la verità è che non so proprio niente, Jacob...». Rob lancia uno sguardo sorridente a Chris.
«So solo che amo Emma e che essere padre è bellissimo, e sono felice delle scelte che ho fatto», prosegue.
«Ti capisco. Per me è stato il contrario... nel senso che anche l'aver scelto di stare con Renesmee comporta delle rinunce. Perderò le persone che amo, Robert. Questo fa male». Che razza di discorsi. Eppure, uno come Robert è proprio la persona più adatta per affrontarli. L'immortalità e la vita umana... entrambe comportano gioie e dolori, ma il cuore sceglie sempre la via più giusta.
«Come funziona il condizionamento?», mi domanda Robert, lasciando da parte i discorsi esistenziali.
«È semplice... Sophia guarda negli occhi una persona, e quella persona penserà ciò che lei le ha trasmesso... Delle "informazioni mentali", credo». Robert sembra più sollevato.
«Credevo che Sophia dovesse dire ad alta voce ciò che quella persona deve credere...», domanda ancora.
«In realtà all'inizio era così. Ma mia figlia è molto brava a sviluppare i poteri, così come ha fatto con il dono con cui è nata. Lei è un talento naturale per queste cose». Se solo volesse, potrebbe essere una macchina da guerra contro qualsiasi vampiro.
«Dovrebbe essere tutto strano per me, ma in realtà non lo è affatto. Non credevo neanche che i Dark Diamonds avrebbero sfondato, e invece... Non ero proprio destinato ad essere normale». Chris ha finito il suo giro sui tappeti elastici, e si è fatta anche l'ora di ritornare in hotel. Fra meno di due ore c'è il concerto, e abbiamo l'onore di essere in prima fila!
 
 
Alcune ore dopo
 
Siamo proprio sotto il palco, i Dark Diamonds hanno appena iniziato a suonare e Robert è sempre fantastico con la sua chitarra elettrica. Non ho avuto modo di dire a Ness i discorsi che abbiamo affrontato Robert ed io, e non è neanche il momento di farlo. Questa è una vacanza speciale e la regola numero uno è divertirci.
«Stasera non dobbiamo per forza essere genitori e figli, vero?», mi domanda Michael all'orecchio.
«"Gruppo di amici" si addice di più all'occasione», rispondo, iniziando a cantare con lui. Balliamo e saltiamo come dei matti, ogni tanto stringo tra la folla la mano di Renesmee che mi sorride radiosa, muovendosi in modo sensuale. La musica, la voce e le chitarre elettriche invadono l'atmosfera, i nostri visi cambiano colore per via delle luci sparate da sopra il palco.
Un tipo inizia a spingere Sophia, cercando di toglierle il posto.
«Amico, giù le mani da mia sorella!». In un attimo lo rimando al suo posto, e Sophia per poco non scoppia a ridere come una scema.
«Tua sorella, papà?». Non rispondo, ci mettiamo entrambi a ridere tornando poi a concentrarci sulla musica.
Prima di iniziare un nuovo brano, il cantante della band passa il microfono a Robert.
«Questo brano vorrei dedicarlo a delle persone speciali che oggi sono qui. Il brano è "Immortals", e be'... lo conoscete tutti. Lo dedico a voi che siete immortali per me», dice citando le parole della canzone. Lo sguardo di Robert si posa per un attimo su di noi. È stato lui a scrivere le parole, ed ha pensato proprio a noi.
«Stai per metterti a piangere?», domando a Nessie, vedendola commossa.
«Sto bene, Jake. Stavo solo pensando che... qualunque scelta lui faccia, sarà sempre immortale per me. Immortale nel mio cuore».
La malinconia di Nessie svanisce in un secondo, e torniamo ad essere spensierati per il resto della serata.
 
***
 
La Push - Due settimane dopo
 
Sono tranquillo in garage con Michael ad aggiustare una moto, mio figlio impara in fretta e se continua così potrà lavorare seriamente all'officina.
«Papà, io esco». Veniamo distratti entrambi dalla voce di Sophia, che in meno di un secondo mi compare davanti.
«Dove vai vestita così... da discoteca?», le domando vedendola vestita con tacchi alti e un vestitino nero glitterato. Questa è roba di Alice, sicuramente...
«Forse in discoteca?», mi risponde Sophia trattenendo una risata.
«Mi viene a prendere Sarah, non vado in giro così», precisa.
«Vai con tua cugina?».
«Sì, viene anche lei. Resto a dormire da lei, a proposito».
Silenzio di tomba.
«Michael, perché... perché non vai anche tu? Abbiamo lavorato abbastanza, vai a divertirti», propongo a Mickey, che sposta lo sguardo da me e Sophia.
«Ti aspetto, Mickey. Tanto sono in anticipo». Sophia sorride come se nulla fosse e rientra in casa.
Appena è abbastanza lontana da non sentirci, Michael mi osserva con un'espressione di rimprovero.
«Papà...».
«Sì...?». Michael sbuffa. So bene che non sopporta quando gli chiedo di sorvegliare la sorella, e so bene che lui farebbe carte false per Sophia. Ma io leggerei i suoi pensieri in forma di lupo, quindi non ha mai provato a fregarmi. È una cosa politicamente scorretta, lo so. Ma è la mia bambina, e adesso capisco perfettamente come si sentiva Edward.
«Quand'è che la smetterai di fare la sua guardia del corpo? È più forte di me e te messi insieme, non ha bisogno di un babysitter», mi risponde Michael.
«Non è per gli altri che mi preoccupo. Ma di ciò che potrebbe fare lei...».
«Ma papà, abbiamo diciotto anni. Diciotto. Insomma, mamma aveva diciassette anni quando siamo nati noi due». Be'. È proprio di questo che ho paura.
«Renesmee era già adulta da dieci anni, Sophia no. Non sappiamo cosa potrebbe accadere. Non è come Lily, lei non si trasforma...». Sì, forse sono davvero paranoico. Ma Carlisle non sa assolutamente niente riguardo a questo. Potrebbe rimanere incinta anche se stesse attenta. Meglio evitare, almeno per qualche altro anno. Edward è d'accordo me, non vuole che sua nipote sia impulsiva come lo è stata Renesmee... per colpa mia.
«Sai che ti dico, papà? Che stasera devo uscire con Fred e gli altri miei amici, e che mia sorella sa badare a se stessa. Il discorso delle api e dei fiori glielo ha già fatto mamma anni fa». Michael mi rivolge uno di quei sorrisi sghembi alla Edward e si pulisce sui vecchi jeans le mani sporche di grasso.
«Ti voglio bene, papà. Sono contento di essere un maschio». Ma sentilo. Si diverte a prendermi in giro, senza conoscere il reale motivo della mia ansia... Se prima ero semplicemente un papà preoccupato, ora c'è un sogno che ormai ricorre nella mia testa da ben due settimane, esattamente dal nostro rientro da Los Angeles. E ho paura persino a dirlo a Nessie, mi sento in colpa per aver sognato una cosa tanto brutta...
Prendo il cellulare e decido di mandare un messaggio a Seth.
 
Jake: Stasera si va in discoteca... mostra un po' di entusiasmo!
 
Mentre aspetto la risposta, cerco di mettere a posto il casino che ho fatto qui in garage.
Dopo quindici maledetti minuti, Seth si decide a rispondermi.
 
Seth: Discoteca? Perché?
 
Jake: Dove va Josh stasera?
 
Seth: Al Paradise, ma mi dici perché ci dobbiamo andare anche noi?
 
Stufo di scrivere, decido di chiamarlo. Questi messaggini così criptici mi sanno decisamente troppo di adolescente deficiente.
«Seth, vuoi farmi la ramanzina anche tu?». Esco dal garage per andarmi a mettere seduto in giardino.
«Mi spieghi cosa è successo?», mi risponde Seth, seccato.
«Ah, e va bene. Ho sognato che mia figlia rimaneva incinta, e... indovina un po'? La sua gravidanza era peggiore di quella di Bella».
«E tu ti fai condizionare da uno stupido sogno?».
«Senti, lo so che non mi capisci ma... l'imprinting ha ripercussioni anche sui figli. E se posso proteggere mia figlia, finché posso lo farò sempre». Seth esita per alcuni secondi, per poi acconsentire.
«Ci vediamo alle nove al solito posto».
«Grazie, Seth», rispondo. Ho un santo per amico, lo costringo a seguire suo figlio. Sono una persona crudele...
 
***
 
A Renesmee ho detto semplicemente la verità, ovvero che sarei uscito con Seth. Lei è la prima persona a detestare le mie paranoie paterne, senza contare che io non ho mai avuto sogni premonitori. Non mi crederebbe, ma chi può dirmi se ho ragione o meno?
Sono venuto a piedi, correndo. Per fare prima.
In lontananza vedo un'automobile parcheggiata, ma non mi sembra quella di Seth. Gesù, è la Volvo di Edward. E fuori ci sono proprio Edward e Seth che mi aspettano con un sorrisino compiaciuto.
«Edward, che ci fa...».
«Controllo che tu non faccia sciocchezze, Jacob. Sai che ti appoggio, ma adesso stai davvero esagerando», mi risponde, prima che io possa terminare la frase. Glielo leggo negli occhi che si sta divertendo come un matto a vedermi nei panni che fino a qualche anno fa erano suoi.
«Jacob, sei in buona compagnia!». Seth mi dà una pacca sulla spalla e subito dopo saliamo in macchina.
«Il premio "Papà rompicoglioni dell'anno" va a...», inizia a dire Seth.
«Jacob Black!», prosegue a dire Edward. Okay che sono amici, ma Seth sta giocando davvero a carte false.
«Ma che simpatici! Deve essere divertente prendermi per il culo». Edward, alla guida, mi rivolge uno sguardo dallo specchietto retrovisore.
«La vendetta va servita fredda, Jacob». Già, la vendetta. Sotto sotto sta ancora pensando a quando Renesmee venne a stare da me dopo che lui provò a picchiarmi.
«Insomma Jacob, illuminaci con i tuoi piani per rovinare la serata a mio figlio», inizia a dire Seth.
«E a mia nipote», precisa Edward.
«Da quando in qua, Edward, sei un sostenitore del sesso prima del matrimonio?!». Questa mi è nuova.
«Da quando ho capito che non c'è nulla di male nell'adeguarmi ai tempi, Jacob. E perché Josh e Sophia presto o tardi si sposeranno, quindi...».
«Sagge parole, Edward!». Seth gli va dietro come un barboncino addestrato. Okay, sto iniziando a perdere le staffe. Questi due stanno cercando in ogni modo umanamente... anzi, sovrumanamente possibile di farmi desistere dai miei propositi di padre.
«Di padre assillante e antidiluviano», risponde Edward. Ah, diamine! Quando sono nervoso non faccio neanche attenzione a non farmi leggere i pensieri da Edward!
«Siamo arrivati», dice Seth, giungendo nel parcheggio del locale. Finalmente, è stato uno dei viaggi più stressanti della mia esistenza. Edward si infila subito in un parcheggio libero, dopodiché entriamo nel locale.
«Tre ingressi», dice Edward.
«Come? No no, non se ne parla. Pago da solo».
«E dai, Jake! Ce li ridiamo in macchina», mi tranquillizza Seth. Sbuffo e lascio che Edward paghi per tutti e tre. Scendiamo finalmente le scale che ci portano nella discoteca vera e propria, c'è già un casino assordante di gente.
«Li vedete? Sentite l'odore?», domando a Edward e Seth.
«Se ti fai vedere ti uccido», mi risponde Seth.
«Idem», aggiunge Edward.
«Ma no, vi pare? Comunque... parlavamo del piano. Il piano è semplicemente riportare Sophia a casa», dico ai miei due lagnosi accompagnatori.
«Ti odierà, Jacob! È maggiorenne ed ha la testa sulle spalle», prosegue a dire Edward.
«Voglio solo sapere se è davvero qui. Perché se mi ha mentito, non sarei tanto felice di saperlo». All'improvviso, un gruppetto di tre ragazze si avvicinano a noi. No. Ti prego. Anche questa no.
«Scusate, avete una sigaretta?». Uh, la sigaretta. Una scusa vecchia quanto Edward Cullen.
«Ripeti?».
«Niente, Edward. Comunque, noi non fumiamo», rispondo a nome di tutti e tre. Anche perché un vampiro che fuma sarebbe una cosa troppo divertente. Stavolta Edward non mi ha sentito.
«Ehm... vi va di ballare? Voi siete in tre, noi siamo in tre...».
«Siamo tutti fidanzati, e sai com'è... loro sono molto gelose», risponde Seth, recitando bene la parte del ragazzino.
Edward prende con nonchalance il cellulare, facendo finta di parlare con una certa Hilary.
«Sì, vi stiamo aspettando! Vi veniamo incontro, okay?». Le tre ragazze finalmente si dileguano, e tutti e tre ci facciamo una risata. All'improvviso Seth nota il gruppetto dove sono anche i nostri figli.
«Sarah... Matt Uley... Josh e Sophia...», dice Edward.
«Quindi mia figlia non è una bugiarda», sentenzio.
«Ma bravo, Jacob», mi risponde Edward mettendosi a ridere. «Andiamo al bancone, o potrebbero vederci». Seth ed io ordiniamo un drink, e mentre bevo inizio ad avere i sensi di colpa per la cazzata che sto facendo stasera. Seguire mia figlia, perché poi? Perché sono paranoico e perché le impedisco, a diciotto anni, di fare quello che lei vuole? Sono un idiota.
«Jacob, sei un ottimo padre. Ma non ripetere i miei errori», inizia a dire Edward, parlando finalmente in modo serio. «Renesmee è stata la mia bambina per soli sette anni. Sophia è stata la tua bambina per diciotto anni. Lei e Josh hanno aspettato... e lo so perché ogni tanto sono riuscita a farla, una piccola sbirciatina ai suoi pensieri. Adesso lascia che segua a pieno i suoi sentimenti». Edward ha ragione...
«E Josh ti adora, ma me lo dice anche lui che esageri sempre quando si tratta di Sophia», aggiunge Seth.
«Se mi va, Jacob, un giorno le presterò il mio potere di mia spontanea volontà e lei vedrà l'enorme sciocchezza che stavi per commettere stasera». Farmi leggere i pensieri da mia figlia? No, grazie!
«Edward, Seth... Andiamo a casa. Mi avete aperto gli occhi, e vi ringrazio». Senza farci vedere, usciamo dal locale e torniamo verso la macchina.
 
***
 
Alcuni giorni dopo
 
«Josh, oggi la ronda tocca a te... faremo un giro di perlustrazione insieme, okay?». È arrivato finalmente il momento della verità. Sophia in questi giorni è stata molto attenta a non farmi capire niente... Neanche Nessie vuole dirmi nulla. Ma almeno Mickey non le ha raccontato della mia serata in discoteca, altrimenti avremmo finito per litigare...
«Voi altri potete tornare a casa», chiedo gentilmente al resto del branco, Seth compreso.
«Be', allora... vado a trasformarmi», mi dice Josh con un po' di riluttanza.
«Qualsiasi cosa dovessi scoprire dai pensieri di mio figlio, ricordati i discorsi dell'altra sera, Jake», mi dice Seth prima di andare via, dandomi una pacca sulla spalla.
«Lo farò».
 
Josh ed io iniziamo il nostro solito giro di perlustrazione, e lui inizia subito a correre. Inizialmente lo sento canticchiare insistentemente una canzone, che inevitabilmente scaccia gli altri pensieri... Molto furbo da parte sua. Il trucchetto delle canzoni è una delle cose basilari per imparare le tecniche su come sfuggire alla lettura nel pensiero.
Ehi Josh, vai più piano!, gli ordino, vedendo che continua a correre. Fermiamoci lì, noi due dobbiamo parlare, gli dico, indicandogli un albero sotto al quale possiamo riposare.
Okay...
Josh sembra spaventato da me, è come se non vedesse l'ora di andare via.
All'improvviso, sembra che non riesca più a pensare alla canzone... Le immagini che mi ritrovo nella mente sono quelle che non avrei mai voluto vedere... quelle immagini che, a suo tempo, vide anche Edward attraverso la mia mente... e quella di Ness. Vedo mia figlia, e vedo lui che la bacia e le sfila la maglietta... Distolgo subito la mente da quelle immagini, e Josh abbassa il muso in segno di resa.
Perdonami Jacob, è difficile...
Mi avvicino a lui, che nel frattempo ha alzato di nuovo il muso.
Mi stai sfidando?, gli chiedo.
No, Jacob. Ma ho aspettato che lei avesse diciotto anni, come volevi tu. Ora non accetterò una scenata da parte tua.
È deciso, il ragazzo. E mi piacciono i caratteri forti e decisi, se avesse di nuovo abbassato le orecchie sarebbe stato un atteggiamento da vittima. Lo avrei picchiato, sì.
Joshua Harry Clearwater, dico usando il timbro dell'alfa... per poi toglierlo. Ho capito che è il momento di lasciarla andare, e che non devo immischiarmi riguardo alla... vostra intimità. Sappi solo che se ti azzardi a mostrarmi di nuovo quelle immagini, potrei perdere le staffe. Stavolta sul serio.
Ma come si fa a mantenere la concentrazione?, mi domanda con sincero interesse.
Posso insegnartelo, Josh... Devi solo essere disposto ad avere tanta pazienza...
 
So che Edward sarà fiero di me, per non aver commesso il suo errore.
Renesmee, anche lei sarà fiera di me perché finalmente ho... moderato, il mio atteggiamento da "Edward 2 La Vendetta".
Mickey sarà fiero di me perché smetterò di chiedergli di seguire la sua gemella... a meno che non voglia cacciarsi proprio nei guai!
Sophia, mia figlia, sarà fiera di me. Perché finalmente la sto lasciando andare. La farfalla più bella sta spiccando a piccoli passi il suo volo... ed io la lascerò andare, sapendo che le mie braccia saranno sempre aperte per lei. Non sono perfetto, non lo sarò mai. Ma sono un padre. Un buon padre, di questo ne sono certo.


 


Nota dell’Autrice
Hey, finalmente sono riuscita ad aggiornare! Ormai lo sapete che anche se sono lenta non sparisco, vero? Bene, ora passiamo al capitolo.
Ho voluto scrivere di un piccolo litigio tra i fratelli Black, visto che finora non avevano mai litigato; e poi ho inserito un piccolo confronto tra Jacob e Will, che sta scoprendo la sua natura di vampiro. Subito dopo, ritroviamo un personaggio creato da me in Eternity: Robert, il fratello di Bella nato un anno dopo la fine di Breaking Dawn. Ormai Rob è un uomo maturo e un padre, proprio come Jacob.
Alla fine, grazie alle parole di Edward, quando Jake scopre che Sophia e Josh hanno fatto l’amore accetta la cosa e non ne fa una tragedia, è il momento per lui di essere meno geloso della sua bambina! Spero che papà Jacob e papà Robert vi siano piaciuti, vi do appuntamento al prossimo capitolo! A narrare sarà di nuovo uno dei tre ragazzi, provate a indovinare quale: Sophia, Michael o Will?
P.S. La foto di Jake e Sophia come sempre l'ho fatta io, si nota la somiglianza?
A presto, 
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La storia si ripete - Prima parte: la verità ***


La storia si ripete - Prima Parte: la verità


 
William
Il tempo scorre veloce, per quelli come me.
Ormai è da diversi mesi che frequento Nicole, e fra una settimana esatta inizierò il college a Seattle.
È settembre, e mi sto godendo gli ultimi giorni a La Push, prima di partire. Michael e Sophia quest'anno si laureano, e dovrò cavarmela da solo, lì al college. Non avevo le idee molto chiare su cosa studiare... e, ad essere sincero, ci vado soprattutto per stare accanto a Nicole. Michael sta studiando per diventare un ingegnere, Sophia sta studiando psicologia, come mamma.
Io ho deciso di scegliere qualcosa che in genere non piace proprio a nessuno... La matematica. Ho già fatto i test e sono risultato più che idoneo, quindi mi sono detto "Perché non provare?''. In fondo ho un tempo infinito per poter fare qualsiasi cosa, prima o dopo.
Nicole studia per poter lavorare negli ospedali insieme ai bambini, e si impegna molto seriamente... Spero soltanto di non essere una fonte di distrazione troppo grande quando sarò lì anche io. Come sono modesto!
Niky mi ha fatto completamente perdere la testa, il solo pensare a lei mi provoca delle scariche di adrenalina. Lei è bellissima, intelligente... e umana. Non sa niente di me, e prima o poi dovrò dirle chi sono realmente: un ibrido, mezzo vampiro e mezzo lupo. Non ho altra scelta, ma sapevo fin dall'inizio che non sarebbe stato semplice. Come reagirà nel sapere che ogni volta che la sfioro sono anche attratto dal suo sangue? Ecco il motivo per il quale non ci siamo mai spinti oltre... Temo di non saper controllare i miei istinti da vampiro.
«Ehi, Will!». Mi volto, sentendo la voce di Brenda. Con un po' di impegno, dopo ciò che c'era stato tra noi, il nostro rapporto è tornato quello di sempre.
Il sole sta per tramontare, lo vedo sparire a poco a poco nell'oceano. Si sta bene a quest'ora, sulla spiaggia di La Push. Faccio cenno a Brenda di raggiungermi, e mentre si tiene i lunghi capelli castani con una mano, viene verso di me.
«Sei in anticipo», le faccio notare, dando un'occhiata all'orologio.
«Harry aveva da fare, ho pensato di raggiungerti prima», mi risponde, salutandomi con un bacio sulla guancia.
«Grazie per essere venuta subito, perché sto per impazzire», sbuffo.
«Will, perché non provi a calmarti un po'?». Brenda inizia a camminare mettendosi con le braccia conserte, ed io la seguo. È bella, sì. Ma ormai è soltanto la mia migliore amica, non sono più attratto da lei. Non più, da quando c'è Nicole.
«Quello che mi è successo non rientrava nei piani». Ed è sempre più difficile. Un lupo con problemi da vampiro, dovrebbe essere una cosa buffa.
«Che cosa, esserti innamorato?».
«Di una ragazza umana, piccolo particolare». Continuo a camminare nel verso contrario al vento, Brenda si raccoglie i capelli in una coda e raggiunge il mio passo.
«Sfogati adesso se devi farlo... Non stasera che ci farai conoscere Nicole», mi risponde prendendomi a braccetto. La guardo negli occhi, e lei mi sorride. Dovrebbe essere strano sfogarmi con la mia ex riguardo alla mia nuova ragazza, ma lei mi capisce più di chiunque altro. Perché si trova esattamente a metà, tra il mondo soprannaturale e non. Tra vita ed esistenza.
«Come fai a sopportarmi?», me ne esco, sorridendo.
«È a questo che servono gli amici», mi risponde, pronta ad ascoltarmi.
«Vorrei spaccare tutto, - inizio a dire. - Perché quando mia madre e mio padre hanno pensato ad avere dei figli, non si sono posti il problema di quale sarebbe stato il loro futuro. Sono stati egoisti». Non so che cosa mi porti a dire questo, forse solo la paura di perdere Nicole quando scoprirà la mia vera natura.
«Will, tu non lo pensi... Dici così solo perché è una situazione difficile. Credi che per tuo nonno Edward sia stato più semplice, forse?». Be', anche lei non ha tutti i torti. Nonno Edward e nonna Bella ce l'hanno fatta, però.
«Il fatto è che io mi ritrovo nella sua stessa situazione. E un giorno, forse neanche troppo lontano, chiederò a Nicole di privarsi della vita umana, perché non sono abbastanza forte da lasciarla andare. Ho una buona dose di egoismo anch'io, quindi forse non dovrei giudicare proprio nessuno». Brenda si ferma, indicando il solito tronco sul quale possiamo sederci.
«Le dirai tutto, o forse lo scoprirà lei. E se ti ama ti sceglierà in ogni caso. Non dare degli egoisti ai tuoi genitori, Will. Loro hanno solo voluto essere felici... E infatti sei nato tu, e i tuoi fratelli. Non sentirti in colpa per ciò che sei, ti prego. Perché allora sarei un "mostro" anch'io, e qualsiasi altra persona a cui vuoi bene». Brenda ritorna a mettersi con le braccia conserte, e per un attimo esito a rispondere, fissando l'espressione dei suoi occhi marroni. Forse è solo per questo che mi ritrovo a fare certi ragionamenti, perché i miei fratelli non hanno di questi problemi. Con Josh e Lily non hanno dovuto affrontare tutto ciò che sto passando io. Mentire alla persona che ami è orribile.
«Hai ragione, Brenda... Devo solo smetterla con questa cosa di crearmi problemi, non mi porterà a niente», le rispondo. E lei è una delle poche persone a conoscere questo mio lato oscuro del carattere, quello delle paranoie.
«Sono curiosa di conoscerla. E non è il caso di dire che sono anche la tua ex, okay?», dice riferendosi a Nicole.
«Ho già troppi problemi da vampiro e licantropo, non mettiamo in mezzo anche i problemi da umani!». Si sta facendo tardi, e per prima cosa dobbiamo passare a prendere Harry. Sono agitato anche perché Nicole resterà a dormire da me, visto che i miei non ci sono, né Sophia e Michael. Ho paura di ciò che potrebbe accadere... di ciò che potremmo fare, di ciò che potrei fare io...
 
***
 
Siamo seduti ad un tavolo riservato, in una nota pizzeria di Port Angeles. Guardo continuamente il vetro dietro di me per controllare se sia arrivata l'automobile di Niky. Harry, Brenda ed io siamo già seduti da una decina di minuti, solo il quarto posto è vuoto: quello di Nicole. Mi volto a guardare le altre persone, la tovaglia rossa e i quadri che raffigurano paesaggi italiani. Perché sono così nervoso?
«Rilassati, Will!», mi dice Harry, vedendo che continuo a muovere le dita sul tavolo. «Non farai nessuna figuraccia con noi, garantito», aggiunge. Per "figuraccia" intendo qualsiasi cosa abbia a che fare con i lupi, o con i vampiri. Brenda si volta un attimo, sentendo aprire la porta della pizzeria.
«È lei», dice tutta emozionata.
«Complimenti! Ottima scelta», dice Harry beccandosi uno scappellotto da Brenda. Niky si fa indicare il nostro tavolo e ci raggiunge immediatamente, i suoi capelli biondi sono raccolti da una coda e alcune ciocche le incorniciano il viso.
«Ehi, scusate il ritardo», dice Nicole appena si avvicina al nostro tavolo.
Mi alzo subito in piedi per baciarla, cercando di darmi un po' di contegno. Non sapevo che essere un lupo comportasse anche avere gli ormoni a mille... come se già non bastasse il suo sangue. La mia cantante, direbbe un vero vampiro.
«Nicole, loro sono i famosi Harry e Brenda», dico presentandole i miei amici.
«Finalmente Will si è deciso a farci conoscere», risponde lei facendomi l'occhiolino.
 
Il resto della serata trascorre tranquillo, Nicole sembra trovarsi perfettamente a suo agio con i miei amici. Con Brenda scherza, con Harry si trova d'accordo. Non poteva mancare la domanda sul tatuaggio del lupo che Nicole ha sulla spalla, che a quanto pare fa sorridere entrambi. Harry indossa una camicia, e Brenda una maglia a maniche corte con una felpa, in modo da non dover spiegare a Nicole perché tutti e tre... più mio fratello Michael, abbiamo lo stesso tatuaggio. Be', in realtà siamo molti di più ad avere quel tatuaggio, ma... ogni cosa a suo tempo.
«E quindi, cosa studi...?», le domanda Harry.
«Scienze pediatriche. Sono al secondo anno. C'è molta medicina, ma è comunque una cosa più leggera rispetto a ciò che ha scelto questo matto...», risponde Niky voltandosi verso di me.
«Chi sarebbe il matto?». Le faccio il verso.
«Tu, Will. Matematica potevi sceglierla solo tu!». Ma perché tutti hanno problemi con la matematica? Potrei dare qualche ripetizione anche a lei, potrei persino fargliela piacere.
Ad un certo punto, Nicole ci dice che deve andare un attimo fuori per prendere il cellulare, che ha dimenticato in macchina. 
«Non metterci troppo», le raccomando. La vedo allontanarsi verso la porta, non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Indossa dei jeans attillati, scarpe con il tacco non troppo alto e una maglia nera di pizzo che lascia intravedere tutta la sua schiena. In questo momento, non è di certo il suo sangue a tentarmi.
«Will, sei ancora sul pianeta Terra?», mi richiama Harry facendo strani segni con la mano.
«Quella ragazza dovrebbe essere illegale», me ne esco bevendo subito un po' d'acqua. Mi devo decisamente calmare.
«Secondo me stasera accadrà qualcosa tra i piccioncini», prosegue a dire prendendomi in giro.
«Harry, tu non mi dici mai che dovrei essere illegale... questa me la segno», gli risponde Brenda, sorridendo. Passano cinque minuti, e Nicole non è ancora tornata... Sarò eccessivamente premuroso, ma sto iniziando a preoccuparmi.
«Sentite, io vado a vedere perché non torna», dico ai miei amici dopo aver aspettato fin troppo.
«Veniamo con te», mi rispondono Brenda e Harry.
La scena che mi ritrovo nel parcheggio non mi piace affatto, Nicole sta discutendo con un tipo che mi sembra strafatto di roba. Inizio a sentirmi bollente, ed Harry lo nota. Il tizio in questione, una specie di tossico con il codino, è comodamente seduto sul sedile anteriore. Fantastico.
«È il caso che ti calmi, ci pensiamo noi», mi dice Harry notando che sto iniziando a tremare. Sono costretto ad allontanarmi, non riesco ancora a controllare le mie trasformazioni.
Provo a fare dei respiri profondi e a concentrarmi, cercando di liberare la mente. Papà e Michael mi dicono di fare così, di solito. Ma non posso starmene qui e fare quello che se ne frega. Ritorno nel parcheggio, e vado subito vicino a Nicole. Harry sta cercando di far uscire il tossico, provando con le buone maniere.
«Lo conosci?», domando all'orecchio a Nicole.
«Dopo ti spiego». Harry continua a dire, con gentilezza, che se non esce dalla macchina dovrà chiamare la polizia.
«Adesso basta!», sbotta all'improvviso Brenda trascinandolo fuori per la manica della giacca di pelle, afferrandogli poi entrambi i polsi.
«Ma che sta facendo?!». Nicole mi guarda con una faccia sbalordita. In effetti questo non è il comportamento che assumerebbe una ragazza normale in questa circostanza.
«O te ne vai, o te ne vai», gli intima con una voce minacciosa. Probabilmente Nicole penserà che è una specie di bulletta della scuola o cose simili. Merda. Non appena Brenda gli molla i polsi, il tizio si allontana immediatamente, dicendo "Mi piacciono le cattive ragazze" o qualche stronzata simile. Mi sta venendo da ridere per la situazione imbarazzante e surreale.
«Potremmo portare questo alla polizia», dice Harry tirando fuori il cellulare dalla tasca, cercando di distogliere l'attenzione da Brenda. Se fosse stato lui a fare quel gesto, con i suoi muscoli e il suo metro e ottantacinque di altezza, Nicole non ci avrebbe trovato nulla di strano.
«Ho registrato tutto», ci spiega Harry cercando di rassicurare Nicole. Brenda invece non sa che dire, si rannicchia nella sua felpa come se potesse nascondersi.
«Scusami Nicole, non volevo farmi vedere così. Sono una abituata a difendersi», prova a spiegare. Nicole la ringrazia facendole i complimenti, sinceramente ammirata.
«Quel tipo ha un'ordinanza restrittiva nei miei confronti - ci spiega. - Vi ringrazio, non so cosa avrei fatto senza di voi», prosegue a dire Niky abbassando lo sguardo, ancora stretta tra le mie braccia. Dopo aver pagato il conto e aver salutato Harry e Brenda, Niky ed io decidiamo di andare a casa. È stata una serata tra amici piuttosto... particolare. Il comportamento di Brenda rischia di farci scoprire, dovrebbe controllarsi un po'.
 
Una volta in macchina, Nicole inizia a spiegarmi tutto, ma anche a farmi delle strane domande.
«Era un mio compagno di liceo, e con il tempo ha iniziato a manifestare una fissazione per me. Me lo ritrovavo sempre sotto casa, e una volta mi ha quasi messo le mani addosso. Ho ottenuto un'ordinanza restrittiva, perché aveva... un coltello. Non è una persona che sta bene», mi confessa con un po' di disagio. Se lo avessi saputo prima, non credo che mi sarei trattenuto dal picchiarlo a sangue, anche se questo preferisco tenermelo per me. Non voglio che Nicole mi veda come una persona violenta.
«Perché non me l'hai mai detto?», le domando. E intanto sento ancora salire la rabbia.
«Non volevo farti preoccupare, Will. Scusami... - dice poggiando una mano sulla mia, mentre abbasso il volume dell'autoradio. - Senti... piuttosto, mi dici dove Brenda nasconde tutta quella forza? Sembra così... esile». Brenda, come al solito, ha agito da impulsiva. L'essere un lupo ha accentuato il suo carattere spavaldo, non si fa problemi con niente e nessuno. Peccato che questo possa essere un problema, perché una normale ragazza che pesa poco più di cinquanta chili non potrebbe esercitare tutta quella forza su qualcuno che è il doppio di lei...
«Brenda ha fatto arti marziali, e le fa ancora... - rispondo. - Lo so, a volte mette paura, lo devo ammettere».
«Non voglio immaginare cosa succede se Harry la fa arrabbiare», risponde scoppiando a ridere. Bene, la scusa delle arti marziali sembra aver funzionato. Detesto mentire a Nicole, ma le ho detto comunque la verità: Brenda fa davvero arti marziali, anche se non sono di certo quelle a darle tutta quella forza.


Parcheggiamo la macchina di Nicole, una di quelle macchine che nonno Edward troverebbe inconcepibili, ed entriamo subito in casa. Non credo che sarebbe tanto normale regalarle subito una macchina, anche se prima o poi...
«È la quarta volta che vengo qui... - mi fa notare. - E la adoro, questa casa». Si sofferma a guardare il salone, una stanza molto accogliente e raccolta. In quasi tutte le stanze ci sono colori caldi, caldi come il mondo dei lupi. Ed è pieno di raffigurazioni di lupi, in giro. Disegni fatti anche da Michael, il più bravo in famiglia a disegnare. Siamo completamenti soli, perché Wolf è da nonno Edward e nonna Bella.
Nicole si toglie il giubbotto e posa sul tavolo la sua borsa, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe. «Devo toglierle, ho i piedi a pezzi», mi dice, restando scalza.
«Sediamoci un po'», le propongo. Molto furbescamente, Nicole viene a sedersi in braccio a me, osservandomi con i suoi occhi felini, così azzurri da essere incredibilmente luminosi anche con poca luce.
«Will, ma tu hai la febbre...», mi dice all'improvviso poggiandomi una mano sulla fronte.
«Non è febbre, sono solo un po'... accaldato». Sì, accaldato. La verità è che il lupo dentro di me sta scalpitando per venire fuori. Rabbia, attrazione e altre sensazioni si stanno concentrando nel mio corpo, rendendomi in qualche modo vulnerabile, ma allo stesso tempo come se stessi per scoppiare per la troppa energia.
«Accaldato, eh?». Nicole inizia a baciarmi sul collo, scendendo sempre più giù. Ed ecco che anche il vampiro inizia a farsi sentire. Sento il pulsare delle sue vene. L'odore irresistibile del suo sangue. E la verità è che stasera non riuscirò a controllarmi, non del tutto. Scegli, o l'uomo o il vampiro. Se voglio resistere al suo sangue, dovrò lasciarmi andare nell'altro senso...
Nicole si alza in piedi, notando in me qualcosa di strano. Inizia a camminare avanti e dietro, sciogliendosi la coda e lasciando ricadere quella meravigliosa cascata di capelli chiari che si ritrova. È simile a un angelo, altro che umana... o forse a un diavolo tentatore.
«Te lo leggo negli occhi», mi dice misteriosa, sbattendo le lunghe ciglia da cerbiatta. Si appoggia alla parete, accavallando le caviglie e mettendosi a braccia conserte. Una posizione studiata con molta cura per fare in modo che io... le salti letteralmente addosso.
Mi alzo in piedi e la raggiungo a velocità non umana, spingendola ancora di più contro il muro.
«Che volevo farlo da tutta la sera? Sì, hai perfettamente ragione...». Non le lascio il tempo di rispondere, la bacio con fin troppo impeto e non la lascio più andare. Non le farei mai del male, devo solo imparare a resistere al sangue... Ho già rimandato questo momento fin troppo a lungo, adesso basta. Sento che mi sta slacciando i bottoni della camicia, mentre io inizio a respirare più velocemente. La camicia scivola giù, ci sono solo le sue mani sulla mia schiena nuda, le sue mani sulla mia pelle. Nessuno di noi dice niente, ci sono soltanto i nostri respiri. Cerco di pensare a cosa farebbe... un ragazzo umano. Non le strapperebbe i vestiti, li farebbe scivolare via con delicatezza. Le sue mani mi spingono a toglierle i vestiti, cosa che faccio senza pensarci due volte. La maglietta, poi i jeans... tutto finisce per terra.
«Will, sei agitato», mi dice mentre mi fermo a guardarla, non accorgendomi che le mie mani la stanno già rendendo di mia proprietà, ancorate ai suoi fianchi. Sembra piacevolmente sorpresa da tutta la mia forza, dai miei movimenti non delicati. Dal fatto che ogni fibra del mio corpo la desidera come l'ossigeno.
«Shhh». Le poggio il dito indice sulle labbra e riprendo a baciarla, spingendola ancora contro il muro. La sollevo facendo intrecciare le sue gambe al mio bacino, e sto per andare verso la mia stanza. Ma poi mi ricordo di una cosa che mi raccontò Mickey, che a sua volta gli raccontò nostra sorella...
 
... Sophia mi ha raccontato una cosa molto personale che le ha detto nonna Bella. Non so se sia vero, ma a quanto pare, in luna di miele, nonno Edward ha spaccato il letto. Spaccato letteralmente!...
 
Okay, niente letto, altrimenti tutto il branco finirebbe per darmi stupidi soprannomi. "Will lo spacca-letti", già me lo immagino. Decisamente è meglio evitare.
La faccio sdraiare sul divano, rendendole impossibile ogni movimento. Le sto bloccando le braccia sopra la testa, e non so nemmeno perché. Prima che dica qualcosa, mi accorgo di aver lasciato sui suoi polsi i segni della mia stretta. «Non è niente», mi dice mentre le sue mani tornano tra i miei capelli. Restiamo così, in attesa che il mio respiro torni regolare. E poi riprendiamo a baciarci con delicatezza, togliendoci finalmente la biancheria.
«Lo sapevi anche tu che sarebbe finita così», le sussurro sulle sue labbra. Pizzo nero, la piccola volpe aveva previsto tutto.
«Ti aspettavi le mutande della nonna?». Ride per un attimo, facendo la sfacciata. Ormai non è rimasto più niente a dividerci. Sento ogni singola parte di me combaciare con il suo corpo, e la pressione delle sue mani sulla mia schiena. Potrebbe persino graffiarmi, se fossi umano.
«È la prima volta, per me», le confesso in questo momento così delicato. Lei mi passa una mano tra i capelli, baciandomi la fronte. Non glielo avevo mai detto, mentre lei aveva voluto dirmi tutto. Meglio così, forse. Sarà più semplice, più naturale, lei saprà insegnarmi ad amarla.
«Faremo in modo che sia perfetta», risponde. Riprendiamo a baciarci fino a scivolare dal divano, Nicole si mette a ridere e lo faccio anch'io. Ma i baci tornano a prendere il posto delle risate, ed io mi ritrovo nuovamente sopra di lei. Le tengo una mano sotto la schiena per paura di farle male, ma lei sembra perfettamente a suo agio... e pronta per essere mia. Non appena torna a stringermi, mi lascio trasportare dalle sensazioni. La rendo mia definitivamente, in un attimo sono dentro di lei. Senza controllarmi, stavolta. Nicole inarca la schiena contro di me e sospira, come colta alla sprovvista, ma subito dopo mi accarezza i capelli che poco fa aveva stretto con forza.
«Adesso mi appartieni», mi sussurra poco prima che io inizi a spingere, sempre di più. Ci lasciamo andare entrambi, fin quando ogni movimento non diventa semplice come respirare. E finalmente il suo sangue smette di tentarmi...
 
 
La mattina dopo
 
Quando mi sveglio sono nella mia stanza, con Nicole che mi dorme a fianco... completamente persa nel mondo dei sogni. In un attimo vengo inondato dai ricordi della notte trascorsa. Quando Niky si è addormentata l'ho portata qui, nel mio letto. Dorme con la testa appoggiata al mio petto, la sua mano si trova proprio all'altezza del mio cuore. Con la silenziosità di un vampiro, mi alzo nella maniera più discreta possibile, coprendola meglio con il lenzuolo. Ha un'espressione serena e felice, ed è bellissima nonostante il trucco un po' sbaffato sugli occhi.
Decido di lasciarla dormire ancora un po' e vado a preparare la colazione, infilandomi soltanto un paio di boxer. In certe occasioni è bello stare senza fratelli che girano per casa...
Accendo il pc e faccio partire una playlist piena di canzoni allegre, alcune anche vecchie. Mi sento incredibilmente felice, non credevo che potesse essere così.
Preparo dei pancakes con la Nutella, e vedo arrivare Nicole in cucina sulle note di Uptown Funk di Bruno Mars, vestita soltanto con una mia camicia e la biancheria.
«Buongiorno, cuoco provetto...», mi saluta tutta allegra mettendosi a ballare. Afferra la mia mano e fa una piroetta su se stessa, che termina con un bacio sulle mie labbra. Lascio perdere per un attimo i pancakes e mi metto a ballare con lei, premendo i suoi fianchi contro di me.
«Buongiorno, bellissima», rispondo con un sorriso soddisfatto, mentre la lascio andare. Nicole prova a distrarmi chiedendomi della canzone, mia madre aveva nove anni quando è uscita.
Finisco di preparare i pancakes e li servo nei piatti. Quando cominciamo a mangiare, nessuno di noi si azzarda a dire niente, così inizio a parlare io.
«Come ti senti?», le domando abbassando subito gli occhi sulla mia colazione. Che domanda idiota, Will. 
«Mai stata meglio. Vorrei che fosse stata la prima volta anche per me...». Abbassa lo sguardo, come se non volesse dirmi qualcosa.
«Che cos'hai lì?», le domando vedendo un graffio sulla sua coscia, passandoci sopra il dito.
«Non è niente... ti sei solo lasciato andare un po' troppo, - risponde. - Non fare commenti». Nicole si toglie la camicia, e quello che vedo non mi piace affatto. È piena di graffi e lividi... e la cosa peggiore è che glieli ho fatti io. Forse sarebbe stato meglio rompere il letto piuttosto che ridurla in questo stato.
«Stiamo scherzando?... Ti ho fatto questo?!».
«Sei stato davvero spietato, Will. Diciamo che mi fa male un po' dappertutto e che cammino come... una specie di pinguino». Si siede in braccio a me gettandomi le braccia al collo. «Okay, ho appena distrutto la tua felicità... sono una stupida». Mi guarda negli occhi, per poi poggiare il viso nell'incavo del mio collo.
«È stata disastrosa, come prima volta», le dico accarezzandole i capelli. Mi sento un mostro.
«La verità è che vorrei sbatterti contro il muro in questo preciso istante, William Black. E rifare tutto di nuovo», risponde lei con uno sguardo furbo. Tutto sommato l'ha presa bene la storia dei graffi e dei lividi, meglio non infierire... So soltanto che dovrò imparare a controllarmi, e dovrò farlo presto. Credo che ci arriverà da sola a scoprire che cosa sono, se continuo di questo passo.
«Queste frasi non si addicono a una signorina perbene». Le faccio una smorfia, fingendomi sconvolto. Subito dopo la prendo in braccio ma lei mi implora di metterla giù, forse le ho fatto ancora più male di quanto voglia farmi credere. 
«Posso dirti una cosa?», mi dice all'improvviso.
«Tutto ciò che vuoi», rispondo, poggiandole le labbra sulla fronte.
«È stato molto... eccitante farlo per terra, ma la prossima volta sarebbe meglio approfittare del letto...». Inizia a ridere, nascondendo il viso sul mio petto.
«Concordo con te», mi limito a dire sorridendo anch'io, stringendola più forte. Non so se sia normale, sentirsi in questo modo. In questo istante il mio unico desiderio è continuare a stringerla forte, respirare il suo profumo e osservare quanto sia bella, nella sua umana fragilità. Che non fosse la prima volta per lei, poco mi importa. Preferisco guardare solo al presente, e al fatto che forse un giorno deciderà di restarmi accanto...
«Quando sarà arrivato il momento giusto ti confesserò una cosa, Will», mi dice misteriosa.
«Dovrò confessartene una anch'io. Più di una, ma sei la persona giusta». La persona giusta, ripeto mentalmente. Mi sto lasciando andare più del previsto, e in risposta vedo i suoi occhi color cielo illuminarsi. Un bellissimo cielo azzurro in una giornata senza nuvole.
 
***
 
Il giorno è arrivato, stasera prenderò il treno che mi porterà a Seattle e alla mia nuova vita da studente di college.
La cosa bella è che Harry partirà con me, la cosa brutta è che il college lo porterà via da Brenda... Lei va ancora a scuola, questo significa lontananza. Sarà dura, soprattutto per lei.
Prima di partire, mi sono preso qualche ora di tempo per parlare con l'unica persona che possa comprendermi davvero, visti i suoi precedenti: nonno Edward. Lui ha vissuto una situazione simile alla mia, chi meglio di lui può comprendermi?
Facciamo una passeggiata nel bosco, nei pressi di casa Cullen. Dopo aver parlato un po' del college, inizio a fargli qualche domanda su quando lui e nonna Bella si sono conosciuti.
«E quindi... è stata Bella a scoprire che cos'eri?», gli domando, mentre camminiamo su un sentiero tra gli alberi.
«Sì, è stata lei a mettere insieme gli indizi e a comprendere tutto... Ma la cosa paradossale è stata che nonostante questo, lei mi amava. Anche se ho ucciso degli umani in passato, lei mi ha sempre considerato un'anima pura...». Sentire nonno Edward parlare di nonna Bella è fantastico. Perché è incredibile tutto l'amore che percepisco con delle semplici parole, con i suoi ricordi. Lascio che il nonno mi legga nel pensiero, prima di passare a questioni più leggere.
«Carlisle ha tenuto da parte delle sacche di sangue per te. Sicuro di poter resistere, quando sarai al college? Non devi sforzarti, io ci ho messo anni a resistere al sangue... mio malgrado», mi dice con aria preoccupata.
«Ed... Nonno, prima imparo a resistere e meglio è. Soprattutto per Nicole. Quando sarò a Seattle non avrò nonno Carlisle a portarmi le sacche di sangue ogni volta che ne avrò bisogno. Dovrò cavarmela da solo, e il sangue non dovrà più essere una dipendenza». A questo punto mi lascio sfuggire un pensiero. Una cosa piuttosto imbarazzante che solo nonno Edward può dirmi...
«L'hai riempita di graffi e lividi», constata con una finta espressione sconvolta, osservando le immagini nella mia mente. Edward scuote la testa, sospirando.
«Lo so. Non dire niente». Alzo le mani. «Dimmi solo se è una cosa normale, per uno come me», mi limito a domandare.
«In luna di miele feci a Bella molto peggio di ciò che tu hai fatto a Nicole. Ruppi il letto e... morsi i cuscini, per resistere alla tentazione del sangue. Il risultato fu che il mattino dopo, Bella si ritrovò circondata da piume d'oca ed era piena di lividi. Mi sentivo un mostro, ma lei era felice ed io mi lasciai andare. Poi sappiamo tutti cosa è accaduto, scoprì di aspettare Renesmee». Nonno Edward racconta tutto con un'espressione serena, anche se alcuni ricordi lo fanno soffrire.
«Un momento, non c'è il rischio che io diventi bisnonno, al momento... Vero?», mi domanda preoccupato.
«Ah, su questo puoi stare assolutamente tranquillo!», lo rassicuro. Ci sediamo ai piedi di un grande albero, poggio la schiena sulla sua robusta corteccia mentre Edward si siede accanto a me.
«Tornando al discorso dei lividi e tutto il resto... Tu puoi controllarti, William. Non sei come me. Sei forte, è vero... ma lascia emergere un po' di più il tuo lato umano, non essere troppo istintivo. Ricorda che lei è umana e che non puoi permetterti di lasciarti andare del tutto». A Michael e Lily non succede perché entrambi sono lupi... Lily e Josh sono lupi, nessuno fa male a nessuno.
«Will?».
«Sì».
«Non arrenderti con lei... Bella ed io ce l'abbiamo fatta, e secondo me ce la farete anche tu e Nicole». Nonno Edward si alza di nuovo in piedi, invitandomi a seguirlo. Ora mi sento pieno di ottimismo e più sicuro di me stesso, mi piace molto parlare con lui.
«Chi ti dice che vorrà diventare un vampiro come nonna Bella?», gli domando, mentre provo ad immaginare il mio futuro con lei. In realtà immaginare Nicole come un vampiro mi fa uno strano effetto... I suoi occhi azzurri, che mi hanno fatto innamorare di lei, non ci sarebbero più. E l'odore del suo sangue scomparirebbe, ma quella sarebbe una cosa positiva. Provo a ricacciare indietro la sensazione, non è una cosa che dovrò affrontare adesso.
«Magari vorrà viversi i suoi anni da umana, ma ad un certo punto si troverà ad un bivio. Se non vuoi perderla, Will... Lei dovrà farlo». Edward si passa una mano tra i capelli ramati, sicuro delle sue parole. «È un gesto egoistico», sentenzio.
«L'amore è sempre un po' egoistico, Will. Un tempo avrei detto che Bella avrebbe dovuto vivere la sua vita e poi spegnersi lentamente... Ma quando sarebbe accaduto, io sarei andato con lei». Gli occhi del nonno si abbassano.
«Nicole potrà vivere come Bella. Senza uccidere. Ti dico solo una cosa, però: se la ami non lasciarla andare».
 
***
 
Un mese dopo
 
Ormai sono qui a Seattle da poco più un mese, nel pieno della vita da college. Nei fine settimana cerco di tornare a casa, perché avverto la necessità di trasformarmi in lupo e di bere del sangue. Harry mi accompagna sempre, per poter stare un po' di tempo con Brenda. Tutto sommato qui non è male, e studiare non mi riesce difficile grazie alla mia mente da vampiro. Ecco, questa è una delle cose che amo dell'essere in parte un vampiro. Ma poi c'è anche la parte brutta. Con l'aiuto di Sophia, ogni tanto rubo qualche sacca di sangue all'ospedale. Detesto tutto questo, ma nei lunghi periodi in cui non mi trasformo in lupo, la sete di sangue torna a bussare alla mia porta, come una cara vecchia amica. Forse sono difettoso, o forse sono solo più istintivo rispetto ai miei fratelli. E poi c'è il mio essere lupo, e un episodio accaduto alcuni giorni fa che avrebbe potuto farmi scoprire. La cosa incredibile, è che Nicole mi ha coperto. Che cosa sa di me? Ha capito tutto e gli vado bene così?
 
... «Tieni Will, prepara qualche panino», mi chiese Logan, un mio compagno di corso, passandomi un coltello. Quella sera saremmo dovuti uscire, e volevamo mangiare qualcosa prima di andarcene in giro fino a tardi. Nicole chiacchierava con Harry a proposito degli esami, ma Harry non faceva che spostare il discorso su Brenda. 
«Will le faceva ripetizioni di matematica», disse spostando lo sguardo su di me. 
«Vedrai che se la caverà lo stesso anche senza di lui», rispose Nicole. Mi distrassi per un attimo, facendomi un brutto taglio con il coltello.
«Cazzo...», imprecai, guardandomi la mano piena di sangue. Aprii subito l'acqua del lavello, facendo scorrere l'acqua corrente sulla ferita.
«Oddio, Will! Stai bene?». Nicole aveva fatto voltare tutti, ed Harry mi lanciò uno sguardo preoccupato, come a dirmi "Fa' finta che non sia niente di grave". Se fosse accaduto a lui sarebbe stata la stessa identica cosa, le ferite per quelli come noi si rimarginano quasi immediatamente. Roba da lupi. 
Niky si alzò dal divano per venire subito accanto a me, ma il tempo di guardare la mia mano nel lavandino e la ferita si era già rimarginata. 
«Ragazzi, è tutto okay. Era solo un taglietto», dice a tutti i presenti, per poi accompagnarmi in bagno con la scusa di mettermi un cerotto.
«Nicole, io...». Non sapevo che cosa dire. Aveva visto chiaramente il taglio che mi ero fatto scomparire nel giro di un minuto. Eravamo in bagno, da soli. Avrei potuto cogliere la palla al balzo e confessare tutto.
«Non era niente di che, il sangue mi aveva fatto credere che fosse un bel taglio». Mi mise il cerotto nell'esatto punto in cui mi ero tagliato, e mi abbracciò. Non era il caso di aggiungere altro, a tempo debito le avrei spiegato tutto. Non era ancora il momento.
«Forza, adesso andiamo a divertirci, Will» ...
 
Stasera ci sarà una festa organizzata per i ragazzi del primo anno, alla quale parteciperanno tutti gli studenti. Compresa Nicole.
«Complimenti per il votaccio, fratellino! Ti sei già fatto un nome qua dentro», mi dice Michael alludendo al voto del mio primo esame. Il più alto di tutta la facoltà di matematica.
«Voi ci siete stasera?», domando a lui e a Sophia. 
«Ovviamente», risponde mia sorella. Mi sono confidato con loro riguardo a Nicole, non hanno avuto nulla da dire. Nicole e Sophia sono amiche, resta sempre il dubbio che mia sorella non le abbia già spifferato qualcosa.
«Sai tu cosa è giusto da fare, Will. Non voglio condizionarla, è giusto che sappia», mi aveva detto Sophia dopo la storia del taglio.
«Be'... Ci vediamo stasera», dice Mickey. «Ciao, Harry!», aggiungono in coro.
Harry ed io usciamo fuori, è una bella giornata nonostante io abbia una strana sensazione riguardo a stasera. Ci andiamo a sedere sul prato, sotto ad un albero. Ci raggiungono anche i nostri amici e il gruppo di Nicole.
«Ehi». Niky compare dietro di me coprendomi gli occhi con le mani, riconoscerei il suo odore ovunque.
«Will, sei diventato famoso».
«Lo sei anche tu dal momento che sei la mia ragazza...». Non facciamo caso agli altri, impegnati a parlare tra loro. Faccio sedere Niky in braccio a me, scoprendole la spallina della canottiera per vedere se uno dei tanti lividi che le ho fatto è scomparso.
«Non si vede più», mi rassicura.
«Significa che sto migliorando?», le dico guardandola negli occhi, per poi aspettare che si appoggi sul mio petto, come fa sempre, mimando un "sì" con le labbra.
«Siete adorabili», commenta Harry, facendo il simpatico guastafeste.
«È vero, guarda quanto sono carini!».
«Che teneri!», iniziano a dire tutti i nostri amici, mentre Harry ci scatta delle foto.
«Smettetela!», rispondo lanciando il mio zainetto addosso a Harry. «Dovreste vedere Harry con la sua ragazza, sono davvero insopportabili», insisto, continuando a ridere.
I nostri scherzi vengono interrotti da una ragazza, sembra che stia cercando qualcuno di noi.
«Sei tu Nicole Carter?», domanda rivolgendosi a Niky.
«Sì... Serve una mano per la festa di stasera, vero?», le chiede Nicole.
«Mi ha mandato qui Jenna». Nicole mi dà un ultimo bacio sulle labbra, poi recupera la sua borsa e si alza in piedi.
«A stasera, ragazzi. Ciao, Will». Quanto è fottutamente bella? No, non può vestirsi con quei jeans così stretti e pensare di passare inosservata...
Finché Nicole e la ragazza sono ancora vicine riesco a sentire cosa si stanno dicendo, e mi scappa da ridere sotto lo sguardo stranito degli altri. Credono che io sia pazzo, probabilmente... L'unico a ridere con me è proprio Harry, ha sentito tutto anche a lui.
«Quindi sei fidanzata con William Black?... Oh. Mio. Dio. Ti rendi conto che tutte le ragazze del college vorrebbero portarselo a letto, vero?», dice la ragazza mora, tutta presa dal discorso.
«Sei per caso una loro?», le domanda Niky per farle il verso.
«Conosco Michael, e a chi non piace quel ragazzo?... Tutti parlano dei fratelli Black. Ti prego, dimmi che hanno un altro fratello single...». Ora capisco il discorso dell'essere diventato famoso.
«Nessun altro fratello, solo Sophia! Io comunque direi di andare, se non vogliamo che qualcuno ci senta e ci prenda per due maniache». Si volta per un attimo nella mia direzione.
«Il suo amico è fidanzato?».
«Harry? Sì, mi dispiace deluderti ma i migliori sono già presi»...
Harry ed io salutiamo per un po' i nostri amici e andiamo a farci un giro fuori dal college. Come faceva Nicole a sapere che avremmo ascoltato? Ci sono troppe cose strane...
«Come ha fatto a capire che abbiamo un udito... non umano?», domanda Harry sorpreso, non appena siamo fuori.
«Non me lo chiedere, Harry. Non me lo chiedere», sbuffo. Però lei è un'appassionata di vampiri. E di lupi mannari. Ha visto molti film, letto molti libri e guardato serie TV sui vampiri e i lupi... E se questo l'avesse aiutata? Meglio tenere questo pensiero per me, o Harry mi riderà in faccia.
«Parli nel sonno?», azzarda come ipotesi.
«No».
«Sicuro?».
«Harry...». Credo che il momento di parlare con lei sia arrivato. Non so quando, ma accadrà presto.
 
***
 
Harry ha deciso di vestirsi in maniera normale, non eccessivamente elegante. Senza Brenda non riesce a godersi il divertimento, ma io non voglio vedere il mio migliore amico in versione "odio tutti e mi taglio le vene", non lo sopporto quando fa l'asociale della situazione. Voglio dire... Non so se dipenda dall'imprinting, ma non è di certo una cosa bella. Non ho mai chiesto ai miei genitori se l'imprinting riesca a coinvolgere entrambe le parti, ma con Harry e Brenda sembra proprio che sia così. Non può starsene qui, o mi rovinerà la sorpresa!
«Jeans e camicia bianca. Mica come te, che ti metti lo smoking per farti dire quanto sei fico da Nicole», mi dice Harry, guardando il mio abbigliamento. Sembro un trentenne vestito così, non c'è una sola persona che mi dia la mia vera età quando mi conosce. Indosso un completo grigio con una camicia blu scura, ho persino la cravatta.
«La smetti Harry? Altrimenti prendo il cellulare, chiamo la tua ragazza, e le dico che anziché farmi compagnia ti piace fare il lupo solitario». Mi metto a ridere della mia battuta idiota. È colpa di papà se sono così scemo...
«Va bene, hai vinto». Harry alza le mani, mentre io mi guardo un'ultima volta allo specchio. Chissà se le piaccio, vestito così elegante. Ho il vago presentimento che Nicole sarà bellissima, una vera principessa. Non è carino da dire, ma già penso a quanto starebbe bene senza il vestito (sicuramente meraviglioso) che indosserà stasera, e ringrazio il cielo che in questo istante né nonno Edward né il branco possano conoscere i miei pensieri da pervertito.
«Andiamo o ti sei incantato a fare pensieri sconci?».
«Sì, ho fatto. E dovrai spiegarmi chi ti ha insegnato a leggere i miei pensieri!», dico ridendo. Harry ed io chiudiamo la porta della nostra stanza, mentre lui mi dice che per quanto riguarda i miei pensieri sono diventato piuttosto prevedibile. Ci dirigiamo in aula magna, che non sembra neanche più un'aula universitaria per quanto è stata allestita bene.
«Chi ha avuto la brillante idea della festa Anni '50?», domanda Harry, trovandosi intorno un marea di studenti vestiti come in un'altra epoca.
«Non lo so, ma... Harry, c'è una sorpresa per te. Voltati». Non gli abbiamo detto niente, volevamo fargli davvero una sorpresa, io e i miei fratelli.
«Brenda!», esclama, trovandosi davanti la mia migliore amica. Non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con lui.
«È tutto merito di Will, se sono qui». Brenda mi abbraccia, per poi precipitarsi a baciare Harry. Anche lei è vestita secondo lo stile della festa, con un abito rosso e un cerchietto con il velo che le copre appena parte del viso. Si è fatta aiutare da mia zia Alice.
«Resti a dormire nel nostro alloggio, vero?», le domanda Harry. Brenda gli ripete che il merito è tutto mio, ed Harry capisce subito che c'è lo zampino di Sophia.
«Ringrazia mia sorella». Le faccio l'occhiolino. Il condizionamento mentale si rivela utile fin troppo spesso.
Harry porta Brenda a conoscere i nostri amici, mentre io mi volto vedendo la mia bellissima ragazza venire verso di me, circondata dalle sue amiche che mi squadrano da capo a piedi. La musica Anni '50 accoglie la sua entrata trionfale, sembra davvero uscita fuori da un film d'epoca.
Ha i capelli raccolti all'insù da una pettinatura che lascia scendere alcune ciocche perfettamente a boccoli, e indossa un meraviglioso abito bianco e argento con uno scollo a V. È meravigliosa...
«Stavo cercando proprio lei, signorina Carter», le dico prendendola per mano, e baciandone il dorso liscio e perfetto come farebbe proprio un uomo d'altri tempi.
«William, dovresti sapere che l'apparenza inganna... e che la signorina Carter vorrebbe fare con te tutto ciò che è lecito e non...». Il suo essere così diretta mi fa letteralmente impazzire. Nicole mi rivolge un sorrisino innocente e iniziamo a ballare, sembra davvero di essere lontani dal mondo. Per tutta la serata ci divertiamo anche con i nostri amici, finché non inizia a girarmi forte la testa. Ho bevuto un po', e sono un idiota... perché l'alcol non fa altro che aumentare la mia sete di sangue, e l'ho scoperto mio malgrado durante una festa in spiaggia in terzo liceo. Peccato che adesso fossi troppo distratto, per pensarci.
«Andiamo un attimo fuori», dico a Nicole, che mi segue tenendomi a braccetto. La gente che balla, il caldo, ogni cosa mi fa venire sete di sangue.
«Non stai bene, Will», osserva preoccupata mentre ci sediamo su una panchina, la musica che proviene dall'interno si sente anche qui. L'unica cosa che so è che siamo da soli, e che mi sento come se non bevessi sangue da una vita, anziché da una settimana.
«Ti serve del sangue», dice all'improvviso Nicole facendomi prendere un mezzo infarto. Per un attimo torno ad essere vigile e lucido, davvero ha detto ciò che ho appena sentito? O sto avendo le allucinazioni e sento le voci?
«Che cosa stai dicendo?», le domando sconvolto. Non posso cedere così facilmente.
«Io so tutto, Will. Non fare domande, non adesso». Come fa a sapere? Che cosa sa?
«Bevi il mio sangue, Will... puoi farlo», mi dice con una punta di esitazione. La verità è che non mi sono mai nutrito in questo modo, e c'è anche il problema del veleno...
«Nicole, per favore».
«Per favore niente». Mi accarezza la fronte, prendendomi di nuovo per mano. A questo punto afferro con delicatezza il suo braccio e affondo i denti, cercando di non essere troppo brutale. Avverto il suo battito cardiaco aumentare, Nicole chiude gli occhi e prende un bel respiro. Il sangue che le sto togliendo è esattamente lo stesso che ho appena contagiato con il mio veleno. Non sono un mostro, mi so controllare e so quando devo fermarmi. Ma il suo sangue, così dolce e irresistibile, mi fa tornare subito in me, in un attimo mi sento di nuovo bene. Tolgo le labbra dal suo braccio, asciugando con le dita l'ultima goccia di sangue che sta per uscire. Nicole sospira, per poi guardarmi negli occhi come a tranquillizzarmi.
«Una persona normale non vorrebbe più guardarmi in faccia per il resto della vita», commento con sarcasmo.
«Non dire questo - risponde. - È stato... strano, e non mi hai neanche fatto male», dice. Mi bacia, ed io rispondo immediatamente al gesto.
«E quindi sei un vampiro, non un licantropo come io avevo ipotizzato. In alcuni... film che ho visto, i licantropi guariscono in fretta. Ma ora che ci penso, anche alcuni vampiri. Tipo quelli di The Vampire Diaries. È vecchissimo, ma magari lo hai visto». Lei aveva ipotizzato. Come se essere come me fosse la cosa più normale del mondo. E adesso parla di tutto questo con estrema naturalezza, come se in fondo avesse sempre saputo.
«E allora saprai che possono esistere anche gli ibridi, Nicole. Non sono un licantropo, e neanche un vampiro. Io... sono entrambe le cose».


 

 
Nota dell'Autrice
Ciao ragazze! Come avrete capito questo capitolo è diviso in due parti, o sarebbe stato troppo lungo. La storia di Will e Niky merita maggiore attenzione, anche perché in Eternity Will è il personaggio che avete conosciuto di meno.
Brenda e Harry sono interpretati da Nina Dobrev e Steven R. McQueen (provate solo ad immaginarlo con la pelle più scura :P )
Mi raccomando, recensite e abbiate pazienza per la seconda parte! Baci <3
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La storia si ripete - Seconda parte: la scelta ***


La storia si ripete
Seconda parte: la scelta



 
«Sono metà vampiro, metà licantropo». Questa frase gliel'avrò ripetuta non so quante volte, volevo far capire a Nicole che ciò che stava vivendo era assolutamente reale, non uno strano sogno né uno di quei film e libri che tanto ama. Non è stato difficile farle accettare ciò che sono. Non ci sono state grandi scenate o drammi perché ho sete di sangue, o perché mi trasformo in lupo e potrei perdere il controllo. Lei mi ha amato dal primo sguardo posato su di me, "quel ragazzo di diciotto anni che sembrava troppo grande per la sua età". Ha accettato e amato la mia natura, senza battere ciglio...
E adesso, sulla soglia dei trent'anni, sta per prendere la decisione più importante della sua vita. Diventare un vampiro, restarmi accanto per sempre.
 
«Sul serio non è un problema?», le domandai. Ero felice, sì. Ma anche sconvolto dal fatto che per lei fosse tutto normale, neanche le avessi rivelato che sono il rampollo di una famiglia di miliardari. Il che in parte è anche vero.
«Non sei un tossico, né un alcolista, né uno che gioca d'azzardo. Non sei uno stalker, né partecipi alle risse. Cosa avresti di sbagliato?», mi aveva risposto con uno sguardo ovvio.
«Bevo sangue umano, Nicole».
«Non uccidi nessuno». Niente, era inutile cercare di farle vedere il mio lato oscuro, perché lei non lo vedeva. 
«Dimentichi che io amo vampiri e licantropi», mi aveva risposto, indicandosi il tatuaggio del lupo sulla sua spalla.
«Quelli dei film e dei libri», ribattei io.
«Ho avuto per anni una cotta per Damon Salvatore, ma... il vampiro più sexy è proprio qui davanti a me, ed è reale...». 

E come potevano finire discussioni del genere? Ogni volta Niky la buttava sul ridere, voleva mostrarmi che a parte il suo amore per me, non contava nient'altro. Negli anni del college le raccontai tutto su di me e la mia famiglia, una famiglia unica al mondo. Mi è sempre stata accanto, nei momenti belli e in quelli brutti. E poi... stare a meno di dieci metri di distanza l'uno dall'altra era inconcepibile, eravamo attratti l'uno dall'altra come due calamite, o forse anche peggio. Certo, questo significava che per colpa mia Nicole tralasciava lo studio, e che, sempre grazie a me, riusciva comunque a fare degli ottimi esami. E poi, mi aiutava. A controllare la sete di sangue, e le mie trasformazioni. È grazie a lei se ho imparato a gestire le mutazioni, a diventare come papà, Michael e Josh: un lupo impeccabile. Non ho mai avuto e non avrò mai un dono da vampiro, ma... ho scoperto di essere un lupo molto particolare. Posso leggere i pensieri di qualsiasi lupo. Riesco a leggere i pensieri del branco di Sam, ma solo quando voglio. E anche gli altri lupi possono leggere i miei pensieri solo e soltanto quando lo decido io. Questa è una cosa fantastica se penso a Michael, Lily, Josh... Persino papà, che ha alle spalle anni di esperienza, a volte si lascia sfuggire qualcosa. Non è una cosa che ho scoperto subito, ma con il tempo. Ogni cosa a suo tempo, e così è stato... anche per ciò che riguarda la mia sete di sangue.
 
«Will, io... ho rubato una sacca di sangue per te, durante il tirocinio», mi confessò una volta Nicole. Eravamo da soli nel suo alloggio, ed io ero in astinenza dal sangue da ben quattro settimane. Faceva parte del piano, volevo liberarmi dall'essere schiavo del sangue, non sono un vero vampiro e bere non è una necessità primaria per me.
«Tu sei matta, Nicole. Un conto è che lo faccia io o mia sorella, ma tu non devi metterti nei guai per me. È chiaro?». Le sollevai il mento per guardare i suoi dolci occhi azzurri diventare tristi.
«Non voglio vederti stare male. E sono disposta a tutto, William. Mi hai voluta accanto e adesso dovrai accettare anche ciò che faccio per te». Si liberò dalla mia presa andando a prendere la sacca di sangue, chiusa in una busta nel frigo bar. Non oso immaginare se fosse finita per sbaglio tra le mani della sua compagna di stanza... 
Nicole si rimise seduta sul letto, mettendomi la busta in mano.
«Bevi», mi disse, puntandomi contro il suo sguardo.
«No», risposi senza esserne troppo convinto.
«Guardati. Non riesci a concentrarti, e sembra che non dormi da giorni. Ti prego, Will...». In effetti era vero. Non ero ancora pronto per resistere tutto quel tempo senza bere del sangue. Nonno Carlisle mi aveva sempre aiutato, anche se forse imparare a resistere sarebbe stata una scelta migliore.
«Va bene», dissi riluttante, prendendo la busta. «Ma non voglio che... che mi guardi». Sì, mi dava fastidio. Ero convinto che da un momento all'altro avrebbe iniziato a guardarmi come un mostro e sarebbe scappata via. Per sempre.
«Will, non ho problemi con queste cose, faccio tirocinio in ospedale! Non ti avrei neanche fatto bere il mio sangue, altrimenti». Mi diede un bacio sulla fronte, sistemando una ciocca dei miei capelli che andava per conto suo.
«Ma sei preferisci che io non guardi, per me va bene». Lei mi capiva, qualsiasi cosa io potessi dire o fare...
 
«Papà, andiamo a svegliare mamma?». La piccola manina di Ginevra mi tira per la giacca. Oggi è il mio primo giorno di lavoro a scuola, ovviamente come professore di matematica. Chi è Ginevra? Nostra figlia. La bambina che Nicole ha messo al mondo quattro anni fa, con i suoi stessi occhi azzurri e un'intelligenza che deve aver ripreso chiaramente dai vampiri. Un'altra creatura unica, come a suo tempo lo è stata mia madre, i miei fratelli ed io.
«Sì, andiamo». Prendo in braccio la bambina e andiamo in camera a svegliare Nicole. Non è stata bene, e ormai è vicina a prendere la decisione dalla quale non si torna indietro. Il problema è che lei ancora insiste nel prendere in considerazione l'alternativa. Non voglio né forzarla né metterle fretta... Lei ha sempre preso le decisioni giuste, anche al posto mio.
 
Quattro anni fa. 
Quattro anni fa non volevo avere dei figli, perché ho pensato a come mi ero sentito quando mi sono innamorato di Nicole. Avevo paura di perderla, perché non ero umano. Perché avrei privato lei della sua, di umanità. Ma a lei di questo non è mai importato. Una volta, parlando con lei, l'argomento era saltato fuori. Non volevo farla soffrire, perciò quando lei mi disse che avrebbe voluto un figlio, mi ero limitato a rispondere che avevamo un sacco di tempo e che ne avremmo riparlato più avanti. Con il tempo, non era più capitato di parlarne. Eravamo troppo presi a finire gli studi e a trovare un lavoro, prima di tutto. Nicole evitava l'argomento e lo evitavo anch'io. Finché una sera non la vidi guardarsi allo specchio, con la maglietta sollevata e gli occhi fissi sul ventre. Era aumentata di peso, la vedevo mangiare di più. Era stressata per via del lavoro, in ospedale la sfruttavano perché era "quella nuova". La sera era spesso stanca, sorrideva solo quando si addormentava tra le mie braccia. La mattina aveva spesso mal di testa, e non voleva mangiare. Ma mai avrei immaginato che fosse per ciò che avrei scoperto di lì a poco.
«Will, io ti devo parlare», mi disse. Facendo finta di niente si abbassò di nuovo la maglietta, mettendosi a braccia conserte. 
«Va tutto bene?», domandai. Mi avvicinai a lei e la sentii respirare in maniera agitata, il cuore che le batteva a mille.
«Per me sì... ma non so come la prenderai tu», mi rispose. Mi avvicinai a lei cingendola in un abbraccio, sentendo la sua testa poggiarsi all'altezza del mio cuore. Alzò lo sguardo e mi sorrise, per poi tornare seria. 
«Dammi la mano», mi chiese. Io ero spaesato, avevo intuito che dovesse dirmi qualcosa ma non capivo dove volesse arrivare. Prese la mia mano destra tra le sue e se la poggiò esattamente alla base del ventre...
«Sono incinta, Will», mi disse, prima che potessi interromperla con qualsiasi parola. Ero completamente spiazzato, ma anche... arrabbiato e deluso. 
«Mi avevi detto che prendevi ancora...»
«Non prendo più la pillola da mesi», ammise con aria colpevole. Ci guardammo negli occhi. Non saprei ancora decifrare quale sguardo avesse in quel preciso istante. Sentivo come se mi avesse ingannato, usandomi per qualcosa che io non volevo. Ero anche felice, ma qualcosa dentro di me voleva reprimere quell'emozione.
«Mi stai dicendo che lo hai fatto apposta, quindi. Be'... non so che dire». Mi allontanai da lei facendo su e giù per la stanza, infine mi sedetti sul letto, tenendomi la testa tra le mani. Ero stato un idiota, un vero idiota. Eppure...
«Possibile che tu sia così... freddo? Tu non sei così! Non è questo il ragazzo di cui mi sono innamorata!», mi urlò contro.
«Hai accettato ciò che sono, dovevi anche accettare il fatto che io non volevo avere dei figli, Nicole. Non volevo mettere al mondo delle... persone che un giorno si troveranno ad avere sete di sangue, o a chiedere alla persona che amano di diventare un vampiro! Io ti ho voluto accanto a me, e sono stato un incredibile egoista». Stavo sparando cattiverie non solo su di lei, ma anche su me stesso e la mia famiglia.
«Be'... tu non mi hai mai detto apertamente di non volere un figlio, William. E credevo che metterti di fronte al fatto compiuto ti avrebbe fatto cambiare idea... ti avrebbe fatto smettere di credere che sei sbagliato! Perché se tu lo fossi, non ti avrei scelto come padre del bambino che ho sempre desiderato avere, io...». Nicole aveva iniziato a piangere, e poi era venuta verso di me, guardandomi un'ultima volta con quegli occhi chiari che erano diventati tristi e pieni di lacrime. Ed io stavo zitto, perché non riuscivo a dire ciò che avrei voluto dirle davvero.
«Dimmi che ho sbagliato. Che ti ho ingannato per poter rimanere incinta. Che avrei dovuto lasciarti appena scoperto ciò che eri, e tua sorella mi avrebbe cancellato la memoria per poterti dimenticare. Dimmi tutto questo ed io uscirò da quella porta, e non avrai nulla a che vedere con questo bambino. Carlisle mi aiuterà con la gravidanza...». Ancora una volta, rimasi zitto. Sembravo completamente privo di emozioni, con lei che piangeva davanti a me ed io che restavo indifferente.
«Non ci posso credere. - Si passò nervosamente una mano tra i capelli, dicendomi una delle cose che più mi davano fastidio, e lei lo sapeva bene. Voleva ferirmi almeno una minima parte di quanto io avevo ferito lei: - L'unica cosa che rimpiangerò sarà il sesso... Perché per il resto mi fai veramente schifo, ti credevo una persona diversa». Detto questo andò di corsa verso il salone e prese le chiavi della macchina, andando verso la porta. Dovevo abbattere quel muro e smetterla di punirmi per ciò che ero. Perché così facendo, a patire le conseguenze sarebbe stata lei. Lei e... mio figlio. No, non potevo permetterlo.
«Che stai facendo», dissi con una voce priva di intonazione.
«Che cazzo ti importa?», mi rispose con cattiveria. La presi per il braccio costringendola a fermarsi, altrimenti si sarebbe fatta male.
«Mi hai già illuso abbastanza in questi sei anni, vattene».
«Basta, Nicole. Calmati». La abbracciai stringendola forte a me, lasciando che le sue mani si andassero a poggiare sulla mia schiena. Mi strinse forte la maglietta, come se volesse romperla. Sentii il suo respiro tornare più calmo, il suo respiro caldo che mi soffiava sul collo.
Quando sciogliemmo l'abbraccio, le presi il volto tra le mani e le asciugai le lacrime.
«Questo che significa, Will? Io non ci sto capendo più niente, mi confondi le idee in questo modo».
«Significa che ti amo... - risposi. Poi mi chinai, poggiando le mie mani sulla sua pancia appena arrotondata. - E che voglio questo bambino». Ecco. Ce l'avevo fatta. Nicole era riuscita ad abbattere l'ultimo muro che restava dentro di me.
«Di quanto sei...?», le domandai, alzandomi di nuovo in piedi.
«Quattro mesi... si vede appena, e Carlisle dice che sto bene. Se avessi avuto qualche chilo in meno, magari te ne saresti accorto». Sorrise, spostandosi i capelli dietro le orecchie. Se fosse stata una di quelle ragazze magre come stecchini, non sarebbe stata la mia Niky. Tornai ad abbracciarla, baciandole la fronte e facendo scorrere i suoi capelli tra le mie dita. 
«La mia era solo paura, Nicole. Paura di ciò che potrebbe accadere, paura di ciò che questo bambino potrebbe essere... È solo per questo motivo che avevo deciso di non avere figli. Perché sono uno scherzo della natura, probabilmente sarei dovuto essere sterile». Nicole alzò gli occhi al cielo, mimando un "no" con la testa.
«Se dovesse accadermi qualcosa, sappiamo entrambi ciò che devi fare. Ma intanto voglio dimostrarti di non essermi sbagliata, e voglio dimostrarti che amerai questo bambino anche più di me». Più di lei? Quello sarebbe stato un po' troppo, pensavo allora... Ho aperto il mio cuore affinché potessi amare di più, avrei fatto posto anche a quel bambino che Nicole portava dentro di sé. Ancora una volta aveva fatto la scelta giusta, ed io l'avrei ringraziata per sempre...
 
«Mamma, sei sveglia?», dice Ginevra, buttandosi sul lettone.
«Ehi», risponde Nicole. Mi siedo accanto a Niky e alla nostra bambina. A prima vista, Ginny somiglia molto a Nicole, ma guardandola attentamente rivedo in lei anche me stesso, nei tratti del viso e nei capelli castani.
«Come ti senti?», le domando dandole un bacio sulla fronte.
«Credo di avere ancora la febbre», mi risponde rassegnata.
«Mamma, possiamo chiedere a nonno Carlisle di farti stare meglio», risponde Ginevra. E in effetti ha ragione, ho a disposizione il medico migliore del pianeta e non vedo perché non dovrei approfittarne.
«Credo che Ginny abbia ragione, Will. Adesso vai, o farai tardi al primo giorno di lavoro», mi dice, rimettendosi sdraiata.
Zia Rosalie verrà più tardi a farle compagnia, odio doverla lasciare sola ora che sta così. Noi lupi non possiamo prenderci la febbre, neanche un banale raffreddore. Non mi è mai capitato di vedere una persona che sta male per questo, ad eccezione di Nicole e degli umani che frequentavo a scuola o al college.
Ginevra mi accompagna alla porta, e si fa dare un bacio sulla guancia.
«Quando andrò a scuola ti voglio anch'io come professore», mi dice sorridendo.
«Hai ancora tre anni di libertà dalla scuola, approfittane», le rispondo sorridendo, prima di andare. Chiudo la porta e vado dritto in macchina, emozionato perché sto per mettere piede in una scuola come insegnante, anziché come alunno. I miei studenti avranno sì e no una decina d'anni meno di me... penso che sarà strano! Però ho fatto un po' di pratica con Ginny, lei impara praticamente qualsiasi cosa. Ricordo che quando Nicole era incinta, la mia paura sul cosa aspettarci era durata tutto il tempo della gravidanza. C'erano stati dei problemi, la bambina cresceva più in fretta del normale e Nicole stava spesso poco bene. Ogni tanto nonno Carlisle le faceva delle flebo. Dopo otto mesi, esattamente come era stato per mia madre con me, è nata Ginevra. Il nome lo ha scelto Nicole, fin da quando era piccola aveva deciso che sua figlia si sarebbe chiamata così. Il parto era stato frettoloso e Nicole era spaventata, sono stato accanto a lei in quel momento. Per il resto, Carlisle dice che Ginevra somiglia molto a com'era mia madre da piccola. Il processo di crescita è appena poco più veloce degli umani, mentre l'apprendimento è inarrestabile. Avverte l'odore del sangue, ma non voglio che abbia i miei stessi problemi, perciò mangia le stesse cose di una persona normale. E sono completamente pazzo di lei, mi ha fatto scoprire un altro lato di me che non credevo esistesse.
 
«Ragazzi, date il benvenuto al vostro nuovo professore di matematica: William Black», dice la Preside della scuola, una donna sulla cinquantina con uno sguardo austero, che mi squadra da dietro gli occhiali spessi dalla montatura rossa. Il bello è che questa è la stessa scuola in cui Nicole si è diplomata, ma la Preside è ancora la stessa persona da più di dieci anni a questa parte. Sono a Port Angeles, meno persone mi conoscono e meglio è. Fare domanda per il Liceo di Forks o la scuola della Riserva sarebbe stato inopportuno.
La Preside mi rivolge un sorrisino compiacente e se ne va, chiudendosi la porta alle spalle.
Silenzio di tomba.
Undici ragazzi curiosi e annoiati e tredici ragazze dall'aria sognante mi squadrano da capo a piedi. Le ragazze sembrano particolarmente felici e parlottano tra loro, riesco a sentire quasi ogni singola parola. Potrò essere il più bastardo o il più simpatico dei professori, la scelta sta solo a me.
«Ragazzi, io sono William Black e vi farò piacere la matematica. Tutti odiano questa materia per un motivo semplicissimo ma anche abbastanza ovvio...». Una ragazza mi interrompe, diventando rossa in viso prima di rivolgermi la domanda: «Quale sarebbe questo motivo, prof?».
«Che non ve la sanno spiegare, ecco perché. Ma dovete sapere che quando avevo la vostra età ho fatto capire la matematica persino alla mia migliore amica, e se ce l'ha fatta lei, credetemi, ci riuscirete tutti voi», le rispondo sorridendo. Brenda era davvero un disastro in matematica. Subito dopo iniziano le domande sulla mia età, sul fatto che sono molto giovane per essere stato preso già come insegnante di liceo. Nel chiacchiericcio di sottofondo avverto ragazze che si soffermano a guardare i miei occhi, il mio fisico, persino le mie mani. Che cosa avranno di tanto speciale le mie mani, davvero non riesco a capirlo, e mi viene da sorridere.
«È sposato, professore?», si azzarda a chiedere una ragazza più audace delle altre.
«Non ancora, ma ho una bambina di quattro anni», rispondo. Ho appena mandato in fumo tutte le loro fantasie, sotto sotto sono una persona crudele. L'ora passa velocemente, ho il tempo solo di ripassare qualche argomento stupido. Tutta la classe mi ascolta in silenzio, rapita dalla matematica... o forse da me. E pensare che ero il primo a fare confusione in classe e a fare le imitazioni dei professori, ma questo me lo tengo per me!
 
***
 
«Ehi, sono tornato!». Al mio rientro a casa viene subito ad accogliermi Ginevra, tra le braccia di zia Rose.
«Come sta?», le domando.
«È sveglia, ma non si sente bene», mi risponde la zia. «Ci stai pensando, non è vero?», mi domanda ancora. Zia Rose apprezza molto Nicole, per il fatto che sta valutando con molta attenzione la scelta di diventare un vampiro.
«A cosa, papà? Al fatto che mamma diventerà un vampiro?», mi domanda mia figlia con un po' di incertezza nella voce.
«Non ancora, Ginny. Stai tranquilla». Zia Rose e Ginevra mi lasciano da solo, mentre entro nella nostra stanza matrimoniale per parlare con Niky. La vista che dà sugli alberi mi rilassa, sono felice di vivere nel posto in cui sono nato e cresciuto.
Nicole si mette seduta e mi rivolge un sorriso a trentadue denti, non appena mi vede arrivare. Mi siedo sul letto facendole poggiare la testa sulle mie gambe.
«Come è andata, professor Black?», mi domanda. Le sposto i capelli dalla fronte.
«Bene, a parte il fatto che le ragazze di quella classe fanno pensieri perversi su di me». Sorrido. 
«Ehi, guarda che sono gelosa! È impossibile non fare quel tipo di pensieri quando ti si conosce... e lo sai».
Lo so ed anche piuttosto bene... Quando ormai stavamo insieme da molto tempo, Nicole si decise a confessarmi una cosa che la imbarazzava da morire, e che tutt'oggi la fa sorridere.
 
... «Dovresti studiare», le dissi, vedendola tutta concentrata a fissarmi. «Hai un esame».
«Mi distrai, Will. Guardarti e stare ferma è come fissare la vetrina di un negozio di dolci senza poterli mangiare». Quel paragone mi aveva fatto sorridere così tanto che non riuscivo a smettere.
«Mi paragoni... a un negozio di dolci?!», le domandai sorpreso.
«Alla cioccolata... perché sei la mia più grande tentazione». Niky chiuse il libro e prese un respiro profondo, alzandosi in piedi.
«Ti ho appena rivelato uno dei miei segreti più inconfessabili», mi disse subito dopo, sorridendo. Ormai di studiare non se ne parlava più, perciò mi alzai anch'io dalla sedia andando a riacciuffare Niky, la presi in braccio e la buttai a forza sul divano.
«Ora mi dici gli altri tuoi segreti inconfessabili, e dopo ti dirò il mio... Anzi, credo che tu lo sappia già...», dissi riferendomi al fatto di essere ciò che sono. Niky si mise seduta composta, prendendo un bel respiro.
«Inizio dal peggiore?», mi chiese, iniziando ad attorcigliarsi i capelli attorno al dito indice.
«Così mi spaventi, Nicole. Hai sognato di mettermi le manette e altre cose strane?», le risposi mettendomi a braccia conserte, mi veniva da ridere.
«Be'... avevo visto le tue foto sui cellulari di Michael e di Sophia, e ho subito domandato chi fossi. Mi sei piaciuto da subito». Si interruppe un attimo, abbassando lo sguardo.
«Poi Sophia e Michael mi hanno detto che eri il loro fratellino, e mi sono sentita subito in colpa», proseguì a raccontare.
«Perché in colpa?».
«Per i pensieri poco carini che avevo fatto su di te... Sophia mi aveva raccontato che voleva presentarci, e che io e te eravamo molto simili. Be', in tutto ciò... appena ti ho visto di persona, il mio primo pensiero è stato che volevo portarti a letto. Mi sono vergognata da morire, primo perché eri più piccolo di me, secondo perché eri il fratello di Sophia, e terzo perché non capivo cosa mi stesse succedendo. Nessuno mi ha mai fatto l'effetto che mi fai tu, Will. Quando ti ho visto la prima volta mi sono chiesta se fossi davvero... reale. Mi sono persa nei tuoi occhi marroni, lo stesso colore del cioccolato al latte». Sorrisi, perché papà dice la stessa identica cosa degli occhi di mia madre.
«Mi hai guardato solo gli occhi?», aggiunsi dubbioso.
«Anche le mani. Mi sono innamorata delle tue bellissime mani», ammise.
«Queste mani potrebbero insegnarti a suonare il piano, lo sai?». Nonno Edward lo ha insegnato a tutti noi nipoti. 
«Davvero? Non finisci mai di stupirmi». Gli occhi di Niky si illuminarono. 
«Sì». Mi avvicinai a lei per baciarla, non appena le passai le mie mani sulla schiena avvertii un brivido sulla sua pelle. Non avrei mai smesso di farla sentire così, e quella consapevolezza mi fece sentire bene.
«Dopo aver scoperto che sei una piccola pervertita, qual è l'altro segreto?», le domandai facendola sorridere. Anche io avevo avuto quel genere di pensieri, non gliene avrei fatto una colpa. Soprattutto ora che conosceva tutto di me, e non solo il mio aspetto.
«Io sono stata attratta da te anche per ciò che sei», mi disse, passando il pollice sulle mie labbra.
«Avevo intuito che avevi qualcosa di speciale, e... di non umano». Mi appoggiai con la testa sul suo seno, sentendo il suo cuore spiccare per un attimo il volo. In un secondo mi ritrovai le sue mani tra i miei capelli, li accarezzava con una dolcezza unica.
«Continua, mi piace conoscere i tuoi pensieri», le dissi, esortandola a proseguire.
«La tua forza, i tuoi movimenti veloci ma anche eleganti... E poi quella volta in cui ti sei tagliato per sbaglio. E quando ti lasciavi sfuggire qualche risata per delle conversazioni troppo lontane per poter essere sentite. Ma soprattutto la tua forza, perché riuscivi a impedirmi ogni movimento trattenendomi con una sola mano. Non era normale, non c'era niente di normale in te. Tutto era straordinario». Sentirla parlare così era davvero bello. Aveva un tale entusiasmo nella voce, che lo sentivo riflettersi su di me.
«All'inizio ho creduto di essere pazza a prendere in considerazione l'idea che tu fossi una specie di vampiro o qualcosa di simile... Ma poi... Be', magari ho sbagliato a farlo, ma sono andata da Sophia e le ho detto che sapevo tutto. Una volta le ho guardato il telefono, avevo bisogno di una risposta e l'ho ottenuta. Magari se l'avessi presa diversamente avrebbe usato il condizionamento mentale su di me, per farmi dimenticare». In realtà non mi importava niente che avesse spiato il cellulare di mia sorella. Mi aveva tolto un grosso peso, dicendomi di sapere che cosa sono.
«Dirtelo sarebbe stato molto peggio... è stato un bene, Niky». Ciò che non capivo era come avesse potuto continuare ad amarmi, dopo aver scoperto la verità.
«Io sono stata attratta anche da questo, lo devo ammettere. Normale non lo sono mai stata, e ti ho amato ancora di più quando ho scoperto ciò che sei», mi confessò.
«E se fossi stato un ragazzo come tanti?», le domandai.
«Mi sarei innamorata di te sempre e comunque. Sei la mia ossessione, il mio amore, e non avrei mai potuto lasciarti andare». Alzai gli occhi al cielo incrociando il suo sguardo. La sua devozione era così simile a quella di nonna Bella nei confronti di nonno Edward... 
La baciai, asciugandole una piccola lacrima.
«Stai piangendo...», dissi.
«Promettimi che non mi lascerai mai andare, qualunque scelta io faccia». Allora non avevo ben chiaro il significato di quella frase, che oggi invece comprendo a pieno.
«Non ti lascio andare da nessuna parte, te lo prometto» ...
 
Nicole prova a mettersi seduta, ma vedo che ancora non riesce a mantenersi in equilibrio.
«Sta arrivando Carlisle - le dico. - Tra poco starai meglio».
Una decina di minuti dopo, nonno Carlisle è davanti alla porta di casa. Zia Rose lo fa entrare, e lascio per un attimo da sola Nicole per andare da lui.
«Nonno, hai portato qualcosa per farla stare meglio?», gli domando impaziente.
«Ti devo parlare, Will. In privato». Per un attimo mi sento mancare l'aria.
«Non è una normale febbre, e questo lo devi sapere. È come se qualcuno le stesse togliendo le forze vitali. Alice ha avuto una visione, non sappiamo chi abbia visto ma di fatto sta prosciugando la vita di Nicole». Sento un'esplosione di rabbia concentrarsi al centro del mio corpo.
«Dimmi che cosa devo fare. Ti prego, dimmelo». Mi porto una mano sul viso per cercare di coprire la mia disperazione. Zia Rose, a pochi metri di distanza, sapeva già tutto.
«Le alternative sono due, Will. Cerca di calmarti, ti prego». Qualcuno sta prosciugando la linfa vitale della persona che amo ed io devo stare calmo. Ma certo.
«Qualunque cosa, Carlisle».
«Dovrai trasformarla in vampira», mi dice.
«Ma lei non è pronta...».
«Aspetta - mi interrompe il nonno. - C'è un'altra cosa che potresti fare. Farle bere il tuo sangue». Tutto diventa sempre più assurdo, finché non vado a ripescare dei vecchi ricordi. Il nonno ha studiato me e i miei fratelli fin dalla nascita, e ha scoperto che il nostro sangue ha delle proprietà guaritive e rallenta l'invecchiamento.
«Se tutto va bene, potrete rimandare la trasformazione. E ciò che le stanno facendo non avrebbe più potere. Sarebbe sempre umana, sì. Ma molto più forte».
 
Quando faccio entrare nonno Carlisle nella nostra stanza, Ginevra è sdraiata sul letto a parlare con Nicole. Mi viene un tuffo al cuore, nostra figlia ci lascia subito soli non appena entra nonno Carlisle. A Niky decidiamo di dire soltanto una parte della verità, ovvero che il mio sangue la farà stare bene. Storce il naso per mezzo secondo, finché non acconsente.
«Vi lascio soli», dice il nonno senza lasciar trapelare nulla dal suo volto sereno.
Quando richiude la porta alle nostre spalle, Nicole si sposta di dosso la coperta blu a fiori che la stava riscaldando, facendomi posto accanto a lei.
«Te la senti davvero?», le domando.
«Certo». Metterle addosso dei dubbi sarebbe sbagliato. Mi mordo il polso, tagliandomi superficialmente con i miei denti affilati e facendo attenzione a non lasciare traccia del mio veleno.
«Non guardare, se può aiutarti». Nicole mi afferra il braccio, poggiando le sue labbra lì dove sta scorrendo il mio sangue. Chiude gli occhi e inizia a bere, in modo delicato, come se mi stesse baciando. All'inizio la sua bocca si contrae in una smorfia, ma poi tutto diventa naturale. Probabilmente il mio sangue non fa così schifo...
«Ne basta poco, non ti sforzare», le dico. Quando solleva il suo sguardo, le asciugo l'unica goccia di sangue che le cade sulle labbra. La mia ferita intanto sta già cominciando a richiudersi, mentre lei mi fissa con i suoi occhi azzurri che stanno riacquistando lucidità.
«Sto bene... Voglio credere che funzionerà». Mi abbraccia, poggio la mia testa sulla sua spalla. Voglio essere speranzoso e credere che funzionerà, almeno per qualche altro anno.
 
***
 
Il giorno dopo
 
Quando apro gli occhi, noto che il nostro letto è vuoto. Nicole si è alzata ed è andata a fare colazione, lo sento dal profumo di cibo che proviene dalla cucina. La raggiungo, abbracciandola da dietro e baciandole il collo. Sta bene. Anzi, più che bene, perché reagisce al mio tocco inarcando la schiena contro di me, colta alla sprovvista e felice delle mie attenzioni.
«Ti vedo particolarmente in forma, oggi», le dico giocando con una ciocca dei suoi capelli.
«Non ho più la febbre, e mi sento una meraviglia», dice entusiasta. Quindi il "metodo Carlisle" sembra aver funzionato...
«Ginevra dorme?», mi domanda.
«Sì, lei dorme ancora». Nicole mi sorride maliziosa. «E allora potremmo...».
«Niky. No».
«Sì, invece».
«Sei tremenda!». Adesso la riconosco. Mi tira per il colletto della maglia e torniamo di nuovo in camera, ma Nicole mi blocca. Non era ciò che pensavo...?
«Voglio mostrarti una cosa», mi dice. «Ci tieni a quella maglietta?», prosegue, indicando la vecchia maglia sgualcita bianca che porto indosso.
«No», rispondo senza capire dove voglia arrivare.
Mi afferra di nuovo per il colletto, strappando la maglietta in due parti perfettamente uguali. Con un sorriso soddisfatto lascia cadere a terra ciò che ne resta, facendomi sentire la pressione delle sue mani su di me. Inizia a baciarmi, spingendomi contro la porta. Mi fa impazzire, sa che non la fermerò... ma la sento più forte, più impetuosa delle altre volte. È lei a staccare le sue labbra dalle mie, e a poggiarsi di nuovo contro di me.
«Sei più...».
«Forte? È stato il tuo sangue, Will. E ora dimmi perché dovrei rinunciare ad essere umana», mi dice facendo scorrere le sue dita sulle mie spalle, scendendo sempre più giù tracciando dei segni invisibili sulla mia pelle olivastra.
«Non voglio desiderare il sangue più di quanto desidero te. Non voglio smettere di provare tutto questo», mi dice.
Si riferisce al diventare un vampiro, argomento che ultimamente abbiamo affrontato diverse volte.
«Accadrà prima o poi», le dico, accarezzandole i polsi.
«Ho trent'anni, Will. Ho ancora una vita umana da godermi, scaduto quel tempo diventerò ciò che vuoi. Dammi altri cinque anni, mi bastano». Mi sorride.
«Non è tutto così semplice, Nicole». Alzo gli occhi al cielo. In tutto ciò siamo ancora appoggiati contro la porta, in una posizione non molto adatta per mettersi a fare un discorso serio.
«Se potessi diventare un lupo, io lo farei. Credimi. Ma cambiare me stessa...». Si interrompe. «Voglio poter uscire alla luce del sole senza quello strano riflesso sulla pelle che hanno i tuoi familiari. Voglio mangiare la cioccolata, e la pizza. Non voglio uccidere, e con ciò mi riferisco anche ai... puma, i grizzly e a qualunque animale. Che altro? Voglio andare al mare, viaggiare, fare il lavoro per cui ho studiato. Stare vicino a una persona senza sentire la mia gola bruciare. Voglio i miei occhi azzurri. Voglio non aver paura di stare accanto a mia figlia solo perché scorre del sangue nelle sue vene. Voglio dormire tra le tue braccia e sognare. Tutto questo ti basta?». Nicole è sempre stata una che sa il fatto suo. La sua passione per i vampiri non l'ha trasformata in una ragazza che si trova catapultata nel mondo dei suoi libri preferiti. Lei è... il contrario di nonna Bella. Non è disposta a cambiare ciò che è per amore. Non ancora... e come darle torto?
«Credo che mi basti, Nicole. Se il mio sangue sarà sufficiente, mi basterà. Aspetterò che tu sia pronta». La bacio, sento le sue labbra morbide che si modellano sulle mie. Il suo cuore andare più veloce. Sono pronto per rinunciare a questo? Forse non ancora...
 
***
 
Sono passate due settimane, e a Forks non si parla d'altro che del nuovo arrivato, un ricco imprenditore vedovo che si è trasferito con sua figlia. Sappiamo solo che si chiama Gabriel, e che vuole mantenere il riserbo sulla sua identità. In famiglia abbiamo anche ipotizzato che si tratti dell'uomo della visione di zia Alice, ma non possiamo ancora averne la certezza...
«Stasera c'è una festa, è il proprietario della villa», mi dice nonna Bella per telefono.
«Siete riusciti a prendere qualche informazione?».
«No, ed è per questo che crediamo abbia a fare con ciò che succede a Nicole».
Nicole inizia a sentirsi di nuovo strana, e l'unica cosa che può farla stare meglio è il mio sangue.
«Voi ci sarete?», domando a nonna Bella.
«Sì. Ti chiamo se ci sono novità, okay?».
«A stasera». Saluto Bella e riattacco la chiamata, mentre Nicole mi raggiunge sedendosi accanto a me sul divano. Ha gli occhi lucidi e scotta, non si regge in piedi.
«Con chi parlavi?», mi domanda, passandosi una mano sulla fronte.
«Con Bella - rispondo. - E... stasera ti porto ad una festa», proseguo, facendole storcere il naso.
«Una festa? Ma se ho di nuovo la febbre... E poi che cos'è questa festa, Will? E perché continuo ad avere la febbre? Non è normale, no!». Mi guarda con un'espressione preoccupata, mentre mi avvicino a lei.
Mi mordo il polso nell'esatto punto di qualche giorno fa, dove ormai non è rimasta neanche l'ombra di un segno...
«Starai bene, Nicole».
Alcune ore dopo
«Ma insomma, si può sapere di chi è questa festa?», mi domanda Nicole mentre facciamo il nostro ingresso nella villa a ridosso del bosco, che è stata disabitata per anni.
«Ci divertiamo, che importa del resto?». Le faccio l'occhiolino, mentre la porto in giardino e la obbligo a ballare. Canticchio la canzone, mentre Nicole mi getta le braccia al collo e segue i miei movimenti.
«Sai anche cantare, ti rendi conto? Avevi ragione, questa festa non è male... ma i tuoi si chiederanno dove siamo». Le ho fatto bere il mio sangue, per la seconda volta. Adesso sta di nuovo bene, o così pare. Ovviamente inizia a chiedersi a cosa sia dovuto il suo continuo malessere, ma almeno per stasera ha solo bisogno di distrarsi. In lontananza vediamo arrivare qualcuno dei nostri amici, ci sono anche Brenda e Harry che muovono il braccio per farsi vedere da noi.
«Andiamo a salutarli», mi dice Nicole prendendomi per mano.
«Non vieni?», mi domanda vedendo che resto fermo, in realtà mi sto davvero chiedendo dove siano i miei genitori e gli altri. Saluto i miei amici, Niky e Brenda iniziano subito a parlare e ne approfitto per andare a cercare la mia famiglia.
«Vado un attimo a cercare mio padre», le dico. Lascio la mano di Nicole e mi allontano sereno, sapendo che con Harry e Brenda non corre pericoli. Mentre cerco la mia famiglia, la mano di qualcuno mi prende per la spalla, facendomi voltare. Mio padre.
«Ehi papà, avete scoperto qualcosa?», domando immediatamente.
«Ancora niente», mi risponde mamma, guardandomi preoccupata. Nonno Carlisle mi chiede se Nicole sta meglio, e la risposta è sempre la stessa. È solo grazie al mio sangue se sta di nuovo bene. Per tutta la serata, io e Nicole stiamo in compagnia di amici e familiari. La festa è tranquilla, le persone sono vestite normali, non eccessivamente eleganti. La musica è gradevole e continua ad allietare l'atmosfera, mentre in realtà non potrei essere più agitato di così. Ancora non sono riuscito a individuare il padrone di casa, così decido di chiedere a una persona qualsiasi.
«Mi scusi, sto cercando il signor... Il proprietario della villa», mi correggo, accorgendomi di non conoscerne neanche il nome. «Non so neanche come si chiama, ad essere sincero», proseguo con tono affabile.
«Si chiama Gabriel Turolvi. Cognome strano, no?». Per un attimo mi viene da ridere, eppure questo nome mi ricorda qualcosa.
«Ha origini italiane», precisa la signora. «Eccolo, è quel signore molto elegante. E lei, la ragazza, è sua figlia Joanne. È vedovo, quella povera ragazza è cresciuta senza madre», dice indicando una ragazzina bionda e minuta che avrà sì e no quattordici anni. C'è qualcosa di strano, non so bene cosa... Mi chiedo come la signora sappia tutte queste cose, ma forse ha solo ascoltato bene i pettegolezzi.
«La ringrazio».
Gabriel sale sulla scalinata del salone insieme alla figlia, reclamando l'attenzione dei presenti.
«Vi ringrazio per essere venuti qui, stasera, a dare il benvenuto a me e a mia figlia Joanne nella vostra comunità. Sapete, la mia bisnonna materna era di Forks, e ho pensato di tornare proprio qui, alle mie origini...». Probabilmente sta soltanto raccontando una marea di stronzate, me ne accorgo sempre quando qualcuno sta mentendo. Mi volto in cerca di Nicole, ed Harry mi dice che è andata a cercare il bagno con Brenda e Alice.
Seguendo la scia del profumo di Nicole e dell'odore di vampiro e lupo di zia Alice e Brenda, corro subito in bagno. Zia Alice mi apre immediatamente mentre Brenda sorregge Nicole, appoggiata al lavandino. Ha una piccola macchia di sangue sulla guancia, e respira come se avesse appena fatto uno sforzo.
«Che sta succedendo?!». Nicole mi guarda preoccupata, aggrappandosi a Brenda. Mi precipito subito da lei, che si china verso il rubinetto per bere un po' d'acqua, nascondendo l'espressione di disgusto che aveva in volto.
«Ha... rigettato il tuo sangue, Will. E adesso sta di nuovo male». Zia Alice si avvicina per farle un massaggio sulla schiena, aiutando Brenda a tenerla in piedi.
«La tengo io», dico chiedendo a Brenda di spostarsi. Nicole mi getta le braccia attorno al collo, sospirando.
«Mi dispiace, sono un disastro... non so che cosa mi sta succedendo». Guardo prima zia Alice, poi Brenda.
«Se voi volete andare resto io con lei», dico.
«No Will, ora sto meglio. Dico sul serio». Nicole si guarda allo specchio, sistemandosi un po' i capelli. Mentre Brenda e Nicole iniziano ad uscire, zia Alice mi tira la giacca, dicendomi che mi deve parlare. Probabilmente ha già capito tutto non appena ha visto Gabriel. Prima che Nicole si volti indietro per aspettarmi, zia Alice riesce a dirmi che è lui, Gabriel, il vampiro della visione. Il responsabile di tutto, anche se non sappiamo cosa può volere da noi e soprattutto dalla donna che amo. Nicole ha sentito qualcosa, e mi guarda con un'espressione preoccupata.
«Ti spiegheremo tutto, davvero», si affretta a replicare zia Alice.
Quando torniamo dagli altri, i miei familiari sono tutti in giardino intenti ad ascoltare mia madre. Forse ci sono novità...
«Will, ci siamo. La ragazza è Jane. E... Be', Turolvi è l'anagramma di Volturi», risponde mia madre stringendo la mano di papà. Non sapevo che si intendesse di anagrammi, ma quel nome aveva colpito anche me.
«Gabriel deve essere un nuovo acquisto di Aro, e a quanto pare esercita un controllo mentale e fisico sulle persone», prosegue nonno Edward.
«È lui la causa...?».
«Sì, Will. È lui». Nicole mi guarda sempre più confusa, nonna Esme mi consegna una busta da lettere già aperta. Nonna Bella mi poggia una mano sulla spalla, come per rincuorarmi.
«Leggila. C'è solo una cosa da fare, Will. I Volturi hanno tormentato me, Renesmee... e continuano a tenerci d'occhio. Hanno dei conti in sospeso con noi». Dunque i Volturi sono arrivati anche a me. Credevo che non avrei mai avuto la sfortuna di conoscerli, e invece...
«Andiamocene, Will. Non voglio restare in questo posto nemmeno un secondo di più». Nicole mi afferra stretto il braccio, mentre nonno Carlisle propone di fermarci tutti a casa Cullen. Ma veniamo interrotti da una voce, la voce di Gabriel. Ha un odore forte, disgustosamente dolciastro. L'odore di un vampiro che beve sangue umano.
«La famiglia Cullen-Black quasi al completo, ma che meraviglia!», esclama. I suoi occhi color sangue sono coperti da un paio di lenti a contatto marrone scuro, e ha i capelli biondo miele, esattamente come quelli di Joanne... o meglio Jane, la sua finta figlia. Una delle perle di Aro.
«È tutto scritto nella lettera, Aro porta i suoi migliori saluti!», dice Gabriel con uno sguardo divertito. A parlare è mio padre, che lo squadra dall'alto al basso con i suoi quasi due metri di altezza: «Che cosa vuoi da mio figlio?», gli domanda, trattenendo a stento la sua agitazione.
«La ragazza deve essere trasformata, altrimenti le resta poco da vivere», dice guardando Nicole, che si stringe nel mio abbraccio.
«Ci tenete davvero tanto a farvi scoprire dagli umani e a mettere al mondo nuovi ibridi? Siete sempre più fuori controllo», esclama.
«Ciao Renesmee, che bello rivederti!». Jane si è aggiunta alla conversazione, e si guarda intorno con sguardo circospetto. Nel frattempo nonno Carlisle accenna a Gabriel qualcosa a proposito della "linea di sangue che andrà ad esaurirsi"... Chissà cosa vuol dire.
«Oh, ma che peccato! Non hai portato tua figlia, ed io che volevo salutarla come si deve!», dice riferendosi a Sophia.
«Parlate tanto di non farci scoprire dagli umani, e poi invitate tutta Forks a questo teatrino... Dove volete arrivare?», dice mia madre a Jane e Gabriel. Papà trattiene mamma, che se potesse staccherebbe volentieri la testa a Jane.
«Non avete capito niente... Gabriel può condizionare gli umani mentalmente e fisicamente, quando questa storia sarà finita neanche si ricorderanno di noi!». Jane inclina la bocca in un sorriso soddisfatto. Dunque, Gabriel ha lo stesso potere acquisito di mia sorella, ma molto più amplificato.
«Fate ciò che è giusto e noi torneremo a Volterra, vero Jane? Intanto la ragazza si avvicina alla morte», mi dice Gabriel, guardandomi dritto negli occhi.
«Ben detto. Ci si vede!», aggiunge la perfida biondina, per poi sfrecciare via con passi aggraziati.
«Will, fermati!». Papà mi trattiene, sono talmente accecato dalla rabbia che potrei... Non lo so cosa potrei fare.
«Direi che la festa è finita, andiamocene», dice zio Emmett guardando tutta la famiglia.
«Andiamo tutti da Carlisle - dice nonna Bella. - Credo che Nicole ed io abbiamo bisogno di farci una bella chiacchierata».
 
***
 
Ho telefonato a Sophia, Ginny dorme serena a casa sua e di Josh. Nicole sta meglio, nonostante la febbre che è tornata di nuovo. In realtà prima sta bene e l'attimo dopo non si regge in piedi, e il mio sangue non può aiutarla visto che poche ore fa lo ha rigettato. Ho fallito, avrei voluto regalarle una vita umana felice prima di portarla a questo. Ma opporsi al volere dei Volturi per qualcosa che accadrà comunque, non è proprio la cosa migliore da fare.
Bella ha chiesto agli altri di lasciarci soli. Nicole è sdraiata sul divano appoggiata a me, nonna Bella è di fronte a noi. Lei aveva soltanto diciotto anni quando diventò un vampiro, e lo sarebbe diventata anche prima dell'imprevisto della gravidanza. Ma mia madre non sarebbe esistita ed oggi non sarei qui a pensarci...
«La lettera parla chiaro, Bella. Non ho scelta, e adesso devo solo... prepararmi psicologicamente. Avrebbero potuto minacciare Ginevra, quindi mi è andata bene», dice Nicole a Bella.
«Bella, raccontami com'è... perché sinceramente sento soltanto una grande paura. Non voglio essere un'altra persona». Tengo stretta la sua mano. Calda, morbida e umana. Dovrò rinunciare a questo, ma sarà sempre lei.
«Per me è stato molto diverso», inizia a raccontare nonna Bella. «Noi due siamo molto diverse, Nicole». Niky si copre meglio con la coperta, facendo un colpo di tosse.
«Sicura di stare bene? Magari potreste parlare domani, hai bisogno di dormire», provo a dirle.
«Ce la faccio», mi risponde. «Non ho intenzione di aspettare che le mie condizioni peggiorino, potrei decidere di trasformarmi da un momento all'altro». Io e nonna Bella ci guardiamo, mentre lei riprende a parlare.
«Quando ho conosciuto Edward avevo diciassette anni. Rimasi subito folgorata da lui, e i miei sentimenti non cambiarono neanche quando ho scoperto ciò che era. Edward era diventato il punto fermo della mia vita. Volevo che mi trasformasse per poter stare con lui per sempre, ignoravo le conseguenze». Nicole la guarda stupita.
«Ti saresti trasformata così, su due piedi? Non hai pensato ai tuoi genitori, al college, al fatto che un giorno avresti voluto dei figli...». Nicole si interrompe prima di continuare la sua lista.
«Ci ho pensato... ma ero pronta a rinunciare a tutto. E non volevo dei figli, allora non ci pensavo». Alza gli occhi al cielo.
«È stato nonno Edward a posticipare la sua trasformazione», proseguo io.
«Be', Will ti ha raccontato la mia storia a grandi linee, ma non ti ha detto che il compromesso tra Edward e me era "sposiamoci e verrai trasformata". Accettai, e quindi mi sposai a diciotto anni. Soltanto in luna di miele mi accorsi di quanto poteva essere bello essere umana...». Bella abbassa lo sguardo e sorride, se adesso fosse stata umana sarebbe senza dubbio arrossita.
«E poi... sono rimasta incinta. Lo credevo impossibile, ma non lo era. Durante la gravidanza ero ridotta peggio di uno zombie, Renesmee aveva bisogno di sangue ed era troppo forte perché il mio fisico potesse sopportare tutto quello stress in meno di un mese di gravidanza. La trasformazione è stata necessaria per sopravvivere al parto. Sono morta per dare alla luce Renesmee, e mi sono risvegliata come vampira». Nicole ascolta rapita il racconto di nonna Bella. Non dico che la gravidanza di Nicole sia stata semplice, anche lei ha avuto i suoi piccoli problemi. Ma niente se paragonato a ciò che ha passato nonna Bella.
«La trasformazione... com'è?», si azzarda a chiedere Nicole.
«Non voglio spaventarti, io sono stata svantaggiata. La morfina che avevo in corpo ha peggiorato le cose. Ciò che devi sapere è che non è una passeggiata... Il veleno si diffonde nel corpo, la trasformazione è completa quando il veleno raggiunge il cuore, che a quel punto cessa di battere. La morte umana equivale alla tua rinascita come vampiro. I tre giorni di sofferenza saranno un lontano ricordo, ti sentirai più viva di quanto tu non lo sia mai stata. All'inizio i ricordi umani saranno confusi, ma a poco a poco ricorderai tutto». Nel salone di casa Cullen aleggia il silenzio. Io conosco già queste cose, ma è tutto così strano... è come se attraverso Nicole provassi tutto questo anch'io.
«Il sangue, Bella. Io non voglio uccidere...».
«Ehi, non dovrai nutrirti di gattini!». Nonna Bella sorride.
«Sacche di sangue?», propone Nicole.
«Sangue umano uguale occhi rossi...». Nicole sbuffa.
«Una volta ho fatto bere a Will il mio sangue. Will ha bevuto il sangue contagiato dal veleno, e non mi è successo nulla. Se andassi a caccia di animali e facessi la stessa cosa? Insomma, se tolgo loro il veleno e li lascio andare, non li ucciderò...». Sorrido. Nessuno dei miei familiari vampiri ha mai pensato a una cosa del genere, eccetto mia madre. Ma lei non è velenosa, è tutto più semplice.
«Il veleno uccide gli animali e trasforma gli umani, Niky. Se vorrai avere gli occhi dorati dovrai nutrirti con il sangue animale, e forse con un po' di esercizio potresti riuscire a non ucciderli. Credimi, è difficile accorgersi di quanto sangue stai ingerendo, è difficile fermarsi. Ma ho grande fiducia in te... perciò mai dire mai». Bella si alza dal divano per abbracciare me e Nicole.
«Sei una donna coraggiosa. Avrai un autocontrollo ancora migliore del mio, e andrà tutto bene. Abbiamo Sophia, e grazie al condizionamento non dovrai dire addio alla tua famiglia». Mi dispiace solo che sia andata così. Che i Volturi abbiano, in un certo senso, scelto per lei.
«Will puzzerà di lupo? E Ginny dovrà starmi lontana?», domanda preoccupata quando sciogliamo l'abbraccio.
«Niente di tutto questo», la rassicura nonna Bella.
«Sono pronta, Will. Voglio che sia tu a trasformarmi. Ormai ho deciso, domani sarà il mio ultimo giorno da umana».
 
***
 
Il suo ultimo giorno da umana. Il mio ultimo giorno per poter memorizzare ogni singolo dettaglio di come lei è ora. Alcune cose mi mancheranno inevitabilmente, persino l'odore del suo sangue che ormai è diventato familiare dopo dieci anni che la conosco. Abbiamo passato la mattinata a casa, Ginevra sa già che questo è l'ultimo giorno in cui la sua mamma sarà umana. Il pomeriggio lo abbiamo passato da soli io e lei, a ripassare ogni vecchio ricordo che lei faticherà a ricordare nei primi tempi della sua nuova vita.
«E se non dovessi piacerti, Will? Sarò... fredda, come una scultura di pietra. Se non vorrai più toccarmi?», mi domanda imbarazzata mentre camminiamo in spiaggia, al tramonto. Oggi sta meglio, forse i Volturi le hanno concesso la grazia di un ultimo giorno felice come essere umano.
«Sei seria, Nicole?».
«Sì, lo sono. Non hai mai... fatto sesso con una vampira, magari ti fa schifo». Niky incurva le labbra, mentre io scoppio a ridere.
«Smettila!», mi riprende lei dandomi una gomitata.
«Sei divertente, Niky. Da bambino mi addormentavo spesso tra le fredde braccia di nonna Bella, nonna Esme e le mie zie. Tutte vampire. Non avrò problemi con la tua temperatura, se è questo ciò che temi... e smetterò una volta per tutte di farti lividi ovunque», la rassicuro. Ed è la pura e semplice verità.
«Sarebbe bello... fare l'amore con te un'ultima volta, mentre sono ancora me stessa», ammette lei con un sorriso furbo. Ciò che non capisce è che lei sarà se stessa anche dopo, io ne sono certo. La sollevo di peso mentre lei ride come una matta, dicendo "mettimi giù, mi vendicherò presto", e cose del genere. La porto lontano dalla riva, lì dove inizia ad estendersi la foresta, e la faccio scendere poggiandola contro un albero. Inizio subito a baciarla, come se fosse davvero un addio, e Nicole risponde subito al bacio attirandomi ancora di più verso di sé.
«Vuoi farlo qui? Sei completamente pazzo, come sempre», mi dice, mettendo un po' di distanza tra le mie labbra e le sue.
«Quando sarai una vampira non sarà più possibile... a meno che tu non voglia sradicare la foresta». Annullo di nuovo lo spazio tra di noi, le sue guance avvampano di calore.
«Sarai sempre la mia Niky, tutto il resto non conta»...
 
***
 
Quattro giorni dopo
 
Nicole si è risvegliata dai tre giorni di agonia che caratterizzano la trasformazione. Non voglio forzarla subito a cacciare, perciò al momento si nutre con la scorta di sangue che le ha procurato nonno Carlisle.
È ancora se stessa, eccetto che per gli occhi di un rosso intenso che spiccano sul suo viso perfetto, incorniciato dai capelli biondi che ora ricadono in onde morbide e definite.
«Voglio vedere se sotto al sole sembro una palla da discoteca», mi dice sorridendo, con una risata ancora più cristallina. Non ha perduto il senso dell'umorismo, è ancora se stessa.
«Sei ancora tu, visto?». Siamo abbracciati. Le mie labbra poggiate sulla sua fronte, e le sue mani unite dietro alla mia schiena. In un abbraccio delicato, senza la forza bruta dei neonati. È incredibile il suo autocontrollo, il fatto che rifletta prima di compiere un'azione, chiedendosi come la farebbe se fosse ancora umana.
«Come l'ha presa Ginevra?», mi domanda dubbiosa. Ancora non si sono viste dal suo risveglio.
«Bene. Non è cambiato niente neanche per lei», le rispondo.
«E per te, Will... È cambiato qualcosa? Io mi sento bene, forse non sono mai stata meglio di così... a parte la sete», ammette.
«Sapere questo mi rende immensamente felice... e no, non è cambiato niente. La sete passerà, con il tempo», le rispondo.
«Non sopporto i miei occhi, però...». Era la stata la prima cosa che ha detto guardandosi allo specchio. Adesso potrò rivedere i suoi occhi in quelli di Ginny, in ogni caso non sono andati persi.
Sciolgo l'abbraccio e la tengo per mano, porgendole una scatolina.
«Carlisle ha fatto queste lenti a contatto speciali per te... potrai metterle fin quando non cambierai il colore degli occhi. Sa quanto detesti questo rosso, anche se per me sei bellissima anche così...».
«Lo ringrazierò». La porta si apre, e vedo entrare mia madre con Ginevra in braccio e papà al seguito.
«Ginny...», esclama Nicole guardando la nostra bambina. Mi guarda negli occhi, non le farà del male. Il suo sangue ha un vago sentore vampiresco che per fortuna non scatena la sete. L'odore di mio padre invece, un autentico lupo, le dà fastidio. Con il tempo smetterà di farle questo effetto.
Mia madre lascia andare Ginevra, che si avvicina lentamente a Niky.
«Perché mi fissate tutti?», dice mostrando un sorrisetto furbo. «È sempre mamma, e non è pericolosa solo perché è un vampiro». Nostra figlia ha capito tutto. Nicole si china alla sua altezza, lei e Ginny si abbracciano. All'abbraccio mi unisco anch'io, sotto lo sguardo commosso dei miei genitori.
«Adesso quelle persone andranno via, vero?», mi domanda Ginny riferendosi a Gabriel e Jane. Mia figlia ha preteso che le venisse raccontata ogni cosa, così le abbiamo detto che un vampiro stava utilizzando il suo potere su Niky, motivo per il quale lei stava male.
«Dovete mostrare loro che Nicole è diventata immortale. Dopodiché se ne andranno», mi dice mia madre.
«Per quanto mi riguarda, possiamo farlo subito», risponde decisa Nicole.
«Anche per me». Ce l'abbiamo fatta, proprio come Edward e Bella.
 
 
Un giorno prima
 
«... Sei pronta?», domando a Nicole per l'ultima volta. È distesa su un letto che abbiamo portato nello studio di nonno Carlisle, in modo che stia più comoda. Trascorrerà qui i tre giorni necessari alla transizione, ed è così bella nei suoi ultimi attimi da umana... I capelli perfettamente pettinati, l'abito lilla con cui si risveglierà vampira.
«Credo di sì...» mi risponde con un'espressione serena. Senza lacrime né altro. Il suo cuore batte ad un ritmo normale, segno che Nicole ha accettato ormai il suo destino.
«Carlisle ti darà un anestetico, sentirai meno dolore e ti addormenterai», la rassicuro poggiandole le mani sulle spalle, accarezzandole il tatuaggio del lupo.
«Voglio baciarti un'ultima volta da umana...», mi chiede con gli occhi lucidi. Senza risponderle, le mie labbra e le sue si uniscono in un bacio impetuoso e... malinconico. Sto dicendo addio alla mia Nicole umana, la ritroverò diversa. Anche io ho bisogno di questo addio, in un certo senso.
«Adesso sono pronta», mi dice con ancora il fiatone. Ma i suoi occhi sono felici e mi sorridono.
«Sono pronta per sempre, questa è la mia SCELTA», dice enfatizzando l'ultima parola. Affondo i denti nella pelle del suo braccio, lasciando defluire quanto più veleno possibile...
Nicole ha fatto la sua scelta.


 


Nota dell'autrice
Ciao!! Tante novità in questa seconda parte, no? Spero che vi sia piaciuta, in queste quindici pagine ho cercato di racchiudere, anche attraverso i flashback, i momenti più importanti della storia di Will e Niky. Potevano mancare i Volturi? Ovviamente no :P Ginevra è interpretata dalla piccola modella Kristina Pimenova, secondo me è stupenda! E poi niente, mi sono divertita a fare parecchie foto :) Il resto dei commenti lo lascio a voi, alla prossima!
Greta


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Vita, morte, eternità ***


Vita, morte, eternità


Michael
Mi ritrovo a camminare nel bosco, sono in forma di lupo. Sento ogni odore, vedo ogni cosa, tutto è amplificato. Dove sono gli altri? Dov'è papà? Non sento alcuna voce nella mia testa, soltanto il rumore del vento sulle foglie degli alberi e i piccoli animali che si nascondono al mio passaggio. Corro, sempre più veloce, finché non giungo nei pressi di una piccola radura. Un odore diverso da quelli del bosco cattura la mia attenzione, facendomi posare lo sguardo su una figura umana: nonno Charlie. Non ha più le rughe e i capelli bianchi, sembra ringiovanito di anni. Come nella foto che è incorniciata nel salone di casa sua, con nonna Bella il giorno del suo diploma e lui orgoglioso e sorridente. Lì doveva avere all'incirca quarant'anni, la somiglianza con Bella era molto evidente.
«Michael, vieni qui», mi dice nonno Charlie facendomi un cenno con la mano. Eppure sono in forma di lupo, non mi ha mai visto così... non dovrebbe sapere che sono io.
«Mickey, lo so che sei tu», prosegue a dire, rivolgendomi un sorriso. Inizio ad essere confuso, perché il mio bisnonno umano ha sentito ciò che ho appena pensato. Un vento caldo e leggero fa muovere il mio pelo rossiccio, mentre mi avvicino cautamente a lui.
«Nah, non sei impazzito!», sbuffa nonno Charlie. «Domani capirai tutto», mi dice. Perché avrei dovuto capire tutto domani? Qualcosa mi suggerisce che tutto questo non è del tutto reale, nel senso che ci sono troppe cose che non quadrano... eppure la mia mente rifiuta subito questo pensiero.
"Se preferisci posso trasformarmi, ma dovrai prestarmi la tua giacca'', penso guardando il nonno con i miei occhi da lupo, verdi come i miei occhi umani.
«Torna umano, Michael. Avrai già dei vestiti addosso», mi risponde. Ancora una volta, mi ritrovo a pensare che tutto questo sia molto strano, ma anche normale allo stesso tempo.
«Ma prima...». Nonno si avvicina, accarezzandomi il muso. In forma di lupo sono alto più o meno quanto un cavallo, perciò abbasso la testa per permettere al nonno di accarezzarmi.
Dopodiché mi allontano e riprendo la forma umana, sorprendendomi di ritrovarmi già vestito con una camicia e un paio di bermuda.
«Come facevi a sentirmi, nonno? E da dove spuntano questi vestiti?», domando confuso, lasciandomi sicuramente sfuggire qualche domanda importante.
«Troppe domande, Michael. Non serve, fidati! Voglio solo dirti che da ora in poi, quando tu vorrai, potremo incontrarci in questo posto. E potrai portarci anche tua madre, Sophia, Will...».
«Nonna Bella?», domando, notando che il nonno ha tralasciato proprio la persona più importante; sua figlia.
«Per lei sarà più difficile... perché è un vampiro», mi dice. Sul momento, non capisco il senso delle sue parole. E poi non abbiamo mai detto apertamente al nonno che i Cullen e anche nonna Bella sono vampiri.
«Se mi credevi un nonnetto rincitrullito, ti sbagli di grosso, Mickey. Conosco cose che voi umani... No, non posso farla questa battuta». Si mette a ridere, non posso fare a meno di seguirlo a ruota.
«Ho poco tempo, Mickey. Ho bisogno che tu dica a Bella che le voglio bene e che la terrò d'occhio. Che sono fiero di lei anche se me ne ha fatte passare di tutti i colori... Di' a Edward di continuare ad amarla come fa adesso, e di' a tutti i Cullen che li ringrazio perché si prenderanno cura di Bella, per sempre. Spero di poterla rivedere, anche se sarà difficile. Per tutti gli altri... Ovvero tua madre, i tuoi fratelli, è valido il mio invito qui, in questo posto, appena lo vorranno. Non opporrò resistenza agli incontri». Il vento inizia a farsi più forte, le nuvole sopra di noi sono scure e cariche di pioggia. Inizia a fare freddo.
«Mickey, devo andare! Ci vediamo presto, appena lo vorrai», mi dice.
Mi dà una pacca sulla spalla e se ne va, ma prima di farlo si volta indietro un'ultima volta.
«Quasi dimenticavo di dirti una cosa importante! ... Tu e Lily. Sposatevi, che aspettate? Io ed Harry non vediamo l'ora di vedere i nostri nipoti sistemati!». Sorrido, imbarazzato. Ci stavo pensando giusto tempo fa...
«Contaci! E considerati già invitato al matrimonio», gli dico. In un attimo lo vedo sparire, come dissolto nel nulla. "Io ed Harry", ha detto il nonno. E con Harry intendeva Harry Clearwater, il nonno di Lily e non suo fratello minore. Ma Harry Clearwater è morto anni prima della nascita di mia madre, ed io l'ho conosciuto solo grazie al mio dono, proprio per poter farlo conoscere ai suoi nipoti. In un sogno, uno dei miei particolari sogni.
In un attimo tutto diventa chiaro... Se nonno Charlie può parlare con Harry, questo significa che...
 
«Sveglia, Michael. Sei diventato zio, è nata la figlia di Will e Niky». In un attimo mi ritrovo catapultato qui, nel mio letto. Lily è seduta accanto a me e mi accarezza piano la schiena, ma sono ancora in uno stato di dormiveglia e non riesco a capire che cosa mi sta dicendo.
«Mhhh», riesco a mugolare. Sono sdraiato a pancia in giù, senza maglietta. Il tocco leggero delle mani di Lily mi fa rilassare ancora di più.
«Mickey, forza!». Lily inizia a farmi il solletico, e a questo punto non posso fare a meno di svegliarmi, girandomi di scatto.
«Lily, no! Il solletico no», la imploro. Inizio a farlo anche io a lei, che subito si mette ad urlare come una matta. La blocco tenendola ferma con gambe e braccia, adesso non può più farmi il solletico. Uno a zero per me!
«Dicevi?», le domando, incurvando le labbra in un sorriso vagamente soddisfatto. Mi sposto come se nulla fosse, lasciando che Lily si alzi dal letto. Corre subito a prendere il cellulare, mostrandomi la foto di una bambina appena nata. Una bambina con la pelle bianca e i capelli scuri, tra le braccia di mio fratello William.
«Nicole ha partorito stanotte. Lei è tua nipote, si chiama Ginevra». Le prendo il cellulare dalle mani, guardando attentamente le foto della minuscola e bellissima bambina.
«Sono da Carlisle, appena sei pronto andiamo a trovarli», mi dice Lily sorridendo. Cerco di ricacciare indietro la strana sensazione che mi porto dentro... Ricordo di aver visto nonno Charlie in sogno, ma appunto... era solo un sogno, non può essere ciò che la mia mente si rifiuta di pensare.
«Rimettiamoci un po' a letto, ti va?», propongo a Lily prendendola per mano. «Nicole vorrà riposarsi, non credo che voglia avere tutti intorno».
«Okay... ma ti porto qualcosa da mangiare». Lily mi fa l'occhiolino e sparisce in cucina, per poi tornare subito dopo con un vassoio pieno di biscotti. Si siede accanto a me sul letto ed iniziamo a mangiarli, la vedo pensierosa.
«Che c'è?», le domando vedendola un po' distratta.
«No, niente... è che rivedo ancora Will e Harry che giocano insieme alla guerra, da piccoli, ed ora Will ha una bambina», risponde.
«Il più piccolo e il primo a mettere su famiglia - dico. Ora che ci penso è così. - Ma tu non sai come sono andate le cose», proseguo. Will non voleva dei figli, tra noi fratelli è sempre stato quello più... tormentato. Non aveva accettato ciò che era, non prima che io e Sophia gli presentassimo Nicole. È stata lei a fargli accettare la sua natura, il fatto che in lui ci fosse anche una parte "oscura".
«Che cosa intendi?», mi domanda Lily, prendendo in mano un altro biscotto.
«Detta così sembra una cosa brutta, ma... Nicole si è fatta mettere incinta. L'ha detto a Will solo a fatto compiuto». È andata così, e lì per lì Will non ha preso bene la notizia.
«Be'... io non ti farei una cosa del genere, ma non mi sento di criticarla. La loro situazione era molto diversa, Nicole ha sempre saputo che il suo tempo da umana è limitato se vuole restare accanto a William. E poi, tuo fratello mi sembra felice». I suoi occhi scuri si sollevano per guardarmi. Per noi non sarà semplice... Lily non riesce a smettere di trasformarsi, non ancora. Credo sia soltanto un blocco psicologico, perché quando andava al college questo non era stato un problema.
«Lily... Ti prego, non fare quella faccia». Metto da parte il vassoio dei biscotti e la faccio appoggiare al mio petto, accarezzandole la schiena.
«Il fatto è che non mi piace non avere il controllo di me stessa. So che tu saresti pronto per una famiglia, ma a quanto pare non lo sono io», dice sbuffando.
Per me non è un problema, ma per lei lo sta diventando. Vorrei tanto aiutarla, ma non so davvero in che modo. Si tratta di qualcosa che deve risolvere con se stessa, e stavolta non posso mettermi in mezzo.
«Nessuno ci corre dietro, Lily. Abbiamo l'eternità, nessuno ci impone di seguire i tempi di due persone normali. Accadrà prima o poi, ma si vede che questo non è il momento... Anche perché per ora non voglio dividerti con nessuno. E la penso come nonno Edward, prima il matrimonio e poi tutto il resto». La avvicino di più a me e poggio le mie labbra sulle sue. È alta, ma vicino a me sembra piccola e fragile. La dipendenza da lei è una cosa che non ho mai superato, e per quanto mi riguarda non c'è niente di meglio che sentirsi così. La voglio tutta per me, ancora per un po'...
 
«Oggi portiamo le nostre ragazze a fare un giro un po' particolare», se ne uscì Josh un pomeriggio. Eravamo io con Lily, Sophia con Josh, Will con Nicole. Noi fratelli avevamo organizzato un'uscita tra coppie. Avevamo passato la mattinata a Port Angeles e poi eravamo tornati a La Push.
«Che cosa ci andiamo a fare nel bosco?», domandò Sophia, guardando male Josh. Nicole era l'unica ragazza del tutto umana nel gruppo, anch'io mi ero chiesto quale strana idea avesse avuto il mio amico.
«Siamo lupi. Facciamo i lupi», rispose Josh abbracciando mia sorella.
Lily mi osservava pensierosa, in quel periodo aveva preso la decisione di provare a non trasformarsi per un po', voleva semplicemente vedere se il suo fisico sarebbe ritornato normale, come una qualsiasi donna. Ovviamente l'idea di suo cugino non le era andata a genio, quella di non trasformarsi era stata una decisione recente, non ne aveva parlato con nessuno.
Quando giungemmo nel solito posto, io, Will e Josh ci togliemmo i vestiti per poterci trasformare. Lily fu sollevata quando capì che solo noi ragazzi ci saremmo trasformati, anche perché Sophia non ha mai sviluppato il gene e Nicole era umana, non sarebbe stata una cosa alla pari.
Le ragazze aspettarono che tornassimo in forma di lupi, dopodiché Sophia spiegò la situazione a Nicole.
«Hai capito bene, ci porteranno sulla scogliera... È come stare a cavallo!». Sophia e Lily sorrisero, Nicole era sorpresa.
«Ecco, io... sono incinta. Sicure che non è pericoloso?», disse lasciando tutti di stucco.
«Incinta?!», ripeterono Lily e Sophia insieme.
«Sì... Will ed io non lo abbiamo ancora detto a nessuno. Be', adesso lo avrebbero scoperto Michael e Josh!». Le ragazze continuarono a parlare della novità, mentre noi tre eravamo con loro. Ora non potevamo comunicare con le ragazze, ma avevamo scoperto tutto.
Poggiai il muso sul volto di Lily e mi abbassai per farla salire sopra di me, la stessa cosa fecero Josh e Will. Per tutto il tragitto vidi che a Lily si illuminavano gli occhi a sentir parlare Nicole... Quando arrivammo in cima alla scogliera, il sole stava per scomparire nell'oceano, tingendo il cielo di tante sfumature.
Feci scendere Lily e la feci poggiare addosso a me, mi accarezzava il pelo e poggiava la testa vicino alla mia. Io potevo capire ogni cosa, anche se in quel momento parlare non ci era concesso.
«Sai... Sentir parlare Nicole mi ha fatto capire una cosa...». Le diedi una spinta con il muso.
«Ehi, che modi! Okay, Mickey, te lo dico. Voglio riuscire a smettere di trasformarmi, ma per un motivo ben preciso. Mi sento pronta». Fu allora che Lily mi rivelò il desiderio di formare una famiglia...
 
Siamo tutti a casa di nonno Carlisle per conoscere la piccola Ginevra. Lily prende in braccio la bambina, mentre Nicole si riposa un po'. Ginevra ha la pelle chiara e un leggero strato di capelli castani, e quando Lily si avvicina per farmela prendere in braccio, mi sento un po' impacciato. Non ho mai preso un neonato in braccio, e mi fa uno strano effetto.
«Ecco, così», mi dice nonna Esme. Lily ed io ci guardiamo negli occhi, mentre la bimba allunga le sue manine verso di me, mostrandomi anche i suoi occhi azzurri. Will mi viene vicino, e gli restituisco la bambina. Anche lui sembra ancora un po' spaesato, ma ha un sorriso felice. Un sorriso che non ho mai visto sul volto di mio fratello, in lui è davvero cambiato qualcosa. E poi ci sono mamma e papà, che per la prima volta sono nonni... Papà cinge i fianchi di mamma e le sorride, si guardano ancora come tanti anni fa ed è una cosa meravigliosa.
Will mi viene accanto, vedendomi soprappensiero. È come se dovessi ricordare qualcosa di importante che si rifiuta di riaffiorarmi alla mente...
«Che succede, Michael?», mi domanda, mentre ci allontaniamo dalla stanza.
«Ti devo parlare, andiamo fuori», gli rispondo. Nella mente cominciano a riaffiorare improvvisamente le immagini, le parole... tutto ciò che il mio cervello si ostinava a nascondere.
Will ed io ci allontaniamo quanto più possibile per non essere ascoltati dalla nostra famiglia di vampiri dall'udito sopraffino, non sono sicuro di ciò che sto dicendo e non voglio metterli in allarme.
«Non voglio rovinarti un momento così bello, Will. È nata la tua bambina e tu sei così felice...».
«Dai, Michael. Lo sai che mi dà fastidio quando tu e Sophia mi nascondete le cose». Will si passa una mano tra i capelli, mentre mi siedo sulle scale della veranda per cercare di calmarmi. Adesso ricordo tutto, ogni singolo dettaglio...
«Ho fatto un sogno, Will», inizio a dire. «Uno dei miei sogni...». I miei occhi si soffermano prima su quelli di Will, poi sul grande abete che si affaccia proprio sulla stanza di nonno Edward, smosso dal vento leggero del mattino.
«Hai parlato con... qualcuno», risponde Will. Mio fratello è sempre stato sveglio, mi capisce al volo.
«Ti prego, dimmi che non...».
«Era nonno Charlie». Rispondo ancora prima che lui possa terminare la frase. Will non sa cosa dire, lo vedo soltanto nascondersi il viso tra le mani e trattenere le lacrime. Gli poggio una mano sulla spalla, dopodiché ci guardiamo di nuovo negli occhi. I suoi occhi castani sono lucidi, colmi di lacrime che non vorrebbero uscire.
«Mi dispiace Will, scusami. Ho rovinato il giorno più felice della tua vita». Forse ho sbagliato. Avrei dovuto parlarne con papà, mamma, o con zia Alice... Forse lo ha previsto e non ha voluto dirci niente.
«Nasce mia figlia e se ne va nonno Charlie... avrei voluto almeno che la vedesse», dice Will con la voce rotta dal suo quasi pianto.
«Che cosa ti ha detto, Michael?».
«Che tu e gli altri potrete vederlo grazie a me... Non è un addio, stai tranquillo». Mentre parliamo, a raggiungere me e Will è nostra madre. Ha il cellulare in mano, e si stringe nelle spalle. I capelli lunghi le coprono il viso e i suoi occhi fissano il pavimento. Sembra una ragazza piccola e fragile, ma noi sappiamo che nostra madre è tutt'altro.
«Michael, Will...». Ci guardiamo tutti e tre negli occhi, e quasi non servono le parole.
«Nonno Charlie, vero?», domanda Will.
«... Sì. Ha telefonato Sue. Ha detto che è successo mentre dormiva, quindi non ha sofferto». Io e Will abbracciamo mamma, che ha iniziato a piangere. Le sue lacrime mi bagnano la maglietta, ma il suo è comunque un pianto silenzioso. Sa che grazie a me potrà rivederlo, per sempre.
«Michael, vieni», mi chiama papà dalla porta. Lascio che Will accompagni mamma dentro casa, mentre mi dirigo verso mio padre.
«Tu lo sapevi? Charlie ti ha detto qualcosa?».
«Sì. Sì papà, questa notte». Lo abbraccio, ricordando il momento in cui era toccato a nonno Billy. Papà era a pezzi, e a soffrirci quasi più di lui era stato Will. La morte di nonno Billy aveva avuto ripercussioni anche sul suo rapporto con Nicole. Voleva che diventasse subito un vampiro, per timore che da un giorno all'altro potesse perderla. Dentro casa, nonna Bella è seduta sul divano, stretta nell'abbraccio di nonno Edward. I vampiri tecnicamente non possono piangere, ma di fatto nonna sta piangendo. In modo silenzioso, privato... ma lo sta facendo. Potrà rivederlo, questo sì... Ma non sarà la stessa cosa.
Decido di dire a tutti loro del sogno di stanotte, Lily mi viene vicino e mi abbraccia da dietro.
«Ecco perché eri così agitato», mi dice sottovoce.
«L'ho visto andare via, Lily, e non avevo ancora capito», rispondo, accarezzando le sue mani strette a me.
«Ti prego, non piangere Mickey. Ricordo quando grazie a te ho potuto conoscere nonno Harry, ed è stato assolutamente reale». All'improvviso, mi tornano in mente anche le ultime parole dette da nonno Charlie. Parlava proprio di Harry e... di Lily. "Sposala, Michael".
Ed è esattamente ciò che intendo fare. Aspetterò qualche giorno, lo farò dopo il funerale. Chiederò a Lily di sposarmi, con la certezza che nonno Charlie ci guarderà... e sarà felice.
 
***
 
La cerimonia funebre è appena terminata. Grazie a Sophia e al suo dono acquisito, non abbiamo più bisogno di nasconderci, qui nella piccola comunità di Forks. Tutti hanno ricordato Charlie, che per tanti anni è stato il capo della polizia di questa cittadina. Nonna Bella mi raccontò che, appena arrivata a Forks, tutti la conoscevano come "la figlia dell'ispettore Swan". Mamma ha suonato il piano in chiesa, facendo commuovere tutti. Poi a turno abbiamo ricordato nonno Charlie; mentre Bella parlava, nonno Edward la sosteneva con il suo amore.
«Nonno... ora ti chiederai perché sto parlando davanti a una lapide, quando posso vederti di persona...». Ha iniziato a piovere, una goccia di pioggia mi cade sulla manica del completo nero. Siamo al cimitero di Forks, il nonno ha voluto essere seppellito accanto ai suoi genitori, Helen e Geoffrey.
«Chiederò a Lily di sposarmi, come volevi tu. Dovevo dirtelo subito, e...». Sophia mi interrompe, comparendo dietro di me. Ha ancora gli occhi lucidi e tiene in mano un fazzoletto. In chiesa, dopo nostra madre, siamo stati noi a suonare il piano per il nonno. Non credo di aver mai visto nonna Bella in quello stato... fragile, come se fosse umana.
«Papà ha l'ombrello, vieni Michael. Scusami, ma non riesco a stare in questo posto, mi fa ancora troppo male». Mi alzo in piedi e abbraccio mia sorella, scostandole una ciocca di capelli neri dal viso.
«A te posso dirlo, gemella... sai mantenere un segreto?», le domando.
«Ma certo... ho l'impressione che tu voglia tirarmi su il morale», mi risponde accennando appena l'ombra di un sorriso.
«Nonno Charlie mi ha chiesto di fare una cosa, prima di andarsene... e voglio farla, per lui e per me stesso. Porterò Lily fuori per qualche giorno, con quella scusa del colloquio di lavoro, e... le farò una proposta di matrimonio». Gli occhi di Sophia si illuminano in un secondo.
«Ma è fantastico! Giuro che sarò muta come un pesce, davvero!». Un ultimo sguardo alla foto di nonno Charlie sulla lapide, e torniamo dai miei familiari. Will mi passa l'ombrello, Lily è vicino a Leah e Ryan. Farò le cose per bene, come fece a suo tempo anche papà. Chiederò a Ryan la mano di sua figlia...
 
 
Alcuni giorni dopo
 
È passata una settimana dal funerale di nonno Charlie, e stasera dovrò partecipare alla riunione del consiglio degli anziani della tribù. A quanto pare hanno qualcosa di molto importante da comunicarmi. Alla riunione ci saranno entrambi i branchi, quello di papà e quello di Sam; e anche se non ne sono sicuro, credo di aver capito l'argomento della riunione...
«Michael, stasera esco con tua sorella. Non mi va di partecipare alla riunione, ti offendi?», mi domanda Lily sedendosi sul divano. Mi siedo accanto a lei e sprofondo nella stoffa blu del divano di casa nostra, cercando di non farle capire minimamente le mie intenzioni: stasera alla riunione degli anziani ci saranno anche Leah e Ryan. Siamo nello stesso branco, ma papà mi fa sempre fare la ronda con i lupi più giovani, quindi il mio segreto è rimasto al sicuro. Stasera è l'occasione giusta per comunicare a Ryan e Leah la decisione di sposare la loro figlia.
«Com'è andata poi quella cosa...?», mi domanda Lily riferendosi al mio lavoro. A quanto pare, il presidente di una famosa casa produttrice di moto mi vuole come ingegnere. Ha visto i miei disegni e come lavoro, e forse sarò abbastanza bravo da ottenere quel posto. Potrò lavorare anche da qui, e poi la sede più vicina è a Seattle, quindi non ci sarebbero troppi problemi.
«Ecco... a proposito di questo. Lunedì partiamo».
«Partiamo? Significa che vengo anch'io? A New York?». Lily mi guarda per un attimo negli occhi e mi getta le braccia attorno al collo.
«Lo sai che ti amo, vero?», mi dice, baciandomi proprio vicino alle labbra.
«L'hotel è già prenotato da loro e la stanza ti piacerà da matti... e poi potrai andare a trovare i tuoi cugini». Lily ha dei parenti che vivono a New York, quindi durante il mio colloquio non starà tutta sola ad annoiarsi. È perfetto, meglio di così non poteva andare.
«E a te invece... com'e andata al lavoro?». Lily è riuscita a realizzare il suo sogno di diventare pediatra, e adesso, dopo anni di studio, sta finalmente iniziando a lavorare seriamente.
«Ai bambini sto simpatica... o almeno credo», mi risponde attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno al dito.
«Io farei i salti di gioia a farmi visitare da una dottoressa come te», le rispondo ammiccando, mentre un tizio lancia un urlo spaventoso dal televisore.
«Ma che...?». Prendo il telecomando e abbasso il volume, poggiando la mia testa sulla spalla di Lily. Sospiro, soprappensiero.
«Devo farmi una doccia», dice.
«Anch'io...». Ci guardiamo. «Risparmiamo tempo e acqua, Lily... Siamo brave persone, in fondo». La prendo in braccio e la trascino nella doccia ancora vestita. Io e le mie maniere forti...
 
«Ehi Michael, finalmente!», mi dice papà, vedendomi arrivare sulla spiaggia. Una marea di persone sono riunite attorno al falò, ma stasera non ricorderemo le vecchie leggende. Si respira un'aria diversa...
Saluto tutti quanti e mi siedo accanto a papà e a Josh, siamo davvero tanti. Tantissimi lupi, maschi ma anche femmine. Il gene della mutazione ha preso il sopravvento, da quando i vampiri e i licantropi vivono in pace tra loro.
A parlare per primo è Sam. Un po' invecchiato, perché in alcuni periodi ha smesso di trasformarsi lasciando il posto a suo figlio Matt. Ma per il momento è ancora deciso a guidare il suo branco, non mostra segni di cedimento.
«Stasera, Jacob ed io vi abbiamo voluti tutti qui per parlare di una questione molto importante», inizia a dire. «Jacob...». Sam lascia la parola a papà.
«Stasera prenderemo una decisione molto importante per entrambi i membri del mio branco e di quello di Sam». Papà assume una postura dritta e autoritaria, mentre inizia a parlare. Il fuoco del falò illumina i volti dei presenti, dai più "anziani" ai più giovani.
«I branchi sono diventati troppo numerosi, e come voi sapete meglio di me, questo ha creato non pochi contrasti».
Vedo Ryan scambiarsi un'occhiata strana con Sam. Forse perché è da anni che Lily, per evitare le incursioni mentali dei genitori, si è unita al suo branco.
«Molti dei nostri figli hanno sviluppato il gene della mutazione, e questo ha comportato che genitori e figli si ritrovassero nello stesso branco», prosegue a dire Sam. «Per me e mio figlio Matthew, questo non è mai stato un problema». Sam e Matt si guardano, ho sempre avuto un buon rapporto con Matt... Sam è sempre stato un po' più burbero, invece.
«Neanche per me con Michael e William», aggiunge papà indicando me e mio fratello.
«Ma per alcuni è un po' diverso, vero Embry? Quante volte avete avuto dei contrasti, tu e Brenda?», dice papà rivolgendosi a Embry e poi a Brenda, seduta in braccio ad Harry.
«È vero», risponde Brenda. «Non ho mai sopportato che mio padre leggesse i miei pensieri. Abbiamo un bellissimo rapporto, ma alcune cose dovrebbero rimanere mie... private. Ciò che è successo con Will e Harry tanti anni fa, il mio imprinting, non doveva essere sbandierato ai quattro venti». Abbassa lo sguardo. Questione delicata, quella... Ricordo ancora quanto mio fratello soffrì per quella situazione.
«È tutto a posto», la rassicura Embry. Will si guarda le mani.
«Mia figlia ha preferito lasciare il branco di Jacob perché avere due genitori che potevano guardarle i pensieri era decisamente troppo. Io ho compreso la sua scelta, e anche Ryan», dice Leah. Ognuno ritira fuori la sua storia, ma stiamo andando fuori argomento. Brenda che lasciò Will perché ebbe l'imprinting con Harry, Lily ed io e la nostra prima volta a Denali, finita sotto gli occhi di tutti.
«Basta», rispondo con un tono profondo e autoritario. «Possiamo leggerci nella mente e non serve fare un fottuto ripasso di ciò che è accaduto in questi anni. Papà, Sam, datevi una mossa e diteci ciò che dovete». Be'... le maniere forti le ho ereditate da papà.
«Hai ragione, rivangare il passato non serve. Abbiamo bisogno di un nuovo alfa, Michael», risponde papà. «Matthew ha rinunciato al posto che gli spettava di diritto, e preferisce rimanere sotto la guida Sam, al momento...». Papà si interrompe. «Vogliamo che il nuovo alfa sia tu, Michael. Tutti i lupi più giovani, come Harry, Brenda, William, saranno sotto la tua guida».
A dire la verità, un po' me lo aspettavo, quindi non riesco ad essere del tutto sorpreso. Sono un discendente di Ephraim Black, dopo tutto. E tra me e Will, il gene dei mutaforma si era manifestato molto prima su di me. Con Will, nonno Carlisle in fatto di previsioni aveva preso una bella cantonata: diceva che in lui erano prevalenti le caratteristiche dei lupi, ma si sbagliava. È vero, inizialmente sembrava così, almeno finché non ha iniziato ad avere sete di sangue. Tra noi fratelli, quello ad avere più caratteristiche dei lupi sono sicuramente io. E nelle mie vene scorre sangue di alfa, sono destinato ad essere un capo.
«Accetto, papà. Sam, suppongo che anche tu sia d'accordo... e devo conoscere le opinioni di tutti voi». Sam annuisce.
«È ovvio che io sia d'accordo, Michael. Tra tutti loro, sei decisamente il più adatto a ricoprire questo incarico», dice.
«Anche per me», sento dire da Harry, seguito a ruota da tutti i lupi più giovani, compreso mio fratello Will. I suoi occhi al buio assumono lo stesso colore scuro e intenso degli occhi di papà.
«Complimenti, capo!», mi dice sorridendo. Tutti vengono a congratularsi con me, presto tutti i lupi più giovani avrebbero lasciato il proprio branco per unirsi al mio. E quando Sam avrebbe deciso di lasciare la guida del suo branco, la porta del mio sarebbe stata aperta per tutti. Abbraccio mio padre, che mi dà una pacca sulla spalla per incoraggiarmi.
«Sono orgoglioso di te, Michael. Non avrai il tipico aspetto dei Quileute, ma... sei il mio degno erede». Però, discorsi importanti!
«Grazie papà, ti voglio bene. Adesso... dovrei chiedere una cosa a Ryan...».
«Che cosa?», mi domanda. Sorrido, abbassando lo sguardo.
«Smettila di fare lo stesso sorrisino di tuo nonno Edward!», mi rimprovera scherzosamente papà vedendo che non mi decido a rispondere.
«Ti dico solo una parola... Lily». Così dicendo, raggiungo Ryan e Leah, che stanno chiacchierando con Harry.
«Ecco il nuovo capo, il mio preferito!», mi dice Harry. Lui mi ha sempre voluto bene, e non è mai stato un fratello rompiscatole con Lily.
«Leah, Ryan... Vi devo parlare». Harry prende Brenda per mano e si allontana, mentre i genitori di Lily sembrano decisi ad ascoltare.
«Io vi chiedo ufficialmente la mano di vostra figlia... Intendo fare a Lily una proposta di matrimonio, ma non senza la vostra benedizione». Nonno Edward sarà fiero del mio discorso... e lo sarà anche nonno Charlie.
«Ti avremmo detto di sì comunque», inizia a dire Leah mostrandomi il suo sorriso, così simile a quello della figlia.
«Se ce lo chiedi così, Michael... Ti vogliamo bene, e rendi nostra figlia felice praticamente da quando sei nato. La risposta è sì», prosegue Ryan.
«Anche Lily dirà sicuramente un bel sì», aggiunge Leah.
E adesso sono così felice che potrei gridarlo a tutti, ma... no, non ancora. Per Lily dovrà essere una sorpresa...
 
***
 
Siamo appena arrivati a New York, Lily ed io. Le ho già comprato l'anello, ma devo creare l'atmosfera giusta per darglielo e farle la proposta. Il taxi ci lascia proprio davanti all'hotel, Lily sta morendo di sonno e non vede l'ora di sdraiarsi su un bel letto morbido.
«Resisti per altri dieci minuti o resti a dormire in taxi?», le domando ironico.
«Quanto sei stupido», mi dice, scompigliandomi i capelli. Prendiamo le nostre valigie e ci facciamo subito accompagnare nella nostra stanza. È ampia e lussuosa, le pareti sono dipinte di colori chiari e c'è anche un balcone con una vista meravigliosa.
«Però, ti trattano bene!», esclama Lily buttandosi subito sul letto matrimoniale, mettendosi con la testa appoggiata sul cuscino.
«Non è detto che mi prendano, ma...».
«Non dire sciocchezze, è ovvio che ti prenderanno. Non ti avrebbero neanche pagato questo albergo fantastico, altrimenti», mi fa notare Lily. Mi sdraio accanto a lei, chiudendo un attimo gli occhi.
«Forse hai ragione...». Ho sonno, non connetto più.
«Sei il nuovo alfa, sei un leader. Sei nato per vincere, Michael. E poi so quanto tieni a questo lavoro, hai sempre amato le moto...».
«Ed ora posso progettarle», rispondo.
«Già». Ricordo quando lavoravo in officina da papà per mettere soldi da parte, da utilizzare per andare a trovare Lily al college. Ho sempre amato le moto e il disegno, ed ho unito queste mie due passioni. Ciò che non mi sarei mai aspettato era di vedere mio fratello Will al college, lui voleva fare il poliziotto come nonno Charlie. È stata Nicole a portarlo a fare la scelta di continuare a studiare...
«A cosa pensi?», mi domanda Lily, notando che continuo a fissare il lampadario sul soffitto.
«Sono agitato per domani. Non ho neanche voglia di cambiarmi», borbotto voltandomi verso di lei, che ha preso ad accarezzare i miei capelli come se fossero un anti stress. Sorrido.
«Dormi, Mickey. Andrà tutto bene, e poi abbiamo altri tre giorni per noi». Lily continua ad accarezzare con dolcezza i miei capelli. È bello addormentarsi così...
La mattina dopo mi sveglio riposato e sereno, pronto per affrontare il colloquio. Lily mi fa il nodo alla cravatta, mentre io mi do un'ultima controllata allo specchio per assicurarmi di avere un aspetto serio e professionale. Indosso uno smoking blu scuro con una camicia bianca, e ho i capelli pettinati un po' all'indietro. Come piacciono a Lily.
«Sei bellissimo, Michael», esce dalle sue labbra. Le viene spontaneo, mentre mi prende per mano e mi osserva dall'alto al basso.
«È il caso di dire...».
«In bocca al lupo», risponde, togliendomi le parole di bocca e schioccandomi un bacio sulle labbra. Se non avessi questa dannata riunione le strapperei i vestiti di dosso e le farei solo io so cosa.
«A dopo, Mickey».
Ma... rimedierò stasera. Perché stasera le farò finalmente la proposta!
 
«Sono Michael Black», dico alla ragazza della reception non appena sono nell'edificio. Un signore robusto con la pelle scura mi accompagna all'ascensore scortandomi fino alla sala dove si terrà il colloquio. Sono arrivato puntuale, un altro punto a mio favore.
Appena entrato nella stanza, mi ritrovo davanti una decina di persone, che subito alzano lo sguardo per osservarmi.
«Signori, lui è Michael Black. Il migliore in circolazione, e sapete che io non spreco lusinghe per nessuno». Il capo. Mette addosso una certa ansia, con quei capelli grigi e lo sguardo arcigno. Mostro i miei disegni ai presenti, illustro le mie idee... Tutti sembrano entusiasti.
«Direi che possiamo concludere qui. Ti vogliamo assolutamente nel nostro team». Il capo mi sorride, mentre gli altri mi fanno un breve applauso. Dio, non sono abituato a tutto questo. Farò parte di qualcosa di molto importante...
Sarei stato spesso a Seattle per via di questo lavoro, ma la cosa buona è che potrò anche lavorare da casa.
 
***
 
«Congratulazioni! Oddio, lo sapevo!!». Lily si sbraccia per corrermi incontro ed abbracciarmi, siamo in mezzo alla strada. Devo ancora riprendermi, nel frattempo Lily mi presenta i suoi cugini di New York, Eric e Bonnie. Passiamo il pomeriggio in giro, a visitare praticamente qualsiasi cosa. Ma appena si fa una certa ora dobbiamo proprio tornare in hotel, non posso di certo mandare a monte i miei piani...
«Si è fatto tardi... Stasera ho prenotato in un posto», dico a Lily, restando sul vago.
«Una sorpresa... bene! Allora andiamo». Salutiamo i cugini di Lily e torniamo verso l'hotel.
 
«Mettiti qualcosa di carino», dico a Lily prima di andare un po' in balcone a rilassarmi.
«Va bene...». Lily non fa domande, la adoro. Non rovina mai le mie sorprese con qualche domanda inopportuna.
In balcone mi siedo sulla sedia a dondolo di legno e do un'occhiata al cellulare. Riguardo al lavoro ancora non ho detto niente a nessuno, mentre per quanto riguarda Lily... ci sono due messaggi dei miei fratelli che mi augurano buona fortuna per questa sera:
 
Sophia: Tienici aggiornati :)
 
Will: Buona fortuna... ma tanto non ti serve!
 
Sophia: Non stressare troppo la mia migliore amica...
 
Mi viene da sorridere. Sophia è tremenda, lei e i doppi sensi vanno a nozze.
 
Mickey: Tu non stressare il povero Josh ;)
 
«Mickey, sono pronta!», mi dice Lily, affacciandosi. È davvero stupenda. Si è messa un abito lungo blu a fiori e un paio di scarpe che la fanno sembrare ancora più alta. Mi alzo e la abbraccio cingendole i fianchi, per poi sistemarle una ciocca di capelli fuori posto che è sfuggita al fermaglio che porta dietro. Il colore del vestito si abbina perfettamente alla sua pelle bronzea.
«Andiamo», mi dice. Controllo di avere nella tasca la scatolina con l'anello, dopodiché sono pronto per andare. Prendiamo un taxi che ci lascia proprio davanti al ristorante, ed entriamo subito. È pieno di gente, non pensavo che un posto così costoso fosse anche così affollato.
«Vuoi proprio farti perdonare, eh?», mi dice Lily guardandosi intorno.
«Ho prenotato a nome Michael Black», dico alla donna all'entrata, che si affretta a controllare sul computer le prenotazioni.
«Qui... risulta un altro Michael Black», mi risponde desolata la signora. Dio, come è possibile? Adesso la serata è rovinata, addio proposta di matrimonio coi fiocchi.
«Mi dispiace, posso rimediare in qualche modo? Se vuole posso prenotare per... l'undici aprile. Va bene?». No, non va bene. Stiamo qui solo pochi giorni e avete rovinato i miei piani...
«Domani?».
«Va bene», risponde Lily per me, prendendomi per mano. Non c'è neanche rimasta male, è una santa.
«Prenoti con il mio nome completo. Cullen-Black. Cullen, trattino, Black». Faccio il precisino per evitare che combinino altri casini. Quando usciamo dal locale, Lily mi sorride come se nulla fosse.
«Poco male, Mickey... Non mi andava di andare al ristorante», mi dice. Poi tira fuori dalla borsa un pacco di patatine, ormai mezzo vuoto.
«Oggi quando ero con Eric e Bonnie mi è venuta fame, e tutti e tre ci siamo presi questo pacco gigante di patatine. Vuoi un po'?». Annuisco e metto la mano nel sacchetto, mentre decidiamo di fare un pezzetto a piedi in attesa di decidere sul da farsi. Si è messa i tacchi, ma il vantaggio di avere una ragazza lupo è che non le faranno male i piedi almeno per un bel po'.
«Scusami, Lily. Mi sento un idiota, ma che ne potevo sapere che c'era un altro Michael Black?!». Lily sbuffa, sdrammatizzando tutto.
«Se non la smetti, mi tolgo una scarpa e te la tiro».
«Ah, Lily, sei adorabile quando fai così. Sappi che potrei vendicarmi, se capisci cosa intendo», le dico, facendole uno sguardo vagamente minaccioso. Oh sì, siamo una coppia molto romantica... Le prendo il pacchetto di patatine dalle mani, e lei quasi non inciampa per riprenderselo, cadendomi addosso.
«Che cos'è questo?», domanda, con la mano ancora poggiata sulla tasca sinistra della mia giacca. La serata poteva andare peggio di così? Detto fatto, ha scoperto la scatolina dell'anello.
«Ehm...». Non so che dire.
«Fammi vedere immediatamente». Mi prende la scatolina dalla tasca e sgrana gli occhi ancora prima di aprirla. Ha già capito ogni cosa.
«Ti prego, fammi essere un minimo tradizionalista», le dico, facendole un sorriso sghembo.
«Tradizionalista, eh? Giusto. Mezzo Edward Cullen, mezzo Jacob Black. Mi fai paura, Mickey». Lily sorride a sua volta e mi riconsegna la scatolina. La apro, e senza che lei dica niente le metto l'anello al dito. Un anello semplice, con sopra incisi due rami che si incrociano e si fondono in un brillantino.
«Sposiamoci, Lily», le dico così, di getto.
«Sì, assolutamente sì!», risponde lei gettandomi le braccia al collo, e le sue labbra cercano subito le mie. Lei è raggiante. Facciamo un giro per le strade affollate della città, finché non decidiamo di tornare in albergo per festeggiare a modo nostro...
 
***
 
Una volta arrivati in hotel, Lily non ha neanche avuto il tempo di dire mezza parola, le sono praticamente saltato addosso. Ma poi sono stato anche dolce... Be', più o meno.
Adesso dorme, avvolta dal lenzuolo e con un sorriso sognante in volto. È bellissima, con la sua pelle scura e i suoi capelli neri, l'opposto di me. Forse è per questo che siamo così adatti per stare insieme, lei mi completa e mi riporta alle mie origini Quileute.
Sono appena tornato dalla doccia, e mi sono messo addosso solo l'asciugamano dell'albergo. Ho i capelli bagnati e le gocce d'acqua mi bagnano anche tutto il resto del corpo. Allungo il braccio per accarezzare i capelli di Lily, che però si sveglia.
«Che c'è, ho sonno...», dice, senza rendersi conto di dove si trova.
«Ehi, hai finito di fare sogni perversi?». Lily si mette seduta e mi tira un cuscino, andando verso il bagno coperta solo dalla camicia da notte bianca che si è infilata prima di crollare sul letto. Mi alzo prima che possa raggiungere il bagno e le blocco la porta con entrambe le mani. È divertente provocarla...
«Fammi passare, Mickey - mi dice sbadigliando. - E asciugati, sei tutto bagnato».
«Che devi fare?», le domando con un sorriso strafottente.
«Togliermi questo trucco... mi dà fastidio». Si indica gli occhi.
«Be', puoi farlo dopo». Lascio cadere giù l'asciugamano, sorridendo come se nulla fosse. Lily, ancora mezza addormentata, si passa una mano tra i capelli e distoglie subito lo sguardo da me, chiudendo gli occhi. Ci pensa due secondi, poi si volta di nuovo.
«Lo fai apposta, ti odio», dice prima di spingermi contro la parete e baciarmi, mettendo le sue mani tra i miei capelli bagnati. Le sfilo subito la camicia da notte spingendo il suo corpo contro il mio, due opposti che si completano a perfezione. La sua pelle scura resa ancora più perfetta dalle gocce d'acqua che ora cadono anche sul suo corpo, le sue mani che mi attirano sempre di più verso di lei...
Inutile dire che non abbiamo più dormito, quella notte. Presto sarebbe stata mia moglie, e quella serata partita con il piede sbagliato si era trasformata in una delle più belle della mia vita. Sentivo quanto lei mi voleva, bastava che le sue mani mi sfiorassero per capire che non mi sarebbe mai bastato, per l'eternità. Avevo capito che nessun imprinting avrebbe mai potuto portarmela via.
 
***
 
Alcuni anni dopo
 
Occhi verdi, esattamente come i miei. Esattamente come quelli di nonno Edward, quando era stato umano. La pelle scura e i capelli neri di Lily, del popolo dei Quileute. Quella parte di me che è ben radicata nel mio cuore, anche se non nel mio aspetto. Helen, mia figlia.
«Papà, mi racconti di quando mamma ti ha detto che c'ero anch'io?», mi chiede la piccolina, tra le braccia di nonno Edward. Helen ha tre anni ma è già molto sveglia e... fa un sacco di domande.
«Va bene, lupacchiotta». Nonno Edward la fa venire verso di me, mentre nonna Bella e Lily la osservano lanciarsi tra le mie braccia. Inizio a raccontarle una delle sue "favole" preferite.
«Quando mamma e papà si sono sposati...».
 
Quando Lily ed io ci sposammo, era passato esattamente un anno dalla proposta di nozze. Zia Alice era stata ben felice di organizzare un altro matrimonio, e Lily aveva smesso di trasformarsi già da un bel po'. Durante il ricevimento di nozze alla villa dei Cullen, mi disse che aspettava un bambino. Stavamo facendo il primo ballo, e Lily si strinse forte a me appoggiando la testa vicino alla mia spalla; nel frattempo vedevo Will ballare con la piccola Ginevra. Ci muovevamo al ritmo della musica, e all'improvviso Lily mi guardò e mi disse: «Aspetto un bambino». Il suo sorriso si illuminò, era raggiante.
«Vi amo», dissi. Ero senza parole. La mia Lily aspettava il nostro bambino, desiderava questo da tanto tempo.
«L'ho saputo ieri, tempismo perfetto, no?». Finalmente mi sentivo pronto anche io; questo legame, ancora più forte del matrimonio, avrebbe unito me e Lily per sempre.
 
È stato nonno Charlie a farmi capire che ero pronto, e così ho voluto dare a mia figlia il nome di sua madre, Helen. Quando sarebbe stata più grande e le avremmo spiegato tutto, avrebbe potuto vederlo e conoscerlo. Grazie a lui avevo creato la mia famiglia, quella che sarebbe rimasta accanto a me per l'eternità.




Nota dell'Autrice
Ciao a tutti!
Questa penultima one shot ruota tutta attorno a un personaggio di Twilight al quale tutti siamo affezionati: Charlie Swan. Ormai i ragazzi sono grandi, e purtroppo i personaggi umani della saga iniziano ad abbandonarci, a questo punto della storia Charlie era molto anziano. Grazie al dono di Michael di parlare con gli spiriti, questo non è stato un vero addio. Il nome della figlia di Mickey e Lily, Helen, è il vero nome della madre di Charlie, su questo mi è stato molto utile consultare la Guida Ufficiale di Twilight, così come per le questioni di ereditarietà del ruolo di alfa.
Spero di avervi fatto commuovere ed emozionare, lascio a voi i commenti e vi chiedo di segnalarmi eventuali errori di battitura/distrazione.
La prossima one shot, nonché ultimo capitolo di questa storia, sarà dedicata a Sophia e Josh. Per l'epilogo ho in mente una bella idea...
Un bacio e aspetto le vostre recensioni!
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La principessa di casa Cullen-Black ***


La principessa di casa Cullen-Black

 
Sophia 
Mi sveglio di soprassalto nel mio letto, il rumore di un tuono troppo forte mi ha fatto svegliare. Josh invece dorme bello tranquillo come un angioletto, neanche un terremoto lo farebbe svegliare dal suo "coma" notturno. Mi infilo le pantofole leopardate che mi ha regalato zia Alice e mi alzo dal letto, adesso non ho proprio voglia di provare a riaddormentarmi di nuovo. Scosto la tenda dalla finestra e vedo che sta piovendo a dirotto, con tanto di lampi e tuoni. Se continua così potrei accompagnare i nonni e gli zii a fare una bella partita di baseball vampiro... Be', magari se il tempo migliora giusto un po'. Sono le cinque di mattina, ed io ho fame. Non è molto normale, ma tanto che male può farmi mangiare qualche schifezza nel cuore della notte? Vado in cucina e mi preparo una bella tazza di cioccolata calda, dopodiché mi rimetto seduta a letto per gustarmela in santa pace. Mi lascio cullare dal profumo del cioccolato e finisco di bere quasi subito, ma dopo mi viene la nausea.
Che mi succede? Provo inutilmente a riaddormentarmi, ma sto sempre peggio. Finirò addirittura per svegliare Josh, forse... e poi domani ho anche la festa di addio al nubilato di Nicole, e Josh deve andare a quella di mio fratello Will. Non oso immaginare, tra Josh e i miei due fratelli, cosa potrebbero combinare. Ricordo ancora il casino che hanno fatto per la festa di diciotto anni mia e di Michael...
 
Mamma e papà non c'erano, in casa c'eravamo solo noi tre fratelli e il cane, Wolf. Mamma aveva deciso di darci fiducia e lasciarci casa libera per il nostro compleanno, papà invece era stato un po' più restio a convincersi. Come al solito, se si trattava di Michael e William acconsentiva, mentre io ero ancora la piccola principessa di casa e dovevo essere protetta e tenuta d'occhio.
«Ma quindi ti organizzi la festa da solo?!». Ero scoppiata a ridere in faccia a Michael, in fondo il compleanno era anche suo. 
«Sì, problemi?». Mickey aveva risposto cercando di fare il serio, ma poi era scoppiato a ridere. 
«E vuoi coinvolgere anche il nostro fratellino nei tuoi piani criminali?», ribattei.
«Will ha tredici anni, non è più il nostro piccolo fratellino. Tutte gli vanno dietro...».
«Okay, okay! Voglio proprio vedere questa festa meravigliosa, Mickey». Sapevo che nei suoi piani aveva coinvolto anche Josh, ma avevo preferito non saperne niente. Non volevo deludere papà comportandomi da figlia sconsiderata... 
La sera del mio diciottesimo compleanno, quando rientrai in casa, mi trovai davanti a un casino allucinante. Io e Lily, che avevamo passato il pomeriggio assieme a delle nostre amiche, ci guardammo sconvolte. Il cane si era seduto sotto al tavolo del salone, infastidito da tutto quel rumore, perciò io e Lily lo portammo nella stanza di Will e Mickey, facendoci spazio nella confusione.
«Auguri, Sophia! Bella festa!».
«Grazie...», risposi imbarazzata ad un tizio che mi pareva di aver visto a scuola. Dopo aver portato Wolf nella camera dei miei fratelli, io e Lily decidemmo di tornare dagli altri. 
«Questi ti distruggono casa, secondo me», mi disse Lily, notando bicchieri di plastica sparsi ovunque.
«Tu mi aiuti a picchiare Michael, a Will ci penso io». Una bella proposta, no?
«Dai, Soph... magari non è male come sembra». Lily sorrise. Forse avrei dovuto usare il mio dono acquisito per controllare meglio la situazione. Dove diamine si erano cacciati i miei fratelli? Un tizio mai visto stava saltellando sul divano con una bottiglia di non so quale alcolico in mano, così lo afferrai per il braccio e decisi di usare le maniere forti. 
«Scendi subito da questo divano e vai a ballare con gli altri». Avevo usato il mio dono e aveva funzionato, perché pochi secondi dopo il ragazzo ubriaco andò a ballare con gli altri come se nulla fosse. Avere il controllo della situazione mi faceva sentire potente, anche perché non avevo mai usato il mio dono per cose che non avrei dovuto fare, ma solo per cose giuste. 
«Eccoti, non sapevo dove ti eri cacciata!». Michael era spuntato dal nulla, all'improvviso. Vicino a lui c'era Josh e anche William.
«Bella festa, Michael» dissi in tono ironico a Mickey. «E tu - continuai, puntando il dito verso Will - non dovresti neanche essere qui!».
«È vero, abbiamo fatto un po' di casino...», rispose Michael. «Ma magari puoi aiutarci a mandare via qualche imbucato, o... che so... "controllare" qualcuno?». Sbuffai, guardando male persino Josh. Passai dieci minuti buoni a tenere a bada gente che mi stava distruggendo casa, lasciando stare quelli più tranquilli che ballavano e non facevano nulla di male. Mi ero innervosita, e quella sera iniziai a bere un po' troppo, perché a un certo punto non mi ero nemmeno accorta di essere brilla. Dicevo cose senza senso e ridevo come una scema. Al momento della torta, dissi una cosa che fece ridere tutti: «Auguri a tutti, belli e brutti! Auguri a chi è lupo e a chi è vamp...». Michael mi impedì di finire la frase, che senza dubbio le persone presenti non avrebbero capito. Josh mi aveva portato a sedermi sul divano e cercava di farmi stare tranquilla, ma io non mollavo. Non avevo mai bevuto più di tanto, e per una volta che non avevo fatto attenzione, ero totalmente fuori controllo. Continuavo a dire a Josh di portarmi a letto, avevo persino provato a togliergli la maglietta in mezzo a tutti. 
«No Soph, devi stare seduta e aspettare che starai meglio».
«Ma Josh, io ho sete! E poi voglio vedere di che colore hai le mutande!». Credo che se Josh non avesse avuto l'imprinting con me, avrebbe perso la pazienza. Soltanto dopo un'ora iniziai a riprendermi e dovetti cancellare la memoria ai presenti per quanto riguardava le assurdità che avevo detto. Quella festa è stata un disastro, ma la colpa ce la eravamo presa tutti e tre. Ed io, che ero quasi sempre stata impeccabile, avevo dato un pretesto a papà per farlo preoccupare...
 
«Ehi... da quanto sei sveglia?», mi domanda Josh senza muoversi dalla sua posizione. Mi accuccio vicino a lui passandogli una mano tra i capelli neri, e lascio che lui si volti per farmi sistemare tra le sue braccia. 
«Non mi sentivo bene, poi mi è anche venuta fame e mi sono fatta la cioccolata calda. Ne è rimasta un po'». Josh si volta subito nel sentire la parola magica, cioccolata.
«Vado e torno». Si alza dal letto per andare a prendere la cioccolata calda, e anche lui torna con una tazza mezza piena. Ormai è da un po' di tempo che va avanti questa cosa di sentirmi più affamata del solito, ma forse sono solo un po' stressata.
«J, che mi dici della festa? Che cosa farete voi maschi?». Josh beve un sorso di cioccolata e poi mi risponde. 
«Non ne ho idea... Viene anche Emmett, e quando c'è tuo zio possiamo aspettarci di tutto». Rido. Adoro zio Emmett, ma è un maestro quando si tratta di far fare figuracce a qualcuno. E mi ha trasmesso la capacità di trovare doppi sensi ovunque, cosa che non sarebbe molto felice di scoprire papà.
«Se tu e Michael avete organizzato una di quelle cose con gli spogliarelli, vi picchio. Sono gelosa del mio fratellino». Metto un finto broncio.
«E invece voi che cosa farete per l'addio al nubilato di una... giovane vampira?», mi domanda Josh riferendosi a Nicole. È già passato quasi un anno da quando è diventata un vampiro... E adesso è anche molto più bella, non ha più gli occhi rossi ma dorati, anche se spesso le piace ancora portare le lenti azzurre che le ha procurato nonno Carlisle. Ha un autocontrollo pazzesco, e ama Will ancora più di prima. Resta una delle mie migliori amiche, la trasformazione non l'ha fatta cambiare come persona. 
«Non si dice, è top secret! Anche perché zia Alice si è voluta impicciare, quindi...».
«Ah be', in questo caso ho paura!». Josh ride, mentre io inizio a sentirmi di nuovo strana e mi tocca andare in bagno. All'improvviso, la cioccolata che ho bevuto inizia a darmi fastidio e... sì, mi viene decisamente da vomitare. 
Sento i passi di Josh che viene verso il bagno, ma gli dico di non venire. Mi dà fastidio farmi vedere in queste condizioni. Quando apro la porta del bagno me lo ritrovo davanti, con le braccia conserte. 
«Torna a dormire, J».
«Secondo te posso tornare a dormire vedendo che stai così?». Mi abbraccia e torniamo a letto, dove mi stendo accanto a lui e mi sembra di sentirmi meglio. «Soph, non è che sei incinta?», mi domanda sorridendo. 
«Oddio, ma che domande... non lo so», rispondo. A trentacinque anni sarei anche pronta, visto che Will e Michael mi hanno già fatto diventare zia. Ginevra ed Helen sono due bambine dolcissime.
«Come la prenderesti se io fossi incinta?», gli domando.
«Sarebbe la più bella notizia di sempre...». Josh mi sposta i capelli e mi bacia la fronte. Iniziamo a fare calcoli per vedere se è una cosa possibile, e in effetti... lo è eccome. 
«Prenditi un giorno per malattia».
«Non posso Josh, lo sai com'è il mio lavoro...». Ho scelto di essere una psicologa, proprio come mamma Renesmee. Anche se ciò che faccio io è un tantino diverso... 
«Dai Soph, solo un giorno», insiste lui. Ho preso una specializzazione in psicologia criminale, lavorare con la polizia è sempre stato uno dei miei sogni. Nonno Charlie non si sarebbe mai aspettato che la "poliziotta" di casa sarei stata proprio io, l'unica ragazza in mezzo a due maschi. Ormai sono cinque anni che nonno Charlie non c'è più, ma grazie a Michael ho potuto mettermi in contatto con lui e parlare delle mie scelte. È stato bello...
«Va bene, faremo il test. E adesso fammi dormire un altro po', ne ho bisogno». Mi sistemo per bene tra le sue braccia e chiudo gli occhi. Più che dormire ho bisogno di pensare... ho decisamente troppe cose per la testa. E se davvero sono incinta, papà come prenderà la notizia che la sua bambina aspetta un bambino?
 
***
 
Adesso mi sento un po' meglio, e non credo che sarà una tragedia se per un giorno scappo dai miei doveri. Ho decisamente bisogno di un po' di tempo per me, soprattutto ora che ciò che non credevo possibile sta per diventare realtà, forse.
Controllo il cellulare e mi accorgo che c'è un messaggio da parte di mamma. Mi dice che lei e tutti i Cullen hanno organizzato una bella partita di baseball vampiro, non me la perderei per nulla al mondo! Ovviamente contro nonno Edward e gli altri non posso giocare, ma mi piace comunque assistere. E Josh è fin troppo facile da convincere, perciò accetta subito. I vantaggi dell'imprinting sono che... ciò che rende felice me, rende automaticamente felice anche lui. Ovviamente non penso che questo cambi le cose tra noi, Michael e Will non hanno avuto l'imprinting con Lily e Nicole ma sono ugualmente innamorati e disposti a tutto per loro.
«Sei sicura che sia una buona idea?», mi domanda Josh. 
«Magari piove, e... se sei incinta e ti prendi un raffreddore?». Non posso beccarmi un raffreddore, e lui dovrebbe saperlo meglio di me.
«J, la smetti di preoccuparti per nulla?». Gli sorrido, e vado in bagno a cambiarmi. Indosso la maglietta che metto sempre per le partite di baseball vampiro, di solito io posso partecipare contro i miei fratelli, ma stavolta... dovrò inventarmi una piccola scusa per non giocare. Anzi, decido di vestirmi con i jeans e un maglione, zia Alice mi capirà se le dico che non posso rovinare i vestiti. Quando sono pronta, anche Josh è già vestito e mi aspetta già in piedi. 
«Andiamo, amore?». Mi cinge i fianchi e usciamo fuori di casa, andando verso la macchina. Solo a lui concedo di chiamarmi così, non sono una ragazza da nomignoli romantici. Durante il tragitto per arrivare alla radura, metto a palla il CD dei Muse, e le note di Supermassive Black Hole, canzone che uscì quando nonna Bella era una ragazzina, risuonano nell'abitacolo della macchina. Josh si mette a cantare con me, lui asseconda tutte le mie pazzie... come le gare di moto che facevamo quando io avevo diciassette anni.
 
Io, Michael, Josh ci eravamo lasciati coinvolgere da un gruppo di nostri compagni di scuola. Io e Mickey avevamo le moto di papà, e Mickey ne aveva rimediata una per Josh. Papà e Michael mi avevano insegnato a guidare una moto e a non farmi male, ma mi mise in punizione per due settimane quando scoprì delle gare. I miei compagni di scuola umani avrebbero potuto farsi male, ed io mi stavo comportando da cattiva ragazza. Se la prese anche con Michael per avermi coinvolto, ma tra fratelli eravamo l'uno dalla parte dell'altra. È vero che sono sempre stata un po' pazza e che con due fratelli maschi ero un po' maschiaccio anch'io, ma ho sempre avuto la testa sulle spalle e non ho mai combinato sciocchezze. In fondo anche nonno Charlie e nonno Edward ne hanno passate di tutti colori con nonna Bella e mia madre. Nonna Bella scappò in Italia senza preavviso per andare dai Volturi, mia madre a sette anni era già una donna adulta e nonno Edward non era pronto... 
Fatto sta che litigai con papà perché io e Michael ce la siamo vista brutta. 
«Steve, chi vuoi sfidare?», chiese Josh al primo che si era offerto volontario per le gare. 
«Ci siamo io, Michael, Fred...». Steve, un bulletto del quinto anno, scoppiò a ridere in faccia a Josh e poi disse: «Scelgo la sorellina di Black, la tua ragazza». Mi guardò dritta negli occhi con sguardo di sfida. Negli anni a scuola mi ero fatta la reputazione di una ragazza con un bel caratterino, sapevo sempre difendermi e difendere chi ne aveva bisogno... a parole e non solo. Insomma, avevo imparato a farmi rispettare e non avevo bisogno di essere difesa da mio fratello o da Josh.
«Non pensare che io sia debole perché sono una ragazza!», risposi a Steve. Detto ciò, mi misi il casco e aspettai che lui facesse lo stesso. Partimmo, ma quell'idiota aveva la chiara intenzione di farmi sbandare e cadere dalla moto, come se questo fosse un giochetto innocuo. Aumentava la velocità fino a non avere il controllo della moto, finché non urtò qualcosa e andò a sbattere contro un albero. 
Fermai la moto, e mi precipitai a vedere cos'era accaduto. Il casco era volato via, e avvicinandomi notai che Steve perdeva sangue dal naso. Dovevo fare qualcosa.
«Stai bene?!», dissi, cercando di capire se non avesse preso una botta troppo forte. Aveva perso conoscenza, perché... non rispondeva. Dovevo prendere una decisione e anche in fretta, nonno Carlisle aveva scoperto che il sangue mio e di Michael aveva proprietà guaritive sugli umani, così come quello di Will. 
Perciò mi feci un piccolo taglio sul braccio e gli diedi un po' del mio sangue. Ero preoccupatissima, perché non avevo mai fatto una cosa del genere. Steve riprese conoscenza e si mise seduto, ma gli altri si sarebbero sicuramente chiesti perché ci mettevamo tanto.
«Non sei mai caduto dalla moto e stai bene, okay?».
«Sì». Avevo usato il mio dono acquisto, quello che era diventato definitivamente mio uccidendo un pericoloso vampiro: il condizionamento mentale. Dopo un anno ne avevo ormai la piena padronanza, si sarebbe rivelato utile in molte occasioni. Steve stava facendo l'idiota e aveva anche rischiato grosso, ma grazie al condizionamento avrebbe smesso di fare idiozie, almeno per quella sera. Senza pensarci mi confidai con Josh, e papà lesse i suoi pensieri quando erano in forma di lupo. Addio al segreto e alle gare di moto... Quella fu la prima volta in cui papà si arrabbiò seriamente con me.
 
Siamo finalmente arrivati alla gigantesca radura dove i Cullen sono soliti giocare a baseball. I miei fratelli non ci sono, giustamente oggi è una giornata lavorativa. Ho una buona scusa per non giocare, ora che vedo che mancano i miei fratelli. Tutti i Cullen, esclusa nonna Bella, sono pronti per giocare. 
«Sono arrivati!», sento dire da papà appena li raggiungiamo.
«Ehi, ma oggi non lavora nessuno?». Guardo lei e papà, lui dovrebbe essere con Embry in officina.
«Il baseball vampiro non va mai perso», mi risponde mamma, venendomi vicino.
Nonno Carlisle inizia la partita, è il primo a battere e vedo nonno Edward e gli zii Emmett e Jasper fare una corsa per raggiungere la palla. Zio Emmett la afferra, mentre nonno Edward e zio Jasper si scontrano. Sembra davvero il rumore di un tuono, è incredibile. Da piccola non avevo ben capito perché i vampiri potessero giocare solo con il brutto tempo.
«Allora Soph, come ti senti? Hai ancora quegli... strani mal di testa?», mi domanda mamma sottovoce, mentre sento zia Alice dare della schiappa a zio Emmett. Bell'affronto!
«Sì, mamma... stamattina stavo quasi per vomitare. Sono quasi certa che sia... una gravidanza». Le sorrido, lei mi prende la mano.
«Ne hai parlato con Josh?», mi domanda.
«Sì, ha detto che sarebbe felice». Mamma continua a sorridere, gettando uno sguardo alla partita.
«Tu non giochi, mamma?».
«Sostituisco Rose tra un po'... Stavo pensando, chi lo dice ora a tuo padre?». Mamma prosegue a parlare della mia possibile gravidanza. 
«Ho quasi trentasei anni, mamma!». Sbuffo e sorrido, papà non potrà certo dire che non ho aspettato. E poi Nicole e Lily non hanno avuto grossi problemi, quindi sono perfettamente pronta e per nulla spaventata! Mamma viene chiamata a sostituire zia Rosalie, e sono quasi sicura che andrà a scontrarsi con zia Alice. Ovviamente mamma non ha la stessa "consistenza" dei vampiri, quindi con lei la partita sarà più soft.
Josh si siede sul sedile della Jeep di zio Emmett, facendomi accomodare in braccio a lui. Mamma e zia Alice si scontrano, e mia madre ne esce vittoriosa con la palla. Vedo una goccia cadere sulle mie scarpe, e capisco che la partita ormai è finita...
«Ha iniziato a piovere sul serio!», sbuffa zio Emmett avvicinandosi alla macchina.
«Come stai, Soph?», mi domanda lui furbo, guardando Josh. Sì giusto, la festa di addio al celibato di Will... Non ne voglio sapere nulla!
«Se fate fare cazzate a Will e lo fate bere, vi picchio. Tutti e due!», li minaccio.
«Sono sicuro che a Josh non dispiace...», risponde zio Emmett. Josh fa una smorfia e sorride, facendomi arrossire.
«A stasera Emmett».
«A dopo, Josh... e ciao, nipotina!». Io e Josh scendiamo dalla Jeep per tornare verso la nostra macchina, dopo aver salutato i miei familiari. Chissà se nonno Edward ha già letto nella mia mente o in quella di mamma o Josh, magari è già a conoscenza della mia possibile gravidanza. Vorrei parlarne con nonno Carlisle, ma l'argomento è già stato affrontato... Non mi resta che fare un test, proprio come farebbe qualsiasi donna umana.
 
***
 
Ho chiesto a Lily di passare in farmacia e prendermi il test, prima di venire a casa. Andremo con la sua macchina al locale dove verrà festeggiato l'addio al nubilato di Nicole. 
Adesso sono da sola, in bagno, ad aspettare che il test mi dia una qualche risposta. Fuori dalla porta, la mia migliore amica e mio marito aspettano ansiosi. Sì, io e Josh ci siamo sposati quando avevamo io venticinque e lui ventiquattro anni... stiamo facendo tutto secondo le regole.
«Allora, Sophia?», mi domanda Lily, sento che è esattamente dietro la porta.
«Sto aspettando... Be', se volete potete entrare!».
«Anche perché non ne posso più di aspettare», risponde Josh. Mi alzo dallo sgabello davanti la specchiera e apro la porta del bagno, le loro facce mi fanno sorridere. 
«Giuro che mi sento male, Sophia». Questo è il mio emozionatissimo Josh, che mi poggia una mano dietro la schiena e lancia uno sguardo al test. Poi c'è Lily, che gioca nervosamente con le dita delle sue mani per far passare il tempo più in fretta.
«Allora?», domanda Lily avvicinandosi, sono passati altri cinque minuti.
«Qui... dice che è negativo», rispondo. Sono sorpresa, non mi aspettavo questo esito. E sono delusa... anche se potrebbe sbagliarsi, per quanto ne so. 
«A questo punto dobbiamo andare da Carlisle», mi dice Josh, accarezzandomi il dorso delle mani. 
«Sì...». Ecco che una delle mie paure torna a bussare alla mia porta. 
«Dai Sophia, non fare quella faccia!». Sì, mi sento triste. Perché ho avuto gli anni per divertirmi, per pensare a me stessa, e adesso... ero pronta a questo. Sono, pronta a questo.
«Be'... a questo punto io mi vesto», dico a Lily e Josh dirigendomi verso la camera da letto. Non sono molto in vena di festeggiare, ma non voglio neanche farne una tragedia e attaccare la mia tristezza a Josh e alla mia migliore amica.
 
Mi chiudo in camera e apro l'armadio, cercando qualcosa di carino da mettere per questa sera. Prendo un vestito nero con delle margherite disegnate sopra, e lo abbino a un paio di stivaletti con il tacco. Spero che zia Alice non se la prenda per non aver messo il suo costoso vestito da duecento dollari, non sono in vena di stare a preoccuparmi se mi macchio il vestito o sciocchezze varie. 
Josh bussa alla porta, chiedendomi di entrare. Giusto, anche lui ha una festa... ed io sono così sbadata da essermene dimenticata.
«Sophia, posso entrare?», mi domanda, bussando piano alla porta.
«Sì, entra». Sono ancora in intimo, ma Josh dovrà aiutarmi a chiudere il vestito. Josh entra e viene subito vicino a me, poggiandomi le mani sulle spalle.
«Ehi...».
«Non pensavo di restarci così male, scusa. So che detesti vedermi così». È inevitabile. Sono il suo imprinting, se io sto male sta male anche lui.
«Non si tratta di me, Sophia - mi dice. - Ma di come ti senti tu». Sospira, per poi abbassare lo sguardo. So benissimo a cosa si riferisce...
 
«Nonno, io ho letto i tuoi appunti e... mi dispiace, non volevo», dissi a nonno Carlisle. Lui ha studiato me e i miei fratelli fin dalla nostra nascita, ed è riuscito a scoprire cose davvero incredibili. Che il veleno di vampiro ci è immune, ad esempio. E che il nostro sangue, sangue di vampiro e di lupo, ha proprietà guaritive sugli esseri umani, cosa che avevo già sperimentato. Non in tutti casi però, perché con Nicole non aveva funzionato.
«Non preoccuparti, Sophia. Sono cose che ti riguardano, ed è giusto che tu le sappia. Ormai sei grande», rispose il nonno.
Ciò che mi aveva colpito erano i suoi appunti intitolati "La linea di sangue". Avevo appena vent'anni quando, cercando il nonno, mi ero intrufolata nel suo studio. Lui non c'era, e l'occhio mi era caduto sui suoi appunti da medico. Gli appunti parlavano del fatto che prima o poi, nella mia famiglia, avrebbero smesso di nascere creature immortali. Come mia madre e i miei fratelli. Il gene portatore delle caratteristiche che fanno di noi dei vampiri, sarebbe presto scomparso. I miei figli sarebbero stati immortali, forse, ma i miei nipoti no... la natura avrebbe messo un freno a quello strano squilibrio nato dall'amore tra un lupo e una mezza vampira, mio padre e mia madre. Ma ciò che mi aveva sconvolto era il fatto che io stessa sarei potuta essere sterile, proprio per il mio essere così strana: vampiro e lupo insieme. E donna. Per i miei fratelli era diverso, se persino i vampiri maschi possono procreare, per loro il problema non si poneva.
«Nonno, che significa che la linea di sangue andrà a esaurirsi?», domandai, anche se avevo già compreso.
«Significa ciò che hai letto, tesoro. Non siamo persone normali e non possiamo mettere al mondo troppi immortali. I Volturi sarebbero già tornati se così non fosse, tengo da parte questi appunti perché un giorno li farò avere ad Aro». Avevo deciso di non dire a nessuno della scoperta che avevo fatto, ma a Josh dovevo dirlo. E proprio ora che credevo che ci fosse una possibilità anche per noi, questa va in fumo...
 
«Aiutami ad allacciare il vestito». Ignoro le sue parole e gli do un bacio sul naso, mostrando un sorriso un po' forzato. Josh mi aiuta a sistemare l'abito e non fa più allusioni al discorso di prima. Scosto i capelli e mi tira su la lampo, per poi stringermi a sé.
«Non sono uno che molla, e non lo sei neanche tu. Ci riproveremo, Sophia». Mi volto per guardarlo e sorridergli, stavolta in modo sincero.
«Sembro forte ma in realtà mi basta poco per crollare. Per fortuna che ci sei».
«Divertiti e non bere troppo, okay principessa?». Sorrido, solo lui e papà mi chiamano ancora così.
«Okay».
 
***
 
Lily ed io siamo appena arrivate al locale dove festeggeremo l'addio al nubilato di Nicole. C'è confusione, e mi guardo intorno in cerca di volti conosciuti.
«Lily, tu vedi qualcuno?», domando alla mia amica.
«Veramente no...». Prendo il cellulare e faccio uno squillo a zia Alice, ma poi Lily riconosce in lontananza proprio Nicole.
«Ehi, sono arrivate!», dice zia Alice a Niky, correndo verso di noi. Il locale è già affollato ed io sono di pessimo umore, non ho neanche voglia di ballare e questo è davvero grave. Lily si è vestita molto meglio di me e sta cercando da due ore di tirarmi su il morale, ma con scarsi risultati. Finirò per rovinare la festa di Nicole...
«Sophia, Lily!». Nicole viene verso di noi, bellissima e vestita come una top model. Anche questa sera ha indossato le sue lenti azzurre, e non appena mi vede si accorge subito che ho qualcosa che non va. Lei e Lily si guardano.
«Che cos'è questa faccia, Soph? Hai paura che attaccherò qualcuno?», mi domanda Niky mentre andiamo a sederci su un divanetto riservato.
«Lascia stare, Niky», le dice Lily. In effetti non ho voglia di parlarne. E non ho voglia neanche di fare la patetica depressa che rovina le feste.
«Davvero, non è niente Nicole. Questa è la tua serata e devi pensare a fare follie e divertirti, perché dopo ti aspetta un'eternità con il mio fratellino...». Lily e Nicole sorridono.
«Non vedo l'ora... se capisci cosa intendo», risponde allusiva Nicole. Be', lei veniva sempre a confidarsi con me, anche perché con me i dettagli sarebbero stati al sicuro dal momento che non mi trasformo. E conosco anche fin troppo bene i commenti che le ragazze al college facevano su Will e Michael... Qualcuno ci aveva provato anche con me, ma il mio caratterino li aveva subito fatti desistere dai loro propositi. Per me è sempre esistito solo Josh, gli altri maschi neanche li guardo.
«I fratelli Black sono la cosa migliore che esiste al mondo», prosegue a dire Lily, continuando a scherzare con Nicole. Zia Alice ci raggiunge insieme ad Aly, la sorella più grande di Nicole. Un'altra persona che non si è posta domande sul cambiamento di sua sorella grazie al mio dono. Le ho detto che quando avrebbe rivisto Nicole l'avrebbe trovata un po' cambiata, ma che in fondo sarebbe stata sempre la stessa. 
Le ragazze corrono in pista a ballare, mentre il DJ prende il microfono e inizia a dire qualcosa.
«Questa sera facciamo gli auguri a Nicole, è la sua ultima sera da donna libera!». Zia Alice, zia Rose e le altre ragazze fanno un applauso, mentre inizia a suonare della musica anni '80.
«Dai, vieni!». Lily mi implora di ballare. Mi sento meglio, quindi decido di buttarmi in pista e di scatenarmi, se non fosse che zia Alice e zia Rose hanno notato quanto prima fossi strana.
«Anche se balli non ci inganni, nipotina», mi dice zia Rose.
«Che cosa?», provo a domandare. Come non detto. Zia Alice mi prende per un braccio e mi trascina fuori dalla mischia, portandomi via da quel casino assordante. Lily non dice niente, forse si è messa d'accordo con le mie zie. 
«Sei a conoscenza del fatto che non puoi tenere nascosto niente alle tue zie, vero? Sei proprio come Renesmee». Zia Alice mi guarda negli occhi, mentre zia Rose mi stringe una mano e mi sorride protettiva.
«Se c'è qualcosa che non va, ce lo devi dire», mi incoraggia zia Rose. Loro sono come delle sorelle maggiori per me, a loro posso dirlo e sono abbastanza forti da non lasciarsi travolgere dalla mia tristezza.
«Ho fatto un... test di gravidanza. Ed era negativo, di nuovo». I volti delle mie zie si rabbuiano, ma cercano subito di non darlo a vedere. E se c'è qualcuno che può capirmi, è proprio zia Rosalie.
«Hai un'eternità di tempo per riprovarci», prova a dirmi zia Alice, prendendomi per mano. Zia Rose mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e in qualche strano modo riesce a rassicurarmi.
«Sophia... - inizia a dire. - Hai sempre avuto un carattere forte e determinato. Sei riuscita a fare tutto ciò che volevi, e sono sicura che riuscirai anche ad avere un figlio. Non sei come me, hai una possibilità. Non farti abbattere». Abbraccio zia Rose e torniamo dentro, voglio solo distrarmi un po'. Provo a domandare a zia Alice che cosa abbia organizzato, ma poi lo vedo con i miei occhi: per fortuna ha sempre buon gusto, quindi la zia non ha portato nessuno spogliarellista. In compenso ci sono dei bellissimi ballerini che si esibiscono, e noi ragazze restiamo a guardare l'esibizione.
«Dov'eri finita?», mi domanda Lily, tornando vicino a me.
«Zie che si preoccupano... a loro ho detto tutto», rispondo. I ballerini coinvolgono noi ragazze e anche io inizio a ballare con un bel ragazzo, alto e biondo con gli occhi azzurri. Be', Josh non deve assolutamente essere geloso, questo bel ragazzo mi serve solo per ballare. Uno dei ballerini, quello che sta ballando con Nicole, sembra davvero colpito dalla sua bellezza non umana. Ma Niky non guarda nessuno nel modo in cui guarda Will... E anche Brenda, senza Harry, sembra un pesce fuor d'acqua e si scambia sguardi strani con Niky, come a dire "Che vogliono questi due?". 
Io e Lily ci allontaniamo un attimo, la mia amica vuole bere qualcosa. Decido di prendere anche io un drink, tanto... a questo punto non devo preoccuparmi che potrebbe far male al bambino.
«Dove hai lasciato Helen?», le domando, visto che a quest'ora Michael sarà alla festa organizzata per Will.
«Dai miei. Gli fa piacere tenere la bambina», risponde, bevendo un sorso del suo drink.
«Soph, vacci piano con l'alcol... sappiamo qual è l'effetto che ha su di te». Eh già... ubriacarmi come alla mia festa di diciotto anni non è proprio il caso. Nicole prova a bere qualcosa ma poi fa una smorfia di disgusto... è incredibile quella ragazza. Una vampira che si ostina a mantenere il più possibile abitudini umane. Inizio a sentire un po' di mal di testa, quindi decido di lasciare il mio bicchiere di vodka alla pesca. Quando mi alzo, io e Lily torniamo in pista a ballare, trascinando anche Nicole, Brenda, Aly e le altre. Però all'improvviso mi sento sempre peggio e... chiudo gli occhi.
 
... Mi risveglio a casa di nonno Carlisle, senza ricordare come ci sono finita. Ero a una festa, la festa d'addio al nubilato di Niky. E poi che cosa diavolo mi è successo? Zia Rose e Lily sono con me, nello studio del nonno. Hanno abbandonato la festa per colpa mia, fantastico. Non è la prima volta che svengo a una festa, la prima volta accadde quando Josh mi confessò del suo imprinting con me, poco dopo esserci semplicemente baciati. Insomma, ormai è un'abitudine rovinare le feste. 
«Sei svenuta, e hai... avuto una perdita di sangue», mi dice Lily, accarezzandomi la mano. Il cuore inizia a battermi forte, ma zia Rosalie sorride. Cosa c'è da sorridere?!
«In compenso abbiamo una bella notizia, piccola». Zia Rose continua a vedermi come la sua piccola nipotina... e non capisco dove voglia arrivare.
«Il test ha sbagliato di grosso, aspetti un bambino Sophia!». Immediatamente mi metto seduta e abbraccio zia Rose e Lily, non ci sto capendo più niente.
«Perché ho perso del sangue?!», domando spaventata. 
«Potrebbe essere per lo stress, Sophia. L'importante è che stai bene... sei già di tre mesi!». Okay, ora mi ci vorranno altri tre mesi per riprendermi dallo shock. Zia Rosalie chiama nonno Carlisle per farmi spiegare bene la situazione, e domani se non voglio mancare al matrimonio di Will e Niky dovrò cercare di non stressarmi troppo. 
Non vedo l'ora di dirlo a Josh... e di sapere cosa mi aspetterà in questa attesa.
 
***
 
Sono passati cinque mesi da quando ho scoperto di essere incinta. Josh è stato felicissimo di scoprire la notizia, così come tutto il resto della mia famiglia. Quello che ci ha messo un po' di più ad accettare la cosa è stato papà. Ovviamente lo immaginavo, lui è fatto così! 
Josh ed io eravamo andati a cena a casa dei miei genitori, per comunicare loro la notizia. Mamma si è alzata dalla sedia ed ha abbracciato prima me e poi Josh, mentre papà... stava mangiando della pizza e gli è andata di traverso, sia io che mamma non la smettevamo di ridere e anche Josh si stava trattenendo a fatica. Adesso l'alfa di Josh è mio fratello Michael, e quindi papà non sa più nulla della nostra vita più strettamente privata. Dopo essersi ripreso, mi ha detto: "Sicura di essere pronta? Sei ancora una bambina". Sì, certo papà. A quasi trentasei anni sono proprio una bambina... Ovviamente quando lo abbiamo raccontato a nonno Edward, si è fatto proprio delle belle risate! 
Ricordo ancora il colpo che gli feci prendere quando papà beccò me e Josh... nella macchina. Credo di averlo scioccato definitivamente quella volta, e in confronto l'episodio delle gare di moto e la mia festa di diciotto anni non erano niente...
 
«Lo sai Josh, se si tratta di stare da soli casa mia è impensabile». Avevamo io diaciannove e Josh diciotto anni. Papà era sbiancato quando aveva scoperto che la sua bambina non era più una bambina, ma... che dovevo fare? Nonostante le sue promesse, proprio non accettava il fatto che io e Josh non eravamo più soltanto i fidanzatini che si danno bacetti innocenti.
«Però tuo padre e tua madre stasera sono a casa mia», mi fece notare Josh assumendo un'espressione furba. È sempre stato bellissimo, occhi e capelli neri da vero uomo Quileute. La pelle dello stesso colore della mia. Sono sempre stata felice di essere una Quileute, nonno Billy mi raccontava sempre le vecchie leggende dei nostri avi.
«Aspetta! Ho avuto un'idea! Il garage di casa mia. La mia macchina». Era una proposta alla quale Josh non poteva dire di no. 
«In effetti lì non corriamo pericoli... Perché tuo padre dovrebbe venire in garage proprio adesso?». Josh parcheggiò il motorino nei pressi di casa, ma se papà tornava non doveva vederlo. Presi le chiavi del garage e feci cenno a Josh di seguirmi, ci intrufolammo in fretta nella mia macchina. Dovevamo fare assoluto silenzio, anche se ci veniva da ridere perché era una situazione abbastanza strana. 
«Sei tremenda e diabolica... e ti amo anche per questo», mi disse Josh. Abbassò i sedili e mi fece sedere in braccio a lui, iniziando a baciarmi prima sul collo e poi scendendo, riuscivo a stento a mantenere la concentrazione e ad avere il controllo di me stessa.
«Io invece ti amo soltanto perché sei esageratamente bello e dotato», gli risposi scherzando. Josh fece un'espressione sconvolta, eravamo impegnati a ridere e a baciarci. I vestiti finirono sui sedili davanti, e quasi subito iniziai ad andare fuori di testa perché Josh ci sapeva decisamente fare. Era difficile restare in silenzio, si muoveva in modo così perfetto... Proprio mentre eravamo completamente presi l'uno dall'altra, la luce del garage si accese. Presi la coperta che tenevo in macchina per farci mettere seduto Wolf, era l'unica cosa in grado di coprire entrambi. «Non dire "Che schifo" in un momento come questo, ti prego». Josh sbuffò e sorrise. 
«Ma no, figurati... non c'è niente di più bello di una coperta piena di peli di husky».
«SHHHH, SILENZIO!». Stavamo sotto la coperta, i vestiti erano tutti appallottolati sotto il sedile. Sperai con tutta la buona volontà che chi era entrato in garage non ci avesse visti, e soprattutto che quella persona non fosse papà. Avrei preferito un ladro, decisamente. Ma poco dopo sentimmo bussare al finestrino della mia auto. Maledetta me quando ho scelto un'auto senza vetri oscurati!
«Ma che...?». Papà iniziò ad imprecare in modo decisamente poco carino. 
«Siamo io e Josh, per favore vai via!». Mettemmo la testa fuori dalla coperta, papà aveva l'aria di chi avrebbe avuto un infarto da lì a poco. Be', almeno era successo per caso, so bene che non avrebbe mai messo piede in camera mia senza preavviso...
 
Ora siamo tutti riuniti a casa Cullen in occasione del mio trentaseiesimo compleanno, che ovviamente è anche il compleanno di Michael. Questo per me è un compleanno speciale, visto che sono incinta. E... non di uno, ma ben due bambini! In un certo senso sto continuando la tradizione di famiglia: Rachel e Rebecca, le sorelle di papà, sono gemelle. Io e Michael siamo gemelli. E adesso nasceranno altri due gemelli. Con Josh abbiamo preferito non sapere il sesso dei bambini, vogliamo che sia una sorpresa. Ma oggi abbiamo deciso di coinvolgere tutta la mia famiglia in qualcosa di molto importante: la scelta dei nomi. 
«Zia Sophi, quali nomi ti piacciono?». Helen, la figlia di Michael, si avvicina a me e mi guarda incuriosita il pancione. Lei mi chiama Sophi, da piccolina non sapeva dire il mio nome e adesso è rimasto così. È meravigliosa, perché ha ereditato gli occhi verdi di Michael e tutto il resto dai Quileutes.
«Ce ne sono tanti, cucciola», le rispondo. Ginevra, la figlia di Will e Niky, inizia a fare le sue proposte. 
«Katherine, Elizabeth, Charlotte, Caroline...». Will sorride, Ginevra sta facendo un elenco di nomi. Nel frattempo Helen si fa prendere di nuovo in braccio da Michael, io e Lily ci scambiamo uno sguardo sorridente.
«Allora Sophia, c'è qualche nome che ti piace tra quelli che propone Ginevra?», mi domanda nonna Esme, anche lei seduta sui divani insieme al resto della mia famiglia.
«E i nomi da maschio?», domanda zio Emmett.
«Ehi ehi, calmatevi tutti! - dice nonna Bella. - Non stiamo facendo parlare la diretta interessata». Sorrido a nonna Bella. Tutto è iniziato da lei, e lei per mia madre scelse un nome unico al mondo ma che al tempo stesso era un nome di famiglia. 
«I nomi di famiglia sono già tutti presi, quindi direi di escluderli», dico. Josh annuisce.
«Zia Alice mi ha regalato il libro dei nomi... e abbiamo già qualche idea in mente». Quando la zia mi aveva regalato il libro ero stata felice... Era una cosa così normale, umana, sfogliare un libro per cercare dei nomi per i miei figli; nomi che avrebbero portato per l'eternità.
«Allora... se sono due femmine, abbiamo scelto Charlotte e Caroline», dice Josh. Zio Jasper alza il pollice in segno di approvazione, mentre zia Alice sorride soddisfatta per avermi regalato quel libro.
«Se sono due maschi, si chiameranno Liam e Charlie», aggiungo io. Charlie ovviamente è per il mio bisnonno.
«Se saranno maschio e femmina, la prima scelta andrà a...». Josh mi interrompe.
«Sorpresa. Edward, non spifferare le nostre preferenze», gli dice puntandogli il dito contro, mentre nonno Edward si passa innocentemente una mano tra i capelli ramati.
«Staremo a vedere... vero, Jake?». Mamma si volta verso papà e gli poggia la testa sulla spalla, papà mi osserva premuroso. È felice, anche la sua piccolina sta per renderlo nonno.
«Mi piacciono i nomi che avete scelto, Sophia. Dopotutto ho accettato persino il nome Renesmee, non posso lament...». Mamma fa finta di dargli uno schiaffo, e nonna Bella sorride.
«Be'... Jacob non sapeva dire il nome di Renesmee all'inizio, e la prima volta che l'ha chiamata Nessie lo volevo picchiare». Nonno Edward fa il solito sorrisino sghembo e guarda nonna Bella con ammirazione.
«Bella disse qualcosa del tipo "Hai dato a mia figlia il soprannome del mostro di Loch Ness!". - Prova con scarsi risultati ad imitare la voce di nonna Bella, e mi viene da ridere. - Io sono stato... a guardare il loro piccolo screzio, era divertente!». Sono terribili, ma in fondo papà e nonno Edward si vogliono bene!
«Che bei ricordi... - risponde sarcastico papà. - Sophia, quando è successo questo episodio tua madre era nata da tre giorni. È roba di un milione di anni, Edward...». Okay, meglio lasciarli perdere nei ricordi... Mi osservo il pancione e stringo la mano di Josh, e dentro di me penso che sarebbe bello se i miei bambini fossero maschio e femmina. Cresceranno uniti e leali l'uno nei confronti dell'altra, proprio come lo siamo stati e continuiamo ad essere io e Michael. 
«C'è la torta...!». Nonna Esme, che era scomparsa per andare al piano di sopra, ritorna in salone con una bellissima torta decorata con la pasta di zucchero. È rosa e azzurra... per me e Michael. 
«Auguri ai nostri bellissimi gemelli». Mamma si avvicina per abbracciare me e Mickey, all'abbraccio si aggiunge anche papà. Le bambine non vedono l'ora di mangiare la torta; considerando che tutti i Cullen non mangiano, questa squisitezza sarà tutta per noi! Non cambierei la mia famiglia con nessun'altra... Con una famiglia così, potrebbe anche cadere il mondo, ma io sarei felice lo stesso.
 
***
 
«Sophia, sei sicura di voler andare anche oggi? - mi domanda Josh. - Insomma, ormai la gravidanza è agli sgoccioli». Josh prova a farmi tornare a casa, ma io voglio andare al lavoro. So controllare la situazione, e non credo che i miei bambini vorranno nascere oggi. 
«Mi hai accompagnata per poi dirmi di andare via?». Mi viene da ridere, ma poi lo abbraccio e gli do un bacio sulle labbra, facendo attenzione a non "schiacciare" il mio enorme pancione di otto mesi. Josh è preoccupato perché sia Nicole che Lily hanno partorito all'ottavo mese, ed ora quindi potrebbe toccare a me. 
«Ti vengo a prendere, okay? Al lavoro non mi fanno storie, sanno che mia moglie è incinta». Josh ricambia il bacio e torna verso la macchina. La cosa buffa è che anche lui lavora per la polizia... siamo una famiglia di poliziotti! Non è solo imprinting, io e lui abbiamo sempre avuto moltissime cose in comune. È come se fosse un'altra parte di me. 
Quando entro al commissariato, l'ispettore mi dice subito che hanno preso un possibile omicida. È già detenuto nella cella, e adesso spetta a me provare a farlo confessare. Mi sono fatta strada in un modo un po' particolare, forse non molto lecito... ma ho sempre usato il mio dono a fin di bene e continuerò ad usarlo. Nonno Edward ogni tanto mi concede di utilizzare per lavoro la lettura nel pensiero, in modo da sapere sempre la verità. Oggi devo parlare con un probabile assassino, e dovrò avvalermi sia della lettura nel pensiero che del condizionamento mentale. Tutto questo sarà pure una mossa sleale, ma se serve per la giustizia io non ho colpe. Non sento di violare nessuna norma etica, facendo ciò che faccio. Sono una mezza vampira e ho il diritto di usare tutto ciò che la mia natura mi ha voluto donare. Mi portano vicino alla cella, con una sedia. Ci sono due guardie, nel caso dovesse succedere qualcosa. 
«Signora Black, se c'è qualche problema noi siamo qui», mi dice uno di loro. Quando mi siedo, il tipo nella cella mi guarda con curiosità. Sta pensando che sono... attraente, ma poi guarda con fastidio il mio pancione, coperto da un maglione blu. E sta pensando al fatto che deve mentire a tutti costi, anche se in realtà... è un assassino. 
«Chi sei e che cosa vuoi».
«Sono una psicologa e hai bisogno di parlare con me...». Prima decido di farlo parlare per conoscere i fatti, ma ciò che dice sono tutte frottole. A questo punto non posso più andare avanti, devo condizionarlo. 
«Raccontami la verità», gli dico guardandolo negli occhi. Prendo il registratore e registro ogni sua parola. È stato lui ad uccidere la sua ex fidanzata, e sto provando una sensazione di schifo e orrore. Mi viene da vomitare. 
«Questa è la versione dei fatti e tu non la cambierai, vero? Ammetti di essere colpevole?».
«Sì, lo ammetto. Ho ucciso io Terry». Spengo il registratore e, a questo punto, la mossa finale: «Tu sei uno schifoso bastardo e non cambierai versione... E non ricorderai niente del fatto che ho usato un mio trucchetto speciale per farti confessare. Stammi bene, in cella». Sono fiera di usare i miei poteri per questo e non smetterò di farlo. Mi alzo dalla sedia e consegno la registrazione, facendola ascoltare al commissario. Sono tutti fieri di me, mi dicono che sono incredibile. Poco importa se ho usato qualche trucco, quello rimane il mio segreto.
Quando Josh viene a prendermi ho un sorriso soddisfatto disegnato in volto, e decidiamo di andare a festeggiare andando da qualche parte. Però in macchina... inizio a sentirmi male. 
«Come facevi a sapere che oggi... mi sarei... sentita male?». Parlo a fatica, perché so che le contrazioni potrebbero cogliermi di sorpresa. 
«So sempre tutto su di te, ricordatelo». Ho appena avuto un'altra contrazione, e mi sento uno schifo. Josh cambia direzione e andiamo diretti a casa di nonno Carlisle... Non sono umana, quindi l'ospedale è decisamente da escludere.
Quando arriviamo, mi si sono già rotte le acque e faccio fatica persino a camminare. Nello studio di nonno Carlisle ci sono mamma e zia Rose, pronte ad assistermi... Appena mi sdraio perdo i sensi, vedo solo i volti sconvolti di Josh, mamma e la zia...
 
 
Due mesi dopo
 
Sono mamma da due mesi. Il parto è stato difficile, dopo aver perso i sensi mi sono ripresa, e sono riuscita a mettere al mondo soltanto uno dei due gemelli, un maschietto. Sua sorella è nata con un cesareo pochi minuti dopo, nonno Carlisle è dovuto intervenire e non voglio neanche immaginare ciò che sarebbe potuto succedere. Non è stato un parto tranquillo, non lo è stato affatto. Nonostante mamma e Josh mi abbiano tenuto la mano mentre sopportavo il dolore, ho avuto davvero paura di perderli. 
«Posso prenderlo un po' in braccio, vero?», mi domanda papà. Dalla carrozzina prendo in braccio Liam, il maschietto. Liam Charlie Clearwater, lui è nato senza problemi ed è davvero bellissimo. 
«Certo, papà». Prendo in braccio Liam e glielo poggio delicatamente tra le braccia, ma ormai papà sa benissimo come si tiene in braccio un bambino. Mamma, poco più in là, sta parlando con Josh. Lei tiene in braccio la mia bambina, quella che per nascere ha sofferto parecchio e che mi ha fatto perdere cento anni di vita quando nonno Carlisle mi ha detto che appena nata non respirava.
«Mamma, puoi venire?».
«Certo, Sophia». Mamma mi mette subito tra le braccia Caroline, così ho deciso di chiamarla. Caroline Renée Clearwater, il secondo nome è in ricordo della mia bisnonna.
«Carly è uguale a te, appena nata eri esattamente come lei», mi dice papà. 
«Caroline, non Carly! Papà, non cominciare con questa storia dei soprannomi!». Mamma e Josh ridono. Poi papà restituisce Liam a Josh, e rimettiamo entrambi nella carrozzina. Due piccoli Quileutes, con tutte le caratteristiche mie e di Josh. Sarà difficile vedere le somiglianze. 
Ci allontaniamo per vedere il mare, guardando i nostri bambini quasi abbracciati nella carrozzina.
«Dici che ora tuo padre ti considera finalmente una donna adulta, Soph...». 
«Gli ho fatto prendere l'ennesimo colpo, con il parto. Non lo so, J. E poi sai che ti dico? Potrò anche avere centocinque anni, ma sarò sempre la sua piccola principessa». Io e Josh ci baciamo, e osservo poco lontano i miei genitori che si tengono per mano. Questo è ciò che voglio vedere, per l'eternità...


 



Nota dell'Autrice
Ciao gente! Scusate il ritardo ma ho avuto problemi con il computer!
Questo è l'ultimo capitolo della storia, al quale seguirà un epilogo.
Nella foto, fatta sempre da me, ci sono Sophia e Josh con i piccoli Liam e Caroline *_*
Lascio a voi ogni commento, e vi aspetto all'epilogo :)


P.S. Se aprendo Eternity notate che ora ci sono meno capitoli, è perché ho deciso di spostare tutti i mini capitoli di Renée (2-8) nel capitolo 2, che è diventato un antefatto delle vicende. I capitoli ora sono 55 anziché 61, ma tranquille perché non è cambiato nulla se non la numerazione. Ora la storia ha un aspetto più ordinato, spero che anche voi apprezzerete questo cambiamento^^



VI RUBO ANCORA UN SECONDO!
STO PER PUBBLICARE LA MIA PRIMA STORIA ORIGINALE, "RESTA CON ME - THEO JAMES". E' UNA STORIA ROMANTICA NON FANTASY, QUINDI UNA COSA MOLTO DIVERSA DA CIO' CHE HO SCRITTO FINORA... E VABBE', AVRETE CAPITO CHE HO UNA FISSA PER L'ATTORE CHE HO SCELTO COME PRESTAVOLTO DI WILL :3
CHI LA LEGGERA'?


A presto,
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Epilogo - Un'eterna alba (Forever Dawn) ***


Epilogo – Un’eterna alba  
(Forever Dawn)


 

Bella
Dalla mia casa immersa nel bosco, la casa in cui vivo con Edward da quando nacque Renesmee, vedo spuntare timidamente il sole. La fioca luce arancione si fa largo tra gli anfratti di questa dimora fatata, il posto nel quale tutto sembra diventare possibile.
Ho smesso di contare il passare dei giorni, dei mesi e degli anni da quando sono diventata immortale, e ogni giorno assisto a un'eterna alba che mi completa sempre di più, che mi fa davvero capire che questo è il mio posto nel mondo.
Mi siedo con Edward al pianoforte, osservando le sue mani che compongono la melodia che scrisse per me. Le sue dita sottili scorrono sui tasti, ed io sono ancora qui, incantata a guardarle come se il tempo si fosse fermato. È la mia eterna alba, ciò che ho sempre desiderato.
«Che giorno è oggi, Bella?», mi domanda Edward voltandosi fulmineamente verso di me, sorprendendomi con l'oro liquido dei suoi occhi.
«Non lo so Edward, dimmelo tu!».
«È il tredici settembre, e ogni tanto la tua nascita va assolutamente festeggiata». Posa le sue labbra sul mio collo e sorrido istintivamente, forse dovrei smetterla di essere così testarda...
«Alice... non dirmi che ha organizzato una qualche festa a sorpresa...», sbuffo.
«Nessuna sorpresa... solo una giornata in cui la nostra numerosissima famiglia sarà tutta riunita!», risponde Edward continuando a concentrarsi sui tasti del pianoforte.
Be', in questo caso non potrebbe esistere sorpresa più bella. Quest'anno è stato particolarmente speciale per me, è come se la mia famiglia ora fosse davvero completa. Dopo i miei due nipoti William e Michael, anche Sophia è finalmente diventata mamma. Di due splendidi gemelli, proprio come quando la mia Renesmee diede alla luce Michael e Sophia. Mai avrei pensato di poter avere così tanto... Non solo avrò Edward per sempre con me, ma la famiglia a cui abbiamo dato vita con la nascita della nostra Renesmee è la cosa più bella che potessi desiderare.
 
Edward
Mi alzo dal pianoforte trascinando Bella con me, prendendole le mani tra le mie. 
«Aspettami un secondo». Con la velocità che contraddistingue noi vampiri, faccio partire di nuovo la melodia che poco fa suonavo al pianoforte: la Bella's Lullaby. Come quando Bella era umana, la faccio salire sui miei piedi e la trascino nei movimenti, ricordandole di quante ne abbiamo passate prima di arrivare ad oggi. Se fosse esistito un modo per tornare umano e trascorrere la mia vita con Bella, lo avrei scelto senza esitazione. Saremmo andati al college insieme, avremmo fatto carriera e ci saremmo sposati. Poi, qualche anno dopo, sarebbe arrivato un bambino. Forse ne avremmo avuti due, o tre. E adesso saremmo due nonni, con i capelli grigi e qualche ruga, contornati dai figli e dai nipotini.
Ma, riflettendoci, io ho avuto molto di più di questo. Se davvero esiste Dio o qualcosa di simile, mi ha regalato il più bel dono che potessi desiderare. Abbiamo Renesmee, i nostri tre nipoti e i loro figli. Ed oggi possiamo vivere e goderci giorno per giorno la nostra famiglia, senza pensare al tempo che passa. Perché l'ho aspettata per più di un secolo, e un tempo limitato con Bella non mi sarebbe bastato.
Con il tempo - tanto tempo - ho finalmente imparato a lasciar andare Renesmee e vederla crescere e maturare sempre di più, accettando le sue decisioni senza più intromettermi nella sua vita... Come ho fatto per troppi anni perché mi ostinavo a volerla ancora come la mia bambina, la bambina che è cresciuta troppo in fretta. È stato divertente vedere Jacob, nato a più di un secolo di distanza da me, commettere gli stessi piccoli "errori" con sua figlia Sophia, mia nipote. Un tempo mi rinfacciava di essere troppo geloso e iperprotettivo nei confronti di Nessie, ma mi sono preso la mia piccola rivincita quando Sophia è cresciuta. È stato ed è un bravo padre, ma questo mi ha fatto capire quanto siamo simili. In fondo Renesmee lo diceva sempre...
 
Renesmee
Poco fa sono arrivata con Jake per finire di sistemare i preparativi in giardino. Ovviamente abbiamo avuto il prezioso aiuto di zia Alice per sistemare tutto. Nonna Esme e gli altri della mia famiglia danno una mano, papà trattiene mamma dentro casa per non farle vedere la "sorpresa". 
Quando è tutto pronto, arriva finalmente anche la mia famiglia: Sophia, Michael e William accompagnati da Josh, Lily, Nicole e i loro figli: Ginevra, Helen, e gli ultimi arrivati: Liam e Caroline, i gemelli di Sophia e Josh. In quest'ultimo anno anche Sophia, la mia piccolina, è diventata mamma...
«Papà, eccoti! Siamo tutti qui, puoi dire a mamma di uscire», dico a papà, che torna subito in casa per portare mamma in giardino. Adoro questo posto, il cottage dei miei genitori. Posso dire di averci trascorso l'infanzia e parte dell'adolescenza, prima del periodo a Denali e poco dopo il mio ritorno a Forks. Be', poi quando ho deciso di avere i bambini mi sono dovuta trasferire a casa Cullen per poter essere seguita in gravidanza da nonno Carlisle, e per avere un posto in cui vivere con Jacob.
«Apri gli occhi, Bella», dice papà, togliendo le mani dal viso della mamma.
«Tanti auguri, Bella!». Zia Alice, con la sua vena di follia, è la prima a lanciarsi verso mamma per abbracciarla. Era da tanto che non festeggiavamo un suo compleanno.
«Okay Alice, basta così!». Mamma ricambia l'abbraccio e poi tutti noi familiari andiamo a farle gli auguri. È grazie a lei se oggi abbiamo tutto questo, questa meravigliosa famiglia sospesa nel tempo. Quando ero bambina, mi disse una frase che mi è rimasta impressa: "Quando sono diventata un vampiro, i miei giorni si sono interrotti per diventare eterni. La notte e il giorno non erano più divisi, le mie giornate si sono trasformate in un'eterna alba". Mamma forse non lo sa, o forse glielo avrà detto papà sbirciando nei miei pensieri, quando ancora non avevo le capacità e l'autocontrollo per nasconderli, ma io ho trascritto quella frase su un mio diario. Era una frase così vera e poetica al tempo stesso, che non l'ho mai dimenticata. La mia famiglia è la mia eterna alba. I miei figli, Jacob, i miei nipoti. 
Sophia porta Caroline da mia madre, che subito la prende in braccio amorevolmente. Josh e Edward, invece, sono impegnati con Liam. Il mio nipotino sembra trovarsi perfettamente a suo agio tra le braccia di mio padre, e ogni tanto allunga una manina per toccargli il ciuffo di capelli che lo contraddistingue.
«Nonna Nessie, io ho fame!». Una vocina mi distrae, è la voce di Helen. Mi guarda con i suoi occhioni verdi e la prendo in braccio, mentre andiamo a mangiare insieme un po' di patatine.
In realtà mi fa ancora uno strano effetto, vedermi nelle vesti di nonna!
 
Jacob
È bello vedere tutta la mia famiglia riunita, la mia strana famiglia di vampiri e mutaforma... Il mio cuore si stringe inevitabilmente quando penso alle persone che non ci sono più, come mio padre Billy e il vecchio Charlie. Ma poi mi guardo intorno e non posso che provare una gioia immensa.
Tutto è iniziato così, dalla mia amicizia con Bella; da quando le rivelai, senza esserne consapevole, la leggenda dei freddi. Tutto è iniziato da un'amicizia destinata a rimanere tale, perché nel mio destino c'è sempre stata solo e soltanto lei: Renesmee. L'imprinting non mi rende schiavo, tutt'altro. Mi rende vivo e capace di affrontare l'eternità senza esserne spaventato, perché so che al mio fianco ci sarà sempre lei. 
La bambina che cullavo per farla addormentare, la ragazzina con cui giocavo a prendere i fiocchi di neve, la piccola donna che a poco a poco si è accorta di provare tutto ciò che io provavo per lei. 
Ora rivedo quello stesso amore negli occhi dei nostri figli, e dei nostri nipoti. Le storie si ripetono, e noi andiamo avanti sempre con un nuovo entusiasmo. 
Ricordo perfettamente il periodo in cui Renesmee aspettava Michael e Sophia, le mie ansie e le mie premure nei suoi confronti. Il pancione che lievitava... Ed ora ho rivissuto la stessa esperienza con Sophia, la mia piccola principessa, che mi ha quasi fatto prendere un colpo quando mi ha detto che i bambini erano due.
«Ehi, vorrei fare un discorso serio!», dico attirando l'attenzione di tutti i presenti. Emmett mi prende in giro, come a dire "Jacob che fa discorsi seri? Impossibile!".
«Bells, ti voglio ringraziare. Per tutto. Anche tu Edward, a malincuore!». Tutti scoppiano a ridere mentre Edward mi fa una smorfia.
«Fai poco lo spiritoso, Jacob!», mi riprende in modo scherzoso.
«Be'... - proseguo a dire. - Senza di voi, tutto questo non esisterebbe, miei cari Edward e Isabella Cullen. Non esisterebbe la mia meravigliosa ragione di vita, ad esempio! Ness, perdona la mia sdolcinatezza».
«Fai pure, Jake!». Ness mi sorride, mentre mia nipote Ginevra è in braccio a lei.
«E non esisterebbe questa meravigliosa famiglia formata da me e da Renesmee!». Sì, devo ammettere di non essere particolarmente modesto. «E non esisterebbero i nostri tre meravigliosi figli: Michael, Sophia e William». Mi volto a guardarli.
«Ognuno di voi mi ha arricchito come persona e come padre. Michael, grazie a te posso non dire addio alle persone che in questi anni ci hanno lasciato. Sophia, con te sono stato sempre eccessivamente rompipalle e iperprotettivo, ma sei una donna forte proprio come lo sono Renesmee e Bella. Insomma, buon sangue non mente! E tu, Will, hai dimostrato di essere un uomo in gamba, e di non arrenderti di fronte alle difficoltà. Proprio come Edward, hai fatto innamorare di te una ragazza che ha rinunciato ad essere umana, per starti accanto. Questo fa di te un vero dongiovanni!». Tutti sorridono per il mio discorso, dietro all'ironia si nascondono parole vere e sentite. 
«Forza, mettetevi tutti in posa! Devo assolutamente farvi una foto!». Il folletto Alice arriva subito per farci posizionare in un ordine stabilito da lei, per farci entrare tutti nella sua foto di famiglia.
I Cullen si mettono dietro, in piedi. Edward, Bella, Renesmee ed io siamo seduti sulla panca che Emmett ha portato in giardino. Seduti a terra ci sono Sophia, con in braccio Caroline; Josh, con in braccio Liam; Lily e Michael con Helen e Will e Niky con Givevra. Alice imposta l'autoscatto e va subito a mettersi accanto a Jasper.
«Sorridete!». Ed ecco che la foto viene scattata. Siamo i Cullen-Black, ed io sono l'uomo più fortunato del mondo a farne parte.
 
Fine


 
Nota dell'Autrice
Ciao ragazze! Eccoci giunte alla fine di questa avventura che mi ha tenuto compagnia per due anni, iniziata con Eternity e terminata con Forever Dawn. La traduzione del titolo, "Un'eterna alba", è una traduzione non letterale fatta da me, che secondo me rende perfettamente l'idea. Visto che questa è la fine, mi è sembrato doveroso dare voce anche a Edward e Bella, perché tutto ha avuto inizio da loro. Spero che l'idea dei quattro POV vi sia piaciuta! Per la lunghezza, mi sono attenuta più o meno a quella del prologo.
Ringrazio chi ha messo questa storia tra le seguite, ricordate e preferite e chi lo farà ora, e un grazie speciale va a chi ha recensito! (Heart and dreams, Frafra9, Vanessie, Bessielizzie, AllyPattz, ki_ra, Fragolina99, Uffauffauffa, piccola twilighter e chi recensirà ora!) Infine, ringrazio Carola (piccola twilighter) che è stata una perfetta assistente con i suoi preziosi consigli <3
L'avventura finisce qui, perché dopo due anni sono pronta a lasciar andare i personaggi, non voglio trasformare Twilight in una versione fantasy di Beautiful XD
Sono felice del lavoro che ho fatto, di essermi creata un mio seguito a una storia che resterà per sempre con me, la saga di Twilight.

Se ne avete voglia, continuate a seguirmi nelle mie storie:

-Colpa delle Stelle - L'ultimo regalo di Gus (one shot)
-La Fiamma Viva e il Dente di Leone (one shot su Hunger Games)
-You Can Save Me (one shot su Leah Clearwater)

E POI, "RESTA CON ME - THEO JAMES", LA MIA PRIMA STORIA ORIGINALE CHE HO GIA' INIZIATO A PUBBLICARE! 

Sono anche su Wattpad (Greta_SweetLuna)

Ora vi lascio con alcune foto inedite fatte a tempo perso, riguardanti la famiglia di Ness e Jake!
Un bacio a tutte, 
Greta





Somiglianze tra Jake e i suoi figli ♡

 
RECENSITE IN TANTE!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2990100