Daily

di Chrystal_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pelle ***
Capitolo 2: *** Cena ***
Capitolo 3: *** Rimpiazzo ***



Capitolo 1
*** Pelle ***


Daily



1. Pelle

La donna accarezzò la giacca di pelle quasi sovrappensiero. Si era svegliata puntuale ma, per qualche misterioso motivo, ora rischiava di arrivare in ritardo; così aveva dovuto destreggiarsi tra doccia, trucco, vestiti e colazione per Henry, saltellando in giro per la sua grande casa. Il caos che da qualche tempo regnava, come indumenti lasciati sullo scorrimano o stivali ai piedi delle scale, non l'aveva aiutata, tuttavia ce l'aveva quasi fatta.

Quasi, perché rovistando nella cabina armadio per ritrovare il portafoglio misteriosamente scomparso, aveva scoperto una giacca di pelle. Un indumento del tutto insolito, che nessuno a Storybrooke avrebbe mai accreditato come suo.

Eppure, nonostante il ritardo e le mille preoccupazioni per la giornata a venire (tra cui qualche ovvio e immancabile guaio con quegli “zotici pela-patate” dei suoi concittadini), non aveva potuto staccargli gli occhi di dosso.

Il dito percorreva il materiale liscio in un ritmo quasi circolare. Era pelle. Un sorriso le si dipinse in volto, illuminandole gli occhi. Pelle. Sembrava quasi uno strano scherzo del destino, una coincidenza. Lei però aveva imparato da parecchio tempo che le coincidenze a Storybrooke non accadevano, mai.

Si morse il labbro, cercando di soffocare maldestramente una risata gutturale. Non era una risata come le altre però, era sincera e divertita.

“Regina, credevo fossi in ritardo. Perché stai ridendo?”

Emma si era materializzata alle sue spalle e lei non se n'era nemmeno accorta.

La circondò con le braccia e, poggiandole un bacio sul collo, ne approfittò per riprendersi la giacca.

Regina fece per girarsi e agguantarla, ma la bionda fu più veloce e si divincolò.

“No.” disse, divertita. “Non abbiamo tempo e anche io sono ritardo. Qualcuno dovrà pur tenere al sicuro questa città.” aggiunse Emma, sventolando in mano il distintivo da sceriffo.

Con un grosso sorriso trionfante, si allontanò e sparì dalla porta della loro camera da letto.

Regina scosse la testa e, sedutasi sul letto, si mise i tacchi senza smettere di sorridere.

Poi, pensando a un altro tipo di oggetto diverso dalla giacca ma sempre fatto di pelle, mormorò, prima di alzarsi e uscire: “Forse tu puoi tenere questa città al sicuro, Swan, ma nessuno, questa sera, terrà al sicuro te.”




Note dell'Autrice
Nonostante Daily sia, ufficialmente, una raccolta di one shot (senza pretese), questa è una flashfic.

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Capitolo 2
*** Cena ***


Daily



2. Cena
 

“Non ci posso credere, perché lo stiamo facendo?”

Emma alzò gli occhi al cielo. Se lo aspettava che la compagna avrebbe reagito così, ma non aveva messo in conto tutte quelle lagnanze. In fin dei conti era solo una cena coi suoi genitori.

“Henry ci tiene tanto, Regina.”

Regina strinse le labbra, mentre si infilava le calze.

“Ci sarà anche quel folletto?” chiede, acida.

“No, non ho voluto rendere la serata più... particolare di quanto già sia.”

Dopo altri quindici minuti, Henry aveva deciso di non aspettare le proprie madri e di raggiungere il piccolo appartamento dei nonni. David gli avrebbe passato di straforo qualche prelibatezza che sua madre non avrebbe mai permesso che lui mangiasse prima di cena.

Emma invece, che stava aspettando al piano di sotto, non ne poté più di aspettare la compagna e così decise di salire per vedere quanto tempo le ci volesse ancora per scegliere delle scarpe.

Era vestita, per cui non ci avrebbe messo molto a infilarsi dei decolleté.

Quando oltrepassò la soglia, la bionda però dovette ricredersi. Regina si era svestita e stava guardando, con un sopracciglio alzato e l'aria annoiata, alcuni vestiti che aveva appoggiato sul letto.

“Perché ti sei tolta il vestito?” le chiese, anche se sapeva che Regina l'aveva fatto apposta, per ritardare quella cena che, da una settimana ormai, tentava di boicottare con ogni stratagemma possibile.

“Non volevo far sfigura tua madre.” rispose, guardandola sprezzante con un sorriso altrettanto beffardo.

Emma rimase a bocca aperta, mezza divertita e mezza offesa, con le braccia penzoloni lungo i fianchi.

Regina gongolò sul posto, gustandosi la vittoria appena ottenuta. Si girò per prendere un altro vestito dalla cabina armadio, ma non fece in tempo a fare un passo in più che Emma la prese da dietro e la spinse sul letto, sovrastandola col suo corpo.

La afferrò per i polsi, tenendoli ancorati alle lenzuola, ai lati della testa.

“Sei sicura di non volerti rimangiare ciò che hai appena detto?” le sussurrò Emma, prima di sfiorarle mento e parte del collo con le labbra.

Regina chiuse gli occhi, godendosi le mille scosse che la bocca dell'amata le stava procurando.

“Pensavo non volessi arrivare in ritardo.” mugugnò lei, mentre Emma affondava sempre di più nella sua pelle. Si stava perdendo così tanto in lei che, senza accorgersene, allentò la presa sui polsi.

Regina ne approfittò e invertì le posizioni, sovrastando così la bionda che aveva il respiro corto.

“Forse un po' di ritardo posso accettarlo. E poi” disse Emma, accarezzandole i capelli scuri “le regine non sono mai in ritardo. Sono gli altri ad essere in anticipo, no?”

Regina sorrise e chiuse gli occhi. “Buona questa, Swan. Ma dovrai aspettare...” con gli occhi la squadrò maliziosamente e aggiunse: “Per questo.”

La donna si alzò e se ne andò verso l'armadio per finire di vestirsi.

Emma, rimasta senza parole, non poté far altro che osservare Regina vestirsi e seguirla in macchina con il broncio.

“Cos'è quel muso, Swan? Quello lo dovrei avere io.”

Emma di tutta risposta incrociò le braccia sul petto. “Spero che almeno con il cibo io non rimanga a... bocca asciutta.” disse lei soltanto.

Regina tirò le labbra in un sorriso enigamatico. “Ne dubito. Cucino meglio io di tua madre.”

Emma alzò gli occhi al cielo, pur sapendo che la donna stava dicendo la verità.

“Vuoi finirla o preferisci che litighiamo tutto il tempo?”
Regino ghignò, nascosta dal buio dell'abitacolo dell'automobile. “No, sceriffo, ho altri piani per lei stasera. Qualcosa che ha a che fare col letto dei tuoi genitori.”disse, mentre parcheggiava.

Emma schiuse le labbra, sorpresa. “Che cosa intendi? Cos'hai intenzione di fare, Regina?” sussurrò, con la voce spezzata.

Regina si girò con lo stesso sorriso malizioso e beffardo di qualche minuto appena trascorso e, prima di scendere dall'auto, le disse: “Ho intenzione di movimentare quel letto e far sfigurare tuo padre.”





Note dell'Autrice
Sinceramente non ho molto da dire su questo secondo capitolo, se non di perdonarmi dell'ultima battuta, non potevo trattenermi e non metterla.
Vorrei ringraziare Francycesca, _Gilestel_ e 5vale5 per aver recensito il capitolo precedente, sperando che anche questo sia di vostro gradimento. Un grazie molto grande anche a Jenna e matley79 per aver inserito la raccolta nelle preferite, ne sono molto onorata.
E non poteva manca un grazie ad Agnigni, Artmao, Bluevelvet_69, matley79, pepper snixx heat, Pixer, RachelGLEEKxy, sabrybi1, strapelot e vale95 per seguire "Daily". Spero che continuate a seguirmi anche dopo questo secondo capitolo.
E un infine un grazie a tutti i lettori silenziosi.

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Capitolo 3
*** Rimpiazzo ***


Daily



3. Rimpiazzo
 

Un rumore sempre più vicino di tacchi cominciava a rieccheggiare nelle orecchie di Emma. Non fece in tempo ad alzare gli occhi che il sindaco di Storybrooke era entrato sbattendo la porta, e si stava dirigendo con gli occhi fiammeggianti verso di lei.

Emma emise un profondo sospiro, lasciò cadere sul tavolo alcune pratiche e si appoggiò allo schienale della sedia.

“La vedo sbuffare, sceriffo Swan. Se questo lavoro non le piace può sempre lasciarlo. Ci sono almeno altri dieci idioti là fuori pronti a sostituirla.”

Emma serrò la mandibola. Erano le undici e non aveva alcuna voglia di rovinarsi il resto della giornata, anche se il suo istinto le diceva che, al momento, non aveva molta scelta.

“Davvero, Regina? Quale sarebbe il problema, oggi?” chiese, dando maggior enfasi all'ultima parola.

“Il problema è quel maledetto pirata con quella sua barca molesta. Avrebbe dovuto già andarsene...”

“Regina, ne abbiamo già parlato.” tentò di fermarla Emma.

“Lede alla quieta pubblica!”

“E come? Qualcuno si è lamentato?”

“No.” disse Regina, stringendo le labbra, imbronciata.

“E allora non ho motivo per mandarlo via. E non ho prove che stia disturbando i pesci, quindi non posso farlo.” fece lei tranquillamente.

“O forse non vuoi.” Gli occhi di Regina fiammeggiavano, ma dietro quella rabbia si celava qualcosa di più profondo.

Ecco, erano arrivate -o per meglio dire, ritornate- a quel punto.

“Regina sai che non è...”
“No, non lo so.” La donna incrociò le braccia sul petto, gli occhi che si stringevano in piccole fessure. “Non hai fatto niente per dimostrarmelo.”
“Io ho tentato di parlargli. Lo hai visto.”

“L'unica cosa che ho visto era lui che allungava quella sua viscida e rivoltante protesi su di te!” esclamò la mora, in preda all'ira.

Regina era talmente arrabbiata che aveva stretto i pugni e quasi tremava.

Emma osservò la donna che aveva chiuso gli occhi, mentre sulla bocca le si dipingeva un sorriso amaro e denso di dolore.

Lo sceriffo si alzò e la abbracciò, avvolgendola tra le proprie braccia.

“No.” mormorò Regina, tentando di svincolarsi. Emma però fu più forte e la strinse ancora di più.

L'altra tentò allora di aggrapparsi alla vita della donna per allontanarla da sé, ma non ci riuscì e tutta la forza e la tensione proruppero trasformandosi in lacrime. Solo allora si abbandonò contro la compagna, senza più cercare di scappare via.

Pianse col volto nascosto nell'incavo del collo della compagna, mentre quest'ultima le accarezza i capelli.

“Lo sai benissimo che amo te.”

“Ma ami anche lui.” mormorò Regina, mordendosi le labbra per non singhiozzare.

Emma rimase un attimo in silenzio e poi, scostandosi dalla donna e prendendola per le spalle, la guardò negli occhi e disse: “Io amo te, Regina. E continuerò ad amarti, nonostante tutto e tutti. Persino nonostante te stessa.”

Le labbra di Regina si schiusero per la sorpresa. La loro storia si era sviluppata da un odio profondo e le aveva colte di sorpresa, sconvolgendo le loro vite. C'erano stati molti ostacoli, eppure solo ora si accorgeva che quello più grande l'aveva creato lei, con le sue paure, le sue gelosie, le sue paranoie. I cattivi non hanno un lieto fine, e lei lo sapeva bene. Eppure lei, la Regina Cattiva, sembrava vicina a viverlo, e non sapeva spiegarselo. Ancor di più però tremava al pensiero che, presto, tutta quella gioia sarebbe svanita, che Emma sarebbe scomparsa dal suo letto al loro risveglio e che il sogno, così, sarebbe finito.

Perché in fondo era solo un sogno, non poteva essere altro. Ma allora perché, ora che Emma l'aveva riavvicinata a sé, sentiva distintamente le loro labbra incontrarsi ed esplorarsi come la prima volta?

Perché, se era tutto un sogno, sentiva il suo cuore scoppiarle nel petto, mentre con le mani percorreva la schiena di Emma sotto la giacca di pelle, sentendo il soffice cotone della canottiera bianca sui polpastrelli?

Perché non poteva essere un sogno, era realtà, per quanto difficile da credere.

Regina si abbandonò completamente al bacio e, dopo minuti che sembrarono ore intere, si separarono, con le labbra un po' più gonfie e incurvate nell'accenno di un dolce sorriso.

“Emma, io...”

Emma sorrise, abbassando la testa. “Va tutto bene, Regina. Può capitare. Non devi dire niente.”

Anche Regina ora sorrise e tornò a stringerla, grata e sollevata allo stesso tempo.

Emma si lasciò cullare in quell'abbraccio e, con il mento appoggiato sulla sua spalla, le sussurrò all'orecchio.

“Posso chiederti una cosa?”

Regina si scostò da lei e la guardò curiosa e anche un po' impaurita. Dopo la sfuriata che le aveva fatto, Emma poteva dirle qualsiasi cosa, e lei sapeva che se lo sarebbe meritato.

“Chi sarebbero quegli altri dieci idioti pronti per il mio posto?” Regina emise un piccolo sospiro di sollievo.

“La lista sarebbe lunga, Swan” Emma però la prese per i fianchi, con l'intenzione di non mollarla.

“Non pensare di cavartela così. Sputa il rospo.” Regina alzò gli occhi al cielo, non le piaceva molto quel suo linguaggio, anche se ormai si era rassegnata ad esserne divertita.

“Me ne viene in mente uno, ma...”

“Avanti, se è un idiota non temerò la sua concorrenza.”

Regina sorrise, fissando la compagna negli occhi e decidendo sul da farsi. Poi disse: “D'accordo, Swan. Ti posso solo dire che lo conosci.” Poi, poggiandole un leggero bacio sulle labbra, si allontanò e si diresse verso la porta.

Alzò la mano, come faceva sempre per dirle “A dopo.”
Emma però ebbe il tempo di urlare. “Chi è?”

Solo quando ormai era a una distanza sufficiente, Regina le urlò di rimando: “Tuo padre!”

Uscì dall'edificio con un sorriso sulle labbra e un “Regina!” lontano che le ronzava nelle orecchie.





Note dell'Autrice.
Alla fine un altro capitolo è arrivato. Nei piani sarebbe l'ultimo, ma non è impossibile che possano aggiungersene altri. In ogni caso, ultimo o no, spero che vi piaccia.
Vorrei ringraziare moltissimo adela101, Francycesca, matley79, 5vale5 e yasminelle per aver recensito il capitolo precedente. Spero di non avervi deluso con questo.
E un grossso grazie a tutti coloro che seguono/ricordano/preferiscono o semplicemente leggono questa raccolta.

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