One on One?

di Chiara_mlmlml
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ripetizioni... Più o meno. ***
Capitolo 2: *** Kuroko telefono amico. ***
Capitolo 3: *** A modo nostro, lui dice. ***
Capitolo 4: *** Rivali, ma non troppo. ***



Capitolo 1
*** Ripetizioni... Più o meno. ***


Capitolo 1
-Aomine, fai schifo in inglese- disse il capitano del Touou. Aomine era un asso nel basket, non proprio portato per lo studio, o per lettura, o per la cultura, o per i rapporti sociali, o parlare in maniera normale con le ragazze… Insomma Daiki Aomine era davvero bravo nel basket.
-Eh?- fece il ragazzo più scuro con il suo solito sguardo apatico.
- Se continui così, non potrai giocare la prossima partita.- guardando storto l’occhialuto, il ragazzo esordì con un fragoroso
- Cosa?
- Devi migliorare…
-Eh aspetta, non è così facile, poi non è colpa mia se non lo capisco.
-Stai tranquillo, Momoi-san ha già trovato una soluzione- indicando la ragazza spaventosamente sorridente.
-Dove stiamo andando?
-Lo scoprirai quando arriveremo.
-Non credi dovrei sapere chi mi fa ripetizioni?- la ragazza cercò di sviare il discorso, immaginava quale sarebbe stata la reazione che il blu se avesse scoperto prematuramente il nome del suo insegnante.
-Oh guarda Dai-chan, siamo arrivati – non diede neanche il tempo di leggere il nome sulla targhetta, suonò il campanello e scappò via. Questo stupì Aomine inizialmente, ma capendo chi era il proprietario della casa, non ci volle molto prima che iniziasse a imprecare contro una Momoi scomparsa ormai dalla sua vista. La porta si apri e quello di Taiga non fu certo un caldo ben venuto.
-Ahomine perché devi sempre fare tutto questo rumore? Chiudi la bocca e sbrigati a entrare, idiota.
Entrati nell’appartamento, Kagami fece strada verso un tavolinetto già pieno di libri d'inglese, si sedette e fece accomodare l’altro con un cenno.
-Premettiamo. L’inglese americano è un pochino differente da quello britannico…
-Ehi aspetta, tu me lo devi insegnare e neanche lo sai?- lo interruppe il blu e Kagami già stava perdendo la pazienza.
-Innanzi tutto, io l’inglese lo so, ho detto che è un pochino differente- sillabò il rosso- cambia qualche parola e la pronuncia di alcune cose, non è una lingua a parte. Poi non è che stia morendo dalla voglia di farti delle ripetizioni, sono stato minacciato, quindi conviene che migliori altrimenti non sarai l’unico in difficoltà.
Sentendo la voce dell’altro così decisa, Aomine la vide come una sfida e lui non perdeva mai quindi sul suo volto si aprì un ghigno.
-Ok, Bakagami.
 
Come si ritrovarono, nudi sul pavimento, a fare cose che con non lo studio c’entravano poco e niente, non fu ben chiaro. Probabilmente un’offesa presa male li portò a fare a botte e mentre erano sdraiati uno sopra l’altro a darsele di santa ragione, chissà forse il fatto che fossero sudati, il lieve contatto delle parti intime, l’astinenza da un po’, beh comunque il blu si fermò di colpo e decise di annullare la distanza tra le loro labbra, non contento poi, anche se decisamente perplesso, insinuò con la solita violenza la lingua nella bocca dell’altro, non capiva quello che faceva, ma gli piaceva. Il rosso dal canto suo sgranò gli occhi, capiva ancora meno e la sua faccia stava prendendo lo stesso colore dei suoi capelli, non riuscì ad allontanare l’altro, quasi ipnotizzato dall’immagine che aveva davanti e dalla situazione. Sentiva la sua bocca esplorata con voracità, aveva gli occhi chiusi, non era più incantato, adesso si stava vergognando, ma non c’era spazio per quello, non ora almeno. Si decide a ricambiare il bacio, cercando anche di sopraffare l’altro.
Si staccarono per riprendere fiato, Aomine gli morse il lobo dell’orecchio, con delicatezza stavolta, Kagami sentiva le labbra ancora umide, aveva caldo, non fecero in tempo ad asciugarsi che il blu vi si avventò ancora. E ancora. E ancora. Senza tregua né ragione.
Insomma sapete com’è, da cosa nasce cosa, cosa diventa altro, principalmente quando volarono via le tute, e altro diventò qualcos’altro quando anche il più intimo degli indumenti fu fuori dal loro campo visivo. Quello che accade tra lo strusciarsi completamente nudi e l’assaggiarsi a vicenda tra morsi e baci lo potete immaginare. Potete anche immaginare che Aomine alla fine ebbe la supremazia e anche quanto questo fece arrabbiare Kagami. 





Buonsalve quattro stronzi che leggete, io ogni qualvolta pubblico mi scuso per quello che scrivo, oggi ho una buona ragione per farlo, non ho ancora trascritto tutti capitoli, se vi interessa sono quattro, la storia è finita ma non è ancora tutta battuta al pc. Mi faccio prendere dall'impeto e mi ritrovo la domenica sera a riscrivere 'sto scempio mentre guardo il Dottore (*-*). Non somiglia a ciò che scrivo di solito, non ho messo tantissimo umorismo in questa storia e anche andando avanti non migliora, però spero che il primo capitolo vi abbia incuriosito, ho provato a cimentarmi in questo genere anche se non sono portatissima, quindi spero che non vi abbia fatto troppo schifo, spero anche di non scadere nell'ooc. Insomma sì ho tante speranze, se vi va commentate se no cia' :)
Se ci sono errori, non è perchè sono analfabeta ma è colpa del Doctor Who. Vi sarei grata se me lo diceste :D

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Capitolo 2
*** Kuroko telefono amico. ***


Capitolo 2
Fra la rabbia di uno e la soddisfazione dell’altro c’era un’emozione che accumunava entrambi: l’imbarazzo. Quest’ultimo era tanto palpabile che si poteva tagliare con una lama e metterlo anche un panino, passata l’eccitazione del momento, la frenesia e la passione, solo quello rimaneva. Così Kagami liquidò in fretta Aomine, lo fece rivestire velocemente, quasi sbattendolo fuori di casa farfugliando un inesistente qualcosa da fare. Chiusa la porta, vi poggiò le spalle, provò a sedersi, capì che non era contemplato. Rimanendo in piedi con la testa tra le mani si disse:
- Che cazzo ho fatto?
 
“ Che cazzo ho fatto?” fu esattamente ciò che pensò anche Aomine, allontanandosi dall’appartamento di Kagami, mentre scendeva le scale, anche se cercava di non pensare all’altro la sua mente continuava a immaginare quelle labbra invitanti, gli faceva sentire più calde le parti in cui era stato toccato, e per quanto odiasse la cosa, i pantaloni si stavano facendo più stretti all’altezza del cavallo. Con la tuta non era particolarmente evidente da fuori, ma la consapevolezza della sua condizione faceva male dentro, “dannato cervello” pensò.
Tornato a casa di chiuse in camera, si sdraiò sul letto, non si spogliò, solo scoprì leggermente il suo membro, lo prese tra le mani e iniziò a muoverle, prima piano poi sempre più velocemente, la sinfonia dei suoi gemiti era un climax, che cercava di moderare. Per quanto cercasse di evitarlo il suo pensiero, finiva ogni volta al ragazzo dagli occhi color rubino. Si sforzava di immaginare delle belle tette e donne prosperose, ma niente, continuava a risentire ciò che provato poco tempo prima, il tocco dell’altro, il calore che emanava, il respiro delicato sulla pelle, le labbra umide dalle quali usciva, la calda sensazione di spingersi in lui. Venne in breve tempo sussurrando involontariamente il nome di Taiga.
Resosi conto dell’irrealtà della cosa appena successa, sconvolto e arrabbiato se la prese con la porta lasciando un evidente varco.
“ Cazzo” urlò.
 
Cazzo” guarda caso fu proprio quello che disse Kagami ripulendo i rimasugli di quello che avevano fatto. Presi dalla foga è tutto bello, poi, però bisogna ripulire, ma soprattutto fare i conti con la realtà. Molte domande affollavano la testa del ragazzo: perché era successo? Avrebbe dovuto dirlo a qualcuno? Che cosa sarebbero stati d’ora in poi? Avrebbero dovuto parlarne? E le ripetizioni? Con questi e altri interrogativi in mente, non sapeva proprio come comportarsi. Decise di chiamare Kuroko, anche se sarebbe stato davvero imbarazzante dirgli una cosa del genere.
 
Dopo aver preso un cazziatone dalla madre per aver rotto la porta, uscì in fretta di casa. Continuava a fare pensieri idioti…
Si poneva circa le stesse domande dell’altro: cos’erano adesso? Avrebbe dovuto farsi dare ancora delle ripetizioni da lui, o meglio, gliele avrebbe volute dare? Come sarebbe migliorato in inglese?  Se avesse preso un brutto voto, non l’avrebbero fatto giocare. “ Le partite, cazzo, chissà che imbarazzo. Mannaggia a me e a quando non penso a quello che faccio ”.  Si maledì dando un calcio a un sasso per terra, colpì un lampione, fece un rumore sordo.
Tra dubbi e maldicenze rivolte a se stesso arrivò davanti ad una a casa, suonò il campanello, quando la porta si aprì il più basso dei due, disse:
- Aomine-kun che ci fai qui?- sapeva perfettamente cosa ci facesse lì, ma evitò di dirlo subito per non creare ulteriore imbarazzo.
- Devo parlarti.
- Entra.




Salve a chiunque stia leggendo, continuerò a pubblicare anche questa storia anche se non se la incula nessuno XD questo capitolo è addirittura più corto del primo, però non fa niente, va bene così. Il titolo è così, mi dispiace, ma non sapevo proprio come chiamarlo, quindi vi tenete questo u.u 
Se avete avuto il coraggio di leggere il secondo capitolo io vi ringrazio davvero molto :)
 

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Capitolo 3
*** A modo nostro, lui dice. ***


Capitolo 3
-Parlare?- Aomine non riusciva proprio a capire perché Tetsuya gli avesse dato quel consiglio, cioè lo conosceva bene, sapeva che il dialogo, tra le altre cose, non era proprio il suo forte. –Poi che cavolo vuol dire a modo nostro?- il blu continuava e a pensare ad alta voce, per strada, grattandosi la testa, non era convinto di quanto potesse essere stato producente parlare con Kuroko.
- Poi che abbiamo un “modo nostro”, ci scanniamo in campo… oh, chiaro. – Si fermò. Forse aveva capito. Be’ neanche la logica era il suo forte.
- Forse dovrei chiamarlo. Insomma Tetsu mi ha dato il suo numero. Però non voglio chiamarlo, ma non voglio neanche prendere un’insufficienza in inglese. CHE PALLE- urlò, poi prese il telefono, compose il numero, attese qualche squillo, urlò ancora.
- TESTA DI CAZZO, ha riattaccato - poi si calmò – Aspetta magari non ha il mio numero e non risponde a quelli che non conosce. O forse ce l’ha e mi sta ignorando. – Si fermò un attimo, guardando verso l’alto. – Che tristezza, sembro una ragazzina non contraccambiata. Che schifo, ma quando sono così? – si chiese retoricamente. – Devo tornare in me, devo tornare a essere il solito stronzo, apatico e che si eccita SOLO con le ragazze. – Suonava più di autoconvinzione, ma a questo non fece troppo caso e continuò a camminare cercando di assumere quella che era la sua solita espressione.
 
Kagami era a letto, non aveva voglia di alzarsi, la notte che aveva passato non era stata delle migliori. Non aveva dormito molto, anzi per niente, fece anche un paio di docce rigorosamente fredde, per orgoglio più che altro. Quando sentì squillare il telefono, fin troppo vicino, ne fu infastidito. Prese il telefono, guardò il numero, sbarrò gli occhi e riattaccò.
 – Ha chiamato. – Pausa. – Ho riagganciato. – Pausa.  – Cazzo. – Silenzio. Tutto questo restando a fissare il telefono. Poi pensò. – Mi ha chiamato? E come? Non ha mica il mio nume… Kuroko bastardo. – Maledì il suo migliore amico senza nessuna ragione particolare in realtà. In fondo aveva fatto lo stesso per lui, si sentì in colpa così gli inviò un messaggio.
‹‹Mi dispiace››
La faccia di Kuroko alla lettura del messaggio fu alquanto perplessa, rispose con un formale ‹‹ Perché?››.
‹‹Niente››.
A quell’insolita risposta, non poté fare a meno di pensare che il suo amico stesse dando i numeri, lo stupore persisteva.
– Forse dovrei richiamare. – Disse Kagami prendendo di nuovo il telefono, precedentemente posato per un ulteriore vano tentativo di una dormita, poiché, dopo la telefonata che non ebbe risposta, dopo la breve distrazione causata dal messaggio all’amico, le stupidaggini tornarono ad affollare la sua testa, mai stata così piena. La sua mente continuava a far affiorare le immagini di Aomine che lo bacia e si spinge ben oltre il semplice bacio, ricordi in successione con una pellicola di film che rimanda ogni volta gli stessi fotogrammi.
‹‹ Ehi ti va di vederci?››




Salve, oggi non niente da dire, non ho scusanti per la merdata uscita. I capitoli sono sempre più corti, ma va bene così. Sempre se ci sono errori correggete per favore, o fatemi brutto, fate quello che volete, anche niente. Ciao e tante tante grazie a chi è arrivato fin qui. :)

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Capitolo 4
*** Rivali, ma non troppo. ***


Capitolo 4
-Dai Kagami-kun cos’era il messaggio di ieri? – Disse Kuroko sbagliando il primo tiro. Il campetto era vuoto, era piano pomeriggio e faceva caldo, molto caldo, nessuno dei due aveva davvero voglia di giocare, stavano lì e tiravano la palla.
- Niente d’importante – canestro. – Ho pensato un po’ di cose brutte su di te, mi sono accorto che erano sciocchezze, mi sono sentito in colpa e ho voluto chiederti scusa.
- Il fantasma ridacchiò – non importa, sai, adesso, però credo di dover essere io a scusarmi.
Il rosso alzò il sopracciglio con fare interrogativo. Il dubbio svanì quando lo sguardo verso la stessa direzione di quello di Kuroko, vide Aomine arrivare, abbastanza lontano da avere tutto il tempo di farsi prendere dal panico, il quel momento il ragazzo dagli occhi cremisi, lanciò un’occhiataccia al suo migliore amico.
- Scusami Kagami-kun ma per quanto ancora avrai intenzione di non dormire? Siamo già a due di notti in bianco, hai visto che occhiaie?
Il numero dieci ragionò un secondo cercando di immaginare le condizioni del suo volto, saranno state pessime e lui non aveva voglia di vedere l’altro. Non era pronto, non con quella faccia, però Kuroko aveva ragione, quanto avrebbe resistito ancora?
Nel tempo in cui Kagami ragionava tra sé e sé con un’espressione da ebete, Aomine era arrivato ed era riuscito a ritrovare la sua solita aria da duro, sbruffone (un po’ testa di cazzo) che assumeva da qualche anno a questa parte. Salutò Kuroko, poi anche il rosso intento a crearsi ottomila complessi.
- Ehi Bakagami, hai davvero la faccia d'idiota.
“ Ma cos’è un bambino?” pensò il più basso dei tre.
- Sta zitto Aomine, e non guardarmi con la tua stupida faccia, mi dai urto.
“ Ok, i bambini sono due” questa fu la conclusione cui arrivò massaggiandosi le tempie con fare di rassegnazione.
- Be’ io me ne vado – tornando il solito imperturbabile Kuroko.
La faccia di Kagami divenne un lenzuolo appena lavato. “ No cavolo non puoi lasciarmi solo”
- Dove…? – Il rosso lo guardò allontanarsi con il suo usuale passo lento.  Non riuscì a dire altro poiché stava man mano arrivando alla consapevolezza che sarebbe rimasto lì, da solo, con l’asso del Touou.
 Dio quanto imbarazzo, non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi, così Aomine si ricordò del motivo per cui si trovava lì, ora, in quel campo da basket, a poco meno di quarant’otto ore dal loro ben memorabile incontro, in altre parole parlare, a modo loro.
- Ehi Kagami, ONE on ONE?
Sul volto di Kagami apparve un'espressione alquanto perplessa, sul serio voleva giocare a basket? Poi realizzò, così il suo stato d’animo divenne euforico venato di eccitazione.
Cominciarono a giocare, a strusciarsi ogni movimento dell’uno sembrava studiato per sedurre l’altro, ma ovviamente non c’era niente di preparato o pianificato. I loro corpi si muovano da soli, per istinto, come al solito. La seduzione non era nelle loro corde di norma, ma in quel particolare frangente i due stavano dando il massimo senza neanche accorgersene. Un punto per Aomine. Lo stava sfidando con lo sguardo, non c’era spazio per le parole, era una lotta ardua. Un punto per Kagami.
Canestri dopo canestri le ore passavano, la stanchezza si faceva sentire, il sudore luccicava alla luce del tramonto e si sbeffeggiavano e si assalivano silenziosamente e allo stesso tempo si amavano.
Dopo ore di quella guerra, gli unici due soldati erano stremati e pari, caddero nello stesso momento ed entrambi con una mano sulla palla. Kagami era stufo, durante quelle ore si rese conto di quanto desiderasse l’altro, bramava le sue labbra, le fissava e le sognava sempre stringendo la palla si avvicinò piano e posò la sua bocca su quella del rivale, in quell'attimo rivisse tutte le emozioni provate due giorni prima. Si staccarono per un attimo.
- Facciamo così quando giochiamo chi vince sta sopra. –
A quelle parole lo sguardo di Aomine s’illuminò, strappò la palla dalla mano dell’altro e senza neanche guardare lanciò. Canestro.
- Mio – Poi lo baciò con passione e aggiunse – ma la prossima volta, domani c’è scuola.




Ebbene sì signori, è finita, sono stata sempre puntuale mi stupisco di me stessa u.u
All’inizio vi ho trollato ma nessuno se ne era accorto probabilmente perché nessuno si ricorda la roba letta una settimana fa, io vi capisco. Mamma mia che merdata, io mi vergognavo mentre scrivevo, però ormai era fatta, quindi ve la tenete così, infine chi se lo aspettava Aomine bimbo così diligente. Io lo dico se ci sono errori, ditemelo, perché ogni tanto vado a rileggere quello che scrivo e ne trovo sempre uno nuovo così lo vado subito a correggere, risparmiatemi la fatica di rileggere ogni due settimane xD
Vorrei ringraziare tutti quelli ha hanno letto e che sono arrivati fin qui, ma soprattutto Isabel 2001 che oltre a recensire ha anche messo la storia tra le preferite, Ilenia_Ferrante che ha recensito, Fraengland39 che l’ha messa anche lei tra le preferite e che l’ha seguita insieme a gioppi JA e Kselia. Infine Misa_Chan99 che l’ha messa tra le preferite. Mamma che confusione che ho fatto con questi ringraziamenti, comunque ciao. Ho finito. 

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