Emozioni d'estate

di ina6882
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO 

Ho il cuore a mille. Non posso credere di aver terminato gli studi. 
Mi ritrovo all'Università della città di New York e ho appena sostenuto l'esame di laurea in scienze della comunicazione, informazione e marketing. La mia tesi, basata sull'utilizzo dei social network in molti ambiti della società moderna è piaciuta molto al mio relatore universitario e alla commissione d'esame. 

-Congratulazioni signorina Grey- ha detto il rettore e, dopo aver fatto il suo discorso di cui, al momento,  non ricordo granché, mi ha comunicato il giudizio unanime della commissione. 110 e lode!  E ora che è tutto finito, fatico ancora a crederci.

Ken mi sta aspettando fuori; mi ha accompagnata, ma non ha voluto assistere di persona all'esame perché l'ansia non gli da un minuto di tregua e voleva evitare di sentirsi male in aula. Fortuna che c'è lui altrimenti sarei dovuta venire da sola in questo giorno così importante. Mamma e papà, infatti,  mi hanno comunicato l'altro ieri che, a causa di una riunione d'affari, non sarebbero potuti venire. 
Mentre mi dirigo verso l'uscita ho mille pensieri nella mente e mi sento ancora agitata, ma sono anche molto felice.
-Come è andata?- chiede in ansia Ken appena mi vede. 
Avrei voluto scherzare un po'con lui e dirgli che era andata male ma non so resistere all'impulso di comunicargli la bellissima notizia. 
-110 e lode!- urlo felice.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1


-Cristy sapessi quanto sono contento per te,- dice Ken con un sorriso stampato in volto.
-Dai Ken non esagerare, mi farai arrossire per l'emozione.
È da quando gli ho comunicato l'esito che non fa che sorridere e, anche ora, che siamo al bar per festeggiare, stranamente non ha toccato il suo gelato al cioccolato, ma ha continuato a farmi domande su domande. È così felice, sembra quasi che sia lui ad aver raggiunto questo traguardo. E pensare che, quando lo scorso mese si è trovato nella mia situazione, non è riuscito a parlare per l'emozione e con fatica sono riuscita a sapere che si era laureato con successo. Non che avessi dubbi ovviamente. Da quando lo conosco, cioè dalla prima elementare, è sempre stato il secchione di turno completamente catturato dallo studio e dai libri. Quando siamo andati alle superiori era sempre il primo a farsi avanti nelle interrogazioni o nei progetti scolastici. Persino io che ho sempre amato leggere, scrivere e anche studiare, in confronto a lui non sembravo minimamente all'altezza. Tutti noi pensavamo che desiderasse diventare dottore, avvocato... Invece fu l'unica volta che ci lasciò di stucco poiché le sue aspirazioni erano ben diverse da quello che gli altri, me compresa, si aspettavano. Quando gli chiesi il perché di una simile scelta con il suo solito sorriso rispose: -Perché, dopo tanto tempo, ho finalmente capito cosa voglio fare. Voglio far sorridere la gente e, secondo me, il modo migliore è attraverso il cibo. Se una persona mangia bene, sta bene e di conseguenza è felice; se mangia male, oltre a stare male è triste. Forse non è facile da capire ma è così. 
Il discorso non faceva una piega, ma lì per lì mi sembrò una cosa strana. Mi ricredetti in seguito, però,  quando mi fece assaggiare uno dei suoi piatti e devo dire che quel pasto mi regalò una felicità interiore che non credevo possibile e il cui merito non avrei di certo attribuito a una semplice pietanza. 
Terminato il liceo Ken si iscrisse ad una delle migliori accademie culinarie di New York e ora è diventato un cuoco coi fiocchi.
Mentre parla non posso fare a meno di pensare che sono contenta che ci sia a condividere con me questo momento importante della mia vita. Ma lui c'è sempre stato da quel giorno alle elementari, quando una bambina, più robusta di me, mi aveva spinto solo perché avevo tra i capelli, di un bel castano chiaro, un nastrino colorato che piaceva tanto alle altre bambine della mia classe. 
-Tieni, ti sei fatta male?- mi aveva detto un marmocchio piccolino decisamente preoccupato per me. 
Era un bambino molto carino. Aveva i capelli castani e dei bellissimi occhi verdi. Indossava la sua divisa scolastica come tutti gli altri, ma fino ad allora non lo avevo notato poiché non amava molto parlare. 
Ken mi aveva dato un fazzoletto per asciugarmi le lacrime e mi aveva regalato anche una caramella per farmi calmare perché, una volta terminato il pianto, l'unica cosa che mi importava era far pagare a quella "bulla" ciò che mi aveva fatto. 
Il mio carattere è sempre stato un po' particolare. 
Anche se guardandomi non si sarebbe mai detto perché ero una bimbetta minuta con una bela chioma castana che mi piaceva curare in tutti i modi e occhi molto espressivi, un vanto per mia madre. 
Li avevo ereditati da mia nonna: erano grandi e color del mare, ma questo colore cambiava spesso in base al tempo arricchendosi di nuove sfumature verdastre. Nonostante questo, il mio carattere è sempre stato un po' aggressivo e mascolino, per questo non sono mai riuscita a fare amicizia con le bambine della mia età. A me piaceva correre e giocare a pallone con i maschi e giocare con le bambole non mi interessava. 
Ken, invece, era diverso dagli altri maschietti perché era riservato e timido e questo lo rendeva spesso l'oggetto prediletto per gli scherzi. 
Io e lui, col tempo, iniziammo ad andare d'accordo e diventammo buoni amici. La nostra differente natura fece in modo che ci completassimo a vicenda. Lui era l'unico che, con i suoi modi gentili, riusciva a tenere a bada il mio non facile caratterino. 
E così sono passati quasi quindici anni e ancora siamo amici più che mai. 
Ogni tanto qualcuno ci chiede se siamo fidanzati e guardandolo bene mi stupisco che il suo fascino non mi abbia mai attratta. È vero che lo considero come il fratello che non ho mai avuto, ma devo dire che oggettivamente è un bellissimo ragazzo e non ha perso nulla di ciò che mi aveva colpita durante il nostro primo incontro. Anzi, il tempo ha reso migliori le sue qualità: alto con fisico scolpito da mozzare il fiato, capelli corti castani che porta quasi sempre a spina e bellissimi occhi verdi; veste sempre in modo sportivo e attira l'attenzione di tutte le ragazze, ma lui non sembra farci caso. 
Ci incamminiamo verso casa. 
-Ken è da qualche giorno che non vedo Dake, sai che fine ha fatto? Io sono stata occupata con lo studio della tesi e non l'ho proprio sentito,- dico pensierosa.
-Non lo so e poi dovresti stare lontana da quel tipo non è affidabile,- risponde con tono freddo.
-Ma che dici? Guarda che è da un po' di tempo che stiamo insieme e si è sempre comportato bene.
-Insieme? E quando mai lui ha detto che eravate fidanzati? Questa è una cosa che ti ha fatto credere, con tutte le balle che ti racconta.
-È vero, non ha mai detto che siamo ufficialmente una coppia ma quando due si frequentano da molto tempo e trascorrono anche le notti in reciproca compagnia, qualcosa ci deve essere giusto? Altrimenti non avrei mai permesso una cosa simile. E poi, le cose che mi dice quando siamo soli mica le sai. 
-Ma se mi aggiorni continuamente su come va la vostra presunta storia. Io lo dico solo per te Cristy, lascialo stare perché ti sta illudendo alla grande. Vedo che tu sei realmente coinvolta mentre lui non lo è per niente. 
-Ken grazie per gli avvertimenti, ma so badare a me stessa. E poi so che Dake non farebbe nulla per rendermi infelice. 
Siamo arrivati di fronte a casa. Saluto Ken con un abbraccio e un bacio sulla guancia e mi avvio verso l'uscio. Prima di entrare dico:-Ti voglio bene Ken.
-Anche io Cristy; e se lui te ne volesse anche solo un po di quello che te ne voglio io, saresti la ragazza più felice di questa terra. 
-Credimi, lo sono già.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


La sveglia suona riportandomi d'un tratto alla realtà. Mi dibatto tra le lenzuola per riuscire a spegnerla, prima che la mia voglia di dormire svanisca del tutto. 
Troppo tardi. Mi sarei dovuta ricordare di disattivarla ieri sera, ma ero talmente stanca che me ne sono dimenticata. 
-E pensare che questo era il primo giorno, dopo tanto tempo, che potevo concedermi del riposo mattutino,- sbuffo. Guardo l'orario.
-Le sette?? Ma quale pazzo si sveglierebbe a quest'ora quando non ha nulla da fare? Ah già, io... Ma per studiare mentre oggi è solo per colpa della mia sbadataggiane. Pazienza sarà per un'altra volta.
Mi alzo dal letto e vado in cucina sperando di essere catturata da quel buon profumo di caffè che mi ha sempre accolta tutte le mattine da quando ero piccola. Ma ciò che mi accoglie è solo il buio in cui è ancora immersa la casa. 
Tutt'ora ci devo fare l'abitudine anche se non so quando arriverà quel giorno in cui non mi aspetterò di trovare mia nonna Rose ad attendermi con la colazione già pronta. 
La sua perdita è stata un duro colpo per me e mi ha fatto sentire più sola di quanto non mi sia sentita in vita mia. 
Di lei conservo ancora la foto sul mio comodino e la saluto ogni sera prima di addormentarmi. 
Era una donnina assai graziosa, non molto alta e minuta. Ai suoi tempi era stata una donna bellissima e snella con dei bellissimi capelli castani pieni di boccoli ben definiti e quegli occhi tanto uguali ai miei, nei quali mi rispecchiavo in tutto e per tutto. 
Il nostro carattere era molto simile e questo ci aveva unite sin da subito. 
Amavo abbracciarla e baciarle le guance morbide, lisce e profumate e acconciarle i capelli che, anche se avevano perso il loro bel colore della giovinezza, continuavano ad essere il suo vanto. Amava portare vestiti con stampe floreali che, con le loro tonalità cromatiche, mettevano in risalto i suoi occhi. Gli stessi occhi dei quali si era innamorato nonno Jerry. 
Lui era un uomo alto, robusto e da giovane era stato bellissimo e affascinante. Portava i baffi e aveva partecipato alla seconda guerra mondiale. 
Amava raccontare le gesta della guerra e ancor più farmi vedere le sue foto con la nonna. Rivedendo quelle stampe vecchie e ingiallite dal tempo riscontro in lui una grandissima somiglianza con papà, non a caso sono padre e figlio. 
Il fascino del nonno è stato trasmesso a mio padre in tutte le sue sfaccettature. Hanno lo stesso colore di capelli, castano chiaro e lo stesso colore degli occhi, sempre castani e lineamenti ben definiti. Ciò che li distingue è sicuramente il portamento. Nonno Jerry, avendo militato nell'esercito, aveva un portamento assai distinto e, questo, aveva attirato l'attenzione della sua amata Rose. 
Formavano una coppia perfetta e, dopo molti anni di matrimonio, si amavano come il primo giorno. 
Per me sono stati come due genitori adottivi e mi hanno trasmesso la loro passione per l'arte e la letteratura.
I miei veri genitori sono sempre stati occupati per lavoro. 
Mio padre Christopher è americano e mia madre Sarah è francese. Sin da giovani avevano sempre aspirato a farsi un'importante carriera in giro per il mondo. 
Per loro l'amore non era qualcosa di prioritario, ma si sa, al cuore non si comanda. Viaggiavano molto e, un giorno, si conobbero mentre erano ad un convegno a Roma. 
Il loro fu un, vero e proprio, colpo di fulmine, tanto che, ancora oggi, lo definiscono come qualcosa di unico e irripetibile. 
Dopo pochi mesi di fidanzamento, si sposarono e, nell'attesa di sistemarsi, vennero a vivere qui in America, a casa di mio padre, perché i genitori di mia madre erano morti qualche anno prima in un incidente stradale e mia zia Lily, occupava la loro casa. 
Durante la gravidanza e i miei primi anni di vita, mamma non lavorava per pensare a me, mentre papà si era trovato un lavoro d'ufficio in una ditta locale, per stare vicino alla famiglia. Ma il suo spirito libero gli fece riprendere il vecchio lavoro e ci vedevamo poco e niente. 
Quando iniziai a frequentare le elementari, anche mamma riprese a lavorare; la nostra famiglia era sempre divisa: loro viaggiavano e io vivevo coi nonni. 
Ci vedevamo poche volte, durante l'anno, quasi sempre per le feste o per il mio compleanno. 
Nonostante tutto eravamo una famiglia che andava d'accordo, ma, un giorno, i miei decisero di separarsi perché, secondo mia madre, loro due era come se non fossero sposati, visto che si vedevano quasi mai. 
Così divorziarono anche se io non ho mai capito perché. Infatti hanno mantenuto buonissimi rapporti e si sentono spesso specialmente per cose che riguardano me. 
Ma penso che, in fondo, ancora si amino e questo si nota subito dai loro occhi, appena si incontrano o parlano l'uno dell'altra. 
Dopo il divorzio iniziai a vederli sempre meno e non più insieme e questo portò una grandissima tristezza in me. 
Nonna Rose e nonno Jerry mi erano molto vicini e tentavano, in tutti i modi, di rendermi felice. 
Ho sempre apprezzato tutto quello che facevano per me e davanti a loro cercavo di nascondere il mio stato d'animo. 
Ken è stato la mia salvezza. Attraverso la sua amicizia mi ha trasmesso felicità e voglia di vivere. Le sue attenzioni hanno, giorno dopo giorno, spazzato il cattivo umore dentro di me. 
Gli devo molto, per questo non potrei immaginare di non parlargli o di non confidargli tutto ciò che provo. E so che, anche per lui è così. 
Quando, cinque anni fa, nonno Jerry morì, fu nonna Rose a vivere in quello stato che conoscevo bene. Io e Ken le siamo stati vicini e anche mamma e papà, ma il suo dolore era molto grande e ben diverso dal mio. L'uomo della sua vita, la sua anima gemella l'aveva lasciata sola nel mondo. Era così che lei si sentiva anche se non lo dava a vedere. Ogni giorno continuava a fare tutto quello che aveva sempre fatto per nascondere a tutti la tristezza del suo cuore che liberava solo la sera chiusa nella sua camera. 
Morì un anno fa e in punto di morte non poté nascondere le diverse emozioni che provava. Era triste perché non voleva lasciarci ma felice perché non vedeva l'ora di riabbracciare il suo amato Jerry. 
Per me la sua perdita fu un colpo al cuore e fu sempre e solo Ken a sostenermi in quella circostanza. 
A distanza di un anno, però, mi rendo conto di pensarci ancora, ma ora con un misto di speranza. 
Ripensando al mio passato e a quello delle persone a me care, mi rendo conto di voler avere quel colpo di fulmine, come mamma e papà e di voler vivere la mia storia d'amore per tutta la vita, come i nonni. Penso a questo ogni giorno e ci penso di più da quando ho conosciuto Dake. 
Il nostro primo incontro avvenne durante una festa a casa di amici. 
Mentre ero seduta a chiacchierare con Ken, lo vidi entrare e il suo aspetto mi colpì subito. 
Alto, fisico palestrato e abbronzato; capelli biondo oro che aveva, in parte, legati in un codino e poi gli occhi... Due bellissimi smeraldi incastonati nel suo affascinante viso da modello. 
I suoi lineamenti erano quasi perfetti. 
Dalla t-shirt bianca, che metteva maggiormente in risalto il suo fisico e il suo colorito, si vedeva perfettamente spuntare un bel tatuaggio tribale che copriva la parte superiore del braccio sinistro. 
Rimasi completamente affascinata da lui e cercai, in tutti i modi, di farmi notare, passandogli spesso di fianco, durante la festa. 
Alla fine, a furia di andare avanti e indietro, gli versai addosso il contenuto del mio bicchiere, bagnandogli la maglietta e mettendo in evidenza i suoi addominali da favola e altri tatuaggi sul petto e sulla pancia. 
Non riuscii a chiedere scusa tanto ero rimasta affascinata da quella visione. 
Non so, non mi ero mai comportata così davanti ad un bel ragazzo, prima di allora, eppure la sua presenza mi imbarazzava moltissimo. 
Feci un grandissimo sforzo per non arrossire e lo aiutai ad asciugarsi, per rimediare al mio danno. 
Passammo insieme il resto della serata. 
Alla fine i miei sforzi per farmi notare non risultarono del tutto vani. 
Scoprii che amava il mare, comprendendo il perché di quella abbronzatura. 
Dopo quella sera cominciammo a sentirci spesso, ogni giorno sempre di più, fino a quando non arrivammo a trascorrere intere notti insieme. Se questo non vuol dire essere fidanzati. Quindi non mi sembra anormale pensare a lui come all'uomo della mia vita. Anche se Ken non la pensa così.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


Mentre bevo il caffè che ho appena preparato, il bip del portatile mi comunica l'arrivo di una nuova e-mail. In realtà c'è ne sono due: di mamma e papà.
Quando vedo i loro nomi lampeggiare sullo schermo mi ricordo di non averli avvisati sull'esito dell'esame. Sicuramente vorranno sapere come è andato. Mi siedo sul divano col PC sulle gambe e inizio a leggere la mail di mamma...
<<  Ciao cara, come va? 
Sono contentissima che ti sia finalmente laureata e sono orgogliosissima di te e del tuo 110 e lode! Oh, la mia piccola ha terminato gli studi! Sono al settimo cielo! 
Se ti starai chiedendo come io faccia a sapere tutto ciò, ti risponderò subito. 
È stato Ken ad avvisarci, a me e a tuo padre, ieri sera. Non te la prendere con lui; è stato proprio un caro ragazzo. Sapeva che, dopo tutto quello stress accumulato e l'euforia del momento, ti saresti dimenticata di tutto e non ci avresti avvisati. Per fortuna che c'è lui. 
Anche se io e tuo padre non possiamo proprio considerarci una coppia da seguire e imitare, siamo d'accordo che dovresti fare un pensierino su Ken. 
Alla fine, è un bel ragazzo e, ora che entrambi siete laureati e state per intraprendere una nuova, ricca e brillante carriera, potreste pensare anche ad un futuro insieme come coppia. So che andate molto d'accordo e per noi non ci sarebbe nessun problema per le nozze. 
Anzi, io e tuo padre saremo felicissimi, anche perché è arrivato il momento che, oltre alla carriera, ti formi una famiglia e ci dia dei nipotini. 
Tuo padre non sta nella pelle. 
Ah, dimenticavo... Ricordi quando mi hai detto di aver fatto domanda alla rivista "Ètoil" di Parigi? 
Bé mi hanno contattata e informata che ti vogliono assumere per un periodo di prova. 
Devi dare loro conferma entro la fine della settimana. Se accetterai potrai andare a Parigi a casa dei miei genitori. 
Zia Lily è da un po' che ha trovato un nuovo appartamento e ha deciso di trasferirsi. 
Puoi portare anche Ken con te e chi sa, se vivere insieme non vi faccia avvicinare di più. 
Ora ti saluto, devo andare.  
Ci sentiamo presto. 
Un bacione, mamma 
 >>.
-Cooosaaa???- dico urlando contro lo schermo mentre apro la mail di papà...
<< Ciao principessa! 
Ho saputo che ti sei laureata e sono felicissimo per te! 
Voglio solo dirti che sono orgoglioso della mia bambina e spero di vederti presto per darti gli auguri di persona. Ti mando un forte abbraccio e ci sentiamo presto.
Ps: Sono sicuro che Sarah ti avrà già mandato il suo solito papiro sotto forma di e-mail e credo che ti abbia avvisata su tutto. 
Ti faccio le mie congratulazioni per il contratto e colgo l'occasione per rinnovare l'invito ad andare a Parigi con Ken. È un bravissimo ragazzo e ora che vi siete sistemati potreste farmi un nipotino. 
Può darsi che questo sia il momento buono per noi di rallentare un po col lavoro, per intraprendere quello più bello e affascinante di nonni. Che aspetti cara? 
So che queste rivelazioni ti hanno lasciata a bocca aperta. D'altronde sono sempre stato un papà molto geloso della mia piccola, ma ormai sei una donna, lo devo ammettere, e sai benissimo badare a te stessa. 
Devo ringraziare mia madre per lo splendido lavoro che ha fatto. 
Inoltre, conosco Ken da quando era piccolo e so che ti vuole bene. 
È vero che io e tua madre non siamo stati molto presenti nella tua vita e ci dispiace, ma ora che siamo abbastanza grandi e il lavoro va bene, possiamo pensare ai nipotini che speriamo ci darai presto. 
Non voglio dilungarmi ulteriormente visto che anche tua madre avrà affrontato l'argomento. 
Pensaci cara. 
Un abbraccio, papà
  >>.
Non posso fare a meno di restare a bocca aperta per qualche minuto. Tipico di mia madre. Da quando frequentavo le medie, ogni volta che ci incontravamo e mi chiedeva se c'erano dei ragazzi che mi piacevano, cercava di spingermi verso Ken.
Anche se lui è un bellissimo ragazzo, l'ho sempre considerato uno di famiglia e non potrei mai innamorarmi di lui. Ci conosciamo da tanto tempo ormai, siamo cresciuti insieme e ci sentiamo come fratelli.
Ma mio padre... Da papà non me lo sarei mai aspettato. Mi ha sempre considerata la sua "cocca" ed era geloso al massimo. Mentre ora mi chiede dei nipotini?
Inizio a parlare contro lo schermo:-Ma siamo diventati pazzi? Ma dico, cosa vi salta per la testa?
Ho mille pensieri, ma all'improvviso mi ricordo del contratto ed esclamo:-Oh mio dio! Sono stata assunta all'Ètoil! Non ci posso credere!
Poi mi ritornano in mente le lettere dei miei genitori.
La cosa che mi lascia senza parole è che si siano contattati per pensare al mio matrimonio con Ken senza interpellarmi.
-Ma stiamo scherzando?,- grido - ma quali nipotini? E chi lo direbbe a Dake?.
D'un tratto mi rendo conto del problema.
-Cavolo! Giusto!- esclamo - ora devo comunicare ad entrambi la proposta di lavoro che mi è stata fatta.

Mi tremano le mani al pensiero di dover prendere questa decisione.
Sono agitata: mi sento triste ed euforica allo stesso tempo. Sono sicura che Ken mi appoggerà come ha sempre fatto. Quando glielo dirò, omettendo naturalmente la parte del matrimonio e tutto il resto, (Ma a cosa pensavano i miei mentre parlavano?), lui mi dirà che è contentissimo per me e che dovrei cogliere questa occasione.
Ma Dake cosa dirà? Sicuramente sarà triste e non vorrà farmi partire. La Francia è così lontana e non avremo modo di vederci. Sono sicura che mi chiederà di restare.
-Devo parlare subito con loro,- dico.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4


Il sole rischiara questa bella giornata di metà giugno, rendendo tutto più luminoso e felice, mentre io sono agitata. Sto andando a parlare con Ken e Dake della nuova proposta di lavoro che ho appena ricevuto e ho le gambe che tremano. 
Per tutto il tragitto non faccio altro che pensare a come la prenderanno.
Ken è in casa, risponde quasi subito e quando dico che devo parlargli si precipita fuori. Passeggiamo insieme e cerco di trovare le parole giuste.
-Sai Ken, oggi ho ricevuto due e-mail da mamma e papà,- inizio. 
-Oh si... certo... Dovevo dirtelo che li avevo avvisati. Spero che non te la sarai presa per questo,- risponde imbarazzato.
-No anzi, devo ringraziarti per avermi evitato la solita ramanzina per non essermi ricordata.
-Infatti per questo ho detto loro che eri stanca e sei subito crollata.
-Si me lo ha detto mamma, ma non è solo per questo che volevo parlarti. 
Vedi... mamma nella mail mi ha anche detto che l'Ètoil mi ha assunta per un periodo di prova.
Ken è rimasto a bocca aperta. 
-Non dici niente?- dico preoccupata- non so che fare perché se accetto dovrò andare a Parigi. Dimmi qualcosa, ti prego.
-Che devo dire Cristy? Congratulazioni! 
Due bellissime notizie in soli due giorni. 
Prima la laurea, poi questo, devi accettare subito non puoi precluderti questa importante occasione! 
Ma scherziamo? L'Ètoil, la rivista più importante di Parigi, il lavoro che sognavi da una vita ti viene presentato su un piatto d'argento e tu non sai se accettare?
-Tecnicamente non sono stata ancora assunta. Mi tengono un po' per prova e poi si vedrà,- ribatto.
-Ma con la tua bravura li conquisterai,- dice sorridente. 
-Ma se parto non ti vedrò più... e... non vedrò neanche Dake,- rispondo triste.
-Per quanto mi riguarda ci possiamo sentire via e-mail, Internet esiste anche per questo. Invece Dake è meglio che lo lasci stare. Ti farà bene allontanarti da lui, forse è la volta buona che lo dimentichi.  
Sai come la penso su questa cosa.
-Non ricominciamo Ken.
-Allora, se è così, lui dovrebbe pensare al tuo futuro e non essere egoista. Infondo ha una ditta avviata e lavoro assicurato e non può pretendere che tu, che ti stai formando una carriera, rimanga qui solo per tenerti vicino a se. Devi pensare un po' a te Cristy e se lui ti ama ti aspetterà,- dice stizzito.
-Dovrò andare a dirglielo. Non so come la prenderà.
-Se vuoi ti accompagno.
-No grazie è una cosa che devo fare da sola, ma al ritorno passerò ad avvisarti.
-Ok. A dopo.
Mi avvio verso il posto di lavoro di Dake. 
Ha una ditta di surf a ridosso della spiaggia.  
Sicuramente a quest'ora sarà in riva al mare a fare lezione. 
Quando arrivo, infatti, sento la sua voce provenire dal retro dell'edificio, adibito anche a deposito dei surf.
-Ok benissimo così,- sento dire, ma ad un tratto una voce femminile mi blocca:-Sono andata bene amore.
-Certamente tesoro,- risponde lui.
Amore? Tesoro? Ma chi è questa e lui perché la chiama così? 
Ah già, come ho fatto a non pensarlo prima? Dake è un tipo che ama scherzare e sicuramente questo sarà uno di quei casi. 
Ma appena svolto l'angolo che mi porta in spiaggia, ciò che vedo mi fa rabbrividire. 
 

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Non posso credere ai miei occhi! Il mio ragazzo sta baciando un'altra. 
Resto immobile per qualche secondo che a me pare un'eternità mentre la rabbia inizia a farsi largo dentro di me. Corro verso di lui. 
Appena mi vede esce dall'acqua e mi viene incontro:-Dolcezza come stai? Sono giorni che non ti fai vedere,- dice col sorriso sulle labbra. 
-E vedo che  ti sei dato subito da fare! Non hai perso tempo a trovare uno svago. E non dirmi che le stavi facendo la respirazione artificiale perché neanche un cieco ti crederebbe. Non negare che la stavi baciando,- dico urlando.
-Infatti non lo nego,- risponde in tutta semplicità. 
-Benissimo, hai anche il coraggio di dirmelo in faccia,- ribatto esterrefatta.
-Qualcosa non va amore? Chi è questa ragazza,- dice la sconosciuta che nel frattempo si è avvicinata a noi.
-Si da il caso che sia io a chiedere chi sei tu?.
-Io sono la sua fidanzata. Piacere Sindy,- risponde con volto sorpreso e mi porge la mano. 
È un pugno allo stomaco che fa molto male, ma fa anche aumentare a dismisura la mia collera. Urlo ancora più forte:-Allora non hai detto niente neanche a lei. E se non lo avessi scoperto da sola che avresti fatto? Avresti continuato con la farsa e ti saresti servito di entrambe a tuo piacimento?
-Dake ma che sta dicendo questa ragazza,- si intromette ancora Sindy. 
-Niente. Entra dentro ne parliamo dopo.
Finalmente lei si allontana.
-Sentiamo cosa vuoi?- continua Dake che, nel frattempo, ha cambiato espressione.
-Cosa voglio? Dake scherziamo? Perché se è uno dei tuoi soliti scherzi non è affatto divertente. Fino a ieri stavamo insieme e oggi ti ritrovo avvinghiato a un'altra. Spigami perché non...
-Oh oh oh, calma, piano,- mi interrompe lui- insieme? Ma cosa dici Cristy? Non abbiamo mai parlato di noi come coppia. Per me era puro e semplice svago e... credevo... che anche per te lo fosse,- continua in tutta semplicità. 
Rimango senza fiato. Sto sul punto di esplodere in un pianto liberatorio, ma l'ira che provo è molto violenta e si scatena come una furia.
-Ma cosa dici Dake? Sei impazzito?
-Su via Cristy è stato un bel passatempo, ma è finito, tutto qui.
Sono completamente allibita non so cosa dire.
-Ma io credevo...,- cerco di rispondere, ma lui mi interrompe...
-Credevi cosa? Che ti avrei sposato a avremmo avuto dei bambini?
Faccio uno sforzo immane per non piangere. 
Non voglio che lui mi veda così devo essere forte, deve sembrare che non me ne freghi nulla, ma dentro sono distrutta. 
-E ora hai trovato la prossima?,- dico ironica.
-Parli di Sindy? Non è la prossima. 
Stiamo insieme da sette anni. 
Quando mi sentivo con te avevamo preso un periodo di pausa, ma ora siamo ritornati insieme e ci sposeremo.
Resto a bocca aperta. Non posso credere alla mie orecchie! Dake continua...-Mi dispiace che tu abbia pensato tutto questo. Sinceramente credevo che anche per te fosse la stessa cosa. Vorrei, però, che restassimo amici...
-Non ho più nulla da dirti Dake.
Corro via in lacrime. 
La cosa che mi da più fastidio, oltre il fatto di essere stata presa in giro, è che io mi ero fatta tanti problemi e non sapevo come dirgli del contratto e di Parigi mentre lui faceva i suoi comodi. 
Mi odio per avergli permesso di entrare nella mia vita e calpestare la mia dignità.
Mi precipito a casa di Ken. Ho bisogno del suo conforto. 
Mi apre quasi subito e appena mi vede esclama:-Cristy cosa è successo? Non mi dire che avete litigato perché non vuole accettare la tua partenza.
-No Ken,-lo interrompo in lacrime- è fidanzato e si sposa.
Ken mi stringe a se.
-Non piangere per lui Cristy, non se lo merita.
-Sono stata una stupida, avevi ragione tu. Non mi considerava la sua ragazza, mi ha usata per divertirsi.
-Quel brutto figlio di... mi verrebbe da spaccagli il naso. 
E ora sta con un'altra? Non preoccuparti non è nulla di serio,- cerca di tirarmi su.
-No, con le è diverso. Stanno insieme da sette anni e si sposano. 
Come ho fatto ad essere così cretina? Possibile che non me ne sia mai resa conto?
-Ora non pensarci più, anzi questa è l'occasione buona che tu vada a Parigi,- dice Ken cercando di cambiare argomento.
-Non so Ken, sono distrutta non so se riuscirò a sopportare il cambiamento.
-Allora ti accompagno. 
Conosco un bellissimo locale a Parigi e il proprietario è mio amico. Potrei chiedere se hanno bisogno di un cuoco altrimenti mi arrangio anche come cameriere, non c'è problema. 
L'importante è non lasciarti sola.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

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Siamo sull'aereo per Parigi; abbiamo preso il primo volo disponibile.
Dopo l'accaduto Ken non mi ha lasciata un attimo sola e ha provveduto a me.
Si è preoccupato di inviare la mail di conferma all'Ètoil e ha avvisato i miei e zia Lily della nostra partenza.
È riuscito anche a trovare, all'ultimo minuto, dei biglietti, così abbiamo fatto in fretta e furia la valigie ed eccoci qui a chiacchierare del più e del meno.
Non abbiamo più parlato di Dake. 
Ken sa che sono triste, anche se cerco di nasconderlo, e per questo cerca sempre di non farmi pensare tirando fuori nuovi argomenti.
Inoltre, come in tutte le nuove cose che inizia, non sta nella pelle per quello che, a suo dire, ci attende una volta arrivati.
Continua a dire che è felice e che non vede l'ora di iniziare a lavorare nel "Dolce Amoris".
Prima di partire ha mandato una mail al suo amico che, insieme alla moglie, gestisce questo rinomato locale parigino.
Lui è stato felicissimo di rispondere immediatamente, informandolo che, proprio ora, avevano stranamente bisogno di un cuoco e ha detto che, conoscendo la sua bravura, una volta arrivato, il posto sarebbe stato suo.
Il volto di Ken ha trasmesso tutta la sua felicità e ora continua a dirmi che devo assolutamente conoscere i due gestori. Anzi, afferma che, appena arrivati, passeremo a fare loro visita. 
Non sapevo che lui conoscesse altre persone oltre me.
È sempre stato timido e riservato e mi stupisce che abbia fatto amicizia con qualcuno, ma ne sono molto felice, anche se, ora come ora, non sono dell'umore giusto per fare nuove conoscenze. 
Ken mi ha detto che ha conosciuto il proprietario del locale quando era all'accademia culinaria. 
Questo tizio era andato lì per fare un master su non so quale tipo di cibi e novità ristorative.
Inoltre, mentre era lì, sua moglie è andata a trovarlo, un giorno,  e ha conosciuto anche lei.
Dice che è molto simpatica ed è sicuro che andremo d'accordo. 
Naturalmente ha parlato loro di me, contro la mia volontà, e già non vedono l'ora di conoscermi. 
Non che io ci tenga molto, ma so che Ken fa tutto questo per farmi svagare e quindi ho accettato.
Arriviamo a Parigi in tarda serata e, fortunatamente, Ken afferma che forse è meglio andare in un altro momento al Dolce Amoris. Anche se il locale è ancora aperto, noi siamo decisamente molto stanchi.
Sono d'accordo con lui; è stata una lunga giornata e una buona dormita è quello che ci vuole.
Zia Lily viene a prenderci all'aeroporto. La vedo arrivare da lontano con la sua fiat Panda color turchese, strombazzando per tutto il tempo. 
Anche se non si direbbe è una grande appassionata di auto, in modo particolare di quelle della casa di produzione italiana Fiat.
Questo perché suo padre, mio nonno, da giovane aveva lavorato per tanti anni per questa azienda in Italia e, avendo racimolato una grossa somma, era riuscito a comprare casa in uno dei quartieri medio-alti di Parigi, un lusso per quei tempi.
Appena scende dall'auto e mi viene incontro, riconosco subito il suo inconfondibile profumo alla rosa.
È passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo viste, ma lei non è cambiata per niente. Alta, magra, capelli violacei tendenti al rosa, occhi azzurri che ama però nascondere con lenti a contatto rosa, pelle liscia e curata e voce alquanto stridula.
Lily è la sorella minore di mia madre e, quando ero piccola, la chiamavo sempre zia fata perché ogni volta che veniva a trovarci mi portava un regalo che nascondeva e poi faceva riapparire dal nulla.
Questo soprannome però è dovuto anche alla sua passione per le favole e, in modo particolare, per le fate.
Ha sempre amato queste creature magiche, di cui possiede una collezione dettagliata di statuette, ognuna, a suo dire, con particolari caratteristiche e poteri.
La sua passione ormai si è radicata molto in lei.
Anni fa si era fatta confezionare un abito turchese e fucsia corredato di ali e bacchetta magica. Il suo intento era di indossarlo a carnevale ma, terminata la festa, non voleva assolutamente toglierlo.
Alla fine si era lasciata convincere, ma da allora si è innamorata di quei colori che la accompagnano tutt'ora. 
L'amore per le favole l'ha fatta diventare una grandissima sognatrice, ancora alla ricerca del principe azzurro. 
È alquanto bizzarra, ma è soprattutto una bravissima donna e noi le vogliamo molto bene.
Sono sicura che l'uomo che la conquisterà la renderà molto felice e, a sua volta, potrà ritenersi fortunato.
-Cristy cara, come stai?,- strilla lei abbracciandomi.
-Bene zia, grazie,- rispondo. 
-Sapessi quanto sono contenta di rivederti, dopo tanto tempo. E questo bel giovanotto chi è?,- dice facendomi l'occhiolino. 
-Salve signora io sono Ken, si ricorda di me?,- risponde Ken con tono imbarazzato. 
-Signora? Ma così mi offendi Ken! Chiamami Lily, non sono mica vecchia sai? Sono ancora una bellissima ragazza per la mia età,- dice lei ridendo.
-Scusi Lily non volevo offenderla, non era di certo mia intenzione. 
Ken ora è visibilmente in imbarazzo. 
-Ma no, ma no,- continua lei facendogli l'occhiolino, - non mi sono mica offesa caro. E poi dammi del tu. Quando venivo a trovare Cristy in America ti incontravo spesso a casa sua ed è da quando eri bambino che ti conosco e, se mi permetti, ti posso dire che sei diventato proprio un bel ragazzo.
Benissimo, Ken ora è diventato rosso come un pomodoro. 
Tocca a me intervenire prima che la zia esageri ulteriormente. 
-Ken puoi aiutarmi a caricare i bagagli in auto, per piacere?.
Lui mi guarda e mi ringrazia con lo sguardo.
Mentre è occupato coi bagagli, zia Lily mi prende in disparte:-Carino Ken. È un ragazzo decisamente affascinante. Ha ragione tua madre, dovresti farci un pensierino. Se fossi in te non me lo lascerei scappare.
Perfetto mamma lo ha detto anche a lei, ci risiamo.
-Zia,- rispondo,- siamo amici dalle elementari. 
-Sarà, ma è comunque affascinante,- dice lei salendo in auto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6


Il viaggio verso casa si sta rivelando molto movimentato e chiassoso.
La nostra abitazione è parecchio lontana dall'aeroporto, per questo la zia non ha smesso di parlare per un momento: "Giusto per passare il tempo.." ha detto.
Il fulcro principale del suo discorso è stato Ken.
Durante il tragitto zia Lily ha voluto sapere tutto di lui e non si è dimenticata neanche di punzecchiare entrambi sulla questione fidanzamento.
Questo non ha fatto che aumentare la mia malinconia.
Non so per quale motivo la parola fidanzato mi fa pensare a Dake. So che non dovrei, perché in realtà il nostro non era un fidanzamento e lui non era il mio ragazzo, ma forse i film mentali che mi ero fatta sino ad allora superavano di molto la realtà, talmente tanto che non ero riuscita a svegliarmi da quel sogno, fino a quando non era stato Dake a buttarmi sopra un secchio di acqua gelata.
La zia naturalmente non sa nulla di quello che provo ogni volta che apre questo discorso e non è neanche colpa sua. Capisco che fa tutto questo per vedermi felice, ma, ora come ora, non lo sono, me ne rendo conto benissimo anche se sto cercando in tutti i modi di mascherarlo.
Non voglio sentirmi così, mi fa male sentirmi così sopratutto perché il pensiero va a lui che non merita.
Ripenso costantemente alla scena che mi si è parata davanti agli occhi, alle parole pesanti dette da lui così tranquillamente quasi non avessero peso, come se tutto era stato un gioco o uno scherzo.
Beh adesso avrei preferito davvero che lo fosse, avrei preferito anche io giocare piuttosto che investire dei sentimenti che non sono stati ricambiati, ma solo calpestati. 
Mi odio per questo, mi odio profondamente.
Già, perché la colpa è solo mia. Sono io che gli ho permesso di entrare nel mio mondo, sono io che ho gli spalancato la porta senza attendere prima, per vedere se lui rispettasse ciò che c'era dietro di essa, cercando di entrare in punta di piedi.
Invece avrei dovuto capire sin da subito com'era, già dal modo in cui cercava di farsi spazio velocemente nella mia vita e io, ingenua, l'ho lasciato fare, perché pensavo che in realtà lui provasse davvero qualcosa per me, che il sentimento che diceva di provare fosse autentico perché anche io provavo la stessa cosa, anzi solo io la provavo.
Ma anche se sono stata così ingenua non credo davvero di meritare questo, o forse no?
Merito davvero di soffrire in questo modo? Ho meritato davvero tutto quello che Dake mi ha fatto?
Mi sto tormentando continuamente con queste domande e, anche se spesso riesco facilmente a rispondere, il più delle volte rimango col punto interrogativo che gira nella testa.
Ken, sempre molto attento al mio stato d'animo, ha capito subito i miei pensieri e ha pilotato abilmente la conversazione, ritrovandosi a rispondere all'interrogatorio costante della zia sulla sua vita.
Quando ha ammesso che fa il cuoco, lei ha subito asserito che non vede l'ora di invitare mamma e papà per una cenetta di famiglia, e lui ha detto che gli andava bene.
Dopo neanche quindici minuti di conversazione sembrano due vecchi amici che non si vedono da chi sa quanto e devono recuperare il tempo perduto.
Mi sorprende come Ken riesca oggi a fare amicizia così velocemente.
Ed eccoli li a cantare a squarciagola la prima canzone disponibile, appena hanno acceso la radio.
Ogni tanto la zia ci guarda e fa l'occhiolino e mi sembra di notare che Ken non sia poi tanto infastidito dalla cosa, ma forse è solo la mia impressione.
-Allora Ken,- dice ad un tratto lei- qual'è il tuo piatto migliore? 
-Vediamo... Credo il risotto coi funghi, una ricetta di famiglia che mi ha insegnato mia madre quando avevo undici anni.
-Oh si, zia,- esclamo- me lo ha fatto assaggiare una volta ed è davvero delizioso, anzi sensazionale. 
-Beh, non esageriamo ora. È un semplicissimo risotto,- dice lui arrossendo.
-Non gli credere zia, è troppo modesto. Il risotto migliore che abbia mai assaggiato. 
-Allora dovrai cucinare quello alla cena che organizzeremo. Non vedo l'ora di assaporare questa delizia culinaria di cui Cristy si è innamorata.
Disse queste parole sorridendo e ammiccando e so benissimo che si riferiva ad altro. Mi ero dimenticata di quanto potesse essere assillante quella donna, anche se faceva tutto a fin di bene e senza un briciolo di malizia.
Si vede che lei e la mamma sono sorelle. Cercano sempre di parlare di queste cose imbarazzanti anche nei momenti meno opportuni. 
-Certamente Lily, spero solo che non te ne pentirai una volta assaggiato- rispose Ken sorridente.
-Pentirmene? E perché mai? Se Cristy afferma che è delizioso, lo sarà senz'altro. Lei non mente mai.
Già non mento mai. Neanche ora che le ho tenuto nascosto per tutto il tempo il perché della mia imminente partenza e il perché della presenza di Ken. 
In altre circostanze lui non sarebbe di certo venuto con me. Mentre lei pensa che, oltre per il lavoro, sono stati i nostri reciproci sentimenti a farci venire qui insieme. 
Pensa davvero che tra di noi ci sia del tenero e che venire a Parigi sia una sorta di prova per noi per farci avvicinare di più. 
-E dimmi un po' cara,- dice ad un tratto rivolta a me,- quando dovrai presentarti all'Ètoil? 
-Lunedì, me lo hanno comunicato via mail. Ho deciso di venire qualche giorno prima per poter sistemare le cose con calma e magari visitare un po' la città. 
Come no? E questa da dove mi è uscita? Che grandissima menzogna. 
Il mio intento principale era fuggire da Dake e poi magari passare un'intera settimana a rimproverarmi stesa nel letto a mangiare chili di gelato e ingrassare a dismisura. 
So che non dovrei buttarmi giù così, ma forse, se sarò meno presentabile davanti al genere maschile, nessun altro Dake mi noterà e eviterò di soffrire di nuovo.
-E tu Ken cosa farai?,- dice intanto la zia rivolta a lui.
-Per il momento ho intenzione di accompagnare Cristy a visitare Parigi.
Che cosa? Ma ha detto sul serio quelle parole? 
Ma se non vedeva l'ora di farmi incontrare i suoi amici a di andare a lavorare in quel locale, "Dolce Amore" o come cavolo si chiama.
Ora invece faremo un giro per la città? 
-Davvero?,- dico perplessa.
-Cero,- dice strizzando l'occhio,-non ti ho detto nulla perché volevo farti una sorpresa.
-E i tuoi amici e il lavoro immediato in quel locale?
-Quale locale,- disse la zia che stava ascoltando la nostra conversazione "privata".
-Ci andrò non ti preoccupare,- disse col sorriso rivolto a me, poi rispose alla domanda della zia; -Ho un amico qui in città che ha un locale, il "Dolce Amoris"; l'ho contattato prima di venire e visto che hanno bisogno di un cuoco, mi ha assunto e lavorerò lì. 
-Ma che bella notizia ragazzi,- disse sorridendo,- sono contenta per voi. Comunque ho sentito il nome di quel locale, pare che sia uno dei migliori. Purtroppo non ci sono mai stata, ma ora che Ken ci lavorerà, passerò di sicuro. 
Mentre discorriamo, il nostro tragitto ci porta a passare vicino la Torre Eiffel.
Rimango veramente incanta dalla vista di quella bellezza artistica.
Vista da vicino, e illuminata dalla luce artificiale, la torre trasmette tutto il suo fascino, in questa bella sera d'estate.
 
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-È bella vero?,-dice lei notando la mia espressione. 
-Certo,- esclamo- è meravigliosa! Mi piace molto il modo in cui sovrasta gli altri edifici. È una magnifica opera d'arte.
-Hai ragione Cristy,- dice Ken,- dobbiamo assolutamente venire a visitarla.
-Dici davvero?,- esclamo come una bambina. 
-Come no? Non ti ho già detto che ti avrei accompagnata a vedere la città? E poi non si può venire a Parigi senza visitare la Torre Eiffel. 
Sorride. Certo che a volte è davvero imprevedibile, come quando ha deciso di mollare tutto a New York e di accompagnarmi in questo viaggio al di là dell'oceano.
È davvero un buon amico. Un altro al suo posto mi avrebbe rimproverata con un "Te l'avevo detto!", seguito da un lungo discorsetto riguardo al suo avvertimento su un ragazzo del genere e la discussione sarebbe ritornata sempre sulle solite cose, sul fatto che a lui non era mai piaciuto un tipo come Dake e che sapeva già che lui non era per niente interessato a me. 
Invece, nonostante tutti i discorsi fatti, tutti gli avvertimenti e i continui rimproveri fraterni, da parte sua, al momento della meritata ramanzina, che sinceramente mi aspettavo una volta a casa sua, si era semplicemente limitato ad abbracciarmi e consolarmi cercando di trovare un lato comico della cosa, anche se sapeva benissimo che non c'era. 
Per di più aveva deciso di accompagnarmi, lasciando il suo lavoro al fast food prima di ricevere conferma dal suo amico, facendo le nostre valigie, telefonando a tutti per entrambi, mandando e-mail anche all'Ètoil, otre che al suo amico, e prenotando sull'ultimo volo. 
E tutto questo solo per me, per farmi sentire meglio, per farmi allontanare da tutto quello che poteva farmi stare male nuovamente e sopratutto per allontanarmi il prima possibile da Dake. 
Forse avevano ragione tutti, quando dicevano che Ken era un ottimo ragazzo che mi voleva davvero bene. Forse avevano ragione a dire che stavamo bene insieme. 
Ma allora perché nonostante tutte le sue attenzioni io non riuscivo a provare un sentimento che andasse oltre il semplice voler bene ad un fratello?
Si, perché anche se lui si era prodigato così tanto, per me rimaneva sempre un fratello. In un altro caso, un'altra donna di fronte a tutto questo si sarebbe innamorata all'istante di lui.
Invece io sembravo restare quasi impassibile e questo non era normale, ma si può spiegare solo col fatto che per me Ken è davvero un fratello e sono sicura che se tutto questo fosse capitato a lui, anche io avrei fatto così per mio fratello, per non lasciarlo solo.
Ma lui la pensa allo stesso modo? Non so, penso di si. Mi dice sempre che sono come la sorella che non ha mai avuto e lo stesso è per me, ma io posso conoscere a fondo i miei di pensieri non i suoi.
Mentre penso a queste cose, costeggiamo il Senna che, visto di sera, trasmette molta della magia di questa città. 
Certamente Parigi è uno dei posti più romantici del mondo e io mi trovo qui dopo essermi lasciata col mio quasi fidanzato. 
Ma non mi va di rattristarmi ulteriormente. Mi devo ricordare che sono qui perché ho deciso di cambiare vita e iniziare il lavoro che ho sempre sognato. 
-Ed eccoci qui,- dice ad un tratto zia Lily, - siamo arrivati. Benvenuti a casa ragazzi.
 
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-Ma è stupenda,- diciamo in coro io e Ken.
-Sapevo che vi sarebbe piaciuta. 
È una villetta bellissima in stile vittoriano che affaccia sul fiume. Davanti ha un bel vialetto ed è circondata da un grande prato.
-Sono sicura che vi troverete bene qui,- continua la zia,- ma che fate? Perché non andate a dare un'occhiata dentro?

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7


Io e Ken sembriamo due bambini mentre contenti, scendiamo dall'auto e ci avviamo verso il vialetto che porta dritto all'ingresso della casa.
Lui però si rende subito conto che zia Lily è rimasta da sola cercando di trasportare i nostri bagagli e quindi ritorna dietro a darle una mano. Io, nel frattempo, mi fermo ad ammirare la casa dall'esterno. 
Il giardino con gli alberi e i cespugli fioriti rendono questo posso unico ed inestimabile ai miei occhi. Mamma mi aveva raccontato che questa casa era bella, ma non immaginavo fino a questo punto. Questa, anche se immersa nella notte, è illuminata dalla luce artificiale lungo tutto il perimetro del giardino e questo le conferisce un aspetto caratteristico e romantico allo stesso tempo. 
So che pensare al romanticismo non mi fa bene, ma tutto a Parigi ha questo aspetto per me, forse perché è stata proprio la mamma ha descrivermela in questo modo.
Il giardino, che tante volte avevo sentito nominare nelle storie che mamma mi raccontava sulla sua gioventù, mi faceva venire in mente una strana nostalgia che mi accompagnava dall'infanzia. Avrei, infatti, tanto voluto conoscere i nonni, ma quel brutto incidente, avvenuto prima della mia nascita, aveva reso impossibile tutto ciò. 
Intanto zia Lily e Ken avevano portato i bagagli in casa e lei mi guardava con aria sognante negli occhi.
-Ti piace vero?,- mi disse ad un tratto mentre continuavo a guardarmi intorno ancora prima di aver varcato la soglia dell'abitazione.
-Un giardino bellissimo,- risposi -mi piacerebbe tanto poterlo osservare di giorno quando gli uccelli svolazzano e cinguettano felici da un albero e l'altro.
-Oh lo vedrai presto cara. Di giorno è tutto ancora più bello, ma ora entra dentro e vieni ad ammirare la casa, sono sicura che ti piacerà.
All'interno è molto luminosa e spaziosa. Il pavimento è tutto ricoperto da un parquet di legno scuro in contrasto con le tonalità beige delle pareti. 
Un piccolo ingressino ci porta subito nel salone della casa, l'unico ad avere le pareti di un celestino chiaro. Nella stanza domina un divano ad angolo in tessuto chiaro con cuscini in tinta rosa antico che richiama il colore di un enorme tappeto che si trova al centro della stanza. Su di questo, un piccolo tavolino in vetro e di fronte al divano un mobile in legno bianco lucido sul quale è poggiata un TV a schermo piatto. Nella stanza si trovano anche le scale che portano al piano superiore della villa. Inoltre da qui si può accedere alle altre stanze del pian terreno che comprendono una cucina che funge anche da sala da pranzo, piccola ma funzionale e ben arredata e un bagno molto raffinato rivestito di piastrelle bianche lucide completo persino di una doccia idromassaggio.
Zia Lily ci porta al piano superiore dove si trovano un'altro piccolo bagno e due camere da letto, quella padronale e quella che un tempo era stata la stanza sua e di mamma con le pareti rosa confetto. Il tempo in quella stanza sembra essersi fermato ed entrando mi sembra come di catapultarmi nella loro infanzia. Un'enorme casa delle bambole troneggia sotto la finestra e moli peluche si trovano adagiati sui due letti, ma ciò che richiama l'attenzione sono le tante foto appesa alle pareti che raffigurano tutti i momenti più importanti della loro vita insieme ai loro genitori.
Usciti dalla stanza un'ultima porta si affaccia su un balcone nella parte anteriore della casa.
La zia ci descrive tutto nei minimi particolari senza tralasciare aneddoti sulla sua infanzia legati ad ogni singolo ambiente di quella dimora e nei quali è sempre presente anche la mamma.
Scendiamo nuovamente al pian terreno e finiamo il nostro giro di perlustrazione nel grande patio sul retro, attrezzato per le cene nelle calde serate estive. Più lontano da lì, in mezzo al giardino, si trova l'orticello nel quale il nonno passava la maggior parte delle sue giornate piantando, curando e innaffiando gli ortaggi di cui tutti in famiglia andavano pazzi.
Noto e mi sorprendo, che dopo tanti anni di vita qui da sola, la zia abbia lasciato invariato l'arredamento e lo stile della casa, che ricordo ancora dalle descrizioni della mamma; mi chiedo anche perché abbia poi deciso di trasferirsi.
Alla mia domanda a riguardo risponde:
-Dopo la morte dei tuoi nonni non sapevo cosa fare; da un lato avrei voluto cambiare tutto per non incappare in tanti ricordi, ma, dall'altro, non me la sentivo di stravolgere la casa anche se vivevo da sola. L'unica cosa che ho cambiato è stato il colore delle pareti del salone per dare una trasformazione visiva quasi impercettibile del luogo almeno per me stessa quando rientravo a casa, ma poi mi sono fermata. Poi ho trovato il nuovo appartamento, ad un isolato da qui, e mi ci sono trasferita, perché ho visto che lì potevo esprimere me stessa e fare tutti i cambiamenti che volevo cosa che qui non avrei potuto fare, immersa nei ricordi. Mi sembrava come di andare contro il loro volere; loro avevano fatto tanti sacrifici per comprarla e non volevo cambiare nulla e me ne sono andata in un luogo tutto mio. Forse non è facile da capire, ma ho preferito così.
-Certo,- rispondo e in fondo la capisco. Anche per me dopo la morte dei nonni, vivere a New York nella loro casa, dove ero cresciuta, faceva un certo effetto. Forse le nostre storie sono diverse per tempistica, ma il dolore è uguale e anche il senso di vuoto che si viene a creare.
A differenza di me zia Lily non ha avuto, però, un'amico come Ken che la sostenesse e le stesse vicino nelle difficoltà e ha dovuto affrontare tutto da sola, ma alla fine ha voltato pagina e questo mi fa capire quanto, in fondo, sia forte questa donna. Non so se sarei stata capace e risoluta come lei.
Appena la zia se ne va, io e Ken andiamo a sistemarci nelle rispettive camere.
Gli ho lasciato la camera padronale; all'inizio lui era imbarazzato all'idea, ma l'alternativa era dormire circondato dalle bambole della zia e della mamma e quindi ha accettato.
Ora siamo seduti nel patio sul retro a bere e brindare con un bicchiere di vino che la zia ci aveva portato per l'occasione.
-Sei felice Cristy,- mi chiede Ken.
-Sinceramente? Non te lo so dire con esattezza. Tutto è successo così velocemente che ancora devo inquadrare bene la situazione.
-Parli anche di Dake?
Resto immobile e in silenzio a quella parole. Non ne aveva mai parlato dalla nostra partenza e il fatto che lo faccia ora, con discrezione, mi fa capire che per tutto il giorno anche lui non ha fatto anche che pensare a questo. Lui continua: - Mi dispiace che tu soffra; meriti molto di meglio dalla vita e credo che Parigi saprà offrirtelo. Non vedo l'ora di portarti al Dolce Amoris domani, vedrai che tutto sarà diverso e, col tempo, anche il più lieve ricordo svanirà.
Disse tutte queste parole guardando prima dritto davanti a se e poi nel suo bicchiere, sembrava come se stesse pensando a qualcosa, qualcosa che non aveva il coraggio di dirmi. D'un tratto si alzò, posò il bicchiere sul tavolo e si avviò verso la porta.
-Buona notte piccola Cristy,- disse scomparendo nell'oscurità della cucina.
-Buona notte anche a te Ken e grazie per tutto quello che fai per me.
Non so se ha ascoltato le mie ultime parole. Rimango un altro poco a pensare e a guardare le stelle che si stagliano nel bel cielo parigino in questa calda notte d'estate.
Certo domani sarà un altro giorno e io devo iniziare da qui.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8


Mi sveglio presto. Distesa sul letto fatico ad orientarmi, poi, guardandomi intorno, mi ricordo che sono a Parigi. Di sicuro la camera della zia e della mamma è davvero un posticino accogliente nel quale risvegliarsi. Sembra come ritornare bambini circondati da tutti questi ricordi. 
Mi sento ancora un po' assonnata, ma fa troppo caldo per restare a letto, così metto una canotta e dei pantaloncini e, sbadigliando e stropicciandomi gli occhi, vado in bagno.
 
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Devo subito rinfrescarmi un po', altrimenti non riuscirò a togliermi quest'aria da zombie che mi accompagna da ieri.
La finestra è socchiusa e, mentre mi lavo il viso, sento il cinguettio degli uccelli che si svegliano in questa bella giornata d'estate.
 
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Quanto gli invidio, piacerebbe tanto anche a me non avere nessun pensiero per la testa se non quello di librarmi leggiadra nel cielo limpido. Starei ore e ore a volare col vento che mi accarezza le penne e mi sostiene col suo abbraccio. Mentre ora, guardandomi allo specchio,  mi rendo conto che, nonostante i buoni propositi di ieri sera, ho in volto i segni evidenti dei miei pensieri, gli occhi ancora arrossati, i capelli deformi e mi sento distrutta. Quell'immagine mi fa arrabbiare:-Stupida! Sei solo una stupida! Soffri per chi non lo merita. Forza svegliati e reagisci,- dico dandomi dei colpetti sulle guance col palmo delle mani,- ora sei a Parigi e niente ti potrà rendere infelice. Sei forte, lo so, tutti lo sanno, ma devi dimostrarlo. Lo devi a loro e soprattutto a te stessa. Hai accanto persone straordinarie, quindi sorridi perché ci hai guadagnato moltissimo.
Devo reagire. Anche se ora il mio volto trasmette tutt'altro, sono decisa che da oggi tutto cambierà. Questa giornata sarà il punto di partenza di un nuovo capitolo, nel quale la protagonista sono io e io soltanto. 
Esco soddisfatta in corridoio e, prima di scendere al piano inferiore, passo d'avanti la stanza di Ken; forse dorme ancora, ma non lo biasimo. Ieri è stata una giornata dura e stancante e, se non fosse per il caldo, anche io starei ancora a letto a poltrire.
La porta è semi-aperta e noto che lui non c'è; forse sta facendo colazione. 
Mi dirigo in cucina, ma, appena varcata la soglia, mi accoglie un Ken disteso sul pavimento, con addosso solo i pantaloni del pigiama, intento a fare flessioni. 
 
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È vero che lo considero un fratello e tutto il resto, ma quella scena mi fa restare a bocca aperta fino a quando lui si volta e col suo solito sorriso e nessun segno d'imbarazzo esclama:-Buon giorno Cristy. Scusa, ma non ti avevo vista. Come va oggi, tutto bene?
-Buon giorno Ken,-dico cercando di non continuare a fissarlo,- meglio grazie. Pensavo stessi facendo colazione. 
-No, mi spiace,-dice lui dopo essersi alzato,-avresti gradito un caffè e qualche manicaretto?
-Oh no, è solo che passando d'avanti la tua stanza ho visto che non c'eri quindi...-dico guardandomi intorno. 
-Mi alzo sempre presto la mattina per fare un po' di esercizio fisico. Anzi spero che non ti dia fastidio. Mi sono messo in cucina perché in salotto faceva davvero caldo. 
-No figurati, che dici?
In quel momento suonano il campanello:-Chi sarà? ,-dico, mentre vado ad aprire.
-Buon giorno ragazzi,- la voce della zia risuona in tutta la casa,- vi ho portato dei croissant per colazione,- continua, entrando in cucina ed è lì che si blocca sulla soglia a bocca aperta. 
-Buon giorno Lily,- la saluta Ken cordialmente. 
-E che buon giorno!,-esclama lei, ma subito continua,- oh Ken vedo che ti mantieni in forma- dice entrando in cucina e posando la borsa prima di rivolgermi un occhiolino.
Mentre Ken è intento a preparare la colazione, la zia mi prende in disparte:-Ma dove lo tenevi nascosto, cara mia? Che fosse carino si era già capito, anche tua madre me lo aveva detto, ma che dormissi con uno strafigo in casa senza farci un pensierino questo mi sembra autolesionismo cara. Dimmi cosa vuoi di più dalla vita, quando ti ha presentato d'avanti questo bellissimo bocconcino? Faresti bene a farlo questo pensierino altrimenti lo farò io, non mi tiro mica indietro. Essere accolta ogni mattina da questa visione...
-Zia ma che dici? Ha la metà dei tuoi anni, potrebbe essere tuo figlio,-dico interrompendo i suoi pensieri. 
-Guarda che io sono ancora una bella e prestante ragazza, ma hai ragione è troppo giovane per me, ma non per te; è un marito coi fiocchi. E poi tu sei una bellissima ragazza, quindi immagina che bei frugoletti potrebbero nascere da questa unione.
-Smettila di fantasticare zia.
-Ma quale fantasticare? Sei così giovane tesoro, non capisco perché tu faccia così tanta resistenza. Non fare la suora di clausura e divertiti piuttosto. Poi mi sembra che lui provi qualcosa per te, altrimenti come si spiega che non ha la ragazza? Con quel fisico avrà molte ammiratrici.
-Si, molte ragazze gli vanno dietro, ma lui ha sempre detto di non essere interessato. 
-Allora ha una cotta per te cara, è proprio vero. Oppure un'altra spiegazione è che sia gay, ma non mi sembra il tipo.
-Ma che dici zia? Certo che non è gay.
-Hai visto allora? È come dico io. È innamorato di te e sta facendo di tutto per aiutarti,-dice congiungendo le mani vicino al petto con volto sognante. 
-Non siamo nelle favole zia, è venuto qui per lavorare. 
-Va beh è inutile parlare con te.  Sembra come se hai due prosciutti al posto degli occhi, che non ti permettono di vedere bene. Ma non vedi come si prodiga per te?
-È tutto pronto signore,- dice Ken salvandomi da quel discorso. Non so come faccia a tirarmi fuori dagli impicci sempre nel momento del bisogno. Non basterebbe una vita per ringraziarlo.
Per fortuna zia Lily non si è trattenuta per molto, ma, prima di andar via, ha comunque continuato ad ammiccare e fare occhiolini e, mentre era sulla soglia ha concluso la sua visita con un "Pensaci cara", naturalmente rivolto al discorso che avevamo appena fatto.

Quella mattina con Ken abbiamo deciso di visitare un po' la città e di andare al Dolce Amoris per pranzo.
Sembriamo quasi due scolaretti mentre ci aggiriamo nella vie della città. Abbiamo visitato la torre Eiffel e mi sono emozionata tantissimo alla vista del panorama. Era il mio più grande sogno fare la luna di miele in questa città, ma sono contentissima di averla visitata con il mio migliore amico.
Ken mi ha portata al mercato di Parigi, un posto davvero unico. Sostiene che per un cuoco è il posto migliore del mondo per la vastità e qualità dei prodotti che si vendono. Da grande goloso, poi, si è comprato un pacchetto di biscotti al cioccolato che ora continua a mangiucchiare per la via.
 
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Sono davvero deliziosi. Sostiene che sono di puro cioccolato francese, una qualità molto pregiata. Ecco perché sono costati così tanto. Alla cassa credevo che si trattasse di un vero e proprio furto, ma lui mi ha tranquillizzata spiegandomi tutto. E ha proprio ragione sono buonissimi. 
Avevamo in programma di visitare molti posti durante la giornata, ma passeggiando sulle rive della Senna abbiamo perso la cognizione del tempo, ammirando il paesaggio circostante, e, così, il nostro stomaco già reclama il pranzo.
Ormai non posso più tirarmi indietro. Ken mi sta portando al Dolce Amoris. È molto contento, ha fatto tanto per me e glielo devo. Sono sicura però che non avrò modo di pentirmi nel seguirlo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9


Il Dolce Amoris si sta rivelando un bellissimo locale e anche le persone che ci lavorano non sono niente male.
Siamo qui da mezz'ora, ma già prima di entrare avevo ammirato la bellezza dell'interno dalla grande porta a vetri. Le pareti sono di un tenue giallino che fa risaltare il contrasto con il colore del bancone di legno. Il tutto, poi, è splendidamente decorato con torte e dolcetti fatti dal pasticcere che è anche il proprietario, Leight. È un uomo alquanto distinto e particolare. Mi ha molto incuriosito il suo abbigliamento eccentrico in stile principesco. Certamente è un uomo affascinante; lo sguardo penetrante, i capelli neri e i vestiti lo fanno assomigliare veramente ad un principe delle favole e il fatto di avere al suo fianco una donna bellissima, con la quale è sposato da 5 anni, rende il tutto ancora più romantico. Rosalya, sua moglie, è alta e magra con dei lunghi capelli biondi talmente chiari da sembrare bianchi. Ha dei modi gentili e con Leight ci hanno accolto molto bene, prodigandosi per noi. Inutile dire che hanno subito pensato che io e Ken stessimo insieme, tanto che Leight ha esclamato: -Caro vecchio mio, che aspetti a fare il grande passo?
Ho subito pensato "Il grande cosa?". Questa storia del fidanzamento sta andando parecchio per le lunghe e il fatto che Ken non abbia replicato non ha fatto altro che accentuare gli ammiccamenti rivolti ai "piccioncini", come ci ha chiamati Rosa.
Ken ha cercato di cambiare il discorso e alla fine, con mio grande sollievo,  si sono messi a parlare del lavoro che lo aspetta in cucina. A quanto pare il vecchio cuoco se ne è andato e ha lasciato il locale senza qualcuno che si preoccupasse di preparare i cibi per il pranzo e Leight, essendo il pasticcere, non riesce a stare dietro a tutto contemporaneamente. All'inizio ci aveva provato, ma era subito giunto alla conclusione che aveva bisogno di un aiuto, che non poteva di certo venire da Rosa che doveva pensare anche alla casa e alla loro bambina di un anno, Sophy. 
A dare una mano nel locale ci sono anche altre persone: Castiel, un barman dai capelli rossi e un carattere alquanto schivo; Lysandro, fratello di Leight, il caposala dagli occhi ammalianti bicolore e un look singolare come il fratello. Poi ci sono anche due camerieri Alexy e Lucas, e Melany una ragazza che aiuta Leight a pulire la cucina. 
Rosa e Leight ci hanno presentato. Ho trovato tutti molto simpatici e cordiali. Spero solo di riuscire a socializzare con loro, come mi dice Ken che stranamente ha già fatto amicizia con tutti persino con Castiel che sembra quello più difficle da avvicinare.  Non ci credo, alla fine la timida sembro essere diventata io e il fatto che sto attraversando un periodo non molto facile mi rende più nervosa.
-Beh come ti sei trovata oggi? - mi chiede Ken quella sera mentre camminiamo, uno affianco all'altra, sulla strada del ritorno.
- Bene,- rispondo immersa nei miei pensieri. 
-Mi sembra, però, che c'è qualcosa che non va, vero?- continua lui cercando di sdrammatizzare con uno dei suoi soliti sorrisi.
Mi coglie sempre di sorpresa. Non so come faccia a capirmi all'istante ancor prima che io stessa riesca a capirmi da sola. Lo so, ho una testa parecchio incasinata in questo momento, ma la cosa sorprendente è che lui mi capisce comunque e cerca di tirarmi su il morale. 
-Ehi Cristy, - esclama - guarda che se hai qualcosa che ti turba ne puoi parlare con me. Sono o non sono il migliore amico del mondo?
Quest'ultima frase mi strappa un sorriso, tanto che lui continua ridendo:- Dai, dì la verita!,- poi tornato serio- dico davvero Cristy, vorrei riuscire a toglierti dal viso quell'espressione pensierosa che ti accomapagna tutto oggi. È per Dake vero che stai così? -dice facendosi cupo in volto.
-Non ti preoccupare Ken,- rispondo fermandomi d'un tratto in mezzo alla strada deserta e voltandomi a guardarlo,- Dake non centra, sono solo un po' preoccupata per il lavoro che mi attende.
-È solo questo?- chiede guardandomi coi suoi occhi verdi.
Non so come faccia, ma alla fine riesce sempre a farmi aprire e raccontargli ciò che provo. 
Faccio un lungo respiro e confesso:-E se non fossi all'altezza? Non parlo solo del lavoro, anche se è quello che mi preoccupa maggiormente,  ma se non riuscissi a socializzare con qualcuno e a vivere bene in questa nuova città? Non so Ken, forse in questo momento potrei sembrarti paranoica, ma è successo tutto così in fretta. Prima il lavoro, poi Dake, che di sicuro è stata la batosta più forte, poi il trasferimento immediato. Solo ora sto riuscendo a metabolizzare bene la cosa. Fino a questa mattina mi sembrava tutto così surreale che pensavo quasi si trattasse di un sogno. Mi dispiace ora scaricare tutte queste cose su di te e ti giuro che non lo farei, non perché non mi fidi o non ti consideri un buon amico, ma perché hai fatto così tanto per me e non vorrei caricarti di un ulteriore peso. Alla fine non sono la prima ragazza sulla Terra ad essere stata scaricata o presa in giro da un ragazzo, e non sono neanche la prima che si è dovuta trasferire per lavoro, per questo credo che non dovrei scaricare tutti i miei pensieri su di te. Cavolo, hai lasciato la tua città e il tuo lavoro per stare accanto ad una fallita come me che non riesce a tenersi neanche un finto ragazzo e che può darsi non ha le qualità adatte per lavorare nella rivista più importante di Parigi! 
Scusa sono veramente una stupida. Lo so, non riesco neanche a capire che ci sono cose ben più gravi di quelle che mi sono accadute e che non vale per questo la pena scervellarsi o mettersi a piangere come una bambina, però, non riesco a non pensarci. Andiamo Ken guardami,- dico allargando le braccia mentre le lacrime bagnano il mio volto,- sono una ragazza sola nella città dell'amore che cerca di farsi largo tra la folla per trovare un posto nella società.
Ken non ha proferito parola. Per tutto il tempo è stato fermo ad ascoltarmi e anche adesso continua a guardarmi senza parlare. 
-Lo so cosa stai pensando ora, -esclamo- sicuramente penserai che sono poco normale. 
-Non ho mai pensato questo di te Cristy e non è certo ora che inizierò a farlo. È normale che in questo momento ti senta spaesata, ma non devi perdere l'entusiasmo che ti contraddistingue. Sei sempre stata la ragazza più coraggiosa che io abbia mai conosciuto e mi dispiace veramente vederti così giù. 
Non ti devi preoccupare, -dice cingendomi le spalle con un braccio,- c'è la farai sia nel lavoro,  sia nel "trovare un posto nella società", come dici tu. Sei in gamba ragazza, non lo dimenticare, e soprattutto ricorda che non sei sola. Ci sono io qui a supportarti. E non voglio neanche che pensi che ho lasciato il lavoro per te o cose così. Ho deciso di venire a Parigi per fare una nuova esperienza e il fatto che abbia deciso di partire con te non significa che sei tu la causa per cui mi sono licenziato al fast-food. Non voglio che ti prendi colpe che non ti appartengono, e mi dispiace che ti sei portata dentro tutto questo fino ad ora. 
Forza Cristy tira fuori gli artigli come sai fare tu e non dimenticare che per qualunque cosa io ci sono, capito? 
Lo guardo col volto pieno di lacrime , facendo un cenno col capo per dire si, lui continua:- E poi non so davvero come tu faccia a considerarti una fallita. Sei veramente bella Cristy, - dice accarezzandomi i capelli, - la ragazza più bella che conosco,- il suo viso si fa più serio mentre, sussurrando, mi guarda intensamente negli occhi, - Dake è stato davvero uni stupido a farsi scappare una persona come te. Io non lo avrei mai fatto, anzi ti avrei preservata come un fiore rarissimo.
Mentre parla mi asciuga le lacrime e il suo viso si avvicina sempre di più. Mi sento quasi paralizzata, non riesco a dire nulla. Il suo respiro di fa più pesante mentre il mio cuore sta per esplodere. 
Nessuno mi aveva mai detto quelle parole e guardato nel modo in cui ora mi guarda lui. Non può essere lo stesso Ken scherzoso e giocherellone che avevo conosciuto,  quello che consideravo come un fratello e che in questo momento sta quasi per baciarmi. 
Le sue labbra si avvicinano sempre di più e una strana sensazione di anzia si sta impadronendo di me. Mi sento le gambe molli e tutto mi sembra tratto dalla scena centrale di un film.
Ad un tratto il rumore di un clacson e dei fari in lontananza ci fanno trasalire. Un'auto si ferma d'avanti a noi in mezzo alla strada deserta e una voce familiare esclama:- Ragazzi cari, stavo giusto venendo da voi per cenare insieme. Spero di non aver interrotto nulla.
-No zia, -mi affretto a rispondere, - stavamo tornando a casa per cenare,- poi cercando di cambiare argomento, -che ne dite di un take away?
-Certo ragazzi saltate a bordo. 
Io e Ken ci guardiamo,  il suo volto sembra essere tornato quello di sempre e con un sorriso risponde:- Certamente, ho una gran fame!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10


-Ehi Cristy, come è andato il primo giorno di lavoro?,- mi chiede Rosa quella sera posando un vassoio. Sono venuta a trovarla dopo la mia prima giornata all'Ètoil.

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-Bene direi,-rispondo poggiata al bancone mentre guardo Castiel sistemare le bottiglie nel frigo.
È passata più di una settimana dal mio arrivo a Parigi e, ormai, vengo ogni sera qui dove ho fatto amicizia con tutti quelli del Dolce Amoris, anche con lo schivo Castiel; nonostante il suo carattere, abbiamo instaurato una sorta di amicizie e, ogni tanto, mi rivolge la parola.
La cosa che mi ha colpita di lui e che non ho potuto fare a meno di notare, è quanto sia maniacale, certe volte, il suo comportamento sul lavoro. Non lo avrei mai attribuito ad un ragazzo come lui, che più che altro sembra uno che ama disordinare le cose piuttosto che metterle a posto. Eppure ogni sera, prima della chiusura del locale, inizia a sistemare quelle bottiglie una dietro l'altra, in base al gusto e alla grandezza. La prima volta che l'ho visto compiere questo rituale sono rimasta a guardarlo un po' sconcertata e, ancora adesso, quando mi capita di vederlo, mi fa uno strano effetto. Tutto quell'ordine così strutturato sembra quasi un rituale da film horror. 
-Ehi la? Cristy, ci sei?,- esclama Rosa passandomi la mano d'avanti alla faccia.
In questa settimana siamo diventate veramente delle ottime amiche e insieme ad Alexy abbiamo instaurato un bellissimo rapporto. Ci siamo, così, ritrovati qualche sera, dopo la chiusura,  a chiaccherare, seduti al tavolino, di qualsiasi cosa. Hanno così saputo della mia disavventura con Dake ed è inutile dire che Alexy ha subito fatto una delle sue migliori facce sconcertate e schifate ed è riuscito,  forse per la prima volta, a farmi ridere sull'argomento.
-Si certo, pensavo,- le rispondo.
-Stavo dicendo. Come ti sei trovata alla rivista? 
-Non so, sembra tutto ok, anche se l'ambiente è nuovo per me e tutti sembrano così snob. Ma credo che sia normale e che mi ci dovrò abituare se voglio inserirmi bene nel gruppo. 
Purtroppo,-dico sbuffando,-la direttrice mi spaventa non poco. È una donna bassina e grassoccia sulla sessantina, che si è presentata impettita nel suo tailleur firmato e non aveva neanche un capello fuori posto. Mi ha accolta cordialmente, ma ha subito messo in chiaro che non sono completamente assunta e che mi trovo lì solo per prova. Dovrò riuscire a guadagnarmi il posto e mi ha già affidato due articoli da proporre per la prossima settimana sulla sua scrivania. Il bello è che mi ha lasciato carta bianca. Ha detto che posso parlare di ciò che voglio purché riguardi la moda. E ora non so a cosa pensare perché tutto mi sembra così banale,-dico guardando la mia amica e mettendomi la testa tra le mani. 
-Ma chèri,- dice Alexy che nel frattempo si è avvicinato a noi,- se è solo per questo puoi chiedere aiuto a moi se hai bisogno. Je suis molto informato su questo genere,- risponde col suo accento francese.
-Grazie Al, ma devo riuscire a combinare qualcosa da sola.
-Come vuoi cara, ma ricorda che per qualunque cosa io sono qui,- dice con un sorriso.
È veramente un caro amico. Il suo fisico snello e slanciato, i capelli azzurri e gli occhi rosa e lo sguardo penetrante, quel sorriso rassicurante e il suo accento francese, fanno di lui un bellissimo ragazzo, perfetto per qualunque donna perché, oltre alla bellezza, ha un'altra dote molto importante, quella di saper ascoltare e consigliare. Sicuramente sarebbe un ottimo fidanzamento... se non fosse gay e quindi fuori dal mercato. 
È da un po' di tempo che si sta frequentando con Lucas, l'altro cameriere, ma ancora non riesce a capire se lui è realmente interessato o meno ad avere una relazione seria, cosa che invece per Al è diventata importante.
-Mi sono stancato della avventure chèri, -mi ha detto una volta, mentre eravamo intenti a sorseggiare il mostro drink e Rosa, invece, pensava a correre dietro a Sophy che per poco non mandava la vetrina delle torte in mille pezzi, gettandoci contro una tazzina da caffè e piangendo, poi, per non essere riuscita a portare a termine il suo piano. 
-Un giorno di questi distruggerai il locale piccola teppista,- le aveva detto Rosa, ma la bimba con un sorriso angelico le aveva accarezzato il viso e lei si era sciolta come il ghiaccio al sole per questo gesto della sua bambina e aveva quasi completamente dimenticato la ramanzina che le stava facendo, esclamando:- Ma quanto sei bella amore della mamma, ma come faccio a gridare una principessa così adorabile?
Al l'aveva guardata e con un sorriso aveva risposto:- Questa si che è una madre dal pugno di ferro vero Cry? 
-Smettila Al!- aveva subito detto Rosa facendo finta di mettere il broncio.
Alla fine ci eravamo tutti messi a ridere come dei bambini e Sophy, guardandoci, aveva iniziato a ridere e gridare contemporaneamente. 
-Dai non disperare, - dice in quel momento Rosa,- tu sei bravissima e c'è la farai amica mia.
-Lo spero,- rispondo guardando di nuovo Castiel che adesso si è messo a pulire la macchinetta del caffè. 
-Ehi Cas,-dice, ad un tratto,  Rosa rivolta a lui,-quando finisci con la macchinetta, inizia a pulire qui dietro al bancone mentre io mi occupo della sala,- e presa una scopa si mette al lavoro. 
Certe volte la ammiro, perché, oltre a lavorare e aiutare nel locale, riesce anche ad essere una moglie e una madre straordinaria. 
Spero davvero, un giorno, di poter diventare come lei.
-Ehi Castiel, -chiedo al rosso che continua a lavare il macchinario,-sai per caso a che punto è Ken? Lo stavo aspettando per ritornare insieme a casa.
Senza voltarsi risponde:-Non lo so Cristy,  vai a vedere. Questa sera non sono entrato molto in cucina.
-Non vorrei disturbare, -rispondo. 
-Non disturbi, ma se vuoi puoi chiedere a Lys che si trova in sala ed è stato più tempo con Ken oggi.
-D'accordo,- dico avviandomi in sala,- Lys,- chiedo,-sai per caso a che punto è Ken? Lo stavo aspettando per tornare insieme a casa.
-Ha quasi finito,-risponde lui continuando a sistemare i tavoli, poi continua:-Come va? Tutto apposto?
-Si certo. Oggi ho iniziato a lavorare alla rivista e sto cercando di inserirmi.
-Sono contento,-dice guardandomi con un sorriso,- Ne hai parlato con Ken?
Questa domanda mi lascia perplessa, ma subito rispondo:-Non ancora. Abbiamo lavorato entrambi e non ci siamo visti tutto il giorno. Ero passata appunto per aspettarlo per tornare insieme a casa.
-Certo,-risponde,- ha quasi finito di sistemare con Melany e mio fratello e, tra un po', chiuderanno la cucina. 
-Ok grazie mille,-dico.
Ripenso ancora a quella domanda e non posso fare a meno di chiedermi il perché. Ken avrà sicuramente risolto la questione "fidanzamento" e credo che tutti sappiamo come stanno davvero le cose. 
-Cristy!  -la sua voce mi riporta alla realtà, mentre lo vedo sbucare dalla porta dietro il bancone con la borsa con le sue cose,-Castiel mi ha detto che mi stavi aspettando,- dice abbracciandomi.
-Si, ero passata per vedere se avevi finito e tornare a casa insieme. 
-Eccomi, possiamo andare.
Il ritorno è stato alquanto silenzioso e a parte un breve discorso sul lavoro di entrambi non abbiamo parlato di altro.
Dopo quella sera Ken sembra diverso. A volte è lo stesso di sempre,  mentre in altri momenti diviene taciturno e pensieroso e io non oso chiedergli il perché di questo comportamento.
Non abbiamo più parlato dell'accaduto e nessuno dei due ha più accennato qualcosa riguardo quella sera, nonostante i continui ammiccamenti della zia e le telefonate costanti di mia madre.
Arriviamo a casa in tarda serata e sul tavolo della cucina troviamo un biglietto della zia che ci informa di aver lasciato la cena nel forno. 
Ken non ha fame e va subito a letto.
Mi siedo al tavolo con un bel piatto fumante e mentre mangio, non posso fare a meno di pensare a questi benedetti articoli che dovrò consegnare la prossima settimana.
-Forza Cristy, c'è la puoi fare,-dico a me stessa iniziando a mangiare.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


-Non ci posso credere!,- dico accartocciando l'ennesimo foglio e lanciandolo per terra accanto a una pila di carte sparpagliate per il soggiorno.
-È un giorno intero che sono seduta qui e ancora non riesco a scrivere qualcosa che sia almeno decente. Quella donna mi licenzierà in tronco e così avrò terminato la mia "brillante" carriera all'Ètoil prima ancora di averla cominciata per davvero,-
continuo prendendo la testa tra le mani avvilita e guardando l'orologio sbuffando. Sono le sette di sera e io sono allo stesso punto in cui ero ieri a quest'ora.
-Basta!,- sbuffo gettando anche la penna che va a fare compagnia agli involucri accartocciati e sparsi qua e là.
Mi alzo e mi avvio alla porta finestra aperta che dà sul retro della casa. 
Guardo il cielo così limpido in questa bella serata d'estate. 
La luna è già spuntata, anche se la luce non ha ancora dato spazio alle tenebre. 
In lontananza si sente il canto di un grillo e questo suono sembra tranquillizzarmi e farmi da ninna nanna. 
Sono felice di avere tutt'intorno questo grande giardino che sembra trasportarmi lontano del caos della città. Il tramonto all'orizzonte ha tinto tutto di una particolare tonalità di colori arancio e rosa che donano una bellissima vista. 
D'un tratto il suono del mio cellulare mi fa trasalire. Guardo il numero lampeggiare sullo schermo; non aspettavo nessuna telefonata. 
-Pronto?
-Oh tesoro mio come stai?, - trilla una voce familiare dall'altra estremità della cornetta.
-M...Mamma?,- domando incredula.
-Certo amore sono la mamma. Chi altro ti apettavi che fosse? 
-Non lo so mamma, forse la regina d'Inghilterra?,- dico sarcastica.
-Ma che stai dicendo Cristy. 
- Il fatto è che non mi chiami quasi mai, è successo qualcosa? 
-Non deve per forza succedere qualcosa perché io chiami la mia bambina.
-Sei sempre impegnata e ci sentiamo raramente per questo mi hai insospettita.
- Non è successo nulla Sherlock, volevo solo sapere come stavi, tutto bene? 
- Certo mamma, tu come stai?
- Bene tesoro. Come va col lavoro?
-Diciamo bene, anche se devo realizzare due articoli per la prossima settimana e ancora non sono riuscita a scrivere mezza parola.
- Sono sicura che alla fine ci riuscirai come sempre. Sei brava Cristy e anche il tuo capo si accorgerà di questo.  
Comunque ho chiamato la zia e mi ha detto che tu e Ken vi siete sistemati molto bene in casa.
- È vero. Gli ho dato la camera dei nonni.
- Beh come vanno le cose tra voi due?
- Le cose?
- Si certo. State facendo progressi nel vostro rapporto?
- Ma che stai dicendo?
- Zia Lily mi ha detto che l'altra sera vi ha trovati, diciamo in atteggiamenti molto... intimi. 
Mannaggia a zia Lily e alla sua boccaccia. Allora ha visto tutto, anche se ha fatto finta di niente. - Non è successo proprio nulla l'altra sera mamma, sono solo andata a trovare Ken al locale. Stavamo tornando a casa a piedi quando abbiamo incontrato la zia che ci ha offerto un passaggio. 
- Figlia mia, ma non sai proprio cogliere le occasioni quando ti si presentano. 
- Ma quando volete mettervi in testa tutti quanti che non voglio cogliere nessuna occasione?,- dico sbraitando alla cornetta.
- Non ti scaldare amore, dico solo che con lui saresti davvero felice. Zia Lily mi ha informata che è diventato proprio un bel ragazzo. Non so ha accennato qualcosa su dei bei pettorali e un fisico da favola. E poi mi ha anche detto che si vede quanto ci tiene a te.
"Ma zia Lily un freno a quella lingua non riesce proprio a darlo?".
- Mamma smettila di parlare sempre di queste cose. Sai già quello che penso,- rispondo sbuffando. 
-Daccordo Cry. Comunque ti ho chiamata anche per informarti che la prossima settimana io e tuo padre verremo a farvi visita. Zia Lily mi ha accennato a una cena che aveva in mente di organizzare.
- Si. So che ne aveva parlato con Ken.
- Allora ci vediamo presto tesoro. Io e tuo padre non vediamo l'ora di abbracciarti. Ci sei mancata così tanto. Comunque ora devo scappare. Ci sentiamo presto. Ciao.
-Ciao mamma, - dico riattaccando la cornetta e tirando un sospiro di sollievo. 
Certo che la zia è incorregibile. Già c'è lei e ora che verranno mamma e papà come faro? Spero solo che non ricomincino a parlare del solito discorso. 
Dentro casa fa veramente caldo, così decido di andarmi a fare una bella doccia rinfrescante. 
È proprio bello starsene sotto lo scroscio dell'acqua con la testa all'indietro. L'acqua mi avvolge il corpo e mi fa sentire protetta. Mille pensieri iniziano ad accalcarsi nella mia mente, primo fra tutti lo sguardo di Ken l'altra sera. Non era come le altre volte, mi guardava con occhi intensi e profondi,  sembrava quasi voler scavare all'interno della mia anima. Le sue parole, poi, sebravano una coperta calda che cercava di avvolgermi e scacciare da me tutti i cattivi pensieri e ricordi. Tutto questo, però, mi manda in confusione. 
Decido di non pensarci più, per il momento. Chiudo l'acqua e, avvolta in un roseo asciugamano, mi avvio in camera.
Appena varco la soglia sento il cellulare che squilla nuovamente. -Ancora?,-dico aprendo la chiamata senza guardare il numero. Sicuramente sarà di nuovo la mamma che vuole puntualizzare sul discorso "Ken-fidanzamento-matrimonio".
-Ancora? Ti ho già detto tutto!,- rispondo sbuffando.
-C...Cristy? Cosa mia hai già detto?
-R...Rosa? Oh scusami tanto, ma credevo che fosse ancora mia madre che chiama per le solite cose. Perdonami non avevo visto il tuo numero.
-Oh non ti preoccupare. La mia mi chiama in continuazione per assicurarsi che Sophy non si sia strozzata con qualcosa.
-Tipico di tutte le madri,-dico sorridendo.
-Già. Senti che ne dici di fare un salto al locale per prenderci qualcosa di fresco da bere insieme ad Al?
-Certo perché no?
-Non ti disturbo vero?
-No, non disturbi affatto. Ho già abbandonato il lavoro da una mezz'ora. Non sto riuscendo a scrivere nulla di decente.
-Oh ragazza non ti abbattere. Dai vieni qui così ti distrai un po'.

Quando entro nel Dolce Amoris, di Rosa ed Al neanche l'ombra.
Dietro il bancone scorgo dei capelli rossi inconfondibili. Casiel si gira a guardarmi coi suoi occhi grigi.
 
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-Ciao, calma piatta oggi?,- lo saluto.
-Pare proprio di si. Questa sera non c'è stata la solita affluenza di gente. 
-Strano. Il locale è sempre stracolmo. E poi il vostro gelato è uno dei migliori. 
-A chi lo dici. Pazienza, vorrà dire che mi riposerò un poco.
-Fate molto tardi la sera?
-Diciamo che d'estate il locale non chiude mai. Facciamo i turni e così sta aperto h24.
-Cavolo!
-Già. 
-E tu che orari fai?
-Di solito vengo qui alle sei, sei e mezzo di pomeriggio e me ne vado verso le tre e mezzo, quattro di mattina.
-Caspita! Lavori parecchio!
-Beh mi pagano. In più Leigh mi concede,  una volta a settimana, di suonare qui col mio gruppo e questo mi garantisce anche un po' di pubblicità gratuita. 
-Non sapevo avessi una gruppo.
-Si. È una piccola band rock di cui fa parte anche Lys come cantante. 
-E tu invece? Canti?
-No. Io suono la chitarra elettrica,  anche se ultimamente non stiamo avendo molto tempo a disposizione per provare.
-Già.  Lavorate sempre fino a tardi e poi immagino che la mattina non vi tirino giù dal letto neanche le cannonate.
-Per Lys non è così. Lui è già in piedi alle otto e va a correre. Io invece dormo fino a mezzogiorno. Anche se ci sono giorni in cui non vado proprio a letto.
-Ti diverti eh?
-Beh certo,- dice sorridendo,- comunque che ci fai qui? Sei venuta per Ken? 
-Ken? No. Per la verità mi ha chiamata Rosalya. 
-Ah, capito. Ora non c'è si è dovuta assentare un attimo con Leigh.
-È successo qualcosa con Sophy? 
-No, niente di particolare. Avevano da fare,-dice continuando a sorridere. 
- E Al?
-Aveva un'ora buca ed è uscito insieme a Lucas. 
-Ah.
-Quindi per il momento dovrai accontentarti del sottoscritto,-dice facendo segno su di se.
-Accontentarmi? No, ma che dici? Mi fa sempre piacere parlare con qualcuno. 
-Anche a me fa sempre piacere parlare con una bella ragazza.
Quel complimento inaspettato mi fa arrossire.
-Ehi guarda che l'unico che può essere appellato col soprannome di rosso qui, sono io,-dice indicando i suoi capelli. 
-Oh,- dico non riuscendo a parlare. 
-Non ti preoccupare. Ti perdono per questa volta, ma stai attenta perché la prossima dovrai pagare pegno,- continua sorridendo e facendomi l'occhiolino.
-Oh chèri non sapevo fossi già arrivata,- trilla la voce di Alexy sulla porta. Si avvicina e mi saluta con due baci sulla guancia, poi continua:- Vieni, sediamoci. Rosa sarà qui a momenti. Cosa prendi da bere?
Sono ancora imbambolata a fissare Castiel che continua a ridere sotto i baffi. Quel discorso mi ha imbarazzata.
-Ehi bella addormentata,- dice ad un tratto lui scuotendo la mano d'avanti al mio viso.
-Cosa?,-rispondo ritornando in me.
-Il signorino è già andato a sedersi mentre tu continuavi a fissarmi. Lo so che sono strepitosamente affascinante, ma se devi guardarmi fallo con discrezione, - dice col sorriso che lo ha accompagnato fino a questo momento. 
-Ma che dici?,-riesco finalmente a ribattere,-non ti stavo guardando. 
-Ah no? Invece si. E mancava poco che ti mettessi a sbavare,- disse facendomi l'occhiolino. 
Prima ancora di arrossire, decido ti tagliare corto e andare da Al che mi sta aspettando in saletta. 
-Ehi tutto bene?,- mi chiede giardandomi con i suoi inconfondibili occhi rosa,- sembra che tu sia reduce da una corsa. Hai il viso accaldato?
-Io? Ma che dici? Sarà la luce. E poi oggi fa davvero caldo,-dico cercando di cambiare argomento. 
-Hai ragione.
D'un tratto il pianto di un bambino ci fa voltare nella stessa direzione. 
-Ciao ragazzi, -doce Rosa sedendosi al tavolino con noi,-Sophy saluta,-dice alla bambina che si è gia messa a giocare con le bustine dello zucchero.
-Tao.
-Oh che amore di bimba che sei,-dice Al facendole una carezza sul viso che lei prontamente cerca di "cancellare" strofinandoci sopra con forza la manina.
-Sei permalosa come la mamma, eh?
-Scusala Al, non le piacciono le smancerie.
-Oh non ti preoccupare,-dice lui muovendo la mano.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Distesa sul letto, nella camera della zia e della mamma, osservo il soffitto senza prendere sonno. 
Mi guardo intorno. Nonostante sia buio riesco ad intravedere il colore roseo delle pareti grazie alla luce naturale della luna che entra dalla finestra. 
Osservo le foto appesa qua e là, le mensole sulle quali troneggiano vecchi libri di favole e peluche. 
Mi rigiro sul lato.
Non so quanto tempo sia passato da quando mi trovo in questa posizione, ma l'orologio a pendolo, che si trova in corridoio, batte e, da lì, capisco che è mezzanotte. 
Ho la testa piena di pensieri confusi. Il comportamento di Ken,  quello di questa sera di Castiel... non che lui non sia un bel ragazzo, ma dopo il fatto di Dake non mi era mai lontanamente passato per la mente di poter instaurare un rapporto con un altro ragazzo.
Con Ken è tutta un'altra cosa, ma il fatto che l'altra sera abbia detto quelle cose e che anche Castiel questa sera si sia comportato in quel modo, tutto questo mi ha un po' spiazzata.
Dopo il nostro discorso, la serata si è svolta nel migliore dei modi. Sono rimasta tutto il tempo insieme ad Al, Rosa e la piccola Sophy che, alla fine della serata, aveva aperto quasi tutte le bustine dello zucchero e aveva riversato il loro contenuto sul pavimento come fosse neve. 
Ogni tanto però, Castiel faceva capolino nella saletta per chiederci se volevamo qualcosa e approfittava del momento,  per guardarmi sorridendo e farmi l'occhiolino. In più, quando, alla fine, stavo per andarmene insieme a Ken, nel salutarmi mi ha squadrata da testa a piedi.
Non so come interpretare questo comportamento. 
 
Il caldo si fa davvero sentire. Come tutta la giornata, anche questa notte si presenta afosa.
Mi alzo dal letto e decido di andare a bere un bel bicchiere d'acqua fresca.
La casa è immersa nell'oscurità, anche se dalle finestra aperta entra la luce della luna che rischiara il cielo limpido di questa notte.
Mi fermo d'avanti alla porta del balcone. 
Da qui si possono ammirare le luci della città immersa nella sua solita atmosfera romantica. 
Abitare qui mi ha permesso di abituarmi a questa cosa, anche se il mio sogno nascosto ancora non si rassegna.
Decido di non pensarci e mi avvio per le scale che portano al pian terreno. 
Vado in cucina e, quando varco la soglia, noto che la luce del patio sul retro è accesa.
Faccio capolino sulla porta e vedo Ken seduto, con le braccia poggiate sul tavolo e la testa tra le mani, con un bicchiere vuoto di fronte. Ad un tratto sospira e si volta verso di me. Rimango immobile a fissarlo mentre lui mi guarda col suo volto malinconico.
-Ken,-dico piano,- c'è qualcosa che non va?
Non risponde, continua a guardarmi e poi si gira dall'altra parte:- Che ci fai qui?,-dice con un flebile sussurro di voce.
-Ero venuta a prendere un bicchiere d'acqua fresca, perché fa caldo e non riuscivo a prendere sonno. Tu invece?
-Anche io non riuscivo a dormire.
-Ti dispiace se mi siedo?
Lui tira la sedia e mi fa segno di sedermi in quella vicina. Restiamo in silenzio per un po' finché lui dice:- Come va col lavoro? 
-Devo ancora scrivere quei famosi articoli di cui non ho buttato giù neanche una parola,-sbuffo bevendo un sorso d'acqua, - tu invece?
-Tutto bene. Come mai oggi eri al locale?
-Mi aveva chiamata Rosa per prenderci qualcosa di fresco da bere insieme ad Al. 
-Capisco,-dice guardando il bicchiere vuoto di fronte a lui.
Mi sento a disagio in questo momento. Ken mi sembra strano e non capisco perché. 
-Sai,-dice ad un tratto,-ho pensato molto a quello che è successo l'altra sera. Lascia le parole fluttuare nell'aria aspettando,  forse, una mia risposta,  che non arriva. Il suo volto è triste: -Dicevo davvero Cristy. Quella sera dicevo davvero. Non erano frasi inventate o di circostanza,-dice serrando i pugni e guardandomi,- è un sentimento molto grande e vorrei sapere se anche per te è la stessa cosa. Ma capisco che non ti posso forzare...,-dice abbassando di nuovo lo sguardo. 
Non so cosa rispondere. 
-Forse è meglio se vado a letto,-dico alzandomi e sparendo in cucina.
Ho il cuore in gola e mi sembra di non riuscire a respirare. 
Salgo subito le scale e mi fermo di nuovo di fronte la porta del balcone.
Perché mi sta dicendo queste cose? Io non so se sono pronta per questo...
Ad un tratto sento un rumore dietro di me. Mi volto e lo vedo, fermo sulla soglia che mi fissa con suoi occhi verdi. Indossa i pantaloni del pigiama mentre il torso è nudo come l'altra mattina.
Lo guardo senza prendere fiato, immobile.
Lui si avvicina e mi cinge i fianchi.
-Io... io,-dice con voce tremante, -non so cosa fare Cristy. L'altra sera se non fosse stato per tua zia...
Lascia le parole sospese nell'aria prima di avvicinarsi sempre di più. 
I nostri corpi sono vicini e chiusi in un tenero abbraccio. 
Ho le gambe che tremano e non so cosa fare. I suoi occhi guardano nei miei e sembra volermi abbracciare con lo sguardo. 
-So che forse è presto per te,-dice sussurrando, - ma è da tanto che aspetto questo momento. Guardarti, stringerti a me, amarti, farti stare bene. Sono tutte cose che vorrei fare per te. Sei davvero speciale per me Cry.
Il suo volto si avvicina sempre di più, i nostri respiri si fanno pesanti mentre lui mi carezza il viso e continua a guardarmi negli occhi.
-Ti prego dimmi qualcosa, sto davvero impazzendo pensando a questo!
Sono pietrificata. Continuo a fissarlo e non so cosa fare.
Ho la fronte imperlata di sudore, ma, nonostante faccia caldo, improvvisamente, sto tramandano.
Ken mi stringe ancor più a se e riesco a sentire il suo profumo e il suo respiro sulla mia pelle.
 
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Continuiamo a fissarci finché lui esclama:- Sei così bella Cristy. Ti prego dammi la possibilità di dimostrati il mio amore,- e chinandosi ancor più verso di me mi sussurra con voce tremante,-io...io ti amo!
 
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Ed è in quel momento che accade. Le sue labbra sfiorano le mie in bacio lungo e passionale.
Mille emozioni si accalcano nella mia mente e nel mio corpo e pian piano le lacrime bagnano le mie guance. 
Ken continua a baciarmi e tenermi stretta a se. Sento il suo corpo muscoloso tremare come una foglia per l'emozione.
In tutto questo sono rimasta sempre immobile e senza parole. 
-Io... io...,-sussurro lievemente staccandomi dal bacio,-io...
Fuggo in camera e chiudo a chiave la porta dietro di me.
Scivolo con le spalle al muro e mi siedo per terra.
-Cry,-dice Ken bussando lievemente alla porta,-ti prego Cry, fammi entrare.
Non rispondo. Trattengo il fiato quasi lui possa sentirmi.
-Cry,-continua lui,-io...
Non riesco a sentire più nulla di quello che mi succede intorno.
Non so perché mi sono comportata così. Ken, mi ha baciata e io sono fuggita.
Porto le gambe al petto e le stingo forte tra le braccia. 
Perché? Perché è successo questo? Perché non ho detto nulla? Perché sono scappata?
Mi addormento così, con mille pensieri per la mente ai quali non so rispondere.
 
Il giorno dopo resto chiusa in camera fino a quando non lo vedo uscire per andare a lavoro. 
Prima di andare via, si volta malinconico verso la finestra della mia stanza. Mi nascondo dietro la tenda appiattendo il mio corpo contro il muro per non farmi vedere, come una ladra. 
È passato varie volte d'avanti la mia porta bussando lievemente e chiedendomi se stessi dormendo. 
Sono una codarda lo so,  ma sta succedendo tutto troppo in fretta e non riesco a capire ancora nulla. 
Mi sembra di aver vissuto in un sogno dal quale sto cercando ancora di risvegliarmi.
Mi vesto e scendo le scale piano per evitare che qualcuno possa sentirmi, anche se la casa è deserta. 
Faccio colazione in silenzio e poi accendo il computer cercando di concentrarmi sull'articolo.
Nella mia mente si materializza la scena di ieri sera, le parole, i gesti, non riesco a pensare ad altro. 
Ogni cosa in quel momento mi fa pensare a ciò che è successo. 
Chiudo il computer e prese le chiavi di casa decido di uscire. 
Al locale non posso andare, lui è lì.  Decido di fare una passeggiata lungo le sponde della Senna.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Il sole si leva piano nel cielo mentre passeggio lungo le sponde del fiume. 
Il cinguettio degli uccelli, che volano di albero in albero, mi tiene compagnia.
Sono solo le otto del mattino, ma già Parigi è sveglia più che mai.
Cammino lentamente immersa nei pensieri.
Le parole di Ken risuonano ancora così chiare nella mia mente e pensieri contrastanti si fanno la guerra tra loro.
Una parte di me dice che sono stata una stupida a rifiutarlo e a scappare via,  mentre un'altra dice che, forse d'istinto, ho fatto la cosa giusta. Io però non so decidere cosa sia giusto o meno. In questo momento vorrei solo sparire per non rivedere il volto triste di Ken che sicuramente vorrà riaffrontare il discorso, ma non sono per niente pronta per questo. 
Anche questa mattina fa davvero caldo. 
Le acque della Senna sembrano luccicare sotto la luce naturale del sole che si specchia in esse. Il rumore dello scorrere dell'acqua produce un lieve suono che mi tranquillizza.
Forse non dovrei comportarmi così. Sono una persona matura e dovrei affrontare la situazione e non scappare come ieri sera.
Se i miei sentimenti non sono gli stessi di Ken dovrei dirglielo, ma non ci riesco e questo oltre che deprimermi mi fa anche arrabbiare con me stessa. 
Mi fermo a guardare più da vicino l'acqua che scorre traquilla verso un posto lontano fino ad immergersi nell'infinito del mare, quando, ad un tratto qualcosa mi passa da dietro talmente tanto vicino che sto per perdere l'equilibrio e cadere nel fiume. Mi sento afferrare da un braccio e cado all'indietro dolorante.
-Ehi, ma che modi?,-dico cercando di alzarmi nonostante il fondoschiena mi faccia un po' male.
-Scusami tanto non volevo, quel cane certe volte è una peste, -dice una voce che mi aiuta a rimettermi in piedi. 
 
 
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-Ehi!,-esclama ad un tratto,-ma tu sei Cristy. Che ci fai qui?
È in quel momento che lo riconosco. 
I capelli rossi che risplendono al sole, gli occhi grigi che mi guardano espressivi e un abbigliamento rock che sostituisce la sua divisa da lavoro.
-Castiel!,-rispondo, -come mai qui?
-Questa domanda l'ho appena fatta io,-risponde con un sorriso. 
Lo guardo senza parlare, poi vedo un cane che si avvicina a lui; -E lui chi è?,-chiedo carezzandolo.
-Lui è Demon, il mio "cucciolo",-dice lui indicando l'animale che si lascia carezzare da me, scodinzolando felice.
-È davvero bello!,-dico sorridendo.
-Beh, sinceramente questa è la prima volta che si comporta così con qualcuno. Di solito non si lascia avvicinare da nessuno,  mentre con te è stato diverso.
-Strano,-mormoro continuando a carezzare il pelo di Demon che adesso si è alzato su due zampe appoggiandosi a me e leccandomi la mano.
-No non è strano. I cani hanno un sesto senso molto sviluppato e riescono a percepire la natura delle persone ancora prima di noi uomini. 
-Ah non lo sapevo.
-Comunque non mi hai ancora detto che ci fai qui. Ci vengo spesso e non ti ho mai vista.
-Beh, sono venuta a fare una passeggiata. 
-Ah, capisco! E non lo sai che non ci si sporge troppo sulle sponde del fiume?,-dice con un sorriso.
-Beh, non è stata colpa mia. Tu invece perché ci vieni spesso?
-Ma che domanda, non si vede? Porto a spasso Demon.
-Già,  scusa, che figuraccia,-dico sorridendo leggermente per l'imbarazzo. 
Ci incamminiamo insieme in silenzio, quando ad un tratto, lui esclama:- Non mi sembra però che tu sia un tipo da passegiate mattutine. 
-No, per la verità. In questo momento dovrei essere a casa a lavorare su degli articoli, ma non riuscivo a concentrarmi e così eccomi qui,-dico sollenvando le braccia.
-E a cosa sarebbe dovuta questa mancanza di concentrazione?
Resto immobile cercando una scusa:- Ehmm... faceva molto caldo,-dico abbassando lo sguardo.
-Ah. Pensavo che avessi passato tutto il tempo a pensare a me,- dice lui guardandomi e facendomi l'occhiolino, -da come mi guardavi ieri sera...
-Oh, smettila,- rido e lo spingo lievemente di lato,-non ti ho guardato e non ti ho pensato. 
-Ah no? Non sembrava invece.
-Ho capito ormai che ti piace scherzare e fare un sacco di queste allusioni, -sorrido.
-Già, hai capito bene. Almeno così sono riuscito a farti ridere questa mattina.
Resto zitta abbassando lo sguardo. 
Continuiamo a camminare in silenzio poi lui continua:-Scusa, forse ho detto qualcosa che non andava. 
-No, non ti devi scusare. Non è colpa tua, anzi ti ringrazio per avermi sollevato il morale. La giornata non è iniziata nel migliore dei modi.
Siamo arrivati in una parco con un grande prato. 
-Ma che bello!,-esclamo felice.
-Ti piace? Questo è il mio posto preferito. Mi piace molto venire qui a stendermi sull'erba e guardare le nuvole che si rincorrono nel cielo. Mi aiuta a pensare e poi Demon adora scorrazzare per il prato indisturbato. Ti va di sederci?,-dice indicandomi un pezzo di prato coperto dall'obra di un albero. - Oggi non ci sono nuvole e fa anche caldo, quindi è meglio mettersi all'ombra non trovi?
-Si hai ragione. 
Ci sediamo, mentre Demon inizia a correre come un matto. Ogni tanto ci porta dei pezzi di legno che Castiel rilancia lontano e lui corre per riprenderli.
-Si sta bene qui,-sussurro dopo un po'.
-Già, -dice lui guardando lontano.
-Comunque non mi avevi detto che la mattina dormi e non ti svegliano neanche le cannonate? Mentre adesso sono le nove e sei già in piedi. 
-Ti ricordi che avevo anche detto che c'erano giorni in cui non andavo a dormire? Beh, questo è uno di quelli,-si stende sull'erba con le braccia dietro la nuca.
-Quindi vieni qui anche per fare un pisolino?
-Ci hai azzeccato ragazza, ma oggi non ho sonno,- dice girandosi su un fianco verso di me,-tu invece?
-Io cosa?
-Ti svegli sempre così presto la mattina?
-Di solito no, ma anche io non avevo molto sonno, poi dovevo lavorare...
-E sei uscita a fare una passeggiata. Non credo però sia stato il caldo a spingerti fuori. 
Abbasso lo sguardo:-No, ti sbagli,- dico con un filo di voce.
-Strano. Il mio intuito di solito non sbaglia mai.
-E cosa ti sta dicendo in questo momento? 
-Beh, che sei triste per qualcosa e poi altre cose che non credo di poterti dire.
-E perché mai non dovrei sapere cose che mi riguardano?
-Sei proprio sicura di voler sapere ciò che sto pensando? Basta che poi non te la prendi anche con me.
-No, ma che dici? Sentiamo. 
-Allora. In questo momento sto pensando che ho accanto una ragazza molto carina e che se avessi l'opportunità di baciarla non me la lascerei scappare.
-Che cosa? Ma sei diventato matto?
-Beh ti ho detto che non erano cose da sapere. Tu hai insistito...
-Va bene, hai ragione. Quindi lasciamo perdere. Come ho già detto ho capito che ti piace molto scherzare in questo modo.
-Infatti, -dice sorridendo,-comunque da quanto è che ti sei trasferita? 
-Sono arrivata il giorno prima di venire al locale. Era sera tardi e così siamo andati direttamente a casa. 
-E dove vivevi prima?
-In America,  precisamente a New York a casa dei miei nonni paterni. 
-Wow l'America! E i tuoi genitori? 
-Viaggiano molto per lavoro e quindi sono cresciuta con i nonni.
-Credo che avrai sofferto molto il distacco. 
Il mio volto diviene triste:-No. Per la verità è stato un sollievo allontanarmi da quella casa. Sono morti entrambi e ho sofferto molto, perché ogni cosa mi ricordava un momento passato insieme. 
-Mi dispiace, non volevo rattristarti.
-Tranquillo. Non potevi saperlo. Tu invece?
-Beh, non c'è molto da dire. Vivo qui dalla nascita e sono cresciuto per la maggior parte del tempo da solo. Anche i miei viaggiano molto per lavoro, ma, a differenza di te, io i miei nonni non li ho mai conosciuti e così ho imparato a cavarmela da me. Demon è la mia unica compagnia, apparte Lys.
-Siete amici da molto?
-Da quando eravamo piccoli. Siamo cresciuti insieme. Tu invece da quanto conosci Ken?
-Anche io dall'infanzia. Abitava vicino casa mia, ma l'ho conosciuto la prima volta a scuola dopo che una bulletta più alta di me, mi aveva spinta per terra.
-E scommetto che lui è corso in tuo aiuto.
-Si. È andata più o meno così. Da allora siamo diventati grandi amici. 
-E ora che sei qui dove vivi?
-In una villetta vicino al Senna. Mia madre è di origine Francese e abito nella casa che un tempo era dei miei nonni materni. Prima ci abitava zia Lily, la sorella di mamma, ma ora si è trasferita. 
-Allora abitiamo quasi vicini. Io abito nello stesso quatiere non molto distante da casa tua e anche Lys, Leigh e Rosa abitano lì. Sono i miei vicini di casa.
-Caspita, non lo sapevo.
-Beh,  ora che lo sai potrai venire a farci visita. 
-A chi a te? Già fuori casa non smetti di fare allusioni assurde, non oso immaginare cosa combineresti in casa!
Lui mi guarda con un sorriso. -Già,  mi piace scherzare, ma non credere che sia così con tutti. È la prima volta che mi trovo bene a parlare con qualcuno che non sia Lys, e per di più una ragazza carina.
-Oh smettila... Comunque non mordo mica, sai?
-Già, infatti mi trovo bene. E poi se è per questo neanche io mordo quindi non ti devi preoccupare, se mai un giorno decidessi di venire a casa mia. So essere un buon padrone di casa e spero che vorrai essere mia ospite. Quando vorrai sarai la benvenuta,-dice ridendo.
-Già col fatto che lavori sempre credo che sarei un ospite indesiderato. E poi quando non lavori dormi quindi non voglio disturbare grazie...
-Sei intimorita dal mio fascino?,-dice facendomi l'occhiolino. 
-Ma che dici?,-rido.
-Quello che ho detto! Comunque si è fatto tardi. Devo andare,-dice lui alzandosi e richiamando Demon a se.
Ci incamminiamo sulla strada del ritorno e ci salutiamo nel punto del nostro incontro. 
-Ciao Cristy, mi ha fatto piacere parlare con te.
-Anche a me. Ciao Demon,-dico sorridendo al cane che mi saluta scodinzolando. 
-Non mi sbagliavo,- dice lui.
-Cosa? 
-Sei molto più carina quando sorridi,-dice portando le mani dietro la nuca e sorridendomi e senza che io possa ribattere continua:-Andiamo Demon,- e voltatosi se ne va.
Li vedo allontanarsi pian piano lungo le sponde del fiume. 
Il sole splende alto nel cielo e i suoi capelli appaiono più scarlatti del solito. 
Castiel non è poi così male; non avrei mai pensato che sotto quell'aspetto scontroso si nascondesse un bravo ragazzo.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


Prima di ritornare a casa decido di fare un'altro giro per schiarirmi le idee e magari trovare l'ispirazione per questi benedetti articoli.
Mentre cammino sul marciapiede, passo proprio accanto ad una panetteria e il profumo del pane fresco mi invoglia ad entrare. 
-Buongiorno signorina,- dice una donnina corpulenta con un espressione bonaria in viso, appena varco la soglia.
-Buongiorno,- rispondo ricambiando il suo sorriso,- che buon profumino che c'è qui.
-Oh, sarà sicuramente il pane con le olive che ha appena sfornato mio marito. Dimmi cara sei nuova da queste parti? Non ti ho mai vista.
-Io... ehmm... si sono arrivata da poco. Sono la nipote di Lily, - rispondo senza rendermi conto che forse la signora non conosce affatto mia zia.
-Oh, la cara Lily! È da un po' che non ci vediamo, ma è una delle mie più care clienti, nonché una grande amica. Come sta?
-Molto bene grazie.
-Ti sei trasferita da lei?
-Diciamo. Lei si è trasferita da poco e io occupo la sua vecchia casa.
-Ha fatto bene a prendere la decisione di trasferirsi. Soffriva molto. Tutto le ricordava momenti di gioia con la sua famiglia e non riusciva ad andare avanti. 
-Già,  me lo ha detto.
-Ma sono contenta che quella bella casa non sia rimasta vuota molto a lungo. Sicuramente ti troverai bene lì.
-Si. È davvero confortevole e poi il giardino e la parte che adoro di più. 
-È vero. È molto bello. Quando andavo a trovare tua zia passavamo molto tempo nel portico a prendere il tè e ci piaceva ascoltare i suoni che si levavano dalle fronde degli alberi. 
Abbozzo un sorriso non sapendo cosa rispondere, poi lei continua:- Guarda, proprio perché sei tu, ti voglio regalare io stessa il nostro famoso pane alle olive. Assaggialo e poi mi dirai che ne pensi. Salutami tanto anche tua zia e magari, dille che qualche volta può venire a trovarmi. 
Così dicendo mi porge una busta di carta con dentro del pane ancora caldo che emana un buonissimo profumo.
Esco felice dalla panetteria, ma non prima di essere stata salutata calorosamente dalla padrona.
È davvero un bel vicinato e posso dire che, nonostante i miei pronostici iniziali, sono riuscita a farmi amica almeno una persona, a parte quelli del locale.
Appena varco la soglia della panetteria, impegnata ad annusare il contenuto della busta,  sbatto contro qualcuno e per poco, ancora una volta questa mattina, non mi ritrovo per terra, se non fosse che prontamente la persona di fronte a me mi trattiene.
-Ehi Cristy! ,-dice una voce familiare, -anche tu qui cara?
-Al?,-rispondo sorpresa,- non dovresti essere al lavoro? 
- Lavoro solo la sera, mentre di mattina ci va mio fratello Armin.
-Eh? Non sapevo che avessi un fratello!,- esclamo.
-Non è un semplice fratello, è il mio gemello.
-Davvero?
-Certamente. 
-Caspita! Sono davvero sorpresa. Non avrei mai pensato avessi un gemello. Ti vedevo più tipo da sorella.
- Se conoscessi Armin non la penseresti in questo modo. Non si avvicina per niente ad una sorella, anzi è il fratello più rompiscatole del mondo, anche se so che lui ritiene il contrario, -risponde lui con un grande sorriso.
Rido a mia volta e lui continua :- Che ci fai in giro a quest'ora? Non avevi detto di avere del lavoro da fare? 
-Si, -rispondo cercando di nascondere il mio imbarazzo e trovare una scusa che possa dissipare la sua curiosità. Alexy non è di certo il tipo che si lascia convincere facilmente quando sente che qualcosa non va e in questo momento non voglio parlare con nessuno di quello che è accaduto con Ken. -Ci ho lavorato su per molto tempo ma purtroppo, -cerco di fare la faccia più dispiaciuta possibile, -non sto riuscendo a scrivere nulla di decente,- il che è vero quindi questa non è una vera e propria bugia. Speriamo che lui se la beva.
-Oh cara, mi dispiace così tanto! Se vuoi però ti posso aiutare io e anche Rosa, siamo due grandi esperti di moda.
-Non so Al devo farcela da me, che dirà quella donna austera della mia direttrice?
-Ma non lo verrà mai a sapere chèri. L'importante è fare un buon lavoro per essere ammessa a tutti gli effetti. Non ti preoccupare. E poi tu sei brava, nessuno lo mette in dubbio, ma chiunque sotto pressione si sente agitato e non riesce a combinare molto quindi un aiutino è indispensabile,- dice facendo l'occhiolino, poi avvicinandosi di più e alzando il mignolo continua -resterà il nostro segreto promesso.
-Daccordo,-dico rassegnata, -forse hai ragione, senza un aiuto non riuscirò a fare nessun passo in avanti. 
Lui super contento mi abbraccia e per poco il pane che ho tra le mani non finisce per terra. 
-Allora cara, ne parlo subito con Rosa e ci ritroviamo domani mattina a casa tua con qualche bella idea, che ne dici?
Non mi da il tempo di rispondere che continua:- Devo chiamarla assolutamente.  Sarà entusiasta della notizia. 
E così dicendo mi saluta velocemente e se ne va da dove era venuto.
È davvero un caro ragazzo anche se di carattere particolarmente spigliato e coinvolgente. 
Continuo la mia passeggiata e decido di fare un salto da zia Lily per portarle il pane alle olive e i saluti della panettiera.
Magari ne approfitto per organizzare con lei la cena di lunedì, non si sa mai cosa le possa passare per la mente.
Arrivo sotto casa sua dopo dieci minuti, non perché il suo palazzo è molto distante, ma perché strada facendo mi sono soffermata più di una volta a guardare la Senna immersa nei pensieri che ultimamente mi fanno sempre compagnia. 
Suono il campanello e lei mi apre quasi subito. Salgo le due rampe di scale che portano al suo appartamento e me la ritrovo sulla soglia che mi aspetta con un sorriso a trentadue denti e le braccia aperte pronte per uno dei suoi abbracci.
-Oh cara Cristy,- esclama dopo avermi quasi stritolata - non sai come sono felice che tu sia venuta a farmi visita. Ma vieni non startene fuori sul pianerottolo,  entra pure, - dice spostandosi e permettendomi di entrare in casa. 
Non faccio in tempo a varcare la soglia che una marea di colori e luci mi invade. 
La casa è molto bella, ma la sua caratteristica principale è quella di essere decorata con colori sfavillanti e accessori di ogni tipo, tipici dell'estro creativo della zia. 
Resto a bocca aperta e non so cosa dire.
- Ti piace cara?, -mi chiede lei. 
-Certo, - rispondo,- è,  come dire, particolare. 
-Come me del resto. Con questo avrai sicuramente capito perché avevo detto che non mi andava di stravolgere tutto nella villa.
- Si, mi sembra proprio di si. Ma non avevi tutti i torti. Alla fine questo stile non sarebbe risultato omogeneo nell'insieme, in quella villa vittoriana. Mentre in questo nuovo appartamento sembra fatto apposta. 
-È proprio quello che pensavo io,- risponde con un sorriso,- ma avanti, vieni accomodati. Ti offro qualcosa da bere?
- Un bel bicchiere d'acqua fresca va più che bene zia. Fa un caldo fuori!
-È vero cara. Beh dimmi, cosa ti ha portata qui?
-Facevo una passeggiata per schiarirmi un po' le idee visto che sono stata due giorni interi a cercare di scrivere un solo articolo dei due che devo presentare all'Ètoil, finché non sono passata davanti ad una panetteria da dove usciva un buon profumo di pane appena sfornato. 
Quando sono entrata ho conosciuto la proprietaria che mi ha detto di essere una tua amica e mi ha regalato il suo famoso pane alle olive, - dico alzando il sacchetto che ho tra le mani.
- Oh la cara Fanny, quanto tempo che non ci incontriamo. Come sta?
- Era molto felice di sapere che sono tua nipote e ti manda saluti. 
-Oh! Devo andare a trovarla un giorno di questi, lei è sempre impegnata con la panetteria. Comunque come stai cara? Ti vedo stanca.
-Bene. Anche se starò meglio dopo aver terminato il mio lavoro.
-Non ti abbattere tesoro. Sei in gamba, ce la farai.
-Devo, per forza, altrimenti addio posto. Comunque questo pane è buonissimo, -dico dopo averne assaggiato un po',- avevo pensato che magari fosse una buona idea ordinarne un po' per lunedì sera, che ne dici?
-Oh la cena. Me ne ero completamente dimenticata. Si, credo sia una buona idea. 
-Avete già organizzato con Ken il menù?,-chiedo alla zia cercando di mascherare il turbamento che mi provoca pronunciare il suo nome. 
-Si ha detto che per quello non ci dobbiamo preoccupare. Penserà lui a tutto, noi dobbiamo solo portare la "pancia vuota", parole sue.
-Sicuramente sarà tutto delizioso, -sussurro.
-Che hai cara? Sembri diventata triste. 
-Non ho nulla zia, -dico abbozzando un leggero sorriso,-è solo stanchezza.
-Si, come no? Stanchezza d'amore?,-dice sorridendo e facendomi l'occhiolino.
Mi irrigidisco a quelle parole e la mente ripercorre meccanicamente i pensieri fino ad arrivare a ieri sera. Rivivo ogni momento, ogni attimo, ogni frase, ogni sguardo e poi quel bacio, carico di passione che mi aveva tanto sconcertata da farmi fuggire, da farmi chiudere in stanza fino a questa mattina. 
Perché provo una tale ansia quando ci penso? Mi sento una morsa allo stomaco, un groppo alla gola e mi sembra di non riuscire a respirare. 
-Ehi Cristy, che hai? Sei pallida. Ti senti poco bene?,-dice la zia toccandomi la mano e facendo svanire, per un attimo i miei pensieri. 
-Niente. Sono davvero troppo stanca. Comunque ora devo andare,-dico alzandomi e troncando il discorso sul nascere. 
-D'accordo cara.
-Ci vediamo zia,- la saluto scendendo le scale.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


-Arrivano i rinforzi!,- esclamano in coro Al e Rosa questa mattina, irrompendo in casa alle otto in punto.
Devo ammettere che sono davvero felice che siano venuti ad aiutarmi.
-Allora da dove cominciamo?,- mi chiede Rosalya sedendosi sul divano.
-Sinceramente non ne ho la più pallida idea ragazzi,- confesso.
Entrambi mi guardano con gli occhi stralunati quasi non possano credere alle proprie orecchie.
Da quel che mi è sembrato di capire in poco più di un attimo, se fossero stati al mio posto avrebbero già scritto un libro intero sulla moda, a differenza di me che sono stata giorni interi senza riuscire a scrivere mezzo rigo.
Il loro sguardo indagatore mi mette suggestione e mi ritrovo in piedi in salotto come una stupida, senza sapere cosa dire per l'imbarazzo. 
Per fortuna Alexy interviene prontamente:- Su non preoccuparti. Siamo venuti proprio per questo cara mia. Come ti ho già detto, io e Rosa siamo sicuramente le persone più adatte a soccorrerti in questa circostanza, - e così dicendo si appollaia sul divano accanto a Rosalya accavallando le gambe con aria di chi se ne intende.
-Beh, se vogliamo iniziare abbiamo bisogno di idee e poi un PC o anche dei figli e delle penne per mettere tutto nero su bianco,- dice lei prendendo il comando della situazione. 
-Certo ho tutto a portata di mano, tranne le idee, si intende.
-Per quelle non devi preoccuparti, vero Al?
-Oh, ma certo sono la parte più facile e più divertente. Garantito.
-Ben detto Al!
-Beh, allora sono nelle vostre mani. Avete già qualche idea in mente?
Dopo questa mia domanda i due si guardano sorridendo, finché Al esclama :-Cristy cara, noi abbiamo sempre idee quando si parla di moda. Non ci sono persone più esperte di noi in questo campo,- e mettendosi una mano sul petto continua :-devo confessarti che, se non fosse stato per alcune circostanze della mia vita che non mi hanno permesso di proseguire nei miei intenti, a quest'ora ti troveresti davanti ad uno dei migliori stilisti di Parigi.
Lo guardo strabuzzando gli occhi. Deve essere completamente ammattito, ma dal modo in cui mi guarda e anche dal modo in cui Rosalya fa cenno di sì col capo, devo dedurre che non sta affatto mentendo e non si è inventato nulla.
È lei a togliermi ogni dubbio:-È vero Cristy! Non che con questo voglio dire che è migliore di me e del mio buongusto. Su questo non ci piove, ma è anche vero che gli mancava pochissimo per sfondare nell'alta moda.
A questo punto non posso fare a meno di esternare i miei dubbi:-E cosa ti ha impedito di realizzare il tuo sogno?,-chiedo ad Al.
Lui abbassa leggermente lo sguardo e con aria triste proclama:-In quel periodo mia madre dovette affrontare una brutta malattia che la indebolì molto. Io e Armin le siamo stato vicini fino alla fine, quando purtroppo non c'è l'ha fatta. Dopo quella storia la mia capacità creativa era scemata, in quanto ero molto attaccato a lei e così ho dovuto rinunciare. 
-Mi dispiace molto,-dico avvicinandomi a lui e abbracciandolo.
-Non ti preoccupare,  non potevi saperlo e poi è passato tanto tempo da allora.
-E perché non ha riprovato? Sei ancora così giovane.
-Oh, non so. Temo non possa piacere il mio stile eccentrico e colorato.
-Oh ma che stai dicendo Al,-lo incalza Rosa, -se fossi in te proverei anche oggi. Hai talento, credimi.
-Dici sul serio?,- le chiede mentre i suoi occhi si illuminano.
-Certo!,-gli rispondo,-credo che Rosa abbia completamente ragione. È vero, forse non ci conosciamo da molto, ma ti posso assicurare che oltre ad aver trovato in te un carissimo amico, ho subito notato il tuo buon gusto.
-Oh care, cosa farei senza di voi!,- e così dicendo si lancia in un abbraccio di gruppo, poi prosegue,-D'accordo, mi avete convinto,  ci penserò su e prenderò al più presto una decisione. Però adesso dobbiamo concentrarci sugli articoli. Io, secondo il mio stile, avevo pensato di parlare dell'utilizzo dei colori nella scelta dell'outfit che ne dite?,-chiede guardandoci.
-Io invece,- proseguì Rosa,-ho pensato a lungo sull'argomento migliore da trattare e, alla fine, ho optato per la lingerie, un'indumento nascosto di cui nessuno parla e che molte donne spesso trascurano, quando invece è molto importante. 
-Ma che genio che sei!,-esclama Al,- direi che gli argomenti sono azzeccatissimi, non trovi Cristy?
Mi trovo spiazzata e non so cosa rispondere, non perché non sappia di cosa stiano parlando, ma perché non sono sicura che alla direttrice della rivista possano interessare queste idee.
Forse è anche per questo che, sino ad ora, non sono riuscita a scrivere nulla, perché ogni volta che avevo qualche idea, prima ancora di metterla nero su bianco, iniziavo a pensare se a quella donna potesse interessare e, alla fine, mi facevo talmente tanti complessi da rinunciare completamente a pensiero di scrivere una sola parola sull'argomento. 
-Beh?,- sento la voce di Rosa che mi parla,-allora Cristy che hai deciso? 
Forse per una volta dovrei infischiarmene di quello che passa nella mente della direttrice,  altrimenti non scriverò mai nulla e so anche che, se voglio sfondare, devo osare e quale modo migliore se non con questi due articoli dal carattere spumeggiante?
-Benissimo ragazzi!,-rispondo,-mettiamoci all'opera.

Due ore più tardi ci ritroviamo seduti mentre revisiono per l'ultima volta questi due articoli:

1. LINGERIE : L’IMPORTANZA DEI DETTAGLI NASCOSTI

Molte donne pensano che curare il look comporti  l’attenzione solo per ciò che si “vede” , tuttavia, molto spesso outfits spettacolari risultano rovinati dalla scelta di un elemento tanto nascosto quanto elegante: la lingerie.
Essa riveste un ruolo importante nel completare l’abbigliamento femminile e quindi anche se rimane celata sotto i capi d’abbigliamento, la scelta dell’intimo da utilizzare non deve essere trascurata.
Una caratteristica principale della lingerie è quella di far sentire la donna molto più sicura, questo perché la donna ha bisogno si sentirsi padrona di se e soprattutto ha bisogno di sentirsi perfetta agli occhi del suo uomo. 
Nell'ultimo periodo il settore della lingerie è continuamente in crescita e proprio per questo che sono nati reparti specializzati che si occupano di ricercare uno stile glamour e sensuale. 
Ogni donna può sentirsi al top con l'outfit giusto quindi mai sottovalutare l'importanza di questo capo nascosto!

2. MODA: IL RUOLO FONDAMENTALE DEL COLORE

Hai impiegato ore a scegliere il look della giornata, sei uscita di casa di corsa, ma, ora, ti senti irrimediabilmente fuori posto?
"Eppure, questo vestito mi calza a pennello".
È più o meno questa la frase che molte donne si ripetono guardandosi allo specchio e notando un'imperfezione dell'outfit che non riescono a definire con esattezza, ma forse, il problema non è nel taglio dell’abito. Volumi a parte, infatti, un ruolo fondamentale nella scelta dell’outfit è rivestito dal colore.
Non solo ci sono colori che possono far risaltare meglio il nostro corpo, ma spesso anche il nostro umore condiziona il nostro modo di vederci davanti allo specchio. 
La cromoterapia è la medicina naturale che ricerca equilibrio psico-fisico proprio a partire dall’influsso dei colori.
Una ricerca della quale tenere conto anche di fronte all’armadio.
Ecco, dunque, qualche consiglio sulle nuance da indossare in base allo stato d'animo della giornata.

-Giallo: Il colore dell’estate è eccitante e positivo. Se il periodo non è dei migliori, illumina il tuo look con un capo abbagliante come il sole: stimolerà l’intelletto e sarà un carico di energia.
-Arancione: è portatore di ottimismo. Indossa la vitamina C se vuoi dare un’immagine di te divertente e aperta alla collaborazione.
-Rosso: contiene energia e passione. Tinta dell’amore e della forza, trasmette determinazione e ti conferisce un fascino audace: l’incanto della sicurezza.
-Viola: usalo se sei in cerca di ispirazione: questo colore, infatti, attiva l’ingegno e stimola intuito e qualità spirituali.
-Blu: vesti di questo colore se il periodo è per te è molto stressato. La sfumatura della calma interiore tende a ridurre il senso di ansia.
-Verde: ha lo stesso effetto del blu; rilassante, trasmette un senso di armonia. Sceglilo per il tuo look, se vuoi comunicare un senso di raggiunta tranquillità.
Insomma, il colore della mise è molto più che una preferenza di stile.
Si tratta di una vera e propria decisione di umore secondo i colori dell’arcobaleno: uno stato d’animo da indossare.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


-...uno stato d'animo da indossare e punto,-dico finendo di leggerle le nostre creazioni, anzi, più di Rosa e di Al che mie. È impressionante quanto abbiamo finito presto. Se fossi stata sola, avrei lasciato il foglio bianco anche oggi.
-Ragazzi non so come ringraziarvi,-dico abbracciandoli.
-Non c'è bisogno cara,- dice Al.
-È vero,-prosegue Rosa,- dobbiamo solo sperare che alla tua direttrice piacciano e ti assuma.
-Allora incrociamo le dita,- dico mimando il gesto.
-Non ti preoccupare Cristy, sei in gamba c'è la farai,- risponde Rosalya prendendomi le mani nelle sue.
-Comunque,- trilla la voce di Alexy, -visto che abbiamo finito prima del previsto abbiamo tempo per dedicarci un po' al gossip vero?,- e così entrambi guardano nella mia direzione. 
-Beh? Che c'è? Che avete da guardare? Ho qualcosa che non va?
-No, nulla cara,-prosegue lui,- ma è solo che, è da un po' di tempo che mi chiedevo una cosa e non posso assolutamente trattenermi dall'esporti le mie perplessità. 
-Dimmi tutto allora,-rispondo in tutta tranquillità. 
Sembra quasi l'abbia colto di sorpresa perché balbetta qualcosa di incomprensibile.
-Cosa?,- chiedo,- potresti spiegarti meglio? Non ho davvero capito nulla di quello che volevi dire.
Al prende un respiro e ricomincia da capo:-Beh, vedi mi chiedevo cosa c'è tra te e Ken,-dice tutto d'un fiato. 
Quella domanda mi lascia spiazzata e in un primo momento non so cosa rispondere. La mia mente ritorna meccanicamente alla scorsa notte e tutto mi si ripresenta davanti agli occhi in ogni dettaglio che fatico quasi a respirare. La voce dei miei due amici mi riporta alla realtà:-Cristy, non sei obbligata a rispondere, -dice Rosa,-Al certe volte è davvero troppo impiccione.
Guardo entrambi quasi smarrita. Rosa guarda Al che sembra assersi offeso per la sua affermazione. Qualcosa dentro di me mi spinge a parlare. Non posso continuare a tenermi tutto dentro, non con loro che sono i miei amici e che mi hanno aiutata nel momento del bisogno, ma non so per quale motivo non riesco ad aprire bocca. Sembro bloccata.
Il silenzio piomba nella stanza e diviene quasi opprimente, finché non è nuovamente Rosalya a romperlo parlando. La ringrazio mentalmente per questo intervento.
-Beh,-esordisce,- visto che siamo tra amici in vena di rivelazioni, vi devo confessare una cosa. Leigh vuole avere un altro bambino,-confessa lasciando le parole fluttuare nell'aria.
Resto a bocca aperta felice per la notizia:-Ma che bella cosa! E tu che pensi a riguardo?
-Non saprei. Sophy mi tiene già costantemente impegnata e non so se sono pronta per un altro figlio. Leigh è così felice all'idea. Dice che un fratellino o una sorellina per Sophy sia una cosa buona e bella per la nostra famiglia. 
-Ha ragione Rosa,-interviene Al,- avere un fratello o una sorella credo sia importante. Parlo per esperienza personale. Non so come avrei trascorso la mia infanzia senza la presenza costante di Armin. Ci facevamo compagnia a vicenda e giocavamo sempre insieme. È bello, quando si è piccoli avere un compagno di giochi.
-Su questo Al ha ragione, Rosa, -intervengo,- io sono figlia unica e quando ero bambina non avevo nessuno con cui giocare...
-A parte Ken, -mi interrompe Al,-da quanto tempo vi conoscete? 
Cerco di sembrare il più tranquilla possibile nel rispondere alle sue domande da detective:-Dalle elementari, precisamente da quando una bulletta in gonnella mi ha spinto e lui e venuto in mio aiuto.
-Oh ma che dolce,-risponde Al con occhi sognanti,-ed è da allora che state insieme? 
-Ma che dici Al?-lo ammonisce Rosa,-ti ricordo che Cristy è appena uscita reduce da un mezzo fidanzamento con Mr "credevo che anche per te fosse solo divertimento",-disse mimando le virgolette con le mani,-perdonalo Cry è proprio invadente. Piuttosto signorino, visto che hai parlato di gossip per primo, dicci qualcosa sulla tua vita privata. Fin'ora hai solo chiesto a noi senza dirci nulla.
-D'accordo, anche se Cristy ancora non ha sputato il rospo. Comunque, come ben sapete mi sto frequentando con Lucas e devo dire che non è niente male. Solo che sapete già che mi sono stancato delle avventure e che desidero una storia seria e soprattutto un uomo serio al mio fianco con il quale vorrei compiere un passo in avanti e andare a convivere, ma in questo momento, non sono ancora sicuro se questo qualcuno sia Lucas. Certe volte mi sembra la persona adatta, mentre in altre mi verrebbe da fuggire a gambe levate perché non mi sembra una di quelli che si lega per tutta la vita, anzi da alcuni atteggiamenti sembra non volersi impegnare affatto. 
In questi casi mi viene da pensare che forse lui non è pronto come me ad andare a vivere insieme. 
-Ma ne hai parlato con lui?,-chiede l'albina.
-No, perché alcuni suoi comportamenti mi frenano.
-Credo che dovreste affrontare insieme l'argomento,-continua lei,-in una coppia non è bello ci siano segreti. Credimi te lo dico dopo cinque anni di matrimonio e una figlia. Vero Cry? 
-Già,- rispondo mezza immersa nei pensieri. Forse dovrei parlarne con loro. Può darsi che sapranno darmi qualche consiglio sulla questione. 
Prendo un respiro profondo e parlo tutto d'un fiato:-Devo confessarvi una cosa anch'io. Io e Ken non stiamo insieme anche se l'altra sera lui mi ha confessato che vorrebbe che ciò avvenga.
Guardo entrambi che sono rimasti in silenzio senza rispondere.
-E tu cosa gli hai risposto?,-mi chiede Rosalya.
Quella domanda mi lascia ancora più spiazzata. La scena della mia fuga mi si ripresenta davanti agli occhi, le parole di Ken risuonano ancora nella mia mente. Cerco di sforzarmi a parlare e proseguo:-Sono fuggita e mi sono chiusa in camera. Da allora non abbiamo più parlato e sinceramente sto cercando di evitarlo,-confesso guardando entrambi che mi osservano smarriti.
È Al a parlare, questa volta con voce più pacata del solito, toccandomi il braccio:-Come mai è successo? Ti va di parlarne con noi? Sembri così triste ultimamente e non avrei mai immaginato che fosse dovuto a questo.
Quelle parole mi confortano e sembrano infondermi coraggio, così racconto loro tutta la storia.
-...ora sapete tutto,-annuncio alla fine del mio discorso, -per di più tra qualche giorno ci sarà questa benedetta cena di famiglia e non so davvero come si evolveranno le cose con i miei genitori e zia Lily che continuano ad ammiccare nella nostra direzione.
-Ma tu cosa provi a riguardo? Ti sei mai fermata a pensare a questa cosa, o all'eventualità di approfondire il tuo rapporto con Ken?,-mi chiede Rosalya. 
-Ad essere sincera sì, ci ho pensato, ma ogni volta mi blocco perché una parte di me dice che con lui starei bene e che non mi mentirebbe mai, come invece ha fatto Dake, mentre un'altra parte dice che non dovrei forzare i miei sentimenti ora che sono ancora fragile. Se è amore nascerà col tempo. Devo essere sincera, io non lo amo come invece lui ama me e quindi mi spiacerebbe acconsetire alla sua corte sfrenata e poi farlo soffrire. A volte penso, e se non mi innamorassi mai di lui? Come reagirebbe? L'ho sempre considerato il fratello che non ho mai avuto e non vorrei davvero che soffrisse a causa mia,-dico mentre le lacrime bagnano le mie guancie.
-Oh cara quanto mi dispiace, -mi abbraccia Rosalya, -stai attraversando proprio un periodo difficile. Credo però che tu non ti possa colpevolizzare per tutto quello che può pensare Ken. Alla fine lui sa quanto sei ancora fragile e, secondo me, ha sbagliato a parlartene adesso. Avrebbe dovuto aspettare visto che ti vuole bene e invece, perdonami queste parole che sto per dire, in questo momento ha pensato solo a se stesso senza preoccuparsi dei tuo sentimenti.
-È vero Cry,-interviene Al continuando a carezzarmi il braccio, poi aggiunge,-inoltre credo che anche i tuoi familiari sbaglino in tutta questa faccenda. Secondo me dovresti parlarne con loro e mettere in chiaro le cose, soprattutto con tua zia. Credo che se le spieghi tutto, come hai fatto con noi, capirà e non ti metterà più in imbarazzo con lui. E poi naturalmente, quando ti sentirai pronta dovrai parlare anche con Ken, non trovi?
-Già, forse avete ragione,-dico asciugandomi le lacrime,-però vorrei che ci foste anche voi alla cena. La vostra presenza mi sarà di sostegno. Così potreste intratenere gli ospiti senza che questi continuino a parlare sempre di me e di Ken. 
-Ma gli ospiti di cui parli sono la tua famiglia,-dice Rosa.
-Già, -continua Al,-per di più questa sarà una cena di famiglia...
-Non importa,-lo interrompo, -prima di venire a Parigi non avevo amici apparte Ken, ma qui ho trovato voi che siete diventati molto importanti per me e, in un certo senso, fate parte della famiglia. Vi prego, accettate il mio invito. Vi farò conoscere gli altri. Naturalmente Rosa puoi portare Sophy e Leigh e tu Al, Lucas o tuo fratello. Non preoccupatevi del resto, ho bisogno del vostro sostegno. Passeremo una bella serata,-dico guardandoli con occhi dolci.
Al e Rosa si guardano finché esclamano insieme:- D'accordo cara, ci saremo.
-Grazie ragazzi,-sorrido abbracciandoli,-non so proprio come farei senza di voi.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17


Mancano alcuni giorni prima della cena e oggi sto andando alla redazione della rivista per portare gli articoli che la direttrice mi aveva chiesto. Ho il cuore in gola. Da quando, insieme ad Al e a Rosa, gli abbiamo scritti ho passato tutto il tempo a preoccuparmi per quello che la donna potrà pensare. Spero solo che non bocci le mie idee, altrimenti addio posto.
Mamma dice che andrà tutto bene. Ieri sera mi ha telefonato e mi ha rassicurato, per quanto possibile, sulla questione. Secondo lei non dovrei essere così tesa altrimenti la direttrice se ne accorgerà,  ma devo essere decisa e padrona di me. 
In questo momento, mentre mi avvio lungo la strada che porta alla redazione mi rendo conto di non essere affatto rilassata e padrona del mio corpo, visto che le gambe mi tremano in continuazione, ho la tachicardia e soprattutto stavo per finire sotto una macchina mentre ero immersa come al solito nei pensieri. Se questo non vuol dire essere decisi. 
Per di più il pensiero della cena che si avvicina non fa che aumentare la mia ansia. Con Ken non abbiamo più parlato dell'argomento "stare insieme" e stranamente tutto è ritornato alla normalità, per quanto possibile. Sembra quasi che ci sforziamo di proseguire come se nulla fosse accaduto, ma ogni tanto mi è parso di notare sul suo viso un velo di tristezza che cerca di celare sotto farsi sorrisi. In questo momento però non mi va proprio di parlarne con lui, perché solo accennare alla cosa mi fa star male e non vorrei scoperchiare in nessun modo questo vaso di Pandora prima del tempo. Spero solo che non stia soffrendo anche se credo sia così, nonostante lui cerchi di far vedere tutt'altro. 
Entrambi stiamo cercando di tenerci il più occupati possibile, col lavoro e con l'organizzazione della cena alla quale sta partecipando anche zia Lily che tra battutine, sorrisi, occhiolini e ammiccamenti non si rende conto che sta facendo di tutto per rendere le cose ancora più difficili, anche se lei pensa il contrario. 
Dopo che finirà questa storia degli articoli ho deciso che ne devo parlare con lei, prima della cena. Spero solo di non indispettirla in alcun modo e soprattutto spero che capisca le mie motivazioni e che mi sia di sostegno con mamma e papà che,  tra le tante cose che mi ha detto mamma ieri sera, non vedono l'ora di vedere quanto siamo felici nella nostra nuova casa.
Sono rimasta sbalordita a quelle parole. Da come parlava sembrava quasi desse per scontato che io e Ken ci saremmo presto sposati, quanto le cose stanno in tutt'altra maniera. 
Sono sicura che se al loro arrivo dicessi  di essere incinta sarebbero al settimo cielo, non più di quanto sarebbero scontenti se sapessero in che situazione di stallo si trova in questo momento la nostra amicizia.
Avanzo senza sosta sul marciapiede, camminando tra la folla che va avanti e indietro. Reggo in mano la cartellina rossa che contiene il mio lavoro e continuo a sperare che vada tutto bene.
"Calma e decisa",ripeto dentro di me,"devo essere calma e decisa e soprattutto padrona di me"; continuo a ripetermi queste parole quando, senza rendermene conto, vado a sbattere contro qualcuno e finisco per terra.
Ultimamente sembra proprio che io non possa fare a meno di finire addosso alle persone e ritrovarmi a gambe all'aria. L'aria di Parigi ha sortito una strano effetto su di me. 
-Dovresti cercare di stare più attenta,-dice una voce stizzita.
-Mi dispiace, ma andavo di fretta,- rispondo senza alzare lo sguardo cercando di recuperare il mio materiale sparso qua e là sul selciato. 
Ci sono un sacco di fogli e cerco di afferrarli il più velocemente possibile prima che qualcuno rovini tutto camminandoci sopra.
-Mi sa tanto che non puoi proprio fare a meno di venirmi addosso,-continua intanto la voce che adesso ha assunto un tono più cordiale e scherzoso.
Come? Ma come diavolo si permette questo sconosciuto a parlarmi in questo modo?
Sto per dirgliene quattro quando, alzando lo sguardo lo riconosco mentre mi osserva divertito con quei suoi occhi penetranti caratterizzati sempre da quell'espressione divertita.

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-Allora,-continua lui prima ancora che io sia riuscita a salutarlo,-ammettilo che non riesci a trattenerti dal venirmi addosso ogni volta che ci incontriamo!?,-dice con un sorriso.
-Ehi ciao Castiel! Che ci fai qui?
-Oh sai, stavo fermo giusto qui vicino aspettando che qualche bella ragazza mi venisse addosso e guarda un po' chi ha abboccato al mio amo?,- continua scherzoso.
-Scusami,-sorrido,- andavo di fretta e non ti ho proprio visto, -dico salutandolo con due baci sulle guace.
-Già. Sembra sia una tua particolare caratteristica.
-Se ti riferisci all'altro giorno non sono andate proprio così le cose. È stato Demon a venirmi addosso, se non ricordi.
-Certo che mi ricordo soprattutto perché lui non lo fa mai. Evidentemente ha buon gusto. 
-Oh, dai smettila con gli scherzi. Piuttosto come mai in giro da solo questa mattina?
-Ho già portato Demon a passeggio presto lungo le sponde del fiume perché dovevo sbrigare delle faccende in centro. Tu invece?
raccogliere i fogli da terra, mi fermo un attimo a leggere una specie di poesia.
- Ecco,-dico indicando i fogli che ho in mano,- stavo andando alla rivista per portare gli articoli che avevo scritto,- e piegandomi per terra continuo a raccogliere gli altri fogli.
-Lascia che ti dia una mano,-dice chinandosi con me.
-No, non preoccuparti ho quasi fatto,- rispondo prendendo un foglio tra le mani.
In quel momento il mio sguardo cade su ciò che vi è scritto sopra e noto con stupore che non si tratta dei miei articoli e mentre lui continua a raccogliere i fogli da terra, mi fermo un attimo a leggere una specie di poesia.
-Che succede?,- mi chiede ad un tratto lui,- perché ti sei fermata con quell'espressione sul viso?
-Ma è bellissima!,- rispondo non badando alla sua domanda,- è tua per caso?
-Cosa?,- chiede avvicinandosi a me e guardando il foglio.
Da quella distanza riesco a sentire l'odore del suo profumo, un misto tra muschio e dopobarba. 
Stare così vicini mi mette quasi in agitazione. Non capisco cosa mi prenda in alcuni momenti. Forse questo è dovuto alle sue continue battute e al fatto che da quando ci siamo conosciuti non ha fatto altro che mandarmi frecciatine. 
In questo momento una strana sensazione mi attraversa il corpo e mi sembra di arrossire; cerco di pensare ad altro, di concentrami sul foglio che ho per le mani, anche se sento il suo respiro sul mio collo e con la coda dell'occhio posso vedere i suoi capelli scarlatti che fanno capolino affianco a me.
restiamo in silenzio per un po', forse lui è intento ad esaminare quella poesia, ma mi sembra che stia indugiando un po' troppo; se la scrittura è la sua dovrebbe riconoscerla subito. 
Finalmente lui parla:- Oh, sì è mia. È una canzone che ho scritto l'altra sera, ma non la leggere non è venuta bene, - e così dicendo mi toglie il foglio dalle mani. -Mi dispiace di aver curiosato tra le tue cose, ma credimi è davvero bella!
-Ti ringrazio, ma non ne sono molto sicuro,- risponde e, dopo avermi aiutato a sistemare i fogli nella cartellina continua,-mi ha fatto molto piacere vederti Cristy. Spero che il tuo lavoro vada meglio del mio,-dice sventolando il suo foglio.
-Lo spero,-rispondo sorridendo, -altrimenti addio posto.
Restiamo in silenzio per un attimo guardandoci a vicenda finché lui esclama :- Beh, non vorrei trattenerti oltre. Io vado. Ci vediamo al locale.
-Certo,-rispondo con un sorriso. 
Lui mi guarda e facendomi un occhiolino si allontana.
Guardo l'orologio. Sono ancora in tempo per fortuna. 
Mentre proseguo per la mia strada, la mente non può fare a meno di ritornare a pochi attimi prima.
Chi sa cosa mi è preso in quel momento. Anzi non capisco cosa mi prende quando lo incontro.
Continuo a pensare a queste cose quando mi ritrovo di fronte al palazzo che ospita la redazione della rivista.
Mi blocco guardando in alto e l'ansia si ripresenta più forte di prima.
Faccio un respiro profondo, ripetendomi le parole della mamma.
Spero tanto vada tutto bene. 
Così mi faccio forza ed entro nell'atrio attraversando il grande portone d'entrata.

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