Non devi temere il fuoco

di HinoTsubasa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In quel giorno d'estate [his side] ***
Capitolo 2: *** In quel giorno d'estate [her side] ***
Capitolo 3: *** Troppe assurde differenze [his side] ***
Capitolo 4: *** Troppe assurde differenze [her side] ***
Capitolo 5: *** Non hai più scampo! [his side] ***
Capitolo 6: *** Non hai più scampo! [her side] ***
Capitolo 7: *** E se un diavolo ti piombasse in casa? [his side] ***
Capitolo 8: *** E se un diavolo ti piombasse in casa? [her side] ***
Capitolo 9: *** Emergenza biblioteca! [His side] ***
Capitolo 10: *** Emergenza biblioteca! [Her side] ***
Capitolo 11: *** Due facce della stessa medaglia? [His side] ***
Capitolo 12: *** Due facce della stessa medaglia? [Her side] ***



Capitolo 1
*** In quel giorno d'estate [his side] ***


Era un caldo giorno d'estate, passeggiavo per il bosco dov'era situata la casa in cui abitavo. Dopo qualche minuto di camminata decisi di riposarmi sotto l'ombra delle fronde di un grande albero poco distante da me.
Proprio quando stavo per assopirmi un forte rumore, seguito da una lieve scossa di terremoto, attirò la mia attenzione.
Si era formata una grande crepa nel terreno, poco distante dall'albero a cui ero poggiato, e vicino ad essa, sdraiata a terra, vi era una ragazza dai capelli color rosso cremisi, lunghi e folti che, mossi dalla lieve brezza estiva, parevano le fiamme di un fuoco divampante che riscaldava l'intero bosco.
Il suo vestito, di un giallo acceso come il sole, era stranamente sporco di cenere, e così anche il resto del suo corpo.
Non appena la strana ragazza si alzò finalmente in piedi, decisi di avvicinarmi. Era stata lei a creare quella frattura nel terreno? Inaccettabile, quel posto mi apparteneva.

«Cosa ci fai qui? Questo è il mio territorio.»
Mi fissò con aria decisamente indispettita e mi chiese chi fossi con tono prepotente.

«Questo dovrei chiedertelo io.»
Le risposi seccato, e dopo un lungo discorso su quale fosse il sesso dominante, rimasi piuttosto sorpreso di un piccolo particolare. Mi spiego meglio.
Affermai che, secondo il mio punto di vista, essendo una ragazza sarebbe scappata a gambe levate se si fosse ritrovata difronte ad un orso, ma... Lei non aveva la minima idea di cosa fosse un orso.
Avevo già intuito che fosse strana, ma così è decisamente troppo, sembrava provenisse da un altro mondo.

«Lasciamo perdere l'orso e tutta questa storia, più importante... Sei stata tu?»
Chiesi indicando la crepatura presente nel suolo. «Probabile... Non lo so...»
Rispose.

«Bene. Se non lo sai puoi benissimo andartene e non tornare. Ritorna a casa tua, questo posto non fa per te.»
Mi guardò con espressione indignata. Non mi convinceva affatto quello sguardo, e infatti...
«Non mi muovo da qui. Io non vado proprio da nessuna parte.»
Sospirai e raccolsi un bastoncino di legno da terra per poi disegnare un cerchio nel terreno intorno a lei e alla crepa, imponendole di restare lì dentro, ma, testardamente, lei uscì dal cerchio dicendomi che non avrebbe obbedito ad uno sconosciuto come me.

«Se la metti così, allora sono costretto a portarti via con la forza.» Mi piegai sulle ginocchia e, afferrandola per le gambe, la sollevai di peso tenendola su una spalla, come si tiene un sacco di patate. Era sorprendentemente leggera, ma optai per lamentarmi del suo peso per divertirmi un po'.
Chiaramente si lagnò, urlandomi di metterla giù e lasciarla in pace, fino allo sfinimento; così la lasciai.

«Come ti chiami?» Nessuna risposta. Solo silenzio.
«Sappi che il territorio sottostante è il mio, quindi qui sopra ho i tuoi stessi diritti.»
Avevo sentito bene? Proveniva dal sottosuolo? Ero piacevolmente scioccato ma preferii non darlo a vedere.

«Allora potremmo scendere a compromessi. Se mi dirai il tuo nome amministreremo questo territorio insie--»
«Prima il tuo.»
Mi interruppe bruscamente e, raccogliendo tutta la pazienza che avevo, le dissi il mio nome, Kaoru. Le parole che sentii uscire dalla sua bocca furono uno schietto "non mi piace" seguite da un terribile soprannome femminile e una risatina snervante.

«K-Kacchan? Mi prendi in giro?!»
«Perchè dovrei? Hai un aspetto così femminile, ti calza a pennello~»
Mi stava davvero irritando, così decisi di renderle pan per focaccia. Non mi sarei mai lasciato mettere i piedi in testa da una ragazza.
«Ah si? Beh, almeno le mie mutande non sono in bella vista come le tue.»
Mi fissò in silenziò per un istante, mentre le sue guance poco a poco diventavano rosse come i suoi capelli. Mi urlò di non guardare e mi diede del maniaco, proprio la reazione in cui speravo, decisamente divertente. Dopo essermi premiato un po' del suo imbarazzo, decisi di cambiare discorso.

«Comunque, non mi hai ancora detto il tuo nome.» Ran. Si chiamava Ran. Un nome piuttosto semplice per una ragazza così complicata.
Ormai era quasi il tramonto e la ragazza iniziò a tremare, lamentandosi del fatto che lì ci fosse freddo ma, nonostante le avessi suggerito di trovarsi un posto dove passare la notte, non voleva saperne di lasciare il posto in cui era presente la crepa.
Continuava a cercare un modo per allargarla così da poter tornare indietro ma, per quanto ci girass intorno e la colpisse ripetutamente, il terreno non si scalfiva. Restai lì ad osservarla in silenzio, era tanto strana quanto interessante.

Ormai era quasi del tutto buio, così mi sdraiai a terra, dandole le spalle, e chiusi gli occhi. Per quanto fosse insopportabile, non mi andava di lasciarla lì da sola, era pur sempre una ragazza.
Proprio in quel momento, mentre ero girato di spalle, sentii un gemito di dolore proveniente proprio da lei, così mi voltai. Aveva una gamba incastrata nella crepa e stava cercando di nascondermelo, che idiota.
Dopo essere stata rimproverata e dopo aver provato a liberarsi da sola, finalmente mi chiese aiuto. Così, nonostante tutto, l'aiutai.
I minuti passavano, il suo stomaco brontolava e la sua gamba era dolorante, potevo lasciarla lì? Certo che no, che razza di persona sarei?
«Ti va di venire a casa mia per mangiare qualcosa? E' da quando sei qui che non metti niente sotto i denti.»
Dopo essersi lamentata come sempre, accettò l'invito e mi seguì fino a casa.

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Capitolo 2
*** In quel giorno d'estate [her side] ***


Mi risvegliai in un insolito posto mai visto prima.
I colori, gli oggetti circostanti, la temperatura... Era tutto diverso. Dov'ero finita?
Mi stropicciai gli occhi e, alzandomi, mi massaggiai la testa dolorante.
Vicino a me era presente una crepa, su quello che pareva il suolo, nonostante la diversa consistenza.
«Ho... Superato il confine?» 
Improvvisamente uno strano ragazzo si piombò con prepotenza difronte a me. Impaurita, mi misi sulla difensiva, mai mostrare le proprie debolezze.
Come previsto, iniziò ad attaccarmi verbalmente. Cosa voleva da me? Non avevo fatto nulla di male.
Blaterava un mucchio di sciocchezze sul suo territorio e sul fatto che i ragazzi fossero più forti delle ragazze mettendo di mezzo anche un sacco di strane parole, pareva di parlare con un alieno.
Chiaramente risposi a tono ad ogni sua accusa, dovevo tenergli testa. 
Dopo varie discussioni, tentò di mandarmi via più e più volte.
Non potevo assolutamente allontanarmi da lì, sarebbe potuto uscire qualcuno dal sottosuolo per venirmi a prendere, oppure la crepa si sarebbe potuta riaprire.
Alla fine trovammo un compromesso. Gli bastava sapere il mio nome? Tutto qui? Che tipo decisamente strano. 
Lui si chiamava Kaoru, almeno il nome era normale. Era davvero un bel nome, ma non l'avrei mai ammesso in sua presenza. 
Aveva gli occhi di diverso colore l'uno dall'altro; uno degli occhi era rosso, proprio come i miei, anzi meno acceso, mentre l'altro era del colore del prato circostante, verde. Un verde intenso, davvero particolare.
I suoi capelli erano scuri e tutti arruffati, era talmente diverso da ciò a cui ero abituata da risultare affascinante ai miei occhi.
Peccato che fosse antipatico. Per cui..
«Ehy, che ne dici di Kacchan? E' molto meglio!»
Ridacchiai divertita nel vedere la sua reazione, quant'era buffo, sembrava quasi imbarazzato. Purtroppo si riprendeva in fretta dagli scherzi e si vendicava rispondendo senza peli sulla lingua, che seccatura.
Tutto ad un tratto la temperatura iniziò a scendere sempre di più, si moriva di freddo ma non potevo allontanarmi da lì. 
Cercai modi e modi per tornare a casa, finendo addirittura per infortunarmi ad una gamba, ma niente da fare.
Kaoru era ancora lì, non sembrava volersene andare, il che mi faceva piacere perchè c'era buio, freddo, stavo morendo di fame e con la gamba ridotta in quello stato non mi andava proprio di restare da sola. 
Dopo le varie lamentele provenienti dal mio stomaco affamato, Kaoru mi invitò a casa sua per mangiare qualcosa. 
«Non credo sia il caso che io mi allontani da qui...»
«Preferisci morire di fame? Come vuoi.»
Alla fin la mia fame prevalse su tutto il resto e accettai il suo invito.
Così, poggiandomi a lui per evitare di peggiorare le condizioni della gamba, lo seguii fino a casa sua.

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Capitolo 3
*** Troppe assurde differenze [his side] ***


Quando arivammo a casa lei sembrava piuttosto stranita, continuava a guardarsi intorno con aria confusa. 
«Che c'è, non hai mai visto una casa?» 
Le chiesi con tono di scherno, lei mi rispose che negli inferi le case erano molto diverse, più grandi, di colori più scuri e illuminate solo dalla fiamma rossa accesa del fuoco, e, a quanto pare, perfino le stanze erano diverse. Sarei stato proprio curioso di vederne una, purtroppo avrei messo a grosso rischio la mia vita, e non mi sembrava il caso.
«Dev'essere un posto particolare, non esiste un modo per visitarlo?»
Beh, tentar non nuoce, avevo un demone degli inferi proprio davanti agli occhi d'altronde.
«Oh certo, uccidi qualcuno, aspetti di morire e dopo ciò la tua anima verrà imprigionata nelle profondità degli inferi. Oppure fai un patto con il diavolo, ma dovrai comunque aspettare di morire.»
«Non era quello che volevo sapere...» 
Non capivo se fosse seria o se mi stesse solo augurando di morire atrocemente. Però la sua espressione mi riportava più alla prima ipotesi, era più che seria.
Mentre mi parlava un po' di lei e delle differenze tra il suo mondo e il mio, la scortai in cucina, la feci sedere e le chiesi cosa volesse da mangiare.
«Avresti del carbone tostato o dei biscotti bruciati?»
Non che mi aspettassi una risposta normale, iniziavo già ad abituarmi alle sue stranezze, tanto che quella risposta mi strappò un sorriso. 
«No, mi dispiace, però ho dei biscotti normali, perchè non li assaggi?»
Questa volta accettò subito, senza fare storie, doveva essere proprio affamata... O forse era solo incuriosita dal gusto? Chissà.
Rovistai nella credenza e tirai fuori un pacco di biscotti al cioccolato. Lo poggiai sul tavolo e le porsi un fazzoletto.
«Inizia a mangiare, nel mentre io cerco qualcosa per disinfettarti quella gamba.»
Inaspettatamente mi ringraziò e per un attimo mi parve di vederla sorridere con una dolce espressione sul viso. Mi era davvero grata? Che strana sensazione, mi sentivo felice in un certo senso.
Andai a prendere delle bende dal kit di pronto soccorso che tenevo nel bagno e quando tornai aveva già finito tutti i biscotti. 
«Wow... Eri davvero affamata. Oppure mangi sempre così tanto? Questo spiegherebbe il tuo peso.»
Gonfiò le guance indispettita, era davvero divertente prenderla in giro.
«Dai scherzo, alza la gamba così ti disinfetto le ferite.»
Mi inginocchiai a terra, difronte alla sedia su cui era seduta Ran, le afferrai delicatamente la gamba e iniziai a tamponarla con un dischetto di cotone impregnato di disinfettante, poi presi delle bende e le fasciai l'intera gamba.
«E' meglio se non fai pressione su questa gamba per un po', in più la tua caviglia sembra particolarmente gonfia...»
Nonostante il mio avvertimento, si fece scortare all'uscita. Le aprii la porta e se ne andò.
Non potevo di certo seguirla, sarei sembrato uno stalker ossessionato da lei, così, nonostante la voglia di varcare la soglia di casa per andare da Ran, decisi di chiudermi in camera mia e andare a dormire.

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Capitolo 4
*** Troppe assurde differenze [her side] ***


Finalmente arrivata alla sua casa la prima cosa che feci fu notare le differenze a paragone con la casa in cui abitavo io.
Era una casetta di piccole dimensioni, situata in mezzo al verde del bosco, proprio come descritta nel libro di fiabe che mi leggeva sempre mia sorella maggiore.
Quel libro era l'unico oggetto del mondo soprastante che io avessi mai visto in tutta la mia vita, mia sorella diceva sempre che era un regalo prezioso di una persona a cui teneva molto, ma non mi disse mai chi fosse quella persona. Chissà se anche lei era stata quassù prima della mia nascita.
Ero davvero incuriosita da questo mondo e mi fece piacere scoprire che anche a Kaoru sarebbe piaciuto visitare il mio. Se solo avessi potuto l'avrei invitato senza esitare, mi stavo abituando alla sua presenza, purtroppo non c'era modo di invitarlo senza togliergli la vita. Non era quello che volevo.
Comunque ora come ora non sapevo nemmeno io come tornare negli inferi. 
Kaoru mi scortò in cuicna e scostò una delle sedie dal tavolo, per farmi sedere.
«Oh, che gentiluomo!»
Ridacchiai divertita, non me lo aspettavo proprio da lui. Era più gentile di quanto credessi.
Mi sedetti sulla sedia affiancata al tavolo ed osservai i movimenti di Kaoru.
Mi porse uno strano pacco di strani biscotti, lo aprii e ne assaggiai uno... Era troppo dolce!
Non faceva per me, ma la fame mi impediva di rifiutarli, così mentre lui era andato a prendere del disinfettante, finii l'intero pacco di biscotti in tempo record. 
Gli chiesi altro cibo e lui mi diede una strana cosa fredda e molliccia chiamata budino, non era così male.
Mentre si occupava di medicarmi le ferite io continuavo a mangiare ininterrottamente.
«Ahia, brucia...»
«Strano da dire per una che viene dagli inferi.»
Scoppiai in una fragorosa risata, aveva un buon senso dell'umorismo.
Mi faceva piacere stare lì con lui, ma sapevo anche che non avrei dovuto perdere altro tempo, o peggio... Non dovevo affezionarmi.
Mi mancava la mia famiglia, ma dentro di me c'era qualcosa che mi diceva di restare. Ero incuriosita da questo luogo, sarebbe stato un male rimanere per un po'?
Cercai di mandare via tutti quegli assurdi pensieri, questo non era posto per me. Dovevo affrettarmi a tornare al mio luogo d'origine.
Mi feci riaccompagnare alla porta e, ringraziandolo a testa bassa, tornai di corsa al punto in cui era presente la crepa.

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Capitolo 5
*** Non hai più scampo! [his side] ***


Era mattina, il cielo era illuminato dal caldo sole estivo che riscaldava la giornata. 
Mi alzai dal letto, mi preparai e uscii di casa in fretta, dirigendomi immediatamente nel luogo in cui, sicuramente, avrei trovato Ran.
Era lì, sdraiata affianco alla crepa. Aveva gli occhi assonnati e sbadigliava in continuazione ripetendo la frase "non devo dormire...".
Mi avvicinai sedendomi affianco a lei.
«Buongiorno, qualcosa mi dice che non hai chiuso occhio stanotte. Perchè non ti riposti? Baderò io alla crepa.»
«No, non poss--»
Si addormentò di colpo prima di finire la frase. 
Presi il cappotto invernale che avevo portato con me appositamente per lei e glielo posai addosso, coprendola.
«Magari così soffrirà di meno il freddo»
Mentre dormiva borbottava cose incomprensimìbili, che carina. Ad un certo punto pronunciò la parola "Onee-san". Quindi anche lei aveva una sorella.
Tutto a un tratto iniziò ad aprire e chiudere una mano come se stesse cercando qualcosa da stringere, così, istintivamente, congiunsi la mia mano con la sua e gliela strinsi forte. 
Solo in quel momento mi accorsi che tutto il suo corpo emanava un piacevole tepore che, nonostante il caldo afoso dell'estate, mi rilassava.
Aveva un'aria così beata mentre dormiva, sicuramente le doveva mancare molto la sua sorellona, mi rattristava pensare a quanto potesse star male per il fatto di essere intrappolata in questo mondo, lontana dalla sua casa e dalla sua famiglia.
Dopo due ore buone di sonno, si svegliò.
«Oh no! Mi sono addormentata...» Esclamò preoccupata.
«Tranquilla, non è successo niente. Sono rimasto io di guardia.» Le dissi per rassicurarla.
Ma adesso incombeva un'altro problema. Aveva notato che le stavo tenendo la mano, chissà cos'avrebbe pensato... Nessuna reazione, ero salvo! Le lasciai semplicemente la mano e lei fece finta di niente, eppure mi aspettavo una delle sue sfuriate.
«Ehm... Ti ho portato quello, per alleviare un po' il freddo» 
Le indicai il cappotto poggiato sulle sue gambe.
«Beh, ti ringrazio... C'è davvero un freddo da galera.»
Prese il cappotto e lo indossò. Le stava leggermente grande, le maniche arrivavano a coprirle perfino le mani, mi veniva da ridere.
«Ti va di andare a fare una passeggiata nei dintorni? Non puoi stare ferma qui per sempre.»
«Non starò qui per sempre, solo finchè non succederà qualcosa.»
Mi alzai sbuffando e le porsi una mano.
«Dai, tirati su e andiamo a fare una passeggiata. Non sono ammesse lamentele.»
Alzò gli occhi al cielo afferrando la mia mano, così l'aiutai ad alzarsi.
«Come va la gamba, ti fa ancora male?»
«Va molto meglio, dottor Kaoru»
Si divertiva a prendermi in giro, eh?
«Molto divertente, andiamo dai»
Ci incamminammo per il bosco e iniziammo a chiacchierare un po', per passare il tempo.
«Tu quanti anni hai Kacchan?»
«Se non volessi dirtelo?»
«Oh, eddai! Fai il prezioso ora?»
«Ma quale prezioso, scherzavo. Ho sedici anni, tu invece?»
«Ah che seccatura, ho un anno in meno di te, ma guarda un po'.»
Nonostante la sua voce sembrasse così tranquilla, continuava a guardarsi intorno con aria preoccupata.
«Tutto bene? Sembri spaventata.»
«Lo sono! Ho visto in un documentario degli umani che hanno rapito un diavolo per avere questa!»
In quel momento si afferrò, da sotto il vestito, quella che sembrava una coda.
«...Woah! Ma quella cosa è vera?» 
Allungai una mano per provare a toccarla ma mi fermò.
«Certo che lo è! Ma è vietato toccarla.»
«Oh, perdonami diavoletta. E dimmi, hai anche le corna?» Le chiesi incuriosito.
«Ovvio, ma scordati di vederle, non ho voglia di toglierle fuori, non sono ancora abituata al dolore.
Sai, una volta diventati adulti non si possono più nascondere, infatti i lavori sporchi, quelli di spionaggio, li fanno fare sempre ai più piccoli.
Bene! Ora torniamo indietro!»

Si voltò di scatto e iniziò a camminare nella direzione opposta.
«Fermati, non da quella parte.»
«E dove? Questo posto è tutto uguale...»
«Cosa faresti senza di me, eh?»
«Direi che senza di te sarei persa, nel vero senso della parola.»
Risi e iniziai a incamminarmi nella direzione giusta. 
Però... Avevo una strana voglia di prenderla un po' in giro, così mi fermai di colpo e, guardandomi intorno, le dissi di aver dimenticato la strada.
Lei si accasciò a terra con aria disperata ripetendo "oh no, come faremo". Esagerava sempre.
«Forse... Se tu mi dessi un bacio sulla guancia potrei ricordare.»
Massì, l'avrei presa per i fondelli ancora per un po'.
Lei non battè ciglio. Mi fece segno di avvicinarmi e così feci. Mi aveva preso sul serio?
Non volevo costringerla a fare una cosa del genere, quindi la fermai.
«Stavo scherzando, sceeema.»
«...Non prendermi in girò così!»
«Beh, tentar non nuoce, almeno ci ho provato.»
Alzai le spalle sorridendole. 
Tutto a un tratto lei si avvicinò di scatto e mi posò un leggero bacio sulla guancia. 
...Non me lo aspettavo proprio, ero completamtente avvolto da stupore e imbarazzo. Devo ammettere che non si faceva problemi per niente.
«Contento?» 
Mi sorrise con aria divertita dandomi un colpo d'anca, seguito da un occhiolino, ed io ricambiai con una leggera gomitata.
In un attimo aveva cancellato tutta la tensione che provavo, era incredibile.
Riprendemmo a camminare e poco dopo arrivammo di nuovo nel luogo del nostro primo incontro.
Ma una cosa  non quadrava... La crepa era sparita.

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Capitolo 6
*** Non hai più scampo! [her side] ***


Ormai era sorto il sole, avevo passato la notte in bianco per stare di guardia alla crepa, terribile.
Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, ma dovevo resistere.
Mi bastava restare concentrata sull'obbiettivo senza distrarmi, purtroppo...
«Oh, buongiorno a te Kacchan...»
Arrivò lui, che si offrì di controllare la crepa.
Non ebbi neanche il tempo di rifiutare il suo aiuto che mi addormentai di colpo, come se il mio cervello avesse preso una decisione senza il mio consenso.
Ero caduta in un sonno profondo.
All'inizio era tutto nero, ma ad un certo punto mi ritrovai nella mia camera.
Ero seduta difronte alla porta, mi alzai e l'aprii, scesi la lunga rampa di scale che mi avrebbe portata alla sala principale della casa e, una volta arrivata al centro della sala sentii il suono di un pianoforte.
Era il pianoforte in marmo che stava nella sala concerti.
Quel suono dannatamente malinconico ma leggero... Non poteva che essere mia sorella.
Normalmente le melodie di questo mondo erano, diciamo, "infernali", molto forti e confusionarie, ma mia sorella era diversa.
Non so dove avesse imparato quel modo di suonare, ma mi piaceva un sacco.
Spesso mi sedevo sulla chaise longue della sala ad ascoltarla per ore e qualche volta mi capitava di addormentarmi, accompagnata da quella melodia così dolce.
Mi diressi verso la sala, aprii la grande porta in ferro e corsi da mia sorella ad abbracciarla.
«Onee-san! Ti va di stare un po' con me?»
Lei si girò lentamente, mi posò una mano sulla testa, accarezzandomela, e mi sorrise con la solita dolcezza di sempre.
Mi prese per mano e alzandosi mi disse "Ti va di ballare, principessa?"
Risi divertita ma non appena schioccò le dita e la musica partì... Mi svegliai...
Mi veniva da piangere, perchè era solo un sogno? Perchè non era la realtà?
Sospirai abbassando lo sguardo.
«Dormito bene?»
Kaoru era ancora lì, aveva davvero controllato la crepa per me.
Non appena fui del tutto sveglia mi resi conto che stavo tenendo la mano di Kaoru... Che imbarazzo!
Era senz'altro colpa mia, probabilmente gliel'avevo afferrata durante il sonno, non sapevo che dire... Forse era meglio stare zitta e far finta di niente.
Portai lo sguardo lontano da lui, che poco dopo mi lasciò la mano.
«Ehm... Ti ho portato quello per alleviare il freddo.»
Notai solo in quel momento che avevo un cappotto sulle gambe, era morbido e caldo... Così lo presi e lo indossai.
Che bella sensazione...
Aveva il profumo di Kaoru, forse era stato vicino agli altri vestiti, dato che non gliel'avevo mai visto indosso.
Dopo essermi messa il cappotto, Kaoru si alzò e mi chiese di accompagnarlo a fare una passeggiata.
In un primo momento rifiutai, ma lui era stato così gentile con me che non avevo altra scelta se non quella di seguirlo.
Ci addentrammo nel bosco e parlammo di varie cose, tra cui anche la mia coda e le mie piccole corna nascoste.
Dopo neanche un kilometro di camminata ero già impazziente di tornare indietro.
Stavo ripensando al sogno che avevo fatto, forse era un buon segno!
Magari era cambiato qualcosa e potevo finalmente tornare a casa e rivedere mia sorella.
Dopo uno dei soliti scherzi di Kaoru, finalmente ci incamminammo per tornare indietro.
...Oh mio dio, gli avevo dato un bacio sulla guancia!
Ero forse impazzita?
Ormai avevo allentato la tensione, ma non potevo non pensarci. Anche se era strano era pur sempre un ragazzo.
Ero sempre stata molto spontanea ma qui non era il caso, dovevo fermare il mio istinto.
Era assurdo quanto mi imbarazzassi con lui, laggiù le rafazze non erano solite parlare troppo spesso con i ragazzi, a meno che non si trattasse di incarichi o d'istruzione, quindi mi comportavo come mi sarei comportata con una mia amica... O almeno credo.
In quel momento ero imbarazzata ma felice, purtroppo quando tornammo al luogo di partenza mi sentii morire dentro, non avevo più via di scampo, ormai ero bloccata lì, forse per sempre...
La crepa non c'era più...

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Capitolo 7
*** E se un diavolo ti piombasse in casa? [his side] ***


Ran era arrogante, vivace, furba e dispettosa, o almeno in quel poco tempo che avevo passato con lei era tutto ciò che mi aveva trasmesso con il suo modo di fare, un vero e proprio diavolo, ma vedere quel diavolo così disperato mi spezzava il cuore.
In un primo momento era come paralizzata. Fissava immobile il terreno con gli occhi sbarrati che pian piano iniziavano a riempirsi di lacrime.
Più le lacrime le inondavano gli occhi più questi si stringevano dando al suo viso un'espressione di atroce dolore.
Mi sentivo così inutile stando lì a guardarla mentre tutta la sua vita andava in fumo, aveva una famiglia lì e sicuramente dei progetti per il suo futuro, questo non era il suo posto, ma non potevo davvero far niente.
Anche se inutilmente, provai ad avvicinarmi per offrirle un po' di conforto, ma non appena cercai di proferire parola lei si voltò di spalle, si asciugò le lacrime con una manica del vestito e girò la testa rivolgendomi uno sguardo.
«Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a questa scena pietosa»
Si stava scusando per aver pianto? Chi l'avrebbe mai detto che mi avrebbe stupito perfino in quest'occasione.
«Ran, non devi trattenerti, per me non è un problema.»
Niente da fare, a quanto pare era anche fin troppo orgogliosa, oppure era solo questione di educazione? Qualunque cosa fosse stava soffrendo, e non potevo lasciarla soffrire da sola.
«Vieni a stare a casa mia per un po', vedrai che troveremo una soluzione.»
E così la portai con me, di nuovo.

«Chiyoko, abbiamo ospiti.»
Una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri se ne stava seduta sul divano del salotto a leggere un romanzo.
Era talmente presa da non sentire ciò che le avevo detto, così dovetti richiamarla più volte per attirare la sua attenzione.
Ran sembrava un po' spaesata, l'ultima volta che era venuta non c'era nessun'altro oltre a me, forse non era stata una buona idea presentarle un'altra persona dopo quello che le era successo, ma ormai era fatta.
Non appena notò la presenza di qualcun'altro, Chiyoko chiuse il libro e lo posò sul tavolino difronte a se per poi alzarsi e rivolgerle un inchino.
«Perdona la mia maleducazione, il mio nome è Chiyoko. Lieta di poter fare la tua conoscenza.»
Come suo solito approcciò la "nuova arrivata" con un sorriso cordiale, mentre Ran forzò un sorriso per non sembrare scortese.
«Torno tra un attimo, vi lascio il tempo di conoscervi.»
Così mi allontanai e mi diressi al piano di sopra.
«Così tu sei Ran! Kaoru mi ha parlato molto di te, sai? Spero che potremmo instaurare una buona amicizia!»
Chiyoko stava già iniziando a parlare fin troppo, avevo sbagliato un'altra volta, sicuramente Ran non se la sentiva di socializzare in quel momento.
Scesi di corsa le scale e mi posi tra Chiyoko e Ran prendendola per mano.
«Ti faccio fare un giro della casa, l'ultima volta non ne hai avuto il tempo. Hai fame? Sete?»
Chiyoko indietreggiò un po' titubante e tornò a sedersi sul divano con un espressione confusa.
«Effettivamente avrei un po' di sete, ma voi bevete acqua no? ..Mi ucciderebbe. 
Non è indispensabile ma solitamente bevo lava.. Introvabile, vero?»

Ed ecco che di nuovo iniziava a parlare di cose strane, cosa poteva sostituire della lava? Acqua calda? Incandescente? Così pareva.
Misi dell'acqua a scaldare sul fuoco e la portai al piano superiore per farle vedere la sua stanza.
«Quella Chiyoko.. Chi è?»
«Oh, lei? E' una mia amica di infanzia»
«Amica di infanzia... Anch'io avevo degli amici d'infanzia lì, ma non potrò più vederli..»
Accidenti, non volevo farla intristire di nuovo, dovevo dire qualcosa.. Non ero bravo in queste cose, così cercai qualche frase d'effetto.
«L'importante è che adesso non sei completamente sola, Perchè noi ti aiuteremo.»
«Ti ringrazio Kaoru, sono in debito.. Però, posso chiederti un altro favore? ...Potresti lasciarmi la tua giacca? Sai fa piuttosto freddo.»
«Certo. Aspettami un attimo, sistemo la tua stanza e poi ti porto lì.»
Mi allontanai ed entrai nell'ultima stanza in fondo al corridoio, aprii l'armadio e presi il futon che solitamente usavamo per gli ospiti, lo posizionai al centro della stanza e lo sotterrai con cinque calde coperte. Sigillai la finestra per non far entrare nessuno spiffero e poi andai a prendere una piccola stufa dallo stanzino lì affianco.
Quando tornai da Ran trovai Chiyoko che la stava di nuovo riempiendo di domande.
«E' ora di andare a letto Chi-chan, sbrigati prima che faccia buio pesto.»
«Allora buonanotte, ci vediamo domani Chiyo!»
«Spero che non ti abbia infastidita troppo, ma sembri stare leggermente meglio»
«Beh, Chiyo è interessante.. Comunque è pronta la mia acqua?»
«Certo! Andiamo in cucina, la stanza la vedrai stanotte.»
Ci avviammo in cucina dove l'acqua ormai stava bollendo. Spensi il fuoco e tolsi la pentola dal fornello, poi versai l'acqua in un bicchiere e glielo porsi.
«Qualcosa devi pur berla, no?
Senti.. Vuoi fare qualcosa? Giusto per distrarti un po'.. Magari potremmo guardare un po' di tel-»

«No.. E' meglio se per il momento vado a dormire. Magari domani.»
«Allora ti accompagno in camera.»
E dopo averla scortata fino alla stanza, lei mi rivolse un leggero sorriso e chiuse la porta. 
Non so se fosse la mia immaginazione, ma mi sembrò di sentirle sussurrare un "grazie" da dietro la porta.

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Capitolo 8
*** E se un diavolo ti piombasse in casa? [her side] ***


Non era possibile... La mia unica speranza, l'unica cosa che mi dava ancora un briciolo di positività, era scomparsa.
Mi sentivo vuota, in quel momento pensai che sarei voluta morire lì, se non potevo tornare a casa che senso avrebbe avuto la mia vita? 
Una come me non poteva stare in altro posto, non avrebbe retto.
I miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime roventi. Più mi rendevo conto di essere in trappola e più la mia voglia di vivere diminuiva a dismisura.
Certo, mi sentivo così, ma... Non ero sola.
Quando mi resi conto che Kaoru mi stava guardando con aria preoccupata presi tutta la forza che mi era rimasta e cercai di tranquillizzarmi almeno un poco.
Però a lui questa forza non serviva. Mi resi conto che potevo tranquillamente mostrarmi vulnerabile ai suoi occhi, perchè lui mi avrebbe sostenuta, ma non lo feci comunque. E un'altra cosa che non feci fu quella di rifiutare il suo aiuto, ne avevo bisogno e lui me lo aveva offerto.

Quando tornai a casa sua notai qualcosa di inaspettato.
Seduta sul divano del salotto vi era una ragazza con i capelli lunghi e lisci del colore dell'oro, anzi, più chiari, ma risplendevano proprio come l'oro.
Teneva tra le mani un libro talmente grande da coprirle le gambe su cui lo posò non appena notò la mia presenza.
Quando alzò lo sguardo verso di me notai altri suoi tratti e ne rimasi affascinata. Aveva un viso dolce, probabilmente era più piccola della sottoscritta, ma ciò che mi colpì di più furono i suoi occhi. Erano esattamente del colore che avvolgeva il cielo di questo luogo, azzurri, e il suo sguardo era gentile. Gentile come lei.
Con fare educato mi rivolse un piccolo inchino e si presentò con una grande allegria. Che invidia.
Kaoru si era allontanato un attimo e mi sentivo un po' a disagio, ma quella ragazza di nome Chiyoko sembrava cercasse in tutti i modi di allentare la tensione.
«Il piacere è tutto mio, io sono Ran, mi dispiace che tu mi debba conoscere in questo stato...»
Iniziò a parlare di varie cose che riguardavano Kaoru e sinceramente mi strappò un piccolo sorriso, specialmente quando Kaoru mi trascinò via per non farmi sentire altro.
Mi portò avanti e indietro per i corridoi con fare impacciato, non sapendo da dove iniziare a farmi vedere la casa. Che buffo, almeno così mi risollevava leggermente il morale.
Mentre giravamo per la casa cercavo di intravedere cosa ci fosse nelle stanze. Alcune porte erano aperte, altre semichiuse, avrei tanto voluto vedere la sua camera...
Al solo pensiero il viso mi andò in fiamme, che mi stava succedendo? Sembravo una stalker, che ribrezzo.
Forse avevo bisogno di starmene un po' per conto mio, così gli chiesi di mostrarmi la camera dove avrei alloggiato, e anche un altro piccolo favore..
Mentre si allontanava il mio sguardo era come se lo seguisse in automatico.
«Hai davvero un bell'elemento.»
Sobbalzai all'inaspettata frase proveniente dalle mie spalle.
Chiyoko era sbucata all'improvviso dalle scale, dicendo qualcosa di piuttosto bizzarro.
«E-elemento?»
«Erro? Tendi molto all'elemento del fuoco. Secondo natura, il fuoco è l'elemento più antico bramato dai druidi, spesso la fiamma del fuoco viene anche usata per rappresentare la vita.»
«La vita... Sembra un bel significato, no?»
«Oh si, lo è! Sai, ti trovo molto gentile, so che posso sembrare un po' strana, ma lo penso davvero.»
«Io non ti trovo affatto strana, al contrario sei piuttosto interessante. Ti dispiace se ti chiamo Chiyo?»
«Oh, nient'affatto! Chiamami pure come preferisci.»
Mi sentivo meglio, potevo parlare con qualcuno del più e del meno in tutta tranquillità, era così gentile. Non aveva pregiudizi e il suo istinto non sbagliava un colpo. Forse stava nascendo una nuova amicizia
«Ehy, Chiyo, tu quanti anni hai?»
«Esattamente dieci!»
«Hai davvero un viso angelico, immaginavo che fossi più piccola»
«Infatti... E' ora di andare a letto Chi-chan, sbrigati prima che faccia buio pesto»
In questa casa avevano proprio il vizio di apparire dal nulla!
Kaoru era tornato e aveva mandato Chiyoko a dormire, come un fratello maggiore. Era una cosa davvero carina.
Mi feci portare in cucina per bere qualcosa e mi sedetti su di una sedia, sbadigliando.
«Chiyoko è davvero sveglia per la sua età, non è così?»
«Si, ma è anche molto ingenua, spero non ti abbia infastidita.»
«No, assolutamente no, è molto socievole» 
Poggiai il bicchiere vuoto sul tavolo, alzandomi successivamente dalla sedia e gli feci capire di voler andare a dormire.
Così mi feci accompagnare in stanza.
«Ecco, questa è la tua camera, spero ci sia abbastanza caldo»
Aveva fatto di tutto per riscaldare la camera, un gesto molto gentile.
Alle sue parole mi scappò un sorriso e allo stesso tempo sentii il battito del mio cuore accellerare leggermente, così chiusi in fretta la porta e poggiai la fronte su di essa, aspettando che le mie guance tornassero del loro colore naturale.
«E comunque... Grazie!»

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Capitolo 9
*** Emergenza biblioteca! [His side] ***


«Che noia...» 
Sospirai gettandomi a peso morto sul divano.
Chiyoko era seduta sulle scale, sfogliando un libro, mentre Ran stava in piedi, con le braccia incrociate, proprio davanti a me.
«Che ne dici di fare qualcosa insieme? Giusto per ammazzare il tempo.»
«Tu che proponi di fare?»
Poggiai un braccio sullo schienale del divano osservandola in attesa di una risposta.
«In realtà.. Mi piacerebbe vedere tutto di questo posto. Fammi vedere la tua camera!»
Afferrò la mia mano con forza, tirandomi su dal divano. Fu così veloce che quasi non mi accorsi neanche di essere già in piedi. 
Con la stessa velocità, la trascinai verso le scale, dirigendomi verso la mia camera.
«Va bene, ma non fare di testa tua come sempre.»
Aprii lentamente la porta della camera e mi appoggiai allo stipite. 
Chiaramente Ran entrò senza permesso, non che mi aspettassi diversamente.
«Questa stanza è completamente diversa dalla mia! Perchè in quella che mi hai dato non c'è niente?»
Ed eccola di nuovo che si indispettiva. Classico.
«Perchè di solito non abbiamo ospiti.
Basta così, adesso esci.»

Mi avvicinai a lei e, afferrandole le spalle, la spinsi leggermente fuori dalla stanza.
Era imbarazzante mostrare la propria stanza a una ragazza, specialmente a lei.
«Di già? Va tutto bene?»
«Oh, ehm, si... Mi fa uno strano effetto averti in camera.»
Ridacchiai nervosamente, nascondendo l'imbarazzo.
«Non la mangio mica!»
«Non è questione di mangiare, scema!»
«Uhm, allora non capisco..»
«Lasciamo stare.»
Era davvero così ingenua? 
Eppure mi aveva sempre dato l'impressione del contrario, o forse lo faceva apposta.
Quella ragazza era davvero un mistero.
«Ran-chan! Vieni a vedere la mia stanza!»
E improvvisamente, Chiyoko la portò via.
Momento ideale, avrei avuto il tempo di calmarmi e capire il perchè di quell'agitazione improvvisa.
Ad un certo punto il mio orecchio captò delle risatine, era da tanto che non sentivo Chiyoko ridere così incuriosito mi avvicinai alla porta e cercai di origliare.
A un certo punto mi parve di sentire il mio nome, ma proprio quando appoggiai l'orecchio sulla porta, Chiyoko l'aprì e presi un colpo sulla testa e barcollando finii in terra.
«Ah, che dolore...»
Mi rialzai massaggiando la testa dolorante, e vidi lo sguardo severo di Chiyoko puntato contro di me.
«Non si origliano le conversazioni tra ragazze, Kaoru!»
Notai il viso rosso di Ran e subito cercai di cambiare discorso.
«Ehm... T-ti va di vedere la biblioteca, Ran?»
«Una biblioteca? Sarebbe fantastico! Oh-
Ma prima...»

Prese la mano di Chiyoko e le fece fare un giro su se stessa.
«Che ne pensi? Può uscire così?»
«Oh, uhm... Certo, vai pure Chi-chan.»
«G-grazie!»
Chiyoko corse via con un enorme sorriso sul volto, era da tanto tempo che non la vedevo così felice.
Ran era una carica di vitalità per tutti noi.
«Allora, questa biblioteca?»
«Oh, si, andiamo.»
Misi le mani in tasca accennando un sorriso e la portai nella biblioteca situata al piano terra.
Euforicamente iniziò a correre qua e là tra gli immensi scaffali della stanza, passando l'indice sulle rilegature dei libri.
Poi si fermò e prese un libro tra le mani, ma quando iniziò a sfogliarlo, quel libro prese fuoco.
D'istinto presi il libro dalle sue mani e lo lanciai via.
«Ti sei fatta male?!»
«Kaoru no! Così prendono fuoco anche gli altri!»
Sgranai gli occhi osservando le fiamme che piano piano si espandevano su tutti i vecchi libri polverosi.
«Serve dell'acqua!»
«Non funzionerà... Devo.. Devo assorbirlo.
E' tanto, ma dovrei riuscirci. Tu esci»

Uscii dalla stanza e restai sull'uscio della porta ad osservarla.
«Avevo un brutto presentimento, così sono tornata a vedere come stava...te»
Chiyoko, che era appena tornata a casa, rimase impietrita a vedere quella scena.
Cercò di entrare ma la fermai, e lei corse via, su per le scale.
Aveva appena rivissuto uno shock tremendo.

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Capitolo 10
*** Emergenza biblioteca! [Her side] ***


Non c'era davvero niente da fare, perfino Kaoru se
ne stava sul divano sbuffando.
Incrociai le braccia battendo un piede a terra, 
aspettando che Kaoru proponesse qualcosa da fare, 
ma niente. Così presi io in mano la situazione e 
cercai di smuoverlo da quel divano.
Cosa avrei voluto fare? Beh, era il momento di 
vedere anche la sua camera, ormai era come se 
vivessi lì, perchè non conoscere tutta la casa?
Chissà se sarei mai potuta entrare a far parte 
della loro famiglia... Arrossii leggermente, ma che 
stavo dicendo? Io avevo già una famiglia e sarei 
dovuta tornare da loro.
Quando entrai nella sua camera, Kaoru sembrava un 
po' agitato, che avessi fatto qualcosa di male?
Avrei voluto tanto guardarla meglio, ma mi spinse 
fuori subito, e non ebbi neanche il tempo di 
ribattere che Chiyoko mi trascinò nella sua.
«Era da un po' che volevo fare una bella 
chiacchierata con te, Ran-chan!
Raccontami qualcosa, per esempio, sei figlia 
unica?»

Scossi la testa, mi faceva piacere poter parlare 
con un'altra ragazza. 
Dove vivevo prima, non avevo molte amiche, le 
ragazze non mi sopportavano, tutta colpa di quei 
dannati ragazzi che mi giravano intorno. 
Insopportabili.
«Ho una sorella, e devo dire che mi manca...»
«Neanch'io mi definisco figlia unica, perchè Kaoru 
è come se fosse mio fratello!
Come si chiama tua sorella?»

«Beh, dipende. Vuoi sapere il suo nome di nascita, 
quello da diavolessa oppure quello che usa sul 
lavoro?»

Vidi la sua faccia piuttosto confusa, forse per 
loro non funzionava così. DI sicuro non se 
l'aspettava, d'altronde io mi ero presentata 
solamente col mio nome di nascita, dato che era 
quello che preferivo.
«E' possibile saperli tutti?»
«Uhm.. Ora che ci penso quello sul lavoro dovrebbe 
essere segreto, scusa...»

«Allora vanno bene anche solo gli altri due!»
«Va bene. Il nome di nascita è Rin, molto simile al 
mio no? Mentre quello da diavolessa è Hairabeth»

«Hairabeth.. E' davvero un bel nome. Senti Ran, 
anche tu hai un secondo nome?»

«Beh si... Ma preferisco non pronunciarlo, almeno 
non finchè posso usare questo. Sai, una volta 
superati i vent'anni, non potrò più utilizzare il 
mio nome di nascita... Sarò una diavolessa completa 
e come tale dovrò usare quel nome.»

Sospirai mentre pensavo al momento in cui sarei 
dovuta cambiare. Mia madre e mia sorella erano 
delle diavolesse stupende, sarei tanto voluta 
essere come loro, ma allo stesso tempo avevo paura. 
Paura di cambiare.
Mi sarebbero stati affidati incarichi sempre più 
pericolosi, non avrei più potuto nascondere quelle 
fastidiose corna e sarebbero state molto più 
vistose. E ancora peggio, l'incontro con un umano 
sarebbe stato punito con la pena di morte, sotto 
tortura.
«Io avevo una gemella.»
La sua affermazione mi fece tornare con i piedi per 
terra.
«Avevi?»
«Si, è morta in un incendio.. Per colpa mia.
Ero davvero piccola e non sapevo dove andare, casa
 
mia era ridotta in macerie, ma un giorno incontrai 
Kaoru e da allora vivo con lui.
Ti ho vista un po' giù, così ho pensato di 

condividere anche un po' del mio dolore, per non 
farti sentire sola.»

La storia di Chiyoko mi fece quasi venire le 
lacrime agli occhi, ma non volevo farla sentire in 
colpa per avermi fatta piangere così le sorrisi e 
l'abbracciai.
«Dato che non si sa ancora per quanto resterò qui, 
è bene che ci conosciamo meglio, no?»

«Giusto! Vediamo.. Ti piace Kaoru?»
Che domanda improvvisa! Proprio non me l'aspettavo, 
tanto che il mio viso andò in fiamme. O meglio, dai 
miei capelli iniziarono a fuoriuscire delle 
fiammelle.
«Beh, f-forse un pochino»
Chiyoko scoppiò a ridere tenendosi la pancia.
«Un pochino? Ran-chan, vai a fuoco! Guarda che non 
lo dico a nessuno, promesso!»

«In questo caso.. Mi piace da morire!» 
Mi coprii il viso con le mani, scuotendo la testa 
per l'imbarazzo. Se mi avesse sentita Kaoru, mi 
sarebbe potuto venire un infarto.
«Ran-chan, ci sarebbe un ragazzo che mi piace.. E mi ha chiesto di uscire, però.. Aiutami! Ho bisogno di consigli!
Come mi devo comportare, e come mi vesto?»

«Oh oh, che sorpresa! Vediamo, vediamo, innanzi tutto sii te stessa, sei una ragazza dolce e gentile, farai colpo di sicuro!
Adesso pensiamo all'aspetto esteriore.»

Mi diressi verso quello che pareva essere un armadio e lo aprii.
Dentro c'erano diversi vestiti, tutti molto semplici e di colori chiari.
«Dimmi Chiyo, qual'è il tuo preferito?»
Si avvicinò a me e tirò fuori dall'armadio un vestito azzurro con un fiocco sul retro.
«Questo! L'ho usato solo in rare occasioni, ma mi piace un sacco»
«E' perfetto, provatelo!»
La feci cambiare, e le stava d'incanto.
Ad un certo punto, mentre parlavamo ancora delle nostre questioni amorose, sentimmo un rumore da dietro la porta e Chiyoko, con molta tranquillità, si avvicinò ad essa e l'aprì.
Kaoru era lì dietro, non mi aspettavo che fosse il tipo di persona che origlia alle porte, e se mi avesse sentito?
Solo al pensiero divenni rossa come un pomodoro.
Fortunatamente Kaoru cambiò discorso, e decise di farmi visitare la biblioteca.
Ero al settimo cielo, avevo sempre desiderato vederne una dal vivo.
«Woah! E' stupenda!»
Mi brillavano gli occhi dall'emozione, ero talmente euforica che le mie piccole corna spuntarono dalla mia nuca, ed anche la coda non ritardò a sbucare fuori.
Gironzolai per la biblioteca scodinzolando qua e là.
Osservai attentamente tutti i libri, e ne trovai uno con la copertina rosso acceso che mi colpì molto, così lo presi tra le mani ed iniziai a sfogliarlo. L'unico problema fu che il libro iniziò a bruciarmi tra le mani, ci rimasi piuttosto male. Era ovvio che non potessi toccarlo, che stupida.
E come se non bastasse, Kaoru spinto dal suo istinto lanciò via il libro, che iniziò a dar fuoco all'intera stanza.
«Serve dell'acqua!»
«Non funzionerà... Devo.. Devo assorbirlo.
E' tanto, ma dovrei riuscirci. Tu esci»

Mi sedetti a gambe incrociate nel bel mezzo delle fiamme, mentre chiudevo gli occhi mi parve di vedere la sagoma di Chiyoko, sarebbe stato terribile se avesse visto quella scena dopo ciò che mi aveva raccontato.
Ma non potevo perdere la concentrazione, così restai lì immobile mentre pian piano le fiamme venivano riassorbite direttamente dalla mia coda.


Dopo questo capitolo ci sarà una breve pausa estiva ;;

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Capitolo 11
*** Due facce della stessa medaglia? [His side] ***


Stavo lì, immobile davanti alla porta della biblioteca a fissarla, mentre tutto il fuoco che prima divampava tra le vecchie pagine dei libri impolverati, pian piano diminuiva, come se venisse risucchiato dalla sua sottile coda.
Quando finalmente tutto il fuoco scomparve dalla stanza, Ran si alzò e si diresse verso di me barcollante.
Sembrava debole ma la prima frase che uscì dalle sue labbra era di preoccupazione verso Chiyoko. 
Al che le risposi che sarebbe stato meglio lasciarla un po' da sola per riprendersi.
«Hai ragione... Non è che avete una cella frigorifera, dovrei rilasciare il fuoco accumulato, o rischio di sentirmi male»
Ero molto preoccupato per Ran, e con quell'affermazione era anche peggio.
«No, niente cella. Andrebbe bene un posto spazioso come la spiaggia? Lì c'è anche dell'acqua...»
Annuì silenziosamente cercando di arrivare all'uscita della casa.
Feci per avvicinarmi, in modo da aiutarla a camminare ma lei mi respinse.
«Non toccarmi! E' pericoloso, potresti scottarti.»
La sua reazione mi lasciò molto sorpreso, e forse ci restai un po' male.
Improvvisamente una fitta lancinante all'occhio sinistro. Indietreggiai e con un grande sospiro corsi verso il bagno al piano di sopra e mi chiusi dentro.
«Kaoru!» 
Sentii Ran urlare il mio nome... E poi solo il buio.
Quando riaprii gli occhi sbuffai con fare annoiato, aprii il rubinetto, mi sciacquai la faccia, diedi un pugno alla porta ed uscii di lì.
Ran. Dovevo farla stare meglio.
Corsi giù e la presi con forza per un braccio. uscendo di casa sbattei la porta alle nostre spalle e la trascinai fino alla spiaggia.
Nel mio inconscio sapevo cosa stava succedendo, ma in quel momento non compresi la situazione, come se non fossi io.
Una volta arrivati mi assicurai che non ci fosse nessuno nei dintorni, non potevo correre il rischio che qualcuno vedesse ciò che stava per accadere e pensare ad un incendio.
Lei si sedette in terra e mi allontanai, lasciandola da sola in mezzo alla spiaggia. Sarei voluto restare al suo fianco, ma era così cocciuta.. Solo dopo mi accorsi quanto poteva essere pericoloso restarle troppo vicino.
Non appena finì mi affrettai a tornare da lei, l'afferrai per una mano e la tirai su con la forza.
«Bene, adesso posso toccarti.»
Era così vicina. I suoi occhi rossi come il fuoco così intensi. E come sempre, così ingenua.
Poggiò le sue mani sulle mie guancie con uno strano sguardo interrogativo e, senza pensarci, poggiai le mani sulle sue.
«Mi dici che ti prende? Sei strano...»
Forse mi aspettavo qualcosa di più, ma stavi solo sognando ad occhi aperti. Tutto ciò mi faceva rabbia.
«Lui è Koaru.»
Sentii una voce provenire dalle mie spalle, era Chiyoko.
Non avrei voluto che Ran mi vedesse in quello stato ma, si, purtroppo era così, io non ero più io.
Nonostante l'affermazione di Chiyoko, Ran continuò a fissarmi con la solita aria interrogativa, a quanto pare non l'aveva sentita, anzi, non si era proprio accorta della sua presenza. Che fosse assorta nei suoi pensieri?
«Allora, mi rispondi?»
«Stavo semplicemente constatando che sei davvero carina.»
Si, amavo quello sguardo, quel suo sguardo imbarazzato.
Le sue guance che pian piano, all'udire le mie parole, si coloravano di quel rosso, che si intonava perfettamente al colore dei suoi morbidi capelli e ai suoi profondi occhi.
«Non prendermi in giro adesso, sono troppo strana, no?»
Quella frase mi fece irritare. Odiavo il modo in cui si sminuiva, e poi, nonostante tutte le differenze, nonostante lei fosse come una pecora nera in un grregge di pecore bianche, io ero molto più strano di lei... Io ero il lupo travestito da pecora.
D'impulso mi avvicinai ancora di più a lei e di conseguenza lei fece per allontanarsi con una stupida scusa, ma la fermai prima che potesse fare un solo passo, afferrandola per il polso con una forte presa.
«Che c'è, hai paura? O sei solo imbarazzata?»
Non mi ero mai divertito tanto in tutta la mia vita.
Era così appagante vederla arrossire ad ogni mia parola, metterla in difficoltà.
Se reagiva così per delle semplici parole, chissà come avrebbe reagito ad un'azione.
Le afferrai il mento tenendolo tra il pollice e l'indice e cercai di incrociare il suo sguardo.
«Che bel rosso...»
Più continuavo, più il suo volto si colorava di rosso, più mi veniva voglia di spingermi sempre oltre.
Scostai i suoi capelli da un lato e avvicinai il viso al suo collo scoperto.
Aveva un buon odore... Socchiusi gli occhi e poggiai leggermente le labbra su di esso, la pelle era così morbida, non riuscivo a resistere.
Succhiai leggermente quella pelle morbida e liscia e in quel momento mi sentii respinto.
Mi aveva allontanato, ma ero comunque riuscito a lasciarle un... "marchio".
«Idiota...» 
Il suo viso completamente rosso, i suoi occhi lucidi, quasi sul punto di piangere, le labbra serrate e lo sguardo basso. Mi sarei dovuto sentire in colpa, no? E invece... Mi piaceva da morire. 

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Capitolo 12
*** Due facce della stessa medaglia? [Her side] ***


Finalmente tutte le fiamme furono assorbite ma ormai i libri erano andati distrutti, non restavano che mucchi di cenere. 
Mi odiavo per quello che avevo fatto, nonostante non fosse una cosa fatta di proposito, avevo distrutto forse ciò a cui Chiyoko teneva di più.
Ovunque andassi facevo solo disastri, non facevo parte di quel mondo, non ero compatibile con ciò che quel mondo ospitava.
Aver assorbito tutto quel fuoco mi aveva indebolita, era un po' come avere la febbre.
Barcollai verso l'uscita della biblioteca in modo da non causare altri danni e mi ressi a Kaoru poggiandogli una mano sulla spalla.
«Dov'è Chiyoko?» 
Pronunciai a fatica quell'unica frase, respirando affannosamente.
Kaoru mi disse che sarebbe stato meglio lasciarla un po' da sola e, nonostante fossi preoccupata, concordai con lui.
All'improvviso, Kaoru fece uno scatto e corse su per le scale. Non capivo cosa gli fosse preso, era un atteggiamento piuttosto strano. Per di più mi parve di sentire un forte rumore, come se qualcuno avesse dato un pugno al muro.
Era il caso di preoccuparsi?
Neanche il tempo di farmi sfiorare da quel pensiero che sentii una porta sbattare e, subito dopo, dei passi furenti che rieccheggiavano per le scale, neanche un secondo dopo mi ritrovai fuori di casa trascinata da Kaoru.
Stavo iniziando a sentirmi seriamente male così gli chiesi se conosceva qualche posto dove potessi disfarmi delle fiamme in eccesso senza causare danni, e lui mi portò alla spiaggia.
Posto grande, isolato, con aria fresca e niente d'infiammabile intorno, era perfetto!
«Allontanati da qui, è pericoloso»
Affermai poco prima di sedermi a terra.
Quando Kaoru fu abbastanza lontano iniziai a rilasciare lentamente le fiamme, con cautela, bisognava avere un grande autocontrollo o avrebbe potuto causare danni perfino ad una come me.
Le fiamme rilasciate venivano assorbite dal terreno, sarebbe stato comodo poter passare da questo mondo all'altro così facilmente come loro.
Quando finii di buttare fuori fino all'ultima fiamma mi sdraiai sulla sabbia, sfinita, e socchiusi gli occhi.
In quel momento si avvicinò Kaoru, che con forza mi afferrò una mano e mi tirò su.
Era più strano del solito, non riuscivo davvero a capirlo, normalmente era più gentile di così, un idiota sbruffone e testardo ma comunque più gentile.
«Mi dici che ti prende? Sei strano...» 
Poggiai le mie mani sulle sue guance per assicurarmi che stesse bene, mia sorella lo faceva sempre per controllarmi la temperatura. Non sembrava affatto malato, nessun accenno di febbre, o almeno non sembrava, però continuava a comportarsi in modo così diverso dal solito. 
Probabilmente fraintese il mio gesto, poichè poggiò le mani sulle mie e si avvicinò improvvisamente, come avrei dovuto reagire?
«Lui è Koaru.»
Certo.
In quel momento capii.
Mi era già successo di incontrare una persona come lui nel mio mondo, la mia unica amica.
Era una persona particolare, proprio come Kaoru, non mi sbagliavo... Aveva un disturbo di personalità multipla.
Per la troppa preoccupazione ignorai Chiyoko, sapevo che non era una bella situazione per lui, così mi limitai a comportarmi come sempre, d'altronde, ai miei occhi, Kaoru era sempre Kaoru.
Iniziò a riempirmi di complimenti a cominciare dall'insieme fino a soffermarsi sui dettagli, come il colore dei miei occhi.
Koaru... La parte più schietta di Kaoru.
Era pur sempre lui a pronunciare quelle parole, quelle parole che mi facevano improvvisamente sussultare, arrossire, quasi mi mancava il respiro.
Era davvero ciò che pensava? Nessuno era mai stato sincero con me, però lui lo sembrava, e non potevo fare a meno di fidarmi.
Pensai che se fosse stato uno sbaglio, probabilmente sarebbe stato lo sbaglio migliore che potessi fare.
Piano piano mi strinse tra le sue braccia e poggiò il viso sulla mia spalla, mi scosto i capelli e... Che stava combinando?!
Subito realizzai che la Chiyoko che prima avevo ignorato era ancora lì, seduta davanti a noi, che ci osservava quasi come stesse guardando un film.
Non nego che ciò che aveva fatto Kaoru, o Koaru, mi dispiacesse, ma tutta questa situazione mi metteva più che in imbarazzo!
Lo respinsi senza pensarci due volte e tentai di nascondere il segno, rimasto sul mio collo, con una mano, mentre con l'altra raggruppavo tutti i capelli da quel lato.
«Idiota...» 
Mi chiedevo se quando fosse tornato normale si sarebbe ricordato di quanto accaduto, e da un lato speravo proprio di si. Ma specialmente, cosa significava quel gesto?

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