Boom!

di Ilary90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Prologo ***
Capitolo 2: *** Le Apparenze ingannano ***



Capitolo 1
*** 1-Prologo ***


Ciao a tutti!! Finalmente sono tornata con una nuova storia (per vostra sfortuna ihih)! Beh che dire è una ff decisamente diversa dal mio solito genere! Ho iniziato a scriverla diversi mesi fa in un periodo grigio, in cui ero davvero molto triste e penso che si noti da quello che vedrete scritto. Sia chiaro però che, nonostante lo spunto per questa ff sia stato preso da un momento definibile "buio", essa NON è autobiografica. Potrei definirla tra un misto di azione, tristezza e anche romanticismo. Spero davvero che leggerete e anche che lascerete qualche commento

I personaggi di questa storia appartengono a Mia Ikumi e solo a lei!

Buona lettura...


Boom!

Due universi paralleli, due mondi completamente differenti, due stelle, nate da una stessa madre, ma divise tra luce e oscurità, separate da qualcosa di troppo grande da poter esprimere, troppo complicato per riunirli. Il tutto e il niente, ma chi ha il tutto? Chi il niente?
Il male e il bene, sotto lo stesso cielo, sono in grado di dar vita a grandi tempeste, battaglie, dove spesso vi sono anche vittime che, per quanto possano essere innocenti, pagheranno per coloro che invece, si macchieranno per sempre di enormi reati, ma che mai verranno puniti. Non vi è giustizia, c'è solo il vuoto. Di quella città un tempo felice, non rimane che il triste sapore dell'odio, non vi è più nulla a cui uno si possa aggrappare, nemmeno un filo di speranza, solo una gran polvere che regna sovrana su Tokyo, come a voler segnare la fine di un'era e l'inizio di un'altra, che non farà bene a nessuno, ma che, al contrario, porterà solo enormi catastrofi.
Mi sento come spinta ad allontanarmi, voglio andarmene, trovare un angolo di questo mondo dove si possa vivere in pace, senza dover dare spiegazioni a nessuno, vivere felici, staccarsi da quella parte priva di sogni, di vitalità.
Alzo gli occhi al cielo, per perdermi in quell'infinita distesa celeste, in quel colore che ancora mi da la speranza che qualcosa potrà ancora cambiare, ma che, allo stesso tempo, mi trasmette tanta, troppa tristezza, perché so che quel colore ormai, non lo guarda più nessuno, viene trascurato, nessuno alza più i suoi occhi al cielo; io invece, amo perdermi in esso, in quel colore così puro, che regna sovrano sopra ogni nostra giornata.
Quante volte vi è capitato di dire, o semplicemente sentire la frase vorrei tornare bambina? L'infanzia è il periodo più bello, o almeno lo è per me, perché i bambini non sanno ancora nulla di quello che li circonda, non hanno paura di sorridere, giocano e sono felici, fanno amicizia come niente, basta uno sguardo, un sorriso e un attimo dopo diventano inseparabili, non importa se si è maschi o femmine, se si è belli o brutti, o se si è chiari o scuri di pelle, si è solo bambini e a loro basta questo. Vorrei tornare come loro, perdermi in quelle pagine della mia vita, dove ancora non conoscevo le verità di questo mondo che mi sta uccidendo, quando sorridevo spensierata, a volte anche senza una ragione precisa, ma sorridevo e rendevo felici tutti coloro che mi stavano vicini con quel semplice gesto che, a quei tempi, mi sembrava il più naturale del mondo.
Diventa facile dimenticare, oppure perdersi nei ricordi, in quegli attimi che ci sembrano eterni, ma che svaniscono velocemente, come semplici sfumature di questo mondo ormai vuoto, privo di emozioni, colorato solo dal bianco e dal nero, vi sono solo poche sfumature di grigio, un colore che non prende posizione, che non sa decidere da che parte stare e che mai lo saprà, perché in ogni caso, prima o poi, verrà costretto a stare con il più forte, semplicemente per non essere considerato un'insignificante, non sanno che così invece di cadere, precipiteranno. Chi lo dice che chi non sta dalla parte del più forte, che spesso e volentieri è solo il prepotente, sia insignificante? Quale testo racchiude tali parole? Se esiste mi è ignoto, non trovo sia giusto, né corretto. Ma ormai il nero avanza e ben presto, se non si farà qualcosa, il bianco sparirà, o ne resteranno così pochi esemplari che, per quanto possano essere determinati, verranno soppressi dalla gran quantità di oscurità che ormai, regna in questo mondo. Non vi sono più colori, rosso, rosa, arancione, blu, azzurro, giallo, sembrano non esistere, così come sembrano essere spariti l'amore, l'amicizia, la solidarietà, la bontà, sono solo ricordi di un passato lontano che non si sa quando e se tornerà.
Il bene e il male, il bianco e il nero, opposti, non vi è nessun equilibrio, il nero aumenta mentre il bianco pian piano svanisce, ma perché? Perché la gente prova il bisogno di sentirsi superiori? Non siamo tutti sullo stesso piano? No, a quanto sembra no.
Oggi come oggi ormai, si perde la speranza di un mondo migliore e ci si creano illusioni per sopravvivere, per non venire trascinati, uno dice una cosa e gli altri lo seguono a ruota, non importa se così faranno del male, l'importante è che non succeda niente a loro, al diavolo gli altri, non importa se quello a cui camminerai sopra era il tuo migliore amico, ti interessa solo di te stesso. Non aprirti con nessuno o qualcuno saprà come farti cadere, non fidarti del tuo ragazzo, sicuramente ti tradirà, o forse l'ha già fatto e tu, stupida innamorata, non te ne accorgerai, fino a quando un giorno quel ragazzo ti dirà che non ti ama più e che sta con un'altra, o forse la bacerà proprio sotto i tuoi occhi, spezzandoti così il cuore. Niente per niente, se ti fanno un favore lo pagherai a caro prezzo. Non abbassare mai lo sguardo o penseranno che hai paura. Di amici veri, non illuderti perché non ne hai, anche se li vorresti con tutto te stesso, anche se desideri essere spontaneo sempre e comunque non farlo, o te ne pentirai molto presto.
Ogni giorno dominano le urla, non mancano mai le risse, le ambulanze e i colpevoli se ne escono tranquillamente, come se niente fosse, come se non fosse loro la causa di tutto questo male.
Io stessa sono spaventata, ho paura anche solo ad uscire si casa, perché so che potrei non farvi ritorno, trovandomi nelle mani di un qualche maniaco che si approfitterà di me. Vorrei poter uscire, sentirmi libera di dire ciò che penso, fare quel che voglio con chi voglio e invece mi ritrovo in un mondo che assomiglia sempre di più ad una prigione. Un'orrenda prigione che poco a poco divorerà tutta quella poca vitalità che ancora rimane nell'animo delle persone. Una gabbia dalla quale noi, creature mortali, non possiamo ne mai potremo uscire, se si andrà avanti così.
Questo è il mondo di oggi, privo di qualunque forma di sentimento, non fidarti di chi dice che non ti tradirà, alla prima occasione ti volterà le spalle, non c'è sincerità, ma solo un gran dose di odio che rende cechi, ti fa fare cose che non avresti mai e poi mai pensato di poter fare, ti fa diventare schiavo della paura, esatto proprio della paura, perché oggi è questo che la gente prova: paura.
Mi chiedo se sia così difficile sorridere, un gesto sincero, non forzato ma spinto dal cuore.
Di sorrisi veri io non ne vedo più e mi mancano, mi manca la gioia di una risata, il calore di un abbraccio, il dolce sapore di un bacio, ma tutte queste emozioni io non le conosco, non mi è stato possibile, vivo in un mondo dove sorridere significa essere deboli, dove ci si scambiano baci solo per semplice sfruttamento, dove la menzogna è alla base del giorno.
Guardando la gente camminare, mi accorgo che i loro occhi sono spenti, non brillano e al contrario sono pieni di tristezza. Come siamo arrivati a questo punto? Al punto così basso da poter dire di non conoscere nessuno, dove spesso ti chiedi se la gente ha un cuore che batte o se invece è fatto solo di ghiaccio. L'unica speranza sarebbe andarsene e lasciarsi alle spalle questa città, la mia città, ma io non posso e sono costretta a stare qui, anche se non è quello che vorrei, anche se la sola cosa che vorrei fare è prendere un biglietto e allontanarmi il più possibile da quest'oscurità che, a poco a poco, fa sempre più capitolino in me.
Mi chiedo spesso come faccio a sopravvivere in questo mondo, mi sento come un pesce fuori dall'acqua, non è il mio mondo, non può essere il mio mondo perché io ci credo ancora, si credo ancora nella felicità, nella sincerità. Io vedo i colori, vedo tutte le sfumature possibili anche in un gesto semplice come un saluto. Voglio poter dire che conosco i miei amici e soprattutto che ne ho, ma non è così, voglio i sorrisi ma non ne vedo, voglio l'affetto ma non ne trovo, sono solo una piccola fiammella in cerca di verità e di sincerità, ma nessuno ormai, è disposto a darla.
Vorrei che tutti si sentissero liberti, esattamente come le farfalle, liberi di volare, perdersi in quell'azzurro così intenso, nel rosso della sera, nel blu oltremare della notte vivendo ogni giorno con un'emozione nuova, guardando sempre il sole anche quando piove, brillando anche quando si è in ombra, sorridendo sinceri anche quando sembra andare tutto storto, con la speranza che tutto possa migliorare. Questo è il mio mondo, immaginario ovvio, ma è la mia unica fonte di salvezza. Il mio mondo è fatto di speranza perché...

Io Strawberry Momomiya voglio vedere la luce, voglio brillare e far brillare, non voglio ingiustizie, voglio che siano puniti i colpevoli di questa catastrofe, ma dimezzerei la popolazione, anzi, forse, la ridurrei a molto di più, il male è avanzato troppo ma forse esiste ancora qualche possibilità per migliorare, non voglio che la gente soffra, si è troppo fragili per vivere senza quelle tonalità che ti colorano la vita, voglio l'azzurro del cielo, voglio sorrisi sinceri, voglio poter essere me stessa e voglio che anche tutti gli altri lo possano essere. Per questo continuerò a lottare, non mi arrenderò. Se sono l'unica scintilla bianca di questo mondo, allora brillerò per tutti coloro che non ne hanno più la forza, spero solo di non essere davvero l'unica. La gente resta zitta, sembra non notare i disastri che avvolgono i cieli di Tokyo, sembra che tutti i delitti commessi non siano mai stati compiuti, sembra davvero che tutto vada bene, non fanno trasparire alcuna emozione e più stanno zitti, più questo frastuono aumenta...

se ti sei accorto che c'è qualcosa che non va,
se guardando un bambino ti chiedi in che mondo vivrà,
sei come me e tutta la gente che pensa "per il pianeta è iniziato il conto alla rovescia"
*

**********************

Queste sono pagine di un diario ormai vuoto, non posso credere di aver perso quella vitalità, quella voglia di cambiare il mondo, di renderlo migliore anche solo con un sorriso. Non sono più nessuno, la mia fiamma si è spenta e tutto per colpa sua, lui di cui non mi fidavo.
Quando scrissi queste righe ricordo che ero piena di ideali, voglia di vivere, di lottare. Ero piena di entusiasmo ed ora invece, ora non ho più niente di tutto ciò, perché? Perché mi hai fatto questo? Eppure eri riuscito a capirmi, a comprendermi, ma nonostante tutto non hai esitato a dirmi addio in quel modo che mai dimenticherò, perché è stato ogni tuo singolo gesto a portarmi via tutto quello che avevo e in cui credevo. Desideravo diventare una scrittrice, ci mettevo tutta me stessa, ora non m'importa più. Dovrei odiarti ma non ci riesco, non provo più niente, sono diventata ciò che non avrei mai e poi mai voluto essere, non provo più emozioni e ho paura perfino di me stessa, di questa indifferenza che oggi mi appartiene.


Fine capitolo 1 Prologo
Ed eccoci alla fine del cap 1 beh direi che è una specie di prologo, il motivo di tutto questo lo capirete nei prossimi capitoli, dove sarà sempre Strawberry a raccontare del suo passato in prima persona. Detto questo mi dileguo sperando che questa ff, nonostante sia molto diversa dal mio solito genere, vi piaccia e ricordandovi di commentare altrimenti vi tralcio XD ihih sto scherzando, però un commento tanto per farmi sapere cosa ne pensate fa sempre piacere! Non so in quanto arco di tempo aggiornerò perché per ora alcuni capitoli sono pronti ma la ff è a un punto morto, la mia vena creativa è andata a farsi un bel giretto e mi resta poco tempo da dedicarci con l'esame della patente e quello di stato in preparazione ç_ç!
*Le parole finali appartengono alla canzone "Boom!" dei gemelli DiVersi, canzone che ha contribuito in maniera determinante alla stesura di questa ff, come noterete infatti, è anche il titolo dell'intera storia! Kiss Ilary90

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Capitolo 2
*** Le Apparenze ingannano ***


Sono stata una stupida ad avvicinarmi a te, a voler scoprire ciò che in realtà non eri, a voler vedere in te un'anima buona, nonostante non ti conoscessi affatto. Ricordo che quando ci incontrammo bastò un tuo sguardo per farmi capire, o illudere, che tu fossi un angelo e di questa mia illusione mi innamorai anche se inconsapevolmente. Fu il mio più grande sbaglio.

Come ogni giornata stavo tornando a casa da scuola, sperando di non incrociare qualche malintenzionato, tenevo sempre lo sguardo concentrato, l'udito attento ad ogni possibile rumore pericoloso, pronta a scattare in caso di necessità e allontanarmi da ogni pericolo, per quanto potessi. Fu quel pomeriggio che incontrai il gruppo di teppisti più pericoloso del quartiere.

-Ma ciao bella, vieni qua, fatti abbracciare-

Mi disse uno di loro, strattonandomi a sé, facendo cadere la mia cartella al suolo. Sentivo chiaramente la sua mano sulla mia schiena, sotto la maglietta. Il peggio fu quando si avvicinò ancora di più e allora sentì perfino il suo membro premere contro la mia femminilità, fu orrendo. Urlavo, certo che urlavo, cercavo di divincolarmi ma cosa potevo fare io? Piccola e indifesa non potevo fare altro che subire, nessuno sarebbe venuto in mio soccorso, nessuno..

- Michael smettila dobbiamo andare-

-Shirogane mi stavo solo divertendo, 'sta tipa è eccitante guarda come si agita-

Mi mise una mano sotto la gonna e in quel momento non so con che forza, ne con quale coraggio, ma gli tirai un calcio. Neanche immaginavo in che guai mi ero cacciata, ma presa dalla paura non feci altro che scappare, allontanarmi il più possibile, dimenticando la cartella là, nel punto preciso in cui l'istante prima era caduta. Quando mi accorsi di averla lasciata in quel luogo mi imposi di andarla a recuperare, sempre ammesso che quei ragazzi se ne fossero andati, fatto sta che quando arrivai la trovai esattamente nel punto di prima, una strana allegria mi pervase, in quella cartella vi erano tutte le informazioni necessarie per potermi rintracciare, nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, nel diario avevo scritto tutto ciò, se uno di quei ragazzi ne fosse entrato in possesso sarei stata in guai più grossi di quelli che potevo immaginare. Credevo di averla scampata, di avere avuto fortuna, ma ben presto imparai che la fortuna è cieca, non vede chi ha bisogno di lei.

Le giornate seguenti furono calme, o meglio calme nella loro normalità, continuavano le risse, i furti e tutto il resto, ma di quei ragazzi neanche l'ombra e questo mi sollevava si, sentivo che tutto era come sempre, non vedevo nemmeno lontanamente un possibile nuovo incontro con quei tempisti, anche perché in quel caso sarei corsa via ancora prima che mi potessero riconoscere, o almeno così credevo. Credevo di non essere più spaventata fino a quando..

Il telefono suonava, certo che strano, non era certo l'orario di ricevere telefonate, erano quasi le due di notte! Feci una fatica assurda ad alzarmi dal letto, inizialmente preferii non andare a rispondere, ma visto che insistevano optai per mandare a quel paese colui che avesse osato far squillare l'oggetto in questione a quell'ora, senza contare che entrambi i miei genitori erano fuori casa, quindi dovevo andare a rispondere per forza io. Ma quando alzai la cornetta non sentì nulla, solo dopo aver ripetuto Pronto? iniziai a sentire un soffio, prima leggero ma che divenne sempre più forte, fino a diventare addirittura fastidioso. Allontanai immediatamente il telefono dall'orecchio, chi poteva fare uno scherzo così idiota? Soprattutto a quell'ora. Pensai a qualche bambino, si ma i bambini a quell'ora dormono e allora chi poteva essere? Alle due di notte tutti dormono, vero?

Il dubbio rimase, perché a quella domanda non ebbi risposta, o almeno non tanto presto.
Dopo quello strano avvenimento feci fatica a riaddormentarmi, non sapevo perché, ma sentivo paura e di conseguenza tenni gli occhi serrati tutta notte. Il mattino seguente infatti fu ancora più faticoso alzarmi e sul banco di scuola non feci altro che dormire. Al mio risveglio certo non mi aspettavo di trovarmi il professore di fronte. Mi diedi della stupida, gli altri erano già usciti e probabilmente da un bel po', presa in pieno!

-Buongiorno, dormito bene?-

Lo sguardo serio, troppo serio, gli occhi di un uomo che vuole imporre paura e che sa che basta davvero poco per raggiungere il suo obiettivo, troppo poco. Mi fece andare in presidenza dove, oltre alle sue, dovetti subirmi anche le prediche del preside. Disciplina, responsabilità, studio loro volevano questo, esigevano da me questo, ma ancora oggi mi chiedo: a cosa servono se poi ci si ritrova sempre e comunque spalle al muro?

Per punizione dovetti fare ben tre ricerche, questo mi aiutò a non pensare e a concentrarmi solo su di esse, considerando che avrei dovuto consegnarle proprio il giorno successivo, ma ahimè certi libri proprio non erano alla mia portata, essendo posti troppo in alto senza l'aiuto di qualcuno non sarei mai e poi mai riuscita a prenderli e mentre mi alzavo sulle punte dei piedi, mentre cercavo di arrivare ad essi con un piccolo salto vidi una figura che, preso il libro in questione, me lo porse.

-Cercavi di prendere questo?-

Mi voltai per rispecchiarmi in due splendidi occhi celesti, limpidi come solo il cielo senza nuvole sa essere, coronati da un bellissimo sorriso stampato sulle sue labbra, quella voce apparteneva ad un bellissimo ragazzo. Non so per quanto rimasi a fissarlo, ma deve essere stato diverso tempo, perché dopo un po' iniziò a guardarmi con aria interrogativa ed io come una stupida balbettai un qualcosa prima di dire un semplice si, grazie , per poi prendere in mano l'oggetto di mio interesse e vedere lui voltarsi e andare via, ammirando i suoi incredibili capelli dorati. Chi era? Non l'avevo mai visto prima di allora e che fare gentile, non tutti avrebbero fatto lo stesso, anzi probabilmente si sarebbero messi a ridere alla scena di una ragazzina che cerca di prendere un libro posto troppo in alto per lei, lui invece mi aveva aiutata senza che io chiedessi niente. Si, mi ero autoconvinta che fosse proprio un bravissimo ragazzo, di quelli che come lui pochi ne erano rimasti. Imparai ben presto anche un altra grande lezione: mai giudicare dalle apparenze.

Quel giorno tornai a casa distrutta, non cenai nemmeno, mi limitai a raggiungere la mia camera, buttarmi sul letto e sprofondare in un sonno più tranquillo del normale.

Il giorno dopo mi aspettava una altra grande scoperta, certo non immaginavo di ritrovarmi quel ragazzo a scuola, e invece scoprì che frequentava la quinta del mio stesso liceo, avessi avuto due anni in più saremmo stati compagni di classe, ma solo il fatto di sapere che avrei potuto vederlo in qualsiasi ora scolastica mi faceva stare bene, anzi mi faceva addirittura apprezzare la scuola! Assurdo, neanche conoscevo quel ragazzo eppure, nonostante tutto, già ne ero affascinata, che stupida, se avessi anche solo immaginato chi lui fosse non avrei mai..
Non appena lui si accorse della mia presenza nelle terze mi si avvicinò salutandomi, quella conversazione mi parve la più lunga di tutte quelle che avevo affrontato fino a quel momento, forse perché i protagonisti di quello scambio di conoscenza eravamo proprio io e lui

-Ciao! Ma guarda frequentiamo addirittura lo stesso istituto, a quanto pare è destino!-

Destino? No che stava dicendo? Fatto sta che in quel momento non connettevo più niente, l'avermelo ritrovato di fronte in tutta la sua bellezza mi aveva lasciata senza parole. Fu lui a risvegliarmi chiedendomi se mi avessero mangiato la lingua, certe cose proprio non le sopportavo e così scoppiai, urlandogli contro, chiedendogli chi diavolo si credesse di essere per fare simili affermazioni e a quella domanda lui mi rispose:

-Semplicemente io-

Risposta più semplice non poteva esistere ma bastò questo a zittirmi, se avessimo continuato quella conversazione mi sarei esposta troppo e non dovevo, perché in fondo, i miei ideali, il mio "non fidarmi di nessuno" prevaleva su qualunque altra cosa e di lui non conoscevo proprio niente.
Lo vidi sorridere divertito, chissà magari non si aspettava che mi sarei zittita e la nostra conversazione finì così, con la campanella della ricreazione che suonava ed entrambi che ci dirigevamo alle nostre aule, o meglio IO mi dirigevo verso la mia aula..
Non lo vidi all'uscita, certo che sciocca, perché mai avrebbe dovuto aspettarmi? Però sarebbe stato carino se lo avesse fatto.
Passai l'intero pomeriggio a domandarmi chi fosse e a rendermi conto che effettivamente non lo avevo mai visto prima a scuola, un ragazzo così di certo non passa inosservato e allora? Che fosse stato assente per qualche motivo? Comunque sia non erano affari miei ed avrei fatto meglio a non impicciarmene e infatti non lo feci, attesi solo il giorno successivo per poterlo rivedere e magari scoprire qualcosa di più su di lui. Certo, peccato che il giorno seguente era domenica, questo voleva dire che la scuola era chiusa, da non credere ma in quel momento avrei davvero voluto entrare in quell'edificio scolastico, mi chiesi se mi stavo ammalando, eppure febbre non ne avevo, ma era qualcosa d'altro che stava per ammalarsi, mentre io non mi accorgevo di nulla e vivevo la mia vita da semplice liceale.
Domenica, quante volte non vedevo l'ora che arrivasse quel giorno ma in quel momento non ce la facevo a stare a casa, dovevo uscire, andare al bar dove tuttora lavoro e chiedere di fare un orario speciale, almeno per quel giorno e così feci trovandomi ben presto con la divisa da cameriera ed un vassoio, stracolmo di dolci, in mano. Sarebbe troppo strano dire che quel pomeriggio non successe niente e invece è proprio così, non vidi nessuno di mia conoscenza e passai l'intera giornata tra bar e compiti.
La settimana seguente passò lentamente, di lui neanche l'ombra, ne a scuola, ne in giro, sembrava quasi essersi volatilizzato ed io iniziavo a chiedermi se fosse davvero uno studente della mia scuola, oppure se mi stava semplicemente prendendo in giro.
Come quasi tutti i pomeriggi stavo andando nuovamente a lavorare al bar, mi chiedevo ancora dov'era finito e perché non si facesse nemmeno vedere, ma quando fui tra tavolo e tavolo per prendere le ordinazioni lo vidi entrare, così semplicemente, proprio come era sparito era riapparso ai miei occhi, fui sorpresa nel vederlo lì dentro ma allo stesso tempo felice. Decisi che lo volevo come amico, perché lui era diverso ed in effetti in quel momento, ai miei occhi, lo era.

-Ciao! posso portarti qualcosa?-

-Ma ciao! Non sapevo lavorassi qui-

-Certo, come avresti potuto saperlo?-

Non so nemmeno io il perché, ma questa frase mi intristì non poco, è vero eravamo estranei, semplicemente due estranei, non sapevamo niente di niente l'uno dell'altra. Mi ripresi velocemente domandandogli nuovamente cosa desiderava che gli portassi e la risposta mi lasciò a dir poco senza parole

-Si, il tuo numero di telefono, cellulare ovvio-

Lo fissai incredula, certo che per avere una gran faccia tosta aveva un bel caratterino! Per mia fortuna avevo la risposta pronta

-Ti dispiace ordinare qualcosa che puoi avere?-

Mi guardò e mi mostrò nuovamente quel sorriso, così solare, così incredibilmente bello, quel sorriso che tanto cercavo sul volto di ogni persona, ma che mai mi era stato possibile vedere, ed in quel momento lui lo mostrava a me così come la cosa più naturale del mondo, così proprio come avevo sempre fatto io con quelle poche persone di cui mi fidavo anche solo un po'.

-Una coppa al cioccolato, proprio come i tuoi occhi, lascio scegliere a te quale, basta che abbia la stessa tonalità-

Lasciava scegliere a me, non capì che era un antifona, lui non voleva un gelato con lo stesso colore dei miei occhi, ciò che desiderava era molto di più e io ovviamente eseguì l'ordine proprio come una perfetta stupida, guardandolo con aria di sfida, convinta che fosse solo un modo per prendermi in giro. Ma il nostro incontro non finì lì, non appena chiese di pagare e io mi voltai per andare alla cassa, sentì prendermi per un braccio, senza forza, aveva semplicemente poggiato la sua mano sul mio braccio destro, mi voltai verso di lui con aria interrogativa e nel momento in cui lo feci dovetti maledirmi mentalmente, quegli occhi erano troppo belli per poter essere solo semplicemente fissati, se volevano qualcosa la ottenevano

-Sei davvero sicura di non volermi dare il tuo numero?-

-Devo?-

-Dipende solo da te-

-Scoprilo-

-Una sfida? D'accordo ci sto, comunque piacere, io sono Ryan-

-Strawberry-

Mi limitai a dire il mio nome. Scoprilo? Da dove mi era venuta una simile idea? Se anche avesse voluto, come avrebbe potuto fare? Il mio numero di cellulare era altamente riservato, quasi nessuno ne era in possesso, ed io con quella stupida frase speravo che lui riuscisse a scoprirlo, o forse, più semplicemente, cercavo di scappare, deviare quell'argomento perché per quanto mi affascinasse, non riuscivo a fidarmi completamente di lui, ma in fondo era giusto così, non lo conoscevo e come niente era entrato nella mia vita, non potevo fidarmi, mai abbassare la guardia.
Si era così che dovevo pensarla, era così che dovevo fare, non dovevo piegarmi, non dovevo assolutamente fidarmi e per qualche tempo ci riuscì.
Le giornate passarono così, con lui che cercava sempre di avvicinarmi ed io che cercavo sempre di sfuggirgli, come quando ci ritrovammo entrambi in presidenza..

-Allora, hai fatto ancora la Bella Addormentata?-

Come faceva a conoscermi così bene? Come faceva a sapere che spesso venivo richiamata proprio perché mi addormentavo sul banco?

-Senti un po' chi parla e tu che ci fai qui?-

-Questi sono solo fatti miei-

La freddezza con cui pronunciò quella frase mi lasciò completamente senza parole, sembrava quasi che per quella semplice domanda si fosse arrabbiato, eppure non pensavo di aver detto qualcosa di male, mi intristì e non parlai più, e forse, proprio stupito da questo mio cambio di atteggiamento, cercò di rimediare, o almeno di porre fine a quel silenzio che si era instaurato tra di noi, come se lui stesso non potesse sopportarlo, come se si preoccupasse di come stavo io e forse era così

-Da quanto lavori al bar?-

-Da qualche anno-

In quel momento fui io a rispondere distaccata, con una freddezza non mia, infatti quella semplice frase bastò a scatenare in lui un qualcosa che ancora non conoscevo, ma che in quel precisò momento mi lasciò senza parole, un'altra volta.
Eravamo seduti sulle sedie poste al di fuori della presidenza, attendendo di essere chiamati dal preside. Dopo aver sentito quella frase lui si alzò lentamente e si mise davanti a me, mi prese entrambe le mani, facendomi alzare, i suoi occhi erano fissi nei miei e restammo così, con le mani intrecciate, io quasi spalle al muro e lui davanti a me, con gli occhi fissi in quelli dell'altro, con i nostri cuori che battevano forse insieme, forse no, ma il mio batteva davvero forte, se uno dei due avesse fatto un solo passo avanti i nostri visi sarebbero stati immediatamente uniti in un bacio.. un bacio, forse in quel momento desideravo veramente che lui mi baciasse. Non avevo il coraggio di dire niente, di chiedere niente, ma non avevo alcuna intenzione di abbassare lo sguardo, no ero molto, fin troppo testarda per dargliela vinta ma in quel preciso momento la porta della presidenza venne aperta e mentre lui si allontanava io mi resi conto che avrei preferito restare in quella posizione per sempre.
Stranamente il preside chiamò entrambi ad entrare contemporaneamente. Quando uscimmo mi avviai velocemente all'uscita ma lui mi fermò un altra volta, stavolta con forza, ma senza farmi male, mi strattonò a sé, abbracciandomi, facendomi sentire le sue forti braccia sulla schiena, che mi cingevano senza volermi lasciare andare e in quel momento non capì, esatto non capì cosa voleva dire, cosa voleva che facessi e soprattutto cosa voleva da me

-Non essere così fredda, non con me-

-Ryan... io...-

Mi mise un dito sulle labbra per farmi tacere

-Non sei sola, fino a quando ci sarò io con te-

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