Come ci si sente quando la protagonista della tua storia ti insulta

di AG_Valdez
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Mi misi al computer. Eccola! Era arrivata! La tanto aspettata ispirazione! Erano le 11,30 di sera (l'ispirazione per scrivere mi viene sempre alle 11,30 di sera) e sarei dovuta essere già a letto ma proprio non volevo perdere questa brillante idea.

Iniziai a scrivere la tabella dei personaggi in cui scrivo le loro caratteristiche e che per me è molto importante.

Fatto questo ( e dopo aver ignorato l'ennesimo grido di mamma: “Giulia! Spegni la luce che domani sembri uno zombie!”) cominciai a impostare la mia nuova storia.

Emilena era seduta sul suo pouf beige e stava studiando per la verifica di storia del giorno dopo quando...

“Wei! Aspè un attimo! Cosacosacosa?! Già m'hai affibbiato un nome terribile. Emilena!? Ma chi l'ha mai sentito 'sto nome! Ma me lo faccio andare bene.... la cosa scandalizzante è che io odio il beige! E' così out! Perchè non poteva essere un pouf rosa shocking con i le paillette? Oppure verde fluo! Adoro i colori fluo! E poi ti pare che io studio storia per la verifica invece di andare in disco con le mie amiche? Non sono mica una secchia come te! Non provare ad immedesimarti in me, se no son guai! Non voglio diventare una sfigata!”

Quella strana voce era arrivata da non so dove nella mia camera! A questo punto una visita in psichiatri non me la toglie nessuno, pensai. Adesso mi immagino anche i personaggi della mia storia che parlano! E non era una bella sensazione venire insultati da qualcuno che avevo creato io.

Cancellai quella frase e ricominciai.

Emilena era una ragazza triste, non aveva amici ed era molto timida, odiava essere così e l'unico modo per farle apparire il sorriso sul volto era...

“Okokokokok! Non voglio assolutamente sapere qual è! Basta! Io non sono così! Ma perché credi che sia così sfigata! Io, timida! Ma anche no! Ecco adesso scrivi questo “ Emilena si mise l'ombretto viola che aveva comprato la mattina mentre marinava la scuola e andò al concerto degli uandì (1D) con molte amiche! Aspettava quel concerto da quando aveva trovato i biglietti nell'uovo di Pasqua della sua boyband preferita!”

Di nuovo quella voce! NOOOOOOOOOOOO. Stavo diventando totalmente rincitrullita.

A quel punto non ce la facevo più ed ero stanca morta quindi dissi al personaggio che probabilmente, anzi sicuramente!, esisteva solo nella mia testa: “Senti un po', Emilena. Chi ti ha creata? Chi ti ha regalato la vita nella sua storia? Chi ti farà vivere della avventure splendide? Io! Quindi se non vuoi che io getti questo file di word nel cestino, stai buona, zitta e soprattutto rispetta il carattere che ho deciso per te in questa storia!”

“Non avresti il coraggio di uccidermi così! Comunque preferisco morire buttata nel cestino che fare quello che dici tu!” rispose prontamente Emilena.

A quel punto mia madre urlò: “ Giulia sei impazzita! Domani hai l'esame di inglese ed è la mezza! E cosa cacchio stai facendo? Parli da sola? Guarda che se non spegni la luce immediatamente ti butto quel maledetto pc fuori dalla finestra!”

Probabilmente le sue grida le avevano sentite anche i poveri eschimesi al polo.

Per una volta decisi di ubbidirle (anche perché sarebbe stata davvero capace di buttarmi il portatile nel cortile) e spensi la luce, certa che l'indomani il discorso di Emilena si sarebbe rivelato essere di mia invenzione.


 

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


COME CI SI SENTE QUANDO LA PROTAGONISTA DELLA TUA STORIA TI INSULTA

 

CAP 2

 

 

 

 

Era una giornata piovosa, di quelle che ti fanno venire sonno e ti inducono a poltrire tutto il giorno.

Infatti io non avevo voglia di fare niente.

Presi il computer, controllai la posta e naturalmente le uniche mail che mi erano arrivate erano solo pubblicità.

Così, anche se a malavoglia, aprii un file di word e ritentai di scrivere.

Avevo una dannata paura che la voce di Emilena tornasse a fare la sua sgradita visita.

Avevo pensato molto alla sua “comparsa” ed ero arrivata alla conclusione che ci doveva essere una spiegazione logica dietro a quello che mi era capitato.

Quindi provai a farla arrabbiare scrivendo una frase che di certo non le sarebbe piaciuta.

Era l'una di notte. Una musica strepitosa aleggiava nell'aria. La ragazza seduta al pianoforte concluse il Preludio di Bach con l'ultimo accordo e nella casa tornò a prevalere il silenzio che Emilena non sopportava e che l'aveva indotta a suonare. Quella canzone era una delle sue preferite, insieme a Clair de lune di Debussy e al Notturno di Chopin .

Aspettai un attimo. I compositori che avevo citato sarebbero stati certamente definiti sfigati da Emilena.

“Ciao cocca!” disse la voce che aveva risuonato nei miei peggiori incubi “ti sono mancata?Bè, a me tu no. Insisto a venirti a trovare solo perché devo impedirti di distruggere la mia reputazione. A proposito, che cos'era tutta sta pappardella di nomi che non ho mai sentito prima? Chi è sto Ciopin?”

Dopo aver fatto un sorriso per il modo in cui aveva pronunciato il nome del famosissimo compositore risposi: “Innanzitutto si pronuncia Sciopen e poi, come fai a non conoscerli? Non hai studiato storia dell'arte a scuola?”

“Ehi ciccia, io non sono mai andata a scuola, mi hai creata tu! Come faccio a conoscere i tre tizi di cui parli?”

Effettivamente nel suo ragionamento c'era una certa logica.

La ignorai e continuai a scrivere.

Emilena aveva i capelli castani e gli occhi color nocciola. Non era né alta né bassa, non era né grassa né magra. Aveva il viso spruzzato di lentiggini e i denti un po' sporgenti. Non era né bella né brutta. Insomma, era una normalissima adolescente.

“Ma cosa cavolo stai scrivendo?!? Non è possibile! O, né bella né brutta? Non si può immaginare una cosa così. Io sono bellissima! Me lo dicono tutti i ragazzi!” disse la voce, urlando.

“Aspetta, come fanno i ragazzi a dirti che sei bella, se esisti solo nella mia mente? E poi se sei così strabiliante fatti vedere, no?” esclamai.

Non sarei mai e poi ami aspettata che lo facesse davvero. Invece eccomi apparire davanti, prima con i margini sfocati e poi sempre più nitidi, una ragazza alta, bionda con delle meches rosse, portava degli occhiali neri e grandi che esaltavano gli occhi blu come il mare. Portava una maglia lunga e un paio di leggins viola.

Era il più diversa possibile da come me l'ero immaginata. E in effetti era carina.

“ E allora?” disse con la sua voce squillante.

“Allora sparisci, mi sono stufata di te!” esclamai perdendo la pazienza.

“Eseguo, ma mi rivedrai presto!” promise Emilena.

Mi aspettavo un'uscita spettacolare, con fumo e polvere colorata ma venni delusa. Ma Emilena si limitò ad aprire la porta e ad uscire, senza nemmeno passarci attraverso in modalità fantasma.

 

 

IL GIORNO DOPO

 

Salivo veloce le scale della scuola, come al solito ero in ritardo. Fortunatamente la campanella non era ancora suonata e molti miei compagni erano fuori dalla classe.

Una mia amica mi si avvicinò e mi disse: “Lo sai che c'è una nuova alunna? Ci ho parlato un attimo fa, sembra un po' strana ma a me è simpatica. Ah, dice di conoscerti!”

Mi chiedevo chi fosse, non mi ricordavo nessuno a cui quella veloce descrizione poteva corrispondere.

“Come si chiama?” domandai alla mia amica.

“Bè, ha un nome strano, qualcosa, che suona come Elena, ma non è così ma gli assomiglia...”

“Emilena?” chiesi, sperando che la risposta fosse negativa.

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


 

COME CI SI SENTE QUANDO LA PROTAGONISTA DELLA TUA STORIA TI INSULTA

CAP 3

 

 

"Quindi la conosci!" disse la mia amica Sophie.

"Eh già, che peccato..." risposi io.

"Come che peccato? E' simpaticissima! Appena entrata ci ha invitati tutti a casa sua per domani sera!" ribattè Sophie.

"Cosa? Casa sua? Vorrai dire casa mia!"

"Ma scusa, lei abita con te?" disse guardandomi con la faccia di una che morirebbe se non lo sapesse. A volte era fastidiosamente curiosa.

"Sì, bè... lei abita a casa mia perchè... "balbettai. Dovevo assolutamente trovare una scusa decente. "Perchè fa parte di un programma di studio, viene dall'Irlanda e abiterà per un po' con me."

"Ah fantastico! Quindi festeggeremo da te. Vieni che lo diciamo agli altri insieme."

E così Sophie mi prese per il polso e mi trascinò in aula dove tutti i miei compagni di classe erano in cerchio e nascondevano chi c'era in mezzo.

Con qualche spinta riuscii a entrare nel gruppo e potete immaginare chi c'era nel centro. Figuratevi se Emilena era capace di starsene in disparte e di non attirare l'attenzione di tutti! In quel momento era intenta a lasciare il suo numero di telefono a tutti i ragazzi.

Mi avvicinai a lei non senza pestare qualche piede e le chiesi:" Cosa cavolo stai facendo?"

"Non vedi? Sto dando il mio numero a questi bellissimi ragazzi, capisco perchè non stai con nessuno, loro sono troppo per te!"

Quella ragazza era peggio di una vipera: avevo creato un mostro. Dopo alcuni secondi suonò la campanella: il suono che indicava l'inizio della tortura quotidiana.

Durante le cinque ore di scuola, oltre alle mie "amate" lezioni di economia e diritto, dovetti sopportare anche la vocina stridula della occhialuta che flirtava con tutti i ragazzi in circolazione; mancava solo più che invitasse al cinema pure il bidello!

Alla fine delle lezioni uscii da scuola, salutai Sophie e mi diressi verso la mia solita strada. Naturalmente Emilena mi corse in contro e mi urlò nell'orecchio: "La tua vita è uno spasso, peccato che tu sia troppo secchia da non godertela e divertirti!"

"Bè, ora si va alla fermata del bus, poi a casa a fare i compiti di economia" dissi ignorandola.

Appena arrivata a casa, dopo aver sopportato per un altro quarto d'ora Emilena (potete immaginare come sia andato il viaggio) mi agitai. Infatti avrei dovuto spiegare a mia madre che ci facesse una ragazza occhialuta e bisbetica con le meches rosse in giro per casa nostra.

"Sono a casa!" dissi buttando a terra lo zaino.

"Ciao Giulia! E ciao... chi è?" disse mia madre.

"Ehm lei è Emilena e..."

 

 

Angolo Autrici

Ciao ragazzi! Sono Giulia e i capitolo 1 e 2 li avevo già postati sull'account che ho da sola. Ma poi avevo smesso di scrivere. Questo lo ha scritto la mia amica e vicina di banco, Asia! (con cui divido questo account). Io ho solo svolto il lavoro di beta.

Bè cosa avete da dire? Vi piace questa storia?

Vi prego lasciateci qualche recensione (le critiche costruttive sono ben accette)!

Ringrazio le mie due amiche Elena e Emilia per avermi prestato i loro nomi e per averci permesso di fonderli insieme.

Bye,

Asia e Giuly

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


COME CI SI SENTE QUANDO LA PROTAGONISTA DELLA TUA STORIA TI INSULTA

 

 

 

 

“Allora? Chi è?”

“Ehm, Emilena e...”
E ora cosa dico a mia madre? Non le posso dire che è un personaggio creato da me e che ha preso vita improvvisamente. Non posso neanche dire che fa parte di un programma di studio come ho detto a Sophie. In entrambi i casi non mi crederebbe.

“E' una mia amica, non ha i genitori e viveva con gli zii fino a quando non la hanno abbandonata. Ha bisogno di una casa, ti prego, mamma, può restare con noi?”

Mi sorpresi di come mi fosse venuta bene la bugia. Per colpa di Emilena stavo perdendo tutte le mie priorità morali, a cominciare dall'onestà.
“Oh, mi dispiace. Ti troveremo una casa subito. E dimmi come si chiamano i tuoi zii, così li denuncio.”

“No, mamma, no! Lei ha solo me, ha solo la mia età e non può vivere da sola!”dissi guardando Emilena e notando un sorrisetto ironico spuntare sulle sue labbra.

“Va bene, per adesso può restare qui, poi si vedrà” disse mia madre.

Si rivolse a Emilena: “Io sono Marina Costa. Dato che per un po' starai qui dovrai rispettare le regole della casa e dare una mano con le pulizie.”

Aveva parlato con tono severo, ma il suo sguardo era pieno di compassione e, dopo un momento di silenzio, prese la mia “amica” per il braccio e la trascinò in cucina. Sapevo cosa la aspettava: un the con biscotti e una chiacchierata con mia madre.

 

Infatti tornò nella mia camera dopo una bella mezz'ora, in cui mi godetti la sua assenza e il piacevole silenzio della mia stanza.

“La prossima volta mi invento qualcosa io! Mi hai fatto passare per una barbona sfigata, senza un cane che la voglia! E grazie a te mi sono sorbita l'interrogatorio e i “mi dispiace” di tua madre, oltre a un the disgustoso.”

“Così impari a irrompere nella mia vita all'improvviso!” risposi.

“Be', se non mi volevi bastava che mi lasciavi trasferire in un'altra casa o in un orfanotrofio.”
“Non voglio!”
“Quindi mi vuoi bene?” chiese Emilena. Fece una faccia simile a quella di Bambi il cerbiatto ed era fin troppo evidente che mi stava prendendo in giro.

“No, non voglio soltanto che combini guai e rovini la vita di altre persone.”

“Certo, ammettilo che sei gelosa di me e che non vuoi lasciarmi libera di farmi il quadruplo dei tuoi amici! A scuola in cinque minuti mi sono fatta più amici di quanti tu te ne sia fatta in un anno!”

“Non è vero! Vai via, se vuoi, basta che la finisci.”
“Va bene!” urlò uscendo dalla mia stanza sbattendo la porta.

Forse aveva un po' di ragione, ma solo pochissima, e io ero leggermente gelosa di lei, non del suo carattere, ma del suo aspetto e della sua popolarità.

Così mi diressi verso la finestra guardai fuori. Emilena era seduta sulla panchina nel giardino di casa mia. Sapevo che non si sarebbe veramente allontanata molto, non aveva un posto dove andare, oltre a casa mia e la notte si stava avvicinando, con il suo freddo e con l'oscurità.

Diceva di avere molti amici, ma le uniche disposte a darle una mano eravamo io e mia mamma.   

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