Toccami l'anima

di SynysterIsTheWay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1°Prologo - She's ripping wings off the angel. ***
Capitolo 2: *** 2. Isn't something missing? ***
Capitolo 3: *** 3. Hello heartache. ***
Capitolo 4: *** 4. And run away before I know. ***
Capitolo 5: *** 5. And my scars remind me that the past is real. ***
Capitolo 6: *** 6. I know that I fucked up again...'cause I lost my only friend. ***
Capitolo 7: *** 7. Emotions aren't that hard to borrow, when ***
Capitolo 8: *** 8. But God knows you're built for sin. ***
Capitolo 9: *** 9. God knows what is hiding in those weak and drunken heart. ***
Capitolo 10: *** 10. Brian told me that...he hit me but it felt like a kiss. ***
Capitolo 11: *** 11. I get drunk on jealousy. ***
Capitolo 12: *** 12. A love like war. ***
Capitolo 13: *** 13. If you change your mind I'll come, come, come. ***
Capitolo 14: *** 14. I don't wanna lose your love. ***
Capitolo 15: *** 15. It's a terrible love and I'm walking in. ***
Capitolo 16: *** 16. Berühren sie mir die seele. ***
Capitolo 17: *** 17. Brian raised me up...he hurt me but it felt like true love. ***
Capitolo 18: *** 18. And if somebody hurts you, I wanna fight, but my hands been broken, one too many times. ***
Capitolo 19: *** 19. They say that the world was built for two. ***
Capitolo 20: *** 20. Could we fix you if you broke? ***
Capitolo 21: *** 21. I'll be with you here until the end. ***
Capitolo 22: *** 22. I've made mistakes, I'm just a man. ***
Capitolo 23: *** 23. Keep my mind of the end. ***
Capitolo 24: *** 24. Big girls cry when their heart is breaking. ***
Capitolo 25: *** 25. Say something I'm giving up on you. ***



Capitolo 1
*** 1°Prologo - She's ripping wings off the angel. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".
Questa storia è per tutti coloro che hanno un vuoto nel petto, una mancanza.
Per tutti coloro a cui gli è stato strappato via qualcosa o qualcuno.









 

1°Prologo - She's ripping wings off the angel.











Aveva appena finito di piovere e le strade di
Huntington Beach erano tutte bagnate.
Quella sera la città era deserta.
Non si sentivano pianti di bambini infelici, i rumori dei passi
delle persone che camminavano svelte per le strade o il suono allegro degli
artisti di strada che sembravano portare un po' più allegria.
I negozi erano chiusi. Erano le undici passate e l'unico suono che si poteva
sentire era quello del mare che si frantumava contro gli scogli.
Era proprio una bella città, Huntington Beach.
Il mare, la spiaggia e le sue persone accattivanti. 
L'unica cosa che era cambiata era la notte. I quartieri malfamati
iniziavano a farsi sentire mentre le madri chiamavano i loro figli
per farli rientrare prima che si facesse buio.
D'altra parte, c'era qualcuno che stava facendo a lotta con i suoi mostri interiori ma che al tempo stesso
si stava distruggendo.
Tutti si distruggevano nella Black Rose.
La Rosa Nera era il vicolo più malfamato, distruttivo e raccapricciante di tutta la California.
Aveva con sé pochissimi palazzi che si distinguevano da quelli della città per il loro colore
tenebroso e le loro mura tutte spoglie e frantumate.
Da quelle parti non tirava mai una buona aria.
Ne facevano parte tanti nuclei familiari, uno più sfasciato dell'altro.
Non c'era vita lì. 
Si viveva per morire.
Era il quartiere più trafficato e pericoloso che esistesse.
Vi erano persone che neanche ci entravano nella Black Rose per paura di essere coinvolti in risse,
spacci di droghe pesanti o addirittura subire abusi sessuali.
Perché in quel luogo non ci vivevano persone dalla vita facile. 
Avrebbero potuto fare qualsiasi cosa per metterti in pericolo e spaventarti a dovere.
Convincerti a non farti vedere mai più in un posto del genere.
E le persone della città si tenevano da sempre alla larga da quel vicolo costringendo anche i loro
figli a passeggiare ovunque tranne che lì.
Nella Black Rose nessuno sapeva che cosa significasse avere una vera famiglia. Ne facevano parte soprattutto
dei ragazzini scapestrati, ribelli e con poca voglia di vivere ma la pazienza di farsi del male.
Bambini che a volte venivano uccisi e dimenticati in una fossa.
Al centro del quartiere vi era una piazzetta.
Una piazzetta in cui nessun genitore avrebbe mai portato a giocare i propri figli.
Lì vi erano le prostitute che battevano sulla strada, i cocainomani e coloro che si guadagnavano da vivere
partecipando ad inutili risse.
La Black Rose non dormiva mai.
Ma quella notte era diversa da tutte le altre.
Quella notte, quattro ragazzi dall'aria misteriosa erano appena usciti
da uno di quei soliti locali notturni che si trovavano in città.
Erano ubriachi fradici e stavano cantando canzoncine a caso, come ai vecchi tempi.
Ora erano cresciuti.
Erano diventati dei ragazzi abbastanza maturi e sapevano bene cosa volevano dalla vita.
Volevano dimenticare.
Volevano dimostrare al mondo la loro forza, ma alla fine mostravano comunque di avere una
certa sensibilità.
A loro piaceva farsi del male. Lo facevano da un paio di anni ormai e stava loro bene.
Sul lato della strada nei pressi di casa Seward, vi era un'autovettura che si muoveva di continuo.
Balzava in su e in giù.
-Cazzo tesoro, hai delle mani d'oro, io l'ho sempre detto.- Mormorò Morrigan, mettendosi poi a sedere sul sedile
posteriore della sua auto.
Accanto a lei, un giovane ragazzo dall'aria ribelle ed i capelli sparati in aria si accese una sigaretta, allacciandosi
la cintura dei pantaloni sporchi e grezzi.
Il ragazzo non rispose alla quarantenne dai capelli biondi alla Nancy Spungen e continuò a fumare la sua Marlboro
specchiandosi dallo specchietto retrovisore.
Morrigan era colei che considerava da sempre una donna apprensiva, truccata da far schifo con
la sua adorazione per i modelli punk - rock degli anni sessanta.
Ma lei era una prostituta e gli della Black Rose impazzivano per lei.
-Spero che riuscirai a ritrovare la tua strada.- Continuò la donna, accendendosi anche lei una sigaretta
che sapeva più di erba che di nicotina.
Brian non rispose alle parole di Morrigan neanche questa volta.
Era immerso nei suoi pensieri ed aveva del sudore che gli gocciolava dalla fronte.
Lo aveva rifatto. Aveva avuto l'ennesimo rapporto con Morrigan dopo essersi ripromesso di non toccarla
più neanche con un dito.
E lui sapeva che l'unico modo per ringraziare quella donna così impertinente e vagabonda per tutti i consigli
e la bontà espressa era farla sua.
Ma Brian ricominciò presto ad odiarsi.
Scese dall'auto della donna con frustrazione senza neanche salutarla. Morrigan non disse nulla.
Lo conosceva bene il suo bel ragazzo.
Brian aspirò del fumo dalla sua Marlboro e ne gettò poi la cicca ai suoi stessi piedi.
Calpestò la sigaretta ed emise un sospiro profondo.
Non si riusciva a sentire neanche questa volta. L'unica cosa che riusciva ad udire erano i trambusti
e le preghiere continue dei suoi migliori amici che non la smettevano mai di parlare di lui.
E ciò gli fece male, quando li vide seduti sul solito muretto della Black Rose.
Quello era il loro territorio. Un muretto grigio distrutto e ricoperto di enormi scritte.
Scritte che gli appartenevano.
La luna illuminava il muretto sgretolato e distrutto mentre i quattro ragazzi decisero di salirvici sopra come facevano da sempre.
Brian rimase immobile ad osservarli.
Aveva perso tutto ed ora se ne stava mangiando le mani.
Matt, il ragazzo dagli occhi verdi e dai mille tatuaggi come i suoi coetanei, aiutò
Johnny a distendersi sul muretto mentre gli altri osservavano la scena senza muoversi.
Erano davvero distrutti.
-La Black Rose resterà sempre la stessa.- Constatò Zacky, sputando in aria del fumo e sedendosi accanto a quello
spilungone di James.
-Una merda di quartiere schifato e dimenticato da tutti? Già.- Borbottò poi Johnny.
-Una merda di posto con belle donne e tette enormi a gogò!- Esclamò poi Jimmy, facendo scoppiare a ridere
tutti.
-Come ci siamo finiti qui? Neanche me lo ricordo.- Pensò poi Matt ad alta voce.
-Eravamo troppo piccoli, Matt.- Disse Zacky.
Tutti li vedevano come dei delinquenti, tutti a scuola avevano paura di loro.
Li vedevano così tatuati, così in lotta contro il mondo, senza futuro.
Per la società erano come degli scarti.
E lo erano per davvero.
Nessuno aveva mai provato a capirli, nessuno aveva fatto un tuffo nel passato con loro per capire
le loro vite.
Erano da soli ma erano insieme.
L'atmosfera divenne più rigida quando un venticello fresco iniziò a scompigliare loro i capelli.
Si rivolsero tutti degli sguardi e pensavano a quante ne avevano passate insieme.
E a quanto dolore continuavano a portarsi dietro dopo tutto ciò che li segnò un anno prima.
Dopotutto...avevano avuto tutti un'infanzia difficile.
Jimmy viveva nella lavanderia del quartiere grazie all'ospitalità della signora Venus. Sua madre
aveva solo quindici anni quando lo mise al mondo e suo padre la abbandonò alla sua triste sorte.
Affranta dal dolore e con la certezza di non avere nessuno accanto a sé dopo essere stata cacciata di casa decise di annegarlo ma venne 
prontamente fermata da chi aveva avuto occasione di osservare tutto.
La signora Venus apparteneva al vicolo così come ne apparteneva la madre di Jimmy.
Zacky era stato adottato da una famiglia di imprenditori poi falliti che lo utilizzavano per i loro porci comodi.
I suoi veri genitori finirono in carcere accusati di aver abusato di alcuni minori.
Matt era stato segnato dal tenore di vita che svolgeva il padre e dal lavoro che faceva. L'uomo era un sicario e lui
 lo aveva visto uccidere fin troppe persone.
Johnny aveva seri problemi d'alcolismo in seguito alla decisione del padre di risposarsi con una donna ricca
che lo lasciò col nulla.
Brian infine viveva con suo padre dopo che la madre era morta partorendolo.
Il padre era un uomo conosciuto in tutto il quartiere per il modo in cui aveva sempre picchiato il figlio.
-Dite che un giorno ce ne andremo da qui?- Domandò improvvisamente Johnny, irrompendo ogni pensiero.
-Chi nasce alla Black Rose, muore alla Black Rose.- Disse Jimmy con acidità.
Brian annuì alle parole dell'amico senza riuscire a guardarlo negli occhi. 
Proprio non ce la faceva dopo quanto era accaduto.
Così, si limitò ad ascoltare le parole dei suoi ormai vecchi migliori amici e guardarli
mentre continuavano a farsi del male.
Matt bevve un altro sorso di birra per poi passarla a Zacky.
Erano ridotti proprio ad uno straccio.
Jimmy ed i ragazzi iniziarono ben presto a guardarsi intorno. Si rivolsero degli sguardi
complici per poi ricominciare a bere.
Avevano appena dimenticato un particolare.
C'era qualcosa che mancava e dopo aver finito le loro birre, se ne ricordarono.





















***












Dall'altra parte della città però, le cose non funzionavano poi così male.
Era finalmente giunto il mattino ed il sole premeva con i suoi raggi sulle fessure delle
finestre di tutte le case adiacenti al mare.
In una di quelle piccole ed umili case, una ragazza stava facendo colazione con i suoi toast e 
allo stesso tempo stava sfogliando un giornalino colmo di opere d'arte di grande prestigio.
-America, sbrigati a fare colazione o farai tardi a scuola!- Le disse sua madre prendendo la sua valigetta
argentata per correre al lavoro.
-Sto facendo più in fretta che posso, mamma!- Ribatté la ragazza dai lunghi capelli biondi, chiudendo
il giornalino ed alzandosi dal tavolo bevendo l'ultimo goccio di tè caldo.
-Accompagno tuo fratello a scuola, ti servono i soldi per il pranzo?- Le domandò ancora la donna con quel
suo tailleur nero ed i capelli biondi legati in una coda di cavallo.
Brandon, il fratellino minore di America, diede un bacio sulla guancia di sua sorella e si fece coccolare
un po' prima di andare.
-No mamma, tranquilla. Li ho.- Continuò la ragazza, tenendo suo fratello di soli otto anni tra le braccia -E tu fai il bravo
ometto, ti raccomando.- 
Il bambino annuì alle parole della sorella per poi uscire dall'abitazione con la madre.
I genitori di America lavoravano per una corporazione e gestivano entrambi la parte amministrativa
della loro azienda.
Dopo essersi specchiata per un po', decise di spruzzarsi del buon profumo ed uscire di casa prima che potesse
arrivare in ritardo per la prima ora di lezione.
Con la sua borsa scolastica dei Pantera e la maglietta dei Metallica uscì di casa pimpante, dirigendosi poi verso
l'istituto scolastico da lei frequentato.
La Vengeance High School era da sempre il suo punto debole.
Ad America piaceva molto studiare, peccato che non era riuscita a farsi gli amici di cui aveva bisogno in questi anni.
Ed ora, era finalmente arrivata all'ultimo anno con la sua media pazzesca ed il suo odio incomparabile
verso tutto ciò che riguardasse le cheerleader.
America aveva da sempre cercato di farsi qualche amica ma non ci era mai riuscita. Sarà perché le persone
preferivano sfruttarla per la sua bontà o perché facilmente si dimenticavano di lei.
Sì insomma, lei non aveva nulla di così tanto speciale per piacere alle persone.
Era una ragazza esile, molto spontanea, timida, impacciata e dolce. La classica ragazza che non si filava
nessuno in poche parole.
Tutti i ragazzi più carini dell'istituto preferivano di gran lunga le ragazze con una certa esperienza sessuale
che sembravano essere uscite dalle copertine delle riviste di Playboy.
America invece non era nulla di tutto quello. Era solo una ragazza semplice, coraggiosa, determinata e con la grande
passione per la musica e l'arte.
Si vestiva per esprimere sé stessa, non per attirare l'attenzione. Non indossava mai gonne perché si vergognava addirittura
di far vedere le gambe.
Aveva capito da subito che se voleva sopravvivere in quell'ambiente sarebbe stato meglio passare inosservati
anziché essere la facile preda di tutti quei ragazzini con gli ormoni a mille.
Arrivata dinanzi alla V, si guardò intorno scrutando i volti e gli sguardi di tutti gli studenti che la circondavano.
Da un lato si ritrovò il gruppetto delle cheerleader che continuavano ad urlare sguaiatamente, dall'altro i nerd
che studiavano in comitiva e i fighi della squadra di football per poi arrivare infine alle persone che aveva temuto da sempre.
Gli Avenged Sevenfold.
Si facevano chiamare così quei ragazzi di cui aveva tanto sentito parlare.
America restò immobile dinanzi alla porta dell'istituto attendendo il suono della campanella mentre osservava
quei quattro ragazzi fumare e scherzare tra di loro.
Lei sapeva chi erano loro ma per fortuna...loro non sapevano chi era lei.
Sotto un certo punto di vista, America era felice di non esser conosciuta così tanto nell'ambiente scolastico
anche perché aveva sentito parlare di quei quattro anche negli anni precedenti.
Le voci giravano in fretta in quel liceo e lei era sempre più convinta del fatto che fossero delle persone
da cui restare lontani.
Anche solo sapere che venivano dalla Black Rose le faceva gelare il sangue nelle vene.
Tutti nell'istituto scolastico parlavano di quei quattro etichettandoli come persone cattive, aggressive, presuntuose e fuori di testa.
Altri erano anche convinti del fatto che si drogassero da una vita.
E tutto ciò ad America faceva paura.
Lei veniva da un'ambiente così diverso da quello di quei quattro ragazzi che si faceva spaventare facilmente da quelle
voci che non sembravano essere dei semplici pettegolezzi.
America sussultò di colpo nel vedere quegli occhi così vuoti dei ragazzi che si voltò di scatto verso la porta d'entrata
del liceo e ringraziò il Signore nel momento in cui suonò la campanella scolastica.
Dopo le varie ore di lezione, arrivò finalmente la pausa pranzo.
America si sedette da sola al suo solito tavolo in fondo alla sala con il suo piatto non troppo pieno di cibo.
Dopo aver assistito a dei continui scherzi tra liceali, il capitano di football Jasper Nelson, si avvicinò per
la prima volta al suo tavolo.
La ragazza si sentì imbarazzata al contrario di qualche altra ragazza che ne sarebbe stata felicissima.
-Ciao, tu sei America Mcklain, vero?- Le domandò Jasper con i suoi capelli biondi ed il suo sorriso mozzafiato.
-S-sì. Sono io.- Rispose la ragazza, quasi balbettando.
-Posso sedermi?- Le domandò ancora il giocatore, indicando la sedia vuota appartenente al suo tavolo, proprio dinanzi a lei.
-Oh, ma certo.- 
Jasper si sedette dinanzi agli occhi della bionda e le sorrise restando sotto agli occhi di tutti gli studenti della scuola.
C'erano ragazze che stavano fissando la scena desiderando di essere al posto di America a tutti i costi ed altre che si permettevano
di infangarla senza neanche conoscerla.
-Penso che tu sappia bene chi sono io...ma in caso contrario...-
-No, aspetta.-
-Cosa?-
-Se sei venuto qui per mettermi in ridicolo sappi che puoi anche tornartene dalla tua banda di deficienti appartenenti
alla squadra di football.- Ribatté prontamente America, mettendolo in guardia.
Le puzzava troppo il fatto che Jasper si fosse accorto di lei.
-Assolutamente no, America Mcklain. Sono venuto qui a sedermi con te perché ti osservo da molto tempo e 
vederti qui tutta sola mi è sempre dispiaciuto.-
-Non ho bisogno di compassione, Jasper.-
-Hai ragione. Solo che...mi costa molto ammettere che ti ho messo gli occhi addosso molte volte.-
La bionda iniziò ad arrossire.
Finalmente qualcuno l'aveva notata.
Ma quel qualcuno...una ragazza già ce l'aveva.
-Che ne dici di uscire insieme stasera? Vorrei conoscerti meglio.-
-Ma tu non ce l'hai già una fidanzata, scusa?-
-Abbiamo rotto ieri sera.-
-Non ti credevo così superficiale.-
-Ehi, capiscimi. Da quando ti ho vista non ho fatto altro che pensare a te.-
America si sentì così profondamente a disagio da desiderare di sprofondare. Tutti gli occhi erano su di loro
e lei si sentì avvampare.
-Ci penserò.- Rispose al ragazzo che le scrisse il numero di telefono sul tavolo con una matita.
-Chiamami.- Disse Jasper, alzandosi dalla sedia e tornando al suo tavolo.
America non lo avrebbe mai chiamato. Era troppo timida ed impacciata per uscire con il capitano
della squadra di football ed aveva paura che si sarebbe scocciato in fretta di lei. Che l'avrebbe scaricata il giorno
dopo con qualche scusa.
E lei non voleva questo. Lei voleva qualcuno che la amasse per davvero.
E voleva soprattutto che quei quattro smettessero di guardarla da lontano il prima possibile.
Dopo la pausa pranzo, America finì le ultime due ore di lezione e si avviò verso il suo armadietto
per posare i libri che non le servivano.
Immersa nei suoi pensieri non si era accorta del fatto che due cheerleader la stavano osservando.
-Ehi, America, giusto?- Le domandò Christie, la capo squadra.
-Sì.- Rispose la bionda con imbarazzo.
-Che ne dici Christie? A me sembra perfetta!- Esclamò poi l'amica della capo squadra, indicando America.
-Anche a me. Sei nuova?-
-Io...no.-
-Bene...senti tesoro, vogliamo offrirti l'occasione della tua vita oggi e quindi guai a te se ci snobbi con un "no" secco.-
La ragazza inarcò un sopracciglio. 
Che cosa potevano volere quelle due ochette da una come lei?
La situazione stava degenerando.
-Vi ascolto.-
-Ti vogliamo nella nostra squadra. Hai un  fisico mozzafiato e saresti perfetta...allora, che ne dici?-
America pensò che quella sarebbe stata un'ottima occasione per stringere amicizia con qualcuno e lasciare
il segno in quest'ultimo anno alla V.
Ma era davvero ciò che voleva? Forse, le ochette non erano poi così male come credeva.
-Beh...io...-
-Lo prendo come un sì.- Continuò Christie senza farla finire di parlare.
-Ma veramente io...-
-Sì o no?-
-Beh, mi piacerebbe molto.-
-Sì ma dobbiamo avvertirti che entrare nella nostra squadra non è poi così tanto facile come sembra.- La avvertì
Lexus.
-Che cosa vorresti dire?- Deglutì America, respirando a fatica.
-Dovrai solo venire con noi in un luogo. E' lì che potremmo spiegarti le regole ed ammetterti totalmente
nella nostra squadra. Stai tranquilla, lo abbiamo fatto tutte prima di entrare a far parte delle cheerleader della scuola.-
-Ma che cosa dovrei fare di preciso, Christie?-
-Seguirci. Nient'altro. In quel luogo ti faremo conoscere le altre cheerleader della squadra dopodiché vorranno
conoscerti meglio. Vedrai, trascorreremo una serata indimenticabile tutte insieme.- Christie ammiccò e America
si lasciò frastornare dalle parole di quella che stava per considerare una nuova amica.
-D'accordo...ma dove dobbiamo vederci?- Domandò la bionda tenendo i libri stretti al petto.
-Qui davanti scuola per le otto. Conosci la mia auto?-
-Sì, l'ho già vista altre volte.-
-Bene, allora sii puntuale, okay? Baci.-
Lexus e Christie salutarono la bionda per poi dirigersi verso l'uscita dell'istituto.
America si sentì come scossa. Improvvisamente si erano tutti ricordati di lei e ciò le sembrava profondamente strano.
Forse quello avrebbe potuto essere un nuovo inizio.




























***













Alle otto in punto Christie, Lexus e Jill,un'altra ragazza della squadra, passarono a prendere
America dinanzi all'entrata del liceo.
La ragazza aveva deciso di indossare la felpa degli Iron Maiden e di lasciare i suoi capelli
sciolti al vento.
Entrò velocemente nell'auto con le ragazze che l'istante dopo decisero di bendarla.
-Perché dovete bendarmi?- Domandò la bionda iniziando a spaventarsi.
-E' una sorpresa. La facciamo a tutte le nuove arrivate in squadra quindi fidati di noi.- Le sussurrò
Lexus, bendandole gli occhi.
America sentiva che c'era qualcosa che non andava. Si sentì improvvisamente lo stomaco
pesante e non era certo per tutto ciò che aveva mangiato per cena.
Lei stava davvero male. Aveva una brutta sensazione, orribile.
Ed ora era in gioco e non poteva più tirarsi indietro.
Jill continuava a guidare e di tanto in tanto sentiva le ragazze parlare tra di loro e scherzare
allegramente.
Christie si lasciava scappare delle leggere risatine che però America non riusciva a decifrare.
Che cosa avrebbe dovuto aspettarsi da delle ragazze come loro?
Forse aveva sbagliato a fidarsi fin da subito.
Probabilmente avrebbe dovuto ascoltare il suo sesto senso e tornare a casa.
Si sentiva con le mani legate nonostante fossero totalmente libere.
Aveva un groppo in gola che non riusciva a deglutire.
Stava iniziando a spaventarsi sul serio.
-Okay, siamo arrivate!- Annunciò poi Christie, sorridendo alle sue amiche nonostante America non potesse
vederla.
Lexus aiutò a far scendere dall'auto America e la trascinò al marciapiede più vicino.
-Dove sono? Dove mi avete portata?- Domandò la ragazza impaurita, iniziando a tremare.
-Credevi davvero che ti avremmo fatta entrare nella squadra? Adesso sentimi bene ragazzina e non provare ad
urlare.- La minacciò Jill, dopo esser scesa anche lei dal veicolo.
-Che cosa sta succedendo qui? Dove sono?- Continuò America spaventata, indietreggiando un po'.
-Sta zitta!- Urlò Christie, non facendole più sentire la terra sotto i piedi.
-Questo è solo un piccolo avvertimento tesoro, nulla di grave credimi. Se proverai ancora ad avvicinarti a Jasper
credimi che non saremo poi così cordiali e gentili.- 
-Lexus ha ragione. Vedi America...vi abbiamo osservato oggi in mensa e ciò che abbiamo visto non ci è piaciuto per niente.
Jasper si è lasciato solo ieri con la sua ormai ex ragazza Julie ed io devo sfruttare ogni opportunità per cercare di farmi notare
da lui ad ogni costo. Questa è la mia grande occasione e non sarà di certo una ragazzina ingenua come te a soffiarmela!- Urlò
ancora Christie con fare minaccioso.
-No...a me non piace Jasper! Puoi tenertelo se è questo che vuoi!- Si giustificò ben presto la giovane, rabbrividendo di continuo.
-Sì, è proprio questo che voglio. Quindi togliti dalle scatole perché quel ragazzo non fa per te.-
-Starò lontana da lui se è quello che vuoi ma vi prego...adesso riportatemi a casa!- 
-Siamo spiacenti ma è meglio che tu sappia bene a cosa andrai incontro in caso contrario.- 
-No Lexus...non potete farmi questo...vi prego!-
-A domani...se sopravvivi, zuccherino.- Continuò Jill mentre entrarono tutte e tre in auto con velocità.
-No! Vi prego, lasciatemi andare!- Urlò di continuo America dopo che aveva ormai sentito il rumore del motore
dell'auto delle oche.
L'auto si era ormai allontanata ed America era rimasta da sola nella sua disperazione.
Con velocità riuscì a togliersi la benda dagli occhi e sbarrandoli si rese conto di essere stata trasportata
in un luogo poco affidabile.
Osservò tutte le lapidi dinanzi a sé ed iniziò ad urlare, dopo essersi sentita rinchiusa in un cimitero
da cui non riusciva ad uscire.
La ragazza ricominciò presto a tremare quando lesse su di un cartellino all'inizio della strada con su la scritta "Black Rose, cemetery."
Era il cimitero della Black Rose.
La benda le scivolò dalle mani mentre tutto ciò che avrebbe voluto fare sarebbe stato urlare e scappare via.
Ma in quel momento decise che era necessario restare calmi e riflettere sul da farsi.
Ne sarebbe uscita morta da lì e lo sapeva bene.
Avrebbe tanto voluto urlare ma non riusciva a fare neanche quello.
Il cuore le batteva all'impazzata mentre indietreggiava di continuo fino a sbattere contro qualcosa.
Era solo un albero spoglio ed era riuscito a spaventarla.
America iniziò a sospirare per poi portarsi una mano sul petto.
Provò ad avvicinarsi al cancello del cimitero per uscirne ma sapeva bene che si sarebbe
ritrovata nei loschi quartieri malfamati della Rosa Nera.
Ella provò ad avvicinarsi al cancello in ferro mentre poi, il suo sguardo di rivolse ad
una lapide che si trovava proprio accanto ad esso.
America sussultò improvvisamente.
Da dietro alla lapide sbucò il corpo di una persona che la fece spaventare di colpo.
Il suo sguardo si scontrò con quello di un ragazzo che non aveva mai visto prima d'ora.
Un ragazzo dallo sguardo serio e tenebroso che le fece battere il cuore a mille.
Che cosa ci faceva a quell'ora di notte un ragazzo in quel cimitero?
-Non dovresti essere qui...- Le disse un ragazzo, sbarrando gli occhi nel vederla così fragile ed impaurita.
America indietreggiò di scatto mentre vide il ragazzo serrare la mascella.
In quel momento ebbe l'istinto di allontanarsi il più possibile. Aveva paura che quel ragazzo tanto bello
quanto dannato potesse farle del male.
-Devi andare via da qui o qualcuno potrebbe pensare di farti del male.- Continuò il ragazzo mentre lei
non fece altro che pensare allo spavento che continuava a formarsi dentro di sé.
Egli provò a toccarle un polso per fermarla ma lei trasalì.
-No! Non toccarmi!- Urlò America indietreggiando sempre di più con le lacrime agli occhi per lo spavento.
-Aspetta, non voglio farti del male!-
-Aiuto! Aiuto!-
-Shh, sta zitta o ti sentiranno.-
Continuò il ragazzo catapultandosi verso di lei ma indietreggiando l'attimo dopo, ricordandosi
di non poterla toccare.
America osservò il comportamento del ragazzo ed inarcò un sopracciglio.
I loro occhi si scontrarono.
La bionda non aveva mai visto degli occhi più belli di quelli in tutta la sua vita.
Brian invece, si sentì scosso dopo aver scrutato con attenzione gli occhi della ragazza.
Decise di lasciarla andare.
Lei chiuse gli occhi spaventata e quando li riaprì, il ragazzo era ormai sparito.
America si guardò intorno con la paura che quel ragazzo potesse sbucarle dinanzi agli occhi
da un momento all'altro.
La ragazza scappò via dal cimitero continuando a tremare ma riuscendo a trovare la via d'uscita
da quel vicolo.
Brian respirò profondamente, sedendosi su di un marciapiede con una sigaretta tra le labbra.
Aveva deciso di lasciarla scappare perché ciò che aveva provato anche solo nel sfiorarla aveva avuto la meglio
sulle sue aspettative.
Brian aveva sentito qualcosa.
Lei lo aveva visto.

Per la prima volta, il suo cuore aveva ricominciato a battere.








































NOTE DELL'AUTRICE.
I'M COME BACK, BITCHES!
Ma guardate un po' qui chi è tornato!
Sì, sono proprio io, la vostra Gates!
Insomma, pensavate di esservi liberati di me? Mi dispiace deludere
gli HATERS ma sono appena tornata con una nuova fanfiction e questa la finisco.
Lasciate che vi spieghi un po' che cosa mi è accaduto negli ultimi mesi...
Da dove posso iniziare? Beh, sì, direi proprio dal principio.
Molti di voi, avrebbero voluto prendermi a sprangate dato che non è più continuato
Plastic Woman. 
La verità è che non ho scelto io di non continuarla, ma Satana si è messo contro
di me (insieme a tutti gli haters a cui mando come sempre mille mila baci) e ha voluto che
la pen-drive su cui avevo tutte le ff salvate...beh...si danneggiasse.
Proprio così.
Il mio mondo stava per smettere di esistere nel momento in cui mi sono quasi fatta venire
un infarto perché avevo persino finito di scrivere Plastic Woman.
E quella fanficition era lì insieme ad un'altra che avevo intenzione di pubblicare.
Quindi no, non è stata una mia scelta non aggiornare più la storia. Sono stata costretta a farlo.
In molti mi hanno chiesto di provare a riscriverla da dove l'avevo lasciata con gli aggiornamenti...
ed io ci ho provato e ne è uscito un qualcosa di assurdo.
Sembrava essere così perfetta quando l'ho finita che non sono stata capace di lasciarmi più travolgere
dalle situazioni e provare a continuarla.
Qualsiasi emozione provassi non era come la prima. 
Inoltre, provare a riscriverla è stato demoralizzante. Ho avuto un piccolo blocco, chiamato "blocco
dello scrittore" che non mi ha più dato la possibilità di continuare.
Sinceramente, avevo persino intenzione di non scrivere più nulla. 
Ci ero rimasta davvero malissimo per ciò che mi era accaduto, mi sono sentita il mondo crollarmi
sulle spalle e non avevo più voglia di fare nulla ma...la piccola Saya ha cercato in tutti i modi
di farmi ricredere.
Pian piano ho cercato di ricominciare a scrivere. Frasi alla volta sono riuscita a scrivere
questo prologo e a lavorare su questa nuova storia.
Ci ho messo davvero tanto cuore in questa fanfiction e non lo dico per dire.
Lo dico perché è così.
Perché è stata la mia rinascita dopo un periodo buio da cui dovevo assolutamente uscire.
Ed ora sono di nuovo qui.
Pronta a rompervi con le mie storie. Spero tantissimo che siate felici di questo mio ritorno dopo
una bella pausa.
Ecco, sono appena tornata e già ricomincio ad annoiarvi con tutte le cose che vi sto scrivendo
ma la verità è che mi siete mancati tantissimo.
Ho notato che molti di voi non mi hanno mai abbandonata. Eravate sempre lì, pronti a scrivermi su Twitter
e a chiedermi come stavo. Chiedermi se avrei scritto qualcosa di nuovo. Menzionarmi perché dite che le
mie storie continuano a farvi piangere e i vostri istinti omicidi nei miei confronti non falliscono mai.
E' davvero bello sapere che ciò che scrivi...viene apprezzato.
Ed io vi ringrazio per esserci sempre stati. 
Come ringrazio Saya che ritorna a lavorare insieme a me. Davvero, una beta migliore
non potevo chiederla.
Questo prologo spero vi sia piaciuto. E' un po' misterioso ma spero che decidiate di mettere
la storia nei preferiti e continuare a leggere il seguito.
Ho in serbo delle situazioni mozzafiato per questa fanfiction. Ci ho messo davvero ANIMA e CUORE,
quindi spero che deciderete di farmi compagnia anche in questa nuova avventura.
Vi ricordo che se volete scrivermi, su Twitter, sono @GatesIsTheWay.
Se il prologo vi è piaciuto, attendo con ansia le vostre recensioni! Sono curiosissima di sapere
che cosa ne pensate di questo inizio!
Adesso la smetto di darvi fastidio e me ne torno nel mio antro. 
Al prossimo capitolo cupcakes, se volete!
P.S Prima di pensare che questa ff possa essere uguale alle altre, leggete il resto, pls.
















-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 2
*** 2. Isn't something missing? ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

2° Isn't something missing?


















Jimmy si svegliò di scatto con una strana sensazione
che continuava a perseguitarlo.
Sentiva delle forti fitte al petto e non riusciva a capirne il motivo.
Si alzò dal letto in lavanderia, si sgranchì le ossa e si trascinò verso il bagno.
Osservò la sua immagine allo specchio, odiandola come non mai.
Si poteva dire che era da tanto, che si odiava, da quando aveva perso la ragione per cui 
sorrideva di giorno in giorno.
Ma quella mattina era diverso.
Quella mattina...non poté fare nient'altro che odiarsi più del solito.
Aveva preso tra le mani la vecchia collana del suo migliore amico e l'aveva stretta
tra le dita come se potesse ricominciare a percepire qualcosa di lui.
-E' già passato un anno, amico mio.- Sussurrò il ragazzo dagli occhi azzurri, 
sentendosi peggio del solito.
Quella mattina non avrebbe neanche fatto colazione. Avrebbe marinato la scuola e 
si sarebbe sballato con quei pochi amici che si ritrovava.
I suoi migliori amici da una vita.
Dopotutto, erano cresciuti insieme.
Lo schifo della Black Rose, lo avevano vissuto facendosi forza a vicenda.
Sospirò amaramente, continuando a guardare la sua immagine allo specchio e cercando
di frenare i conati di vomito che gli premevano in gola.
Improvvisamente, non riuscì a frenarsi.
Frantumò le sue ginocchia al pavimento e vomitò l'anima e tutto il dolore che aveva dentro.
Tremante, dopo aver finito di rigettare l'anima, si asciugò il sudore dalla fronte con un asciugamano
e si sedette sul pavimento con gli occhi iniettati di sangue.
Aveva ancora quel proiettile tra le mani.
Ed ora aveva iniziato ad impazzire perché i suoi ricordi erano così nitidi, 
e lui sperava di non dimenticarli mai.

-Per sempre.-
-Sì, cazzo. Per sempre.-


Quelle parole continuavano a frastornargli la mente ed iniziò addirittura a respirare
con fatica.
Era passato un anno e lui ancora non riusciva a farsene una ragione.
Così come non riuscivano a farsela i suoi migliori amici.
Zacky non aveva dormito per tutta la notte, Johnny aveva bevuto anche più del solito e non riusciva
neanche a reggersi in piedi per dirigersi verso il bar in cui si vedevano di solito quando avevano voglia
di marinare la scuola.
Matt aveva dormito con un maglione che non gli apparteneva ma che sapeva così tanto di sigarette
da ricordargli chi voleva ricordare.
Jimmy si alzò ben presto dal pavimento e si fumò una sigaretta mentre aspettava l'arrivo
della signora Venus.
Alla lavanderia c'era sempre un gran lavoro e la Venus gli aveva dato l'opportunità di seguire
le lezioni scolastiche di mattina cosicché si sarebbe occupato di lavorare nel pomeriggio.
Ma quella mattina i ragazzi si sarebbero ritrovati tutti al solito bar in fondo al vialetto.
Avevano bisogno di stare insieme, di parlare.
Volevano ritrovarsi.






















***















America si alzò di scatto dal letto e fermò il suono raccapricciante della sveglia
che continuava a risuonargli nella mente.
La ragazza si diresse velocemente verso il bagno e si lavò di fretta e furia riuscendo
a prepararsi con una velocità incredibile.
I suoi genitori erano già via e con loro ovviamente anche suo fratello Brandon.
Si diresse con agilità verso la cucina e dopo aver afferrato un succo di frutta al volo uscì
di casa chiudendone poi la porta a chiave.
America si riteneva una ragazza molto fortunata dato che aveva la V a pochi metri di distanza
dalla sua abitazione in modo da non dover prendere il bus.
Tuttavia, la ragazza iniziò a passeggiare per le strade di Huntington Beach pensando e ripensando
a ciò che era accaduto.
Non era riuscita a dormire per tutta la notte nel ricordare quello spiacevole equivoco
che aveva deciso di lasciar scivolare sulla sua pelle.
Non avrebbe mai dovuto schierarsi contro quelle ochette di cheerleader ed avrebbe cercato
di evitare ogni discussione e, soprattutto, Jasper.
La bionda varcò la soglia dell'istituto scolastico con l'insicurezza che continuava ad avere
dentro di sé e si ritrovò dinanzi al bellissimo biondo dagli occhi scuri che stava per avvicinarsi
a lei.
America decise di evitarlo facendo finta di non averlo visto e si ritrovò ben presto
nella sua aula d'arte.
Era così felice di sapere che alla prima ora di lezione si sarebbe interamente dedicata alla
sua materia preferita.
La professoressa Pocket stimava tantissimo America sia da un punto di vista artistico
che caratteriale.
Secondo lei, la giovane era davvero un grandissimo esempio di studentessa modello da imitare
in tutto e per tutto.
Ed America era felice di rendersi utile in qualche modo e di partecipare alla sua lezione d'arte
con costanza.
Non appena entrò nella classe, la ragazza si accomodò al solito banco mentre la professoressa si occupò di
darle la tavola di colori di cui avrebbe necessitato ed affidandosi al suo buon senso.
La professoressa dava l'occasione a tutti gli studenti di lasciarsi prendere dai propri pensieri
e dal proprio punto di vista, dando loro totale libertà su ciò che avrebbero poi riprodotto su quel cavalletto.
America osservò per alcuni istanti il suo foglio bianco e prese un pennello tra le mani nella speranza
di lasciarsi ispirare da qualsiasi cosa la circondasse.
Quella volta però, lei non riuscì a lasciarsi ispirare così facilmente.
Tutti i suoi compagni di corso avevano già iniziato a dipingere mentre lei era rimasta immobile
con i suoi pensieri.
Si sentì improvvisamente il cuore pesante.
Continuava a pensare all'accaduto del giorno prima fin quando poi, la professoressa, non ricordò ai suoi alunni
che potevano benissimo ascoltare un po' di musica dal loro lettore mp3 per potersi rilassare al meglio
e lasciarsi ispirare dalla musica.
America colse la palla al balzo e prese con velocità il suo Ipod dallo zaino, scorrendo tra le canzoni
nella sua playlist.
La ragazza indossò le sue cuffie per poi provare ad ascoltare delle canzoni a caso che avrebbero potuto
aiutarla a sbloccarsi.
Con il pennello tra le mani, iniziò ad ascoltare svariate canzoni che non riuscivano però a darle
l'effetto sperato.
America continuò a restare immobile e si limitò a fissare i suoi compagni creare delle vere e proprie
opere d'arte.
Che cosa le stava accadendo? Tutto ciò che aveva sempre desiderato era dinanzi ai suoi occhi
ed ora non stava sfruttando l'occasione per mostrare a tutti di che pasta era fatta.
Si era davvero bloccata.
Le mancava qualcosa e quasi non riusciva a respirare, pensandoci.
Così, decise di optare per una canzone degli Oasis.
Wonderwall iniziò a rimbombare nelle sue orecchie mentre chiudeva gli occhi e si lasciò
travolgere dalle sensazioni che le donava quella semplice canzone.









Today is gonna be the day 
that they're gonna throw it back to you. 
By now you should've somehow 
realized what you gotta do...
I don't believe that anybody 
feels the way I do about you now.









La musica le premeva nel cuore mentre il sangue
nelle sue vene sembrava iniziare a scorrere con più velocità
del solito.
I suoi occhi si riaprirono mentre il suo polso aveva già iniziato a muoversi
da solo.














Backbeat the word was on the street 
that the fire in your heart is out.
I'm sure you've heard it all before 
but you never really had a doubt...
I don't believe that anybody feels 
the way I do about you now.













America lasciò scivolare il pennello colmo di colori sul foglio
che ora stava finalmente iniziando a tingere e prendere vita.
I polsi e le mani della ragazza continuavano a muoversi con velocità
mentre passavano dalla tavolozza di colori al foglio.
Un brivido le fece rendere conto di ciò che stava disegnando ma continuò
a fare ciò che aveva stampato nella mente.












And all the roads we have to walk along are winding.
And all the lights that lead us there are blinding.
There are many things that I would 
like to say to you...
I don't know how.









La canzone continuò ad aiutarla mentre stava cercando di cacciare
da dentro tutte le sue sensazioni ed emozioni mentre non riusciva a fermarsi
neanche per un attimo.
Era così presa da ciò che stava facendo che si era persino dimenticata di essere
in una classe e di essere osservata di continuo dalla sua professoressa e dai
suoi coetanei.
La sua vena artistica aveva finalmente ricominciato a vivere mentre tutta l'adrenalina
che aveva dentro, ora, aveva deciso di esplodere.












Because maybe 
You're gonna be the one who saves me...
And after all...
You're my wonderwall.













La canzone era ormai terminata e con essa, anche il suo disegno.
Tutti iniziarono ad applaudire al buon lavoro di America e lei sbarrò
di colpo gli occhi, desiderando quasi di scoppiare a piangere dinanzi a tutti.
I suoi occhi ancora non riuscivano a credere a ciò che stavano vedendo.
Le sue mani iniziarono a tremare mentre il pennello imbrattato di colore le era appena
caduto sul pavimento.
-Davvero un ottimo lavoro, Mcklain.- Le disse la professoressa, applaudendo
anche lei con soddisfazione.
Ma America non riuscì proprio ad accettare i complimenti e gli applausi di tutte le
persone che la circondavano.
Continuava ad avere gli occhi sbarrati su ciò che aveva disegnato e il suo cuore
si era improvvisamente fermato.
Quasi faceva fatica a respirare.
I suoi occhi erano immobili su quelli che aveva disegnato su quel dannatissimo foglio.
Proprio così.
America aveva disegnato gli occhi che aveva visto la sera precedente.
Gli occhi di quel ragazzo che era sbucato dal nulla, alla Black Rose.
Non riusciva a credere al fatto di essere riuscita a ricordarli così bene.
Erano degli occhi color nocciola così bui quanto vuoti.
Li aveva amati sin dal primo momento in cui li aveva visti e lì era stata
capace di riprodurli su carta.
La ragazza arrossì di colpo, sentendosi quasi a disagio per ciò che aveva avuto
il coraggio di fare.
Aveva disegnato quegli occhi che sembravano essere il suo prossimo sbaglio.

























***












-Alla salute.- Urlò Zacky, buttando giù il secondo bicchiere colmo d'alcool.
Vee si sentì bruciare lo stomaco e strizzò gli occhi, prendendo dalle tasche dei jeans
tutto ciò che aveva sempre desiderato.
I ragazzi avevano brindato con lui ma quella mattina decisero di restare sobri.
-Ancora con quella robaccia, Vee?- Gli domandò Matt che era da sempre il padre del gruppo.
Era il più tranquillo, riflessivo e relazionale.
Per qualsiasi cosa, sapevano che Matt li avrebbe sempre aiutati con i suoi consigli da uomo
vissuto.
Per quanto riguardava i loro soprannomi invece, erano stati affidati alla Black Rose.
Erano una banda, tutti li conoscevano come tali.
-Che vuoi, mi fa star bene.- Continuò Zacky, iniziando a rollarsi una canna.
-Basta che non vai oltre o ti spezzo le gambe.- Disse poi Matt con tono di rimprovero.
-Non sono mica un drogato!- Esclamò poi Vee, iniziando a fumarsi quella robaccia che sembrava
dargli sollievo quando si sentiva troppo stressato.
Aveva iniziato a farsi le canne da quando Brian non faceva più parte del gruppo.
Da quando il loro migliore amico li aveva abbandonati, i ragazzi avevano smesso di fare molte cose costruttive
ed avevano iniziato a peggiorare sempre di più.
Tra tutti però l'amante degli eccessi risultava essere sempre Zacky.
In genere loro non facevano uso di droghe, né avevano alzato il dito su una ragazza, né avevano mai rubato qualcosa. 
Erano più frequenti a partecipare a delle risse per guadagnarsi qualcosa ma per il resto, erano più tranquilli
di come li descrivevano.
Venivano spesso etichettati come le persone che non erano solo perché appartenevano a quei quartieri
colmi di merda fino all'orlo.
Ma loro non erano mai centrati niente con quel posto. Erano solo delle vittime e dovevano andare avanti
seppur le persone si limitavano a giudicarli senza conoscerli.
Nessuno si era mai sprecato nel volerli conoscere meglio o nel cercare di parlarci.
Le persone avrebbero capito tante cose se solo avessero imparato a guardarli con occhi diversi.
Jimmy intanto si era fermato ad osservare quella sedia vuota proprio dinanzi ai suoi occhi.
Quella sedia, che tempo prima sarebbe stata occupata da quello che aveva da sempre considerato come un fratello.
Ma in quell'istante la sedia era vuota e colma di rimpianti e dolori già sentiti.
Era cambiato tutto ed era per questo motivo che delle volte preferivano restare in silenzio e cercare
di percepire quelle piccole cose che ora non riuscivano più a sentire.
Avrebbero dato qualsiasi cosa per riaverlo con loro.
Ma il loro tempo era stato sprecato.
-Come ci siamo ritrovati in questo punto?- Domandò improvvisamente Johnny, interrompendo
il silenzio che si sgretolava nell'aria.
-Forse abbiamo sbagliato qualcosa.- Rispose Matt, sospirando.
-A me manca.- Disse poi Jimmy, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
Tutti annuirono alle parole di Rev per poi esitare.
Avevano ormai perso tutta la loro voglia di vivere.
-La vera domanda è...a chi non mancherebbe?- Continuò poi Zacky, abbozzando un sorriso.
Avrebbero potuto ritornare ad essere amici come prima.
Avrebbero potuto ricominciare tutto da capo.
Sarebbero diventati più forti del solito e la loro amicizia sarebbe davvero durata
per sempre.
Ma c'era qualcosa a dividere tutte le loro speranze.
Qualcosa di più forte di loro che li aveva già sconfitti una volta.
-Beh, io vado alla lavanderia. Devo aiutare la signora Venus o non riceverò la mia paga.- Mormorò
James, alzandosi dalla sedia ed allontanando da sé il suo bicchiere ormai vuoto.
-Sì, devo andare anch'io. I miei genitori affidatari del cazzo mi costringeranno a pulire quella
merda di casa da cima a fondo.- Continuò Zacky, dopo aver fumato.
-Ci vediamo stasera...lì?- Domandò poi Matt ai suoi migliori amici.
I ragazzi annuirono tutti con dolore.
-Sì, non c'è pericolo che ci rubino.- Disse poi Jimmy, facendo ghignare per un po' i ragazzi
ed uscendo dal bar con disinvoltura.
Uno sguardo verso il cielo ed un brivido aveva deciso di colpirlo nuovamente.
Brian passò dall'altro marciapiede mentre osservava Jimmy continuare ad osservare il cielo.
Ma a quel punto, la prima domanda che gli balenò in testa fu : "Ma i ricordi sono un qualcosa di tuo o qualcosa che sei
destinato a perdere per sempre?"

Mancava tanto anche a lui quel pazzo figlio di puttana.




















***




















America tornò a casa da scuola completamente esausta.
-Bentornata cara, com'è andata oggi a scuola?- Le domandò la madre,Anwyn, mentre
era intenta a cucinare.
-E' andata.- Rispose America dirigendosi verso la sua camera per riporre lo zaino
al di sotto del suo letto.
Una volta tornata in cucina diede un bacio sulla guancia di suo fratello che stava mangiando
quel buon piatto di maccheroni al formaggio con gusto.
-Beh, speriamo che quest'anno riesci a farti degli amici.- Continuò suo padre, un uomo d'affari
alla mano ma che aveva un cuore d'oro invidiabile a chiunque.
Il signor Mcklain era davvero un pezzo di pane.
-E' l'ultimo anno e in quella scuola è difficile trovare delle persone un po'
più tranquille e che non ti stiano accanto per interesse.- Borbottò America, aiutando poi suo
padre ad apparecchiare il tavolo.
-Ti chiamano ancora per copiare i compiti in classe?- Le domandò poi la madre.
-Si ricordano di me solo quando devo offrirgli il mio aiuto.- Sbuffò la bionda, sedendosi
poi a tavola, attendendo il suo piatto.
-Vedrai che piano piano la situazione migliorerà.- Continuò suo padre, regalandole un sorriso
a trentadue denti che riuscì a farla sentire un po' meglio.
Dopo aver pranzato con la sua famiglia, America aiutò la madre con le faccende di casa per poi
ritirarsi nella sua camera, sentendosi stanca morta.
Nel frattempo, suo fratello Brandon aprì la porta della sua camera con delle macchinine tra le mani nella speranza
di poter giocare un po' con sua sorella.
-America, vuoi giocare un po' con me?- Le domandò il bambino dagli occhi cerulei, uno schizzo di lentiggini
sul volto ed i capelli neri.
-No tesoro, mi sento davvero tanto stanca...ho bisogno di riposare.- Le disse la ragazza, osservando poi
lo sguardo imbronciato del piccolo.
-E dai, solo per pochi minuti!- Continuò Brand con una vocina stridula e terribilmente tenera da far
sciogliere in un istante il cuore di America.
La ragazza sospirò.
-E va bene...ma solo per un po', intesi?-
-Sì!- Esclamò il bambino, più euforico che mai.
America trascorse metà pomeriggio a giocare con il suo fratellino fin quando poi, esausta, si addormentò
sul letto senza neanche cambiarsi.
Aveva chiuso gli occhi ed era così stanca da non riuscire più a svegliarsi.
Arrivarono le otto di sera ed i suoi occhi scuri decisero finalmente di aprirsi verso il soffitto.
America si guardò intorno non riuscendo neanche a ricordare come era riuscita ad addormentarsi poco prima.
Si strofinò le palpebre degli occhi e saltò giù dal letto, sentendosi completamente indolenzita.
Dei brividi di fresco le colpirono alla pelle quando si rese conto di aver lasciato la finestra aperta.
Strano, era proprio convinta di averla chiusa.
La ragazza si diresse verso la finestra e la chiuse con velocità, concentrandosi poi su tutti i disegni
che ricoprivano le pareti della sua camera.
Era davvero fiera di tutto ciò che aveva costruito col tempo, soprattutto grazie all'aiuto di suo nonno.
Suo nonno Xavier era un pittore e scultore ai suoi tempi e fu proprio sua nipote America ad ereditare
tutti i suoi oggetti più preziosi, tra cui, dei colori di un certo tipo ed un cavalletto da pittore a dir poco pregiato.
Era a lui che deve tutto il suo talento.
Se suo nonno non le avesse mai insegnato ciò che sapeva in quel momento, i giochi di colore, il modo giusto di dipingere...forse
non ci avrebbe neanche provato.
E lei gli era davvero tanto grata per questo.
Le aveva insegnato a riprodurre tutto ciò che la sua fantasia partoriva.
Non era di certo una cosa da poco.
Ma nei pensieri della ragazza, quella sera, c'erano ancora gli occhi bui di quel ragazzo
incontrato per caso la notte precedente.
E ciò la spaventava a morte.
Sapeva che non aveva mai visto nulla di più affascinante ma, al contempo, pericoloso, nei suoi occhi.
Però aveva bisogno di capire.
Aveva bisogno di sapere cos'era che continuava ad occupare la sua mente e soprattutto, del perché quel ragazzo
così pericoloso ai suoi occhi aveva deciso di non farle del male ma lasciarla andare.
Era raro trovare delle persone del genere alla Black Rose.
Qualsiasi altro ragazzo lì le avrebbe fatto sicuramente del male. L'avrebbe portata a forza sulla strada
della prostituzione, l'avrebbe drogata o, peggio ancora, violentata.
L'avrebbe distrutta.
Ed invece lui, con quelle sue braccia tatuate, l'aveva fatta sentire stranamente protetta.
Stanca di sentire sempre le stesse domande rimbombarle nella mente, America decise di salutare i suoi genitori
e di uscire.
L'unico modo che aveva per non farli preoccupare troppo era dire loro che sarebbe stata a casa di un'amica
per una ricerca di biologia.
Ed i suoi genitori abboccarono subito, conoscendo la ragazza che avevano cresciuto fino ad allora.
America uscì di casa e si diresse verso la prima strada che poteva portarla verso la Black Rose.
Dentro di sé, stava morendo molto lentamente, anche se aveva da sempre avuto quel suo spirito coraggioso
che le invidiavano tutti.
America aveva paura, sì, ma aveva imparato anche a gestire quest'ultima pian piano.
Camminò per le strade di Huntington Beach e, verso le nove, si ritrovò sul primo marciapiede della Rosa Nera.
La ragazza si guardò intorno di continuo con la paura che qualcuno potesse sorprenderla all'improvviso
e farle del male.
Fortuna che aveva ancora in borsa quello spray al peperoncino che le comprò suo padre per restare più
tranquillo.
Se solo i suoi genitori avessero saputo che era stata alla Black Rose, l'avrebbero chiusa
in casa per il resto dei suoi giorni.
Tutti avevano paura della Black Rose.
Alcune abitazioni stavano facendo festa mentre i tetti sembravano quasi sprofondare nelle onde
musicali più rumorose che aveva mai sentito.
La giovane si ritrovò ben presto dinanzi al cancello in ferro dell'altra sera e si limitò ad osservarlo, tremante.
America deglutì all'istante quando aprì il cancello ed esso emise un rumorino stridulo che la fece rabbrividire
ancor di più.
Stava tremando.
Quel cimitero era il luogo più inquietante che aveva visto in tutta la sua vita. Alberi spogli, il civettare
continuo dei gufi ed un solo lampione acceso che non serviva quasi a niente.
La bionda iniziò a chiedersi del perché avesse deciso di compiere un gesto così impulsivo. Stava iniziando a pentirsene
quando osservò dei ragazzi posizionarsi dinanzi ad una lapide.
America tentò di respirare il più piano possibile mentre osservava quei quattro ragazzi posizionare
un mazzo di fiori freschi sulla lapide dinanzi a loro.
Quando America assottigliò gli occhi, si rese conto di avere dinanzi a sé delle persone dal volto familiare.
Erano gli Avenged Sevenfold.
Nel momento stesso in cui si pentì nuovamente di essere lì, ella cercò di indietreggiare ma così facendo, il rumore
dei suoi passi aveva ormai segnato la sua condanna.
I ragazzi si voltarono tutti verso di lei e la guardarono incuriositi.
Capirono subito che non apparteneva alla Rosa Nera.
-Ehi, tu!- Esclamò Zacky, indicando la ragazza che iniziò a respirare con pesantezza.
America indietreggiò ancora, tremando come quelle foglie scosse dal venticello che si trovavano
al di sotto dei suoi anfibi.
-No, aspetta! Non spaventarti, non vogliamo farti niente.- Continuò Matt, sorridendole.
America invece non se lo fece ripetere due volte e scappò via dal cimitero, senza riuscire ad urlare
in alcun modo.
Era terrorizzata ma, prima di uscire dal quartiere, si fermò sul ciglio della strada.
Quei quattro ragazzi non avevano cercato di acciuffarla, né avevano provato a farle del male.
Perché si stava comportando in questo modo? Lei non era il tipo di ragazza che dava ascolto ai vari
pettegolezzi della scuola.
Sentendosi totalmente in colpa e posizionandosi una mano sul petto, America tornò sui suoi passi e ritornò
al cimitero.
I ragazzi erano ancora lì.
Non si erano mossi dalla loro posizione e continuavano a fissare la lapide dinanzi a loro.
La giovane, in quel momento, ebbe un'illuminazione.
Forse non erano le persone cattive di cui parlavano tutti.
Mantenendo lo sguardo basso verso l'asfalto, la giovane si avvicinò ai ragazzi che la osservarono
di nuovo, stupiti.
-Mi dispiace tanto, non volevo scappare in quel modo.-  Disse la ragazza, più imbarazzata che mai.
-Stai tranquilla, siamo abituati a queste reazioni da parte delle persone.- Continuò Jimmy, mostrando
i suoi occhi azzurri alla giovane.
-Comunque, faresti meglio ad andartene. Non appartieni alla Black Rose e questa potrebbe essere la
tua ultima notte.- Borbottò Johnny, sembrando molto serio.
-Lo so...ma stavo cercando una persona.- Sussurrò America, abbassando poi lo sguardo contro l'asfalto.
-Io non credo che questo sia luogo migliore per cercare una persona.- Continuò James, sorridendole.
In un attimo, America si ricredette.
In quei ragazzi che tanto la spaventavano, aveva visto qualcosa.
-Sì, è solo che...niente, lasciate perdere.- Disse la bionda, sentendosi un po' una stupida.
-Se ci tieni alla pelle sarà meglio che torni a casa.- Le sussurrò poi Matt, avvicinandosi.
America rimase incantata dagli occhi verdi del ragazzo e dalle fossette che gli dipingevano il sorriso.
-Beh, forse avete ragione. Ma se posso, vorrei chiedervi che cosa ci fate anche voi qui?-
I ragazzi si rivolsero degli sguardi complici, consapevoli del fatto che nessuno si era mai importato
delle loro vite.
Tranne quella ragazza.
-Oh, assolutamente niente. Siamo solo venuti a salutare un vecchio amico, tutto qui.- Mormorò Johnny.
-Hai mai perso qualcuno di importante nella tua vita?- Le domandò poi Zacky.
-Sì...ho perso mio nonno e...credo fosse l'unica persona con cui riuscivo a sentirmi davvero me stessa.- Disse
America, mentre un velo di tristezza le stava percorrendo le pupille degli occhi.
-Allora credo che tu possa capire a pennello come ci sentiamo noi da quando la persona più
importante della nostra vita ha deciso di lasciarci.-

America rabbrividì alle parole di Jimmy.
Vide il ragazzo riempire un bicchiere di vetro di birra e lo vide posizionarlo accanto
alla lapide su cui non riusciva a leggere il nome della persona che ci aveva rimesso la pelle.
-Che cosa state facendo?- Domandò la ragazza, incuriosita.
-Gli ricordiamo che ci deve l'onore di bere un'ultima birra insieme.- Rispose Matt con gli occhi
lucidi.
America rimase immobile dinanzi ai ragazzi, osservando in loro tutto il dolore che avevano dentro.
Improvvisamente capì che quelle persone da cui scappavano tutti, avevano solo dei dolori dentro che non facevano
altro che consumarli.
Non erano le persone cattive che credevano tutti.
Loro forse, avevano davvero sofferto troppo nelle loro vite per sperare in qualcosa di nuovo.
-Posso dirvi una cosa?- 
-Sì.-
-Non siete poi così male come dimostrate di essere.- Mormorò America, sorridendo ai ragazzi che quasi
non potevano credere alle parole della ragazza.
-Sei la prima che ce lo dice.- Ammette Zacky, entusiasta.
-Vi chiedo scusa se per tutto questo tempo non ho fatto altro che giudicarvi male.- Continuò America,
pensando a quanto aveva sbagliato a fidarsi dei pettegolezzi delle altre persone.
A volte bastava davvero poco per capire una persona.
Ed America era così.
Le bastava restare per un po' con una persona per capire la sua vera natura.
-Ormai abbiamo imparato a diffidare dalle persone anche per questo motivo.- Borbottò Johnny, grattandosi la nuca.
-Beh...allora vi lascio alle vostre faccende.Buon proseguimento...-
-Aspetta, lascia almeno che ti accompagni.- Si offrì Jimmy, con dolcezza.
-No, non ce n'è bisogno, davvero.- Continuò America, iniziando un po' a preoccuparsi.
E se l'avessero sperduta in un bosco?
-Non puoi uscirtene di qui da sola, è troppo pericoloso.- Borbottò poi Zacky mentre due esplosioni fecero
scoppiare il cuore di America.
La ragazza tremò improvvisamente, spaventata.
-Ma cos'era?- Domandò la giovane, più terrorizzata che mai.
-Avranno dato fuoco a qualche edificio, qualche casa...- Sussurrò Shads, facendo sbarrare gli occhi alla
ragazza che stava cercando di ricordarsi dove si trovava.
-Forza, dobbiamo andare prima che qui si scateni il caos.- Jimmy prese una mano della ragazza e con gli altri,
la condusse verso la sua auto.
America, ancora spaventata e tremante, entrò con velocità nell'auto dei quattro ragazzi sedendosi sul sedile
accanto a quello del guidatore.
In questo caso, Matt.
-Allacciati la cintura, presto!- Urlò Zacky mentre America decise di sbrigarsi ed allacciare la cintura
di sicurezza mentre Matt aveva ormai messo in moto il veicolo.
L'auto sfrecciò via con una velocità assurda e la giovane non poté fare altro che mantenersi sul sedile
urlando di continuo.
-Ma così rischiamo di ammazzarci!- Urlò America con un tono di voce strozzato mentre i ragazzi scoppiavano
a ridere, divertiti.
America tentò di spiegare ai ragazzi le indicazioni per tornare a casa e dopo pochissimi istanti,
si ritrovarono già sotto casa.
-Allora, non è stato forte?- Le domandò Jimmy, ridendo.
America si limitò a restare in silenzio ed immobile, esitando.
Era ancora scossa per questa nuova esperienza vissuta.
La giovane scese dall'auto e ne sbatté lo sportello sentendosi la testa quasi esplodere.
Ringraziò i ragazzi per il passaggio e, senza aggiungere altro, si avvicinò alla porta di casa per entrarvi.
Una volta entrata, si rese conto che i suoi erano già a letto ed in punta di piedi salì le scale per rifugiarsi
nella sua camera.
Dopo aver fatto una doccia ed aver indossato il pigiama si lanciò sul letto, fissando il soffitto.
Era rimasta così sorpresa dai modi di fare di quei ragazzi che iniziò a sentirsi in colpa per tutto ciò
che aveva pensato di loro in tutti quegli anni.
Sarà che dietro a quegli sguardi seri ed aggressivi si nascondano dei cuori buoni e sofferenti.
Pensando a quanto si sia ricreduta su quei quattro ragazzi della Black Rose e a quanto non potessero
appartenere a quel posto, si mise sotto alle coperte e chiuse le palpebre degli occhi.
Quella corsa nell'auto l'aveva fatta proprio stancare.
Dopo aver chiuso gli occhi, si lasciò trasportare nel mondo dei sogni in cui sembrava dormire
beata.
Ma lei non sapeva.
Non sapeva che dinanzi al suo letto, quella piccolo sgabello era stato occupato da qualcuno.
Qualcuno che la stava osservando dormire.
Qualcuno che era riuscito ad entrare nella sua camera senza che lei potesse rendersene conto.
Un ragazzo dalla mascella contratta, i tatuaggi sulle braccia e gli occhi del colore delle nocciole...


































NOTE DELL'AUTRICE.

Buona domenica e buon salve a tutti lettori!
Ci ho messo un po' ad aggiornare e chiedo venia, ma spero
vivamente che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Sono stata felicissima di leggere le vostre recensioni e considerazioni
sulla storia, davvero.
Mi avete fatto sciogliere il cuore, anche perché, mi avete dimostrato
di esserci ancora per me.
Davvero, non potete neanche immaginare quanto io lo abbia apprezzato!
Ma ora, torniamo alla storia.
No, mi dispiace, non è la stessa solfa. 
Ho incentrato questa ff su ben altro e no, i Sevenfold come  avete potuto
capire da questo capitolo...non sono né criminali, né niente.
So che magari siete un po' confusi ma vedrete che con l'andare avanti riuscirete
a capire sempre di più il senso della vera storia. In poche parole, il succo.
Io davvero, non smetterò mai di congratularmi con Saya e vorrei che lo faceste anche voi.
Quella ragazza si fa il culo con le mie ff. 
(Lasciatemi passare il termine, pls).
E davvero, è una grande. 
A proposito di questo, vi consiglierei di iniziare a leggere anche la sua nuova fanfiction.
Vi lascio qui il link in modo che potete subito dare un'occhiata alla storia meravigliosa
che sta scrivendo.





http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2991075&i=1




Vi raccomando, leggete in molti questa nuova fanfiction di Saya perché non ve ne pentirete.
Oltretutto, spero che anche questo capitolo otterrà un certo numero di recensioni e che continuerete
a mettere la storia tra i preferiti!
Spero tuttavia di riuscire a farvi sognare con questa nuova ff e trasmettervi qualcosa di diverso
e più appagante del solito.
Ringrazio anche la Mag che molti di voi conosceranno, che ha deciso di spendere gran parte
del suo tempo per leggermi.
Davvero, ringrazio tutti i miei lettori che sono rimasti qui con me nonostante il mio periodo
di pausa.
E' stato bellissimo ritrovarvi tutti qui.
Grazie ancora.
Adesso, fatemi subito sapere che cosa ne pensate di questo secondo capitolo e...se riceverò
abbastanza recensioni mi convincerò a continuare questa storia!
Io vi aspetto u.u
Buon proseguimento cupcakes, un bacione immenso dalla vostra...











-SynysterIsTheWay.
 

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Capitolo 3
*** 3. Hello heartache. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

3° Hello heartache.

















La sera seguente, alla Black Rose, l'unica casa che sembrava lasciarsi
mangiare dalla musica era proprio quella dei Seward.
I ragazzi avevano dato una festa a casa di Johnny, cosa che facevano da tempo
per sgretolarsi ancor di più.
Avevano tanto bisogno di bere, di farsi del male.
E dando delle feste alla Black Rose, potevano permettersi il meglio.
L'unico a non essere stato invitato come al solito era proprio Brian che iniziò
a fissare l'abitazione con ribrezzo.
Tempo fa era anche lui un tipino sballato ma negli ultimi tempi aveva imparato
a darsi una calmata.
Lui già si odiava di suo.
Osservava di continuo quella casa che vibrava al suono di tutta quella buona musica.
Si aggiustò il colletto del giubbino nero in pelle ed affondò le mani nelle tasche dei suoi jeans strappati
entrando in casa Seward con fare altezzoso.
All'entrata sapeva già cosa aspettarsi. Quando varcò la soglia della porta, fu sommerso da una scarica
di brividi e da un'adrenalina indiscussa.
Tutto il fumo sparso nell'aria non gli permise di vedere granché se non delle persone che continuavano a ballare
tra di loro come se si stessero scopando.
La canzone "Tainted love" di Marilyn Manson continuava a rimbombare nelle menti di tutti i presenti che si muovevano
a ritmo.
Alcune ragazze si allontanavano con altri ragazzi iniziando a spogliarsi dinanzi a tutti.
Brian aveva gli occhi arrossati per tutto il fumo che gli si presentava dinanzi agli occhi e si immerse
nella miriade di persone nella casa.
L'abitazione sembrò restringersi sempre di più mentre delle luci rosse si sparpagliavano ovunque illuminando
le mura bianche.
Due ragazze si posizionarono dinanzi agli occhi di colui che nella Black Rose veniva chiamato Synyster Gates ma
senza avere intenzione di strusciarsi.
Un anno fa l'avrebbero fatto di certo con piacere. Soprattutto se avessero avuto l'opportunità
di rivederlo dinanzi ai loro stessi occhi.
Le luci si spensero improvvisamente e la musica iniziò a farsi più pesante. Diventò più alta.
Il cuore del ragazzo batté a mille mentre si ritrovò nel buio totale.
Quando le luci si riaccesero, Brian si era già seduto sul pavimento intento ad osservare quelle gonne
sguizzanti di qua e di là.
Egli si inginocchiò ed iniziò a fumare la sigaretta mentre le persone si infrangevano su di lui.
Brian aspirò il fumo come se non lo facesse da secoli.
-Dobbiamo trovare Johnny. Quello ci resta secco.- Quando udì la voce di Jimmy, il suo migliore amico, si voltò
di scatto come scosso.
Il ragazzo dagli occhi azzurri come il cielo ed i capelli neri corvini fece scendere dalle sue gambe una ragazza
che stava giocherellando con la sua cravatta rosa e si alzò di scatto dal divano bianco su cui era seduto.
Stava parlando con Matt.
-Avrà esagerato ancora?- Domandò Matt a Rev, aggiustandosi la cravatta ed il colletto della camicia nera leggermente
stropicciata.
-Non ne dubito.- Continuò Jimmy, tenendo la sigaretta tra le labbra mentre si lasciava superare da Shads.
Brian si alzò dal pavimento e decise di seguire i suoi amici continuando a tenere quella sigaretta tra le labbra
piccole e sottili.
Gates capì subito le intenzioni dei suoi migliori amici e li seguì verso il piano superiore dell'abitazione.
La musica non tacque neanche per un istante ed i tre ragazzi entrarono di scatto nella camera del loro amico Johnny,
interrompendo le sue urla.
Accanto a lui c'era una ragazza nuda dai capelli corti di un fucsia acceso ed un rossetto color prugna sbavato sul mento.
Stava piangendo.
-Fuori di qui!- Urlò Christ, facendo scappare via la ragazza con i vestiti tra le mani.
Johnny sbuffò e bevve dei lunghi sorsi di birra dinanzi agli occhi dei suoi migliori amici.
-Fammi indovinare, hai deciso di spaventare anche lei?- Gli domandò Jimmy con sarcasmo mentre gli altri
abbozzarono una risata.
-Sono tutte uguali. Cazzo, delle troie nate!- Sbottò Johnny con un tono di voce troppo diverso dal solito.
Aveva davvero esagerato con l'alcool ma era del tutto normale nel suo caso.
Johnny aveva da sempre un serio problema con l'alcol. Si poteva dire che era cominciato quando il padre scappò 
con una prostituta poco dopo il suo tentato suicidio, dovuto al fatto che la madre lo lasciò poco dopo averlo partorito.
Fu da allora che provò un intenso odio nei confronti delle donne. Da quando sua madre abbandonò lui e suo padre.
Da quando si nascondeva sotto al letto per non vedere suo padre farsi del male. Da quando quella prostituta lo portò
via con sé e lo costrinse ad abbandonare suo figlio.
Era una situazione davvero difficile la sua.
Alla Black Rose esistevano solo situazioni difficili.
-Ehi Christ, datti una calmata adesso.- Disse Matt, avvicinandosi al suo amico e prendendogli dalla mano
la bottiglia di Heineken.
-Io sono calmo, cazzo!- Urlò ancora il ragazzo dalla cresta scura e l'altezza di uno gnomo.
-Lo stiamo vedendo.-
-Tu chiudi il becco, Jimmy!-
-Basta Johnny, hai bevuto troppo per oggi.- Borbottò ancora Matt, prendendolo sotto braccio aiutato poi da Rev.
A momenti non riusciva neanche a reggersi in piedi.
-Dove cazzo è finito Vee? Doveva essere qui un'ora fa!- Esclamò Matt, guardandosi intorno.
Brian restò sulla soglia della porta mentre continuava ad essere ignorato da quelli che considerava suoi amici ma ben presto
decise di svoltare verso la camera accanto.
Sapeva bene cosa stava facendo Zacky e se avesse potuto, lo avrebbe fatto testa e muro con grande piacere.
Brian entrò nella camera successiva e vide il suo amico dagli occhi acqua marina fumare quella canna
come se stesse quasi giungendo in Paradiso.
Gates rimase schifato da ciò che vedeva ma non aveva la possibilità di fare nulla per aiutarlo.
Gli si avvicinò e scorse una piccola bustina di plastica in cui vi era della polvere bianca che aveva riconosciuto
fin troppo bene.
-Non ti starai facendo di cocaina, spero.- Sussurrò Brian all'amico, vedendolo poi ignorarlo e continuando
a fumare con goduria.
-Cazzo Zacky, chi sei diventato?- Continuò Brian, volendo quasi prenderlo a pugni.
Non poteva più sopportare di vedere il suo Vee in quello stato.
Quello sembrava proprio essere il suo sfogo. E come biasimarlo...lì le cose facevano realmente così schifo come sembravano.
Brian ne approfittò per prendere da quel cassonetto quella merda di cocaina e se la mise in tasca non appena Vee
sentì i ragazzi chiamare il suo nome.
Quando Zacky si voltò iniziò a diventare di tutti i colori.
Non trovava più la sua roba.
-Cazzo...ma dove l'ho messa...- Continuava a sussurrare con nervosismo, guardandosi intorno e sfasciando
mezza camera.
Quando non la trovò, iniziò a toccarsi i capelli con nervosismo ma si controllò ben presto quando decise
di uscire da quella camera e raggiungere i suoi amici in corridoio.
-Wow, è già ubriaco.- Osservò Vee, ridendo.
-Aiutaci a portarlo fuori!- Esclamò Jimmy mentre anche Zacky si univa a loro.
Usciti dopo un po' dall'abitazione, si diressero verso la fine del quartiere.
Brian sapeva che si sarebbero ritrovati al solito muretto ed in parte questa cosa lo rendeva felice.
Egli rimase sulla soglia della porta di casa e gettò la cicca della sigaretta sul giardino adiacente ad essa.
Ma poi qualcuno, decise ben presto di fargli compagnia.
-Li hai proprio distrutti.- Osservò Morrigan con una sigaretta tra le dita.
Era comparsa alle spalle del ragazzo da circa qualche secondo.
-Non possono più andare avanti così. E nemmeno io.-
-Chi nasce alla Black Rose muore alla Black Rose, ricordi?-
-Cazzate, Morrigan. Avrebbero dovuto concentrarsi su qualcosa di migliore.-
-Questa è la tua sorte, Brian. Puoi guardarli, puoi sentirli. Ma non potrai fare più niente
per riaverli indietro.-





















***















America si svegliò di buon umore quella mattina ma, sfortunatamente,
era ancora una volta in ritardo.
Con una velocità incredibile balzò giù dal letto e si diresse verso il bagno
dove era solita prepararsi al mattino.
-America! Sbrigati o farai tardi!- Le solite urla di sua madre la svegliavano
sempre di più mentre cercava disperatamente di fare il prima possibile e di non
saltare alcuna lezione scolastica.
Dopo essersi preparata ed essersi messa lo zaino sulle spalle, scese giù in cucina a salutare
i suoi genitori e con una fetta di pane tostato tra le mani uscì di casa con un'agilità incredibile.
Strada facendo, addentava quel toast con gusto mentre cercava il più possibile di non pensare a tutte
le situazioni che le erano accadute nell'ultimo periodo.
Era così strano per lei parlare con persone che in cinque anni non l'avevano mai degnata
neanche di un misero saluto.
Arrivata dinanzi all'istituto scolastico, vi entrò con velocità e corse verso l'aula
di francese in cui la professoressa Touisse la stava aspettando.
Prima di entrare nell'aula però, qualcuno l'aveva fermata, prendendole un polso.
-Ehi, America...- 
Era Jasper.
Aveva i capelli scompigliati ed il suo respiro era quasi affannoso.
-Jasper...scusami ma ho l'interrogazione di francese e...- Provò a dire America nella speranza
di evitarlo ancora una volta.
Non voleva avere altri problemi con le cheerleader.
-Ti prego, aspetta un attimo America...devo parlarti.-
-Potrai farlo durante la pausa pranzo.-
-America, ti prego. Non posso aspettare.-
America sospirò e decise di accontentare le suppliche del ragazzo che, a momenti, sarebbe riuscito
persino ad inginocchiarsi dinanzi a lei pur di parlarle.
La bionda sospirò, arrendendosi alla sua sorte.
-D'accordo, ma sbrigati.-
-So tutto sul conto di Christie, Lexus e Jill...sono davvero sconvolto, devi credermi.-
-Tu...c-come...-
-Le ho sentite parlare tra di loro. Ho sentito tutto ciò che ti hanno fatto ed ho deciso di minacciarle.-
-Ma sei pazzo? Adesso quelle verranno a prendersela di nuovo con me!-
-No, non c'è rischio. Ho parlato con loro molto chiaramente e le ho spiegato che se ti avrebbero
fatto ancora del male, sarei stato io a punirle come si deve.-
-Lo capisco ma...-
-Non mi credi?-
-No è che...è accaduto tutto così in fretta che non so più a cosa pensare.-
-Lo capisco bene, America, e mi dispiace tanto. Per ora posso solo assicurarti che con me sarai al sicuro
e che nessuno oserà più farti del male.-
Il ragazzo sembrava davvero molto convincente agli occhi di America.
-Mi dispiace tanto Jasper ma io non credo di volere uscire con te a questo punto.-
-E' per questo motivo che continui ad evitarmi?-
Sembrava sincero. America non riuscì ad annuire subito ma sapeva che forse quel ragazzo era in grado
di meritare la sua fiducia.
Dopotutto...stava cercando di aiutarla.
-Va bene. Okay, voglio crederti ma...ho bisogno di tempo.-
-Sì, cioè, io non voglio insistere. Tu mi piaci davvero, America. Sembri una ragazza così dolce e...credo
di aver davvero perso la testa.-
America sorrise alle parole del ragazzo perché pensò a quanto fosse carino da parte sua dirle quelle cose.
Era da un bel po' di tempo che non riceveva dichiarazioni del genere.
-Ti chiedo solo un po' di tempo per ristabilirmi, Jasper. Poi, accetterò con piacere un tuo appuntamento.-
-Sono disposto ad attendere anche per anni. Grazie per avermi ascoltato.-
-Grazie a te...buona lezione.-
-Anche a te ed in bocca al lupo per l'interrogazione!- il ragazzo si voltò e se ne andò felice dopo averle rivolto un sorriso mentre America
entrò in classe pronta per l'interrogazione di francese.
La ragazza si sedette al solito banco ed attese che la professoressa facesse l'appello per poi prepararsi
i discorsi giusti per fare un'interrogazione decente.
Mentre ripeteva però, qualcosa le passò davanti agli occhi mozzandole il respiro.
Si voltò al banco situato alla sua sinistra e seduto lì vi era il ragazzo dell'altra sera.
Proprio quel ragazzo che lei stava tanto cercando.
I suoi respiri si fecero sempre più profondi mentre decise di rivolgersi alla lavagna perché
non riusciva a sostenere il suo sguardo.
Quegli occhi...li aveva addirittura sognati ed ora che erano dinanzi a lei non riusciva neanche a guardarli.
Quel ragazzo era stato capace di spaventarla con poco.
Quando America decise di voltarsi nuovamente verso il ragazzo per tentare di farsi forza però, egli era scomparso.
Il banco si ritrovò essere di nuovo vuoto come quando era entrata in classe.
America si toccò la fronte sudata ma essa non scottava. Si sentiva bene, eppure aveva appena immaginato
qualcosa di perfettamente irreale.
Continuò a chiedersi come  aveva fatto ad immaginare una cosa del genere e se ciò che aveva visto fosse
reale oppure no.
Stava iniziando ad avere dei dubbi.
-Signorina Mcklain? Prego, possiamo iniziare.-




















***
















Alla fine delle prime due ore scolastiche, America aveva deciso di non pranzare
con gli altri studenti perché si sentiva lo stomaco messo sotto sopra.
Quest'ultimo non aveva fatto altro che contorcersi per tutto il giorno e lei ne aveva
già capito il motivo.
Se prima quel ragazzo era nei suoi pensieri, ora era riuscito ad occuparle l'intera mente
ed il cervello, facendole solo del male.
America si sentì contorcere per tutto il giorno fin quando poi, non avendo mangiato nulla a pranzo,
decise di dirigersi verso i distributori automatici che offriva la scuola.
Magari qualche cracker o qualche succo l'avrebbe aiutata a sentirsi un po' meglio.
Ella cercò di avvicinarsi ai distributori ma essi erano occupati da alcuni ragazzi
della squadra di football che stavano iniziando ad infastidirla.
-Scusate, mi fate passare?- Domandò con garbo e gentilezza la giovane, cercando di far divincolare
i ragazzi che, al contrario, si posizionarono con aria di sfida dinanzi ai distributori.
-Ma l'avete sentita? Vuole passare...- Scoppiò a ridere uno di loro, il più alto del gruppo,
mentre i suoi compagni iniziarono a far sentire a disagio America, fissandola di continuo.
-Che cosa ti serve qui?- Domandò uno dei ragazzi, sembrando più buono degli altri.
-Sono affari miei cosa mi serve dai distributori.- Rispose America con tono forzato mentre se avesse
potuto, se l'avrebbe fatta addosso.
-Ma sentitela...cos'è quest'aria da saputella eh, piccola?- Continuò uno di loro, avvicinandosi alla ragazza
e prendendola dai fianchi.
-Lasciami stare.- Ringhiò America, sentendosi le guance andare quasi in fiamme.
-Se vuoi davvero comprare qualcosa ai distributori fai pure...ma prima voglio assicurarmi che saprai
come ripagarci...- Sussurrò lo stesso ragazzo con malizia, facendola sentire totalmente schifata.
-Lasciami andare, subito!- Urlò America e mai come quel giorno desiderò che i corridoi scolastici fossero
pieni zeppi di studenti.
Ed invece, erano tutti già nelle loro classi e lei era in ritardo.
-E dai bocconcino, ti prometto che ti farò divertire un mondo...-
I ragazzi alle spalle del giocatore che continuava ad importunarla se la stavano ridendo come
dei gradassi mentre America iniziò a sudar freddo.
Adesso sì che aveva paura.
-Mike, lasciala in pace, non saresti capace di scoparti neanche un canarino.- Disse improvvisamente
una voce alle spalle di America, che fece sussultare tutti.
-Oh oh, Zacky Vengeance è qui...cosa c'è amico, vuoi diventare il paladino della giustizia dell'anno?- Lo istigò
quel Mike che lasciò immediatamente i fianchi della bionda.
-Io non sono tuo amico, Mike. Vai ad infastidire qualcun'altro, la ragazza è con me.-
Le parole di Vee riuscirono a guadagnarsi un po' di fiducia in più secondo America.
Non si aspettava di certo una reazione del genere da parte del ragazzo.
-Beh ragazzi, andiamocene prima che il nostro Zacky possa occuparsi di chiamare i suoi amichetti del cuore
ed iniziare nuove polemiche.- Borbottò Mike con nervosismo, facendo un occhiolino ad America prima di divincolarsi
insieme ai suoi compagni di squadra.
La ragazza rimase immobile ad osservare i ragazzi mentre se ne andavano e Zacky si era appena preoccupato
di dare un calcio secco al distributore che aveva messo a disposizione una piccola brioche al cioccolato.
Il ragazzo si chinò per prendere l'oggetto e si avvicinò ad America per porgergliela.
-Tieni, non ti ho visto oggi in sala mensa quindi suppongo che tu sia affamata.- Disse il ragazzo, provocando
un senso di dispersione in America che non ci stava capendo più nulla.
-Oh...io...ti ringrazio molto.- Disse poi la ragazza, prendendo la brioche confezionata dalla
mano del giovane ed aprendola con velocità.
America addentò la brioche come se non mangiasse da anni e Zacky si occupò di riderle in faccia.
-Perché ridi?- Gli domandò America, con la bocca piena.
-Sei buffa quando mangi!-
-Ehi, parla per te!-
-Ah, quindi è questo il ringraziamento per averti aiutato con quelli lì?-
-Okay, okay. Grazie.-
America divorò in un istante la brioche per poi gettarne la carta in un secchio per l'immondizia proprio
lì vicino.
-Almeno era buona?- Domandò ancora Zacky, sorridendo sotto i baffi.
-Cosa?- Ribattè America, inarcando un sopracciglio.
-La brioche, cosa sennò?-
-Oh sì, giusto. Beh, era davvero buonissima!-
-Bene...ma smettila di cacciarti nei guai.-
-Ma non è colpa mia se improvvisamente sembrano essersi tutti ricordati che esisto!-
-Hai problemi in questo campo? Non è meglio a volte essere dimenticati dalle persone?-
-Non sempre...a volte è bello sapere che una persona continua a ricordare le tue abitudini o 
qualche tuo dettaglio. Peccato che si ricordano di me solo quando hanno bisogno di aiuto per i compiti in classe
e roba varia.- Spiegò America, sbuffando.
Non riusciva neanche a capire del perché stava raccontando queste cose proprio a quel ragazzo così temuto da tutti,
ma, in qualche modo, sembrò iniziare a fidarsi.
-E' una cosa...triste.- Sussurrò Zacky.
-Sì, molto.-
Zacky però aveva appena adocchiato una persona che stava cercando da tanto tempo.
L'aveva vista passare per i corridoi e la tentazione di fermarla era così tanta che sarebbe anche piombato lì 
dall'altra parte della scuola, se necessario.
America non sapeva che fare se non godersi la scena dinanzi a sé.
-Erin! Aspetta!- Esclamò Zacky nella speranza di attirare l'attenzione della ragazza dagli occhi
scuri ed i capelli quasi bianchi.
-Zacky? Ancora tu? Che cosa vuoi ancora da me?!- Urlò la ragazza, scontrandosi con Vee che stava cercando
di prenderle un polso.
-Ascoltami...io devo parlarti.- Continuò il ragazzo dagli occhi color acqua marina, con disperazione.
-Devi lasciarmi in pace, cazzo! Io mi sono fatta una vita Zacky, è ora che tu inizi a fartene
una tua!-
Ringhiò la ragazza con le lacrime agli occhi, entrando nella sua aula senza fermarsi neanche
per un istante a parlare con Zacky.
-Erin...- Sussurrò il ragazzo, abbassando poi lo sguardo verso il pavimento.
America osservò la scena con un buco al petto e così decise di avvicinarsi al ragazzo.
Si sentì improvvisamente dispiaciuta per lui.
-Ehi...va tutto bene?- Gli domandò America, posizionandogli una mano sulla spalla in segno di conforto.
-Sì, sto bene, non preoccuparti.-
-Ne sei proprio sicuro? Era la tua ragazza quella?-
-No...non più.-
-Oh...capisco.-
-Ho fatto la cazzata più grande della mia vita a tradirla.-
-Tu...l'hai tradita?!-
-Sì, ma non farne una tragedia adesso.-
-Beh, non potrei mai. Non ti conosco neanche...-
-Oh, giusto. Piacere, Zacky.- Il ragazzo dagli occhi color acqua marina allungò una mano verso la bionda ma lei gli sorrise senza ricambiare.
-Beh, lo avevo capito.-
-E tu invece, come ti chiami?-
-America.-
-Beh America...è stato un piacere conoscere qualcuno di diverso in questo squallido posto.-
Zacky le sorrise e si voltò dirigendosi poi verso la sua aula.
America non fece in tempo a rispondergli, ma si limitò a sorridere.
Si stava rendendo conto di sentirsi finalmente utile per qualcuno.
























***
















Finite le lezioni del giorno, America uscì dalla V e si incamminò
verso casa.
Era cambiato tutto nel giro di pochi giorni.
Era riuscita a cambiare opinione su dei tizi che considerava una minaccia per la società ed
il capitano della squadra di football aveva deciso di dichiararsi.
America ricominciò finalmente a respirare, sentendo il venticello fresco scompigliarle
i capelli mentre continuava a camminare verso casa.
Non vedeva l'ora di tornare a mettersi sui libri per cercare di distrarsi da tutti questi
ultimi avvenimenti che le stavano cambiando la vita.
Mentre camminava, però, iniziò a sentirsi strana.
Si voltò di scatto ma non vide nessuno alle sue spalle. Eppure, era proprio
sicura del fatto che qualcuno la stesse seguendo.
D'istinto, America affrettò il passo nella speranza di arrivare a casa il prima possibile.
L'aria intorno a sé iniziò a diventare sempre più pesante ed i battiti del suo cuore stavano
aumentando a dismisura.
Quando si voltò per la seconda volta, dinanzi a sé si ritrovò la figura della stessa persona
che aveva visto anche in classe nell'ora di francese.
I suoi occhi si sgranarono mentre il ragazzo dietro di lei continuava a seguirla e a respirare
con profondità.
America ricominciò a spaventarsi e voltandosi di nuovo in avanti, decise di utilizzare
le sue gambe per correre.
Stava cercando di sfuggire a quel ragazzo, che aveva iniziato a correre anche lui per cercare
di percepirla. Di parlarle, forse.
-Ti prego, aspetta! Non scappare da me!- Urlava il ragazzo, continuando ad inseguirla mentre
lei stava quasi rischiando di inciampare.
Chi era quel ragazzo? Che cosa voleva da lei?
-Tu puoi sentirmi? Ehi! Tu mi vedi?- Continuò ad urlarle contro lo stesso giovane nel frattempo
che America riuscì a recuperare l'equilibrio.
-No! Che cosa vuoi da me?!- Urlò spaventata la ragazza, scappando via con la sensazione
che quel ragazzo potesse farle del male.
Giunta dinanzi alla porta di casa, suonò con velocità al campanello nella speranza che qualcuno potesse aprirle
al più presto.
Quando il signor Mcklain aprì la porta, sentì la figlia urlare e la vide inciampare all'interno dell'abitazione, 
per poi cominciare a tremare.
-Tesoro, che cos'è successo? Perché stai urlando?- Le domandò continuamente suo padre, più preoccupato
che mai.
America respirava con affannosità e continuava ad urlare terrorizzata.
-Qualcuno mi stava seguendo! Un ragazzo mi stava seguendo, papà!- Urlò la ragazza, volendo quasi
scoppiare a piangere per la paura vissuta.
-Caro, vai a controllare fuori...- Disse poi sua madre, avvicinandosi a sua figlia e
stringendola come non mai.
-Mamma, ho paura.- Continuava a ripetere America, tremando.
-Lì fuori non c'è nessuno...sei sicura di quello che dici, tesoro? Magari era solo qualcuno che voleva
farti uno scherzo.- Mormorò poi suo padre, chiudendosi la porta di casa alle spalle.
-Non sono pazza, papà! L'ho visto con i miei occhi! Era un ragazzo e mi stava inseguendo!- 
America continuava a balbettare e quasi non riusciva a chiedersi come quel ragazzo potesse
spaventarla così tanto.
La verità era che lui aveva iniziato a rincorrerla e lei aveva davvero avuto paura che potesse farle del male.
Lui era diventato come il suo peggiore incubo.
-Caro, vai, ci penso io a lei.- Disse poi sua madre, rivolgendosi di nuovo al signor Mcklain che annuì
andando a controllare che il figlio stesse facendo i compiti.
-Mamma...non lasciarmi da sola, ti prego.- Sussurrò America mentre il suo corpo continuava a rabbrividire.
-Stai tranquilla piccola mia, ci sono io con te.- Cercò di rassicurarla la donna, stringendola
ancora con più forza del solito.
Dopo un po', la signora Mcklain riuscì ad aiutare sua figlia ad alzarsi dal pavimento e la fece distendere
sul divano preparandole una buona tazza di tè caldo.
America stava aspettando il suo tè e nel frattempo, si ritrovò avvolta da una coperta in plaid
che si occupava di riscaldarla e tenerla al sicuro.
Delle lacrime iniziarono a scorrerle sul viso ma non riusciva a spiegarsi come poteva quel semplice
ragazzo farle tutto questo effetto.
Continuava a chiedersi del perché correvano senza volersi acciuffare.
Le aveva fatto del male senza toccarla.
Ed America non si sentiva più la pelle. Se si toccava un braccio, non riusciva più a sentirsi.
Il suo cuore invece lo percepiva come se avesse per sempre smesso di battere.
Qualcuno glielo aveva rubato e lei non se lo sentiva più.






















***













Con occhi iniettati di sangue, America restò sveglia per tutta la notte a girarsi
di continuo nel suo letto.
Era come se stesse impazzendo.
Aveva una gran voglia di dormire ma la paura continuava a persistere facendola
restare sveglia.
Stava cercando di combatterlo, di affrontarlo, ma sentiva di non essere mai del tutto sola.
Anche quando iniziò a stancarsi di avere le lenzuola sul suo corpicino esile e restò seduta sul letto
con il buio che la stava inghiottendo...lei sentiva di non essere sola.
C'era qualcuno lì con lei e questa situazione la spaventava a morte.
Avrebbe voluto urlare da un momento all'altro ma si era ripromessa di non svegliare i suoi genitori
e di lasciare riposare anche il suo piccolo fratellino Brandon.
Non voleva essere un peso per nessuno così aveva deciso di esserlo per sé stessa.
Ma dopotutto, lei era sempre stata una ragazza debole.
Non sarebbe riuscita a scappare da quell'incubo neanche se lo avesse voluto con tutta sé stessa.
Ma perché quel ragazzo la spaventava così tanto e le nutriva il cuore allo stesso tempo?
Improvvisamente però, uno scricchiolio continuo di fogli di carta la fece sussultare.
America balzò in piedi ed accese la luce in camera notando che si trovava ancora perfettamente sola
ma c'era qualcosa che non quadrava.
Quando si voltò verso il suo letto, il suo quadernino da disegno si trovava a terra, sul pavimento.
America deglutì facendosi forza ed avvicinandosi al quadernino che prima di allora si trovava
sulla scrivania della camera.
America prese il quaderno tra le mani e lo aprì, scorgendovi all'interno delle parole che ricominciarono
a farla tremare.


"Non voglio spaventarti."


Dopo aver fatto scivolare il quaderno dalle mani, facendolo cadere sul pavimento, quella frase le ronzò in testa a lungo.
Il cuore della ragazza si costrinse quasi in ginocchio.
Non sapeva che cosa le stesse accadendo ma, in qualche modo, sarebbe riuscita ad uscire da tutta
quella strana situazione.
Dinanzi a sé però, dopo un po', il quaderno si riaprì come per magia e da esso uscì fuori il disegno
che aveva fatto lei stessa sugli occhi del ragazzo.
America osservò i fogli muoversi dinanzi a sé e si posizionò con velocità due mani sulle labbra
per evitare di urlare.
La luce si spense per un attimo e, quando si riaccese, il disegno non era più sul pavimento.
America cacciò altre due lacrime spaventata e provò a guardarsi intorno anche se tutto ciò che avrebbe
voluto fare sarebbe stato proprio scappare.
-Mh, però. Credo di averli già visti da qualche parte questi occhi.-
Una voce alle sue spalle le fece vibrare il cuore.
Quando si voltò, l'unica cosa che riuscì a fare è lasciarsi scivolare sul pavimento freddo.
Non aveva visto nient'altro che una luce bianca che sembrava averla inghiottita.






























NOTE DELL'AUTRICE.

Buona domenica lettori!
Come state?
Sì, lo so, ci ho messo un po' per aggiornare ma la scuola uccide
ed il mio tempo sta andando pian piano a farsi un bel giretto turistico (?)
Okay, lasciate perdere i miei scleri.
Siete felici di questo nuovo capitolo?
Io spero vivamente di sì anche perché la povera Saya si è letteralmente uccisa
ed io non le sarò mai grata abbastanza per tutta la sua pazienza e gentilezza.
Un hip hip urrà per Saya, pls!
Anyway, siete ancora confusi dopo la lettura di questo capitolo?
Tranquilli, la verità sta per saltare fuori e credo che prestissimo capirete
anche il vero senso di questa storia.
Ci sto lavorando su molto e mi auguro che possa essere di vostro gradimento
e che vi dia emozioni diverse e particolari ogni volta.
Cercherò di aggiornare il più presto possibile per la prossima volta e ringrazio
tutti coloro che mi stanno sempre recensendo e che mi scrivono e che, ovviamente,
mettono questa storia tra i preferiti.
Chissà se riusciremo a far rientrare tra i popolari anche questa!
Se non altro, l'entrata in scena di nuovi personaggi è alle porte quindi STAY TUNED.
Mi auguro anche di farvi riuscire ad affezionare a tutti i personaggi della storia
e anche alla protagonista!
America è una cara ragazza che, però, riuscirà presto a tirar fuori tutta la sua forza.
Ho deciso di dare delle sfumature particolari ad ogni personaggio e spero vivamente
che voi possiate apprezzare ciò!
Ringrazio anche la Mag e la Sbe che stanno seguendo assiduamente questa ff e tutti
coloro che continuano ad avere fiducia in ciò che scrivo!
Davvero, siete di una dolcezza infinita ed io spero di ripagarvi con questa nuova storia
che spero possa piacervi al meglio!
Non voglio essere ripetitiva ma io vi aspetto su twitter in ogni caso con il nome di @GatesIsTheWay.
Inoltre, spero che anche questo capitolo riceva molte recensioni perché sapete bene quanto
ci tengo a conoscere i vostri pareri su ciò che sto scrivendo.
Quindi...se volete il prossimo capitolo, mi auguro di ritrovarmi un paio
di recensioni anche per questo nuovo capitolo U.U
Ricordate che è gratis, lol.
Okay, basta.
Sono pesante, lo so.
Quindi...fatemi sapere se questo capitolo vi sia piaciuto e noi...ci sentiamo
al prossimo ovviamente!
Sempre se volete.
Un big HUG.










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 4
*** 4. And run away before I know. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

4° And run away before I know.


















Il mattino seguente, il signor Mcklain prese in braccio sua figlia
e la posizionò sul letto pensando che si fosse semplicemente addormentata
sul pavimento.
Era stanca, pensò l'uomo, rimboccandole le coperte per poi uscire dalla
sua camera ed andare in città per fare la spesa con sua moglie e suo figlio.
Quella domenica mattina il sole splendeva come non mai e rallegrava la giornata delle persone che
gironzolavano per il centro della città.
Il mattino era davvero l'unico momento sicuro per tutti gli abitanti di Huntington Beach.
Sarebbe stato bello poter dire lo stesso anche per America.
La ragazza stava riposando beata mentre il suo petto continuava ad alzarsi e ad abbassarsi
regolando ogni suo respiro.
Brian, quel ragazzo che sembrò ai suoi occhi tanto aggressivo, le era accanto.
Si era sdraiato accanto a lei, su quel letto a baldacchino, e la stava osservando da quando
l'aveva vista svenire dinanzi a sé.
Lui restò incantato dalla dolcezza che esprimeva quella ragazza solo respirando e dormendo.
Quando le persone dormono, i loro visi sembrano quasi lasciar scivolar via le loro rughe di 
stress accumulato durante il giorno ed i suoi lineamenti sembravano essere finalmente rilassati.
Brian non aveva mai visto nulla di più perfetto in tutta la sua vita.
Quando non era quello che era diventato, trascorreva le sue giornate a scopare le ragazze altrui,
a divertirsi con loro e a farle impazzire.
Quella volta però si rese conto di quanto poteva essere più emozionante osservare con attenzione
ogni singolo dettaglio della ragazza che aveva al suo fianco.
In quel momento, per la prima volta, non desiderò di spogliare nessuno.
L'unica cosa che desiderò era di continuare ad osservarla perché, anche se fosse stata nuda, si sarebbe
concentrato solo sul suo cuore che stava cercando di esplodere.
Non si era mai sentito così coinvolto nel profondo nel guardare semplicemente una ragazza dormire.
Ma la verità era che lui aveva sentito il bisogno di starle accanto pur non conoscendola.
Da quando aveva visto i suoi occhi, qualcosa in quel ragazzo era cambiato.
Iniziò a sentirsi il cuore più pesante del solito e lo stomaco fargli del male in un
modo atroce.
Sensazioni bellissime senz'altro ma, che lui non aveva mai provato.
Non sapeva realmente come innamorarsi di una donna. Non aveva ricevuto nessun tipo d'amore
se non l'affetto che gli davano costantemente i suoi migliori amici.
Ma non si era mai innamorato perché si credeva troppo superficiale per quel genere di cose.
Ed in quel momento aveva capito che la sua mancata esperienza lo aveva reso più debole del solito.
O forse, era stata quella ragazza a farlo sentire in quel modo.
Perché lui veniva sempre indicato come "il ragazzo strano e senza un futuro" e nessuno ci aveva
mai visto qualcosa di buono in lui.
Nessuno aveva provato a scavare dentro di lui e capire quanto fosse debole in realtà.
Il suo era da sempre stato uno scudo di protezione. 
Era cresciuto in una realtà diversa alla Black Rose. Una realtà senza amore.
Senza una madre che lo accudisse ed un padre che gliene dava di giorno in giorno di santa ragione
anche solo se alzava un po' di più il volume della televisione.
Ma lui era un ragazzo ed aveva da sempre imparato a cavarsela da solo in ogni circostanza.
Tranne quando incontrò Morrigan. 
In quell'istante le cose cambiarono per un po'. Lei lo adorava e poi ci scopava pure.
Ma non lo faceva per cattiveria o con vera malizia.
Lo faceva perché era una quarantenne che non aveva nulla dalla vita se non il piscio di tutti
gli altri uomini.
Era una prostituta incompresa e Brian scappava sempre da lei quando il padre alzava le mani.
Lui la vedeva spesso come una madre ma sapeva che nessun uomo era mai riuscito a trattarla come realmente meritava.
Brian era l'unico che la faceva sentire una donna amata seppur non sapesse neanche lui cosa fosse l'amore.
Ed ora, si era invaghito di quella lì.
Quella ragazzina dai capelli biondi, uno sguardo dolce e gli occhi scuri quasi quanto i suoi.
E lei era stata l'unica fino a quell'istante ad accorgersi di lui.
Quando America però iniziò a muovere le gambe al di sotto delle lenzuola, Brian capì che quello
poteva essere come un campanello d'allarme.
America alzò le mani verso l'alto e sbadigliò con dolcezza, aprendo poi gli occhi e voltandosi
verso il ragazzo che aveva al suo fianco.
Inizialmente non si era neanche accorta del fatto che il suo peggior incubo fosse proprio accanto a lei,
ma quando sbarrò gli occhi, qualcosa andò storto.
Le sue mani ricominciarono a tremare e non riusciva neanche a deglutire.
Sarebbe voluta davvero scappare ma tutto ciò che riuscì a fare fu urlare.
-Aiuto!- Urlò spaventata, coprendosi il pigiama con le lenzuola di seta bianca.
-No, ti prego, non spaventarti di nuovo.- Le disse Brian, sembrandole sincero.
America respirò ad una velocità assurda. Sarebbe stata quasi capace di perdere un polmone.
-Che cosa vuoi da me? Che cosa stai cercando? Io non ti conosco!- Spiegò in fretta la ragazza, balbettando.
-Tu...allora, puoi davvero vedermi?- Domandò Brian, respirando con profondità.
-Certo che posso vederti, ma che razza di domande fai?-
-Se solo potessi ti tapperei quella bocca e ti costringerei ad ascoltarmi e a rispondere
alle mie domande senza troppi giri di parole!-

-Ma come ti permetti?!-
-Non sono venuto a cercarti per farti del male. E' solo che quella sera, al cimitero, tu mi hai visto ed io...
quasi non potevo crederci.-

-Che cosa stai cercando di dirmi?-
Brian non riuscì a rispondere alla domanda di America, perché fu proprio la signora Mcklain ad entrare
nella camera della ragazza con tranquillità.
-Tesoro, siamo appena tornati. Tu ti senti meglio?- Le domandò sua madre, tenendo le buste della spesa
tra le mani.
-Mamma, è lui! Il ragazzo di ieri sera è entrato in camera mia! Guarda!- Urlò America, indicando la figura di Brian.
Brian abbassò lo sguardo verso il pavimento, quasi sorridendo.
-Ma tesoro...io non vedo nessuno...- Disse sua madre, guardandosi intorno.
-Mamma, ma che cosa stai dicendo? E' lì, seduto sul mio letto!- Continuò America dopo esser saltata giù
dal letto.
-Tesoro, forse hai la febbre e stai delirando...-
-Ma che cosa dici, mamma? Lui è lì...-

-Mettiti a letto tesoro che è meglio. Forse sei ancora scossa da quello che ti è accaduto ieri. Adesso
vado a preparare il pranzo, ci vediamo giù. Tu...semplicemente, riposa.-

-Ma...- America non riuscì a dire altro.
Sua madre le aveva voltato le spalle ed era uscita dalla sua camera senza aggiungere altro.
-Perché mia madre non può vederti?- Domandò furiosa al ragazzo, vedendolo sorridere ancora.
-Perché nessuno oltre te può vedermi.- Rispose Brian con semplicità mentre America iniziò seriamente a preoccuparsi.
La ragazza indietreggiò per un po' mentre cercò di pensare bene a cosa le stesse accadendo.
Era scossa.
-Esci subito di qui prima che chiami la polizia!- Lo minacciò America, ancora impaurita.
-Prego, fai pure. Tanto non credo che i poliziotti riuscirebbero a vedermi.-
-Come puoi dirlo? Loro potrebbero spararti!-
-Io sono già morto.- 
Le parole di Brian rimbombarono in tutta la camera mentre America stava cercando di mantenere la calma
il più possibile.
La ragazza si sentì frantumare come una bottiglia di vetro caduta sull'asfalto. 
Aveva ricominciato in fretta a tremare ed ora credeva davvero di averlo perso definitivamente il suo polmone.
I suoi occhi si erano riempiti di lacrime ed ora desiderava solo sfogarsi in questo modo.
Non avrebbe potuto ricominciare ad urlare perché nessuno le avrebbe creduto.
In quel momento si che si sentì davvero sola.
Brian si alzò dal letto e si avvicinò a lei che restò immobile senza riuscire a dire più
una sola parola.
Era rimasta sconcertata da ciò che le stava accadendo.
-Prova a toccarmi.- Le sussurrò Gates, vedendola poi respirare con fare affannoso.
America continuava a lasciare che i suoi occhi si riempissero di lacrime mentre il suo cuore
batteva sempre più forte e con prepotenza.
Avrebbe rischiato di svenire di nuovo, da un momento all'altro.
-Toccami.- Ricominciò Brian, deglutendo l'istante dopo.
America decise di allungare un braccio verso il ragazzo. 
Quando la sua mano stava cercando di accarezzargli il volto, lei non sentì nulla.
Non sentiva il calore della pelle calda del ragazzo.
Si rese solo conto del fatto che la sua mano aveva superato la sua faccia.
Vi era passata attraverso.
Brian, con dolore, continuava ad osservare la ragazza che questa volta aveva deciso di allontanarsi
definitivamente dal ragazzo.
America si sedette sul suo letto portando le gambe al petto.
Scoppiò improvvisamente a piangere senza riuscire più a controllarsi.
Si era spaventata più del solito ed aveva capito che quel ragazzo era solo un'anima di passaggio.
Non poteva farle del male. Non poteva toccarla. Quando aveva deciso di lasciarla era perché non avrebbe
potuto trattenerla quella sera al cimitero.

Poteva solo restarle accanto e fu proprio ciò che fece in quel momento.
-Se hai paura di me, posso anche andarmene.- Le sussurrò Brian ma non ricevette nessuna risposta
da America.
Lei continuava a piangere e lui aveva deciso di sedersi accanto a lei.
Non avrebbe potuto asciugare le lacrime come voleva ma sapeva che almeno lei poteva sentirlo.
Quando America smise di piangere, si voltò verso il ragazzo che era ormai scomparso.
Dal piano inferiore sua madre la stava chiamando chiedendole di andare a tavola ma lei non si mosse.
Si sentiva stranamente piena come se quel ragazzo le fosse entrato dentro per rimuoverle ogni dolore.





















***


















America approfittò della giornata per tranquillizzarsi, restando a casa
e dipingendo di continuo.
I suoi genitori erano andati a trovare sua zia Meredith insieme al suo fratellino e non aveva
più ricevuto visite da quel ragazzo.
Così iniziò a dipingere sul suo cavalletto per un po' di tempo ma durante la sera,
decise di trascorrere del tempo a dipingere delle rose.
Il loro vicino di casa aveva una serra ed essendo un amico d'infanzia del signor Mcklain,
ogni settimana si preoccupava di portare delle rose fresche ai suoi vicini.
Così, America ne approfittava ogni volta per dipingere quelle rose che finivano sempre col rovinarsi.
Quella sera le dipinse di blu.
Suo nonno le aveva insegnato a dipingere i fiori quando era solo uno scricciolo e lei era rimasta
così affascinata da quel metodo che lo utilizzava sempre per rilassarsi.
Con calma, adagiava quel pennellino tinto di blu sui fiori... e pensare che le sue mani erano già
tutte sporche di tempere.
In qualche modo, doveva capire come occuparsi la mente e dipingere i fiori sembrava essere
la soluzione migliore.
Era così attenta ai particolari che finiva sempre per distogliersi dai quei soliti pensieri
che le divoravano la mente.
-Allora non sbagliavo...sei proprio un'artista.- La voce di Brian la fece sussultare mentre smise
improvvisamente di dipingere.
America si voltò verso la finestra e vi trovò lì Brian che la stava osservando già da un po'.
-Da quanto tempo sei qui?- Le domandò la ragazza, sospirando.
-Da un po'.- Ammise Gates, entrando definitivamente nella camera.
Un minuto di silenzio ed America decise di capirci qualcosa in più sull'identità di quel ragazzo.
-Non sono un'artista. Mio nonno è morto quando ero piccola ma almeno ha avuto il tempo di farmi
capire cos'è realmente l'arte.- Spiegò la ragazza, sorridendo al ricordo di suo nonno.
-Tuo nonno doveva essere proprio una persona in gamba.-
-Lo hai mai incontrato...voglio dire...-
-Sì, ho capito cosa intendi. No, non l'ho mai incontrato.-
-Eppure è strano...non dovresti essere come si suol dire, dall'altra parte?- Chiese ancora America,
con curiosità.
-Non credere a quelle solite storielle del Paradiso e l'Inferno. Non esiste nulla di tutto questo.
O almeno, non per me.-
-Perché sei ancora qui? Dove saresti dovuto essere?-
-Sarei dovuto essere in un'altro luogo, probabilmente. Non so ancora bene dove ma so che quello sarebbe
dovuto essere il mio posto.- Continuò Brian, accendendosi una Marlboro.
-Non sapevo che quelli come te...potessero anche fumare.- Tossì America, infastidita dalla puzza di fumo
che continuava ad emanare quella sigaretta.
-Posso toccare quello che voglio, tranne che le persone. Ed in qualche modo, loro non possono toccare me.
C'è una donna che è morta tempo fa. Lei sta provando a guidarmi, ad aiutarmi. L'unica cosa che sa è che
sono ancora qui. Dove non dovrei essere. Lei crede che io abbia delle questioni in sospeso ma non so neanche
io da dove cominciare. Ho provato a restare accanto ai miei amici più cari ma neanche loro possono vedermi
e da quando non ci sono più non fanno altro che farsi del male. Vorrei poter parlare con loro ma non mi è stato
concesso nulla di tutto questo.-
Disse il ragazzo, continuando ad aspirare il fumo dalla sua sigaretta.
-Ma...tu che cosa sei allora?- Gli domandò America, inarcando un sopracciglio.
-Non lo so neanche io cosa sono.- 
La giovane sospirò all'istante alle parole del ragazzo.
Lo vide posizionarsi la testa tra le mani e capì che egli poteva essere solo un'anima.
Uno spirito intrappolato in tutto ciò che gli faceva più male.
Ma allora, perché lei era l'unica in grado di vederlo?
In quel momento, avrebbe voluto chiedergli come fosse morto ma non ci riuscì. Non le sembrava il caso
di chiedergli qualcosa che avrebbe suscitato in lui delle emozioni particolari.
-Puoi toccare gli oggetti, quindi?- 
-Sì. Non so più che cosa significhi toccare la pelle delle persone. Non ricordo neanche
cosa si provi...- 

America sussultò alle parole così logoranti del ragazzo. Lui stava soffrendo e lei non riusciva
a sopportarlo.
-Qual è il tuo nome?- Gli domandò ancora la giovane.
-Brian.- Rispose il ragazzo, con decisione.
-Quanti anni hai?-
-Ma cos'è? Un interrogatorio?-
-Scusa è solo che...stavo cercando di...-
-Non importa. Sono morto a diciannove anni.-
La bionda annuì e riprese ben presto a dipingere le sue rose.
Brian continuò ad osservarla e decise di sedersi su di una sedia proprio accanto a lei.
-Posso guardarti mentre dipingi?- Le domandò il ragazzo, sussurrando quasi l'ultima parola.
-Sì...credo di sì.- Rispose America, continuando a dipingere le rose con calma e cautela.
Brian non faceva altro che fissarla e sentirsi sempre più preso da ogni suoi movimento.
Era così strano per lui provare qualcosa di così reale in un mondo di finzioni.
-Vuoi imparare?- 
-A fare cosa?-
-A dipingere i fiori...non è per nulla complicato.-
-Non credo di essere adatto a fare questo genere di cose.-
-Io invece ci vedo del buono nei tuoi occhi. Mi ero sbagliata su di te. Sei più buono di quanto
sembri. Nascondi la tua bontà per paura di essere ferito, di soffrire. Sei come un angelo dannato
a cui gli sono state strappate via le ali.-

Brian restò incantato dalle parole della ragazza mentre la osservò sorridergli.
Nessuno aveva mai provato a guardarlo con occhi diversi neanche quando era in vita.
Così, decise di lasciarsi convincere dalle parole di America.
Lui prese un pennello tra le mani che la ragazza gli aveva posizionato sulla scrivania ed iniziò
a seguire ogni passaggio, guardandola.
Dopo un po', Brian riuscì a dipingere la sua prima rosa di un viola acceso.
-Bravo! Hai visto che non era poi così difficile?- Mormorò America, entusiasta.
-Suppongo che allora questa sia tua.- Brian trascinò la rosa che aveva appena dipinto sulla scrivania,
regalandola alla ragazza accanto a sé.
America la prese tra le mani e arrossì di colpo.
-Grazie...- Si bloccò in fretta, voltandosi verso il ragazzo che era di nuovo scomparso.
America continuava a chiedersi del perché Brian continuasse a sparire di continuo ma decise
di accettare la situazione così come si presentava.
Era una ragazza che nutriva una certa sensibilità per le situazioni, quindi avrebbe solo
dovuto imparare al conviverci.
-...Brian...- Sussurrò infine, guardandosi ancora intorno ed abbassando infine lo sguardo verso
il pavimento.
Forse, qualcun altro aveva bisogno di lui in quel momento.



























***

















Matt era rimasto a dormire sul solito muretto della Black Rose, quella notte.
Suo padre avrebbe ucciso qualcun altro e lui non sopportava più di vedere le persone
soffrire dinanzi ai suoi occhi.
Non era di certo il massimo avere un padre che faceva il sicario e che avrebbe ucciso
chiunque per dei soldi.
A lui non piaceva per niente avere un padre così insensibile e privo di emozioni. Non aveva
mai ricevuto alcuna carezza da quell'uomo ed era così stanco di convincerci che a volte preferiva
sparire.
-Tuo padre ti ha spaventato ancora, eh amico mio?- Gli domandò Brian, sedendosi accanto a lui.
Gli faceva sempre uno strano effetto parlare con i suoi migliori amici e sapere che loro
non erano in grado né di guardarlo, né di sentirlo.
Era soffocante vedere le persone a cui voleva bene soffrire per lui.
Brian avrebbe solo voluto vederli felici ed in grado di mettere la testa al proprio posto.
Ma al contrario, loro avevano solo peggiorato le proprie prospettive.
Dalla morte di Brian, avevano capito che la vita faceva davvero schifo così come si presentava.
Dopo qualche istante, i ragazzi si ritrovarono tutti insieme al muretto.
Si sentivano incompleti ma non immaginavano che accanto a loro vi era proprio la persona
che avevano perso ingiustamente.
Zacky stava continuando a farsi le canne mentre parlava e parlava della sua Erin.
Amava tanto quella ragazza e i suoi migliori amici lo sapevano bene. Nell'ultimo periodo però,
dopo la morte di Brian, Zacky iniziò a litigare di continuo con quella ragazza e finì a letto con un'altra.
Erin aveva visto tutto e lui si procurò un viaggio di sola andata per il patibolo.
Era morto in fondo, ma lui poteva ricominciare a vivere quando voleva.
Jimmy parlava di cose a caso, della scuola, del lavoro in lavanderia che diventava sempre più pesante.
Matt e Johnny delle loro famiglie così poco stabili ed impossibili.
La Black Rose era proprio una catastrofe.
Anche Brian ne faceva parte e si sentiva proprio come loro. Non aveva nulla e si sforzava di arrivare
a fine giornata seppur in giro tutti lo consideravano un pezzo di merda per cose mai fatte.
Appartenere ad un luogo ti fa diventare come lui...ma non nel caso di quei cinque ragazzi
che dalla vita non avevano mai avuto nulla di positivo.
L'unica cosa giusta sembrava essere proprio la loro amicizia così indissolubile.
Brian era via ma loro avevano deciso di restare uniti.
Lo stavano facendo per lui.
E Brian aveva finalmente capito cosa fare per cercare di migliorare la situazione.
America sarebbe entrata nelle loro vite e non avrebbe fatto nient'altro che aiutarli.
Gates ci teneva a loro ma non avrebbe mai potuto far nulla per farli uscire definitivamente da
quel postaccio.
America invece poteva.
Poteva aiutarli cercando di non farsi scoprire.
Se solo lei avesse parlato di lui come spirito, i ragazzi non le avrebbero mai creduto.
Al contrario, Brian sarebbe davvero finito all'Inferno. Non poteva permettersi di fare nulla
che facesse capire ai suoi migliori amici che lui era ancora al loro fianco.
La sua anima sarebbe morta per davvero ma non avrebbe raggiunto la pace eterna.
Sarebbe rimasta un'anima morta e dannata proprio come quella che sembrava essere in quell'istante.
Ma quella ragazza...sembrava essere diventata improvvisamente la sua ancora di salvezza.

























***














Il giorno seguente America tornò a casa da scuola ritrovandosi Brian in camera.
Ora non aveva più paura di lui.
Sapeva che non le avrebbe mai fatto nulla.
-Hai deciso di darmi i tormenti?- Domandò America, ironizzando.
-Mh, potrei pensarci!- Ribatté Gates, sorridendo.
-Perché sei ancora qui? Devi dirmi qualcosa?- Continuò America, dopo aver persino pranzato
in sala mensa insieme agli Avenged Sevenfold.
Quasi non credeva al fatto che aveva finalmente trovato degli amici.
-Devo per forza dirti qualcosa per essere qui?-
-Oh, io questo non lo so. So solo che se c'è qualcosa che posso fare per farti
ritornare da dove ne sei venuto, lo farei all'istante.-
-Bingo.-
-Che ho detto?-
-Posso proporti un patto, se vuoi.-
-Che tipo di patto?-
Brian si avvicinò ad America per cercare di respirare la sua stessa aria.
Il profumo inconfondibile di quella ragazza lo faceva contorcere ogni volta.
Dio, quanto avrebbe voluto toccarla.
-Ho bisogno del tuo aiuto. Sei l'unica che può fare qualcosa per aiutarmi e portarmi via da qui.-
-Che cosa dovrei fare?-
-Tu vuoi che io vada via?-
America ci pensò bene. In realtà la presenza di quel ragazzo non le dispiaceva affatto, ma
sapeva che lui aveva bisogno di ritrovare la pace eterna.
Quello non era il suo posto. E lei non poteva permettersi di infatuarsi di un ragazzo che non 
apparteneva più al suo mondo.
-Sì.-
-Bene...allora, tutto ciò che dovrai fare è restare accanto ai miei migliori amici. Le loro vite
sono un casino ed io voglio che loro cerchino di migliorare e farsi una vita dignitosa. La vita
che io non ho mai potuto vivere. Ci sei fino a qui?-

-Sì...-
-Devi aiutarli a migliorare le loro vite. Non sarà difficile se mi ascolterai bene.-
-Ma non capisco...puoi toccare gli oggetti, no? Qualche segno potresti darglielo.-
-Non posso, invece. Lo avrei già fatto, altrimenti. Il problema è che tu non dovrai dire
niente a loro di ciò che ti sta accadendo e del fatto che sono diventato un'anima vagante. Nessuno
ti crederebbe e forse neanche loro ma non è questo il punto.
Dovrai fare tutto con discrezione e portarli verso la strada giusta.
Credo che sia questo il modo giusto di farmi arrivare finalmente in cielo.-

-Brian, io non posso fare una cosa del genere.-
-Perché no? Non l'hai detto tu stessa che non vuoi che io sia qui e ti dia i tormenti?-
-Perché devi per forza tormentarmi?!-
-Perché io ho bisogno di aiuto e tu puoi interagire con me.-
-Brian...non...io non sono capace di fare una cosa del genere.-
-Ti prego, America. Sei la mia ultima speranza.-
America osservò Brian quasi supplicarla.
Lui era davvero disperato e lei non poteva fare nient'altro che sentirsi una disgraziata.
Ma non sarebbe riuscita a dirgli di no neanche se l'avesse davvero voluto.
-Va bene, Brian. Ti aiuterò io ma devi assicurarmi che te ne andrai e non mi tormenterai più!-
-Mano sul petto.-
-D'accordo. Allora dimmi...chi sono questi tuoi amici?-
-Io credo che tu già li conosca...-
-Davvero?-
-Sono più vicini a te di quanto immagini.-
Fu allora che America capì tutto.
Ricordò di quella notte al cimitero e ricordò quella lapide con il bicchiere di birra totalmente pieno.
Le bastò un attimo, per capire in che grande guaio si era cacciata.























AVVISO:
"In caso qualcuno abbia notato qualche somiglianza con la
fanfiction "
Bloodline": io e la sua autrice, hailtothematty, abbiamo
discusso della cosa in separata sedem con uno scambio di messaggi privato.
Abbiamo decretato che nonostante ci sia un elemento comune le due ff non sono
frutto di plagio da parte dell'una o dell'altra.
Ci tenevo a scriverlo per evitare qualsiasi tipo di inconveniente."













NOTE DELL'AUTRICE.

Buonasera a tutti, lettori!
Come stanno i miei pasticcini preferiti? Io spero totalmente bene.
Ci ho messo un po' per aggiornare ma spero che ne sia valsa la pena.
Finalmente, abbiamo scoperto su che cosa sarà incentrata questa ff!
Non iniziate a pensare alle solite banalità perché questa storia ha delle tematiche
molto più speciali di quelle che sembrano.
Io continuo a puntare su questa fanfiction e credo che lo farò per sempre. Ci
tengo particolarmente e sono sicura che i miei più cari e sinceri lettori saranno capaci
di apprezzarla.
Sì, la mia è una certezza.
Ma adesso non sto qui sempre a ripetermi e passo al resto.
Brian è uno spirito. Nei prossimi capitoli avrete modo di capire tante
cose e soprattutto tutte le sfumature che ho voluto dare a questo personaggio
così tormentato e a tutti gli altri, ovviamente!
Ringrazio come sempre Saya per la sua ULTRA disponibilità. Quella ragazza è davvero
una Santa. 
Ma ringrazio anche tutti voi che continuate a recensirmi e a contattarmi per dire
cosa ne pensate della storia.
Davvero, so much love.
Se la storia vi piace, mettetela tra i preferiti e vi regalo una caramella!
Tanto le caramelle non si rifiutano mai, right?
Okay, la smetto.
Volevo anche dirvi che ho deciso di portare questa ff anche su un altro sito che
si chiama : Wattpad.
Se vi interessa, questo è il link del mio profilo di WATTPAD in modo che chi vuole/ preferisce
possa seguirmi anche lì:




http://www.wattpad.com/user/Gatess




Ovviamente, aggiornerò constantemente la storia anche lì.
Tuttavia, spero che questo nuovo capitolo abbia dato delle risposte
alle vostre domande ma...vorrei farvi sapere che non è finita qui.
Ci saranno tantissime altre sorprese che proprio non posso spoilerarvi
ma spero che possiate apprezzare!
Su twitter sono sempre @GatesIsTheWay, quindi per qualsiasi cosa sapete
dove trovarmi.
Anzi, che ne dite di twittare un nuovo trend? Chi mi aiuta?
#Toccamil'animaff
Allora, twittate tutti con me?
Buon proseguimento guys e vi raccomando...FATEVI SENTIRE!
Bacioni dalla vostra...












-SynysterIsTheWay.
 

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Capitolo 5
*** 5. And my scars remind me that the past is real. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

5° And my scars remind me that the past is real.




















-Allora, ti risponde?- Domandò Brian ad America, ritrovandosi
di nuovo nella sua camera.
-No, non mi risponde...- Rispose la ragazza, riattaccando la chiamata dal suo cellulare
mentre stava provando a telefonare a Jimmy.
Solo quella mattina aveva deciso di scambiarsi i numeri con i suoi nuovi amici
per cercare di aiutare Brian nel miglior modo possibile.
-E' impossibile! Cazzo, non può essere andato di nuovo a far baldoria...- Sbottò Brian, avvicinandosi
con frustrazione alla finestra.
-Cerca di calmarti...sono sicura che presto risponderà.- Disse America, riprovando a chiamare
il ragazzo dagli occhi azzurri.
-Allora? Ora ti risponde?- Domandò nuovamente il ragazzo, toccandosi i capelli con nervosismo.
-No...non hai idea di dove possa essere andato?-
-Ad una di quelle feste del cazzo alla Black Rose, mi ci gioco le palle.- Rispose Brian, a tono.
-Senti, disperarsi in questo modo non risolverà nulla quindi...potrei andare alla Black Rose
e cercare lui o gli altri. Che ne dici?-
-No, tu non devi andare in quel luogo. E' troppo pericoloso.-
-Non mi avevi chiesto di aiutarti?-
-Beh se vuoi venire a farmi compagnia e diventare anche tu un qualcosa come me, dimmi pure!- Sbottò Gates
con nervosismo.
America abbassò gli occhi, sentendosi in colpa persino di aver respirato.
-Ehi, scusa...mi dispiace è solo che...odio vederli distruggersi in questo modo.- Continuò Brian, avvicinandosi
alla ragazza cercando però di trattenere ogni suo istinto.
-No...non importa, davvero. Stavo solo cercando di aiutarti ma se non è abbastanza...-
-Non dire stronzate, America.-
-Ma che cosa possiamo fare?-
-Tu te la senti di andare alla Black Rose?-
-Sì...solo che...non voglio andarci da sola.- Ammise la ragazza, sentendosi profondamente a disagio. 
Brian le aveva sorriso e quel suo modo di fare la stava mandando in tilt.
L'aveva fatta sentire meglio e al sicuro allo stesso tempo.
-Non sarai sola...non permetterò a nessuno di farti del male.-
America arrossì di colpo alle parole di Brian. Nessuno le aveva mai parlato
in questo modo.
-Quindi...resterai con me fino alla fine della serata?-
-Posso anche dormire sul tuo stesso letto se vuoi.-
-Scemo.- 
Brian scoppiò a ridere e America scoppiò a vivere.
Il ragazzo portò la sua testa all'indietro come un ragazzino e lei stava morendo dentro.
Un'anima vagante non poteva di certo farla sentire in quel modo. 























***




















Lungo tutto il tragitto per arrivare alla Black Rose, Brian e America
non si rivolsero neanche una parola.
Lui aveva paura di sembrare troppo inopportuno e lei stava cercando di concentrarsi sul da farsi.
America voleva solo cercare di liberarsi di lui per evitare di avere ulteriori problemi.
Già le persone continuavano a fissarla in modo strano.
Di questo passo, chiunque avrebbe pensato che stesse diventando pazza. Dopotutto, si sentiva
anche lei un po' così.
Tutto quello che le stava accadendo non poteva essere reale.
Forse stava solo sognando e stava attendendo che sua madre la andasse a svegliare
con le sue urla, come faceva ogni mattina.
Ma tutto ciò era così reale che America escluse immediatamente quella possibilità.
A denti stretti, la ragazza cercò di sospirare ritrovandosi ben presto
dinanzi ad un'abitazione che non conosceva per niente.
Quella sera non aveva indossato nulla per attirare l'attenzione. Voleva solo uscire da quella
situazione e tornarsene a casa per riposare un po'.
-Okay, ci siamo. Dovrebbero essere qui.- Disse Brian, accendendosi l'ennesima sigaretta.
-Ma quella sigaretta non la vede nessuno? Sai com'è, non vorrei che qualcuno vedesse una sigaretta 
volante...- Osservò America, inarcando un sopracciglio.
-Posso rendere invisibile tutto ciò che ho tra le mani. Le cose che prendo scompaiono
con me.-
Mormorò il ragazzo, iniziando ad aspirare del fumo dalla sua Marlboro ed assottigliando
gli occhi.
La casa dinanzi a loro era colma di gente. Lo si poteva notare chiaramente da tutte
le ombre adiacenti alle finestre dell'abitazione.
-Ma questi fanno sempre festa?- Domandò America, ricordandosi di aver sentito parlare
della Black Rose anche come unico quartiere in cui le feste sembravano essere d'obbligo.
-La Black Rose non dorme mai.- Disse Brian continuando a fumare per poi notare la figura
di Matt, seduto sulla panchina adiacente al giardino della villetta.
Matt era da solo e teneva una bottiglia di birra tra le mani mentre fissava l'asfalto
sorseggiando quest'ultima di tanto in tanto.
-Lì c'è Jimmy...spero ci vada piano con quella birra.- Sussurrò Gates, facendo voltare
America verso Rev.
Jimmy aveva proprio l'aria di essere una persona affranta dal dolore.
Probabilmente, neanche lui era riuscito ancora a superare la perdita dell'amico e tutto 
ciò che continuava a circondarlo.
-Devo parlarci?- Gli domandò poi la giovane, rivolgendo uno sguardo di compassione al ragazzo
tatuato dagli occhi azzurri.
-Sì. Credo che tu possa iniziare da lui.-
-Okay.-
-Sta attenta a ciò che dici.-
-Va bene.-
-E non esagerare con la compassione.-
-Sì, ho capito.- Continuò la ragazza, dirigendosi verso la panchina occupata da Matt mentre
Brian si limitò a seguirla.
Non osò dirle neanche più una parola, fin quando poi non si ritrovarono dinanzi agli occhi
di un ragazzo che sarebbe dovuto essere il padrone di casa.
-E tu chi sei?- Domandò Dave ad America, bevendo un lungo sorso di vodka.
America si trovò sul punto di farsela nuovamente addosso. Non sapeva che cosa dire, né come reagire.
Probabilmente, avrebbe dovuto recitare per uscirne viva da quel posto.
-Dave è pericoloso. E' un cascamorto...digli che stai con Jimmy e non
ti farà del male.- Le disse Brian, cercando di non intimorirla troppo.
-Ehm...io sono con Jimmy. Carina la festa...davvero, niente male.- Disse tutto ad un fiato America, cercando
di sembrare il più tranquilla possibile.
-Ah, sei con Jimmy? Strano, non mi ha mai parlato di te.- Continuò Dave, fissando America da capo a piedi
con la coda dell'occhio.
-Digli che vi siete conosciuti alla festa di Johnny. Vedrai che ti lascerà andare.-
America ascoltò bene le parole di Brian e ripeté esattamente le stesse cose.
-L'ho conosciuto alla festa di Johnny...mi ero divertita molto lì. Spero di fare lo stesso anche
qui, ovviamente.- Mormorò la bionda, sudando freddo.
-Ti divertirai eccome, bellezza. Se hai bisogno di me, mi trovi dentro.- Rispose poi Dave, divincolandosi.
-Okay, via libera.- 
-Ma Brian...davvero avrebbe rischiato di violentarmi o roba del genere?-
-Sei un viso nuovo qui alla Black Rose. Non ci avrebbe pensato due volte.- 
America deglutì e finalmente giunse dinanzi agli occhi di Jimmy.
-Sei pronta?- Domandò Brian, vedendo poi la ragazza sbuffare.
America annuì all'istante per poi rivolgersi a James che alzò il suo sguardo verso quello della ragazza.
-Ciao Jimmy...- Disse America, morendo dalla vergogna.
-Ehi...ma...tu che cosa ci fai qui?- Gli domandò il ragazzo, inarcando un sopracciglio, stupito.
-Ehm...io...a dirti la verità vi stavo cercando.- 
Brian annuiva alle parole della ragazza per poi restare a fissare la scena assicurandosi che quest'ultima
non si lasciasse prendere troppo dall'ansia.
-Sai bene che non devi venire qui da sola...- Le disse James con premura.
-Lo so bene ma...avevo bisogno di stare con qualcuno. Delle volte mi sento così sola
che un po' di compagnia non mi guasterebbe.- Ammise America, dicendogli comunque la pura verità.
-Sì ma come hai fatto a sapere che eravamo qui?-
-Ehm...sono semplicemente entrata alla Black Rose e ho seguito il suono della musica piuttosto
alta che mi ha portato fino a qui!-
-Capisco. Qualcuno ha provato ad infastidirti?-
-No, assolutamente. Ho fatto finta di essere un'invitata ed è andato tutto liscio come l'olio!-
-Sei tremenda.- Continuò Rev, ghignando.
-Beh, avevo comunque bisogno di uscire un po' di casa. Ma tu stai bene?-
-Vuoi la verità?- Jimmy si sedette per bene sulla panchina e bevve un altro sorso
di birra per poi ricominciare a parlare.
-No. Non sto bene. Mi manca qualcosa e non riesco a farmene una ragione. Sono da sempre stato il
filo conduttore di ogni cosa ed ora sento di stare per cedere anch'io. Sono sempre stato il più folle ,
positivo e squilibrato in ogni situazione. Ma è da un anno che non riesco più a sentirmi.-

-Da un anno?-
-Da quando ho perso il mio migliore amico. Sono patetico, vero?-
-Al contrario Jimmy, io non credo che tu sia patetico. Hai perso un pezzo fondamentale
della tua vita ed ora stai solo cercando di migliorare le cose ma esse peggiorano di giorno
in giorno...è così quando ti manca realmente una persona. Provi a rialzarti ma non ci riesci mai del
tutto.-
-Io mi sento solo un idiota, America. Ho deluso le aspettative di Brian e non sto facendo
nient'altro che annegare nei miei rimpianti.-

-Io non credo che Brian sarebbe felice di vederti in questo stato. Io sono sicura che gli stai
dando solo dei grandissimi dispiaceri nel distruggerti così. Pensa un po' se lui ti stesse guardando
in questo momento. Che cosa penserebbe secondo te? Secondo me, si arrabbierebbe a morte con te
e con tutti i suoi migliori amici. A mio parere, a quest'ora avrebbe voluto vedervi più forti.-
-Ma come si fa ad essere forti in questi casi?-
-Ci si prova e basta. Brian vuole che voi viviate la vita che non ha potuto avere.
Questo glielo dovete.-

James sorrise alle parole di America, poi si limitò ad annuire.
Nel profondo, dentro di sé, sapeva che quella ragazza aveva fottutamente ragione.
E Brian avrebbe tanto voluto abbracciarla e ringraziarla per le belle parole che aveva deciso
di sprecare sul suo conto.
-E' difficile anche solo provarci quando perdi un pezzo di vita. Io mi sento come se stessi combattendo
giorno dopo giorno una guerra senza fine. E non è vero, cazzo, che queste sono ferite di guerra!
Queste sono ferite profonde che, pur cicatrizzandosi, restano sempre lì. A volte ho così tanta
voglia di scappare ed iniziare a vivere ma, dentro me stesso, non ce la faccio. Lui è scivolato
via ed ora mi sento di nuovo sprofondare nell'oscurità. Con il passare del tempo però, ho capito
che tutto ciò che riesco a dedicargli sono i miei silenzi. I silenzi di parole che non posso più
dirgli.-

America respirò profondamente, sentendosi vibrare dentro.
Era incredibile tutto l'amore che mettesse quel ragazzo nel parlare del suo migliore amico.
Brian restò con lo sguardo perso nel vuoto sembrando ancora più serio del solito.
Stava soffrendo dentro.
-Se lui fosse qui ora, che cosa gli diresti?- Chiese America, pensando al fatto che Jimmy
doveva essere piuttosto brillo per parlarle con quella certa intimità.
La birra gli aveva già dato alla testa.
-Gli direi che pensavo di abituarmici. Alla sua assenza, intendo. Che avrei trovato
un modo per andare avanti ma alla fine ho deciso di non farlo. Che mi manca
e che vorrei essere lì con lui in questo momento. Rimpiango solo di non avergli mai detto
quanto lui fosse importante per me. Ma la verità è che mi sembrava scontato dirgli un qualcosa
che lui vedeva con i suoi stessi occhi. E gli direi anche che sono stato la persona più fortunata
del mondo ad essere stato in grado di voler davvero bene a Brian in tutta la mia vita.-

La giovane respirò con più profondità del solito e quando Jimmy rivolse uno sguardo verso
il cielo, ne approfittò per alzarsi dalla panchina e trattenere le lacrime che minacciavano
di scorrerle sul viso.
Jimmy aveva chiuso gli occhi e Brian si era avvicinato a lei nella speranza di farla tornare
indietro.
America si era allontanata da quell'abitazione, piangendo.
-America, aspetta!- Esclamò Gates, rincorrendo la ragazza senza però riuscire a farla restare.
Lui non poteva toccarla.
-Che cosa vuoi ancora?! Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto ed ora posso tornarmene a
casa!- Ribatté la ragazza, con le lacrime che iniziarono a scorrerle sul candido viso.
-Perché stai piangendo?- Le chiese Brian, serrando la mascella e tenendo i pugni stretti.
-Perché io non ce la faccio...tutto questo è troppo per me!-
-Beh, che cosa dovrei dire io allora?-
-Niente Brian, assolutamente niente!-
-Cazzo, dov'è che ho sbagliato?-
-Tu non hai sbagliato niente, Brian! Sono semplicemente io che non ce la faccio a sopprimere
tutto questo dolore! Ma lo hai sentito? Quelle sono parole che io non dimenticherò mai!- Gli urlò
contro la giovane, continuando a singhiozzare.
Si era sentita così male da voler quasi desiderare di scomparire. Vedere Jimmy parlare di Brian in quel modo
non aveva fatto altro che spezzarle il cuore.
-Non posso più aiutarti Brian, mi dispiace.-
-Non andare via, ti prego.-
-Lasciami andare...-
-Non posso trattenerti ma sappi che le mie braccia desidererebbero intrappolare il tuo corpo al mio.-
America perse un battito. Che cosa le stava accadendo?
Lo stomaco aveva ricominciato a bruciarle.
-Io...non ce la faccio, davvero.-
-Mi dispiace di averti messa in questa situazione ma ti ringrazio per tutto il bene che hai cercato
di fare a me.-
La bionda aveva sospirato di nuovo.
Le lacrime avevano smesso di scorrerle sul viso ed ora stava ricominciando a ragionare.
-Torni a casa con me?- Gli domandò America.
-Lo vuoi per davvero?-
-Altrimenti non te lo avrei chiesto. In qualche modo mi aiuti davvero a farmi sentire meno sola.-
Brian sorrise alle parole della ragazza, sentendosi più strano del solito. 
Come poteva una persona come lei farlo sentire in quel modo?
-E comunque, domani ci riproviamo.- Continuò la ragazza, ricambiando il sorriso di Gates.
-Ne sei proprio sicura?-
-Ehi, io non ti voglio più tra i piedi! Prima te ne vai e meglio è per me!- Scherzò la bionda, scoppiando
a ridere insieme a lui.
Era strano come ridere insieme sembrava essere così terapeutico per entrambi.
Tornati a casa di America, lei indossò il pigiama con velocità e si inserì al di sotto delle coperte
prima di salutare il ragazzo che pensò di rimboccarle le coperte con dolcezza.
-Ci vediamo domani, allora?- Domandò la bionda, con un briciolo di speranza dentro di sé.
-Posso chiederti una cosa senza che ti arrabbi?- Domandò di rimando Brian, grattandosi la nuca.
-Cosa?- 
-Posso dormire con te, stanotte?-
Le guance di America sembrarono quasi andare a fuoco.
Nonostante ciò però, la ragazza decise di fargli spazio sul letto.
Non riuscì a dirgli di no e quando il ragazzo si sdraiò accanto a lei i loro occhi si incrociarono.
Restarono a fissarsi per ore come se stessero facendo l'amore con gli occhi.
L'istante dopo, si addormentarono senza potersi abbracciare.





















***















Il giorno seguente, America si svegliò da sola.
Brian non era al suo fianco.
Dopo aver fatto colazione ed aver preparato lo zaino scolastico uscì di casa
e venne sorpresa a metà strada da Jasper.
Camminarono insieme verso l'istituto scolastico per poi dirigersi ognuno verso
la propria classe.
Dopo le lezioni del mattino, America si diresse verso la sala mensa per poter pranzare
con i suoi ormai buoni amici.
E pensare che loro gli tenevano riservata una sedia apposta.
-Ciao ragazzi.- Disse la giovane, sedendosi al tavolo con il solito vassoio tra le mani.
-Ehi, America. Come stai?- Le domandò Matt con premura.
-Bene...direi.- Rispose la ragazza, iniziando a divorare il suo sandwich al formaggio.
-Una mosca ci è venuta a riferire che ieri eri anche tu alla festa di Dave.- Continuò poi
Johnny, mangiucchiando un pezzo di pane.
Ad America andò di traverso un pezzo di sandwich ed iniziò a tossire mentre Jimmy le versava
velocemente un bicchiere d'acqua.
America tracannò l'acqua per poi riprendersi.
-Sto bene, sto bene.- Mormorò la ragazza, sospirando.
I ragazzi continuavano a fissarla, non riuscendo a capire cosa poteva esserle preso
in quel momento.
-Comunque sì, ero alla festa di Dave ieri ma solo perché vi stavo cercando. E' questo ciò
che ho detto anche a Jimmy.- Spiegò America con naturalezza.
-Io ero mezzo ubriaco. Non ricordo granché ma so che Dave ha fatto degli apprezzamenti sulle tue tette.- Rispose
Jimmy mentre Matt roteò gli occhi.
-Sempre il solito, Dave. Beh, se ci stavi cercando potevi anche chiamarci.- 
-Matt, ho provato a chiamare Jimmy quasi ottocento volte.- Continuò la ragazza.
-Ma dovevi dirci qualcosa di importante?- Chiese poi Johnny, continuando a strafogare.
-No...volevo solo un po' di compagnia, tutto qui. Non sono mai stata una tipa molto socievole
e qui a scuola non sono mai riuscita a farmi molti amici.-  Spiegò ancora America, sembrando
molto razionale.
Il motivo per cui i ragazzi riuscirono facilmente a stare in sua compagnia, era perché lei non li criticava
o giudicava mai come invece facevano il resto delle persone.
Lei era stata l'unica, dopotutto, a cercare di capirli realmente.
-Sì ma la prossima volta resta a casa lo stesso. Non so neanche come hai fatto a fuggire
dalle grinfie di Dave che non ci avrebbe pensato due volte ad infastidirti.- Borbottò poi Jimmy.
-E' stata solo fortuna.- Continuò America con disinvoltura.
Nel frattempo però, l'unico che sembrava essere tra le nuvole era proprio Zacky.
Non aveva partecipato alla conversazione e si era limitato solo a salutare la giovane.
Per tutto il tempo, non faceva altro che osservare la ragazza alla sua destra che rideva e scherzava
allegramente con le sue amiche.
Come aveva potuto essere così stupido da ubriacarsi e finire a letto con Julie?
Non riusciva a capirlo neanche lui.
L'unica cosa che sapeva in quel preciso istante era che si sentiva come un parassita e che
avrebbe dato qualsiasi cosa pur di ritornare tra le braccia della sua Erin.
-Vee, li mangi questi sandwich?- Gli domandò Johnny, indicando i panini dell'amico.
-No, non ho fame.- Rispose Zacky, facendo sbarrare gli occhi di tutti tranne che di America.
-Matt, hai sentito anche tu?- Domandò Jimmy all'amico, sbarrando poi la bocca e tenendola aperta con stupore.
-Non posso crederci...- Continuò Shads mentre Johnny era rimasto immobile.
-Vi stupite così tanto del perché il vostro amico non abbia fame?- Domandò poi America con curiosità.
-Guarda che questa è una cosa grave! Solitamente gli dobbiamo togliere il cibo dalle mani...- Rispose
Johnny.
-Io credo che tutta questa faccenda abbia a che fare con una certa persona.- Borbottò poi Jimmy, voltandosi
verso Erin.
-Ancora con Erin?- Disse Johnny privo di stupore.
-Quando si ama non si dimentica. Che cosa ti dissi io quando facesti la più grande cazzata della tua vita?-
-Che sono stato un gran coglione e che con il tempo mi sarei reso conto di aver perso la donna della mia vita. Sì,
cazzo Matt, lo so.- Sbottò Zacky, mettendosi una mano sulla fronte.
Matt solitamente era il più riflessivo e saggio del gruppo.
America invece quasi rabbrividì nel vedere gli occhi color verde acqua di Zacky 
diventare sempre più tristi.
Quel ragazzo aveva delle occhiaie da far paura.
-Non riesco più neanche a guardarla negli occhi per tutto il male che le ho fatto.- Continuò Vee,
sembrando davvero disperato.
I ragazzi lo videro star male e quasi avrebbero voluto prenderlo a calci. Si era creato il suo inferno
personale e non stava facendo nulla per cercare di uscirne.
Molte volte i suoi migliori amici provarono a parlare con Erin ma lei non ne aveva mai voluto
sapere più nulla.
Era stata tradita ed ora voleva solo stare bene.
-Se vuoi...posso provare a parlarci io, Zacky.- Disse poi America, sorprendendo i ragazzi.
America aveva capito che se voleva fare davvero qualcosa per aiutare Brian...doveva aiutare i suoi migliori
amici a qualsiasi costo.
Ed inoltre, aveva anche capito che Zacky non riusciva più a vivere non solo per la morte del suo migliore amico,
ma anche per la sua Erin a cui aveva fatto tanto male.
-No, non servirà a niente.- Ribattè Vee, buttandosi sempre più giu.
-Io invece credo che sia una buona idea. Tra ragazze c'è tutto un altro linguaggio...forse America
potrebbe riuscire ad aiutarti in questo caso.- Spiegò poi Matt, con convinzione.
-E se al contrario, ciò dovesse far arrabbiare Erin ancora di più?- Pensò poi Christ ad alta voce.
-Beh, provare non costa nulla.- Continuò America mentre Zacky iniziò a sorriderle.
-Lo faresti per davvero?- 
-Sì, non mi piace vedere le persone soffrire per amore. Se tu la ami davvero e sai di aver fatto
una gran cazzata...beh, credo che è il momento di riprendersi ciò che ti appartiene.-
-America...siamo sicuri che funzionerà?- Le domando poi Jimmy.
-Voi lasciate fare a me.-
-Mi ricordi tanto...una persona.- Le disse improvvisamente Zacky, facendola incuriosire.
-Davvero? Chi?-
-Brian. Solitamente si faceva sempre in quattro per aiutare tutti.- Rispose Vee, con gli occhi lucidi.
-Io sono sicura che lo avrebbe fatto anche lui, al posto mio.- Continuò America, abbozzando un mezzo sorriso.
Solo in quel momento, però, pensò a quanto stava iniziando a mancargli quella voce che continuava a guidarla
di continuo e quella sua presenza che sembrava farla sentire davvero protetta.
America iniziò a guardarsi intorno, sentendosi stranamente spaesata mentre gli altri erano intenti a pranzare.
-Mh, stai cercando qualcuno?- Le domandò Jimmy, accanto a lei.
-Eh? No, no. Nessuno.- Rispose la giovane, riportando i suoi occhi verso il piatto.




























***



















Prima di tornare a casa e di provare a studiare, America rimase
fuori dalla V ad attendere Erin che ancora doveva uscire dall'istituto.
Ci avrebbe parlato e lo avrebbe fatto senza dire più nulla a Vee. Zacky sarebbe
stato in ansia per tutto il tempo e lei doveva ancora tastare per bene il terreno
prima di dargli false speranze.
"Brian, ma dove sei finito?", continuava a chiedersi mentre lasciava tamburellare un piede sull'asfalto.
Oltre tutto ciò che era accaduto con il ragazzo, America si sentiva davvero in dovere di aiutare
Zacky.
Lei non era mai stata fortunata. Non aveva mai trovato l'amore e vedere due persone amarsi senza
stare insieme le faceva venir voglia di aiutare chiunque.
Poi li aveva visti bene, gli occhi di Erin.
Quella ragazza aveva due pozze verdi che parlavano da sole.
Seppur tentava di esser forte ed allontanarsi da Zacky, era come se i suoi occhi stessero
urlando contro di tornare.
Di ricominciare ad essere quelli che probabilmente erano un tempo.
Bastava davvero poco ad America per capire la vera natura delle persone. Peccato
che nessuno si fosse mai scomodato di capire lei.
Ma poi, la vide scendere dalla scalinata della scuola con i suoi capelli che ballavano 
al vento ed uno sguardo perso che avrebbe fatto preoccupare chiunque.
Aveva due guance arrossate da far paura e gli occhi quasi iniettati di sangue.
Erin scese dalla scalinata e mentre si stava incamminando verso casa, America decise di tagliarle
la strada.
-Ehi, aspetta!- Esclamò la giovane, posizionandosi dinanzi alla ragazza dai capelli quasi bianchi, cotonati.
-Sì? Stai parlando con me?- Le domandò Erin, ricordando di aver visto America insieme a Zacky solo ieri.
-Sì...scusami, non vorrei farti perdere tempo ma ho delle cose da dirti e spero che tu possa
dedicarmi almeno un po' del tuo tempo.-
-Se devi parlarmi di Zacky, puoi anche girare i tacchi e sparire.-
Erin era stata piuttosto aggressiva nei suoi confronti, ma lei decise di fare per la prima
volta la faccia tosta ed affrontarla.
-Non ho alcun'intenzione di sparire, Erin. Entrambe sappiamo bene che non lo hai ancora dimenticato.-
-Tu non mi conosci, chiaro? Non sai niente di me!-
-Allora perché anche solo parlare di lui ti fa così tanto arrabbiare?-
-Perché è questo il sentimento che provo nei suoi confronti! Solo tanta rabbia. Come ti sentiresti
tu ad essere rimpiazzata con un'altra? Ad esser tradita? A vedere l'uomo che ami scopare con un'altra
dinanzi ai tuoi stessi occhi?!-
Erin non aveva poi tutti i torti. La sua rabbia era un qualcosa di poco consolatorio ma almeno, in quel po'
di rabbia, c'era ancora un briciolo d'interesse per quel ragazzo.
-Tu hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con lui. E' per questo che sono venuta fin qui. Non per
dirti di tornare con lui ma per dirti che è stato un bastardo a trattarti in questo modo. Un bastardo, certo. Ma con
un cuore. Un cuore che batte solo per te, Erin.-
-Tu cosa cazzo ne sai? Cosa c'è, sei la sua nuova fidanzatina?-
-No, non sono la sua nuova fidanzatina ma Zacky è un ragazzo molto simpatico e buono. Non ti nascondo
che un po' mi piace ma non potrei comunque far nulla se lui prova ancora dei sentimenti nei tuoi confronti. I ragazzi
sono fatti così. Capiscono l'importanza di una persona solo quando la perdono. Non sto cercando di giustificarlo
in questo modo ma...se tu proprio non lo vuoi allora, gli dirò di farsene una ragione. Cercherò di negargli anche
la possibilità di venire da te, nel cuore della notte, anche se è ciò che vorrebbe realmente.-
-Tu non hai idea di cosa significhi stare con uno che appartiene alla Black Rose.-
-Hai ragione, forse non ne ho idea. Ma se quel ragazzo appartiene ad un quartiere malfamato io cercherei di aiutarlo
anziché abbandonarlo.-
-Tu non sai quello che dici. Lui mi ha tradita!-
-Ti ha tradita, ha sbagliato. E' un essere umano. Tu hai ragione, ti ha fatto
un qualcosa di imperdonabile. Io stessa non lo avrei mai perdonato ma poi lo vedo soffrire e capisco che forse è
stato solo un ragazzino. Che era solo ubriaco e che non era consapevole di ciò che stava facendo. So che tra di voi
le cose non funzionavano più bene ma se non vuoi vederlo mai più...ti chiedo di dirmelo adesso. Non voglio vederlo
soffrire ancora. Voglio che se ne faccia davvero una ragione e vada avanti così come farai anche tu.-
Erin respirava con fare affannoso e quasi non ce la faceva più ad ascoltare quelle parole.
La ragazza chiuse disperatamente gli occhi e li riaprì vedendoli riempirsi di lacrime.
America cercò di restare calma mentre il suo cuore batteva a più non posso. Erin era ancora innamorata di Zacky.
Lei lo amava per davvero.
Ed America aveva solo cercato di farle aprire gli occhi pur mentendole su ciò che provava.
Perché ad America non piaceva Zacky ma, in qualche modo, si era resa conto di volerlo già bene.
-Ti do del tempo per pensarci su, Erin. Ci sono molte ragazze che vorrebbero essere al tuo posto in questo momento
quindi ti chiederei di fare più in fretta possibile. Se due persone si amano, prima o poi, arriveranno al punto
di ritrovarsi. E per quanto mi riguarda...Zacky non ha mai voluto lasciarti andare. Pensaci bene e poi, se ti va,
puoi venire a trovarmi. Tieni, questo è il mio indirizzo.- 
Erin prese dalle mani di America un fogliettino con su scritto l'indirizzo della sua abitazione ma sembrava
ormai esser diventata quasi un pezzo di ghiaccio.
-Allora, ci si vede.- America salutò la ragazza con un cenno di mano per poi voltarsi e respirare
profondamente.
Non sapeva neanche lei da dove aveva tirato fuori tutto quel carattere ma si sentì stranamente bene.
Se lo sentiva che quella ragazza sarebbe tornata da lei in men che non si dica.
































***





















America tornò a casa e lesse un post-it che le aveva lasciato sua madre
attaccato al frigorifero.
Lei, suo padre e suo fratello erano dalla nonna e non sarebbero tornati prima di cena.
La bionda salì con velocità in camera, prese un accappatoio e dei vestiti nuovi per poi dirigersi
verso il bagno e fare una doccia veloce.
L'acqua continuava a scorrerle sulla pelle e lei si sentì quasi libera da tutto lo stess
che aveva accumulato in giornata.
Esausta, si sdraiò nella vasca da bagno mentre le bolle di sapone continuavano a svolazzare
nell'aria.
La schiuma le copriva tutto il corpo immerso nell'acqua calda e chiuse gli occhi, rilassandosi
un po'.
Stava pensando a quanto la sua vita stava letteralmente prendendo una piega diversa.
Da qualsiasi parte si voltava, aveva paura di essere sorpresa da Brian che non si era ancora
fatto vedere.
Lei aveva imparato pian piano a percepirlo ma quel giorno non ci riusciva in alcun modo.
Così, si lasciò andare e continuò a rilassarsi con facilità.
Aveva la casa libera e poteva restare in bagno anche per più di un'oretta senza avere la paura
che qualcuno bussasse per interrompere i suoi pensieri.
-Tu dovresti fare la strizzacervelli.-
America sussultò improvvisamente, riaprendo gli occhi e ritrovandosi la figura di Brian dinanzi
a sé.
Il ragazzo aveva un sorrisetto malizioso che non le piacque per niente.
-Oh mio Dio! Come ti sei permesso di entrare qui dentro?!- Urlò America, dando la possibilità alla schiuma
nella vasca di coprile il corpo nudo.
-Mh, però. Non sei proprio niente male, lo sai?- Continuò Brian, con il suo sorrisetto colmo di malizia
ed uno sguardo ammaliatore.
America iniziò a scottarsi mentre le sue guance diventarono subito rosse come dei pomodori.
-Esci fuori di qui, pervertito!- Continuò ad urlare la ragazza, morendo dalla vergogna.
-No, quello che vedo mi sta quasi obbligando a restare in questa stanza.-
-Brian, esci!- Ordinò ancora America, gettando dell'acqua addosso al ragazzo che però, gli passò solo
attraverso.
-Ma non ho visto niente! Purtroppo...-
-Purtroppo?! Esci subito di qui prima che ti prenda a schiaffi!-
-Forse prima dovresti realizzare che dovresti uscire dalla vasca nuda...per venire a prendermi a schiaffi.-
America stava diventando sempre più rossa mentre avrebbe davvero voluto sbattergli qualcosa in testa.
-Comunque sia, ti aspetto in camera. Sbrigati però, non ho molto tempo.-
Brian passò attraverso la porta senza aprirla e America si spaventò nuovamente.
Per giunta, non sarebbe più riuscita a rilassarsi.
Uscì dalla vasca guardandosi intorno con la paura che Brian potesse sorprenderla ancora e si infilò l'accappatoio
per poi tornare in camera.
Brian stava osservando le rose che dipingeva la ragazza giorno dopo giorno e le stava anche toccando.
Tramite quei semplici fiori, riusciva a percepire tante cose. Tipo la delicatezza che utilizzava America
anche solo per dipingerli.
-Allora, che cosa vuoi ancora da me?- Domandò la ragazza con frustrazione, sedendosi sul letto.
Brian si voltò verso di lei e le sorrise.
America, in quell'istante, pensò a quanto fosse bella quella curva che gli riempiva il viso.
-Volevo solo congratularmi. Sei stata davvero convincente con Erin.- Spiegò Brian, restando seduto
alla scrivania.
-Questo ed altro per toglierti dai piedi.- Mentì America, facendo l'orgogliosa.
Sì, okay...ce l'aveva ancora con lui per la questione della vasca.
-Sei sempre così buona con me, America, davvero. Sono stupito.- Disse Brian con sarcasmo, abbozzando
poi un sorriso.
-Anche quando uno si permette di violare la mia privacy? Ne sono stupita anche io.- Ribatté America con acidità.
-Cosa vuoi che faccia? Che ti chieda scusa in ginocchio? Scusami ma non ne sono il tipo.-
-Come minimo avresti dovuto chiedermi scusa.-
-Quando ero in vita avevo altri modi di chiedere scusa alle ragazze...- Continuò Brian con malizia.
-Peccato che tu ora sia morto.-
America si pentì all'istante di essersi lasciata scappare dalle labbra quelle parole.
Brian abbassò  gli occhi senza riuscire a sostenere il suo sguardo e la ragazza capì di averlo ferito.
-No...aspetta...non volevo dire questo...- Provò a giustificarsi America, sentendosi subito in colpa
per ciò che aveva avuto il coraggio di dirgli.
Brian non le rispose ma restò in silenzio per tutto il tempo.
Aveva visto la fine nei suoi occhi.
-Volevo solo dire che...-
America non riuscì a finire la frase che la figura di Brian, dapprima dinanzi a lei, era ormai scivolata
via.
Brian era scomparso come faceva di solito e lei si era ferita da sola.
Si alzò dal letto e diede uno sguardo al di fuori della finestra.
Brian se ne era andato.
Lei non avrebbe mai voluto fargli del male o ferirlo ma in qualche modo ci era riuscita. Gli aveva ricordato
che fosse morto in seguito ad un'innocente discussione.
La situazione aveva preso una piega diversa, quella sera.
Brian se ne tornò alla sua lapide, vomitando sangue.
Lei si mise a dormire, sentendo la pesantezza delle parole che aveva detto.
Verso mezzanotte, America si alzò di scatto dal letto nel sentire dei rumori provenire
dal piano inferiore della casa.
Scese le scale con velocità sperando che Brian fosse tornato.
Al contrario, dinanzi ai suoi occhi c'erano i suoi genitori che si erano appena ritirati a
casa.
America li osservò di sfuggita e risalì di corsa in camera, sprofondando sul suo letto.
Quella notte, per la prima volta, sentì la mancanza di qualcuno.




































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonasera e buona domenica miei dolcissimi lettori!
Lo so, vi ho fatti aspettare un po' per questo capitolo ma almeno
è abbastanza lungo, no?
Sono stanchissima, sono appena tornata da un compleanno e l'unica
cosa che riesco a realizzare è solo il letto su cui sono sdraiata.
Il mio cervello in questo momento non connette, sono davvero stanchissima
quindi scusate se queste note saranno più brevi del solito.
Il mio applauso va come sempre a Saya che è la fine del mondo. Letteralmente
ed in senso buono.
Grazie a tutti coloro che mettono la storia tra i preferiti.
Mi rendete felicissima, lo sapete?
Però mi renderete ancora più felice se recensirete questo capitolo
*Fa gli occhi dolci*
Sapete che ho bisogno di conoscere le vostre opinioni sulla ff, no?
Grazie mille per essere sempre così presenti e vi ricordo che mi potete
scrivere quando volete anche su Twitter! 
@GatesIsTheWay.
Adesso mi dileguo che sono stanchissima ma ci tenevo tantissimo ad aggiornare
il prima possibile!
Grazie di tutto e recensite!
Un bacione!










-SynysterIsTheWay.






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Capitolo 6
*** 6. I know that I fucked up again...'cause I lost my only friend. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

6° I know that I fucked up again...'cause I lost my only friend.



















Passò una settimana ma di Brian non c'era neanche l'ombra.
America non riusciva più a stare bene con sé stessa. Lo aveva ferito e non riusciva
a non pensare a ciò che era accaduto tra di loro.
Erano giorni ormai che sperava di rivederlo e sì, sperava anche di farlo comparire
quando stava facendo la doccia.
Quella volta lo avrebbe perdonato e si sarebbe scusata.
Cosa che, dopotutto, continuava a fare tutte le notti.
Si sentiva disperata e non ne capiva il motivo. Si era davvero dispiaciuta per ciò
che era accaduto con lui ed ora pensava che non sarebbe tornato più.
Continuava a sentirsi in colpa e a dirsi che se non tornava più era perché
forse , non sapendolo, era stata capace di mandarlo all'inferno. Con le sue parole,
sarebbe davvero riuscita a dannarlo?
Non era ancora arrivata al punto di piangere perché molte volte il suo orgoglio la divorava ed
era convinta di non aver fatto comunque nulla di male mentre poi, l'attimo dopo, capiva
di aver esagerato.
Ed in qualche modo, sentiva il suo stomaco fare i capricci come quando c'era lui ogni
volta a guardarla.
Quella volta però, lui le mancava per davvero.
Non riusciva a capirne il motivo ma sentiva di aver trovato una persona che l'avrebbe
aiutata a non sentirsi mai più sola.
Aveva trovato il suo angelo. Colui che l'avrebbe protetta e che le stava accanto come solo
un angelo poteva fare.
E in quel tardo pomeriggio, stava solo provando a studiare. 
Era stata tutto il giorno con i ragazzi a scuola e stava imparando a voler loro bene sempre di più.
A Zacky non aveva detto nulla di ciò che era accaduto con Erin ed ora non le restava che aspettare.
Probabilmente quella ragazza voleva davvero fare a meno di lui. Era passata una settimana ed ancora
non si faceva viva.
I ragazzi invece, non facevano altro che parlare ad America di Brian.
Le raccontavano di tutte le cazzate che facevano insieme, di tutti i guai in cui si erano
cacciati e delle risse a cui partecipavano per guadagnare qualche soldo.
Ogni volta che qualcuno dei ragazzi parlava di Brian, lei si sentiva male dentro.
Pensava a quanto avrebbe voluto parlargli ma non poteva. 
Così, se ne restava zitta ad ascoltare le loro grandi imprese ma anche ad invidiare
la loro grande amicizia.
Poi, i suoi pensieri la abbandonarono e lei riprovò a studiare cercando di sottolineare i vari paragrafi
di storia con degli evidenziatori colorati.
A proposito di colori...il suo sguardo passò in fretta dal libro di storia alla sua scrivania.
Osservò a lungo quel fiore viola che aveva dipinto Brian ma che poi le aveva regalato.
Quel ragazzo nutriva una sensibilità incredibile ma nessuno poteva mai immaginare una cosa
del genere da un abitante della Black Rose.
America sospirò.
Si sentiva stranamente sola e completamente vuota.
Lui in qualche modo riusciva persino a riempirle le viscere.
Ma ora lui se ne era andato e non sarebbe più tornato.
Era scomparso e lei si stava ancora chiedendo se l'avrebbe davvero abbandonata per sempre.
Si alzò dal tappeto su cui era distesa per studiare e prese la rosa dalla scrivania.
La stava annusando.
Sentiva il suo profumo e per un attimo si voltò convinta che fosse tornato.
Ma Brian non c'era.
Tutto quello che ne era rimasto di lui...era solo un misero fiore.





















***














Dopo aver finito di studiare, America cenò con i suoi genitori.
Mangiò poco, il che fece preoccupare la sua famiglia.
-Tesoro, ma è il tuo piatto preferito...- Le disse la madre, indicandole le
polpettine al curry.
-No mamma, scusami, ma non ho fame.- Rispose America, tirando il piatto all'indietro.
-Ma...c'è qualcosa che non va, cara?- Le domandò poi suo padre, altrettanto preoccupato.
-No, sto bene. E' solo che non ho tanta fame.- Continuò America, massaggiandosi la pancia.
-Mamma, papà! America si è innamorata!- Urlò improvvisamente suo fratello con le labbra sporche
di curry.
-Ma che cosa dici, Brand!- Esclamò la ragazza, pensando a quanto suo fratello esagerasse.
Dopotutto, era ancora molto piccolo. Che cosa ne poteva sapere lui dell'amore?
-Oh, ti sei innamorata di qualcuno piccola mia?- Le domandò poi sua madre, curiosa.
-Mamma! Ma ti rendi conto di ciò che mi stai chiedendo? Per di più, stai credendo ad un bambino
di soli nove anni! Io me ne torno in camera a studiare.- Ribatté America con frustrazione mentre
si avviava verso il suo nascondiglio preferito.
La giovane si fermò dinanzi allo specchio che aveva in camera ed osservò a lungo la sua figura.
Le sue guance erano diventate di nuovo rosse e si sarebbe scottata solo a toccarle.
I suoi occhi erano lucidi e le sue labbra scaratte erano totalmente screpolate.
-Ho la febbre...sì, non deve esserci alcun dubbio.- Sussurrò con convinzione, prendendo
il termometro dal comodino e posizionandoselo tra le labbra.
La ragazza attese il suono fastidioso del termometro e quando arrivò, si occupò di controllarlo.
Il termometro segnò che non aveva la febbre e lei iniziò a tormentarsi.
-Come può essere?! Ero sicura di avere la febbre...- 
America si controllò nuovamente la febbre e quando riprese il termometro elettronico tra le mani
ricominciò a disperarsi.
Pensò che doveva essere sicuramente rotto ma poi si ricordò che lo avevano persino comprato da poco.
Si posizionò una mano sulla fronte, sentendosi avvampare sempre di più.
Forse perché la conversazione con i suoi aveva preso una piega diversa, o forse perché suo fratello aveva ragione.
-No. Ho la febbre. Ne sono sicura, ho la febbre.- Continuava a ripetere a sé stessa, gettandosi poi
sul letto e cercando di riposare.
Quando il suono del campanello di casa le rientrò nella mente però, ebbe l'istinto di alzarsi
subito dal letto e correre a  vedere chi era alla porta.
In cuor suo sperava fosse Brian, ma poi si ricordò del fatto che lui era solo uno spirito.
Un'anima vagante.
Uno come lui non avrebbe avuto bisogno di suonare ad uno stupido campanello per entrare in casa.
-Vado io!- Urlò America ai suoi genitori che stavano cercando di ripulire la cucina mentre Brandon stava giocando
in salotto con la sua amata xbox.
America aprì la porta di casa e si ritrovò dinanzi agli occhi una persona che era riuscita totalmente a stupirla.
-Erin?- Domandò con stupore, vedendo poi la ragazza sorriderle.
Fino a quel giorno l'aveva solo vista arrabbiata o poco in vena di essere allegra.
-Posso entrare?- Le domandò poi la ragazza, con gentilezza.
-Ma certo che puoi, entra pure.- Disse America, lasciando entrare la ragazza dagli occhi
verdi ed un fisico mozzafiato.
-Tesoro, chi è alla porta?- Domandò la signora Mcklain a sua figlia, dalla cucina.
-E' una mia amica! Saliamo in camera!- Disse la giovane, facendo strada ad Erin verso la sua camera.
America diede la precedenza di entrare ad Erin per poi chiudersi la porta alle spalle.
La ragazza si stava torturando le mani, sentendosi probabilmente anche molto a disagio.
-Siediti pure qui, fai come se fossi a casa tua!- Le disse America, sorridendole.
Erin le diede ascolto e si sedette sulla sedia della scrivania. La sedia dove era solito
sedersi Brian.
America pensò lievemente a lui ma poi decise di concentrarsi sulla ragazza e soprattutto di ascoltarla.
-Allora, hai pensato bene a ciò che ti ho detto?- Le domandò America, per rompere il ghiaccio.
-Sì. Ma a te non piace realmente Zacky, vero?-
-Okay, mi hai scoperta. Ma perché sei qui?-
-Perché...ho pensato molto a ciò che mi hai detto in questa settimana. Zacky...mi manca davvero
tanto ma ho paura di affidargli nuovamente la mia fiducia.-
-Beh, è comprensibile, Erin. Se ho fatto tutto questo è solo perché ho visto due persone innamorate ma 
che non potevano più stare insieme. A me questa situazione fa molta rabbia, sai? E te lo dico da persona
che con l'amore non ci ha mai avuto niente a che fare.-
-Sul serio? Eppure, mi sembri un'esperta in questo campo...America, giusto?-
-Giustissimo. No, non sono un'esperta ma non ti nascondo che mi piacerebbe molto anche a me innamorarmi.
E vedere Zacky distrutto in quel modo...mi ha fatto capire che l'amore non è solo felicità ma anche
tanta sofferenza. Poi ho visto anche i tuoi occhi ed ho subito capito che nonostante sia passato
un bel po' di tempo...tu non sei mai stata pronta a dirgli addio.-
-Già. Ma tutto questo solo perché lo amo e credimi che è terribile amare una persona che ti fa del male.-
-Immagino. Ma allora, qual è la tua decisione?-
-Ci ho pensato molto. Mi manca tutto di lui. Sarei capace di ritornarci ora, sedutastante ma...-
-Ma?-
-Ma ho paura che lui possa tradirmi ancora.-
-Erin...ascoltami.- America prese tra le sue mani quelle piccole e fragili della ragazza, stringendole.
-Non conosco benissimo Zacky. E' da poco che lo frequento ma posso assicurarti che non fa altro che
parlarmi di te per tutto il tempo. In sala mensa non fa altro che guardarti e delle volte l'ho persino sentito
piangere nel bagno scolastico. Pensi che questo basti per farti capire che lui vuole davvero che tu sia la donna
della sua vita?-
Erin iniziò a sorridere.
-Davvero ha pianto per me?- Le domandò con le lacrime agli occhi ed un sorriso luminoso sul viso.
-Sì, te lo posso garantire.- Rispose America, annuendo convinta.
-Quindi...che cosa dovrei fare ora?- Domandò la ragazza dagli occhi verdi.
-Ora tu vieni con me.-
-Dove? No, non sono pronta a vederlo stasera!-
-Erin, stasera o mai più, okay? Sono sicura che andrà bene.-
-Ma...-
-Shhh. Non dire altro. Adesso chiamo Jimmy e ci facciamo venire a prendere, okay?-
Erin sospirò per poi annuire.
Non poteva fare altrimenti. Quando America si metteva in testa qualcosa, doveva portarla a termine
all'istante.
Di pazienza non ne aveva molta da vendere ma di bontà e determinazione sì.
-Jimmy? Devi venirmi subito a prendere, è urgente! Non mi importa ora che sei con i ragazzi, fai
venire anche loro! Cosa? State andando a prendere Zacky? Oh, perfetto allora! Prima di andare a da lui
passate a prendere me? Dai, non farmi troppe domande, poi ti spiego! D'accordo, okay...ti aspetto.-
Dopo aver parlato al cellulare con Jimmy, America riattaccò la chiamata e Erin le sorrise nuovamente.
-Non ti conosco ma...sono stupita di quanta bontà hai da dare.- Le disse la ragazza dagli occhi
verdi, sorridendole ancora.
-Non ho fatto nulla di che. L'importante è che ora questa situazione si risolva e al più presto.-
-Grazie di tutto, America.-
Erin si avvicinò alla giovane e la prese tra le sue braccia.
La strinse forte a sé e la ringrazio ancora.
Quando Jimmy arrivò al di sotto dell'abitazione, America prese una mano della ragazza e la portò
con sé al piano di sotto.
America salutò i suoi genitori dicendo di voler uscire con alcuni amici e piombò insieme
ad Erin verso l'auto di Jimmy.
Quando però James abbassò il finestrino dell'auto, sbarrò gli occhi come fecero anche gli altri
seduti sui sedili posteriori del veicolo.
-Erin?! Ma che ci fa lei qui?- Domandò James, ancora sconvolto.
-Ti spiego tutto strada facendo, ora non c'è tempo. Dobbiamo andare da Zacky!-
Jimmy mise in moto subito l'auto dopo aver sentito le parole di America ed anche Erin salì in macchina
con velocità.
I ragazzi salutarono sia America che Erin mentre continuavano a chiedersi cosa stesse accadendo.
America si sedette accanto a Matt e Johnny e Erin davanti, accanto al guidatore.
-Dopo ci racconti che cosa hai combinato.- Le sussurrò Matt, facendole scoppiare il cuore.
Era contenta di riuscire a rendere felice qualcuno nonostante lei si sentisse un po' triste.
Dopotutto, era anche per questo motivo che America riusciva a farsi voler bene dai ragazzi.
Amava pensare di più ai dolori degli altri che preoccuparsi dei suoi.























***















Arrivati sotto casa Baker, Erin scese immediatamente dall'auto, emozionata.
-Okay...è arrivato il momento di riprenderti ciò che ti appartiene, ragazza.- Le disse America,
prendendola dalle spalle.
-Sì.- Rispose poi Erin con decisione.
-Sali pure con tranquillità, da quel che so, i suoi non sono a casa.- La informò poi Johnny, parlando
con la ragazza.
-D'accordo...grazie di tutto ancora, America.-
-E a noi non ci dici grazie per il passaggio, scusa?- Domandò Jimmy, scherzando.
-Oh, ma certo. Grazie anche a voi.- Sorrise Erin, salutando poi Matt, Jimmy, Johnny e America per dirigersi
verso il portone del palazzo in cui abitava Zacky.
America incrociò le dita dopo aver raccontato il tutto ai ragazzi e continuò a pregare
affinché andasse tutto bene.
-Io vi dico che quei due scoperanno senza neanche avvisarci di come andranno a finire le cose.- Disse
Jimmy, ironizzando.
-Non si sa mai e potrebbero decidere di tornare insieme!- Continuò Johnny, entusiasta.
-Io vorrei solo che anche Brian potesse assistere a questo momento.- Disse poi Shads, scatenando
diverse emozioni nei cuori di tutti.
Anche America lo stava desiderando.
Ma Brian non c'era anche questa volta.
I quattro si posizionarono dinanzi al palazzo e continuarono a fissare la finestra della camera
di Zacky, speranzosi.
I minuti passarono con molta lentezza mentre America quasi non ci sperava più.
-Ho deciso, io vado a vedere cosa stanno facendo!- Esclamò improvvisamente Jimmy, stanco di aspettare.
-No, lasciali stare e resta qui buono buono, James!- Matt lo riprese e lo convinse ad aspettare ancora.
-Ma quanto cazzo ci mettono per farsi una scopata? Dieci anni?- Ribatté James, facendo scoppiare
a ridere sia Johnny che America.
-Dai Jimmy, sono sicura che presto ci faranno sapere qualcosa.- Cercò di tranquillizzarlo la bionda, posizionandogli
una mano sulla spalla con fare amichevole.
-Ah beh, se lo dici tu. Dovrei prendermela con te per tutto questo, lo sai?- Ironizzò ancora Jimmy, riferendosi
all'amica.
-Beh, al contrario io penso che America vada solo ringraziata. Ma come hai fatto a convincerla?- Le domandò poi
Matt, sorpreso.
-Le ho parlato con il cuore. Le ho fatto capire che oggi muoiono persone ogni giorno. Che se si amano davvero,
finiranno comunque insieme perché è così che deve andare.- Spiegò in fretta America, sentendosi soddisfatta
dell'ottimo lavoro che aveva svolto.
Poi, improvvisamente, dinanzi alla finestra apparirono due ombre.
La luce della camera di Zacky era accesa da un po' ma non avevamo ancora visto nessuno.
I due stavano probabilmente litigando.
-Oh cazzo, quella ora gliele suona!- Esclamò Johnny, mettendosi le mani dinanzi agli occhi.
America continuò ad osservare le due ombre gesticolare con rabbia ma, quando i due si baciarono, qualcosa
cambiò.
Matt, Johnny, Jimmy e America iniziarono ad esultare felici, applaudendo.
Si erano baciati e Zacky la stava trascinando con sé probabilmente verso il letto.
-Cazzo, finalmente!- Sbottò Jimmy, esausto ma pur sempre felice per il suo amico.
-Okay ragazzi, io credo che qui non abbiamo altro da fare.- Disse poi America mentre si ritrovò travolta
da un abbraccio.
Jimmy, Matt e Johnny l'avevano appena abbracciata e lei non poteva ancora crederci.
Quei ragazzi della Black Rose quando si affezionavano erano davvero incredibili.
Dopo l'abbraccio, i ragazzi riportarono America a casa consapevoli di poterla vedere poi il giorno successivo.
America era riuscita ad aiutare Zacky ed ancora non poteva crederci.
Quando osservò lo schermo del suo cellulare per guardare l'ora prima di entrare in casa, notò che le era
appena arrivato un messaggio.
Con velocità, America aprì il messaggio e lo lesse con entusiasmo:






"Non potrò mai smettere di ringraziarti per avermi portato indietro l'amore della mia vita.
                                                                                             Zacky"






















***

















Una volta entrata in casa, la giovane si occupò di salutare sua madre e suo padre che erano già
a letto per poi salire in camera e sperare.
Aveva notato che la luce era accesa e lei si era ricordata
di averla spenta prima di uscire di casa con Erin.
Salì felice le scale di casa ed entrò nella sua camera aprendo la porta con un'allegria
incredibile.
Aveva un sorriso a trentadue denti che si era appena dissolto nel momento in cui aveva capito
che Brian non era tornato.
Quella luce di speranza dentro di lei si era totalmente spenta ora e non riusciva più a farsene
una ragione.
Avrebbe voluto tanto stare bene ma proprio non ci riusciva.
Continuava a chiedersi del perché quell'anima vagante continuasse ad interrompere i suoi pensieri
ed iniziasse ad occupare un posto speciale dentro di lei.
Ma non riusciva a trovare le risposte alle sue domande.
Forse si era semplicemente affezionata. Forse le dispiaceva davvero per ciò che gli aveva detto
ed ora voleva cercare di rimediare.
Osservò la rosa viola a terra, sul parquet della sua camera e la raccolse con delicatezza.
Sospirò e cercò di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere sul suo piccolo e dolce viso.
Una lacrima scese ma lei la cacciò subito via con un dito. 
Un'altra lacrima salata scivolò su di una guancia e lei tirò su con il naso per cercare di riprendersi.
I suoi occhi erano diventati lucidi come rugiada ma non voleva assolutamente trascorrere la serata
a piangere.
Come si permetteva quel ragazzo di entrare in quel modo nella sua vita? Come si permetteva di distruggere
tutto ciò che aveva creato in sé stessa per anni e anni?
Credeva che le sue emozioni fossero sparite per sempre da quando non frequentava più nessuno.
Da quando non aveva mai provato la sensazione di sentirsi lo stomaco sempre in subbuglio.
Si stava chiedendo ancora dove fosse e se quel ragazzo esistesse realmente.
Con i pensieri che le chiudevano lo stomaco, decise di sedersi dinanzi alla sua scrivania
e fare ciò che più riusciva a farla sentire meglio.
Prese tutte le rose incomplete che aveva e le posizionò sulla scrivania stando ben attenta a non
farsi pungere dalle spine.
Dopo, prese il suo pennello e provò a concentrarsi pensando di continuo a quel ragazzo
che se ne era andato senza dire una sola parola.
America iniziò a darsi da fare. Con delicatezza e calma, stava ricostruendo quel momento che pensò
di aver perso per sempre.
Dopotutto...stava ancora dipingendo fiori per lui.





























NOTE DELL'AUTRICE.

Buonasera miei piccoli lettori!
Come state? Spero bene dato che era da un po' che non aggiornavo.
Vi chiedo scusa anche perché il mio è stato davvero un periodaccio. Credetemi,
queste ultime settimane mi hanno massacrate ed il mio umore non ha fatto altro
che peggiorare di giorno in giorno. Sono accadute tanto cose che mi hanno un po'
sconbussolata e...mi hanno buttata particolarmente giù e la voglia di mettermi al pc
peggiorava sempre di più.
Ma ora sono viva e vegeta ed ho aggiornato anche grazie alla mia Saya che è come
sempre impeccabile nel suo lavoro.
Davvero, non saprei cosa fare senza di lei.
Tuttavia, vi ringrazio di cuore per la vostra pazienza e vi ringrazio per i bellissimi
messaggi che continuate ad inviarmi un po' tutti. 
Grazie davvero anche a voi che mi seguite e che avete iniziato a mettere la storia tra i preferiti.
Ne vado molto fiera. Questa è una storia in cui credo profondamente ed è per questo motivo che
spero di non deludere le vostre aspettative.
Quindi, fatemi sapere che cosa ne pensate della storia con una recensione perché sapete
che altrimenti vi tormenterò da morire!
Per il resto, vi ricordo che potete seguire la storia anche su Wattpad e...dò i crediti alla magnifica
canzone degli ALL TIME LOW che si intitola "Painting flowers" che mi ha ispirata tantissimo
per poter scrivere questo capitolo.
Se ancora non l'avete ascoltata...ve la consiglio!
Adesso mi dileguo altrimenti finisco per farvi annoiare come al solito...e nulla, io aspetto
con ansia le vostre recensioni.
Datemi un po' di vita, allegria, entusiasmo o qualsiasi emozione vogliate.
Ne ho bisogno <3
Un bacione immenso e al prossimo capitolo, sempre se volete!










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 7
*** 7. Emotions aren't that hard to borrow, when ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

7° Emotions aren't that hard to borrow, when "love" is a word you never learned.



















Il sole del mattino illuminava le strade di Huntington Beach mentre
tutte le persone iniziavano ad alzarsi dai propri letti per andare a lavoro
ed iniziare la propria giornata.
Quella mattina America si svegliò presto, rendendosi poi conto di aver dormito decisamente troppo poco.
Aveva dormito un'oretta e poi si era svegliata con gli occhi leggermente gonfi.
Quando si alzò dal letto e preparò il caffè a suo padre si sentì piuttosto strana.
Lei era solita svegliarsi sempre tardi al mattino mentre quella volta, era riuscita
a superarsi.
I suoi genitori rimasero sorpresi nel vederla già in piedi e la ringraziarono per
il buon caffè e quelle fette di pane tostato con la nutella.
Dopo un bel po' di tempo, era riuscita a fare colazione con i suoi genitori
e dedicare loro del tempo che prima non riusciva mai a dare.
Dopo la colazione, risalì in camera ed iniziò a prepararsi per una nuova giornata scolastica.
Quella mattina Erin l'aveva chiamata e le aveva chiesto di fare due passi insieme dato
che lei veniva dalla Black Rose e al mattino di solito faceva quella strada sempre da sola.
Zacky si sarebbe svegliato tardi e lei lo sapeva bene.
America accettò con piacere la proposta di Erin ed indossò la sua felpa degli Slipknot seguita
poi da un paio di jeans e le sue converse.
Dopo essersi vestita, si occupò del trucco e, dopo ancora, dei capelli.
Li spazzolò per bene per poi lasciarli totalmente liberi e lisci.
Si spruzzò del profumo alla vaniglia e prese con velocità il suo zaino scendendo al piano
inferiore ed uscendo di casa con più tranquillità dei giorni precedenti.
Seppur il suo pensiero era costantemente rivolto a Brian, quel giorno, aveva deciso
di provare a lasciarsi tutto alle spalle e vivere.
Perché in fondo lei stava iniziando a preoccuparsi.
Si sentiva come se Brian fosse stato capace di demolirla con così poco. Si sentiva abbandonata
e non voleva sentire ragioni.
Lo stomaco aveva ricominciato a farle del male quando aveva pensato giusto un po' a lui.
Era strano il suo modo di farsi mancare una persona che non poteva neanche toccarla.
Ora che aveva iniziato a farsi degli amici, si sentiva così confusa e strana che scambiava
di continuo un sentimento per un altro.
Al di là di tutto però, America attirava facilmente le persone a sé, pur non sapendolo.
Bastava guardarla negli occhi per capire che era una ragazza dal cuore tenue e 
molto fragile.
Delle volte faceva persino fatica a parlare per paura di non essere capita.
Non si sentiva mai troppo grande, ma dimostrava di essere quella che era: piccola ed indifesa.
Con gli occhi calcati di matita nera ed eyeliner, si guardò intorno e scorse ben presto la figura
di Erin alla sua sinistra.
Le due ragazze si salutarono con un bacio sulla guancia e si ritrovarono a camminare insieme
verso la V.
Erin le stava raccontando quanto sia stato bello ritornare con Zacky ma che, nonostante tutto, cercherà
di non fidarsi immediatamente di lui.
Lui dovrà cercare di riacquistare la fiducia di lei giorno dopo giorno.
America, felice per lei, continuava ad ascoltare i suoi discorsi e ad incitarla a parlare.
Sapeva che Erin aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e, pur conoscendola da poco, le aveva già offerto
la sua spalla.
Arrivate dinanzi all'istituto scolastico, l'amica si fermò sulla soglia della porta ad aspettare Zacky mentre
America entrò e salutò Jimmy e gli altri come faceva ogni mattina.
Alla prima ora, aveva lezione di storia con Johnny ed insieme al nano si avviò verso l'aula per iniziare la lezione.
Per tutta l'ora, il ragazzo non aveva fatto altro che farla ridere.
Il professor Turner aveva persino chiesto ad America di alzarsi in piedi dinanzi a tutta la classe
per sentire dalla sua alunna la lezione del giorno e mentre lei la stava dicendo al prof Johnny
continuava a borbottare parole a caso per farla confondere.
Dopo un po' America scoppiò a ridere dinanzi a tutti e lei ed il ragazzo furono cacciati dalla classe.
Johnny non la smetteva proprio di ridere.
-Dannazione, non sono mai stata cacciata dall'aula in tutti questi anni di liceo!- Si lamentò America, sbuffando.
-Questo sì che significa fare nuove esperienze!- Continuò a ridere Johnny, beccandosi un'occhiataccia
da parte della bionda che avrebbe voluto incenerirlo.
-Altro che nuove esperienze! Sei proprio un bastardo!-
-A volte dovresti ricordarti che vengo dalla Black Rose e che quindi non sono un Santo.-
-Vieni dalla Black Rose ma non sei cattivo. Quasi stento a crederci che i miei nuovi amici
facciano parte di quel posto.-
-Non abbiamo scelto noi di nascere lì, purtroppo. Ognuno di noi ha delle storie alle spalle che non passano
di certo indifferenti. Ma noi non siamo come quella merda di posto. Forse alcune persone sì ma...noi no.-
-Pensi che riuscirete mai ad uscirne da lì?-
-Beh...a volte penso che non ne usciremo vivi ma...non si sa mai.-
-Brian è morto lì...vero?-
Johnny esitò. Decise di non rispondere alla domanda di America perché non ce l'avrebbe fatta
a raccontarle tutto senza farsi del male.
-Scusami, non volevo sembrare invadente.- Continuò la ragazza, rendendosi conto di aver aperto una delle
tante ferite del ragazzo.
-No, è tutto okay.- Rispose Christ, sorridendole.
Un minuto di silenzio e qualcuno, improvvisamente, sembrò interromperli.
-America!- La ragazza si voltò e si ritrovò dinanzi agli occhi azzurri di Jasper.
-Oh, ciao Jasper!- Esclamò la ragazza, salutando il capitano della squadra e vedendolo avanzare verso di lei.
-Beh se hai da fare ci vediamo dopo. Vado ad infastidire le signore delle pulizie.- Le disse Johnny, sorridendole
ed allontanandosi.
-A dopo, Johnny.- America ricambiò il saluto del ragazzo e lui stesso si ritrovò ormai a pochissimi centimetri
dal viso della giovane.
-Ehi! Ti hanno cacciata dalla classe o cosa?- Le domandò Jasper, mostrandole un sorriso rassicurante
e mozzafiato.
-Mi hanno cacciata dalla classe, già.- Sbuffò America, sentendosi quasi come una perdente nonostante
la situazione l'avesse fatta ridere un sacco.
-Wow! Ed io che pensavo fossi una secchiona!-
-Lo sono infatti, ma devo ringraziare Johnny per questo.-
-Ehm...esci con lui? Andiamo America, fa parte della Black Rose.-
-No, non esco con lui. E' un mio amico e che cosa dovrebbe importarmi se fa parte della Black Rose?-
-Beh, non credo sia una persona affidabile.-
-Al contrario, è una persona buona, Jasper.-
-Come non detto. Allora, te la senti di uscire con me questa sera?-
-Mi stai chiedendo un appuntamento?-
-Proprio così signorina Mcklain. Allora cosa fa, accetta il mio invito questa volta o preferisce
che devo mettermi in ginocchio?-
America ci pensò su. Forse le avrebbe fatto bene uscire un po' con Jasper. In quel modo avrebbe evitato
di restarsene a casa e studiare di continuo e avrebbe cercato di non pensare a ciò che le era
accaduto nell'ultimo periodo.
A volte pensava addirittura di essere diventata pazza quindi prendere un po' d'aria non le avrebbe fatto
del male.
-Mm...dove hai intenzione di portarmi?- Gli domandò la ragazza, con curiosità.
-A cena fuori. Conosco un bel ristorantino elegante che potrebbe fare al caso nostro.-
America era più la tipa da sandwiches ma le avrebbe fatto piacere trascorrere
una serata un po' diversa dal solito.
-Beh...dato che è da un po' che me lo chiedi...d'accordo, ci sto.- 
-Grande! Quasi non ci credo che tu abbia accettato!-
-A che ora vieni a prendermi?-
-Alle nove e mezza in punto. Guido con prudenza quindi puoi stare tranquilla.-
-D'accordo. Allora, a stasera.-
-Certo. A stasera, America.- Jasper si avvicinò alla giovane e le lasciò un bacio sulla guancia.
Lei arrossì di colpo e rimase immobile con una mano sulla guancia che le era stata baciata.
Jasper si era voltato e se ne era andato via con quell'aria da spaccone e le mani affondate nelle
tasche del jeans.
E lei non si aspettava una reazione del genere da parte del ragazzo.
In fondo, le aveva fatto piacere ricevere questo tipo di attenzione.
Dopo le prime ore di lezione, America, i ragazzi e Erin si ritrovarono tutti insieme
in sala mensa.
Zacky ringraziò di persona la ragazza per poi occuparsi della sua Erin.
Insieme erano proprio una coppia invidiabile.
-Allora ragazzi, che si fa stasera? Diamo una festa?- Domandò improvvisamente Jimmy con i suoi soliti
modi di fare euforici.
-Mh, magari per questa sera possiamo fare qualcosa di più tranquillo. Sempre se mio padre
non mi costringe a restare in casa.- Rispose Matt, bevendo un sorso di coca.
-Possiamo andare a casa di Johnny, tanto suo padre non c'è più da un po'. Allora nanetto, che ne dici?- Domandò
Zacky al suo amico, abbassandogli la cresta.
-Beh, si potrebbe fare. Noleggiamo un film e beviamo qualcosa insieme.- Mormorò poi Christ.
-Erin, America...voi siete dei nostri?- Domandò poi Matt alle due ragazze.
-Io ci sarò di sicuro.- Disse Erin, con entusiasmo.
Dopotutto, lei faceva parte della Black Rose. Era cresciuta lì e sapeva bene come difendersi.
-Io non posso, mi dispiace.- Continuò America, mangiando i suoi spaghetti.
-Perché no?- Le domandò Zacky, curioso.
-Ho un appuntamento con Jasper.- 
-Jasper...vuoi dire...quel Jasper? Il capitano della squadra di football?- Le domandò poi Jimmy.
-Sì, proprio lui. Era da un po' che mi chiedeva di uscire e questa volta ho deciso di accettare.-
-Beh, cerca di fare attenzione. Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiamarci.- Le disse poi Matt,
esprimendole una certa dolcezza.
-Esatto. Ricordati che puoi chiamarci quando preferisci. Cercherò di non farmi trovare ubriaco.- Ironizzò
ancora Jimmy e tutti scoppiarono a ridere.
America rimase sorpresa dalle parole dei ragazzi ma, allo stesso tempo, felice.
Era finalmente riuscita a trovare chi stava cercando da tempo.


























***
























Una volta tornata a casa, America salutò i suoi genitori e corse
in camera per scegliere il vestito giusto per la serata.
Quando aprì l'armadio però, restò delusa di constatare che aveva un sacco di vestiti
eleganti che aveva indossato poche volte. Alcuni, non li aveva mai toccati.
Sua madre si preoccupava di comprare sempre quei tipi di vestiti perché pensava
che un giorno avrebbe deciso anche sua figlia di metterli e sfoggiare tutta la sua eleganza.
Prima o poi sarebbe accaduto ma per America era meglio poi che prima.
A lei non importava molto di vestirsi elegantemente o come si vestivano tutte le
ragazze della scuola.
A lei importava di essere sé stessa e non seguire quel branco di pecore che andavano
a scuola solo per farsi notare.
America era sempre stata una ragazza che passava facilmente inosservata perché alla fine si mostrava
come una ragazza della sua età.
Non indossava nulla di eccentrico e non metteva gonne. Preferiva da sempre i pantaloni per una questione
di comodità e delle t-shirt sobrie, non troppo egocentriche. 
Però lei non sapeva che anche con poco vi erano delle persone che l'avevano notata da tempo
ma che non avrebbero mai avuto il coraggio di avvicinarsi a lei.
Ma America non aveva mai amato troppo quell'ambiente.
Lei era sempre quella di poche parole, la razionale e la timidina.
Non era poi tutto questo splendore ma solo perché non si valorizzava. Oltretutto, aveva un visino
dolce e a dir poco stupendo che avrebbe fatto impazzire tutti se solo avesse dimostrato
di essere una ragazza facile.
Indecisa sul da farsi, la giovane prese tra le mani una pila di vestiti da sera e li lanciò
tutti sul letto.
Assottigliò gli occhi un paio di volte non riuscendo a scegliere quello giusto. Erano tutti così
formali e lei di quelle cose non ne aveva mai indossate.
Ma poi pensò bene che non poteva di certo presentarsi in un ristorante con le converse e i pantaloni
strappati.
Non sarebbe stato consono all'ambiente e Jasper se ne sarebbe andato a gambe levate.
Sbuffando più volte, America non fece altro che provare tutti i vestiti in una volta per cercare
di scegliere quello giusto, fin quando poi sua madre decise di entrare nella sua camera per vedere cosa stava combinando.
-Tesoro, cos'è tutto questo baccano?- Le domandò la donna, inarcando un sopracciglio nell'osservare tutti i vestiti sul letto.
-Ho un appuntamento e non so cosa mettere!- Esclamò America, disperata mentre aveva indossato l'ultimo
vestito della pila.
-Un appuntamento? Con chi?- Le domandò ancora sua madre quasi non credendo alle parole della propria figlia.
Era così raro che uscisse anche solo di casa per fare quattro passi. Aveva iniziato ad uscire un po' di più
nell'ultimo periodo, ma niente di che.
-Con un ragazzo, con chi sennò?- Ribatté America, guardandosi allo specchio ma facendosi ribrezzo.
-Oh...sapevo che questo giorno sarebbe arrivato!-
-Mamma...ma mi vedi? Questo è l'ultimo vestito elegante che ho provato e mi sta uno schifo...- Sbottò la ragazza,
osservandosi il vestitino nero e argento con uno scollo assassino sulla schiena.
-Io ti trovo bellissima, tesoro.- Le disse poi la donna, avvicinandosi a lei ed accarezzandole i lunghi capelli.
-Non gli piacerò, ne sono sicura.- Continuò America, sbuffando.
-Non dire così. Sei bellissima. Come vorrei prestarti i miei occhi per farti capire quanto
tu sia bella questa sera! Guardati, sembri proprio una donna.- Le sussurrò sua madre mentre lei continuava
a specchiarsi.
-Tu dici che gli piacerò?-
-Ne sono sicura. In caso contrario, ci avrà perso lui, puoi starne certa.-
America si voltò verso sua madre e l'abbracciò felice. Aveva proprio bisogno del suo supporto.
La madre le accarezzava la schiena per tranquillizzarla un po' e lei continuò a stringerla.
-Ti voglio bene tesoro.- Le sussurrò ancora sua madre, continuando ad accarezzarla.
Sciolto l'abbraccio, la donna scese al piano di sotto e la aspettò nel salotto di casa con suo padre.
Il signor Mcklain era un brav'uomo...un po' possessivo ma sempre pronto a capire gli altri.
America si osservò ancora allo specchio e questa volta, convinta, decise di indossare dei tacchi
piuttosto alti.
Passò presto al trucco e si aggiustò per bene i capelli dandogli una bella spazzolata.
Pronta per uscire, qualcosa la bloccò.
Una strana sensazione. Un profumo di birra e sigarette che iniziò ad ustionarle quasi le narici.
-E così hai deciso di uscire con il capitano della squadra di football?-
Quella voce così familiare la fece voltare di scatto verso la finestra, dove vi era seduto Brian con degli
occhi di fuoco.
America sbarrò gli occhi nel vedere il ragazzo seduto proprio lì e con uno sguardo
per nulla invidiabile.
Sembrava quasi infastidito o arrabbiato.
-Da te non me lo sarei mai aspettato.- Continuò il ragazzo con aria di sfida contro la giovane.
-Oh, ti sei deciso allora a tornare. Potevi startene via un altro po'.- Borbottò America, incrociando
le braccia al petto.
Era felice di rivederlo dinanzi ai suoi occhi e sapere che stava bene ma non riusciva a digerire il fatto
che se ne fosse andato in quel modo, facendola oltretutto stare male.
Perché per quanto volesse negarlo che ne era rimasta male...lei sapeva che era così.
-Lo sai che ci avevo pensato? Però poi ti ho vista mentre ti disperavi ed ammetto di essermi un po' dispiaciuto.-
Ribatté Brian, sorridendo in modo beffardo.
-Io non mi sono disperata!- Mentì America, iniziando a diventare lievemente rossa sul viso.
-Beh, se lo dici tu.- Continuò Brian, prendendola in giro.
-Che cosa dovrei dirti? Sei sparito in quel modo ed io mi sono fatta un sacco di complessi
inutili su ciò che avevo detto e che non pensavo!-
-Beh, io ho semplicemente assecondato la tua richiesta. Se proprio lo vuoi sapere avevo deciso
di lasciarti in pace e di sbrigarmela da solo ma non lo avevo fatto per me stesso. Lo avevo fatto per te.-

Brian sussurrò quasi le ultime parole, facendo deglutire America ed avvicinandosi a lei
con la sua solita aria di sfida.
-Ma poi mi sono reso conto del fatto che forse tu non vuoi che io me ne vada...non è così?-
America restò in silenzio senza riuscire a dire una sola parola di troppo.
Cosa voleva lei realmente?
-Beh...adesso puoi anche andartene. Non ho bisogno di te per stare bene.- Continuò America, sentendosi offesa.
-E' per questo motivo che vai dal primo che ti capita?-
-Ma a te cosa importa? Ce l'ho già un padre, Brian!-
-A me non importa, infatti.-
-Allora non avrai problemi a tornartene da dove ne sei venuto.-

-Sono qui solo perché vorrei che tu non uscissi con Jasper, stasera.-
-Che cosa?!-

America batté più volte le palpebre non riuscendo a credere alle parole del ragazzo
che aveva dinanzi a sé.
-Hai sentito bene. Sto solo cercando di proteggerti. Non uscire con lui...-
-Sei forse impazzito? Credi di venire qui ed obbligarmi a fare quello che vuoi?-
-Quel figlio di puttana non ti merita neanche! Dai, resta qui con me stasera...possiamo
parlare un po'.-
-Brian, non posso. Gli avevo detto che ci sarei stata e non posso permettermi di dargli buca.-
-Come se a lui importasse qualcosa di te!-
-Tu che cosa ne sai?-
-Lo so e basta. Dammi retta, America. Quello vuole solo scoparti.- Continuò Brian, quasi ringhiando.
-Non dire stronzate, Brian! Vuoi farmela pagare per quello che ti avevo detto in questo squallido modo?-
-Non lo farei mai. Cazzo, ascoltami per una buona volta.-
Disse il ragazzo, cercando di prendere le mani
di America ma riuscendo solo a sfiorarle.
La ragazza fissò per alcuni istanti la scena mentre il suo stomaco continuava a contorcersi e
farsi del male.
Brian si morse il labbro inferiore sentendosi subito in colpa per il gesto che aveva appena espresso.
-Buonanotte, Brian.- Ribatté America, scendendo al piano inferiore dove c'era suo padre ad attenderla.
Brian la seguì senza farselo ripetere due volte.
-Piccola mia...ma sei stupenda...- Disse il signor Mcklain osservando sua figlia.
-Dici sul serio, papà?-
-Sì, a parte il fatto che sembri quasi una prostituta.- Sbottò Brian, sedendosi sul divano ad osservarla.
-Che cosa ti sei permesso di dire?!- Urlò America furiosa contro il ragazzo, ricordandosi solo dopo
del fatto che nessuno poteva né vederlo, né sentirlo tranne che lei.
-Perché stai alzando il tono di voce con tuo padre, America?- Le domandò sua madre, sorpresa almeno
quanto suo padre.
-Oh...cioè...no...non parlavo con te papà.- Balbettò America, sentendosi in difficoltà.
-E con chi?- Le domandò suo padre, strizzando gli occhi.
-Nessuno...cioè, ti ringrazio, papà.- Continuò la ragazza, tremando, mentre Brian se la stava ridendo
come non mai.
In quel momento, America avrebbe tanto voluto prenderlo a sprangate sui denti.
Non la smetteva neanche per un istante di ridere e si stava godendo la situazione.
-Tieni sempre il telefonino acceso e chiamami nel caso di qualsiasi cosa.-
-Certo papà, sta tranquillo.-
-Sì papà, sta tranquillo che se mi scopa sul tavolo ti mando anche una foto!- Sbottò ancora Brian,
imitando la voce della ragazza per continuare a prenderla in giro.
America si voltò nuovamente verso il ragazzo e lo fissò per alcuni istanti, desiderando solo
di volerlo quasi disintegrare.
-Ah...lo hai ancora quello spray al peperoncino che ti regalai, vero?- Le domandò poi suo padre,
confondendola.
-Oh...sì, sì. Stai tranquillo, mica esco con un maniaco!- Disse America, ironicamente.
-Io direi con un presuntuoso tutto muscoli e niente cervello.- 
-Ma senti un po' chi parla!- Urlò di nuovo America contro le parole di Brian, senza riuscire a controllarsi.
I suoi genitori sbarrarono gli occhi e la osservarono come se la loro figlia fosse appena diventata
un alieno.
-Ehm...io vado, Jasper dovrebbe essere già arrivato!- America iniziò ad avvicinarsi alla porta, senza
riuscire a dare alcuna spiegazione ai genitori.
-Ma...tesoro...aspetta...-
Facendo finta di non aver ascoltato sua madre, si chiuse la porta alle spalle con la consapevolezza
che Jasper non era ancora andato a prenderla.
-Allora, sei ancora sicura di volere uscire con quel tizio?- Brian passò dalla porta di casa e la fece 
spaventare ancora una volta.
-Ti ho già detto di sì! Non ha senso tutto quello che stai facendo!- Lo sgridò America, sentendo la rabbia
crescerle dentro.
-Sì invece che ha senso. Avresti potuto scegliere me in ogni caso.-
-Ma non capisci che questa non è una questione di scelta? Perché ti stai comportando in questo modo?-
-Perché non voglio che lui ti ferisca. Non voglio vederti soffrire.- Le sussurrò Gates, ritrovandosi
a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Sei tu che mi stai facendo soffrire comportandoti in questo modo.- Sbottò America, sicura di ciò che aveva
appena detto.
-Non ti permetterò di stare con lui.-
-Peccato che tu non possa fare nulla per impedirmelo.-
-Come tu non puoi fare nulla per fermarmi.-
Ribatté Brian mentre il suono del clacson di un'auto
fece sussultare entrambi.
Jasper era arrivato e lei doveva raggiungerlo.
-Ci vediamo quando torno.- Disse America al ragazzo che non si voltò neanche.
Aveva solo sentito qualche apprezzamento che Jasper aveva fatto ad America ed era rimasto
immobile, stringendo le sue mani in pugni.
Forse America non aveva ancora capito che Brian avrebbe fatto di tutto pur di sabotarle
l'appuntamento.






















***


















Arrivati al ristorante, Jasper da gentiluomo fece sedere prima la sua accompagnatrice
e poi si sedette lui, aggiustandosi la cravatta che aveva al collo.
Lui era davvero vestito di tutto punto.
Camicia bianca e giacca nera. Era davvero elegantissimo.
America quasi si sentì in suggestione a restargli accanto perché non si sentiva
neanche alla sua altezza.
Certo, aveva indossato un vestito costosissimo e formale ma aveva davvero paura
che non fosse abbastanza.
Se non altro, Jasper non aveva fatto altro che complimentarsi con lei.
Quando il cameriere portò i menu al tavolo, America iniziò a sfogliare il suo mentre Jasper
già sapeva cosa ordinare.
La ragazza si sentiva molto bene in compagnia di Jasper ma, ovviamente, quelle sensazioni
non erano destinate a durare a lungo.
Brian apparì nel mezzo della sala e America d'istinto cercò di nascondersi dietro al suo foglio
di menu.
-Oh no...- Sussurrò, nella speranza di nascondersi ma Brian l'aveva già adocchiata da un po'.
-America, cos'hai? Ti senti bene?- Le domandò Jasper, incuriosito dal comportamento della bionda.
La giovane si ricordò che Brian era solo un'anima di passaggio e ritornò composta, posizionando
il menu sul tavolo ben adornato da tovaglie pregiate e candele.
-Ehm...oh sì, sto benissimo.- Rispose la ragazza con finta tranquillità.
-Sicura?-
-Sì, sicurissima.- Mormorò America, osservando Brian sorriderle con fare beffardo e 
sedersi sul posto libero proprio tra America e Jasper.
America avrebbe tanto voluto ringhiargli contro di lasciarla in pace ed andarsene ma proprio
non poteva farlo.
Stava sostenendo un qualcosa molto più grande di lei e non sapeva neanche se sarebbe riuscita
ad arrivare a fine giornata con tranquillità.
In quell'istante, non fece altro che odiare Brian con tutta sé stessa. 
Era davvero una persona così presuntuosa da riuscire ad irritarla con poco.
-Dovresti uscire fuori di qui finché sei in tempo.- Le sussurrò Gates ma lei fece finta
di non sentirlo e si concentrò sulle parole e le grandi imprese di Jasper come capitano.
Dirigere una squadra di football non era facile ma lui dava sempre il meglio di sé per apparire
e farsi soprattutto amare.
In realtà era un po' annoiata delle argomentazioni del ragazzo ma non voleva assolutamente
darla vinta a Brian.
Così, si finse più incuriosita di quanto lo fosse.
-Tu hai mai avuto un ragazzo?- Le domandò Jasper, curioso, passando subito ad un altro argomento.
-Ehm...sì, certo.- Mentì America pur di non sentirsi una sfigata colossale.
-Anche io...ma non avevo mai avuto una ragazza così carina come te.-
-Oh...così mi fai arrossire, Jasper...-
Brian intanto faceva la linguaccia ad America per poi dirne una delle sue.
-Ma di cosa ti stupisci? Tanto lo dice a tutte.- Borbottò Gates, facendo stringere le mani
in pugni alla giovane che non ne poteva più.
-Quando arrossisci sei ancora più bella.- Continuò Jasper con i suoi trucchetti da ammaliatore.
-Ti ringrazio...- Sussurrò America, mentre stava cercando di restare calma e sperando che la serata finisse in fretta.
-Prego monsieur, il suo vino.- Disse improvvisamente il cameriere, riferendosi a Jasper e riempiendogli
il bicchiere di vino bianco.
-Grazie, François.- Rispose Jasper con fare altezzoso.
Quando però il cameriere si avvicinò ad America per riempirle il bicchiere, Brian glielo fece scivolare
dalle mani con un movimento rapido che la lasciò senza parole.
In quell'istante, America si ricordò del fatto che lui non poteva toccare le persone...ma gli oggetti sì.
America sussultò vergognosa mentre il cameriere cercò di raccogliere i vetri rotti dal pavimento.
-Mi dispiace tantissimo, davvero, non l'ho fatto apposta...- Disse America mortificata mentre avrebbe
preferito scomparire.
-Sta tranquilla America, non è accaduto nulla di grave.- Iniziò Jasper, cercando di rassicurare la ragazza.
-Dio, sono un disastro...- Mormorò ancora la ragazza, rivolgendosi poi a Brian che le aveva fatto un occhiolino
colmo di presunzione.
Stava davvero cercando di farle fare una brutta figura con Jasper?
-Non è successo niente di grave, America. Stai tranquilla.- Continuò a rassicurarla il ragazzo dagli occhi
azzurri, sorridendole.
Dopo un po' di tempo, un altro cameriere si occupò di portare la prima portata a tavola.
Il salmone con il curry era davvero un qualcosa di eccezionale ed America lo stava mangiando con gusto.
Persino il vino le sembrò essere squisito e lei non lo beveva mai.
Brian, tuttavia, non riusciva a sopportare di vedere America stare bene con Jasper.
Non poteva permettere di farla arrivare a fine serata. Lui conosceva bene Jasper, lo aveva visto molte
volte alla V e non gli era mai piaciuto granché.
Adesso, sapere che quella ragazza continuava a ridere alle sue battutacce lo aveva fatto sentire davvero male
e non riusciva a capirne il motivo.
Era come se volesse essere lui al centro di ogni pensiero di America.
Fu proprio per quel motivo che pensò di continuare a sabotare la serata in tutti i modi possibili.
Con un movimento fluido della mano riuscì a capovolgere il candelabro che si trovava sul tavolo dei due e
in meno di un minuto il coperto del tavolo iniziò a prendere fuoco.
America balzò in piedi così come fece anche Jasper e, preoccupata, iniziò a chiamare i camerieri.
Brian se la stava ridendo come non mai ma lei non riusciva proprio più a controllarsi.
I camerieri giunsero subito al tavolo, buttandovi sopra due secchi d'acqua fresca.
I clienti del ristorante stavano pensando di andarsene ma poi il proprietario cercò di rassicurare
tutti e tranquillizzare l'animo di Jasper che stava quasi esplodendo di rabbia.
-Ne vuo
i ancora?-Domandò Brian alla bionda, girandole intorno con arroganza.
America non poté rispondere e i camerieri offrirono un altro tavolo sia a lei che a Jasper.
I due ricominciarono a mangiare dopo qualche minuto fin quando poi America non decise di dirigersi
verso il bagno e tranquillizzarsi un po'.
La ragazza aprì la porta del bagno e si sciacquò il viso di acqua fresca, contando fino a dieci
prima di prendersela nuovamente con Brian.
-Cazzo, quei crostini erano buonissimi!- Esclamò improvvisamente Brian, entrando nel bagno delle ragazze.
Fortuna che sembrava non esserci anima viva lì dentro.
-Ti piace fare lo spiritoso, vero? Dici tanto che non vuoi vedermi soffrire eppure ti ostini a continuare
con queste tue sceneggiate! Ma cos'hai che non va, Brian?-
-No, cos'hai tu che non va? Sei proprio una stupida se pensi che a lui importi davvero qualcosa di te!
Mi ero ripromesso di portarti via da qui e non ferirti quando avresti saputo ciò che so io!-
Ribatté Brian,
urlandole contro.
-Ah sì? E che cosa ne sai tu, scusa?-
-So che quel pezzo di merda ha fatto una scommessa con quei coglioni dei suoi amici!-
-Non capisco dove vuoi arrivare, Brian...-
-Sto cercando di dirti che lui e quel coglione di Mike hanno fatto una scommessa e lui l'ha accettata! La scommessa
comprendeva di portarti a letto. Chi sarebbe riuscito a sbatterti avrebbe vinto dei soldi!-

America si sentì improvvisamente spiazzata dalle parole di Gates. No, non poteva essere vero...
Jasper le aveva dimostrato di volerle bene e di tenerci a lei.
-Tu mi stai mentendo! Lo dici solo perché vuoi vendicarti!-
-Ma vendicarmi di cosa? Di una stupida frasetta che mi hai rivolto l'ultima volta? E perché
dovrei reagire in questo modo, scusa? Che cosa ne guadagno io in tutto questo?-
-No...io non ti credo. Non è possibile. Jasper ha dimostrato di tenerci a me.-
-In che modo? Al giorno d'oggi devi portare una ragazza a cena fuori per assicurarti che resti con te per tutta la vita?
Pensi davvero che lo abbia fatto perché prova dei sentimenti nei tuoi confronti?-
America esitò e respirò con più profondità del solito.
Non sapeva neanche lei come sentirsi.
-D'accordo, Brian.- Sbottò la ragazza, superandolo ed uscendo dal bagno con velocità.
Perché avrebbe dovuto credergli? Dopotutto...lui era solo uno spirito.
America stava per giungere al tavolo con decisione ma prima di sedersi, si bloccò alle spalle di Jasper.
Il ragazzo stava parlando al cellulare e stava parlando di lei.
-Sì...dammi il tempo di altri cinque minuti e riuscirò a scoparmela. No, altro che hotel! In macchina
andrà più che bene. Puoi dire addio ai tuoi bei soldi, Mike.-
Mormorava Jasper entusiasta, mentre parlava
al cellulare con il suo amico.
America si fermò dietro di lui ed iniziò a respirare profondamente. 
Brian aveva ragione.
Jasper si voltò ma quando vide America alle sue spalle, iniziò seriamente a tremare.
La giovane cercò di trattenere le lacrime il più possibile mentre Brian le apparì alle spalle, desideroso
di toccarla e portarla via da quel posto.
-Oh...America...tesoro, siediti, sta per arrivare il secondo.- Balbettava il ragazzo, osservando poi
lo sguardo frustrante della ragazza.
-Te lo do io il secondo.- Sbottò la giovane, prendendo tra le mani il bicchiere gettandogli del vino
in faccia.
Jasper restò senza parole.
-Adesso siamo pari, Jasper. Contento?- Lo sfidò America, uscendo poi dal ristorante in compagnia di Brian.
Il fantasma decise di seguirla per evitare che facesse qualche stronzata e lei aveva solo deciso
di tornarsene a casa e sfogarsi come si deve.
Aveva sbagliato tutto. Pensava davvero che il capitano della squadra di football si fosse interessato
a lei.
Era davvero troppo bello per essere vero.
Per tutto il tragitto verso casa, Brian restò alle spalle della ragazza affondando le mani nelle tasche
dei jeans e lei gli camminava davanti senza neanche voltarsi.
Si vergognava così tanto per non essere stata in grado di credergli. Lui aveva solo cercato di aiutarla,
di salvarla.
E lei ora stava marcendo in tutti i suoi rimpianti.
Tornata a casa, vide sua madre sul divano con una tazza di tè tra le mani.
Probabilmente, non era riuscita a dormire restando in pensiero per sua figlia.
-Piccola, allora, com'è andata la serata?- Le domandò la donna con felicità mentre America si gettò tra
le sue braccia senza pensarci neanche due volte.
Si sentiva proprio uno straccio.
-Ti voglio bene anch'io, mamma.-

























***














Dopo essere stata un po' con sua madre, America salì in camera sua e si gettò
sul letto come al solito.
Quella sera non si era neanche svestita.
Era rimasta per tutto il tempo sul suo letto fin quando non scoppiò in lacrime
dinanzi agli occhi seri e cupi di Brian.
Il ragazzo si sdraiò sul letto accanto a lei e cercò di trovare un contatto, senza riuscirci.
Aveva stretto la mano in un pugno, battendola poi contro il materasso del letto con rabbia.
Avrebbe tanto voluto accarezzarla ed asciugarle le lacrime dal viso ma non poteva.
Non aveva mai desiderato una persona così tanto in tutta la sua vita e gli sembrò strano.
Era lui a sentirsi strano.
America urlava nel suo cuscino per evitare che i suoi genitori sentissero i suoi pianti
ed i suoi singhiozzi e a Brian gli si era letteralmente spezzato il cuore.
-Ehi...ci sono io qui con te.- Le sussurrò Gates desiderando solo di restarle accanto nonostante
lei non avesse voluto dargli ascolto.
Vederla così triste e in lacrime non aveva fatto altro che suscitare in lui delle strane
emozioni che non aveva mai provato.
L'aveva vista piangere ed ora era lui a sentirsi peggio.
Aveva cercato di salvarla in tutti i modi possibili ed aveva persino fallito.
Tuttavia, restò a fissarla mentre continuava a consumarsi e pensò a quanto era bella seppur
piangente.
Colta dalla disperazione, America alzò la testa dal cuscino, rendendosi finalmente conto della presenza di Brian.
Era lì e stava cercando di restarle accanto.
-Brian...abbracciami, ti prego.- Singhiozzò la giovane, riferendosi al ragazzo che iniziò a fissare
il vuoto con uno strano dolore al petto.
-Lo vorrei tanto, ma non posso.-































NOTE DELL'AUTRICE.

Buongiorno a tutti lettori pasticciosi e buona domenica!
Come state?
Dio, è da un po' che non aggiornavo, vero? 
E voi siete profondamente cattivi perché ammettetelo che questa ff non ve la
filata/cagate di striscio.
OH.
Anyway, non sono qui per farvi il terzo grado (lo vorrei ma vi adoro troppo per farlo U.U) ma
sono qui per farmi un po' sentire.
Spero che voi stiate bene e che abbiate sentito almeno un po' la mia mancanza!
E' che con lo studio, i vari problemi che ho avuto nell'ultimo periodo e la poca
voglia di utilizzare la mente per partorire idee decenti...finisco per ritrovarmi
qui abbastanza tardi.
Cercherò comunque sia di aggiornare il prima possibile ma, ci tengo come sempre a ringraziare
Saya per la sua disponibilità e per ciò che fa per me. Davvero, se non avete letto ancora
le ff di quella ragazza...vi consiglio di farlo.
Io amo troppo ciò che scrive e aggiungiamo anche che adoro lei come persona.
Per il resto, in questo capitolo sono stata un po' cattivella, devo ammetterlo!
La storia sta iniziando a prendere forma ma ho ancora un sacco di sorprese in serbo per voi!
Quindi che cosa state aspettando? Io sono qui pronta a leggere le vostre recensioni e pronta
a scoprire chi metterà questa ff tra i preferiti.
Mi rendo conto che questa storia è un po' più diversa dalle altre ma spero che possa piacervi
ugualmente.
I due non possono toccarsi.
Ma quindi...come possono due persone provare ad affezionarsi...senza potersi toccare?
Eehehehe.
Ammetto di aver giocato molto su questa cosa e di essermi anche divertita ma il punto non è questo.
Il punto è che io sono sempre qui, pronta ad esprimere nuove emozioni ai miei lettori e pronta soprattutto
a mandare a tutti voi dei messaggi importanti che spero vengano recepiti come devono.
Come vi avevo già detto, l'ultimo periodo per me non è stato dei migliori ma se sono ancora qui...
una ragione c'è.
La verità è che io ho bisogno di scrivere. E' uno dei modi migliori che ho per esprimere
me stessa e lo faccio soprattutto perché è un qualcosa che mi fa stare bene.
Spero di non avervi annoiati troppo e al contrario, di avervi fatti passare dei momenti
piacevoli nella lettura di questo nuovo capitolo appena sfornato.
Non è niente di che, lo so.
Ma credetemi, in questa fanfiction ci sto mettendo tutta me stessa e spero che venga apprezzato.
Se volete scrivermi, sapete che su Twitter sono sempre @GatesIsTheWay quindi...non esitate a farlo.
Ovviamente, come sempre, attendo anche le vostre recensioni che spero arriveranno in tantissime!
Per un'autrice ( se così posso definirmi, lol) fa sempre piacere conoscere le opinioni dei suoi lettori
su ciò che scrive.
Quindi per qualsiasi cosa, sapete dove trovarmi.
Un grazie speciale a tutti voi lettori che continuate costantemente a seguirmi.
Davvero, a volte mi chiedo come fate.
Tuttavia...ringrazio ancora Saya e tutti voi bellissimi lettori e niente...se volete che questa
ff continui attendo 23456789 recensioni!
Quindi...al prossimo capitolo!
FORSE.
LOL.
Okay, basta.
Buona giornata gioie e fate i bravi, vi raccomando U.U
La vostra Gates è qui per qualsiasi cosa.
W gli A7X!
















-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 8
*** 8. But God knows you're built for sin. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

8° But God knows you're built for sin.














IL MATTINO SEGUENTE...





Dopo che Brian l'aveva vista addormentarsi dinanzi ai suoi occhi, crollò anche lui.
Era stato incantevole vederla socchiudere gli occhi pian piano per poi lasciarsi
andare accanto al corpo del ragazzo.
Non riuscire a toccare la sua pelle e non percepirla gli faceva da sempre uno strano effetto.
Non aveva mai desiderato così tanto di abbracciare una persona come lo avevo desiderato
ieri notte.
Così, quella mattina, Brian decise di scomparire e cercare di fare mente locale su ciò che gli stava accadendo.
Quando era in sua compagnia si sentiva un'altra persona.
Non la persona che era da vivo. Una persona migliore.
Sapere che Jasper avrebbe fatto di tutto pur di portarsela a letto aveva risvegliato
nel giovane un qualcosa che non aveva mai provato neanche da vivo.
Jasper voleva averla per sé, voleva farla sua con le sue mani sporche e Brian doveva
assolutamente impedirglielo.
Ma c'era qualcos'altro che gli premeva dentro ogni volta che si ritrovava accanto alla ragazza. Un certo istinto
di protezione che non riusciva a spiegarsi per nulla.
Come aveva fatto a non accorgersi di lei quando frequentava la scuola superiore?
Come aveva fatto ad essere così cieco quando aveva dinanzi ai suoi occhi ciò che aveva sempre voluto avere?
America era così buona e lui...lui era solo un'anima vagante in cerca di pace per l'eternità.
Era sicuro che quando avrebbe lasciato definitivamente quel posto e sarebbe uscito da quel limbo, America
non avrebbe neanche sentito la sua mancanza.
Ma lei...lei gli sarebbe mancata?
Non riusciva a fare altro che chiedersi se ce l'avrebbe fatta a resistere senza restare con lei
per qualche giorno in più.
Se era scomparso quel giorno dinanzi ai suoi occhi era solo perché aveva paura di essere un peso.
Aveva paura di averle rovinato la vita ma poi si era reso conto del fatto che quei fiori che aveva dipinto
gli avevano ricordato un momento che aveva trascorso insieme a lei pur conoscendola da poco.
Lei era riuscita in qualche modo a tirar fuori il meglio del ragazzo aiutandolo a dipingere quei fiori. Tutte le sue
debolezze e la sua delicatezza che nessuno credeva mai che uno come lui potesse avere.
Ad Huntington Beach era il vagabondo, il ragazzo senza futuro, la vittima di tutto e veniva etichettato
addirittura come tossicodipendente.
Alla fine, non era mai stato nulla di tutto questo.
Era una persona come qualunque altra ma, come i suoi più cari amici, era il peggior figlio di puttana
della Black Rose solo perché apparteneva a quel luogo e solo perché era ricoperto di tatuaggi.
Senza dimenticare della sua rabbia repressa contro il mondo.
Ma nessuno gli aveva mai insegnato ad amare la vita. 
Sua madre morì quando lo partorì e da allora, era sempre stato con quello che considerava suo padre.
Il buon vecchio Haner impazzì dopo la morte di sua moglie e pensò bene di sfogare la sua rabbia
con lui, suo figlio, per sentirsi realizzato.
Quasi gli venne la rabbia a Brian, nel pensare a tutto ciò che aveva dovuto passare nella sua vita.
Non aveva mai avuto un padre presente ed il più delle volte veniva picchiato da egli anche quando non faceva
nulla di male.
Lo aveva odiato sin dal giorno in cui era nato finendo poi col ritrovarsi ricoverato in una clinica per psicopatici.
Brian, quasi non riusciva a credere al fatto che fosse ancora vivo mentre lui si era ritrovato a marcire tra la vita e la morte.
Le persone, avrebbero dovuto capire del perché era una persona così in rabbia verso il mondo, ma, loro preferivano
giudicare anziché fare qualcosa di più costruttivo.
Quando appartenevi alla Black Rose, non avevi scampo.
Eri una persona terribile a prescinedere e ti ritrovavi costretto a prenderti tutta la merda di quel posto
anche se non era quello ciò che volevi.
Ma i suoi amici dovevano andare via da lì.
Dovevano vivere la vita che lui non sarebbe riuscito più ad avere indietro.
Dovevano farlo per Brian.
Gli faceva impazzire sapere di non potergli restare accanto per troppo tempo o cercare di fargli sentire
la sua presenza. Ma non aveva scelta.
Vederli soffrire per la sua assenza era come una pugnalata al cuore che continuava a logorargli l'anima finché
non finiva col consumarsi definitivamente.
Era morto così giovane ed ancora non riusciva a crederci.
Tutto il tormento e la rabbia che aveva dentro era un qualcosa che non sarebbe mai riuscito a dissolvere.
Ma forse, in quel momento, aveva trovato la cura ad ogni male.
Era strano come America riusciva a rasserenarlo durante una giornata storta, anche solo sorridendo.
E poi lo ammetteva...impazziva spesso per farla arrabbiare.
Era così bella quando arrossiva che l'istinto di portarla su quel letto lo faceva diventare matto.
Non aveva mai avuto alcun'intenzione di scoparsela o altro. Brian ci avrebbe fatto volentieri l'amore con 
una come lei.
Ma in quell'istante non poteva permettersi tutto ciò.
Lei aveva altro per la testa e lui si doveva limitare a starle accanto finché poteva.
E lei...essendo l'unica che riusciva a vederlo, era stata così buona da accettare di aiutarlo
nel suo cammino.
Non poteva permettersi altro con lei. Non poteva neanche abbracciarla, baciarla o accarezzarla.
Doveva restare a distanza da tutto ciò che la circondava ed era arrivato al punto che non sapeva più cosa gli facesse più male.
Se il fatto che non poteva permettersi di toccarla o il fatto di essere l'altra faccia della medaglia.
Lei aveva una vita davanti a sé. La sua...gli era stata semplicemente strappata via tempo fa...



















-Sei tornato di nuovo tardi a casa?-
-Non vedo quale sia il tuo problema. Non ti è mai importato granché di me.-
-Sei stato ancora con quegli idioti dei tuoi amici? Tu e loro non combinerete
mai nulla di grande in questa città.-
-Parla per te. Io esco.-
-Ah, e così esci di nuovo?-
-Tutto pur di starti lontano.-
-Non vorrei ricordarti delle cinghiate che ti ho dato l'ultima volta...-
-Pensi davvero che le cose si risolvano in questo modo?-
-No, ma è stato appagante vederti zoppicare per una settimana.-
-Lasciami passare.-
-No, tu non vai da nessuna parte finché non te lo dico io.-
-Devo andare o farò tardi.-
-No...tu resti qui stasera e, già che ci sei, ripulisci quello schifo nella
mia camera. Ho scopato con una brunetta la scorsa notte ed ho dimenticato
di ripulire le lenzuola.-
-Te le vai a ripulire tu.-
-Che cos'hai detto, scusa?-
-Dovresti smetterla di bere tanto e non capirci più un cazzo.-
-Io bevo quanto cazzo mi pare e piace, brutto figlio di puttana! E' stato un errore averti, sei
solo un disgraziato senza futuro! Non hai niente e non avrai mai niente nella tua vita!-
Il signor Haner iniziò a picchiare suo figlio, spingendolo brutalmente contro la parete sgretolata.
Brian gemette dopo che una bottiglia di vetro gli si frantumò sul braccio.
Il braccio del ragazzo iniziò a sanguinare mentre dei pugni continui ed isterici continuavano
a colpirlo contro la sua testa.
Le sue mani erano posizionate in avanti e stava pregando.
Lui che non credeva in alcuna religione...stava davvero iniziando a pregare.
-Tu sei una merda! Non sei mio figlio! Sei solo un figlio di puttana come lo era tua madre! La
tua sporca e lurida madre!-
Brian si coprì ancora e spinse via il suo vecchio che però ritornò sui suoi passi togliendosi
la cintura dai pantaloni.
Il signor Haner aveva iniziato a prendere a cinghiate suo figlio così come faceva ogni volta
che era ubriaco fradicio. 
-Voglio mia madre! Cazzo, è lei che voglio, non te!- Urlò Brian mentre delle lacrime continuarono
a sgorgare dal suo viso.
Era terrorizzato. Non ne aveva mai prese così tante e stava urlando dal dolore sentendo quella cintura
frantumarsi di continuo contro la sua pelle.
Quando spintonò per l'ennesima volta via il suo vecchio, cercò di scappare ma lui lo calpestò facendogli
capire che i suoi muscoli non potevano competere con lui.
Ma Brian non lo avrebbe toccato.
Non gli avrebbe mai dimostrato di essere come lui.
-Cosa c'è Brian? Avanti, prova a far del male al tuo vecchio!- 
-Basta! Basta! Non ce la faccio più...- Urlò il ragazzo, esausto, mentre iniziava a sputare sangue.
Il suo vecchio non si fermò.
Ricominciò a picchiarlo e le sue urla arrivarono fino al centro di Huntington Beach.
Fin quando poi il suo cuore smise di lottare.
Il sangue gli sgorgava ovunque ed un emorragia interna lo uccise prima del tempo.
Il padre lo lasciò andare quando si rese conto che aveva ormai smesso di respirare.
Dopo, si rivolse verso suo figlio e si inginocchiò piangente.
Lo aveva ucciso con le sue mani.


















Ricordando il modo in cui era morto, Brian sentì l'istinto di dare un pugno secco allo specchio 
situato nella camera di America.
Avrebbe  voluto frantumarlo, quel vetro, ma poi pensò bene di indietreggiare.
Era caduto sulle sue ginocchia ed era scoppiato in lacrime.
Morrigan lo aveva raggiunto ed aveva anche ben pensato di abbracciarlo.
Lei era una prostituta della Black Rose ed era morta in seguito ad una sparatoria
avvenuta improvvisamente nel quartiere.
L'avevano colpita al cuore e quasi non riusciva a credere di essere ritornata da Gates.
Lei era sempre rimasta al suo fianco. Era lei che lo aveva messo al corrente sulla questione del limbo che avrebbe
dovuto attraversare ed era lei che continuava a fargli da guida.
Entrambi...erano solo state delle vittime di una vita che non avevano mai sentito loro.






















***















America mangiava quasi sforzandosi.
Continuava ad inzuppare il cucchiaio nella minestra ma non aveva
alcuna voglia di mangiare.
Quello che le era accaduto la sera prima era una ferita che le sarebbe rimasta dentro, 
che in qualche modo non avrebbe mai lasciato andare.
Era domenica e lei aveva la possibilità di pranzare con la sua famiglia.
Suo fratello Brandon si stava ingozzando con un grande piatto di patatine fritte
che in quel momento le sembravano essere qualcosa di sgradevole.
Non aveva più voglia neanche di mangiare.
Avrebbe tanto voluto che qualcuno l'abbracciasse in quel momento ma doveva
accontentarsi di poco.
-Mangia. Devi restare in forze.- Le sussurrava Brian, accanto a lei.
America non poté rispondere perché i suoi genitori la stavano osservando da un po'.
Lei non aveva osato raccontare a sua madre dell'accaduto con Jasper perché sapeva
che ne avrebbe parlato con i padre che, a sua volta, sarebbe stato capace
di andare da quel ragazzo e traumatizzarlo a vita.
America non voleva tutto questo.
Era stata lei la stupida a credere ad ogni singola parola del ragazzo e questa era
forse la cosa che la faceva demoralizzare sempre di più.
-Dai, almeno un po'.- Continuò Brian, preoccupato.
Era tornato da lei.
America sbuffò e spinse come al solito via il piatto.
-Cosa c'è tesoro, perché non mangi?- Le domandò sua madre ancora più preoccupata del solito.
Era da un po' che non faceva altro che respingere il cibo.
-Nulla mamma, semplicemente, non ho fame.- Rispose la ragazza con tranquillità mentre
Brian osservava ogni movimento della figlia con attenzione.
-E' da un po' che non hai fame cara...- Continuò suo padre, tossendo lievemente.
-Io ve lo avevo detto che si è innamorata!- Esclamò suo fratello, sorridendo con quell'aria
da birbante.
-Brandon, smettila di dire stupidaggini o potrei prendermela con i tuoi giocattoli.- Minacciò
America, stressata.
I suoi genitori restarono in silenzio.
-Se esco stasera compro qualcosa fuori, state tranquilli. Per ora vorrei solo andare a riposare
e studiare qualcosa.- Continuò America, alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso
la sua solita camera.
Brian l'aveva seguita e la stava osservando mentre prendeva dei libri dallo zaino.
-Per quanto tempo vorrai continuare di questo passo?- Le domandò Brian, sedendosi sulla scrivania della ragazza
e incrociando le mani.
-Fin quando non mi ritornerà la fame, credo.- Rispose la giovane, prendendo il libro di Tristano e Isotta
che doveva leggere per il tema di letteratura.
-Non ha senso stare male per una persona come Jasper.- Continuò Brian, serrando la mascella.
-Non è questo il punto, Brian.-
-E qual è allora? Gli stai davvero dando tanta importanza?-
-Tu...non puoi capire.-
-Cosa? Che cosa non posso capire?-
-Non sai che cosa significhi stare da soli.-
-Credi davvero che io non lo sappia? Bene, da dove devo cominciare? Da un padre che non si preoccupava
neanche del fatto che suo figlio potesse prendere delle strade sbagliate? O che neanche si preoccupava
di farlo mangiare? Oppure dalle persone che preferivano scappare non appena mi vedevano dinanzi agli occhi?-

Sbottò Brian mentre le sue parole erano riuscite almeno un po' a far ragionare America.
-Ma non credo che tu non abbia mai avuto una persona al tuo fianco...- Pensò la ragazza ad alta voce.
-Chi avrei dovuto avere, scusa?-
-Da quel che dicono i tuoi amici...eri il ragazzo più ricercato da tutti. Alla Black Rose non vi era
ragazza che non fosse attratta da te.-
-Questo non basta per avere una persona al tuo fianco, America. Potevo avere trecento ragazze ai miei
piedi ma nessuna è mai riuscita a farmi perdere la testa. Così preferivo finirci a letto e loro non avevano
motivo di restarne deluse perché sapevano che le avrei lasciate comunque. Che non avevo testa di impegnarmi.-
-Beh...per una volta vorrei anche io piacere agli altri. Non sono bellissima, al contrario, sono una ragazza
come tutte le altre ma cos'ho realmente di sbagliato? Ho le tette troppo piccole? Un fondoschiena che non è
poi chissà che? Un paio di gambe che non farebbero impazzire nessuno? Io non so che cosa significhi innamorarsi
e non so che cosa significhi essere amata. Per una volta nella vita non vorrei essere vista solo come "una ragazza invisibile" 
ma...come qualcosa di più.-
Disse America con sincerità mentre Brian non fece altro che sorriderle per
tutto il tempo.
-Io invece ti trovo bellissima.- Ribatté Gates, facendole battere il cuore.
Era sincero e stava cercando di intrappolare la ragazza nei suoi occhi.
America aveva ricambiato il suo sorriso e aveva battuto più volte le palpebre degli occhi, incredula.
-Tu non sai quello che dici.- Continuò la ragazza mentre dei brividi le stavano travolgendo la pelle.
-E tu dovresti imparare a stare zitta e ad accettare i complimenti.- Esclamò poi Brian, divertito.
America sorrise ancora.
Quel ragazzo era diventato già una parte fondamentale per lei e non riusciva a farsene una ragione.
Era il suo angelo custode.
La giovane tenne tra le mani il suo libro per poi sdraiarsi sul letto ed iniziare a leggerlo.
Si era ripromessa di sottolineare con una matita le frasi più importanti.
-Che cosa stai facendo?- Le domandò Brian, curioso.
-Leggo.-
-Che cosa?-
-Non sapevo che gli spiriti non sapessero leggere.-
-Spiritosa. Mm...- Brian scese con velocità dalla scrivania e si avvicinò al letto.
-Tristano e Isotta...che cos'è?- Continuò a domandare il ragazzo con curiosità.
-E' una storia d'amore nata nel periodo del Medioevo. Devo leggere questo libro per il tema di
letteratura che si terrà la settimana prossima e devo anche sbrigarmi.-
-Una storia d'amore, eh? Una di quei romanzi rosa che leggono le ragazzine in piena tempesta
ormonale?-
-Ma che dici! Questa è una storia d'amore tormentata da un amore vero e fugace. E soprattutto un dramma musicale.
Non era nato come un romanzo. Era basato su un poema. Una storia d'amore segreta...-
-Raccontamela.-
-Ti interessa davvero?-
-Sì. Perché?-
-No, così, chiedevo solo.-
Brian in realtà non era chissà quanto curioso di conoscere la storia di quei due amanti, ma era più
interessato nel lasciarsi travolgere dalle dolci parole di America.
Aveva una scusa in più per continuare ad osservarla per ore senza che lei potesse accorgersi di nulla.
-Possiamo leggerla insieme, se ti va.- Disse la giovane, abbozzando un sorriso.
-D'accordo. Tu leggi ed io ascolto.- Continuò Brian, posizionando le sue braccia sulla spallina del letto.
Egli posizionò poi la sua testa sulle braccia e si fermò ad ascoltare il modo in cui America continuava a leggere
quel libro.
-Isotta disse: Perché provare dei sentimenti se dobbiamo reprimerli? Perché desiderare qualcosa se non potremo mai averla?-
Recitò America, continuando a leggere.
Brian si stava lasciando decisamente andare da quelle parole che gli stavano fremendo dentro.
-Tristano: Io mi torturo pensandoti insieme a lui, ad ogni suo sguardo impazzisco, come due furie mi divorano insieme 
la passione e la colpa… ti fa piacere vedermi così?- 

America si fermò al discorso di Tristano.
-Non è la cosa più bella del mondo?- Domandò America a Brian che si limitò ad osservarla.
-Sì...certo che lo è.- Sussurrò il ragazzo, focalizzandosi su di lei senza riferirsi alle parole
che America aveva appena letto.
Lui si stava riferendo a quella giovane che si stava lasciando logorare l'anima da quel libro
d'amore tanto tormentato.
-Isotta: Quante donne hai amato prima di me? Tristano: Nessuna. Isotta: E dopo di me? Tristano: Nessuna.- America
sospirò. 
Era una ragazza tanto fragile quanto emotiva.
-Isotta: Io ti amo, dovunque tu andrai dovunque tu sarai io sarò sempre con te! Tristano: Avevi ragione, non 
so se la vita è forte come la morte… ma l'amore è più forte di tutto!-

Brian ascoltò finalmente quella frase e quasi la fece sua.
Non aveva mai pensato a quanto l'amore potesse essere importante perché non ci aveva mai creduto
troppo.
Poi aveva visto America.
La stava ancora osservando e i suoi modi di fare, le sue parole, la sua voce...gli entrarono nelle viscere.
Aveva paura di stare per innamorarsi.
Aveva paura che quello che stava provando fosse un qualcosa di immondo e proibito.
Per la prima volta nella sua morte...aveva paura.
America finì di leggere il libro verso le otto di sera e Brian non si era annoiato neanche un po'.
Al contrario, aveva trascorso il suo tempo ad immaginare vite che non poteva più avere
indietro e ad osservare quella ragazza parlare dell'amore con così tanto dolore
che quasi gli si scioglieva il cuore.
Aveva appena capito quanto America fosse fragile dentro e allo stesso tempo quanto bisogno
aveva di sentirsi amata.
Alla fine, America chiuse il libro e rivolse uno sguardo alla finestra.
-Sei il primo ragazzo che non si addormenta leggendo queste cose.- Disse a Brian con una voce
debole e stanca.
-E' che ti stavo guardando e non riuscivo ad addormentarmi.- Rispose il ragazzo con semplicità,
facendo ancora battere il cuore della giovane.
America si sentì strana.
Nessuno le aveva mai rivolto tante attenzioni.
-Ehm...sì...forse sarebbe meglio se...ripongo il libro e me ne vado a dormire- Balbettò America, imbarazzata,
alzandosi dal letto e riponendo il libro nello zaino.
Fuori era diventato ormai buio e Brian si era alzato dalla sua posizione, strofinandosi gli occhi.
A momenti, sarebbe dovuta scendere giù per cenare e non era pronta per sentire le nuove preoccupazioni
dei suoi genitori.
-Stai ancora male per quel bastardo di Jasper?- Le domandò Brian, facendola sussultare.
-E' strano...in qualche modo quando ti sono accanto finisco sempre per non pensarci.- Ammise America,
sentendosi un po' meglio.
-Allora forse dovrei restarti accanto più spesso.- Brian si avvicinò alla ragazza e lei d'istinto, 
provò ad indietreggiare.
-No...non ti allontanare, ti prego.- Mormorò Gates, avvicinandosi sempre di più alla ragazza.
-Che cosa vuoi fare?- Domandò la giovane, tremando.
-Voglio solo provare...una cosa.- Continuò Brian, sussurrando.
Il ragazzo chiuse gli occhi e provò ad avvicinare le sue labbra a quelle della ragazza.
America sbarrò quasi gli occhi ma per qualche strano motivo, stava provando a chiuderli.
Le labbra di Brian non toccarono quelle di America, ma le sfiorarono semplicemente.
Dio, quanto gli faceva male sapere che non poteva baciarla.
-Tesoro, è pronta la cena.- La avvisò sua madre, entrando in camera mentre Brian si era
già dissolto nel nulla.
America sobbalzò e cercò più volte di riprendersi mentre si stava sentendo come se stesse morendo
dentro.
-S-sì. Arrivo.- Continuò la ragazza e sua madre ritornò in cucina come niente.
America iniziò a voltarsi sia a destra che a sinistra ma Brian se ne era di nuovo andato via.
E lei stava sudando.
Lo stomaco ricominciò presto a farle male.
Il suono improvviso del suo cellulare però, cercò di non farla sentire più frastornata di quanto era.
America si piombò di nuovo sul letto e prese il cellulare dal comodino, rispondendo alla chiamata di Johnny.
-Pronto?-
-America! Allora sei viva!-
-Oh, ciao Johnny, come stai?-
-Io benone e tu?-
-Non...mi lamento, dai.-
-Che ne dici di uscire con noi stasera?-
-Uscire con voi? Per andare dove?-
-Do una festa a casa mia. Sono sicuro che ti divertirai da morire.-
-Mh...non lo so Johnny, a dirti la verità non me la sento molto. Le feste non fanno per me.-
-E dai! Non farti pregare, c'è anche Erin. Non te ne pentirai!-
America sospirò.
Forse, aveva bisogno di staccare un po' dalla sua solita routine e da ciò che era accaduto con Jasper.
-D'accordo, ma non posso fare troppo tardi.-
-Sta tranquilla! Mando Matt a prenderti, tu fatti trovare pronta per le nove!-
-Le nove?! Ma sono già le otto!-
-A dopo!-
Johnny riattaccò la chiamata e America si era appena resa conto di stare per fare un qualcosa
che prima d'ora non avrebbe mai pensato di fare.
Doveva mentire ai suoi genitori per andare alla Black Rose e lo avrebbe fatto solo per cercare
di divertirsi un po' e non pensare a quel che le aveva fatto Jasper.
Forse stare un po' con i ragazzi le avrebbe fatto bene.






























***





















Quando Matt accompagnò America alla festa, lei stessa rimase
senza parole di ciò che i suoi occhi stavano vedendo.
Quando entrò in casa Seward, osservò delle catastrofi naturali
a cui nessuno al di fuori della Black Rose avrebbe mai voluto assistere.
Persone perse continuavano a ballare con euforia, bevendo dei cocktail come se non ci
fosse un domani e scopando dinanzi ai suoi stessi occhi.
America sbarrò i suoi di occhi, più volte.
-Che te ne pare delle feste a casa Seward?- Le domandò Matt con un tono di voce alto in modo da
sovrastare la musica che continuava a rimbombarle nella mente.
America non riusciva più a dire una sola parola.
Forse non sarebbe neanche dovuta essere lì ma ormai vi era dentro fino al collo.
Tutto ciò che stava osservando era così insano ed insicuro da farla preoccupare
seriamente.
Lei non era abituata a tutto quello.
-Ehi America!- Jimmy richiamò la sua attenzione e sia lei che Matt decisero di raggiungerlo.
Jimmy era con una ragazza che continuava ad accarezzargli le guance, per non parlare poi del
fatto che fosse mezza nuda.
-Cazzo Matt, pensavo che ti fossi perso!- Disse Jimmy, riferendosi a Shads.
-C'era traffico! Non potevo mica volare!- Ribatté Matt, mentre America continuava a voltarsi
come per paura che qualcuno potesse prenderla e farle del male.
Aveva imparato a non fidarsi delle persone della Black Rose nonostante i suoi nuovi amici
ne facessero parte...ma loro erano delle semplici eccezioni.
-America, tutto bene?- Le domandò poi James, sorseggiando della birra.
-Ehm...sì...è solo che mi sento un po' spaesata.- Ammise la ragazza, senza voler neanche
togliersi la giacca che aveva addosso che le nascondeva il vestitino che aveva
deciso di indossare per la serata.
Per una volta, aveva deciso di fare una piccola eccezione. Dopotutto, era una festa!
-Fai come se fossi a casa tua. E' questo ciò che ti direbbe il nano che in questo
momento se la starà prendendo con qualche povera ragazza.- Continuò Jimmy.
-Perché?- Domandò poi America curiosa.
-Devi sapere che Johnny odia particolarmente il genere femminile dopo che una donna
gli portò via per sempre suo padre.- Le spiegò poi Matt creandole un nodo in gola.
-Oh...mi dispiace tanto.- Continuò la bionda, osservando poi un graffio che Jimmy aveva sul viso,
al di sotto dell'occhio destro.
Lo aveva notato solo in quell'istante.
-Jimmy, cos'hai in faccia?-
-Mh, questo dici? E'...solo un graffio.-
-Solo un graffio?!-
-Okay, hai vinto. Avevo bisogno di soldi ed ho partecipato ad una piccola rissa di strada ma come
puoi ben notare sono ancora vivo e vegeto.-
-Non dovresti fare queste cazzate! Sai che lui non lo vorrebbe...-
-Sì...lo so.- Rispose Jimmy, pensando a Brian.
L'aria diventò improvvisamente più pesante nella casa ma,ben presto,  America riuscì a trovare
Erin al bar improvvisato, stile feste del college, e fare quattro chiacchiere con lei.
Sfortunatamente però, la ragazza aveva alzato un po' il gomito ed aveva riempito il bicchiere di America
di un cocktail quasi micidiale.
America non era abituata a bere e quel cocktail le fu quasi fatale.
Si sentì improvvisamente più brilla e si tolse la giacca, sentendosi sudare.
Chiese ad un ragazzo un altro cocktail e lo buttò giù con velocità senza pensarci su due volte.
Aveva bisogno di bere e soprattutto dimenticare.
Erin era più sbronza di lei ed insieme non riuscirono neanche più a reggersi in piedi dopo un po'.
-Che cazzo succede qui?- Domandò Matt, osservando America ridere come non mai insieme ad Erin.
-Queste due sono ubriache fradicie.- Continuò Jimmy, abbozzando un sorriso.
-Bene...ci mancava solo questa.- Borbottò poi l'amico, sbuffando.
America intanto si era distesa sul pavimento insieme ad Erin e le sue continuavano a bere come se
non ci fosse un domani.
Dopo circa una ventina di minuti, America si alzò dal pavimento e decise di andare in bagno barcollando
di continuo.
Non riusciva più a vedere bene ma, quando aprì una porta, pensando di trovarsi in bagno, finì col vedere
Zacky sniffare della cocaina dinanzi agli occhi.
America cercò di fare mente locale pensando a quanto l'avesse scossa quella situazione.
-Ma sei coglione?!- Gli urlò contro, spingendolo contro il muro ed osservando la cocaina 
al di sopra di un letto.
-Oh cazzo...America...che ci fai tu qui?- Le domandò il ragazzo, sentendosi frastornato.
-Ma tu pensi davvero che Brian voglia tutto questo?-
-Io con quella roba ci tiro a campare! Fatti i cazzi tuoi, tu!- Urlò Vee, sentendosi la testa pesante.
-Sai cosa? Brian ti avrebbe voluto come una persona migliore! E tu che cosa fai? Cazzo, continui
a deluderlo!-

-Ma tu che cosa cazzo ne sai di lui? Non parlare di Brian in quel modo!-
-Fai che cazzo ti pare, Zacky! Hai tradito un amico, questa sera.- Continuò America, uscendo ancora barcollante
dalla camera per poi cadere a terra.
Non stava capendo più niente e la musica alta non fece altro che farla sentire peggio.
Le sue parole sembravano strisciate, faceva addirittura fatica a parlare.
Improvvisamente, però, dinanzi ai suoi occhi si ritrovò la figura di Brian.
-America, che cazzo hai fatto?!- Sbottò il ragazzo, inginocchiandosi dinanzi a lei.
America non rispose. Non sapeva cosa dirgli.
-Quanto cazzo hai bevuto?-
-Un po'.-
-Un po'?!- Ribatté Gates, sentendosi quasi in colpa di esser scomparso in quel modo.
Non avrebbe dovuto permetterle di partecipare alle feste catastrofiche di Johnny.
-Volevo solo dimenticare.-
-Non è così che ci si dimentica delle cose.- La rimproverò Gates mentre Jimmy lo superò, prendendo
America tra le braccia.
-Meglio se la riporto a casa...lei non è abituata a questo genere di feste.- Disse Jimmy riferendosi
poi a Matt che si limitò ad annuire.
-No...non portatemi a casa...no...- Continuava a sussurrare America, sentendo la testa ancor più pesante.
Jimmy riuscì a riportarla a casa e lei aprì la porta consapevole di poter ricevere dei rimproveri
da parte dei suoi genitori.
Ma al contrario, li ritrovò entrambi che dormivano sul divano.
-Ho messo dei sonniferi nel loro té, stasera.- Le disse Brian, apparendo alle sue spalle.
America annuì alle parole del ragazzo e salì con lentezza le scale, sbattendo ovunque.
Quando giunse finalmente nella sua camera, cadde a terra, non riuscendo neanche a svestirsi.
Era esausta, non si era mai sentita così in tutta la sua vita. 
Brian sapeva che non poteva rialzarla dal pavimento ma si occupò di toglierle le scarpe dai piedi
e di sfilarle via i vestiti.
L'aveva vista in intimo ed i suoi ormoni si ritrovarono presto in tempesta.
America aveva chiuso gli occhi e stava cercando di riposare ma era così piena di alcool dentro
che iniziò a vomitare lì, a terra.
Brian le restò accanto per tutto il tempo e pur non potendola toccare o tenerle i capelli, continuava
a sussurrarle parole dolci che in quel momento le facevano bene.
-Ci sono io con te...stai tranquilla.- Le sussurrò di continuo dopo che la ragazza finì di rigettare
l'anima.
Gli faceva male vederla in quelle condizioni e pensò a quante volte vi si era trovato lui e non c'era
nessuno ad aiutarlo.
Suo padre se ne stava a bere sul divano su cui stava facendo la muffa e lui rimetteva di continuo
rischiando quasi dei collassi.
Ma America non era sola come credeva di essere da un po'.
Quando finì di vomitare, si rialzò con lentezza sentendosi tutta indolenzita e si gettò sul letto.
Stava continuando a sudare mentre osservava Brian ripulire tutto lo schifo che aveva rigettato.
Brian stava sudando.
Si stava dando da fare e stava ripulendo tutto per evitare di farle avere dei problemi con i suoi genitori.
America iniziò stranamente a guardarlo con occhi diversi e lui decise di volerla lasciare da sola a riposare.
Stava per scomparire tra le mura ma i sussulti di America lo fecero restare.
-No...non te ne andare.- Sussurrò la giovane, tra le lacrime.
-America...hai bisogno di riposare...-
-Non voglio dormire da sola.- Continuò la ragazza, facendo smuovere il cuore di Brian che stava
letteralmente impazzendo insieme ai suoi ormoni.
Brian sospirò e si sdraiò come sempre al fianco della ragazza.
-Avevo paura che mi avresti lasciata...- 
-Non me ne andrò se è questo che vuoi.-

America annuì alle parole del ragazzo, addormentandosi l'istante dopo.
Brian restò a guardarla ma pensò al momento in cui avrebbe dovuto lasciarla per forza.
Chissà se ci sarebbe mai riuscito.







































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve miei piccoli lettori!
Pensavate di esservi liberati di me, vero?
Come state? Io sono ancora sommersa dallo studio per colpa
di questo dannato esame di maturità!
Giuro che mi stanno mettendo un'ansia addosso che sto cercando
di scaricare in tutti i modi possibili!
E nulla, rieccoci con un nuovo capitolo della fanfiction!
Un capitolo abbastanza profondo che spero che vi sia piaciuto come tutti
gli altri!
O magari un po' di più così mi lascerete più recensioni? RIEMPITEMI LA FF
DI RECENSIONI, OMG.
Okay, basta, mi calmo.
Che ve ne pare del personaggio di America? Io spero vivamente che vi stia piacendo!
Sto facendo l'impossibile per renderla come realmente vorrei anche per aiutare voi
ad immedesimarvi sempre di più nel personaggio!
Per quanto riguarda Brian, invece, avete appena scoperto un po' della sua storia.
Il suo rapporto con il padre era davvero pessimo e Morrigan sembra essere la sua luce
nel buio.
Così, come lo è diventata anche la nostra protagonista.
Ma sì, c'è un motivo per cui ho inserito un personaggio come Morrigan nella storia ma sapete
già che non posso spoilerarvi niente.
Profondo anche il discorso tra America e Brian, no?
Venire da un luogo come la Black Rose comporta molti pericoli, certo.
Ma tuttavia...presto ne vedrete delle belle!
Spero che questa ff vi stia davvero piacendo molto perché come vi ho sempre detto questa per
non è UNA ff ma LA ff.
Ci tengo davvero tantissimo e credo che anche molti lettori che hanno perso qualcuno di importante
si lasceranno cullare in qualche modo dalle mie parole.
Io personalmente, me lo auguro tantissimo.
Ho inoltre aggiunto dei passaggi del libro di Tristano e Isotta perché...sì insomma, li amo.
Capitemi.
Se siete passati da qui quindi...ed avete letto questa storia, non esitate a dirmi
cosa ne pensate!
Ringrazio come sempre la piccola e dolce Saya che riesce sempre a dare il meglio di sé facendomi
da beta.
Merita tanto anche lei quindi andate a dare un'occhiata al suo profilo!
Bene...adesso la smetto di annoiarvi e come al solito ringrazio tutti i lettori che continuano
a seguirmi!
Grazie mille, davvero. Siete dei cupcakes dolciosi!
Buona serata a tutti e se volete...







AL PROSSIMO CAPITOLO, GUYS!



-SynysterIsTheWay.
 

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Capitolo 9
*** 9. God knows what is hiding in those weak and drunken heart. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

9° God knows what is hiding in those weak and drunken heart.



















Gli amori impossibili e quasi irrealizzabili sono quelli
che durano nel tempo e ti accompagnano fino alla morte.
C'è chi ama da sempre e chi non ha mai amato per paura di essere ferito.
Chi ama ma non lo dimostra. Chi ama senza sosta e vorrebbe urlarlo a tutti.
Ci sono così tanti amori al mondo che sarebbe difficile per chiunque capire
qual è realmente l'amore vero.
Era questo ciò che continuava a pensare America quella mattina mentre si preparava
per andare a scuola.
Non aver mai conosciuto l'amore per lei poteva significare non essere in grado di amare?
C'erano così tante persone nel mondo.
E se lei avesse incontrato già la persona giusta e l'avesse semplicemente evitata?
E se non avrebbe incontrato mai la sua anima gemella?
La vita è un ciclo continuo. Non sai mai dove può andare a finire quando
c'è un sentimento così forte nel mezzo.
Ma gli amori impossibili sono davvero quegli amori che ci sono ma non possono
realizzarsi? 
No.
Gli amori impossibili possono anche sbocciare troppo in ritardo per essere compresi.
A volte, capisci davvero l'importanza di una cosa, di una persona...solo quando la perdi.
Ed America non riusciva a capire come identificare l'amore.
Forse doveva solo ancora trovare la persona giusta.
L'avrebbe trovata, certo, aveva tutta una vita davanti...ma come avrebbe fatto
a riconoscere la sua anima gemella?
I suoi pensieri vennero presto interrotti dal suono del campanello di casa che annunciò
l'arrivo di Erin.
Ormai, avevano deciso di fare la strada insieme tutte le mattine per farsi
compagnia a vicenda.
Inoltre, le due sembravano andare particolarmente d'accordo.
Brian non si era fatto ancora vedere ma America sapeva che aveva quella strana mania
di addormentarsi con lei la notte e scomparire al mattino.
Per di più, l'unica cosa che riusciva a ricordare della scorsa notte era di aver visto Zacky
farsi di cocaina ed aver rigettato l'anima.
Ma non si era permessa di giudicare Zacky perché in cuor suo sapeva che non era quella
persona dell'altra sera.
Era diventato così da quando Brian lo aveva lasciato e doveva pur sfogarsi in qualche modo.
Nel modo sbagliato, ovviamente, ma come fargliene una colpa?
America si sentì stranamente su di giri.
E se Erin non ne sapesse niente? In quel caso i due avrebbero finito per litigare ancora.
La giovane aprì la porta di casa e salutò l'amica che aveva un sorriso luminoso già da qualche giorno.
Da quando era tornata con Zacky sembrava essere la ragazza più felice dell'universo.
-Buongiorno bellezza, sei pronta per una nuova giornata di scuola?- Le domandò la ragazza con entusiasmo
mentre America stava cercando di chiudersi la porta di casa alle spalle.
-Sì. Non capisco come tu faccia ad essere così pimpante dopo la sbronza di ieri.- Disse la giovane mentre
si incamminavano insieme verso la scuola.
-Sono abituata a questo genere di cose!- Esclamò poi Erin, sorridente.
-Beata te. Io mi sento ancora nauseata.- Ammise America, sentendo dei conati di vomito
premerle di continuo in gola.
Aveva decisamente bevuto troppo.
-Prima sbronza?-
-Sì. Un disastro.-
-Ah beh, se vuoi partecipare alle feste di Johnny dovrai abituarti a questo genere di cose.-
-Io credo che la prossima volta me ne starò a casa. Ero piuttosto giù di morale per quello che era accaduto
con Jasper e pensavo di annegare tutto nel fondo di una bottiglia. Pessima decisione.- Continuò America, quasi
odiandosi.
-Sì, lo so. Ieri sera prima di iniziare a bere me ne hai parlato...è stato proprio un'idiota, ma ehi! Ho una
notizia che forse ti farà piacere sapere.-
-Quale?-
-Non chiedermi i particolari, so decisamente poco sull'argomento ma...Jasper ha avuto proprio una bella lezione!-
-Da chi?-

-Ti avevo chiesto di non chiedermi i particolari, no? Comunque so che qualcuno deve avergli spento una sigaretta
sulla mano e lanciato una bottiglia di birra addosso. Un vetro della bottiglia gli è stato conficcato nel braccio
e dopo avergli messo dei punti lo hanno rimandato a casa. Tutto questo è accaduto ieri mentre noi eravamo alla festa di Johnny.-

America sbarrò gli occhi, quasi incredula di ciò che era accaduto al ragazzo.
Un po' se ne dispiaceva, ma non più di tanto.
-Ma quindi...non si sa chi è stato?-
-No...lui dice che nella sua camera la luce si era spenta all'improvviso e lui non è riuscito
a vedere in faccia il suo aggressore anche se...continuava a ripetere che non sentiva la presenza di
nessuno in camera. Ah...questi sono brutti tempi per Huntington Beach.-

America restò in silenzio per tutto il tempo mentre in cuor suo aveva iniziato a capire chi aveva
fatto del male a Jasper.
Quasi respirava a fatica quando aveva provato a pensare a Brian come una persona così aggressiva.
Aveva quasi ricominciato ad avere paura di lui.
-America? Va tutto bene?-
-Hm, sì. Va bene...è solo che stavo pensando a ciò che è accaduto a Jasper.-
-Non deve dispiacertene, anzi. Meglio così. Colui che gli ha fatto del male merita la mia stima anche se...
un vetro incastonato nel braccio è...non voglio neanche pensarci!- Disse ancora Erin mentre l'espressione
sul suo viso diventava improvvisamente schifata.
Quando arrivarono a scuola, si salutarono per svolgere le proprie lezioni del giorno e America cercò
di ristabilirsi dopo essere entrata nell'aula d'arte.
Era così felice di poter svolgere la sua lezione preferita e presto iniziò a ritrarre ciò che le era stato
chiesto dalla sua professoressa.
Stava dipingendo un paesaggio innevato e lei amava disegnare quel genere di cose.
A fine lezione, la professoressa annunciò alla classe di dover svolgere un compito per la settimana prossima
che consisteva nel ritrarre il volto di una persona.
Di fare un ritratto.
Avrebbero avuto una settimana di tempo per fare ciò e America stava già iniziando a pensare
alla persona che le avrebbe fatto da cavia per un giorno.
Dopo le prime lezioni, America si ritrovò come al solito in sala mensa con i ragazzi ed Erin.
Ormai pranzavano sempre insieme. Era l'unico modo per parlarsi alla V dato che non tutti
seguivano gli stessi corsi.
-La festa di ieri è stata uno sballo!- Esclamò Jimmy, soddisfatto.
-Vorrei poter dire lo stesso.- Sbuffò poi Johnny, spalmando del burro di arachidi su di un toast.
-Perché? Che cosa ti hanno fatto quelle donne da strapazzo, Johnny?- Gli domandò Erin, roteando gli occhi.
Ormai tutti conoscevano l'odio represso di Johnny verso le donne.
-Niente. Ci sono andato a letto e le ho cacciate fuori come sempre.- Continuò il nano, soddisfatto.
-Io davvero non ti capisco...le donne non sono tutte uguali!- Lo rimproverò Matt, guardandolo con 
poca comprensione.
-Quelle della Black Rose, sì.- Ribatté Christ, deciso.
-Ehi! Ti ricordo che faccio parte anche io della Black Rose!- Si lamentò Erin, sentendosi offesa.
-Beh, io ho sempre detto a Zacky di non rovinarsi la vita.- Continuò Johnny con ironia mentre
tutti scoppiarono a ridere tranne la diretta interessata che continuava a fare la finta offesa.
-Prima o poi troverai la ragazza ti farà perdere la testa e cambierai il tuo modo di pensare.- Disse America,
sorridendo al ragazzo che quasi le stava scoppiando a ridere in faccia.
-Molto divertente, America! Le donne sono tutte uguali.- 
-Tranne lei, ovviamente.- Continuò Jimmy, indicando una ragazza che nessuno aveva visto prima d'ora.
Era una ragazza dai lunghi capelli rossi che se ne stava in disparte a mangiare la sua zuppa.
-Ancora che le vai dietro, Jimmy? Quella non uscirebbe mai con te. Sa che sei della Black Rose.- Continuò
Matt, frantumando tutti i sogni di James.
-Le ho provate tutte per parlarle. Cazzo, non cede!- Esclamò James, deluso.
-Chi è? Non l'ho mai vista qui...- Domandò America, curiosa.
-Tutto quello che sappiamo di quella ragazza è che si chiama October e che frequenta le lezioni
di musica. Nient'altro.- Rispose Zacky, tenendo Erin tra le sue braccia.
-E che Jimmy ha preso una brutta cotta per lei sin dall'inizio dell'anno scolastico.- Continuò
Matt mentre Jimmy avrebbe tanto voluto prenderlo a padellate in testa.
-Sì, mi piace. Però sembra che solo la mia vicinanza possa spaventarla.- Borbottò James, posizionando
un gomito sul tavolo.
-Beh è comprensibile. Anche io inizialmente avevo paura di voi perché sapevo che venite dalla Black
Rose ma poi ho capito che in realtà siete proprio delle brave persone.-
-America, il vero problema è che qui tutti sanno delle risse a cui partecipa James. Io ho avuto modo
di osservarla un po' a lezione di letteratura e sembra una ragazza molto tranquilla. Io e i ragazzi
l'avevamo vista al corso di musica ma poi me la sono ritrovata nella classe di letteratura. Non è in cerca
di guai e sembra essere per giunta molto fragile. Le bastò il tema di un mio compagno di classe che parlava
d'amore per emozionarsi. Aveva i lacrimoni.-
-Questo Matt vuol dire che è una ragazza molto sensibile. Ho paura che Jimmy dovrà abbandonare
un po' la sua vita "mondana" per conquistarla.- Continuò America, mentre il ragazzo dagli occhi azzurri
non faceva altro che sbuffare.
-E' che per ora non ho testa di fare nulla...- Sussurrò poi Sullivan, riferendosi probabilmente
a Brian.
-Parlando di altro, che si fa stasera?-  Domandò poi Johnny.
-Un'altra festa a casa tua?- Propose Zacky, beccandosi un'occhiataccia da parte della sua fidanzata.
-Mh, dobbiamo organizzare qualcosa. America, pronta per un'altra sbronza?- Le domandò Jimmy, abbozzando
un sorriso.
-No, oggi arriva mia cugina dalla Francia e devo andarla a prendere all'aereoporto.- Continuò la giovane,
pensando a quanto era felice di riabbracciare la sua amata cugina.
-Hai una cugina che vive in Francia? Wow!- Esclamò poi Erin.
-Sì, ha diciassette anni ed è un po' snob ma simpatica. E' una brava ragazza.- 
-Beh, allora perché non la fai venire alla festa di questa sera?- Domandò poi Johnny.
-Perché non è il tipo da festa e per vostra sfortuna si è documentata un po' troppo sulla Black Rose.-
-Ah, questa già mi sta sulle palle.- Sbuffò Christ, addentando il suo toast.
America, Erin e i ragazzi pranzarono insieme continuando le loro discussioni e parlando delle lezioni
che avrebbero dovuto continuare durante il giorno.
Dopo aver pranzato, si alzarono tutti dal tavolo e si salutarono.
-Ah, America, aspetta!- Zacky richiamò l'attenzione della giovane che si voltò verso di lui.
Zacky si avvicinò alla ragazza con fare imbarazzato ed iniziò a grattarsi la nuca con nervosismo.
-Ho buttato quella roba. Sì, è che...le tue parole mi hanno fatto pensare molto a Brian e...volevo
ringraziarti. Ti devo due favori ora.-

America sapeva che Vee le stava dicendo la verità e che era sincero. Glielo si leggeva negli
occhi che non stava provando a prenderla in giro.
-Non mi devi niente. Ti ho solo detto ciò che pensavo e...non mi piace sapere
che una persona a cui voglio bene debba farsi del male in questo modo.-
-Grazie ancora. Non dire niente ad Erin...non vorrei che si preoccupasse troppo inutilmente.-
Dopotutto, Zacky aveva iniziato da poco ad eccedere. Era abbastanza forte da essere in grado di abbandonare
quella roba.
-D'accordo. Ma ehi, Zacky?-
-Sì?-
-Non cacciarti più nei guai, d'accordo?-
-Certo! A dopo America!-
America sospirò, soddisfatta. Era riuscita ad aiutare anche Zacky e quasi non ci credeva.
Ora, poteva stare un po' più tranquilla del solito.






























***





















Quando America tornò a casa da scuola ed osservò Brian dipingere
alcune rose che lei aveva in sospeso, trasalì.
Non si aspettava di certo di trovarlo in quello stato ma, allo stesso tempo,
le iniziarono a tremare le gambe.
-Ah, sei tornata. Bel lavoro con Zacky.- Le disse Brian, regalandole un sorriso
che quasi l'aveva uccisa sul colpo.
L'avrebbe, appunto, se non avesse iniziato a capire che lui centrasse qualcosa
con l'incidente di Jasper.
-Brian...hai saputo di quello che è accaduto a Jasper ieri sera?- Gli domandò America,
incrociando le braccia verso il petto.
-No...che cosa è accaduto a Jasper ieri sera?- Domandò di rimando il ragazzo senza guardarla neanche
negli occhi.
Non si sentiva degno di sostenere lo sguardo amareggiato della ragazza e sapeva bene
che lei aveva già capito tutto.
Non sarebbe mai riuscito a mentirle guardandola negli occhi.
-Qualcuno gli ha impiantato un vetro nel braccio facendogli quasi perdere un arto con 
una bottiglia di birra e gli ha spento una sigaretta sulla mano. Tu non ne sai proprio nulla?- Continuò
America, reggendogli il gioco.
Brian continuava a fissare le rose, ma si fermò improvvisamente senza continuare a dipingerle.
-Qualcuno doveva pur fargliela pagare per quello che ti aveva fatto.- Sbottò Gates, facendo
tremare ancor di più America che quasi sentì un boato nel petto.
Lei aveva sempre odiato la violenza.
Lo credeva uno di quei modi stupidi delle persone codarde che volevano fare i duri.
Solo chi aveva una maggiore insicurezza in sé stesso poteva ricorrere alla violenza e questo America
lo sapeva bene.
-Sei solo uno stupido se pensi che è con la violenza che si risolvono le cose!- Gli urlò improvvisamente
contro la bionda, facendolo sussultare.
Brian le rivolse finalmente uno sguardo. Non voleva che America lo vedesse come un mostro ma, in qualche modo,
era riuscito di nuovo a spaventarla.
-Ma io l'ho fatto per te, America!- Ribatté il ragazzo, alzandosi dalla sedia adiacente alla scrivania.
-Non posso ancora crederci...- Disse la ragazza con debolezza, indietreggiando sempre di più.
-America...come potevi pensare che me ne sarei stato buono nel sapere che quel bastardo ha osato
prenderti in giro in quel modo?-

-Quello che so è che sei un violento e che devi starmi lontano!-
-Ma cosa stai dicendo...-
-Vattene via!-
-America, non volevo spaventarti...-
-Vattene, ho detto! Non voglio più vederti!-
Gli urlò contro la ragazza mentre i suoi occhi stavano
iniziando a riempirsi di lacrime.
Brian serrò la mascella con rabbia e gettò il pennello che aveva tra le mani a terra.
-Okay. Me ne vado se è questo ciò che vuoi. Ma sappi che comunque l'ho fatto per te.- Le disse Gates con frustrazione,
abbassando poi gli occhi e superandola.
America riuscì a sentire l'aura del ragazzo ma non si voltò neanche per un secondo verso di lui.
Le parole del giovane le erano entrate dentro e lei continuava a sentirsi come se qualcuno la stesse pugnalando
più volte al cuore.
Quando si voltò, di Brian non ne era rimasto nulla.
Con un vuoto al petto si distese sul letto e pensò a quanto avrebbe voluto non lasciarsi prendere
troppo dalle debolezze in quell'istante.
Forse aveva sbagliato a trattare Brian in quel modo ma la violenza era una cosa che proprio non riusciva
ad inghiottire.
Quando rivolse il suo sguardo verso l'orologio situato sul suo comodino, si rialzò dal letto
e si ripulì il viso sporco di trucco andato a male.
Doveva andare a prendere sua cugina all'aeroporto ed era anche in ritardo.


























***



















America corse verso l'aeroporto e per fortuna l'aereo proveniente da Parigi
era in ritardo.
Attese per alcuni istanti nell'enorme atrio mentre continuava ad osservarsi
i piedi.
Si sentiva a disagio a stare con tutte quelle persone che, come lei, stavano attendendo
i propri familiari o forse dei semplici amici.
Dopo aver combattuto un po' della sua timidezza si decise ad osservare gli sguardi
delle persone capendo ogni cosa.
Era incredibile come riuscisse a capire bene dalle loro espressioni come si sentivano
dentro.
In molte persone vedeva tensione ed in altre molta felicità ed esuberanza.
Poi, si rivolse alle persone che dovevano andarsene che avevano uno sguardo così perso
e vuoto che le lasciava l'amaro in bocca.
Era così brutto vedere dinanzi a lei una coppietta di giovani che si stavano baciando
dinanzi a tutti.
Un'anziana li stava osservando disgustata nel vederli baciarsi, invece America
non fece altro che osservarli con ammirazione.
Quei ragazzi non avevano paura di mostrare il loro amore e non si vergognavano di mostrare
a tutti quanto si amavano.
America li fissò per alcuni minuti e quasi desiderò anche lei un amore così.
Un amore puro, vivo.
Il ragazzo dal ciuffo nero stava accarezzando una guancia della ragazza e le stava sussurrando
cose che lei non riuscì a sentire.
Lei scoppiò a piangere l'istante dopo, diventando improvvisamente rossa come un peperone.
Lui la strinse forte a sé e chiuse gli occhi per cercare di controllarsi.
Era un ragazzo e, per orgoglio, non avrebbe mai mostrato a nessuno le sue debolezze.
Nell'istante in cui i due innamorati si abbracciarono, ad America le balzò in testa il pensiero
di Brian e non riusciva a capirne il motivo.
Aveva iniziato a pensare a lui e a quanto avrebbe desiderato di abbracciarlo. 
Chissà come sarebbe stato sentirsi stretta tra quelle braccia muscolose e piene zeppe di tatuaggi.
Si sarebbe sentita a casa? Si sarebbe sentita bene? Si sarebbe sentita...amata?
Se non altro, non lo avrebbe mai saputo.
L'aereo arrivò pochi minuti dopo ed i due fidanzati erano già pronti per salutarsi.
La ragazza prese la mano di lui che si voltò senza rivolgerle neanche uno sguardo in più.
America osservò il volto del ragazzo e capì subito che stava piangendo.
La ragazza restò immobile nel vedere il suo fidanzato correre verso il gate mentre non ce la faceva
neanche a voltarsi e a sorriderle.
Ad America le si strinse lo stomaco e le si spezzò il cuore nel vedere una scena del genere ma, dopo un po',
iniziò a sentirsi meglio.
Un tornado di esuberanza la colpì, facendola sorridere e ridere tantissimo.
Mia, sua cugina, era scesa dall'aereo con un'energia incredibile ed era saltata addosso
ad America facendola cadere a terra.
Le due si ritrovarono sul pavimento dell'aeroporto mentre tutte le persone le stavano osservando, divertite.
-Da quanto tempo, cugina!- Esclamò Mya, più felice che mai.
Non c'era che dire, Mia era da sempre stata come un ciclone di energia e vitalità.
-Sì, sono felice anch'io di vederti ma adesso alziamoci perché ci stanno guardando tutti.- Disse America,
ridendo mentre si alzò dal pavimento lasciandosi aiutare dalla cugina.
-Oh America, mi sei mancata tantissimo!- Esclamò la ragazza bruna, dagli occhi a mandorla ed il vestitino
rosa in pizzo.
-Mi sei mancata un casino anche tu! Allora, com'è andato il viaggio?-
-Sono stata benissimo in prima classe ma c'era un signore che continuava a mangiare
la sua crepes alla nutella davanti a me e la stava mangiando con le mani, ma ti rendi conto?!- Esclamò Mia
con un'espressione rivoltante sul volto.
-Oh ma non mi dire...dimenticavo che tu sei l'unica persona sulla faccia del pianeta che mangia
le crepes con le posate!- Continuò America, abbozzando un sorriso e pensando a quanto sua cugina non 
era per nulla cambiata.
Mia era una ragazza di un certo ceto sociale ed apparteneva ad una famiglia così ricca che 
la sua villa possedeva ben quarantadue camere.
Aveva persino la servitù ma nonostante ciò era una ragazza piena di vitalità.
Era sempre allegra e dovunque passava portava sempre tantissima allegria.
A lei piaceva anche fare la snob ma in fondo era davvero una brava persona.
-Io sono troppo in gamba per questo mondo, America. Tu invece, come stai? Zia Anwyn e zio Marshall?-
-Stanno bene ed ovviamente ti stanno aspettando. Ti fermerai per molto?-
-A dire il vero non lo so ancora. Il mio collegio è in fase di ristrutturazione e siamo in vacanza quindi
abbiamo tutto il tempo per stare insieme!-
-Bene, è un problema per te se dormiamo nello stesso letto?-
-Scherzi? E' perfetto tanto resto a dormire da te solo per questa notte.-
-Cosa? E perché?-
-America, sai bene come sono fatta. Non voglio infastidire nessuno con tutti i miei vizi così
ho deciso di prenotare un albergo che possa darmi tutti i comfort di cui ho bisogno. Sarei davvero
un peso per voi e vorrei evitare.-
-Non avresti dovuto prenotare un albergo, Mia. Mi sarei adeguata, lo sai bene.-
-Stai tranquilla. Poi so che hai da studiare e non voglio esserti d'impiccio.-
-Non cambierai mai.-
-Lo so! Allora, andiamo?-
-Sì, andiamo prima che i miei ci diano per disperse.- Disse poi America, prendendo
la valigia di Mia e trascinandola con sé.
La ragazza con il tempo non era per niente cambiata. Era la solita ragazza dal caratterino forte e difficile
ma che aveva un cuore grande quanto una casa.
Aveva i capelli lunghi e neri ed un paio di occhi castani che per qualche strano motivo incantavano tutti.
Le due ragazze si diressero in fretta verso casa Mcklain e Mia non la smetteva neanche per un secondo di parlare.
Stava parlando ad America di tutta la sua routine giornaliera lì a Parigi. 
Non c'era nulla da dire. Era proprio rimasta la stessa.



























***















I genitori di America avevano fatto l'impossibile per cercare
di far sentire Mia a proprio agio in casa loro.
Quella sera sarebbero dovuti uscire per una cena di lavoro ed avevano
lasciato il piccolo Brandon alla nonna per evitare che potesse infastidire
la giovane, stanca per il viaggio.
Mia ed America salutarono i due adulti e si distesero sul divano ricominciando
a parlare tra di loro.
Avevano così tante cose da dirsi.
-E poi ovviamente gli ho detto che non volevo più avere nulla a che fare con lui. Io
da quel giorno ho ufficialmente chiuso con i ragazzi.- Sbottò Mia, raccontando alla cugina
della sua ultima esperienza con un ragazzo.
-Ma ti capita mai di ripensare a lui?- Le domandò poi America con curiosità.
-Beh delle volte sì ma poi mi rendo conto del fatto che non eravamo semplicemente fatti
per stare insieme. Lui non mi rispettava. Non mi faceva sentire una donna e non mi faceva
stare bene. Trova un ragazzo capace di farti sorridere e hai vinto.-
-Quindi lui non era capace di farti sorridere?-
-Diciamo che non riusciva a prendermi. Ma per ora ho chiuso con i ragazzi. Ho imparato
a non aspettarmi nulla dalle persone.- Continuò Mia con convinzione.
Nel momento però in cui America aveva ben pensato di rispondere a sua cugina, le
squillò il cellulare dalla tasca dei jeans.
America prese il telefono tra le mani e lesse sul display il nome di Matt.
-Pronto?- 
-Se non vieni alla festa, la festa viene a casa tua!-
-Matt, sei forse impazzito?!-
-Ma no, sto scherzando! Ehi, stiamo venendo a casa tua, abbiamo preso le pizze!-
-Ma...-
-Tranquilla, siamo solo noi! Manca Erin perché aveva da studiare ma spero che i tuoi
non ci caccino fuori a calci in culo!-
-Matt, i miei non ci sono...-
-Oh, ancora meglio!-
-Matt, chiedile se sua cugina è una bomba sexy!- Esclamò Jimmy alle spalle di Shads.
America roteò gli occhi solo ad ascoltare la voce di James ma abbozzò poi un sorriso.
-Allora, possiamo?-
-Ehm...va bene. Vi aspetto qui allora...-
-Arriviamo!-
Matt terminò la chiamata ed America aveva appena capito di aver fatto la peggior
cazzata di tutta la sua vita.
-Chi è questo Matt? Il tuo fidanzato?- Le domandò sua cugina, stuzzicandola.
-Oh no...Matt è solo un amico e...sta venendo qui.-
-Mh, davvero? Bene. Sarò felice di conoscere il tuo amico.-
-Il problema è che sono in quattro.- Continuò America, grattandosi il mento.
-Oh...allora mi farà piacere conoscere i tuoi più cari amici! Sono carini? C'è qualcuno che ti piace?-
Le domandava Mia con curiosità ed entusiasmo.
Sembrava per giunta molto buffa.
-Mia...prima io devo dirti una cosa...- Si preparò America, tirando un respiro profondo.
-Cosa? Oh mio Dio, ti senti male? Ah, lo sapevo che ti piaceva qualcuno!-
-Ma no, cosa dici...è che quei ragazzi fanno parte della...-
-Della?-

-Black Rose.- Tirò fuori poi America, liberandosi del groppo che aveva in gola.
Mia sbarrò gli occhi quasi era incredula di ciò che le aveva detto sua cugina.
-Della Black Rose? Ma America...sei entrata in qualche brutto giro? O peggio ancora,
qualcuno ti ha minacciata? Ah ma se li prendo io...- 
-No, nulla di tutto questo, Mia. Davvero.-
La ragazza intanto, si sentiva ancora allarmata.
-Sono dei bravi ragazzi e non centrano quasi nulla con quel luogo. Te li farò
conoscere e sarai tu stessa a trarne le tue conclusioni ma ti prego...non giudicarli.-
Mia osservò con attenzione gli occhi di America e capì che era sincera.
-D'accordo...voglio crederti, ma terrò il cellulare acceso per tutta la serata e nella tasca
del mio vestitino per qualsiasi evenienza. Chiamare la polizia non mi costerà nulla.-
-Stai tranquilla, ti prometto che non te ne pentirai.-
-Io sono tranquilla.-
-Ma dai, guarda che l'ho capito che te la stai facendo addosso!-
-No, non è così. Adesso vado a farmi una bella doccia e poi uscirò dal bagno per
conoscere quelli che tu reputi amici. Ma chiamami se ti succede qualcosa!-
-Mh, vai a fare la doccia prima che non ti tiri quei bei capelli lunghi che hai!- Continuò America
ironizzando mentre sua cugina era ormai corsa al piano di sopra.
America sapeva che i ragazzi sarebbero riusciti a farsi voler bene anche da lei che sembrava 
essere così diffidente.
Inizialmente sarebbe stata tragica, ma poi Mia avrebbe capito che in fondo erano il contrario
di ciò che dimostravano di essere.
Dopo alcuni istanti, qualcuno suonò al campanello di casa.
America aprì la porta ed i ragazzi entrarono in casa con esuberanza mentre Zacky e Matt avevano riposto
le pizze in cucina, indicati dalla giovane.
-Questa sì che è una casa! Cazzo America, hai proprio tutti i comfort!- Esclamò Johnny saltando sul divano
del salotto di casa.
-Ma no...è una casa come tutte le altre.- Rispose la ragazza, sorridendo.
-Se te lo fossi dimenticata, io vivo in una lavanderia!- Ribatté Jimmy, allungando un braccio sulla
spalla di America.
-Casa è ovunque tu abbia un tetto sopra alla testa, Jimmy.- Disse poi America, sorridendo al ragazzo.
-Dov'è tua cugina, America?- Le domandò poi Matt, strofinandosi le mani impaziente di iniziare
a mangiare.
-Oh, è di sopra, tra un po' dovrebbe scendere.-
-Se è una bomba sexy non posso di certo non farle fare un giro sulla giostra del Reverendo!- Continuò
Jimmy con fare malizioso.
-Non credo che voglia saperne di ragazzi e non credo che tu sia il suo tipo, James.- 
-Ops, America ti ha zittito alla grande!- Esclamò poi Zacky, ridacchiando.
-Beh, vedremo! Sono sicuro che riuscirò a fare breccia nel suo cuore prima che possa presentarmi.- Disse ancora James, 
vantandosi del suo fascino.
-Se mai quando ti vede con quelle manette tatuate sul collo scappa via!- Continuò poi Johnny, dandosi
il cinque con Matt e scoppiando a ridere insieme a Zacky e America.
Jimmy si occupò ben presto di fare il finto offeso e la ragazza sentì qualcosa di diverso nell'aria.
Brian non c'era.
Non riusciva a percepirlo e si stava chiedendo se era stata troppo dura nei suoi confronti, quel giorno.
Forse un po' di quel ragazzo le importava davvero.
Dei sentimenti misti di euforia si stavano scaldando nell'aria tra i ragazzi mentre America
sembrava esser rimasta da sola con sé stessa.
Stava pensando a Brian ed era quasi arrossita nell'immaginare quei suoi occhi grandi e del colore
delle nocciole.
Non riusciva più a toglierseli dalla testa e sapeva che l'avrebbero perseguitata per un bel po'.
-America? Dov'è il bagno?- Le domandò Johnny, passandole più volte una mano dinanzi agli occhi incantati.
-Oh...al piano di sopra, prima porta a sinistra.- Continuò America, restando però nei suoi pensieri.
Johnny salì in fretta al piano superiore dell'abitazione, fischiettando.
Aprì con velocità la porta del bagno alla sua sinistra e sussultò nel sentire una ragazza
canticchiare dall'interno.
I suoi occhi si sgranarono nel momento in cui vide la ragazza uscire dalla doccia ed indossare
il suo accappatoio senza permettergli di guardare troppo oltre.
Mia non se ne era accorta del fatto che qualcuno la stesse spiando e il nanetto rimase dinanzi alla porta,
continuando ad osservarla.
La sua bocca si spalancò come se stesse aspettando di farvi entrare delle mosche e nello stesso istante
iniziò a chiedersi del perché non riusciva a non guardare quella ragazza che iniziò a spazzolarsi
i capelli bagnati dinanzi allo specchio senza smettere neanche per un istante di canticchiare.
Johnny la osservò a lungo e per la prima volta in tutta la sua vita aveva avuto il coraggio
di apprezzare quella ragazza dal viso dolce e dai movimenti soavi che gli stavano facendo perdere la testa.
Mia prese le mutandine dal beauty situato nel bagno e se la infilò da sotto senza togliersi l'accappatoio
rosa di dosso.
Il ragazzo osservò come con lentezza la ragazza si stava infilando gli slip e deglutì l'istante dopo.
La giovane si sedette ma prima di togliersi definitivamente l'accappatoio fu proprio Johnny ad andarsene.
Non si sentiva in vena di spiarla ancora ed aveva paura di essere scoperto da un momento all'altro.
In qualche modo, non voleva fare un torto a quella ragazza tanto bella che era riuscita a catturare
la sua attenzione con poco.
Johnny deglutì ancora.
Aveva il cuore che gli batteva forte e fu per questo motivo che si posizionò una mano sul petto.
Lui che non aveva mai creduto nell'amore.
Lui che non aveva mai creduto alle donne.
Lui, che non aveva mai creduto all'amore a prima vista, si sentì improvvisamente fulminato.

Si dimenticò quasi di andare in bagno e scese al piano inferiore, pensieroso.
-Johnny? Hai trovato il bagno?- Gli domandò America, aprendo i cartocci di pizza.
-Sì...ho trovato il bagno...- Sussurrò il ragazzo, più vago che mai.
Sembrava quasi stare con la testa tra le nuvole.
-Tieni Christ, fatti un tiro.- Continuò poi Jimmy, passando la sua sigaretta al ragazzo che decise
di rifiutarla.
-No...scusa ma ora non mi va.- Rispose Johnny, abbassando poi lo sguardo verso il pavimento.
Johnny iniziò a sentirsi strano. Quasi si odiava per ciò che stava provando in quel fottutissimo istante.
-Christ, ma che succede, hai visto un fantasma?- Lo prese in giro Matt con fare giocoso mentre America
quasi si strozzò con la sua coca.
-Un fantasma? Johnny...ma tu come hai fatto a...- Sussurrò America, spaventata.
-A fare cosa?-
-Lo hai visto anche tu?-
Gli domandò la bionda con il cuore tra le mani.
-America, non ho fatto nulla di male, te lo giuro! Non l'ho neanche guardata!- Esclamò il nanetto, posizionando
le mani in avanti come scudo.
-Guardata? Ma chi?- Continuò la ragazza, confusa.
-Tua cugina, chi sennò! E' di lei che stavi parlando, vero?-
America cacciò un sospiro di sollievo per le parole di Johnny.
-Ah...mia cugina. Sì. Ehi, un attimo....che cosa hai fatto a mia cugina?!- Ribatté in fretta America,
inarcando un sopracciglio.
-Beh...-
Christ ringraziò quella ragazza per avergli parato il culo proprio quando iniziò a sentirsi
in difficoltà.
-Buonasera a tutti.- Disse Mia con i suoi capelli perfettamente lisci, un vestitino ricamato in rosso
e due occhioni scuri non troppo truccati.
Johnny si voltò di scatto verso la ragazza alle sue spalle e la osservò dalla testa ai piedi,
iniziando a tremare.
Dannazione, perché quella persona riusciva a fargli quell'effetto?
-Ragazzi, ho il piacere di presentarvi mia cugina Mia.- Continuò poi America affiancando la mora
mentre i ragazzi iniziarono a farsi avanti.
-Ciao Mia, io sono Jimmy.- Si presentò lo spilungone, prendendo una mano della ragazza
e baciandogliela facendola sentire subito in imbarazzo.
La bruna non rispose a Jimmy mentre continuò a fissarlo quasi con ribrezzo.
-Oh mio Dio! Hai degli scarafaggi tatuati sul collo!- Urlò Mia, mettendosi le mani dinanzi
agli occhi, spaventata.
Jimmy indietreggiò all'istante mentre i ragazzi stavano quasi soffocando dalle risate.
-Ma guarda tu questa! Come ti permetti di insultare il mio tatuaggio, eh? Queste sono manette!- Sbottò Jimmy, incrociando
le braccia al petto.
Mia si tolse presto le mani dinanzi agli occhi e continuò ad osservare i ragazzi, inarcando di continuo
il sopracciglio.
Nella sua testa si stava chiedendo come dei tizi del genere, tutti tatuati e con delle catene attaccate ai jeans
potessero essere dei cari amici di sua cugina.
-Io sono Matt, è un vero piacere per me conoscerti, Mia.- Continuò Matt con dolcezza mentre la ragazza evitò
persino di stringergli la mano.
-Ehm...sì, ciao...- Rispose la ragazza, sforzandosi di sorridere.
-Ed io sono Zacky.- Quando fu il turno di Vee, la giovane decise di indietreggiare totalmente quasi nascondendosi
dietro alla schiena di sua cugina.
-Mia, ma che cosa fai?- Le sussurrò America, a bassa voce.
-America, questi tizi mi fanno paura!- Esclamò la ragazza, sentendosi profondamente a disagio.
-Stai tranquilla, non ti faranno niente.- Le disse poi America, provando a tranquillizzarla.
-Se lo dici tu...- 
-Ehi Johnny, manchi solo tu all'appello!- Esclamò poi la bionda, indicando Christ che se ne stava
in disparte a fissarla.
-Ciao.- Disse Johnny, abbassando nuovamente lo sguardo verso il pavimento.
Johnny non si era mai sentito così in imbarazzo come allora.
Nessuna ragazza lo aveva mai fatto sentire così e questa situazione quasi lo spaventava.
-Ciao...- Rispose la bruna, incerta, mentre notò la differenza d'altezza che vi era tra lei ed il ragazzo.
Mia, oltre ad essere una gran bella ragazza, era oltretutto abbastanza alta da superare Johnny.
-Bene...adesso possiamo cominciare a mangiare la pizza!- Esclamò poi America, irrompendo tutta quella
situazione imbarazzante che si era creata.
Tutti iniziarono a prendere la propria pizza ed il primo ad addentarla fu proprio Johnny che aveva
bisogno di mettersi in forze.
-Ma che cosa stai facendo?!- Lo rimproverò improvvisamente Mia mentre lui aveva la mozzarella che gli pendeva
dalle labbra.
-La pizza non si mangia con le mani, scostumato!- Continuò la ragazza, prendendo la questione quasi sul personale.
-E come dovrebbe essere mangiata, scusa?- Ribattè Christ, quasi sorpreso dalla reazione della ragazza.
America aveva già previsto tutto questo. Conosceva bene sua cugina.
-Con le posate! Ma a te nessuno ha insegnato le buone maniere?- Sbottò ancora la cugina contro il ragazzo.
Johnny non riuscì a ribattere nuovamente alle parole della mora.
-Christ, che cosa stai aspettando? Difenditi!- Lo incoraggiò Zacky, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
Ma Johnny in quell'istante pensò bene di esitare.
Era stata la prima ragazza a riuscire a renderlo così vulnerabile.
-Ma guardati...ti sei sporcato tutto...- Continuò Mia, sorridendogli con dolcezza questa volta.
Il ragazzo deglutì per l'ennesima volta.
La giovane gli si avvicinò e dopo aver preso tra le mani un tovagliolo di carta, pensò bene di ripulirgli
le labbra con audacia.
Johnny non fece altro che osservare i movimenti di Mia, sentendosi stranamente spaesato.
I ragazzi avrebbero quasi voluto far cadere dalla sedia il loro amico che aveva ben pensato
di non essere il Johnny scontroso e femminista del solito.
-Ecco qui. Dovresti mangiare con più garbo...hai delle belle labbra...tutta quella mozzarella te
le stava nascondendo.-
Ammise poi Mia, sorridendo ancora al ragazzo e facendolo sentire quasi
come un gattino che aveva bisogno di essere raccolto.
La ragazza ricominciò presto a mangiare la sua pizza munita di forchetta e coltello mentre America si lasciò
sfuggire un sorrisino compiaciuto.
Jimmy aveva appena dato uno schiaffetto sulla nuca di Johnny, come a rimproverarlo.
-Io non ti ho proprio insegnato niente, vero?-



























***





















La serata si concluse in bellezza per tutti.
I Sevenfold erano riusciti a rientrare nelle grazie di Mia dopo
un po' ma poi avevano capito che anche lei era una tipa che, se voleva,
sapeva come darci dentro.
Passarono la serata a ridere e a scherzare mentre Johnny dopo un po'
aveva deciso di isolarsi.
Mia gli si avvicinò con bontà ma lui si era focalizzato solo sul bel corpo
della ragazza senza neanche guardarla negli occhi.
"I miei occhi sono qui." Gli disse la ragazza, alzandogli il mento e 
sorridendogli divertita.
Johnny pensò bene di evitarla per tutta la sera ma per quanto avesse voluto farlo,
alla fine, non ci era riuscito.
Era davvero uno spettacolo tutto ciò che vedeva ma allo stesso tempo pensò bene
di odiarla e schernirla con i ragazzi per i suoi modi di fare da "signora".
Lei era proprio una snob e i ragazzi, pur avendolo capito, erano riusciti a farsi
volere bene anche da lei che all'inizio avrebbe preferito scappare via.
Quando i ragazzi se ne andarono, le due cugine si misero a letto ed iniziarono
a parlare tra di loro fissando il soffitto.
-Avevi ragione...non sono poi così male.- Ammise Mia, sorridendo con allegria.
-Beh, te lo avevo detto.-
-Se lo dico io deve davvero venire la fine del mondo!-
-Non pensavo che potessero davvero piacerti.-
-Beh...mi piacciono. Sembrano davvero dei bravi ragazzi. Ah e la pizza era ottima, non trovi?-
-Sì...la pizza.- Ripeté America con sarcasmo.
-Cosa?-
-La pizza era ottima? Non dirmi che non ti sei resa conto del fatto che Johnny ti ha 
osservata per tutta la sera!-

-Lo ha fatto per davvero?-
-Cazzo, sì!-
-America, per favore! Non dire cattive parole davanti a me!-
-Oh sì, scusami. Comunque...è così. Secondo me gli piaci...-
-Ma tra me e lui non ci potrà mai essere nulla, America. Veniamo da due mondi totalmente
diversi e ti ho già detto che non voglio avere a che fare con alcun uomo!-
-Secondo me...tu e il nano vi ritroverete insieme.-
-Ti sbagli. A me non piace. Anzi, preferirei morire anziché mettermi con uno tutto tatuato
e con la cresta da gallo!-
-E dai, lascialo stare!- 
Le due scoppiarono in una rumorosa risata per poi addormentarsi felici.
Solo nel cuore della notte America si svegliò improvvisamente.
Aveva sentito qualcosa.
Si era alzata improvvisamente dal letto perché aveva quasi visto un'ombra uscire dalla sua camera.
America uscì dalla sua stanza e seguì l'ombra verso il bagno.
La ragazza si chiuse la porta alle spalle ma l'istante seguente, quando si voltò, vide Brian
serrare la porta a chiave.
-Ancora tu!- Esclamò America, posizionandosi le mani sui fianchi.
-Shh. Non urlare troppo o sveglierai tua cugina.- Le sussurrò Brian, mettendosi un dito dinanzi alle labbra
per indicarle di restare in silenzio.
-Che cosa ci fai ancora qui? Brian, è tardi ed io vorrei dormire.-
-E' magnifico tutto ciò che sta accadendo, America.-
-A cosa ti riferisci?-
-A Johnny piace tua cugina. Non lo avevo mai visto così preso da una ragazza e pensare
che l'ha anche spiata nel bagno...-
-Che cosa ha fatto quel nanetto?!-
-Ops, colpa mia. Beh, comunque non potrai dirgli nulla, a meno che non creda nel fantasma del suo migliore amico.- 
Continuò Gates con un tono di voce piuttosto basso che fece rabbrividire subito la pelle di America.
-Non dire stronzate, Johnny non è il tipo che si innamora. Lui odia le donne!-
-Odia le donne ma non odia Mia...- Sussurrò ancora Gates, accendendosi poi una sigaretta.
America iniziò a tossire.
-Dovresti smetterla di fumare tanto!-
-Chi te lo dice che io abbia ancora dei polmoni?-
-Brian, è tardi ed io sono stanca morta. E' stata una giornata pesante per me...-
-Sei ancora arrabbiata con me?-
-Sì, a morte. Non mi piace quando le persone ricorrono alla violenza ed ora ti chiedo
gentilmente di lasciarmi uscire dal bagno.-
-Dio, sono intossicato dalle tue parole. Jasper sta bene ed io volevo dargli solo
una piccola lezione. Ma ti prego, non scappare più da me o giuro che potrei odiarmi per sempre.-

-Per sempre? Brian, esiste per te un per sempre?-
-No, per me no. Ma possiamo crearlo insieme, se vuoi.- 

Il cuore di America aveva ripreso a battere. Quel ragazzo riusciva a mandarla su tutte le furie
e ad emozionarla di continuo.
Era un misto continuo tra il giusto ed il sbagliato.
Brian alzò una mano sulla spalla della ragazza ma lei non riuscì a sentire nulla.
Neanche lui riusciva a percepire la pelle calda di America.
Il suo tocco era così doloroso per la ragazza che quasi aveva desiderato di essere un'anima
vagante come lui.
-Brian...che cosa siamo noi? Ti prego, sto cercando di capirlo...- Sussurrò dolorosamente America.
-Noi...non siamo niente. Siamo solo un guaio. Un grosso guaio.- Disse il ragazzo, aspirando l'ultimo
fumo dalla sua sigaretta.
America sapeva che lui aveva ragione. 
Cosa potevano essere, altrimenti?
-Comunque la fortuna sta finalmente girando dalla mia parte. Ma ci pensi? Johnny smetterebbe
finalmente di odiare le donne e si concentrerebbe finalmente sulla sua vita di coppia. Cazzo,
sto per raggiungere l'altro lato ed ancora non posso crederci!- Continuò Brian con entusiasmo,
gettando la cicca della sigaretta dalla finestra accanto alla doccia.
America si sentì il cuore pesare.
Si sentiva mancare qualcosa.
Si sentiva mancare l'aria ed il pavimento al di sotto dei suoi piedi.
Se i ragazzi fossero finalmente riusciti a migliorare le proprie vite, Brian sarebbe scomparso
per sempre ed avrebbe raggiunto la pace eterna.
-Sì...è vero.- Sussurrò America, debolmente, girandosi.
-Non sei felice per me?- Le domandò ancora Brian, entusiasta.
La giovane si sforzò di sorridergli ma i suoi occhi erano diventati improvvisamente tristi.
-Sì...sono molto felice per te...Brian.- Balbettò quasi mentre continuava a tremare e a fissare
il pavimento ai suoi piedi.
Brian le si avvicinò e osservò con attenzione gli occhi della ragazza.
-America ma...- 
La ragazza si voltò ancora. Non voleva farsi vedere da Brian ma sapeva che dentro di sé lui
le sarebbe mancato.
-Tu non vuoi che vada via...?- Le domandò ancora Brian, speranzoso.
In cuor suo, lui stava solo sperando che America gli rivolgesse un "no" secco.
Sarebbe rimasto per sempre al suo fianco se solo lei avesse deciso di rompere i suoi muri e 
lasciargli le porte aperte nel suo cuore.
-Io...credo che...- 
-America? Tutto bene lì? Ti senti male?- Le domandò poi sua cugina dal corridoio, bussando
alla porta del bagno in cui era intrappolata con Brian.
Mia aveva spezzato le sue parole e lei si sentì quasi morire.
Brian socchiuse gli occhi.
-Ehm...tranquilla Mia, ho solo un po' di mal di pancia. Aspettami a letto, arrivo subito.- Mentì America.
-Va bene, ma hai bisogno di qualcosa?-
-No, sto meglio! Ci vediamo in camera.-
America riportò i suoi occhi verso quelli del ragazzo che erano ormai svaniti nel nulla.
-Brian?- Sussurrò la giovane, richiamando Gates che non si fece più vedere quella notte.
In realtà America ritornò a letto e si addormentò in fretta.
Mia altrettanto.
E Brian aveva preso la sedia della scrivania e l'aveva trascinata accanto al letto, sul lato di America.
Il ragazzo aveva posizionato la sua mano su quella della ragazza.
Le aveva tenuto la mano per tutta la notte e lei non se ne era neanche accorta.















































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve lettori!
Come vedete, sono finalmente riuscita ad aggiornare più in fretta del solito!
Allora, come state?
Io potrei stare meglio ma non mi lamento. Questa maturità ci ucciderà tutti, true story.
MAAAAA.
Che ve ne pare di questo nuovo capitolo?
Come avrete già letto, vi è l'entrata in scena di un nuovo personaggio : Mia.
Che ve ne pare di questa ragazza francese? Chissà quale sarà il suo ruolo in questa ff...mmm...
io ne ho una mezza idea e spero che un po' lo abbiate capito anche voi.
Ma bando alle ciance e ciance alla bande...che ne dite di ricominciare con le vostre settordici
recensioni?
E' da un po' che non vi sento (ah, ci tengo a ringraziare chi invece continua a recensirmi) e vorrei
tanto sapere cosa ne pensate sulla storia.
Sì insomma, se vi sta piacendo, non esitate a metterla tra i preferiti! Io non vi mangio, anzi, mi rendete
la """"""""""""""""""""""""scrittrice"""""""""""""""""""""""" più felice del mondo.
Ho già tante idee per nuove ff, ve lo volevo annunciare ma...prima, mi aspetto di vedere in quanti
riusciranno a seguire questa storia.
Non sono dolcissimi, America e Brian?
Io vomito arcobaleni soprattutto per loro anche se...ho creato proprio una protagonista mongola
e scema.
Eh, quando ci vuole, ci vuole!
A parte tutto ciò però, colgo l'occasione di salutare come sempre la mia dolcissima Saya che si fa
sempre in quattro per me e mi sopporta costantemente.
DonnaH, mi dispiace per te ma ti sei fatta il bastone della vecchiaia! U.U
Per quanto riguarda voi invece, siete dei bricconcelli.
Okay, sembro una donna vissuta quando parlo così quindi la smetto.
Non impogno a nessuno di recensirmi ecc...ma come ben sapete mi farebbe davvero tanto piacere
conoscere le vostre considerazioni sulla storia.
Siate più attivi, lettori, su!
*Corre*
*Inciampa*
*Muore*
OKKKKKAY.
Adesso basta fare la scema, sto diventando quasi come America.
No, okay.
Grazie a chi continua a scrivermi e a seguirmi e grazie a chi spende il suo
preziosissimo tempo nel leggermi.
Al prossimo capitolo (?)
Vi avverto, se non mi dite cosa ne pensate sulla storia non aggiorno più, lol.
No, okay, stavo scherzando ma...RECENSIRE E' GRATIS, NO?
<3
Un bacione a tutti e...al next chapter!
XOXOXOXO!













-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 10
*** 10. Brian told me that...he hit me but it felt like a kiss. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

10° Brian told me that...he hit me but it felt like a kiss.



















Che poi, quando mi sono svegliata questa mattina stavo pensando
ad una miriade di cose. La mia mente aveva iniziato quasi a fluttuare ed io mi sentivo
pazza per tutte quelle cose che continuavano a passarmi per la mente e continuavano ad
affliggermi senza che io potessi cancellare tutto ed alzarmi con la consapevolezza
di stare per iniziare una nuova giornata scolastica ma no decisi di non svegliarmi
ed iniziai a pensare alla mia vita a come vi ero finita in quella brutta situazione e a come
quelle befane di cheerleader fossero riuscite a scombinarmi facendomi sentire quasi una pazza
nel momento in cui mi ritrovai sul punto di vedere quel ragazzo al cimitero che tanto paura
mi fece e che tanto vuoto mi diede per non parlare poi di quei suoi occhi così tenebrosi come
se fossero stati inghiottiti dal buio della notte e proprio come un cielo notturno senza
le sue stelle o la sua luna o qualsiasi lampione per le strade della città poi avevo pensato
che la notte faceva parte del suo essere e dei suoi occhi e mi ero spaventata sentendomi quasi
ridicola nel dipingerlo durante la lezione d'arte Dio e come era potuta mai accadermi una cosa del genere?
Quasi non ci credevo e quasi non volevo crederci perché forse un po' in fondo ma molto in fondo
lui poteva piacermi perché mi aveva dimostrato di non essere come tutti quei schifosi pezzenti della
Black Rose che avrebbero fatto di tutto pur di bloccarmi in un vicoletto e farmi del male ma lui ovviamente
era migliore di qualsiasi mia aspettativa ed ora non so che cosa fare perché mi sono cacciata in questo
brutto pasticcio e perché i suoi occhi sono così belli da farmi stare male di continuo ed io non voglio
stranamente che lui se ne vada e raggiunga la pace eterna perché a quel punto temo che mi sentirò sola
e non riuscirò più ad interagire con un altro essere umano sulla faccia della Terra e questo è distruttivo
dato che ci sono così tanti umani qui nel Pianeta Terra che potrei incontrare la mia anima gemella senza saperlo
e sarei costretta ad abbandonarla per dirgli che c'è un fantasma che continua a complicarmi la vita e 
a renderla allo stesso tempo così piacevole come mai credevo che potesse essere e poi quella storia dei
suoi migliori amici mi fa venire sempre un gran mal di testa perché sento parlare di lui ovunque e
la mia testa potrebbe scoppiare da un momento all'altro riducendosi in un miscuglio di cose che fanno
male e che dovrei semplicemente evitare come quelle cose che mi diceva papà da piccola e mi convinceva
sempre di non fare la disgraziata e fare qualcosa di buono nella mia vita per aiutare gli altri 
e alla fine mi sono ritrovata senza nulla con un coglione di nome Jasper che voleva solo approfittarsi
della mia bontà ed un'anima vagante che prende le mie difese in ogni dove e che mi tratta come
se fossi davvero una persona di vitale importanza per lui e questo è molto strano perché
le anime vaganti non dovrebbero comportarsi in questo modo ma dovrebbero semplicemente lasciarsi
aiutare senza mettere in confusione nessuno ed invece lui sta mettendo in confusione me ed io mi sto
sinceramente rendendo conto del fatto che Brian ha quell'anima che io forse ho sempre voluto avere  e questo
è una catastrofe un disastro un cumulo di schifezza perché sto riponendo la mia fiducia in qualcuno
che forse neanche esiste e mi sento così stupida anche quando sento che lui riesce a darmi tutto
quello che nessun essere umano del mondo dei vivi riesce a darmi e cazzo vorrei ancora arrabbiarmi
con me stessa per le sue belle labbra la sua mascella contratta che lo rende così serio e maledettamente
passionale allo stesso tempo o alle sue spalle larghe e quei muscoli che quasi mi fanno venir voglia
di sbattere la testa contro il muro per tutte le volte in cui mi sono soffermata a guardarli e tutte quelle volte in cui
ho capito che pur non toccandoli lui mi aveva già dal cuore e questa era una situazione grave che non avrei mai
dovuto pensare ed in cui non sarei mai dovuta finire 
Se provassi a dipingere invece tutto ciò che sto pensando e tutto ciò che ho dentro finirei per aprire
un museo e rinchiudermici dentro cercando di capire il vero senso della mia vita e fino a che punto
si spingerà questa e soprattutto se sarò mai capace di fare realmente qualcosa per me stessa o lasciarmi
amare da qualcuno perché quel puttaniere di Jasper ha dovuto comportarsi in quel modo e ha letteralmente
sconvolto ogni mio singolo progetto così come ha fatto anche quel ficcanaso di Brian che entra in bagno
nei momenti meno opportuni cercando di trovare un senso a ciò che gli stava accadendo che poi era un senso
che non avevo capito neanche io seppur per il fatto che ho una paura tremenda ad ammettere che forse
se fosse stato vivo mi sarebbe piaciuto ancora di più e che mi sarei fatta accarezzare volentieri dalle
sue belle e grandi mani con le dita da musicista che mi mandano letteralmente in tilt perché anche se lui non 
lo sa io finisco sempre per osservarlo bene e pentirmi di continuo e che sono fatta così non posso farci
niente perché tutti noi sappiamo che gli occhi sono stati fatti per guardare anche se mi duole molto sapere
che non riuscirà mai a toccarmi e che non sentirò mai la sua pelle calda contro la mia non potrà riscaldarmi
nelle notti d'Inverno e non potrà abbracciarmi o stringermi la mano quando lo vorremo realmente anche se non credo
che lui vorrebbe fare una cosa del genere dato che ci conosciamo da poco ma ci stiamo complicando troppo
ma tanto chi se ne frega se lui se ne va o no non fa differenza alla fine perché può essere carino quanto vuole
ma non sono mai stata una ragazza che si fa troppo prendere dall'aspetto esteriore delle persone seppur
avevo una paura assurda di lui ma poi ho capito quanto fosse buono e ho fatto mente locale capendo
che l'interiorità di una persona vale più di ogni altra cosa e magari anche i gesti ma lui è solo
un'anima ed io ho una vita dinanzi a me quindi quando se ne andrò dovrò semplicemente essere felice 
di non averlo più tra i piedi e soddisfatta di averlo aiutato al meglio sì andrà tutto bene Brian se ne 
andrà ed io resterò qui ad attendere che il vero amore bussi finalmente alla mia porta.






















America quella mattina stava pensando a una miriade di cose che le avevano inoltre
fatto venire un gran mal di testa.
Si era svegliata prima del solito ed aveva trovato sua cugina Mia accanto a lei
che ancora dormiva.
Dopo aver riflettuto a lungo con sé stessa decise di alzarsi dal letto ed iniziare a prepararsi
per un nuovo e poco entusiasmante giorno di scuola.
A dire il vero le cose sembravano essere un po' più migliorate da quando
c'erano i ragazzi a farle compagnia.
Sì, aveva imparato a non sentirsi più sola come un tempo.
I suoi genitori erano già a lavoro e lei ne aveva approfittato per preparare
i toast per sua cugina che stava ancora dormendo come se non lo facesse da settimane.
Dopo aver preparato i toast si aggiustò la camicetta nera e si diresse verso
il bagno per raccogliere i suoi capelli in una coda di cavallo.
Una volta pronta, lasciò un post-it a Mia sul frigorifero ed uscì di casa salutando
Erin che ormai passava a prenderla tutte le mattine.
Le due ragazze stavano diventando buone amiche.
In casa Mcklain, però, Mia si era appena svegliata, si era lavata, aveva fatto colazione
ed aveva letto il post-it di sua cugina:







"Sono a scuola. Ti ho preparato la colazione quindi mangia tutto!
Tornerò nel pomeriggio ma Huntington Beach è abbastanza grande quindi
approfittane per fare una passeggiata!


P.S Mamma e papà saranno a casa per l'ora di pranzo e se hai preferenze
sul cibo dillo pure a loro. Buona giornata tesoro!
                                                       Xx America."










Mia aveva accartocciato il bigliettino di sua cugina e aveva sorriso.
Le voleva davvero un gran bene ma non voleva in alcun modo disturbarla così avrebbe
dormito in albergo per il resto della sua permanenza ad Huntington Beach.
Quella mattina Mia si sentì di buon umore come sempre dato che lei
era una persona molto pimpante e si vestì con velocità uscendo poi dalla porta
di casa Mcklain e cominciando ad esplorare le strade della California.
Tutto quel sole continuava a frantumarsi sulla sua pelle e lei non fece altro
che amare quel contatto che la faceva sentire sempre meglio.
Quasi non credeva al fatto che una città così bella come Huntington Beach possedesse
un quartiere malfamato come la Black Rose.
Mia passeggiò a lungo per poi ritrovarsi sulla panchina del parco principale della città
a leggere un libro.
Aveva intenzione di finire Cime tempestose della Bronte e ci sarebbe riuscita
quella mattina stessa.
A meno che qualcuno non avesse intenzione di sconvolgerle i piani.
-Ehi...non pensavo di trovarti qui.- Disse una voce alle sue spalle, facendola voltare.
La ragazza si ritrovò dinanzi agli occhi un ragazzo piuttosto basso che la guardava
con un sorriso stampato sul viso ed una cresta da gallo sulla testa.
-Oh, ma tu sei Conny!- Esclamò Mia, osservando bene il ragazzo dinanzi a sé.
-Conny?! Ehi! Il mio nome è Johnny!- Continuò Christ, facendo il finto offeso.
-Scusa, non so perché ma ricordavo Conny.-
-Ah. Voi ragazze siete tutte uguali.- Sbuffò Johnny, sedendosi poi sulla panchina, accanto
alla ragazza.
-Perché dici così? Altre ragazze ti hanno chiamato Conny?-
-No...- Continuò Johnny, lasciandosi scappare un sorriso.
Cazzo, quella ragazza sembrava essere così allegra che non riusciva neanche ad odiarla.
-Oh...ma Conny ti dona di più!-
-Ma che dici! Il mio nome è Johnny quindi devi chiamarmi così.-
-Ma a me piace di più Conny.-
-Ma non puoi fare quello che ti pare con i nomi degli altri, non credi?-
-Ma è semplicemente divertente! Pensaci un attimo...se tu potessi darmi un nome, quale sarebbe?
Dio, è una domanda che mi sono sempre chiesta! Non è strano? Se il mondo funzionasse al contrario
e tutti noi stessimo semplicemente facendo la cosa sbagliata? Pensa tu se tutti ci chiamassero come ci pare! Sarebbe qualcosa
di spontaneo anche se nessuno avrà più una propria identità...-
Tutto quel parlare e parlare aveva fatto scoppiare a ridere Johnny.
Johnny che di donne non ne voleva sapere.
Johnny che non rideva più così da troppo tempo.
Il discorso assurdo e fuori luogo di Mia era riuscito a stupirlo. La trovava una ragazza spontanea, diversa
nonostante fosse una snob che indossava solo abiti firmati.
Da dietro a quel vestito di Armani sembrava esserci una grandissima persona dalla forte personalità e Johnny
ne era restato completamente affascinato.
-E adesso perché ridi? Non hai ancora trovato un nome per me?- Si lamentò Mia, facendo quasi la capricciosa
mentre Johnny continuava a ridere, stupito.
-Ma lo sai che tu sei proprio strana?- Le domandò Christ, guardandola poi negli occhi e vedendoci quasi
il mondo.
-Sì, me lo dicono in tanti anche se non ho mai capito il perché. Il mio discorso
tuttavia era serio quindi smettila di ridermi in faccia! Sei un gran maleducato.-
-Beh, ti chiedo scusa, ma...sei riuscita a mettermi di buon umore.-
-Eri triste? Oh sì, anche io ero piuttosto triste ma poi penso a tutte le cose belle che mi circondano
e mi dico "Mia, perché sei triste? Sei in un parco, stai leggendo uno dei tuoi libri preferiti e sei
circondata dall'unica cosa che ami più di tutto al mondo ovvero la natura." E mi sento una stupida, sai?
Come gli altri che hanno tutto ma non se ne rendono conto. Come chi incontra la persona giusta
e lo capisce solo dopo averla persa per sempre.- Spiegò velocemente la ragazza senza fermarsi neanche per un istante.
Mia aveva il brutto difetto di essere logorroica ma per Johnny quel difetto era al contempo un grande pregio.
Lo aveva fatto sorridere ancora ed ancora e quasi non si stancava mai di ascoltarla.
-Sei proprio una bella persona...quasi mi spavento per i tuoi genitori che ti hanno costantemente in casa.-
-No...non costantemente. A dire il vero i miei genitori non ci sono mai. Sono sempre in viaggio per lavoro ed
io mi ritrovo in una villa molto grande che sprigiona in fretta tutta la sua solitudine. Mi sento sempre sola
ed i domestici o tutte le mie ricchezze non potranno mai sostituire il ruolo che dovrebbero avere i miei genitori.
E' triste, lo so, ma mi arrangio così.- Continuò Mia mentre un velo di tristezza si fece improvvisamente
vivo nei suoi occhi.
In realtà, aveva anche lei dei vuoti da colmare.
E Johnny aveva capito che anche lei, come lui...si sentiva sola.
-Anche io mi sento solo, Mia. Combatto con questa cosa giorno dopo giorno e...-
-Oh! Vedo che tu almeno ricordi il mio nome!- La ragazza non lo fece finire di parlare e ricominciò
a riempirgli il cuore.
-Tu sei proprio matta...quasi da legare.- Le disse Johnny, continuando a sorriderle con pienezza.
-Oh...non dirmi così. L'ultima volta che lo ha fatto un ragazzo mi ha piantata il giorno dopo.-
-Beh...quel ragazzo non ha capito proprio un cazzo, allora.-
-Non dirmi così...prima o poi tutti se ne vanno.-
-Solitamente sono stato io ad allontanare le ragazze da me in seguito della mia vita tormentata
e del mio odio verso il mondo e verso il luogo da cui vengo ma...tu ci sai fare con la vita
e vorrei che portassi un po' di allegria nella mia.-
Disse sincero il nano quasi arrossendo.
Cosa le stava dicendo? Era letteralmente impazzito.
Mia sorrise imbarazzata.
-Uscire con un ragazzo della Black Rose mi rovinerà la reputazione ma...magari avrai anche tu
qualcosa di interessante da raccontarmi.-
Mia e Johnny continuarono a sorridersi e restarono a parlare delle loro vite seduti su quella panchina
per tutta la mattina.
Parlavano di loro stessi e la ragazza non si era neanche permessa di spaventarsi nel sapere che tipo di persona
era Christ.
In realtà, aveva visto in lui tutto ciò che non riusciva a vedere negli altri. Lo vedeva quasi come 
un cucciolo smarrito ed una persona che soffriva di una gran solitudine non avendo più un padre
al suo fianco o una madre.
Lui ne soffriva davvero e lei si stava occupando di fare il giullare e cercare
di farlo ridere.
Erano così buffi da vedere.
Lei così alta e lui che le arrivava quasi al petto.
Ma questo non sembrò importare ai due ragazzi perché erano riusciti a comprendersi e a ridere
con poco.
Il mondo di Johnny stava iniziando a colorarsi.
























***

















America tornò a casa esausta e passò l'intero pomeriggio a correggere
i compiti sentendo Mia parlare di continuo di ciò che aveva fatto quella mattina
con Johnny.
America sapeva che il nanetto aveva deciso di marinare la scuola per rimettere a posto
i propri pensieri ma mai avrebbe pensato che si sarebbe poi incontrato di nuovo
con sua cugina.
Se non altro, a lei piaceva sentire Mia parlare di Johnny con tanto entusiasmo. Tutto
stava filando liscio come l'olio ed era felice di sapere che anche Christ stava iniziando
a lasciarsi andare.
Jimmy invece quella mattina sembrava essere al settimo cielo.
Il professor Bucket gli aveva dato il compito di seguire quella ragazza che tanto gli piaceva
nel suo percorso da batterista.
Jimmy suonava la batteria sin da piccolo e grazie alle lezioni interscolastiche era riuscito
ad affinare sempre di più le sue abilità.
Quella ragazza dai capelli rossi che tanto gli piaceva sembrava avere dei problemi parlando di musica
e non riusciva a lasciarsi andare in alcun modo. In compenso, lui avrebbe potuto conoscerla
meglio anche se la prima lezione quella mattina sembrò essere un disastro.
Lei si allontanava di continuo da lui e non parlava mai. Jimmy non sapeva neanche che suono
avesse la sua voce.
Se fosse stata una voce calda o squillante.
Si sentiva spesso fuori luogo ma toccarle le mani lo aiutava in qualche modo a spronarla.
Stava davvero cercando di aiutarla in seguito ad un blocco ma non ci riusciva. 
Lei era così distante e lui...era così preso.
Tuttavia America finì presto di dedicarsi allo studio e Mia decise di tornarsene all'hotel
perché si sentiva ancora molto stanca.
Le due si salutarono con un abbraccio ed erano felici di sapere che tanto si sarebbero
viste anche il giorno successivo.
Quando America tornò nella sua camera si ricordò del ritratto che avrebbe dovuto consegnare
la settimana dopo.
Chi si sarebbe deciso ad offrirsi come modello? Probabilmente nessuno, così decise di pensarci
ancora un po' e cercare di dedicarsi al resto dei suoi disegni.
Iniziò a fare qualche schizzo ma quando vide Brian entrare in camera dalla finestra, quasi
si spaventò a morte.
Brian stava respirando quasi a fatica ed aveva il cuore che batteva velocemente.
I suoi occhi erano diventati neri come la pece e le guance erano arrossate.
-Brian...- Mormorò America, osservandolo con preoccupazione.
-Aiutalo, ti prego.- Sbottò Gates, quasi supplicante.
-Chi devo aiutare? Brian...respira ti prego...mi fai paura così.- Continuò la ragazza, avvicinandosi a lui
e provando a toccargli una spalla in segno di conforto.
Una spalla che non era riuscita a toccare e che si ricordò di non poter percepire.
-Jimmy è in pericolo! Alla Black Rose lo stanno massacrando di botte! Quello mi muore lì!- Urlò Brian,
tremando più che mai.
America pensò subito che non poteva avvertire i ragazzi perché altrimenti non sapeva come spiegar
loro come era venuta a sapere una cosa del genere.
-Sta calmo...-
-Dobbiamo andare. Se gli succede qualcosa io...io...- Brian si toccò i capelli con nervosismo
per poi tirare un calcio secco contro il letto ed impazzire dinanzi agli occhi di America.
La giovane si stava seriamente spaventando e il ragazzo non riusciva più a fermare la sua ira.
-Brian, basta! Dobbiamo andare da Jimmy e ci andremo insieme!- Cercò di tranquillizzarlo America.
-No...non puoi andare alla Black Rose. Non senza i ragazzi.- Affermò Brian, con decisione.
-Ma ci sei tu a proteggermi, no? Brian, lui è il tuo migliore amico! Dobbiamo andare!-
Brian era deciso anche quando aveva sentito America dire "è il tuo migliore amico."
Qualcosa lo aveva colpito al cuore in quell'istante e decise di annuire, uscendo poi dalla finestra
mentre la ragazza si occupava di uscire dalla porta di casa.
Brian e America corsero con velocità verso la Black Rose ed arrivarono lì completamente esausti.
Gates guidò la giovane verso il luogo in cui si tenevano delle frequenti risse e lei quasi cacciò
un urlo nel vedere Jimmy a terra, tutto sanguinante.
Una ragazza dai capelli rossi stava scappando via con un cappuccio in testa ed un velo nero
che le copriva perfettamente tutto il corpo.
America pensò bene di rincorrerla e riuscì a fermarla, prendendole un polso.
-Ehi, tu! Dove pensi di andare?!- Disse la giovane, osservando poi la ragazza voltarsi e sentendosi
mancare.
La ragazza aveva un volto familiare ed un ricordo in particolare riportò America indietro nel tempo
facendole ricordare quel viso...









-Ancora che le vai dietro, Jimmy? Quella non uscirebbe mai con te. Sa che sei della Black Rose.-
-Le ho provate tutte per parlarle. Cazzo, non cede!-
-Chi è? Non l'ho mai vista qui...-
-Tutto quello che sappiamo di quella ragazza è che si chiama October e che frequenta le lezioni
di musica. Nient'altro.-
-E che Jimmy ha preso una brutta cotta per lei sin dall'inizio dell'anno scolastico.-









America si ricordò di quella ragazza dai lunghi capelli rossi per cui Jimmy aveva perso
la testa ed avrebbe quasi voluto cavarsi gli occhi.
La giovane allentò la presa sul polso di October e lei scappò via, senza dire una sola parola.
America continuava a chiedersi che cosa ci facesse quella ragazza lì ma non riuscì a capirlo
in alcun modo.
Forse...aveva anche lei qualcosa a che fare con la Black Rose?
-Jimmy...- Sussurrò Brian, restando accanto al corpo del suo migliore amico senza poter
fare nulla per aiutarlo o toccarlo.
America tornò sui suoi passi e si avvicinò al corpo del ragazzo.
Jimmy stava sorridendo.
-Era bellissima...- Sussurrò Rev, sorridendo ancora verso il cielo.
Brian e America si guardarono negli occhi, inarcando entrambi un sopracciglio.
Che cosa stava accadendo?
-Non l'avevo mai vista da queste parti...- Continuò Brian.
-Beh, adesso questo non è importante.- Ribatté la giovane alle parole del ragazzo.
-Ma con chi stai parlando...America?- Domandò Jimmy con debolezza, facendo deglutire la ragazza.
Jimmy era ricoperto di ferite su tutto il corpo.
America decise di non rispondergli e con tutta la forza che aveva aiutò il ragazzo a rialzarsi.
Un braccio di Jimmy circondò il collo della giovane mentre lei provava a mantenerlo in piedi dai fianchi.
Jimmy zoppicava.
-Cazzo...mi sento quasi come se fossi strafatto.- Sbottò James, strizzando gli occhi.
-Sei proprio un idiota...che cosa diavolo ti è successo?- Gli domandò America mentre continuava ad aiutarlo
a camminare e mentre Brian era dinanzi a loro che gli faceva strada verso la lavanderia.
-October deve soffrire della mancanza di qualcuno della Black Rose...era al cimitero...io avevo lasciato
un fiore sulla lapide di Brian e l'ho vista lì piangersi quasi addosso. Poi è uscita ed io mi sono occupato
di partecipare ad una rissa di strada per procurarmi dei soldi ma...-
Jimmy si bloccò per sputare del sangue
sul marciapiede per poi ricominciare a spiegare.
-...Ma lei era stata presa in ostaggio da quelli della banda e chi avesse vinto l'incontro avrebbe scelto
se scoparsela o tenersela tutta per sé. Io volevo solo aiutarla...mi sono confrontato con dei bestioni
molto più robusti di me. Ho vinto ma guarda ora come mi sono ridotto...ecco perché voi donne dovreste
stare lontane da questo posto.-
Continuò James, spiegando tutta la situazione.
America non riuscì proprio a prendersela con il suo nuovo amico. Lui lo aveva fatto a fin di bene. Avrebbe
magari detto a quelle persone che l'avrebbe scopata con piacere ma avrebbe finito per lasciarla andare.
-Sei un idiota sì...ma anche molto coraggioso, Jimmy.- Gli disse America, facendolo sorridere.
-Ehi, io sono forte.- Continuò Jimmy, quasi inciampando sull'asfalto.
-Sì, come no.- Disse poi Brian, sorridendo.
-Io penso che se tu voglia davvero far breccia nel cuore di quella ragazza...dovresti imparare
ad essere meno violento e cercare di esprimerle fiducia.- 
-Ma...America...io...-
-Niente ma, Jimmy. Voi non appartenete a questo posto quindi smettete di essere...così.-
Jimmy esitò alle parole di America. Sapeva che lei aveva perfettamente ragione e che si trovava nello sbaglio.
-Ti odio, Mckalin.-
-Perché?-
-Perché devo darti sempre ragione.-

America ghignò soddisfatta.
Portò Jimmy alla lavanderia e lo affidò alla signora Venus che sembrava essere davvero una brava persona.
America sembrò diventare in un attimo la mamma del gruppo e non le dispiaceva per nulla avere quel ruolo.
Durante la strada del ritorno, Brian continuò a tenere le sue mani affondate nelle tasche dei jeans, fissando
l'asfalto.
Il cielo si era rabbuiato.
-Stasera...avrai intenzione di sparire ancora?- Gli domandò America, interrompendo quel silenzio
divoratore che stava mangiando i loro cuori.
-E' un modo alternativo per chiedermi di restarti accanto?- Rispose Brian, sorridendo con astuzia.
-Interpreta la mia domanda un po' come ti pare...- Continuò America, ricominciando ad arrossire.
-La mia risposta è no.-
-No...cosa, no?-
-Stasera non ho intenzione di sparire. Stasera voglio starti accanto con la consapevolezza
di non poter allungare le mie mani verso il tuo sedere o il tuo corpo. Stranamente, non ne ho bisogno.
Preferisco respirarti finché posso e magari arrivare al punto di odiarti. Ma farlo per davvero.-

-Eri un tipo abituato a toccare spesso le altre ragazze, non è così?-
-Già. Poi qualcuno ha voluto punirmi ed ora eccomi qui. Incapace di toccare tutto ciò che vorrei.-

-Ma le persone non si toccano solo in quel modo, Brian. Le persone si toccano anche solo per abbracciarsi.-
-Ma se non posso toccarti, come posso provare anche solo ad abbracciarti?-

La bionda restò in silenzio continuando ad arrossire.
Lungo tutto il tragitto né lei e né Brian riuscirono a dire una sola parola di più.
Non avevano capito che loro, in realtà, erano già riusciti a toccarsi dentro.




















***















Tornati a casa, America iniziò a dipingere le pareti della sua camera.
Brian provò ad aiutarla e stava ben pensando di disegnare qualche chitarra sparsa
qua e là.
La ragazza era felice di sapere che lui avrebbe lasciato un segno, ma allo stesso tempo si stava chiedendo 
come avrebbe potuto dimenticarlo una volta che se ne sarebbe andato per sempre.
Così, dopo aver disegnato qualcosina, America si fermò con il pennello tra le mani.
Sospirò amaramente.
-Io credo che tu mi mancherai davvero quando te ne andrai.- Disse improvvisamente la ragazza,
facendo sussultare Brian e facendolo anche fermare.
Aveva ripreso il discorso del giorno prima, lasciato totalmente in sospeso.
Brian non le rispose, ma, al contrario, posò il pennello che aveva in mano fino a poco prima fa sulla scrivania ricoperta
di giornali in modo da proteggerlo in caso che la vernice bagnata goccioli su di essa,
osservando poi la rosa viola che aveva dipinto lui stesso.
Con delicatezza, Brian prese la rosa tra le mani e si avvicinò poi alla ragazza ritrovandosi
a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Brian...che cosa vuoi fare?- Gli domandò America, osservando il ragazzo fissarla con serietà.
Brian posizionò la rosa tra la sua fronte e quella della ragazza mentre lo stelo senza spine era tra
le loro labbra.
-Shh.- Sussurrò Brian mentre le sue labbra si erano improvvisamente spiaccicate a quelle della ragazza.
Quelle labbra non potevano sentirsi, si erano sovrapposte nel nulla ma quella rosa era riuscita a creare
comunque il bacio perfetto.
Quelle due labbra si ritrovarono sovrapposte sullo stelo della rosa ed in quel modo riuscirono a sentirsi
entrambe.
America rimase con gli occhi spalancati per tutto il tempo mentre Brian li aveva chiusi
e le aveva fatto capire alla perfezione le sue intenzioni.
La ragazza non provò neanche ad indietreggiare perché qualcosa dentro di lei continuava a sussurrarle
di restare.
Era quel bacio mai dato che comunque sapeva di qualcosa di forte.
Si erano baciati ma non riuscivano a sentirlo sulle labbra.
La verità era che loro erano riusciti a baciarsi dentro.
Erano riusciti a scavarsi.
A toccarsi.
Tutto questo...dentro di loro.
L'istante seguente, Brian l'aveva lasciata ancora.
Le aveva detto che sarebbe rimasto ma evidentemente non poteva farlo.
Forse doveva solo starle lontano.
E lei sapeva che lui avrebbe negato tutto quello che era accaduto tra di loro quella sera.






































NOTE DELL'AUTRICE.

Buona domenica a tutti lettori!
Dunque, vi sono mancata? Aw, sono felice di leggere finalmente
le vostre vere e proprie considerazioni sulla storia!
Grazie tante, davvero. Spero che continuerete a recensirmi!
Oltretutto, continuate anche a mettere la ff tra i preferiti così vi riempio
di caramelle fino a farvi scoppiare!
A parte ciò, iniziamo da un qualcosa che devo assolutamente dirvi.
La parte iniziale della storia, messa in corsivo, sono I PENSIERI di America.
Tutto ciò che le frulla per la testa e devo ammettere di essermi ispirata particolarmente
a James Joyce e al suo modo perfetto di descrivere i pensieri di Molly nel l' "Ulisse".
L'ho studiato quest'anno e sono rimasta così affascinata da questo suo modo di scrivere che ho voluto
creare qualcosa di simile (che simile non è perché sinceramente ciò che ho scritto io è una merda messo a confronto
di ciò che scrive Joyce) ma diciamo che è stato un mio semplicissimo esperimento che può piacere ma 
anche non piacere, assolutamente.
Ci tenevo comunque a precisare che Joyce ci ha messo tantissimo per affinare questa particolarità nello scrivere
i pensieri di una persona senza neanche utilizzare la punteggiatura in modo da rendere il più confusionario
il tutto...quindi so di aver scritto una merda e chiedo venia per quell'attimo di mia spensieratezza, lol.
Tuttavia, andando al capitolo...vi è piaciuto quel bacio come colpo di scena?
Sì, le labbra dei due piccioncini non si sono toccate ma voglio dire...sarebbe stato il bacio perfetto!
Almeno per me.
Anyway, che cosa ne pensate di Mia e Johnny? Non sono l'ammmmore con quattro m?
Io sono felice di scrivere di loro perché sono così teneri che potrei sciogliermi. Ma dovreste sciogliervi
anche voi ovviamente, non solo io!
E Jimmy? Chi sarà mai quella ragazza misteriosa? Cacchio, James ci stava davvero per rimettere la pelle
in questo capitolo.
Piccolo Jimbo <3
Vabbè, per quanto riguarda il resto spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e che vi abbia
tenuto compagnia!
Ringraziamo come sempre Saya per la sua ultra disponibilità (andate a leggere le sue ff, babbani *coff coff*)
e ringrazio ovviamente chi continua a seguirmi e chi ha appena iniziato a farlo!
Quindi...attendo con ansia le vostre recensioni (che ci saranno, vero?) e spero che la storia possa continuare
ad incuriosirvi e a piacervi sempre di più.
Lo spero di cuore quindi fatemi sapere U.U 
Sono come sempre @GatesIsTheWay su Twitter (quindi se volete picchiarmi potete farlo anche virtualmente) e nulla...
fate i bravi!
Sembro una madre impazzita, sorratemi.
Un bacione a tutti e sempre se volete...al prossimo capitolo!














-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 11
*** 11. I get drunk on jealousy. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

11° I get drunk on jealousy.




















Lei aveva gli occhi impastati dal sonno ed era domenica mattina.
Aveva indossato le sue pantofole ed era scesa dal letto con la gola
secca ed uno sguardo perso e spaesato.
America entrò in bagno e si lavò per ben due volte il viso, osservando
poi la sua figura allo specchio e toccandosi le labbra screpolate
con le punta delle sue dita.
Erano passate solo poche ore da ciò che le era accaduto e ancora
non riusciva a farsene una ragione.
Era stata baciata da un fantasma e la cosa che la faceva sentire peggio era sapere
che quel bacio lo aveva sentito nel cuore.
Non era un bacio da film o uno di quei baci passionali. Era un misero bacio a stampo
e se lo era sentito fin dentro le viscere.
Dopo essersi guardata allo specchio ed aver sentito l'acqua scorrerle sul viso, scese
giù in cucina per fare colazione con i suoi genitori e con grande sorpresa vi ritrovò
lì anche Mia.
-Ma buongiorno dolcezza, caffè?- Le domandò la cugina, porgendole una tazza di caffè che America
aveva rifiutato con un cenno di mano.
-Oh, tesoro, finalmente ti sei svegliata. Temevo che saresti rimasta a letto tutto il giorno.- Considerò
poi la madre, sedendosi a tavola ed addentando il suo buon cornetto al cioccolato bianco.
America avrebbe di sicuro preferito restarsene a letto ma non poteva permettersi di mancare
di rispetto anche a Mia che era venuta a trovarla per stare un po' insieme.
America si sedette accanto a sua cugina e dinanzi a suo padre, prendendo due o tre biscotti
a cioccolato ed addentandoli sospirando.
-Come ti sei svegliata questa mattina, cara?- Le domandò poi il padre, leggendo il quotidiano
e sorseggiando il suo buon caffè.
-Bene...- Sussurro America, continuando a mangiare i biscotti mentre Mia la stava osservando
già da un po'.
Aveva capito che c'era qualcosa che la turbava ma non aveva minimamente pensato di chiederle cosa
fosse.
Mia preferiva risollevare l'umore delle persone ma lasciare loro la propria privacy. Era fatta così.
-Mia, se non lo mangi tu quel pezzetto di torta, posso farlo io?- Le domandò il piccolo Brandon, spalancando gli occhi,
che avevano cominciato a somigliare a quelli di Bambi.
-Oh, certo Brandon, è tutta tua.- Rispose la ragazza, spingendo il piatto verso il bambino.
-Brand! Ma insomma, un po' di contegno...- Lo rimproverò America, sbuffando.
-Ma dai America, lascialo stare, è solo una fetta di torta.- Esclamò Mia.
-Sì ma non deve comportarsi in questo modo o potrebbe farlo anche con persone che non 
appartengono alla nostra famiglia.- 
-America, stai bene? Mi sembri stressata...- Considerò Mia, continuando a guardare gli occhi
di sua cugina.
-Sto benissimo...- Disse ancora America, pensando invece a ciò che era accaduto ieri.
Quella scena non voleva più uscire dalla sua mente e la stava perseguitando.
Brian la stava perseguitando.
Dio, quanto lo odiava ora.
Quel ragazzo sembrava essere proprio l'inizio della sua fine.
-America, perché non porti Mia al Luna park? Sarà attivo per i prossimi cinque giorni.- Disse la signora
Mcklain con decisione.
-Mh...si, può essere una buona idea ma non so se a Mia piacciono i Luna Park.- Considerò America, bevendo
poi un sorso di the con il latte.
-Non sono mai stata ad un Luna Park in tutta la mia vita...mi piacerebbe tanto vederne uno!- Esclamò poi la ragazza,
entusiasta.
-Okay...allora stasera andiamo al Luna Park. Avviso anche i ragazzi?-
-Sì...d'accordo.-
-I ragazzi chi?- Improvvisamente, il signor Mcklain riportò il suo sguardo verso quello
delle due ragazze.
-Ehm...i ragazzi...ehm...i miei nuovi amici, papà. Vengono a scuola con me e nulla, sono brave persone.- Spiegò
America, sudando freddo.
Che cosa sarebbe accaduto se suo padre avesse saputo delle sue amicizie della Rosa Nera?
-Come si chiamano? Potrei conoscere i loro genitori...-
Con il lavoro da amministratore delegato che svolgeva suo padre, conosceva ogni singola zona
di Huntington Beach e tutte le brave persone che ne facevano parte.
Gli bastava un cognome per sapere tutto.
-Sono bravi ragazzi papà e se li approva Mia vuol dire che potrebbero essere dei Santi!- Esclamò
America, quasi mentendo.
-Va bene ragazze ma ricordatevi di fare attenzione.- 
Mia e America annuirono alle parole del signor Mcklain e, dopo la colazione, filarono subito in camera.
-America? Hai preso tu il mio intimo dalla valigia e lo hai messo sul tuo letto?- Domandò improvvisamente la cugina,
confusa nel vedere tutto il suo intimo sparpagliato sul letto.
Tra slip, tanga e reggiseni il letto era pieno.
-No...- Rispose America, facendo poi due più due -Oh...anzi, sì. Scusa, solo ora mi sono ricordata che...ehm...mi piace troppo questo reggiseno, me
lo regali?-
Disse America tutto ad un fiato, prendendo tra le mani quel reggiseno leopardato che lei
non avrebbe mai pensato di indossare in tutta la sua vita.
-Se ti piace, puoi tenerlo.- Rispose poi Mia, sorridendo.
Basta. Quella storia doveva finire...





















***
















America, Mia, i ragazzi e Erin arrivarono al Luna Park con entusiasmo.
-Questo sì che è un posto degno di me. Zucchero filato e montagne russe, arriva
Jimmy Sullivan quindi adesso rispondete alla mia chiamata, da bravi!- Disse James
ad alta voce, entusiasta più che mai.
-Non dirmi che non sei mai stato ad un Luna park prima d'ora...- Lo schernì Erin, ridendo.
-E' come chiedermi quando ho fatto sesso per la prima volta.- Esclamò Jimmy, facendo
scoppiare a ridere tutti tranne che Mia.
-A dire il vero neanche io sono mai stata ad un Luna Park...- Ammise poi la ragazza arrossendo, forse per vergogna.
-Beh allora ritiro subito quello che ho detto.- Si rifece Erin, mordendosi il labbro 
inferiore sentendosi un po' a disagio.
-Che ne dite di entrare subito nella casa stregata? E' un must.- Propose poi Johnny con
gli occhi lucidi.
-Io dico che questa è solo una scusa per farti Mia nella casa.- 
Ribatté poi Jimmy, ironizzando.
-Sta zitto, Rev!- Piagnucolò Johnny tirandogli uno scapaccione innocuo sul braccio.
-Amore, andiamo sulle montagne russe?-
-Aspetta Erin, mi sto focalizzando sullo zucchero filato...- 
Mia inarcò un sopracciglio e poi sorrise ad America. Non aveva mai conosciuto
delle persone così spontanee in tutta la sua vita.
Erano per giunta molto buffi e questo a lei piaceva molto. Nonostante i suoi modi sbarazzini
da ragazza viziata, aveva capito che l'esteriorità di una persona doveva semplicemente passare
in secondo piano.
Loro erano dei bravi ragazzi ed era questo ciò che contava realmente.
-Allora, quale sarà la prima tappa?- Domandò Matt, con poco entusiasmo.
-La casa delle streghe.- Disse Johnny.
-Le montagne russe.- Ribatté Erin.
-Io sto con Johnny.- Continuò poi Jimmy.
-Io con Erin.- Disse Mia.
-Zacky?- Domandò Johnny, speranzoso.
-Mi dispiace Christ ma Erin è la mia ragazza e se oserei optare per la casa
stregata credo che potrebbe darmene di santa ragione.-
-Sì!- Esclamarono Erin e Mia in coro con entusiasmo.
-Allora vada per le montagne russe...tu America, sei d'accordo?- Sbuffò Johnny, rivolgendosi
poi alla ragazza che era sembrata essere immersa nei suoi pensieri per tutto il tempo.
Era riuscita a pensare a Brian per tutto il giorno e a quel bacio che non riusciva più a scrollarsi
dal cuore.
Continuava a ripetersi di non pensarci. Che la sua vita non si sarebbe fermata solo per quello
stupido gesto.
Che avrebbe semplicemente cercato di divertirsi questa sera.
Non voleva continuare a chiedersi del perché quel ragazzo aveva sempre gli occhi lucidi
quando le parlava o del che cosa pensava quando la osservava.
Non voleva neanche saperlo.
Ed inavvertitamente, stava ricominciando a pensarci.
La sua vita ormai era fatta solo di pensieri che continuavano a frantumarsi tra di loro e continuavano
ad assillarle la mente facendola crollare ogni volta a fine giornata.
Non riusciva più a capire nulla di quello che le stava accadendo intorno e parlare con uno spirito
non era di certo nulla di positivo.
Sarebbe andata da una psicologa, sì, ma lei stessa l'avrebbe fatta rinchiudere da qualche parte.
Era tutto così surreale che ora che stava provando ad abituarsi, si sentiva lo stesso una pazza
isterica.
Ma dopotutto America era sempre stata un po' pazza di suo. Prima rideva, poi piangeva. Prima odiava
tutti e poi finiva per amarli. Diceva a Brian che voleva vederlo andare via e allo stesso tempo
pensava a quanto sarebbe stato bello essere stretta dalle sue braccia.
Era l'insicurezza fatta persona e la pazzia che si leggeva solo nelle favole.
Poi, pensava continuamente agli occhi di Brian ed era così che il più delle volte trascorreva il tempo.
Perché quegli occhi così bui sembravano quasi come la notte e se non eri capace di affrontarli
ti ritrovavi con l'affogarvici all'interno.
Ed in quel momento non sapeva cosa le faceva più paura. Arrivare a riva o lasciarsi annegare.
Poi iniziò a farsi delle domande sul perché non era stata capace di chiudere gli occhi quando Brian
stava cercando di baciarla.
Ed aveva capito ogni singola cosa quando li aveva chiusi la notte prima di addormentarsi.
Sarebbe stato inutile chiuderli durante il bacio perché, ogni volta che si ritrovava a chiudere gli occhi,
quel ragazzo era sempre lì a sorriderle e lei si sentiva fottuta.
-America?- Matt richiamò ancora la sua attenzione.
-Sì, le montagne russe andranno benissimo.- Si limitò a rispondere la ragazza, deglutendo.
I ragazzi salirono sulle montagne russe. Tutti tranne che Matt.
Lui era rimasto giù a bere una birra perché era da un po' che sembrava essere piuttosto triste
e mogio.
Nessuno riusciva a capirne il motivo...o forse i suoi migliori amici lo sapevano e preferivano
non alimentare il suo dolore.
Quando la Roller Coast iniziò a spingersi in avanti, tutti cacciarono delle urla di terrore.
Mia si aggrappò spaventata al braccio di Johnny mentre lui stava ancora cercando di tranquillizzarla.
Erin e Zacky urlavano impazziti tenendosi per mano e America rideva da morire nel vedere Jimmy che 
urlava traumatizzato se la stava letteralmente facendo addosso ed in quel momento avevano tutti capito del perché aveva deciso
di optare per la casa stregata come fece anche Johnny.
Dopo il primo giro, tornarono tutti sul suolo con grande entusiasmo.
Tutti tranne che Mia e Jimmy.
-Mai più! Oh cazzo, pensavo di poter morire da un momento all'altro!- Esclamò James, tremando ancora.
-E' stato bellissimo vederti mentre te la stavi facendo addosso!- Esclamò poi Zacky, dandogli una pacca
amichevole sulla spalla.
-Grazie per avermi aiutata mentre stavo per morire terrorizzata...- Sussurrò poi Mia a Johnny.
-Figurati...non ho fatto nulla di importante.- Continuò Christ, accarezzandosi la nuca sentendosi piuttosto
a disagio.
Intanto i ragazzi continuavano a fissare Matt, consapevoli di ciò che gli stava accadendo.
Zacky stava provando a fare un passo verso il ragazzo seduto dinanzi al carretto dei gelati ma indietreggiò
subito quando vide America precederlo.
America nutriva di una forte sensibilità ed aveva già capito che quegli occhi verdi così tristi
dovevano avere a che fare con Brian.
-Ehi, Shads!- Esclamò la giovane, sedendosi accanto al ragazzo.
-America...che ci fai qui? Vai con gli altri e cerca di divertirti...- Continuò Matt, sorseggiando
la sua birra con amarezza.
-Non credo che riusciremo a divertirci molto.-
-Perché dici questo?-
-Perché quando un tuo amico sta male non ha senso provare a convincerti del fatto
che vada tutto bene.-
-Ma io non sto male...davvero, America. Sto benissimo.-
-Sì, ed io sono un unicorno!- Esclamò America, facendo abbozzare un sorriso al ragazzo.
-Dai...va da loro.-
-Posso almeno sapere che cos'è che ti fa stare così male?-
-Ma niente, davvero.-
-Beh...pensavo che fossimo amici...-
-Ma certo che lo siamo, America. E' solo che...mi manca una persona che vorrei fosse qui con noi questa sera.-
-Brian.-
-Già. Chissà che cosa starà combinando lassù quel figlio di buona madre.- Ridacchiò Matt, sorridendo al pensiero
del suo migliore amico che tanto tranquillo non era mai stato.
-Sapessi...- Pensò America ad alta voce.
-Cosa?-
-Oh no, niente. Dico solo che almeno non fa più parte della Black Rose e magari...non soffre più.-
-Sì, forse è così. E' che questo posto non fa altro che farmi venire in mente...troppe cose. Troppi ricordi.-
-Davvero? Ti va di parlarmene?-
-Beh, quando eravamo piccoli...io e Brian amavamo il Luna Park. Ce ne era uno anche alla Black Rose.
Ora è distrutto insieme ai nostri ricordi. Comunque, quando i ragazzi non potevano muoversi
dalle loro abitazioni io e Brian ne approfittavamo per divertirci al Luna Park e fare i coglioni. 
Rubavamo lo zucchero filato e ci divertivamo come non mai perché purtroppo non potevamo farlo ogni volta
che volevamo. Siamo cresciuti in una realtà che non è quella delle favole o delle fiabe.-

-Ora che ci penso...non mi sono mai chiesta che tipo di problemi avessi tu con la tua famiglia...-
-Credi che sia bello vantarsi di un padre che fa il sicario?-
-Il sicario?!-
-Sì. Non immagini quante persone abbia visto morire dinanzi ai miei occhi.-
-Mi dispiace tanto, Matt.-

-Ancora oggi non so neanche chi sia mia madre. So solo che si lasciarono quando avevo un anno e lui mi tenne
con sé. Certo, un gran bel gesto, peccato che l'omicidio è tutto quello che conosco.-
-E' strano, lo sai? Tu sei un ragazzo così buono e maturo...come puoi non essere neanche un'unghia di tuo padre?-
-Ho semplicemente capito che tutto quello che fa è sbagliato. Non è difficile quando vedi persone 
morirti dinanzi agli occhi come se niente fosse.-

-Beh, deve essere davvero difficile per te sapere di avere di un padre del genere.-
-Già...-

America aveva quella domanda che continuava a premerle nella mente. La assillava di continuo.
Voleva sapere come fosse morto Brian ma, ancora una volta, pensò che quello non era il momento giusto
per chiedere una cosa del genere.
-Ehi...sii forte. Sono sicura che Brian ti stia guardando in questo momento e sia fiero di ciò
che sei. E che anche lui come te si starà ricordando di tutte le cazzate che avete fatto insieme...-
Disse
America con un buco al petto.
Matt si lasciò scorrere due lacrime sul viso e America lo abbracciò senza pensarci su più di due volte.
-No...dai, non fare così. Sii forte.- La giovane lo tenne stretto sul suo petto e gli accarezzò la schiena
di continuo.
Matt si stava sfogando e quell'abbraccio gli era proprio servito.
-Scusami, America. Non so che mi è preso.- Mormorò Matt, sentendosi mortificato ed asciugandosi
le lacrime.
-Perché ti stai scusando? Matt, tu hai bisogno di sfogarti!-
-Adesso mi sento meglio...-
-Allora vedi che ti ci voleva? Non scusarti mai più con me o giuro che potrei offendermi.-
Shads si lasciò sfuggire un sorriso.
-Ma come fai?-
-A fare cosa?-
-A riuscire a risollevare il morale di tutti proprio come se Brian non se ne fosse mai andato?-
America abbassò lo sguardo.
Avrebbe tanto voluto dirgli che Brian non se ne era ancora andato del tutto e che lui e i ragazzi
non dovevano temere almeno per il momento di perderlo per sempre ma non poteva farlo.
-Non lo so. E' come se conoscessi anche io almeno un po' il vostro dolore.- Sussurrò America,
assottigliando gli occhi mentre accanto a Matt era appena apparsa una figura familiare.
Brian si era inginocchiato dinanzi ad uno dei suoi migliori amici e lo stava osservando.
-Mi manchi tanto anche tu, coglione.- Sorrise Gates mentre America stava lottando per non scoppiare
in lacrime.
Matt non riuscì a sentirlo e si alzò dalla panchina senza far caso di aver calpestato il suo Brian.
-Mi serviva proprio una bella sfogata...grazie ancora, America.- 
-Non c'è di che.- Rispose la ragazza alle parole di Matt, rivolgendosi poi a Brian che si era seduto
accanto a lei con la testa tra le mani.
-Abbraccia anche me, ti prego.- Le sussurrò Gates mentre una lacrima gli rigava il viso.
America si sentì improvvisamente male. 
Non si ricordava neanche come finì per abbracciarsi alla panchina ma nella sua testa stava funzionando
tutto a dovere.
Nella sua testa era riuscita ad abbracciare Brian.




























***


























Il giorno seguente, America si ritrovò a scuola totalmente sola.
Erin e Zacky avevano marinato insieme, Jimmy era rimasto alla lavanderia
a svolgere del lavoro extra,Johnny si era offerto di fare da guida turistica a Mia ed
infine Matt aveva deciso di restarsene a letto tutto il giorno a poltrire.
O almeno era quello che le era stato riferito.
La questione di Mia e Johnny...beh, quella la sapevano tutti.
La sera precedente al Luna Park il ragazzo si era offerto di farle compagnia davanti alla ruota panoramica e, 
ovviamente, una parola tirava un'altra.
Ma, dopotutto, ad America faceva piacere sapere che la cugina aveva deciso di frequentare
Johnny. 
Certo, non se lo sarebbe mai aspettato da una come lei ma questo era un riscontro
pur sempre positivo.
Stava imparando a capire che ciò che avevano dentro le persone era la loro vera natura.
America stava disegnando qualche bozza sul suo blocco da disegno mentre di tanto
in tanto addentava il suo panino al formaggio.
Improvvisamente, però, sussultò.
-Ti hanno lasciata tutta sola, oggi.-
Era Brian e le si era seduto accanto.
-Oh...Brian, mi hai fatto prendere un colpo!- Esclamò America, guardandosi
intorno per assicurarsi che nessuno la stesse osservando.
-Lo so. E' così divertente farti spaventare.- Ridacchiò Gates, prendendola in giro.
-Per me non è divertente...e tu che cosa ci fai qui? Sei venuto ad infastidirmi?-
-Mm...fammici pensare...sì.- Rispose il ragazzo, annuendo compulsivamente con la testa.
America sbuffò e senza guardarlo si ricompose e ricominciò a disegnare le sue bozze.
-Che cosa stai disegnando?- Le domandò poi Gates, curioso, cercando di spiare il foglio.
-Niente di importante...sto cercando qualcuno che si faccia ritrarre per il compito
di arte.-
-C'è sempre tua cugina. Sono sicuro che non aspetta altro.-
-Ti sbagli. Mia è una persona abbastanza egocentrica ed esibizionista ma mi ha detto
che si vergogna.-
-E' per questo motivo che ha addirittura dei fazzoletti con il suo viso sopra?-
-In effetti mi sembra strano che si vergogni di un semplice ritratto a questo punto ma assecondo
la sua scelta.-
-I ragazzi?-
-Mi hanno espressivamente detto di no.-
-Lo avevo immaginato.-
-Il compito devo consegnarlo venerdì! Non ce la farò mai...-
-Puoi ritrarre me.-
-Che cosa?!-
-Stavo solo cercando di rendermi utile. E poi, tutti amerebbero il tuo buon lavoro
solo perché ci sarei io. Un uomo così affascinante e sexy come me meriterebbe di essere incorniciato!-

America osservò Brian vaneggiare e quasi scoppiò a ridergli in faccia.
-Ehi, io stavo dicendo sul serio!- Ribatté il ragazzo, incrociando le braccia verso al petto.
-Non potrei comunque fare un tuo ritratto...se lo vedessero i ragazzi? Che cosa penserebbero?-
-Che hai trovato una mia foto nell'annuario scolastico.-
-Brian...mi metterei nei casini.-
-Ti sto semplicemente offrendo il mio aiuto.-
-Ci penserò.-
-D'accordo. Tanto ho già pensato a come ripagarti.-
-Davvero? E come?- Gli chiese America, inarcando un sopracciglio e vedendo il ragazzo
ghignare sotto ai baffi.
Improvvisamente, un urlo femminile in sala mensa fece trasalire tutti.
Christie si era alzata urlante dalla sua sedia e stava correndo verso il bagno con la lingua 
al di fuori delle sue labbra grandi e carnose labbra.
Tutti in sala scoppiarono a ridere mentre le sue damigelle stavano cercando di rincorrerla
per capire cosa le stesse accadendo.
Brian, al fianco di America, stava ridendo comvulsamente mentre batteva di continuo i pugni
sul tavolo.
La giovane si voltò verso di lui e capì che aveva a che fare con ciò che era appena accaduto a Christie.
-Che le hai fatto?- Gli domandò America con tono di rimprovero.
-Diciamo che le ho semplicemente aggiunto un po' più di peperoncino piccante nel suo panino.- Le spiegò
Brian, continuando a ridere.
-Ma...perché lo hai fatto?-
-Non mi piace come parla di te alle tue spalle così le ho dato una piccola lezione.-
America scoppiò a ridere anche lei mentre Brian si fermò ad osservarla.
-Sei stato geniale!- Esclamò la ragazza pensando a quanto Christie si fosse meritata quel piccolo
scherzetto innocuo.
-Lo so, lo so! Allora, me lo sono meritato questo ritratto?-
-Decisamente.-
Brian e America si sorrisero.
Non potevano mai sapere quali grandi sorprese avrebbe loro riservato il futuro per quella
sera.
E forse, neanche volevano sapere.
Per ora si erano solo occupati di perdersi nei reciproci occhi.

























***




















America stava preparando il cavaletto e tutti gli oggetti
di cui aveva bisogno per occuparsi del ritratto.
Aveva preso una matita tra le mani e l'aveva spuntata bene per poi occuparsi
di posizionare il cavalletto proprio dinanzi al letto su cui si era seduto Brian.
-Allora, ci vuole ancora molto?- Domandò il ragazzo, tamburellando il suo piede destro
contro il pavimento.
-No, sono pronta.- Continuò America, strofinandosi poi le mani.
Era emozionata ma non ne capiva il motivo. Brian riusciva a metterla a disagio
solo guardandola un po' più attentamente.
-La smetti di guardarmi in quel modo? Mi metti a disagio.- Sbottò poi America,
spostandosi una ciocca di capelli ribelle dal viso.
-Guardarti come?- Domandò Brian facendo il finto tonto.
-In quel modo...- Si sforzò di dire America, sudando freddo.
Non sapeva spiegarsi neanche lei che tipo di modo era ma aveva ben capito che Brian
non la stava guardando come solitamente si guarda una semplice amica o un conoscente.
E questo la spaventava. O meglio, la spaventava vedere Brian divincolare sempre la situazione.
-Non ti sto guardando in nessun modo. Adesso possiamo iniziare? Sai, il tempo stringe.-
-Va bene...va bene.- 
Brian prese il suo pacchetto di sigarette dalla tasca ed iniziò a fumarsi una sigaretta
mentre America continuava a fissarlo con attenzione.
Vederlo assottigliare gli occhi in quel modo e godersi ogni singolo attimo aspirando
tutto quel fumo le fece far male lo stomaco.
Lo stava osservando con attenzione e quasi aveva paura di farsi del male dinanzi a tale
bellezza.
Poi il ragazzo si voltò verso di lei e le sorrise.
-Ehi, perché mi stai guardando in quel modo?- Le domandò mentre America si rese conto
di aver appena ribaltato le cose.
-Io? Ti ho già detto che non ti sto guardando in nessun modo.- Si giustificò la ragazza, sembrando più impacciata
che mai.
Doveva restare calma se voleva fare un buon lavoro. Non poteva permettersi di tremare
o avrebbe rovinato tutto il ritratto in meno di un secondo.
Brian intanto si era occupato di sorridere ma senza abbandonare il piacere
che gli stava offrendo la sua Marlboro rossa.
La mano della ragazza continuò ad impugnare la matita mentre stava cercando di adagiarla 
sul foglio.
-Okay...adesso sta fermo e butta quella sigaretta.- Disse America, indicandogli la sigaretta tra
le labbra.
-Io non intendo rinunciare alla mia sigaretta.-
-Brian, ti prego! Per me questo è qualcosa di serio!-
-Ci tieni davvero tanto a quello che fai, vero?-
-Beh, è ovvio. Chissà, forse un giorno riuscirò a diventare una vera e propria pittrice
e fare dell'arte il mio unico mestiere. Dio, quanto mi piacerebbe...-
Spiegò la ragazza con gli
occhi sognanti.
-Suppongo sia davvero bello avere uno scopo nella vita...-
-Lo è ma non è mai troppo tardi per appassionarsi a qualcosa. Allora, sei pronto?-
-Sì, va bene così?-
-Direi di sì. Ma sorridi almeno!-
-Accontentati della mia espressione da ragazzo affascinante.-
-E va bene!- Sbuffò America, osservando il ragazzo storcere il labbro e fissarla
con attenzione.
Ogni tanto a Brian scappava un sorriso nel vedere quella ragazza restare così attenta
a ciò che stava facendo.
America stava iniziando pian piano a disegnare ogni lineamento del viso del ragazzo, rendendosi
conto di quanto potessero essere affascinanti.
Le riuscì facile disegnargli gli occhi dato che lo aveva fatto già altre volte e, quindi, passò in fretta
alla forma del viso e alle sue spalle larghe.
Dopo avergli disegnato gli occhi, si occupò del naso, che le faceva quasi tenerezza.
Di tanto in tanto, si rendeva conto del fatto che Brian la stava mangiando con gli occhi ma lei decideva
di non lasciarsi prendere dalla situazione e di continuare il suo lavoro.
Restò così affascinata da ciò che stava creando che quasi non riusciva più a smettere di guardarlo
e ritrarlo contemporaneamente.
Ogni tanto le si coloravano le guance di rosso ma cercava sempre di restare concentrata.
Si divertì a punteggiare quel leggero schizzo di lentiggini sul naso del ragazzo e si indebolì
quando stava disegnando quelle così sottili e piccole labbra a cuore.
In quel momento si ricordò di non averle assaggiate ma di averle comunque sentite e quasi
ricominciò ad avvampare.
A metà lavoro, America decise di sorridergli e lui si sentì come se stesse cercando di rinascere
per la prima volta.
I suoi occhi restarono fissi su di lei per tutto il tempo ma i due preferirono
esitare per tutto il tempo.
Nessuno aveva parlato. Nessuno aveva emesso alcun rumore. Solo quella matita che continuava a scontrarsi
su quel foglio dapprima bianco.
Poi Brian iniziò a fissare il vuoto e si limitò a sorridere.
-Dannazione! Perché ti sei voltato?- Lo rimproverò America, battendo i piedi sul pavimento.
-Scusa...- Riuscì a dire Brian, riportando i suoi occhi verso quelli della ragazza.
-Come si chiama?- Domandò America con il suo questionario.
-Di chi stai parlando?- Domandò di rimando Gates, inarcando un sopracciglio e continuando ad avere la cicca ormai
spenta della sigaretta tra le labbra.
-Stavi fissando il vuoto e stavi sorridendo...a chi stavi pensando?- 
Brian aprì le labbra, non riuscendo però a capire cosa gli stesse accadendo.
Aveva il cuore che gli batteva forte e stava pensando a lei.
Gli era capitato di pensarla per puro caso ed ora stava facendo i conti con i suoi pensieri.
-A...nessuno. Scusa.- Rispose il ragazzo mentre America sospirava, ricominciando a disegnare.
Aveva appena finito di ritrarre la sigaretta tra le sue labbra.
America finì il ritratto dopo un po' e Brian poté finalmente sgranchirsi la schiena.
-Finito!- Esclamò la ragazza, soddisfatta.
-Ah, finalmente! Non ne potevo più di guardarti.- Ironizzò il ragazzo, alzandosi poi dal letto.
-Molto spiritoso. Che te ne pare?- Gli domandò America, mostrandogli il foglio.
Brian osservò attentamente il suo ritratto e sorrise soddisfatto.
-Cazzo...ma allora sei davvero un'artista!- Esclamò Gates, sbarrando gli occhi.
-Me la cavo.- Disse la giovane, riponendo tutti i colori che aveva utilizzato per fare le ombre
e la sua matita.
-Te la cavi?! Questo è un capolavoro! Certo, potevi migliorarmi gli zigomi ma è un buon lavoro!-
-Sapevo che avresti trovato qualcosa di cui lamentarti!- Sbottò poi la giovane, sbuffando.
-Ma non mi sto lamentando...hai del talento.-
-Beh, allora ti ringrazio.- 
-Piacerà a tutti, ne sono sicuro.-
-Lo spero tanto...se voglio davvero fare qualcosa di decente nella mia vita devo
migliorare la mia tecnica il più che posso.-
-Io penso che sia anche inutile migliorare per te. Mi hai stupito.-
-Wow...non me lo aspettavo, devo ammetterlo.-
-Ce ne vuole per stupire quelli come me.-
America abbozzò un altro sorriso e si sedette poi sulla sedia della scrivania, esausta.
-Domani arriverà un nuovo studente a scuola. La prof me lo ha detto perché dalla sua media
ha capito che potrà darmi del filo da torcere. Pensano tutti che sia un artista ma a me non 
importa della competizione. Magari potrei anche pensare di conoscerlo, andare d'accordo con lui
così da aiutarci a vicenda, no?- Disse poi la ragazza, osservando gli occhi di Brian quasi cambiare colore.
Il ragazzo restò in piedi e quasi si sentì un'altra persona nel sentire quelle parole fuoriuscire dalle
labbra di America.
-Devi per forza conoscerlo?- Ribattè Brian, stringendo le mani a pugno.
-Beh, sì, credo sia piacevole conoscere qualcuno che abbia le tue stesse passioni. A scuola c'è sempre
chi si dedica all'arte ma lo fa con superficialità...mi hanno parlato dei suoi schizzi e credo che insieme
saremo un'ottima squadra.-
A quel punto, Brian diventò quasi verde.
-Non sono d'accordo con te, mi dispiace.- Sbottò il ragazzo con un'espressione quasi macabra
sul viso.
America stava ricominciando ad avere paura di lui.
-Oh...beh...io...-
-Chiamalo egoismo o come cazzo ti pare ma io non ti ci voglio vedere felice insieme ad un altro.- Sbottò
ancora Brian mentre i suoi occhi erano già diventati neri come la pace.
A quel punto ad America le prese un colpo al cuore.
Non si aspettava una reazione del genere da parte del ragazzo e non riusciva neanche a capire
cosa significassero quelle parole.
Era proprio una gran fatica dimostrare per lui una diffidenza che non provava.
E chissà. Forse un giorno America avrebbe capito che aveva la luna dinanzi ai suoi occhi mentre
stava cercando di contare le stelle.
































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve a tutti e buona domenica delle palme, miei carissimi lettori!
Come state? Finalmente ho trovato la forza di aggiornare con questo nuovissimo capitolo!
Vi sono mancata? Nah, forse già vi sareste scocciati di me!
Anyway, che cosa ne pensate di questo nuovo capitolo?
No, okay, io shippo da morire Johnny e Mia, capitemi vi prego.
Sopprimetemi in qualche modo perché temo di essere tremendamente fiera di questi
due personaggi!
Con questo capitolo invece, abbiamo scovato finalmente anche un po' del carattere del nostro
Matt.
Una vita difficile alle spalle come tutti i ragazzi della Black Rose ma un gran cuore.
Sì, il classico padre del gruppo. Il più maturo e riflessivo. Il più premuroso, insomma!
A Matt ce lo vedo così bene in questo ruolo che quasi potrei piangere...*sigh*
Ma a parte tutto ciò, vogliamo parlare di quei due deficenti di Brian e America?
No perché davvero, ho creato due idioti ahahah :')
(Non è vero piccoli miei, vi amo con tutto il cuore shhh)
Okay, ritorno seria.
In questo capitolo...avete avuto un assaggio di un briciolo di gelosia del nostro Gates, eheh!
Ma dunque, che cosa vi aspettate quindi nel prossimo capitolo?
Non vi spoilero niente ma spero comunque che questa storia vi stia appassionando quasi come tutte le altre!
Quindi...fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo nell'angolo recensioni (perché mi lascerete
qualche recensione, vero? *occhi da cucciolo*) e mi auguro di sentirvi!
Continuate a mettere la storia tra i preferiti e speriamo di farla rientrare nelle ff più popolari
della sezione "Avenged Sevenfold."
Well, se la storia vi piace e siete curiosi di sapere cosa accadrà tra Brian il fantasma e America
la scema...ci sentiremo anche al prossimo capitolo!
Preparatevi a milioni e milioni di colpi di scena!
*Saya, sto parlando con te. Lo so che fai ogni volta un lavoraccio per me ma sappi che io ti vi bi
e che salvi vite*
A proposito di Saya...se non avete ancora letto la sua ff "Demons" vi consiglio di farlo.
E' spettacolare!
Ma adesso mi dileguo o rischio di sembrare sempre troppo noiosa!
Grazie a coloro che mi seguono e grazie a coloro che trovano sempre un po' di tempo
per leggermi!
Un bacione enormeeeeeeeeeeeee!














-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 12
*** 12. A love like war. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

12° A love like war.




















La mattina successiva America si era svegliata di buon'ora.
Aveva fatto colazione con sua cugina mentre i genitori erano
già a lavoro e suo fratello a scuola.
Mia si era offerta di accompagnarla a scuola quella mattina insieme
ad Erin.
Dopotutto, non aveva granché da fare in giornata se non riposare
un po' nella sua camera d'albergo.
America non si sentiva molto in vena di affrontare una giornata scolastica
dopo quanto era accaduto con Brian ma sapeva che doveva occuparsi di consegnare
il ritratto alla sua professoressa.
Mia e America uscirono di casa dopo la colazione e salutarono energicamente Erin
che stava fumando la sua Lucky Strike.
-Buongiorno bellezze!- Esclamò l'amica con allegria.
-Ciao Erin!- Salutò di rimando Mia con lo stesso entusiasmo mentre America fece l'esatto contrario.
-Buongiorno.- Sussurrò come se fosse quasi un lamento.
-Oh, vedo che qualcuno qui si è svegliato con la luna storta!- Continuò Erin, osservando
il viso pallido di America.
-Ho solo tanto sonno.- Si giustificò la ragazza, sbadigliando l'istante dopo.
Aggiungiamo anche che ormai Brian era sempre al centro dei suoi pensieri.
-Non hai dormito stanotte?- Le domandò poi Mia con preoccupazione.
-Ho dormito, è solo che alzarsi così presto al mattino non è il massimo.- Continuò America,
sbadigliando ancora.
-Tu invece Mia? Come stai? Ho saputo che ieri sei stata tutto il giorno in compagnia
di Christ.- Osservò Erin facendo arrossire subito la diretta interessata.
-Beh...sì...lui è così carino con me.-
-Dovevi vedere come era carino con le altre invece! Le cacciava fuori dalla sua camera
dopo essersele scopate!-
-Beh...io e lui non abbiamo ancora affrontato questo argomento.- Disse Mia, un po' infastidita. 
A lei quel ragazzo piaceva molto.
-Oh...beh, Johnny fa tanto il gradasso ma è un omino dolcissimo, te lo posso assicurare.-
Mia annuì alle parole di Erin, sorridendo.
-Ho imparato a capirlo. Sono stata davvero bene in sua compagnia ieri...-
-Quindi...vi siete anche baciati?- Le domandò poi America, curiosa.
-No...è lui che fa il timido.-
-Il timido?! Questa poi non me l'aspettavo da uno come Johnny! Sicura che stiamo parlando
della stessa persona?- Ridacchiò Erin mentre continuava a passeggiare con le sue nuove amiche.
-Temo di sì.- Rise anche Mia.
-Bene...adesso l'unica senza un ragazzo è America.- Mormorò Erin, indicando l'amica.
-Oh...io non ho bisogno di alcun ragazzo.- Esclamò la bionda, scuotendo la testa.
-Tu dici? Oggi arriva il nuovo studente cara, vorrei ricordartelo.-
-E quindi?-
-E quindi?! America, quello lì è un artista come te! A lui hanno parlato di te e a te hanno
parlato di lui! Sono sicura che sarà un figone assurdo e che vi metterete insieme.- 
-Vola basso Erin, ti prego. Non lo conosco neanche.- Disse America ad alta voce, ritornando 
poi alle parole che le aveva detto Brian solo la sera prima scomparendo poi nel nulla.



"Chiamalo egoismo o come cazzo ti pare ma io non ti ci voglio vedere felice insieme ad un altro."



Quella reazione da parte del ragazzo l'aveva davvero scossa.
Perché era questo ciò che faceva Brian da quando era entrato nella sua vita...scuoterla
di continuo.
E lei non sapeva più a che cosa pensare. Non riusciva neanche a capire perché lui avesse
reagito in quel modo nei suoi confronti.
Non si sarebbe mai aspettata una reazione simile da parte di Gates.
-Un nuovo studente, eh?- Domandò poi Mia, curiosa.
-Sì. Viene da New York.- Continuò Erin, entusiasta.
-New York? La città delle opportunità, dell'arte...oddio, che meraviglia!-
-Lo so!-
America continuava a sbuffare ai continui scleri delle sue amiche.
Lei non aveva ancora pensato di innamorarsi sul serio dopo quanto era accaduto con Jasper ma le faceva
piacere sapere che poteva conoscere qualcuno di nuovo.
Arrivate a scuola, Mia le salutò con un cenno di mano tornandosene in albergo mentre America
ed Erin si divincolarono tra gli studenti alla ricerca dei ragazzi.
Una volta trovati davanti agli armadietti, Erin si lanciò tra le braccia del suo Zacky
ed i due non fecero altro che trasmettere amore a tutti coloro che li osservavano.
-Wow...sono davvero innamorati.- Osservò America, parlandone con Jimmy.
-Loro almeno scopano...il mio piccolo Owen è da tanto che non fa qualcosa di costruttivo.-
-Jimmy? Hai dato un nome al tuo pene?-
-Sì, l'ho fatto.-
America scoppiò a ridere senza riuscire proprio a trattenersi.
-E con October? L'hai più rivista?- Gli domandò ancora la bionda.
-No...anzi, quasi mi stavo chiedendo come avessi fatto a trovarmi quel giorno mentre
stavo rischiando quasi di morire dissanguato.-
-Ehm...giusto...ehm...io vi stavo cercando! Sì...ehm, avevo preparato una buonissima cheesecake
e volevo farvela assaggiare ma non mi rispondevate al cellulare così sono venuta a cercarvi.-

Spiegò velocemente America, balbettando.
Non poteva di certo dirgli che era stato Brian ad avvisarla di ciò che gli stava accadendo.
-Sei venuta a cercarci per farci assaggiare ua cheesecake?- Inarcò un sopracciglio il ragazzo dagli
occhi azzurri.
-Sì...era davvero buona!-
-Tu sei più svitata di me! Comunque sia...ho deciso di evitare le risse e cazzate varie. Forse
in questo modo dovrei riuscire a farle meno paura.-
-In bocca al lupo allora.- Gli sorrise America, sentendosi pienamente fiera del suo buon lavoro.
Ce la stava mettendo davvero tutta per cercare di aiutare Brian.
-America, posso rubarti un minuto?- Le domandò poi Johnny.
-Oh, certo.-
I due si allontanarono dagli altri ed America aveva quasi capito che cosa stava per chiederle
il nanetto.
-Dimmi tutto, Johnny.-
-Tua cugina...mi piace.-
-Cosa? Davvero?-
-Sì.-
-Ma non eri tu quello che odiava il genere femminile?-
-Sì ma mi sono sbagliato. Lei è diversa, okay?-
-E da cosa lo hai capito?-
-Dal fatto che mi piace parlarle. Mi piace da morire conversare con lei e preferisco
ciò anziché portarmela a letto.-
America annuì, sorridente. Adesso sì che si ragionava.
-Benissimo, direi. Ma io a cosa ti servo?-
-Ho bisogno di stupirla. Che cosa mi consigli?-
-Io ti consiglierei un mazzo di fiori.-
-Così poco? Cioè...lei è una tipa così sofisticata...-
-Ma i fiori la farebbero impazzire. Vedi, nella sua vita ha avuto sempre ragazzi che le facevano
dei regali assolutamente costosi.-

-Io non posso permettermi nulla di troppo costoso, America.-
-E' per questo che lei apprezzerà il tuo regalo più di tutto. Le avrai regalato ciò che potevi
e pur avendoci speso qualche dollaro avrai dimostrato di non essere come tutti gli altri. I fiori poi
non glieli ha mai regalati nessuno ed io credo sia uno dei regali più belli che tu possa farle. 
Un fiore racconta mille cose. Non immagini neanche quanto possa valere per una donna.-

Johnny si lasciò subito convincere dalle parole di America ed annuì convinto.
-Grazie mille! Ah, ti devo un favore!-
-Non mi devi nulla! Solo... trattamela bene!-
-Puoi giurarci.-
Il ragazzo si allontanò per raggiungere la propria aula e pian piano fecero così tutti gli altri.
America entrò nell'aula di arte e prima di rivolgersi alla professoressa, si scontrò con il petto di qualcuno.
La ragazza non cadde ma alzò di scatto il suo sguardo verso quello di un ragazzo che sembrò sorriderle.
-Scusami...ti sei fatta male?- Le domandò il ragazzo dagli occhi azzurri ed i capelli neri.
-Io...no...credo di no.- Balbettò di continuo America, arrossendo dalla vergogna.
Chi era quel ragazzo? Non lo aveva mai visto prima.
-Scusami ancora.- Continuò il ragazzo senza smettere neanche per un attimo di sorriderle.
Era anche piuttosto alto.
-Ma no, non fa niente, sono stata io ad entrare in classe con tale esuberanza.- Disse poi la giovane.
-Oh, signorina Mcklain, finalmente è arrivata.- Le disse la sua professoressa, indicandole 
il suo banco.
-Sì, mi scusi per il ritardo, professoressa.-
-Non importa. Vai al tuo posto, stavo proprio ora presentando alla classe questo nuovo studente.-
America sbarrò gli occhi.
Era lui quindi il nuovo studente di New York?
-Coraggio signor Dallas, si presenti pure ai suoi nuovi compagni.- Continuò la professoressa, dando la parola
al ragazzo che si fece subito avanti.
-Mi chiamo Ray Dallas e vengo da New York. I miei genitori si sono appena trasferiti qui ad Huntington Beach
per questioni lavorative ed io spero vivamente di riuscire a farmi dei nuovi amici. Ah, inoltre, sono felice
di sapere che anche qui potrò studiare la mia materia preferita che ovviamente è arte. Non credo ci sia altro
da aggiungere.- Disse il ragazzo senza smettere neanche per un secondo di sorridere.
Alcune ragazze nell'aula di arte si stavano facendo aria mentre altre erano intente a fissarlo
come se non avessero mai visto un ragazzo in tutta la loro vita.
America era indifferente. Sì, Ray sembrava essere proprio un bel ragazzo ma lì per lì aveva altro
per la testa.
-Benvenuto ad Huntington Beach allora, Ray. Dato che non hai ancora il materiale per iniziare la lezione
ti consiglio di sederti accanto alla nostra signorina Mcklain.- Disse la professoressa mentre
Ray si limitò ad annuire alle sue parole.
Il ragazzo dagli occhi azzurri ed il sorriso travolgente si sedette al fianco di America ed i due
si scambiarono un ennesimo sorriso.
-Professoressa! Io le ho portato il ritratto...- Mormorò improvvisamente America, alzando la mano.
-Oh benissimo...vieni qui e mostramelo.-
La giovane si alzò con tranquillità e si avvicinò alla professoressa dopo aver estratto il ritratto dalla
sua borsa scolastica.
La sua insegnante si occupò di mettere gli occhiali e dopo aver preso il foglio da disegno tra le mani,
iniziò ad osservarlo con soddisfazione.
-I miei complimenti signorina...lei non finisce mai di stupirmi.- Disse la professoressa, aggiungendo
subito un "+" adiacente al nome di America sul suo registro.
-E' inutile che ti dica altro...i lineamenti sono stati fatti alla perfezione.-
America annuì felice alle parole della sua insegnante e tornò al proprio posto, più soddisfatta
che mai.
-Posso vederlo anch'io?- Le domandò poi Ray, curioso.
-Oh, ma certo.- America gli passò il disegno e lui lo osservò con attenzione.
-I miei complimenti...io non avrei saputo fare di meglio.- Disse il ragazzo sembrando
davvero sincero.
-Ma no...ho sentito parlare di te molto bene quindi suppongo che anche tu sia davvero
molto bravo.-
-Può darsi...magari durante la pausa pranzo potrei mostrarti qualche mio disegno.-
-Certo, mi farebbe molto piacere.-
-Okay, allora potrò avere anche l'onore di offrirti il pranzo?-
-Cosa? Ehm...no...non devi, assolutamente.-
-Dai, non fare complimenti. Potrai sdebitarti facendomi un po' di compagnia dato
che qui non conosco nessuno.-
-Beh...se la metti così allora va bene.-
-Andata?- Le domandò ancora il ragazzo.
-Andata.- Rispose America con decisione.
Quel ragazzo le esprimeva molto tenerezza e sembrava essere oltretutto anche molto simpatico.
Avevano trascorso l'ora parlando solo di arte.
Eppure, sembravano avere davvero molte cose in comune.

























***













Brian aveva osservato il postino riporre delle lettere nella cassetta della posta
di casa Mcklain.
Il padre di America prese la posta con velocità e la riportò dentro non appena tornò
da lavoro.
Brian ne approfittò per entrare e cercare di conoscere meglio i genitori della giovane.
Il padre stava osservando la posta con tranquillità mentre la madre stava semplicemente cucinando
con entusiasmo.
Il fratellino era tornato da poco da scuola con il pullman ed in quel momento stava guardando i cartoni
alla televisione con tranquillità.
Brian osservò a lungo quella famigliola felice quasi desiderandola. Quanto avrebbe voluto avere
anche lui dei genitori del genere o semplicemente sentirsi amato dai propri.
Lo avrebbe voluto più di ogni altra cosa ma ormai per lui era troppo tardi.
Era rimasto incatenato nel suo limbo e pur sapendo che un giorno sarebbe riuscito a raggiungere
l'altro lato, c'era una parte di lui che voleva restare intrappolato lì.
Amava la compagnia di America. Per quanto volesse negarlo a sé stesso, quella ragazza lo stava
facendo sentire una persona migliore.
E poi, si stava occupando di aiutarlo al meglio.
Non le sarebbe mai stato grato abbastanza per tutto quello che stava facendo per lui.
Il problema è che lui aveva paura di qualsiasi contatto con la ragazza perché non voleva
innamorarsi.
Non sapeva che cosa significasse amare davvero qualcuno, ma sapeva che quella paura esprimeva a sua volta un po' di quel sentimento.
Però lui non rimpiangeva tutto ciò che gli stava accadendo. Non sapeva cosa sentiva, non riusciva
a capire del perché stava bene in compagnia di quella ragazza o del perché lei fosse l'unica a poterlo
vedere.
Ma sapeva che comunque lo rendeva felice da far schifo.
-Amore! E' pronto!- Urlò la signora Mcklain dalla cucina mentre richiamava a tavola suo marito.
Il signor Mcklain si alzò dal divano e prese in braccio suo figlio, facendogli il solletico.
Brian osservò nostalgico quella scena e quasi avrebbe voluto spaccare tutto.
Perché suo padre non l'aveva amato? Perché mai nessuno era stato capace di amarlo?
Cosa aveva lui di così tanto sbagliato?
Erano queste le domande che continuavano a frullargli nella mente e e che lo facevano arrabbiare
sempre di più.
Il signor Mcklain e suo figlio Brandon si diressero verso la cucina mentre il ragazzo dagli
occhi color nocciola decise di sedersi sul divano e prendere il posto dell'uomo che tanto
amava la sua America.
Perché, per qualche strano motivo, Brian non dimostrava amore, non amava, non sognava...ma aveva deciso
che America sarebbe stata sua per sempre.
Se ne era convinto al cento per cento, doveva essere così.
Se una cosa era sua nessuno avrebbe mai dovuto strappargliela via.
Sarebbe stato capace di far del male seriamente alle persone per una come lei.
Ma poi il suo sguardo si rivolse ad una lettera in particolare che il signor Mcklain non aveva
ancora né visto e né aperto.
Il nome di America era quasi scritto su quella busta a caratteri cubitali, così, Brian la prese
tra le mani e lesse dell'Accademy school of arts di Londra, quasi desiderò di cavarsi gli occhi.
Brian aprì la busta con una velocità quasi disumana per poi leggerne il contenuto mantenendosi
quasi il cuore tra le mani.
















"Gentile signorina Mcklain,
siamo fieri di annunciarle che abbiamo accettato la sua domanda di iscrizione
al nostro college e che saremo felici di invitarla al nostro banchetto annuale che si terrà
il prossimo anno alla nostra sede.
Ci scusi per averla fatta attendere ma come lei ben sa, siamo ormai a numero chiuso.
Per qualsiasi altra informazione, le lasciamo il nostro indirizzo e-mail in modo che lei possa
contattarci quando preferisce. 
Grazie per la sua disponibilità e ci scusi per il disagio.

                                                                   Cordiali saluti, Accademy school of arts"















Brian lesse dolorosamente quella lettera e la inserì di nuovo nella busta, chiudendola.
America aveva fatto domanda per entrare in uno dei college più prestigiosi di Londra per continuare
la sua esperienza con l'arte ma nessuno ne sapeva niente a parte i suoi genitori.
Brian si sentì quasi mancare l'aria nel momento in cui quelle parole sembrarono tramutarsi in 
una lama affilata pronta a strappargli il cuore.
Ed in quel momento sì che aveva paura. Per qualche strano motivo, aveva una paura di fottuta
di saperla lontana da lui.
Per quanto avrebbe voluto seguirla, Brian sapeva bene che non poteva.
Il suo posto era ad Huntington Beach. Poteva spostarsi da una casa all'altra ma non da una città
all'altra.
Doveva restare lì e si sentiva spesso come un prigioniero ma era questa la sua sorte e doveva accettarla.
Ma non avrebbe permesso ad America di andarsene. 
Lui aveva bisogno di lei. Anche se finiva spesso col negarlo a sé stesso...lui ne aveva bisogno.
E se non sarebbe riuscito a raggiungere l'altro lato e sarebbe rimasto per sempre con lei...non avrebbe di certo
lasciato che quel college gliela portasse via.
Brian decise a malincuore di nascondere quella lettera nella tasca dei suoi jeans.
Non aveva scelta.
Preferiva viversi la morte ma...lo avrebbe fatto con lei.
Perché lui per lei ci stava quasi morendo tutti i giorni ed adesso non poteva più fermarsi.
Lei gli aveva toccato l'anima e se lui la voleva tutta per sé, era solo colpa sua.
































***


























America e Ray erano rimasti insieme per tutta la pausa pranzo.
Era incredibile sapere che avevano in comune tantissime cose. Su per giù non avevano
neanche dei caratteri poi così diversi.
Per quel giorno, la ragazza si scusò con i suoi amici per non poter pranzare con loro ma, ovviamente,
questi ultimi le avevano detto che non ci sarebbe stato alcun tipo di problema.
Ray le stava parlando della sua vita, del fatto che avesse una famiglia umile e che 
i suoi genitori stessero lavorando ad un progetto lì in California: un'enorme galleria d'arte.
America si sentì così affascinata da tutto ciò che le diceva il ragazzo ma non si era
ancora dimenticata di Brian.
Forse le faceva davvero paura ricordare le parole del ragazzo, 
ma aveva comunque pensato di trascorrere un po' di tempo con Ray ed imparare a conoscerlo.
Passarono il tempo a ridere e a parlarsi per poi passare ai meravigliosi disegni di lui.
-Ma Ray...sono bellissimi!- Esclamò America sentendosi come un bambino dinanzi ad un intero
pacco di caramelle.
-Ti piacciono?-
-Sì, da morire!-
-Questa tecnica con i colori a tempera non l'ho mai usata...è facile?-
-Molto! Hai finito di mangiare?-
-Sì. La pasta era ottima ma non dovevi offrirmi il pranzo.-
-Ah, lascia stare! Te l'ho chiesto perché se vuoi...posso insegnarti anche subito. L'unica
cosa che ho portato con me sono i colori a tempera!-
-Oh...cioè...lo faresti realmente?- Gli domandò America con gli occhi a forma di cuore.
-Ma certo! Dai, ti passo subito un foglio.-
-Non so neanche come ringraziarti!-
-Cazzo America, ce l'ho fatta!- Improvvisamente, la voce di Jimmy fece sussultare la ragazza.
Jimmy si sedette sul tavolo dinanzi ad America e Ray, felice come una Pasqua.
-Jimmy, che cosa ti prende? Stai male? Ti è successo qualcosa di grave?- Si preoccupò America,
osservando poi l'amico scoppiare in una risata rumorosa.
-Al contrario! October mi ha detto di sì!- Esclamò James, prendendo le mani di America.
-Oh mio Dio, davvero? Ma di sì a cosa precisamente?- Esclamò di rimando la ragazza con felicità ed entusiasmo.
-Stasera usciamo insieme! Cazzo, non posso ancora crederci!-
-Ma...come hai fatto?-
-Ci siamo toccati. E' stato un attimo e le nostre mani si sono acciuffate mentre stavo cercando
di aiutarla con la batteria e...le ho chiesto di uscire. Avevo paura di un rifiuto e ho cominciato
a dirle che sono un bravo ragazzo e che se necessario non parteciperò più a nessuna rissa ma che 
non avrebbe dovuto dirmi di no. E lei mi ha detto di sì!-
-Ma è fantastico! Sono così felice per te, Jimmy!- I due si abbracciarono e Ray inarcò
un sopracciglio non riuscendo a capirci nulla.
America era davvero felice per James. Finalmente anche la sua questione stava per risolversi
al meglio.
Era davvero incredibile cosa potesse fare l'amore. Bastava un tocco e tutto sembrava iniziare ad esplodere.
L'amore poteva fare grandi cose, certo.
Ma in quel momento America pensò a Brian.
Pensò a Jimmy e quella ragazza che si toccavano le mani.
E pensò che lei non sapeva che cosa significasse fare una cosa del genere con quel ragazzo
che le faceva sempre tremare il cuore.
-Scusate l'interruzione...uh, c'è Matt, devo correre a dirglielo! Matt!-
Jimmy saltò giù dal tavolo e scappò poi da Shads, travolgendolo con la sua allegria irrefrenabile.
America scoppiò di nuovo a ridere. Era così buffo e allo stesso tempo tenero.
-Chi è quel ragazzo?- Le domandò Ray, vedendo America risedersi composta al proprio posto.
-Un bel tipo, vero? E' uno dei miei più cari amici.-
-Sembra simpatico.-
-Lo è. Magari un giorno ti faccio conoscere i miei amici.-
-Ne sarei felice. Allora, sei pronta per provare la tecnica con le tempere?-
-E me lo chiedi? Certo che sì!-
-Benissimo. Innanzitutto, immergi le punte delle dita nel primo colore che ti attira di più.
America optò per il colore rosso.
Immerse le punte delle dita nel colore a tempera ed improvvisamente si sentì più a disagio del solito.
-Adesso...posiziona le dita sul foglio come se stessi facendo un massaggio...- Le sussurrò Ray, prendendole
le mani e stringendogliele.
Dopo averle stretto le mani, si occupò di fargliele posizionare sul foglio.
-Perfetto, così.- Continuò a sussurrarle Ray, spingendole sempre di più le mani sulla carta.
-Adesso immergi tutta la mano nel barattolo di colore...-
America fece come richiesto ed immerse entrambe le mani nel barattolo rosso.
Ray le riprese le mani facendola arrossire di colpo e gliele strinse nuovamente.
Con lentezza, portò le mani della ragazza ancora verso il foglio e, questa volta, le chiese
di massaggiare con entrambi le mani su di esso.
Gli schizzi rossi iniziarono a decorare il foglio bianco con una tecnica astratta e particolare.
Ray mise le mani al di sopra di quelle della ragazza e la aiutò a massaggiare mentre continuavano
a respirarsi a vicenda.
-Bravissima...così...- Le sussurrava ancora il ragazzo, strofinando le sue mani su quelle di America
di continuo.
-Ci sto riuscendo?- Gli domandò la ragazza, entusiasta ma sentendosi anche un po' a disagio.
-Stai andando benissimo.- Le sorrise Ray mentre entrambi avevano le mani ricoperte di tempera rossa.
America sorrideva felice mentre seduto su di una sedia in lontananza c'era Brian che stava osservando
la scena con dolore.
Il ragazzo stava pensando a quanto avrebbe voluto essere nei panni di Ray o a quanto avrebbe voluto
riuscire a toccare le mani di America.
Ma lui non poteva ed ora non sapeva cosa gli faceva più male. Sapere che America era felice insieme
ad un altro o sapere che lui era riuscito a farla sorridere mentre poteva toccarla.
Gates stava odiando lei e stava odiando anche quel ragazzo che aveva osato starle accanto in quel modo.
Ma dovette soffrire in silenzio e restare a guardare senza poter fare nulla.
Lui doveva solo guardarla mentre qualcuno meglio di lui riusciva a toccarla.
Gli occhi di Brian si sgranavano di continuo mentre una strana sensazione dentro di lui lo stava divorando.
Era gelosia.
Quel tipo di gelosia che non distruggeva nessun'altro all'infuori di lui.



































NOTE DELL'AUTRICE.

Buona Pasqua in ritardo miei piccoli lettori e buona Pasquetta!
Credevate fossi morta? Beh, quasi.
Ho avuto la febbre alta e altro che Pasqua e Pasquetta! Sono rimasta a casa,
nel mio letto caldo ad annegare nei miei fazzoletti e ad imbottirmi di medicine!
Belle feste, no?
*Ma perché...perché quando sono a casa e non quando invece devo andare a scuola?!*
Okay, la smetto di sclerare.
Sono in ritardo con l'aggiornamento e me ne rendo conto ma capitemi...avevo la febbre
alta e stavo letteralmente morendo uccisa.
Adesso sono ancora influenzata ma mi sento decisamente meglio ed ho colto subito
l'occasione per rendervi felici!
Perché vi rendo felici con i miei aggiornamenti...right?
Anyway!
Che cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo? Eddai, non voglio credere
che nessuno di voi abbia le dita per scrivermi una recensione eh! U.U
Okay, la smetto, giuro.
Vi volevo ringraziare di cuore per il vostro sostegno e supporto...e per esserci sempre
ovviamente.
Siete così carini quando mi scrivete su twitter e mi lasciate quelle recensioni così dolci che...
mi viene voglia di abbracciarvi tutti!
Un giorno pubblicherò una foto con un cartellino sulla faccia con su scritto "Free hugs" e voi dovrete
abbracciarmi virtualmente perché sì.
Ma adesso...
Twittiamo tutti insieme #Toccamilanimaff.
Lo facciamo? Dai, un bel trend su twitter ogni tanto ci vuole!
Spero tanto che anche questo capitolo vi sia piaciuto e di avervi comunque strappato
un sorriso o almeno di avervi donato qualche emozione.
E' questo ciò che mi auguro sempre di fare con le mie ff...riempirvi di emozioni.
Sto già lavorando a qualcosa di nuovo ma come sapete...non spoilero nulla.
Se continuerete a seguirmi...prometto che non ve ne pentirete!
A parte ciò, vi prego, continuate con gli applausi per la nostra Saya perché quella donna
per me è DIO.
Sì, avete capito bene.
DIO.
Cosa faremo mai senza di lei? COSA.
Adesso mi dileguo altrimenti va a finire che non la smetto più di annoiarvi.
Attendo comunque le vostre recensioni e le vostre considerazioni sulla storia sperando sempre
in positivo!
Fatevi sentire!!!! <3
Un enorme bacione ed un BIG HUG dalla vostra...



















-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 13
*** 13. If you change your mind I'll come, come, come. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

13° If you change your mind I'll come, come, come.

















Molte volte le persone continuano a chiedersi il perché ci si mostri così deboli dinanzi agli occhi 
delle persone che ci amano.
L'amore dà vita a tutte quelle debolezze quasi spiegabili che non si crede possano esistere 
nei cuori delle persone, soprattutto quelle più dure e forti.
Ma a volte, proprio quelle persone più dure e forti...dimostrano di essere
dotati di una certa sensibilità che a volte le disintegra.
Non ci si aspetta mai di vederle piangere o soffrire per qualcuno perché loro amano farlo in silenzio.
Amano farlo quando nessuno può vederli o può semplicemente permettersi di giudicarli.
Sono queste le persone più fragili che hanno delle ferite nel cuore che non mostrano
a nessun altro.
Il più delle volte, queste stesse persone quasi si odiano per quelli che sono diventati con
il tempo. Per tutte le ferite che sono state loro inferte, gli errori commessi ed i comportamenti
eccessivi che avrebbero semplicemente potuto evitare.
Difficilmente finiscono per ammettere di essersi incantati totalmente in altre persone,
magari anche diverse da loro.
Sanno come stanno ma preferiscono non pensarci. Preferiscono sopprimere i propri sentimenti,
fuggire dalle situazioni, odiarsi fino a reprimere tutto ciò che li circonda.
Come può crescere decentemente una persona nata senza aver mai conosciuto alcuna forma d'affetto?
Come può sperare di salvarsi una persona del genere?
Semplicemente, finisce così come è finito Brian.
Perché Brian è una persona così.
Fatta per morire giovane e costruita di rimpianti che fabbricava il padre.
Ma Brian stava solo cercando un rifugio e per la prima volta era riuscito a trovarlo
in una persona completamente diversa.
Il mondo stava cominciando a pesargli sulle spalle.
Si era esonerato da tutto quell'odio che stava costruendo attorno a sé ed era finito per capire
che quei muri che stava costruendo gli erano persino crollati addosso.
Lui era già morto una volta ma, in qualche modo, America stava riuscendo a farlo rinascere di continuo.
Era strano come un singolo sorriso di quella ragazza potesse sanare tutti quei dolori che aveva dentro
e che non riusciva più a portarsi dietro.
Brian aveva ormai capito che lui non aveva più voglia di essere il ragazzo temuto da tutti
alla Black Rose.
Aveva capito che lui era molto di più di quel ragazzino tormentato ed ingenuo che scopava
e si ubriacava di continuo tutte le sere.
Si era stancato di bere. Aveva solo tanta voglia di ridere e d'innamorarsi.
Si occupava di lasciarsi sballare dai sorrisi di America, di ubriacarsi dei suoi occhi così bui
quasi quanto i suoi e di drogarsi fin dentro le vene di ogni suo respiro.
Lui ne aveva bisogno.
Aveva capito finalmente che non serviva ubriacarsi senza sentire il bisogno di farlo per qualcuno. 
Non voleva più essere il nemico di sé stesso. Voleva solo capire che cosa provava ogni volta
che poteva solo sfiorare quella ragazza senza neanche riuscirla a toccare.
Poteva considerare un sentimento tutto quello che gli accadeva senza toccare la pelle soffice
e morbida di America?
Poteva davvero sentirsi il cuore in fremito per ogni suo respiro, sorriso, sguardo? 
Sì, poteva.
Aveva finalmente capito che non era importante tutto ciò di cui si rifaceva quando era in vita
e non uno stupido spirito.
Prima guardava il culo delle ragazze, le loro tette, il loro bel fisico curato...dopo aveva imparato
a soffermarsi di più sugli occhi delle persone.
Aveva imparato che gli occhi potevano essere molto di più che delle semplici pozze colorate.
Aveva imparato anche che non desiderava alcun contatto fisico con nessuna se non un abbraccio che
non poteva dare.
Non voleva sesso, non voleva scopare. Voleva solo addormentarsi al fianco di America e vederla svegliarsi
al mattino tutta struccata mentre debolmente cercava di alzarsi dal letto.
Non voleva dirle nulla di troppo scontato. Voleva semplicemente tenerle la mano e, quando non poteva, si accontentava
di posizionarla sulla sua pur non riuscendo ad acciuffarla.
Stava imparando a godersi il presente senza pensare a quel passato burrascoso che continuava a violare
la sua mente.
Adesso che aveva conosciuto quella ragazza, tutto ciò che voleva era solo godersi ogni singolo attimo con lei.
Si stava accontentando.
Lui, Synyster Gates, si stava accontentando di una ragazza qualunque. Si stava accontentando di restarle
accanto a qualsiasi altra cosa.
Che cosa gli stava succedendo? Quasi non si sentiva più nel pensare a lei perché ormai era quello
che faceva di continuo.
Ma dopotutto...era questo il dramma delle persone come lui.
Persone forti, sì.
In gamba ed in lotta contro il mondo.
Ma che quando davano il cuore, lo facevano per davvero.
Sono le persone come Brian, che non dimostrano nulla, ad essere i più sinceri quando tengono
realmente ad una persona.
Non ci si aspetterebbe mai di vedere una persona del genere provare dei sentimenti, ma Brian era pur sempre buono.
Non aveva mai dato il suo cuore a nessuno e mai lo avrebbe fatto. O almeno, pensava fosse così
prima di incrociarsi con la strada di quella ragazzina.
Così, quando si sentiva troppo preso da America, scappava da Morrigan ma senza più scoparci.
Non riusciva più a fare un passo verso quella quarantenne perché semplicemente finiva col pensare
sempre alla sua piccola America.
Morrigan trascorreva il tempo a toccargli i capelli e lui fissava il vuoto consapevole di quanto
odio represso aveva dentro di sé.
Aveva fatto così anche quella sera in cui America tornò da scuola dopo essere stata in compagnia di Ray...













-Dove sei stata?- Domandò Brian ad America, tamburellando le dita sulla
scrivania.
-A scuola, dove vuoi che sia stata?- Rispose la ragazza, posando la borsa sul letto.
-Sì...ho visto.-
-Cosa?-
-Come ti divertivi con il tuo nuovo amichetto.-
-Beh? Qual è il problema?-
-Oh, nessuno. Eravate così carini quando stavate cercando di disegnare insieme, davvero,
mi sono quasi commosso.- Sbottò il ragazzo, sorridendo con nervosismo.
-Brian, dove vuoi arrivare?- Continuò America, osservando lo sguardo del ragazzo che quasi
diventò rosso di rabbia.
-Da nessuna parte. Avete già pensato a dove scopare? O forse preferisce aspettare
così da farti credere di essere un ragazzo serio?-
-Brian, smettila...-
-Sto solo dicendo la mia.-
-Nessuno ha chiesto il tuo parere.-
-Oh certo. Quasi dimenticavo di essere solo uno stupido fantasma per te.-
-Brian...questo non è affatto vero.-
-Ah no? Dimostrami il contrario allora...-
-Che cosa dovrei fare?-
-Smetterla di fare la preziosa con quel tipo. Cazzo, possibile che tu vada da ogni singola
persona che ti offra un po' di affetto?!-
-Mi stai accusando forse, Brian? No perché a me sembra di non aver fatto nulla di male!-
-Com'è toccare le mani di qualcuno? Scommetto che ti sarai divertita un mondo nel giocare con 
le tempere...o forse, ti sei divertita ancor di più a stare con quel Ray?-
-Senti, io non ci sto a farmi offendere di continuo da uno come te. Anzi, quasi non ti capisco
più! Prima ti comporti dolcemente nei miei confronti e poi mi dici queste cose che stranamente
riescono a ferirmi...Brian, io sono una persona. Un essere umano. E da tale, le tue parole riescono
a farmi del male.-
-Perché devo essere sempre io a farti del male? Perché non riesci a capire semplicemente che vorrei
essere io l'unico a toccarti o a starti accanto nel miglior modo possibile?- Sbottò Gates, urlando.
America si sentì morire nel sentire le parole di Brian e decise di esitare.
Non riuscì a rispondere. Brian era un'anima ma aveva dentro molto più di quanto lei potesse
credere.
Brian si pentì immediatamente di averle detto quelle cose e decise di scomparire nel nulla.
-Brian? Brian, dove sei?- America continuò a chiamare il nome del ragazzo ma lui aveva deciso
di fuggire come amava fare da sempre.
Il suo sguardo puntò sulla rosa viola posizionata come sempre sulla scrivania.
Un sospiro. 
Brian non si fece più vedere per quasi un mese.


























Brian non tornò più da America e lei si era ormai rassegnata.
Dio, se lo stava odiando.
Lo stava odiando con tutta sé stessa perché lui aveva deciso
di scomparire nel nulla ed abbandonarla.
Nel frattempo però, il mondo attorno a lei non si fermò neanche per un istante.
America aveva conosciuto October, la nuova fidanzata di Jimmy ed insieme avevano 
scoperto che quella cara ragazza aveva dei parenti morti alla Black Rose.
Tra Erin e Zacky vi erano i soliti battibecchi ma i due stavano seriamente
iniziando ad amarsi.
Matt faceva come sempre da padre a tutti borbottando le sue parole di saggezza. 
Mia e Johnny non si erano ancora fidanzati ma ormai ci erano vicini ed infine America
non faceva altro che trascorrere il suo tempo un po' con i suoi nuovi amici ed un po'
con Ray.
Sembrava essere proprio il ragazzo perfetto.
La faceva stare bene anche se lei non riusciva mai a trascorrere un solo giorno
senza pensare a Brian.
Un pomeriggio decise persino di andare a trovarlo con i ragazzi al cimitero della Rosa Nera
ma lui non si era fatto vedere neanche lì.
Quando non aveva da studiare, America preferiva restarsene a dipingere quei fiori con nostalgia
ed alcune volte finiva per buttarsi sul letto e insultarlo di continuo.
Non poteva più fare altrimenti.
Brian era scappato da lei e aveva deciso di non tornare più.
E lei iniziò a sentirsi vuota.
Non mangiava più, non dormiva più, non studiava più.
Quasi faceva fatica ad uscire ma non voleva che i suoi nuovi amici si preoccupassero
per lei così cercava di accontentarli come meglio poteva.
Lei, Erin, October e Mia erano ormai diventate inseparabili. America stava trascorrendo
dei momenti assurdi con loro ma non riusciva a goderseli in alcun modo.
Ogni singola cosa le ricordava quel ragazzo dai capelli sparati in aria e gli occhi tormentati.
Lui tornava di continuo nella sua testa. Non ce la faceva quasi più a vederlo ovunque.
Ma la verità era che Brian aveva deciso di non seguirla più da un po'.
Voleva smettere di farsi del male e stava cercando di restare accanto ai suoi migliori amici
il più possibile.
Era felice di vedere come le cose stavano migliorando dinanzi ai suoi stessi occhi. Era così fiero
di loro che avrebbe tanto voluto abbracciarli.
Ciò gli accadeva soprattutto con Jimmy che, a fine giornata, finiva sempre con lo scoppiare
in lacrime.
Era più forte di lui ed anche se lui non poteva vedere Brian...egli gli restava accanto lo stesso
e cantava con lui il pezzo di una canzone dei Pantera che tanto amavano.
Ma un giorno accadde un qualcosa di particolare che fece smuovere del tutto l'animo di Brian che
stava quasi per perdersi nella grande voragine dell'odio e del tormento.
-Oh...cos'è quella faccia, ragazzaccio?- Gli domandò Morrigan, vedendolo seduto accanto alla sua lapide
con la testa all'indietro e lo sguardo rivolto verso il cielo.
-Quale faccia?- Domandò di rimando Gates, sospirando.
-Stai ancora pensando a lei, vedo. Devo ricordarti che lei è viva e...-
-Ed io sono morto, sì Morrigan, lo so.-
-Che cosa ti sta succedendo, piccolo mio? Che cosa ti ha fatto quella ragazza?-
-Lasciami in pace. Vai a cercare rogne da qualche altra parte.-
-E' da un po' che non mi degni neanche di uno sguardo. Non mi tocchi neanche più...e questo
è grave per uno come te.-
-Non ho semplicemente voglia di scoparti, Morrigan.-
-Non lo fai da quando c'è lei nella tua mente.-
-Non dire cazzate.-
-Quindi...a te di lei non importa proprio nulla?-
-No. Nulla. Perché dovrebbe importarmi, scusa?-
-Beh...allora non ti importa neanche di sapere che questa sera è stata invitata al cinema
da quel ragazzo, come si chiama? Oh...Ray. Sì, sono sicura che si chiami proprio così.-

Brian si voltò di scatto verso la donna nel momento stesso in cui aveva sentito il nome "Ray" fuoriuscire
dalle sue labbra.
Aveva sentito delle fitte al petto che quasi gli impedirono di respirare.
-Esce con Ray?- Le domandò il ragazzo, sentendosi bruciare dentro.
Stava quasi tremando.
-Sì ma...a te non interessa quindi non servirà a nulla dirti i particolari.-
-Quando vuoi sai essere proprio una stronza. Comunque sì, hai ragione. Non mi importa
un cazzo di lei. Che scopasse con chi vuole! Che esca pure con cani e porci. Provo
solo pena per lei.-
Sbottò Brian, accendendosi subito una sigaretta per tranquillizzarsi.
-Io direi che tutto ciò che provi è semplice gelosia. Guardati, ti dà fastidio solo il pensiero
di saperla con un altro.-
-Ti sbagli. Io sto bene anche senza di lei.-
-Va bene. Voglio crederti. Comunque sia...andranno al cinema. Lui sembra riuscire a farla
ridere con poco. Non mi stupisce. Sembrano quasi fatti per stare insieme. Ma se a te non interessa...
beh, questo è un altro discorso.- Morrigan si allontanò da Brian mentre continuava a fissare il vuoto
e a provare un senso di fastidio dentro di sé.
Di quel passo sarebbe finito per impazzire.
Ma per cosa? Dopotutto...lui diceva che non gli importava.


























***




















-Allora, che film preferisci vedere?- Domandò Ray ad America mentre entrambi stavano entrando
nel cinema.
America aveva distorto il labbro mentre stava pensando con attenzione a quale film 
vedere attraverso le varie locandine.
-Che ne dici di "Il tempo delle mele?" è un remake piuttosto famoso.- Continuò Ray, vestitosi
di tutto punto. 
Aveva deciso di indossare una camicia bianca con un golfino blu tenuto alle spalle. Era davvero molto casual.
-Ma...è incredibile! Qualunque altro ragazzo avrebbe preferito un film splatter o un semplice horror...
sono stupita.- Esclamò America, soddisfatta.
-Con te riesco a dare libero sfogo al mio lato romantico. Allora, ci stai?-
-E me lo chiedi? Certo che sì!- Annuì la ragazza con entusiasmo.
-Allora io vado a prendere i biglietti e qualcosa da mangiare. Tu aspettami qui, torno subito.- Le disse
Ray, sorridendole per poi lasciarle un bacio sulla guancia.
America era diventata rossa come un peperone ma aveva apprezzato tantissimo il gesto del ragazzo
che sembrò farla sentire una persona migliore.
Sapeva sempre come trattarla e dopo un mese di scuola insieme aveva ormai imparato
a conoscerlo bene.
Sì insomma, il film romantico era un colpo basso ma più che entusiasmante.
America restò dinanzi alla sala ad aspettare Ray prendendo poi il suo cellulare tra le mani.
Le era appena arrivato un messaggio da parte di Erin che le diceva di "colpire forte".
America aveva riso al messaggio e senza risponderle si limitò a sospirare.
Era molto agitata di trovarsi al cinema con Ray ma si era ripromessa di restare tranquilla
e non lasciarsi prendere troppo dall'ansia.
-Il ragazzo perfetto ha deciso di fare un salto di qualità portandoti al cinema? Ma che meraviglia,
Dio, sto impazzendo di felicità per te.- Sbottò improvvisamente Brian, apparendo alle spalle
di America che quasi tremò di paura.
La ragazza stava respirando a fatica.
-Tu!- Esclamò America con tono accusatorio, incenerendo il ragazzo con un solo sguardo.
-Sì, proprio io. Ti sono mancato?- La stuzzicò Brian, sorridendo con fare beffardo.
-Ma io non posso crederci!- Esclamò ancora la ragazza, posizionandosi le mani sui fianchi con rimprovero
mentre gli istinti omicidi iniziavano a farsi sentire.
Lo aveva odiato così tanto e lui aveva deciso di farsi vivo solo in quell'occasione.
-Neanche io. Al cinema con uno sfigato del genere, ma dai! America, mi deludi...- Considerò Brian,
prendendo in giro la ragazza, divertendosi un po'.
-Chiudi il becco, disgraziato che non sei altro! Un mese...un mese sono stata senza
di te ed ora ritorni proprio quando ho deciso di accettare un appuntamento di Ray?!-
Sbottò America con il fumo che quasi le fuoriusciva dalle orecchie.
-Dovresti saperlo che c'ho la tendenza a distruggerti gli appuntamenti con gli sfigati.-
-Brian, sei stato via per un mese...vedi di farlo per il resto dei miei giorni, okay?-
-Sì, hai ragione, sono stato via per un mese. Ma ora avevo semplicemente pensato di divertirmi
un po' e quale occasione migliore di questa, no?-
-Brian...io ti giuro che se ti permetti di fare qualche mossa azzardata...-
-Cosa? Cosa puoi farmi, America Mcklain?- Ribatté Brian, avvicinandosi alla ragazza
con pericolosità.
-Perché vuoi rovinarmi la vita in questo modo? Che cosa ti ho fatto di male?-
-Assolutamente niente, America. Non ti farò niente di male, lo prometto.-
-Non mi fido di te.-
-Hai ragione. Fai bene a non fidarti di me.-

-Perché sei andato via senza dirmi nulla? Perché hai deciso di scomparire ancora?
Non hai idea di quanto io ti abbia odiato.-
-Perché mi hai odiato?-
-Perché mi hai abbandonata. Ed ora torni pretendendo di rovinare tutto ciò che sto cercando
di costruire!-
-Tu non stai costruendo un cazzo, America. Ti stai solo convincendo di trovare l'amore in qualsiasi
persona ti dimostri un po' di affetto in più. Ed io non voglio che tu stia con lui, stasera.-

America sbarrò gli occhi alle parole di Gates.
Quasi non riusciva a credere a ciò che le stava accadendo.
-Cosa puoi saperne tu? Non puoi darmi ordini. Io sono libera di fare
ciò che voglio e tu non hai nessun diritto di irrompere in questo modo nella mia vita.-
-Forse hai ragione. Ma non voglio comunque che tu ti innamori di Ray.-
-Ma perché? Sai almeno spiegarmi il motivo di questi tuoi comportamenti? Prima sparisci e poi ritorni
credendo di poter prendere posizione nelle mie scelte. Ti odio Brian...ti odio da morire.-
-Ho semplicemente dovuto adattarmi. Far finta che tu non esistessi per me. L'ho fatto
per un mese ed ora rieccomi qui. Implorandoti di non restare con lui e di venire via con me, almeno
per questa sera. Non ti costringerò se non vuoi...anzi, scomparirò di nuovo se può farti sentire meglio.
Ma non entrare in quella sala con Ray. Perdona la mia rabbia ma non sono infuriato con te. Non lo
sono mai stato. Sono arrabbiato solo con me stesso. Con me stesso perché non faccio altro che pensare a te.
E sto male perché mi ero ripromesso di non volere più sapere dov'eri o che cosa facevi. Ma forse
hai ragione tu. Se sono scomparso una volta...devo cercare di farlo per sempre. Perdonami per averti urtato.
Non ti infastidirò più. Buona serata.-
Brian sussurrò queste parole e la sua figura di dissolse
nel nulla, nuovamente.
America stava deglutendo di continuo. Il suo cuore aveva emesso un boato e lei lo aveva sentito
bene ma stava cercando di evitarlo.
Ormai Ray era davanti a lei con una maxi porzione di popcorn al caramello e i due biglietti
per vedere il film.
-America, ma con chi stavi parlando?-
La ragazza aveva gli occhi lucidi e continuava a fissare la parete rossa e blu dinanzi ai suoi occhi.
-Nessuno.-



























***






















America e Ray si sedettero insieme sulle poltroncine del cinema ed
il film iniziò subito dopo le varie pubblicità.
Ray cercava qualsiasi pretesto per avvicinarsi ad America
ma lei era troppo presa dal film e dai popcorn per rendersene conto.
Nel cinema tutte le coppiette si tenevano per mano e si tenevano vicino al cuore
mentre Ray stava solo cercando il momento giusto per prendere una mano della ragazza.
Voleva provare un approccio particolare ma era davvero difficile. Non sapeva
come prenderla ma ci sarebbe riuscito a tutti i costi.
America continuava ad affondare la sua mano nel cartoccio di popcorn fin quando poi
una voce non la fece rabbrividire.
-Se pensavi che me ne sarei fatto una ragione...beh, sappi che non ho alcuna intenzione
di dartela vinta.- 

America iniziò a guardarsi intorno, impaurita.
I suoi occhi schizzavano da una parte all'altra. Come aveva potuto essere così ingenua
da credere alle parole di Brian?
-BOOOOO!- 
Brian apparì improvvisamente dinanzi agli occhi di America, facendola spaventare ed urlare
a squarciagola.
Tutte le persone all'interno del cinema la avevano rimproverata di fare silenzio mentre lei
stava cercando di recuperare il respiro perso.
-America, ma cosa ti è preso? Va tutto bene?- Le domandò Ray, sussurrando.
La ragazza cercò di riprendersi in fretta ma tutto ciò a cui pensava era al modo più atroce
per fargliela pagare a Brian per averla spaventata in quel modo.
-Sto bene...scusa, era l'emozione per il film...- Si giustificò, quasi odiandosi
per quella stupidissima scusa.
Ray annuì e riprese a vedere il film così fecero tutti gli altri.
Nel frattempo, America non fece altro che guardarsi intorno senza fare troppa
attenzione al film.
Ray stava cercando di prenderle la mano ma finì "accidentalmente" per versarle addosso il cartoccio
di popcorn.
-Oh...merda. Scusami America, non l'ho fatto apposta!- Disse il ragazzo, mortificato.
Eppure, la ragazza aveva visto bene una mano tatuata muoversi contro quel cartoccio di pop-corn
affinché si rovesciasse sul suo vestitino nuovo di zecca.
-No...tranquillo Ray, non è successo nulla di grave.- Borbottò America, irritata da ciò
che le stava facendo Brian.
Doveva ammettere che quello spirito ribelle se le stava davvero giocando tutte per cercare
di rovinarle l'appuntamento.
-Scusami ancora...- Disse il ragazzo, di nuovo, cercando di aiutare America a ripulirsi da tutti quei popcorn
e riporli nel cartoccio senza fare troppo rumore.
-No, davvero Ray, è tutto okay. Può capitare.- Gli sorrise la ragazza, offrendogli fiducia
e facendo così innervosire ancora di più Brian.
Se non altro...Gates era riuscito ad evitare che i due potessero avvicinarsi troppo.
Se la stava ridendo come un matto mentre America avrebbe voluto prenderlo a schiaffi.
Dopo alcuni istanti, i due cercarono di riprendere a vedere il film con tranquillità.
Ma Brian non si era ancora arreso alla situazione.
Il film si interruppe improvvisamente e la lampada dietro al maxi schermo sembrava quasi
essersi fulminata.
Tutte le persone iniziarono ad arrabbiarsi mentre America restò immobile sulla sua sedia, prevedendo
il peggio.
-Oh cavoli...ma come è potuto succedere?- Continuava a domandarsi Ray, incrociando le braccia
verso il petto, sbuffando.
-Ed ora che si fa?- Domandò America, innervosendosi sempre di più.
-Ed ora...ci dovranno rimborsare i soldi dei biglietti.- Rispose il ragazzo, amareggiato, mentre si alzava
dalla sedia per uscire uscire dalla sala, probabilmente diretto alla cassa.
Ma, ovviamente, qualcosa doveva andare storto anche in quel preciso istante.
Il bicchiere di coca di Ray finì anch'esso addosso ad America che imprecò imbestialita.
La solita mano.
La solita mano tatuata aveva spinto il bicchiere nel momento stesso in cui Ray aveva provato
ad alzarsi dalla sua sedia.
-Oh no!- Esclamò America, sentendosi bagnata fradicia.
-Cazzo...America...oddio...sono mortificato...-
-Non...importa. Adesso vado in bagno, mi asciugo e poi ce ne andiamo da qui, intesi?-
-D'accordo...mi dispiace tanto.-
-Sì, sì, okay. Vai alla cassa, io ti raggiungo quando ho finito.- Continuò la giovane più stressata che mai
mentre si avviò verso il bagno del cinema.
I capelli in testa sembravano esserle drizzati mentre aveva uno sguardo spaventoso
stampato sul viso.
Se solo quel bastardo di Brian sarebbe apparso dinanzi ai suoi occhi...gliene avrebbe dette
così tante da fargli rimpiangere di averla conosciuta.
America aprì con rabbia la porta del bagno femminile e si avvicinò all'asciugamani elettrico che si occupò
di fare il resto.
Le sue mani si ritrovarono in un attimo tutte appiccicose.
"Non male come appuntamento, direi" si disse con sarcasmo, sbuffando di continuo.
-Ne vuoi ancora? Guarda che ho altri assi nella manica...- Brian ritornò dinanzi ai suoi occhi, stuzzicandola
di continuo mentre ghignava come un idiota.
-Come hai potuto farmi una cosa del genere?! Io pensavo che tu fossi davvero dispiaciuto...-
-Sì che lo ero. Ma appunto, "ero" è un verbo al passato. Ora non lo sono più.-
-Io ti detesto! Ma hai visto come si sentiva mortificato Ray?-
-Sì, ho visto. Ed è stato fottutamente divertente.-
America gli mostrò uno sguardo del tutto schifato e, stranamente, Brian smise di ridere.
Forse quella volta aveva davvero esagerato. Aveva fatto di tutto per tenersela tutta per sé ma se
prima aveva qualche occasione per restarle accanto...ora aveva perso tutto.
-Continua pure a ridere, Brian. Io so solo che ti stai comportando come un idiota. Ma che cosa
stai cercando di dimostrarmi? Che cosa diavolo ti prende? Cos'è che ti fa agire in questo modo?- Domandò
la ragazza, dopo essersi asciugata il vestito.
-Io...ho solo tanta paura di perderti, America.-
-Come?-
-Mi hai sentito.-
-Stai cercando di prendermi di nuovo in giro? Basta Brian...non ci casco più.-
-Ti sto dicendo la verità, America. Scusami se sto solo cercando di non perderti. E' che tu sei così
bella e...ed io sono questo che vedi. Ma ti prego, non odiarmi solo perché provo un'invidia
fottuta per tutti coloro che possono toccarti. Per tutti coloro che possono averti o abbracciarti.-

America sospirò ancora. Quasi pendeva dalle labbra del ragazzo mentre lo osservava avere gli occhi
lucidi.
Brian le stava dicendo la verità quella volta.
Aveva davvero avuto paura di perderla e non voleva. Sapeva di non meritarla ma la voleva
più di ogni altra cosa al mondo.
Ed America lo aveva ormai capito.
-Tu però non andare più via da me. E' tutto buio quando tu non ci sei ed ho paura.- Disse la ragazza,
desiderando solo di stargli accanto.
-Sono stato un idiota, hai ragione.-
-Però...è stato divertente tutto quello che hai escogitato per sabotare il mio appuntamento.- Ammise
poi America, abbozzando un sorriso.
-Ho un certo debole per questo genere di cose.- Esclamò Gates, ricambiando il sorriso della ragazza.
-Lo sai che ti sto odiando ancora, vero?- Ridacchiò America, rilassandosi.
-E tu lo sai che dovresti smetterla di sorridere in questo modo?-
-Ma...perché?-
-Perché mi sta venendo una fottuta voglia di baciarti e tu sai che non posso.-
Poi, il silenzio.
Ray richiamò l'attenzione di America, chiamandola dal corridoio adiacente al bagno femminile.
-Vai...ti sta aspettando.- Sussurrò Brian, spostando lo sguardo verso il pavimento.
America annuì e ritornò da Ray.
Il ragazzo la riaccompagnò a casa e si scusò ancora per ciò che era accaduto al cinema.
America lo salutò cercando di rassicurarlo ma prima che potesse scendere dall'auto del ragazzo...ci fu qualcos'altro
ad attenderla.
Ray l'aveva baciata.
Le aveva dato quel bacio che Brian non era riuscito a darle.
America scese dall'auto imbarazzata l'attimo dopo e prima di rientrare in casa si toccò il cuore.
Aveva iniziato a sentire le farfalle nello stomaco ma non per il bacio che le aveva dato Ray.
E' che aveva semplicemente capito che il bacio di Brian era stato così vero da averle toccato l'anima, il cuore, il corpo e 
la mente.
Cosa che il bacio di quel ragazzo non era riuscito a fare.













































NOTE DELL'AUTRICE.

Buona domenica a tutti lettori!
Rieccomi qui con un capitolo appena sfornato e nuovo di zecca!
Che casino, eh?
Il nostro Brian ne ha combinate davvero di tutti i colori in questo nuovo capitolo!
Ma questo non è niente, lettori.
Ci sono ancora un sacco di cose che dovrete scoprire con il tempo ma vedrete
che le scoprirete prestissimo!
Mi è finalmente passata la febbre e a parte qualche residuo di raffreddore beh...mi sento
molto meglio! Ringrazio tutti coloro che se ne sono preoccupati ma davvero, sto benissimo <3
Adesso avrei solo bisogno di una bella vacanza ma, ahimé, purtroppo quest'anno ho la maturità!
Quindi sto studiando come una pazza.
Già.
Uno studio matto e disperatissimo, avete presente? Domani ho anche l'interrogazione di storia...
Ma vabbé, cose a caso che neanche vi interessano quindi...passiamo avanti!
Che cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo? E che cosa ne pensate del personaggio di Ray?
E del tentativo di America di cercare di farsi una vita con quel tizio?
Ahh...a voi la parola, guys!
Io personalmente mi diverto un sacco a sabotare gli appuntamenti della nostra povera
protagonista ma, dobbiamo anche dire che Brian è uno spirito a dir poco eccellente ahaha.
Okay, a parte ciò, avrò l'onore di leggere tante tante tantissime e tantissimissimissime recensioni
per questo capitolo?
Sì, insomma, lo sapete che mi fa sempre piacere leggere le vostre considerazioni su questa storia!
Inoltre, la ff è tra i più popolari della sezione Avenged Sevenfold ed io non so come ringraziarvi
per tutto questo!
Continuerete a mettere questa storia tra i preferiti, vero?
*Fa gli occhioni*
Ma a parte ciò, voi come state?
Ogni tanto mi farebbe piacere sentirvi quindi se volete anche solo fare quattro chiacchiere
con la sottoscritta...ricordatevi che il mio Twitter è @GatesIsTheWay.
E ovviamente, sempre se volete, potete menzionare la ff nella speranza di farla rientrare
nei trend o comunque condividerla con chi ancora non l'ha letta con l'hashtag : #Toccamilanimaff
Diamoci da fare, guys!
Anyway, volevo chiedervi un'altra cosa.
Che cosa ne pensate di un trailer anche per questa ff? Fatemi sapere se vi piace l'idea e mi metto
subito all'opera!
Ringrazio come sempre la mia dolcissima Saya che si fa sempre il sedere per me e che senza di lei
queste ff sarebbero una schifezza vera e propria <3
Un bacione a tutti e...fatemi trovare 234567654345654456 recensioni, vi raccomando!
*HUGS*










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 14
*** 14. I don't wanna lose your love. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

14° I don't wanna lose your love.




















Se c'era una ragazza che proprio non sapeva essere cattiva...beh,
quella era America.
Non era mai stata troppo indisponente con nessuno se non con le persone che
si approfittavano della sua bontà.
La ragazza era molto dolce, buona e fragile ma che
all'occorrenza riusciva a combattere le sue paure ed affrontare il domani con una
forza incredibile.
Lei era fatta così.
E Brian aveva capito che anche in quel caso era il bene ed il male.
Il bene perché riusciva a farlo sentire come una persona "vera" e il male perché
riusciva a sgretolarlo con poco.
Ma America era troppo buona per quel mondo e lui lo sapeva bene.
Aveva un carattere così fragile e forte allo stesso tempo da capire che non era
fatta per quel posto.
Lei meritava qualcosa di più. La sua bontà meritava.
Le facevano del male i suoi compagni a scuola che la cercavano solo per convenienza,
le facevano male le persone come Jasper che preferivano illuderla ed in quel momento le faceva
male Brian perché stava iniziando a sentirsi amata da qualcuno che non poteva toccare.
Perché lei si era interessata a Brian quando aveva capito che era l'unico in grado di proteggerla per davvero
anche con i suoi comportamenti del tutto sbagliati. Le stava davvero accanto.
Con gli amici era tutta un'altra storia. Aveva imparato che potevano starle accanto
quanto voleva e che ci sarebbe sempre stata per loro perché stava iniziando
a volerli bene sul serio ma...gli amici sono amici e l'amore è tutta un'altra storia.
Ora che qualcuno le aveva dimostrato di volerle davvero bene...aveva capito che aveva
anche tanto bisogno di amore.
Quell'amore che aveva sempre sognato da bambina ma che non aveva mai avuto.
America si infilò le cuffie nelle orecchie durante l'ora di educazione fisica...
almeno era questo ciò che aveva fatto per un po' per poi essere interrotta da October.
-Ehi...scusami, non volevo disturbarti...- Le disse la ragazza, sembrando piuttosto
impacciata e sedendosi sul prato della scuola al suo fianco.
-Oh no, tranquilla. Ciao October.- Continuò America, togliendosi le cuffiette dalle
orecchie e rivolgendo la sua attenzione alla ragazza dai lunghi capelli mossi e rossi.
-Che cosa stavi ascoltando?- Le domandò la ragazza con curiosità.
-Oh...niente di importante. Tu che cosa ci fai qui?-
-Avevo un'ora buca ed ho pensato di fare un giretto intorno all'istituto.- Spiegò l'amica
con semplicità, sorridendo ad America con dolcezza.
-Bene...allora, come procedono le tue lezioni di batteria con Jimmy?-
-Benone. Sai, con la morte di mio zio non riuscivo più a prendere quelle bacchette tra le mani
ma Jimmy mi ha aiutata moltissimo. Mio zio era un grande batterista e quindi io ce l'ho nel sangue.-
-Sì, me ne hai parlato tempo fa...-
-Sai qual è l'unica cosa che mi blocca con lui?-
-Ti riferisci a Jimmy?-
-Sì.-
-Beh...non saprei. C'è davvero qualcosa che ti blocca?-
-E' che ho imparato a conoscerlo e so che è un bravo ragazzo anche se vive alla Black Rose ma...
come lo presento ai miei genitori? Lo odieranno.-
-Perché dovrebbero?-
-Mio zio faceva parte della Rosa Nera e quindi i miei genitori sanno bene cosa significhi
appartenere a quel posto. Non vorrei che mi impedissero di vederlo...-
-Sono sicura che quando lo conosceranno e lo vedranno così pazzo di te, capiranno tutto. Stai tranquilla,
andrà bene.-
-Lo spero. Sento di essermi proprio innamorata di lui. Abbiamo anche dei bei progetti per il futuro.-
-Davvero? E quali?- Domandò America, emozionata almeno quanto la ragazza.
-Vogliamo aprire un negozio di musica insieme. Nulla di troppo complicato e lui vuole chiamarlo "Gates."-
Ad America venne un colpo al cuore. Era una cosa dolcissima.
-Quindi...è un piccolo tributo al suo migliore amico?- Domandò la ragazza, già conoscendo la risposta.
-Sì. Ma prima di tutto ho cercato di fargli capire che se ci tiene davvero a me...deve dimostrarmi
di non farsi più del male in quello squallido quartiere. Abbiamo anche pensato di vivere insieme
una volta ottenuti i soldi e quant'altro con il suo lavoro in lavanderia. Ci vorrà un po' ma ci trasferiremo
nel centro di Huntington Beach ed è lì che avvieremo la nostra impresa.-
America quasi si era commossa nel sentire quella ragazza parlarle con tutta quella sensibilità.
Non c'era che dire: October e Jimmy sembravano proprio fatti per stare insieme.
-Sono così felice per voi, October. Se avete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, sapete
che per voi ho la porta sempre aperta.-
-Grazie, America. Prima non sapevo neanche cosa fosse l'amore ed ora ho trovato dei nuovi amici
e l'uomo della mia vita. Non posso essere più felice di così.-
October abbracciò subito America che si fece stringere ricambiando l'abbraccio.
Era così felice per i suoi amici ma era anche così triste perché aveva ricominciato a pensare a Brian.
A Brian che la sera prima le aveva detto quelle parole e le aveva confessato di avere un desiderio.
Quello di baciarla.
E lei ora stava pensando a lui intensamente come se l'unico nome che potesse reggere la parola "amore"
fosse proprio il suo.
Una cosa era certa...quel ragazzo le era entrato dentro senza troppi giri di parole o senza dimostrarle
chissà quali grandi cose.
Era solo riuscito a farla sentire amata così come lei ci era riuscita con lui.
Ma America era confusa.
Non sapeva più a cosa credere.
Tremava di continuo e dormiva poco.
Mangiava a stento e quasi non studiava neanche più.
Tutto questo per paura delle sensazioni che continuavano a premerle nello stomaco quando
quell'anima vagante le stava accanto.
Dopo la lezione di educazione fisica, si ritrovò in sala mensa con tutti i suoi amici.
Ray non si era fatto vivo tutto il giorno e da un lato quella poteva essere la sua buona occasione
per restare un po' di più con i suoi amici.
E fu proprio così.
Restarono tutti insieme durante la pausa pranzo come erano soliti fare ormai da tempo.
Ma a loro si era aggiunta anche October e la situazione stava migliorando gradualmente.
-E' da un po' che non propongo di organizzare delle feste.- Rifletté Johnny fra un boccone e l'altro.
-Da quando ti piace Mia!- Continuò Erin, sorridendo al ragazzo.
-Sembriamo quasi dei vecchietti, cazzo. Le ragazze ci stanno rovinando.- Ironizzò Jimmy, beccandosi
un'occhiataccia da parte di October.
-Io sono libero e me ne vanto con piacere!- Continuò Matt, scherzando.
-Solo perché stai attendendo una risposta dal college di Los Angeles!- Esclamò poi Zacky,
mangiando il suo purè di patate con gusto mentre Erin continuava a fissarlo, scioccata.
-College di Los Angeles? Davvero?- Domandò poi America a Shads, vedendolo annuire mentre si puliva
il labbro sporco di purè.
-Ho deciso che se voglio davvero fare qualcosa di costruttivo nella mia vita devo abbandonare
la Black Rose al più presto. Ho vinto una borsa di studio qui a scuola e se mi accettano al college
credo che continuerò i miei studi lì.-
Spiegò in fretta Matt, emozionato.
Tutti avevano dei progetti. Persino Zacky ed Erin avevano deciso di provare a cambiare
vita ed andare a convivere non appena avrebbero raggiunto la loro maggiore età.
-E tu che cosa farai, America?- Le domandò Johnny, curioso.
America sperava che nessuno glielo avesse mai chiesto anche perché le faceva male sapere
che non aveva ancora ricevuto alcuna notizia dal college a cui aveva fatto domanda per iscriversi.
Pensava probabilmente che avevano declinato la sua domanda dato che si era informata giorni prima
dato che era stata informata che era a numero chiuso.
-Io...avevo fatto domanda per entrare alla " Accademy school of arts" di New York ma penso
che non mi abbiano presa.- Mormorò America, abbassando lo sguardo con un po' di rimprovero
contro sé stessa.
Forse non era così brava con l'arte come pensava di essere anche se i suoi voti
erano più che decenti.
O forse avrebbe dovuto semplicemente aspettare.
-New York? Cazzo, ma è stupendo!- Esclamò October con gli occhi luminosi come delle stelle.
-Infatti ho sempre pensato che un'artista come te sia sprecata qui.- Considerò poi Matt, mostrando
a tutti le sue fossette.
-Beh forse non è realmente così. Non ho ricevuto ancora alcuna risposta e le iscrizioni
sono ufficialmente chiuse. Forse se ne riparlerà tra qualche altro anno.- Borbottò la ragazza, sospirando
con tristezza.
Ci teneva davvero tanto a quel college e per lei New York sarebbe stata una grande svolta.
Sapeva anche quanto ci tenevano i suoi genitori a farle frequentare quella scuola di tale prestigio.
-Vedrai che presto ti chiameranno, America. Ne sono sicura. Hai un talento davvero invidiabile.- Le disse
poi Erin, prendendole una mano.
-Non ho nulla di così tanto invidiabile ma spero che mi contattino presto. Quasi non ce la faccio
più ad aspettare.- Ammise la giovane mentre continuava a torturarsi le mani.
-E così...ognuno di noi prenderà strade diverse.- Disse poi Johnny che stava facendo di tutto
pur di stare con Mia.
Ma lei si bloccava perché sapeva che tra qualche mese sarebbe dovuta tornare in Francia.
-Sì ma non ci dimenticheremo mai, vero? Ci telefonereremo di continuo e ci vedremo quando potremo?- 
-Zacky, stiamo diventando come delle femminucce, ma te ne rendi conto?- Scherzò Jimmy, facendo
ridere tutti.
-Ehi, io almeno penso alla nostra amicizia.- Ribatté Vee, facendo il finto offeso.
-Ma anche noi. Ci ritroveremo qui e lo faremo soprattutto per venire a salutare quel pezzo di merda
di Gates.-
Continuò Matt mentre tutti annuirono alle sue parole.
-Ovvio. Non si libererà di noi così facilmente.- Borbottò poi Christ, bevendo un sorso di coca.
-A Brian.- Disse improvvisamente Zacky alzando il suo bicchiere in alto mentre tutti gli altri, comprese
le ragazze, avevano detto lo stesso in coro.
Tutti bevvero il contenuto nel loro bicchiere di carta tranne America che era rimasta un po' perplessa.
Oh, se solo avessero saputo...





























***















America posò tutti i libri nel suo armadietto per poi salutare i ragazzi.
Stava per uscire dall'istituto quando aveva incrociato improvvisamente lo sguardo di Brian
proprio dinanzi alla porta.
Gli studenti stavano tutti uscendo con velocità e nessuno avrebbe fatto caso a lei.
-Brian...che cosa ci fai tu qui?- Gli domandò la ragazza, osservandolo poi sorridere.
-Niente, sono solo venuto a prenderti.- Rispose Gates con tranquillità, sorridendole.
-Mh...beh, non ce ne era bisogno.- Ammise poi America.
-Oh sì invece. Ne ho approfittato anche per vedere i miei ragazzi. Ogni volta
che li guardo mi viene voglia di piangere ma poi mi ricordo che sono un uomo e che non devo.-
-Orgoglio maschile?-
-Esattamente.-
-Ma è assurdo. Siamo tutti dei deboli e va bene così.-
-Forse hai ragione tu ma...sarei incoerente con me stesso. Quando li vedo li prego a lungo
di non piangere per me e poi sono io il primo a farlo per loro. Assurdo, eh?-
-Che situazione...-
-Sta per finire, tranquilla.-
America si sentì quasi un nodo in gola. Lei era pronta a lasciarlo andare?
-Ehi...America.- Una voce soffocante e poco nitida aveva fatto voltare America verso Jasper
che aveva appena sussurrato il suo nome.
il ragazzo era impallidito ed aveva un gesso al braccio per colpa del brutto "incidente".
-Io non voglio parlare con te.- Sbottò America, quasi volendo uscire dall'istituto ma Jasper
le si posizionò di nuovo davanti, bloccandola.
-Che cazzo vuole ancora lui da te?- Domandò poi Brian, dietro le spalle di America, quasi ringhiando.
-Che cosa vuoi ancora, Jasper? Continuare a prendermi in giro?- Sbottò la ragazza, più furente che mai.
-No America...non voglio più prenderti in giro in alcun modo. Mi sono reso conto di essere
stato un gran bastardo con te ma lascia almeno che mi scusi.- Disse il ragazzo con uno sguardo
dolorante stampato sul viso.
-Oh, certo. Bravo chi ci crede alle scuse di questo coglione.-
 Sbottò poi Brian, ancora ringhiando.
-Vuoi chiedermi scusa? Pensi davvero che io le accetterò?- Domandò America con rabbia.
-So che probabilmente non lo farai ma...mi dispiace davvero per quello che è successo...-
-Oh, sì, certo. Magari adesso si metterà anche a frignare.- Continuava a dire Brian, innervosito
dalla reazione di Jasper nei confronti di America.
Dio e quanto avrebbe voluto rompergli anche l'altro braccio.
-Sono stato un figlio di puttana...-
-Diciamo anche un fottutissimo stronzo di merda.-
-Ed ora non so più come farmi perdonare da te.-
-Buttati giù dal sesto piano e ne riparliamo.-
America sentiva di continuo le voci di Jasper ed il ragazzo ma nella sua testa stava iniziando
a capire cosa doveva fare.
Doveva semplicemente dimostrare a Jasper di non essere come lui.
-Ho sbagliato e mi prendo le mie colpe ma...davvero, volevo solo che tu sapessi
che sono molto dispiaciuto di tutto quello che ti ho fatto.-
-Hai avuto pietà di lei quando ti sei comportato in quel modo?!- Ringhiò ancora Brian, alle spalle
della bionda.
-Scusami ancora ma non potevo più vivere con questo peso nello stomaco.-
-Ma guardalo, adesso fa anche finta di essere dispiaciuto!-
-Va bene, Jasper. Okay, accetto le tue scuse.- Borbottò America con decisione.
-Che cosa?!- Urlò Gates, incredulo.
-Davvero?- Le domandò invece Jasper.
-Sì. Va bene così.-
Brian quasi sarebbe stato capace di morire per una seconda volta.
-Ma lo vedi che sta fingendo? Cazzo America, come puoi fare una cosa del genere?- Continuò Brian
ancora più incredulo.
-Beh...d'accordo allora. Ci vediamo in giro America e...scusa ancora.-
Jasper salutò la ragazza ed uscì dall'istituto scolastico più tranquillo.
-Hai idea di quello che hai appena fatto?- Le domandò Brian con tono di rimprovero.
-Sì. Gli ho semplicemente dimostrato che non sono come lui e che tutti hanno bisogno di una seconda
possibilità. Se è vero che è dispiaciuto io l'ho semplicemente perdonato. Il perdono non si nega a nessuno.-
Gli
spiegò poi America, convinta di ciò che stava dicendo.
-Tu...sei troppo buona.- Ammise Brian, quasi incantato dai modi di fare della ragazza.
-Può darsi.-
-Quello ora chissà quali altre cazzate si inventerà...-
-Ma lui può fare quello che vuole. Tanto sono io che ho la coscienza pulita, no?-
-Sei proprio scema, altro che buona.-
-Ehi!-
-Io non ho detto niente.-
-Allora...torniamo a casa?-
-Me lo stai chiedendo come se vivessi con te ed è per questo motivo che accetto 
con piacere la proposta.-
-E poi sarei io la scema?-
-America?-
-Sì?-

-No...niente.-
Brian si bloccò nel momento in cui avrebbe voluto e potuto dirle tante cose.
Da dove avrebbe iniziato?
Forse dal suo modo di essere, dai suoi capelli che solo a guardarli sembravano essere così soffici...o
forse dal profumo così invitante della sua pelle che gli rinfrescava sempre le narici.
Avrebbe davvero potuto ma la verità era che gli occhi di America riuscivano sempre a farlo indietreggiare.
Come lo faceva anche indietreggiare sapere che non sarebbe mai stata definitivamente sua.






























***




















Brian e America tornarono a casa.
La giovane si gettò sul suo letto mentre Brian si era seduto a guardarla dalla scrivania
come al solito.
Si era appena acceso una sigaretta e stava aspirando il fumo con continuità.
-Alla professoressa piacque molto il tuo ritratto.- Gli disse America, informandolo.
-Beh, era scontato. Che cosa te ne farai adesso?- Le domandò Brian con una curiosità che riusciva
sempre a divorarlo dentro.
-Penso proprio che lo terrò tutto per me. Così magari non ti dimenticherò facilmente.- Mormorò
America, sorridendo.
-Credi che riuscirai davvero a dimenticarmi?- Le domandò ancora Gates mentre le mani stavano
cominciando a tremare.
-Non saprei...non capita tutti i giorni di incontrare uno spirito, no?- 
-Devo darti ragione.- 

Il silenzio regnò sovrano per un po' mentre Brian e America non facevano altro
che osservarsi.
Non sapevano di cosa parlarsi perché era tutto descritto sui loro sguardi che continuavano
ad incrociarsi.
Come poteva essere possibile che ci fosse tanta affinità tra un essere umano ed uno spirito?
Eppure, era ciò che continuavano a chiedersi anche loro mentre si guardavano.
Ma poi, America si rese conto del fatto che l'aria intorno a loro stessi stava iniziando
a diventare sempre più pesante, così decise di parlare e dire la prima cosa che le passava
per la testa in quel momento.
-Sto aspettando una risposta dalla "Accademy school of arts" di New York. Avevo l'intento
di trasferirmi lì l'anno prossimo e continuare gli studi di arte al meglio. Sarebbe stata una grande
occasione per me di coltivare la mia passione ma quella risposta non è ancora arrivata e non credo
che ormai arriverà.-
Sussurrò America tristemente.
Dei brividi percorsero la schiena di Brian nel momento stesso in cui lei aveva deciso
di parlargli di quel college.
Il fantasma si alzò dalla scrivania e guardò al di fuori della finestra senza riuscire a scontrarsi
con gli occhi di lei e dirle tutta la verità.
-Pensavo che i miei disegni fossero piaciuti ma se ancora non mi hanno chiamata è perché probabilmente
non erano poi così spettacolari come credevo...-
Continuò America, facendo sentire Brian in colpa.
Dentro di lui si stava sentendo davvero come una tempesta. Ed in questo caso, lui aveva spazzato
via ogni sogno di America, sentendo di averla fatta sentire anche peggio di come vi era riuscito Jasper.
-Vedrai...ti chiameranno...o ti contatteranno...- Quelle furono le uniche parole che Brian riuscì a dirle,
senza neanche guardarla.
-Non credo. Mi sono semplicemente rassegnata al fatto che dovrei smetterla di inseguire i miei sogni.
Non sono poi così brava come credevano tutti e forse non merito neanche di frequentare quella scuola. Forse...
è troppo per una come me.-
Sussurrò America sentendosi sempre peggio.
Ci teneva davvero ad andare al college e Brian si era appena reso conto di essere stato lui il coglione
pezzo di merda ad averla fatta soffrire.
Quasi avrebbe voluto procurarsi un viaggio di sola andata per l'Inferno per ciò che era stato capace di farle.
-Okay...cazzo, non posso più sopportare di sentirti parlare in questo modo.- Sbottò Gates, prendendo
dalla tasca dei jeans la lettera per America dal college a cui si era iscritta.
America sbarrò gli occhi nel vedere Brian darle la lettera e quasi non riusciva a capire
come essa si trovasse nella tasca dei suoi pantaloni.
-Brian...ma...questa che cos'è?- Gli domandò mentre il cuore sembrava quasi aver smesso di batterle.
-E' quella cazzo di lettera che aspettavi dal college!- Rispose Gates, abbassando poi lo sguardo contro il pavimento.
-Ce l'avevi tu?!-
-Complimenti, ti hanno presa.-
Sussurrò il ragazzo con il fiato corto.
-Brian...perché mi hai nascosto questa lettera? Cazzo, perché mi hai tenuto nascosto tutto questo?!-
-Perché...dovevo.-
-Dovevi? Sono stata mesi ad aspettare una risposta dal college e quasi avevo dato la colpa a me stessa
nel vedere che nessuno aveva ancora trovato il coraggio di scrivermi! Come hai potuto farmi una cosa del genere?!-

-Hai perdonato Jasper prima...perché non puoi farlo anche con me?-
-Perché io mi fidavo davvero di te! Non pensavo avessi mai trovato il coraggio di comportarti
in questo modo e ferirmi!-

Brian si sentì un pezzente ma strinse i pugni e provò a ribattere con la verità.
-L'ho fatto solo perché non avrei sopportato l'idea di saperti lontana da me! Cazzo America, ma non lo hai ancora
capito? Non ti avrei mai fatto nulla del genere se non ci fosse stato qualcosa dentro di me che mi avesse
spinto a tenerti al mio fianco!-
Le urlò contro il ragazzo, iniziando a sudare.
-Certo che hai proprio un bel modo di dimostrare alle persone quanto tu le voglia al tuo fianco.- Sbottò America mentre
delle lacrime iniziarono a riempirle gli occhi.
-Cazzo America, la verità è che io non volevo lasciarti andare via! Se fossi rimasto qui e le situazioni
con i miei migliori amici non fossero servite ad un cazzo, che cosa avrei fatto io? Non avrei potuto
venire a New York perché il mio posto è qui! Cazzo, non immagini neanche quanto voglia seguirti
in capo al mondo, ma non posso! Io volevo solo stare con te...non avrei chiesto nient'altro. Solo starti accanto
mi fa sentire una persona migliore e mi fa dimenticare tutto ciò che devo. Ho sbagliato ma l'ho fatto per...-

-Per...?-
-Niente.-
-Sai cosa Brian? Tu fai le cose per niente ed io non ho neanche più voglia di ascoltarti!- Urlò America furiosa e delusa
mentre prese una giacca dall'armadio e se la portò sulle spalle.
-Non andartene...-
-Mi hai ferita, Brian. Non cercarmi, ti prego. Ho bisogno di starti lontana per un po'. Anzi,
non voglio vederti per il resto dei miei giorni. Trova qualcun altra...ma lascia in pace me.-
Urlò ancora America
mentre una lacrime le aveva rigato il viso candido ed impallidito.
America sbattè con rabbia la porta della sua camera ed uscì di casa mentre Brian non pensò neanche di seguirla.
Lui aveva iniziato a dare dei calci ovunque mentre si ritrovò sul letto della ragazza a sentire quelle lenzuola
profumare di lei.
Si stava tenendo la testa tra le mani e si stava odiando.
Come aveva potuto farle una cosa del genere?
America uscì di casa con delusione mentre continuava a piangere con disperazione.
Si incamminò verso una meta non ben precisa mentre i raggi del sole pomeridiano stavano iniziando
a scomparire.
Il suo cellulare squillò improvvisamente.
Un messaggio di Ray la fece trasalire...









"Che ne dici di fare quattro passi insieme? Voglio farmi perdonare per l'appuntamento di ieri.
Se vuoi, tra circa cinque minuti al bar Bristol. Spero che accetterai.
                                                                                    Ray"





America lesse il messaggio ed alzò la testa verso il cielo.
Forse quella volta Brian era riuscito davvero a perderla per sempre.

                                                                              































NOTE DELL'AUTRICE.

Buona domenica a tutti lettori!
Ecco a voi un nuovo capitolo appena sfornato!
Damn, Brian ha finalmente tirato fuori la lettera e...la situazione
non ha fatto altro che peggiorare.
Davvero, ho creato dei personaggi dementi ma spero che vi siate affezionati
almeno un po' ad essi!
In questo capitolo accadono un bel po' di cose ma se volete sapere
come continuerà la storia...beh, dovrete aspettare il prossimo capitolo!
Sempre se volete, ovvio.
Non obbligo nessuno a leggermi ma sapete che comunque mi fa piacere
leggere le vostre considerazioni sulla storia.
Quindi, attendo le vostre recensioni come sempre <3
Voi invece, che cosa mi raccontate di bello? Vi sta appassionando questa nuova storia?
Io spero vivamente di sì anche perché come ben sapete, ci tengo un sacco a ciò che scrivo.
In questa ff poi, ci sto mettendo davvero l'anima quindi spero che voi apprezziate
anche un minimo di essa!
Scrivetemi quando volete, sapete che sono sempre a disposizione per tutto e di tutti!
Vi ricordo che mi trovate anche su twitter @GatesIsTheWay e vi ricordo anche di fare un mega giga
applauso alla carinissima Saya che si mette sempre a disposizione con il suo lavoro di betaggio.
(Ricordatevi di passare anche dal suo profilo perché merita!)
A parte tutto ciò, mi fa davvero piacere vedere che continuate a seguirmi e che continuate
a  leggere le mie storie.
Mi riempite il cuore di gioia, davvero.
Continuate così, eh! Altrimenti sprangate per tutti!
In caso contrario...vi riempio di caramelle gommose! <3
Adesso mi dileguo e vi mando un abbraccione a tutti! Compreso di caramelle, ovvio!
Un bacione e al prossimo capitolo!














-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 15
*** 15. It's a terrible love and I'm walking in. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

15° It's a terrible love and I'm walking in.


















Quel messaggio fu come un'illuminazione per America.
Si sentì in dovere di fare ciò che più riteneva giusto e lo aveva fatto.
Si era diretta verso il bar Bristol senza alcun rimpianto. Aveva bisogno di capire
ciò di cui aveva realmente bisogno e ciò che riuscisse a farla sentire proprio
come voleva.
Ma quando vide Ray seduto al bancone del bar capì tutto. Capì che cosa
voleva davvero e si avvicinò a lui, salutandolo con allegria senza farsi vedere
così triste come realmente era.
Lui le aveva dato un bacio sulla guancia e le aveva offerto un cocktail analcolico che lei, da brava ragazza,
decise di rifiutare.
America optò per una buona coca cola ghiacciata che le arrivò rapidamente mentre
lui continuava ad osservarla con gli occhi dell'amore.
America bevve dei sorsi della sua coca e trascorse il suo tempo in quel bar a parlare
di arte e disegno con Ray.
Si sentiva bene e a proprio agio quando parlava con lui e dato che Brian aveva deciso di lasciarla andare,
stava trascorrendo una buona serata.
Stava sorridendo e si era resa conto del fatto che voleva davvero bene a Ray.
Ma non lo amava.
Stava sorridendo perché non poteva fare altrimenti.
Si stava convincendo di un qualcosa che non le apparteneva perché era solo incazzata nera
con Brian.
Aveva iniziato ad annoiarsi di parlare sempre e solo di arte ed aveva iniziato a capire
che c'era qualcosa in Ray che non le andava bene.
Forse era il semplice fatto che non riusciva a vederlo come qualcosa di più se non 
un semplice amico.
Così, America smise improvvisamente di sorridere e il suo sguardo cominciò a rabbuiarsi.
Per un attimo, aveva avuto come l'impressione di parlare con Brian.
Ma dinanzi a lei c'era ancora Ray che le stava parlando di cose che in quel momento
non riusciva a comprendere.
America inarcò un sopracciglio e si rese in fretta conto di una cosa ancora più importante.
Il problema non era Ray. Non era tutto incentrato sul fatto che lo vedeva come un semplice amico e non
c'era realmente qualcosa in quel ragazzo che non le piacesse. 
Ray era il ragazzo perfetto. Il ragazzo che avrebbe voluto ogni ragazza.
Ma il vero problema è che non era Brian.
E America smise di sorridere perché se ne era appena resa conto.
Perché quando Ray stava provando ad avvicinarsi per baciarla...lei lo aveva respinto.
Aveva pensato al bacio che aveva provato a darle Brian e si stava sentendo come se lo stesse quasi tradendo.
-No...- Sussurrò America, spingendo il ragazzo dal torace.
-Ma...perché?- Le domandò Ray, non riuscendo a capire cosa le stesse accadendo.
-Perché...questo non è il mio posto. Scusami Ray, abbiamo solo commesso un grande sbaglio.- Ammise la ragazza,
scendendo dallo sgabello del bar.
-Un grande sbaglio?!-
-Mi dispiace...il mio posto non è qui in questo bar. Non è accanto a te.- Continuò America, uscendo con velocità
dal bar e correndo per le strade di Huntington Beach con una velocità assurda.
Adesso sapeva che cosa doveva fare. Adesso sapeva che cosa voleva realmente.
Aveva capito che in fondo quel gesto non era stato compiuto per cattiveria ma solo perché voleva
davvero tenersela stretta in qualche modo ed aveva agito d'impulso.
Non avrebbe mai voluto ferirla ma puntualmente finiva per farlo senza volerlo.
Perché lui non sapeva che cosa significasse ferire le persone. Non sapeva neanche lui cosa
aveva dentro.
Ed ora America aveva capito tutto.
Aveva capito che non avrebbe mai potuto provare a stare con qualche altro ragazzo perché nessuno
riusciva a guardarla nel modo in cui la guardava Brian.
E lui le aveva toccato l'anima, non il corpo.
Con così poco...erano riusciti a toccarsi dentro e ad esprimersi tutto ciò che sentivano.
Quanti potevano dire di essersi innamorati per davvero pur non sfiorandosi, baciandosi o toccarsi?
Nessuno.
Loro erano una semplice eccezione.
Ed America ci teneva da morire a lui. Non sapeva spiegarsi del perché ci tenesse così tanto a quel ragazzo
e neanche era interessata nel saperlo.
Adesso voleva solo raggiungerlo.
Nella sua testa non faceva altro che pensare a quelle rose viola, ai suoi occhi color nocciola
e a quel bacio.
Non riusciva a pensare ad altro perché lui era diventato da un po' il centro dei suoi pensieri.
Avrebbe potuto negarlo fino alla morte ma avrebbe sempre avuto un debole per quel ragazzo.
Ed ora...lo sapeva.



























***



























America corse, corse e ancora corse, giungendo poi nel luogo desiderato.
Lo aveva cercato ovunque. Se avesse potuto, sarebbe arrivata persino sulla Luna per lui.
Ma la Luna sarebbe stata troppo difficile da raggiungere e lei aveva ormai posizionato
le sue mani sulle sue ginocchia respirando in modo affannoso.
Era davvero stanca dopo essere stata a casa sua e non averlo trovato neanche in città.
Cercava il suo volto tra la gente e non riusciva proprio a comprendere di essere stata così
stupida e cieca.
Era finalmente riuscita a vedere un qualcosa che prima non vedeva e lo aveva trovato
dove aveva pensato di trovarlo.
Brian era lì. Dinanzi ai suoi occhi mentre igoiava i suoi dolori nel fondo di una bottiglia
di birra ormai lasciata a metà.
Era su quel muretto vicino al quale era cresciuto e dove aveva conosciuto le persone migliori a quel mondo.
Ed era ancora lì che aveva ricominciato a perdersi.
America lo osservò mentre continuava a bere ma non era ubriaco. Non c'era ragione per cui
gli spiriti potessero ubriacarsi.
I loro rammarichi erano quelle cose che rimpiangevano di non poter più vivere. O, il più
delle volte, rimpiangevano di non riuscire più a vivere e di essersi persi il meglio.
America sospirò per poi avvicinarsi al ragazzo e sedersi al suo fianco, sul muretto ormai
sgretolatosi con il passare degli anni.
-Uno spirito che beve...mai sentito.- Disse America ad alta voce mentre si sedeva al fianco del ragazzo
che, improvvisamente, sussultò.
La giovane si sentì in dovere di abbozzare almeno un sorriso. Per la prima volta era riuscita
lei a farlo spaventare.
-America?!- Domandò incredulo Gates, fissando la ragazza ed inarcando un sopracciglio.
-Sì...perché sei così sorpreso di vedermi?- Domandò di rimando la giovane fingendo indifferenza.
-Perché...sapevo che eri in compagnia di Ray e...volevo cercare di soffrirne in silenzio.- Rispose
Brian con gli occhi lucidi.
-In effetti...ero proprio con lui fino a poco fa ma...tu questo lo avevi già capito.- Borbottò America, fissandosi le scarpe.
Ogni volta che si ritrovava accanto a Brian iniziava a tremare.
-E perché sei venuta da me? Non credo di meritare neanche la tua presenza a questo punto.-
-Sai qual è il problema, Brian? E' che io dovrei essere lì ma...ho scelto di tornare qui.-
-Che cosa intendi dire con questo?-
-Intendo dire che non voglio più frequentare Ray. Quel ragazzo è...stupendo, ma...c'è solo un piccolo
difetto che mi ha fatto cambiare idea sul suo conto.-
-Ah sì? E quale?- Le domandò Brian, curioso, mentre stava cercando di incatenarsi il cuore.
America esitò per circa un secondo per poi ricominciare a sorridere e spostando i suoi occhi verso
quelli del ragazzo.
-Non è te.- Ammise la bionda, quasi vergognandosi di ciò che aveva appena detto.
E Brian...lui era semplicemente arrossito e si era voltato dall'altro lato per non esser guardato.
America lo aveva capito. Quasi non poteva credere al modo in cui provò a guardarla l'istante seguente.
Stava cercando di fare l'indifferente, l'altezzoso...ma non ci riusciva. Almeno non con lei.
Brian arrivava al punto di mentire quando si trovava alle strette di un qualcosa di più grande di lui.
-Beh...so di essere ancora il sogno erotico di milioni di ragazze.- Vaneggiò Brian, ironizzando.
-Sì, certo. Come no!- Ironizzò America, roteando gli occhi.
-Ne dubiti, forse?-
-Sì. E anche molto.-
-Beh...almeno hai deciso di parlarmi. Avevo paura che non volessi più vedermi...- Continuò Brian dopo
aver sorseggiato un po' di birra.
-Lo credevo anch'io ma...non ho potuto.- Mormorò America sentendosi il cuore come un martello.
-Non hai potuto o non lo hai voluto?- 
-Ci sono cose che sono difficili da spiegare, Brian.-
-E' ciò che continuo a pensare anch'io da quando ti ho conosciuta.-
-Comunque...no, forse non ho voluto. Ed una strana vocina nella mia testa mi sta assillando di continuo.-
-E cosa ti dice?-
-Mi dice di andare avanti. Di non fermarmi e provare a vivere per davvero.-
-Quindi...suppongo che tu abbia scelto New York...-
-No...almeno non per ora. Ho ancora un anno di tempo per imparare a capire cosa voglio realmente.
Era tutto così facile quando non c'eri tu.-
-Poi sono arrivato nella tua vita ed ho portato il caos.-
-Tu non hai portato niente...sono io che non riesco a capire del perché qualsiasi cosa
io faccia...mi riporti sempre da te.-

America aveva preso la bottiglia di birra che Brian aveva posizionato sul muretto ed aveva
provato a berne qualche goccio.
Dopo aver bevuto un po' di birra, America iniziò quasi a sentirsi schifata.
-Bleah, che schifo. Ma come fate a bere questa roba?- Domandò la ragazza a Brian che scoppiò
in una rumorosa risata.
-Tu non capisci proprio un cazzo delle cose belle della vita, Mcklain.- Ridacchiò ancora Gates,
sorseggiando gli ultimi gocci di birra.
Ma America gli sorrise e pensò presto a come sarebbe andata a finire tra di loro.
Sapeva già bene cosa le avrebbe riservato il futuro.
Brian l'avrebbe lasciata, lei si sarebbe fidanzata con un tipo qualunque pensando a quanto
erano stati stupidi a restare in silenzio quando avrebbero potuto scegliersi.
Poi sarebbe probabilmente crollata. Né avrebbe avuto il fegato di aspettare qualcuno che non sarebbe più tornato da lei.
Ma quando America quella sera si era seduta accanto a Brian, aveva deciso definitivamente di uccidere
tutti i suoi pensieri e godersi quelle belle sensazioni nello stomaco che continuavano a ribaltarsi.
-La vedi quella stella lì?- Le domandò improvvisamente il ragazzo, indicando una stella nel cielo notturno.
-Quale?- Domandò di rimando America, curiosa mentre provava a capire di quale stella stesse parlando Brian.
-Quella isolata da tutte le altre.- Continuò Gates mentre America aveva finalmente capito qual era la stella
a cui si riferiva il ragazzo.
-Sì, ora la vedo.-
-Mh, chissà...forse un giorno potrei diventarlo.-
-Che cosa?-
-Una stella.-
America ricominciò a respirare con pesantezza.
-Una stella abbandonata da tutti ma che risplende anche se attorno a lei è tutto buio. E' così che vorrei
sentirmi quando abbandonerò questo posto.- Continuò Brian mentre America stava osservando da un po' il suo volto.
-Non ti fa paura, questo?- Gli domandò poi la giovane, intenerita.
-Cosa? Diventare una stella?-
-No...che cosa ci sarà ad aspettarti una volta che te ne sarai andato per sempre.-
-Me lo sono chiesto molte volte ma...non ho paura di questo. In questo momento la cosa che mi fa più
paura è sapere che mi sono affezionato a te a tal punto da pensare di voler restare in questo
limbo...per sempre.-

-Che senso ha tutto questo, Brian? Dimmelo, ti prego, perché io non ci sto capendo più niente. Sono confusa,
mi manca il respiro e sono stanca di soffrire.-
Il ragazzo si voltò ancora verso la ragazza e provò a sorriderle per alleviare ogni suo dolore.
-Ho paura di non riuscire a darti le risposte che stai cercando.-
America annuì alle parole di Gates e sospirò nuovamente.
Stava cercando di rimettere a posto tutti i tasselli del puzzle.
-Però...ho delle parti rotte di me che credo potrebbero andarti bene, se vuoi.- Sussurrò quasi
Brian, incastrando i suoi occhi in quelli della ragazza che si sentì il cuore nello stomaco.
-Io credo che le tue parole mi mancherebbero da morire quando mi sento così sola da far schifo.-
-Le mie parole, mh?-
-Sì. Nessuno aveva mai provato a prendersi cura di me ed in un certo senso...tu ci stai provando.-
-E' che non solo ti senti sola da far schifo ma hai anche bisogno di amore da far schifo.-
-E tu stai provando a darmi tutto il tuo amore?-
Brian si sentì incastrato. Adesso, che cosa poteva dirle? In che razza di situazione si erano cacciati?
-Sto provando a darti quello che ne è rimasto di me. Ti va di accettarlo?-
-Solo ad una condizione.-
-Mh, quale?-

-Resti a dipingere qualche fiore con me?-
Brian abbozzò un altro sorriso. Quella volta più rilassato delle precedenti.
Forse la verità è che entrambi avevano paura di restarne secchi. Perché si sapeva, no?
Quello che rendeva felici finiva sempre per scomparire. E con esso, anche tu.






























***















Brian restò per tutta la notte a dipingere le rose con America.
Lei si addormentò sulla scrivania e lui restò lì ad osservarla per un po'.
Aveva finito lui tutte le rose da dipingere ma non se ne era pentito.
Era così bello per lui vederla dormire ma voleva evitare che restasse lì senza
distendersi un po'.
Brian scese al piano di sotto ed osservò la madre della ragazza dormire sul divano per aspettare
il ritorno del marito che si trovava ad un importantissimo congresso.
Il ragazzo si occupò di svegliare la donna con l'utilizzo di un bicchiere in vetro
che aveva situato sul mobile accanto al divano ed adagiandolo contro la lampada
in modo da emettere un rumore piuttosto assordante.
La donna balzò in piedi e si guardò intorno.
Ella si strofinò gli occhi e fece spallucce non riuscendo a capire che cos'era
quel rumorino assordante ma riuscendo ad intuire che si era addormentata sul divano.
La signora Mcklain salì le scale con lentezza per poi aprire la porta della camera
di suo figlio Brandon.
Il bambino stava dormendo tranquillo.
Così, l'istante seguente, ella passò alla camera di America aprendone la porta senza
fare troppo baccano.
Anwyn osservò sua figlia dormire con la testa sulla scrivania mentre le rose erano
già state tutte dipinte.
La donna si lasciò scappare un sorriso mentre Brian si limitò ad oltrepassarla e sedersi al lato
del letto.
La signora Mcklain scosse un braccio di sua figlia, facendola poi svegliare un po'.
-Mamma...ma cosa...- Mugolò America con la voce impastata dal sonno.
-Ti sei addormentata sulla scrivania, tesoro. Vieni, ti aiuto ad alzarti.- Sussurrò sua madre,
prendendole un braccio mentre la fece poi distendere subito sul letto.
La donna le rimboccò le coperte ed America riprese a chiudere i suoi occhi, stringendosi
forte alle coperte.
Ma era abbastanza sveglia da poter parlare con sua madre prima che ella provasse ad uscire
dalla camera.
-Mamma?- America richiamò la donna che l'aveva messa al mondo ma continuando a tenere
chiusi i suoi occhi senza riuscire ad aprirli.
-Sì, tesoro?- Si voltò sua madre, osservandola.
-Credo di essermi innamorata.- Annunciò America mentre Brian quasi sbarrò gli occhi incredulo
di ciò che avevano appena sentito le sue orecchie.
-Prima o poi succede a tutti, tesoro. Buonanotte.- Le sorrise sua madre, spegnendo la luce
in camera e chiudendosi la porta alle spalle.
America si addormentò in fretta e Brian aveva tenuto la testa accanto alla sua per tutta la notte.
Non riusciva più a smettere di sorridere.


























***























Il giorno seguente America si svegliò in fretta e fece la strada per andare
a scuola insieme ad Erin e Mia come al solito.
Mia aveva deciso di accompagnare di buon'ora le sue amiche per semplice compagnia.
Arrivata a scuola, America salutò gli amici migliori che avrebbe mai potuto avere
e si diresse verso l'aula di tedesco.
La ragazza entrò in aula, ignorò gli sguardi dei suoi compagni di classe e si sedette al
proprio banco. 
Iniziò a guardarsi intorno come se stesse mancando qualcosa.
Quando si voltò, notò che Christ era assente e quasi le sfuggì un sorriso.
Ultimamente non faceva altro che marinare la scuola per stare in compagnia di Mia
prima di vederla volare via.
Avevano ancora tempo per viversi e volevano farlo il più possibile.
Quando America ritornò con lo sguardo sulla lavagna, però, capì che quella mancanza
non era dovuta al banco vuoto di Johnny ma a quello di Ray.
Ray non saltava mai le lezioni, soprattutto quelle di arte e tedesco perché aveva più
possibilità di trascorrere del tempo con America.
Ma la ragazza iniziò a sentirsi in colpa.
Forse Ray ci era davvero rimasto malissimo di ciò che era accaduto il giorno prima con
la giovane ma questo non sarebbe stato un buon motivo per saltare le lezioni.
Forse sarebbe arrivato in ritardo... ma poco dopo alla ragazza fu chiaro che quello non era il caso.
America, per di più, stava sentendo dentro sé stessa una strana sensazione che si
stava quasi occupando di mozzarle il fiato.
Si sentiva davvero strana, quella mattina.
Si sentiva come se sarebbe dovuto accadere qualcosa e non sapeva più a  cosa pensare.
Una brutta sensazione iniziò a farle girare la testa ma cercò di restare tranquilla
e concentrarsi sulla lezione che era appena iniziata.
La giovane provò più volte ad ignorare anche quella sensazione ma non ci riuscì
in alcun modo.
Forse aveva dimenticato di fare qualcosa.
Forse...doveva semplicemente smetterla di complessarsi tanto.
Dopo la lezione di tedesco e due ore di matematica, America ed i ragazzi pranzarono
insieme come al solito.
-Ragazzi, voi avete visto Ray per caso?- Domandò la bionda ai suoi amici, vedendoli
poi pensarci su.
-Mh, ora che ci penso...non c'era al corso di scienze umane.- Rispose Matt, grattandosi il mento
con fare pensieroso.
-Neanche io l'ho visto. Perché? E' successo qualcosa?- Le domandò poi Erin, curiosa.
America sospirò e posò il suo vassoio sul tavolo facendolo quasi tremare.
Poi, si sedette al solito posto accanto a James.
-No...è solo che...ieri credo di averlo ferito.- Mormorò America, aprendo un bicchiere
di yogurt alla fragola.
-Ferito? Cazzo America, pensavamo ti piacesse quel tipo.- Continuò poi Zacky, tenendo una mano
ad Erin.
-Lo credevo anch'io ma quando stava provando a baciarmi...mi sono resa conto del fatto
che non è così.-
-E quindi ora sei preoccupata per lui?-
-Certo che lo sono, Erin. Non volevo ferirlo ma l'ho respinto e gli ho esplicitamente
detto che il mio posto non era lì accanto a lui...-
-No, no, no! Avresti dovuto inventarti qualcosa ed andartene semplicemente per poi non farti sentire più.-
-Erin, io non volevo prenderlo in giro! In quell'istante ho capito che non era lui ciò
che stavo cercando e non avrei mai pensato che a lui piacessi davvero quindi non ero pronta
per tutto questo. Non avrei mai pensato di illuderlo o fargli ancora più male evitandolo.-
-America ha ragione...meglio una triste verità ad una bugia.- Borbottò poi Jimmy, bevendo
un sorso di coca.
-Mah, vedrai che al tizio passerà. Dopotutto, non mi sembra che abbiate condiviso granché.- Le disse
poi Shads con convinzione mentre la giovane stava cercando di farsene una ragione.
Ma allora perché quella sensazione continuò a colpirla senza sosta?
Forse perché non sapeva ciò che la stava aspettando a casa sua.
Dopo le lezioni del giorno, tornò a casa accompagnata da Erin che sarebbe dovuta
tornare alla Black Rose.
America aprì la porta di casa con le chiavi e se la chiuse alle spalle, sbuffando.
Lo stress scolastico stava iniziando a farsi sentire.
Quando raggiunse la cucina, salutò i suoi genitori mentre suo padre sembrava essere
piuttosto su di giri.
Sua madre l'aveva salutata ma stava continuando a pulire la credenza mentre il signor Mcklain
tamburellava più volte le dita contro il tavolo.
America da questa reazione capì subito che c'era qualcosa che non andava.
Che suo padre fosse arrabbiato con lei?
Strano. Più che strano, improbabile. Il signor Mcklain si arrabbiava di rado con sua figlia
perché lei stessa non gli dava alcun motivo per farlo.
Ma quel giorno fu tutto diverso.
Suo padre non l'aveva neanche salutata ma al contrario era arrivato subito al dunque.
-Chi sono le persone che frequenti, America?- 
America sobbalzò nel sentire suo padre farle quella domanda e quasi si sentì male
nel vedere quell'espressione corrucciata sul suo viso.
Non l'aveva chiamata "cara" o "piccola" come faceva il più delle volte.
Per lui quel giorno...era semplicemente America.
-Che cosa intendi dire, papà?- Ribatté la ragazza con la voce tremante.
-Hai sentito bene. Esci con dei drogati o tossici, America?!- Sbottò l'uomo questa volta
alzando il tono di voce mentre sua madre restò zitta a pulire.
-Non è come pensi, papà!- Esclamò America, cercando di difendersi come meglio poteva.
-Ah no? Guarda un po' qui che cos'ho tra le mani.- Il signor Mcklain mostrò a sua figlia
una foto in cui lei stessa stava pranzando alla mensa della scuola con i ragazzi. 
Il padre deve aver inoltre notato tutti i loro tatuaggi.
-Come...hai fatto ad averla?- Balbettò la ragazza, incredula.
-Questo ora non è importante! L'unica cosa che speravo era che tu potessi conoscere
persone di un certo calibro e poi? Ti ritrovo con dei ragazzi della Black Rose. Quelle
sono persone cattive, America!-

-Smettila! Tu non li conosci, okay?-
-Non alzare il tono di voce con me, sono pur sempre tuo padre.-
-Sei mio padre ma ti limiti a credere solo a ciò che dici. Io non so chi ti abbia dato
questa foto ma non mi interessa neanche. Loro sono le persone più belle che io abbia
mai conosciuto in tutta la mia vita. Proprio ora che sono riuscita a farmi dei veri
amici, vuoi cercare di portarmeli via?-
Ribatté America con le lacrime agli occhi.
-Quelli non sono amici, America! Non sei più una bambina adesso, dovresti sapere
di non dover frequentare certe persone.-

-Papà, proprio perché non sono una bambina ho capito che non è giusto giudicare una persona
solo dall'apparenza o da quanti tatuaggi ha sul corpo. Sono delle brave persone e posso
assicurartelo.-
-Adesso basta America, non voglio più vederti con quelle persone.-
-Che cosa?! Mi stai forse privando di vederli?-
-E' per il tuo bene, tesoro.-

Le rughe sulla fronte dell'uomo si corrucciarono e rilassarono a seconda dei suoi movimenti mentre America
rimaneva sbalordita dal comportamento di suo padre.
Non se lo sarebbe mai aspettato. Lo aveva sempre reputato come una persona capace
di ascoltarla e comprenderla in qualsiasi occasione. 
Ora qualcosa in lui era cambiato.
-Non è per il mio bene se è questo di cui sei convinto! Io non rinuncerò mai a loro.-
-Guarda cosa ti hanno fatto...sei diventata un'indisponente e ti hanno fatto il lavaggio
del cervello con le loro assurdità.-

-Ti sbagli. Io so chi sono e questo mi basta per dirti che anche tu sei come tutti gli altri.
Ti permetti di giudicare una persona solo perché proviene da un determinato luogo ma non ti sprechi
a chiederti del perché tua figlia ha voluto frequentare proprio loro.-
-Io penso quello che voglio, adesso fila in camera tua.-
-Non ci penso neanche. Io vado da Mia.-

-Tu non vai proprio da nessuna parte. Da domani tua madre si occuperà di accompagnarti
a scuola e venirti a prendere.-

-Stai scherzando, spero! Abitiamo a pochi metri dalla scuola!-
-Non mi interessa. E per punizione, per esserti comportata in questo modo nei confronti
dei tuoi genitori e per averci tenuto all'oscuro di tutto...per due settimane resterai
chiusa in casa senza poter uscire neanche per andare a fare una semplice ricerca da qualche
tuo strambo amico.-
Borbottò furioso il signor Mcklain, posizionandosi poi le mani sui fianchi
con rimprovero.
-Sai che non lo farò!-
America si pentì in fretta di aver urlato contro suo padre perché la sua guancia era diventata
così rossa da far paura.
Le bruciava da morire in seguito a quello schiaffo che suo padre aveva osato darle.
Prima di allora non l'aveva toccata neanche con un dito.
America si posizionò una mano sulla guancia arrossita per poi correre nella sua camera con le lacrime gli occhi.
Suo padre avrebbe voluto richiamare il suo nome e scusarsi ma sapeva che era riuscito a ferirla
più moralmente.
-Sono un pessimo padre.- Sospirò il signor Mcklain, risedendosi al tavolo mentre sua moglie
si era voltata verso di lui con tristezza.
-Non sarai stato un po' troppo duro con lei?- Gli domandò Anwyn.
-Deve imparare a capire cos'è giusto e cosa invece è sbagliato. Un giorno mi ringrazierà.- Continuò
l'uomo, amareggiato.
Intanto America si era tuffata sul suo letto ed era scoppiata a piangere come non mai.
Dopo circa qualche minuto si alzò dal letto solo per osservarsi la guancia arrossata allo specchio e gli
occhi iniettati di sangue.
Ritornò presto sul letto e si mise a piangere di nuovo. Voleva cercare di essere forte e soprattutto
di esser capita ma tutto quello che ha ricevuto è stato uno schiaffo alla sua adolescenza.
Quando Brian entrò nella sua camera dalla finestra e si inginocchiò al suo letto, America alzò gli occhi
verso quelli del ragazzo.
Pensò subito a quanto le persone facciano del male toccando e a quanto invece avrebbe potuto
farle del bene Brian.
Lui che non poteva toccarla.
Lui che si limitava a restarle accanto.

-Shh...non piangere più adesso.- Le sussurrò il ragazzo con la voglia di accarezzarle quei lunghi capelli
biondi.
-Come ha fatto ad avere quella foto? Chi è stato a farmi una cosa del genere?!- Singhiozzò America,
quasi desiderando di sparire per sempre.
Brian intanto, aveva assottigliato gli occhi e si stava allontanando un po' da lei.
-Io so chi è stato.- Disse poi il ragazzo, facendo sussultare la giovane.
-Davvero? Chi?- Gli domandò America più curiosa e rancorosa che mai.
-E' questo il brutto di essere dei semplici spiriti...- Iniziò Brian, raccontando poi l'accaduto...

















Ero qui a casa tua ed avevo intenzione di tornarmene alla mia tomba
ma...quando ho visto Ray suonare alla tua porta mi sono bloccato e sono rimasto
ad osservare tutto ciò che stava accadendo. Tra le mani aveva delle foto. Tuo padre
lo ha accolto in casa e lui gli ha mostrato delle foto che aveva scattato in sala mensa
senza che nessuno potesse accorgersene. Poi ha iniziato a parlare di Jimmy e degli altri.
Ha detto un sacco di cazzate su di loro e che avrebbero finito col farti del male. Tuo padre
gli ha creduto ma...come non avrebbe potuto? Stavano parlando della Black Rose. 
Ho fatto l'impossibile per fare uscire Ray da questa casa ma non è servito a nulla. Non potevo
dargli tutti i pugni che si era meritato. E credimi...avrei tanto voluto farlo.














Spiegò Gates stringendo le mani in pugni mentre America si sentì quasi
il cuore frantumarsi.
Seppur non voleva Ray come grande amore della sua vita, aveva sempre pensato
che fosse una bravissima persona.
Ed ovviamente si era sbagliata.
Quante volte aveva finito per sbagliarsi nell'ultimo periodo? Jasper e Ray...le due
persone che considerava buone si erano tramutate in dei mostri mentre, al contrario, Jimmy
e gli altri erano riusciti a farle capire quanto bravi fossero in realtà.
Aveva sbagliato di nuovo tutto e mai avrebbe dovuto fidarsi di uno come Ray.
-N-non posso crederci.- Balbettò America, incredula e nauseata.
-America, noi dobbiamo dirlo ai ragazzi.- Le disse poi Brian, deciso.
-Ma come faccio? Sono costretta a restare qui.-
-In realtà non lo sei. So come portarti via da qui...devi solo fidarti di me.-
-Brian io non so se...-
-Cosa? Ti rendi conto di quello che ha osato farti quel figlio di puttana? Cazzo America,
questo è il tuo momento. I ragazzi devono sapere...a tuo padre ci penso io.-
-Che cosa hai intenzione di fare?-
-Tu lascia fare a me...adesso ti aiuto ad uscire e poi tu corri alla lavanderia 
della Black Rose. Fai attenzione.-
-Brian...-
-Mh?-
-Come potrò mai ringraziarti?-
-Uno spogliarello andrà più che bene.- Continuò il ragazzo con fare malizioso.
-Ma tu non cambi mai?-





































NOTE DELL'AUTRICE.


Buonsalve a tutti gente!
Lo so, lo so! Sono in ritardo ma dovete credermi
che è stata una settimana impegnativa per me! Mi perdonate vero? <3
Ecco a voi un nuovo capitolo appena sfornato!
Come avrete già letto, la nostra protagonista ha scelto Brian a quel Ray seppur
la situazione sembrerebbe essere abbastanza tragica dato che il nostro Gates è
uno spirito e può fare ben poco.
Ma a questo ci stiamo arrivando...
Ora quello da sistemare è quel Ray che sta solo creando dei seri problemi
ai nostri due protagonisti!
Io lo prenderei seriamente a calci...e pensare che è anche un personaggio creato da me!
Sapete com'è, no?
Odiare i propri personaggi è una cosa normale...o almeno dovrebbe essere un qualcosa
di normale per una come me.
Ma concentriamoci sui nostri ragazzi.
Non sono l'amore? Cioè, spero di aver dato loro dei ruoli appaganti e spero vivamente
che la storia vi stia piacendo.
Me lo fate sapere con una recensione? *-*
Aggiornerò il prima possibile così da farvi sapere come andrà a finire questa storia
con Ray.
Voi che cosa vi aspettate? Il piano di Brian darà i suoi frutti o sarà un flop? Accadrà
qualcosa di terribile o la situazione migliorerà gradualmente?
Eeheheh.
Sono cattiva perché vi faccio fare film mentali random e dovrete aspettare un pochettino
per l'aggiornamento.
Ma ringraziamo come sempre Saya che con le sue grandi capacità riesce a redere questa storia
migliore di quel che è.
Cioè, voglio dire, a voi piace questa ff? No perché cagatemela, davvero.
Mi rendereste la donnaH più felice dell'Universo, you know!
A parte ciò, quei carciofi ambulanti e sì, sto parlando dei Sevenfold...Dio, quanto ci metteranno
a fare uscire il nuovo dvd?
Io sono troppo in ansia, dovete credermi!
Okay, basta, sto diventando noiosa come al solito e profondamente logorroica.
Vi lascio alle vostre cose e al vostro mondo di unicorni fatati in cui Zacky vende porchette
e Brian è una sassy divaH.
So...fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovissimo capitolo e...continuate a seguire la storia
mettendola tra i preferiti!
Un bacione immenso ed enorme dalla vostra rompiscatole preferita...









-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 16
*** 16. Berühren sie mir die seele. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

16° Berühren sie mir die seele.

















Quella sera Brian fece scappare America dalla finestra.
L'aveva lasciata correre via verso quel quartiere tanto oscuro che 
incuteva terrore a tutti.
America corse con una velocità assurda e le lacrime che continuavano
a minacciare di rigarle il viso.
Quasi si fece buttare sotto da un'auto per la velocità in cui stava correndo.
La città scorreva dinanzi ai suoi occhi mentre le sue gambe
stanche stavano quasi per cedere nella speranza di trovare rifugio al più
presto su di un qualcosa di morbido.
Il sangue nelle sue vene stava scorrendo ad una velocità incredibile ed il
suo cuore era stanco di frantumarsi di continuo contro il suo petto.
Era esausta.
Si sarebbe fermata con gran piacere a quel bar da cui proveniva quel buon profumo
di brioches calde ma sapeva che non poteva.
Doveva raggiungere la Black Rose e doveva anche sbrigarsi.
Il tempo stava scivolando via di continuo e le vene sui suoi polsi stavano diventando sempre
più blu.
Le gambe stavano quasi cedendo mentre delle gocce di sudore iniziarono a bagnarle
la fronte e la cute.
Voleva fermarsi per respirare giusto un po' ma sapeva che non poteva permettersi
neanche ciò.
Stava cercando di farsi passare le lacrime sul viso, le ginocchia stanche, lo stomaco in tormento,
le vene blu, il cuore ribelle.
Nulla era più importante di trovare Jimmy in quel preciso istante.
E doveva sbrigarsi. Se solo suo padre avesse scoperto di esser fuggita di casa,
l'avrebbe quasi segregata lì dentro e le cose sarebbero senza ombra di dubbio peggiorate.
Così corse, corse, corse e corse ancora riuscendo a raggiungere il suo traguardo.
Si fermò dinanzi alla porta della lavanderia, respirando come se non avesse potuto farlo
per anni.
Posizionò le sue mani sulle ginocchia e fissando l'asfalto si concentrò sui suoi respiri.
Avrebbe quasi potuto perdere un polmone ma non gliene fregava nulla.
C'erano cose più importanti nella vita e lei lo sapeva benissimo.
Dopo aver recuperato il respiro perso, aprì la porta dell'edificio e vi entrò
con poca calma.
Doveva trovare Jimmy e non poteva perdere altro tempo.
Poi, incrociò gli occhi di una donna che stava facendo il bucato.
Aveva un camice con il proprio nome su di esso e sembrava una donna affidabile.
America si diresse verso di lei nella speranza che potesse esserle d'aiuto.
-Buonasera, sto cercando Jimmy Sullivan, lei sa dirmi dov'è, per favore?- Domandò America alla
donna robusta con tutta calma, vedendola poi squadrarla dalla testa ai piedi.
-Chi è che lo cerca?- Ribatté la donna, inarcando un sopracciglio.
-Sono una sua amica...frequentiamo la stessa scuola!-
-D'accordo, aspetta qui, vado a chiamarlo.-
-Grazie mille!- Esclamò America, osservando poi la donna voltarle le spalle ed entrare nel
magazzino dell'edificio.
America restò tutto il tempo a mangiarsi le unghie, ansiosa, fin quando poi non vide James
correre verso di lei per salutarla.
-Ehi America, che sorpresa trovarti qui!- Esclamò il ragazzo con un sorriso stampato sulle labbra.
-Jimmy, ho bisogno di te ed i ragazzi...è urgente.-
-Ehi, calmati. Che cos'è successo?- Continuò Rev, prendendo America dalle spalle.
-I miei genitori non vogliono che io vi frequenti! Sanno che venite dalla Black Rose!-
-Cazzo...bel guaio ma...come hanno fatto a scoprirlo?-
-E' stato Ray! Stamattina mentre noi eravamo a scuola lui è venuto a casa mia ed ha mostrato
delle foto a mio padre raccontandogli tutto!-
-Quel figlio di puttana...okay, calmati. Adesso chiamo gli altri e li faccio venire qui.
So già cosa dobbiamo fare.-
America si tranquillizzò alle parole di Jimmy ma aveva provato già a capire le sue intenzioni.
Istintivamente, iniziò a rabbrividire.




















***




















Quando arrivarono i ragazzi alla lavanderia, Jimmy chiese alla signora Venus un permesso
per poter uscire prima da lavoro perché aveva delle questioni urgenti da risolvere.
Tutti salirono sull'auto di Matt ed America quasi trasalì nel momento stesso in cui
lui provò ad accendere il motore.
Sfrecciarono via con velocità verso l'abitazione di Ray mentre conversavano
tra loro sul da farsi.
Improvvisamente però, delle lacrime solcarono il viso di America mentre lei era intenta
a fissare il paesaggio al di fuori del finestrino dell'auto.
-Ehi...andrà tutto bene, vedrai.- Le disse Matt, accarezzandole una gamba.
La ragazza tirò su con il naso e si asciugò le lacrime con un fazzoletto prestatole da Zacky.
-Non posso ancora credere al fatto che mio padre non possa comprendermi.- Sbottò la giovane, 
un po' nevrotica.
-Tuo padre non ha poi tutti i torti, America.- Commentò Jimmy, sorridendole dallo
specchietto retrovisore.
-Perché dici questo?- Domandò la ragazza, senza capire.
-Perché lui almeno si preoccupa per te. Guarda noi invece...Zacky è stato adottato da dei pezzi di merda,
io non ho più nulla a parte che la lavanderia, Johnny è stato abbandonato da suo padre, Matt ha un padre
che fa il sicario e non gli degna di nulla e Brian...-
Jimmy si ammutolì improvvisamente, senza
continuare la sua frase.
-E...Brian?- Continuò America, cercando di capirci qualcosa sulla vita di Gates.
-Brian...nulla.- Sussurrò poi Zacky.
-Comunque sia, volevo solo farti capire che alla fine i tuoi genitori ci tengono a te e cazzo,
mi preoccuperei anche io se sapessi che mia figlia frequenta qualcuno della Black Rose. E' normale.-
-Sì, Jimmy ha ragione. Forse conoscendoci potrà capire o forse...si è già pentito
di essersi arrabbiato con te, vedrai.-
-Matt, lo pensi davvero?-
-Certo.-
America riuscì a sentirsi meglio in un batter d'occhio.
Matt e Jimmy avevano ragione. 
Avrebbe dovuto apprezzare di più l'importanza dei suoi genitori e quanto realmente
loro ci tenevano alla loro piccola.
Dopo un po', arrivarono dinanzi all'abitazione di Ray e Matt parcheggiò
l'auto nel retro.
-Tutti pronti?- Domandò Zacky, entusiasta.
-Andiamo a divertirci.- Rispose Jimmy, aprendo la portiera dell'auto e scendendovi
con velocità.
Tutti scesero dalla macchina mentre America si nascondeva di continuo dietro alle enormi
spalle di Matt.
-Spero per lui che sia in casa.- Sussurrò Johnny dopo aver preso dal cofano della macchina delle
catene tra le mani.
America deglutì solo a vederle.
-Non vorrai mica usarle?- Domandò la ragazza a Christ.
-No, se non ce ne sarà bisogno.- Rispose il nanetto facendo deglutire ancora una volta
la bionda.
Zacky continuò a suonare il campanello e, dopo neanche un minuto, ad aprire fu proprio Ray.
Il ragazzo impallidì nel vedere i Sevenfold ed America dinanzi alla porta di casa sua e nella
sua mente stava pensando ad un modo per scappare via a gambe levate.
-Buonasera, Ray, contento di vederci?- Gli domandò Jimmy mentre il ragazzo provò a chiudere
la porta di casa che venne bloccata dal piede di Matt.
-Pessima scelta.- Sbottò Matt, mentre tutti insieme spinsero la porta di casa facendo cadere
a terra Ray.
Il ragazzo gattonò indietro mentre i Sevenfold si avvicinarono a lui con pericolosità.
America avrebbe voluto dir loro di andarci piano ma non lo fece perché in fondo sapeva
che erano buone persone.
-Ti sei divertito ad immischiarti in cose che non ti riguardano eh, Ray?- Sbottò Johnny,
dando un calcio nello stomaco al ragazzo.
-Che cosa volete da me? Io non ho fatto proprio niente!-
Un altro calcio nello stomaco, quella volta, fu proprio Jimmy a darglielo.
Matt e Zacky presero le braccia del ragazzo e lo costrinsero a restare immobile.
Così, entrò subito in scena America.
-Non hai fatto niente, Ray?! Sei andato da mio padre a fare la spia!- Gli urlò contro America,
ferita e delusa.
-Okay, cazzo! Volevo fartela pagare! Mi hai lasciato in quel modo l'altra sera al bar
ed io che ci tenevo così tanto a te!-
-Ci tenevi così tanto da non accettare la mia scelta?-
-Okay, ho sbagliato, ma adesso lasciatemi andare.-
-Oh, no, Ray. Dove sono le altre foto?-
-Non...ne ho più.-
-Non mentirmi!-
-Va bene, va bene. In camera mia...c'è una scatola sulla scrivania. Sono lì.- 
America annuì alle parole di Ray mentre a lui pensavano i Sevenfold.
La ragazza entrò nella camera del giovane e dopo averla cercata per un po' prese uno scatolone
marrone tra le mani, prendendovi tutte le foto.
Quando America tornò nel salotto di casa, trovò Ray a terra mentre i ragazzi si stavano
divertendo un po' con lui.
-Trovate le foto?- Le domandò Matt, curioso.
-Sì, le ho trovate.- Rispose America, osservando Ray con odio.
-Non odiarmi...ti prego, America.-  Le disse Ray con gli occhi lucidi.
-Non posso non odiare chi mi ha fatto del male.- Sbottò poi la diretta interessata, dirigendosi verso Jimmy
che la abbracciò all'istante.
-Va tutto bene?-
-Sì, benissimo Jimmy, grazie.-
-Prova ad immischiarti ancora nella nostra vita o in quella di America e giuro
che la prossima volta non saremo poi così gentili.- Lo minacciò poi Vee mentre lo avevano lasciato
a marcire sul pavimento.
America ed i ragazzi tornarono alla loro auto per riaccompagnare la giovane a casa.
-Ora non dovrebbe più infastidirti.- Le disse Zacky, sorridente.
-Cazzo, stava morendo dalla paura!- Esclamò poi Jimmy.
-Se la stava facendo sotto!- Ridacchiò poi Johnny, soddisfatto.
-Ragazzi?- 
-Sì?- Risposero tutti in coro.
-Semplicemente, grazie.-





























***

















Nel frattempo in casa Mcklain la situazione stava peggiorando.
Brian doveva trovare un modo per tenere a bada il signor Mcklain che,
dopo la sua sfuriata, voleva cercare di parlare con la figlia entrando
nella sua camera.
Se solo fosse entrato nella camera e l'avesse trovata vuota, la situazione
sarebbe peggiorata ancora di più.
Così, decise di fare ciò che riteneva più giusto nella speranza di migliorare
la situazione che si era appena creata.
Passo dopo passo, Brian seguì il signor Mcklain fino a vederlo quasi bussare alla porta
della camera di America.
Ma l'uomo non lo fece perché qualcuno era stato così impertinente da far cadere sul pavimento
una piccola foto di famiglia.
Il signor Mcklain odiò sé stesso pensando di aver fatto cadere lui stesso quella foto
essendo un po' sbadato di suo mentre Brian si era lasciato sfuggire un sorriso.
L'uomo prese tra le mani la foto e la accarezzò con dolcezza, strizzando gli occhi.
Doveva controllare le sue emozioni se voleva essere un padre di famiglia abbastanza severo
e ben rispettato.
Queste sarebbero dovute essere le sue aspettative.
Ed invece due lacrime salate gli scivolarono dagli occhi arrivando a bagnare quel portafotografie
anche un po' impolverato.
Quella foto che stava osservando con tanta gioia e commozione ritraeva lui, sua moglie, il piccolo
Brandon e la sua America.
Erano stati ad una gita in montagna solo due anni prima e si erano divertiti così tanto tutti
insieme che sembravano essere proprio come la famiglia ideale.
Sua moglie teneva in braccio Brandon mentre lui teneva una mano ad America che aveva un cappello
tra le mani che avrebbe utilizzato per il suo pupazzo di neve.
Erano trascorsi due anni da quell'inverno, eppure il ricordo non stava svanendo nella mente dell'uomo, 
anzi, appariva molto chiaro e coinciso.
L'uomo inspirò ed espirò con forza. Stava ricordando ed aveva capito che sua figlia non avrebbe
fatto nulla di azzardato per fargli del male.
Era sempre stata una ragazzina innocente e troppo buona per vedere il male nelle altre persone.
Si spaventava per poco ma in cuor suo sapeva di essere anche molto coraggiosa.
E ce ne voleva di coraggio per fidarsi di qualcuno della Rosa Nera.
A quel punto, il signor Mcklain tirò un sospiro profondo. La sua bambina stava bene...nessuno
aveva osato farle del male e se forse avesse provato ad ascoltarla senza darle quell'inutile
schiaffo...beh, a quell'ora sarebbe finito il tutto con una buona cioccolata.
Perché era così che preferiva concludere le serate la famiglia Mcklain...una cioccolata
e sarebbe passato tutto.
Ogni cosa sarebbe scivolata via. 
In quel caso forse sarebbe servito di più di una semplice cioccolata.
Il signor Mcklain alzò il suo sguardo verso il soffitto con gli occhi colmi di lacrime.
Se solo lo avesse visto sua moglie lo avrebbe costretto a piangere di più perché lui non era quel
tipo di persona che esternava facilmente le sue emozioni, no.
Lui era freddo come il ghiaccio ma aveva il cuore di un agnellino.
-Si sfoghi ancora, signor Mcklain. A vederla sembrerebbe che lei ne abbia bisogno.- Gli disse Brian,
sorridendo alla vista di un padre così tanto legato alla propria famiglia.
Non aveva mai visto nulla di simile ed era felice di vedere un padre in lacrime
per la propria figlia.
Non era di certo una di quelle cose che si vedevano tutti i giorni. 
Brian abbozzò un nuovo sorriso e quando sentì un rumorino provenire dall'interno della camera, capì tutto.
La finestra all'interno della camera di America si era appena chiusa ed il signor Mcklain aveva
appena bussato alla porta della camera di sua figlia.
Quella porta si aprì in fretta ed America era già lì sulla soglia.
-America io...- Provò a dire suo padre ma venne sommerso da un abbraccio.
-Tu niente, papà. Siamo stati due stupidi.- Continuò la ragazza, stringendo suo padre
con affetto.
-Mi dispiace così tanto, tesoro. Magari...magari potrei anche scegliere di conoscere quei
ragazzi un giorno...se mi prometti che riescono a farti star bene.- Le sussurrò suo padre, accarezzandole
la schiena mentre continuava a stringerla e a lasciarsi stringere.
-Sarà un piacere, papà.- Mormorò poi la ragazza, felice.
Mentre la giovane continuava a stringersi a suo padre, degli occhi stavano osservando
la scena, applaudendo.
America mosse le labbra senza parlare ma riuscendo a scandire un "grazie" a cui Brian annuì
senza pensarci più di due volte.
-Allora piccola mia, ti va una buona cioccolata?- Le domandò poi suo padre, riprendendosi.
-Ma certo che mi va, papà. Aspettavo solo che me lo chiedessi.- Gli sorrise America mentre lui decise
di scendere al piano di sotto e preparare velocemente delle buone tazze di cioccolata.
Nel frattempo, Brian stava entrando in camera ed America lo stava seguendo.
-Brian? Tutto bene?- Domandò la bionda, osservando il ragazzo strofinarsi gli occhi senza però voltarsi.
-Sì, sto bene.-
-Non si direbbe...non è che per caso il grande Synyster Gates si sia commosso?-
-Ehi, ma scherzi! Io che mi commuovo? Ma figuriamoci.- Si voltò Brian con gli occhi colmi di lacrime
senza però lasciarne scivolare una.
-Non so da dove cominciare ma...anche se non possiamo abbracciarci...sappi che è ciò che in 
questo momento desidero più di ogni altra cosa al mondo.- Disse America, torturandosi le mani
con agitazione.
-Non sono il tipo da abbracci ma non ti nascondo che vorrei sapere che cosa si provasse
ad essere abbracciati da te.
- Continuò Brian, abbozzando un altro sorriso mettendo così in mostra
i suoi grandi zigomi.
-Tu mi stai abbracciando con gli occhi. Non credo ci possa essere cosa migliore.- Mormorò poi America,
ricambiando i sorrisi del ragazzo dinanzi a sé.
-Lo hanno gonfiato di botte, vero?-
-Diciamo che hanno cercato di trattenersi.-
-Hai recuperato le altre foto?-
-Sì.-
-Tutto è bene quel che finisce bene allora, no?-
-Non direi. Mi sono dimenticata di studiare tedesco...-
-Vorresti studiare tedesco a quest'ora?- Le domandò Brian, inarcando un sopracciglio.
-Mi tocca. Allora, che ne dici di renderti utile?-
-Più utile di così si muore.-
-E dai, ho poche pagine da studiare.-
-D'accordo. Ma ricordati dello spogliarello.-
-Non ci pensare neanche.-
-Ma perché?-
-Scemo, aiutami a studiare.-
Brian sbuffò mentre osservava America prendere il libro di tedesco dallo zaino.
I due si sedettero sul pavimento.
Brian prese tra le mani il libro di tedesco sfogliandolo di continuo mentre America stava
cercando di fare un piccolo riassunto di ciò che aveva spiegato quella stessa mattina
il prof in classe.
Improvvisamente però, ella si fermò.
America smise subito di scrivere e lesse sui suoi appunti un qualcosa che aveva scritto senza volerlo.
Aveva semplicemente sbagliato parola e si è ritrovata a pensare a tutt'altro.
-Berühren sie mir die seele.- Borbottò ad alta voce, facendosi sentire da Brian che la fissò
senza riuscire a capire cosa aveva cercato di dire.
-Che?- Domandò il ragazzo, confuso.
-Berühren sie mir die seele.- Continuò America.
-Devo ammettere di aver studiato del tedesco ma non sono mai stato un vero asso. 
Non credo di aver capito le ultime parole.-
-Oh, nulla, nulla. Non farci caso.- America ritornò sul suo quaderno e quasi
si pentì di avergli detto una cosa del genere.
La verità è che quello era il messaggio che voleva fargli comprendere.
Se non riesci a toccarmi...allora prova in un modo del tutto diverso.
Fallo con ciò che senti. Come riesci a fare di continuo senza neanche rendertene conto.
America si prese una pausa per bere la cioccolata con la sua famiglia ma quando ritornò
in camera essa era vuota.
Brian era sparito ancora e lei sentì un vuoto dentro.
Mai avrebbe immaginato cosa aveva fatto il ragazzo prima di andarsene via.
America prese tra le mani il suo quaderno di tedesco e lì dove vi era scritto "Berühren sie mir die seele" vi
era una freccetta che riportava alla pagina seguente.
America passò alla pagina seguente e le sue mani ricominciarono a tremare
quando lesse quella scritta a caratteri cubitali che le riempiva tutto il foglio bianco.
Una rosa viola si ritrovò nel mezzo dei due fogli mentre si rese conto del fatto che Brian era riuscito
a tradurre ciò che lei stessa gli aveva detto qualche istante prima.
Erano semplicemente una rosa viola in mezzo al cemento.
America sorrise improvvisamente e si guardò intorno.
-Brian?- Provò a chiamare, non ricevendo risposta.
Lei sapeva bene quello che gli aveva detto ma mai avrebbe pensato che lui si sarebbe così
lasciato prendere da cercare di tradurre quella frase.
Si era poi resa conto che se prima era intenta a combattere il vuoto dentro di sé tutte le sere...adesso
aveva trovato qualcuno con cui combattere.
Adesso non era più sola.
Non doveva più nascondersi nel buio.
Adesso era in grado di restare alla luce e sorridere, sorridere, sorridere.
Perché quel sorriso aveva salvato l'anima di qualcuno.
E lei ancora non lo sapeva.
America sospirò, sorridendo ancora su quel foglio di carta quasi stropicciato.
E lei aveva appena capito che non era fatta per le strade semplici, diritte, ben asfaltate.
Lei era semplicemente fatta per le strade più complicate e quelle che avrebbero finito col farla
scontrare con la morte.
E la morte,in quel caso, era la via asfaltata male che comprendeva quella frase scritta
con velocità tra una rosa e dell'inchiostro nero.
La morte...era semplicemente "Toccami l'anima."









































NOTE DELL'AUTRICE.

Buon pomeriggio miei carissimi lettori!
I'm come back again! Bene, mi dispiace di essere in ritardo
con l'aggiornamento ma la scuola mi sta davvero distruggendo ed oltretutto
ultimamente non trascorro quasi più tempo a casa quindi sono sempre in giro
come una vagabonda ad elemosinare caramelle!
Ma tutto questo ha un senso perché mi sto prendendo del tempo per guardarmi
intorno e scrivere qualcosa che spero vi piacerà. Spero di riuscire a pubblicare
una nuova storia dopo questa che mi auguro possa piacervi!
Anyway, perdonatemi per questo capitolo ma il mio amore per il tedesco è infinito
e collegando il fatto che Brian ha origini tedesche beh...ho cercato di fare del mio meglio!
Molti di voi si staranno dando alla pazza gioia nel sapere che Ray è stato sistemato per bene!
(O almeno spero, lol) e mi auguro che questo capitolo vi abbia strappato un sorriso o emozionato
particolarmente!
Sapete quanto ci tengo a ciò che scrivo/ pubblico quindi scusatemi se vi ripeto sempre e solo
le stesse cose! 
Tuttavia, ci tengo a ricordarvi che la mia Saya merita la stima di tutti perché sta facendo davvero
un ottimo lavoro e deve esser premiata, sì!
Per quanto riguarda i miei lettori beh...io spero di riuscire a darvi tutto ciò di cui avete bisogno
con le mie parole! Sapete che non mi considero una scrittrice (non oserei mai farlo, pls) ma sapete
anche che amo scrivere e che mi fa piacere sapere di riuscire ad emozionare tanti pasticcini
vanigliosi come voi!
Per il resto, spero di non avervi annoiati e spero che continuerete a seguire la storia, a recensirla
e metterla tra i preferiti!
Ricordate che recensire è freeeee <3
Vi abbraccio fortissimo e grazie ancora che continuate sempre ad esserci per me!
BACIONI XOXO!










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 17
*** 17. Brian raised me up...he hurt me but it felt like true love. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

17° Brian raised me up...he hurt me but it felt like true love.




















Era da un po' che America non si prendeva del tempo per sé stessa.
Aveva trascorso una settimana piuttosto intensa e in quel momento stava solo cercando
di rilassarsi con quello che sapeva fare meglio: dipingere.
Aveva preso dei pennelli nuovi dalla valigetta che le aveva lasciato
suo nonno ed aveva iniziato a disegnare i suoi pensieri.
Tuttavia, mentre disegnava, continuava a pensare a ciò che era stata capace
di dire il giorno prima a quel ragazzo.
Gli aveva fatto capire che in qualche modo lui stava riuscendo a toccarla dentro.
Cosa che, sfortunatamente, non riuscivano a fare neanche le persone che potevano
toccarle una mano o accarezzarle un braccio.
Brian non poteva toccarla. Sarebbe volato in cielo senza aver avuto almeno
il piacere di abbracciare quella ragazza e lei lo sapeva benissimo.
Quasi ci moriva anche lei per questa situazione.
Avrebbe tanto voluto sapere che cosa si provava a prendergli una mano o semplicemente
sentire il calore della sua pelle.
Ma Brian era solo un'anima vagante e prima o poi se ne sarebbe andato.
Il problema però iniziò a sorgere quando America si rese conto di avere bisogno di lui.
Aveva capito che la sua vita era diventata più completa perché
c'era lui al suo fianco.
Con lui aveva imparato a non avere paura di nulla ed il piacere di stare con 
le persone.
Cosa pensi di fare quando l'unico abbraccio che vorresti è proprio quello che non puoi avere?
America finì di dipingere e si complimentò con sé stessa.
Aveva disegnato due mani intrecciate tra di loro pensando che fossero proprio quelle sue e di Brian.
"No...non posso essermi innamorata di un fantasma", continuava a ripetersi, mentre lo stomaco
stava cercando di incendiare tutte quelle farfalle che continuavano a svolazzarle dentro.
Poi, improvvisamente, sentì la voce di Brian alle sue spalle poco prima di vederlo passeggiare in avanti
ed indietro per la camera.
-Cazzo, non può essere.- Continuava a ripetere il ragazzo con la faccia stanca ed
esausta.
-Brian? Che ti prende?- Gli domandò America, vedendolo ancora fare dei passi avanti ed indietro
di continuo.
-Mi prende che Johnny ha deciso di andarsene a vivere in Francia con tua cugina.- Borbottò
poi il ragazzo, toccandosi i capelli con nervosismo.
-Beh, a me sembra un'ottima idea. E con lui...la situazione possiamo anche definirla perfettamente
conclusa.- Ammise America pensando al fatto che finalmente, tutti avevano migliorato le proprie
vite.
-Sì. Doveva essere conclusa ma...evidentemente, il nostro piano non ha funzionato.-
-In che senso? Dovevi semplicemente riparare le tue faccende sospese, no?-
-Credevo che fosse così ma...guardami, America. Io sono ancora qui. Forse abbiamo sbagliato
tutto e non lo sappiamo. Perché non sono dove dovrei essere?-
Ora ci pensava bene, si aveva capito che Brian aveva ragione.
Le situazioni dei suoi migliori amici erano totalmente migliorate ma lui era ancora bloccato
nel suo limbo.
-E' tutto così strano...- Mormorò America, grattandosi il mento con fare pensieroso.
-Io non posso restare qui in eterno! Sai che cosa succede per chi resta bloccato per troppo tempo
nel suo limbo?- Brian si fermò improvvisamente dinanzi a lei, facendola trasalire.
-No...che cosa succede?- Domandò la ragazza, deglutendo.
-L'anima impazzisce. Perde la memoria, non sa più che cosa gli è accaduto o che cosa
ha passato. Non sa neanche di essere un'anima morta.-

America sbarrò gli occhi alle parole di Brian e pensò subito a qualcosa per
cercare di aiutarlo.
Non voleva che Brian dovesse perdere la memoria o impazzire. Di quel passo, non l'avrebbe
neanche più ricordata.
-Forse...le situazioni devono accadere del tutto prima che tu possa raggiungere
l'aldilà. Quando Matt andrà davvero al college o Johnny sarà davvero lì in Francia...tu
sarai riuscito nel tuo intento.- Pensò America, spiegando la situazione a Brian che annuì
convinto.
-Sì...forse hai ragione. Ho cantato vittoria troppo presto.-
-Quindi...tu non aspetti altro, giusto?-
-Beh, mi sembra ovvio. Non vedo l'ora di essere dall'altro lato e mettere fine a tutto questo.-
In qualche modo, le parole di Brian riuscirono a ferire America che quasi ringhiò contro
di lui.
-Beh, allora che cosa stai aspettando? Inizia a preparare la valigia, Synyster Gates.- Sbottò America,
indicandogli la porta della camera.
-Ma...America...cosa...-
-Devi andartene? Fallo ora e non tornare più.- Ringhiò ancora la giovane, sedendosi poi sul suo letto
con le braccia conserte.
Brian sorrise alla reazione della ragazza e decise di sedersi al suo fianco.
-Non intendevo quello, America. Mi mancherai tantissimo. Se potessi, ti porterei via con me
ma non è la cosa più giusta da fare. Tu devi vivere la tua vita. Quella che non ho mai
potuto vivere io.-
Le spiegò il ragazzo continuando a sorriderle con dolcezza.
-E' giusto Brian, è tutto fottutamente giusto ma...non voglio che tu ti dimentichi di me.-
-Ehi...io non potrei mai dimenticarmi di te. Sei la persona più bella che conosca, America Mcklain.-
-Lo pensi davvero?-
-Altroché se lo penso. Anche se mi distruggerà lasciarti...ti guarderò dall'altro sempre
con i miei stessi occhi.-
Le sussurrò Brian, facendola rabbrividire.
-Con...quali occhi?- Balbettò America, deglutendo.
-Con gli occhi di chi vuole toccarti l'anima.- 
La ragazza sorrise alle parole di Gates, sentendosi scoppiare il cuore.
-Vorrei tanto un tuo abbraccio, adesso.- Gli disse la giovane, soffrendo dentro.
-Anche io lo vorrei. Come se fosse la prima ma mai l'ultima volta.- Continuò Brian,
sentendosi anche lui un po' stordito.
Aveva trovato il modo di perdersi in lei. 
Aveva trovato il modo di sentirsi come non si era mai sentito prima.
Inevitabilmente, anche America era riuscita a ricambiare il favore.
Si erano toccati l'anima a vicenda.



























***























Quella domenica America e Brian la trascorsero insieme, girando per tutta la città senza mai fermarsi.
Brian stava cercando di prenderla ed America correva avanti per non lasciarsi
acciuffare da lui.
Era un semplice modo per dimenticarsi del fatto che non avevano alcun modo
per stringersi.
-Guarda che ti prendo!- La minacciava Brian rincorrendola mentre lei rideva e correva
come se avesse davvero paura che lui poteva riuscire ad acciuffarla.
In cuor suo era ciò che voleva ma dovevano in qualche modo andare avanti.
Giunsero ben presto alla Black Rose ritrovandosi poi in un vicolo cieco
circondato la muri colmi di scritte di artisti di strada.
-Ma...questi disegni sono bellissimi...- Considerò America, osservando tutti i disegni
sui muri, fatti con una semplicissima bomboletta colorata.
-Anche la Black Rose ha i suoi artisti.- Disse poi Brian, prendendo una bomboletta
che era posizionata tra due muri.
Brian la agitò un po' e notò che era persino piena.
-Questo posto mi stupisce sempre di più.- Disse America mentre Brian aveva ben pensato
di scrivere qualcosa al di sopra di tutti quei disegni.
-Che cosa scrivi?- Gli domandò ancora la bionda, cercando di capirci qualcosa in più.
Quando Brian aveva finito di scrivere, America sorrise con gli occhi che le brillavano.
-Toccami l'anima...- Lesse America ad alta voce, osservando poi il ragazzo giocherellare con 
la bomboletta tra le mani.
I due si sorrisero ancora ma la ragazza venne improvvisamente attratta da una casa non troppo lontana.
La casa era tutta distrutta, le finestre quasi non c'erano più.
Le pareti sembravano essere logorate e delle fasce gialle con su scritto "Danger" continuavano
a circondare l'abitazione distrutta.
-Che cosa è accaduto in quella casa?- Domandò America a Brian, vedendolo poi osservare quell'abitazione
con ribrezzo.
Gates aveva contratto la mascella.
-Nulla di importante.- Si limitò a dire, abbassando poi lo sguardo.
-A guardarla non si direbbe...- Considerò poi America, osservando gli occhi del ragazzo diventare
sempre più bui e cupi.
-Oh...è solo morto un ragazzo.- Continuò Brian.
-Capisco...e com'è morto?- 
Brian si accese una sigaretta aspirandone poi il fumo con gusto.
-E' stato ucciso da suo padre. Gran perdita.- Borbottò ancora Brian, fumando
la sua sigaretta.
-Come si può pensare di uccidere il proprio figlio?- Disse poi America, restando totalmente
nauseata da ciò che le aveva detto Brian.
-Me lo sono sempre chiesto anch'io ma...è così che funzionano le cose qui. Da quello che so
suo padre aveva bevuto un po' troppo quella sera e...aveva pensato di sfogare i suoi rimpianti
contro quel povero ragazzo.- Spiegò ancora Brian mentre America si era incantata a fissare
i suoi occhi così privi di emozioni.
-Allora, adesso andiamo?- Passò poi oltre il ragazzo e la giovane si affrettò ad annuire.
Brian stava procedendo in avanti mentre lei stava cercando di seguirlo senza però
smettere neanche per un istante di fissare quell'abitazione.
-Ti va un panino? C'è un venditore che fa dei panini davvero eccezionali qui alla Black Rose.- Mormorò
Brian, attirando poi l'attenzione di America.
-Ma...io non ho portato soldi qui con me...- Ammise la ragazza, arrossendo per la vergogna.
-Ma non avremo bisogno di soldi. Tu lascia fare a me.-
America seguì il ragazzo fino al venditore di panini. 
-Okay, tu resta qui. Al resto ci penso io.- Le disse Brian, facendola sedere su di una panchina 
non troppo lontana dal posto in cui un uomo stava vendendo i suoi panini ad alcune persone.
-D'accordo.- Disse America, guardandosi intorno spaesata mentre Brian si avvicinò
al carro con i panini.
La folla che vi era prima era sparita ed il venditore si ritrovò da solo a contare
quei bei bigliettoni che aveva tra le mani.
Nel frattempo, Brian si stava dando alla pazza gioia preparando i panini con tutta la roba
che vi era sul carro.
America non poté fare altro che ridere nel vederlo adattarsi con una velocità incredibile.
Quando i panini furono pronti, Brian si allontanò dal carro e li prese tra le mani ritornando
dalla ragazza.
Fu in quell'istante che America si ricordò di una cosa: tutto quello che Brian prendeva tra le mani...
diventava invisibile agli occhi delle altre persone.
-Ecco il tuo panino.- Brian diede il panino ad America che lo accettò con piacere.
Aveva proprio una gran fame.
-Sei incredibile...ti sei approfittato di quel povero venditore!- Esclamò la ragazza, prendendo
il panino tra le mani.
-Non puoi dire però che non sia stato divertente!- Ribatté Gates, addentando il suo panino.
-Con te tutte le cose prendono una piega diversa...riesci sempre a stupirmi.- 
-Guarda che il panino ti si fredda!-
-Oh, sì, hai ragione.- 
America pensò bene di addentare anche lei il suo panino ritrovandosi poi le labbra
sporche di ketchup.
-Mm...devo ammettere che non è proprio niente male questo panino.- Disse la ragazza, continuando
a mangiare con gusto.
-Beh, che cosa ti aspettavi? Io e i ragazzi andavamo sempre da Ashton a mangiare. 
Abbiamo sempre amato i suoi panini.-
-I ragazzi ti mancano molto...non è vero?-
-Ci sono giorni in cui vorrei comparire improvvisamente nelle loro vite e dirgli
quanto mi mancano ma poi penso che la cosa migliore da fare è semplicemente starsene
in disparte. Pensa un po' se mi vedessero sapendo che poi dovrò di nuovo scomparire
da un giorno all'altro. Provocherei loro tante altre sofferenze che non meritano.-
-Eravate piccoli quando è successo?-
-Quando è successo cosa?-
-Quando vi siete conosciuti.-
-Oh, cazzo, sì. Io ero il bambino strano, aggressivo, malmenato da tutti. Jimmy lo sfigato
di turno che si faceva il culo aiutando in lavanderia...Matt il razionale e pacato, Zacky la testa calda
ed il turbolento del gruppo...e Johnny...quello a cui non stava mai bene nulla. Eravamo tutti così diversi
ma le nostre vite erano così uguali da far paura. Ma almeno loro ora...hanno conosciuto l'amore. Quello vero.
Me lo sento.-

-Tu...pensi di non aver mai conosciuto l'amore?- Gli domandò la giovane, curiosa.
-Lo penso di continuo. Poi mi fermo a guardare i tuoi occhi e mi pento di non averti mai vista
a scuola, di non averti conosciuta prima. Ma forse...saresti scappata da me lo stesso ricordandoti di chi ero.-
-Deve esserci una ragione per cui sono l'unico essere umano a poterti vedere.- Borbottò poi America,
finendo il suo panino.
-Io sto cercando una ragione per capire cos'è che mi spinge di continuo a starti accanto.
Se non è amore allora, che cos'è?-
America avrebbe tanto voluto dirgli che per lei sarebbe stato amore.
Ma non poteva farsi del male in quel modo.
Non voleva.
-E' solo un po' di mal di cuore, Brian.-
-Ne parli come se fosse una malattia.-
-Potrebbe diventarlo.-
-E quindi...sei tu la mia cura?-
Gli domandò ancora il ragazzo, facendole passare
l'appetito.
Brian non aveva osato continuare a mangiare quel panino perché quegli occhi continuavano
a tentarlo e quelle parole così profonde sembrarono scavargli dentro.
-Non lo so...se tu pensi che io lo sia beh...allora questo è un altro discorso.- Sussurrò la giovane, 
tremando.
Brian riusciva sempre a farle questo strano effetto.
-La vuoi sapere una cosa?-
-Mm...non sono ancora tanto sicura di volerla sapere.- Sorrise imbarazzata la bionda, fissando
poi il suo panino.
-Perché? Ti sto spaventando?- Ricambiò il sorriso Brian, vedendola diventare sempre più rossa.
-N-no...assolutamente.-
-Sì, ti sto spaventando.-
-No è solo che...tu non conosci l'amore ma riesci a farmi sentire amata.- Sussurrò America pentendosi
subito di ciò che aveva appena detto.
Brian rimase immobile dinanzi a tanta innocenza e tanta fragilità.
-Questo è un disastro.- Considerò Gates.
-Decisamente.- Acconsentì America.
Ed il silenzio iniziò a regnare sovrano.
America e Brian finirono i loro panini senza dire una sola parola di troppo
fin quando poi...
-Adesso posso dirti quello che avrei voluto dirti prima?- Domandò improvvisamente
il ragazzo, facendo sussultare America.
-Dovrei preoccuparmi?-
-Solo un po'.-
-Beh allora spara, Synyster Gates dei miei stivali.-
Brian abbozzò un sorriso.
Amava quel tipo di ironia così semplice e pulita.
-Hai l'anima che ho sempre voluto avere.-
























***




















Brian e America tornarono a casa senza dirsi una sola parola.
La ragazza non sapeva più cosa rispondergli. In quel momento,
si era sentita la ragazza più felice dell'intero Universo ma non sapeva
come farglielo capire.
Brian aveva paura di averle detto qualcosa di sbagliato
dato che lei sembrava essersi spaventata.
Che aveva corso un po' troppo si era capito ma lui aveva semplicemente
scelto di dirle tutto ciò che sentiva, giusto o sbagliato che fosse.
Ed America si era sentita così toccata nel profondo che aveva capito tutto.
Si era innamorata di un fantasma...un qualcuno che l'avrebbe lasciata senza
pensarci su più di due volte.
Ed ora era fottuta. Fottuta.
-Perché non parli più? Sei rimasta in silenzio per tutta la serata...- Le disse Brian,
sedendosi sulla solita scrivania.
-Non avevo tanta voglia di parlare.- Mormorò America, togliendosi le scarpe
e posandole nella scarpiera.
-E' per quello che ti ho detto?- Domandò Brian, non riuscendo a capire
che cosa aveva fatto di tanto sbagliato.
-Perché scusa, cosa mi hai detto?- Domandò di rimando la ragazza, cercando di non pensare
a ciò che aveva sentito quella sera stessa.
Brian quasi non riusciva a sopportare il modo in cui America stava cercando
di sfuggire alla situazione, così scese con velocità dalla scrivania e prese
tra le mani lo sgabello che vi si trovava accanto.
America aveva appena posato le sue scarpe e Brian aveva spinto lo sgabello contro lo stomaco
della ragazza.
Lo aveva fatto con lentezza perché quello era l'unico modo che aveva per incastrarla
alla parete.
-Brian!- Esclamò America, quasi incredula di ciò che stava accadendo.
-Mi fai impazzire quando mi guardi così, smettila ti prego.- Le disse Gates, ritrovandosi
a sfiorare il naso della ragazza mentre le sue mani continuavano a spingere lo sgabello
contro il suo stomaco.
-Lasciami andare...- Provò a dire America, sentendosi ormai in trappola.
-Io non voglio lasciarti andare. Perché continui a scappare dalle mie parole?-
-Io non sto scappando da nulla, Brian. Perché tu devi rendere sempre tutto più complicato?-
-Perché entrambi sappiamo che ci stiamo costruendo un muro davanti per evitare un sacco
di cazzate. Ma sai che cosa non sai? Che noi ci facciamo l'amore di continuo su questo muro.
Io non posso tenerti al mio fianco ma sto cercando di tenerti dentro!-
Disse Brian con un tono
di voce stizzito che fece inumidire all'istante gli occhi di America.
-La luce che continuo a vedere nei tuoi occhi mi fa davvero sentire come uno che non 
è mai morto ma che, al contrario, ha appena ricominciato a vivere. E' tutta colpa tua,
di questi sorrisi che mi rivolgi di continuo, del modo perfetto in cui ti svegli la mattina
con i capelli arruffati e quelle labbra screpolate che aspettano solo di essere baciate...-

America deglutiva di continuo. Sapeva che tutto quello che stava sentendo era vero.
Brian era serio e seppur continuava a spaventarla...adesso aveva capito tutto.
-E cazzo, fino a poco tempo fa avevo paura di dirti ciò che so per certo ma non riesco
più a tenermi dentro ciò che sento! Sarà pur sbagliato, pensala come vuoi, ma quello
che sento vale più di tutto quello che ho cercato di costruire dopo esser rimasto
intrappolato in questo limbo. E non me ne frega un cazzo se non sarò ricambiato, se avrò sbagliato
persona o se non saprai cosa rispondermi...-

America stava sentendo il suo cuore battere all'impazzata ed il suo respiro essersi improvvisamente
bloccato.
Ciò che temeva di più, stava per prendere forma.
-Io ti amo, America Mcklain. Ti amo anche se non so che cosa significhi amare perché
sei stata tu a farmi innamorare ed ora è solamente colpa tua!-
Urlò Brian con gli occhi iniettati
di sangue mentre la ragazza restò impietrita dinanzi alla dichiarazione così viva di quel
ragazzo morto.
America restò in silenzio senza dire una sola parola mentre Brian stava cercando di aspettare.
Anche lei avrebbe voluto dirgli che lo amava e che sentiva di amarlo per davvero ma, non lo fece.
America esitò e Brian si sentì ferito quando capì che lei non era in grado di risponderle per davvero.
Avrebbe accettato persino un "no" secco o un qualcosa del tipo "non ti amo"...se lo sarebbe
fatto bastare.
Ma lei aveva deciso di starsene zitta e farsi venire un gran mal di testa per colpa
di tutti quei pensieri che continuavano a lacerarle il cuore.
-Ho capito...fai semplicemente finta che io non ti abbia detto nulla.- Continuò poi Brian, scomparendo
nel nulla.
America restò immobile mentre stava ancora cercando di realizzare che cosa le fosse accaduto.
Si lasciò scivolare sul pavimento e scoppiò improvvisamente a piangere come non mai.
Avrebbe tanto voluto dirgli che lo amava ma qualcosa l'aveva bloccata.
Ed ora stava rischiando di perdere quello che considerava il più grande amore di tutta
la sua intera esistenza.





































NOTE DELL'AUTRICE.

So che in molti mi vorreste gettare giù da un grattacielo
ma vi prego siate carini e coccolosi con me per questa volta!
Buonsalve miei piccoli pasticcini, sono tornata, vedete?
Okay, ci ho messo un po'...okay, un BEL po' ma spero che questo capitolo
sia riuscito a compensare tutto questo tempo che sono rimasta a casa a studiare
per un esame di maturità senza poter aggiornare.
Tuttavia, ringrazio subito la mia dolcissima beta (Saya) che non so neanche io come fa a sopportare
tutto ciò che scrivo e come fa a rendere tutto così PERFECT ma sì...salutiamola tutti insieme ssssu!
*Manda una caramella a Saya e a tutti i lettori*
Anyway, che cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? SE VI E' PIACIUTO, RECENSITE, PORCO GATES!
Okay, torno anch'io carina e coccolosa per dirvi che non smetterò mai di ringraziarvi!
NYMPHETAMINE E' STATA MESSA TRA I PREFERITI DI 100 PERSONE ED IO VI RINGRAZIO DI CUORE, OMG!
Mi rendete sempre così felice!
*Mettete tra i preferiti anche questa storiella qui?*
Io mi auguro davvero che anche questa ff stia riuscendo ad emozionarvi!
Allora, aspetterete con ansia il prossimo capitolo? Aggiornerò il prima possibile guys!
GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI E PER I VOSTRI CONTINUI SCLERI!
Al prossimo capitolo pasticcini! XOXO!












-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 18
*** 18. And if somebody hurts you, I wanna fight, but my hands been broken, one too many times. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

18° And if somebody hurts you, I wanna fight, but my hands been broken,
one too many times.




















Quella domenica mattina America si svegliò con le lacrime
agli occhi.
Si guardò intorno dopo essersi strofinata gli occhi e notò
la sua camera così vuota e spenta da farle paura.
Ciò che le era accaduto con Brian le era rimasto dentro a tal
punto da bloccarle il respiro.
Così, quella mattina decise di chiamare sua cugina Mia e di chiederle
almeno di trascorrere un po' di tempo insieme per andare a messa.
America era credente e sperava tanto che con una preghiera potesse
riuscire ad aiutare Brian nel suo intento.
Perché lei, pur sentendo di provare dei forti sentimenti nei confronti
del ragazzo, sapeva che lui non sarebbe potuto restare con lei per sempre.
Così, America e Mia entrarono in chiesa e si sedettero su una delle panchine 
in legno inginocchiandosi dinanzi a Dio con devozione.
America pregò affinché Brian potesse trovare la sua strada e riposare
in pace.
Si stava rassegnando pian piano all'idea di non poterlo avere anche
se la situazione stava peggiorando sempre di più.
Quei due ragazzi erano finiti davvero con l'innamorarsi ed ora non avrebbero più
saputo come uscirne.
America non mangiò nulla tutto il giorno e non aveva voglia di fare nient'altro
che starsene a letto.
Mia aveva un appuntamento con Johnny e sua cugina le aveva semplicemente detto
di voler restare a casa a studiare.
La verità era che America stava facendo i conti con tutti i dolori cicatrizzatisi
nel suo cuore.
Non sapeva più cosa fare, né cosa pensare.
Era diventata immune ad ogni cosa e quasi aveva paura di rivedere Brian per guardarlo
negli occhi.
Lo amava così tanto e lo aveva capito solo nel momento in cui stava facendo a pugni
con la realtà.
E restare nel letto a consumarsi era ciò che sembrava fare meglio.
Non aveva di certo alternative. Avrebbe fatto di tutto pur di tenere Brian lontano
da lei ma ben presto, si rese conto di esserci già dentro fino al collo.
Per quanto cercasse di stargli lontano, prima o poi, le sarebbe sempre venuta la voglia
di averlo lì, accanto a sé.
Era tutto così strano ma cercava comunque di non sentirsi una pazza, come magari l'avrebbero
potuta etichettare le altre persone.
Lei non poteva vedere i fantasmi, in realtà. 
Lei poteva vedere solo Brian.
Perché il mondo con lei doveva funzionare all'incontrario?
Tuttavia, America quel giorno pensò a tante cose.
Pensò a quante volte aveva cercato di dare importanza alle persone che ritornavano
o alle persone che avevano preferito prenderla in giro mentre...aveva sempre seppellito
chi aveva cercato di restarle accanto.
Chi non l'aveva mai lasciata sola per davvero.
Chi alla fine, non era mai realmente andato via.
E' questo lo sbaglio che compiono i giovani al giorno d'oggi. Dare tutto per non ricevere niente.
Sentirsi appagati da chi riesce a vivere anche senza di loro.
O semplicemente frantumarsi tra le braccia di persone per le quali, pensandoci bene, non ne vale
neanche la pena.
Brian invece...ne valeva la pena eccome.
Era stato l'unico a riuscire a toccarla dentro così tanto da farla sentire macchiata.
America si era macchiata di lui come quei fiori che continuavano a macchiarsi di pittura.
Per un attimo, si era sentita come quella rosa viola che le aveva dato Brian.
Macchiata.
Aveva pensato anche quel giorno che se solo lui l'avesse stretta tra le sue braccia, si
sarebbe lasciata andare.
Avrebbe pianto tra le braccia tatuate di quel ragazzo e non se ne sarebbe vergognata. 
Era solo consapevole del fatto che lui l'avrebbe sempre ascoltata senza mai andarsene o abbandonarla.
Lui poteva vedere attraverso le sue cicatrici così come lei poteva vedere attraverso i suoi occhi.
America si alzò poi dal letto e si guardò allo specchio osservando i suoi occhi arrossati.
"Dai, cretina. E' solo amore...", disse a sé stessa facendo quasi fatica a sorridersi.
Improvvisamente, dopo qualche istante, il suono del suo cellulare la fece sussultare.
Non aveva voglia di sentire nessuno ma non voleva neanche che gli altri si preoccupassero
per lei, così, prese subito l'aggeggio tecnologico dal comodino e rispose alla chiamata
di Zacky.
-Pronto?-
-America! Ti ci è voluto un po' per rispondere, che stavi facendo?-
-Oh ciao Zacky, nulla di importante a dire il vero.-
-Stai bene?-
-Sì...sì, sto benissimo. Tu?-
-Benone. Ti ho chiamata per chiederti se ti andasse questa sera di venire ad una
festa.-
-No, grazie Zacky. Quella era stata la prima ed ultima festa a cui avrei partecipato.-
-Ma dai, non parlerai sul serio...-
-Sono serissima, Vee.-
-E dai, siamo tutti lì. Abbiamo persino convinto tua cugina a parteciparvi!-
-Mya verrà ad una delle vostre feste alla Black Rose?!-
-Sì. L'ha convinta Johnny. A volte l'amore fa miracoli.-
-Senti, non voglio sentire parlare d'amore in questo momento.-
-Forse stasera potrai incontrare la tua anima gemella!-
-Zacky, sta zitto!-
-Io penso che tu non abbia paura di amare, America. Al contrario, tu hai paura
di non essere amata.-
-Vaffanculo, Vee.-
-Cazzo, non ti avevo mai sentito parlare in questo modo. Stiamo facendo progressi, eh?-
-Zacky, vuoi continuare ad urtarmi oggi?-
-No, voglio solo che tu venga con noi alla festa stasera.-
America sospirò
A questo punto, non aveva più alternative.
-Dov'è la festa?-
-A casa di Erin. Alle dieci.-
-Ci sarà dell'alcool?-
-Fiumi di alcool.-
America accettò l'invito di Zacky e riattaccò la chiamata. 
Bere per dimenticare non le avrebbe fatto male.



























***



















America si era vestita di tutto punto.
Aveva indossato uno di quegli abiti che non sapeva neanche di avere
nell'armadio e con esso, un paio di tacchi alti e vertiginosi.
L'abito in questione era nero con delle pagliuzze d'argento sulla vita e
sembrava essere anche piuttosto corto.
Non esageratamente ma...riusciva a mettere in risalto le sue belle gambe.
Quella sera, voleva proprio fare una botta di vita.
Brian non si era fatto vedere tutto il giorno e Jimmy si era preoccupato
di andarla a prendere a casa e sorbirsi gli avvertimenti del padre.
Il signor Mcklain non aveva osato minimamente dire qualcosa di cattivo a Jimmy.
Semplicemente, lo guardò con attenzione e gli disse : "non farle bere nulla di alcolico,
tienila lontana da qualsiasi ragazzo si fermi troppo a guardarla, deve tornare a casa per
mezzanotte. Tutto chiaro, spilungone?"

America avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna ma Jimmy era stato così buono
da annuire a tutte le parole di suo padre e sorridere di continuo.
La aveva aiutata a non farla sentire troppo a disagio per le parole colme
di apprensione di suo padre ed ora gliene era infinitamente grata.
Poi arrivò dinanzi alla casa in cui si stava svolgendo la festa e, come al solito,
l'istinto di tirarsi indietro continuava a premerle dentro.
-Non posso credere al fatto che io abbia accettato di venire qui...- Si lamentò America mentre
veniva guidata da Jimmy verso l'abitazione.
-Devi semplicemente far finta di vivere in questo posto. Sii spigliata, ribelle, fai ciò
che non avresti mai pensato di fare ad una festa. Divertiti, bevi, eccedi. Non troppo, altrimenti
tuo padre me ne darà di santa ragione.- Ridacchiò poi il ragazzo, facendo ridere anche America.
-Sai qual è il vero problema qui, Jimmy? E' che io non sono nulla di tutto questo.-
-Neanche io ma...devi pur sapere adeguarti alle situazioni. Un po' di birra?-
-Okay.- Rispose semplicemente la ragazza mentre entrò nella casa e si sentì frastornare
dalla musica a tutto volume.
Jesus of Suburbia dei Green Day, continuava a rimbombare ovunque mentre tutti ballavano
e bevevano come non mai.
Ormai, la ragazza aveva ben capito che le feste della Black Rose sembravano essere le più
disastrose e caotiche in assoluto.
-Cazzo America, sei venuta!- Esclamò improvvisamente Erin, allungando un braccio verso
la sua amica ed abbracciandola.
-Cosa?- Ribattè la ragazza, riuscendo a sentire solo la musica che continuava a premerle
nelle orecchie.
-HO DETTO CHE SONO FELICE CHE TU SIA VENUTA!- Ripetè Erin, alzando la voce mentre 
America si limitò ad annuire facendo finta di aver sentito l'amica.
Erin era davvero splendida con quel vestitino bianco a tubino ed il trucco nero che
le incorniciava gli occhi.
Era molto più alta del solito quella sera perché aveva indossato dei veri e propri
tacchi da T-rex ai piedi.
Tuttavia, era davvero bellissima.
-Ehi America, vieni qui.- America riuscì a sentire le urla di James e prendendogli
una mano, si immerse con lui nella folla per raggiungere gli altri.
-Cazzo Clark e smettila di farti le pippe mentali!- Esclamò James ad un suo amico, facendo
ridere America che si limitò comunque a seguirlo.
Jimmy era proprio un amicone.
Usciti dalla folla, i due si ritrovarono dinanzi a Matt e a Zacky che stavano bevendo
della birra e fumando.
-Oh cazzo, America. Allora sei venuta!-
-Cosa?-  Ribatté ancora la ragazza alle parole di Zacky.
-HO DETTO, ALLORA SEI VENUTA!-
America portò un pollice in su dinanzi agli occhi color acqua marina di Zacky e questa volta,
era riuscita a sentire.
Matt le aveva fatto spazio tra di loro e America non poté fare altro che sedersi.
-Dov'è Mia?- Domandò la giovane a Matt.
-Sarà con Johnny nei dintorni. Ti va di ballare?- Le domandò poi Matt, sorridendole nella
speranza di aiutarla a sciogliersi.
-Oh beh...va bene.- Matt prese una mano di America e la portò con lui sulla pista da ballo.
I due ballarono insieme con divertimento mentre le persone ubriache e non, continuavano
a spingerli.
Proprio quando America stava iniziando seriamente a divertirsi però, osservò
dietro alle spalle di Matt la figura di Brian che le fece sbarrare gli occhi.
Brian la stava osservando con rimprovero e lei quasi aveva avuto paura di avergli fatto
del male.
Non perché stava ballando con uno dei suoi migliori amici...ma perché aveva accettato
di volerlo dimenticare.
Poi, sempre improvvisamente, Brian sparì.
-America, tutto bene?- Matt aveva notato che la ragazza aveva abbassato lo sguardo
e stava rallentando sempre di più.
Non si muoveva più con grinta come aveva fatto fino a qualche istante fa.
-Oh...s-sì. Tutto bene, scusa...è che...- 
-Cosa?-
-Tu hai mai amato per davvero una persona?- Gli domandò America, curiosa mentre continuava
a muoversi a ritmo con il ragazzo.
-Sì. E' accaduto molto tempo fa ma...temo di sì.-
-Davvero?-
-Già.-
-E...ho avuto il piacere di conoscerla?-
-No, non credo che tu possa conoscerla neanche se lo volessi.-
-Oh...mi dispiace Matt...io...non volevo.-
-Scherzi? Non hai fatto nulla di male. Si chiamava Valary. Cazzo, quanto la amavo.
Poi, una brutta malattia me l'ha portata via per sempre.-

-Non devi sentirti costretto a parlarmene se non vuoi, Matt.-
-Non mi sento costretto. E' che i tuoi occhi sono così rossi...cazzo, tu ti sei innamorata, America.-
-Si nota così tanto?- Arrossì la ragazza mentre Matt le sorrise.
-Io l'ho notato solo ora. Hai gli occhi che avevo io un paio di anni fa.-
-Allora tu...sai dirmi se si può sfuggire all'amore? Si può scappare da esso?-
-Perché vuoi scappare dall'amore, America? E' una cosa così bella.-
America rimase stupita dalle parole del ragazzo. Come poteva dire una cosa del genere
una persona a cui era stata strappata via la sua anima gemella?
-Pensi ancora che l'amore sia una cosa così bella?- Gli domandò America, sorridendo con stupore.
-Certo. Se non l'avessi mai incontrata, non avrei mai saputo cosa fosse l'amore. Non avrei
mai imparato ad amare e sarei diventato uno come tutti gli altri della Black Rose. L'amore
ti cambia...è questo il motivo per cui non puoi sfuggirgli.-

La giovane rifletté molto sulle parole di Matt ed aveva deciso di abbracciarlo.
Sapeva che in fondo, se Matt era da sempre stato una persona così riflessiva e matura era anche
per un avvenimento particolare che gli aveva cambiato la vita.
-E questo a cosa lo devo?- Le domandò Shads, mostrandole i suoi grandi occhi verdi.
-Per essere stato sincero ed aver cercato di aiutarmi.- Rispose America, abbracciando ancora il ragazzo
che si lasciò stringere.
Tra lei e quei ragazzi era ormai nata una grande amicizia.
Dopo essersi scatenati sulla pista da ballo, America e Matt tornarono dagli altri e mangiarono
qualche stuzzichino.
America decise di salire al piano di sopra dell'abitazione di Erin per raggiungere il bagno
e ripulirsi da tutto quel sudore che continuava a bagnarle il viso.
La ragazza aprì la porta del bagno e cacciò un urlo nel vedere Mia pomiciare con Johnny.
-Mia!- Urlò America, osservando i due ragazzi seduti a terra a sbaciucchiarsi mentre sua cugina
era in intimo.
-Oh cazzo, America!- Ribatté Mia, coprendosi con un lembo del suo vestitino tutto pailettato.
-Okay, io non ho visto niente.- Continuò la bionda, posizionandosi una mano dinanzi agli occhi mentre
sentiva Johnny sgignazzare.
America si chiuse subito la porta alle spalle e l'istante seguente, scoppiò a ridere anche lei.
Dio prima li fa e poi li accoppia.
Ghignando, America decise di scendere al piano di sotto ma venne presto bloccata da due enormi
braccia che la fecero fermare.
Era Dave.
-Oh...che piacere rincontrarti, biondina.- Le disse il ragazzo mentre America era ormai riuscita
a ricordare dove aveva già visto quel ragazzo...























-E tu chi sei?- 
-Dave è pericoloso. E' uno degli stupratori più noti nella zona...digli che stai con Jimmy e non
ti farà del male.-
-Ehm...io sono con Jimmy. Carina la festa...davvero, niente male.-
-Ah, sei con Jimmy? Strano, non mi ha mai parlato di te.- 
-Digli che vi siete conosciuti alla festa di Johnny. Vedrai che ti lascerà andare.-
-L'ho conosciuto alla festa di Johnny...mi ero divertita molto lì. Spero di fare lo stesso anche
qui, ovviamente.-
-Ti divertirai e come, bellezza. Se hai bisogno di me, mi trovi dentro.-
-Okay, via libera.- 
-Ma Brian...davvero avrebbe rischiato di violentarmi o roba del genere?-
-Sei un viso nuovo qui alla Black Rose. Non ci avrebbe pensato due volte.-


























America sbattè più volte le palpebre degli occhi, incredula.
Si ritrovava dinanzi ad una persona pericolosa e non sapeva cosa fare.
La giovane decise di non rispondere mentre rimase immobile senza riuscire
a muoversi.
-Cosa c'è tesorino? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Continuò quel Dave con un sorrisino
a trentadue denti che le stava facendo venire voglia di scappare via per sempre.
Ma lei doveva cercare di tenere duro.
Non doveva farsi vedere così spaventata o sarebbe stata la sua fine.
-No, come vedi so ancora parlare.- Sbottò America, cercando di sembrare una ragazza
abbastanza prepotente.
-Mh, per me è un vero piacere rincontrarti. Ti ho visto prima sulla pista
da ballo con Matt...non ho potuto fare a meno di eccitarmi.-
America si sentì nauseata dalle parole di Dave che stava cercando un modo abbastanza
efficace per divincolarsi.
Nel frattempo, Brian era lì, accanto a lei.
Per un attimo America iniziò a sentirsi meglio ma l'istante seguente si rese
conto del fatto che lui non poteva strattonarlo via.
Ed era questo quello che continuava a farlo sentire male. Brian aveve un'espressione
sul viso a dir poco spaventosa.
Stava respirando quasi a fatica.
-Che ne dici di divertirci un po' insieme, biondina?- Continuò Dave, facendo spaventare
sempre di più America che cercò di spingerlo via, inutilmente.
Dave l'aveva appena incastrata contro la parete del corridoio.
-Lasciami andare!- Urlò America più spaventata che mai mentre il ragazzo continuava
a riderle in faccia.
-Cazzo! Cazzo! Cazzo! Lasciala andare, figlio di puttana!- Urlò poi Brian, perdendo
il controllo di sé stesso mentre più volte, stava cercando di colpirlo.
Brian sferrava dei pugni continui contro Dave che però rimase sempre lo stesso.
-Lasciami ti ho detto!- Continuò ad urlare America, tremando di continuo.
-Dai, adesso giochiamo un po' insieme.- Disse poi Dave con malizia mentre Brian
stava dando di matto.
Quanto avrebbe voluto spingerlo via da lei ed aiutarla.
Ma lui non poteva.
Le sue mani non erano più fatte per toccare le persone.
America continuava ad urlare terrorizzata mentre Dave stava per immettere le sue mani
al di sotto del suo vestito.
-Io giuro che ti ammazzo! Tieni giù le mani da lei!- Gates aveva iniziato a stringere le mani mentre
non poté fare altro che arrendersi.
Brian fece scivolare la sua schiena sul muro mentre stava osservando quel pezzo di merda
che stava cercando di scoparsi la donna della sua vita.
Le vene sulle sue mani erano diventate improvvisamente blu ma non riusciva in alcun modo
a voltarsi.
Continuava ad osservare America mentre stava quasi per scoppiare in lacrime e quel bastardo
di Dave che non faceva altro che importunarla e ferirla.
Brian avrebbe voluto rompere tutto ma era diventato così debole da non riuscire a fare neanche quello.
Anche il più grande idiota sarebbe riuscito a capire dallo sguardo di Brian che stava morendo
per la seconda volta.
Voleva aiutare la donna che amava ma non poteva farlo.
Era inerme a qualsiasi cosa e doveva semplicemente restare a guardare la scena, odiandosi di continuo.
Non era mai arrivato al punto di sentirsi debole fino a quel punto ma ora aveva davvero capito
che poteva solo restare lì a guardare la scena e a guardarla soffrire.
Mani sporche. Mani sporche continuavano a toccarla mentre lui non poteva neanche godere di quel
privilegio.
Al contrario, c'erano stati altri uomini che meritavano più di lui di sentire la sua bella pelle.
In quell'istante, non sapeva proprio cosa gli facesse più  male.
Sapeva solo che si era alzato di scatto dal pavimento quando vide Zacky spingere via Dave dal corpo
di America per prenderlo a pugni.
Mia e Johnny erano usciti dal bagno e la ragazza era appena corsa verso
sua cugina per coprirle il corpo nudo.
-Ti sei divertito abbastanza con lei, vero?- Urlò Vee, incazzato come non mai, sferrando
dei continui colpi contro Dave che non riusciva più a parlare.
I ragazzi salirono tutti al piano di sopra e con loro, c'erano anche Erin e October.
America stava piangendo e Mia era riuscita a coprirle il corpo con qualche lembo
del suo vestito ormai strappato.
-Zacky! Basta, calmati adesso...- Matt riuscì ad allontanare Vee dal corpo di Dave mentre
gli altri si avvicinarono subito ad America, preoccupati.
-America, cazzo, ecco perché non tornavi più dal bagno!- Notò Jimmy, accarezzando il viso
della ragazza.
-Zacky, lo hai quasi massacrato...credo che ora ci penserà due volte prima di far del male
a qualcun'altro.- Spiegò poi Johnny, allacciandosi la cintura dei pantaloni.
-Guardate qui che cosa è successo per colpa di questa stupida festa!- Urlò improvvisamente October,
spaventata.
-Ehi...piccola...- Jimmy provò ad abbracciarla ma lei lo spinse via.
-No! E' tutta colpa di queste feste di merda che si organizzano qui alla Black Rose! E' tutta
colpa della Black Rose!- Continuò October più spaventata che mai.
-Mi duole ammetterlo ma October ha ragione. Questo posto non farà altro che distruggerci giorno
dopo giorno e far del male alle persone che più ci amano.- Rifletté poi Matt.
-Okay. Niente più feste alla Black Rose. Niente di niente. Adesso portiamo fuori di qui questo parassita
ed andiamocene.- Borbottò poi Jimmy, indicando Dave.
I ragazzi presero Dave e lo trascinarono giù per le scale, portandolo poi fuori dall'abitazione.
Intanto, Erin, Mia e October erano rimaste con America per cercare di tranquillizzarla.
Brian era lì.
Si era seduto di nuovo sul pavimento con la testa tra le mani e sentiva le ragazze
provare a consolarla.
Avrebbe dovuto impedirle di andare a quella festa.
-I ragazzi pensavano di farti uscire un po' dal guscio ma nel modo sbagliato, devi scusarli.- Le sussurrò
Erin, tenendole una mano.
-No...non è colpa loro. Sono stata io ad essermi allontanata.- Continuò America, singhiozzando.
-Dave non ti ha...ecco...come dire...-
-No, October. Non lo ha fatto.- Rispose ancora America.
-Coraggio tesoro, adesso torniamo a casa. Ci siamo noi qui con te.-
America appoggiò la testa all'entrata della cucina cercando di riprendersi.
Forse, le aveva fatto più male vedere Brian cercare di aiutarla in tutti i modi ma senza riuscirci.
Per lei, lui non aveva fallito come credeva.
Le era rimasto accanto ancora una volta, per tutto il tempo.

































***














Con la lezione di quella notte, i Sevenfold decisero di vivere
una vita più dignitosa di tutti gli altri alla Black Rose.
Mia aveva chiesto al signor Mcklain di far restare America a dormire all'hotel
quella notte così da farle compagnia.
America trascorse tutta la nottata a piangere e Mia aveva cercato di consolarla.
Quando sua cugina si addormentò, la bionda riaprì gli occhi dopo aver fatto finta
di dormire per non farla restare sveglia per tutta la notte.
Era corsa nel bagno dell'albergo e stava chiamando più volte il nome di Brian.
Finché poi, il ragazzo, non attraversò la porta.
-Brian...- 
-Amore mio, come ti senti?- Brian si era lasciato scappare quelle parole
di bocca che avevano colpito il cuore di America come dei colpi di cannone.
-Come mi hai chiamata...?- 
-Oh...no, lascia perdere, davvero.-
-Mi hai chiamata..."amore mio"...-
America stava sorridendo.
-Sì, ma non prenderla troppo sul serio. Mi è sfuggito.-
-E' stata la cosa più bella che avresti mai potuto dirmi...lo sai?-
-Davvero? Cioè...non ti sei spaventata?-
-No...non mi sono spaventata, Brian.-
-Perdonami per questa sera. Avrei dovuto evitare di farti andare a quella festa.-
-Va tutto bene, Brian. Sto bene, vedi?-
-Sì, dopo aver pianto l'anima.-
-Davvero...mi sento meglio ora, avevo solo bisogno di sfogarmi.-
I due ragazzi si erano inginocchiati sul pavimento, l'uno di fronte all'altro.
-Sono stato un incapace...dovevo tenerlo lontano da te il più possibile. Giuro
che lo avrei ucciso.-
-L'importante è che ora sia tutto passato, Brian.-
-America...io...-
-Tu?-
-Resterò qui con te fin quando non ti addormenterai. Come sempre, promesso.-
-Non devi fare queste promesse. Sei rimasto con me per tutto il tempo ed è stato
un gesto nobile da parte tua.-
-Ti prego...io ho bisogno di sapere cosa stai pensando...-
-Io...Brian...io...ti...-
Brian aggrottò le sopracciglia, speranzoso. Poi, deglutì.
-Io ti...- Ma America non riuscì a dire quelle due fantomatiche paroline.
Non ci riuscì in alcun modo. 
-No, non sforzarti, ti prego. Io voglio che tu me lo dica quando sarai realmente pronta.-
America annuì alle parole del ragazzo, sorridendogli.
Ma lui si tenne il naso tra le mani sciolte mentre chiuse gli occhi.
-Cristo...ho davvero avuto paura che avrebbe potuto farti del male.- Borbottò Gates, dolorante mentre
due lacrime gli avevano appena rigato il viso.
America restò scioccata dalla reazione così profonda del ragazzo che quasi avrebbe voluto
abbracciarlo e stringerlo al suo petto per tranquillizzarlo.
Nessuno aveva mai dimostrato così tanto di tenerci a lei.
-Brian ma cosa...-
-Cazzo...ho avuto davvero paura.- Ammise Gates, mentre cercò di asciugarsi quelle due gocce
di rugiada che gli bagnarono il viso.
Fu in quell'istante che America capì tutto.
Brian l'amava e glielo stava dicendo con quelle lacrime amare che non aveva mai versato
prima di quell'istante.
Brian non piangeva mai per nessuno.
Brian aveva pianto solo per lei.








































NOTE DELL'AUTRICE.

Ops, ma guardate un po' chi è tornato!
So che avete voglia di offendermi e di buttarmi dei pomodori in faccia,
ma, prima di farlo vi chiedo di continuare a leggere queste note !
In primis, vi chiedo scusa se sono tornata solo oggi su EFP ma purtroppo ho avuto
uno scombussolamento di vita TOTALE.
Diciamo che oltre ad avere un po' di problemini (tutti assolutamente risolti) ho avuto anche
a che fare con la maturità.
Ora sono libera, ho finito gli esami e mi sono finalmente diplomata!
Inoltre, ho avuto il blocco dello scrittore.
Non riuscivo più a scrivere o a buttare giù idee, dovete credermi.
E' stato un periodaccio, ma finalmente è passato!
Ora sono tornata e con delle novità.
Concluderò anche questa fanfiction e vi assicuro che sto già lavorando ad una storia
nuova che spero possa piacervi quanto alle altre!
L'altro giorno sono entrata nell'account per controllare un po' la situazione e mi sono emozionata
nel vedere che sono tra gli autori preferiti di ben 101 persone.
Potrebbero sembrare poche ma io pensavo che ci saremmo fermati a 0 quindi per me questa è stata
una grandissima soddisfazione. Significa molto, perché credo di essere riuscita ad arrivare al vostro
cuore. Non c'è soddisfazione migliore, dovete credermi.
Oltretutto, è stato bello sentire anche molti di voi. Nonostante la pausa, molti di voi lettori
hanno continuato a scrivermi e credo che il vostro affetto sia davvero un qualcosa di meraviglioso.
Grazie di tutto!
Un'altra novità è che la nostra dolcissima Saya non potrà più farmi da beta.
Dallo scorso capitolo la mia collaborazione con Saya, la mia beta, è finita, per suoi motivi personali. La ringrazio molto per
aver corretto le mie storie in questo periodo e ci auguriamo il meglio a vicenda. 
La ringrazio ancora un sacco per essermi stata accanto durante la pubblicazione di ogni ff e per aver
sempre dato il meglio di sé!
A maggior ragione, c'è l'introduzione di una nuova beta che è anche una delle mie più care amiche.
Lei è @Maggieechelon7 su Twitter.
Credo che molti di voi la conoscono già quindi non ha bisogno di grandi presentazioni, ma sono sicura
che farà aanche lei un ottimo lavoro! 
Conto molto su di lei perché ci conosciamo anche di persona e siamo amiche da tre/quattro anni.
Per ora le novità sono concluse e spero che questo capitolo di ripresa vi sia piaciuto!
Fatemelo sapere con una recensione anche perché ci tengo un sacco a risentirvi!
Grazie di cuore per avermi prestato la vostra attenzione e buona giornata!
HASHTAG: #TOCCAMILANIMAFF
VI ABBRACCIO! P.S VI RICORDO CHE SONO ANCHE SU WATTPAD CON IL NOME DI "SYNYSTERISTHEWAY"






-SynysterIsTheWay.
 

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Capitolo 19
*** 19. They say that the world was built for two. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

19° They say that the world was built for two.


















Brian era morto.
Jimmy si svegliò all'improvviso, preso dai suoi attacchi di panico.
Quella notte aveva dormito a casa di October.
I genitori della ragazza erano in viaggio per lavoro e lui ne aveva approfittato
per restare con la sua donna.
Ma quella notte, si era ritrovato col sognare il suo migliore amico.
Loro erano molto di più che semplici migliori amici.
Brian per lui era semplicemente tutto. Suo fratello, sua madre, suo padre, suo zio,
suo cugino, suo nipote, suo figlio.
Da quando se ne era andato, Jimmy, non era stato più lo stesso.
Certo, era il solito James che prendeva tutti per il culo, che scherzava ed ironizzava
su tutto ma...era diverso.
Aveva perso la sua metà. 
Tutti sapevano che nessuno avrebbe mai preso il suo posto. Persino Brian che, quella mattina,
lo osservò alzarsi dal letto e fumare una Marlboro.
Jimmy non fumava mai quelle sigarette, le considerava troppo pesanti, ma da un anno a quella parte
si era fatto capace.
Era l'unico modo che gli restava per sentire il suo migliore amico.
Nessuno sapeva che, quel ragazzo, puntualmente tutte le notti finiva col consumarsi
su quel letto piccolo e stridulo della lavanderia che cadeva quasi a pezzi.
Lui continuava ad amare il suo uomo più di ogni altra cosa al mondo. Non avrebbe 
mai amato nessuno più di lui.
Come faceva oltre a piangere, ad aspettarlo ancora?
Perché anche se lo negava a sé stesso, Jimmy continuava ad aspettare il suo Brian.
E Brian continuava ad aspettare il suo James.
Persone come loro erano fatte per stare insieme.
Erano persone che insieme condividevano ogni cosa.
Non litigavano quasi mai e, quando lo facevano, finivano col bere ed ubriacarsi insieme
dicendosi quanto si volevano bene.
Era così che funzionava tra di loro.
Così, Brian si sedette sul letto accanto a lui e si accese una sigaretta.
Jimmy sorrideva pensando ai vecchi ricordi con il suo migliore amico mentre aspirava
di continuo quel fumo che sapeva di ricordi.
Stavano fumando insieme e James neanche lo sapeva.

-Cazzo Brian, cosa stai combinando lassù? Stai scopando con qualche angelo?!- Borbottò James
ad alta voce, senza volerlo.
Gates sghignazzò alle parole del suo migliore amico e sorrise, aspirando anche lui del fumo
dalla sua Marlboro.
-Ho trovato l'amore, amico mio. L'avresti mai detto che io, Synyster Gates, avrei mai trovato 
la donna della mia vita?-
Continuò Brian consapevole del fatto che Rev non poteva
sentirlo.
Jimmy sorrise ancora come se avesse sentito per davvero le parole del suo migliore amico.
Ma la verità era che Jimmy aveva sentito qualcosa dentro.
-Brian?- Aveva improvvisamente sussurrato, guardandosi intorno come se avesse appena
sentito la presenza del suo migliore amico nella stessa camera.
-Jimmy? Tutto bene?- Gli domandò improvvisamente October, assonnata.
-Sì...tutto bene.- Rispose il ragazzo, strofinandosi gli occhi.
Gli mancava proprio tanto quel disgraziato.





























***



















Johnny aveva finalmente smesso di bere.
Da quando aveva conosciuto Mia, la sua vita era cambiata totalmente. 
Aveva imparato ad amare e ad apprezzare a sua volta le piccole cose
ed i gesti più inaspettati.
Matt trascorreva i suoi giorni a fissare quel documento che attestava la sua borsa
di studio per andarsene a studiare lontano dalla Black Rose, Zacky e Erin avevano addirittura
pensato di sposarsi e America trascorreva le sue giornate con Brian.
Con lui, tutto sembrava prendere una piega diversa.
Brian era entrato a far parte della sua vita come uno di quegli uragani che America
continuava ad avere dentro di sé.
Aveva colmato tutti quei vuoti che si era creata inutilmente ed ora aveva imparato
a vivere dei sorrisi del ragazzo così come lui viveva dei suoi.
Insieme, si completavano.
Erano il pezzo mancante che stavano cercando da sempre.
Il loro puzzle, era finalmente concluso.
Brian non poteva toccarla, certo, ma poteva fare tantissime altre cose, no?
Tipo, imboccarla.
-E dai, tua madre ha preparato questa minestra con tanto amore, non oserai mica deluderla spero!- Esclamò
il ragazzo, adagiando di continuo quel cucchiaio contro le labbra della ragazza.
-No...fermo, non ci penso neanche a mangiare quella brodaglia!- Ringhiò America mentre salì in piedi
sul suo letto, cercando di difendersi con un cuscino.
-Certo che sei proprio una ragazza irrispettosa, Mcklain! Non me lo sarei
mai aspettato da te un comportamento simile.- Scherzò il ragazzo, restando con i piedi
sul pavimento mentre cercava ancora di stuzzicare America ed infastidirla in qualche modo.
La verità è che lui amava stuzzicarla. In quel momento si rendeva sempre conto di quanto
fosse sincero e limpido il suo sorriso.
America aveva iniziato a vivere.
Una persona morta era riuscita a farla vivere ed ancora non riusciva a crederci.
-Porta via quella roba da qui!- Continuò la ragazza, abbozzando subito un sorriso ma difendendosi
con il suo cuscino di seta.
America finì di urlare quando avrebbe dovuto iniziare.
Brian aveva fatto accidentalmente scivolare il cucchiaino ed il piatto sul letto della
ragazza così da farla diventare rossa dalla rabbia.
-Guarda qui che hai combinato! Dio, Brian, sei impossibile!- Urlò la ragazza con rimprovero,
posizionandosi le mani sui fianchi.
-Ops, giuro che non l'ho fatto apposta!- Ridacchiò poi Gates, alzando le mani in alto.
-Sei losco! Te ne stai approfittando solo perché io non posso colpirti!-
-E così, se potessi toccarmi, mi colpiresti?-
-Diritto in faccia e se necessario anche ai gioielli di famiglia!-
-Io ti colpirei in un altro modo, Mcklain.- Sorrise Brian con malizia, facendo arrossire
la povera giovane che, pensandoci bene, avrebbe sprecato il suo tempo a baciare quel ragazzo
che tanto le piaceva.
Diavolo, che cosa le stava succedendo? Di chi aveva osato innamorarsi?
-Adesso mi aiuti a ripulire tutto questo schifo prima che torni mamma e se la prenda con me!- Si lamentò
America, indicando il suo letto e le lenzuola ormai ricoperte di quella brodaglia verde che sembrava
essere a dir poco disgustosa.
-Ah, no grazie. So che puoi farcela anche da sola ed io sarò qui ad offrirti tutto il mio appoggio!-
Ghignò Brian, sedendosi al solito posto, sulla scrivania.
-Non ci contare! Sai di avermi appena messo nei casini?-
-E tu sai di essere terribilmente sexy quando ti arrabbi?-
America sbuffò alle parole del ragazzo e lo incenerì con un solo sguardo.
Quanto avrebbe voluto tirargli un ceffone in pieno viso ed eliminare quello sguardo
di presunzione che continuava ad avere quando voleva prendersi gioco di lei innocentemente.
-Dai Brian, vieni ad aiutarmi!-
-Ma lo sto già facendo!-
-E così, starsene lì con le gambe incrociate e le braccia conserte significherebbe aiutare qualcuno
che sta per essere strangolato dal proprio genitore?-
-Ma io sto facendo il tifo per te! Forza America, so che puoi farcela!- Applaudì il ragazzo
con il suo solito sorrisino beffardo stampato sul volto.
America quella volta aveva davvero desiderato di strozzarlo.
E lo aveva desiderato ancor di più nel momento in cui sua madre entrò in camera
ed osservò tutto quello schifo appiccicato sul pavimento e sulle lenzuola del suo letto.
-Oh mio Dio, America, ma cosa stavi cercando di fare?!- La urlò sua madre, facendola sussultare.
Brian era appena scoppiato a ridere, piegandosi in due come un ragazzino dopo aver fatto una piccola burla.
-Ehm...scusami mamma, sono inciampata e la minestra si è sparsa un po' ovunque...- Mentì la ragazza,
cercando di sembrare abbastanza convincente agli occhi di sua madre.
-Rimetti subito in ordine questa camera e comunque...il pranzo è pronto.-
Quel giorno America non era andata a scuola. A dire il vero, nessuno studente era andato
alla V.
Stavano tutti scioperando per delle ingiustizie contro la società odierna e lo Stato ma il resto
delle persone aveva deciso di restarsene a casa a poltrire.
America non faceva parte dei rappresentati dell'istituto e pensò bene che un giorno
di pausa sarebbe stato l'ideale per riposare un po'.
Come non detto, doveva esserci uno spirito ribelle a capovolgerle la situazione come al solito.
La signora Mcklain uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle e tutto quello che continuava
ad udire America, erano le risate di Brian che la stavano a dir poco irritando.
Ma non riuscì ad arrabbiarsi con il ragazzo.
Aveva i lacrimoni agli occhi per aver riso troppo ed aveva le guance che erano diventate quasi
come due rose rosse.
Poi, mentre America cercò di ripulire tutto quello schifo, Brian era sceso dalla scrivania ed aveva
trovato al di sotto del letto, una lettera aperta.
Era sempre la stessa.
Quella che avrebbe portato via per sempre la sua piccola America.
-Oh...questa deve esserti caduta.- Disse il ragazzo mentre lei osservò per un po' la busta aperta,
leggendone il destinatario.
Quella scuola. La scuola dei suoi sogni. Significava davvero tutto per lei.
Il suo cuore sarebbe potuto sgretolarsi e spezzarsi da un momento all'altro mentre continuava
ad osservare la busta bianca ed un po' mal ridotta.
Ma la giovane fece un qualcosa che aveva pensato di fare giusto da pochi istanti.
Prese di scatto la busta dalle mani del ragazzo e la osservò con attenzione.
Brian aveva appena riportato il suo sguardo verso la finestra, sospirando.
Lei continuava a stringere la busta tra le sue mani mentre la osservava con decisione.
Tutto il suo futuro...in quel misero pezzo di carta.
-Beh...- Sussurrò America, strappando improvvisamente la lettera e la busta in tanti piccoli
pezzettini dinanzi agli occhi sgranati del ragazzo.
-Non credo di averne più bisogno.- Continuò la ragazza, lasciando scivolare dalle sue mani quei
pezzettini di carta bianca inchiostrati di nero.
-Ma che fai, America?! Sei forse impazzita?- La rimproverò Brian, inginocchiandosi e prendendo quei pezzetti di carta
frantumati sul pavimento freddo.
-No...ho semplicemente scelto te.- Sussurrò ancora America, convinta di ciò che aveva osato fare.
-Hai appena infranto i tuoi sogni, America. Sei sicura di quello che stai facendo?- Continuò Brian, alzandosi
nuovamente ed inchiodando i suoi occhi a quelli sinceri della ragazza.
-A dire il vero l'unica cosa che ho infranto è quel pezzo di carta.- Annuì la ragazza, sorridendo
a Brian che quasi non poteva credere alle parole di America.
-Hai scelto di stare con me anche se sai che non sarà per sempre?- Le domandò il ragazzo,
inarcando un sopracciglio restando sorpreso.
-E chi lo dice che non potrà essere per sempre?- Ribatté America, facendo sanguinare
il cuore del ragazzo.
Entrambi sapevano che sarebbe arrivata la loro fine ma non volevano pensarci. Volevano
viversi giorno dopo giorno e lo avrebbero fatto ancora e ancora.
-Allora non lasciarmi andare.- Sussurrò Gates, con il cuore tra le mani.
-E' strano, sai? Prima pensavo di avere tutto ed ora invece...mi sono resa conto del fatto
che mi mancava la parte più importante di me stessa.-
-Io invece sono stato così stupido da pensare che avrei potuto essere io a salvare
la tua vita...ma poi mi sono reso conto che tu sei riuscita a salvare quella che io non ho mai avuto.-
Le parole di Brian restarono incise nel petto della ragazza mentre cercava di ricominciare
a respirare.
-Mi aspetterai quando dovrai andare, vero?- Gli domandò America con le lacrime agli occhi.
Brian avrebbe tanto voluto accarezzarle il viso.
Ma non poteva.
-Sai che lo farò.- Le rispose lo spirito a sua volta, sorridendole.
In quell'istante, America aveva semplicemente preferito strappare quel foglio di carta
anziché lasciare che le si spezzasse il cuore.
Aveva fatto una scelta e l'aveva fatta perché era ciò che sentiva.
Voleva stare con Brian.
Tutto intorno a lei sembrò colorarsi da quando c'era lui nella sua vita.
Non aveva più lasciato che le ombre la facessero ammalare.
Aveva imparato ad innamorarsi e ad amare con la facilità nello stesso modo in cui dipingeva
le sue rose di viola.

























***





















Il mattino seguente America era già al cimitero.
Si era fermata prima di tornare a casa da scuola e stava osservando
la lapide di suo nonno.
Si era inginocchiata dinanzi ad esso e stava facendo addirittura fatica a 
trattenere le lacrime.
E' strano come Dio preferisca sempre portarsi con sé le persone migliori.
La mancanza è una delle più forti presenze che si possano sentire dentro tutti noi.
Non è una cosa da poco sentirsi constantemente in bilico tra il cielo e la terra.
America si stava ancora sforzando di trattenere le lacrime che minacciavano di fuoriuscire,ma,
stava soprattutto cercando di parlare all'uomo che l'aveva vista crescere e che le aveva
fatto conoscere ogni singola forma d'arte.
Lei amava suo nonno. Era la persona che avrebbe dovuto restarle accanto anche in quel momento e darle
delle vere e proprie spiegazioni su ciò che le stava accadendo.
Ma, suo nonno, non c'era più da tempo ormai.
L'aveva lasciata ma non lo aveva mai fatto per davvero.
Continuava a vivere nel cuore di sua nipote e nella sua mente che faceva di tutto pur
di ricordarlo anche solo alla fine di ogni singola giornata.
Una tempesta di emozioni iniziò a farsi sentire nella mente della giovane che, inginocchiata
dinanzi alla lapide dell'uomo, stava cercando di fare "quella forte".
Stava ricordando di quando, da piccola, saliva sempre su quell'altalena cigolante del parco
e lui la spingeva raccontandole delle sue grandi imprese.
Di quando fu preso all'accademia militare americana e combatté la guerra in Iraq.
Le ripeteva sempre di quanto fosse importante il suo compito una volta entrato nella squadra
militare.
"Regola numero uno: Preservare la pace e la sicurezza."
Il vecchio Mcklain lo diceva di continuo facendo così in modo che America potesse
ricordarselo per tutta la vita.
E così accadde.
America lo ricordava ancora.
Lo ricordava mentre continuava a spingerla su quell'altalena ed ascoltava le sue 
grandi imprese.
Man mano che quell'altalena saliva in cielo, così l'uomo cambiava sempre il racconto
della sua vita.
Quando America era diventata un po' più grande, decise di raccontarle del suo ritorno
da Ufficiale dopo la guerra.
Era così felice di ritornare a casa e poter abbracciare sua moglie che, le era mancata
come non mai.
Ma il destino, come ben sapevano le persone anche a quei tempi, poteva giocare brutti scherzi.
E così fece.
Il vecchio Mcklain tornò a casa dopo che non riceveva lettere da sua moglie da fin troppo tempo.
Aveva scoperto solo al suo ritorno della tragica situazione che era accaduta quando lui era via.
La nonna di America era morta di tifo.
Le erano entrati degli antigeni nel sangue ed era finita con l'ammalarsi di febbre tifoide.
A quei tempi, raccontava sempre nonno Mcklain, non vi erano le cure alle malattie che, al contrario,
avrebbero ottenuto in un futuro.
Le parlava di quanto sua nonna aveva cambiato la sua vita.
Di quanto riusciva a rendere semplice ogni cosa, di quanto ogni suo sorriso portava allegria
a chiunque la guardasse in Paese.
Di tutte quelle volte che sgridava il nonno per ricevere qualche attenzione in più, per essere
guardata, per sentirsi ancora quella giovane donna che aveva deciso di trascorrere il resto
della sua vita con lui.
America si ricordò di tutti quei racconti, del fatto di non essere mai riuscita a conoscere
sua nonna che, partorì suo padre solo qualche giorno prima di ammalarsi.
"La nonna era quella margherita in un campo di rose, che nessuno avrebbe mai scelto."
Le ripeteva suo nonno mentre continuava a spingerla sull'altalena nel frattempo che la vedeva crescere.
Poi, finì con l'ammalarsi presto anche lui.
Era morto di vecchiaia ed America restò con il rimpianto di non esser mai riuscita
a dirgli ciò che avrebbe davvero voluto per un'ultima volta.
Era piccola per capire che le ultime parole di suo nonno, avrebbero fatto la differenza.
"Adesso nonno va a fare uno dei suoi viaggi. Quando torno, voglio vederti dipingere, piccola mia.
Adesso vai, nonno ha bisogno di riposare."

Tra quei tremendi colpi di tosse, quelle parole rituonavano nel cuore della ragazzina come un mare
in tempesta.
E anche suo nonno l'aveva lasciata.
Dopo tante lacrime versate, America però capì una cosa.
Suo nonno era tornato dal più grande amore della sua vita...
Era tornato dalla donna che aveva amato per tutto quel tempo. Era stato avvolto da quella che sarebbe
dovuta essere la sua vera vita.
Era tornato da lei.
E lei sarebbe rimasta lì ad aspettarlo per sempre.
America trascorse il resto della sua vita senza riuscire a salire su nessun'altra altalena.
"Un giorno sarà qualcun'altro a spingerti su questa altalena, piccola."
Le disse suo nonno, una settimana prima di ammalarsi mentre pensava nella sua mente: "E spero che quel
qualcuno riesca a darti tutto l'amore di cui avrai bisogno."
Poi il vecchio Macklain si spense come una candela destinata a non durare troppo a lungo ed America,
non ritornò più al parco.
Ormai non aveva più alcun senso tornare in quel luogo che riusciva a metterla solo di cattivo
umore.
Ma, quella sera, decise di fare uno strappo alla regola.
Si asciugò le lacrime che le erano scivolate dal viso mentre continuava a ricordare e si rialzò dal
terriccio accarezzando la lapide di suo nonno.
Lì vi lasciò una margherita e tornò sui suoi passi, raggiungendo il parco non troppo distante
dal cimitero di Huntington Beach.
Erano le quattro del pomeriggio e il parco era ancora totalmente deserto.
America osservò in lontananza l'altalena che era rimasta sempre la stessa.
Forse aveva finito di rovinarsi ma, per fortuna, era ancora in funzione.
La giovane osservò per alcuni istanti quell'altalena e nuovi ricordi le riaffiorarono
nella mente.
Ne era così piena di ricordi da potersene riempire le tasche.
Così, la giovane si asciugò un'altra lacrima con la manica della sua felpa e cercò di risollevarsi.
Toccò con una mano la catena che riusciva a sospendere in aria l'altalena e la strinse con forza, lasciandosi
travolgere dalle emozioni.
Respirava con profondità mentre un venticello fresco si occupava di scompigliarle i capelli.
Stava cercando di ricucirsi il cuore come se non avesse mai avuto alcuna cicatrice con cui
fare i conti.
Ma una vita vissuta solo di gioie, che sapore avrebbe avuto?
Non sarebbe stata una vita, ecco.
Così, si fece coraggio e si sedette con lentezza sull'altalena fissando il cielo.
Dopo aver rivolto uno sguardo in su, fece scivolare i suoi occhi in basso, verso i suoi piedi che riuscivano
perfettamente ad infrangersi verso il terreno arido.
I suoi piedi affogavano in quel terreno quando, in precedenza, non riuscivano neanche ad arrivarci.
Erano continuamente sospesi in aria dandole quasi la capacità di saper volare.
Ma le sue ali ora si erano raggrinzite.
Non erano state tagliate...avevano solo perso il loro senso.
Tutto ciò in cui aveva creduto era finito col rompersi.
Aveva ormai imparato a capire che non poteva sempre correre ad abbracciare le persone
che amava. Doveva semplicemente imparare a farsi mancare le persone.
Stava pensando alla scorsa notte in cui non riusciva a dormire pensando continuamente
al vuoto che riuscivano a lasciare le persone nel suo cuore.
Si voltava di continuo, tirava calci alle lenzuola senza colpire Brian che non dormiva mai
solo per poterla osservare.
Ed in quel momento era su quell'altalena e non capiva neanche come ci era potuta capitare lì.
Aveva lanciato a terra la sua borsa scolastica mentre continuava a fissarsi i piedi. 
Le sue mani, invece, si mantenevano sulle catene situate ai suoi fianchi.
Poi, qualcosa si mosse.
America si sentì spingere e quasi sussultò spaventata.
I suoi piedi non toccavano più il terriccio ed i suoi occhi avevano iniziato a sguizzare ovunque.
Qualcosa l'aveva spinta e non era stato di certo il vento.
America si voltò scossa ma non vide nessuno alle sue spalle.
Il suo cuore aveva ripreso a battere mentre sentiva di non essere sola.
Quando venne spinta per per la seconda volta, così forte da farla rabbrividire, sentì l'adrenalina
crescerle dentro.
Era la sensazione più bella del mondo ed era riuscita a percepirla così forte da farle venir voglia
di piangere ancora.
America continuava ad essere spinta ma decise di non voltarsi.
Lo avrebbe fatto dopo.
In quell'istante era troppo impegnata a rinascere dalle sue ceneri per voltarsi.
Stava arrivando ad un'altezza incredibile e si era sentita davvero come se stesse toccando il cielo con un dito.
Quando chiuse gli occhi per concentrarsi di più sulle sue emozioni, aveva rivissuto i vecchi momenti
con suo nonno da quando la spingeva sull'altalena a quando gli aveva toccato una mano per un'ultima volta.
Sentimenti di amore e dolore continuavano a frammentarsi tra di loro mentre l'altalena stava cercando
di rallentando sempre di più.
America riaprì gli occhi e le sue scarpe toccavano di nuovo il suolo.
Si voltò di nuovo alle sue spalle e quella volta alzò gli occhi.
-Brian...- Sussurrò incredula, osservando il ragazzo sorriderle.
America si concentrò con attenzione sugli occhi del ragazzo e ricambiò il suo sorriso.
-Quindi...sei tu.- Disse la ragazza con le lacrime agli occhi.
-Sono io...cosa?- Ribatté il ragazzo, inarcando un sopracciglio, confuso.
-Oh...niente.- Continuò America, senza smettere neanche per un'istante di sorridere.
La ragazza aveva abbassato lo sguardo e si era ricordata ancora una volta delle parole di suo nonno.





Un giorno sarà qualcun altro a spingerti su questa altalena, piccola.



La giovane si posizionò una mano sul petto e riportò i suoi occhi in quelle
due pozze che appartenevano al ragazzo.
Aveva guardato oltre e si era innamorata.
E Brian era diventato la sua margherita in un campo di rose.



































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve a tutti miei carissimi lettori!
Come state?
Io non mi lamento ma ci tenevo a dirvi che ho finalmente aggiornato!
Perdonate questa qualità grammaticale un po' scarsa ma ho deciso di aggiornare
perché era un qualcosa che sentivo.
Non ho dato neanche il tempo alla mia beta di correggere il capitolo perché sapete...quando
sentite di fare una determinata cosa, nessuno può più fermarvi.
Ed io sentivo fortemente di dover condividere questo capitolo con voi. Spero che vi piaccia anche perché
è un capitolo che sento particolarmente mio.
Ringrazio tutti i miei lettori come sempre e non mi va di annoiarvi troppo con le mie parole quindi...se vi va,
mi trovate sempre qui!
Attendo qualche recensione e spero soprattutto che la ff vi stia continuando a piacere in tutto e per tutto!
Al prossimo capitolo, unicorni caramellati!
Un bacione dalla vostra...










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 20
*** 20. Could we fix you if you broke? ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

20° Could we fix you if you broke?


















Ciò che stava accadendo ai ragazzi, era incredibile.
In poco tempo erano riusciti a migliorare le proprie vite conoscendo
delle persone per cui ne valeva davvero la pena.
America era felice di questo.
Era con loro in sala mensa quando scherzavano tutti insieme e si divertivano
a prendere in giro qualsiasi professore o professoressa che passava di lì.
La giovane era riuscita a vederli sotto una luce diversa e anche se gli sarebbero
mancati da morire, un giorno, sapeva che avrebbe avuto sempre qualche buona occasione
per rivederli.
Jimmy e October, mentre mangiavano, non facevano altro che parlare dell'enorme
emporio musicale che stavano per aprire.
C'era voluto un po' di tempo per ristrutturare un vecchio edificio abbandonato in città
e con i soldi che guadagnava Jimmy alla lavanderia e qualche risparmio di October, ce l'avevano fatta.
Stava andando tutto a gonfie vele ma c'era qualcosa che ancora non tornava.
Le vite dei ragazzi erano comunque migliorate tantissimo. 
Jimmy aveva persino smesso di essere coinvolto in risse e Zacky aveva smesso di drogarsi.
Perché, allora, Brian non era ancora riuscito ad uscirsene da quel limbo?
Perché si ritrovava ancora bloccato in quel posto senza riuscire a raggiungere la pace
eterna?
America pensò che quello doveva essere stato sicuramente un miracolo anche se, le faceva
male sapere che Brian stava iniziando a perdere la testa sempre di più.
Un'anima vagante non sarebbe mai potuta restare lì per sempre o avrebbe seriamente rischiato
di avere più di mille problemi.
Ed America non voleva che lui perdesse la memoria. Non voleva vederlo soffrire in alcun modo.
Si accontentava di stargli vicino senza poterlo toccare e di averlo tutto per sé.
E le era bastato.
Ma poi aveva pensato che, in realtà, lei non sapeva quasi niente di lui.
Non conosceva la sua storia.
Tutti avevano una storia, no?
Beh, in quel caso, Brian aveva preferito ingoiare la sua.
L'unica a conoscerla, probabilmente, erano i suoi migliori amici che avevano preferito
evitare più volte l'argomento.
Ma America non ce la faceva più.
Aveva bisogno di capire del perché Brian era morto. Chi aveva osato farlo fuori? E se era
stato lui a farsi del male di sua spontanea volontà?
Tante domande continuavano ad assillare la mente della giovane mentre stava cercando
di restare calma.
Jimmy e gli altri ridevano e scherzavano tra di loro per qualsiasi cosa e lei, al contrario, si era
estraneata da tutto.
Già aveva fin troppi sensi di colpa per non essere mai stata in grado di dirgli ciò
che avrebbe voluto realmente.
Perché lei sapeva di amarlo ma ancora non riusciva a dirglielo.
Quelle due paroline magiche avrebbero potuto aprirle un mondo anche se lei continuava a frenarsi.
Lo amava così tanto ma forse sapere che Brian un giorno sarebbe potuto andarsene per sempre le innalzava
un muro davanti che non riusciva ad attraversare.
Si era innamorata di un uomo morto.
Di un uomo che quasi sembrava un bambino mentre la fissava come se non avesse mai visto
nessun'altra donna eccetto lei.
Eppure, Gates di donne ne aveva viste e conosciute tante, ma nessuna era mai riuscita a scatenargli dentro tutte quelle emozioni.
Ma lei aveva deluso ancora le aspettative di quel ragazzo, sentendosi quasi una persona spregevole.
Lo aveva fatto di nuovo il giorno precedente, rompendo ogni equilibrio quando Brian era entrato
improvvisamente nella sua vasca da bagno mentre lei stessa stava cercando nuovamente di rilassarsi.
Era accaduto ancora, ma, America quella volta non voleva che lui se ne andasse.
Era nuda, dinanzi a lui, e mai come quella volta...non se ne era minimamente vergognata.
La faceva impazzire il modo in cui Brian la guardava...ma le fece impazzire ancora di più
il suo tono di voce debole e quelle parole taglienti come lame e dolci come zucchero.










-Mettiti l'accappatoio o...o...prenderai freddo.- Balbettò Brian, imbarazzato.
Era strano. Non si era mai vergognato di vedere una donna nuda neanche quando
era in vita.
Solitamente...era sempre ciò a cui andava a parare.
-Ma Brian, non fa freddo. Siamo in California.- Rispose America, sorridendogli.
-Sì ma...cazzo, io non ti posso guardare.- Si dannò Brian, abbassando lo sguardo verso
il pavimento senza riuscire più a sostenere lo sguardo con la ragazza.
-Perché no? Brian...tu mi ami quindi...-
-Sì, ma tu?- Sbottò improvvisamente il ragazzo, facendola sussultare.
-Io...cosa?-
-Tu, mi ami, America?-
America deglutì.
Lo amava, certo che lo amava.
-Ma...certo.- Rispose la ragazza con semplicità.
-E' per questo motivo che non lo dici? Che sai solo annuire?-
-Ne dubiti, forse?-
-Non te l'ho mai sentito dire.-
-Certe cose non devono necessariamente essere dette. Si capiscono ad occhio o semplicemente
si sentono...- Spiegò America, osservando il ragazzo serrare la mascella e rivolgerle uno sguardo
con quelle due guance rosse colme di imbarazzo e gli occhi in cui gli si sono state strappate
via tutte le stelle.
-Hai ragione. E' solo che sei così bella ed io...devo faticare per resisterti.
Quando vorrai dirmi realmente che mi ami...io sarò qui, lo sai. Solo non fare in modo che sia troppo tardi,
ti prego.- Rispose il ragazzo, quasi supplicante.
-Guardami, Brian.-
Il ragazzo riportò il suo sguardo su quello della ragazza, sentendosi sempre più
debole solo nel guardarla.
America si sentì quasi travolta dal modo in cui il ragazzo continuava ad osservarla.
Non c'era nessun sintomo di malizia nel suo sguardo. Nessuna maniera troppo rozza.
La stava facendo sentire come un diamante prezioso o come addirittura un qualcosa
di troppo grande per lui stesso.
-Sei bellissima. Puoi essere davvero solo mia?-
America quasi si commosse nel sentire le parole del ragazzo.
Quanto avrebbe voluto baciarlo solo lei lo sapeva.





















Questo era ciò che era accaduto la sera precedente, tra quelle quattro
mura di casa Mcklain.
America quasi si commosse ancora nel ricordare che, quella sera, si mise
a dormire nuda nel suo letto così come decise di fare anche Brian
al suo fianco.
Si addormentarono nudi non facendo altro che guardarsi negli occhi.
America notò tutti quei tatuaggi sulle braccia del ragazzo e quasi
avrebbe voluto far parte di tutta quell'arte.
Erano nudi ma non potevano toccarsi. Stavano resistendo contro il diavolo in persona
ma si addormentarono mentre si guardavano fissi negli occhi.
Non c'era bisogno di fare l'amore per chi lo aveva già fatto con gli occhi.
Certo, avrebbero tanto voluto unire in tutto e per tutto i loro corpi ma capirono che non ce
ne era realmente bisogno.
A loro bastava restare insieme per essere felici.
-Mh, avete visto che vogliono ristrutturare la vecchia...ehm...casa della Black Rose?- Domandò
Zacky ai suoi migliori amici.
-Davvero? Quella casa, intendi?- Ribatté Matt, quasi scioccato.
-Sì, quella.- Continuò Vee, bevendo un sorso d'acqua.
-Scusate, ma di quale casa state parlando?- Domandò poi Erin, curiosa.
-La casa in cui...era stato ucciso quel ragazzo da suo padre.- Continuò Jimmy con gli
occhi che sembravano quasi due diamanti grezzi.
America ebbe un'illuminazione.
Aveva ben capito a quale casa si stavano riferendo i ragazzi. Brian stesso le aveva
detto cosa era accaduto in quella casa qualche giorno prima.
-Già.- Continuò Johnny, quasi facendo fatica a masticare ciò che stava mangiando.
America e October osservarono a lungo i volti dei ragazzi notando in loro una certa rabbia
che non passò di certo inosservata.
C'era qualcosa nei loro occhi che fece rabbrividire all'istante le due ragazze.
Ma cosa?
Cosa stavano nascondendo quei ragazzi?
-Ehm, ehi, cazzo c'è la torta ai frutti di bosco!- Esclamò improvvisamente Zacky, divincolando
la situazione ed alzandosi di scatto dalla sedia per correre verso l'angolo del menu del giorno.
America, Erin e October scoppiarono a ridere d'istinto per la reazione di Vee ma gli altri
invece erano semplicemente rimasti immobili a fissare i loro piatti.
Non osarono neanche mandare giù un boccone di troppo.


































***


















America tornò a casa con un vuoto nel petto senza riuscire
a capire cosa avesse.
La verità era che non riusciva più a darsi pace. Avrebbe voluto
chiedere a Brian della sua morte ma aveva paura di ferirlo in qualche modo.
Aveva paura di sembrare troppo invadente e non voleva fargli del male perché
sapeva che ci sarebbe riuscita comunque.
Salutò suo padre e sua madre, giocò per alcuni istanti con suo fratello
notando poi che Brian non si era fatto vedere per tutto il pomeriggio.
America iniziò a darsi da fare con i suoi pennelli e trascorse metà pomeriggio
nel finire di decorare le mura della sua camera.
Finalmente quella camera era stata resa colma di vitalità ed in parte
era anche merito di Brian che l'aveva aiutata.
Poi, improvvisamente, si bloccò.
Tirò un sospiro profondo e mise tutto via, togliendosi il grembiule che aveva
deciso di utilizzare per non sporcarsi i vestiti.
Uscì di casa con velocità dicendo a suo padre di voler uscire con una sua amica
per prendere insieme qualcosa al bar.
Aveva mentito ma lo aveva fatto per una buona causa.
Brian non si era fatto vedere per tutto il giorno e lei aveva tanto bisogno
di trovare delle risposte alle sue domande.
Una volta fuori casa, si incamminò decisa verso la Black Rose con quella determinazione
che prima non sembrava appartenerle.
Stava camminado con tranquillità ma anche a passo svelto.
Non voleva rischiare di incontrare le persone sbagliate ma, al contrario, sarebbe voluta
uscire al più presto da quel quartiere con la convinzione di aver finalmente scoperto tutto.
America raggiunse la Black Rose e si precipitò verso quella casetta che ora sembrava quasi
ritornare allo splendore.
Sebbene stavano ricominciando a ristrutturarla, quell'abitazione continuava ad esprimere 
una certa angoscia ed una malinconia assurda.
La ragazza si avvicinò alla casa ed oltrepassò quelle fasce gialle che le avrebbero
bloccato la strada.
Il cielo stava iniziando a diventare sempre più scuro mentre America aveva deciso di aprire quella
porticina in legno ed entrare nell'abitazione, sentendosi riempire di polvere.
Una volta dentro, la giovane non fece altro che guardarsi intorno, spaesata.
"Tu stai diventando pazza", le disse la voce della sua coscienza, facendole quasi
venir voglia di tornare indietro.
Ma non lo avrebbe fatto. Era pronta a scoprire la verità, qualunque essa fosse.
La giovane continuava a guardarsi intorno mentre sentiva lo scricchiolio del pavimento cigolante,
riempirle le orecchie e la mente.
Nell'abitazione non vi era rimasto nient'altro che un vecchio televisore con lo schermo rotto
ed un misero divano sfasciato.
Ah, no.
Solo entrandovi definitivamente, America scoprì che stava per perdersi una gran cosa.
In quella casa, vi era anche un quotidiano risalente ad un anno precedente.
La ragazza si inginocchiò al pavimento e prese il quotidiano impolverato tra le mani che, la fece tossire
come non mai, e la riempì ancora di più di polvere.
America si ritrovò le guance ricoperte di quella polvere grigia mentre le sue mani
non erano da meno.
Quasi si stava pentendo di ciò che stava facendo in quell'istante ma, ormai, era in ballo
e non poteva tirarsi indietro.
Lesse con attenzione il titolo della prima pagina del giornale e perse immediatamente un battito.




"Brian Haner, ragazzo ucciso dal proprio padre all'età di soli vent'anni."



Le mani della ragazza iniziarono a tremare mentre le sue vene erano quasi
diventate blu.
I suoi occhi erano rimasti sbarrati per tutto il tempo mentre una voce
improvvisa, la fece spaventare ancor di più.
-Sei proprio un'impicciona tu, eh?- Borbottò Brian, seduto sul quel divano rosso, sfasciato,
mentre fumava una sigaretta con tranquillità.
-Brian...tu...cosa...io...- Balbettò di continuo America, senza riuscire a trovare
le parole giuste da dirgli.
-Se te lo stessi ancora chiedendo...sì, ero io quel ragazzo. E questa fino ad un anno
fa era casa mia.- Spiegò il ragazzo aspirando del fumo dalla sua sigaretta e facendo
impazzire il cuore della povera ragazza che quasi non poteva credere a ciò che aveva letto.
-Sapevo comunque che saresti tornata qui. Dannazione a Zacky che non sa starsene un po' zitto!- Continuò
il ragazzo, ghignando sotto ai baffi inesistenti.
-Brian...non devi sentirti obbligato a parlarmi di ciò che...ti è accaduto. Davvero,
io sono stata un'impicciona, hai ragione.- Disse America, sentendosi piuttosto
a disagio per la situazione che si era creata.
-Scherzavo quando ti ho detto che sei un'impicciona. La verità è che mi hai solo
dimostrato che ti importa. Anche a me mi importa di te. Ma non sono mai stato troppo
bravo con le parole quindi figuriamoci con i fatti.-
America si sedette al fianco del ragazzo con il giornale tra le mani e lo osservò a lungo
mentre continuava a respirare con profondità.
-Sono nato alla Black Rose e questa era la mia casa. Mia madre è morta partorendomi e mio
padre...beh...lui era solo un alcolizzato a cui piaceva giocare. Da quando mia madre era morta,
mio padre iniziò a dare di matto. Non so neanche come sono cresciuto ma so per certo
che non è stato lui a crescermi. Trascorrevo le mie giornate per strada ed era lì che conobbi
i miei migliori amici. Sin da subito iniziammo a parlare delle nostre vite. Cazzo, erano così
simili seppur diverse per certe aspetti. Avevamo tutti dei vuoti da colmare e ben pensammo
di trascorrere insieme il resto delle nostre giornate. Siamo cresciuti insieme ed è anche per questo
motivo che mi sento ancora legato a loro. Certe cose non muoiono mai. Certe amicizie, soprattutto.
Ecco, la nostra era una grande amicizia. Fatta di alta e bassi ma pur sempre vera e sincera. Erano
loro l'unica forma d'amore che conoscevo perché, al contrario, l'unica persona che avrebbe
dovuto darmene...ha preferito farmi del male.-

-Non avevi per niente un bel rapporto con tuo padre, vero?-
-Non avevo un rapporto e basta. Non gli parlavo spesso e quando tornavo a casa dopo
esser stato con i ragazzi venivo picchiato di continuo. Lui era sempre ubriaco e scaricava
su di me tutti i suoi rimpianti ed i suoi dolori. Io ero solo un bambino...cosa cazzo potevo capirne?
Quando sono cresciuto poi...beh, lì fu il delirio. Andavo a scuola, studiavo sodo ma i miei profitti
non erano mai abbastanza alti. Non riuscivo a trovare un lato positivo nella mia vita e conservavo
sempre una foto di mia madre al di sotto del cuscino sul mio letto. Non avevo niente. Uscivo sempre
con le tasche vuote, partecipavo a qualche rissa per guadagnare qualcosa ed iniziai a scoprire
il grande mondo delle donne. Tra cui, una donna in particolare si era occupata di me più di quanto
poteva farlo mio padre.-

-Una donna? Chi?-
-Si chiamava Morrigan. Era una prostituta e mi aveva accolto in casa sua dandomi da mangiare
e viziandomi come se fossi davvero suo figlio. Ma io restavo comunque un ragazzo senza futuro
che partecipava a continue feste, si ubriacava e scopava con qualunque ragazza mi aprisse
le gambe senza che io potessi oppormi. Cazzo, sembrava tutto così perfetto, ma, non lo era. Erano tutte
ragazze così facili e non avevo mai provato alcun tipo di sentimento per nessuna. Amavo solo Morrigan
ma il mio era quell'amore che non avevo mai potuto dare a mia madre. E lei mi mancava parecchio.-

-A tuo padre...mancava lei?- Gli domandò poi America, deglutendo.
-Sì, ma la odiava allo stesso tempo. Lo aveva abbandonato...cazzo, era convinto di questa cosa.
E beveva tanto per lacerarsi il fegato mentre io restavo comunque un rozzo ragazzino senza futuro.
Un ragazzino che quella sera, aveva deciso di uscire e lasciarsi tutto alle spalle per tornare
dai suoi migliori amici e cercare di non pensare ad un cazzo. Però, proprio quella sera mi fu proibito di uscire.
Mio padre era ubriaco ed io potevo sentire il suo alito puzzare d'alcool da far schifo. Ero abituato
ad esser picchiato da lui, ma quella notte, era riuscito a superare sé stesso. Mi aveva urlato contro
che dovevo ripulire la merda che aveva lasciato in camera sua scopando con una donna ed io
avevo semplicemente deciso di rifiutare. La nostra conversazione aveva preso una brutta piega. Ricordo
come se fosse ieri quando iniziava ad urlarmi contro quanto mi odiasse e quanto gli facessi schifo.
Ero il suo errore più grande. Gli ricordavo troppo mia madre e continuava a ripetermi che ero solo
una merda senza un futuro. Non ero nulla per lui. E non lo era neanche la mamma. Aveva iniziato
a picchiarmi, a scagliare le sue unghie contro di me e mentre lo faceva...mi urlava contro
il fatto che io avessi una sporca e lurida madre. In quel preciso istante non riuscivo neanche a colpirlo
o a spingerlo via. Le sue parole, in qualche modo, riuscirono a ferirmi. Iniziai ad urlare presto
anch'io. Volevo di nuovo mia madre. Volevo lei e non quel figlio di puttana che non aveva osato
neanche occuparsi di me quando avevo la febbre o di farmi trovare un pasto caldo al giorno. La cintura
dei suoi pantaloni continuava a frantumarsi sulla mia pelle mentre le mie urla sarebbero 
potute arrivare persino al Polo Nord. Provai a scappare più volte dalle sue grinfie ma, poi, era
riuscito a bloccarmi.
Continuava a darmene di santa ragione ed io non lo pregavo di smetterla. Non volevo fargli del male.
Io non ero come lui. Non sarei mai stato capace di prenderlo a pugni anche se probabilmente...
avrei dovuto farlo.
Più lo pregavo di...-

-Brian...ti prego, basta...-
-Più lo pregavo di smettere e lui più mi faceva del male. Il mio corpo stava iniziando
ad adeguarsi a quei colpi mentre quasi non riuscivo più a sentirmi. Pregai ancora ed ancora di
lasciarmi andare...ma lui non lo fece. Me ne diede così tante che mi bastò un sospiro per catapultarmi
in un'altra dimensione. Non riesco neanche a ricordare come mi ero sentito nell'istante stesso in
cui ero morto. Era solo un formicolio continuo.-
Sussurrò il ragazzo, osservando un punto non ben
definito del pavimento.
America ascoltò con attenzione le parole del ragazzo e cercò di trattenere le sue lacrime
per non peggiorare la situazione.
-Bella storia, vero?- Domandò Brian calpestando la cicca della sigaretta e sorridendo per un po'.
-Deve essere stato orribile per te, Brian...-
-Lo è stato, sì.-
-E...che cosa ne è stato poi di Morrigan?-
-Era morta qualche giorno dopo in seguito ad una sparatoria avvenuta alla Black Rose.
L'avevano colpita al cuore.-
America chiuse di scatto gli occhi e si voltò dall'altro lato.
Non era più capace di guardare il ragazzo negli occhi. Proprio, non ce la faceva.
In quell'istante sì che e le era tutto chiaro. Il distacco di Brian quando lei aveva visto
quella casa per la prima volta ed il suo modo di reagire.
La giovane osservò gli occhi del ragazzo iniettarsi di sangue mentre si stava
tenendo la testa tra le mani.
Pensò subito di fare qualcosa per lui, ma cosa?
Tutto ciò che desiderava in quel momento era proprio baciarlo.
Alleviare i suoi dolori e prenderseli.
Quando Brian portò la sua mano sul suo stesso ginocchio, America decise di posizionare
la sua al di sopra di essa.
Non aveva alcun punto di appoggio ma decise di lasciarla sospesa lì seppur non poteva
sentirla.
Brian si voltò subito verso di lei e la vide sorridere.
-Il peggio ora è passato. Adesso ci sono io qui con te e non lascerò più
che queste cose ti facciano ancora soffrire.- Gli sussurrò la bionda, continuando
a sorridergli per cercare di dargli forza.
-E' così strano, America.- Ribatté Gates, scuotendo la testa.
-Cos'è che è strano?- Gli domandò la ragazza, curiosa.
-Mi è bastato un tuo sorriso per cancellare in un attimo la pesantezza che avevo dentro.
Sorridimi ancora, credo di averne davvero un gran bisogno.-

America non poté fare a meno di sorridere alle parole del ragazzo che la stavano
scavando dentro.
-Questo servirà a ripararti?-
-Ma io non sono rotto. Almeno da quando ti conosco...non più.-
E a quel punto la giovane non riuscì più ad evitare di sorridere. Ad un certo punto
aveva persino deciso di mettersi una mano dinanzi alla bocca per non farsi vedere sorridere
così tanto e, il ragazzo, quasi restò estasiato dai suoi modi di fare che decise di curvare
anche lui le sue labbra.
Stavano sorridendo entrambi.
America si tolse la mano dalle labbra e si occupò di continuare a sorridere fin quando
Brian non si sarebbe fermato.
E come aveva immaginato, Brian si fermò.
Si fermò a guardarla e la fece arrossire come al solito.
Il ragazzo si ricordò in un attimo di tutte quelle volte in cui aveva pensato
che l'amore fosse cieco.
Ed in quello stesso momento, aveva capito che lo pensava solo perché ancora non lo aveva incontrato.



























***















-America! Guardami!- America si svegliò improvvisamente dal suo sogno
ed osservò Brian dinanzi ai suoi occhi, guardarsi le mani e splendere
di luce propria, come se fosse diventato un corpo celeste.
Improvvisamente, il suo corpo era ritornato stabile ed America non fece altro
che strofinarsi gli occhi, confusa.
-America...cazzo...-Urlò Brian con le lacrime agli occhi mentre la giovane stava
cercando di capire cosa stesse accadendo.
-Brian? Cosa?- Borbottò lei, osservando con attenzione la pelle di Brian 
sembrare più genuina del solito.
-Io...posso toccarti!- Urlava di continuo l'uomo che amava, nutrendole
il cuore.
-Brian...non prendermi in giro, ti prego.- Ribatté America, sbarrando gli occhi.
-Dico sul serio! Io...POSSO TOCCARTI!- Urlò ancora il ragazzo con entusiasmo e la ragazza
si occupò di catapultarsi verso di lui.
America saltò tra le braccia di Brian e sentì il calore della pelle del ragazzo che aderiva perfettamente alla sua.
La bionda scoppiò a piangere e si chiedeva di continuo se lui riusciva a vedere attraverso
tutto quel liquido salato che iniziò a scorrerle sulle guance.
Brian la afferrò come per mettersela sul cuore e la strinse forte a sé
come non aveva potuto fare per tutto quel tempo.
America si sentiva sprofondare tra le braccia tatuate del ragazzo mentre riusciva
finalmente a toccarlo.
Era carne.
I due continuavano a stringersi di continuo quando, ad un certo punto, America
si sentì stranamente spezzata ma allo stesso tempo sollevata.
Come se tutta la sua vita d'ora in avanti avrebbe iniziato ad avere un senso.
Si sentiva spezzata perché sentiva in qualche modo che quella sensazione non era destinata a restare
in eterno.
Mentre la ragazza continuava a stringersi a Brian, tutto ad un tratto, iniziò a sentirsi
più leggera del solito.
Brian si era dissolto tra le sue braccia e lei era caduta a terra.
Le ginocchia si erano frantumate sul pavimento insieme ai suoi gomiti mentre tutto ciò
che le era rimasto era solo una ciocca di capelli del ragazzo.
Una ciocca di capelli che le restò tra le mani, lasciandola lì a piangere con disperazione.
-Brian? Brian, dove sei?- Urlò America spaventata, ritrovandosi ancora in lacrime sul pavimento
freddo della sua camera.
Se prima aveva tutto, alla fine, si era ritrovata con il niente. Brian l'aveva lasciata per
sempre e lei non riusciva a farsene una ragione.
Si alzò dal pavimento e corse al piano di sotto della sua abitazione, più spedita che mai.
-Brian?! Brian, perché mi hai lasciata? BRIAAAAAN!- 
Improvvisamente, la giovane si ritrovò di nuovo sul suo letto, con le lacrime agli occhi,
il cuore che le batteva forte e delle gocce di sudore che le bagnavano il viso.
Brian, al suo fianco, sobbalzò preoccupato.
-America, va tutto bene, era solo un incubo.- Le disse il ragazzo senza poterla
abbracciare ma occupandosi di restarle accanto e tranquillizzarla.
La giovane respirò profondamente e tremava come non mai.
Si era toccata la fronte l'istante dopo ed aveva osservato Brian al suo fianco.
Solo nel vederlo, iniziò a sentirsi meglio.
-Va tutto bene piccola, era solo un brutto sogno.- Continuò il ragazzo con dolcezza.
-Io...oddio...tu...puoi toccarmi ora, vero?- Gli domandò la ragazza, sentendosi
ancora frastornata.
-No...non posso.- Le sussurrò Brian con compassione.
-Oh...beh, certo...era davvero solo un sogno, allora.- Mormorò America, sospirando.
-Sì, solo un brutto sogno. Ma adesso è passato, ci sono io qui con te.-
-Il problema Brian è che...ho sognato che tu potevi toccarmi. Ho sognato di abbracciarti
ma poi sei scomparso. Però...ti ho abbracciato ed è stata la sensazione più bella del
mondo.-
Pianse la ragazza mentre continuava a spiegare a Gates cosa aveva sognato.
-Mi dispiace così tanto, piccola. E' passato...-
America annuì ma il suo cuore continuava a battere con prepotenza.
-E' stato il sogno più bello e più massacrante di tutta la mia vita.-










































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve a tutti lettori!
Come state?
Okay, sono tornata con questo nuovo capitolo e sorpresonaaaaaaa!
Finamente, avete scoperto com'è morto il nostro Brian!
La sua storia è uscita allo scoperto ed io spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Dovete scusarmi se non aggiorno più con velocità, ma, sono davvero impegnatissima e mi riesce
difficile fare tante cose in un giorno.
Comunque sia, mi fa piacere vedere che molti di voi hanno deciso di non abbandonarmi
ma di continuare a leggere la ff e seguirla!
Davvero, grazie!
Bene...volevo avvisarvi ancora che la fanfiction la trovate anche su Wattpad! Ovviamente, anche lì,
il mio nick è : "SynysterIsTheWay".
Tuttavia, che ne dite di farmi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo?
Se volete, lasciatemi qualche recensione e continuate a mettere la storia tra i preferiti.
Spero che abbiate anche voglia di condividerla con il mondo!
Vi ringrazio ancora per il vostro sostegno e sono felicissima di sapere che siete rimasti
QUI senza abbandonarmi.
Siete la mia gioia più grande, bitches!
Anyway, me ne ritorno nel mio antro pieno di unicorni e pasticcini e noi ci """"sentiamo"""" al prossimo
capitolo!
Perché non volete che io smetta di pubblicare, vero?
Un abbraccio ipermegaarcicoccoloso! <3










-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 21
*** 21. I'll be with you here until the end. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

21° I'll be with you here until the end.


















Delle gocce di pioggia si frantumavano sull'asfalto freddo mentre
fulmini e lampi si occupavano di squarciare il cielo e segnare l'inizio
di un nuovo giorno piuttosto tempestivo.
America sobbalzò quella domenica mattina, svegliatasi da un tuono impertinente.
La ragazza restò seduta sul letto, stringendosi alle coperte mentre si guardava
intorno quasi spaesata.
Deglutì quando osservò degli schizzi di pioggia bagnare il vetro della sua finestra
per poi alzarsi dal letto e cercare di ricomporsi.
Aveva un nodo in gola che non le dava l'opportunità di sentirsi come realmente
voleva.
Quella notte non era riuscita a dormire granché ma almeno era riuscita ad addormentarsi
dopo diversi tentativi.
Quel sogno sembrò averle proprio spezzato il cuore.
Era arrivato dentro di lei come un uragano ed aveva sfasciato ogni sua speranza.
Per quanto amava quel ragazzo...doveva ammettere che le faceva male sapere di non 
poterlo avere per sempre.
Un giorno si sarebbe dovuta abituare alla sua assenza e lei non era ancora pronta
a lasciarlo andare.
-Buongiorno tesoro mio! Sei pronta per uscire un po'?- Mia era entrata nella sua camera
come una saetta ed aveva interrotto ogni cosa.
America quasi sussultò nel vedere sua cugina così pimpante e piena d'energie di prima mattina,
ma, come poteva biasimarla? Dopotutto, lei era pur sempre Mia.
Quella ragazza era davvero un peperino.
-Oh, no, ti prego. Ho bisogno di dormire.- Sbuffò America, rimettendosi subito a letto
e lasciandosi coprire dalle sue lenzuola profumate.
-Ma è domenica! Che cosa intendi fare, restartene qui a poltrire per tutto il giorno?!- Quasi
la rimproverò la mora, sedendosi sul letto di sua cugina e tirandosi all'indietro i capelli
lunghi e perfettamente lisci.
-Mh, vediamo...restare qui.- Continuò America, facendo finta di pensarci su quando in realtà
già conosceva la risposta che avrebbe dato a sua cugina.
Appunto, la bionda ritornò al di sotto delle sue lenzuola coprendosi persino la testa per 
restarsene al caldo con la speranza di esser lasciata in pace.
-Lo avevo immaginato!- Esclamò poi Mia, prendendo le lenzuola a capo del letto di America
cercando di tirargliele via.
-No, lascia le mie lenzuola!- Urlò America, stringendosi sempre di più alle coperte
combattendo quasi come se avesse degli artigli al posto delle unghie.
-Scendi subito da questo letto!- Ribatté Mia, continuando a tirare verso di sé le lenzuola
senza però avere alcun risultato.
Mia era finita col fondoschiena a terra e America aveva ricominciato a sbuffare.
Si era proprio buttata giù e ripromessa di restarsene a dormire senza infastidire nessuno.
Non voleva di certo rovinare la giornata a tutti.
-Ahi! Cazzo, mi hai fatto molto male!- Esclamò Mia, strizzando gli occhi e cercando di rialzarsi
dal pavimento.
-Non è colpa mia se non hai neanche un po' di forza nelle ossa!- Sbottò America mentre
si zittì l'istante successivo.
Che cosa aveva sentito?!
-Mia...hai detto una parolaccia!- La rimproverò sua cugina, inarcando un sopracciglio, sorpresa.
Mia non diceva mai parolacce...l'influenza di Johnny su di lei l'aveva letteralmente cambiata.
-Sì...oddio, ho detto una parolaccia!- Ribatté la ragazza, scioccata almeno quanto la bionda che la stava
ancora fissando come se fosse un alieno.
-Questa Johnny me la paga.- Continuò America, sdraiandosi nuovamente sul suo letto.
-Lascialo stare. Stare con lui è la cosa più bella di questo mondo.- Sospirò la mora, riportando
il suo fondoschiena sul letto.
-Ne sei innamorata?-
-Follemente ed inguaribilmente innamorata di lui.- Mormorò Mia con gli occhi lucidi di chi sembrava
essersi innamorato per davvero.
-E' bello sentirsi toccare da chi si ama, vero?- 
America si rese conto solo dopo un po' di averle posto una domanda decisamente assurda.
-Direi proprio di sì. Ma perché me lo chiedi?- Domandò poi Mia, curiosa.
-Oh nulla. Semplice curiosità.- Mentì America, abbassando poi lo sguardo verso il pavimento.
-Sì ma adesso ti va di venire con me a casa di Johnny?- 
-Mia, non me la sento. Sono stanca...vorrei solo riposare.-
-Ma non farti sempre pregare!-
-C'è un tempaccio, fuori...-
-Non sarà un semplice temporale a fermarci!-
-Sì, Johnny me la paga cara.-
-Dai, America. Andiamo a casa di Johnny, pranziamo insieme e vediamo qualche film...ci stai?-
-Ti ho già detto di no, Mia. Non insistere.-
-Guarda che ci è rimasto poco tempo per restare insieme! Ti ricordo che il mese sta passando
in fretta ed io dovrei tornarmene in Francia.-
-Au revoir, cousin!-
-America, ci saranno anche October e Erin. Manchi solo tu all'appello, come al solito.-
-Mia, non credo di farcela, non oggi. Ho solo bisogno di riposare.-
-Beh...non posso forzarti se non vuoi ma...nel caso dovessi ripensarci sai dove trovarmi.-
La mora si alzò dal letto mentre i suoi tacchi tamburellavano di continuo sul pavimento.
Anche America si alzò dal letto e si diresse verso la finestra della sua camera per chiuderla
definitivamente.
Quando stava per chiuderla, però, osservò l'auto dei ragazzi parcheggiata proprio dinanzi casa sua.
I finestrini dell'auto erano aperti per metà cosicché la giovane poté sentirli parlare
da giù.
-Johnny, cazzo, ti sei messo a cavalcioni su di me manco se dovessi scoparti!-Urlò Zacky,
facendo scoppiare a ridere sia Matt che Jimmy che si trovava al volante del veicolo.
-Oh sì, fammi tua, Vee!- Continuò Johnny, restando seduto sulle gambe di Zacky mentre Erin
quasi lo fulminò con gli occhi.
-Questo è il mio ragazzo, nanetto!- Ribatté Erin, ridendo e restando seduta tra Zacky, Matt e October.
Fortuna che Johnny liberava un po' di spazio restando spiaccicato addosso a Vee.
Tutti ridevano a crepapelle in quel veicolo mentre aspettavano che America li raggiungesse.
Alla giovane, solo vederli, le fece stringere il cuore.
Era così stanca di trattenersi sempre su tutto o semplicemente evitare ciò che avrebbe
potuto farla sentire meglio.
-Mia...aspetta.- Borbottò improvvisamente la bionda, fermando sua cugina sulla soglia della porta.
-Allora? Ti sei convinta?- Le domandò speranzosa, sua cugina.
-Temo proprio di sì.-


























***














Una volta arrivati a casa Seward, tutti iniziarono a darsi da fare.
Johnny e Matt stavano apparecchiando il tavolo in salotto per renderlo il più
ricco possibile, Zacky stava iniziando a tagliare delle fette di pane e Jimmy
si stava occupando di scegliere il film che avrebbero visto insieme nel pomeriggio.
Le ragazze, invece, si stavano dando ai fornelli iniziando a cucinare qualcosa
di appetibile per il pranzo.
Fuori diluviava ancora ed il cielo era diventato sempre più grigio.
Quelle sfumature così scure nel cielo avrebbero fatto rabbrividire chiunque.
-James, allora, quale film hai scelto?- Domandò Zacky al suo amico, continuando
a tagliuzzare le fette di pane.
-Cazzo, che ne dite della "Casa dei 1000 corpi?"- Domandò Jimmy ai ragazzi con gli
occhi a forma di cuore.
-Ma James, lo avremmo visto almeno un milione di volte!- Ribatté Johnny, sbuffando.
-Ma stiamo parlando di un film del mitico Rob Zombie! Cazzo,  voi non capite proprio niente!-
-Ha parlato l'esperto!-
-Tu sta zitto, Shads!-
-Beh, perché non facciamo scegliere alle ragazze, allora?- Propose poi Zacky.
-Ma sei impazzito, forse? Loro sceglierebbero i soliti cliché come Titanic ed io non voglio
passare tre ore a grattarmelo per quella stronza di Rose che non si era neanche preoccupata
di aiutare quell'altro che non ricordo neanche come si chiama. Ma dai, ridicolo!- Sbottò James, sembrando quasi un critico.
Intanto, i suoi migliori amici non poterono evitare di lasciarsi sfuggire delle risate travolgenti.
-Parla per le altre...Erin ama gli horror.- 
-Ora che ci penso...ho quasi paura di chiedere a Mia che film vorrebbe vedere.- Disse Johnny,
sbarrando gli occhi sulla situazione.
-Qualcosa del tipo...ehm...Barbie?- Ridacchiò poi Matt, scherzando innocentemente.
-Barbie, eh? Avanti, cacciate questo film e facciamola finita!- Mia sbucò dall'entrata del salotto
con un vassoio di antipasti tra le mani che aveva appena deciso di posizionare al centro del tavolo.
-Oh...amore...no, i ragazzi stavano scherzando!- Si giustificò Johnny, arrossendo.
-Sì, come no.- Ribatté Jimmy, facendo ghignare ancora tutti sotto ai baffi.
-Siete proprio incredibili.- Borbottò Mia mentre a seguirla fu proprio Erin che stava iniziando
a posizionare dei piatti puliti sul tavolo.
-Ehi, ma America dov'è finita?- Domandò improvvisamente Jimmy, guardandosi intorno.
-E' andata un secondo in bagno, torna subito.- Ripose poi October con delle bottiglie
di birra tra le mani.
La verità era che solo Dio poteva sapere quali sarebbero state le vere intenzioni di America,
quel giorno.
La giovane si era chiusa in bagno da un po' e continuava a piangere con disperazione, accanto
al wc.
Non riusciva a fare altro che pensare a quel sogno così devastante che sembrò averla macchiata
dentro.
Stava per esagerava e se lo sentiva. I polsi le iniziarono a pulsare mentre stava iniziando
a fare un trambusto assurdo in quel bagno, nel cercare un qualcosa che l'avrebbe aiutata a portar
via tutto il dolore che aveva dentro.
America continuava a sbattere gli sportelli dei mobili nel bagno e continuava a cercare, cercare
e ancora cercare.
Quasi desiderò di urlare nel momento in cui delle lacrime le rigarono il volto
ma, cercò comunque di non farlo.
I ragazzi non udirono alcun trambusto dal piano inferiore dato che avevano alzato il volume
della televisione al massimo.
Lei continuava ad impazzire affidandosi alla speranza e ad un piccolo rosario nero che le aveva
regalato sua madre quando era solo una bambina.
Lo portava spesso al di sotto dei suoi vestiti e lo stava tenendo stretto tra le dita
mentre cercava la salvezza in un qualcosa che le avrebbe solo portato sempre più sofferenza.
Aveva bisogno di avere il controllo su tutto ciò che provava dentro ma non ci riusciva in alcun modo.
Doveva fare qualcosa.
Non poteva più restarsene senza far nulla, aveva bisogno di aiutarsi.
Sentiva il suo cuore sgretolarsi di continuo mentre l'unica cosa che riusciva a pensare
il quel momento era solo...andarsene.
America riuscì a trovare una vecchia lametta un po' arrugginita in uno dei cassetti del mobile
situato in bagno e, con disperazione mentre le lacrime le bagnavano le guancie, spaccò l'oggetto
a terra, calpestandolo con forza.
La giovane raccolse la lama dal pavimento e la osservò con attenzione mentre continuava a rigirarsela
tra le dita.
Non riusciva a capire neanche lei che cosa le stesse prendendo ma, una cosa era certa : voleva
raggiungere Brian ed avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di restare con lui per sempre.
Se non potevano farlo...beh, a quel punto, ci sarebbe riuscita lei a creare il finale perfetto
per il loro amore.
E cazzo, sì.
Il loro amore doveva trionfare ad ogni costo.
Era questo ciò che continuava a pensare America, sommersa ormai da quel cumulo d'amore che aveva dentro.
Lei aveva bisogno di raggiungere Brian, di stringerlo tra le sue braccia e sentire il sapore
delle sue labbra come non sarebbe mai riuscita a fare se fosse rimasta ancora in vita.
L'unica cosa che riusciva a sentire in quel momento, era proprio quella lama affilata
tra le sue mani.
La osservò per un bel po' di tempo mentre continuava a piangere ed asciugarsi le lacrime
contemporaneamente.
Era strano come erano cambiate le cose.
Si sarebbe tolta la vita...avrebbe abbandonato tutto e tutti solo per lui.
Perché forse, lei aveva realmente bisogno di questo.
Voleva stare con lui per sempre.
Ma non solo per sempre.
Quella volta, era davvero giunta alla conclusione che la sua vita sarebbe stata perfetta
solo se Brian non l'avesse mai lasciata.
E lei non era pronta ad una situazione del genere.
Non era pronta ed aveva deciso di ammazzare quegli stupidi pronostici e vincere
su tutto.
Ma la vita non era un gioco. Non era una semplice scommessa o un tifo continuo contro
il perdente.
La vita era una continua lotta per la sopravvivenza ed America non voleva più combattere da sola.
La ragazza aprì la fontana del bagno per sottomettere tutti i rumori o le urla che avrebbe
lasciato morire nell'aria circostante e ricominciò a concentrarsi su quella lama d'acciaio
che avrebbe utilizzato per togliersi per sempre la vita.
Il cuore le iniziò a martellare dentro mentre continuava a pensare al suo unico e solo obiettivo.
Brian.
Brian.
Brian.
Brian e ancora Brian.
Brian nella sua mente, nel corpo, nella sua anima, nei suoi respiri, nei suoi dipinti.
In tutto ciò che faceva.
Sempre e solo lui.
L'aveva cercata, voluta, amata. 

E lei in quell'istante si era sentita in trappola.
Aveva bisogno di sentire il tocco del ragazzo sulla sua pelle.
Anche solo abbracciarlo le avrebbe dato un po' di sollievo in più.
Si sarebbe accontentata di qualsiasi cosa pur di averlo al suo fianco.
Perché, per quanto non riusciva a capacitarsene, lei se ne era perdutamente
innamorata.
Ma no, quello che provava per Brian non era quell'amore tipico che veniva
raccontato nelle favole o nei libri...quello era un'amore impossibile.
Fatto di distruzione, di passione mentale.
Perché loro non potevano toccarsi ma riuscivano lo stesso percepirsi.
Brian era forte. Lui poteva continuare a sperare in qualcosa ma lei...lei no.
America non era per nulla forte. Era lei la fragile.
Non sapeva mai come ripararsi dalla tempesta.
La bionda si tenne il rosario al petto, stringendolo con forza con la mano
destra mentre con l'altra si sarebbe occupata di procurarsi un viaggio di sola andata
verso ciò che le avrebbe dissolto tutto quel vuoto che aveva dentro.
Con lentezza e le mani tremanti, portò verso il suo polso quella lama desiderando solo di conficcarsela
nella pelle.
Stava cercando il sollievo in un qualcosa che si sarebbe occupato di ucciderla lentamente.
-Aspettami, Brian.- Sussurrò la ragazza, chiudendo gli occhi ed iniziando ad abbandonare
quell'aggeggio nella speranza di riuscire a frastornarsi i polsi.
E loro si sarebbero lasciati frastornare, incapaci di urlarle contro quanto stesse sbagliando.
Una sveglia mentale avrebbe dovuto fermarla, ma, non fu così. Lei era così decisa
che nulla e nessuno sarebbe mai riuscita a fermarla.
Soffriva per amore.
Attendeva con ansia il giorno in cui si sarebbe innamorata ma mai avrebbe pensato
che,un giorno, sarebbe arrivata addirittura al punto di morire per amore.
La lama si era ormai avvicinata al suo polso ma proprio quando stava pensando di tracciarvi
una linea in verticale...qualcuno riuscì a fermarla.
Una mano le aveva lasciato scivolare quella lametta dalle mani, riuscendo a spalmarla
sul pavimento freddo di quel bagno di cui le pareti sembravano avere gli occhi.
America aveva ricominciato a piangere e aveva frantumato le sue ginocchia contro il pavimento
posizionandosi poi le mani dinanzi agli occhi.
Brian respirò con affanno mentre si era appena reso conto di esser riuscito a strappare
via quell'oggetto tanto distruttivo dalle mani della sua amata.
America si ritrovò con la schiena contro la parete bianca del bagno e Brian stava continuando
a respirare con fatica.
-Cazzo, America, sei impazzita?!- Urlò Brian contro la ragazza, furioso.
La bionda dagli occhi scuri iniziò a singhiozzare mentre quasi si sentì peggio nel vedere
Brian dinanzi a lei con quella mascella contratta che non prometteva nulla di buono.
-Che cosa cazzo stavi cercando di fare, irresponsabile che non sei altro? Volevi ucciderti, forse?!- La sgridò
ancora Gates, con gli occhi colmi di sangue mentre decise di gettare quella lama giù dalla finestra.
America rimase sul pavimento a piangere nel frattempo che stava riprovando a respirare.
-Hai idea di quello che stavi cercando di fare, stupida che non sei altro?- Continuò Brian,
più furioso che mai, osservando la ragazza piangere a dirotto.
-Pensavo che almeno in questo modo...avrei potuto abbracciarti, stare con te per sempre.- Singhiozzò
America, sentendosi il cuore in mille pezzi.
Brian sgranò gli occhi, quasi incredulo.
Non poteva credere a ciò che la ragazza gli aveva detto.
-Che cosa?! Hai tentato il suicidio per raggiungermi?-
-Beh, perché avrei dovuto farlo, altrimenti?-
Ribatté America mentre il nodo in gola
stava iniziando a dissolversi.
Gates, nel frattempo, si era occupato di sospirare.
Strinse le mani in pugni e si era accovacciato dinanzi alla ragazza che gli rivolse
uno sguardo colmo di risentimento.
Lei voleva davvero raggiungerlo.
-Non è questo il modo giusto per raggiungermi, stupida. Dio, se solo ti fossi uccisa, non immagini
neanche e a che razza di sorte saresti andata incontro!- La rimproverò ancora il ragazzo, toccandosi
i capelli con nervosismo.
-Io volevo solo stare con te...- Sussurrò America quasi come una bambina. 
Brian quasi si sentì sciogliere da tutta quell'innocenza che lo stava travolgendo in quel preciso
istante.
-E' completamente sbagliato, America. Chi si provoca la morte non resta intrappolato in alcun limbo.
Saresti finita all'Inferno e non mi avresti comunque trovato. Io sono bloccato qui per via delle mie faccende
in sospese ma tu...tu...cazzo, stavi rischiando di raggiungere il Diavolo in persona.-
America rabbrividì all'istante.
Il discorso di Brian aveva un senso.
-Chiunque tenti di togliersi la vita non fa altro che negare la vita stessa. Non fare a pezzi la tua pelle.
Qui c'è qualcuno che la ama pur non potendola toccare.- Le sussurrò il ragazzo con una voce pacata e soave
che riuscì a farla sentire dannatamente in colpa.
-Dentro di noi ci sono delle forze opposte. Il bene ed il male. Adesso, se non vuoi che sia il male
ad avere la meglio su di noi...metti via quella lametta.-
-Ci hai già pensato tu a buttarla...-
-Sì, ma...cazzo! Anche i tuoi polsi hanno un'anima. Se rischi di far del male loro, rischi di uccidere
anche una parte di me.-
-Mi dispiace...non volevo reagire in quel modo è solo che io avevo tanto bisogno di abbracciarti...-
Il viso di Brian cominciò subito a rilassarsi.
-Non farlo mai più. Hai una vita davanti, America. Non eri tu a dire sempre agli altri cosa dovevano fare?-
-Brian...la mia vita non è neanche un piccolo pezzo di paradiso senza di te.-
Il ragazzo si sentì tutto un fremito mentre lo stomaco continuava a contorcerglisi.
-Ed io che cosa avrei fatto senza di te se tu saresti finita all'Inferno?-
America si asciugò le lacrime dal viso, annuendo tempestivamente alle parole del ragazzo.
-Ho rovinato tutto, non è così?-
-Perché pensi questo?-
-Perché non posso fare altro che pensarlo, Brian!-
-Ti vergogni di ciò che hai cercato di fare?-
-Da morire. Se non mi avessi fermata, sarei morta e non ti avrei raggiunto comunque. Avrei rischiato
di lasciarti prima del tempo!-
-Non devi vergognarti delle tue debolezze. Se non ti sei spaventata tu con le mie
non vedo perché dovrei farlo io con le tue.-
-Vorrei solo tornare indietro e ricominciare tutto da capo con te. Avere più tempo per amarti...
non so se mi spiego.-
-Ti spieghi benissimo, America. In un mondo parallelo, forse, ci staremo già abbracciando.-
Brian si alzò dal pavimento e sorrise alla ragazza, facendola sentire subito meglio.
Il ragazzo le porse una mano e lei lo guardò con un'aria interrogativa stampata sul volto.
-Che significa?-
-Piacere, Brian Haner. Anima ribelle e senza futuro che ha avuto il coraggio di innamorarsi
di un'essere umano.-

-Brian, ma che cosa stai facendo?-
-Ricominciare.-
-Tu...sei assurdo...-
-Come scusi? Oh signorina, io non conosco ancora il suo nome, è pregata di presentarsi.-
-Piacere, Brian Haner. Il mio nome è America Mcklain ed io sono un'essere umano un po' 
andato a male.-

-Incantato.- Continuò Gates, facendo arrossire nuovamente la giovane.
-Così tanto incantato da volermi tenere ancora con sé per il resto dei suoi giorni?-
-Fino alla fine, Mcklain. Fino alla fine.-






























***
























America restò fino al pomeriggio con i suoi più cari amici
e sua cugina Mia, rilassandosi del tutto.
Lì con loro c'era anche Brian, era solo un peccato sapere che gli altri
non potevano né vederlo e né sentirlo.
Qualsiasi battutaccia faceva Jimmy... riusciva a far sorridere anche Brian.
Anche perché, i ragazzi erano cambiati da un po' da quando mancava loro
quella parte fondamentale che gli era stata strappata via per sempre.
Ma Brian stava cercando di godersi anche quei momenti perché sapeva che non
gli sarebbero stati restituiti.
La sera, America tornò a casa sotto richiesta dei genitori perché doveva
badare a suo fratello.
I Mcklain avevano un impegno di lavoro e lei sarebbe dovuta restare a casa
con Brandon.
La giovane non perse neanche un attimo di tempo.
Si fece accompagnare a casa da Jimmy e vi entrò con tranquillità cercando
di nascondere tutti quegli istinti suicidi a cui aveva pensato quella mattina stessa.
Dopo, iniziò a sentirsi decisamente meglio ed era tutto merito di Brian.
America si diresse verso la camera dei suoi genitori e trovò sua madre intenta nell'agghindarsi
mentre stava indossando dei graziosi orecchini a forma di perla.
-Wow, siamo sicuri che sia un impegno di lavoro?- Domandò America a sua madre,
vedendola sorridere dinanzi allo specchio della camera.
-Ma certo, tesoro. Allora, che te ne pare?-
La signora Mcklain si voltò verso sua figlia e si lasciò ammirare in tutto il suo splendore.
Certo, non era più l'adolescente di una volta, ma era pur sempre una gran bella donna.
I lunghi capelli biondi le cadevano sulle spalle e sua figlia continuava ad osservare
quel suo vestito rosso abbastanza sobrio che le stava d'incanto.
-Sei bellissima, mamma. Credo di aver capito del perché papà ha scelto proprio te.- Ammise America,
sorridendo alla donna che ricambiò con gioia.
-Non prendermi in giro, America.-
-Ma no, mamma, dico sul serio. Da grande voglio essere come te.- Continuò la bionda, ammirando
ancora sua madre e vedendola poi spruzzarsi delle goccie di profumo sul collo.
Quel profumo di vaniglia tanto buono che le fece ricordare di quando era così piccola da desiderare
di essere al posto di sua madre, dinanzi a quel beauty case così pieno zeppo di trucchi da
farla stare male.
Si era persino ricordata di quando sua madre parlava con le sue amiche in cucina e lei approfittava
della situazione per correre nella sua camera e rifugiarsi nel suo armadio.
L'armadio dei sogni di qualunque bambina, insomma.
America tirava giù tutti i vestiti di sua madre, li indossava e pur vedendo che le stavano troppo grandi,
riusciva a divertirsi in qualche modo.
Indossava quei tacchi alti e non le importava di tutte quelle volte che stava rischiando di cadere.
Sapeva che si sarebbe rialzata, prima o poi.
Non vedeva l'ora di diventare una donna o una vera signorina per poter indossare quei tacchi a spillo,
quelle giacche eleganti oppure semplicemente quelle gonne a vita alta.
Ma chi lo avrebbe mai detto che, quando sarebbe cresciuta, si sarebbe ritrovata ad essere il contrario
di ciò che pensava.
Mai avrebbe pensato che diventare una donna comportasse anche avere delle responsabilità o lasciarsi
ferire da qualcuno.
Perché, forse da piccoli, non ci pensavi neanche a queste cose.
Non ti passa per la mente sapere che da grande qualcuno, prima o poi, potrebbe ferirti.
Quando sua madre posò il profumo sul suo salone di bellezza, America ritornò sul pianeta Terra.
Salutò i suoi genitori che stavano per uscire dall'abitazione e si avvicinò poi a suo fratello, aiutandolo
a fare i compiti per il giorno dopo.
Dopo alcuni istanti di duro lavoro per il piccolo Brandon, la ragazza decise di premiarlo
con una buona cenetta che compredeva un buon piatto di pasta ed una cheesecake fatta in casa.
Poi, verso le otto, America prese in braccio suo fratello e lo portò nella sua stessa camera
per farlo addormentare.
Gli lesse la storia di Cenerentola e, alla fine, gli diede un bacio sulla fronte.
-Ah, sono così felice che quelle brutte streghe alla fine l'hanno pagata cara!- Esultò felice
il bambino, sorridendo ad America.
-Beh, alla fine il bene trionfa sempre.- Spiegò la giovane, chiudendo il libro e sbadigliando un po'.
-Quindi...il principe e Cenerentola resteranno insieme per sempre?- Le domandò Brandon con un tono
di voce così innocente da farla sorridere ancora.
-Ma certo.-
-Felici? Davvero saranno felici per sempre?-
America esitò per un po' ma, in seguito, prese una mano a suo fratello e gliela strinse forte.
-Per sempre, piccolo.- Sussurrò la ragazza, pensando di testa sua che, probabilmente, il "per sempre" esisteva
solo nelle favole.
Quanto avrebbe voluto farne parte anche lei di quelle favole strappalacrime e a lieto fine.
Solo che lei non poteva.
La vita non era fatta di questo ed un giorno lo avrebbe capito anche suo fratello.
-Adesso dormi, che è tardi.- 
-Va bene...ma mi lasci la luce accesa, ho paura del buio.-
-Certo piccolo, buonanotte.- America lasciò un altro bacio sulla fronte del bambino e si avvicinò
alla porta della camera per potersela chiudere alle spalle.
Ma prima di farlo, Brandon l'aveva bloccata ancora.
-Un giorno scoprirò chi è il ragazzo che tanto ti piace e gli chiederò di darti
un lieto fine proprio come nella storia di Cenerentola!- 

America quasi si commosse alle parole che sussurrò il suo fratellino prima di addormentarsi.
-Ne sono sicura.- Mentì la giovane, chiudendosi poi la porta alle spalle lasciando dormire tranquillo
il piccolo Brand.
America si posizionò una mano sul cuore, ricordandosi del fatto che lei non era ancora destinata
ad un lieto fine.
Probabilmente, sarebbe rimasta senza un cuore per tutta la vita perché Brian sarebbe riuscito
a portarglielo via per sempre.
Troppi per sempre.
Ne era così piena da desiderare quasi di liberarsene e vomitarli tutti.
Le riempivano le interiora.
Poi, il suono del campanello di casa, la fece improvvisamente sussultare.
Chi poteva mai essere a quell'ora?
La bionda attraversò il corridoio e scese al piano inferiore avvicinandosi poi con curiosità
alla porta di casa.
Con un movimento svelto, aprì la porta e dinanzi ai suoi occhi, si ritrovò la figura di Matt
che sembrava essere piuttosto agitato e nervoso.
-Matt...non ti aspettavo.- Disse America, inarcando un sopracciglio mentre il ragazzo continuava
a piegare le labbra.
-Ci rivediamo. Posso entrare?- Domandò il ragazzo con un sorriso timido e gli occhi verdi che sembravano
esser quasi diventati due diamanti neri.
-Ma certo che puoi, entra pure.- Disse America, facendosi da parte per lasciar entrare
il ragazzo in casa.
-Prego, accomodati pure, vado a prenderti una birra.- Mormorò ancora la ragazza, indicando il divano
del salotto ed entrando in cucina per prendere una bottiglia di birra al giovane.
Una volta tornata nel salotto, porse la bottiglia di Heineken al ragazzo mentre lui si limitò
a ringraziare.
-Allora, a cosa devo la tua visita?-  Chiese America con curiosità, sedendosi sulla poltroncina
di fronte a Matt.
Il ragazzo esitò prima di iniziare a parlare e posò la bottiglia di birra ai suoi piedi non sapendo
dove lasciarla.
Sembrava nervoso.
-I-io...ho bisogno di parlare con te. Sono appena tornato dal cimitero ed ho ben pensato
di fare un salto da te.- Balbettò il ragazzo dai mille tatuaggi, tirandosi in su le maniche
della t-shirt bianca.
-Bene, parla pure, ti ascolto.- Continuò la giovane, sorridendo al ragazzo.
Matt osservò il suo sorriso e quasi si dannò per aver mostrato alla ragazza i suoi occhi lucidi.
-Mi mancano da morire.-
America restò in silenzio. 
Sapeva bene a chi si stava riferendo Matt.
-Continuo a chiedermi del perché mi hanno abbandonato entrambi...io avevo ancora
bisogno di loro...-
-Matt, la vita è una ruota che gira di continuo. Doveva andare così perché probabilmente avevi ancora
qualcosa da imparare. Noi persone ci occupiamo sempre di vivere attraverso gli altri e viverci
le emozioni perché al giorno d'oggi, si muore. Si muore con poco, improvvisamente e quando
meno te lo aspetti ma...ehi! E' ciò che accade. E quando accade non puoi fare nient'altro che vivere con rimpianti
e rimorsi che non dovrebbero neanche appartenerti.-
-Io...sto davvero tanto male, America.-
-Hai mai provato a parlarne con i ragazzi?-
-L'ho fatto tante volte. Ma ogni volta, loro cercano di fare i gradassi, i più forti...
lo fanno per me. Per cercare di abbandonare i loro dolori e concentrarsi sui miei ma io glielo
leggo negli occhi che abbiamo vissuto tutti lo stesso dolore. Solo che io ho perso troppo, capisci?
Ho perso uno dei miei migliori amici e ho perso la donna della mia vita. Peggio di così non poteva
andarmi.- Borbottava il ragazzo, continuando a mantenere gli occhi fissi nelle pupille di America
che lo ascoltava con un foro nel petto al posto del cuore.
-Mi dispiace sapere che tu abbia perso così tanto nella tua vita...ma tu hai ancora delle ali.
E quelle ali sono i tuoi migliori amici. Loro ti amano da morire così come ti amano ancora Brian
e Valary. Ne sono sicura.-
-Io li ho persi per sempre, America. Non torneranno mai più indietro.-
-Perché devi pensarla così? Matt, loro non se ne sono mai andati.- America si alzò dalla poltrona e 
si avvicinò al ragazzo, sedendoglisi accanto.
-Loro sono qui e qui. E fin quando faranno parte di te...non ti abbandoneranno mai.- Continuò la ragazza
indicando la mente del ragazzo e disegnandogli un segno sul petto con le dita.
-Capita a tutti di dimenticarsi delle proprie ali, è normale. Ma tu smettila di tenerti tutto dentro.
Un dolore tenuto in silenzio può fare ancora più male di uno sboccato e sputato. Non può essere sempre e solo
tutto in bianco e nero!-
-Vorrei avere la tua forza, lo sai? Cazzo, uno come me non dovrebbe neanche pensare di essere
più debole di una ragazzina come te.-
-Mi hai dato della ragazzina?! Ho sentito bene, signor Mr. fossetta?-
Shads si lasciò sfuggire un sorriso.
Stava cercando di riprendersi e America era riuscita a farlo spensierare.
Quella ragazza aveva il dono di portare allegria nei cuori di chiunque si limitasse
anche solo a guardarla.
Era anche quello uno dei motivi per cui Brian ne era rimasto scottato.
-La vita è un po' così. Fa schifo. Delle volte vorresti farti del male e pensare che se non ci fossi
più tu in questo mondo le cose andrebbero meglio ma no...è tutta una menzogna. Andrebbe sempre e solo
peggio.- 
Ed America con quelle parole era riuscita anche a farsi una ragione su quel momento di follia
che aveva preso il sopravvento sulle sue emozioni quella mattina.
-Un giorno ti ritrovi con la certezza di vivere il tuo ultimo momento ed un altro...come se 
fossi seduto sulla panchina di una stazione ad aspettare il treno giusto o forse che qualcuno
scendi da quel treno e decidesse di prendersi cura di te, di travolgerti.-
Spiegò ancora la giovane mentre Matt si era lasciato convincere dalle sue parole.
Ma egli non riuscì a prestare attenzione solo a ciò che gli stava dicendo la ragazza.
-Tu me la ricordi tantissimo, sai?- Disse il ragazzo, folgorato mentre aveva quasi visto la sua
Valary al posto di America.
-Davvero?-
-Sì. Aveva anche lei i capelli biondi, proprio come i tuoi. Quasi gli stessi occhi solo che i suoi erano
un po' più chiari...- Osservò Shads, attento ad ogni dettaglio.
-Tu non l'hai mai persa, Matt. Un giorno la rincontrerai lì e...starete insieme...per sempre.- America
quasi sussurrò l'ultima parola e si occupò di prendere una mano del ragazzo per stringergliela.
A quel punto, Matt non riuscì più a controllarsi.
Si avvicinò con pericolosità ad America e le rubò un bacio a cui la ragazza sentì di non poter rinunciare.
Una luce abbagliante ricoprì il corpo del ragazzo mentre America non se ne era neanche resa conto.
La ragazza stava baciando Matt ma, in quell'istante, si era resa conto del fatto che quel sapore
quasi non sembrava appartenere a quello del ragazzo.
Il bacio non fu troppo lungo ma America era così scioccata e stranamente felice allo stesso tempo.
Che cosa stava succedendo?
Si sentiva anche lei avvolta quasi dalla stessa luce misteriosa.
Quando Matt allontanò dopo alcuni istanti le sue labbra da quelle della ragazza, si pentì amaramente
di ciò che aveva fatto.
Aveva baciato America ma, aveva immaginato la sua Val che scendeva da un fottutissimo treno e cercava di
raggiungerlo.
E lui si era lasciato prendere così tanto dalla situazione da non rendersi conto di ciò che aveva appena avuto il coraggio
di fare.
America sbarrò gli occhi, ancora incredula di ciò che aveva provato anche lei.
Le batteva ancora forte il cuore.
-Oh cazzo...io non so che cosa mi sia preso, America. Oddio, io...ti prego, perdonami.- Matt
si alzò scosso dal divano, grattandosi la nuca con nervosismo.
-No, Matt, aspetta...-
-Perdonami, ti prego, non so cosa mi abbia preso. E' che tu le somigli così tanto ed io
mi sono lasciato prendere dalla situazione...-
-Matt, non è successo niente, davvero...- 
-Non potrò mai perdonarmelo, America. Non volevo baciarti è solo che...lei mi manca così tanto
che credevo di averla dinanzi a me e...cazzo. Non provo nulla per te, devi credermi, non volevo
prenderti in giro o fare l'idiota in alcun modo!- Continuò a dire Shads, sentendosi mortificato.
-Ehi, Matt.- America si rialzò dal divano e si avvicinò al ragazzo prendendogli il viso tra le mani.
-E' tutto okay, non è successo nulla.- Gli disse con tranquillità mentre il ragazzo continuava a respirare
con profondità.
-Cazzo...forse farei meglio a tornarmene a casa.- 
-Non essere così duro con te stesso.-
-Io...sono stato un coglione, mi dispiace tanto. E' che per un attimo avevo davvero creduto
di averla dinanzi ai miei occhi e...-
-Basta Matt, ti ho già detto che non è successo niente. Sarebbe potuto capitare a chiunque
e va bene così.-
-Valary mi odierà per questo.-
-No, non lo farà. Sono sicura che lei sa che questo bacio era suo.-
Matt annuì alle parole di America, continuando a tremare.
-Scommetto che ora non vorrai più vedermi.-
-Non dire sciocchezze, Matthew! Io ti voglio bene e per qualsiasi cosa sai che potrai
sempre contare su di me.-
-Grazie...America.- Il ragazzo si dimenò tra le braccia della giovane, facendosi stringere forte.
America si occupò di alleviare i dolori del giovane e ci riuscì con poco.
L'istante seguente, Matt se ne era già tornato a casa ed aveva ringraziato la bionda per 
esser stata così comprensiva e buona con lui.
Ma America si sentì improvvisamente male.
Salì in camera sua e si chiuse dentro, buttandosi sul letto.
Le si era contorto lo stomaco di continuo mentre Matt la baciava. Aveva provato
delle sensazioni che Brian non doveva neanche sapere.
Improvvisamente, la giovane si sentì in colpa per ciò che aveva provato
peer quel misero bacio.
Aveva tradito Brian.
-Booo!- 
La ragazza cacciò improvvisamente un urlo ma dopo essersi resa conto di aver urlato per nulla,
cercò di ristabilirsi.
-Oh, scusa, non volevo spaventarti.- Se la rise Brian, apparendo dinanzi ai suoi occhi.
-Prima o poi ti farò passare questa tua mania di spaventarmi!- Ringhiò la ragazza, respirando
a perdifiato.
-Sei troppo divertente, non posso smettere di guardarti!-
La verità era che America aveva subito cambiato espressione nel ricordarsi di ciò che aveva
sentito pochi istanti fa con il suo migliore amico.
Come poteva spiegare a Brian come erano andate le cose?
-Brian...io...devo parlarti.-
-Del bacio con Matt? Nah, so già tutto.-
-Davvero? Oh mio Dio, tu ci hai visti?-
-Sì.-
-Brian, posso spiegarti tutto...-
-Ma non devi spiegarmi niente.-
-Brian...davvero, non è come pensi.-
-E come dovrebbe essere allora, sentiamo?-
-Non mi ha baciato perché prova qualcosa nei miei confronti...noi siamo solo amici,
devi credermi.-
-Ti credo.-
-Cosa? Davvero?-
-Perché non dovrei crederti dato che sono stato io a baciarti?-
-C-come?-
Sul volto di Brian, si dipinse un sorriso a dir poco soddisfatto.
Fu in quel preciso istante che America capì tutto.
Quella luce abbagliante che circondava Matt...aveva dato un senso ad ogni cosa.
Perché lì c'era un uomo che aveva cambiato ogni cosa.
Quando America aveva spiegato a Matt delle persone che vivono attraverso gli altri, 
qualcuno stava già mettendo in pratica la situazione.
C'era un ragazzo, proprio lì.
Un ragazzo ed il suo corpo che si era plasmato a quello di una persona di cui si fidava ciecamente.
Si erano baciati e quella volta...per davvero.
America in quel momento ci rifletté bene.
Per un po'...era riuscita a non essere solo lei.































NOTE DELL'AUTRICE.

Ma buonsalve a tutti lettori!
Ho aggiornato presto questa volta, contenti?
Ho fatto l'impossibile, credetemi! Allora, che ve ne pare di questo nuovo capitolo?
Pieno di colpi di scena, vero?
Ci tenevo inoltre a dirvi una cosa importante.
Non ho utilizzato la tematica dell'autolesionismo per farmi figa o per scopi personali, anzi.
Credo che il modo in cui ho riportato questa tematica sia d'impatto per le persone che magari soffrono
davvero di autolesionismo. E credetemi, al mondo ce ne sono tantissime di persone che hanno questi tipi
di problemi ma bando alle ciance e ciance alle bando...ho deciso di farvi aprire gli occhi.
Trovate delle persone che sono capaci di farvi stare bene e tenetevele strette perché possono essere
loro stesse la cura ad ogni vostro male!
Per il resto, voi come state? Che cosa mi raccontate di bello?
Spero che vi stiate rilassando perché a settembre si ricomincia con la scuola o con il lavoro, no?
Faccio un in bocca al lupo a tutti per le vostre vite e sì...se il capitolo vi è piaciuto, non vi costerà
nulla lasciarmi una piccola recensione, no?
Ma anche minuscola va bene, lo sapete! <3
Okay, per quanto riguarda invece la questione tra Matt e America...tra di loro non c'è assolutamente niente.
Ci tengo a sottolineare che l'anima di Brian era entrata nel corpo di Matt.
Quindi, di conseguenza, era stato il nostro Gates a baciare America e Matt era spinto dal desiderio di farlo
sia pensando a Val che perché c'era Brian che lo "forzava".
Spero di essere stata abbastanza chiara :')
Ringrazio ancora tutti coloro che continuano a seguire la ff e prima di lasciarvi vi posto
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Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e...al prossimo! 
XOXOXOXO!





-SynysterIsTheWay.
 

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Capitolo 22
*** 22. I've made mistakes, I'm just a man. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

22° I've made mistakes, I'm just a man.



















Dopo circa una settimana, il negozio di Jimmy e October
era stato finalmente aperto.
Tutti gli abitanti di Huntington Beach, compresi i loro più
cari amici ne avevano approfittato per dargli un'occhiata.
Era un gran bel negozio di musica, quasi un emporio.
In quell'edificio vi erano tutti i CD musicali che i cantanti e le band
più famose avevano inciso ed October si occupava semplicemente dell'altro
angolo del negozio che comprendeva la vendita di libri famosi.
Finalmente, dopo tanto lavoro, quella coppietta ce l'aveva fatta.
Avevano realizzato un grande sogno insieme e dopo tanta fatica...ecco
che i frutti iniziarono a maturare.
Jimmy aveva chiesto alla signora Venus di poter continuare a darsi da fare in quella lavanderia
che era ormai diventata la sua casa ed, ovviamente, Venus aveva accettato
con gioia.
Il ragazzo dagli occhi del colore del cielo aveva preso in considerazione 
l'idea di lavorare in lavanderia solo nel fine settimana.
Quella mattina, America, Erin e i ragazzi erano stati al negozio di musica
e non avevano fatto altro che rimanere stupiti per tutto il tempo.
Con l'aiuto anche dei soldi di October che aveva arrotondato in un bar della Black
Rose per tutto quel tempo, erano riusciti a creare un qualcosa che sarebbe sicuramente
rimasto nella storia.
America entrò nel negozio con gioia dopo essersi fatta venire un colpo al cuore
nel leggere l'insegna dell'edificio.
"The Brian's house."
Era così che Jimmy aveva deciso di chiamare il suo nuovo emporio musicale e letterario.
-Devo dire che fa effetto.- Disse Zacky, sorridendo alla vista di quell'enorme insegna
proprio dinanzi ai suoi occhi color acqua marina.
-E'...fantastico.- Mormorò poi Matt, senza poter fare a meno di sorridere.
Una volta entrati nel negozio, tutti rimasero a bocca aperta.
Le pareti erano contornate da poster di personaggi rock famosi e di quadri degli anni '80 a dir
poco eccezionali.
Di tanto in tanto si potevano persino intravedere dei dischi in vinile che davano un tocco
vintage a quell'emporio che sembrava essere a dir poco fantastico.
Jimmy e October avevano già iniziato a lavorare.
Il negozio sarebbe stato aperto solo di sera e di conseguenza la domenica mattina in modo che Jimmy non avesse
problemi neanche ad organizzare il lavoro in lavanderia.
Ed ovviamente, anche in modo che sia lui che October potessero continuare a seguire le lezioni scolastiche.
Tutte le persone della città si erano fermati a dare un'occhiata al negozio ed, ovviamente,
molti di loro avevano già fatto i loro primi acquisti.
I ragazzi erano così fieri del loro migliore amico.
Come non poteva esserlo quindi anche Brian?
-Ragazzi, siete arrivati finalmente!- Esclamò Jimmy con emozione, avvicinandosi ai suoi più
cari amici.
-Cazzo James, questa sì che è roba forte!- Ribatté Johnny, saltando addosso all'amico ed appendendosi
alla sua giacca.
-Un'intera sezione dedicata ai Metallica e ai Pantera...sto sognando?- Domandò poi Matt con gli occhi luccicanti, riempiendosi
le mani di CD come un bambino in un negozio di giocattoli.
-Aspetta, ti dò un pizzico così puoi constatare tu stesso!- Scherzò poi America, avvicinandosi pericolosamente
al ragazzo che si era già allontanato in un'altra sezione, sorridendole.
Tra Matt e America le cose avevano ripreso subito a funzionare bene.
Il ragazzo vestito di soli tatuaggi non provava nulla per lei come America non provava
nulla per lui.
Era stato un attimo e diciamo che Brian era stato così bravo da incitare il tutto.
Quindi, dopo qualche giorno di imbarazzo, la loro amicizia era diventata di nuovo la stessa.
-Devo farti i miei complimenti Jimbo, davvero un gran bel lavoro.- Annuiva convinta Erin, 
soddisfatta di ciò che aveva dinanzi ai suoi occhi.
-Io concordo in pieno. E' davvero un bel negozio.- Mormorò poi America, sorridendo
a Jimmy che quasi stava iniziando a vaneggiare scherzosamente.
-Questo è ciò che può fare il grande Knife Master!- Esclamò James, urlando a squarciagola
e facendo ridere tutti.
-Ecco, ora me lo state facendo montare troppo.- Ironizzò poi October, avvicinandosi
al suo fidanzato e salutato tutti con allegria.
-Complimenti anche a te October, davvero stupendo.-
-Ti ringrazio, America.-
La bionda sorrise e continuò a guardarsi intorno.
Su quelle pareti c'erano così tanti artisti da non poterli assolutamente contare sulle dita
delle mani.
Ma sentiva che mancava qualcosa.
Un qualcosa che aveva portato dentro la sua borsa quella mattina e che aveva arrotolato con cura.
Lo aveva portato con sé perché sapeva che probabilemente i ragazzi avrebbero apprezzato
un piccolo dettaglio in più  da aggiungere in quel negozio.
-Quanti clienti in un solo giorno! Riuscirai ad uscire di qui la sera stanco morto, ne sono sicuro.- Disse 
Zacky a Sullivan, dandogli delle pacche amichevoli sulla spalla.
-Sempre meglio che fare a cazzotti alla Black Rose, no?- Continuò James, sorridendo con soddisfazione.
-Decisamente.- Gli sorrise Erin mentre America continuava a fissare le pareti dell'edificio, pensando
sul da farsi.
-Okay Jimmy, compro tutti questi CD!- Matt tornò dai ragazzi urlando con felicità mentre
era intento a mostrare loro tutti i dischi che aveva intenzione di comprare.
-Matt...ma sei sicuro che non ti riempirai di debiti dopo tutti questi cd che vuoi comprare?- Scherzò
Johnny, inarcando un sopracciglio.
-Ma guarda qui che ho trovato! I NOFX! I Led Zeppelin, i Guns n'Roses! Oh cazzo, i Misfits!- Continuava
ad urlare Matt, con gli occhi ancor più lucidi.
Jimmy e gli altri non poterono proprio fare a meno di ridere alla vista di tanta gioia.
-Beh, riusciremo ad arricchirci solo grazie a te, Matt!- Esclamò poi October.
-Dove li metto?- 
-Portali alla cassa, vieni, ti faccio uno sconto.- Disse la ragazza, prendendo tra le mani
tutti i CD di Matt e portandoli alla cassa con fatica.
Nel frattempo, Jimmy aveva rivolto il suo sguardo verso America mentre Erin l'aveva appena
indicata.
-Che cos'ha?- Sussurrò James ad Erin, incuriosito mentre osservava la giovane di spalle.
-Non ne ho idea.- Rispose a bassa voce Erin, facendo le spallucce.
I ragazzi decisero ben presto di avvicinarsi ad America e cercare di capire del perché
aveva scelto di isolarsi.
-America, va tutto bene?- Le domandò Zacky, preoccupato.
-Oh...sì, scusate. Stavo solo pensando...- Sussultò la ragazza.
-A cosa?- Continuò la sua amica, curiosa.
-Che...qui manca qualcosa.- Borbottò America, posizionando a terra la sua borsa e cacciando
dal suo interno un'enorme foglio bianco tutto arrotolato quasi come se fosse una pergamena.
I ragazzi ed Erin la osservavano incuriositi e quando la bionda decise di aprire il rotolo di carta,
riuscirono a capire tutto.
Quello era il ritratto che America aveva fatto di Brian!
-Oh cazzo America...ma è...perfetto.- Disse Jimmy, deglutendo l'istante seguente.
-E' Brian...- Sorrise poi Matt, sorpreso.
-Lo avevo fatto tempo fa per un compito in classe. Credo di avergli finalmente trovato
un posto nel mondo.- Mormorò la bionda senza smettere di sorridere neanche per un'istante mentre
teneva ancora in mostra quel ritratto del ragazzo che tanto amava.
-Dobbiamo subito appenderlo da qualche parte!- Esclamò poi Johnny, entusiasta.
-Ci penso io!- Si fece avanti Jimmy, prendendo con velocità il ritratto tra le mani della ragazza nel frattempo
che Erin aveva già tra le mani un po' di scoch.
Rev si alzò sulle punte, e grazie alla sua altezza innata, riuscì velocemente ad attaccare
il ritratto all'entrata del negozio cosicché tutti potessero ammirarlo.
Una volta attaccato il ritratto alla parete, Jimmy lo osservò con attenzione.
Quasi gli veniva da piangere, ma, fece il possible per trattenersi.
No, non avrebbe pianto davanti a tutti.
Si sarebbe trattenuto il più possibile ed una volta arrivato alla lavanderia, si sarebbe consumato
per bene.
Così come probabilmente, avrebbero fatto tutti.
-Mh, l'hai ritratto benissimo, America. Ma...ancora non riesco a capire una cosa. Non ti abbiamo
mai mostrato una sua foto, quindi, come hai fatto a ritrarlo?- Domandò Matt, curioso, inarcando
un sopracciglio.
America pensò in fretta alla risposta da dare ai ragazzi che si erano subito voltati
verso di lei in attesa di una risposta più che lecita.
-Avevo trovato una sua foto nell'annuario. Mi era rimasta impressa e ho deciso di provare
a ritrarlo.- Spiegò velocemente America, mordendosi il labbro inferiore nella speranza
che potessero crederle.
-Oh...sei proprio bravissima, allora. Complimenti.- Le disse poi Jimmy, scompigliandole
i capelli.
-Ehi!- Ribatté America, ringhiando contro il ragazzo che se la rideva per non piangere.
-Comunque, io vado ad aiutare October, c'è fin troppa gente per essere il primo giorno di apertura.
Voi fate come se foste a casa vostra!-
-Quindi ti posso pisciare sui cd, James?-
-Provaci nanetto e dovrai vedertela con me e contro le unghie di October!- Disse Jimmy ghignando
mentre si allontanava.
La giovane, pensò di aver fatto davvero una gran cosa, quel giorno.
Ci voleva proprio un qualcosa che ricordasse a tutti di Brian.
Di quel ragazzo che li aveva lasciati soli, senza sapere che in realtà
non lo aveva mai fatto.
Erin e America si guardarono intorno e fecero un giro veloce di tutto il negozio nel frattempo
che i loro occhi si occupavano di brillare di continuo.
Poi, qualcosa fece scattare Erin che corse con velocità nella direzione di Zacky che, a sua volta,
stava parlando con una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani con la frangia e due grandi
occhi azzurri invidiabili a chiunque.
America seguì la sua amica, vedendola scattare più inviperita che mai.
-Amore, ma chi è questa qui?- Domandò Erin a Zacky, lasciandosi prendere dai fianchi come
per sottolineare che quel ragazzo fosse di sua proprietà.
-Ehm, amore, lei è Julie. Una mia cara amica.- Mormorò Vee, mentre Erin aveva rivolto uno sguardo
poco rassicurante al ragazzo.
-Una tua amica, eh? Io non ne sapevo neanche l'esistenza.- Ribatté Erin, iniziando
ad evaporare.
-Mi dispiace piccola, in realtà era più amica di Brian che mia.- Si giustificò Zacky, facendo rabbrividire
subito America.
In che senso più amica a Brian che di lui?!
-Ah. Beh, allora se le cose stanno così, okay.- Si tranquillizzò Erin, rendendosi conto di essersi
ingelosita per una situazione che neanche doveva toccarla.
Julie, sorrise alle parole di Erin e si mostrò in tutta la sua dolcezza, sorridendo
anche ad America pur non conoscendola.
-Allora Julie, come stai? Com'è la Florida?-
-E' bellissima, Zacky. Sono tornata qui per il weekend.-
-Fai ancora la spogliarellista?- Le domandò poi Johnny che stava per raggiungere Mia che era rimasta
a letto per colpa della febbre.
-Sì...è l'unico modo che ho per mantenermi.- 
-Ma guarda un po' qui chi si rivede! Julie!- Esclamò Jimmy in lontanza, avvicinandosi
alla ragazza ed abbracciandola.
-Jimmy! Appena ho saputo del negozio non ho potuto fare a meno ci cercarvi.- Ammise la ragazza,
lasciandosi stringere da James.
-Hai fatto bene. Era da un po' che non ci vedevamo.- Continuò Rev, lasciando poi respirare
la ragazza e vedendola sorridere ancora.
-Mi dispiace ma non volevo soffrire e ricordarmi di Brian.- Sussurrò poi la ragazza,
abbassando lo sguardo verso il pavimento.
A quel punto, America iniziò a sentirsi più scossa del solito.
Stava iniziando ad avere paura.
Paura che quella potesse avere a che fare con il passato di Brian e che fosse
stata parte fondamentale della sua vita.
America si incupì e si avvicinò a Matt l'istante successivo per chiedergli spiegazioni.
-Matt?- La giovane richiamò l'attenzione del ragazzo che continuava ad osservare dei CD su 
di uno scaffale.
-Mh?-
-Chi è quella?-
-Oh, Julie, dici?-
-Sì...non l'ho mai vista con voi.-
-Oh, era solo una spogliarellista della Black Rose.-
-Ho sentito parlare di Brian...ha a che fare con lui, per caso?-
-Voi donne siete proprio delle gran pettegole!-
-E dai, sono solo curiosa!-
-Mah, niente di che. Lei era innamorata pazzamente di Brian ma lui non ricambiava...o almeno,
lo faceva solo quando riusciva ad avere qualcosa in cambio da lei.-
-Qualcosa in cambio da lei, dici?-
-Sì...non so se mi spiego. Julie è una spogliarellista e...a lui piaceva andare
con lei.-
-Andare con lei, dove?- 
-A letto, America. Ma Brian era un tipo così. Non era cattivo, lui non prometteva
amore a nessuna. Certo, era il pezzo forte della Black Rose. Tutte le donne pendevano dalle
sue labbra ma lui se le portava solo a letto e loro conoscevano bene le sue intenzioni. Però,
pur sapendolo...finivano con l'innamorarsi di lui. Julie non è nient'altro che una delle sue vittime.
Anche se...per un periodo abbiamo iniziato a pensare che a lui piacesse parecchio lei.- 

Le parole di Matt furono come un pugno nello stomaco per America.
La ragazza aveva iniziato a tremare e a sentirsi una nullità.
Sapeva bene cosa provava e si odiava per quello.
Era gelosa.
Furiosa, per di più.
Quelle parole l'avevano ferita anche se non aveva grandi motivi per sentirsi così di schifo.
Dopotutto...era accaduto tutto quando Brian era in vita.
Ma la situazione non riuscì proprio a farsela scendere. 
E se Brian era ancora innamorato di Julie e stava utilizzando America come semplice
rimpiazzo?
America stava morendo dentro ma, cercò di mantenersi tranquilla almeno dinanzi agli occhi
degli altri.
-Oh...capisco.-
-Perché ho come la sensazione di averti ferita?-
-Ma che cosa dici, Matt? Non lo conosco neanche...-
-Sicura di stare bene?-
-Sto benissimo...ti lascio ai tuoi CD.- America si allontanò
da Shads e decise ben presto di riavvicinarsi ai ragazzi e a Erin che stavano
chiacchierando con allegria con quella Julie.
Davvero Brian era un tipo che andava a letto con tutte?
-Sì, manca tanto anche a me quello stronzo.- Sentì dire da Julie che si stava 
sicuramente riferendo a Brian.
-Sei già andata a trovarlo?- Le domandò poi Johnny.
-No, non ne ho avuto il coraggio.-
-Ah, Julie, questa è America. E' una nostra cara amica.- Jimmy indicò America
alla mora che si limitò a salutarla con un cenno di mano.
America ricambiò con imbarazzo.
-Ciao, America. Non ditemi che è anche lei una vecchia fiamma di Gates...- Continuò
la ragazza dai capelli rossi, grattandosi il mento.
-No, è una nostra carissima amica, Julie. Purtroppo non ha conosciuto Brian.- Spiegò
Zacky.
-Ah...beh, è un peccato. Brian quando toccava le donne le faceva tutte sentire
come delle principesse. Poi le lasciava da sole con il loro regno, anche se quell'attimo
con lui lo faceva durare in eterno. Pensate che delle volte mi sento ancora come se le sue mani
fossero su di me.-
Ridacchiò Julie mentre America quasi non riusciva più a trattenersi.
Quello era troppo per lei.
Lui e quella Julie avevano avuto dei rapporti intimi e Brian non le aveva mai parlato lei.
Aveva iniziato a sentirsi ferita.
-Beh, Brian aveva il lusso di avere attorno a sé molte donne...ma a te voleva
un gran bene.- Disse poi Zacky.
-Lo so. Brian resterà sempre il più grande amore di tutta la mia vita.-
A quelle parole, America avrebbe voluto sfuggire.
E lo fece.
Accidentalmente, inciampò tra i suoi stessi piedi e si ritrovò sul pavimento con alcuni
CD che dallo scaffale in alto, le erano caduti addosso.
-Oh cazzo, America!- Esclamò Erin, avvicinandosi alla ragazza che tentò di rialzarsi in fretta.
Dolorante, la giovane si alzò con lentezza dal pavimento e notò tutti i CD rotti sul pavimento.
-Io...mi dispiace, Jimmy...- Balbettò America, scappando via dal negozio con le lacrime 
agli occhi.
-America! Aspetta! Non è successo niente!- Le urlava dietro James, ma, lei era ormai
uscita dal negozio e stava già correndo verso casa.
America non odiava la vita.
Odiava solo non poterla vivere con Brian.
Ed in quel momento...stava odiando anche sapere che c'era stata qualcun'altra nel
suo cuore prima di lei.
























***















America voleva vomitare quello che aveva nella testa.
Lo stava desiderando così tanto ma sapeva di non poterlo fare.
Entrò nella sua camera e gettò a terra la borsa, asciugandosi
le lacrime ribelli dal suo viso.
Brian stava dipingendo qualcosa sulla parete della sua camera. Ne stava
approfittando ora che non c'era nessuno a casa e voleva fare una sorpresa
alla ragazza.
-Oh, sei già tornata.- Notò Brian, dopo aver finito di dipingere ed aver allontanato
dal suo piede quel secchio colmo di pittura nera.
-Sì. Sono già tornata.- Sbottò America, senza riuscire a mantenere la calma
in alcun modo.
-Che te ne pare?- Domandò improvvisamente Gates alla ragazza, mostrandole
quelle due figure sulla parete rosa che sembravano essere proprio loro due.
Erano due ombre, abbracciate tra di loro.
-Oh...bellissimo, davvero. Ma chi sono questi?- Ribatté America, tamburellando
il suo piede destro sul pavimento con rabbia.
-Io e te. Mi sembrava ovvio.-
-Pensa un po'. Io pensavo che eravate tu e Julie.- 
Brian sbarrò improvvisamente gli occhi, incredulo.
Che cosa ne poteva sapere lei di Julie?
-Julie?- Domandò il ragazzo inarcando un sopracciglio, mentre, America prese di scatto quel secchio
di pittura nera tra le mani gettandola contro la parete rosa su cui Brian aveva appena finito
di disegnare quelle due ombre.
-Ehi, ma che cazzo fai?!- Sbottò il ragazzo, prendendole poi il secchio tra le mani
ed osservando gli occhi furiosi e delusi di America.
-Perché non mi hai parlato di Julie?! Perché non mi hai detto di essere
solo uno stronzo che si divertiva a portarsi a letto le ragazze della Black Rose? O meglio,
le spoglierelliste...- Urlò America, cacciando dall'interno tutto ciò che non riusciva più a sostenere.
-Ti hanno parlato di lei?-
-Diciamo che so anche com'è fatta.-
-Cazzo America, che cosa sai?-
-Che sei uno stronzo! Con quante ragazze sei andato a letto, Brian?-
-America...è accaduto tutto prima di te.-
-Sì, ma Julie era l'eccezione alla regola, vero? Tu l'amavi!-
-Non dire stronzate, adesso.-
-No, non dire stronzate tu! Tutte quelle cazzate che mi hai detto sull'amore
facendomi credere di essere stata l'unica persona di cui ti sei realmente innamorato...- Sputò
la ragazza, con il sangue che le arrivava al cervello.
-Quante altre persone devo perdere, Brian?- 
Il ragazzo sospirò, portandosi poi le mani sui fianchi con frustrazione.
-Julie era solo una spogliarellista.-
-E tu la illudevi! Stai illudendo anche me, non è forse così?-
-Lo pensi davvero?-
-Io non so più che cosa pensare di te.-
-Non ho illuso nessuna, America. Prima di venire qui con la faccia tosta di urlarmi
contro e darmi colpe che non ho, dovresti imparare ad ascoltare.- Ribatté Gates,
rimproverandola con uno sguardo abbastanza serio da incuterle terrore.
-E che cosa dovrei ascoltare? Qualche tua possibile bugia?-
-Non sono uno che mente. Ero un ragazzo, provavo un istinto naturale per le donne e ne avevo
così tante da farmi venire lo schifo. Tutte loro mi conoscevano bene. Sapevano che se venivano
a letto con me sarebbe stato solo per una notte e basta. Non ero io ad illuderle, erano loro
a volerlo. Correvano il rischio di avermi solo per una notte sapendo bene a cosa andavano
incontro. Ed io non ne avevo mai abbastanza perché stavo cercando quella donna che da sempre volevo.
Stavo cercando l'amore, ma nessuno era riuscita a darmene. Volevo solo trovare l'amore, America.
E non l'avevo mai trovato fin quando non ho visto i tuoi occhi. Adesso condannami pure per questo.
Condannami per non averti parlato di una persona che non amo e per averti parlato dei miei veri sentimenti.-

America ascoltò bene le parole di Brian e riuscì a capire tutto.
La sua rabbia era scaturita da ciò che le aveva detto Julie. Dal fatto che lei considerava
Brian come il suo unico e vero amore.
-Quindi...tu non ti eri innamorato di lei?- Gli domandò America con il cuore in gola.
-No. Le volevo bene ma...non l'amavo. Puoi anche non credermi, va bene così.-
-E' che lei ha potuto tenerti tra le sue braccia ed io non potrò mai farlo.- Singhiozzò la giovane,
facendo indebolire il cuore del ragazzo.
-E lei ti ama ancora e...ha potuto fare l'amore con te.- Continuò la giovane, soffocando nelle sue stesse lacrime.
-America, noi abbiamo più di tutto questo. Noi facciamo l'amore anche solo guardandoci.
Abbiamo più di quanto possano avere tutte le altre persone che si amano e riescono a toccarsi. Noi abbiamo un'amore
pulito, sano. E a me è bastato toccarti l'anima per innamorarmi di te.- 

La bionda annuì convulsivamente alle parole del ragazzo, sentendole profondamente sincere.
Aveva appena capito che ciò che avevano loro era più importante di qualsiasi altra cosa al mondo.
Avevano un'amore che andava oltre quello di qualsiasi altra persone esistente sulla faccia del pianeta
Terra.
Non erano piccoli e codardi ma troppo grandi ed agguerriti per quel mondo.
-Abbiamo tutto anche solo guardandoci...- Le sussurrò Brian,
facendola rabbrividire.
Era così.
-Quindi...sono io l'unica che ami?- Gli domandò la ragazza con una voce strozzante.
-La sola e l'unica. E' grazie a te se adesso so che cos'è l'amore. Ma se non mi credi,
troverò il modo di dimostrartelo.-

-Non ce n'è bisogno. Tu resta qui con me ed io non avrò motivo di dubitare del tuo amore.-
-Ma non potresti mai.-
-Tu dici?-
-Non ho mai guardato nessuna come guardo te.-
-Neanche Julie?-
-Neanche Julie.-
Affermò il ragazzo, sorridendole.
-Credo di essermi ingelosita. Non mi era mai successa una cosa del genere prima d'ora.-
-Io sono roba tua.- Borbottò Gates con una voce soave e pacata che fece letteralmente
impazzire la ragazza.
Brian le accarezzò una guancia ma lei non poté sentire il calore della sua pelle.
Si era ormai abituata a quella situazione.
-E stasera voglio portarti in un posto.- Continuò Brian, soavemente.
-In...un posto?- Deglutì America, arrossendo.
-Mh, mh.- Annuì Brian quando la ragazza si rese conto di ritrovarsi dinanzi allo specchio
della sua camera, al fianco del ragazzo.
America osservò con attenzione la sua figura allo specchio e si rese conto improvvisamente
del fatto che quella di Brian risultava invisibile.
Allo specchio riusciva a vedere sé stessa.
Ma non lui.
E fu in quell'istante che si ricordò di essersi innamorata di chi non poteva avere.
























***
















Quella sera passarono dinanzi alle auto in corsa, ridendo.
Tutte le persone iniziarono a suonare quei clacson contro America
senza riuscire a vedere Brian, ma a lei non importava.
America continuava a ridere spensierata mentre seguiva il ragazzo che correva
in avanti senza pietà.
La ragazza osservò con attenzione le spalle larghe di Gates, deglutendo mentre
il cuore sembrava batterle a mille.
Si sentiva così libera mentre continuava a correre dietro al giovane tatuato
e quasi avrebbe voluto urlare al cielo tutto ciò che le passava per la testa.
Brian avrebbe tanto voluto prenderle una mano ed incitarla a raggiungerlo
ma, sapendo di non potere, si era limitato a correre guardandosi indietro più
volte del solito.
Stringerle le mani, sarebbe stato tutto ciò che aveva da sempre desiderato
nella sua vita.
Ma chissà, forse non poteva farlo perché sapeva che le mani di America sarebbero
rimase per sempre nelle sue.
E forse, già lo erano.
Seppur non potevano sfiorarsi, quelle mani, potevano sentirsi.
-Ma Brian, dove stiamo andando?- Domandò America con il fiato corto mentre continuava
a seguire il ragazzo verso uno spazio verde della Black Rose.
Erano tornati lì.
-Tu seguimi.- Rispose il ragazzo, continuando a correre giungendo poi all'interno
di un bosco che conosceva alla perfezione.
Ci andava lì tutti i giorni, quando era in vita.
Ma ormai, era da un bel po' che aveva deciso di non tornare più
nei posti che gli permettevano di ricordare.
Poi, Gates si fermò.
Gli occhi gli si illuminarono nel vedere dinanzi ai suoi occhi quell'umile
casetta in legno, situata su di un albero.
Era ancora lì e nessuno ci andava più da tempo.
Neanche i ragazzi che l'avevano costruita insieme quando erano troppo
piccoli sapere a cosa sarebbero andati incontro in un futuro.
-Ma...è una casa sull'albero...- Disse America, osservando la casetta.
In quell'istante, la ragazza, pensò a quanto avrebbe voluto costruirne
una da piccola.
Ma non ne aveva mai avuto l'opportunità. 
-Ti presento...casa Sevenfold.- Sorrise Brian, lasciandosi travolgere dalla valanga
di ricordi che stavano iniziando ad offuscargli la mente.
-Casa Sevenfold?- Domandò di rimando la giovane, inarcando un sopracciglio.
-E' qui che prendevano vita tutti i sogni di qualsiasi bambino. E' il posto da dove abbiamo
cominciato.- Mormorò Gates, senza smettere di sorridere neanche per un attimo.
I suoi zigomi avevano preso vita nel frattempo che  si stava avvicinando alla casa, spostando l'erba alta che 
gli era solo d'intralcio.
America lo seguì ancora con curiosità, senza smettere di osservare quella casetta
a dir poco graziosa.
-Qui eravamo chi volevamo essere da sempre. Eravamo noi.- Continuò il ragazzo, prendendo tra le mani
una corda che, come ben ricordava, gli permetteva di salire fino in cima alla casa.
-L'avete costruita voi?- Chiese poi America, guardandosi intorno.
-Sì. Ci divertivamo a diventare supereroi, spie mutanti...insomma, qualsiasi cosa ci aiutasse
a sognare. Tutto in questa casa.-
-La trovo stupenda.-
-Che ne dici di salire?- Propose poi il ragazzo, spostando la corda verso il petto
della ragazza.
-Devo salire su questa corda?-
-Non funziona tecnicamente così. Inoltre, questa corda è troppo debole, vedi? Sta per spezzarsi.
Avevamo semplicemente ideato un modo per divertirci di più.-
-Ovvero?-
-Aspettami qui.-
Brian sembrò esser scomparso dalla vista di America, mentre la ragazza stessa,
continuava a strofinarsi le braccia.
-Ehi! Sono quassù!- 
America alzò gli occhi al cielo e notò Brian che si era appena affacciato
al balconcino della casetta in legno.
-Brian! Ma...io come faccio a salire?- 
-Prendi questa!- Il ragazzo le tirò giù una corda intatta ed America la prese al volo.
-Ci divertivamo a prenderci in giro impostando sempre una corda spezzata per metà
cosicché potevamo ridere su chi era stato così stupido da cascarci. Eravamo tremendi.- Spiegò 
il ragazzo, abbozzando un sorriso sui suoi ricordi.
-Quindi...questa corda potrà aiutarmi a raggiungerti?- Ribatté la giovane, sorridendo al ragazzo.
-Sì. Devi solo legartela ai fianchi e restituirmi un pezzo di corda. Ci penso io a tirarti su.-
-Devo fare cosa?!-
-Non avrai per caso paura di cascare a terra, vero Mcklain?- La stuzzicò Brian, continuando
a sorriderle con un sorriso a trentadue denti.
America sbuffò ma non voleva assolutamente rischiare di lasciarsi prendere in giro da Brian
per il resto delle sue giornate.
La ragazza si legò con velocità la corda ai fianchi e tirò l'estremità al ragazzo, vedendogliela
acciuffare.
-Sei pronta?-
-Sì, ma sbrigati. Mi stai mettendo ansia.-
-Sarò veloce, promesso.-
Come non detto, Brian iniziò a tirare la corda con tutte le sue forze fino a sollevare
pian piano la ragazza.
I piedi di America iniziarono a non toccare più il terriccio mentre lei stessa si stava
tenendo forte, senza smettere di tremare.
Brian continuava a tirare fin quando le nocche delle sue mani non diventarono del tutto bianche.
Il sudore cominciò a gocciolargli dalla fronte mentre continuava a stringere i denti.
America si sentì improvvisamente sospesa in aria.
La ragazza continuava a tenere i suoi occhi fissi sul ragazzo ma quando egli stava per cedere,
la giovane cacciò un urlo.
Si era ritrovata con le ginocchia contro il terriccio e le gambe aperte per metà.
-Oh cazzo, ti sei fatta male?- Rabbrividì Gates, osservando la ragazza in giù.
-No...sto bene. Sei sicuro di farcela?- Mentì America, sentendo del sangue gocciolarle dalle ginocchia.
-Sì. Ma tu sei sicura di non esserti fatta niente?-
-Non sono mica fatta di carta! Muoviti, Gates!- Sforzò un sorriso America
mentre Brian aveva ricominciato a tirarla in sù, verso di lui.
Quella caduta, America l'aveva sentita così forte da lasciarsi togliere il respiro.
Quello era chiaramente un segno.
Bisogna farsi del male quando si prova ad amare. E lei era caduta solo perché aveva
bisogno di rendersi conto di ciò a cui stava andando incontro giorno dopo giorno.
Brian continuò a tirare quella corda con tutta la forza che aveva dentro.
Quella corda li stava unendo sempre di più.
America riusciva a sentire le vibrazioni della forza e del calore del ragazzo tramite
quella semplicissima corda e Brian, si stava sentendo come se fosse stato lui a sorreggere la ragazza
per tutto quel tempo.
Lui la stava sorreggendo come se le stesse promettendo di non lasciarla mai più
cadere.
America lo aveva capito.
Aveva capito che quella volta...sarebbero caduti insieme, tenendosi per mano.
La bionda portò i suoi occhi in basso mentre continuava ad alzarsi sempre di più verso il cielo.
Fin quando poi, cadde in avanti, su di una porzione di legno che le sporcò le guance.
Sarebbe potuta cadere sul petto di Brian ma non era stato possibile.
Lo aveva solo attraversato.
Brian si ritrovò sul pavimento a respirare con pesantezza e lei si era appena rialzata,
ripulendo i suoi vestiti da tutta la polvere a cui era andata incontro.
-Credevo di non farcela.- Disse il ragazzo, continuando a respirare a pieni polmoni.
-Che cosa vorresti dire, che sono troppo pesante, forse?!-
-Mai detta una cosa del genere. Stai bene?-
-Sì...e tu?- Borbottò America, coprendosi le ginocchia sbucciate con le mani.
-Credo di sì. Almeno non ti ho lasciata cadere di nuovo.- Sorrise Gates, soddisfatto.
-Io ti ho sentito, Brian.-
-Mh?-
-Ti ho sentito attraverso questa corda.-
-Anche io ti ho sentito, America. E' stata la sensazione più bella del mondo.-
-Me la togli tu?-
Brian deglutì.
Non sapeva che cosa risponderle e quasi aveva paura di ferirla.
Come poteva spiegarle che liberarla per lui sarebbe stato come perdere per sempre
quella bella sensazione che era riuscito a provare?
Ma decise di restare in silenzio e lasciarsi guidare dall'istinto.
Con lentezza, sciolse la corda dallo stomaco della ragazza mentre lei continuava a guardarlo
con due occhi famelici che quasi lo fece pentire di aver fatto una cosa simile.
America lo stava mangiando con gli occhi.
-E' stato un onore per me poterla liberare, dolce donzella.- Ironizzò Gates, facendo
ridere America.
-E per me è stato un onore essere liberata proprio da lei, signor Gates.-
-Bene...allora non le dispiacerà entrare nella mia umile dimora, non è così?-
-Affatto. Ne sono onorata.- 
Fu in quell'istante che Brian trovò la soluzione a quello che sembrava essere un problema.
Il ragazzo si inginocchiò e prese di nuovo tra le mani la stessa corda.
-Cosa vuole fare signor Gates, con quella corda?- 
-Capitemi, signorina Mcklain. Sono un uomo e potrei fare fin troppe cose
servendomi solo di una semplice corda.-
-Brian!-
-Scusa, non ho resistito.-
-Allora, a cosa ti serve di nuovo la corda?-
-Io non posso di certo tenerti per mano. Ma posso comunque trovare qualcosa che ti tenga
stretta a me.-

-Non capisco...-
-Non è difficile da capire. Ci penso io.-
Brian legò la corda attorno al polso di America mentre l'altra estremità se la legò al suo.
America restò immobile a lasciarsi legare dopo aver capito le intenzioni del ragazzo.
-E' un modo per evitare di lasciarmi scappare?- Domandò la bionda, vedendo Brian sorridere con malizia.
-E' un modo per legarti a me e fare in modo che mi stia accanto. Non è come tenersi per mano, ma fa lo stesso.- Rispose il ragazzo, 
contraendo la mascella e mostrando gli zigomi alla ragazza che quasi stava rischiando di sciogliersi.
Brian la trascinò con sé all'interno della casetta sull'albero, mostrandole l'interno.
Non c'era nient'altro che un box con alcune macchinine mezze rotte ed alcune magliette striminzite
e stracciate.
-Wow...evviva l'ordine!- Esclamò la giovane con sarcasmo.
-Cinque bambini in una casetta. Diciamo anche che pensavamo solo a giocare. Dio, quanto
mi mancano quei tempi...-
-Cos'è quello?-
-Oh...quello era il mio costume da Batman. Me lo regalò Morrigan.-
-Quindi...giocavate a fare i supereroi?-
-Sempre. E pensare che facevamo persino finta di dover salvare delle ragazze
in pericolo.- Ridacchiò Brian, lasciandosi frantumare dai ricordi.
-Avrei tanto voluto vedervi.- Ammise America, ghignando.
-Non eravamo un bello spettacolo anche se insieme stavamo bene. Mi mancano da morire, America.-
Improvvisamente, gli occhi di Brian diventarono più cupi del solito.
-Manchi tanto anche tu a loro.- Continuò la bionda.
-Già. E' triste, vero?-
-Molto...- Sussurrò America mentre il suo sguardo si rivolse poi verso quella che
sembrava essere una lanterna.
-Cos'è quella?- Domandò in seguito la ragazza, indicando l'oggetto alla sua destra.
-Oh...quella è una lanterna cinese.-
-Una lanterna cinese?!- 
-Sì. La trovammo in giro per la Black Rose quando eravamo molto piccoli ma non abbiamo
mai avuto il coraggio di accenderla.-
America si avvicinò alla lanterna, tirando a sé Brian con la potenza del polso e prendendola
tra le mani.
-Come si accende?-
-C'è una candela al suo interno. Accendi la candela e la lampada inizierà a volare fino a raggiungere il
cielo ed allontanarsi. Nel frattempo, devi anche prenderti la briga di esprimere un desiderio.-
-Possiamo farlo.-
-E a cosa servirebbe?-
-Non fa mai male a nessuno esprimere un desiderio. Questa lampada è stata qui dentro per tutto
questo tempo ed ora ha bisogno di andare verso la sua strada. Glielo devi, Brian.-

-A chi lo devo?-
-Ai tuoi migliori amici.-

Brian fissò gli occhi di America per una frazione di minuti e poi si convinse.
Sospirò e si fece coraggio.
Cacciò dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e, da esso, riuscì ad estrarne un accendino.
Brian e America si diressero subito sul balcone, così, la lanterna sarebbe volata direttamente
nel cielo stellato.
America prese tra le mani la lanterna cinese e Brian si occupò di accendere la candela
che la sosteneva.
-Esprimi un desiderio, Mcklain.- Disse Gates, dopo aver acceso la candela ed aver visto
gli occhi di America illuminarsi.
La ragazza lasciò andare la lanterna che aveva iniziato a spiccare il volo con molta lentezza.
I due portarono i loro occhi in su, verso il cielo, iniziando ad esprimere i loro desideri.
Brian dopo aver visto la lanterna volare via, decise di concentrarsi sulla donna che aveva al suo
fianco, osservandola fissare ancora il cielo con stupore.
America aveva gli occhi lucidi e non si stava neanche rendendo conto del fatto che Brian la 
stesse osservando già da un po'.
Brian sorrise.
Sorrise perché era felice di vedere America così entusiasta mentre era intenta ad esprimere probabilmente
il suo desiderio.
Quando la lampada scomparì nel nulla, la ragazza sospirò.
-Hai espresso il tuo desiderio, Brian, o sei rimasto a fissarmi per tutto il tempo?- 
Il ragazzo abbassò il suo sguardo verso il pavimento e sorrise, imbarazzato.
-L'ho espresso.-
-Sì? E...-
-No, non te lo dirò, mi dispiace.-
-Ma non mi hai neanche fatto finire di parlare!-
-Ma un desiderio è un desiderio, America. Se lo si dice, non si avvera.-
-Era un qualcosa che riguardava noi?-
-A dire il vero, me lo sono già scordato.-
-Imbecille.- 
Brian scoppiò in una rumorosa risata mentre si lasciava guardare dalla giovane.
-Dai, torniamo a casa.- Disse poi il ragazzo.
-Ed io come scendo da qui?-
-Solita storia della corda.-
-Beato te che sei un fantasma. Puoi spostarti da un luogo ad un altro come ti pare e piace!-
Ma Brian non aveva pensato alle parole della ragazza.
Si era appena focalizzato sulle sue ginocchia sanguinanti.
-Oh cazzo, ma hai le ginocchia sbucciate!- Esclamò Gates, preoccupato.
-Ma no Brian, sono solo dei graffietti.-
-Stupida, perché non me lo hai detto?-
-Perché non volevo che ti preoccupassi per così poco.-
-Ti ho fatto del male.-
-Non è vero, Brian. Non essere duro con te stesso.-
-Okay...torniamo a casa subito, hai bisogno di ghiaccio e di tamponare le ferite.-
-Ma io sono già a casa, Brian.-
-Che vuoi dire?-
-Ovunque. La mia casa è dove sei tu.-
Il cuore del ragazzo ricominciò presto a battere.
Egli non poté fare a meno di sorridere alla donna che amava più di qualsiasi
altra cosa al mondo.
-Tanto io continuo a non ricordarmi del desiderio che ho espresso!-
-Uff, sei cattivo!-
Ed invece, non era vero.
Brian aveva rivolto uno sguardo ad America guardandola come se fosse un diamante
prezioso e ricordandosi bene del desiderio che aveva espresso quella notte.
Aveva espresso di poterla abbracciare anche solo per la questione di un secondo.
Se lo sarebbe fatto bastare.
Quella lanterna cinese che continuava a volare nel cielo, stava attraversando tutta la Black Rose.
Jimmy era affacciato alla finestra di casa Seward con uno sguardo imbronciato ed il volto
tra le mani.
Sembrava triste o forse lo era.
Perché si sa che quando una persona ti lascia...non riesci ad essere più lo stesso.
-Ragazzi, guardate! Una lanterna cinese!- Urlò James, indicando quella luce abbagliante
in cielo mentre Matt, Johnny e Zacky si erano precipitati alla finestra, catapultandosi verso
Jimmy.
I ragazzi restarono dinanzi a quella finestra fino a quando non videro la lanterna scomparire
del tutto.
-Ciao, amico mio.- Sussurrò Jimmy, con le lacrime agli occhi.



































NOTE DELL'AUTRICE.

Ehilà, miei piccoli lettori!
Nuovo aggiornamento record, vero? Spero che siate felici di questo!
Ebbene sì, sto sfornando più capitoli ed ormai la storia è quasi giunta al termine.
Mancano pochissimi capitoli alla fine ma il discorso ve lo farò per bene all'ultimo capitolo.
Lo sapete, no?
Dunque, per il resto, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Non è nulla di che ma spero di esser comunque riuscita a regalarvi delle emozioni. Sapete che mi riprometto
sempre di riuscirci!
Tuttavia, vi ringrazio per le recensioni che mi lasciate e per i messaggi che mi scrivete sia su Wattpad
che su Twitter!
Siete tutti così dolci!
Che ne dite di ricominciare con l'hashtag : #ToccamilanimaFF?
Io vi aspetto, eh!
Grazie ancora a tutti coloro che mi seguono e vi raccomando! Fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo
capitolo!
E' piuttosto malinconico ma spero vi sia piaciuto lo stesso!
Un bacione tesori, sapete che per qualsiasi cosa mi trovate o qui, o su Wattpad con lo stesso nick o su Twitter 
con il nome di @GatesIsTheWay!
Attendo vostri messaggi e vostre considerazioni!
UN MEGAGIGAABBRACCIO!











-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 23
*** 23. Keep my mind of the end. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

23° Keep my mind of the end.





















-America, è la quinta volta che ti chiamo, mi farai fare tardi a lavoro!- 
La voce della signora Mcklain rimbombava nella mente di sua figlia, facendola sobbalzare.
-Oh mio Dio, ma che ore sono?- Domandò la ragazza dai capelli biondi, strofinandosi gli occhi.
-Sono le otto passate! Sbrigati, stanno per arrivare Mia e quella tua amica che non ricordo
mai come si chiama...- Disse la donna, aprendo la finestra della camera per lasciar passare
un po' d'aria.
-Erin, mamma. ERIN.- Ribatté America, alzandosi con velocità dal letto ed avvicinandosi
allo specchio per attaccarsi i lunghi capelli in una coda di cavallo.
-Sì, quella lì. Allora, posso stare tranquilla che non ti rimetterai a letto e che filerai a 
scuola?-
-Certo, mamma, ma per chi mi hai preso?- Continuò la ragazza, sentendosi quasi offesa.
-Oh, hai ragione. Ci vediamo oggi tesoro.- La signora Mcklain lasciò un bacio sulla guancia
di sua figlia e corse al piano inferiore dell'abitazione, uscendo di casa con il piccolo
Brandon.
Suo padre doveva essere già a lavoro e lei aveva pochissimi minuti per prepararsi per
una nuova giornata scolastica.
America corse in bagno e dopo essersi fatta una doccia veloce, si occupò di indossare una
maglietta a strisce bianche e nere per poi passare al jeans stretto che la fece
saltellare fino al ritorno nella sua camera.
La ragazza indossò subito le sue converse e dopo essersi truccata con un filo di eyeliner 
ed un ombretto grigio, scese le scale per ritrovarsi in cucina.
Prese una mela al volo dal vaso situato al centro della tavola e la addentò con gusto ritornando
con velocità nella sua camera e mettendosi lo zaino sulle spalle.
Dopo circa dieci minuti, qualcuno suonò al campanello di casa Mcklain e la giovane scese
nuovamente al piano inferiore della casa raggiungendone la porta.
-Okay, sono pronta!- Esclamò America aprendo la porta con affanno.
-Wow, calma tesoro, hai visto un fantasma per caso?- Ribatté Erin mentre America 
la fulminò con un solo sguardo.
Brian non si era fatto ancora vedere.
-No, sono in ritardo!- Sbottò ancora la giovane, respirando con più profondità.
Ci mancava poco a farle esplodere un polmone.
-Tranquilla cugina, non sei in ritardo. Andiamo?- Propose poi Mia, sorridendole e dandole
tutta la sicurezza di cui aveva bisogno in quel momento.
-Sì, andiamo.- Disse poi America, chiudendosi la porta di casa alle spalle e camminando
di pari passo con le due ragazze.
-Oggi c'è un sole che spacca le pietre...- Nota Erin, accendendosi una sigaretta.
-E' vero! Quasi non riesco a credere che Johnny abbia deciso di marinare la scuola per restare
con me anche questa mattina!- Disse Mya, sospirando.
-Anche oggi? Quel ragazzo sta perdendo delle lezioni importanti!- Esclamò America, preoccupata.
-Lascia perdere, America. Il nostro nanetto è andato.- Borbottò poi Erin, aspirando del fumo 
dalla sua sigaretta.
-Io mi sento in colpa ma...lui insiste per restarmi accanto. Mi sembra quasi un sogno questo di essermi
innamorata di chi non avrei mai pensato in vita mia!-
-L'amore è cieco Mia...in questo caso, ha superato sé stesso!-
-Molto spiritosa, Erin.- 
-E dai, scherzavo! Siete adorabili anche se tu sei tipo molto più alta di lui.- Continuò Erin, evidenziando
la parola "molto".
-A proposito di amore...quand'è che la nostra America si darà da fare?- Domandò poi la mora
tra le bionde.
America si lasciò sfuggire un sorriso.
Chi lo avrebbe mai detto che si sarebbe già innamorata.
Che avrebbe trovato la persona che sarebbe riuscita a curare le sue ferite e farle
amare la vita seppur avrebbe preferito essere morta.
-Cos'è quel sorriso? Oddio America...tu...-
-No Erin, non è come pensi.- Mormorò la giovane, arrossendo senza neanche rendersene conto.
-Okay, sgamata. Ti piace qualcuno!-
-Mia...adesso non iniziare anche tu!-
-Ma te lo si legge in faccia! Hai gli occhi che ti brillano, America...quasi
mi fai paura.- Notò sua cugina, scrutandole con attenzione lo sguardo immerso 
in una pozza d'amore.
Aveva proprio in quell'istante iniziato a pensare che o sarebbe rimasta con Brian
o sarebbe rimasta da sola per tutta la vita.
Ma come poteva spiegarlo ad Erin e Mia?
L'avrebbero presa per pazza.
E quei due non avevano un modo per amarsi senza farsi del male.
-Sì, mi sono innamorata.  Non mi sono innamorata.- Sbottò America, standosene sulla difensiva mentre
il suo cuore batteva forte proprio come un martello contro un chiodo.
Sarebbe tanto voluta essere più spontanea, ma, proprio non ce la faceva.
Cosa sarebbe accaduto se avesse provato a spiegare ad Erin e Mia che si era innamorata
di un fantasma? Di un ragazzo morto?
Semplicemente, non poteva.
La spontaneità non poteva far parte di lei in quell'istante, anche se, stava iniziando
a pensare a quanto invidiava i bambini per il loro modo di interagire con il mondo.
In quell'istante, sarebbe tanto voluta essere una bambina che, d'istinto, avrebbe abbracciato
le due ragazze e accarezzandole il viso avrebbe sussurrato "Sì, mi sono innamorata."
Ma lei non era più una bambina.
Prima, le bastava anche solo un "Ti voglio bene, papà" per lasciarsi amare o sperare
di essere compresa.
Ma, in quel momento, nulla sembrava bastare per davvero.
Brian sembrava essere diventato uno dei suoi vizi peggiori. 
-Non è mai un errore ammettere di essersi innamorati, America. Quando ti sentirai pronta a parlarcene,
noi saremo qui ad ascoltarti.-
Disse poi Erin, fermandosi sul ciglio della strada, mettendo una mano
sulla spalla della bionda.
-Grazie, ragazze.- Fu l'unica cosa che riuscì a dire America, abbracciando sua cugina e la sua ormai
cara amica.
Mia accarezzava i capelli di sua cugina, cercando di farla sentire libera.
Poi, ricominciarono ad incamminarsi verso l'istituto scolastico, saltellando tutte e tre con felicità ed euforia.
Arrivate a scuola, Erin si lanciò tra le braccia di Zacky, Mia diede un bacio a fior di labbra a Johnny
e America si limitò a salutare tutti con allegria.
October aveva abbracciato tutte, ma, corse in fretta verso l'aula di biologia a causa del compito in classe.
Jimmy le diede un bacio di augurio e la lasciò andare senza aggiungere altro.
Nel frattempo, America aveva notato che alcuni studenti del comitato pre-motore si stavano
occupando di trasportare degli oggetti nell'edificio.
Una palla da discoteca, alcuni festoni e decorazioni di tutti i tipi.
-Ma...che cosa stanno facendo? C'è una festa?- Domandò curiosa la giovane, inarcando
un sopracciglio.
-America, ti sei dimenticata? La settimana prossima ci sarà il ballo di primavera!-
Le parole di Zacky tuonarono nella mente della ragazza, facendole sbarrare di colpo gli occhi.
-Cavoli...me ne ero totalmente dimenticata!- Ammise America, posizionandosi una mano
dinanzi alla bocca aperta.
-Non ti perderesti nulla di che, America!- Esclamò Johnny, prendendo Mia tra le sue braccia.
-Stai scherzando, spero! Il ballo di primavera è un evento a cui non possiamo mancare! E' il nostro
ultimo anno alla V e non abbiamo mai partecipato ad un ballo...aspetto questo momento da anni!- Ribatté
Erin con un'euforia indiscussa.
Zacky non poté fare a meno di sorridere quando vide la sua fidanzata così presa da ciò che diceva.
-Stai tranquilla amore, sarò il tuo cavaliere per tutta la serata.- Le disse Vee, cercando
di tranquillizzarla.
Fu in quell'istante che America pensò di non avere neanche un accompagnatore per il ballo.
-Ma perché vi stressate così tanto? E' solo un misero ballo per poppanti a cui io non parteciperò mai.-
Sbottò poi Jimmy, sincero.
-E dai James, così ci togli tutto il divertimento!- Sbuffò Matt, sorridendo l'istante successivo.
-Io resto della mia opinione. I balli...Dio, mi sale il vomito solo a pensarci!- Borbottò Rev con
uno sguardo a dir poco nauseato.
-E cosa pensi di fare con October? Lei vorrà sicuramente andarci...sì sa come sono 
le donne, no?- Continuò Christ, mantenendo viva la sua opinione.
-October capirà. Preferisco portarla in un pub piuttosto che partecipare ad uno stupido ballo di primavera
in questa scuola di merda.- 
-Se fossi in lei, a quest'ora, te ne avrei già date di santa ragione.- Sbottò poi Erin alle parole
di Jimmy.
-Gliene hai già parlato, Jimmy?- Gli domandò poi America.
-No, ma questa sera lo farò.-
-Distruggerai i suoi sogni, lo sai questo, vero?-
-Mia, è solo un ballo. Smettetela di farne una questione di Stato!- Esclamò ancora il ragazzo
dagli occhi azzurri senza voler cambiare per nulla al mondo la sua opinione.
-Io ho già scelto il vestito!- Urlò Erin, esaltata più che mai.
-Oh no...è vero, il vestito! Non ho ancora preparato niente per il ballo...- Disse poi America,
desiderando quasi di scomparire.
-Vedrai cuginetta che troverai qualcosa che farà al caso tuo.-
-Mia, tu vuoi venire al ballo con me?-
-Ma io non faccio parte della scuola, Johnny!-
-Ma non lo verrà a sapere nessuno. Allora, ci vieni?-
-Eh no. Se pensi che questo sia un invito...mi dispiace ma non ci vengo né
ora e né mai.- Sbottò Mia, con orgoglio mentre Johnny non riusciva più a ribattere.
-Questa ragazza ha le palle, Christ.- Gli sussurrò Matt in un orecchio.
-E va bene...vuoi fare la dura con Johnny Christ, eh? Bene.-
Johnny si inginocchiò improvvisamente dinanzi alla ragazza mentre tutti gli studenti in cortile
stavano osservando la scena, sorpresi.
-Johnny...ma cosa fai?!- Lo rimproverò James, mettendosi una mano sulla fronte.
-Allora, signorina...che ne dice di venire con questo zoticone che non ha nulla da offrirle...al
ballo di primavera?- Domandò Johnny con sincerità alla mora, facendola arrossire di colpo.
-Oh...assolutamente sì! Accetto, ma adesso rialzati!- Esclamò la ragazza mentre tutti gli studenti stavano
ridendo a crepapelle nell'osservare la scena.
Non poterono trattenersi neanche Zacky, Matt, Jimmy, Erin e America che scoppiarono in una rumorosa risata.
A seguito, Johnny e Mia si allontanarono dalla scuola e America continuò a pensare
al da farsi.
Aveva anche bisogno di un accompagnatore ma, aveva paura di fare un torto a Brian.
Non sapeva più come gestire la situazione.
E forse, aveva già capito cosa fare.
-Matt?- America si avvicinò al ragazzo che le sorrise come risposta.
-Mh?-
-Tu ci vieni al ballo?-
-Temo di sì. Devo controllare che Zacky e Johnny non facciano stronzate.-
-Bene, ehm...tu ce l'hai già un accompagnatrice?-
-No. Sinceramente non ci avevo neanche pensato.-
-Che ne diresti di farmi da cavaliere? Come semplice amico, si intende. Non voglio
fare da tappezzeria e con te mi sentirei più tranquilla.-
-Oh, ma certo America. Magari evito anche di farti andare al ballo con qualche idiota.-
-Ah! Grazie di cuore, Matt!- Esclamò la ragazza, gettandosi letteralmente tra le braccia di Shads.
Gli voleva un bene dell'anima, ormai.
-Ma figurati!- Rispose il ragazzo, abbracciandola per poi vederla correre verso l'aula
di tedesco.
America entrò con velocità nell'aula e si sedette al solito posto, rendendosi conto poi
di essere diventata improvvisamente triste.
Quanto avrebbe voluto che Brian fosse stato il suo cavaliere per quella sera.
Quanto avrebbe voluto...ballare con lui per la prima volta.





























***



















Tornata a casa, America si precipitò nella sua camera e buttò giù
mezzo armadio nella speranza di trovare qualche vestito giusto.
Nulla.
Niente sembrava soddisfare le sue richieste. Lei voleva davvero lasciare
un segno alla V ma nessun vestito sembrava essere perfetto per l'occasione.
Sarebbe stato il suo primo ed ultimo ballo in quella scuola. Non poteva di certo
permettersi di riciclare uno dei soliti vestiti.
Quella volta, aveva deciso di fare una semplice eccezione.
Sbuffando, si precipitò giù per le scale e raggiunse il salotto in cui sua madre
e suo padre stavano guardando la televisione, mentre, suo fratello stava cercando
di ricomporre tutti i pezzi mancanti del suo puzzle sul tappeto.
-Papà, posso parlarti per un secondo?- Domandò America a suo padre, vedendolo
poi aggrottare le sopracciglia e rivolgere uno sguardo curioso a sua figlia.
-Dimmi, tesoro.- Rispose suo padre con l'aria da uomo comprensivo.
-Tra una settimana ci sarà il ballo di primavera alla V.-
-Oh piccola mia, il tuo primo ballo?- Le domandò sua madre, con gli occhi lucidi
ed un sorriso a trentadue denti.
-Sì...- Rispose America con tranquillità.
-Non ci andrai con quei tuoi amici strampalati, vero?- Ribatté suo padre,
alzando per un po' il tono di voce.
-Papà, non vorrai fare il terzo grado anche al povero Matt che mi farà da cavaliere, spero!-
-Come osa quel Matt farti da cavaliere?!-
-E dai tesoro, non fare il padre geloso. Ti ricordi di quando anche noi abbiamo partecipato
al nostro primo ballo? Tu ti eri persino fatto dare un passaggio da un conducente di camion
per venire a prendermi.- Disse la signora Mcklain, pensando ai bei ricordi di quando
era solo un'adolescente.
-Sì ma quelli erano altri tempi. Tesoro, è proprio necessario che tu debba partecipare a quel ballo?-
-E' il mio primo ballo, papà.-
Il signor Mcklain si grattò il mento a lungo per poi dare una risposta definitiva a sua figlia
e farla saltellare di gioia.
-Va bene, puoi andare al ballo.-
-Davvero?!-
-Sì, ma quando quel Matt verrà a prenderti dovrò fargli delle raccomandazioni...-
-Grazie mille, papà!- Esclamò la giovane, cantando vittoria.
-Devi comprarti il vestito, giusto?-
-Beh...dovrei.-
-Tieni, tanto sono sicuro che li stenderai tutti con qualsiasi cosa deciderai di indossare.-
America prese dei soldi dalle mani di suo padre per poi stampargli un bacio sulla guancia
ed abbracciarlo.
La giovane uscì con velocità di casa e corse in giro per Huntington Beach, sperando
di trovare un negozio che faccia al caso suo.
Con i soldi tra le mani e la felicità stampata sul volto, America non poté fare a meno
di sorridere.
Quello sarebbe stato il suo primo ballo e ancora non riusciva a crederci.
I suoi occhi si illuminarono improvvisamente quando dinanzi ai suoi occhi vide un negozio
di abiti da cerimonia che faceva al caso suo.
America entrò con velocità nel negozio senza pensarci su più di due volte ed iniziò
a dare un'occhiata in giro con curiosità.
C'erano davvero dei vestiti bellissimi ma solo tre riuscirono a catturare particolarmente
la sua attenzione.
-Posso esserle d'aiuto?- Le domandò la commessa del negozio con dolcezza.
-Oh...sì, dove posso provare questi vestiti?- Rispose America, mostrando i tre vestiti
alla donna.
-Da quella parte, prego.- La donna dai capelli neri tenuti in un caschetto, indicò una porta
con su scritto "Dress room" ed America annuì, ringraziandola per la disponibilità.
La giovane aprì subito il camerino e vi entrò con stupore.
Era una cabina armadio.
Aveva a disposizione un sacco di spazio per sé e poteva provare tutto ciò che voleva perché
aveva uno specchio posizionato proprio dinanzi ai suoi occhi.
America iniziò a provarsi i vestiti con determinazione mentre continuava a canticchiare
con allegria.
Il primo vestito che provò era di un color panna ed aveva dei veli neri molto
eleganti.
America si guardò allo specchio per un po' ma si spogliò con velocità per provare
il secondo vestito.
No, non era proprio il suo stile nonostante le piacesse molto il modello.
Il secondo vestito, era rosso a tubino ed aveva dei pois neri.
Quasi sembrava una coccinella, così, decise di toglierselo subito e passare al terzo vestito.
Un vestito sopra bianco e sotto nero con uno spacco sulla coscia destra.
La bionda si osservò a lungo allo specchio ma, neanche quel vestito sembrò farla impazzire.
-La smetti di provarti tutti questi vestiti? Mi stai facendo venire il mal di testa!-
La voce di Brian la fece improvvisamente voltare e sussultare.
Da quanto tempo era lì?
-Brian! E tu quando la smetterai di farmi spaventare?- Ribatté America, inarcando
un sopracciglio con aria di sfida.
-Booo!-
-Smettila...sono in una fase critica!- Esclamò la ragazza, sbuffando di continuo.
-Perché ti stressi tanto? Tutti i vestiti che hai provato ti stavano da Dio ma tu eri
troppo occupata ad annullarti per rendertene conto.- Rispose prontamente il ragazzo, avvicinandosi
a lei.
-Non mi sto stressando...vorrei solo essere...carina.- America sussurrò quasi l'ultima parola,
continuando a guardarsi allo specchio ed osservando Brian avvicinandosi alle sue spalle.
Riusciva a sentire il respiro del ragazzo sul collo.
-Carina?!- Brian ripeté la parola con un tono piuttosto alto e provocatorio.
-Sì, carina.- Rispose la giovane con semplicità.
-Io ti trovo bellissima.-
America avvampò ed arrossì allo stesso tempo. Quasi non sapeva più cosa dire.
Si stava guardando allo specchio ma non riusciva a vedere Brian alle sue spalle.
Quello le fece ancora più male.
-Sarò lo zimbello di tutta la scuola...- Iniziò ad offendersi la bionda,
non riuscendo proprio a vedere nulla di positivo in ciò che indossava.
-Ehi...tu puoi indossare tutto quello che vuoi. La cosa che realmente conta è ciò che
hai qui dentro. Quello non può togliertelo nessuno.-
Le sussurrò Gates, indicandole il petto 
e superandole le spalle per guardarla negli occhi.
-Non so se mi sentirò a mio agio con dei tacchi a spillo, Brian. Ma mi vedi?
Sono orribile.-
Brian abbozzò un sorriso.
Non riusciva a capire del perché quella ragazza così perfetta ai suoi occhi, doveva continuare
a screditarsi in quel modo.
-Quanto vorrei prestarti i miei occhi per farti capire quanto tu sia bella per me, America.-
Le sussurrò ancora il ragazzo, facendole rabbrividire la pelle.
-Tu non sai quello che dici, Brian...-
-Oh non è vero, invece. Non senti freddo anche tu?-
-Freddo...dici?-

-Sì, freddo. Il freddo che mi procurano i tuoi occhi quando mi guardano. Potrei vendere
la mia anima al diavolo pur di averti sempre qui davanti a me. Cazzo, America, io sto impazzendo.
Non posso toccarti, non posso baciarti, non posso amarti come realmente vorrei. Non sai quanto
ti vorrei...non puoi neanche immaginarlo.-
Sussurrò il ragazzo con una voce strozzante mentre continuava
a stringere le mani in pugni.
America restò in silenzio per tutto il tempo ad ascoltarlo.
Lei si stava annullando quando al suo fianco aveva qualcuno che la stava amando per chi era
realmente.
-Tu mi ami già abbastanza, Brian. Sono io che non mi amo, è diverso. Non sono nulla.- Ammise la ragazza,
fissando gli occhi del ragazzo ed immergendosi in quelle due pozze color nocciola.
-Dovresti amare te stessa nel modo in cui ti amo io.-
-E tu dovresti imparare che non sempre i fantasmi possono innamorarsi degli essersi umani.-
-Ho già visto la morte con gli occhi. Questo basta, non credi?-
-Tu riesci ad amarmi come io non riuscirei mai...e la sera del ballo non potrò
averti come mio cavaliere. Non potrò ballare con te per la prima e forse ultima volta.-

-Io sarò al tuo fianco. Certo, nessuno potrà vedermi ma...riuscirò a proteggerti il più possibile.-
-Non ho bisogno di protezione. Ho bisogno che tu ci sia.-
-Ci sarò. Sai che ci sarò.-

Brian sorrise alla ragazza e lei ricambiò come non pensava di poter fare.
-Okay, adesso troviamo un vestito che faccia al caso tuo...- Continuò il ragazzo uscendo dal camerino
e gironzolando per il negozio alla ricerca del vestito perfetto.
America rimase immobile a guardarsi allo specchio mentre prendeva fuoco con lentezza.
Aveva le guance che sembravano essere due pomodori e le labbra screpolate che aspettavano solo di essere
baciate.
Se scegli una persona...prima o poi, capisci di averla scelta soprattutto per ciò che ha dentro.
E America si era sentita accettata da Brian per quella che era realmente.
E lui voleva semplicemente che lei andasse a quel ballo e provasse in qualche modo a sentirsi
sé stessa anche se la paura che qualcun'altro migliore di lui potesse sedurla, lo stava 
logorando dentro.
Ma in quel caso, Brian non era riuscito a comportarsi da egoista in alcun modo.
Voleva che la sua piccola si divertisse. Era il suo primo ballo dopotutto e, con o senza
di lui non sarebbe stato importante. 
Almeno secondo ciò che pensava.
L'istante successivo, Brian tornò nel camerino di America e le propose un vestito lungo con una scollatura
a forma di cuore sui seni, di un viola abbastanza scuro.
Il tutto, era contornato da una cintura argentata.
-Prova questo.- Il ragazzo porse l'abito lungo ad America e lei lo osservò sorpresa.
-Ma...è stupendo...- Disse la ragazza, pensando a chissà quanto le sarebbe venuto a costare.
America si chiuse nel camerino e si provò il nuovo vestito con velocità.
Le stava una meraviglia.
Quando la ragazza uscì dal camerino, Brian la osservò come se non avesse mai visto
nulla di più perfetto in tutta la sua vita.
Gli si seccò la saliva in bocca, limitandosi ad aprirla senza volerla qui richiudere.
I suoi occhi color nocciola si erano illuminati di luci mentre il cuore avrebbe quasi
voluto esplodergli.
-Come mi sta?- Gli domandò America avvicinatasi allo specchio per ammirarsi.
Quel vestito sembrava piacerle molto.
Aveva finalmente trovato quello giusto o forse erano state le parole di Brian a cambiare
la sua prospettiva?
Non lo sapeva, ma, una cosa era certa.
Brian stava per rischiare di morire per la seconda volta.
-Sei...- 
-Io penso che questo basti, Gates.- Lo precedette America, frenando le parole del ragazzo
e continuando a specchiarsi.
Brian aveva abbassato lo sguardo non sentendosi degno di continuare a guardare
America che sembrò avergli infilato un coltello in gola.
Non faceva altro che lasciarsi immergere dal mondo che quella ragazza sembrò aver creato
apposta per lui.
E ne era così pieno da lasciarsi lacerare da qualsiasi cosa riguardasse lei stessa.
Questo gli faceva paura e gli piaceva allo stesso tempo.
Ne era così pieno che persino le sue vene blu e verdi sarebbero riuscite a scoppiare
parlando di quella ragazza.
Ed America riusciva a sentire Brian sotto la sua stessa carne.
Non poteva farci più niente, ormai. 
Le faceva male stare con lui perché non poteva toccarlo ma avrebbe pianto il doppio
se fosse arrivata al punto di lasciarlo per davvero.
Si trovavano su di una linea sottilissima che, però, continuava a congiungerli.
Com'era strano l'amore, vero?
Un giorno ti faceva del bene e l'altro del male.
Proprio come facevano loro di continuo quando si facevano del male senza toccarsi.
Ma in tutto quel male, c'era sempre un sentimento che riusciva ad andare
oltre ogni aspettativa.
Senza un Dio in grado di aiutarli, si erano trovati tra tutte le persone esistenti nel mondo.
-Ti sta...d'incanto.- Balbettò Brian, abbassando lo sguardo con delle scocche rosse
sul viso, riferendosi al vestito.
-Lo pensi davvero?- Continuò America, voltandosi verso il ragazzo e vedendolo
arrossire con imbarazzo.
-Sì. Lo penso davvero.- 
Brian incatenò nuovamente i suoi occhi a quelli della ragazze mentre lei
sorrise con felicità.
Aveva finalmente trovato ciò che cercava.
-Perfetto...allora prenderò questo.- Annuì America convinta, rientrando nel camerino
e sfilandosi via il vestito che avrebbe comprato.
Quando però la ragazza uscì con il vestito lungo tra le mani, notò
una cosa a cui avrebbe dovuto pensare prima.
-Che c'è adesso?- Le domandò Brian, vedendo il suo sguardo diventare improvvisamente
cupo.
-Non ho abbastanza soldi per comprarlo.- Disse la giovane, rendendosi conto di non poter pagare il vestito.
-Oh...beh...puoi tornare a casa e parlare con i tuoi.-
-Non posso, Brian. E' una vergogna per me chiedere ancora altri soldi per un
vestito.-
America ci teneva molto a certe cose. Era cresciuta con dignità ed i suoi genitori
le avevano insegnato come vivere mettendo in pratica i valori che le avevano trasmesso.
-Beh...possiamo sempre andarne a cercare un altro, ti va?- Cercò di sviare la situazione
il ragazzo che, nelfrattempo, aveva optato di distogliere i suoi occhi da tanta bellezza.
-No...lasciamo perdere. Preferisco tornare a casa.- Sussurrò la bionda mostrando un sorriso
del tutto sforzato.
E Brian se ne era accorto.
-Ma ne sei sicura?-
-Sì. Mi arrangerò con quello che ho, non è un problema.- Sorrise ancora la ragazza come per cancellare
un po' di delusione in sé stessa.
Brian annuì ed insieme uscirono dal negozio senza aggiungere una sola parola in più.
Tornarono a casa e si aiutarono a pitturare delle altre rose che aveva portato il solito
vicino, amico del signor Mcklain.
Le dipinsero tutte. 
Dalla prima all'ultima senza mai stancarsene.
Tra un petalo ed un altro, i due continuavano a guardarsi abbozzando dei sorrisi sinceri.
Poi, America portò il suo sguardo verso quella parete adiacente al letto che aveva schizzato
di nero.
Di nero come la sua immancabile gelosia.
Avrebbe trovato un modo in più per ricordarsi di lui quando se ne sarebbe andato.
Ormai, quella camera sapeva di lui.
-Sai a cosa stavo pensando?- Le domandò improvvisamente Brian, finendo di dipingere una rosa.
-No, a cosa?-
-Quando me ne andrò da qui, mi auguro di poter rinascere in un'altra persona.
O magari, in un oggetto.-

-Perché dici questo?-
-Perché vorrei tanto diventare una rosa ed esser dipinto da te. Vorrei morire ricoperto
di colori e tempere solo per non lasciarti mai e poterti ammirare mentre continui ad adagiare le tue mani su di me.-

Il cuore di America aveva ricominciato a battere con più velocità.
Si diceva spesso che ci si poteva abbracciare per risentirsi interi.
Ma ad America bastavano le parole di quel ragazzo per sentirsi come realmente voleva.
La ragazza si lasciò scivolare giusto due lacrime sul viso che stava cercando di camuffare,
senza riuscirci.
Quelle lacrime bruciavano vive sulla sua pelle calda.
-Ti amo.- Balbettò Gates, riportando subito i suoi occhi verso la rosa
senza riuscire a sopportare di vedere America cercare di dirgli ciò che realmente
vorrebbe senza riuscirci.
America alzò gli occhi al cielo mentre cercava di ritirare indietro le lacrime.
Era rimasta senza parole.
Di nuovo.



























***





















UNA SETTIMANA DOPO...







America si sentiva quasi di impazzire.
Qualsiasi cosa indssasse, sapeva di doverselo far bastare.
Non aveva detto nulla ai suoi genitori e loro erano ancora convinti
del fatto che la loro figlia avesse comprato il vestito
giusto per il ballo di quella sera.
Insomma, America si era fatta bastare quello che aveva seppur non era
ciò che esprimesse al meglio sé stessa.
Lei non era fatta per i balli, certo, ma almeno andarci nel suo stile
avrebbe migliorato un po' le cose.
Nelfrattempo, aveva sentito il suo cellulare vibrare al di sotto del lenzuolo
e si era precipitata sul letto per rispondere alla chiamata in arrivo.
Si sarebbe aspettata di parlare al telefono con Erin o forse Mia o ancora i Sevenfold
che si sarebbero occupati di far entrare di nascosto sua cugina nella palestra della scuola allestita,
ma, con grande sorpresa...a chiamarla fu proprio Jimmy.
-Pronto?- 
-Ansia pre-ballo.- Sbottò il ragazzo con un tono di voce abbastanza lamentoso.
-Ansia? Ma Jimmy, è solo un ballo!-
-E' il mio primo ballo, okay?-  Ribatté il ragazzo, sembrando disperato.
-Va tutto bene, Jimmy! Respira!-  Esclamò America, cercando di trattenersi
dal non scoppiare a ridere.
Certo, Jimmy non voleva neanche partecipare a quel ballo, ma America si era appena
ricordata di quello che era accaduto quella stessa mattina dopo essere usciti di scuola...






-Zacky mi ha regalato il vestito dei miei sogni! E' stato grandioso, ragazze.-
-Erin, sei proprio fortunata. Io ho comprato un vestito e spero vivamente di non essere
ingrassata altrimenti non potrò più indossarlo!-
-Mia, tu ti complessi troppo!-
-America, so quello che dico!-
-Buongiorno ragazze. Dove sono quei tre ingordi?-
-Jimmy! Non so, prova a vedere in giro.-
-Cazzo! Gli avevo detto di aspettarmi all'uscita!-
-Calmati James, penso che arriveranno a momenti.-
-America, se trovo Zacky ad ingozzarsi da qualche parte, sarò io stesso
a fargli sognare hot dog per il resto della sua esistenza!-
-Sembri nervoso...- 
-Lo sono Erin, lo sono!-
-Ma...come mai?-
-Sono in ritardo, cazzo, America!-
-Ma per cosa?-
-Devo comprare un vestito per il ballo di stasera!-
-Cosa?!- Urlarono le ragazze in coro, scioccate.
-Sì. E non guardatemi come se fossi un alieno!-
-Jimmy che partecipa ad un ballo? Forse hai bevuto, tesoro.-
-Erin, sei molto spiritosa ma questo non è il momento giusto per perdersi in chiacchiere varie! Quei tre mi avevano
promesso che sarebbero venuti con me!-
-Aspettami qui. Vedo se riesco a trovarli.- Erin corse di nuovo all'interno dell'istituto
nella speranza di trovare i ragazzi.
-Jimmy...sei sicuro di voler partecipare a quel ballo?-
-Mia, ti ci metti anche tu adesso? Sì, non ne sono mai stato più sicuro.-
-Ed io posso chiederti cos'è stato a farti cambiare idea?-
James sospirò alle parole di America.
-October.-
-Quella ragazza ha potere!-
-No, Mia, non è come pensi. Lei non ha fatto niente è solo che...oh, cazzo, sono fottuto!-
-Jimmy, parla adesso o gli hot dog te li faccio mangiare io!-
-Quanto sei violenta, America! D'accordo, d'accordo. La verità è che ieri sera stavamo per chiudere
il negozio ed io stavo aspettando October che si era trattenuta in bagno. L'ho aspettata per un po'
e quando ho visto che non usciva più da lì, ho deciso di raggiungerla ma la porta
era aperta.
Mi sono avvicinato alla porta del bagno e mi ci sono nascosto dietro. October era lì e stava provando
il suo vestito guardandosi allo specchio. Era così felice che vederla così mi ha fatto venir voglia
di accontentarla ed andare a questo fottutissimo ballo. L'ho vista così allegra che ho deciso di sacrificarmi
per lei. Dopotutto...quando hai qualcuno che ti ama...non dovrebbe essere poi così male.-





















Le parole di Jimmy ronzarono nella mente di America per tutto il tempo
mentre continuava a sentire i suoi scleri al telefono.
-Stai tranquillo, vedrai che andrà tutto bene.- Cercò di tranquillizzarlo la ragazza che aveva
approfittato della situazione per scendere al piano di sotto con il cellulare all'orecchio 
e prepararsi una buona tazza di té caldo.
-Questo cazzo di fiore dove devo metterglielo?!-
America sospirò.
-Al polso, Jimmy. Al polso.-
-Devo confessarti una cosa!-
-Ancora un'altra? Rev, smettila di farmi prendere infarti continui, non mi dirai che sei vergine!- Borbottò America,
aiutandosi con una spalla a tenersi il cellulare attaccato all'orecchio per versare il té alla vaniglia
nella sua tazza.
-Ma quale vergine, se io scopo anche più di tutti i miei amici messi insieme! Questa è la più importante di tutte!-
-Okay, spara allora.-
-Non...non...-
-Jimmy!-
-Va bene, va bene, cazzo! Non so ballare!-
A quel punto America non riuscì più a trattenersi.
Scoppiò a ridere come non mai e quasi stava rischiando di piangere a dirotto
solo per tutte le risate che si stava facendo in quell'istante.
-Ma si può sapere che cazzo c'hai da ridere?-
-Scusa, Jimmy. E' che tu ti preoccupi per così poco!-
-Per così poco? Io voglio farle fare una bella figura, America. Sai quante ne diranno
gli altri? Guardate October Murby, sta ballando con uno sfigato che non sa neanche
cosa sia la destra o la sinistra!-
-Jimmy, adesso calmati. Andrà bene, lei saprà guidarti.-
-Ma non dovrebbe essere il ragazzo a guidare la ragazza?-
-Teoricamente sì, ma nessuno si accorgerà che sei scarso, fidati.-
-Come fai ad esserne così sicura?-
-Perché le persone si soffermeranno sul modo in cui la guarderai per tutto il tempo
e quello basterà. Credimi che sono poche le persone che si guardano con amore, come fate
voi. A quel punto, non si accorgeranno di nient'altro.-
-Cazzo America, mi hai convinto!-
-Davvero?-
-Hai ragione. Cazzo, quando ti vedo ti abbraccio e non ti lascio più!-
-Pensa a prepararti, spilungone. Ci vediamo dopo!-
-A dopo e...grazie.-
Jimmy riattaccò la chiamata ed America si sentì meglio del solito. Un'altra persona
aveva avuto bisogno di lei.
America iniziò a sentirsi utile e non più una buona a nulla.
Dopo aver sorseggiato un po' di té, la giovane ritornò al piano di sopra ed entrò
nella sua camera con stupore.
Rimase immobile sulla soglia della porta mentre gli occhi le si illuminarono
di colpo.
Sul suo letto vi era il vestito viola che era stata costretta ad abbandonare in quel
negozio solo una settimana prima.
La ragazza si avvicinò al letto ed accarezzò il vestito di seta, rabbrividendo.
-Brian?- La ragazza richiamò il nome di Brian, ascoltando una voce nel suo cuore.
La voce che continuava a ripeterle che quella era stata tutta opera sua.
-Brian?!- Riprovò America, guardandosi intorno speranzosa.
Brian non si era fatto vedere. 
E la ragazza restò per tutto il tempo con il cuore tra le mani mentre continuava 
ad osservare il vestito su quel letto.
Solo dopo alcuni istanti, si rese conto che ai piedi del suo letto c'era una scatola bianca
che aspettava solo di essere aperta.
La giovane si chinò dinanzi al letto e prese tra le mani la scatola, inarcando un sopracciglio.
Con velocità, la bionda aprì la scatola e le sue emozioni salirono alle stelle.
America tirò fuori dalla scatola un paio di coverse nere, nuove di zecca.
Un sorriso sfiorì sul viso della ragazza che pensò a quanto sarebbe stato perfetto per lei 
indossare quel paio di scarpe al di sotto di un vestito lungo che non le avrebbe messe
in risalto in alcun modo.
Nessuno lo avrebbe saputo e lei sarebbe rimasta pur sempre sé stessa.
-Grazie...- Sussurrò infine con gli occhi pieni di lacrime, rivolgendo uno sguardo al cielo.


































***




















Matt era andato a prendere America circa un quindici minuti
prima dell'inizio del ballo.
La ragazza lo aveva fatto entrare in casa mentre si stava allacciando le scarpe
al di sotto do quegli occhi verdi che la scrutarono con attenzione.
-Il tempo di prendere il cellulare che ho lasciato in camera e sono da te!- Disse
la ragazza, saltellando con un solo piede.
-Ma quelle sono converse!- Esclamò Matt, divertito e al contempo stupito.
-Non giudicarmi!- Ribatté la giovane ormai dal piano di sopra.
Matt si era vestito di tutto punto con uno smocking blu scuro ed una cravatta
a strisce blu e nera.
Avrebbe tanto voluto indossare i suoi occhiali da sole preferiti, ma, pensò
che non ne era il caso.
Mentre America stava cercando di scendere giù il più in fretta possibile,
suo padre aveva già segnato il terreno con Matt facendogli il terzo grado.
Il signor Mcklain non era cattivo. Ci teneva solo particolarmente a certe cose.
Matt gli sembrò quasi non appartenere alla Black Rose.
Aveva fatto il possibile per guadagnarsi almeno un po' di fiducia dall'uomo e ci
era riuscito con poco.
Sapeva come comportarsi e cosa dire in ogni circostanza, ecco tutto.
-Eccomi qui!- Esclamò America, scendendo dalle scale, vittoriosa.
Aveva indossato quel bel vestito che aveva sempre sognato ed aveva lasciato
i suoi capelli sciolti.
Non si era truccata molto, voleva comunque sembrare abbastanza naturale.
Dopo aver salutato sua madre e suo padre, America aprì la porta di casa ed uscì
fuori con Shads.
-Wow, sei proprio uno schianto, America!- Esclamò il ragazzo, mostrando come al
solito le sue fossette.
-Grazie, anche tu!- Rispose la giovane a sua volta, ricambiando il sorriso del ragazzo.
-Prego, sali pure in macchina.- Continuò Matt, indicando la sua auto grigia abbastanza sobria.
-Dimmi la verità...mio padre ti fatto la paternale?- Sospirò la ragazza, tenendosi un lembo
del vestito lungo per evitare di inciamparvi.
-Beh, è comunque un tipo simpatico.-
-Lo sapevo! Lo avevo raccomandato di evitare.-
-E' tuo padre, America. Si preoccupa, è normale. Lo farei anch'io se avessi
una figlia.-
-Oh, perfetto. Pensavo di poter fuggire dal nucleo familiare almeno per questa sera.- Disse America
con sarcasmo, facendo ridere il ragazzo al suo fianco.
-Dai, andiamo. Gli altri ci stanno aspettando.-
-Va bene.-
Matt aprì lo sportello dell'auto con fare da gentiluomo per far entrare America in auto ed
in men che non si dica, si ritrovarono dinanzi all'entrata della V.
Quando Matt e America entrarono, tutte le persone non poterono fare a meno che voltarsi
verso di loro.
La ragazza si sentì improvvisamente in imbarazzo, mentre, Matthew cercava di tranquillizzarla
sorridendole con decisione ed affidabilità.
La palestra della scuola era diventata quasi una reggia reale.
La sala era contornata da luci accecanti, tavoli imbanditi di cibo, fiori e piante ovunque, cascate di addobbi
incandescenti e musica tenuta a tutto volume.
C'era chi si dimenava sulla pista da ballo, chi flirtava con dei cocktail tra le mani e chi
mangiava come se non avessero mai visto del cibo in vita sua.
Era tutto perfetto.
Le cheerleader osservavano America con invidia e, fu in quell'istante che ella
ebbe la sua rivincita su tutto.
La guardavano come se volessero strapparle il vestito di dosso ma lei si fingeva
indifferente ad ogni provocazione.
-America!- Erin esclamò il nome della ragazza, allargando le braccia e travolgendola.
-Erin! Sei bellissima!- Urlò America, lasciandosi abbracciare dalla sua amica mentre Zacky era passato
a salutare Matt.
-Tu lo sei! Wow, il tuo vestito è bellissimo e...sì, anche tu lo sei ovviamente!- Esclamò la sua amica con entusiasmo, 
stringendola sempre di più.
-Ehi, America!- Zacky prese una mano della ragazzza attirando la sua attenzione per salutarla.
-Zacky!- La giovane a sua volta, abbracciò il ragazzo e lo salutò con un bacio sulla guancia.
Lo stesso accadde tra Erin e Matt.
-Non avrei mai pensato che la nostra palestra potesse trasformarsi in un luogo simile!- Ammise
Zacky, guardandosi intorno spaesato.
-Hanno davvero fatto un buon lavoro.- Continuò Matt.
-Ehi, ehi, ehi!- Johnny e Mia entrarono in sala tenendosi per mano ed avvicinandosi 
ai loro più cari amici.
-Ehi, amico!- Esclamò Matt, salutando il nano insieme a Zacky mentre Erin e America
pensarono a salutare Mia e ad ammirare il suo vestito bianco tutto paiettato.
Era davvero la fine del mondo.
-Johnny, ciao!- America salutò il ragazzo abbracciandolo ed osservando la sua camicia
bianca abbinata ai pantaloni neri ed un capello da cowboy molto buffo.
-Ma cosa devi fare con questo capello eh, Christ?- Domandò Zacky al suo amico, ghignando.
-Questa è quella che io chiamo classe, Vee.- Rispose Johnny, aggiustandosi il capello sulla testa
e vaneggiando.
-America, sto amando il tuo vestito! E' persino più bello del mio!- Esclamò poi Mia, con gli
occhi a forma di cuore.
-Ma che cosa dici?! Starebbe di sicuro meglio a te che a me con il fisico che ti ritrovi!- Continuò
America, adulando sua cugina.
-Wow, devo dire che in questa scuola hanno fatto proprio le cose in grande.- Osservò poi Johnny, sorpreso.
-Noi andiamo al buffet. A dopo.- Annunciò poi Vee, prendendo tra le mani Erin e trascinandola
via con sé.
-Aspetta, Zacky! Io non ho fame!- Tentò di dire la ragazza, ormai arrivata a metà strada.
-Ma io sì!- Ribatté il ragazzo con il suo smocking rosso ed il farfallino nero al collo.
Matt, America, Mia e Johnny risero alla vista dei due per poi ritornare a parlare
tra di loro.
America, tuttavia, aveva capito che mancava qualcosa.
Qualcuno.
Il vuoto nel suo petto cominciò a prendere forma mentre cercava di ricominciare a respirare.
Sarebbe stato tutto diverso se lì con lei ci sarebbe stato Brian.
-Ehi! Guardate lì!- Esclamò improvvisamente Matt, indicando l'entrata della sala.
Jimmy e October erano lì, insieme, e si tenevano sotto braccio.
Stavano avanzando lungo la sala portando un sacco di allegria mentre lo sguardo gelido
di Jimmy iniziava a bruciare tutti coloro che guardavano la sua accompagnatrice.
Gli occhi celesti del ragazzo spiccavano con quello smocking bianco e lo stesso valeva
per October che aveva indossato un vestito rosso come il fuoco.
Erano davvero bellissimi.
Solo guardarli, fece rabbrividire il povero cuore di America.
-E quindi il nostro spilungone si è deciso!- Esclamò Johnny, salutando Jimmy con una pacca
sulla spalla.
-Sta zitto, nanetto.- Scherzò James, facendo ghignare tutti.
-Wow, Jimmy Sullivan che partecipa ad un ballo di primavera. Ragazzi, ma quanto siamo
cambiati?- Domandò Matt, stupito.
-L'amore ti cambia.- Rispose Jimmy, sorridendo poi ad America con complicità.
La bionda si sentì meglio di quanto credeva. 
La vita dei ragazzi era davvero migliorata ed un po' era anche merito suo.
Bastava vedere Johnny che non cercava più alcuna bottiglia di birra in cui affondare, ma,
preferiva guardare la sua Mia e mangiarsela con gli occhi.
Oppure Zacky che, anziché farsi qualche canna di troppo, stava strafogando in compagnia della
sua anima gemella.
O, ancora, Jimmy...che aveva lasciato perdere la Black Rose per sempre e si era concentrato
sul sentimento che provava per quella ragazza che lo guardava come non aveva mai osservato nessuno.
-Tutto è bene quel che finisce bene.- Disse ancora Matt, sorridendo.
-E tu Matt? Quand'è che te ne andrai?- Gli domandò Johnny, curioso.
-La settimana prossima ho un corso formativo.- Continuò il ragazzo, soddisfatto.
-Grande! E tu, nanetto?- Domandò poi Jimmy, ironizzando come al solito sull'altezza di Johnny.
-Io e Mia dovremmo farcela a partire anche noi tra una settimana esatta.-
-Perfetto.- Disse Rev, sorridendo mentre teneva una mano alla sua October.
La serata procedeva alla grande.
Matt e Zacky stavano organizzando qualche scherzetto per Johnny, Erin parlava con delle sue amiche
di corso, Jimmy e October stavano mangiando qualcosa insieme ed infine Mia e Johnny stavano
ballando un lento.
America si soffermò su questi ultimi. Era divertente vedere la testa di Johnny posizionarsi sul petto
di Mia che era molto più alta di lui. 
Ma erano così belli, da fare invidia a chiunque.
La giovane capì di essere di troppo in quella sala e decise poi di uscirsene nel giardino dell'istituto
per prendere una boccata d'aria.
Anche il giardino era circondato da luci abbaglianti che stavano soffocando tra i vari cespugli e
sulle cortecce degli alberi circostanti.
Il giardino era deserto.
Erano tutti dentro a far festa.
La ragazza si guardò intorno, mentre, un venticello fresco continuava ad accarezzarle
la pelle.
Le mancava ancora qualcosa.
Qualcosa che le sobbalzò improvvisamente dinanzi agli occhi senza darle neanche la possibilità
di urlare.
-BOOO!-
America sgranò gli occhi nel vedere Brian dinanzi a sé ma non urlò. Era abituata ormai
a quei modi di fare del ragazzo a cui non intendeva neanche rinunciare.
-Brian...- Sussurrò America, deglutendo nel vedere il ragazzo vestito con uno smocking nero,
una camicia bianca di seta e la cravatta dello stesso colore dello smocking.
-Avevo ragione. Questo vestito ti sta d'incanto.- Disse il ragazzo, avvicinandosi
a colei che considerava la sua anima gemella.
-Brian...io...-
-Shh. Non parlare. Starei qui fermo a fissarti per ore.- Le sussurrò Gates, facendole
salire il cuore in gola mentre continuava a guardarsi intorno per assicurarsi che non 
ci fosse nessuno.
Le labbra di America continuavano a tremare e i suoi occhi si erano ormai dissolti
in quelli del ragazzo.
-So bene che ti starai chiedendo che cosa ci faccio qui ma...volevo sperare almeno di guadagnarmi
un posto come accompagnatore secondario.-
Sorrise Gates, facendo curvare anche le labbra della giovane.
-Quindi...sei venuto qui per me?- Gli domandò America, speranzosa, con gli occhi lucidi.
-Non potevo starti lontano. Volevo stare alla larga da questo posto ma poi...ho visto
i tuoi occhi. Stavi cercando me nei volti degli altri ed è incredibile quanto amore hai da dare che avevo
paura che fossi stata capace di darlo a qualcun'altro.-

-Non lo avrei mai fatto. E' te che voglio.- 
Brian rabbrividì alle parole della ragazza a tal punto da non riuscire a controllarsi.
-Questo è tuo.- Disse Gates, mostrandole il fiore che aveva deciso di allacciare
attorno al polso della ragazza.
America tremava nel mentre che quel ragazzo le stava allacciando il fiore al polso come voleva
la tradizione.
-Perché hai fatto tutto questo per me? Come me lo spieghi questo...vestito? E le converse soprattutto?-
-America, c'è una sola risposta a tutto questo. Non posso ripetertelo ancora ed ancora con la paura
che tu non possa ricambiare. Però, io non voglio rinunciare a te e al tuo amore. Non sei capace di dirmi
cosa provi, ma, riesci a farmelo capire anche solo quando mi guardi in questo modo così
innocente. Ti prego, smettila.-
Disse Brian soffocando nella sua stessa voce che si era indebolita
sempre di più.
E solo Dio, sapeva quanto America poteva amare quel ragazzo.
-Portami con te. Ovunque tu andrai...portami via con te.- Sussurrò America desiderosa di prendere 
una mano del ragazzo e portarsela vicino al cuore.
-Non posso fare in modo che tu non viva la tua vita, piccola.-
-Ma chi se ne frega della vita se non posso viverla con te!-
-Tu sarai sempre dentro di me...ed io ho ancora un po' di tempo per amarti.-

America si lasciò cullare dalle soavi parole di Brian tanto da sentirsene sazia.
Lui non le lasciava mai briciole. Le dava davvero tutto il suo amore con poco.
A volte bastava anche solo uno sguardo per amarsi più del solito.
Avevano condiviso tutto e niente.
-Ma adesso signorina Mcklain, può concedermi questo ballo?- Le domandò improvvisamente
il ragazzo, quasi inchinandosi.
-Brian...ma cosa...-
-Non può rifiutare con la solita scusa dei tacchi troppo alti.- Disse ancora il ragazzo con un sorriso
beffardo stampato sul volto.
-Noi...non possiamo ballare insieme...- Mormorò America, abbassando lo sguardo.
-No, non è vero.- Ribatté Gates, convinto.
-Sì, invece. Perché mi stai illudendo?-
-Non voglio illuderti. Voglio solo farti capire che non sarà un semplice ostacolo
a fermarci.-
La bionda, quasi non riusciva a capire le intenzioni di Brian.
Almeno fin quando il ragazzo le si avvicinò e aggrappò le sue dita ad un lembo del
vestito sulle sue costole.
Brian sentiva così bene quel tessuto in seta tra le sue dita che decise di stringere di più.
America osservava ogni suo movimento e la sua mano destra aggrapparsi invece al fiore attorno
al suo polso.
-Cosa stiamo facendo?- Disse lei, incredula.
-Sono io il cavaliere, no? Lasciati guidare da me.- 
America annuì mentre le sue gambe iniziarono a muoversi in contemporanea di quelle
del ragazzo.
La sua mano destra era sospesa in aria così come lo era anche quella
del ragazzo.
Le due mani non potevano stringersi ma Brian aveva trovato un modo per non sabotare
la situazione.
Egli strinse il fiore trattenendolo in alto ed anche il braccio della ragazza si ritrovò
sospeso.
America prese un respiro profondo quando fece un passo indietro nel momento in cui
il ragazzo fece invece un passo in avanti.
Lei non poteva sentire il calore della mano di Brian sulle costole ma sapeva
che si stava aggrappando al vestito per cercare di trattenerla dinanzi a sé.
Ed il modo in cui lui tirava senza metterci troppa forza, riusciva a spingere
di continuo la ragazza verso di lui.
Brian teneva gli occhi fissi su quelli di America, mentre, si muovevano in contemporanea
con un po' di difficoltà.
L'altra mano di America invece, si stava convincendo di trovare un appoggio sulla
spalla di Brian che in realtà non aveva.
Stavano fingendo ed andava bene così.
Nelle loro menti, stavano davvero ballando insieme. Ecco a cosa serviva la fantasia...a rendere reale
un momento destinato quasi a scomparire.
-Promettimi che non ti dimenticherai mai di me.- Le sussurrò Brian mentre continuava a muovere
le sue gambe insieme alla ragazza.
-Tu promettimi che continueremo a ballare anche dove saremo dopo...- Rispose America
mentre sentiva il respiro del ragazzo diventare sempre più soffocante quasi quanto al suo.
Non potevano toccarsi, certo.
Ma erano riusciti a crearsi un mondo in cui potevano fare tutto ciò che realmente volevano.
Chiunque avesse visto America in quel momento, l'avrebbe presa per una pazza.
Per gli altri, stava ballando da sola.
Ma lei sapeva di non essere mai realmente sola.
Con lei c'era sempre stato Brian che, era riuscito a farla arrivare oltre alle sue aspettative.
Stavano ballando. Loro sapevano che lo stavano facendo per davvero e quello bastava.
Anche solo guardarsi negli occhi, ogni giorno, sembrava essere una nuova scoperta.
Si sentivano davvero come se le loro anime si fossero unite per ballare insieme
e concedersi l'una all'altra.
Quando si fermarono, capirono che non avevano avuto neanche bisogno di un po' di musica,
perché, i loro cuori battevano così forte da poter sovrastare ogni tipo di suono.
Sembrò tutto così perfetto che durò non più di due minuti.
America non cadde a terra, ma, si sentì improvvisamente leggera.
Si fermò come se Brian fosse riuscito a far scivolare una sua mano sul suo braccio, scendendo
poi sulla sua mano e lasciandola per sempre.
Era una sensazione così distruttiva che le aveva fatto venire una gran voglia di piangere.
Ma non lo avrebbe fatto.
Era stato tutto troppo perfetto per esser ricordato in un modo del tutto straziante.
La ragazza sospirò al cielo e prima di rientrare nella sala, osservò Jimmy e gli altri su di una panchina
mentre le loro fidanzate erano intente a dimenarsi sulla pista da ballo e a scatenarsi.
Ma America si bloccò.
I ragazzi avevano dei volti sciupati e degli sguardi più che tristi.
Questo le bastò per avvicinarsi a loro e cercare di capire cosa gli stesse prendendo.
-Ehi...non rientrate?- Domandò America vedendo i ragazzi portare i loro occhi verso di lei.
-No...non ne abbiamo più voglia.- Ammise Zacky, tenendosi il viso tra le mani.
-Ma...perché? Pensavo vi steste divertendo.- Continuò la bionda.
-Sì...ci stavamo divertendo ma...poi ci siamo ritrovati qui e ci è passata
la voglia di indossare le nostra maschere.- Borbottò Johnny, abbassando lo sguardo
contro il terriccio mentre gli altri si limitarono ad annuire.
-Maschere? Che cosa volete dire?-
-Vogliamo dire che non possiamo sempre far finta che vada sempre tutto bene, America. Stare lì dentro
non significa stare bene. Significa ricordarsi di aver perso qualcuno di importante
e non poter condividere più nulla con lui. Ecco cosa significa. Stare insieme ma sapere
che non saremo mai più noi cinque.- Sbottò Jimmy, con gli occhi diventati quasi di un blu
notte.
-E' vero, le nostre vite sono notevolmente migliorate da quando stiamo cercando
di estraniarci dalla Black Rose ma...niente è più lo stesso senza Brian.- Disse poi
Matt, devastato.
-Io non riesco più a vivere senza di lui.- Pianse Jimmy mentre Zacky gli accarezzava una spalla
per cercare di consolarlo.
-Ehi, Rev. Su, cazzo...non fare così.- Gli disse Johnny, non riuscendo a sopportare
di vedere il suo più caro amico in quelle condizioni.
America osservava la scena con dolore, sentendosi quasi come se la stessero bruciando viva.
Non sapeva più come reagire e sapeva che quel dolore lo stava provando anche lei.
-M...mi dispiace tanto, ragazzi.- Mormorò la ragazza, sentendosi in colpa senza riuscire
a dire ciò che voleva realmente.
-E' questo che accade quando perdi qualcuno di importante. Non sei più tu. Cerchi quella
persona negli altri ma  ti rendi conto che fa davvero tutto così schifo come sembra.- Spiegò
Zacky, trattenendo le lacrime con quei suoi grandi occhi iniettati di sangue.
-Vorrei essere morto anch'io con lui.- Sussurrò poi James tra le lacrime mentre America
non ne poteva davvero più.
Qualcosa dentro di lei aveva semplicemente fatto "click."
-Non puoi desiderare di essere morto se lui ti vorrebbe vivo, James. Ci ho provato
anch'io e quel bastardo mi ha fatto il terzo grado quando ho provato a raggiungerlo.-
Sorrise
America mentre delle lacrime stavano rigando il suo viso dapprima asciutto.
Adesso non poteva più tacere. 
Non ci riusciva più.
Certo, Brian non poteva fare niente per riaverli ma, al contrario, America poteva.
Lei poteva parlare.
Non lo aveva mai fatto perché aveva paura della reazione dei ragazzi ma in quel momento...doveva farlo.
-Di che cosa stai parlando, America?- Le domandò Zacky, curioso almeno quanto gli altri.
La ragazza prese un respiro profondo.
-Brian mi ha raccontato tutto. Di quando è stato ucciso da suo padre quando aveva solo diciannove anni,
di quando avevate costruito la vostra casetta sull'albero per estraniarvi dalla realtà amara
della Black Rose e di quando giocavate a fare i supereroi credendo in un qualcosa che mai sarebbe
stato!-
Sbottò America con le lacrime che continuavano a caderle dagli occhi mentre stava facendo
in modo che continuassero a frantumarsi.
I ragazzi sbarrarono gli occhi increduli, rivolgendosi degli sguardi spaventati.
-Deve averti parlato Erin di tutto questo, ne sono sicuro.- Borbottò Zacky, con determinazione.
-No, non può essere stata Erin. Lei non sa nulla della nostra casa sull'albero. Lo sapevamo
solo noi...- Ribatté Jimmy, mordendosi il labbro inferiore.
-America, stai iniziando a spaventarmi.- Le disse poi Matt, respirando quasi a fatica.
-E' stato Brian, lo giuro! Credete davvero che avrei potuto prendere una sua foto dall'annuario per
fare quel ritratto? Pensate davvero che gli unici a soffrire siete voi? Brian è bloccato in un limbo
ed io sono l'unica persona esistente sulla faccia dell'umanità a poterlo vedere!- 

-America...- Sussurrò Jimmy, lasciandosi scivolare altre due lacrime sul viso.
-E' stato lui a chiedermi di aiutarvi. Credevamo che migliorando le vostre condizioni di vita,
lui sarebbe finalmente riuscito a trovare la pace eterna ma, evidentemente, si sbagliava. Lui è qui!
E' bloccato sulla Terra ed io posso vederlo!-
Urlò America, battendo i piedi sul terriccio.
-Non può essere...tu...ci stai mentendo...- Balbettò Johnny, incredulo.
-Non vi mentirei mai su una cosa del genere! Brian è solo un'anima vagante e vive con voi
ogni giorno! Jimmy, cazzo, pensaci! Quella volta in cui avevi partecipato alla rissa alla Black Rose,
io ero lì! Cosa ne potevo sapere io del fatto che tu stessi partecipando a quella rissa e stavi per
restarci secco? Brian era lì con te, Jimmy. Lui stava combattendo con te così come aveva cercato
di nascondere una bustina di cocaina a Zacky quando voleva farsi.-

I cuori dei ragazzi avevano smesso di battere ed America aveva fatto centro.
-Potete anche prendermi per pazza ora, ma vi posso assicurare che Brian non vi ha mai
lasciati per davvero! E' stufo di vedervi soffrire per lui e anche se vorrebbe abbracciarvi
era diventato l'uomo più felice del mondo quando vi ha visti riprendervi tra le mani le vostre
vite. Non distruggete tutto proprio ora. Ho avuto modo di conoscerlo e...mi ha parlato
così tanto di voi. Così tanto che non potete neanche immaginarlo.-

-Prova tutto questo, allora.- La sfidò Matt, alzandosi dalla panchina.
-Come posso provarvelo? Brian non può toccare le persone!- 
-Perché mi stai prendendo in giro in questo modo, America?- Sbottò poi Jimmy,
guardandola con rabbia.
-Io non...non ti sto prendendo in giro, Jimmy! Lo giuro.- Ribatté America ancora
in lacrime, singhiozzando.
Jimmy e gli altri quasi avrebbero voluto ringhiare contro la ragazza ma, per qualche strano
motivo, non lo fecero.
Anzi, un motivo c'era eccome.
Improvvisamente, la sigaretta che dapprima stava fumando Zacky, scomparì dalle sue dita.
-Cazzo, dov'è finita la mia sigaretta?!- Urlò il ragazzo, entrando in panico.
-America, se questo è uno scherzo è di cattivo gusto!- Esclamò Johnny, impaurito.
Ma America passò tutto il tempo a sorridere. 
Aveva visto Brian togliere dalle dita di Zacky la sigaretta ed in quello stesso istante si stava avvicinando a lei,
sorridendole.
Adesso la ragazza sapeva bene cosa doveva fare.
Si avvicinò con lentezza a loro mentre continuavano guardarsi intorno.
-E' stato Brian a prendere la tua sigaretta...Zacky.- Sussurrò America mentre il ragazzo
sbarrò gli occhi non riuscendo più a capire cosa gli stesse accadendo.
-Ed ora l'ha data a me.- Sorrise America aprendo il palmo di una mano mentre Brian si era
occupato di darle la sigaretta.
Improvvisamente, quella Lucky Strike riapparve dinanzi agli occhi follemente lucidi dei ragazzi.
Brian scomparve all'istante e Jimmy si avvicinò ad America, prendendole una mano.
-Brian...il mio migliore amico è...qui.- Disse il ragazzo con un tono di voce basso e debole,
sentendo nuove lacrime salate rigargli il viso.
-Lui non ti ha mai lasciato come credevi.- Continuò America nello stesso momento
in cui Jimmy la abbracciò forte.
Jimmy e America si strinsero forte cadendo poi a terra insieme, devastati dal dolore.
Avrebbero potuto quasi rompersi le ossa per come continuavano ad abbracciarsi,
ma non importava.
Jimmy si stava sfogando per bene tra le braccia della ragazza mentre gli altri, 
stavano cercando di trattenere le lacrime il più possibile.
Ma fu inutile.
Dopo circa un secondo, si ritrovarono tutti ad abbracciarsi e ad annegare gli uni nelle
lacrime degli altri.
Gli angeli come Brian, si facevano vivi una volta per lasciare le persone che si sarebbero
fatti bastare un ricordo per tutta la vita.
I ragazzi e America smisero di piangere dopo un po'.
Avevano costruito delle speranze di acciaio su una persona di carta.





































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve lettori!
Mi scuso un po' per il ritardo dell'aggiornamento ma come avrete potuto
notare è stato un capitolo piuttosto lungo e abbastanza complicato.
Ormai la ff è quasi giunta alla conclusione.
QUASI.
Finalmente i ragazzi hanno saputo del triste destino di Brian e della sua vita dopo
la morte nel limbo.
Ma che cosa succederà adesso? Brian scomparirà per sempre dal prossimo capitolo? Se volete
davvero scoprirlo, vi basterà attendere il prossimo capitolo!
E voi, che cosa ne pensate di questo nuovissimo capitolo appena sfornato? Vi è piaciuto
o vi ha fatto schifo?
Attendo come sempre le vostre recensioni e spero che questa volta siano più numerose!
Ho bisogno dei vostri pareri, lettori!
Per il resto, voi state bene? E' finalmente iniziato il mese di settembre ed io non ne vedevo
l'ora proprio perché ho finito gli studi.
Per gli inizierà la scuola o per chi ricomincerà a lavorare auguro a tutti un ENORME in culo alla balena!
Come al solito, se volete, potete scrivermi su Twitter e farmi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo
o anche su Wattpad.
Su twitter sono sempre @GatesIsTheWay e su Wattpad sono sempre "SynysterIsTheWay".
Scrivetemi per qualsiasi cosa, ho tanta voglia di conoscere tutti i miei carissimi lettori!
Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi, a scrivermi e a recensirmi.
Oh, sì!
Grazie anche a voi che condividete sempre la ff su social e quant'altro.
Siete l'amore.
Quindi...miei bellissimi lettori...noi ci sentiamo al prossimo capitolo!
UN BACIO IMMENSO DALLA VOSTRA...
















-SynysterIsTheWay.

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Capitolo 24
*** 24. Big girls cry when their heart is breaking. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

24° Big girls cry when their heart is breaking.



















Brian se ne era andato via per sempre.
Aveva abbandonato America alla sua sorte e le aveva colorato
i giorni di un grigio così intenso da intristirla sempre di più.
America non era più la stessa da un mese, ormai.
Da quando Brian aveva raggiunto la pace eterna ed era volato
via senza neanche dirle un fottutissimo "addio."
Ed era proprio vero che gli addii mai pronunciati fanno più male di quelli detti e stra-detti.
Brian era scivolato via e lei stava cercando un qualcosa a cui aggrapparsi.
Le mancava tanto quella voce così fastidiosa che non faceva altro
che spaventarla di giorno in giorno.
Quella presenza così fastidiosa quanto bisognosa.
Ed America aveva capito che senza di lui non sarebbe mai più
stato lo stesso.
Avrebbe almeno voluto vederlo per un'ultima volta e dirgli quello
che aveva cercato di dirgli in tutto quel tempo.
Non era alcuna finzione. Non sarebbe stato come tutte le altre volte
in cui Brian aveva deciso di staccare ed andarsene via per un po'.
Quella volta, se ne era andato per davvero.
Aveva lasciato un po' di sé dentro al cuore della ragazza che, ormai,
non riusciva più a farsi una ragione di ciò che le era accaduto.
Aveva perso il più grande amore della sua vita ed, in quell'istante,
pensava che non avrebbe mai potuto fare più niente per riaverlo indietro.
Così come lo avevano capito tutti che, avendo accettato la situazione, avevano deciso di andare avanti e farlo solo per
l'amore del loro migliore amico defunto.
Brian se ne era andato, certo.
Ma con sé aveva portato via anche tutto l'amore delle persone a lui care.
Chi se lo sarebbe mai aspettato da uno del genere?
Da un ragazzo che era nato e morto senza amore.
Le sembrava quasi ieri quando poteva vedere il suo viso.
Doveva dimenticare, non c'era altra soluzione a tutto quel dolore che sentiva dentro.
Da giorni ormai, non mangiava più, non usciva più, non studiava più.
Ogni pensiero, ogni dettaglio...le ricordava solo di lui.
In quell'istante sì che riusciva a capire quanto aveva ancora bisogno realmente
di lui.
Le mancavano persino le parole che voleva in quel momento sentirsi dire per sentirsi
ancora parte del mondo.
Brian aveva scoperto di avere un cuore e lei aveva scoperto l'amore.
Due cose molto simili che erano riuscite a cambiarli per sempre.
America non riusciva più a scrollarsi di dosso tutti quei sentimenti che non facevano
altro che morirle dentro.
Non aveva neanche più pensato al fatto che, per entrambi, ci sarebbe stato un momento in 
cui avrebbero dovuto dirsi addio.
E così, seduta tra quelle rose viola, si guardava morire.
La sua camera era ricoperta di quelle rose colme di spine e piene d'amore che non fecero
altro che soffocarla.
Seduta sul pavimento con le rose che la circondavano, piangeva lacrime di sangue e ricordava
cose che avrebbe preferito dimenticare.
Si era fatta davvero male, quella volta.
C'era davvero una ragazza a cui importava dietro quel muro che si era creata inutilmente.
Avrebbe voluto chiedere un altro po' di tempo ma, ormai, esso era scivoltato via senza neanche
avvisarla.
Era così strana la vita.
Un giorno ti sentivi come se avessi tutto ed un altro, come se non avessi nulla.
Perché ciò che amavi ti veniva strappato via senza troppi giri di parole.
Era come una ruota che girava di continuo e non sapevi mai da che parte potesse andare.
Dove poteva schiantarsi.
La giovane continuava a sentirsi in balia di sé stessa e come se fosse tutta sola.
L'unica ragione che continuava a farla arrivare a fine giornata, era quel ragazzo.
Quel ragazzo che inizialmente l'aveva fatta dannare così tanto da farla sentire schifosamente
innamorata.
Quella mattina, America marinò la scuola.
Pioveva a dirotto e lei non aveva alcun'intenzione di vedere le persone che aveva intorno.
Non più da quando Matt, Johnny e Mia se ne erano andati.
In un mese, erano cambiate molte cose.
Mia era tornata in Francia ed aveva portato via con sé l'amore della sua vita. 
Matt era andato a Broadway per fare degli esami prima di entrare al College.
Zacky e Erin avevano deciso di uscire dagli schemi.
Erin aveva dei parenti che non appartenevano alla Black Rose ma, che comunque vivevano a Long Beach.
Adesso abitavano lì con gli zii della ragazza che erano riusciti a prendere la custodia di entrambi e 
dargli la possibilità di continuare gli studi ad Huntington Beach.
Gli unici ad esser rimasti in città erano Jimmy e October.
James aveva abbandonato la lavanderia alla Black Rose ed aveva trovato
il modo di dormire nel suo nuovo negozio insieme alla sua October.
Tutti ormai sapevano che Brian era via. Ci volle un po' per far riprendere i ragazzi
dallo schock avuto precedentemente, ma, riuscirono presto a riprendersi.
Brian era in cielo e loro non lo avrebbero mai dimenticato.
Solo America non riuscì a prendere bene la situazione.
Quella mattina, quindi, uscì di casa con la pioggia che le scivolava sui capelli
e sul viso, indossando una felpa abbastanza larga ed un paio di shorts.
Il trucco sul suo viso stava iniziando a dissolversi per colpa delle lacrime salate che iniziarono
a scorrerle come un fiume in piena ed anche per colpa della pioggia frantumatasi di continuo su di lei.
Camminava con le mani affondate nelle tasche della felpa cercando una ragione alla sua stessa
vita.
Brian l'aveva proprio distrutta senza volerlo.
Tante volte aveva persino desiderato di scappare via di casa o da Huntington Beach, ma, quelli
erano solo momenti di follia.
Lei non voleva far preoccupare nessuno sebbene fosse diventata pelle e ossa e se il suo viso non avesse 
avuto delle occhiaie viola da far paura.
Non dormiva neanche più perché qualsiasi cosa sognasse le ricordava di quel ragazzo e di tutte
le cose passate insieme.
Era diventato il suo incubo ed il suo unico sogno proibito a cui non riusciva a rinunciare.
Sapeva che non sarebbe finita bene ma, aveva deciso di rischiare.
Tutto, per amore.
Tutto, si era ripromessa.
Ed ecco la fine che aveva fatto.
Aveva un cuore sanguinante e la voglia di andare via che si compensavano a vicenda.
Tutta la sua vita stava andando a rotoli e lei non aveva più una ragione per riprendere
le redini tra le mani e combattere.
Forse ci avrebbe anche provato, a combattere, ma lo avrebbe fatto senza armi.
Di quel passo, sarebbe morta anche lei.
Ricordare poi, di certo non l'aiutava.



















-Allora ci vediamo quando torno, okay?-
-Matt...non credo che ci sarò quando tornerai.-
-Non dire stronzate, America! Non eri tu a dirci di dover
sempre andare avanti? Cazzo, non puoi fare così!-
-Così come?-
-Niente, lascia perdere.-
-Non è colpa mia se...se mi sono innamorata di un qualcuno
che sapevo non poteva far parte della mia vita...-
-Shh, non piangere America. Va tutto bene. Andrà tutto bene.-
-Non credo più nel lieto fine, ormai. La vita non è una fiaba. La vita
fa male. La vita è un sogno ad occhi aperti.-














Continuava a ripetere mentre si stringeva a Matt, prima
di vederlo salire su quell'aereo che lo avrebbe portato via.
Ormai era abituata agli addii.
Così abituata che non era riuscita neanche a salutare Brian
come realmente voleva.












-Tornerò presto, lo prometto!-
-Mi mancherai tanto, Mia. E anche tu, nanetto!-
-Ehi, ci ho messo tre ore per fare questa cresta!-
-Johnny...mi mancherai davvero tanto.-
-Anche tu mi mancherai, cazzo. Non è un addio, okay? E'
solo un arrivederci.-
-Voglio crederti. E' l'unica cosa che riesce a darmi un po' di pace
in questo momento. Sapere che ci rivedremo presto.-
-Prestissimo, America. Non devi temere la lontananza. Tornerò
presto a trovare anche Brian.-
-Non ne dubito.-

















Anche Johnny e Mia erano via.
Ma almeno, si accontentava di vedere Zacky e Erin a scuola
e di vedere Jimmy entrare in camera sua di tanto in tanto, che la raggiungeva
anche solo per abbracciarla.
Si stava accontentando di quello anche se Brian continuava a mancarle
per davvero.
Quel filo che prima li legava, si era ormai spezzato sebbene America riusse
a sentirlo ancora dentro di sé.
Vicino al cuore.
Era incredibile. Certe sensazioni non cambiavano mai.
La ragazza, tirando su col naso, si diresse poi verso il cimitero in cui
non aveva più avuto il coraggio di tornare.
Quel giorno, però, aveva deciso di fare uno strappo alla regola e lasciare
una rosa viola sulla lapide di Brian.
Fu proprio questo ciò che fece.
Si chinò dinanzi alla lapide del ragazzo e vi lasciò sul terriccio quella rosa
che sembrò quasi lasciarsi inghiottire dal terreno.
Osservò a lungo quel posto mentre altre lacrime sgorgavano dal suo viso
senza lasciarle un attimo di tregua.
La sua vita era diventata, tutt'ad un tratto, pesante.
Prima, era così leggera.
Seppur non facile, aveva trovato qualcuno che le aveva insegnato ad amare
e a lasciarsi amare.
Quasi lo ricordava come se fosse ieri quando Brian la guardava come un bambino
e come se lei fosse la sua caramella.
America non poteva neanche più guardarlo negli occhi. Aveva persino rotto
tutti gli specchi che aveva a casa per paura di guardarsi ancora senza di lui.
Voleva solo ritornare indietro.
Ritornare a quel giorno in cui iniziò tutto.
Nascondendosi nei suoi silenzi, stava cercando di respirare ancora.
Le era rimasto ancora un po' di dolore dentro.
Sotto la sua pelle.
Uscita dal cimitero, vide una coppia tenersi per mano senza dirsi una sola parola.
Stavano camminando con lentezza e tutto quello che facevano era semplicemente guardarsi.
Si sorridevano di continuo e si tenevano la mano senza mai lasciarsi.
Camminavano verso le porte dell'orizzonte e insieme.
Un palo era riusciti però a sbarrargli la strada.
Le loro mani si divisero contrastati da quel palo di ferro e lo stomaco
di America iniziò a farle del male.
Non stava parlando. 
Persino le lacrime avevano smesso di rigarle il viso, ma glielo si leggeva in faccia che stava cercando di incassare il colpo.
Se ne tornò a casa deglutendo e si spogliò dei suoi vestiti, entrando nella vasca
da bagno dopo essersi chiusa nella stanza.
I suoi genitori erano ancora a lavoro e quella sera non sarebbero rientrati
per la cena.
Suo fratello era rimasto da sua zia Meredith con i cugini e lei doveva pagare
il prezzo dei suoi dolori restandosene da sola in quella casa che gli ricordava
solo di lui.
Si immerse nell'acqua calda della vasca e nelle bolle di sapone che iniziarono a 
nasconderle le parti intime.
Prima di entrare nella vasca si era occupata di prendere una bottiglia di vodka alla fragola
che decise di scolarsi senza troppi complimenti.
Nella vasca, la giovane chiuse gli occhi tentando di rilassarsi mentre, di tanto in tanto,
sorseggiava la vodka che in quell'istante sembrò essere la sua migliore amica.
Non era mai stata una di quelle ragazze che avevano bisogno dell'alcool per andare avanti
ma, quella sera, era riuscita a tradirsi.
Voleva dimenticare anche solo per una sera ma non voleva che Brian avesse fatto lo stesso con lei.
Chissà se dov'era...era felice.
Chissà se pensava ancora a lei o forse aveva trovato degli angeli più belli.
Chissà se l'aveva già dimenticata.
Chissà.

Tre sorsi ed America strizzò gli occhi. Non era abituata a quel sapore leggermente amaro, vellutato
da un piccolo strato di fragole.
Ma le andava bene così.
Seppur si sentisse stanca di sentirsi sempre come se le mancasse qualcosa.
Non avevano vinto mano nella mano.
Avevano perso e basta.
Lui sembrava così cattivo mentre in realtà un cuore ce l'aveva sempre avuto e lei era solo la stupida
che si era occupata di lasciarsi divorare.
Brian le sembrava davvero un pezzo di merda con quel sorrisino sempre beffardo sul volto e la testa
sempre alzata pronto ad una nuova sfida. 
Lo aveva odiato così tanto quando riusciva a rovinarle ogni appuntamento ed ogni nuovo avvicinamento...
ma, lo aveva odiato ancor di più quando era riuscito a prenderle il cuore e a farla sentire
la donna amata che aveva sempre desiderato di essere.
Aveva ormai capito che dentro un po' di odio c'era l'amore.
Il suo respiro diventava sempre più pesante mentre sentiva la testa quasi esploderle.
In quel momento sì che aveva delle buone ragioni per odiarlo ma si era sforzata così tanto
da non riuscirci mai.
Era felice di saperlo felice.
Di sapere che aveva finalmente raggiunto l'altro lato, ma, stava diventando egoista pensando
a quanto avrebbe voluto averlo ancora con sé.
Al suo fianco.
Dormire con lui.
Si sarebbe persino accontentata di non poterlo MAI toccare.
Si sarebbe limitata come sempre ma lo rivoleva lì.
Amarlo le sembrava essere la cosa più naturale a quel mondo.
Ed in quell'istante tutto il suo amore stava affondando nel fondo di quella bottiglia ormai mezza
vuota.
Si sentiva come una farfalla destinata a morire da un momento all'altro.
Bevve sorsi lunghi di vodka fino a non sentirsi più.
Il corpo iniziò a formicolarle e quando l'alcool finì, lasciò scivolare la bottiglia
a terra vedendola frantumarsi.
La bionda scoppiò a ridere nel vedere la bottiglia rompersi dinanzi ai suoi occhi scuri.
Non riusciva più a capire cosa le stesse accadendo.
Sapeva solo che era uscita dalla vasca e si stava avvicinando alla porta di casa tenendosi
ancora perfettamente nuda.
O almeno per metà. Si era solo occupata di indossare un paio di mutande.
Quando aprì la porta di casa dopo aver sentito il campanello suonare, si ritrovò Jimmy davanti
agli occhi che inarcò un sopracciglio, stupito.
-Oh ca-cazzo.- Balbettò il ragazzo, tossendo ed abbassando lo sguardo con imbarazzo.
-Che ci fai tu qui?- Sbottò America, sorridendo di tanto in tanto al ragazzo e roteando
gli occhi di continuo.
-Vatti a vestire. Ero solo passato per assicurarmi che stessi bene.- Disse James senza
rivolgerle un solo sguardo.
-Assicurarti che stessi bene?- Scoppiò a ridere America e Jimmy la guardò fisso negli occhi.
Si era appena reso conto di quanto la ragazza fosse ubriaca.
-Cazzo America, ma che hai fatto?!- Le urlò contro il ragazzo dagli occhi azzurri, rimproverandola.
-Cosa?- Ribatté la giovane, continuando a ridere mentre la nausea iniziò a farsi sentire dentro di lei.
-Hai bevuto.- 
-Ma cosa dici!- Esclamò la ragazza perdendo l'equilibrio mentre Rev riuscì a prenderla tra le
sue braccia appena in tempo.
La ragazza si aggrappò al giubbino in pelle del suo amico, tentando di non cadere.
-Cazzo...sei ubriaca fradicia.- Notò ancora Sullivan, sentendo poi la puzza di alcool che continuava
a fuoriuscire dalla bocca di America.
-Io non sono ubriaca!- Urlò la ragazza con una vocina stridula, a dir poco fastidiosa.
-Ma perché devi farti del male, cazzo!- Sbottò il ragazzo, tenendola tra le sue braccia dopo aver chiuso
la porta di casa con un calcio.
-Ma di che cosa stai parlando? Io sto benissimo!- 
-Stupida!- Si incazzò James, trascinandola dalle braccia sul divano del salotto
di casa.
-No, stupido tu!- Ribatté America prendendo tutto come se fosse un gioco.
La ragazza continuò a ridere con i suoi seni traballanti mentre si fece stendere sul divano.
-America, non puoi distruggerti in questo modo. Eri stata tu la prima a farci il terzo grado quando
io e i ragazzi facevamo lo stesso pensando a Brian. Ed ora? Ora tutto quello che ci dicevi dovresti
affidarlo a te stessa.- Le sussurrò il ragazzo, preoccupato.
-Fanculo. Voglio un'altra bottiglia di vodka.- Mormorò la ragazza sorridendo e vedendo l'immagine
di Jimmy triplicarsi dinanzi ai suoi occhi.
-No, tu non vuoi un cazzo, chiaro?!- Cercò di trattenerla Jimmy sul divano, diventando
tutto rosso in volto per cercare di non soffermarsi sul corpo nudo della ragazza.
-Jimmy, vaffanculo! Tornatene da dove ne sei venuto e lasciami in pace!-
-Ma non capisci che sto solo cercando di aiutarti? Hai bevuto troppo...-
-Non ho bisogno del tuo aiuto! Io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, cazzo! Non sono
rotta come pensate tutti! Non sono rotta!- Urlò America, portandosi le mani sulle tempie per
non rischiare di impazzire.
Si sentiva così malata. Così malata da fare schifo senza il suo angelo custode.
-Adesso basta. Smettila di comportarti come quella che non sei.- 
-Cosa ne sai tu di chi sono io?!-
-Smettila di urlare!-
-Io urlo quanto voglio!-
-Vado a prenderti qualcosa per coprirti, aspettami qui e non ti muovere.-
-No, Jimmy...aspetta.- Sussurrò America con gli occhi da cerbiatta, fermando Jimmy e
prendendogli un braccio.
-Voglio farlo con te.- Disse la ragazza, facendo deglutire James che restò di sasso
alle parole di America.
-C-che cosa?- Domandò Jimmy, con gli occhi sbarrati.
-Fallo per me, ti prego. Fai sesso con me e te ne sarò grata per il resto
della mia esistenza.-
Sussurrò ancora la giovane mentre la testa ricominciò a girarle.
-America...tu non sai quello che stai dicendo...-
-Jimmy, ti prego. Tu devi farlo con me...ti prego.- Ripeté ancora la ragazza, quasi supplicante.
James deglutì. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
-Tu non vuoi realmente finire a letto con me, America. Tu hai solo bisogno di Brian e non 
sai più come compensare quel bisogno disperato che hai di lui. Pensi che venire a letto con me
ti aiuterà a non aver più bisogno di lui? Pensi che dopo averlo fatto con me, lo dimenticherai
per sempre? Sei solo una povera illusa se pensi che questo basti per smettere di amare realmente
qualcuno.-
Le disse il ragazzo dagli occhi lucidi, con un tono di voce fin troppo serio.
E Jimmy aveva ragione.
America scoppiò improvvisamente a piangere perché, seppur ubriaca, si era resa conto di 
quanto era stata stupida a pensare una cosa del genere.
Non lo aveva fatto perché voleva davvero andare a letto con Jimmy o voleva amarlo. Fu
la prima cosa che le passò per la testa quella di fare l'amore con un uomo per cercare
di dimenticarne un'altro.
Ma l'amore che aveva provato con Brian era molto più forte di qualsiasi altra cosa.
Loro si erano amati senza neanche toccarsi.
-Mi dispiace...- Mormorò America, piangendo a dirotto.
-Ehi, va tutto bene, piccola.- Le disse James, abbracciandola con l'intenzione
di stringerla più forte che poteva.
America si lasciò stringere da Jimmy mentre continuava a piangere e singhiozzare
come non mai.
-E' che lui mi manca da morire e...sento che niente avrà più un senso senza di lui.- Disse
la ragazza tra le lacrime e i singhiozzi soffocanti, cercando un modo per respirare.
-Perdonati, America. E' stato un attimo. Poteva succedere a chiunque. Io ti voglio bene e non voglio
più vederti mentre ti fai del male. Chiaro?-
Le domandò il ragazzo, accarezzandole i capelli fruttati.
-Chiaro.- Si limitò a dire la ragazza con la testa che continuava a scoppiarle.
L'istante successivo, America si addormentò e Jimmy la prese in braccio per portarla
in camera.
La fece sdraiare sul letto e chiuse la porta, dirigendosi poi verso il bagno per ripulire
tutti quei cocci di vetri rotti.
Una volta finito, uscì di casa trattenendo le sue lacrime.
America si svegliò il mattino seguente e dovette subirsi il doposbronza.
Rigettò l'anima e ritornò a letto senza andare a scuola.
Scrisse un messaggio di scuse a Jimmy e lui le rispose inviandole un semplice "E' tutto okay,
scema. Ci vediamo presto."

L'amore continuava a renderla debole ma, ripromise a sé stessa che non avrebbe bevuto mai
più dell'alcool.
Aveva visto Brian molte più volte di quanto lo vedeva in una giornata.































***


















I giorni successivi non migliorarono molto ma, America
ricominciò almeno ad andare a scuola.
Quella mattina aveva sentito Matt al cellulare e aveva saputo
che i suoi corsi procedevano a gonfie vele lì a New York.
America era fiera di lui e fiera anche di aver sentito Mia.
I suoi genitori, al suo ritorno, l'avevano accolta meglio del solito
ed avevano accettato Johnny in un batti baleno.
Avrebbero fatto di tutto pur di vedere felice la loro bambina e farsi
perdonare di tutte quelle volte in cui non le avevano potuto dedicare
tutte le attenzioni che meritava.
America uscì frustrata dall'aula d'arte scontrandosi poi con Jimmy.
Gli finì accidentalmente addosso perché aveva la testa da tutt'altra parte.
-Ops, scusa Jimmy, non ti avevo visto.- Disse la bionda, portandosi una ciocca
di capelli dietro l'orecchio con imbarazzo.
-Ma tranquilla, neanche io ti avevo vista.- Rispose il ragazzo con uno dei
suoi sorrisi radiosi e fiduciosi.
-Ti chiedo ancora scusa per l'altra sera...sono stata proprio una stupida
e l'alcool non ha fatto altro che peggiorare la situazione.- Si giustificò America,
sentendosi ancora a disagio per ciò che era accaduto con il ragazzo solo qualche
sera prima.
-Ti ho già detto che non devi preoccuparti, America. Eri fottutamente ubriaca e soffrivi
molto.-
-Soffro ancora.- Puntualizzò la ragazza.
-Ci avrei giurato che continuassi ad andare a dormire piangendo. E se stasera venissi
un po' al negozio ad ascoltare della buona musica?-
-No Jimmy, non voglio infastidire anche October che non sa neanche del perché continuo
a sentirmi in questo modo orribile.-
-Altro che infastidire! Magari ci facciamo portare qualche pizza alla chiusura
dell'emporio, che ne dici?- Provò ancora il ragazzo, cercando di aiutare America
che aveva più voglia di restarsene a dormire.
-No, Jimmy. Ti ringrazio, ma non ne ho molta voglia. Credo che resterò a casa
a disegnare e riposare.-
-Cosa devo fare per convincerti?-
-Ma assolutamente niente. Quando sarò pronta ad andare avanti sarai il primo a saperlo.-
-D'accordo. Solo, non fare più cazzate o la prossima volta mi incazzerò sul serio.-
-Va bene. Hai sentito qualcuno dei ragazzi?-
-Sì e tu?- Domandò Jimmy, aprendo poi il suo armadietto dando due pugni contro di esso.
-Sì.-
-Matt se la sta cavando alla grande. Johnny invece non ne può più di mangiare
cibo francese.- Ridacchiò James.
-Beh, però è con la persona che ama e questo credo che gli basti.- Disse America, abbozzando
un sorriso.
-Già. Non so neanche come Mia abbia potuto innamorarsi di un nanetto del genere!- Scherzò
il ragazzo, posando i suoi libri nell'armadietto.
-Io credo che tu più di tutti potresti capirlo.- Sorrise la ragazza, tenendosi i libri sul petto.
-Beh...dopotutto è un pezzo di pane quel ragazzo.- Ammise James, chiudendo poi l'armadietto.
-Lo è. L'unica cosa che continuo a chiedermi è del perché io sia stata così sfortunata.- Sospirò
la giovane, abbattuta.
-Non devi prenderla così. Tu hai avuto tutto e neanche te ne rendi conto.-
-A che cosa ti riferisci?-
-A Brian, ovviamente.-
-Non ha più senso ora...lui se n'è andato.-
-Lo sapevate entrambi che prima o poi sarebbe finita. Ma perché devi pensarla per forza
in questo modo? Pensaci bene anche solo per un'istante, America. Hai avuto tutto.-
-Cos'è che te lo fa pensare?-
-Il fatto che tu ti sia innamorata.-
-Sì, di uno spirito vagabondo che è ormai scomparso nel nulla.-
-Il fatto che lui se ne sia andato non significa che si è portato via anche i tuoi sentimenti.
Tu lo ami ancora, è così evidente. E sono sicuro che ovunque sia...ora
starà pensando a te così come tu spendi le tue giornate a pensare solo a lui.-

-Brian non tornerà più.-
-Brian se ne era già andato tempo fa. Se solo avesse potuto, sono sicuro che sarebbe 
rimasto qui con te per sempre. Me lo fanno pensare tante cose. Soprattutto sapere che due come
voi sono riusciti ad amarsi pur non toccandosi. Vi siete toccati qui dentro, America. Io penso
che questo sia quel tipo di amore destinato a vivere in eterno...-
Borbottò James, indicando
il cuore della ragazza che aveva già gli occhi lucidi.
-Il vostro è vero amore. Quello fatto di semplici gesti e che ti dà la possibilità di scavare
realmente all'interno di una persona. Avete sofferto molto soprattutto quando non potevate toccarvi...
ma il vostro amore era sempre lì! Ne sono sicuro!-

America rifletté molte sulle parole di Jimmy mentre si asciugò una lacrima cadente.
-Tu non immagini neanche e che cosa avrei dato per poterlo anche solo abbracciare.- Disse la ragazza
con un tono di voce soffocante e distruttivo.
-Dai tuoi occhi capisco che avresti davvero fatto qualsiasi cosa.-
-Scusami Jimmy, ti ho riempito la testa di chiacchiere e...-
-Non dirlo neanche per scherzo. Quando vuoi, sai dove trovarmi.-
-Beh, grazie ancora.-
-Figurati. Sono sicuro che Brian mi starà ringraziando per questo.- Sorrise il ragazzo,
facendo sprigionare un sorriso anche sul volto di America.
La ragazza salutò James con un cenno di mano ed uscì dall'istituto scolastico con disinvoltura.
Aveva imparato a capire che i per sempre erano disposti a finire.
Ma il per sempre che aveva creato con Brian...sarebbe durato molto più di quanto pensasse.








































***



























Nel pomeriggio, la situazione peggiorò.
America stava strappando di continuo dei fogli dal
suo cavaletto e la sua camera si ritrovò essere tappezzata da cartacce
inutilizzabili.
Aveva provato a disegnare, a lasciarsi andare con l'unica cosa
che riuscisse a farla sentire meglio ma...aveva fallito.
Neanche l'arte o il disegno riuscivano a migliorare la sua condizione.
Ogni pennellata diventava tempesta e qualsiasi cosa disegnasse non era
mai ciò che voleva realmente.
Strappando il decimo foglio della giornata, se lo modellò tra le mani fino ad accartocciarlo
e lo gettò sul pavimento inerme.
Si sentiva impazzire di continuo e non sapeva più come uscirne.
Forse, solo il tempo e le lacrime si sarebbero occupati di migliorarle
un po' quella vita che stava cercando di vivere.
Ne aveva ancora di strada da fare.
O forse, doveva semplicemente rassegnarsi al fatto che nessuno sarebbe mai stato
in grado di prendere il posto di quel ragazzo che tanto amava.
Sarebbe rimasta bloccata su di lui per sempre e non avrebbe mai provato
ad innamorarsi di nessun altro.
La giovane doveva incassare ciò che le stava accadendo ma, non rimpiangeva
di aver conosciuto quella persona tanto bella quanto speciale.
Brian era bello dentro.
Tutto ciò che si era occupato di fare era amarla incondizionatamente.
Lontani dal cuore, lontani dalla mente.
Non era bastato.
Nella mente della giovane il ricordo di Brian era ancora così vivo da spezzarle
il cuore di continuo.
A volte basta davvero poco per innamorarsi.
Altre, basta solo uno sguardo.
Come quello che si erano scambiati America e Brian al cimitero per la prima volta.
Quello sguardo, avrebbe fatto rabbrividire chiunque.
Negli ultimi periodi, la ragazza era stanca di svegliarsi da sola.
Con quegli occhi deboli e incavati che non riuscivano neanche ad aprirsi o, forse,
non volevano.
Brian era stato il suo angelo per tutto quel tempo. 
Un angelo che dava amore pur non sapendo cosa fosse.
Era forse questa la cosa più meravigliosa che aveva dentro di sé quel ragazzo?
America osservò la vernice a pezzi sulle pareti della sua camera e ritornò con la testa
sul foglio cercando di disegnare qualcosa di decente.
Prese con lentezza il pennello imbrattato di pittura rossa e cercò di adagiarlo
verso il foglio ma, ogni volta che ci provava, si fermava a metà.
Avrebbe volentieri chiesto a Brian di tagliarle tutte le corde che la tenevano ancora in piedi
e di lasciarla cadere nel vuoto.
Le corde.
Già.
Solo pensare a delle corde, non fece altro che farla sentire peggio.
Come quella corda che riusciva a tenerli insieme. 
A congiungerli.
La ragazza sospirò.
-Non ho mai capito cosa ci vedeva di tanto bello in te.- 
Una voce femminile, la fece improvvisamente voltare verso la finestra.
America restò immobile nell'osservare una donna sulla quarantina con delle rughe notevoli
sul viso ed un trucco troppo pesante che quasi la invecchiavano ancora di più.
La donna stava aspirando del fumo da una sigaretta ed aveva dei capelli corti e biondi
fatti di boccoli.
Sembrava essere uscita da uno di quel film in bianco e nero del '70.
-Ma...tu chi sei...- Sussurrò America, sbarrando gli occhi.
-Non credo ti interessi. Ero proprio curiosa di sapere del perché Brian era
riuscito ad innamorarsi di una ragazzina come te.- Sbottò la donna con superiorità,
continuando a fumare mentre la giovane ebbe quasi un'illuminazione.
-Come hai fatto ad entrare in camera mia?- Domandò America, alzandosi dallo sgabello su cui era seduta
ed iniziando ad indietreggiare, spaventata.
-Oh tesoro, pensavo ci fossi abituata, ormai.- 
-Abituata?-
-Sì, abituata.- Continuò la donna, sorridendole con superbia.
-Non so come hai fatto ad entrare nella mia camera ma...preferirei che uscissi prima che io possa
chiamare qualcuno.- Tremò America, non sapendo più cosa fare o come comportarsi.
-Beh, se vuoi che me ne vada non farò complimenti. E' solo un peccato sapere che tu non voglia
collaborare con me ed aiutare Brian a raggiungere il luogo che dovrebbe...raggiungere.-
La donna
quasi sussurrò l'ultima parole ed America ebbe un colpo al cuore.
Cosa centrava lei con Brian? Che cosa stava succedendo?
-Brian, hai detto?-
-Sì, proprio lui.- Ribatté la donna, sporcando di rossetto rosso quel po' di sigaretta che le restava
da fumare.
-Brian è già andato via un bel po' di tempo fa.- Sbottò America, abbassando lo sguardo
verso il pavimento, cercando di non ricordare o per lo meno di non farsi del male.
-Come sei ingenua. Credi davvero che lui abbia raggiunto l'altro lato? Bene, se vuoi posso
lasciartelo credere.-
-Tu...sei Morrigan, non è così?-
-Mh, ce ne hai messo di tempo per capirlo.-
-Senti, io non so neanche del perché riesco a vedere anche te ma...se Brian è in pericolo
o sta male ti prego di dirmelo.- Disse la giovane con gli occhi iniettati di sangue e lo stomaco
che continuava a contorcersi.
Non ne poteva più di misteri. Le erano ormai troppo pesanti da sostenere.
-Brian non sta male. Sta malissimo.- Disse la donna, sedendosi poi sul letto della ragazza.
-Malissimo?!- Urlò la giovane, in preda al panico.
-Calmati tesorino, non è il momento di allarmarsi. Puoi vedermi, sì. Ma solo per poco. Ho chiesto
aiuto ad una forza superiore che mi ha dato l'opportunità di provare a salvare in qualche modo
la povera anima di Brian. Lui è ancora bloccato qui, nel limbo.-
-Bugiarda! Brian è andato via! Stai cercando di prendermi in giro? Perché vuoi farmi del male?!- Sbottò America,
perdendo il controllo delle sue azioni.
-Urlami pure contro se può farti sentire meglio. Sapevo che sarebbe stata una pessima
idea parlarti ma, cazzo, credi che io voglia il male di quel ragazzo che non ho fatto
altro che amare per tutto questo tempo?-
-Morrigan, io non so bene a cosa stai cercando di prepararmi ma so quello che dico. Brian
è via. Altrimenti non avrebbe avuto motivo di non tornare più da me.-
-E' qui che ti sbagli. Dio, quanto sei superficiale, ragazzina.-
-Beh...illuminami allora.- La sfidò America, sentendosi urtare.
Non aveva di certo bisogno di altre delusioni.
Stava solo cercando di difendersi.
-Se Brian è scomparso o ha scelto di non farsi più vedere da te è solo perché aveva
paura di farti del male. La sua anima sta iniziando a logorarsi. Il suo tempo nel limbo
sta per scadere e sta impazzendo giorno dopo giorno. Lui non avrebbe mai voluto farsi
vedere in quello stato da te ed è per questo motivo che ha scelto di lasciarti. Lo ha fatto
perché si è sentito obbligato! Lo ha fatto per te.- Spiegò la donna, calpestando la cicca di sigaretta
che aveva appena gettato sul tappeto.
-Io non ti credo. Mi stai solo riempiendo di stupidaggini. Brian...non lo avrebbe mai fatto.- Balbettò
America, sentendo il cuore farsi sempre più pesante.
-Sei libera di non credermi, certo. Io ero venuta qui solo perché quel ragazzo ha davvero bisogno
di aiuto e tu sei l'unica che può portarlo dove dovrebbe stare.-
-Mi ha davvero lasciata?-
-America, Brian non avrebbe mai trovato il coraggio di farti una cosa del genere. Non lo ha fatto
per farti del male, al contrario, per proteggerti. Aveva pensato di starti lontano per un po' perché
sapeva che la sua anima stava rischiando di impazzire di continuo. Se fosse rimasto con te, ti avrebbe
fatto del male. Sarebbe arrivato al punto di farti soffrire ingiustamente. Si sarebbe fatto del male
lui pur di non farlo a te.-
La giovane cercò di trattenere le lacrime con tutta la forza che aveva.
Brian era ancora lì.
Al suo fianco.
E le aveva fatto credere di essersene andato per sempre solo per proteggerla.
-E' impossibile...- Sussurrò America, tenendosi il volto tra le mani.
-Lo era anche poter vedere Brian, no? Eppure, riesci a vederlo benissimo.- Le fece notare Morrigan,
sorridendo.
-Tutto quello che sta accadendo non può essere reale.- Continuò a disperarsi America, fissando
il pavimento.
-Quanto tempo ti ci vuole per riprenderti? Non ce ne resta molto...-
-Che cosa vuoi dire?-
-Voglio dire che...io non sono nel limbo ma la forza suprema mi ha mandata qui a vegliare
su Brian. Io so molte più cose di quanto credi. Posso rispondere ad ogni tua domanda, coprire
ogni tuo dubbio. Ma se sono venuta a cercarti è perché, non credevo mai di poterlo dire, ma ho bisogno
di te.-
-Hai bisogno di me per fare cosa?- Domandò America, preoccupata.
Morrigan sospirò.
-C'è un motivo per cui tu sei l'unica a poterlo vedere. Tu e lui avete sbagliato tutto. Pensavate che risolvere
i conti in sospeso di Brian sarebbe servito a qualcosa? Pensavate davvero che i ragazzi dovevano
uscire dalla Black Rose per assicurare a Brian un posto nell'alto dei cieli o chissà dove? No. Era tutto sbagliato ma sarei
stata punita se mai avessi provato a dire tutto a Gates. La verità è che il motivo per cui tu puoi vederlo
è alla base di tutto. E' il punto della situazione, capisci?-
-Devo ammettere che stai riuscendo a spaventarmi ma...parla, ti prego. Io voglio solo
cercare di capire.- Continuò America, torturandosi le mani.
-Brian sarebbe riuscito a trovare la pace solo quando sarebbe riuscito ad innamorarsi per davvero.-
-C-come?-
-Hai sentito bene. Brian nella sua vita non ha conosciuto nessuna forma d'amore. Aveva sempre sbagliato
tutto. Aveva un padre che lo maltrattava e l'unica forma d'amore che aveva ricevuto era quello dei suoi
migliori amici. Ma lui aveva bisogno anche di un altro tipo d'amore. Quel tipo d'amore che sei riuscita
a dargli solo tu, America.-
La ragazza sbarrò di nuovo gli occhi, sorpresa.
-Io?-
-Sì, tu. Tu sei riuscita a fargli conoscere l'amore e lui è riuscito ad amare. Quando era in vita,
aspettava la persona giusta. La persona che sarebbe stata capace di travolgerlo e fargli cambiare
testa. E' questo il motivo per cui tu puoi vederlo e gli altri no. Tu eri stata predisposta per lui.
Le persone vagano per tutta la vita nella speranza di poter trovare la loro anima gemella e tra tutti...
la sua sei sempre stata tu. Eravate semplicemente destinati a stare insieme e vi è bastato anche solo
uno sguardo per capirlo. Come quella sera al cimitero. I vostri cuori stavano già battendo in sintonia.
C'era già qualcosa che vi aveva legati sin dal primo istante. Un filo sottilissimo che vi aveva avvolti
entrambi. Chi mai ha detto che l'amore non esiste? Beh, io prima non ci credevo. Poi ho visto
voi due e mi sono ricreduta. Ho capito che c'era molto di più ma, che sono stata stupida a diventare
la donna che ero. E Brian che non aveva mai provato ad innamorarsi guardava te come un diamante
splendente. Non aveva mai guardato nessun'altra in quel modo. Io pensavo che gli angeli potessero addirittura drogarsi.-
America sorrise alle parole di Morrigan, pensando a quanto avrebbe voluto prendere Brian tra le sue
braccia o semplicemente guardarlo.
Le bastava davvero così poco per essere felice?
-Tu eri destinata a lui e...poi è successo. Vi siete innamorati. Chi lo avrebbe mai detto che 
un essere umano ed uno spirito in tormento sarebbero mai riusciti a diventare l'uno parte dell'altro?-
-Beh ma allora è tutto risolto. Io e Brian siamo innamorati. Brian può tranquillamente raggiungere il
l'altro lato, no?-
-Non è così facile come credi. Certe cose non bastano mai. Voi non vi siete mai toccati, mai abbracciati...
ed il vostro amore è così vero e puro che sembra essere quasi un amore surreale. Voi dovete dimostrare
di amarvi. Serve poco, sì, quel che basta per aiutare Brian a raggiungere la pace eterna.-
-Quindi...dobbiamo solo dimostrare il nostro amore, giusto?-
-Esatto. Dimostrare che il vostro è vero amore. Brian ha scoperto questo sentimento così arduo e rammaricante
con il tuo aiuto ma...adesso è il momento di dimostrarlo per davvero. Benedetto sarà ogni tipo d'amore che messo
dinanzi a Dio, riuscirà a dare pace e serenità a chi lo merita. In caso contrario...Brian resterà per sempre
nel limbo fino a perdere conoscenza. Fino a perdere la testa. Fino a non ricordare più chi sia lui stesso.-
Le ultime parole di Morrigan fecero rabbrividire America che sapeva bene che cosa doveva fare.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutare Brian e dimostrare al meglio quanto lo amava.
Mostrare che il loro amore era vero e sincero.
Uno di quegli amori impossibili ma che riuscivano a diventare REALI.
Ma come si dimostrava l'amore?
-Morrigan...come posso dimostrare l'amore che ho dentro? Come posso farlo fuoriuscire avendo
la capacità di donarlo ad un uomo morto?- Domandò la giovane, confusa.
-Non lo so...vorrei poterti aiutare su questo punto di vista ma...proprio non lo so.-
America sbuffò. Era rammaricante ciò che stava provando.
Lei voleva il bene di Brian e quella volta sarebbe riuscita a dargli l'addio che meritava.
Ma come poteva fare? Non c'era alcun modo per averlo e basta, senza troppi compromessi?
-Ma forse...un modo ci sarebbe...- Sussurrò improvvisamente Morrigan, incrociando i suoi occhi
con quelli della giovane.
-Davvero? E quale?- Ribatté America, fremendo.
-Faresti davvero qualsiasi cosa per aiutare Brian nel suo percorso?-
-Perché me lo chiedi?-
-Tu rispondi alla mia domanda.-
-Sì. Farei qualsiasi cosa.-
-Ne sei proprio sicura? America, questa situazione non è così semplice come credi.-
-Puoi propormi qualsiasi cosa, Morrigan. Qualsiasi condizione possa aiutare Brian a diventare
un'anima libera da ogni peccato per me non sarà mai nulla di troppo sofferente.-
-Allora...posso parlartene liberamente? Faresti davvero qualsiasi cosa per lui?-

-Qualsiasi.-

































NOTE DELL'AUTRICE.

Buon salve a tutti miei bellissimi lettori!
Eccomi tornata con...il penultimo ormai capitolo di questa ff!
Allora, in questo capitolo avete sicuramente trovato anche voi tutte le risposte
alle vostre domande così come le ha trovate la nostra cara protagonista!
Non sono mai stata brava con le ff di genere "fantastico" ma giuro che ci ho provato!
Se questo esperimento è riuscito, dunque, fatemelo sapere con una vostra recensione!
Ormai anche questa storia è giunta al termine ed io sono così felice di essere riuscita
a dedicare dell'altro tempo a voi...i miei fidatissimi e carissimi lettori.
Siete la mia gioia ed è solo grazie a voi se continuo a scrivere e a pubblicare
tutto ciò che ho in questa testolina!
So già che in molti starete morendo dalla voglia di sapere che cosa ha proposto Morrigan
alla nostra America ma...un po' di pazienza!
Aggiornerò presto la storia e l'ultimo capitolo sarà online il prima possibile!
Mi auguro che anche il finale di questa storia possa piacervi il più che mai!
Ovviamente, attenderò con ansia le mie considerazioni e come sempre...vi lascio
il mio account twitter : @GatesIsTheWay.
Scrivetemi quando volete e usate l'hashtag : #ToccamilanimaFF !
Bene, miei cari.
Noi ci sentiamo all'ultimo capitolo e per voi ho in serbo dei ringraziamenti speciali!
Se volete quindi sapere cosa accadrà nel prossimo capitolo...continuate a seguirmi!
Un bacio immenso dalla vostra...
















-SynysterIsTheWay
(Che è diventata una pel di carota, lol)

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Capitolo 25
*** 25. Say something I'm giving up on you. ***


"Preciso che i fatti e personaggi sono completamente inventati da me e tutto questo non ha niente
a che fare con i veri personaggi famosi a cui si ispira questa ff".

25° Say something I'm giving up on you.


















Quando si è innamorati si è capaci di trasformarsi in uragani.
In vulcani pronti a qualsiasi tipo di eruzione.
Uragani negli occhi di chi da innamorato sente la sensazione
di poter combattere contro il mondo e non sentirselo più sulle spalle.
Non sentirselo più troppo pesante o invicibile.
Ma più leggero...più...combattibile.
Bisogna essere coraggiosi per essere capaci di concedersi per davvero
a qualcuno.
Come chi sorride ed invece vorrebbe solo scoppiare in lacrime.
Come chi non si sente compreso ma sa che un giorno riuscirà a vedere
il sole, nonostante tutto.
Quando si è innamorati, si fanno cose strane.
Si ci racconta, si ci vive.
Delle volte, le persone VERE, quelle SPECIALI, quelle INCOMPRESE, quelle
TORMENTATE, quelle SOLE...sono sempre quelle più difficili da raggiungere.
Quelle che sembrano addirittura essere lontane quando in realtà sono molto più
vicine di quanto immagini.
Basta davvero poco per far nascere un amore.
Delle volte ti innamori e basta.
Non ti chiedi come o il perché. Accade e ti senti intrappolato.
Come se davvero fossi stato rinchiuso in una trappola e stessi solo cercando
di uscire.
Poi ti rendi conto del fatto che tutte le porte di quella gabbia sono chiuse a chiave
e che sei destinato a restare bloccato lì in eterno.
Certi amori non se ne vanno mai. Fanno viaggi interminabili e poi ritornano.
Ritornano sempre lì.
Non si danno una colpa di essersene andati perché sanno di poter ritornare.
Sanno qual è la loro casa.
Perché convincersi di non aver mai amato è come convincersi di poter morire
giorno dopo giorno.
E tutti noi abbiamo bisogno di una casa. Di un rifugio.
Le persone sono fatte per amare. E' la loro natura. E' la sofferenza
di un'istante e la felicità di una vita.
Vissuta o no, non ha importanza quando hai qualcuno che sei riuscito ad amare
fino alla fine.
Ma che cosa succede, quando due anime riescono ad acciuffarsi? Quando non ci sono né
mani che si afferrano e né pelli che si scontrano?
Che cosa succede quando l'unica sensazione reale è quella dettata dalla legge del cuore?
Che strano macchinario che è il cuore, non è così?
Una macchina impazzita che fa tutto ciò che vuole, quando vuole e come vuole.
Non scegli mai di chi innamorarti.
Ti innamori e basta.
E quando c'è di mezzo l'anima...beh, a quel punto, puoi sentirti davvero fottuto.
Fa un po' paura il modo in cui quel macchinario agisce dentro di noi.
Muove quei  fili dentro di te facendoti sentire inerme come un burattino.
E' un trambusto continuo. 
Vite che scoppiano e cuori che battono più forti del solito.
A volte sarebbe solo un bene non sperarci troppo. Ma gli esseri umani
possono davvero vivere senza amore? E le anime...anche loro fanno grandi viaggi
per poi tornare?
Avreste dovuto vederli bene, quei due ragazzi.
Cicatrizzavano i loro sogni e li mettevano in cassetti andati a male sperando che
un giorno sarebbero potuti avverarsi.
Non erano né morti e né vivi. 
Respiravano. 
Era forse quella la cosa che li legava ancor di più?
Potevano sentirsi.
Avevano la possibilità di aversi e non si sà del perché avevano continuato
a farlo.
Non si sa del perché avevano continuato a resistere.
America respirava con una forza incredibile, quasi come se aveva bisogno di sentire
sé stessa.
Sentirsi viva e crederci.
Non voleva in alcun modo che la tristezza o la sua troppa sensibilità prendesse
il sopravvento su tutte le emozioni che riusciva a provare.
Quasi non riusciva a credere al fatto che stava ancora piangendo per amore.
Aveva da sempre aspettato quel momento, lo aveva quasi sognato.
Ma mai, mai e poi mai avrebbe pensato che le avrebbe fatto realmente così male.
Doveva semplicemente rassegnarsi.
Sarebbe morta comunque senza l'amore di cui aveva realmente bisogno. 
Mai come quella mattina, si sentì la pelle così stretta ed un vuoto nel petto
che se prima sperava di colmare...in quell'istante sapeva di non poter saziare.
Quella mattina si alzò dal letto con gli occhi gonfi come due mongolfiere ed un sorriso
macabro stampato sul viso.
Si alzò e si diresse verso il bagno per farsi una doccia veloce.
Sentiva quell'acqua scivolarle sul viso e farla quasi sentire meglio.
Uscita dalla doccia, si rinchiuse in un accappatoio bianco e tornò nella sua camera per vestirsi
e prepararsi.
Quella mattina si sarebbe spazzolata i capelli, si sarebbe presa più cura di sé stessa ed avrebbe
indossato una delle sue felpe preferite.
Avrebbe riempito i suoi vestiti di profumo alla vaniglia e sarebbe corsa nella camera dei suoi
genitori per guardarsi allo specchio.
Quello specchio che lei aveva in camera...aveva deciso di frantumarlo così come qualcuno aveva
ben pensato di frantumarle il cuore.
Ma lei amava quel qualcuno e non poteva dargli nessuna colpa perché non rinnegava il fatto
di averlo avuto nella sua vita.
Se non ci fosse mai stato, probabilmente, non avrebbe mai conosciuto l'amore.
Non avrebbe mai amato nessuno perché quelli come lui, delle volte, o si amavano troppo o non 
si amavano mai.
Si guardò allo specchio e si sorrise. 
Era bello quello che vedeva.
La determinazione  di una ragazza che non voleva sfuggire all'amore ma, che voleva solo
finire di viverlo come meglio credeva.
La determinazione di una ragazza sopravvissuta ad un amore impossibile che, avrebbe segnato
il suo cuore a vita.
America prese il suo zaino, se lo mise in spalla e corse al piano di sotto a fare colazione.
Sua madre e suo padre stavano per uscire di casa con suo fratello, ma, riuscì a fermarli appena in tempo.
La giovane si lanciò tra le braccia di sua madre per poi lasciare un bacio sulla guancia di suo padre.
-Vi voglio bene.- Sussurrò la ragazza ai suoi genitori che si rivolsero degli sguardi un po' perplessi.
Poi, passò al suo fratellino che la guardava con aria interrogativa.
-Voglio bene anche a te, piccola peste.- Continuò America, stringendo a sé il corpicino fragile
di Brandon che rimase immobile, sorpreso.
-Ti senti bene stamattina?- Le domandò Brandon, inarcando un sopracciglio.
Ma America non rispose e, al contrario, non lo lasciò neanche per un'istante.
Continuò a tenerselo stretto e quando lo lasciò, salutò anche i suoi genitori che, felici, si diressero
verso la propria auto.
La giovane si sedette al solito tavolo ed fece una colazione veloce prima di andare a scuola.
Mangiò del bacon, delle uova, due toast con la marmellata e burro d'arachidi ed infine bevve due o tre
sorsi di latte caldo e cacao.
Pensandoci bene, era da un po' che non metteva qualcosa sotto ai denti e quella colazione era riuscita a rimetterla
in forze.
Quando suonarono al campanello di casa Mcklain, la giovane si catapultò alla porta, aprendola.
Erin sorrise ed America la abbracciò forte.
-Buongiorno amica mia!- Esclamò la giovane, sorridendo contro il mondo.
-B-buongiorno, America.- Rispose Erin, sorpresa, dando delle pacche sulla spalla
alla bionda.
-Mh, oggi è proprio una bella giornata...- Notò America, dando uno sguardo al cielo
e mostrando a tutti i passanti il suo sorriso a trentadue denti.
-America, ti senti bene? Cos'è tutta questa allegria?- Le domandò Erin, sorpresa e felice
di vedere la sua amica sorridere un po'.
-Sì, sto bene, perché?- Ribatté la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle.
-No, niente. Era da un po' che non ti vedevo così felice.-
Ma la verità era che America non sprizzava realmente allegria da tutti i pori.
America doveva prepararsi al peggio e lo sapeva fin troppo bene.
-Dai, andiamo a scuola!- Esclamò ancora la giovane, prendendo una mano della sua amica e trascinandola
con sé verso la strada.
Arrivate a scuola, America si lanciò tra le braccia di James e Zacky, stringendoli forte a sé.
-Buongiorno a tutti!- Esclamò mentre continuava a stringere i due che si guardarono complici.
-Whoo, America! Quanta euforia!- Urlò Zacky, sorpreso almeno quanto Jimmy.
-Stringetemi di più, figli di puttana.- Ribatté la giovane, assaporando ogni singolo attimo
del suo abbraccio con i ragazzi.
-America...ma...sicura di sentirti bene?- Le domandò poi James, preoccupato.
-Una meraviglia.- Ammise America, sciogliendo l'abbraccio con i due e sorridendogli.
Poi, la giovane non resistì a lungo.
Vide October attraversare la soglia scolastica e le saltò addosso, stringendola.
Tutti gli studenti della V la osservarono straniti mentre la campanella che segnava l'inizio
delle lezioni cominciò a farsi sentire.
Tutti filarono diritti nelle loro classi e America ne approfittò per osservare a lungo
l'armadietto di Jimmy.
Diede due colpi di pugno all'armadietto e decise di lasciarvi un foglio al suo interno.
America sospirò a pieni polmoni e richiuse l'armadietto, saltellando verso l'aula di tedesco.
Nella vita, accadono sempre cose a cui non facciamo altro che aspettare delle domande.
Chissà se, con il passare del tempo, la vita avrebbe risposto.


























***


















Non c'era più nulla di positivo in quella città che sembrava essere morta.
In realtà, l'emporio musicale a cui avevano dato vita Jimmy e October, stava 
lasciando risorgere quella città morta nella speranza di renderla il più
luminosa possibile.
Mentre tornava a casa da scuola, America aveva sentito al telefono Matt che le aveva
raccontato di come proseguivano le sue giornate.
Il ragazzo le aveva persino chiesto di andarlo a trovare quando se la sarebbe sentita ma, America
non si sentì in dovere di accettare la sua proposta.
Sviò l'argomento e passò al resto assicurandosi che Matt stesse bene e che la vita
di New York non gli avesse montato troppo la testa.
Ma Shads stava bene ed avrebbe comunque trovato modo di tornare così come avrebbero
fatto anche Mia e Johnny.
Sarebbero tutti tornati a salutare Brian e avrebbero sempre sperato di rivedersi il
più presto possibile.
America entrò in casa, lesse il post-it dei suoi genitori che la avvisavano di dover
restare a lavoro fino a tardi e che Brandon sarebbe rimasto da zia Meredith con i suoi cugini.
Così, la giovane si precipitò nella sua camera da letto.
Lanciò lo zaino a terra prendendone dei libri ed iniziando a svolgere dei compiti per il giorno
successivo.
Non aveva molto senso per lei fare dei compiti che non avrebbe potuto presentare ai professori,
ma, pensò che occuparsi la mente per un po' non le avrebbe fatto del male.
Anzi.
Aveva svolto tutti i compiti di tedesco ed aveva anche concluso una relazione su argomenti
del tutto ambientalisti.
Si era proprio data da fare come se, i compiti che aveva svolto, fossero stati quelli che avrebbe 
dovuto affrontare nella vita.
Ad America non piaceva lasciare le cose a metà,ragion per cui, non lo avrebbe fatto neanche quella volta.
Finiti i compiti, prese un respiro profondo e si sdraiò sul letto cercando di rilassarsi.
Prima di tutto ciò, fece scivolare il portatile dalla scrivania e digitò con velocità ciò che stava
cercando da un semplice motore di ricerca.
Doveva informarsi se voleva fare le cose per bene.
Il suono dei tasti pigianti continuavano ad infastidirla, ma, America cercò di fare mente locale
fissando lo schermo del computer con curiosità.
Stava cercando di trascrivere nella sua sveglia mentale tutto ciò che più le serviva
e tutto ciò che doveva semplicemente ricordare.
Annuiva di continuo alla lettura di quelle parole che le entrarono subito nella mente facendole
bruciare lo stomaco come se avesse mangiato qualcosa che la stesse semplicemente disturbando.
Doveva cercare di farsi coraggio perché sapeva a cosa stava andando incontro.
Quasi le si gelò il sangue nelle vene quando lesse l'ultimo passaggio di una lista di cose
che avrebbe dovuto fare il più in fretta possibile.
America spense il portatile l'istante successivo e scese dal letto, chiudendo le tende adiacenti
alla finestra e restando nel buio totale.
Aveva le mani che le tremavano di continuo ed un martello al posto del cuore.
Era da sola, quindi, sapeva di riuscire a mantenere tutta la concentrazione di cui aveva realmente
bisogno.
Spense anche il cellulare e chiuse la porta della sua camera con discrezione.
I suoi occhi scuri, diventarono improvvisamente due stelle luminose.
Era decisa e nessuno sarebbe mai stato capace di farla tornare indietro sui suoi stessi passi.
Aveva ben riflettuto sulle parole di Morrigan ed aveva capito che cosa doveva fare.
Non si era tirata indietro sul da farsi, al contrario, stava solo cercando di combattere a mani nude.
Dopo circa una ventina di secondi, si distese sul suo letto cercando di rilassare le ossa il più
possibile.
Lasciò la sua mente libera mentre il suo corpo iniziò a distendersi per bene sul materasso e a lasciarsi
andare da un certo relax che riusciva a farla sentire beata.
America tese i muscoli facendo in modo di riuscire a far rilassare ogni singolo muscolo
del suo corpo, dalla testa ai piedi.
Respirò con tranquillità mentre il cuore sembrava batterle a tal punto da spaccarle il petto.
Con gli occhi un po' lucidi, la ragazza rivolse il suo sguardo al soffitto per poi cercare di concentrarsi
sul suo respiro dapprima affannoso e pesante che, pian piano, stava cercando di stabilirsi.
Inspirò per alcuni istanti e finalmente, il suo corpo sembrava essersi totalmente rilassato.
Stava per raggiungere uno stato ipnotico, quando, delle lacrime iniziarono a bagnare il viso mentre
stava cercando di trattenerle il più possibile.
Gli occhi ancora chiusi si strizzavano di continuo ma America non poté fare nulla per evitare
di scoppiare in lacrime.
I ricordi riaffiorarono nella sua mente lasciandola con l'amaro in bocca ed impedendole
quasi di respirare.
America aprì di scatto gli occhi e scuoté la testa compulsivamente.
Si era lasciata andare da tutto ciò che le colorava quel buio che si sentiva quasi costretta a vedere
ad occhi chiusi.
Si stava stringendo nella sua pelle e stava fissando il vuoto mentre quasi respirava a stento.
Tremava di continuo ricordando di quando aveva visto Brian per la prima volta
al cimitero e di quando l'aveva spaventata a morte la seconda.
Sorrise tra le lacrime mentre stava provando a fantasticare su quanto sarebbe potuto essere buono
il profumo della sua pelle o di quanto avrebbe potuto distruggerla, la sua stretta.
Era impossibile negarlo.
Si era innamorata.
Si era innamorata e si sapeva come andavano a finire il più delle volte quelle cose.
Si sapeva che l'amore non poteva mai essere tutto rose e fiori così come lo facevano sembrare nelle fiabe.
L'amore aveva i suoi artigli. 
L'amore graffiava e allo stesso tempo rigenerava.
Era davvero una catastrofe naturale.
E America stava solo aspettando di restituire quel pezzo di cuore che gli aveva lasciato Brian.
Lo teneva ancora dentro di sé che fremeva per esplodergli addosso. 
La giovane inspirò profondamente quasi desiderando di sbattere più volte la testa contro il muro
e lasciare uscire tutti i ricordi di cui ne era immensamente piena.
Stava provando a stringere Brian il più possibile nei suoi pensieri perché, sapeva che non poteva
farlo tra le sue piccole e fragili braccia.
Per lei era diventato così facile sentire la mancanza di Brian ma, non perché si sentisse
sola, bensì perché nessuno era mai stato capace di darle tutto quello che lui poteva anche solo guardandola.
Uno scambio di sguardi era servito a legarli per sempre.
Delle volte era anche questo il modo giusto per riconoscere l'amore.
Quello fatto di piccole cose.
Quelle piccole cose che riuscivano, spesso, a fare la differenza.
Così, la giovane, strinse le sue mani in pugni e alzò il suo sguardo al soffitto.
Si fece forza e ricominciò tutto da capo.
Si distese nuovamente sul letto e cercò di abbandonare ogni sintomo di agitazione dalla sua mente.
Ogni singolo ricordo passò attraverso una linea immaginaria e si disintegrò all'istante.
Tutto quello che ne rimase di quei ricordi erano solo... le ceneri.
Le macerie.
L'istante successivo, la bionda stava riprovando a raggiungere uno stato ipnotico tra veglia e sonno che le avrebbe dato la possibilità
di realizzarsi.
Tenne gli occhi chiusi per tutto il tempo e, quella volta, neanche i ricordi furono così forti
da imporle il suo volere.
La mente di America iniziò in fretta a vagare prendendo il possesso delle sue parti del corpo.
Aveva iniziato a riconoscere la sua mano e poi anche solo un piede.
Iniziò a concentrarsi sulla sua mano continuando a tenere gli occhi chiusi e tirando su col naso
dopo essersi sfogata per bene.
Tutto quello che stava facendo era così sentito che, in quel preciso istante, nessuno avrebbe mai più potuto interromperla.
Ogni suo pensiero sembrò scomparire fino a focalizzarsi solo sulla sua mano.
Con la mente, stava facendo il possibile per far flettere il suo corpo pur restando immobile.
Si stava concentrando a tal punto che ormai non si sentiva neanche più.
Le dita dei suoi piedi continuavano a curvarsi per poi riassumere la propria sembianza naturale.
Lo stesso valeva per le dita delle sue mani che continuavano a contrarsi tra loro.
La sua mano non si stava muovendo ma lei sentiva che era così.
Sentiva che ce la stava facendo e che ormai le mancava poco per raggiungere il suo obiettivo.
Dopo alcuni istanti, l'attenzione di America si rivolse al resto del corpo totalmente immobile.
Con la forza del pensiero e della sua mente, stava riuscendo a muovere le gambe e le braccia come
se stesse nuotando.
Era ferma su quel letto ma si sentiva mentre continuava a muoversi.
Era la sua anima a farglielo credere.
Il suo corpo si ritrovò scosso da alcune vibrazioni come se lei stesse cercando di scendere
da quel letto.
Delle onde di frequenza stavano ripercorrendo ogni singolo angolo della sua pelle e lei quasi
stava rischiando di risvegliarsi da quello stato di trans per la paura di ciò che le stava accadendo.
America resistette fin quando quel vibrare non iniziò pian piano a frenarsi.
Sentiva come se qualcosa la stesse strappando via dal suo corpo e d'istinto, iniziò a sorridere.
Non stava ricordando ma dentro di sé continuava a sentire la voce di Morrigan che le chiedeva di non fermarsi.
Così, le parole che la donna le aveva sussurrato solo il giorno precedente, ricominciarono a correre
nella sua testa...














"Un viaggio astrale, America. E' l'unico modo che hai per amarlo come
davvero vorresti. Nessuno ci crede più da anni ma io so
che puoi farcela. Con tutto l'amore che hai da dare, il viaggio astrale può portare
Brian dall'altro lato."








"Oh mio Dio, è fantastico, Morrigan! Mi basterà compiere un viaggio astrale allora
per poterlo aiutare?"







"Sì, America. Ma non posso chiederti di fare una cosa del genere, quindi ripensandoci
è meglio escludere questa possibilità."





"Ma...perché? Morrigan, cerco qualche definizione su internet ed è fatta!"



"Non è così semplice...prima di accettare dovresti sapere a cosa vai incontro facendo
una cosa de genere"


"Farei di tutto per Brian. Venderei la mia anima al diavolo, se necessario."


"E' giusto che io ti dica a che tipo di rischio andresti incontro...poi, la scelta
è tua."















America aveva accettato di compiere quel viaggio astrale.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare Brian.
L'unico amore della sua vita.
Quell'amore così fragile e forte allo stesso tempo.
Con la forza della sua mente stava riuscendo ad allontanare la sua anima
dal suo stesso corpo.
Sempre nella sua mente, lei era già in piedi.
Stava interagendo con la sua anima e stava guardando il suo corpo su quel letto
mentre continuava a tenere gli occhi chiusi.
America era un'anima.
Stava camminando per la sua stanza ma quasi non riusciva a guardarsi.
Si era voltata verso il suo corpo ed aveva incrociato le sopracciglia.
Aveva paura ma non sarebbe stato quel sentimento a fermarla.
Sentiva di fissare il suo corpo con lo sguardo mentre si trovava dall'altra parte della stanza.
Aveva già capito tutto quello che le era accaduto.
Si stava sentendo esattamente come poteva sentirsi il suo Brian.
Inizialmente, si era avvicinata alla sua scrivania perché tutto ciò non le sembrava
ancora possibile.
Si sentiva fortemente frastornata.
Non riusciva più a capire nulla.
Se non fosse stato per quella rosa viola quasi appassita che si trovava su quella scrivania,
America avrebbe perso il senso di ogni cosa.
Non sarebbe riuscita a ricordare del motivo per cui aveva deciso di allontanarsi dal suo
corpo ed affidarsi alla propria anima.
La bionda prese la rosa tra le mani e la osservò sofferente.
Stava cercando di capirne il colore e quando ci riuscì, il cuore non poté trattenere
i propri battiti.
Tremante, America uscì dalla sua camera e si addentrò in cucina.
I suoi erano appena tornati e lei li guardò confusa.
-Mamma...- Provò a sussurrare, vedendo poi sua madre passarle attraverso senza rivolgerle
neanche uno sguardo.
America si tirò indietro e, successivamente, provò con suo padre che stava mangiando con tranquillità.
La ragazza provò a toccare un braccio di suo padre ma tutto quello che sentiva era solo un semplice
formicolio.
Non stava sentendo nient'altro.
Non poteva sentire nient'altro.
I suoi genitori parlavano e non facevano altro che ignorarla.
-Mamma? Papà?- Riprovò America con il cuore stretto tra le sue piccole mani.
Era stato orribile per lei vedere sua madre sedersi e mangiare senza preoccuparsi
di nulla.
Non potevano sapere che l'anima della loro piccola America era in quella stanza con loro.
I signori Mcklain pensavano che la loro figlia fosse rimasta in camera a studiare per tutto il tempo,
ma si stavano sbagliando.
Parlavano tra di loro e stavano facendo uno di quei sbagli assurdi che commettono sempre i genitori
presi dai troppi impegni.
Non ascoltano.
I signori Mcklain in quell'istante, non ascoltavano.
C'era America che stava tremando e loro confabulavano felici, mangiando quel buon piatto di maccheroni
con gusto.
Non si erano voltati neanche una volta ma non lo avevano fatto di proposito.
Stavano sbagliando ma non potevano capirlo.
America si voltò verso la porta di casa e sospirò.
Non poteva aprirla o avrebbe rischiato di spaventare persino la sua famiglia, così, prese
un respiro profondo e mantenne il controllo di tutte le sue azioni.
Passò attraverso la porta e quando si ritrovò già nel vialetto dinanzi casa, si guardò intorno
più spaesata di prima.
Si stava osservando le mani con sorpresa per poi rivolgere uno sguardo alla porta rimasta
totalmente chiusa.
Tutto quello che le stava accadendo non poteva essere reale.
O almeno era quello ciò che pensava.
Delle persone le stavano passando attraverso e lei non se ne era neanche resa conto.
Si sentiva stranamente vuota e dentro di sé come una macchina a vapore.
Aveva pensato di correre e scappare via e quando lo aveva fatto, il rumore della città
la fece quasi impazzire.
Macchine che le passavano attraverso mentre lei provava a spostarsi per far passare un'anziana col
bastone o dei bambini che giocavano a palla.
Urlava perché non capiva bene cos'altro avrebbe potuto fare.
Le sue urla sembrarono rimbombarle dentro come un eco che sembrava non avere mai fine.
Stava persino rischiando di cadere e nessuno sarebbe corso in suo soccorso.
L'avrebbero lasciata lì a marcire.
E lei non avrebbe potuto prendersela con nessun'altro che con sé stessa.
Non era caduta ma le sue mani continuavano a sentirsi come se fossero state scheggiate.
Si sentiva ancora spaesata anche se sapeva quello che doveva fare.
Ricominciò a correre per le strade di Huntington Beach senza sosta, non prendendosi
neanche un po' di tempo per ricominciare a respirare.
Corse il più che poteva fino a raggiungere la Black Rose.
Quel luogo che tanto aveva temuto ma che sembrava essere la sua unica salvezza.
Era così strano il modo in cui le cose stavano cambiando.
Ma America, infondo, anche se era stanca ed indolenzita stava piangendo di gioia.
Era arrivata al cimitero della Black Rose ed aveva frantumato le sue ginocchia contro il terreno
fertile.
La sua mano si era allungata verso la lapide di Brian mentre lo stesso fece la sua fronte.
Lacrime salate continuarono a bagnare il viso della ragazza mentre si teneva stretta a quella lapide
quasi come se volesse abbracciarla.
Lo aveva odiato così tanto ma solo perché sapeva che lo aveva desiderato troppo.
Lo amava così follemente che i suoi occhi ancora brillavano quando si stringeva a quella lapide
e la sentiva come se fosse un po' anche casa sua.
Il silenzio in cui l'aveva lasciata era una delle cose più dolorose che avesse mai potuto
provare.
Ed in quel momento era lì, stretta a tutto ciò che voleva per davvero.
Stava rischiando quasi di addormentarsi su quel terriccio ma, una mano che le stava accarezzando i capelli
lunghi e biondi in quel preciso istante, la fece sussultare.
America si voltò alle sue spalle e quando sentì il tocco di Brian sulla sua pelle, quasi soffocò
nei suoi stessi sentimenti.
Brian aveva gli occhi sbarrati.
Ancora non aveva capito che cosa lo stava realmente aspettando ma, quando America si alzò dal terriccio,
ebbe un presentimento che lo logorò dentro.
-Tu...-
-Booo!- Sussurrò la ragazza ricordandosi di quando lui riusciva sempre a spaventarla con ironia.
-Tu...io...- Balbettava Brian, sgranando sempre di più i suoi grandi occhi.
America gli sorrise.
-Abbracciami, ti prego.- 
Alle parole della giovane, i due si lanciarono l'uno tra le braccia dell'altro.
America ricominciò a singhiozzare di più mentre si stringeva a quella carne che tanto aveva 
sognato di poter conoscere.
Il cuore di Brian invece era esploso in tanti piccoli pezzettini che non riuscivano più a ricomporsi
tra di loro.
Brian e America si stavano stringendo così forte che tutto ciò che li circondava non aveva neanche
la minima importanza.
Lui era una di quelle persone che più non c'erano e più si facevano sentire.
Ed in quel momento erano finalmente riusciti ad abbracciarsi e a sentirsi più di quanto avevano mai desiderato.
Brian continuava a stringere America a sé come se qualcuno avesse rischiato di portargliela via per sempre.
Continuavano ad inebriarsi con i profumi della loro pelle mentre un bacio scongelò per sempre le ossa
del ragazzo che avevano ricominciato a prendere forma.
Come se non ne avesse mai avute di ossa da quando non abbracciava più nessuno.
E lui era lì.
Lì dove realmente voleva essere.
Quel bacio sembrò quasi durare un'eternità mentre le loro labbra si muovevano in sintonia.
Un bacio lungo e passionale che li costrinse ad amarsi sempre di più.
Quante volte avevano sognato quel momento? Quante volte avevano realmente sognato di stringersi?
Ma quello non era un sogno.
Quello era la realtà ed era così vera da far quasi paura.
Le lacrime della ragazza continuavano a bagnare un po' delle guance del ragazzo, ma, quello
non importava a nessuno.
Erano insieme ed era quella la cosa che contava più di tutte.
Mentre i due ragazzi continuavano a stringersi come non mai rischiando quasi di rompersi,
in città, dei ragazzi stavano per uscire da scuola.
Jimmy si era avvicinato al suo armadietto e gli aveva dato giusto due colpi per aprirlo.
Quando l'armadietto si aprì, un foglio bianco cadde ai suoi piedi.
James lo osservò incuriosito e lo raccolse dal pavimento, leggendo quelle poche righe che America
aveva scritto per lui e i ragazzi.
"Caro Jimmy, sono sicura che quando starai leggendo questa mia lettera, ti starai chiedendo
del perché ho deciso proprio io di scriverti queste poche righe. Questa lettera ti prego di farla
leggere anche ai ragazzi quando torneranno e a Zacky e ad Erin che sono rimasti qui a raccogliere
le nostre macerie."

Jimmy leggeva con attenzione quella lettera nel mentre che delle scintille continuavano a brillare
circonando i corpi di Brian e America.
I due si tenevano stretti ancora ma non osarono dirsi neanche una parola.
Quello era il loro momento.
E nessuno avrebbe mai potuto rovinarglielo.
"Ho trascorso i momenti più belli della mia vita con voi. Mi avete fatta sorridere, mi avete dato
tutto quello che ho sempre voluto avere. Mi siete stati accanto nei momenti migliori ma soprattutto
nei momenti peggiori. E questo, una persona come me, non lo dimentica."

America continuava a stringersi a Brian mentre le parole di quella lettera continuavano
a ronzarle nella mente.
Non la lasciavano libera ma lei sapeva di esserlo.
Con Brian, lei era diventata tutto quello che in precedenza non poteva essere.
"Ragion per cui, vi volevo ringraziare per essermi stati accanto come i migliori
amici che ho sempre sognato di avere. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza anche se per me è
solo un dolore dovervi scrivere questa lettera e sapere che stasera non potrò essere con voi
in alcun modo."

Altre lacrime scendevano dagli occhi brillanti di America mentre Brian le stava permettendo
di frantumarsi tra le sue braccia.
Non aveva neanche osato chiederle come era potuta accadere una cosa del genere.
Lei era lì e lui poteva toccarla.
La stava abbracciando così forte da darle tutto l'amore che aveva dentro.
"Non chiedetemi come o perché. Non sono importanti le parole. Ho semplicemente scelto
la via del cuore consapevole di ciò a cui sarò già andata incontro. Quando ami una persona, tutto quello
che puoi fare è amarla incondizionatamente e soprattutto...dargli tutto il meglio di te. E' quello
che ho scelto di fare anch'io solo per amore. A volte preferiamo evitare la verità per non soffrire.
Io la voglio affrontare. Io voglio combattere. Io...non ci sarò più quando avrete bisogno di me ma sappiate
che vi resterò accanto il più possibile. Siate felici per me perché sto per toccare l'anima di chi è riuscito
a toccare la mia con un semplice sorriso. Mi auguro che la vostra vita sia piena d'amore e che ne valga davvero
la pena viverla con le persone che più amate a questo mondo. Siate sempre chi volete essere e tenetevele
strette le persone che vi fanno stare bene! Anch'io ho scelto di fare in questo modo e non credo
che me ne pentirò. Vi saluterò Brian dall'altro lato."

Brian e America si lasciarono guardandosi con gli occhi pieni di lacrime e pieni di loro.
-C...come è possibile tutto questo?- Domandò il ragazzo ad America che si limitò a sorridergli.
-Ti amo, Brian.- 
Brian si sentì improvvisamente mancare il terreno sotto ai piedi.
America era finalmente riuscita a dirgli ciò che sentiva.
-Ti amo anch'io, America.- Rispose il ragazzo con gli occhi colmi di stelle che continuavano a brillargli
dentro insieme alle sue lacrime salate.
"Addio.
                                                       America"

Una luce abbagliante illuminò il cielo e l'anima di Brian.
Il ragazzo sussultò mentre America continuò a lasciar scivolare quelle
lacrime sul suo viso.
-Ma che cosa mi sta succedendo?!- Urlò Gates, guardandosi intorno mentre delle luci
iniziavano a trascinarlo via con sé.
-Ti amo tanto, Brian, non dimenticarlo mai!- Urlava America a squarciagola osservando Brian mentre
continuava a fare resistenza a quella luce proveniente dall'alto che stava per inghiottirlo.
-America! Non lasciarmi!- Esclamò il ragazzo cercando di trattenersi, mentre, la luce era riuscita
ormai a trascinarlo per metà.
Brian stava raggiungendo l'altro lato ed America stava cercando di trattenere le lacrime il più possibile
dentro i suoi occhi.
-Non ti dimenticherò mai! E' una promessa! Il nostro per sempre è sempre esistito!-
-America...che cosa hai fatto...- Sussurrò infine Brian, inghiottito ormai da tutta quella luce
che lo aveva portato nel suo luogo.
Brian aveva raggiunto la pace eterna ed America era caduta a terra, piangendo con disperazione.
Altri ricordi si fecero vivi nella sua mente mentre sentiva l'eco di quelle parole circondarla e metterla
al tappeto...












"Farei di tutto per Brian. Venderei la mia anima al diavolo, se necessario."


"E' giusto che io ti dica a che tipo di rischio andresti incontro...poi, la scelta
è tua."

"Cosa devo sapere?"

"Compiendo un viaggio astrale, rischieresti di perdere troppa energia. Con la perdita
di tutta la tua energia non potrai ritornare mai più nel tuo corpo. Non potrai mai più riavere
indietro la tua vita e resterai bloccata nel limbo. Bloccata nel limbo perché è lì che resterai
tu che, impuramente, hai cercato di ucciderti e provocarti il suicidio. E' questa la sorte
a cui andrai incontro nel momento in cui riuscirai ad abbracciare Brian. Salverai la sua vita,
ma perderai la tua. Vuoi davvero correre questo rischio?"




























Ed America aveva accettato.
Aveva scelto di perdere la sua vita per salvare Brian.
Si erano finalmente abbracciati e lei gli aveva confessato di amarlo.
Quello era bastato per aiutare Brian e salvare la sua anima immonda.
America aveva semplicemente sacrificato il suo corpo per lui.
Aveva sacrificato tutta sé stessa per quell'anima vagante e lo aveva fatto per una sola ragione.
Perché lo amava.
Ed il loro amore era stato così forte da vincere la battaglia, almeno per metà.
Si erano toccati dentro.
Si erano innamorati, toccandosi l'anima.
Anni avanti, di America non si seppe più nulla se non che fosse morta nel
sonno.
La sua lapide era stata posizionata al fianco di quella di Brian sotto richiesta
dei ragazzi che erano tornati ad Huntington Beach per il suo funerale.
I Sevenfold restarono tutto il giorno dinanzi alle lapidi di America e Brian nella speranza
di ricevere un segno.
Erin, October e Mia piansero a lungo mentre i ragazzi cercarono di consolarle. 
-Ragazzi, guardate!- Esclamò improvvisamente Johnny, indicando il cielo ai suoi migliori amici
che alzarono subito lo sguardo.
-E'...una lanterna cinese...- Sussurrò Matt, osservando quella lanterna viaggiare nel bel mezzo
di quel cielo colmo di nubi.
-No, non è una lanterna cinese...- Sorrise Zacky, stringendo a sé Erin con forza.
-Sono loro.- Si limitò a mormorare poi Jimmy, sorridendo con gli occhi lucidi.
Con gli anni che avanzavano, delle rose viola spuntavano di continuo dinanzi alle due lapidi.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quello che era accaduto e neanche che, con 
il passare degli anni, America avrebbe finito con l'impazzire.
La sua anima si stava logorando.
Aveva dimenticato gran parte della sua vita e moriva giorno dopo giorno.
Ma sorrideva.
Sorrideva perché sapeva di aver fatto qualcosa per cui ne valeva davvero la pena
sacrificarsi anche se non se lo ricordava più.
Di quella città riusciva a ricordare solo un uomo.
Non sapeva più come era fatto, né ricordava il tono della sua voce o di che colore fossero i suoi occhi.
L'unica cosa che ricordava...era che lo aveva amato da morire.






































NOTE DELL'AUTRICE.

Buonsalve a tutti lettori!
Dunque...siamo alla fine, eh?
Lo so, lo so...sono sempre la solita con i miei finali
drammatici.
Ma ho scelto di concludere questa storia in questo modo perché...io sono in primis
una persona che conta molto sull'amore.
Io metto sempre l'amore in prima posizione nella mia vita perché credo sia l'unica cosa
pura che e reale che possiamo esprimere noi comuni mortali.
Nelle mie ff la tematica principale è sempre l'amore, proprio così.
Ed America, stava scomparendo per amore.
Un po' del tipo...scompare Brian, scompare lei.
Ho fatto l'impossibile per rendere il tutto più semplice possibile ma pensavo che un finale
del genere sia perfetto per questo tipo di storia.
America ha sacrificato il suo corpo per la persona che ama ed è questo il vero significato
di "Toccami l'anima".
Due persone che sono riuscite ad amarsi senza toccarsi ed America che per amore ha deciso
di sacrificare tutta sé stessa.
Alla fine, credo che questo sia un finale ad intreccio tra un lieto fine ed un finale tragico.
Nel senso che, comunque, i nostri due protagonisti sono riusciti a toccarsi e a dirsi quanto realmente
si amavano.
Soprattutto la nostra protagonista che non era mai riuscita ad esprimere i suoi sentimenti al nostro Bri,
alla fine, ce l'ha fatta.
Ed è stato questo ad assicurare la pace eterna al nostro Synyster Gates!
So che molto probabilmente a nessuno piacerà questo finale e che questo capitolo ha fatto più schifo
di tutti gli altri messi insieme ma...credetemi che ci ho messo davvero tutta me stessa per creare
un qualcosa del genere.
Ma adesso, lasciatemi un piccolo spazio per ringraziarvi.
Ringraziare tutti voi per esserci stati ancora una volta e per non avermi mai abbandonata.
Avete perso del tempo prezioso a leggere questa schifezza ed io non potrò mai esservene grata abbastanza!
Ringrazio Saya e Mag che mi hanno fatto da Beta per questa storia aiutandomi al meglio e soprattutto,
dandomi dei consigli a dir poco utili!
Da due autrici come loro...non puoi anche aspettarti il meglio.
Quindi, vi lascio qui i loro contatti EFP in modo che possiate leggere i loro capolavori:

Saya : http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=123814

Mag : http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=197373

Sono due autrici fantastiche e sono state delle persone fondamentali per la mia crescita qui su EFP.
Auguro loro il meglio!
Per il resto, ringrazio tutti voi che mi avete scritta anche sui social, che mi avete recensita e che
mi avete incoraggiata ad aggiornare giorno dopo giorno.
Ci ho messo un bel po' per concludere questa ff e vi chiedo scusa ma ho avuto un periodo particolarmente
intenso della mia vita in cui sono cambiate tante cose.
Ma io sono sempre la stessa e continuerò a scrivere qui su EFP e WATTPAD.
Se volete, sapete che potete seguirmi anche lì.
Quindi, spero che il messaggio che ho voluto trasmettervi con questa ff sia arrivato a tutti.
In caso contrario, cercherò di fare del mio meglio con la prossima ff che...arriverà prestissimo!
Quindi, STAY TUNED!
Io aspetto i vostri tweet sulla storia con l'hashtag : #Toccamilanima 
e aspetto che mi scriviate! Il mio account è sempre @GatesIsTheWay.
Cosa devo dirvi più? Ah, certo, mi fate sapere cosa ne pensate di questa storia e di questo finale
tramite una piccola recensione? Mi farebbe davvero piacere sapere cosa sono riuscita a trasmettervi!
GRAZIE A TUTTI E ALLA PROSSIMA FF!
Oh, un secondino, Pls.
Ci tengo a salutare Daphne, Evelina e @powervengenz che mi hanno sempre appoggiata e sostenuta.
UN BACIONE!














-SynysterIsTheWay.

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