Un posto strano chiamato casa...

di metaldolphin
(/viewuser.php?uid=89610)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un posto strano ***
Capitolo 2: *** Due donne ***
Capitolo 3: *** Ombra nel buio ***
Capitolo 4: *** Il silenzio della delusione ***
Capitolo 5: *** Casa ***



Capitolo 1
*** Un posto strano ***


E' un posto strano, quella nave.
Il teschio che ne orna la prua è davvero inquietante e il metallo della corazza esterna logorato da troppi anni di navigazione, in uno spazio sempre ostile, bersagliato dalle radiazioni letali e da un fuoco sempre nemico.
Perché non ha amici, l'Arcadia, il vascello classe Death Shadow, del Pirata spaziale Harlock.
Condannati alla solitudine dalla strada intrapresa, lui e il suo equipaggio vagano per gli abissi dell'universo, ultimo faro di libertà agli occhi dei disperati oppressi dalle dure leggi del potere.
Il reclutamento avviene solo per ricostituire le perdite degli uomini caduti in battaglie o negli arrembaggi alle altre astronavi. Poco ricambio di personale, quindi, ma non ci sono altri sistemi per provare ad essere accolti su quello strano mezzo permeato dalla materia oscura.

Nel suo cavernoso interno, tra le alte strutture e le pareti annerite dal tempo, che però non hanno perso i freddi riflessi metallici, tanti sono i suoni che echeggiano sui ponti e per i lunghi corridoi, un sottofondo sempre uguale a se stesso: i gemiti del metallo che si tende a mantenere integra la sua struttura, i motori gemelli che pulsano come il battito di un solo cuore, il ticchettio dei sensori e il ronzio del grande computer centrale.
Di tanto in tanto il gracchiare roco di quello che sembra un rapace, erra vagabondo con esso, facendo lo slalom in alto, tra le strutture che delimitano i ponti che dividono la nave; si può intuire la sua sagoma, anch'essa nera, che plana per un attimo, come se sia alla ricerca di qualcosa o di qualcuno.

Di solito lo trova nella grande sala che ospita il ponte di comando, una finestra aperta sullo spazio profondo e in cui la più progredita tecnologia si fonde con elementi più antichi: alla ruota del timone del tutto simile a quello di un antico galeone terrestre, ci sei tu, Harlock, il Capitano.
Sulla tua spalla Tori-san trova il suo riposo, aggrappandosi a te ed osservando intorno, muovendo la testa ed il grande becco, sul collo lungo e troppo sottile.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due donne ***


Lo avevi sempre pensato che fosse un posto strano, reso ancora più inquietante da quando, cento anni prima, avevi fatto reale quella follia, liberando la materia oscura sulla terra e intorno a voi.

Adesso che difendi un pianeta che sta rinascendo dalle sue ceneri, un altro interrogativo assilla la tua mente, più grande di qualsiasi altro.
Adesso che hai trovato il modo di espiare le tue colpe ed hai ritrovato la voglia ed un motivo per vivere, titubi.

Perché avevi sempre creduto che Yuki Kei ti amasse; mille volte i vostri sguardi si erano incontrati e avevi creduto di potervi leggere qualcosa che, fino a quel momento, non saresti mai riuscito a ricambiare: non ne avevi la forza.

Era come se dopo il colpo del Jovian Blaster fossi morto e poi rinato, assieme al tuo equipaggio, assieme alla tua nave e alla tua bandiera.
Ma adesso…
Avevi ripercorso le ore che erano precedute a quel momento cruciale e il computer centrale ti aveva mostrato qualcosa che non avresti mai voluto vedere.

Era un video interno, che risaliva a quando l’intera Arcadia era stata immobilizzata e tutti i componenti dell’equipaggio erano stati rinchiusi nelle celle, in attesa dell' umiliante esecuzione che sarebbe stata trasmessa in diretta su tutti i pianeti abitati, nel perfetto spot che avrebbe consentito alla Gaia Sanction di mostrare a tutta l’umanità il trattamento che riservava ai fuorilegge.

Nella stessa cella di Yuki era presente anche uno Yattaran logorato dai nervi e dalla delusione.
Lo capivi e non lo biasimavi: nonostante la ragazza cercasse di ancora di convincerlo a non avercela con te, quello continuava ad inveire sulle scelte che avevi fatto.
Vedendola così appassionata, in quel momento si era rafforzata in te la convinzione che lei ti amasse davvero, al punto da difenderti anche nel torto e te ne eri compiaciuto.
Però, subito dopo, Yattaran aveva pronunciato quelle parole: -Ora potrai morire col tuo amato Capitano!
Lei si era rabbuiata in viso e non gli aveva risparmiato un violento pugno, come se quelle parole l’avessero offesa, senza la minima esitazione.
Poi era giunto Yama ed erano corsi a liberare Meeme e … te.

Ti avevano incatenato in maniera vergognosa, come se fossi stato una bestia feroce e a quel ricordo stringi i pugni, per la rabbia.
Rabbia con te stesso, perché avevi accettato l’idea della morte, perché avevi smesso di lottare.

Yuki aveva tranciato quelle catene ed era stata la sua supplica a darti la forza di rialzarti e riprendere a combattere, insieme a quel fiore bianco, puro testimone di un pianeta che non avevi ucciso come avevi creduto sino a quel momento.
Quando ti aveva detto che avevano bisogno di te, avevi voluto credere che ti stesse dicendo qualcosa di più: ti si era inginocchiata vicino, ti aveva fatto coraggio, ti eri rimesso in piedi, nonostante il dolore.

E adesso non riesci a coniugare quell’immagine dallo sguardo dolce, impressa indelebilmente nella tua mente, con quella del video in cui negava il suo amore per te con un gesto violento.

Credevi di saper leggere dentro le persone, ma con lei, evidentemente, ti eri sempre sbagliato, allo stesso modo in cui hai sbagliato cento anni fa, come stavi per sbagliare nuovamente, cercando di innescare un nuovo Big Bang.

Lasci il timone e Tori-san si alza in volo, andandosi ad appollaiare, come ripiego, su Yama.

Ti volti appena e la guardi, splendidamente eretta nella sua postazione.
Un attimo breve, poi il mantello sottolinea la ripresa dei tuoi passi, mentre esci dalla plancia.

Percorri i corridoi bui col tuo solito passo deciso e Meeme ti si materializza davanti.

Un’altra donna, ma così diversa da lei.

Yuki Kei è carne e sangue, profondamente terrena e passionale, viva di una vita che fa vivere anche chi la circonda.
Meeme, invece, è più come un angelo delle antiche religioni, leggiadra ed incorporea, risplendente di luce ultraterrena e con gli occhi sereni di chi è su un altro livello di coscienza.

La guardi venirti incontro. Darebbe la vita per te: ultima della sua stirpe, vive con l’Arcadia e per l’Arcadia.
Si dirige nella direzione da cui provieni, probabilmente a controllare il motore che solo lei comprende e può manovrare.
Quando si ferma davanti a te, sai che ha capito che qualcosa in te non va.
-Cosa ti succede, Harlock?- chiede con la sua voce musicale.
Cosa dovresti dirle?
Che stai male per una donna che non ti ama?
Cosa potrebbe dirti lei, così poco umana, così estranea alle passioni terrene?

Nonostante la tua muta esitazione, lei insiste: la sua personalissima missione è farti stare bene.
Ma è più facile guarire da un proiettile o da un’ustione laser, che dai tormenti del cuore, lo sai e non puoi spiegarglielo.

Scuotendo il capo, torni a camminare e senti che pronuncia il tuo nome, forse delusa dal fatto che, per una volta, non è stato in suo potere fare qualcosa per te.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ombra nel buio ***


Le luci del Computer centrale ti accolgono festanti come sempre.
-Cosa devo fare, adesso, Amico mio?
Non torni in questa stanza da quando hai visto quel video: ti eri alzato, sconvolto per quanto visto, ed eri andato via, furioso.
-Non mi basta più che lei mi guardi e mi rispetti come Capitano. Che mi sia riconoscente perché le ho dato un posto in cui stare. Che obbedisca ai miei ordini fidandosi ciecamente…
Le luci brillano e solo tu le sai capire, ma non sei d’accordo.
Non stavolta.
Perché sai ciò che hai visto.
-Credi che mi sbagli? Non sai quanto lo vorrei, amico mio. Ma ho visto come si sia offesa dopo quanto le ha detto Yattaran… forse mi considera troppo vecchio, forse è qualcos’altro, ma sono certo che lei non mi ami.
È come se il computer sbuffasse, scocciato perché non riesce a farti cambiare idea.

Allora ti volti e vai via, perché anche il tuo Amico non sembra voler comprendere ciò che provi.
Uno scintillio e Meeme compare vicino a te, nella tua cabina poppiera, mentre osservi lo spazio, perso nei tuoi pensieri.
Si scosta e si versa del vino dalla bottiglia che hai lasciato sul tavolo, dopo averne bevuta mezza, alla luce fioca che trae da essa riflessi rossastri.
Beve in silenzio, nutrendosi di quell’alcool che è suo unico alimento e soltanto dopo parla, con la solita schiettezza che la contraddistingue: è un’anima pura la sua, volta verso tutto ciò che è vero, declamando il suo punto di vista senza i falsi giri di parole tipici dei terrestri.
-Cosa ti tormenta, Harlock? Hai perso la tua certezza senza che ce ne sia una ragione… perché?
Ti volti con lentezza a guardarla.
Sei stupito.
-Come fai a dire che non ho ragione? Non sai nemmeno cosa sta succedendo… - le dici, con un filo di passione di troppo, almeno per i tuoi standard.
Alza le spalle in un gesto che ti appare troppo umano e dice: -Mi limito a constatare le cose, Harlock.
Prima che tu possa rispondere a quella strana affermazione, e non è la prima volta che la senti, in tutta l’astronave risuona un allarme.

-Ricognitore della Gaia Sanction a tribordo, in rapido avvicinamento!
È la voce di Yattaran che ti raggiunge, mentre ti dirigi con passo svelto in plancia per osservare la situazione di persona.
Sorpassi la tua postazione e Yama ti lascia il posto alla ruota del timone.
Tutti sono in attesa di un tuo cenno, anche lei: senti il suo sguardo limpido sondare il tuo viso, aspetta soltanto una tua parola.
Ma non dici nulla ed invece agisci: fai girare a dritta il timone e l’Arcadia vibra, mentre vira repentinamente, evitando lo scontro.
Il tuo equipaggio ti guarda allibito: di solito ingaggi battaglia, in quelle condizioni.
Anche l’altra nave, in evidente atteggiamento suicida, non demorde e torna alla carca, puntando i cannoni laser delle torette.
Soltanto allora reagisci e manovri per speronarla di prua.

Anche stavolta lo spessore del teschio che la orna assorbe il colpo, devastando la fiancata avversaria e senti che vengono lanciati i rampini che la agganceranno per consentirvi l’abbordaggio.
Yattaran è già sparito e sai che è corso alla tuta blindata a dare manforte, ascia alla mano, ai colleghi che sono già nel pieno dell’azione.
Anche Yuki si sta muovendo per raggiungerli, spingendo Yama avanti a sé: deve farsi le ossa, quel ragazzo!

Ti viene spontaneo chiamarla e lei si blocca.
Incita l’ultimo arrivato a proseguire, poi si volta e ti è presto vicino, lo sguardo perplesso.
Puoi sentire il suo lieve profumo e la cosa ti confonde.
-Sì, Capitano?- chiede obbediente.
Attende i tuoi ordini e vorresti che rimanesse lì, al tuo fianco, invece di andare a rischiare la vita in quell’azione, là fuori, dove non c’è la dark matter a proteggerla. Perché se venisse ferita a morte fuori dall’Arcadia non potresti fare nulla per lei.
-Sta’ attenta, Yuki.- le dici, piano.
Lei sembra stupita: non le fai mai delle raccomandazioni, ma annuisce e scappa via a raggiungere gli altri.

Crolli sulla tua postazione e ti rimproveri il fatto che nonostante l’effetto della dark matter, tu stia invecchiando lo stesso.
Nello spirito.
E sai anche che senza di lei non tornerai mai indietro.

Con Meeme riprendi il colloquio interrotto nel tuo alloggio: -Di cosa stavi parlando prima?
L’Aliena ti scruta e non capisce perché stavolta dubiti delle sue parole.
Non è abituata a ripetere un concetto già chiaramente espresso e scorre via, impalpabile come musica, verso il motore che accarezza come se fosse un amante o un tesoro prezioso.
Resti, nervoso, a sopportare il tempo che passa troppo lentamente.

Anche stavolta tornano tutti, sani e salvi, e la vedi, sorridente, tirare uno scappellotto amichevole sulla nuca di qualcuno che le ha rifilato una qualche battuta di pessimo gusto.
Li osservi dall’alto della rampa che si sta richiudendo, isolando nuovamente i portelloni della fiancata.
Mandi Yama a disincagliare l’Arcadia e resti a fissarla, mentre finisce di liberarsi dalla tuta blindata, seminascosto dalla penombra, una sagoma nera nel buio.

Prima che alzi lo sguardo su di te, ti volti e vai via, col passo pesante, anche se non quanto il cuore… ti restano negli occhi l’immagine di morbidi capelli e chiari occhi seminascosti dalle lunghe ciglia.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il silenzio della delusione ***


Passi male il turno di riposo: hai dormito, ma ti alzi più stanco di quando hai chiuso gli occhi.
I tuoi nemici sono tornati all’attacco; proprio non vogliono arrendersi e si ripetono uguali le immagini del giorno precedente.
Solo che stavolta non le raccomandi nulla e la vedi sparire all’arrembaggio di una nave nemica ormai ridotta all’impotenza.

Solita routine, credi, invece qualcosa va storto; lo capisci subito, quando non senti i consueti rumori della battaglia: c’è troppo silenzio, come se non avessero trovato anima viva a bordo della nave avversaria e la cosa è sospetta.
Allora corri anche tu verso i portelloni, gridando ordini nella trasmittente, con tutta la voce che hai: -Yuki! Yattaran! Yama! Tornate tutti a bordo! Immediatamente! È una trapp…
Ti muoiono le parole in bocca, quando un’esplosione distrugge l’astronave nemica, supera con un irreale silenzio il vuoto dello spazio e comprime l’aria dell’Arcadia in un boato spaventoso.

Il mantello si agita alle tue spalle mentre corri più forte che puoi lungo i corridoi bui ed interminabili e, quando giungi alla meta, i tuoi uomini stanno già rientrando, malconci e barcollanti.

Il tuo occhio si muove come impazzito, cercando, frugando, alla ricerca frenentica di qualcuno in particolare.
E il cuore ti si ferma nel petto, quando la vedi.

Come se fosse una bambola di pezza, la regge uno spaventato Yattaran, seguito da un malconcio Yama.
Di certo stavolta era in prima linea e l’esplosione deve averla investita in pieno.
Giace inerte, nella tuta blindata ammaccata.
Eddie, con i soliti occhialoni sulla fronte, le toglie il casco con cautela, per capire quali siano le sue condizioni.
I capelli biondi calano vrso il pavimento metallico, attirati dalla gravità artificiale ed anche tu balzi giù al loro livello, ignorando la passerella, con gran rumore degli stivali, metallo contro metallo.
La afferri, possessivo, senza una parola o uno sguardo verso gli altri e corri via, come a sottrarla a chissà cosa, a chissà chi.
Non sai ancora se respiri o meno… non senti nemmeno Tori-san che gracchia sulla tua testa, tre metri più in alto, mentre la porti tra le braccia, nonostante il peso non indifferente della tuta blindata.

Giungi al tuo alloggio e la distendi accuratamente sul letto, le togli l'ingombrante armatura.
Che ti ami o no, la vuoi vicino, anche se forse è troppo tardi.

Sai però chi può darti una risposta e Meeme ti fluisce accanto, come se ti avesse letto nel pensiero.
Ti fissa come se non ti avesse mai visto e sai che sta leggendo la tua disperazione, poi sfiora la fronte di Yuki e ti parla, serena come sempre.
-Non preoccuparti, si riprenderà. Quando ho liberato la dark matter la seconda volta, essa ha permeato tutti coloro che erano a bordo. L’ha già guarita allora, farà altrettanto adesso. Dalle solo del tempo, tornerà da te.
A quelle parole benedici la maledizione che ti porti appresso, che ha coperto anche lei, anzi, tutti loro.
L’eterea Aliena esce, lasciandovi soli, forse per andare a vedere come stanno gli altri.

Stanco, cadi in ginocchio accanto al letto dove lei giace.
Slacci la fibbia del mantello e lasci che finisca sul pavimento, quindi appoggi i gomiti sulle lenzuola, la testa tra gli avambracci, le mani tra i capelli.
E pensi con un brivido che se l’avessi persa…
L’Arcadia si muove con uno stridore sofferto, districandosi da ciò che resta dell’altra astronave, subdola trappola di un’organizzazione tanto meschina da ricorrere a mezzi così vili.
Sai che non c’è nessuno al timone: ha deciso di disimpegnarsi autonomamente e presto siete nello spazio libero.
Il processo di autoriparazione è in corso ed anche gli altri sono in via di guarigione, ormai sarà per sempre così.

Non sai quanto tempo sia passato.
Quando si vive per così tanto, sapendo di avere l’eternità davanti, poco importa il suo trascorrere, ma stavolta non è così: ogni minuto che passa senza che lei dia un segno di vita è un inferno che ti divora.

Poi senti che sta pronunciando il tuo nome: -Harlock… -
È stupita di trovarsi lì, si sente dalla sua voce.
Si solleva sui gomiti, visibilmente imbarazzata.
Le guance hanno ripreso colore e rimane a fissarti, ammutolita.
-Come ti senti?- le chiedi con una dolcezza che traspare chiaramente dal tono preoccupato.
Sorride, felice di essere al centro delle tue attenzioni.
-Meglio, Capitano, grazie.

Intuisce che sei stato tu a condurla si lì e il suo sorriso si apre si apre ancor di più.
Con la spontaneità di un coraggio che non le avresti mai attribuito nemmeno in battaglia, ti abbraccia, con uno slancio tale da farvi finire entrambi distesi sul pavimento.
Solo quando è stesa su te e la fissi con l’occhio sbarrato, sorpreso da quella piacevole reazione, pare accorgersi di ciò che ha fatto e si ritrae veloce, spaventata per quella confidenza che non ti aveva mai mostrato.
Resta in ginocchio davanti a te, mentre ti sollevi a sedere per terra, e abbassa gli occhi, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Scusami, Capitano, io… io… - mormora, senza finire la frase.

Com’è diversa ai tuoi occhi, questa Yuki: non è la guerriera che conosci, capace di stendere Yattaran con un pugno e mettere in riga un equipaggio di rozzi pirati.
Non credi di poterla capire, non immagini cosa stia provando. Vorresti stringerla, ma non sai se farlo... E se non provasse i tuoi stessi sentimenti? Perché altrimenti si sarebbe ritratta, così all’improvviso?
Deluso, la guardi muto.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Casa ***


Appare fragile, delicata, in quella timidezza strana.

E ti viene da ridere, perché, finalmente, comprendi.
E lo fai: ridi, mentre ti guarda sempre più stranita e forse pensa che tu sia definitivamente ed irrimediabilmente ammattito.

Porti una mano fin sulla sua nuca, sporgendo il busto in avanti ed avvicinandoti a lei, che adesso sembra quasi spaventata.
Sai perché lo è: non ti ha mai visto così.
Ritrai l’arto, lentamente, lasciandole una carezza sul viso, lisciando una ciocca dei suoi capelli chiari, con rammarico, ma non vuoi inquietarla più di quanto tu abbia già fatto.

Ma devi ancora chiederle una cosa, assolutamente, prima di fare qualsiasi altra mossa.
La fissi negli occhi grandi e trasparenti e blu come i cieli perduti della Terra e le dici, senza remore: -Yuki… perché hai colpito Yattaran, quando eravate rinchiusi nella cella? Ha detto forse qualcosa che ti ha offeso?

Lei arrossisce vistosamente e scuote il capo, dopo aver distolto lo sguardo dal tuo.
Poni due dita sotto il suo mento e la costringi a guardarti.
Vuoi sondarle l’animo mentre ti risponde, vuoi capire cosa prova una volta per tutte.
-Allora?- la spingi a rispondere.
-Capitano… Harlock… io non volevo morire con te, in quel momento, come invece affermava lui... Volevo vivere... Volevo continuare a vivere… con te.

Chiudi l’occhio per un istante, assaporando quelle parole, per imprimere bene nella mente ciò che hai visto in quegli occhioni lucidi.
La afferri un po’ bruscamente e la stringi a te, che sei ancora col sedere sul pavimento e non te ne importa un bel niente.

Dei passi si avvicinano di corsa e si fermano bruscamente.
Ti giri appena in tempo per vedere dalla porta mezzo aperta le schiene di Carlos e Yattaran allontanarsi velocemente.
Ciò vuol dire che tra dieci minuti lo saprà tutta la nave.
Avresti preferito almeno evitare che ti vedessero sul pavimento, ma ormai…

-Yuki…- mormori -Ho temuto di averti persa. E non soltanto adesso.-
Le spieghi il tuo frantendimento, nato da quel video per te così ambiguo e lei sorride. Poi fa ciò che tu non hai ancora osato fare: ti cinge il viso con entrambe le mani e poggia le sue labbra morbide sulle tue.
Da quanto tempo bramavi quel contatto?
Da quanto tempo immaginavi quel sapore?

In principio esiti, poi la passione troppo a lungo repressa prende il sopravvento e fai tuo il controllo della situazione.
A lei non sembra dispiacere e si stacca giusto il tempo di liberarsi dai lunghi guanti neri: vuole sentire la tua pelle senza costrizioni ed impedimenti e prendi il suo esempio, facendo altrettanto.
Con i tuoi guanti logori cadono le barriere che ti sei costruito attorno e puoi toccarla per davvero, capire quanto sia liscia e morbida la sua pelle, quanto siano di seta i suoi capelli.

E giunge anche il tempo di chiederti come tu possa essere vissuto senza tutto ciò.
È vero, grazie alla dark matter non puoi morire, ma fino a questo momento non sapevi di non aver vissuto davvero.

-Vivi con me, Yuki- le dici a bassa voce e lei annuisce, socchiudendo gli occhi chiari e schiudendo le labbra rosa sui denti candidi.
-Sì Harlock.- risponde decisa.

Per il momento però avete altri doveri da compiere: c’è da capire dove vi stia portando l’Arcadia e cosa volessero i due che se l’erano svignata alla chetichella, così ti alzi e la aiuti a rimettersi in piedi, poi vi ricomponete e raccogli il mantello che sbatti un paio di volte per restituirgli la sua forma. Lo fai ricadere sulle spalle e lei si precipita ad agganciartelo sul petto, lisciandone la fibbia metallica a forma di teschio.

Vi recate in plancia e lì vi accolgono sguardi che nascondono un’ironia poco velata.
Nessuno si sbilancia, ma è chiaro che sanno, ma non fiatano, perchè sanno che Yuki sarebbe capace di appenderli per le pa… ehm, per i piedi, alla stessa asta del jolly roger che sventola a poppa nel vuoto dello spazio.

Ma prima che tu possa raggiungere la ruota del timone, l’Arcadia si impenna troppo repentinamente e vieni sbalzato indietro, verso la tua postazione.
Vedi che anche Yuki vacilla e la afferri al volo, trascinandola con te.

Così vi ritrovate seduti su quella specie di antico trono ornato da lugubri teschi, lei su te, mentre tutti trattengono il fiato.
Vi guardate, poi scoppiate a ridere e l’equipaggio si scioglie in una rilassata ilarità generale.

È un posto strano, ma per voi è semplicemente casa.
E da oggi, finalmente, la vivrete insieme.



Angolo dell'Autore a piè (di pagina):
Naturalmente il mio principale ringraziamento va a danish, che mi ha permesso di usare il riferimento alla sua ff "Coraggio Capitano", con cui Yuki si giustifica davanti ad Harlock per il pugno sferrato a Yattaran. E' bellissima e mi trova d'accordo su quel momento memorabile del film in CG.
Tutti gli altri a coloro che hanno recensito, seguito, preferito o semplicemente letto in silenzio questa mia...
L'illustrazione è su: http://metaldolphin.deviantart.com/art/CHeYK-508984331
Ci si legge!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2988323