The Dark Side of the Moon

di Jenny Ramone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new life ***
Capitolo 2: *** The times they're a Changin' ***
Capitolo 3: *** Is this Love? ***
Capitolo 4: *** Peace and...War! ***
Capitolo 5: *** Before you go away ***
Capitolo 6: *** Hello Vietnam! ***
Capitolo 7: *** Under the same sky... ***
Capitolo 8: *** Great news ***
Capitolo 9: *** A child? ***
Capitolo 10: *** Time is on my side ***
Capitolo 11: *** San Francisco Bay Blues ***
Capitolo 12: *** Doubts ***



Capitolo 1
*** A new life ***


Ottobre 1964, New Jersey

“Delilah, dove stai andando?!”-la donna che urlava scandalizzata mentre scendeva di corsa le scale del portico per rincorrere una ragazza in giardino era circa sulla quarantina, magra, truccata in modo leggero, con un viso fine ma poco espressivo che la rendeva più simile ad una delle tante casalinghe che si trovavano a prendere il the al pomeriggio che ad una individualità, ben pettinata e vestita con un abito rosa antico a pois.
La ragazza che la precedeva invece era molto diversa dalla madre, per aspetto e per carattere, come dimostrava la decisione che aveva preso un po’ di giorni prima e che stava finalmente per mettere in pratica.
Delilah Taylor aveva diciotto anni, lunghi capelli biondi che amava mantenere lisci e liberi dalle acconciature che le ragazze perbene dell’epoca portavano, trascorrendo ore della parrucchiera finchè la loro capigliatura con aveva raggiunto il livello di riccio desiderato, adornandoli solamente di fiori e coroncine di corda o cuoio intrecciate.
Solitamente indossava abiti dai colori sgargianti, gonne lunghe fino ai piedi di tessuti leggeri e orientaleggianti e camicie ma anche dettagli in jeans e soprattutto vistosi bracciali, collane e orecchini, occhiali da sole tondi.
Il suo aspetto nell’insieme era molto diverso appunto da quello che avrebbe dovuto avere una ragazza di famiglia borghese come la sua e aveva contribuito a rendere il suo rapporto con i genitori e gran parte dei conoscenti molto difficile.
Il suo amore per la nuova musica, il Rock, il suo desiderio di sperimentare e il suo impegno per portare avanti ideologie nascenti, come quella pacifista che puntava a far concludere la guerra nel Vietnam, la rendevano ancora più motivo di scandalo ma Delilah era stufa, veramente stufa di dover sopportare le convenzioni che la società l’aveva costretta a seguire fino a quel momento e aveva deciso infine che fosse giunto il moment di distinguersi ed esprimere se stessa attraverso le proprie opinioni e uno stile di vita diverso da quello che molti ritenevano modello da seguire.
Per questo motivo aveva deciso di agire, aveva afferrato la propria chitarra, un a borsa con qualche abito, i propri risparmi ed era uscita con l’intento di dirigersi in autostop lontano dal New Jersey.
“Vado via, mamma, non sono più d’accordo con il pensiero tuo e di papà, come con quello della maggior parte del Paese. Ho diciotto anni ormai e sento il bisogno di oppormi, dando il mio contributo per fermare questa guerra! Non la guardi la tv? Non posso più accettare quello che sta succedendo in Vietnam,anche se è dall’altra parte del mondo. Addio"-così spiegava la ragazza alla propria madre, mentre questa tentava di dissuaderla dal suo proposito, fallendo.
Delilah ignorò le grida della donna e si incamminò sulla statale, in attesa di un passaggio per Washington, dove si sarebbe tenuta una manifestazione per la pace e i diritti civili.
Attese circa mezz’ora al freddo, in piedi al bordo della statale, i lunghi capelli biondi mossi dal vento così come il suo vestito colorato e lo sguardo felice di chi ha finalmente trovato la propria strada.
Una Cadillac blu lucente accostò in una piazzola di sosta e il guidatore le fece segno di salire:era un ragazzo di circa vent’anni, capelli quasi rasati, occhi scuri, vestito in con pantaloni grigi e una camicia bianca: nonostante fosse semplice, agli occhi di Delilah questo abbigliamento pareva elegante e nel complesso il giovane era molto diverso da quelli che Delilah era abituata a frequentare, sicuramente dall’auto che guidava e dall’aria altezzosa con cui l’aveva osservata mentre la feceva salire si sarebbe detto un appartenente ad una famiglia della borghesia più agiata.
“Cosa ci fa una ragazza come te a fare l’autostop?-chiese il giovane per iniziare la conversazione. “Dove sei diretta?”.
“A Washington ma se non puoi portarmi fin là non importa, mi arrangerò in qualche modo. Io mi chiamo Delilah”-disse lei,sorridente.
Lui si presentò: si chiamava David e spiegò che e stava andando nella capitale per arruolarsi. Quando aveva capito di aver a che fare con una di quelle strane ragazze pacifiste l’aveva guardata schifato: ”Come fai a tradire il tuo Paese? E’ questo che vuoi? Che ci invadano?”-aveva domandato senza distogliere lo sguardo dal volante.
“Siamo noi che stiamo andando ad occupare il loro territorio e combattiamo anche con mezzi illeciti, ti sembra giusto usare le armi chimiche e il Napalm? E’ tempo di cambiare, David.
 Lo ha scritto anche Bob Dylan ma immagino che tu non conosca quella canzone...
"The times they're a changin' ", ti dice qualcosa? E il cambiamento deve partire da noi giovani, non è possibile che ci sia ancora gente che crede che la guerra sia qualcosa di eroico e positivo! Vorrei veramente capire che piacere ci trovate ad andare in un Paese dall’altra parte del mondo a combattere contro persone innocenti, a farvi ammazzare o tornare a casa invalidi a vita per un nemico che voi stessi vi siete creati ma in realtà non esiste".
David scosse la testa, mormorò qualche imprecazione a mezza voce e si zittì per tutto il resto del tragitto: “Cominciamo bene”-pensò.
Proprio a lui doveva capitare un’hippy la prima volta che dava un passaggio a qualcuno.
Non capiva questo”movimento”, non ne capiva proprio l’utilità.
Per lui queste persone non erano altro che dei pazzi esaltati che combattevano per una causa irrealizzabile e passavano il loro tempo a drogarsi.
No, decisamente molto meglio la sua scelta,andare a combattere il nemico per proteggere l’America, quella era la strada giusta.
La cosa che gli dava fastidio era che lui ci sarebbe andato in Vietnam, questo si, però avrebbe combattuto anche per persone come loro, avrebbe rischiato la vita mentre gli Hippy stavano a fare l’amore nei prati.
Era questo ciò che davvero non riusciva a sopportare.
Osservò meglio la ragazza accanto a lui, intenta a giocherellare sovrappensiero con un ciondolo raffigurante il simbolo della pace:doveva ammettere che in fondo lo affascinava, nonostante le loro opinioni non combaciassero; non solo era molto bella, con gli occhi blu e lunghi capelli lisci ma aveva dimostrato dalla loro conversazione, di sapere il fatto suo e non lasciarsi mettere in crisi da opinioni diverse:  queste erano caratteristiche che il giovane uomo aveva sempre apprezzato nei propri interlocutori e, soprattutto, nei propri oppositori, rendevano le discussioni più alla pari, richiedevano delle buone argomentazioni per poter sostenere la propria tesi.
Lei nel frattempo guardava fuori dal finestrino e pensava: la sua vita stava per cambiare radicalmente, un mondo nuovo si apriva ai suoi occhi, un mondo senza costrizioni, senza discriminazioni, una vita di libertà e pace con il prossimo.
Arrivati a Washington si salutarono e Delilah si incamminò verso la Casa Bianca: l’area era piena di manifestanti guidati dalla sua cantante preferita, Joan Baez,con cartelli che denunciavano le atrocità compiute dagli americani e chiedevano di fermare i bombardamenti.
La ragazza si infilò tra la folla e tirò fuori un cartello colorato, con disegni floreali e simboli della pace  che si era preparata apposta prima di andarsene di casa.
Tutto sembrava svolgersi in modo abbastanza pacifico quando, circa un’ora dopo l’inizio della manifestazione, un gruppo di ragazzi che si erano posizionati sui gradini della fontana nel giardino della Casa Bianca, a pochi metri da lei,venne assalito da alcuni militari, reclute appena arruolate che, in attesa della chiamata alle armi, venivano impiegati per ostacolare i disordini in Patria.
Delilah suo malgrado si ritrovò coinvolta negli scontri, era decisa a difendere le sue idee, anche a costo di essere arrestata.
E fu proprio ciò che avvenne: i militari stavano picchiando alcuni manifestanti, il caos regnava ormai sovrano e la ragazza cercava di divincolarsi dal punto più affollato, salendo su una panchina e continuando a mostrare il suo cartello, assieme ad un altro gruppo di hippies quando una voce sovrastò le altre, diretta a lei:”Tu, brutta stronza, fermati, dove credi di andare?”-qualcuno l’aveva bloccata e adesso era intento a metterle le manette ai polsi.
La ragazza si voltò di scatto verso il militare  e lo guardò in viso:”David?”-urlò stupita.
“Tu?-esclamò lui di rimando: non riusciva a credere ai propri occhi.
 “Ti avevo detto che sbagliate a mettervi contro l’America.
 Sei in arresto, mi dispiace”-le sussurrò all’orecchio con un tono di disprezzo.
La ragazza lo guardò con aria di sfida:”Tanto per te sono solo una sporca comunista, vero?”-sibilò.

ANGOLO AUTRICE: La storia é SOSPESA, chiaro? NON LA AGGIORNO E NON LA AGGIORNERÒ MAI. Molti di voi avranno già letto questa storia e molti l’hanno messa tra le preferite, di questo vi ringrazio.

Jenny

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Capitolo 2
*** The times they're a Changin' ***


“Signorina, abbiamo bisogno i suoi documenti”-un militare sulla cinquantina fissava Delilah con disprezzo.
La ragazza tirò fuori da un piccolo portafoglio di stoffa arancione e gialla la carta di identità, malconcia,e, con mano tremante, la porse all’uomo che si affrettò a leggere.
”Delilah Taylor, diciotto anni,incensurata. Arrestata per disordini e disturbo della quiete pubblica. Ha scritto tenente?-domandò a un altro soldato che trascriveva le informazioni su un registro.
Quando le procedure furono completate, il comandante ordinò a David di condurre la ragazza in cella, dopo essersi congratulato con lui:”Soldato Mitchell, ha fatto un ottimo lavoro. Eh si, lei è portato per la disciplina, vedrà, vedrà, quando manderemo voi ragazzi a combattere i musi gialli. Sono sicuro che farà molta strada,riuscirà ad ottenere una medaglia al valore e a salire di grado alla fine della guerra”.
David, fiero,ringraziò dei complimenti il suo supriore poi prese la giovane per un braccio e la condusse lungo un corridoio umido e sporco.
Altre detenute li guardavano passare e gridavano attraverso le sbarre, cercando di colpire Delilah con vari oggetti.
Lei da parte sua era terrorizzata, si era veramente cacciata in una brutta situazione, non ne aveva mai dovute affrontare di così gravi in vita sua.
David, vedendola preoccupata, cercò di calmarla, anche se si sentiva un misto di rabbia e compassione nella sua voce.
“Ho cercato di farti capire che era pericoloso ma tu niente, hai fatto di testa tua. Stai tranquilla comunque, di solito la gente come te non rimane per molto qua dentro,abbiamo di meglio da fare, la fuori ci sono persone più pericolose di un gruppo di ragazzi esaltati…”
“Non ti preoccupare per me, non ho bisogno del tuo aiuto. Ho intenzione di affrontare tutto a testa alta, voglio perseguire i miei ideali fino in fondo, non mi farò certo intimorire da gente come te”-rispose spavalda.
Nel frattempo erano arrivati alla cella:”Su, forza, entra!-urlò il militare, fingendo di maltrattarla e chiuse la porta sbattendola.
Prima di andarsene però le sussurrò:”Può darsi che ci vediamo in questi giorni. Non permetterò che ti accada nulla di male”.
Delailah appoggiò la sua roba sul pavimento impolverato e ricoperto di sporcizia e si sedette su una brandina scassata, sospirando.
Dalla parte opposta e più buia della cella si fece avanti una figura:un’altra ragazza alta, capelli e occhi castani, jeans e ampia camicia colorata,simile a quelle portate da Janis Joplin. Completavano l’abbigliamento spille, gioielli vistosi e un cerchietto di corda tra i capelli. Era una di loro, un’hippie, che condivideva la sua stessa sorte.
“Hey, ciao! Che bello, ero così stufa di stare da sola!-iniziò la sconosciuta.
Delilah si voltò verso di lei:”Adesso siamo in due-disse con sarcasmo-sei anche tu qua per la manifestazione di Washington?”
“Si. Ma non è la prima volta che mi arrestano per “disordini e disturbo alla quiete pubblica”-come dicono loro. Solitamente dopo un paio di giorni ci rilasciano. Oh, non ci siamo nemmeno presentate! Io mi chiamo Marylou”.
“Delilah”-le porse la mano. “Quando uscirai di qui cosa hai intenzione di fare?”-domandò.
“Mah, sai, credo che continuerò a combattere per far cessare la guerra. Ho intenzione di girare gli U.S.A in autostop e partecipare a ogni protesta e manifestazione. Se vuoi unirti, tanto combattiamo per un obiettivo comune, non ci sono problemi per me”.
La ragazza ci pensò un attimo:perchè no? Non aveva niente da perdere.
“Mi farebbe piacere, tanto non ho nessun posto dove andare e sono sola”.
Delilah appoggiò la testa al muro, pensierosa e cominciò a cantare a mezzavoce:
 
"Come gather 'round people
Wherever you roam
And admit that the waters
Around you have grown
And accept it that soon
You'll be drenched to the bone.
If your time to you
Is worth savin'
Then you better start swimmin'
Or you'll sink like a stone
For the times they are a-changin' ".


I tempi stavano cambiando, dovevano cambiare per forza.
Un nuovo decennio era iniziato, gli anni Cinquanta, con la loro perfezione, le casa linde e ordinate, la figura della donna unicamente vista  come madre e moglie perfetta che aspetta il marito, quella figura doveva essere rivoluzionata, faceva ormai parte del passato.
Adesso le donne sarebbero dovute scendere in piazza per far valere i propri diritti, le ragazze erano stufe di essere considerate inferiori agli uomini, come era successo alle loro madri e come, d’altra parte, era accaduto a lei stessa con David.

"Come writers and critics
Who prophesize with your pen
And keep your eyes wide
The chance won't come again
And don't speak too soon
For the wheel's still in spin
And there's no tellin' who
That it's namin'.
For the loser now
Will be later to win
For the times they are a-changin' ".


I giornali, l’opinione pubblica, la tv...tutti sostenevano quella guerra, tutti la appoggiavano...presto si sarebbero dovuti rendere conto dei loro errori, Delilah ne era convinta.
Criticavano chi, come lei, si opponeva ma non avevano nemmeno un’idea di cosa ne avrebbero ricavato alla fine, di che disastro immane avrebbero ottenuto.
Gli Hippie erano i perdenti per ora ma presto l’America intera avrebbe capito che in realtà erano gli unici ad aver compreso la situazione dall’inizio.

“Come senators, congressmen
Please heed the call
Don't stand in the doorway
Don't block up the hall
For he that gets hurt
Will be he who has stalled
There's a battle outside
And it is ragin'.
It'll soon shake your windows
And rattle your walls
For the times they are a-changin'.”


D’altra parte i giovani innanzitutto avevano proprio il Governo  stesso che mirava a contrastarli, il Presidente Johnson continuava a mandare truppe in Vietnam, la guerra era scoppiata da poco ma si preannunciava già più lunga di quanto si fosse creduto inizialmente.
Li temevano in fondo, temevano che la gente si svegliasse e cominciasse a capire di essere stata presa in giro.
Altrimenti perché avrebbero speso tante energie ad arrestarli?

"Come mothers and fathers
Throughout the land
And don't criticize
What you can't understand
Your sons and your daughters
Are beyond your command
Your old road is
Rapidly agin'.
Please get out of the new one
If you can't lend your hand
For the times they are a-changin' ".


Sua madre aveva cercato di convincerla a rimanere a casa ma lei non si era fatta ingannare.
Erano così ancorati al passato i suoi genitori!
Gli adulti in generale, venivano proprio da un altro secolo…ma anche loro forse avrebbero capito un giorno, quando man mano avrebbero visto i loro “eroici” figli,i loro “campioni” tornare a casa senza gambe, sfigurati, paralizzati…o non tornare affatto.
Solo il pensiero che ci dovesse andare anche una persona che aveva conosciuto, che la guerra non fosse più un’idea ma diventasse terribile realtà nella sua vita, la faceva impazzire, brividi le scorrevano lungo la schiena.

"The line it is drawn
The curse it is cast
The slow one now
Will later be fast
As the present now
Will later be past
The order is
Rapidly fadin'.
And the first one now
Will later be last
For the times they are a-changin' ".


Non voleva che David ci andasse. Ma non poteva fermarlo, lo sapeva.
Ormai era troppo tardi per cambiare le cose.
La maledizione era stata lanciata, i giochi erano fatti.
Doveva smettere di pensarci, in fondo non conosceva quasi quel ragazzo.
Che facesse quello che voleva, lei non se ne doveva preoccupare, non erano affari suoi…o forse si?
Strinse le sbarre e osservò il tetro corridoio della prigione, con le guardie che camminavano su e giù…perché non potevano vivere in pace? Perché non si poteva avere il diritto di opinione senza essere perseguitati?.
Questo si domandava Delilah Taylor quella fredda notte di Ottobre in prigione…ancora non aveva idea che "i tempi sarebbero cambiati", soprattutto per lei.

ANGOLO AUTRICE:Ciao! :) Innanzitutto vi ringrazio, ho visto che già in tre seguite la storia e avete recensito, questo mi rende molto felice.
Delilah in prigione ci è finita davvero però almeno ha trovato un’amica, Marylou la aiuterà molto in seguito…David non sembra così maldisposto nei suoi confronti dai!
Questo capitolo è volutamente introspettivo, per cercare di far emergere l’interiorità della nostra protagonista.
La canzone che ho utilizzato è un testo di protesta appunto del 1964, una delle più grandi canzoni contro la Guerra in Vietnam,nonché una delle mie preferite,
The times they’re a Changin’ “ di Bob Dylan.
Nel corso della storia userò molto spesso canzoni, a parer mio aiutano il lettore ad immedesimarsi meglio e poi a me piacciono le song-fic.
Che dire, grazie e alla prossima!
Jenny
PS:
Comincio a presentarvi Delilah e Marylou, David arriverà nei capitoli che lo vedranno protagonista.
 

 

Delilah: Image and video hosting by TinyPic Marylou: Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 3
*** Is this Love? ***


Washington, Campo di addestramento reclute dei Marines degli Stati Uniti
"Voi siete qui per una missione.
E questa missione è combattere il Comunismo.
Quando fra qualche settimana partirete per il Vietnam voi non sarete più uomini ma killer.
Sarete pronti per affrontare i Musi Gialli e non vedrete l’ora di annientarli per poi tornare vittoriosi dalle vostre belle fidanzatine che ve la daranno senza pensarci due volte, il fascino della divisa.
Avete capito, luridi bastardi?
E adesso forza, muovete il culo e andate ad esercitarvi, c’è una guerra là fuori! Forza, forza, forzaaaaa!!!! Seguite l’esempio del vostro compagno, il Soldato Mitchell. Qualche giorno fa ha arrestato una pericolosa oppositrice.
Tutti dovreste essere come lui”- urlava il Sergente Istruttore che stava completando l’addestramento delle reclute.
David correva in testa ai suoi compagni nel piazzale del campo di addestramento: era assolutamente convinto delle sue buone motivazioni per andare in guerra e non vedeva l’ora che li chiamassero.
Si sentiva così fiero di essere utile all’America! Però in una piccola porzione del suo cervello non riusciva a non pensare a Delilah, chissà cosa stava facendo.
No, non doveva pensarci, lui era un soldato, il suo compito era annienare chiunque si opponesse ai princìpi a cui era stato addestrato…ma era più forte di lui.
Le aveva promesso che non sarebbe rimasta a lungo in prigione, le aveva dato la sua parola.
In fondo non sembrava una cattiva ragazza...a David restava ancora un po’ di tempo per vivere nel mondo civilizzato e gli sarebbe piaciuto utilizzarlo per conoscerla meglio…anche solo per diventare amici, così avrebbe avuto qualcuno ad aspettarlo al suo ritorno, più o meno come diceva il Sergente Istruttore.

 *******
“Hey, voi due! Siete libere ragazze, hanno pagato le vostre cauzioni. Andatevene,prima che io vi rispedisca in cella se mi fate venire il nervoso”-disse una guardia, aprendo le sbarre.
Delilah e Marylou erano incredule:chi mai aveva pagato la cauzione?
Quella di Marylou era stata pagata da un gruppo di suoi amici facendo una colletta ma Delilah rimaneva dubbiosa.
I suoi genitori di certo non potevano sapere che era stata arrestata e lei sarebbe marcita in prigione piuttosto che chiedere loro dei soldi…ma allora chi era stato?
“Non posso dirti chi ha pagato, mi dispiace. Ah, è arrivata una lettera per te, ecco, è questa, tieni. Adesso sparite!!”.
“Bel mistero… non è che quel soldato che ti ha accompagnata alla cella c’entra? Ho visto come ti guardava, mi stai nascondendo qualcosa?-le aveva chiesto Marylou con fare inquisitorio.
“Ma figurati! Io e quello? Sei impazzita? David è un soldato, partirà per il Vietnam, è contro il mio credo”.
“E com’è che sai tutte queste cose? David…bel nome. Ma allora vi conoscevate già? Magari la lettera è sua”-Marylou era sempre più curiosa.
“Uhm…si e no… mi ha dato un passaggio fino a Washington e casualmente era alla manifestazione e mi ha arrestata. E’ stato un caso, fine della storia”.
“Sarà…se lo dici tu… beh, io adesso che ci hanno liberate cercherò dei miei amici di Washington che mi ospiteranno per qualche giorno poi, come ti ho detto, ripartirò in autostop.
Tu che fai?”.
Delilah attese un attimo prima di rispondere…era un pomeriggio magnifico, il sole autunnale splendeva tra le foglie degli alberi e una leggera brezza le colpiva il viso:”Mi farò un giro, cercando di non farmi arrestare di nuovo. Manteniamoci in contatto però!”.
Marylou le scrisse l’indirizzo dei suoi amici su un foglietto e le disse di venire pure a cercarla quando le pareva, tanto lei poteva aspettare a partire per il viaggio on the road.
Le due si salutarono e si divisero:Delilah si avviò verso un giardino pubblico poco frequentato, si sedette su una panchina e, dopo essersi accertata di essere al riparo da occhi indiscreti, aprì la busta che le era stata consegnata.
All’interno trovò un biglietto scritto in fretta e furia, con una calligrafia maschile.
Cara Delilah,
quando leggerai le mie parole sarai già libera.
Ho pagato io la cauzione e adesso ti spiego perché.
Tu credi nei colpi di fulmine? Io fino a ieri non ci credevo.
Poi ho incontrato te.
Siamo diversi, è vero, però ho subito notato il tuo carattere deciso, la tua fermezza e il tuo coraggio.
Ti ammiro molto per quello che fai, anche se non sono per niente d’accordo.
Presto partirò per il Vietnam e potrei non tornare più indietro; questa occasione potrebbe non ripresentarsi mai più.
Mi piacerebbe conoscerti meglio,poter parlare un po’, trascorrere un po’ di tempo insieme a te, sapere che, se e quando tornerò, avrò qualcuno che conosce la mia storia.
Se sei d’accordo ci vediamo stasera alle 18.00 al National Mall( tranquilla, stavolta non c’è niente sotto, non voglio arrestarti di nuovo).
Ti aspetterò.
David
. “
La ragazza sgranò gli occhi per lo stupore e mise di nuovo il biglietto nella busta: adesso si spiegavano un po’ di cose.
Ecco chi aveva pagato la cauzione! Che ci fosse dietro un tranello? Magari le aveva teso una trappola,l’avrebbe fatta arrestare e rinchiudere in carcere, questa volta per anni.
Si rese conto che le idee che le stavano affollando la mente non avevano fondamento, che motivo avrebbe avuto per mentirle? La conosceva appena.
Decise che si sarebbe presentata all’appuntamento.
Controllò l’ora:erano le 16.30, aveva tempo per prepararsi.
Entrò in uno squallido locale, si chiuse in bagno, tirò fuori dalla borsa con cui era fuggita di casa un abito pulito e lo indossò, poi si passò un leggero filo di trucco sul viso e si ravvivò i capelli, aggiungendo un fiore che aveva raccolto poco prima a completare l’acconciatura:era pronta.
 ******
Quando uscì il sole stava calando: le luci dei lampioni si riflettevano nella fontana del National Mall creando dei riflessi spettacolari e conferendo all’ambiente un tocco molto romantico.
Delilah si sedette ai bordi della fontana dato che era in anticipo e si accese una sigaretta.
Aspettò a lungo l’arrivo del soldato.
Il tempo passava, le ultime luci del tramonto avevano ormai lasciato il posto al buio di una notte stellata.
Le 18.30.
“Ormai non verrà -pensò- che stupida sono stata ad accettare l’invito. Mi sono fatta prendere in giro per niente”.
Stava già per andarsene quando davanti a lei comparì David,in uniforme, con una rosa rossa in mano e un sorriso sul volto…
Image and video hosting by TinyPic ANGOLO AUTRICE: Ecco il nuovo capitolo!
I nostri protagonisti finalmente potranno passare un po’ di tempo insieme…David è proprio rimasto colpito da Delilah, non ha esitato a pagare lui stesso la cauzione pur di rivederla!
Vedremo come andrà l’appuntamento…alla prossima e grazie a tutti!
Jenny

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Capitolo 4
*** Peace and...War! ***


“Ciao. Grazie per essere venuta stasera…”
Delilah si alzò in piedi e ricambiò i saluti, sospettosa.
“Sei in ritardo, come mai? Pensavo che una delle prime cose che vi insegnano nei Marines fosse la puntualità nell’obbedire agli ordini e nel presentarsi al cospetto del comandante”-commentò acida.
David non potè fare a meno di notare come la ragazza non si sentisse tranquilla, a dispetto di quello che voleva far vedere.
“E il comandante saresti tu in questo caso?-le chiese lui, con un sorriso malizioso. Poi aggiunse:”Non ci sono gli sbirri, tranquilla. Te l’ho già detto. Tieni, questa rosa è per te. E per tua informazione, sono in ritardo perché mi è stato ordinato di aiutare un mio compagno e spiegargli come si carica un fucile, fai un po’ tu che rincoglioniti che prendono nei Marines adesso!”
“Non si è mai troppo prudenti. Ti ringrazio David, davvero, per tutto. Per avermi pagato la cauzione, per avermi invitato stasera, per la rosa…lo apprezzo molto!”.
“Beh, Delilah, il bello deve ancora arrivare. Cerchiamo un posto dove mangiare? Decidi tu, per me va bene tutto, dai fast food ai ristoranti costosi”.
La ragazza lo avrebbe volentieri messo alla prova costringendolo a portarla a mangiare caviale e champagne ma alla fine decise di optare sul serio per un hot dog e una birra.
“Hai detto che volevi conoscermi meglio, solo per diventare amici;per prima cosa ti porto a fare un giro nel mio stile di vita, Soldato”.
David rise, quella ragazza era piena di sorprese. Ma lui aveva tutta la serata davanti per farle cambiare idea, e ci sarebbe riuscito.
Presero gli hot dog e le birre in un chiosco che era ancora aperto poi si sedettero in un prato, al chiaro di luna.
“Beh, allora brindiamo. Al soldato e all’hippie pazzoide. E alla vittoria in Vietnam”
“Alla fine della Guerra nel Vietnam,alla pace e all’amore.”-lo corresse lei ”vuoi farti una canna?”.
Il Marine la guardò scandalizzato.
“Ah, già, è vero, che poi vi controllano e se siete fatti vi cacciano dal Corpo dei Marines.Come dite voi? “Semper fidelis”,giusto? Sempre fedeli alla morte, che belle parole!-lo scimmiottò.
Iniziarono a parlare del loro passato,le loro famiglie, cosa li aveva spinti a prendere decisioni così diverse.
“Io sapevo già di essere destinato ai Marines. Tutti gli uomini della mia famiglia sono stati nell’esercito, durante la Guerra di Secessione per esempio, e poi successivamente nei Marines.
E’ una tradizione, capisci? Sono contento che mi siano stati tramandati certi valori,il coraggio, l’onore, che mi sia stato insegnato ad amare l’America e a dare la mia vita per difenderla. A mia volta lo insegnerò ai miei figli”.
Delilah lo ascoltava attentamente:”Fammi capire bene, quindi tu ti sei lasciato influenzare? Hai semplicemente seguito delle stupide decisioni prese da altri, non hai la minima personalità.
Come fai a pensare che sia giusto? Non trovi strano che un Paese civilizzato non solo faccia ancora la guerra, ma indottrini le nuove generazioni con “ideali” vecchi di duecento anni?.
Siamo troppo diversi, non possiamo andare d’accordo. Sul serio pensavi che mi avresti conquistata così facilmente? Mi dispiace ma su di me il fascino della divisa proprio non attecchisce. Io sono contraria a quello che fai, lo sai bene”.
“Ma smettila, gli opposti si attraggono, non lo sai? Non te l’hanno insegnata la filosofia dello yin e dello yang le culture orientali che segui? Se fossi stata contraria non ti saresti presentata stasera! Ammettilo che un po’ di ispiro…uhm, la trasgressione, non fa parte anche quella del vostro pensiero? E cosa c’è di più trasgressivo dell’accettare l’invito del nemico?-David era ormai completamente ubriaco, altrimenti non si sarebbe lasciato sfuggire quelle parole.
Delilah lo fulminò con lo sguardo: Come si osava insinuare che lei era alleata al nemico? Aveva accettato l’invito di David perché era da sola a Washington, perché in fondo era una ragazza gentile, perché era lui carino…non perché fosse una traditrice!
“Come osi? Ecco, lo sapevo! Sei uno stronzo! Sparisci, va! Vai a combattere che è meglio, almeno magari non torni più!”-gridò infuriata.
Afferrò la borsa e si mise a camminare velocemente, senza nemmeno salutare David che la rincorse e la bloccò.
“Scusami, io non volevo dirti quelle cose…io non…mi dispiace”.
“Beh, dovevi pensarci prima, io una possibilità te l’ho data. E tu non mi hai ascoltata, mi hai umiliata. Ma io vado avanti per la mia strada.
Ah, riprenditi la rosa-concluse tirandogli il fiore.
David non le lasciò finire la frase: la baciò.
Lei fu sorpresa ma ricambiò il bacio, abbracciando il ragazzo che la stringeva a sé.
“Allora, sono perdonato? Cosa ne pensa la filosofia hippie in questo caso?”
La ragazza ridacchiò, non era ancora intenzionata a dargliela per vinta:”Pace e amore…possiamo fare pace-ma questo non vuol dire che scoppierà anche l’amore!”.
ANGOLO AUTRICE: Ciao! :) Il primo appuntamento è andato, Delilah non sembra così tanto convinta però si sta addolcendo forse un pochino…cosa dite? .
Nei prossimi capitoli lo scoprirete! David ha ancora un po’ di tempo per conquistarla prima di partire…alla prossima e grazie!
Ah un'ultima cosa: non so quando verrà pubblicato il prossimo capitolo perché sto scrivendo una fanfiction a cui tengo moltissimo in contemporanea a questa e ci terrei a finirla per bene prima di dedicarmi nuovamente a Delilah e David. Quindi mi sa che dovrete aspettare un po', scusate. Jenny

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Capitolo 5
*** Before you go away ***


Il giorno dopo Delilah aveva deciso di immergersi nuovamente nella vita hippie:voleva solo dimenticare l’incontro con David e il loro bacio o, almeno, provarci.
Ognuno era andato per la propria strada, David aveva tentato di strapparle la promessa di un altro incontro ma lei era rimasta sul vago.
Effettivamente non riusciva a togliersi dalla testa quel momento e, da una parte, poterlo rivedere per scusarsi della scenata sarebbe stato bello…
Allontanò il pensiero dalla propria mente e tirò fuori il biglietto con l’indirizzo di Marylou:sicuramente sarebbe stato meglio andare da lei,partire e dimenticare Washington e i Marines.
Si mise in cammino, con l’aiuto delle informazioni di alcuni passanti e, dopo circa una mezz’ora si ritrovò alla periferia della città,davanti ad un caseggiato semi in rovina, evidentemente si trattava di un quartiere povero.
Eppure era quello l’indirizzo che la sua amica le aveva dato per ritrovarla.
Nel cortile del complesso giocavano dei bambini mentre sull’erba rada che cresceva spontanea alcuni ragazzi più o meno della sua età stavano parlando e ascoltando musica da una vecchia radio.
“Ciao, scusate, sapete mica dirmi dove posso trovare la mia amica Marylou? Mi ha dato questo indirizzo, è una ragazza alta, con i capelli scuri…la conoscete?”-chiese.
“Certo sorella! E’ dentro, sali le scale, la prima porta a sinistra. E benvenuta nella nostra comunità!”.
La ragazza bussò alla porta e la sua amica venne ad aprire:”Delilah, cara, che bello che sei tornata! Vieni, entra, adesso mi racconterai tutto.
Le pareti erano dipinte di colori vivaci, poster con rockstar appesi ai muri, per terra c’erano materassi e cuscini su cui erano coricate altre persone, decoravano l’ambiente candele profumate,tende stile orientale e amuleti.
Nell’aria si sentiva un odore misto di incenso, alcool e erba.
Marylou riempì due tazze di the, e le appoggiò su un tavolino, dopo aver fatto segno all’amica di sedersi.
“Allora,cosa hai fatto ieri? Era del soldato la lettera? Dai che sono curiosa!”.
“E va bene, era lui. Mi ha invitata a uscire ieri sera”.
“Ci sei andata?”
“Ehm…si…”
“E poi? Non tenermi sulle spine!”
“Ci siamo baciati. Anzi, lui mi ha baciata, dopo avermi detto che sono una traditrice e sono un’alleata del nemico”.
“Siiii lo sapevo! Che stronzo è stato però...Sei sicura che non ti stia usando? Non ti preoccupare, io lo so che non sei una traditrice ma un’hippie convinta. Ma l’amore non ha confini e distinzioni. Adesso vi rivedrete?”.
Delilah le spiegò che si erano lasciati in modo non molto carino e aggiunse che era molto incerta, avrebbe voluto rivederlo ma non era sicura che fosse la scelta giusta.
Marylou le sorrise e cercò di confortarla:”Secondo me dovresti provare a contattarlo. Pensaci, se ci tieni davvero questa potrebbe essere un’occasione che non si ripresenterà, lui potrebbe partire da un momento all’altro!".
Le parole dell’amica avevano scosso Delilah, riuscendo a farle cambiare idea e a portarla a dare un’altra possibilità a David.
“Qualunque cosa succeda tu mi aspetterai vero? Dobbiamo ancora viaggiare insieme!”-chiese a Marylou prima di andarsene.
“Certo, nel frattempo convinco il mio ragazzo a lasciarmi partire. Credo che ce la farò, capirà.
A presto amica mia!”.
 *******
Delilah stava appoggiata al muro che circondava il campo di addestramente:il filo spinato era attorcigliato in cima al muro, il che rendeva l’ambiente piuttosto inquietante.
“Zona militare, vietato l’accesso”-lesse la ragazza.
Non le importava, era stata attenta a non farsi scoprire e si era nascosta alla vista dei militari di guardia:sapeva che di lì a poco David avrebbe avuto un’ora di libera uscita.
Dopo un’attesa che le parve lunghissima, scorse il ragazzo.
“Hey, David!”-bisbigliò.
“Del? Ma che ci fai qui?”-lui le si era avvicinato cautamente”vieni,seguimi”.
La accompagnò in un vecchio deposito di armi, appena fuori dalla zona militare.
“Ti devo parlare. Ma sei sicuro che qui non corriamo il rischio di essere scoperti?”.
“Stai tranquilla, questo è un deposito in disuso dalla Seconda Guerra Mondiale, non ci viene mai nessuno. Allora, parlami. Hai rivisto le tue priorità? Comunque scusami per ieri sera, non volevo. Mi sono reso conto solo dopo di quanto ti avevo trattata male, ero ubriaco e non sono riuscito a frenare le parole, mi dispiace”.
“Anche a me dispiace. Sono venuta qui per dirtelo.
Non volevo trattarti così bruscamente, sono stata una stupida.
Certo, le idee che hai non ti fanno particolarmente brillare ai miei occhi però in fondo sei un ragazzo dolce, ne sono convinta".
“Hey, hey! Tu non sei una stupida, non voglio che lo dici. Sei una ragazza meravigliosa, in tutti i sensi… che ne dici-si avvicinò a Delilah-che ne dici se ricominciassimo da adesso?”-le prese il viso tra le mani e la baciò.
Questa volta lei ricambiò il bacio senza più opporsi, lasciandosi trasportare dalle sensazioni mentre David la spogliava lentamente, sempre più coinvolto.
Fecero l’amore lì, per terra, coricati su una polverosa brandina,abbandonata da anni ormai:erano diversi,in preda ad eventi più grandi di loro,anime inquiete abbandonate nel turbinio della Storia ma avevano una sola certezza:si erano innamorati e niente sarebbe riuscito a separarli.

ANGOLO AUTRICE: Ciao :) Ecco finalmente che i nostri protagonisti tornano!
 Questa volta Delilah ha ceduto davvero, David aveva ragione, in fondo era rimasta più che colpita da lui.
Dopo questi capitoli “introduttivi”, vi avviso che dal prossimo entriamo davvero nel vivo della vicenda, con tutti i suoi risvolti, sia positivi che molto drammatici.
Preparate quindi i fazzoletti,grazie come sempre e alla prossima!
Jenny

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Capitolo 6
*** Hello Vietnam! ***


Delilah e David avevano avuto solo due settimane per godersi il loro amore appena nato:presto la più grande paura della ragazza era diventata realtà.
Un pomeriggio come gli altri era andata ad aspettare il Marine fuori dal campo di addestramento per trascorrere con lui l’unica ora al giorno che potevano permettersi.
Si era accorta subito che intorno al campo c’era più movimento del solito: camion militari erano parcheggiati fuori, le guardie erano più numerose, alcuni soldati stavano trasportando delle munizioni.
David la raggiunse e la guardò con un’espressione rattristata…
“Che succede?-Delilah lo scosse-perché hai quella faccia?”.

Kiss me goodbye and write me while I'm gone
Goodbye my sweetheart, Hello Vietnam


Il ragazzo sospirò:“E’ arrivato un ordine improvviso, servono rinforzi.
Domani partiamo per il Vietnam
Una pugnalata.
Stava accadendo davvero.
Non lo avrebbe più rivisto:avevano avuto così poco tempo per stare insieme! Delilah si mise a piangere, non poteva finire così, non era praticamente nemmeno iniziata.

America has heard the bugle call
And you know it involves us one and all
I don't suppose that war will ever end
There's fighting that will break us up again
Goodbye my darling, Hello Vietnam
A hill to take a battle to be won


“Amore, non piangere, ti prego.
Devo andare, capisci? Devo difendere l’America,amo la mia Patria e questo è il mio dovere.
Ti scriverò tutti i giorni, te lo prometto”.

Kiss me goodbye and write me while I'm gone
Goodbye my sweetheart, Hello Vietnam
”.

“Anche tu mi scriverai, vero Del? Su, non essere triste, in pochi mesi tornerò a casa”.

A ship is waiting for us at the dock
America has trouble to be stopped
We must stop Communism in that land
Or freedom will start slipping through or hands



“Dobbiamo fermarli. Ne vale la nostra libertà.
Te l’ho già spiegato”
“Io non voglio che te ne vai. E se non torni più?”

"I hope and pray someday the world will learn
That fires we don't put out bigger burn
We must save freedom now at any cost
Or someday our own freedom will be lost


“Ti prometto che tornerò.
Vinceremo questa guerra e tornerò.
Pensa, potremo vivere in un Paese libero e senza minacce.
Un Paese sicuro”.
“Continuerò a protestare perché finisca.
Così magari torni a casa prima.
Io ti amo David”.

Kiss me goodbye and write me while I'm gone
Goodbye my sweetheart, Hello Vietnam”

Ciao Delilah.
Ti penserò sempre, sarai il mio faro illuminante ogni giorno.
Prendi questa foto, così mi avrai vicino”-disse porgendole una piccola fototessera.
Delilah si asciugò le lacrime e gli porse un ciondolo con una pietra azzurra:
”Tu prendi questo, è un portafortuna.
Ti proteggerà”.
L’ora di libertà era conclusa, avevano trascorso gli ultimi momenti insieme.
“Baciami. Dammi un ultimo bacio prima di salutarci”.
Un ultimo “Ti amo” e poi erano stati separati.
Ancora una volta.
**********
“Vietnam? Allora parte domani? Oh, mi dispiace così tanto tesoro! Proprio adesso che avevate stabilito una vera relazione, è così triste”.
Marylou non riusciva a trovare parole per consolare l’amica.
“Ascolta, vuoi ancora partire? Ne ho bisogno, devo distrarmi prima di diventare pazza!”-Delilah stava cercando un modo per continuare a vivere, forse quel viaggio l’avrebbe aiutata.
“Certo Del. Quando preferisci, io sono sempre qui”.
“Allora andiamo via, partiamo stasera”.
“Steve, io vado via con Delilah. Ti scrivo poi quando siamo di ritorno”.
“D’accordo piccola. State attente. E non mi tradire con gli hippie dell’altra costa”
In breve tempo le due avevano sistemato le loro borse e si erano messe a fare l’autostop verso la California.
Aveva incominciato a piovere, per fortuna un’auto si era fermata e le aveva fatte salire.
Il conducente era un giovane silenzioso, accompagnato dalla sua ragazza.
Amore dappertutto.
Sembrava perseguitarla.
Delilah appoggiò la testa al finestrino,fissando la pioggia incessante.
Un bacio e una fotografia.
Ecco quello che sarebbe rimasto del loro amore.

Goodbye my sweetheart, Hello Vietnam

ANGOLO AUTRICE :
Ciao! :)
Ho toccato il record, ho aggiornato tre capitoli in un giorno! *salta felice* .
Alla fine David non ha potuto sottrarsi al suo destino…adesso seguiremo in parallelo le sue vicende e quelle di Delilah e Marylou, in viaggio verso la California!
La canzone che ho utilizzato questa volta è una canzone di propaganda alla guerra, “Hello Vietnam” di Johnnie Wright(la canzone iniziale di Full Metal Jacket, per chi lo ha visto).
Ho voluto rendere il contrasto tra la canzone del secondo capitolo, il punto di vista di Delilah e questa canzone d’addio, quello di David.
Grazie a tutti, a presto!
Jenny

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Capitolo 7
*** Under the same sky... ***


Aeroporto militare di Da Nang
I  giovani marines erano finalmente arrivati in Vietnam, dopo un lungo viaggio.
David era stato destinato ad un plotone di stanza in una zona particolarmente pericolosa, nei pressi del fiume Mekong, una zona circondata da risaie e giungla, il luogo ideale per gli attacchi nemici.
Inizialmente la vita militare  lo aveva conquistato, era proprio come se l’era aspettata.
Un’avventura, sempre in marcia,agli ordini del comandante.
Certo, l’ambiente in cui agivano era molto diverso dagli U.S.A, il Vietnam era un Paese davvero arretrato, ancora peggio di come se lo immaginasse, si trovavano ogni giorno a dover percorrere miglia lungo strade sterrate, attraversare fiumi,affrontare condizioni di vita difficili e la popolazione ostile.
Però lui continuava a ripetersi che era stata la cosa giusta da fare, che lo faceva per il suo Paese.
E intanto marciava, con lo sguardo fisso davanti a sé; sembrava non vedere il terrore negli occhi dei bambini quando le case di bambù bruciavano, quando guardavano scioccati gli americani uccidere i loro genitori, quando lui stesso ne aveva dovuti uccidere.
La prima volta che aveva sparato di persona a un Vietcong per lui era stata esaltante, un’esperienza che riassumeva tutto ciò per cui era stato educato e ciò in cui credeva:distruggere i nemici degli U.S.A .
Stava attraversando la giungla in perlustrazione con dei compagni quando uno di loro era caduto in una trappola di bambù, ferendosi le gambe.
Le urla del militare erano immediatamente state coperte dai Vietcong che erano usciti dai nascondigli che si erano costruiti e avevano cominciato a sparare contro gli americani.
David aveva puntato il mitra e aveva fatto fuoco, urlando con tutta la forza che aveva nei polmoni:”Vietcong figli di puttana!”e ridendo esaltato mentre i nemici cadevano in un lago di sangue.
Non gli era nemmeno passato per la mente che stava uccidendo un essere umano, che non aveva il diritto di porre fine a un’altra vita…aveva sparato e basta.
                                                **********
“Scusa, dove siamo?”-aveva chiesto Marylou, tutta eccitata, al conducente dell’auto che aveva dato loro un passaggio.
“Kentucky. E devo lasciarvi qui, non posso andare oltre. Scendete, su!-accostò su una strada di campagna-“e buona fortuna!”-dichiarò prima che l’auto scomparisse in una nuvola di polvere.
“Ma è pazzo! Guarda un po’ sto stronzo, ci ha mollate in mezzo al nulla!”-Delilah lanciò la propria borsa sulla strada e vi si sedette sopra, con la testa fra le mani.
Si accese una sigaretta e iniziò a fumare freneticamente, con uno sguardo veramente infuriato,osservando la strada deserta.
“Hey hey, Del! Stai calma, adesso facciamo qualcosa.
Già che siamo in campagna facciamoci una passeggiata, stavo guardando la cartina e la prima città è a molti chilometri di distanza da qua.
Dovremmo andarci a piedi per un pezzo mi sa”.
Delilah si dimostrò ben disposta a una camminata nonostante tutto, non la spaventava di certo,almeno si sarebbe sentita più vicina a David e alle marce che il suo amore stava facendo in quel momento, molto probabilmente.
“Cerca di non pensarci, almeno finchè non arriverà una sua lettera.
Ascolta, vuoi fare colazione?-chiese,cercando di distrarla.
Mi sono procurata del cibo prima di partire, andiamo in quel prato laggiù, sembra tranquillo”.
Le due si sistemarono nel prato e Marylou tirò fuori muffins, un thermos di caffè e una torta, a suo dire preparati da lei.
“Uhm, buoni!-commentava Delilah con la bocca piena, mentre si rimpinzava-“mi insegni a cucinare?”
“Grazie ma vedi di non finirli che poi non ne abbiamo più per dopo se non troviamo un posto dove mangiare.
Marylou si avvicinò all’amica e le diede un buffetto affettuoso:”Tu però mi devi insegnare a suonare la chitarra se non il nostro accordo non vale!
Ah, a proposito di musica, lo sai che forse vengono i Beatles in America? Andiamo ad un concerto se troviamo i soldi?”.
“I Beatles? Davvero? Certo che ci andiamo! Anche se personalmente preferisco i Rolling Stones”.
Marylou sospirò:”Anche io però sai,sono un fenomeno appena scoppiato, non credo che vengano già negli U.S.A, non so come verrebbero accolti”.
“Ma?...”
“Ma cosa?”
“Lou, devi dire:”Ma quando verranno negli U.S.A noi sapremo accogliere Mick e Keith degnamente, andremo al loro concerto e li rincorreremo come assatanate, poi ci divideremo Brian, nemmeno lui è da scartare.
Questo dovevi dire”-Delilah rideva come una pazza.
“Era ovvio! Non si libereranno più di noi!”.
Le due rimasero un po’ a rilassarsi nel prato, visto che non avevano chiuso occhio tutta la notte poi dopo alcune ore si misero nuovamente in cammino…
 *******
“Paul come stai? Quei bastardi ci volevano far fuori, tu sei svenuto e non te ne sei accorto ma li abbiamo sterminati.
Vietcong maledetti, ci tendono delle trappole!”.
Il soldato ferito annuì alle parole di David e aggiunse:”Grazie amico mio per avermi salvato.
Ti devo la vita”
“Ho fatto il mio dovere,per fortuna non sono ferite molto gravi e tra un paio di settimane potrai tornare a combattere anche tu.
 Sono felice di poter essere utile.
Non hai idea di quanto sia stato soddisfacente vedere il sangue di quel muso giallo per terra e vederlo soffrire e cadere.
Se ci fosse la mia ragazza, lei mi odierebbe per questo”.
Paul cercò di alzare la testa dal cuscino e domandò interessato:”La tua ragazza? Perché ti odierebbe? La mia non vede l’ora che io ritorni, dice che sono il suo eroe.
Quando saprà che sono anche stato ferito brillerò ancora di più ai suoi occhi”.
David spiegò il punto di vista di Delilah all’amico…
“Un’Hippie. Hai avuto coraggio a metterti con lei! Sono così strane, secondo me le donne dovrebbero solo stare buone, al loro posto”.
David uscì dalla tenda-ospedale del campo e si sedette accanto ad un falò dove alcuni commilitoni stavano preparando delle bistecche per cena.
Tirò fuori carta e penna e iniziò a scrivere una lettera alla ragazza:
Cara Delilah, come stai? Mi auguro che tu stia bene amore mio.
Sai, ho una notizia che non ti renderà molto felice però mi rende fiero di me stesso:ieri ho ucciso il mio primo Vietcong.
E’ stato il primo passo verso tutti gli ideali in cui credo, ora sto davvero dando il mio contributo ad aiutare il mio Paese.
Un mio amico purtroppo è stato ferito ma niente di grave, si riprenderà.
Tu dove sei? Come vanno le tue manifestazioni pacifiste? Voglio proprio vedere se vinciamo prima noi o voi piccola hippie!
Sei con la tua amica Marylou? Sono sicuro che si prenderà cura di te e ti saprà sostenere.
Oh, Delilah, è quasi novembre, è quasi un mese che ci siamo incontrati.
Sappi che anche se siamo lontani mi manchi ogni giorno e ti penso sempre, aspetto con ansia il momento in cui ci revedremo.
Mentre ti sto scrivendo il sole sta tramontando qui in Vietnam e i bombardamenti sembrano placarsi un po’.
Vorrei che tu fossi qui con me, vorrei poterti stringere a me, non puoi immaginare quando sia bello questo sole infuocato, quanto sia bello vedere le stelle che spuntano in cielo una dopo l’altra.
L’unica cosa che mi consola è il fatto di sapere che tu stai guardando lo stesso cielo, che quando il sole tramonta in America tu possa godere dello stesso panorama e pensare a me.
Non vedo l’ora di ricevere una tua risposta,
ti mando un bacio,
a presto!
Ti amo.
David

 ********
Ormai era sera, le due ragazze si erano fatte dare un altro passaggio ma erano riuscite solamente ad arrivare ad un locale country, dove avevano deciso di passare la serata.
Avevano ordinato delle birre e se ne stavano al bancone a parlare quando erano state avvicinate da due ragazzi mezzi ubriachi che si atteggiavano da cowboys.
“Hey, belle pupe,vi va di divertirvi un po’ con noi?”-aveva iniziato uno, accarezzando Marylou.
“Si,stanotte ci divertiamo e domani vi portiamo ad un rodeo”-il secondo stava tentando di baciare Delilah, che lo respingeva disgustata.
“Guarda, mi dispiace ma non apprezzo gli uomini come te, siete troppo brutali e non credo di esserne degna”-lo prendeva in giro lei, cercando di levarselo di torno.
“Uffi, ma tu mi piaci…”-il cowboy biascicava parole incomprensibili e allungava sempre di più le mani sul corpo della giovane, cercando di convincerla a lasciarsi andare.
Delilah spazientita gli tirò in faccia il bicchiere di birra che stava bevendo e corse nella stanza che avrebbe diviso quella notte con la sua amica, dato che il locale faceva anche da pessimo hotel.
“Ah, andatevene a fanculo tutte e due!”-sbraitavano i ragazzi mentre Marylou rincorreva l’amica su per le scale scricchiolanti.
“Abbiamo già fatto un bell’incontro al primo giorno di viaggio”
“Già. Però io tutto sommato mi sto divertendo un sacco ed è anche merito tuo Marylou”
Quando finalmente, a notte fonda, le luci si spensero, Delilah prima di coricarsi rimase per un po’ a guardare le stelle fuori dalla finestra.
Erano le stesse.
Le stesse che vedeva il suo amore.
E David era lì, con lei,quella notte.

ANGOLO AUTRICE:Ciao! :) Finalmente sono tornata, c’è qualcuno che segue ancora la storia?
Questo è un primo assaggio di cosa stanno vivendo i nostri protagonisti, ditemi se vi piace!
Una precisazione:il linguaggio che usa David nei confronti dei Vietcong ovviamente non rappresenta per nulla il mio parere personale sulla guerra ed è stato utilizzato solo per rendere più realistico e caratterizzare meglio il personaggio.
Grazie a tutti e alla prossima!
Jenny

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Capitolo 8
*** Great news ***


“Del, è arrivata una lettera per te! Esci dal bagno, è David che ti ha scritto!”-Marylou bussò alla porta,sventolando la lettera tra le mani.
“Si arrivo tra un minuto!”-fu la risposta dall’interno.
Delilah  se stava seduta sul cesso, in mano teneva un test di gravidanza e aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Ricontrollò il risultato del test, sospirò affranta, si mise a posto il vestito e uscì dal bagno.
“Cos’è quella faccia da funerale?”-rise Marylou”cominciavo a preoccuparmi che fossi caduta nello scarico!”.
Finì appena di pronunciare la frase che lo sguardo le cadde sul test di gravidanza che Delilah aveva in mano.
Lo afferrò,fissandolo,ricadde su un cuscino di vimini per terra e esclamò: “O mio Dio!”-scandendo ogni parola.
“Sembra che presto diventerai zia”-sorrise Delilah…si vedeva però che in realtà era sull’orlo delle lacrime e il suo era solo un sorriso disperato.
“Adesso cosa facciamo? Ci mancava un bimbo a completare questa confortante situazione!”.
“Lo terrò.
Lo porteremo con noi, in attesa che David torni.
Questo povero bambino chissà quando conoscerà suo padre…sempre che David torni dal Vietnam…”-Delilah guardò l’amica, malinconica.
Quest’ultima le porse la lettera e Delilah cominciò a leggerla: man mano che andava avanti la sua indignazione cresceva.
“Lou guarda qui! E’ contento di aver ucciso un uomo! Ma come si può essere così, come dire…?”
“Così ehm…idioti?...”-suggerì l’amica.
“Ecco, si, non mi veniva il termine! Insomma, io amo David! Però è proprio idiota quando si comporta così, dovrebbe vergognarsi!
E pensare che adesso sono anche incinta di suo figlio! Non è possibile che non si sia ancora ravveduto! Mi fa salire una rabbia che non ne hai idea!”
Mi verrebbe voglia di lasciarlo al suo destino…”.
Delilah stringeva tra le mani la lettera, spiegazzando la carta.
In un lampo tirò fuori dalla propria borsa una penna e un foglio e cominciò a scrivere la risposta a David, frenetica:

Caro David,
sono felice di sentirti amore!
Questa è la prima lettera che ci scambiamo e ho paura che sarà la prima di una lunga serie…
Come stai?
Ti prego, dimmi che hai fatto anche qualcosa di più civile che andare ad uccidere esseri umani!
Come fai a scrivermelo con tanta leggerezza?
Insomma, capisco che il tuo ego sia felice di aver compiuto finalmente un omicidio però potresti anche evitare di fornirmi tutti i dettagli!
Un giorno te ne pentirai, te lo dico io…
Comunque cambiamo argomento, ho una bella notizia per te: sono incinta!
L’ho appena scoperto: sono un po’ spaventata, dovrò occuparmi di nostro figlio da sola, per fortuna che c’è Marylou che non mi abbandonerà.
Sei felice? Quando tornerai avremo una famiglia tutta nostra!
Comincio a convincermi che forse la guerra finirà presto davvero, in un modo o nell’altro…
Ci sono tante cose che vorrei dirti, vorrei che tu potessi partecipare alla vita di nostro figlio quando nascerà… quindi vedi di non correre rischi ok?
Adesso hai molte responsabilità.
Io e Marylou ci spostiamo di giorno in giorno, in autostop, nascoste sui treni merci, a piedi…un po’ come capita.
Ci stiamo divertendo molto però, presto andremo al concerto dei Beatles!
Non vedo l’ora!
Ti prometto che d’ora in poi starò più attenta a non affaticarmi, per non rischiare di far correre rischi a nostro figlio.
Aspetto il tuo ritorno con ansia,ti prego stai anche tu il più attento possibile e non fare l’eroe!
Questa guerra non porta benefici a nessuno.
Scrivimi presto!
Ti amo tanto!
Delilah
PS: Marylou ti manda a dire che sei un idiota perché sei andato in guerra e a volte lo penso anche io, lo sai, ma ti vogliamo bene lo stesso
”.

La ragazza imbustò la lettera e poi osservò l’amica.
“Allora, cosa mi guardi così? La parte dove gli dai dell’idiota è stata un tocco di classe!”
Le due prepararono i bagagli e uscirono per strada, cercando un altro passaggio per la California.
 *********
“Soldato Mitchell, l’ho convocata qui per comunicarle che dato il suo gesto coraggioso, dato che lei è stato disposto a rischiare la vita per portare in salvo il suo compagno e ha affrontato valorosamente il nemico, ho deciso di proporre un avanzamento di grado straordinario  per lei ai miei superiori.
Se accetteranno, cosa molto probabile dati i suoi requisiti, lei diventerà il Tenente David Mitchell.
Cosa ne dice? E’ soddisfatto?”-il suo comandante lo osservava tutto impettito, aspettandosi ovviamente una risposta affermativa.
David si mise sull’attenti e rispose prontamente:”Signorsì, certo Signore!”.
In quel momento ne era felice, era ben lontano dall’immaginare cosa gli avrebbe riservato molto tempo dopo quella nuova responsabilità…
 ***********
Delilah e Marylou questa volta erano state caricate da una famigliola che si dirigeva verso Ovest in vacanza per scappare dalla realtà cittadina.
Non avendo dovuto iniziare chissà quali conversazioni, visto che i due bambini della coppia facevano già abbastanza casino da soli, le due ragazze si misero a parlare tra loro, raccontandosi meglio cosa le aveva portate a diventare hippie e come avevano vissuto prima di conoscersi.
Incominciò Delilah:”Io non ho molto da raccontarti… sono cresciuta in una famiglia medio borghese abbastanza tradizionalista, simile a quella da cui proviene David.
Però ho sempre cercato di distinguermi in qualche modo dagli altri, da come la pensava la mia famiglia, ascoltando musica, disegnando, vestendomi in modo originale e non abbassandomi mai a chi voleva decidere per la mia vita.
Sognavo di viaggiare, di conoscere il resto degli U.S.A come stiamo facendo noi adesso già da molto tempo, non avevo alcuna intenzione di rimanere tutta la vita chiusa in casa come fa mia madre.
Poi sono cresciuta e negli ultimi tempi… beh, è scoppiata la guerra: a quel punto non ho più potuto accettare che i miei la appoggiassero e mi sono pian piano distaccata da loro, diventando hippie e mettendo da parte più denaro possibile per quando sarei stata maggiorenne e me ne sarei andata.
Finalmente quel giorno è arrivato, ho preso la mia roba e ho chiarito a mia madre che non avevo alcuna intenzione di rimanere a vivere in quel modo.
Il resto lo sai già direi…-Del sorrise e continuò-adesso parlami di te, non mi hai mai raccontato nulla”.
Marylou annuì:”Beata te Del, almeno hai avuto una famiglia! Non voglio in nessun modo dirti che ti dovresti riavvicinare a loro, il tuo ragionamento è giusto e se fossi stata in te molto probabilmente mi sarei comportata anche io in modo simile.
La mia storia è un po’ diversa, diciamo che non sono stata così fortunata.
Mia madre è morta quando ero molto piccola e io sono rimasta con mio padre che però alla morte di mia madre è rimasto sconvolto dal dolore e non si è più ripreso.
Ha cominciato a bere per non dover affrontare la sua perdita, successivamente ha perso il lavoro e ci siamo ritrovati per strada.
Non avevamo più nulla.
Mio padre diventò un vagabondo e un alcolista, divenne violento, mi picchiava e mi costringeva a seguirlo nei suoi spostamenti in lungo e in largo per l’America, principalmente chiedevamo le elemosina e mi usava per fare pietà alla gente: ci davano più soldi se vedevano una bambina sola e ridotta male come me.
Spesso compivo anche piccoli furti per tirare avanti e se non portavo qualche soldo giù botte.
Con gli anni man mano che ci spostavamo io cercavo di trovarmi qualche lavoretto per brevi periodi e aumentavo un po’ i nostri guadagni… poi però un paio di anni fa mi sono veramente stufata, mio padre era tornato nel motel dove stavamo ubriaco come sempre e aveva preteso che gli consegnassi tutti i soldi che avevo messo da parte per me negli anni.
Abbiamo litigato violentemente e alla fine io me ne sono andata via, da sola.
Da quel momento non ho più avuto sue notizie e non mi interessa nemmeno cercarlo.
Ho vagabondato per un po’ senza una meta precisa e ho conosciuto diverse persone che si opponevano alla guerra: ho approfondito le idee pacifiste e ho deciso di aderire.
Perfortuna ho incontrato Steve, è un ragazzo meraviglioso e mi ha dato tutto l’amore che non ho mai avuto …”-Marylou fissò per un attimo la sua amica.
“Oh tesoro, mi dispiace moltissimo! Non avevo idea che avessi passato vicende così dolorose.
Non ti preoccupare adesso ci sono io e non ti abbandonerò.
Dobbiamo solo pensare a divertirci e lasciarci il passato alle spalle, pensa che bello quando potremo portare questo bimbo con noi in viaggio!”-sorrise, persuasiva.
Marylou si sistemò i capelli e osservò i bambini della coppia che giocavano accanto a loro.
Sembravano davvero felici, così innocenti e ingenui: era assolutamente sicura che il bimbo di Delilah avrebbe portato tanta gioia nelle loro vite e adesso che aveva ricevuto quella bella notizia, non vedeva l’ora di poter stringere il suo “nipotino” tra le braccia.

ANGOLO AUTRICE:
Ciao! :)
C’è ancora qualcuno che segue questa storia? xD Lo so che la aggiorno sempre più di rado ma credetemi, l’Università mi sta uccidendo.
Ci tengo comunque a precisare che non ho abbandonato Efp, ne questa ne le altre storie e appena ho un briciolo di tempo corro a scrivere quindi non disperate, arriveranno anche i prossimi capitoli.
Avete visto? Delilah aspetta un bambino!
Chissà cosa accadrà adesso… chissà come la prenderà David quando riceverà la lettera di Del e se riuscirà a tornare… chissà cosa succederà alle ragazze in viaggio… al prossimo capitolo e grazie!
Jenny
 

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Capitolo 9
*** A child? ***


“Ragazzi, la posta! Ecco, qui ci sono le lettere, vediamo cosa sta accadendo in America…Tenente Mitchell, signore, ecco una lettera per lei!”-un giovane soldato stava consegnano le lettere da casa al plotone e David ne aveva appena ricevuta una di Delilah.
Da quando era diventato Tenente, era il terrore dei suoi soldati: tutti lo rispettavano e lo temevano perché spesso si dimostrava severo e inflessibile, costringendoli ad obbedire ai suoi ordini e punendoli se non lo facevano.
Non era diventato cattivo: nei momenti di riposo tornava ad essere calmo e a volte addirittura simpatico agli altri soldati, l’unico problema era che stava diventando sempre più nervoso, a causa della lontananza da Delilah, della guerra che… beh, non lo aveva ancora stancato però comunque si stava rendendo conto di cosa fosse in realtà.
Non gli dava tanto fastidio per i Vietcong che uccideva, benché a volte gli fosse capitato di vedere anche villaggi in fiamme e donne o bambini che scappavano.
 Questo lo aveva turbato un po’ ma in fondo, si diceva, fa parte della guerra.
Quello che veramente non poteva sopportare era come i soldati americani fossero venuti in Vietnam a combattere e venivano massacrati senza alcuna pietà da quella stessa gente che avrebbe dovuto essere felice del loro “aiuto”.
Non sopportava questo comportamento.
Aprì la lettera e lesse le parole di Delilah…il suo viso diventava sempre più pallido man mano che procedeva con la lettura, passando da uno choc iniziale alla felicità e poi, quando realizzò quelle parole, alla desolazione.
“Ci mancava solo questa!-urlò, sbattendo per terra il mitra, con il rischio di far partire una scarica”dovrei essere felice però non riesco ad esserlo completamente! Merda merda merda! Come ho potuto essere così stupido? Ecco, adesso sono nei doppi casini!”-continuò ad inveire da solo.
I soldati lo guardavano allibiti.
Paul, che era stato trasferito nel nuovo plotone insieme a lui, lo fermò e gli tappò la bocca prima che si facesse sentire, rischiando di far capire a potenziali vietcong nascosti nella giungla intorno a loro.
“Sta zitto David! Ma ti pare il caso? Dico, sei impazzito? Vuoi farci fare fuori tutti?”
David lo guardò con un misto di odio e tristezza, poi gli porse la lettera di Delilah.
“Beh, stai per diventare padre! Wow! Dovresti essere felice!”.
“Sono felice da una parte ma…insomma Paul, ti devo ricordare dove siamo adesso? Questo è il Vietnam, ci troviamo nell’ultimo luogo creato da Dio, dall’altra parte del mondo rispetto a casa, e siamo in guerra.
La mia ragazza è una hippie che combatte per una causa opposta alla mia e in questo momento si trova chissà dove per le strade d’America incinta, senza una casa e senza un soldo.
Io invece sono qui e potrei morire domani.
Devo essere più specifico o ti basta come spiegazione del perché sono nella merda?”-concluse, spazientito.
Non sapeva veramente cosa fare.
Eppure dal contenuto della lettera, Del sembrava decisa a tenerlo e pronta ad affrontare tutte le difficoltà che questa scelta avrebbe presentato.
Il ragazzo iniziò a scriverle una risposta, cercando di usare le parole adatte ad esprimere i sentimenti misti che provava in quel momento:

Ciao amore mio!
Io sto bene, mi hanno fatto avanzare di grado e adesso sono Tenente, al comando di un plotone.
La vita è dura, è difficile abituarsi a queste condizioni così diverse dall’America… spesso subiamo delle imboscate e dobbiamo stare molto attenti, è un continuo pericolo.
Adesso parliamo di noi però!
Ho ricevuto la notizia: sono veramente tanto felice di diventare padre!
Però non ti nascondo che sono anche molto preoccupato, insomma, tu sei da sola, io sono qui e non posso aiutarti, la mia vita ogni giorno è in pericolo… sei proprio sicura di volerlo tenere? Credi di farcela da sola?...io non ho proprio idea di quando tornerò, potrebbe essere tra un mese come tra un anno, questa guerra non sembra più così vicina alla conclusione.
In fondo so che sei una ragazza sveglia e responsabile e ce la farai benissimo anche durante la mia assenza, forse esagero a preoccuparmi così tanto.
Io mi auguro di poter tornare il prima possibile per poter stare con te e con nostro figlio! Immagina che bello sarebbe se al mio ritorno ci sposassimo e riuscissimo ad avere una famiglia tutta nostra!
Attendo con ansia la tua prossima lettera!
Nel frattempo inserisco nella busta cento dollari che avevo tenuto da parte nel caso fossero serviti e un paio di orecchini vietnamiti che mi ha regalato una signora(in cambio della salvezza di suo figlio)… non trovi che richiamino un po’ il tuo stile Hippie? Secondo me ti staranno benissimo, mandami una foto quando li indossi!
Un bacio a te e a nostro figlio!
A presto!
David”.

                                                                           **********
“Del, ho una grande notizia.
Ho trovato un libro veramente fighissimo! Veramente è un po’ vecchio, è stato pubblicato nel ’57 ma dubito che tu lo abbia mai letto… guarda qui! “On the road”-lesse Marylou-“Jack Kerouac.
Parla di questi due amici che intraprendono un viaggio attraverso gli U.S.A, simile al nostro! E indovina un po’? La ragazza che li accompagna si chiama Marylou come me! Dimmi un po’ se non è una coincidenza fantastica… devi assolutamente leggerlo.
Potremmo usarlo come guida turistica…”-Marylou era molto agitata e salterellava tutta contenta con una copia del libro in mano.
“Uhm… mi piace! Adesso però siamo bloccate qui, a Salt Lake City, come ci arriviamo in California? Ci siamo avvicinate ma non abbastanza… di questo passo non arriveremo più, ci vorrebbe una macchina.
Non vedo alcuna soluzione, l’unica sarebbe rubarla e comunque non abbiamo la patente….”-sospirò, spazientita.
“Vorrei dire che tu non hai la patente…”-la interruppe Marylou”io si! L’ho presa da pochi mesi ma sapevo giù guidare perché Steve mi aveva insegnato.
Dai, rubiamo una macchina? Ti prego ti prego ti prego! Non abbiamo i soldi per affittarla altrimenti potremmo farlo”.
Del non voleva credere che la sua amica sarebbe arrivata davvero a commettere un furto di quelle proporzioni… cos’è voleva finire in prigione di nuovo?
“No ma sei pazza? Figurati se rubiamo una macchina… piuttosto…rubiamo i soldi per affittarla, questo si!”-scoppiò a ridere,abbracciando l’amica.
“Ci sto Lou, hai ragione.
Questa città è piena di mormoni ricchi sfondati che sicuramente non sentiranno la mancanza di un po’ di dollari.
Adesso che ci penso… oggi è domenica! Potremmo andare in chiesa e derubarli mentre escono dalla funzione religiosa…”.
Le due amiche si accordarono a questo modo e un’ora dopo erano fuori dalla chiesa che aspettavano l’uscita dei fedeli.
Riuscirono ad individuare una famiglia che sembrava essere molto benestante, a giudicare da come erano vestiti tutti i componenti.
Delilah senza farsi notare fece cadere il cappellino che portava una delle figlie: si premurò di chiederle scusa, mostrandosi veramente pentita mentre Marylou, approfittando dell’attenzione della famiglia verso l’accaduto, sfilava il portafogli all’altra ragazza e al loro padre.
Dopo compiuto il furto, si ritrovarono dall’altra parte dell’isolato.
“Ma li hai visti quelli? Che ricchi tacchini ben pasciuti!”-esclamò Marylou con disgusto”fortunatamente non se ne sono accorti, erano troppo presi dal tuo modo signorile di scusarti…”.
“Si però io direi che sarebbe meglio andare ad affittare la macchina prima che se ne accorgano”-Del effettivamente era un po’ preoccupata per il furto.
Affittarono un’auto un po’ malandata ma ancora abbastanza nuova da portarle a destinazione velocemente e Marylou si mise alla guida, uscendo da Salt Lake City in tutta fretta e correndo lungo la strada lasciando a testimonianza del loro passaggio solo una nuvola di polvere…
                                                           ********
“Voi quattro! Entrate in quella capanna, probabilmente è il rifugio di qualche Vietcong!-urlava David, impartendo ordini.
I soldati entrarono e poco dopo si sentì un’esplosione, seguita da delle urla: i suoi compagni avevano dato fuoco alla capanna, uccidendo tutti coloro che vi si erano rifugiati.
David stesso si accanì verso degli uomini che stavano tentando di scappare, scaricando loro addosso una raffica di mitra.
Corse introno al piccolo campo che circondava la capanna, alla ricerca di qualcun altro che poteva essere sfuggito.
Inizialmente non vide nulla poi sentì una specie di canto provenire da dietro un cespuglio.
Lo scostò, puntò il mitra ma rimase impietrito da quello che vide: una giovane ragazza, più o meno dell’età di Del, che cullava un bimbo: il piccolo non aveva sicuramente più di un anno.
La madre guardò il soldato, terrorizzata.
Rimasero così, a fissarsi, per un lungo istante, prima che David si voltasse per gridare ai compagni: “Qui non c’è niente, possiamo andarcene!”.

ANGOLO AUTRICE: Ciao! :)
Approfitto di un momento di vuoto per pubblicare questo capitolo…David non sembra aver accolto molto bene la notizia di Delilah…. Anzi, si, solamente che è preoccupato, come dargli torto?
Volevo dare un paio di delucidazioni riguardo la storia: io cerco di essere il più precisa possibile ma non sempre ci riesco quindi se leggete dei deliri riguardo agli anni, che non corrispondono, non vi preoccupate: sono fatti apposta.
Adesso siamo nel novembre del ’64, vi dico solo che potrebbe passare molto tempo prima che i nostri due piccionicini si rivedano… non voglio spoilerarvi tutto.
 Per quanto riguarda per esempio cose tecniche: lo so che per diventare Tenente bisogna fare la scuola ufficiali, non lo si diventa per un gesto “coraggioso” come quello di David ( e chissà di quanti altri come lui) , non so esattamente se i Mormoni vanno in chiesa la domenica o se le ragazze portano il cappellini aha h.
Però so con certezza che molti vivono a Salt Lake City.
Quindi… perdonatemi queste piccolezze ma erano dovute a necessità del racconto.
Grazie, un bacio!
Jenny

Ah, dimenticavo! La corte suprema (?) ha deciso di presentarvi David e dargli finalmente un volto!
 

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Capitolo 10
*** Time is on my side ***


You'll come runnin' back to me...”
Well if you ever plan to motor west
Just take my way that's the highway that's the best
Get your kicks on Route 66

La route 66 era deserta.
Delilah e Marylou sfrecciavano sulla carreggiata, verso la California e verso una nuova vita.
La radio trasmetteva una canzone dei Rolling Stones, “Get your kicks on Route 66”,  proprio la colonna sonora perfetta per l’occasione.
“Uff, Delilah, rilassati, adesso non ci troveranno più.
Siamo lontane da Salt Lake City.
Ascolta tesoro, tu come ti senti?
Credi di farcela a sopportare il viaggio?”-domandò Lou,un po’ perplessa.
La ragazza annuì, sistemandosi uno scialle con le frangie sulle spalle:”Si Lou, stai tranquilla.
Io sto bene, davvero.
Per farti stare tranquilla quando arriviamo a San Francisco rimedio un po’ di soldi,cerco un dottore e mi faccio dare un’occhiata ok?
Vedrai che è tutto a posto e il bambino sta bene, non mi sono affaticata molto, poi da quando abbiamo la macchina non faccio altro che starmene seduta comodamente”-sorrise.
“Ok ti credo.
Visto che non ti vuoi però guarda la cartina, adesso parcheggio in quel distributore, trovo il modo per fare benzina e prendere da mangiare, tra poco ripartiamo”.
Marylou scese e stava per inserire il carburante quando la sua attenzione cadde su  un pulmino Wolsvagen che era in fila davanti alla loro auto.
Il proprietario del  pulmino era un ragazzo con i capelli lunghi, legati con una fascia con la bandiera degli U.S.A , che indossava una giacca militare con cucite delle toppe della pace e un paio di jeans.
Il giovane sorrise alla ragazza: “Ciao! Aspetta, ho quasi finito di fare benzina.
Dove siete dirette tu e la tua amica?”-domandò.
Lou bevve un sorso della birra che aveva in mano, si presentò  e raccontò al ragazzo il loro viaggio attraverso l’America.
“Anche io vado a San Francisco! A proposito, io mi chiamo Jim, sto viaggiando con la mia ragazza e quelli che vedi la sono i miei amici-aggiunse indicando un gruppetto di ragazzi e ragazze, che salutarono Marylou con un cenno della mano.
Nel frattempo Delilah era scesa dall’auto e li aveva raggiunti, presentandosi.
“Bene, allora ragazze potremmo fare il viaggio insieme, tanto ancora un paio di giorni di viaggio e siamo a San Francisco.
Voi avete la macchina, potreste seguirci.
Poi venite a dormire nel furgone con noi, dovremmo starci.
Che bello incontrare altre persone con la nostra ideologia, ci divertiremo insieme!
Adesso ripartiamo se per voi va bene, seguiteci!”-concluse Jim, risalendo sul furgone.

"Well goes from St. Louie down to Missouri
Oklahoma city looks oh so pretty
You'll see Amarillo and Gallup, New Mexico
Flagstaff, Arizona don't forget Winona
Kingman, Barstow, San Bernadino"


Le due ragazze si accodarono al pulmino:” Ci sono un sacco di cosa che voglio fare quando arriviamo a San Francisco.
Ah, non vedo l’ora”-Delilah stava continuando a leggere “On the road”, il libro che le era stato consigliato dalla sua amica.
“Sai, mi sono informata.
Kerouac abita in Massachussets, a Lowell.
Mi hanno detto che dopo che è uscito On the road moltissimi fan sono andati a casa sua e gli hanno perfino parlato,  hanno passato del tempo a conversare.
Cosa ne dici se ci andassimo anche noi quando torniamo dall’altra costa?”.
“Bella idea Del.
Potremmo andarci.
Anzi, ci andremo.
Tanto che altro abbiamo da fare?
Il tempo è dalla nostra parte, siamo giovani e libere!”-gridava Marylou, mentre premeva con forza sull’acceleratore.

Would you get hip to this kindly tip
And go take that California trip
Get your kicks on Route 66

 *******
Kim avanzava lentamente verso l’accampamento degli americani, con il suo bambino tra le braccia.
Se avesse ritrovato quel soldato che le aveva risparmiato la vita magari sarebbe riuscita a lavorare per gli americani, poi poteva anche  succedere che sarebbe riuscita a fuggire in America alla fine della guerra.
Riuscì ad intrufolarsi nell’accampamento, silenziosamente e ad individuare la tenda di David
Esitò un momento, si legò i lunghi capelli neri in una treccia, poi prese un bel respiro e scostò l’apertura.
David se ne stava tranquillamente disteso sulla branda, immerso nei suoi pensieri: alzò gli occhi e in un attimo la vide, afferrò il mitra e stava quasi per chiamare aiuto.
Kim fece in tempo a parlare: “No no aspetta…volevo ringraziarti per averci salvato la vita.
Fidati di me, ti prego, non mi sparare.
Sono venuta fin qui per dirti che se volessi potrei aiutarti, potrei diventare un’interprete oppure una spia e portarvi dai Vietcong.
Pensaci.
Io non voglio tradirvi, non sono un’ingrata”-la giovane vietnamita lo guardava con aria interrogativa.
Dave ci pensò su a lungo: dopotutto poteva darle anche una possibilità, non sembrava avere cattive intenzioni.
“D’accordo.
Presentati qui domani mattina e vedi di non fare scherzi perché guarda che se è una trappola ve la faremo pagare.
Sai usare le armi? Verrai con noi e tradurrai quello che dicono i nostri prigionieri oppure cercherai di infiltrarti tra loro e potrai metterci al corrente di dove si nascondono e dove ci costruiscono le trappole sono già costate la vita a molti dei nostri soldati.
In cambio potrai stare con noi, avrai la nostra protezione,i nostri diritti e se ti comporti innmodo corretto anche un po’ di denaro.
Ci stai? Però dovresti affidare il bambino a qualcuno perché è pericoloso portarselo dietro”.
La giovane vietnamita aveva ascoltato attentamente il discorso di David: accettò le condizioni che le erano state poste.
Avrebbe affidato il bimbo ai suoi genitori che vivevano in una zona molto isolata e difficilmente raggiungibile. Uno dei pochi posti sicuri, lontano da bombardamenti americani.
Si mise in viaggio: avrebbe camminato tutta la notte, doveva sbrigarsi se voleva essere all’accampamento per la mattina dopo.
Non aveva alcuna intenzione di deludere quel bel Marine che l’aveva salvata.
 *******
“Oddio, guarda Lou, quella spiaggia! E’ stupenda! Guarda l’oceano che si scontra con la scogliera, che posto meraviglioso! Adesso faccio un po’ di foto!”-Delilah scattò alcune foto con una polaroid.
“Aspetta, Jim mi fa segno di fermarci.
Del cara, è il tuo giorno fortunato, forse ci fermiamo a cena qui”.
Marylou parcheggiò in uno spiazzo al lato della strada e le due ragazze scesero dall’auto.
“Scusa Jim,dove siamo?”-domandarono.
“A Big Sur  bellezze.
Passeremo la notte qui e domani facciamo tutta una tirata, verso San Francisco.
Venite, andiamo in spiaggia”.
In spiaggia c’erano già alcuni amici di Jim, che avevano acceso un falò e stavano cercando di arrostire del pesce su una griglia improvvisata.
Uno di loro si avvicinò a Delilah e le offrì del vino: “Allora, Delilah vero? Bel nome…io sono Sam, è bello conoscerti.
Raccontami un po’ , cosa ti ha portata qui?”.
“Ah beh in teoria non potrei… vedi, sono incinta, non dovrei bere…”-ridacchiò-comunque…sto facendo un viaggio per tutta l’America con la mia amica.
Sai, il mio ragazzo è in Vietnam e io me ne sto qui tutta sola”-aggiunse con falsi occhi tristi; ormai era presa dall’atmosfera e non ragionava più.
“Oh mi dispiace…il tuo ragazzo non ti merita se ti ha lasciato qui da sola per uccidere degli innocenti”-Sam si sdraiò accanto a lei e iniziò a farsi una canna” che stupido, non sa cosa si sta perdendo”.
“Grazie… peccato vero? Il mio ragazzo non mi ama evidentemente”-sospirò, poco lucida “vieni, andiamo a fare il bagno?”-gridò e trascinò Sam in acqua.
Marylou invece stava discutendo con la ragazza di Jim:” Senti tesoro, io non voglio portarmi a letto Jim ok?
L’ho appena conosciuto, ti pare che te lo rubo?
Io ho già un ragazzo che amo, sull’altra costa, e mi va bene così”.
L’altra però non era convinta: “Non è vero, vi ho visti tu e Jim, ci stavi provando con lui, ammettilo!”-continuava a strillare, rincorrendo Marylou.
Le due giunsero su un’alta scogliera, a picco sul mare scuro.
Da sotto Jim urlava di stare attente, prima di cadere ma loro erano troppo occupare per preocuparsene.
Continuarono a discutere per breve tempo poi si riappacificarono, complice l’alcol che avevano bevuto e qualche canna di troppo.
“Uhm, perché stavamo litigando?”-domandò Lou, confusa.
“Non so nemmeno come ci siamo finite qui”-la fidanzata di Jim non era messa molto meglio di lei “già che siamo qui, facciamo un tuffo”.
Rischiando di schiantarsi contro le rocce, si tuffarono nel mare e raggiunsero in fretta gli altri, che stavano ballando attorno al fuoco, mentre uno dei ragazzi suonava la chitarra.
Si divertirono moltissimo quella notte, rimasero svegli fino a tardi e il mattino dopo riuscirono addirittura a vedere l’alba che spuntava nella baia, colorando il cielo di rosa…

"Time is on my side, yes, it is
Time is on my side, yes, it is
'Cause I got the real love, the kind that you need
You'll come runnin' back, you'll come runnin' back
You'll come runnin' back to me
 Time time time is on my side, yes, it is”…


 

ANGOLO AUTRICE: Ciao! :)
Come state?
Eccomi qua… Delilah e Marylou sono quasi arrivate a San Francisco e hanno fatto nuovi incontri!
Siamo sicuri che Marylou e Jim non siano attratti una dall’altro?
Non si sa mai.
E David?
Anche lui e la ragazza vietnamita…. Chissà!
( Vi lascio con il dubbio sulle buone intenzioni di Kim e vi metto una sua foto) .
Le canzoni che ho usato in questo capitolo sono appunto “Get your kicks on Route 66” dei Rolling Stones e “Time is on my side”, sempre degli Stones.
Alla prossima e grazie!
Jenny

Kim:

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Capitolo 11
*** San Francisco Bay Blues ***



Il Golden Gate si stagliava maestoso sulla baia, circondato da una leggera nebbia che andava però dissolvendosi verso il centro della città; ciò poteva significare una sola cosa: erano arrivati a San Francisco!
Parcheggiarono al lato di una strada in salita e il gruppo si riunì.
Delilah si guardava intorno stupita: era anche più bello di come se l’era immaginato.
Da entrambe le parti della carreggiata si trovavano villette a colori tenui con il tetto spiovente e piccole verande all’entrata.
Ora si trattava di scendere verso la città e decidere cosa fare…
La ragazza di Jim, che avevano scoperto chiamarsi Violet, propose di salire su un tram che stava passando proprio in quel momento e raggiungere il centro: così fecero, con grande disappunto dei passeggeri benpensanti che li osservavano con un’espressione scandalizzata, una vecchietta arrivò addirittura a lamentarsi con l’autista del perché faceva salire elementi  del genere su un tram pubblico e senza biglietto per giunta, costringendoli a scendere.
Le strade principali erano piene di ragazzi hippie che vendevano gioielli, abiti, piccoli manufatti o suonavano per la strada, mentre altri ancora preparavano striscioni per una manifestazione che si sarebbe dovuta tenere nel pomeriggio.
Delilah e Marylou trovarono un piccolo studio medico, allestito a causa del grande afflusso di persone, che garantiva servizi di base gratuitamente e Del ne approfittò per farsi controllare, dato che non aveva con sé denaro sufficiente ad andare addirittura in ospedale.
A detta del dottore, il figlio di Del stava bene e la gravidanza sarebbe potuta procedere senza problemi purchè la madre rinunciasse agli eccessi: ottenuto questo lascia passare, le ragazze raggiunsero gli altri e insieme decisero di trovare un modo per guadagnare qualche soldo e mantenersi un minimo.
Le ragazze si sistemarono  all’angolo della strada; mentre Marylou suonava la chitarra, Delilah e Violet intrecciavano ghirlande e coroncine con alcuni fiori che avevano comprato a basso prezzo e le cercavano di vendere ai passanti a un dollaro.
Jim, Sam e i loro amici nel frattempo erano andati in esplorazione per cercare di comprare qualcosa da mangiare e si erano imbattuti in un gruppo di loro coetanei che li avevano subito avvicinati e trascinati in giro per la città a bere prima nei locali e in seguito a casa di amici degli amici.
Ritornarono nel pomeriggio, poco lucidi, dove avevano lasciato le ragazze che nel frattempo avevano guadagnato abbastanza denaro per la cena di quella sera e per il giorno dopo, li guardarono stupite e irritate: “Noi eravamo qui a cercare di rimediare un po’ di soldi e voi siete andati in giro a bere, senza nemmeno invitarci? Incredibile, non vi meritate nemmeno un centesimo”-spiegò Violet, incurate di Jim che si giustificava.
“Dai Violet, non prendertela, lo sai che sono stupidi, di cosa ti sorprendi?
Piuttosto andiamo anche noi a fare un giro, così esploriamo la città.
“Io voglio andare a cercare la casa di Janis Joplin!”-strillò Marylou, correndo davanti al resto del gruppo sul marciapiede.
Delilah rideva alla scena e applaudiva l’amica, divertita: quel punto Sam fece una proposta al gruppo:”Visto che ormai è quasi Natale, cosa ne dite di passare questo periodo qui e festeggiare l’arrivo del 1965 a San Francisco? Possiamo tornare sull’altra costa dopo Capodanno”.
Subito fu accolto dall’approvazione generale e si diresse verso Delilah, rivolgendole parole dolci all’orecchio:”Senti Del…stavo pensando, magari in questo periodo che staremo qui potremmo approfondire la nostra conoscenza?
Sei una ragazza molto bella, sensibile, dolce e affascinante… insomma, mi farebbe piacere poter diventare qualcosa di più per te, mi stai davvero piacendo anche se ci conosciamo da pochissimo.
Dopotutto David non sappiamo nemmeno se tornerà, ecco, potremmo approfittarne per vedere, magari tra noi potrebbe funzionare.
Potrei garantire un futuro al tuo bambino migliore di quello che gli potrebbe garantire un reduce di guerra, pensa cosa succederebbe se lui tornasse ferito gravemente e tu fossi costretta a occuparti da sola di un bambino e del tuo ragazzo.
Impazziresti”.
“Ascolta Sam, tu sei proprio stupido o solo tanto testardo?
 Mi dispiace, scusa se reagisco così… però non riesco a capirti.
Anche a me fa piacere la tua compagnia, credimi.
Ma niente di più: sei simpatico e sai un bel ragazzo però devi anche metterti nei miei panni ok?
Io amo David e non vedo l’ora che ritorni, credimi.
Nessuno può prendere il suo posto.
È l’uomo della mia vita e il padre di mio figlio e ti dico che se anche dovesse tornare a casa e essere costretto a stare a letto per il resto dei suoi giorni, io mi occuperò di lui e non lo lascerò solo.
Poi spiegami che comportamento codardo sarebbe,aspettare che lui sia abbastanza lontano per mettermi con te?
No, toglietelo dalla mente.
Puoi essere un mio amico, al massimo potresti diventare una scopata occasionale, cosa che escludo ma non diventerai niente di più, né il mio ragazzo né tantomeno mio marito, mi dispiace.
Adesso raggiungiamo gli altri, forse siamo arrivati”-concluse indicando Marylou che stava scattando foto e ridendo istericamente davanti a quella che sembrava essere l’abitazione della famosa regina del Rock.
Del raggiunse l’amica e cominciarono a fare supposizioni:” Sarà in casa? Adesso magari esce e ci firma un autografo, oppure sta scrivendo una canzone?”-fantasticavano. I loro pensieri vennero interrotti dalla voce di Jim, che veniva verso di loro con sguardo spiritato, indicando la porta della villetta.
 **************
“Soldati, ascoltatemi tutti.
Lei è Kim, è una ragazza vietnamita che si è offerta di lavorare per noi, farò da spia per scoprire le mosse dei Vietcong e da interprete.
Esigo il massimo rispetto per lei, ci siamo capiti?
La tratteremo come nostra pari e avrà i nostri diritti;se qualcuno di voi si oserà mancarle di rispetto o danneggiarla in qualunque modo lo punirò duramente, potete starne certi.
Detto questo, oggi dobbiamo attraversare una zona pericolosa in mezzo alle risaie, esattamente dove sono state sganciate molte bombe americane: vi chiedo per questo la massima attenzione mentre marciamo, per evitare morti e feriti in modo stupido.
Dopo questo punto di maggior rischio giungeremo ad un fiume: il Sergente ha le coordinate, non dovrebbe essere un luogo particolarmente  critico”-aggiunse rivolgendosi a Paul.
“Adesso partiamo.
Avanti, marsch!”-gridò, guardando fieramente davanti a sé.
Si avvicinò a Kim: voleva chiarire che non ci fossero doppi fini nelle intenzioni della ragazza.
“Allora, Kim… cosa ti sei messa in testa? Ritieniti in prova per il momento ma alla prima che combini ci impiego un attimo a freddarti con una scarica di mitra, sono stato chiaro?
E non ti mettere in testa di potermi sedurre perché non sono stupido o ingenuo, sono qui per salvare il mio Paese, per me è un lavoro e un dovere.
Se volevo una fidanzata potevo starmene negli Stati Uniti, lì ho una ragazza che amo e tra poco nascerà nostro figlio quindi non pensare di potermi fregare così facilmente.
Lo stesso vale per te: questo deve essere un lavoro, niente di più”.
Kim aveva scoltato tutto il discorso con grande attenzione, per capire il più possibile:”Certo Dave,stai tranquillo, lo so benissimo.
Io lo faccio perché ti sono grata di avermi salvato la vita, niente di più e poi vorrei che magari per il mio bambino ci possa essere un futuro migliore finita la guerra, se riesco a mettere da parte qualche soldo.
Non ho secondi fini, credimi”-lo guardò con sguardo convincente.
Il marine sospirò, non aveva alternative se non fidarsi di lei e il quella mattinata si era dimostrata una valida guida attraverso le risaie per cui non aveva da dubitare di lei: non avrebbe mai tradito Deliah con Kim, nemmeno se fosse stata una grande seduttrice.
 ********
“Non ci posso credere… è lei! Ragazze guardate, è Janis Joplin!”-urlava Jim.

"Got the blues from my baby
Left me by the San Francisco Bay.
This big ocean liner took her so far away.
Didn't mean to treat her so bad
She was the best girl I ever have had
".

Le due si voltarono, in contemporanea con il resto del gruppo: Janis sorrideva sulla porta di casa.
“Hey ciao!”-disse con grande naturalezza”siete miei fans? Volevate vedere dove vivo? Beh mi fa piacere ragazzi, da dove venite?”-chiese con curiosità.
Le due amiche erano totalmente paralizzate dallo stupore:fu Jim a parlare per loro.
“Loro vengono da Washington, io e gli altri che vedi lì veniamo da New York… ci siamo incontrati a metà strada.
E’ davvero emozionante conoscerti Janis, davvero, non ho parole per descrivere questo incontro.
Io sono Jim”-aggiunse presentandosi.
“Anche per me e' un piacere conoscervi. E' bello pensare che siete arrivati da così lontano...
Io stavo uscendo per andare a cena ma sono sola stasera, volete unirvi a me così mi tenete compagnia e ci divertiamo?
Vi porto nel più bel ristorante giapponese di San Francisco, dove spesso vanno a mangiare Bob Dylan, Joan Baez, i poeti Beat… vi va l’idea?”.
“Sarebbe bello però non abbiamo denaro sufficiente, non possiamo accettare…”-dovettero giustificarsi.
Ma Janis fu irremovibile:”Non mi interessa, offro io, andiamo!”-concluse prendendo Delilah a braccetto.
Cenarono però non furono abbastanza fortunati da incontrare gli altri illustri ospiti del ristorante e dopo mangiato passeggiarono sul lungomare, dove la Joplin veniva riconosciuta ogni due secondi e fermata per un autografo.
Janis prese in disparte Delilah e parlarono: la ragazza le confidò le sue paure, la preoccupazione per Dave e per il bambino, la voglia però di divertirsi e fare esperienze mentre Janis le confessava la fatica dell’essere famosa, la solitudine che la circondava e che i soldi non riuscivano a colmare, il suoi futuri progetti lavorativi.

She said good-bye, and she made me cry
I'm gonna lay right down and die.
Well, I ain't got a nickel and I ain't got a lousy dime.
If she don't come back I think I'm gonna lose my mind.
If she ever comes back to stay,
Well, that'll be another brand new day,
Walking with my baby down by the San Francisco Bay
.”

Sul tardi la cantante, avendo notato che i ragazzi non avevano un posto dove dormire, li invitò a casa sua per quella notte.
A Delilah e Marylou sembrava davvero un sogno: Janis offrì loro da bere, alcune canne e fumarono anche del narghilè, mentre Janis si esibiva in un piccolo show privato con Deliah che accompagnava con  la chitarra.

Sittin' in my back door
Wondering which way to go
That woman I'm so crazy about
She don't love me no more.
Lord, I think I'll grab a freight train
Because I'm feeling blue,
Ride all the way to the end of the line
Thinking only about you.
Well, meanwhile in another city
Just about to go insane
Thought I heard my baby
The way she used called my name
”.

A notte fonda andarono a dormire ma prima Del,alla fioca luce di una torcia elettrica, scrisse una lettera da spedire in Vietnam:
Amore mio, devo raccontarti moltissime cose.
Qui sono le tre e mezza di notte e… non indovinerai mai!
Ti sto scrivendo da casa di Janis Joplin a San Francisco.
E’ discorso lungo, cercherò di sintetizzarlo: ad una pompa di benzina abbiamo incontrato altri Hippies che ci hanno invitate a seguirli e abbiamo raggiunto insieme Frisco.
Da allora ci muoviamo sempre con loro e oggi Marylou ha pensato di andare a cercare la casa di Janis Joplin:l’abbiamo trovata , per un colpo di fortuna lei stava uscendo proprio mentre noi arrivavamo e ci ha preso subito in simpatia, invitandoci nel più bel ristorante giapponese di San Francisco, frequentato solitamente anche dai nostri altri idoli, poi ci ha ospitato a casa sua per la notte.
Oh Dave, vorrei tanto che fossi qui!
Avrei così tante cose da raccontarti!
C’è anche un ragazzo che ci prova spudoratamente con me… poverino, non sa che non ha possibilità perché il mio cuore appartiene a te e solo a te  amore mio.
Oh quanto mi manchi…sai, sono andata dal medico e ha detto che nostro figlio sta bene, non ci sono poblemi.
Dovremmo cominciare a pensare al nome, che dici?
Aspetto che me ne proponi alcuni tu, poi io ti scriverò i miei.
A presto David, buonanotte.
Con tutto il mio amore,
Delilah
”.

If she ever comin' back to stay
Well, that'll be another brand new day
Walking with my baby down by the San Francisco Bay
(I really mean it!)
Oh, walking with my baby down by the San Francisco Bay, whew
!”.

La casa di Janis Jolpin a San Franciso:

Image and video hosting by TinyPic Janis in tutto il suo splendore:

Image and video hosting by TinyPic ANGOLO AUTRICE: Eccomi ritornata!
In questo capitolo Delilah e David si sono trovati in parallelo a dover affrontare due nuove persone che sono entrate nelle loro vite, come andrà a finire?
Almeno le ragazze sono arrivate a San Francisco e… hanno addirittura incontrato Janis Joplin!
Vi è piaciuto il capitolo?
Grazie e alla prossima! :)
Ps. La canzone è “San Francisco Bay Blues" della grande, unica Janis Joplin ovviamente.
Jenny
 

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Capitolo 12
*** Doubts ***


David Mitchell non si considerava un ragazzo sentimentale.
Non lo era mai stato: abituato alla disciplina quasi militare da quando era bambino, costretto a fare determinate scelte semplicemente per far felice suo padre e seguire le tradizioni di famiglia, aveva finito per credere lui stesso a ciò che gli era stato inculcato fin dall’infanzia.
 Era arrivato a convincersi che fosse giusto andare in guerra perché era il suo dovere e ne era ancora convinto.
Combatteva in Vietnam solo da qualche mese però aveva cominciato a essere invaso dai dubbi.
O meglio, a perdersi in riflessioni.
Dove voleva andare a finire?
Si sentiva così sicuro che quella ragazza, Delilah, fosse l’amore della sua vita?.
Si, ne era convinto.
Però…però.
Com’era stato possibile che si fosse innamorato di lei in appena un paio di settimane, senza sapere e senza chiedere quasi nulla di lei, che adesso per di più era incinta.
Le aveva promesso  che se e quando sarebbe tornato avrebbero vissuto insieme per sempre.
Ma era così sicuro di volere questo?
Sarebbero potuti passare mesi,addirittura anni, Delialah avrebbe potuto trovarsi un altro uomo, uno di quegli hippie che David tanto odiava, fidanzarsi con lui e con lui crescere il loro bambino.
Oppure David stesso avrebbe potuto innamorarsi di una ragazza vietnamita e decidere, a fine della guerra, di restare nel Sud Est asiatico e rifarsi una vita.
Non avevano agito troppo velocemente?
Dopotutto lui stesso stava cominciando a capire quanto fossero diversi e a temere che le cose sarebbero cambiate in fretta, senza quasi rendersene conto e che la loro storia sarebbe diventata un’illusione, uno specchietto per le allodole, un sogno in cui si erano rifugiati in un momento critico delle loro esistenze: sarebbe dovuta forse restare un’avventura come quelle che avevano vissuto la maggior parte dei giovani soldati che erano con lui e che poi erano partiti lasciando a casa le loro fidanzate senza preoccuparsi di cosa sarebbe successo al ritorno.
Per la prima volta nella sua vita, David si sentiva confuso: quello che provava per Delilah era un sentimento forte, si diceva spesso però quando si trovava a leggere le sue lettere piene di sogni e di amore non era più certo che fosse la strada giusta… oppure lo era ma lui non riusciva a vederlo perché era spaventato.
Già, probabilmente Dave era solo molto, molto spaventato ed era certo che anche Delilah provasse sentimenti contrastanti nel profondo del suo cuore ma non riuscisse a confessarli o cercasse di nasconderli distraendosi con la musica e trascorrendo il tempo a viaggiare con i suoi nuovi amici.
Vedeva anche Delilah quasi come una distrazione, un qualcosa di legato alla sua vita passata, al ragazzo che era prima di trasformarsi ufficialmente in un militare dell’esercito americano, ciò per cui era stato educato da quando era piccolo: essere un buon americano e portare onore al suo Paese.
Niente doveva distrarlo dal suo arduo compito.
Era felice per lei ma si chiedeva se la ragazza avesse ben chiaro cosa comportasse la nascita del loro figlio, a quali responsabilità andasse incontro, se ritenesse di potercela fare da sola e gli capitava di chiedersi se sarebbe stato diverso nel caso in cui il destino avesse scelto di fare di lui un hippie invece che un soldato.
Si riscosse dai suoi pensieri appena vide arrivare verso di lui la ragazza vietnamita con una cartina in mano: ecco un’altra insidia che avrebbe dovuto affrontare.
“David, cosa succede?
Forza, andiamo, hai rallentato il passo.
Sei il tenente di questo plotone, dovresti marciare in testa e invece te ne stai qui per ultimo.
Non è sicuro”-lo rimproverò lei, osservandolo con sguardo preoccupato.
Qualla ragazzina lo irritava, ancora non era sicuro se lo facesse per doppi fini o no: lui restava molto sospettoso nei suoi confronti, aveva il dubbio che si trattasse di una spia vietcong e la controllava il più possibile.
“Tutto bene, Kim.
E ora togliti di torno, non ho voglia di parlare con te”-la respinse bruscamente, afferrandola per un braccio e spintonandola, facendola quasi cadere in una risaia a lato della strada che stavano percorrendo,in cui lavoravano alcune donne con i copricapi tradizionali che li osservavano intimorite.
Kim si rialzò e corse nuovamante verso David, che la fulminò con lo sguardo:”Cosa vuoi ancora?”.
La ragazza face appena in tempo ad indicare la cartina che teneva in mano e a dire:”Secondo me abbiamo sbagliato strada” che si udì un boato tremendo seguito da altri e in un attimo la vegetazione venne ricoperta di fuoco e nel cielo apparvero degli aerei che sparavano sulle donne: erano incappati per errore in un attacco americano a base di napalm e mitragliatrici.
****Erano trascorse alcune settimane dal suo arrivo a Frisco e dall’incontro con Janis Joplin e Delilah camminava a piedi nudi sulla spiaggia adiacente da Golden Gate mentre i suoi nuovi compagni di viaggio erano occupati a sistemare le ultime cose per mettersi nuovamente sulla strada e immergersi in una nuova avventura.
Intrecciava una collana con alcune perline che aveva comprato in un banchetto gestito da altri hippies al prezzo di mezzo dollaro e cantava con voce malinconica una vecchia ballata scozzese che era stata riadattata da poco da Joan Baez, una delle sue cantanti preferite.

Word is to the kitchen gone, and word is to the Hall
And word is up to Madam the Queen, and that's the worst of all
That Mary Hamilton has borne a babe
To the highest Stuart of all
Oh rise, arise Mary Hamilton
Arise and tell to me
What thou hast done with thy wee babe
I saw and heard weep by thee
”.

La ragazza pensava al proprio figlio: cosa sarebbe riuscita a fare con lui o lei?
Sarebbe riuscita a dargli una vita accettabile?
Le sarebbe piaciuto che fosse una bambina, a dire la verità, e in cuor suo sapeva che stava intrecciando quella collana perché aveva il desiderio che sua figlia la portasse, che diventasse una bambina felice e piena di vita, che imparasse ad amare la musica e la natura, che avesse tanti amici e viaggiasse seguendo il proprio cuore, come stava facendo lei.
Del aveva il desidero che sua figlia fosse libera, che non dovesse sottoporsi al controllo di un uomo ma potesse scegliere chi frequentare o come vivere la propria esistenza, senza alcun limite.
E se invece fosse stato un maschio…Delilah gli avrebbe augurato più o meno le stesse cose, anche se era consapevole che in quel caso si sarebbe trattato di un’arma a doppio taglio: da una parte sarebbe stato più libero ma dall’altra c’erano alte probabilità che, quando David sarebbe tornato, lo avrebbe educato a diventare un soldato, a rispettare la propria patria e ad andare a sacrificarsi per essa, come un animale al macello: lei in quel caso non avrebbe potuto opporsi e sarebbe rimasta impotente, a guardare il proprio bambino crescere e in un attimo abbandonarla per sempre e non le sarebbe rimasto altro da fare che aspettare la lettera in cui veniva annunciata la sua morte, in una delle guerre senza senso che l’America avrebbe condotto dopo il Vietnam.
Già, perché Del non era così certa che quella sarebbe stata l’ultima guerra: lei e i suoi compagni provavano a fermarla, tentavano con tutti i mezzi di opporsi ma non bastava.
Il movimento hippie non era ancora abbastanza diffuso da potersi unire e parlare ad un’unica voce: era necessario coinvolgere più giovani possibili e informarli, renderli consapevoli di quello che la guerra avrebbe portato, esortarli ad aprire gli occhi e abbandonare le proprie sbagliate convinzioni mentre il mondo era sottoposto ad un cambiamento di cui non si poteva ancora quantificare l’importanza ma che Del era sicura, sarebbe stato epocale.

I put him in a tiny boat
And cast him out to sea
That he might sink or he might swim
But he'd never come back to me


Si fermò e si trovò a fissare l’oceano, le cui onde impetuose si stagliavano sulla spiaggia: il vento soffiava forte, nonostante fosse estate, e la ragazza rabbrividì mentre si copriva le spalle con una giacca di stoffa colorata: un pensiero le attraversò la mente e la riscosse.
In quel momento Delilah Dawson raggiunse la consapevolezza di cosa voleva davvero dalla vita e prese una decisione definitiva: lei non avrebbe fatto come Mary Hamilton, non avrebbe messo il proprio figlio in un cesto e non lo avrebbe abbandonato in balìa del mare, per poi vivere ne rimorsi, mai e poi mai.
Doveva smettere di porsi domande, doveva smettere di avere dubbi.
Quello era suo figlio e lei sapeva di potercela fare ad allevarlo da sola: avrebbe superato i pregiudizi e le difficoltà e avrebbe dato al bambino o alla bambina tutto quello che fantasticava, educandolo come si era prefissata.
Si sentiva invincibile, molto più di quanto potesse sentirsi Dave in Vietnam.
La sua battaglia era lì, negli Stati Uniti, che l’attendeva ogni giorno.
L’avrebbe combattuta.
E l’avrebbe vinta.


ANGOLO AUTRICE: C'è ancora qualcuno che legge questa storia?
Ogni tanto mi ricordo di Deliah e David e quindi ecco a voi il nuovo capitolo!
E' molto riflessivo, vi piace?
Alla prossima!
Jenny
PS: La canzone che Delilah canta è una ballata e ninnananna scozzese:"The ballad of Mary Hamilton", riadattata appunto da Joan Baez negli anni '60.
Ascoltate la sua versione perchè ne vale davvero la pena.

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