Long live the king

di Eris Greengrass in Wilkes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

- C’è qualcosa che non va. –

Katherine alzò lo sguardo verso le nubi scure che coprivano il cielo e annunciavano un imminente temporale.

- È solo brutto tempo, niente di grave, Jace – disse, tornando a menare fendenti contro il fantoccio al centro dell’arena.

- Non è solo questo. È in arrivo una tempesta, una di quelle grosse – replicò il ragazzo, accigliato.

Come figlio di Zeus sapeva bene di cosa stava parlando e quello non era uno dei tanti temporali estivi che inondavano saltuariamente il campo Zodiaco.

- Oh, andiamo, solo perché tuo padre è di pessimo umore questo non significa che ci sia in arrivo una catastrofe o chissà che. Sono passati … quanti, vent’anni dall’ultima grande impresa? –

Jace scosse la testa, abbandonando la sua postazione d’allenamento e voltandosi verso l’istruttore che supervisionava il loro addestramento.

- Ehy, Jackson, tu che ne dici? –

Percy, distogliendo l’attenzione dal gruppo di figli di Apollo che centravano ripetutamente i bersagli con le loro frecce, si voltò verso di lui.

- Se stesse accadendo qualcosa Chirone lo saprebbe – si limitò a replicare, stringendosi nelle spalle e tornando al lavoro.

Katherine sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Che ti dicevo, fulminato, sei solo tu che come al solito sei disfattista. –

Il figlio di Zeus annuì, per nulla convinto, tornando a giocherellare distrattamente con l’elsa della spada.

Gli sarebbe piaciuto parlare di questa sua sensazione con Jason Grace, l’ultimo dei suoi fratellastri ancora in circolazione, se si escludeva Talia, ma era in viaggio con sua moglie, Piper, e nessuno sapeva con certezza se e quando sarebbero tornati al Campo.

Magari era davvero solo paranoico, provò a convincersi, però c’era quella fastidiosa sensazione che ci fosse qualcosa che non andava che non voleva saperne di lasciarlo perdere.

Quando si trovò puntata contro la lama della spada di Katherine, si riscosse dai suoi pensieri.

- Sei distratto, Jace – sospirò l’amica, riponendo l’arma nel fodero e prendendolo per mano. Lo trascinò dietro di sé come se non pesasse nulla.

- Che stai facendo? –

- Ti porto da Chirone, così finalmente ti convincerai che è tutto okay – sbuffò.

Percorsero la strada che separava l’arena dall’ufficio centrale del direttore del Campo, tagliando per le Case.

La Casa Nove, quella del Sagittario dove alloggiavano i figli di Zeus, era la prima che incontrarono.

I battenti erano chiusi e il marmo che ne decorava l’accesso, solitamente candido con screziature dorate, sembrava essersi scurito improvvisamente come se un fulmine l’avesse colpito in pieno.

Jace si arrestò di botto, scambiando un’occhiata significativa con l’amica.

- Ok, questo è strano – ammise lei.

- Do un’occhiata. –

Si fece avanti, osservando le venature nerastre, e nel momento stesso in cui mise la mano sul battente un’onda d’urto lo respinse. Rotolò giù dal patio, tremante per la scossa appena ricevuta, ed esaminò con aria critica il palmo della mano. I figli di Zeus solitamente erano immuni dalla scossa, così come quelli di Poseidone potevano respirare sott’acqua e quelli di Ade non correvano il rischio di soffocare sottoterra.

- Ti ha elettrizzato? – chiese Kat, raggiungendolo e aiutandolo ad alzarsi.

- Sei ancora sicura che non ci sia nulla che non va? – domandò per tutta risposta.

La figlia di Ares arricciò appena il labbro inferiore, imbronciata, scostando una ciocca corvina da davanti agli occhi color ghiaccio. – D’accordo, è evidente che mi stavo sbagliando. Chirone saprà dirci di che si tratta. –

Poi, come se avesse visto un fantasma, sbiancò.

- Kat? – chiese, interrogativo.

Lo fissava come se ci fosse qualcosa di strano e inquietante in lui, ma non riusciva a immaginare di cosa potesse trattarsi.

- I tuoi occhi … -

- I miei occhi, cosa? –

- Sono diversi … dello stesso giallo pallido dei fulmini – concluse.

Gialli? Era impossibile. Jace sapeva bene che sotto le ciocche color dell’oro puro le sue iridi brillavano di un bel blu e che l’unica anomalia erano delle sottili screziature che dal grigio delle nubi sfumavano in azzurro e in qualche sporadico accenno d’oro.

Sbattè le palpebre, avvertendo una fastidiosa sensazione di bruciore che lo fece lacrimare. Gli sembrava di avere centinaia di piccoli aghi conficcati nelle pupille.

- Stanno tornando alla normalità … lentamente, ma il blu sta cominciando a rivedersi – gli annunciò, - Avanti, dobbiamo andare. –

- Andare dove, ragazzi? –

La voce pacata del centauro li colse di sorpresa, facendoli sobbalzare.

- Proprio da te, Chirone. Jace voleva dirti che … - cominciò Katherine, ma l’amico la interruppe, - Che c’è qualcosa che non va. –

Chirone fece scorrere i grandi e profondi occhi equini dal volto del ragazzo all’ingresso della Casa e sospirò. – Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non immaginavo che fosse così presto. –

- Di che si tratta? –

- Jace, tuo padre … lui si sta spegnendo – disse, con pacata gentilezza.

- Il Divino Zeus sta morendo? – ripetè Katherine, incredula, - Ma è immortale, come può essere? –

- È uno scherzo. –

Doveva essere uno scherzo, non poteva essere altrimenti. Suo padre era il Re degli Dei, la divinità più forte che esistesse, ed era immortale come giustamente aveva fatto notare Katherine.

- Vorrei che lo fosse, Jace, e so che per te deve essere un duro colpo dopo quello che è successo a tua madre. –

- Tu non sa proprio un bel niente – lo bloccò, aspramente.

Non voleva sentirsi ripetere quanto tragica fosse stata la dipartita di sua madre, una delle migliori semidee che Chirone avesse mai avuto il privilegio d’incontrare, né nient’altro che riguardasse lui o la sua infanzia di merda.

- Come è successo? – intervenne Katherine, posando una mano sulla spalla dell’amico. Solitamente bastava questo a riportare in riga il figlio di Zeus, ma quel giorno la rabbia era troppa e dovette stringere con forza per indurlo a chiudere il becco.

- Riteniamo che sia stato avvelenato da una qualche sostanza che poco a poco sta dissolvendo il guscio d’immortalità che lo protegge. Gli Dei sono tutti al suo capezzale, Asclepio e Apollo stanno cercando in tutti i modi di trovare un modo  per ritardare l’azione del veleno. –

- E non c’è un antidoto? –

Lo sguardo del Centauro si fece immediatamente cupo. – C’è, ma al mondo esiste solo una pianta di mandragola ed è sorvegliata da Tifone. Gli Dei non osano correre il rischio di risvegliarlo, perché solo i fulmini di Zeus sono in grado di sconfiggerlo. –

- In altre parole sono troppo codardi per rischiare la loro pellaccia – concluse Jace.

Chirone annuì appena, incapace di negare l’evidenza dei fatti.

- Partirò io. Riesco a controllare i fulmini, posso affrontare Tifone. –

- Neppure tuo padre riuscì a sconfiggerlo da solo, ma ebbe bisogno del sostegno delle altre divinità. È una cosa troppo grande perché tu la possa affrontare da solo, Jace. –

- Quindi stai dicendo che dovrei semplicemente fare finta che tutto vada bene e aspettare che mio padre muoia? – lo aggredì.

Katherine trasalì, investita dalla carica d’elettricità che crepitava dalla pelle del semidio. Resosi conto di ciò che era successo, le rivolse uno di quegli sguardi che solo lei era in grado di decifrare. Era mortificato per averla ferita, ma la rabbia che lo divorava non gli permetteva di lasciar cadere la questione. E poteva capirlo. Probabilmente anche lei avrebbe reagito in quel modo se l’unico membro rimasto della sua famiglia fosse stato sul punto di morire.

- Sto dicendo -, replicò con una calma invidiabile, - Che per questa missione andrà organizzata una vera e propria squadra d’eroi. Chiunque abbia avvelenato Zeus avrà previsto che qualcuno sarebbe andato alla ricerca della mandragola e avrà sicuramente creato delle difese. Sentiamo cosa ne pensa il nostro Oracolo e reagiremo di conseguenza. –

- Non lasceremo morire tuo padre, Jace – assicurò Katherine.

- Quanto tempo abbiamo? – chiese, improvvisamente più tranquillo. L’idea che si potesse organizzare una vera e propria squadra di soccorso l’aveva in parte rasserenato.

- Difficile dirlo, tre o forse quattro settimane. Potrebbe essere anche un po’ di più, ma non ci giurerei. –

Un mese scarso.

Avevano meno di trenta giorni per salvarlo.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve gente! Questa storia a OC è un prodotto delle menti malate della sottoscritta e di Fiamma Erin Gaunt. Speriamo che il prologo vi sia piaciuto e che vi abbia interessato, spingendovi a partecipare. Come potrete notare c’è qualche modifica rispetto al classico Campo Mezzosangue. Questo perché nel nostro What if il Campo è stato distrutto e ne è stato costruito uno sulla costa della California che si chiama Campo Zodiaco. Qui sotto trovate la corrispondenza tra Case e Divinità. Accettiamo due personaggi per Casa (quindi per genitore divino), ma i ragazzi e le ragazze devono essere in numero proporzionato. Il motivo dello Zodiaco verrà spiegato nei prossimi capitoli … non vi anticipiamo niente per evitare spoiler. Come sempre vige la regola del chi prima si prenota meglio alloggia, quindi vi invitiamo a dare un’occhiata alle recensioni prima della vostra per sapere quali genitori divini sono già stati occupati e quali no. Ah, dimenticavamo, le schede vanno esclusivamente inviate via messaggio privato, quelle lasciate in recensione non verranno prese in considerazione, entro e non oltre due giorni dalla richiesta del posto OC perché così possiamo organizzarci per aggiornare il prima possibile. Potete prendere massimo due OC a testa. Non accettiamo altri figli/figlie di Zeus.

 

Posti disponibili:

Casa 1 –  Ariete: Efesto (un posto per un ragazzo disponibile)

Casa 2 – Toro: Dioniso (un posto per un ragazzo disponibile)

 

Per un totale di 10 ragazze e 10 ragazzi.

 

La scheda è la seguente e vi preghiamo di seguirla. I campi con l’asterisco sono opzionali.

Nome:

Secondo nome*:

Cognome:

Sesso:

Età:

Orientamento sessuale:

Genitore divino e rapporti con lui/lei:

Aspetto fisico:

Carattere:

Famiglia non divina e rapporto con essa (giusto due righe)*:

Storia personale:

Arma (e nome se ce l’ha):

Poteri (ci raccomandiamo di non esagerare in questo campo):

Amicizie e/o relazioni con altri OC:

Fobie e/o paure:

Prestavolto*:

Curiosità*:






Vi aspettiamo numerosi.

Baci,

Eris& Fiamma

 

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Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Nda: Cominciamo il capitolo facendo una piccola premessa: gli OC sono veramente tanti, soprattutto perché siamo state buone e abbiamo accettato anche OC di persone che sono arrivate all’ultimo minuto, perciò non sempre sarà possibile dare a tutti lo spazio che meritano … questo lo anticipiamo per evitare situazioni spiacevoli e sollecitazioni a dare maggior spazio ai vostri personaggi. Sono tutti molto interessanti e abbiamo elaborato la storia su ognuno di loro, quindi se per un capitolo non compaiono non è cattiveria, ma semplice mancanza di spazio. La scadenza per presentare le schede era due giorni e siamo state contente di constatare la celerità di molti di voi … coloro che invece anche dopo ripetute richieste non hanno inviato la loro scheda entro la pubblicazione, non se ne abbiano a male, sono stati esclusi per correttezza nei confronti di chi si è attenuto a quanto richiesto. Detto questo ci scusiamo se la profezia risulterà alquanto schifosa, ma è stato quanto di meglio siamo state in grado di produrre. Vi invitiamo a farci sapere di volta in volta se siete soddisfatti del capitolo, non tanto perché vogliamo millemila recensioni quanto perché ci piace avere la conferma che i vostri “bimbi” e le vostre “bimbe” vengano caratterizzati esattamente come li avevate ideati voi. Crediamo che per il momento sia tutto, quindi è inutile continuare a cianciare, vi lasciamo all’aggiornamento.

 

 

 

 

 

 

Cap 1

 

 

 

Cameron

L’allenamento con Jackson era finito da quasi un’ora e lui non aveva alcuna voglia di starsene chiuso in Casa finchè non fosse giunta l’ora del falò. Non con quel sole che gli riscaldava la pelle leggermente dorata. Voleva godersi ogni singolo momento che rimaneva di quell’estate.

Aaron Carson, figlio di Ade e uno dei suoi migliori amici, sembrava pensarla allo stesso modo perché era sdraiato sul prato accanto a lui e si crogiolava sotto gli ultimi sprazzi di luce come avrebbe fatto una lucertola al sole. Non che avesse realmente bisogno di abbronzarsi, lui che era stato dotato dalla natura di una carnagione che lo faceva sembrare perennemente abbronzato, ma gli piaceva stare in compagnia e, visto che Jace e Katherine non si vedevano da nessuna parte, Cam doveva essergli sembrato un compromesso accettabile.

- Continuo a non capire perché siamo sul prato invece di scendere in spiaggia – disse d’un tratto.

Aprì pigramente un occhio blu zaffiro per lanciargli uno sguardo sornione. – Il motivo è semplice, amico mio, decine di incredibilmente sexy figlie di Afrodite e di Eros a pochi passi da noi – s’interruppe, scuotendo la testa, - Ah, ma che ne parlo a fare con te? La prossima volta ci sistemeremo vicino all’arena così potrai ammirare tutti i figli di Ares che vuoi. –

Aaron lo spintonò scherzosamente. - Veramente i figli di Ares non è che m’interessino chissà quanto, sono un po’ troppo suscettibili. –

Cameron inarcò un sopracciglio, ironico. – Loro sono suscettibili? Non sarà invece che tu non riesci mai a mettere un freno alle tue battute? –

- Beh, sì a entrambe le domande. –

- Che poi non capisco, voi figli di Ade non dovreste essere tipi cupi e tetri come gli Inferi? –

- Quella è la teoria di Jace, lo sai, ma mi piace considerarmi l’eccezione alla regola. Ecco, un ragazzo che sappia stare alle battute sarebbe dieci volte meglio di qualsiasi fisico palestrato. –

- Qualcuno tipo Jamison Lewis? – chiese allora, accennando al figlio di Apollo che intratteneva un piccolo drappello di semidei con uno dei suoi stupidi racconti.

- Jamison Lewis, fai sul serio? – replicò, storcendo il naso, - Sono gay, Cam, non disperato. –

Scoppiò a ridere, per poi interrompersi all’istante. Si raddrizzò leggermente, improvvisamente serio e concentrato.

- Ecco, ora sì che si ragiona – approvò.

Gabriela Suarez, Gabri per gli amici, era appena arrivata insieme a un paio di sue amiche. Si sistemarono nell’angolo più remoto, quello in cui difficilmente qualcuno di passaggio avrebbe potuto infastidirle. I lisci capelli castani erano stati raccolti in un’alta coda di cavallo che le lasciava scoperto il bel viso e le punte bionde le accarezzavano la base della schiena. La figlia di Eros teneva gli occhi chiusi mentre il sole le illuminava il volto, ma Cam sapeva bene che sotto le lunghe ciglia nere c’erano un paio di occhi blu notte screziati da pagliuzze rosate.

- Smettila di guardarla così – disse Aaron, distogliendolo dal gruppetto.

- Così come? –

- Come se la volessi mangiare. Dii immortales, voi etero siete senza vergogna. –

- Disse quello che fino all’anno scorso faceva gli occhi dolci a Jason Grace. –

- Io non facevo gli occhi dolci a Grace – protestò, con un po’ più d’impeto del necessario.

- Certo, e io non sto fissando Gabriela. –

- Allora lo ammetti – esclamò trionfante.

- Sì, lo ammetto: Carson, sei completamente fuori di testa. –

- Sarò pure fuori di testa, ma se Francisco ti becca a fissare così sua sorella come minimo ti cava gli occhi e te li fa mangiare. –

- Come se avessi paura di lui. Non è ancora arrivato il giorno in cui … - s’interruppe, notando con la coda dell’occhio che Jace e Katherine stavano venendo verso di loro.

Anzi, Katherine camminava verso di loro mentre Jace sembrava deciso a causare un terremoto a giudicare dalla violenza con cui pestava il terreno a ogni passo.

- Jace è incazzato –, constatò Aaron, - deve essere successo qualcosa di serio. –

- Te l’avevo detto che sarebbero stati qui – esordì Kat, lasciandosi cadere stancamente accanto ad Aaron.

Il figlio di Ade si fece leggermente di lato per permetterle di stare un po’ più comoda.

Cameron registrò all’istante come la maglia  del Campo della ragazza fosse bruciacchiata e lasciasse in mostra più pelle del solito.

- Non che non apprezzi la vista, Kat, ma c’è un motivo per cui la tua maglietta è a brandelli? –

Jace gli lanciò un’occhiataccia mentre Aaron gli dava una lieve gomitata. Non era quello il momento di comportarsi come suo solito.

- Mi ha elettrizzata – spiegò, scrollando le spalle, - Ma è stato un incidente, è tutto okay. –

Il figlio di Lissa aggrottò leggermente la fronte.

Avevano sempre sostenuto che tra loro non ci fosse nulla, d’altro canto Jace era perfettamente in grado di gestire l’elettricità che gli crepitava sotto pelle e le uniche volte in cui si era lasciato sfuggire qualche scintilla era quando si trovava molto vicino a una ragazza che gli piaceva.

L’amico parve capire all’istante ciò che stava pensando, perché scosse la testa con decisione.

- Frena i pegasi, non è come pensi tu. Ero furioso e non sono riuscito a controllarmi – ammise, passandosi una mano dietro al collo, imbarazzato.

Cam fischiò sommessamente. Era raro sentir ammettere Jace di non essere il mister meraviglia che tutti pensavano.

- Ed eri furioso … perché? – chiese Aaron.

Scosse di nuovo la testa. – Non posso dirlo, l’ho giurato sullo Stige, ma al falò Chirone ne parlerà a tutti. –

Jace furioso, Chirone che teneva un discorso al falò. C’erano tutti i presupposti per un bel disastro imminente.

Porco Crono, quella non era proprio la sua idea di festa di fine estate.

 

 

 

 

 

 

 

Nicole

 

 

Dall’altro lato del prato, Katherine e Strongold avevano raggiunto i loro amici. Parlavano sottovoce, ma non bisognava essere una figlia d’Atena per capire che dovevano esserci guai in vista.

Strongold aveva un’espressione che da sola sarebbe bastata per far fuggire a gambe levate un’idra e, in aggiunta a ciò, l’aria intorno a lui sembrava crepitare. E Katherine, per la prima volta nei tre anni in cui la conosceva, sembrava davvero preoccupata.

- Ehy, Niki, sei con noi? – chiese Clare, sventolandole davanti agli occhi una mano con fare teatrale.

Riscossa dalle sue considerazioni, si voltò verso le amiche.

- Sì, stavo solo riflettendo. –

- Ah, sì? E io che pensavo che stessi fissando Jace … ma se dici che stavi riflettendo -, mimò con le dita delle virgolette immaginarie, - allora è tutto okay. –

Sbuffò, ravviandosi con una mano le lunghe onde castane che sotto la luce di fine estate assumevano decine di riflessi ramati. – Io fisserei Strongold solo se lo stessi prendendo a calci per cancellargli quel suo odioso sorrisetto compiaciuto – disse, bellicosa.

- Non hai ancora mandato giù il fatto che ti abbia battuta durante la partita a Ruba bandiera – sintetizzò Gabri.

- Grazie agli Dei, è talmente divertente vederli scannarsi – rispose per lei la figlia di Chione.

- Clare! – esclamò, imponendosi di non scoppiare a ridere, - Avrebbero davvero potuto farsi male, se non fosse intervenuto Chirone probabilmente sarebbero finiti entrambi in infermeria – ribattè Gabri.

- Solo lui sarebbe finito in infermeria, non mi faccio mica mettere ko da un idiota come quello. –

- Beh, in effetti, lui ti ha messa ko. –

- Clare! – esclamarono nuovamente, questa volta all’unisono.

La figlia di Chione scoppiò a ridere, stringendosi nelle spalle come a dire che non era mica colpa sua se le cose stavano così.

- Comunque, su cosa stavi riflettendo? – chiese gentilmente Gabriela.

Era brava ad ascoltare le persone ed era un po’ l’anello di congiunzione che univa l’introversa e lunatica Nicole con la schietta e spensierata Clare.

- Sul fatto che deve esserci qualcosa che non va e non mi riferisco solo al tempo che sembra cambiare senza alcuna apparente logica, ma anche alle espressioni di quei due – accennò con la testa al figlio di Zeus e alla figlia di Ares.

Gabriela assottigliò lo sguardo, osservandoli con attenzione.

- Effettivamente non è da loro mostrare in modo così palese le loro emozioni –, considerò, - Suppongo tuttavia che se ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi Chirone ce l’avrebbe detto. –

Nicole annuì distrattamente.

Effettivamente il suo ragionamento era sensato, ma il suo sesto senso le diceva che non avrebbero avuto ancora molto tempo per rilassarsi.

- Scopriremo tutto al falò, quindi è inutile scervellarsi alla ricerca di una spiegazione – concluse, pratica, Clare.

La figlia di Efesto si alzò in piedi, spolverandosi i jeans e rimuovendo i piccoli frammenti d’erba che erano rimasti incastrati nelle cuciture.

- Dove stai andando? –

- Torno in Casa, ci vediamo al falò – ribattè, incamminandosi lungo il vialetto di ghiaia che portava alla Casa dell’Ariete, quella dedicata a Efesto.

Le sue amiche si limitarono ad annuire in silenzio. La conoscevano abbastanza bene da sapere che quando si perdeva nei suoi ragionamenti aveva bisogno di starsene da sola per un po’.

Si lasciò cadere sul letto nell’angolo più remoto della Casa, chiudendo gli occhi castani screziati di verde, per facilitare la concentrazione.

Non avrebbe saputo dire per quanto rimase in quella posizione prima che il rumore della porta che si apriva la spingesse a uscire da quella sorta di trance riflessiva.

I suoi fratellastri, Drew e Rey, erano rientrati per cambiarsi in vista del falò.

Rey le lanciò una lieve occhiata incuriosita, ma non fece domande e s’infilò in bagno. Il rumore del getto dell’acqua che batteva contro il separatore di plastica li raggiunse poco dopo annunciando loro che il più piccolo e più solitario dei loro fratelli era entrato in doccia.

Drew, al contrario, la raggiunse e si sedette accanto a lei. Con i suoi occhi color cioccolato e i capelli biondo chiaro, quasi color platino, era il figlio di Efesto più anomalo che Nicole avesse mai incontrato. Tuttavia era anche il suo fratello preferito, dolce e disponibile, sapeva bene quando era il caso di smettere di farle domande e lasciar cadere una discussione.

- Ti va di dirmi cosa c’è che non va? –

- Non è nulla, Drew, sul serio. Sarà questo tempo impazzito che mi condiziona; lo sai che sono lunatica, no? –

Drew rise. – Credo che in questi tre anni tutti al Campo abbiano capito che sei lunatica. –

Nicole sorrise, suo malgrado.

Sapeva di non avere un carattere facile da gestire, ma questa consapevolezza non faceva altro che farle apprezzare ancora di più le persone che le volevano bene e le rimanevano accanto nonostante tutto.

- Va’ a farti una doccia, puzzi – disse poi, spintonandolo amichevolmente giù dal suo letto.

- Questa non è puzza -, protestò, - È testosterone, è sexy. –

- No, ti assicuro che non c’è proprio nulla di sexy. È davvero, davvero, puzza. –

Drew rise, scompigliandole affettuosamente i capelli e attirandosi un’occhiata fintamente piccata.

- Non farlo mai più, se vuoi avere ancora tutte e due le mani attaccate – lo minacciò, puntandogli contro un dito.

- Brrr, sto tremando di paura. –

Risero all’unisono e fu allora che Nicole capì cosa stava facendo Drew. Tentava di distrarla usando la sua naturale simpatia e il suo buonumore contagioso.

- Ehy, mi hai distratto! –

- Certo. Sei carina, sorellina, quando sorridi. –

Nicole gli fece la linguaccia, tirandogli dietro un cuscino. – Io sono carina sempre. –

La porta del bagno si chiuse prima che il cuscino riuscisse a colpirlo in viso, ma non fu abbastanza per soffocare le proteste di Rey che, almeno sotto la doccia, voleva un po’ di “maledetta privacy”.

 

 

 

 

 

 

 

Aiden















Mentre percorreva la stradina che portava alla spiaggia, diretto al consueto falò di fine estate, il figlio di Ade venne affiancato dalle sagome asciutte e muscolose di due dei suoi amici: Kevin Collins, il sedicenne figlio di Nyx dai capelli corvini e le iridi d’argento, e Alex Harper, il coetaneo e biondo figlio di Ares.

- Aaron che fine ha fatto? – chiese proprio quest’ultimo, perplesso.

- È con gli altri. –

Non disse a chi si stava riferendo, perché il tono della voce e l’espressione contrariata bastava a far intendere a chi si stesse riferendo. Non sopportava granchè la combriccola di Strongold. Qualcuno, Alex in primo luogo, affermava che la loro mal sopportazione reciproca derivasse dall’avere lo stesso carattere.

- Francisco e Brad ci raggiungono dopo, immagino che vengano con Gabri e le ragazze – lo informò poi Kevin.

- Fran deve proprio smetterla di essere così protettivo – sentenziò Alex.

- Già, perché tu non lo sei affatto con Katherine … e non siete neppure veri fratelli – lo sbeffeggiò Aiden.

- Questo è irrilevante. –

- Wow, che paroloni difficili, voi figli di Ares avete finalmente capito l’utilità di un dizionario? –

- Spiritoso. –

- Oh, scusa … dimenticavo che non sapete leggere – rincarò la dose.

- Ucciditi, Gray – disse, sforzandosi di rimanere serio, il biondo.

- Ho toccato un nervo scoperto? Giuro che non volevo – ribattè, sarcastico.

Kevin osservava lo scambio di battute tra i due con un lieve sorriso a increspargli le labbra. Era sempre così tra loro. Aiden si divertiva a stuzzicarlo, in maniera del tutto amichevole, e Alex cercava di tenergli testa. Sfida persa in partenza dal momento che il figlio di Ade poteva essere tranquillamente considerato il re del sarcasmo lì al Campo.

- Tale e quale a Strongold, dovreste diventare amici del cuore. –

Finalmente la frecciata del ragazzo andò a segno perché gli occhi di Aiden, di un singolare mix di colori tra il castano e il giallo, persero all’istante ogni traccia di divertimento.

- Questa era cattiva – intervenne il figlio di Nyx, continuando a sorridere.

- Però è servita a fargli chiudere il becco. –

Poi, accortosi dell’arrivo alle sue spalle di Francisco e di Brad, le sue guance assunsero una sfumatura rosata e tacque imbarazzato.

- Brad dice di smetterla di fare l’idiota, anche se sa che è una cosa che ti viene naturale, perché è muto mica ipersensibile – riferì Francisco, interpretando il linguaggio dei segni con cui si stava esprimendo il figlio di Hermes in aiuto al biondo che aveva ancora poca dimestichezza con esso.

Quest’ultimo sorrise malandrino e rivolse un’occhiata interrogativa all’indirizzo di Aiden. Brad era bravo a farsi capire anche con un solo sguardo o con una particolare espressione, e loro due si conoscevano da parecchio tempo quindi avevano elaborato una sorta di loro linguaggio fatto di occhiate.

- Stavo prendendo un po’ in giro Alex e la sua lentezza nel leggere – spiegò.

Il sorriso malandrino di Brad si allargò ancora di più per poi muovere velocemente le mani in una replica.

- Sì, effettivamente è anche lento di pensiero – concordò.

Alex gonfiò le guance, indignato.

- Ehy, ma da che parte stai? –

- Non è ovvio? Sta dalla mia – ribattè Aiden, scambiando un cinque con l’amico.

- Pensavo che foste con Gabri e le altre – intervenne Kevin, prima che la cosa sfuggisse di mano ai tre ragazzi.

Alex riusciva a stare agli scherzi, certo, ma come tutti i figli di Ares sapeva essere anche molto orgoglioso e permaloso.

- Erano uscite, immagino siano già al falò. –

-  O forse stavano solo scappando da te: Francisco Suarez, il folle iperprotettivo – ribattè Aiden.

- Ah, ah, ah … divertente. –

 Continuarono a camminare verso la spiaggia così, intervallando questa o quella battuta, finchè non si trovarono davanti l’espressione seria e contrita di Chirone.

- Siete in ritardo. –

- Andiamo, è solo un falò – cominciò Alex, ma lo sguardo di Katherine lo spinse a zittirsi.

Si separarono, unendosi ciascuno ai membri delle rispettive Case.

Aiden sedette accanto ad Aaron. – Allora, che mi sono perso? –

- Chirone ha cominciato il suo discorso dicendo che c’è qualcosa d’importante che tutti noi dobbiamo sapere – riferì il fratellastro.

Tanto bastò per  scacciare anche l’ultimo accenno d’ilarità e sarcasmo dal suo volto.

Guai, fantastico.

 

 

 

 

Faith










Che ci fossero grossi guai in vista era ormai sotto gli occhi di tutti. Lanciò un’occhiata in direzione del gruppo dove si erano sistemati i figli di Apollo e incrociò lo sguardo di Josh, il suo ragazzo, che scrollò le spalle come a dire che ne sapeva tanto quanto lei di quella faccenda.

Ecco, era in momenti come quelli che detestava il fatto di essere l’unica figlia di Dioniso presente al Campo. Se solo Polluce fosse rimasto con loro, invece di trasferirsi a Nuova Roma, avrebbe potuto contare su un appoggio nell’affrontare qualunque cosa fosse quello in cui stavano per andarsi a cacciare.

- Allora, Chirone, perché non ci dici di cosa si tratta? – chiese, rompendo il silenzio che era sceso attorno al falò.

Forse non era stata una buona mossa prendere la parola per prima, visto che gli sguardi di tutti si puntarono immediatamente su di lei, ma non sopportava la tensione che si stava venendo a creare. Non era certo tergiversando che sarebbero riusciti a risolvere il problema.

Tuttavia non fu il centauro a risponderle, ma Jace.

- Succede che Zeus è stato avvelenato e sta morendo. –

L’aveva detto così, come se fosse un dato di fatto, ma l’aria fosca nei suoi occhi lasciava intendere che stesse faticando non poco per mantenere il controllo.

Un fitto mormorio si levò tra i semidei presenti.

- Chirone, è uno scherzo? – domandò Josh, stupendo tutti con la sua serietà.

Non Faith, però, perché sapeva bene quanto il suo ragazzo sapesse tornare con i piedi per terra quando se ne aveva la necessità. Tra i due, lo ammetteva candidamente, era lei quella folle e Josh era una sorta di freno per la sua euforia.

- Vorrei che lo fosse, Josh, ma no. –

- Se Zeus muore, cosa succederà all’Olimpo? Voglio dire, sceglieranno semplicemente un nuovo Supremo Pezzo Grosso o che altro? – intervenne allora Raphael.

Lui e il suo gemello erano gli unici figli maschi di Afrodite presenti al Campo. Entrambi quindicenni, se ne stavano spesso per conto loro e non davano particolare confidenza agli altri. Per quanto legati, non si poteva certo dire che si assomigliassero poi molto: Raphael era il fratello dai capelli ramati e gli occhi verde giada, testardo e irascibile, mentre Michelangelo era quello dai ricci capelli biondo miele, dolce e ingenuo.

- Che dici, se ti prendessi a calci cosa succederebbe? – replicò per tutta risposta Katherine, aggressiva.

La figlia di Ares era terribilmente protettiva nei confronti di Jace, lo sapevano tutti al Campo, e non era una cosa molto intelligente mettersela contro.

Tuttavia Raphael non era il tipo che si faceva intimidire. Aveva un bel caratterino per essere un figlio di Afrodite, poco ma sicuro.

- Ho semplicemente fatto una domanda e penso di avere diritto a una risposta. –

- Certo, e io ho tutto il diritto di … -

Jace scosse la testa, interrompendola. – Kat, no. –

Contrariata, riprese a giocherellare distrattamente con il suo pugnale da lancio.

- Nessuno sa come si regolerebbero gli Dei, ma di sicuro porterebbe delle conseguenze. –

- Ma nessuno sa se saranno conseguenze spiacevoli o meno – insistè Raphael.

Jace si strinse nelle spalle. – Se pensi che possa portare qualcosa di buono, allora sei libero di andartene in questo preciso istante. –

- È solo un codardo – commentò aspramente Katherine.

Alex, al suo fianco, ruggì la sua approvazione.

- Non sono un codardo – scattò, alzandosi in piedi.

La figlia di Ares lo raggiunse con calma, scrutandolo impassibile. – Rimettiti seduto, ragazzino, prima che ti faccia davvero male. –

Michelangelo si accostò al gemello, mormorandogli all’orecchio qualcosa che fu sufficiente a calmarlo. Raphael tornò a sedersi, scuro in viso, continuando a fissarla con aria torva.

- Siamo tutti fin troppo nervosi -, intervenne Chirone, - credo perciò che sia meglio lasciare la parola al nostro Oracolo. Lei saprà certamente cosa è meglio per tutti noi. –

Rachel Dare parve aver atteso proprio quelle parole perché emerse dall’ombra e si sistemò al centro del falò.

Faith osservò rapita il modo in cui i suoi capelli rossi assumevano sempre più luminose sfumature a seconda di come il bagliore del fuoco si rifletteva su di essi. Era la prima volta che tutti loro assistevano a una vera Profezia.

Gli occhi dell’Oracolo si rovesciarono all’indietro e la voce che si levò dal corpo minuto della donna fu improvvisamente cupa e profonda.

 

“Ventiquattro partiranno, ma non tutti ahimè sopravvivranno.

Dodici rintocchi daranno l’inizio

costringendo gli eroi ad affrontare il loro mortal vizio.

Per svelare il secondo arcano

giungerà l’aiuto di un alleato a dir poco strano.

La figlia della grande vergine si unirà all’impresa, rendendo assai più rapida l’ascesa,

e la bufera soffierà tra le fronde dell’albero del gigante, strappando l’esito della prova pesante.

Nella quarta prova colonna portante

sarà la mente più eccelsa e brillante.

Dai miti greci la ricorderete

e facilmente il corpo leonino riconoscerete;

sole, fuoco e perdizione saranno dell’enigma la soluzione.

Nella vostra peregrinazione una nuova angustia incontrerete

quando uno dei gemelli nati dall’amore fronteggerà la grama sorte

e uno dei vostri perderete;

ma il semidio oscuro vagherà nell’abisso che precede i cancelli della morte

nel tentativo di riportarlo indietro prima che si chiudano le porte.

Nell’onda oscura nuoterà poi la figlia del mare

mettendo a repentaglio ciò che per lei più vale

e solo prima che l’ultima luce le illumini la strada sarà in grado di tornare.

Veleggerete quindi oltre il mare nostrum

e ormai giunti all’ombra dell’antico monstrum

solo il sangue della figlia rossa sparso sulla terra

permetterà a tutti voi di vincere la guerra.

Allora, nella più oscura delle ore, finalmente la folgore brillerà con furore.”

 

 

La voce echeggiava ancora nel silenzio generale quando l’Oracolo perse i sensi e cadde a terra. Chirone la tirò su con una grazia sorprendente per un essere che era metà cavallo, e la sostenne gentilmente finchè non riaprì gli occhi.

La donna abbozzò una risata nervosa.

- Era tremenda come pensavo? –

Chirone annuì. – Lo era, amica mia. –

- Quindi, riassumendo, saremo in ventiquattro a partire. Direi che la bufera è chiaramente un riferimento a Borea e Chione mentre Sole, fuoco e perdizione sono Apollo, Efesto e Dioniso – considerò Jace.

Alla parola Dioniso, Faith trattenne a fatica un sussulto. Ecco la riprova di quanto facesse schifo essere l’unica figlia di una divinità al Campo: la profezia riguardava automaticamente lei.

- I gemelli nati dall’amore sono i figli di Eros e di Afrodite, mentre il semidio che vaga nell’abisso che precede i cancelli della morte è sicuramente un figlio di Ade così come la figlia del mare e la folgore sono Poseidone e Zeus. Rimane però la figlia rossa e la figlia della vergine – concluse Katherine, battendosi un dito sul labbro inferiore, pensierosa.

- Il rosso è il colore del sangue, il colore di Ares, e la vergine penso si riferisca alla Dea vergine per antonomasia: Artemide. Però non ha  molto senso che si dica che sia una sua figlia – ammise Nicole.

- A meno che non si tratti di una Cacciatrice. –

Faith non sapeva da dove le era venuta quell’idea, ma non le sembrava poi così assurda.

Josh le rivolse uno sguardo d’apprezzamento e ammirazione insieme. – È sicuramente una delle Cacciatrici d’Artemide – convenne.  

Jace annuì. – Sì, ha senso. Però così siamo molto meno di ventiquattro. –

- La Profezia non deve per forza riferirsi nel dettaglio a tutti gli eroi che partiranno; in situazioni come questa sono solitamente gli dei a scegliere i loro eroi tra la rispettiva progenie – chiarì Chirone.

Come a voler confermare le sue parole, una leggiadra colomba si depositò prima sul capo di Raphael e poi su quello di  Michelangelo mentre l’immagine del simbolo di Eros si materializzava sui capi dei due gemelli Suarez.

Uno alla volta tutti i semidei prescelti vennero individuati.

Nicole Green, figlia di Efesto, in compagnia dei fratelli Drew Harrison e Rey Parker. Katherine Banks e Alex Harper, figli di Ares. Jennifer Grey e Bianca O’Queen, le figlie di Poseidone. Kim Rubik e Clare Bell, figlie di Chione, e Tammy Edison, figlia di Borea. I figli di Ade, Aaron Carson e Aiden Gray. La figlia di Apate, Arya Reed, e i due figli di Hermes, Brad Hopless e Rebecca Mason. Il figlio di Nyx, Kevin Collins, e il figlio di Lissa, Cameron Pierce. E poi, ovviamente, Jace Strongold, figlio di Zeus, Josh Sanderson, per Apollo, e lei per Dioniso.

- Ci manca solo la Cacciatrice – commentò a mezza bocca Raphael.

Si vedeva chiaramente che la cosa non gli piaceva.

- Presente. –

La voce che aveva parlato apparteneva a una ragazza che dimostrava sì e no quattordici anni. Indossava pantaloni di  pelle e portava un arco a tracolla, ma tutto si sarebbe detto di lei tranne che fosse capace di combattere. Minuta, dai lineamenti lievi che ricordavano un po’ gli elfi dei boschi di cui si parlava nelle favole, con una folta chioma color cioccolato e occhi azzurri da cerbiatta a completare il tutto.

L’aura argentea che la circondava non lasciava spazio a dubbi: quella era la Cacciatrice che aspettavano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui con l’aggiornamento. Questo capitolo è stata un’impresa da scrivere (ben 14 pagine di Word O.O) e tuttavia non siamo riuscite a introdurre come si deve tutti gli OC (sono 24!) Con il prossimo capitolo ci rifaremo, è una promessa. Speriamo di essere riuscite a rendere come si deve quelli che abbiamo presentato, fateci sapere. Alla prossima.

Baci,

Eris & Fiamma

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Capitolo 3
*** Cap 2 ***


Cap 2

 

 

 

 

Cassandra




 

Oltrepassò la barriera protettiva del Campo con un sospiro sollevato. Quando inizialmente aveva accettato di seguire un paio delle lezioni del corso di medicina che teneva Will, a Nuova Roma, non aveva immaginato che sarebbe stata lontana per due intere settimane. Sospirò nuovamente, ravviandosi una ciocca di lunghi capelli biondo miele che le era finita davanti agli occhi azzurri.

Non c’era un’anima in giro, malgrado fosse mattina inoltrata.

Questo finchè non raggiunse l’ufficio di Chirone, perlomeno.

Persino da dietro la resistente porta in legno di quercia si riusciva a percepire la voce di Katherine, visibilmente alterata.

Era appena tornata e già le toccava affrontare un litigio tra semidei: fantastico.

Aprì la porta con circospezione, trovando riuniti tutti i Capocasa.

C’era Jace, seduto a capotavola e intento a giocherellare distrattamente con il fodero di Cortana.

Raphael se ne stava nell’angolo più remoto, silenzioso e solitario come sempre quando il suo gemello non era nei paraggi.

Cameron sonnecchiava leggermente, la testa appoggiata sul palmo delle mani.

Arya e Tammy stavano sedute vicine, sorridendosi di tanto in tanto e approfittando di qualsiasi scusa per sfiorarsi con la rapidità e la delicatezza che avrebbe avuto il tocco di una farfalla. Stavano insieme da poco e Cassandra aveva sempre pensato che fossero una coppia stupenda.

Jennifer e Kim osservavano erano sedute accanto a Faith e Rebecca e nessuna di loro sembrava perdersi un istante della discussione in atto.

Kevin e Francisco stavano seduti ai lati di Aiden, il primo a ridere sotto i baffi e l’altro a cercare di fare da paciere tra l’amico e Katherine coadiuvato dall’aiuto di Drew, che cercava invano di tranquillizzare la ragazza.

Perché sì, la persona contro cui la figlia di Ares stava inveendo con un linguaggio talmente colorito che avrebbe fatto arrossire persino il Divino Dioniso, era proprio Aiden.

- Sicura di non essere mezza Gorgone, Banks? Perché sai, sei amabile quasi quanto loro. –

- Sicuro di non volere un biglietto di sola andata per gli Inferi, Gray? Sai, potrei risparmiarti il viaggio ombra e spedirtici a calci. –

- Come dicevo, hai una classe invidiabile – rimarcò, beffardo.

- Ah, toglietemelo da davanti o giuro che lo strangolo con le mie mani – esclamò, esasperata, incrociando le braccia al petto.

Sembrava che fosse l’unico modo per impedire alle sue mani di correre sull’impugnatura della daga che portava assicurata al fianco.

Cassandra tossicchiò leggermente, attirando l’attenzione su di sé.

- Io sarei tornata –, disse, - Ma se è un brutto momento ripasso più tardi. –

Jace si alzò di scatto, rivolgendole uno di quei suoi sorrisi folgoranti.

- Bentornata, Alice. –

Gli lanciò uno sguardo piccato. – Non chiamarmi in quel modo – disse, calcando bene su ogni parola.

Da quando aveva messo piede al Campo per la prima volta, il figlio di Zeus aveva preso a chiamarla in quel modo adducendo la scusa che le ricordasse incredibilmente la protagonista del “Paese delle meraviglie”.

- Cassie! – esclamò per tutta risposta la Capocasa di Hermes.

- Becca! –

Si strinsero in uno di quei leggendari abbracci spaccaossa che erano un po’ il marchio di fabbrica di Cassandra.

Rebecca Mason aveva un anno in meno di Cassandra, naso all’insù e occhi color ambra da cerbiatta, incorniciati da una massa di boccoli castani perennemente scompigliati. Dire che avesse le lentiggini non rendeva giustizia alla cosa. Quasi ogni centimetro del suo viso magro e dalla carnagione perennemente abbronzata era ricoperto da piccole efelidi. Esuberante e amante degli scherzi, aveva in comune con Cassandra il fatto di estraniarsi dal mondo talvolta e dare l’impressione che fosse tra le nuvole.

Quando si separarono, la figlia di Apollo rivolse un’occhiata incuriosita in direzione del resto dei semidei.

- Che mi sono persa? –

A risponderle fu Kim, la figlia di Chione che in molti al Campo paragonavano a una regina per  via dei suoi modi aggraziati e sensuali. Gli occhi color ghiaccio erano freddi e controllati, e ciò faceva presagire problemi all’orizzonte.

- Ieri l’Oracolo ha pronunciato una delle sue profezie. Il Divino Zeus si sta spegnendo e alcuni di noi sono stati scelti per prendere parte a un’impresa. –

- Ci siamo riuniti per decidere il da farsi - aggiunse Arya, lanciando un’occhiata eloquente ai presenti, - Ma alcuni di noi preferiscono punzecchiarsi come bambini. –

Katherine non diede segno di aver raccolto la frecciata, mentre Aiden si limitò a stringersi nelle spalle e a ribattere: - Ehy, fa parte del mio fascino. –

Cassandra annuì, assimilando rapidamente tutte le informazioni. Era stata via solo per due settimane e al Campo era successo il putiferio.

- Credete che anche Cassandra sia coinvolta? – domandò Rebecca, curiosa.

Per tutta risposta, un fascio di luce investì la ragazza. Non era una sensazione spiacevole; era calda, avvolgente, e carica d’affetto. Insomma, era un po’ ciò che gli abbracci scatenavano in lei.

- A giudicare dal fatto che brilla come un lampadina, direi di sì – osservò Jace.

Poi si rivolse verso l’alto, come se volesse parlare direttamente ad Apollo, - Abbiamo capito, ti spiacerebbe diminuire un po’ l’intensità? O quantomeno fammi avere un paio di occhiali da sole e un po’ di crema, non sono attrezzato per prendere il sole in sala riunioni. –

Katherine gli rifilò una gomitata nelle costole, tuttavia era evidente che si stesse sforzando di non ridere, - Non essere blasfemo. –

Arya tossicchiò, riportando l’attenzione su di sé.

- Vi dispiacerebbe concentrarvi sul nocciolo  della questione? Quando partiremo per l’impresa?

- Da quando sei stata nominata a capo dell’impresa? –

- Da quando tu sembri troppo impegnato a fare battute stupide per svolgere il tuo compito – lo rimbeccò.

Tammy alzò le mani, esclamando: - Okay, abbassate le penne tutti e due. E, comunque, non possiamo partire questa sera. Punto primo perché non è saggio lanciarsi in un’impresa mortale in piena notte. –

Venne interrotta dallo sbuffo di Kevin.

- Visto che non tutti siamo figli di Nyx -, continuò piccata, - E poi perché questa sera ci sarà la partita di Ruba bandiera d’inizio anno. –

Un mormorio si diffuse tra i presenti. Sembrava stupido preoccuparsi di una cosa futile come quella, ma era una tradizione e come tale andava onorata.

- Giusto. Allora … - dissero all’unisono Jace e Arya.

Tacquero, folgorandosi a vicenda con un’occhiataccia.

Tammy fece scivolare sotto al tavolo la mano, intrecciando le dita con quelle della fidanzata. Strinse appena, in un muto invito a lasciar perdere.

Davanti a quel cambio d’umore improvviso, Cassandra sorrise.

Sì, le sue due amiche formavano una gran bella coppia.

 

 

 

 

 

 

 

Jace








- Allora partiremo domani all’alba. Adesso dedichiamoci a formare le squadre per stasera – riprese Jace, per poi aggiungere: - Io prendo il blu. –

Jennifer sbuffò. - Che cosa strana, non succede mai. –

- È un problema, sirenetta? –

- Dico solo che magari per una volta potresti cambiare, visto che il blu è il mio colore preferito. –

- Già, ma non ti sta bene neanche la metà di quanto sta bene a me. –

La figlia di Poseidone sgranò gli occhi verde scuro, indignata: - Ma ti senti quando parli? –

- Certo che sì, la mia voce è fantastica. –

Roteò gli occhi. 

- Dicevamo … il capitano dell’altra squadra? –

Arya fece svettare la mano in alto.

- La Casa di Apate non guida una battuta di Ruba bandiera da un po’ … oltretutto il rosso mi sta bene – concluse, in un’evidente frecciatina.

- Bene. Fate la vostra scelta, Capocasa – concluse formalmente il figlio di Zeus.

 Una decina di minuti più tardi, dopo aver contato e diviso i foglietti su cui i vari semidei avevano segnato la loro preferenza, venne fatto l’annuncio.

- Squadra rossa, capitanata da Arya: Apate, Borea, Apollo, Ade, Nyx, Poseidone, Eros e Afrodite. Squadra blu, con il sottoscritto: Zeus, Ares, Lissa, Dioniso, Hermes, Chione ed Efesto. –

Jace si stiracchiò come un gatto, emettendo una serie di schiocchi allarmanti.

Le contratture che si portava dietro da ormai otto anni, da quando cioè era un ragazzino spaurito che aveva messo piede per la prima volta al Campo, gli davano il tormento più o meno ogni giorno. Qualche volta, quando era particolarmente fortunato, lo lasciavano in pace per mezza giornata.

- Mio nonno fisicamente sta meglio di te … e lui è del ’33 – lo informò Katherine, ironica.

- Uhm, e tuo nonno saprebbe fare questo? – chiese, sollevandola come se non pesasse nulla e caricandosela in spalla. Bloccata in quella morsa micidiale, non le rimase altro che subire un attacco particolarmente intenso di solletico.

Jace la lasciò andare solo quando era ormai a corto di fiato.

Katherine si ravviò un’onda scura, arricciando il labbro inferiore in un lieve broncio.

- Ti odio – asserì, ma le parole vennero rovinate dal sorriso divertito che le increspava le labbra.

- No, tu mi adori. Hai il fratello adottivo migliore del mondo … di gran lunga meglio di quei tipi che ti girano per la Casa. –

Rise, annuendo. – Sì, ed è anche il fratello adottivo più modesto che si sia mai visto sulla faccia della Terra dai tempi di Achille. –

- La modestia è per le persone brutte o incapaci, quando si è belli e incredibili è assolutamente sprecata. –

Lo spintonò. – Ma falla finita! –

Insieme raggiunsero l’Arena, allestendo un piccolo incontro di scherma. Un’ora più tardi, entrambi si lasciarono cadere sulla sabbia con un gemito esausto.

- Direi che è stato un pareggio – borbottò, tirandosi su e allungando una mano verso di lei. Katherine la prese, alzandosi in piedi e spingendolo nuovamente giù. Puntò la lama della spada contro di lui, poco sotto il mento, sorridendo vittoriosa: - Io direi che ti ho appena battuto. –

- Sei sleale – bofonchiò, scostando la lama con un braccio e alzandosi nuovamente.

Katherine si strinse nelle spalle. – In amore e in guerra è tutto lecito. –

Jace arricciò il naso, in una comica espressione di disgusto, - Ti prego, risparmiami le frasi stile Afrodite. –

- Sì,certo, cambia discorso. Tanto ti ho battuto lo stesso. –

 

 

 

 

 

 

 

Katherine








Mentre si dirigeva verso il campo da gioco, venne affiancata da Nicole e Clare. Gabriela aveva fatto un pezzo di strada con loro, ma poi si era limitata a rivolgere loro un piccolo cenno del capo e a raggiungere i membri della sua squadra. Mentre si predisponevano intorno a Jace, la figlia di Efesto le diede di gomito.

- Quanta gente ha fatto arrabbiare di recente? –

- Escludendo te? -, contò mentalmente per una frazione di secondo, - Più o meno metà Campo. Esattamente tutti quelli in rosso. –

Nicole sospirò.

Magnifico, ci mancava solo una schiera di semidei decisi più che mai a farli neri.

- Abbiamo anche la Cacciatrice con noi – aggiunse poi, indicando Alyssa che si teneva a distanza da tutti i ragazzi presenti.

Certe abitudini dovevano essere dure da mettere da parte.

Come se si fosse sentita chiamata in causa, la ragazza si avvicinò a passo lento e studiato.

Le sorrisero tiepidamente, mentre Clare rompeva gli indugi e le porgeva amichevolmente una mano: – Clare, figlia di Chione. Loro sono Katherine, figlia di Ares, e Nicole, figlia di Efesto. Benvenuta in squadra. –

- Alyssa … non c’è molto da dire, non ho parentele divine. –

- E di dove sei? –

- Sono nata a Corinto, da una famiglia di nobili origini. –

Clare stava per aggiungere qualcosa, ma Katherine le diede di gomito. C’era solo un motivo se una comune mortale si univa alle Cacciatrici di Artemide: aveva avuto una vita difficile e probabilmente non le andava di affrontare il discorso.

- Chi è a capo della squadra? – chiese poi Alyssa, rompendo il silenzio imbarazzante che era sceso tra loro.

- Jace. Lo riconoscerai tra tutti perché è quello con l’espressione tronfia e arrogante – replicò Nicole.

- Il biondo con quel corpo … beh, divino – chiarì Clare.

- Figlio di Zeus? – chiese, assottigliando lo sguardo per osservarlo meglio. In tutta la progenie del padre degli Dei c’era qualcosa di simile, e quel ragazzo per certi versi le ricordava Talia.

Clare annuì.

- Magnifico – borbottò. Non sembrava affatto contenta di dover prendere ordini da un ragazzo.

Jace scelse proprio quel momento per raggiungerle.

Aveva già indossato l’elmo e gli occhi blu luccicavano al di sotto del bronzo celeste.

- Volete un the e dei pasticcini o vi date una mossa? –

- Non costringermi a farti finire di nuovo con il sedere per terra, Jace – lo rimbeccò Katherine.

Tuttavia indossò anche lei l’elmo dal pennacchio blu e fece roteare l’elsa della sua spada tra le dita sottili.

- Andiamo a umiliarli – decretò con ferocia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aiden


La partita andava avanti da quasi un’ora quando la vide. Camminava con andatura furtiva e teneva la spada ben stesa davanti a sé. Non c’era traccia di altri suoi compagni, quindi probabilmente era andata in avanscoperta.

Si ammantò nell’ombra, apparendole davanti senza il minimo rumore.

Katherine trasalì, puntandogli contro la spada.

- Non dirmi che ho spaventato la feroce figlia di Ares – la schernì.

- Fottiti, Gray. –

- È una proposta? – la rimbeccò.

Era una sua impressione o era avvampata al di sotto dell’elmo?

- Neanche se fossi l’ultimo semidio sulla faccia della terra. Ho gusti migliori. –

- Già, tipo Strongold, no? –

Non sapeva neanche lui perché l’aveva detto, ma il fatto che le voci su di loro potessero essere vere lo irritava.

- Che accidenti c’entra Jace? È il mio migliore amico. –

- E lui questo lo sa? –

Katherine gli rivolse un’occhiata corrucciata.

 – E a te perché dovrebbe interessare? –

Si strinse nelle spalle.

- Infatti non m’interessa. –

- Perfetto. Se non c’è altro, togliti dai piedi. –

- Hai paura di batterti con me, Banks? –

Scoppiò a ridere, sinceramente divertita.

- Ho paura di farti troppo male, Gray – lo corresse.

Aiden fece baluginare la sua spada, incrociando le lame. Menarono un paio di fendenti lenti, per poi intensificare gli scambi.

Era rapida, più veloce di quanto avesse mai immaginato. Tuttavia era in grado di reggere lo scontro almeno per un po’. Quando finalmente la vide sbilanciarsi un po’ in avanti, tese la gamba e la fece cadere.

Non aveva considerato la sua reazione, però, perché si ritrovò ad essere trascinato a terra con lei.

Sopra di lei a voler essere precisi.

Gli elmi erano volati via nell’impeto della caduta così la chioma nera come la notte della ragazza era sparsa a terra. La osservò per una manciata di secondi che parvero interminabili. Era bella, si sorprese a notare.

Insopportabile, arrogante e impetuosa, certo … ma così tremendamente bella.

La voce di Katherine lo riscosse dai suoi pensieri. - Che ne dici di toglierti di dosso, Gray? Mi stai schiacciando. –

Rotolò di lato, liberandola dal suo peso.

La osservò raccogliere l’elmo, calcarselo nuovamente in testa e toccarlo con la punta della spada.

- Per la cronaca, ti ho appena ucciso. –

Sì, ma di certo non nel senso che credeva lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

No, non siamo sparite, tranquilli! È solo che con la sessione d’esami siamo immerse nei libri fino al collo e il tempo da dedicare alla scrittura purtroppo è davvero poco. Abbiamo presentato un altro paio di OC che speriamo di aver reso nel migliore dei modi - questo giudicatelo voi ;) – e nel prossimo capitolo finiremo finalmente di presentare in modo degno tutti gli altri.  Abbiamo un piccolo sondaggio da proporvi:

1.       Finora quali sono i vostri semidei preferiti?

2.      C’è già qualche coppia che shippate?

Al prossimo – che giuriamo arriverà presto – aggiornamento.

Baci,

Eris & Fiamma

 

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