Ritorno al passato

di Flowerina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritardo la colazione di Artù ***
Capitolo 3: *** Mi faccio prestare un abito da Gwen ***
Capitolo 4: *** Ho una rivelazione scioccante ***
Capitolo 5: *** Acquisto una nuova identità ***
Capitolo 6: *** Prendo una brutta piega ***
Capitolo 7: *** Si aggiungono nuove rivelazioni ***
Capitolo 8: *** Ritorno al presente ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Caro diario  Cara pagina bianca che aspetti da ore che io scriva qualcosa piuttosto che osservarti
Ho sempre odiato gli inizi, anche se si trattava solo di un tema, e ora sono qui, con mille pensieri e migliaia di avvenimenti da raccontare, incapace di esprimerli adeguatamente su una pagina che continua, maledettamente, a restare bianca. Per questo, ho deciso di scrivere e basta, senza sforzarmi di trovare parole che si incastrino perfettamente, senza costringere il fiume di concetti che mi scorre nella testa ad assumere una forma che sembrerebbe troppo forzata e innaturale. Ho deciso di scrivere per poter realizzare meglio ciò che mi è accaduto, per rileggere fra qualche tempo queste pagine e, magari, accettare gli eventi che mi hanno coinvolta di recente. So che, se mai queste parole finiranno in mano ad altri, nessuno potrà mai credere alle mie parole, perché neanche io riesco a crederci. Ciononostante, ogni cosa raccontata è accaduta per davvero.
Tutto ebbe inizio un piovoso giorno di Novembre, mentre stavo seduta alla TV a riguardare uno dei primi episodi della mia serie preferita: Merlin. Ero una ragazza normale, con una vita normalissima e, aggiungerei, monotona. Come stavo dicendo, guardavo un episodio della serie e, osservando gli stupendi occhi di Artù, ricordo che pensai: “Come sarebbe bello poterlo avere vicino, conoscerlo e parlarci”. Un desiderio che, sono sicura, hanno espresso in tante altre davanti alla TV. E allora, perché tutto questo non è capitato a loro? Perché proprio a me? Guardai l’orario, e notai che erano le 22.22. Lì per lì, non vi feci caso. Finito l’episodio, mi lavai i denti e andai a letto, perché la mattina seguente avrei dovuto svegliarmi presto per andare all’Università. Avrei dovuto … mai come adesso il condizionale è d’obbligo!
La mattina successiva non mi svegliai, come al solito, nel mio comodo lettino. Al risveglio, infatti, mi ritrovai in un letto più piccolo e più scomodo. Non realizzai la gravità della situazione, finché, girandomi di lato, non vidi un ragazzo che mi osservava con uno sguardo irritato e, insieme, incuriosito. Strizzai gli occhi più e più volte, incapace di credere a colui che avevo davanti. Non era possibile … eppure lui era là. Merlino mi fissò, anche lui incredulo.
“Cosa ci fai nel mio letto?” mi domandò, un po’ irritato dalla situazione.
“Dove siamo?” chiesi io, alzandomi frettolosamente ed inciampando nel lenzuolo.
Caddi rovinosamente all’indietro, finendo proprio tra le sue braccia; lui mi afferrò e disse: “Che domande fai?! Siamo nel castello dei Pendragon e, più precisamente, nella mia stanza!”
A queste parole, mi liberai dalle braccia di Merlino e mi affacciai fuori dalla porta della sua camera. All’esterno, vidi Gaius intento a mescolare il contenuto di varie fialette, forse per creare dei rimedi medici.
Non poteva essere possibile … stavo sicuramente sognando …
Eppure, ero lì: ero finita all’interno del telefilm.
    

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Capitolo 2
*** Ritardo la colazione di Artù ***


“Hai intenzione di spiegarmi chi sei o no?” sbottò Merlino, facendomi quasi prendere un infarto. Era passata almeno mezz’ora dal mio brusco risveglio, e non avevo fatto altro che girare intorno alla stanza borbottando tra me e me. Il povero ragazzo era chiaramente confuso, e non potevo dargli torto. Decisi di provare a spiegargli ciò che era accaduto, sperando che lui, dati i poteri che possedeva, tirasse fuori una soluzione a quel problema.
“Vedi, Merlino, io …” iniziai a dire, sedendomi sul suo letto.
“Come fai a conoscere il mio nome? Non mi sembra di averti mai vista” mi interruppe.
“Hai ragione” gli dissi. “Ma io ho visto te, conosco il tuo passato e gli avvenimenti che verranno.”
“Sei una maga?” tentò di indovinare, sbarrando gli occhi e mettendosi sulla difensiva.
“No, non ho alcun potere” lo rassicurai io, scuotendo la testa con convinzione. “Vengo dal futuro … o meglio, da un’altra realtà.”
“Cioè?” domandò lui, sempre più confuso. Mi squadrò con circospezione e cominciai a sospettare che mi credesse pazza.
“Come posso spiegarti?” dissi, rivolta più a me stessa che a lui. “Vengo da un’epoca in cui esiste un aggeggio chiamato televisione: è una superficie a forma di rettangolo” spiegai, disegnando la figura con le mani nel vuoto, “all’interno della quale vengono trasmesse delle immagini. Dentro questo aggeggio ho visto alcuni episodi della tua vita.”
Sperai di essere stata abbastanza chiara, anche se il volto di Merlino mi rivelava il contrario.  
“Senti, non ho tempo di ascoltare queste sciocchezze!” sbottò contrariato, dirigendosi verso la porta della stanza. “Quello zuccone del principe aspetta la sua colazione, ed io sono già in ritardo.”
“Si, lo so: appena entrerai nella sua stanza, Artù ti ricoprirà di insulti e ti colpirà con il primo oggetto che gli capiterà tra le mani” cantilenai con aria saccente. “Probabilmente con un cuscino!”
“Va bene, adesso mi stai spaventando” disse lui, tornando da me con una brusca retromarcia. “Come diavolo fai a sapere certe cose?”
“Te l’ho detto: ti ho visto in televisione!” ripetei io, quasi seccata.
“Come faccio a credere a delle simili assurdità?” mi chiese.
“Visto che la metti così, cercherò di essere più chiara” mi alterai. “Ti chiami Merlino e sei un mago, vivi con Gaius, un medico che un tempo praticava la magia, e sei il servitore del principe Artù.”
“Shhhhh!” mi rimproverò, tappandomi la bocca con una mano. “Come fai a sapere queste cose? … Si, lo so: mi hai visto in televisione, ma … chi mi assicura che tu, in realtà, non sia una fattucchiera che pratica la magia oscura?”
“Aggiungo che spesso scendi nei sotterranei a parlare con un drago incatenato” tentai io, pregando intensamente, nonostante sia contrario ai miei principi, che l’animale si trovasse ancora lì.
“Va bene, ti credo” si arrese lui, alzando le braccia in alto. Poi si sedette sul letto accanto a me, portandosi una mano alla fronte e assumendo un atteggiamento pensieroso. “Ora cosa facciamo?” mi chiese dopo qualche secondo.
“Lo domandi a me?! Sei tu il mago!” dissi io.
“Sono in tremendo ritardo e Artù mi ucciderà!” dichiarò, alzandosi dal letto. “Ne parleremo più tardi. Intanto, vieni con me.”
Mi prese per mano e mi condusse fuori dalla stanza. Gaius aveva finito di sistemare i suoi rimedi e aspettava seduto ad un tavolino.
“Alla buon’ora, Merlino!” lo salutò. “E lei chi è?” aggiunse, guardandomi incuriosito.
“Lei? Oh,lei è … è …” esitò il ragazzo.
“Sono sua cugina” conclusi per lui, decidendo che, per il momento, era meglio mantenere il segreto.
“Giusto! Mia cugina” approvò lui, annuendo energicamente con la testa.
“Non sapevo che avessi una cugina” disse Gaius, sospettoso. “Quando è arrivata?”
“Stanotte” rispose Merlino. Non ero neppure certa che stesse dicendo una bugia. “Non ci avete sentito perché dormivate profondamente … russavate!”
“Russavo?” ripeté il vecchio, guardingo.
“Proprio così, russavate” confermò il ragazzo, trattenendo a stento una risatina.
“E come si chiama tua cugina?” chiese Gaius, furbamente. “No, non dirmelo tu: voglio saperlo da lui” mi bloccò, prima che potessi parlare.
“Il suo nome?” temporeggiò Merlino.
“Si, il suo nome … qual è?” volle sapere il vecchio.
Ci fu una pausa di qualche secondo: ero pronta a sentire il ragazzo pronunciare qualche nome orrendo, con il quale avrei dovuto presentarmi agli altri durante la mia permanenza lì.
“Si chiama Milena” disse Merlino. Mi voltai a guardarlo con gli occhi sgranati: come cavolo aveva fatto ad indovinare il mio nome? Sì, era un mago, ma non credevo avesse simili poteri.
Gaius si arrese, anche se non era ancora del tutto convinto, e mi invitò a mangiare qualcosa. Io rifiutai garbatamente: il mio stomaco era completamente chiuso per tutta quella situazione ma, anche se non lo fosse stato, non avrei assaggiato nulla di ciò che si trovava sul tavolino, dal momento che l’aspetto di quelle pietanze non prometteva niente di buono.
“Non abbiamo tempo per mangiare, Gaius” disse Merlino, tirandomi fuori d’impaccio. “Artù mi ucciderà.”
“Buona fortuna, allora” ci congedò il vecchio.
Merlino mi trascinò fuori e, tirandomi per la mano, mi condusse attraverso corridoi tutti uguali. Ok, lo ammetto, il mio senso dell’orientamento non è dei migliori; ma quello era proprio un labirinto dal quale non sarei riuscita ad uscire neppure con il gomitolo di Arianna!
Dopo alcuni interminabili minuti, il ragazzo rallentò e, vedendomi totalmente senza fiato, decise di concludere il percorso camminando.
“Come hai fatto ad indovinare il mio nome?” gli chiesi col fiato corto.
“Ti chiami davvero Milena?” domandò lui, bloccandosi e guardandomi con gli occhi sgranati. “Io ho detto il primo nome che mi è venuto in mente.”
“Credevo che avessi fatto qualche magia!” mi stupii io.
“Non ho questi poteri” disse lui. “Molto strano!” aggiunse tra sé. Poi, ricominciò a camminare.
“Mi chiamo Milena Morrango” mi presentai ufficialmente io, tentando di stargli dietro. “E vengo dal ventunesimo secolo.”
“Caspita!” esclamò lui. “E cosa fai nella tua epoca?”
“Sono una studentessa di Lettere” gli spiegai io. Poi, dal momento che non ottenevo risposta, aggiunsi: “Studio il passato, le tracce lasciate nel tempo da opere e uomini illustri.”
“Interessante!” commentò Merlino che, evidentemente, aveva la testa altrove. Si fermò, infatti, davanti ad una rampa di scale che portava nei sotterranei e disse: “Ti dispiace se scendo nelle cucine a prendere la colazione di Artù?”
“Io aspetto qui” dissi io, e lo vidi scomparire di sotto.
Ricomparve dopo qualche minuto, tenendo tra le mani un vassoio pieno di prelibatezze. Adocchiai subito un bicchiere di latte, e la fame si manifestò violentemente. Merlino seguì il mio sguardo ed individuò l’oggetto del mio interesse.
“Tieni, bevilo tu” mi disse, porgendomi il bicchiere. “Artù ha cibo sufficiente a sfamare un esercitò!”
“No, non voglio dargli altri motivi per rimproverarti” rifiutai io. “Chiederà spiegazioni.”
“Ed io gliele darò!” mi rassicurò lui.
Continuammo a camminare verso la stanza del principe. Io svuotai il bicchiere in pochi secondi e lo restituii a Merlino.
Ci fermammo davanti ad una grande porta riccamente decorata. Il ragazzo inspirò profondamente ed entrò nella stanza, uscendone subito dopo per evitare una serie di oggetti lanciatigli da Artù.
“Dove diavolo eri finito, incapace di un servo?!” gli urlò contro il principe. “Sono ORE che ti aspetto!”
“Sono in ritardo solo di mezz’ora!” lo corresse Merlino, rientrando cautamente nella stanza. “La colazione non era ancora pronta e ho dovuto aspettarla. Mi avete fatto perdere del tempo prezioso!” aggiunse, mentendo.
“IO avrei fatto perdere del tempo a TE?!” disse Artù con sarcasmo. “Perdonami, che stupido che sono: come ho potuto paragonare il tempo di un principe a quello di un servo?!”
“Siete perdonato!” concesse Merlino.
Gustandomi la scena nascosta di fuori, mi meravigliai di quanto quel ragazzo fosse geniale e sfrontato.
Un cuscino oltrepassò la testa del poveretto e finì sul pavimento accanto a me, strappandomi una risatina che soffocai prontamente.
“Volete finirla di lanciarmi addosso ogni oggetto di questa stanza” sbottò Merlino. “Finirete col farmi cadere la colazione.”
Il servo posò il vassoio sul letto del principe e attese.
“Dov’è finito il mio latte?” sbraitò Artù. Ecco, è finita, pensai.
“L’ho dato a Gaius” inventò Merlino.
“A Gaius???” gli fece eco il principe.
“Si, a Gaius” confermò il servo. “Era molto debole e sono tornato indietro a portargli il bicchiere. Anche per questo sono arrivato in ritardo.”
“Merlino, esci da questa stanza prima che io ti colpisca con qualcosa di più pesante” consigliò Artù che, chiaramente, non aveva abboccato alle parole del ragazzo.
Il servo non se lo fece ripetere due volte, e si diresse verso la porta.
“Ah, Merlino?” lo richiamò il principe.
“Cos…?” cominciò lui. Ma non riuscì a terminare la parola: le uova strapazzate, che poco prima si trovavano sul vassoio della colazione, volarono attraverso la stanza e colpirono in pieno il povero ragazzo. A stento io riuscii a soffocare una fragorosa risata.

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Capitolo 3
*** Mi faccio prestare un abito da Gwen ***


“Non dire una parola!” sbottò Merlino. Era uscito dalla stanza di Artù e, senza nemmeno guardarmi, si era diretto verso le stanze dove viveva con Gaius. Io lo avevo seguito, tentando di stargli dietro e di soffocare dei continui accessi di risate.
“Hai intenzione di ripulirti?” gli chiesi ridacchiando con una mano davanti alla bocca, mentre tenevo lo sguardo fisso sul percorso per non ridere del suo aspetto buffo.
Lui non mi rispose e, dopo aver superato Gaius ignorandone le domande, si rinchiuse in camera sbattendo la porta.
“Tranquilla, gli passerà” mi rassicurò il vecchio, invitandomi a mettermi comoda.
Merlino ricomparve dopo circa un’ora, ripulito e risistemato.
“Cosa fai lì seduta?” mi urlò. “Non dovevamo stabilire come riportarti a casa?” aggiunse, vedendo che Gaius non si trovava nella stanza.
“Aspettavo te!” gli ricordai io.
“E allora muoviti, vieni con me!” mi incalzò.
Capii, in quel momento, come doveva sentirsi Merlino a subire continuamente quel comportamento da parte di Artù. Decisi, pertanto, di non replicare.
“Dove stiamo andando?” gli chiesi.
“Dal drago che è incatenato nei sotterranei” mi rispose.
A quelle parole, per la prima volta da quando mi ero svegliata nel telefilm, fui presa da un’enorme eccitazione: non solo avrei visto un drago… avrei conosciuto QUEL drago!
Seguii Merlino in preda all’agitazione, impaziente di arrivare da Kilgharrah. Più volte ricordai a me stessa che non avrei mai e poi mai dovuto pronunciare il suo nome, che non era ancora stato rivelato.
Dopo aver addormentato gli uomini che stavano di guardia nei sotterranei, Merlino mi portò al cospetto del Grande Drago e, finalmente, lo vidi. Era maestoso, enorme, gigante, mostruoso, ma era bellissimo! Nei suoi occhi c’era un’immensa tristezza, causata da anni e anni di prigionia, e non potei non provare una grandissima pena per quella creatura che, sapevo bene, prima di morire avrebbe vissuto in libertà un tempo troppo breve. Kilgharrah mi guardò intensamente e a lungo, ed io non riuscii a distogliere lo sguardo. Quando parlò, capii che sapeva ogni cosa.
“Ti aspettavo, Milena” mi disse.
“La conosci?” si stupì Merlino.
“Il suo arrivo qui è scritto nel destino” disse semplicemente il Drago.
“Come faccio a farla ritornare a casa?” chiese il ragazzo.
“Lo capirete quando sarà il momento” rispose Kilgharrah. “E sarà tutto più chiaro” aggiunse.
“Come lo capiremo?” domandai io.
“Lo capirete” ripeté, con un tono che non ammetteva repliche.
Avrei voluto rimanere lì con lui, consolarlo e parlare del futuro che attendeva Merlino e Artù, ma capii che non sarebbe stata la cosa giusta. Sentii che solo un Signore dei Draghi poteva parlargli da pari a pari, ed io non lo ero. Gli voltai le spalle ed imboccai la strada di ritorno.
Merlino mi seguì.
“Perché non hai insistito?” mi domandò. “Ci avrebbe detto di più.”
“Credimi, non lo avrebbe fatto” gli assicurai.
“E ora cosa facciamo?” chiese.
“Non lo so” ammisi io.
“Proverò a cercare qualcosa nel mio libro di magie” propose Merlino. “Se, nel frattempo, tu devi stare qui, conviene che indossi qualcosa di più appropriato.”
“Perché?” chiesi io. “Cos’ha che non va il mio abbigliamento?”
“Non è ciò che le donne di quest’epoca indosserebbero” mi fece notare. “Gaius sarà anche rimbambito al punto di non accorgersene, ma gli altri si faranno delle domande”.
“E dove pensi di trovare qualcosa per me?” volli sapere.
“Gwen” disse semplicemente lui.
Poi, mi prese per mano e mi trascinò all’esterno del castello, attraverso le strette viuzze del villaggio circostante. Al nostro passaggio, molti si voltarono ad osservare il mio abbigliamento, cosicché potei verificare direttamente le parole di Merlino. Più occhi si posavano su di me, più veloce diveniva il mio passo, finché tirai un sospiro di sollievo una volta giunti a destinazione.
Merlino bussò alla porta e chiamò la ragazza.
“Entra pure” si sentì la sua voce dall’interno.
“Gwen, scusa se ti disturbo, ma avrei un favore da chiederti” disse lui, chiudendo la porta alle mie spalle.
“Dimmi pure” gridò la ragazza dalla stanza accanto. “Ma non dovresti essere da Artù?” aggiunse.
“Dovrei” confessò Merlino.
“Ho capito, siamo alle solite!” esclamò Gwen, entrando nella stanza dove noi l’aspettavamo.
Era davvero carina nell’abito semplice che indossava, e pensai che Artù doveva aver apprezzato proprio quella sua semplicità.
“Oh, vedo che hai portato un’amica” disse, notando la mia presenza.
“Lei è mia cugina Milena” mi presentò Merlino.
“Non sapevo avessi una cugina” disse la ragazza. “Comunque, piacere di conoscerti!” aggiunse, rivolta a me.
“Il piacere è mio” ricambiai il saluto.
“Gwen, Milena avrebbe bisogno di qualcosa di più appropriato da indossare” disse Merlino.
“In effetti, gli abiti che porta sono un po’ strani” notò la ragazza. “Ho giusto un vestito che credo faccia al caso tuo.”
Sparì nella stanza accanto e tornò poco dopo con un lungo abito rosa pallido, ricamato finemente e stretto in vita da una fascia color ciliegia. Era bellissimo … l’abito che, confesso, ho sempre sognato di indossare!
“È perfetto!” esclamò Merlino.
“Lo portavo qualche anno fa. Ora non mi va più” confessò Gwen. “Ma a occhio dovrebbe essere della tua misura” mi disse, invitandomi a provarlo.
“Ragazze, ora che la mia missione è compiuta tolgo il disturbo” si congedò Merlino. “Vado dal principe-testavuota!”
“Non dovresti trattarlo così” lo rimproverò Gwen sarcastica, le labbra incurvate in un sorriso.
“È lui che mi tratta male!” spiegò il ragazzo. “Chiedi a Milena cos’ha fatto stamattina, dopo che gli ho premurosamente portato la colazione a letto?”
“Gli ha lanciato addosso delle uova strapazzate” dissi io, di nuovo preda di accessi di risate. “Ma Merlino si è presentato nella sua stanza con più di un’ora di ritardo” aggiunsi.
“Ehi!” esclamò il ragazzo.
Io e Gwen non potemmo trattenerci oltre e ci piegammo in due dalle risate.
 
 
***
 
Uscito Merlino, indossai l’abito prestatomi da Gwen e constatai che era proprio della mia misura. “Ti sta davvero bene” dichiarò la ragazza, osservandomi. “Sembra fatto apposta per te.” Poi, aggiunse: “Vieni, ho preparato qualcosa da mangiare.”
Mi sedetti a tavola e Gwen fece altrettanto.
Mi sembra doveroso, a questo punto, aprire una piccola parentesi: io ho sempre avuto gusti sofisticati (diciamo pure difficili!) in fatto di cibo, e non ho mai e poi mai voluto assaggiare alcun tipo di verdura. Immaginate la mia faccia quando nel piatto mi sono trovata un miscuglio indistinto di vari ortaggi, alcuni dei quali non avevo mai visto! Non potevo rifiutare il cibo preparato con tanta premura dalla povera Ginevra senza ferirla. Pertanto, decisi di trattenere il respiro e ingoiare a forza tutto il contenuto del mio piatto, che in pochi secondi fu ripulito.
“Vedo che ti è piaciuto” disse Gwen, notando il piatto vuoto. “Se vuoi, ce n’è ancora.”
“Noooooo!” esclamai io, un po’ troppo velocemente. Quindi, aggiunsi: “Sono proprio sazia.”
“Va bene” disse Gwen, chiaramente sospettosa. E, probabilmente, lo divenne ancor di più quando mi scolai tutti d’un fiato tre bicchieri d’acqua pieni. Fortunatamente, non disse niente.
“Allora, da dove vieni?” mi chiese, dopo aver finito di mangiare.
“Da un piccolo villaggio più a sud di qui” inventai io. “È simile al vostro, ma noi non abbiamo un re.”
“E chi si occupa di mantenere l’ordine?” domandò incuriosita.
“Un uomo eletto da noi” spiegai io. “Lo chiamiamo sindaco.”
“Spero per voi sia come Artù!” esclamò Gwen. Poi, arrossendo, aggiunse: “Intendo un buon capo.”
“Oh no, non lo è di certo!” dissi io, fingendo di ignorare il fatto che la ragazza fosse diventata del colore di un pomodoro e pensando al mio sindaco, tutt’altro che giovane e bello.
“Che ruolo hai nel tuo villaggio?” mi chiese lei, cambiando velocemente discorso mentre il rossore scemava dal suo viso.
“Studio” dissi semplicemente, tralasciando i particolari per non cadere in errore. “E tu?”
Gwen mi raccontò di essere la serva di Morgana e che, fortunatamente, la principessa le aveva concesso la giornata libera perché era uscita a fare una scampagnata con Uther; sarebbe tornata soltanto in tarda serata.
Trascorsi con la ragazza due ore piene, cominciando a considerarla come un’amica. La aiutai a sparecchiare la tavola, nonostante le sue proteste, e a ripulire la casa.
D’improvviso, qualcuno bussò alla porta e Gwen corse a vedere di chi si trattava. Poco dopo entrò nella stanza accompagnata da Artù in persona, cogliendomi totalmente impreparata. Mi alzai velocemente da tavola e inciampai con la gamba di una sedia. Tentai di inginocchiarmi soffocando l’imbarazzo, e scoprii di non esserne capace; quindi mi rialzai e bisbigliai parole disconnesse: insomma, un disastro totale!
Artù mi osservò attentamente, poi sentenziò: “Scommetto che lei è Milena, la cugina di Merlino!”

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Capitolo 4
*** Ho una rivelazione scioccante ***


“Chi te l’ha detto?” domandai ad Artù con veemenza, in risposta alla sua osservazione. Poi, ricordandomi di avere davanti un principe, corressi: “Ehm cioè, come fate a conoscermi?”
Lui mi squadrò a lungo e con circospezione, forse decidendo se lasciar correre o mandarmi alla forca. Quindi, disse: “Ho visto quell’incapace di tuo cugino giusto il tempo di sapere del tuo arrivo qui. Poi, è scomparso nel nulla senza lasciar traccia. Sono passato a cercarlo da Gaius, ma non c’era; qui non c’è neanche. Mi rimangono due opzioni: o è stato rapito, e non mi dispiacerebbe, oppure si trova alla locanda. Per il suo bene, spero sia la prima!”
“Artù!” lo rimproverò Gwen.
“Credimi, Ginevra: è il servo peggiore che abbia mai conosciuto” sbottò lui. Poi, rivolto a me, aggiunse: “Senza offesa.”
“Nessuna offesa” assicurai io. Quindi, continuai: “Gwen, ti ringrazio per la tua ospitalità, ma si è fatto tardi: mi conviene tornare al castello. Artù, se dovessi vedere Merlino gli riferirò le vostre parole.”
Avevo deciso di andar via per lasciare quei due da soli, visto che in quel momento sentivo di essere il terzo incomodo. Ma, evidentemente, il principe non comprese il mio intento, poiché disse: “Ti accompagno io, Milena. Voglio vedere se tuo cugino è ricomparso o se mi tocca licenziarlo e trovarne uno più competente”.
Pensai che aveva ragione Merlino: quell’uomo era proprio una testa di fagiolo! Decisi, però, di non controbattere, visto che era già irritato a sufficienza. Salutai Gwen, ringraziandola ancora una volta, e uscii di fuori seguita da Artù.
“Come mai sei venuta a Camelot?” mi chiese il principe, una volta rimasti soli.
“Volevo rivedere Merlino” inventai, pensando che avrei dovuto istruire il mago affinché fornisse la stessa scusa.
“Allora hai qualche problema mentale!” sentenziò Artù. “Nessuno sano di mente potrebbe sentire la mancanza di quel buono a nulla.”
“È pur sempre mio cugino” scherzai io, ridendo un po’ troppo rumorosamente.
Perché stare con Artù mi faceva diventare imbranata? Lo guardai sorridere garbatamente e … cavoli, era davvero bello! I capelli biondi emanavano riflessi luminosi. Il sorriso si estendeva allo sguardo e non potei non rimanere incantata ad osservare l’azzurro intenso dei suoi occhi …
“Milena? Milena!” mi chiamò.
Tornai alla realtà e mi accorsi di essermi fermata lungo il percorso per osservarlo. Che vergogna!
“Scusami” dissi, rossa in volto per l’imbarazzo.
“Non importa” affermò lui, riprendendo a camminare verso il castello.
Un silenzio di tomba seguì quelle parole: entrambi eravamo troppo imbarazzati e procedemmo lungo il percorso senza fiatare.
Il silenzio venne, però, interrotto in modo brusco. Artù sfilò repentinamente la spada e affrontò un uomo che stava per attaccarci alle spalle. Io non fui altrettanto pronta: un secondo uomo mi portò di forza le mani dietro la schiena e cominciò a trascinarmi verso il bosco vicino. Artù ci notò e, dopo aver atterrato lo sconosciuto con cui combatteva, cominciò a inseguire il mio aguzzino. Ma non poté raggiungerci: qualcosa attraversò il tratto che mi separava da lui e lo colpì, scaraventandolo a terra e facendogli perdere i sensi. Mi voltai per capire da dove fosse provenuto quel potere e restai sconvolta nel vedere di chi si trattava: Mordred in persona stava in piedi ad osservarmi col braccio ancora sollevato. E a quel punto la paura divenne terrore. Cosa poteva volere da me il mago che di lì a qualche anno avrebbe ucciso Artù? Perché aveva mandato quegli uomini a rapirmi? Eppure sembrava così innocente, un bambino come tanti altri. Ad un certo punto, provai addirittura pena per lui che, sapevo, sarebbe morto troppo giovane. Poi parlò, e il terrore mi assalì nuovamente.
“Cosa aspettate, buoni a nulla?” si rivolse ai due uomini. “Portatela nel bosco. Ci stanno aspettando.”
Cosa aveva intenzione di fare? Avrei voluto chiederglielo, ma la paura mi aveva mozzato il fiato e non riuscivo a parlare.
Poi successe qualcosa. I due uomini, compreso quello che mi teneva prigioniera, caddero a terra privi di sensi ed io, finalmente libera, vidi Merlino avanzare con la mano puntata (passatemi il termine!) verso Mordred. Ingaggiarono una lotta intensa, ma il servo ebbe il sopravvento.
“Ci incontreremo ancora, Emrys” disse il bambino, rialzandosi da terra e ripulendosi. Poi scomparve nel nulla, e con lui i due uomini.
“Stai bene?” mi chiese il ragazzo, correndo verso di me.
“Sì” risposi. “Grazie a te.”
“Cosa volevano?” volle sapere.
“Non lo so” affermai io. “Non me l’hanno detto.”
“Vieni, torniamo da Artù” disse. “Se Mordred vuole qualcosa da te, dobbiamo assolutamente trovare un modo per riportarti a casa.”
Lo seguii, e trovammo il principe ancora steso a terra privo di sensi.
“Che bel cavaliere!” esclamò Merlino, sarcastico. “Se fosse per lui, saresti ancora nelle mani di quegli uomini.”
Poi, lo rialzò cautamente e … cominciò a schiaffeggiarlo. Pur nella drammaticità della situazione, la scena era davvero comica: se inizialmente lo scopo era quello di far rinvenire il principe, Merlino iniziò a prenderci gusto e continuò a prendere a schiaffi il povero Artù anche dopo che si fu ripreso.
“Merlino, che stai facendo?” volle sapere il ragazzo, fulminando l’altro con uno sguardo.
Il servo smise di schiaffeggiarlo e disse: “Artù, vi ricordate mia cugina Milena? Occhi castani, lunghi capelli ricci e castani? Beh, se non fossi intervenuto io, quegli uomini l’avrebbero portata chissà dove!”
“Milena!” si alzò di scatto il principe. “Stai bene?”
Stavo per rispondergli di sì, ma il mago fu più veloce ed esclamò: “Sta bene, ma non grazie a voi!”
Artù si rialzò da terra con l’aiuto del ragazzo. “Scusa” mi disse. Poi, rimettendo la spada nel fodero, ‘distrattamente’colpì con l’elsa lo stomaco di Merlino che stava dietro di lui.
“Oops, scusa!” gli disse con un sorrisino stampato sulle labbra. “Non ti avevo visto. Ho sentito solo il ronzio di un fastidioso moscerino alle mie spalle!”
“Scherzate pure” ribatté Merlino, piegato in due con una mano sullo stomaco. “Resta comunque il fatto che siete svenuto come una fanciulla!”
Due a zero per Merlino, pensai io. Artù, incapace di controbattere, finse di non sentirlo e si diresse verso il castello.
Lo seguimmo dentro, e ci scortò fino alla dimora di Gaius.
“Manderò degli uomini a fare la guardia, stanotte” disse.
“Non c’è bisogno, Artù” ribattei io.
“Non dormirei tranquillo pensandoti in pericolo” confessò. Poi, arrossendo, aggiunse frettolosamente: “Sei comunque la cugina del mio servo”, e andò via di corsa.
“Vieni, entriamo” disse Merlino. “Voglio vedere se riesco a trovare un modo per farti tornare nella tua epoca.”
Salutammo sbrigativamente Gaius e ci chiudemmo nella stanza del ragazzo.
“Stanotte dormirai nel mio letto” decise lui. “Io mi sistemerò su una branda di là.”
“No, non è giusto: è il tuo letto” obiettai. “Starò io sulla branda.”
“Non potrei permetterlo” replicò Merlino. “E poi, non ti conviene: Gaius russa!”
Mi guardò sorridendo, ed io non potei che accettare e sorridergli in risposta.
Risolta la questione, il ragazzo tirò da sotto il letto il libro di magia donatogli dal suo mentore e cominciò a cercarvi dentro qualcosa di utile. Fu interrotto, però, dallo stesso Gaius.
“Merlino, c’è qui Morgana che ti cerca” chiamò il vecchio. “Io esco un attimo per parlare con Artù” aggiunse.
Il ragazzo ripiegò in fretta il libro e lo ripose sotto il letto. Poi, uscì dalla stanza e  richiuse la porta alle spalle.
Io, curiosa di sapere cosa volesse la figliastra di Uther e se c’entrasse qualcosa con la comparsa di Mordred, socchiusi con cautela la porta e ascoltai le voci dei due maghi rimasti soli nella stanza accanto.
“Ho visto la scena dalla finestra” stava dicendo Morgana. “È stato Mordred, vero?”
“Sì, c’era anche lui” ammise Merlino.
“Ma cosa voleva da tua cugina?” domandò la strega. Era chiaramente molto agitata.
“Non lo so” rispose il ragazzo.
“Promettimi che non dirai di Mordred ad Artù” lo supplicò Morgana. “Ti prego, Merlino: promettimelo.”
“Prometto che non gli dirò nulla, per ora” disse il mago. “Ma se sarà necessario, lui saprà.”
“Merlino, cos’è che non mi stai dicendo?” volle sapere la ragazza. “Hai promesso che non ci sarebbero più stati segreti tra noi, quando ti ho rivelato il mio.”
Il mago non parlò e abbassò lo sguardo, cominciando ad osservare il pavimento.
“Lei non è tua cugina, vero?” indovinò Morgana, alzando con una mano la testa del ragazzo.
“Viene dal futuro” confessò Merlino, lasciandomi sconcertata. Come aveva potuto rivelarle il mio segreto?
“Dal futuro?” si stupì la ragazza. “Come ha fatto ad arrivare qui? Come si fa a riportarla indietro?”
“Non ho risposta a nessuna delle tue domande” disse Merlino, abbattuto.
“Potrei aiutarla io” propose Morgana. “Visto che ho … tu-sai-cosa?”
“Potresti essermi d’aiuto” accettò il ragazzo. “Ne parlerò con lei e ti farò sapere.”
“Lei sa di … me?” chiese la strega.
“Sì, sa tutto” confessò lui.
“Merlino, guardami” disse la ragazza. “Sai che tengo a te.”
“Morgana, non ho parole per descrivere quanto io tenga a te” disse, e poi la baciò.
Io rimasi scioccata, con la bocca spalancata. Mi accorsi solo in quel momento che Merlino si rivolgeva alla figliastra di Uther non con il voi, ma con il tu. Quando era accaduto? E perché? I due rimasero avvinghiati per qualche secondo. Fu Merlino ad interrompere il bacio.
“C’è Milena di là” si ricordò.
“Non mi importa” disse Morgana. “Hai detto che lei sa.”
“Non so se sappia pure di noi” rifletté il ragazzo. “Non ha mai detto nulla.”
“Merlino, sai che, se non fosse per Uther, rivelerei al mondo intero il mio amore per te” disse lei. “Il mio cuore sa che, un giorno, io e te usciremo allo scoperto. E, allora, saremo quello che tutti sognano.”
“Tu sei quella che io sogno ogni notte” le rivelò Merlino. E la ragazza si gettò nuovamente tra le sue braccia, baciandolo ancora una volta come se fosse l’ultima.
A quel punto, chiusi la porta e mi stesi sul letto. Mi serviva del tempo per accettare quella novità. Soprattutto, non avevo il diritto di essere spettatrice indesiderata di un amore che, persino conoscendo la loro storia futura, non poteva che farmi battere forte il cuore.

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Capitolo 5
*** Acquisto una nuova identità ***


Quando Merlino rientrò in camera, io finsi di essermi già addormentata finché lo sentii chiudere la porta. Ma ciò che avevo appena visto non mi fece chiudere occhio tutta la notte: mi girai e rigirai nel letto fino all’alba, quando Merlino entrò nella stanza e mi scosse violentemente.
“Che c’è?” gridai io, alzandomi di scatto.
“Scusa se ti ho svegliata”, disse il ragazzo, “ma è un’emergenza: dobbiamo raggiungere Gaius giù al ponte.”
Mi vestii in fretta (dopo aver fatto accomodare fuori Merlino!) e mi feci condurre dal ragazzo fino al luogo menzionato. Qui, vidi Gaius chino su un lenzuolo posto in terra. Rimasi scioccata quando  Merlino lo sollevò, rivelando ciò che ricopriva: il cadavere di un uomo.
“Come è morto?” chiese il ragazzo.
“Non ne sono sicuro” rispose Gaius.
“C’entra qualcosa tu-sai-che?” chiese Merlino al vecchio tutore, riferendosi chiaramente alla magia.
“Probabilmente” sentenziò Gaius. Poi, si rivolse a me come se si fosse appena accorto che ero presente: “Tu cosa ci fai qui? Non dovresti vedere queste cose”, e ricoprì in tutta fretta il cadavere.
“Lei è con me” disse Merlino.
“Perché l’hai portata? Conosce il tuo segreto?” chiese Gaius.
“Sì, sa tutto” ammise il ragazzo.
“Chi è, in realtà?” domandò il vecchio, che aveva sospettato di me sin dal primo momento.
“E va bene, vi rivelerò la sua identità” si arrese Merlino. Io gli rivolsi uno sguardo assassino, tentando di distoglierlo da quella folle idea: Gaius non avrebbe mai potuto credergli. “Lei è qui per indagare” concluse lui, tutto d’un fiato.
“Per fare che?” chiese Gaius.
“Per fare che???” feci eco io.
“È da tempo che si sposta di regno in regno, seguendo una serie di omicidi” mentì il ragazzo. “E alla fine è arrivata qui a Camelot, sapendo che sarebbe successo qualcosa.”
Ero scioccata: da dove aveva tirato fuori quella storia? Merlino mi guardava, comunicandomi con lo sguardo di reggergli il gioco.
“E così, i miei sospetti erano reali” commentò Gaius. Poi si rivolse a me, che a stento riuscivo a trattenere le risate: “È la verità?”
“Sì” mentii io, dopo un’altra occhiata assassina lanciatami da Merlino. “È da tempo che seguo le tracce di questi omicidi, spostandomi da un regno ad un altro. Sapevo che il prossimo attacco sarebbe avvenuto qui e, quando ho visto Merlino che usava i suoi poteri nel bosco per accendere un fuoco, ho capito che poteva aiutarmi a risolvere questo giallo”.
“Giallo?” ripeté Gaius, con sguardo interrogativo.
‘OOOPS’ pensai io. “È una parola che utilizzo per indicare ciò che non comprendo” inventai in fretta.
Gaius non sembrò molto convinto, ma decise comunque di accettare quella spiegazione.
“Sai come è morto quest’uomo?” mi chiese, sollevando nuovamente il lenzuolo.
“Ad un primo sguardo, il cadavere non mostra segni evidenti di colluttazione” cominciai io, memore della lettura e delle battute di tanti gialli. “Tuttavia, un’osservazione più attenta permette di notare una piccola bruciatura alla base del torace (l’avevo appena notato); particolare dal quale si evince chiaramente che quest’uomo …”
“… è stato ucciso dalla magia” concluse Merlino per me. 
“Tu hai capito quello che ha detto?” intervenne Gaius, rivolto al ragazzo.
“È un linguaggio tecnico” tentò Merlino, gli occhi spalancati. Mi accorsi solo in quel momento di essermi ispirata un po’ troppo ai racconti e ai film polizieschi.
“Ha ragione” si intromise una voce alle nostre spalle. “Lo utilizza chi ha a che fare spesso con situazioni di tale tipo.”
Mi voltai di scatto e vidi un ragazzo che, a occhio e croce, dimostrava di avere la mia età (non me la chiedete, perché non ve la rivelerò!). Aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, era poco più alto di me e, a parte i vestiti, sembrava più moderno di tutti quelli che avevo incontrato fino a quel momento.
“Voi chi siete?” gli domandò Gaius.
“Mi chiamo Meddorr” si presentò il ragazzo. “E, come la mia collega qui, indago su una serie inspiegabile di omicidi.”
‘Che strana coincidenza’ pensai io: Merlino si inventa per me un’identità da investigatrice e, subito dopo, compare un tipo che dice di indagare proprio come me. Qualcosa non quadrava, e quel tizio, dall’aria così misteriosa, non faceva che aumentare i miei sospetti. A giudicare, poi, dagli sguardi eloquenti che mi rivolgeva Merlino, anche lui era insospettito dal nuovo arrivato.   
“Collega, potrei parlare in privato con te?” mi chiese a quel punto il ragazzo.
Merlino mi faceva segno con la testa di rifiutare la proposta, ma io, ormai a mio agio nei panni di investigatrice, volevo vederci chiaro. Pertanto, accettai di seguire quel tipo strano e ci incamminammo senza una meta precisa, lasciando Gaius e Merlino sbigottiti.
“Vieni anche tu dal ventunesimo secolo, vero?” mi chiese Meddorr, senza preamboli.
“Lo sapevo che non eri di qui!” cantilenai io, saltellando sul posto. “Avevi qualcosa di moderno.”
“Come te, del resto” scherzò lui. “I vestiti non possono camuffare la nostra vera natura.”
“Ma come facevi ad esserne sicuro?” domandai io, curiosa.
“Ho sentito, senza volere, le tue parole riguardo lo stato del cadavere, e mi sembravano un po’ troppo di stile poliziesco!” confessò lui.
“Già, forse ho esagerato un tantino” scherzai io. “Ma che ci fai nel telefilm?”
“Quello che ci fai anche tu, credo” disse Meddorr. “Mi sono svegliato qui, ieri mattina. Non so come vi sia arrivato.”
“Proprio come me!” esclamai io, ritenendo la situazione sempre più strana. “Io mi sono ritrovata nel letto di Merlino.”
“Beata te!” commentò lui. “A me è andata male: mi sono svegliato nelle stalle accanto ad un cavallo non troppo pulito, non so se mi spiego.”
“Eccome!” esclamai io, ridacchiando a denti stretti. “E hai capito come tornare a casa?”
“Ci sto lavorando” disse lui. “Tu?”
“Ci sto lavorando!” gli feci eco.
“Milena, tutto bene?” si intromise Merlino, preoccupato.
“Sì, tranquillo” dissi io. “Meddorr viene dal ventunesimo secolo, come me.”
“Lui sa?” si stupì Meddorr, indicando Merlino.
“Sì, e mi sta aiutando a trovare una soluzione” gli rivelai io.
“E come mai è spuntato proprio ora?” chiese il mago, sospettoso. “Dove è stato fino ad ora?”
“Un po’ nelle stalle, nascosto, e un po’ nel bosco” sbottò Meddorr, risentito.
Merlino stava per replicare, ma io lo fermai: “Ora non è il momento di litigare, dobbiamo trovare insieme il modo per ritornare nel nostro secolo. Forse, Merlino, è per questo che non riuscivamo a far funzionare la magia: perché doveva essere presente anche Meddorr” tentai.
“È possibile” disse il mago, non troppo convinto.
“Potremmo riprovare stasera” proposi. “Magari coinvolgendo anche Morgana” aggiunsi.
Merlino mi prese per il braccio e mi tirò in disparte, dicendo: “Intanto, come fai a sapere di Morgana? E poi, davvero vuoi far entrare questo sconosciuto a palazzo?”
“Ma potrebbe essere l’unico modo per tornare a casa” dissi io, con aria supplichevole. “Possiamo farlo da qualche altra parte, se non ti fidi.”
“Possiamo vederci nel bosco” si intromise Meddorr, comparendo alle nostre spalle. “Lì non passa mai nessuno.”
“Per me va bene” accettai io, un po’ troppo incauta, beccandomi un’occhiata torva da parte di Merlino.
“Perfetto, allora” esultò Meddorr. “Ci vediamo stasera, al rintocco delle campane, proprio qui. Poi, vi condurrò io nel posto di cui vi ho parlato.”
Nonostante l’evidente contrarietà di Merlino, accettai senza remore la proposta dello sconosciuto, convinta che fosse l’unico modo per uscire da quel telefilm. In quel momento, non potevo sapere quanto mi sbagliassi.
 
Spazio autrice
Voglio scusarmi con tutti i lettori per la lunga attesa, soprattutto con Relie Diadamat che mi ha dato fiducia. In questi mesi sono stata straimpegnata e la fantasia si è messa in pausa. Ora sono tornata e spero di non annoiarvi ;)
Buon proseguimento e buona lettura!
 

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Capitolo 6
*** Prendo una brutta piega ***


Capitolo 6
 
 “Secondo me, tu sei completamente folle!” disse Merlino, per la milionesima volta dacché avevamo lasciato Meddorr per tornare al castello.
“Non lo diresti, se fossi al mio posto e questo fosse l’unico modo che avessi per tornare a casa” sbottai io.
“Sai che lo dico per te, Milena” replicò il ragazzo. “È troppo pericoloso e quel tipo non mi convince.”
“Non convince neanche me” ammisi io. “Ma abbiamo provato a modo tuo e non ha funzionato. Ed io sono stufa di indossare queste vesti strette e ingombranti” aggiunsi, sfogandomi del fatto che cominciavo a non sopportare quei vestiti che avevo sempre sognato di indossare.
“Va bene, ne parleremo stasera” si arrese Merlino. “Ora vado da Artù, prima che venga a …”
“Merlinooooooooooooo” si sentì urlare lungo gli ampi corridoi.
“Troppo tardi!” commentò il ragazzo.
“Eccoti finalmente, rospo inutile di un servo!” esordì Artù. “Ti cerco da più di mezz’ora, ma come al solito sembri svanito dalla faccia della Terra.”
“Ero con Gaius” si giustificò il mago, “e poi con Milena, qui nel castello. Non ho nulla da farvi, se siete così stupido da non riuscire a trovarmi!”
“Stupido io?!” disse il principe. “Se qui c’è uno stupido, quello sei tu, mio caro Merlino. E non venirmi a rifilare scuse stupide come te, perché non ci casco. Hai lasciato Gaius un’ora fa e poi sei sparito.”
“Ve l’ho detto, testa di fagiolo: ero qui con Milena” insisté Merlino.
“Ero qui con Milena” lo imitò Artù, con sarcasmo. “Ma è proprio questo il problema: TU DOVEVI ESSERE NELLA MIA STANZA AD ESEGUIRE GLI ORDINI!” aggiunse, urlando e scandendo ogni parola.
“Non c’è bisogno di gridare” disse il mago. “E poi, non sarebbe finito il mondo se, per una volta, aveste alzato le mani per fare qualcosa da solo!”
“Fila subito nella mia stanza,  Merlino” ordinò Artù, socchiudendo gli occhi e respirando profondamente per non esplodere. “Fila, prima che ti metta alla forca.”
Merlino non se lo fece ripetere due volte, e si diresse a passo svelto nelle stanze del principe.
Io rimasi sola con Artù, imbarazzata e incapace di parlare per timore di fare qualche altra figuraccia.
“Come ti senti, Milena?” mi chiese il principe, rompendo un imbarazzante silenzio. “Ti sei ripresa dopo ieri?”
“Sì, sto bene, grazie” riuscii a dire, arrossendo.
“Bene” disse lui, guardandosi intorno. “Beh, io … volevo scusarmi per essere svenuto” aggiunse, pronunciando l’ultima parola con tono di voce più basso.
“Non c’è problema, Artù” lo tranquillizzai io. “Alla fine, è andata bene, quindi …”
“… quindi, io sono stato inutile!” concluse lui, abbattuto.
“No, assolutamente” lo contraddissi. “Non siete affatto inutile, principe. Avete steso il primo uomo, e siete stato molto coraggioso ad inseguire quello che aveva preso me. Non avete colpa, perché siete stato colpito a tradimento.”
“Ti ringrazio, Milena” mi disse, sorridendo. Caspita quanto era bello! “Ora vado: meglio controllare tuo cugino, prima che combini qualcosa” aggiunse, strizzandomi l’occhio e congedandosi.
Io rimasi ferma ad osservarlo finché svanì dalla mia vista. Poi mi voltai per tornare negli alloggi di Gaius, ma per poco non mi prese un infarto: dietro di me comparve improvvisamente Meddorr, e il mio cuore saltò un battito.
“Cosa diavolo ci fai qui?” gli chiesi, toccandomi il petto.
“Scusa se ti ho spaventata” mi disse. “Volevo parlare un po’ con te, dal momento che con gli altri devo stare attento a non usare termini moderni.”
“Già” dissi io, che attenta non ero proprio stata. “Facciamo una passeggiata.”
Camminammo per qualche ora, parlando e ridendo come non facevo da giorni.
“Di dove sei?” mi chiese ad un certo punto. “Nel nostro mondo, intendo” aggiunse.
“Sono calabrese” gli rivelai io. “E tu?”
“Di Londra” mi disse.
Quella notizia mi fece impazzire: adoro Londra, e ci accordammo per vederci da lui una volta tornati nel nostro secolo.
Quando si fece ora di pranzo, lo invitai da Gaius per mangiare qualcosa con noi, e lui accettò volentieri. Merlino non ne fu contento, ma accettò quando gli dissi che in quel modo potevamo cercare di scoprire qualcosa di più sul suo conto.
“Allora, cosa hai fatto da quando sei arrivato qui?” gli chiese appena si fu seduto a tavola, contando sul fatto che Gaius si fosse allontanato qualche minuto per posare il tegame con il cibo avanzato.
“Mi sono nascosto nei boschi, cercando di capire come tornare a casa” disse Meddorr, tranquillamente.
“E cosa ti fa credere che io e Milena possiamo aiutarti?” domandò il mago.
“Non lo so” confessò lui. “Ma quando ho capito che a Milena era successa la stessa cosa, sentendola parlare stamattina con te e Gaius, ho pensato che insieme potessimo riuscire a tornare nel futuro.”
“Cosa ci facevi stamattina nel luogo del delitto?” domandai io, intervenendo nella conversazione.
“Cercavo Merlino” rivelò Meddorr. “Pensavo che la sua magia potesse aiutarmi.”
In quel momento arrivò Gaius, e dovemmo interrompere l’interrogatorio.
Il pranzo seguì tranquillo, anche se Merlino continuò per tutto il tempo a guardare Meddorr in cagnesco. Alla fine, lui tornò da Artù e io e Meddorr uscimmo per chiacchierare un po’.
“Verrai stasera?” mi chiede, ad un certo punto.
“Ci sto ancora pensando” confessai io.
“Devi fidarti di me” disse lui.
“Non so” gli rivelai, abbassando gli occhi.
Lui mi prese il mento e mi sollevo il viso, cosicché i nostri sguardi si incrociarono.
“Devi fidarti di me” mi ripeté. “Non ti farei mai del male.”
Io osservai i suoi occhi azzurri: sembrava che fossero sinceri, e mi infusero una certa tranquillità.
“Allora, verrai?” mi chiese di nuovo.
“Va bene, voglio fidarmi” decisi.
“Ti aspetto stasera” mi disse. “Non tardare” aggiunse, e mi lasciò il viso.
Continuammo a camminare lungo il castello, visitando dal vivo tutti i luoghi che avevamo sempre visto in tv; scoprii, infatti, che anche lui era un appassionato del telefilm.
“Sai che ho visto il drago” gli rivelai, sapendo che la notizia lo avrebbe entusiasmato.
“Davvero?” disse lui. “Porta anche me” aggiunse.
“Non so se è il caso” gli dissi, non sapendo ancora se potessi fidarmi di lui. “Ci vorrebbe Merlino. Meglio di no.”
“Perché no?” replico lui. “Ci impiegheremo solo qualche minuto.”
“No, Meddorr” ribadii io. “Merlino non vorrebbe che andassi senza di lui.”
“Ma non lo saprà mai” disse lui, sempre più insistente.
Io stavo per ribattere ancora, ma poggiai male il piede e una fitta molto dolorosa mi trafisse la caviglia. Stavo per cadere a terra, ma Meddorr riuscì a prendermi in tempo.
“Ti sei fatta male?” mi chiese.
“No, credo di no” dissi io, ansiosa di liberarmi dalla sua presa. L’insistenza che aveva mostrato nel voler vedere il drago mi aveva spaventata e, per un momento, mi sembrava di aver visto un bagliore crudele nei suoi occhi.
Provai ad alzarmi, ma il piede non ne volle sapere e ricaddi all’indietro tra le braccia di Meddorr.
“Deve essere rotto” sentenziò. “Ti porto da Gaius.”
Mi sollevò e si diresse verso gli alloggi del medico. Io tentai di ribellarmi, ma era così piacevole stare tra le sue braccia calde e forzute.
“Che è successo?” ci fermò la voce di Merlino.
“Ha inciampato e si è fatta male al piede. La sto portando da Gaius” gli spiegò Meddorr.
“Vieni” gli fece strada il mago.
Gaius mi controllò il piede e disse che avevo solo una piccola contusione. Dopo qualche minuto, Meddorr ci lasciò ricordandoci l’appuntamento per la sera.
“Non se ne parla, Milena” urlò Merlino, non appena il ragazzo se ne fu andato. “Continuo a non fidarmi.”
“Neanche io mi fido tanto” gli confessai io. “Ma dobbiamo andare in fondo a questa storia. Tu hai la magia, e lui non può farci niente.”
“Non ne sarei tanto sicuro, Milena” mi rivelò lui. “Secondo me, ha un piano ben preciso. E tu non sei nelle condizioni di affrontarlo.”
“Ma dobbiamo vedere cosa ha intenzione di fare” gli dissi.
“Andrò io” decise lui.
“Non permetterò che tu vada da solo” ribattei.
“Mi farò accompagnare da Artù” mi disse. “Gli ho detto di Meddorr e dei miei sospetti, tralasciando i particolari che non potevo rivelare.”
“No, Merlino” replicai. “Sono stata io ad accettare l’appuntamento, e non ho intenzione di lasciare andare voi due.”
“Non avrai scelta” mi disse lui.
“Sei pronto, Merlino?” chiese Artù, entrando in quel momento.
“Solo un attimo” rispose il ragazzo.
“Hai difficoltà nel trattenere Milena?” domandò il principe.
“No, nessuna difficoltà” disse lui, ridacchiando.
Io non riuscivo a capire cosa volesse dire, ma d’improvviso fui colta da un profondo torpore.
“Merlino” riuscii a dire, ricordando che il ragazzo mi aveva fatto bere un intruglio poco prima, dicendo che era per il dolore al piede.
“Buonanotte” mi salutarono Merlino e Artù, prima di uscire dalla porta e scomparire nei corridoi.
Io mi maledii, pensando che ero stata ingannata dallo stesso trucco usato da Gaius con Artù in una puntata della serie. Poi, crollai distesa.  

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Capitolo 7
*** Si aggiungono nuove rivelazioni ***


Capitolo 7
 
Il mattino seguente mi risvegliai di scatto, destata da un movimento del mio letto, e ai piedi dello stesso ritrovai seduto Meddorr.
“Mandare quei due idioti ad indagare sul mio conto?!” mi disse. “Non è stata una mossa saggia!”
“Dove sono Merlino e Artù?” gli chiesi, terrorizzata.
“Sono ancora vivi, tranquilla” mi rispose. “E forse lo resteranno, se mi seguirai senza opporre resistenza.”
“Chi sei, veramente?” dissi io. “E cosa vuoi da me?”
“Sono un mago” rispose semplicemente lui.
“Quindi, hai mentito sul fatto di provenire dal ventunesimo secolo?” dedussi io.
“In realtà, quella è l’unica cosa vera che ti ho detto di me” rivelò lui.
“Come è possibile???” domandai io.
“Fai attenzione al mio nome” mi disse. “Se sei brava con gli anagrammi, scoprirai che sono erede di un grande mago di questo secolo.”
“MORDRED!” capii io, dopo averci riflettuto su un bel po’ (gli anagrammi non sono il mio forte!).
“Proprio così” confermò Meddorr. “Sono il suo legittimo erede, il suo sangue scorre nelle mie vene, e non solo quello … ho tutti i suoi poteri.”
“Non può essere, la magia non esiste!” ribattei io.
“E cosa credi che sia quella praticata dal tuo amichetto Merlino?!” fece lui, sarcastico.
“Ma questo è un film!” sbottai io.
“Un film???” si stupì lui. “Ma allora, ancora non ci sei arrivata? Questo non è un film, sciocca ragazza … questa è la realtà.”
“Tu sei pazzo!” sentenziai io. “Merlin è un telefilm, e lo stavo guardando prima di finirci dentro, chissà come …”
“Non sei finita dentro il telefilm, cara Milena” replicò lui. “Tu sei tornata nel passato, all’epoca di Merlino e Artù. Non hai notato le differenze rispetto alla serie?”
“Beh, magari sono dovute al fatto che io e te ci stiamo intromettendo, modificando la storia!” tentai io. “E perché, poi, sarei dovuta tornare nel passato?”
“Beh, è semplice” rispose lui. “Per …”
“Meddorr, cosa diavolo stai facendo?” lo interruppe una voce, fuori dalla stanza.
La porta si aprì e irruppe all’interno uno degli uomini che aveva tentato di rapirmi qualche sera prima.
“Mordred ci sta aspettando” gridò l’uomo. “Non perdere altro tempo in chiacchiere.”
“Andiamo” acconsentì Meddorr. Mi tirò su violentemente per un braccio e mi trascinò fuori dal castello.
“Che ne avete fatto di Gaius?” gli chiesi io, notando la sua assenza.
“Sta bene” mi rispose Meddorr. “È stato convocato da Uther per un’altra morte sospetta.”
“Morte sospetta, sì” ridacchiò l’uomo che lo aveva interrotto poco prima. “Mordred ha fatto proprio un bel lavoro!”
“È stato lui?” mi indignai io. “Perché li ha uccisi?”
“Si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato” mi disse Meddorr, sarcastico.
“Siete dei …” li apostrofai io, elencando una serie di termini che non è opportuno citare in questa sede.
Ma nessuno dei due parve scosso dalle mie parole, anzi reagirono ridendosela di gusto.
“Puoi allentare la presa?” chiesi poco dopo a Meddorr, mentre ci addentravamo sempre più nel bosco. “Mi stai stritolando il braccio.”
“Sta’ zitta e cammina” mi disse lui, in tutta risposta.
Dopo quelli che parvero venti buoni minuti, finalmente l’uomo davanti a noi entrò in una grotta. Meddorr lo seguì, tenendomi sempre stretta, e mi trascinò lungo alcuni stretti passaggi all’interno. Ci fermammo, infine, dove la grotta si apriva su un fiume che scorreva al di sotto, e lì, legati l’uno all’altro e seduti in terra, vidi Merlino e Artù, quest’ultimo chiaramente privo di sensi.
Meddorr mi scagliò con violenza vicino ai due, ed io mi precipitai a verificare le condizioni di salute del principe e del suo fedele servo.
“Tutto bene, Merlino?” gli chiesi.
“Potrei stare meglio!” mi rispose, sorridendo.
“Cos’è successo ad Artù?” mi informai.
“Oh, sai com’è: sviene sempre quando c’è bisogno di lui!” tentò di sdrammatizzare. Solo allora notai che aveva la faccia ricoperta di sangue e lividi, mentre il labbro sanguinava copiosamente.
 “Emrys sta bene” disse una voce davanti a noi.
Alzai lo sguardo e notai Mordred mimetizzato nell’oscurità. Quando ne uscì fuori, vidi che non era più il bambino di qualche giorno prima, ma era il Mordred ragazzo dell’ultima serie.
“Ho fatto cadere Artù in un sonno incantato, per parlare più liberamente” mi disse.
“Come hai fatto a cambiare aspetto?” gli chiesi, meravigliata. “E perché Merlino è pieno di lividi?” aggiunsi, piena di rabbia.
“Non voleva rispondere alle mie domande” rispose con un’alzata di spalle, ignorando il primo interrogativo.
La sua totale indifferenza verso la situazione dei due mi fece adirare ancor di più, tanto che dovetti trattenermi per non saltargli addosso. (Ma, in effetti, quante possibilità avrei avuto, allora, di vincere in un corpo a corpo con Mordred?).
“Cosa volevi sapere da lui?” domandai, tenendo stretti i pugni dietro le spalle.
“La verità su di te” rispose lui.
“Quale verità?” mi stupii. “Ora hai me qui: lascia andare loro.”
“Non posso più farlo, sanno troppo” disse, come se fosse la cosa più scontata del mondo.
“Cosa hai intenzione di fare, allora?” lo spronai, irritata dal fatto che dovessi tirargli le parole fuori di bocca.
“Dipende da cosa farai tu” mi rivelò.
“Cosa vuoi che faccia?” chiesi io.
“Fammi vedere quanto sono grandi i tuoi poteri” mi ordinò, avvicinandosi un po’ a me.
“Quali poteri?” dissi, guardandolo stupita.
“Mi prendi in giro?” replicò, alzando un sopracciglio.
“Grande Mordred, penso che stia dicendo la verità” si intromise Meddorr. “Quando le ho detto che sono un mago, pensava che la prendessi in giro. Crede ancora di trovarsi in un telefilm diffuso nel nostro secolo”.
“Ma io mi trovo in un telefilm!” sbottai io, angosciata.
“Com’è possibile che non abbia ancora scoperto nulla?” chiese Mordred a Meddorr, ignorandomi totalmente.
“Forse non ha ancora sviluppato a pieno i suoi poteri” tentò Meddorr. “Forse la sua magia ha bisogno di più tempo per sprigionarsi.”
“Quale magia? Di cosa state parlando?” cercai di capire, voltando lo sguardo dall’uno all’altro.
“Forse hai ragione sui suoi poteri, Meddorr” concesse Mordred. “Ma la profezia ha previsto il suo arrivo, e non posso permetterle di cambiare ancora la mia storia. La farò fuori qui ed ora, senza aspettare che la sua magia si riveli”.
“Ma Mordred, pensateci” tentò Meddorr. “È un’occasione da non farsi sfuggire. Pensate se tutti quei poteri fossero vostri: non avreste più alcun avversario, neanche Merlino”.
“Merlino non può vincere senza l’aiuto di un discendente” lo corresse Mordred. “È destinato a perdere miseramente”.
“Mi volete spiegare cosa sta succedendo?” li interruppi io, urlando per farmi notare.
Mordred si voltò lentamente verso di me, guardandomi con disgusto come se fossi una mosca su un piatto di pasta.
“Milena Morrango, tu sei la discendente di Merlino e Morgana” mi rivelò. “Saresti stata una maga potentissima se i tuoi poteri si fossero sprigionati, ma non avrai il tempo di diventarlo. Addio!”
L’ossigeno cominciò a mancarmi e mi portai d’istinto le mani al collo. Mordred mi puntava una mano contro e stava usando la magia per farmi soffocare.

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Capitolo 8
*** Ritorno al presente ***


Capitolo 8
 
Stavo soffocando, lentamente le forze svanivano dal mio corpo insieme con l’ossigeno. Tentai di oppormi, di manifestare i poteri che Mordred sosteneva avessi, ma non riuscii neppure a muovermi e, poco a poco, cominciai ad abbandonarmi fino ad arrendermi alla morte. Stava arrivando, la potevo sentire; la vista mi si offuscò, mi accasciai a terra e persi i sensi.
Mi risvegliai poco dopo e, aprendo gli occhi, vidi Merlino che mi osservava preoccupato.
“Sei morto?” gli chiesi.
“No, sciocca, e non lo sei neppure tu!” mi rivelò, sorridendo.
Scattai a sedere con tale velocità, che per qualche secondo vidi tutto offuscato.
“Non dovresti fare movimenti bruschi, sei ancora debole” mi disse Merlino, rigettandomi contro il cuscino. “Gaius ci ha impiegato un po’ per farti rinvenire” aggiunse.
“Cosa è successo?” gli domandai a bruciapelo.
“Mentre Mordred era occupato ad ucciderti, io mi sono slegato e ho usato i miei poteri per stenderli tutti” mi spiegò lui. “Non se lo aspettavano, quindi sono riuscito a sopraffarli senza difficoltà; ma non passerà molto prima che tornino all’attacco.”
“Lo so” dissi io. “A quanto pare, ritengono che io sia qualcuno che, palesemente, non sono. Chissà perché …”
“Milena, mi dispiace dirtelo così” cominciò Merlino, “ma tu sei quella che loro credono tu sia.”
“Ma cosa stai dicendo?!” esclamai io, ridacchiando.
“Milena, è vero: tu sei una maga” disse lui, serio. “Probabilmente, la maga più potente di tutti i secoli.”
“Io, una maga?!” dissi, guardandolo scettica. “Non puoi dire sul serio, Merlino. Avrei usato i miei poteri per liberarci da Mordred, se lo fossi stata!”
“Ancora non hai i poteri” spiegò lui. “Non so il perché, è molto strano.”
“In che senso ‘è molto strano’?” gli chiesi. “Merlino, cosa sta succedendo?”
“Quando sei comparsa nella mia stanza qualche giorno fa, non ho capito subito chi fossi” cominciò a spiegare. “Ma il drago mi ha parlato di te, in passato. Allora, non compresi cosa volesse dire; ma, sentendo le parole di Mordred e Meddorr, tutto mi è risultato chiaro.”
“Sono felice per te, Merlino!” esclamai, sarcastica. “A me non è chiaro nulla!”
“Il drago mi ha parlato di una profezia” continuò il mago, come se non fosse stato interrotto. “Mi ha detto che Mordred sarà causa della morte di Artù, se non riuscirò a fermarlo prima. Ma ha aggiunto che Mordred non potrà vincere, se in mio aiuto giungerà dal futuro il mago più potente di tutti i secoli, discendente mio e di Morgana.”
“Discendente tuo e di Morgana?” gli feci eco io. “Ma voi non avete figli … e non credo li avrete mai!” aggiunsi.
“Morgana è incinta, Milena” mi rivelò Merlino, lasciandomi con la bocca spalancata. “Me l’ha confessato stamattina, ma lo sa già da due mesi.”
“Cosa? Ma non è possibile … voi non … lei diventa …” tentai, senza sapere più cosa dire.
“Credo che il problema stia nel fatto che tu creda ancora di trovarti in un ‘telefilm’” mi spiegò, sottolineando l’ultima parola.
“Non ti ci mettere anche tu, Merlino” feci io, arrabbiata. “Sono in un telefilm, perché voi avete lo stesso aspetto. Inoltre, lo stavo guardando prima di finire qui.”
“Per quanto riguarda il nostro aspetto, penso che tu ci veda così perché è così che ci conosci” disse il ragazzo. “Hai associato dei volti noti a delle persone che non hai mai conosciuto.”
“E va bene, mi trovo su Scherzi a parte, vero?” lo interruppi, cercando delle videocamere nella stanza.
“Guarda il tuo nome, Milena” fece Merlino, insistente. “Milena Morrango sta per Merlino-Morgana. Tu sei la nostra discendente, mettitelo in testa. E prima lo accetterai, prima potremo capire perché i tuoi poteri non si siano ancora rivelati.”
“Morrango è il cognome di mio padre” tentai io, disperata. “Allora, anche lui è tuo discendente?”
“Lo è” confermò Merlino. “Ce ne saranno stati tanti, nel corso della storia. Ma solo tu porti un nome e cognome che, anagrammati, formano il mio e quello di Morgana. Tu sei la maga della profezia.”
“Milena è il nome di mia nonna” disse di getto, un po’ scioccamente.
“Sì, ma solo tu porti un nome e cognome che, anagrammati …”
“… formano il tuo e quello di Morgana” conclusi io per lui. “E ora che si fa?”
“Si va dall’unico che possa aiutarci in questo momento” disse. “Andiamo dal drago.”
 
***
 
“Vi aspettavo” disse Kilgarrah, non appena ci vide spuntare.
“Cosa dobbiamo fare, ora?” gli chiese Merlino.
“La ragazza è finalmente giunta” disse il drago. “Si è compiuto ciò che era stato profetizzato. È tempo che la maga torni da dove è partita.”
“Ma non devo aiutare Merlino a sconfiggere Mordred?” mi intromisi.
“Devi” disse lui, semplicemente.
“Quindi, non devo tornare subito a casa” gli feci notare.
“Devi aiutare Merlino, tornando a casa” ribatté lui.
“Ma come?” chiesi io, che non vedevo il nesso tra le due cose.
“Lo capirai” rispose.
“Cosa dobbiamo fare?” domandò nuovamente Merlino.
“Conduci la ragazza e Artù al lago, e fai recuperare Excalibur al principe” ordinò. “Quando Artù sarà riemerso con la spada, tu, Milena, prendilo per mano e chiudi gli occhi, desiderando intensamente di tornare a casa. Quando li riaprirai, se tutto andrà per il meglio, capirai ogni cosa.”
“Ma io non voglio tornare” replicai. “Non ora, almeno. Devo aiutare Merlino.”
“Se non tornerai, non lo potrai aiutare” disse il drago, come se fosse la cosa più scontata del mondo.
“Non ho ancora i miei poteri” gli ricordai.
“Li avrai, quando avrete fatto come vi dico” ci rivelò. “La tua magia è legata ad Artù e ad Excalibur. Vedrai. Ora andate, e fate quello che vi ho detto.”
 
***
“Spiegami, Merlino: perché ho dovuto interrompere l’allenamento e seguirvi nel bosco?” chiese Artù, irritato.
Erano passate alcune ore da quando avevamo lasciato il drago, e Merlino, dopo aver alquanto faticato per convincere il principe a venire con noi, ci stava guidando verso il famoso lago in cui aveva gettato Excalibur.
“Ve l’ho detto, zuccone: pensiamo di aver individuato dove si nasconde Meddorr” rispose, seccato.
A quanto pare, così mi aveva raccontato Merlino, Artù aveva dimenticato tutto ciò che era successo la sera precedente, quindi il mago aveva dovuto inventare che aveva sorpreso Meddorr a parlare con gli uomini che avevano tentato di rapirmi.
“Ho capito, testa di fagiolo” replicò Artù. “Ma perché stiamo andando da lui solo noi tre e col buio? Non credo sia una mossa intelligente!”
“Vi ho detto anche questo” inventò Merlino, sbuffando. “Ho portato Milena per farle vedere che Meddorr è malvagio, dal momento che lei non ci crede. Non dobbiamo attaccarlo, ma solo spiarlo. Se però dovesse sorprenderci, ci sareste voi a difenderci.”
“Continua a sembrarmi una mossa stupida!” commentò Artù, e io non potei fare a meno di pensare che la storia inventata da Merlino non fosse adeguata: come avrebbe fatto a convincerlo a gettarsi nel lago per recuperare la spada?
Giungemmo a destinazione che già era buio; il lago era fantastico e risplendeva di una luce innaturale, mentre le lucciole volavano sulla sua superficie.
“E ora, Merlino?” domandò il principe. “Dov’è Meddorr?”
“Forse arriverà più tardi” mentì il ragazzo.
“Cos’è quel bagliore in fondo al lago?” mi intromisi io, per togliere Merlino dagli impacci.
“Cosa?” chiese Artù.
“Ho visto qualcosa che luccica” inventai.
“Forse è la refurtiva nascosta da Meddorr e i suoi” tentò il mago.
“Vado a vedere” dissi io, sperando che Artù proponesse cavallerescamente di gettarsi al posto mio.
Feci per buttarmi, ma il principe mi fermò.
“Vado io” disse, e si gettò.
Riemerse poco dopo con Excalibur in mano, e la portò a riva.
“Era una spada” ci disse. “Una spada perfetta. Chissà chi l’ha gettata nel lago …” disse tra sé, soppesando Excalibur.
Merlino mi fece segno di procedere e io, avvicinandomi ad Artù, gli presi la mano e la tenni stretta nella mia.
“Cosa fai?” mi chiese, distogliendo lo sguardo dalla spada.
Excalibur cominciò a brillare e io, approfittando del diversivo (il principe si era voltato a guardare la fonte di luce), chiusi gli occhi e desiderai con tutta me stessa di tornare a casa. Seppi che aveva funzionato ancor prima di aprire gli occhi. Mi sentii forte come mai nella mia vita e, attraverso gli occhi chiusi, notai che la luce si era intensificata: capii che era giorno e che, a giudicare dall’odore salmastro, mi trovavo sulla spiaggia. Sentii la mano di Artù scivolare nella mia e, aperti gli occhi, vidi che aveva perso i sensi.
“Finalmente è tornato!” esultò una voce.
Mi voltai indietro e vidi che a parlare era stato Merlino, non quello che avevo appena lasciato, ma un Merlino anziano, con barba e capelli lunghi e bianchi.
“Lo aspetto da molti, lunghi anni” aggiunse.
“Tu sei il Merlino che ho appena lasciato a Camelot?” chiesi, pur conoscendo la risposta.
“Sì e no” mi rispose. “Mettiamola così: ho spento molte candeline per arrivare a questo punto!”
Osservai il mare, assorta nei miei pensieri, e la città di Messina lì di fronte.
“Perché lui è qui?” domandai, indicando Artù.
“È tempo che Avalon risorga” mi rispose con semplicità.
“Allora era tutto vero” riflettei. “Attendi da secoli il suo arrivo, ma non doveva rinascere: Artù doveva giungere dal passato.”
“E perché ciò accadesse, erano necessari i poteri congiunti di Merlino e Morgana, di un nostro discendente, i tuoi poteri” rivelò il mago.
“Avalon dovrà risorgere tra Reggio e Messina?” domandai.
“Proprio così” confermò Merlino. “Mai sentito parlare del fenomeno della fata Morgana?”
“È quello per cui Messina sembra più vicina a Reggio?” tentai di ricordare.
“Sì, quello” disse Merlino. “La città che si vede vicina non è Messina, ma Avalon: freme per tornare a vivere di nuovo, e i suoi poteri si manifestano da anni così.”
“Ma dove si trova?” chiesi. “E come faccio a farla tornare?”
“Artù ed Excalibur sono essenziali” rivelò  Merlino. “Come anche i tuoi poteri. Quanto al luogo in cui è ubicata, il mito di Atlantide è in realtà quello di Avalon: si trova sott’acqua, nelle profondità più oscure e mai raggiunte da vita umana. Per quanto riguarda il modo per farla riemergere, toccherà a te scoprirlo: io non lo conosco. Ma sta’ attenta, l’impresa non sarà semplice: oltre a te e Artù, sono arrivati nel presente anche Meddorr e Mordred. Stanno riorganizzando le forze e, poi, attaccheranno. Sfrutta il tempo a disposizione per spiegare ogni cosa al principe, poi mettiti al lavoro: ogni attimo è prezioso.”
“Tu non mi aiuterai?” gli chiesi.
“Il mio tempo è scaduto” disse. “Il mio compito era accogliervi al vostro arrivo. Ora posso andarmene felice.”
“Ma io non posso farcela senza aiuto” replicai.
“Ce la farai” disse e, senza aggiungere altro, si immerse lentamente in acqua, sempre più giù, finché di lui non rimase più nulla.

TO BE CONTINUED
 

Angolo autrice
La storia è giunta al termine, ma lascio in sospeso il finale. Per il momento, preferisco prendermi una pausa. Se ne avete voglia, siete liberi di immaginare il prosieguo: mi farebbe piacere. Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e seguito “Ritorno al passato” e spero che la mia storia vi abbia permesso di trascorrere un po’ più lietamente il tempo che avete impiegato per leggerla. Mi scuso per le lunghe pause tra un capitolo e l’altro, ma gli impegni della vita reale non mi hanno permesso di scrivere con frequenza costante. Preciso che la storia è nata di volta in volta, e la trama non era stabilita sin dall’inizio: per questo motivo, alcuni caratteri che avevo previsto in un primo momento, poi non sono stati rispettati (vedi la coppia Gwen/Artù). Grazie ancora a tutti e alla prossima.
Flowerina
 

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