Baby sitting of love

di Milkendy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ma che ci fai qui? ***
Capitolo 3: *** Ribelle ***
Capitolo 4: *** S.O.S. ***
Capitolo 5: *** Andrew? ***
Capitolo 6: *** Problemi in vista ***
Capitolo 7: *** Sorprese al ristorante ***
Capitolo 8: *** Disastro a portata di click! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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BABY SITTING OF LOVE
 
PROLOGO
 
Victoria aprì gli occhi assonnata, disturbata da un rumore di piatti fastidioso dal piano di sotto.
Roteò gli occhi a si alzò lentamente, raccogliendo le forze che aveva quel primo mattino, s’infilò le ciabatte e scese le scale per andare a vedere chi o cosa osava turbare il sonno pacifico della ragazza.
«Victoria, già sveglia? Ieri sera sei andata a dormire alle tre, e sono solo le sei e mezza!» disse sua madre, chiudendo il lavello da cui usciva una piccola quantità d’acqua, vedendo la figlia avvicinarsi come uno zombie sonnambulo.
«Come faccio a dormire con tutto questo casino, secondo te? » rispose Victoria, vedendo Serena lavare i piatti.
«Scusami, solo che ieri sera non ho fatto in tempo perché ho avuto molto da fare. E poi lo sai, oggi traslochiamo, e dobbiamo preparare tutto in fretta»
La ragazza si diede una pacca sulla fronte, facendosi anche male, suo malgrado.
«E’ vero, come ho fatto a dimenticarmene?” brontolò. «Vado a fare la mia valigia»
«Non c’è bisogno, ci ho già pensato io. Invece vai a riposarti»
«Dormirò in macchina, non riesco a prendere sonno ora»
La madre la guardò con rimprovero. Così Victoria sbuffò e tornò in camera, sotto le coperte, a cercare di riaddormentarsi, cosa che successe solo dopo due minuti.
Quel giorno, il terzo delle vacanze estive, la famiglia Justice si sarebbe trasferita a Union, in Kentucky. Il padre, Zack Justice, aveva problemi di lavoro. La sua ditta a Los Angeles stava chiudendo, ma avrebbe riaperto a Union, quindi l’unica soluzione era trasferirsi. Per Victoria non c’erano problemi, aveva tante amiche che le sarebbero mancate, certo, ma non era preoccupata. Lei era molto estroversa, e non avrebbe per niente faticato a fare amicizia. E poi, qualche weekend, sarebbe tornata a Los Angeles per colmare la mancanza del suo paese.
Durante l’estate le riprese di “Eye Candy” si sarebbero fermate, quindi per tre mesi Victoria si sarebbe trovata in piena pace, anche se il padre cercava di convincerla a trovarsi un piccolo lavoro, magari come animatrice di una scuola d’asilo, dato che amava i bambini. La ragazza rispondeva sempre con un “Sì, forse”.
 
Quella mattina Josh dovette svegliarsi presto, per andare al lavoro.
Durante le vacanze, passava un po’ del suo tempo nel centro estivo “Magic Sun”, che si trovava a ottocento metri dopo casa sua.
In un certo senso era stato obbligato da suo padre, però siccome era stato abituato a badare a suo fratello Connor quando era piccolo, non aveva nessun problema con i bambini o ragazzi più piccoli di lui.
Partì presto a piedi e, appena arrivato, mise il cellulare in silenzioso, in modo da non essere disturbato.
Entrò e salutò il suo capo, Ellie, che gli mostrò quello che doveva fare.
«Tutto bene, Josh? Non ti ho visto ieri» le disse cordiale come sempre.
Tutti sospettavano che avesse una cotta per l’attore, ma chi non se ne innamora dopotutto?
«Avevo un po’ di malessere, ma oggi sto bene..» diede un’occhiata al foglio che gli era stato dato. «Che significa che domani devo andare in centro e sponsorizzare “Magic Sun”?»
«Giusto, ieri ne abbiamo parlato, ma tu non c’eri. Beh, domani fanno come una rappresentazione di tutti i centri estivi, e abbiamo pensato che puoi andare tu a sponsorizzare “Magic Sun”» rispose Ellie, che nel frattempo era andata dietro il suo bancone a sistemare delle carte. «Verranno persone un po’ da tutti i paesi qui accanto, verrà chi cerca lavoro, sia durante l’estate sia per tutto l’anno»
«Ammetto che è una bella iniziativa, ma perché proprio io?» chiese Josh.
«Proprio tutto ti devo spiegare?» disse lei ridendo. «Sei un attore, pensa quante persone attirerai! Tutti gli altri centri saranno vuoti, e tutti saranno da te. Non è egoismo, è che.. insomma, sai i pochi dollari che incassiamo. Ci sono solo una ventina di bambini, solo perché tutte le famiglie vanno nei centri più conosciuti»
«Su, Ellie.. Però non ho voglia di paparazzi per un giorno intero, mi chiederanno un casino di autografi»
«Oh, allora ti consiglio di portarti un pacchetto di penne, potresti finire l’inchiostro» Ellie gli fece l’occhiolino.
«Non è divertente»
«E dai, vedrai che ti piacerà»
«In cambio cosa ottengo?» domandò il ragazzo scherzando.
La ragazza sbuffò con il suo solito sorriso contagioso. «Ti offro una birra» borbottò.
«Vai così!» esultò Josh, andando poi a mettersi al lavoro.



Angolo autrice
Okay, okay, non uccidetemi.
So solo di essere completamente fusa.
Ieri sera girovagavo sui programmi che avevo registrato in televisione. Uno era "Victorious" e l'altro "Hunger Games". Da lì, diciamo, mi è partita una scintilla.
E se scrivessi una storia romantica tra Victoria Justice e Josh Hutcherson?
Sono una grande fun di entrambi, quindi fatemi sapere se vi piace o se è troppo esagerata, e cosa è esagerato, così modifico :)
Sarei contenta di qualche recensioncina. *-*
Non so quanto se riuscirò a postare il primo capitolo mercoledì prossimo, ma ci proverò.
Au revoir!
Un bacio,
Milkendy.
P.S. l'immagine l'ho creata io:)

 

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Capitolo 2
*** Ma che ci fai qui? ***


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MA CHE CI FAI QUI?
 
Il giorno dopo Victoria arrivò a Union. Non era molto diversa da Los Angeles, dove abitava in una villetta a schiera. Qui la casa sarebbe stata molto più grande, nonostante in famiglia fossero solo in tre.
Appena scesi dalla macchina iniziarono a scaricare le valigie e il camion del trasloco, che li aveva seguiti fin lì, rilasciava un’infinità di scatoloni che alla ragazza diedero la nausea.
Cercò di svignarsela, curiosa di vedere la sua nuova casa, ma il padre la vide subito.
«Non crederai mica di lasciare a noi il lavoro pesante?»
Victoria non rispose, imbarazzata, e iniziò a darsi da fare.
Quando ebbero finito, Zack Justice guardò la figlia osservare la casa in modo curioso.
«Ti piace?» domandò, avvicinandosi a Victoria, che osservava un vaso in vetro con dentro un paio di calle.
«Sì, ma questo non lo avevamo in casa. C’era già?» rispose la figlia riferendosi ai fiori.
«No, è un regalo di tuo zio Mark»
«Che gentile» si addolcì la ragazza, da sempre attaccata al fratello di suo padre, come fosse un secondo papà.
«Senti Victoria, non è per essere insistente.. però oggi fanno una manifestazione in piazza di tutti i centri estivi. Potresti andare e dare un’occhiata, poi potresti scegliere quello che ti sembra migliore e andare a lavorare anche tu» spiegò il padre con un sorriso speranzoso.
«D’accordo, vado» la figlia diede un bacio sulla guancia di Zack, si sistemò la coda e uscì di casa. In realtà non era andata per far contento il padre, ma perché, almeno, le cose nelle valigie e negli scatoloni le avrebbero sistemati gli altri.
Sì, insomma, Victoria era una ragazza molto pigra. Se doveva fare qualcosa di impegnativo, cercava a tutti i modi di svignarsela, ovviamente se non si trattava di recitare un copione.
Attraversò il vialetto e arrivata allo Stop rimase un po’ interdetta. C’era stata molte volte a Los Angeles, e conosceva abbastanza le strade, però guardando da quel punto non riuscì a capire quale fosse la strada giusta per arrivare in centro.
Si guardò intorno alla ricerca di cartelli stradali, ma poi si accorse di una ragazza, all’altro capo della strada, che camminava abbastanza velocemente.
L’attenzione di Victoria fu attirata dai suoi capelli, ricci e lunghissimi, di un colore rosso vivo. Le ricordò subito Ribelle, protagonista di un film omonimo della Disney. Portava una canottiera che lasciava intravedere il top nero sotto, dei pantaloni grigi lunghi fino alle ginocchia. Aveva dei sandali marroni, non allacciati bene, e teneva un ammasso di libri stretti al petto. La sua borsetta di pelle le arrivava fino alla coscia.
Victoria decise di attraversare la strada libera e chiederle un aiuto, ma dato che la ragazza andava decisamente di fretta, dovette accelerare il passo.
«Ehi, scusa!» gridò a un certo punto.
La rossa si voltò, con una faccia da opossum spaventato, come avesse visto il suo peggior nemico. L’attrice si sorprese del fatto che non fu riconosciuta, forse non aveva mai sentito parlare di Victoria Justice, ma lasciò perdere.
«Mi dispiace, ma ho fretta!» stava per ripartire, ma Victoria che stava arrivando di corsa, le sbandò contro, e i libri caddero per terra.
«Ma ca.. volo!» gridò la ragazza, che risparmiò la parolaccia per un soffio.
«Mi dispiace, scusa, sono un disastro» piagnucolò Victoria, che voleva suicidarsi per aver fatto una bellissima figura davanti a una sconosciuta. La aiutò a raccogliere i libri, e una volta sistemati, la rossa le parlò spazientita.
«Qualche problema?»
«Sì, dove posso raggiungere il centro?» domandò Victoria un po’ offesa dal suo comportamento.
«Ci sto andando pure io, ma sono in ritardo, quindi se vuoi fare la strada con me vedi di darti una mossa» disse frettolosa, alzando un sopracciglio in attesa di una risposta.
«Certo, grazie mille» rispose Victoria cercando di essere il più cordiale possibile. Mai infastidire le persone agitate, si ripeté nella mente. Lo sapeva per esperienza personale.
Camminando in modo veloce stile soldato in trincea, la ragazza cercava di dialogare con la sconosciuta dai capelli rossi.
«Come ti chiami?»
«Michelle»
«Posso chiamarti Ribelle? Assomigli molto a quella del cartone della Disney»
«No» fu la risposta secca di Michelle.
«Ah.. D’accordo. Beh, io sono Victoria Justice» continuò l’attrice, propensa a fare amicizia, anche se con quel soggetto sarebbe stato faticoso.
«E chi te l’ha chiest.. Oh, sei la tipa che si esibisce in quella serie televisiva stupida chiamata Victorio, o qualcosa di simile?» la rossa si fermò, specchiando i suoi occhi azzurri in quelli castani della ragazza.
Victoria sbarrò un attimo gli occhi, ma non rispose male, anzi.
«Sì, Victorious.. Manca molto al centro?»
Michelle non rispose, anzi, si risvegliò da quella specie di stato immobilizzazione e tornò a camminare alla stessa velocità di prima.
Dopo cinque minuti raggiunsero un viale di ciottoli con ai lati della strada due grattacieli, e poi, un poco più avanti, trovarono delle bancarelle con dei nomi di vari centri estivi di Union e dintorni.
«Ok, ora devo andare, ti saluto Vic.. Victoria» disse la rossa, strappando un sorriso.
«Grazie mille, non so come avrei fatto senza di te» rispose l’attrice, ricevendo un’occhiata un po’ incredula dall’altra, che poi si girò e corse dentro una casa color caramello.
Iniziò a passeggiare, osservando la varia gente e i vari banchetti, osservando i nomi, alcuni davvero orripilanti e mielosi, altri imbarazzanti o noiosi, ad esempio Sweet Kisses, Children from us, Kisses and games e altri da far venire il vomito.
A un certo punto delle persone notarono Victoria, soprattutto ragazzine, e strillanti corsero da lei per un autografo.
Sorrise e firmò con una penna prestatale da una ragazza, e per un attimo dimenticò quello che doveva fare: cercare un centro di baby sitting convincente.
«Victoria, guardi che qui c’è un altro attore!» esclamò una tipa, provocando strilli da quel gruppetto di ragazzine.
«Josh Hutcherson!» disse un’altra, mettendosi a saltare, e correndo verso una bancarella colma di persone, da cui proveniva un gran fracasso.
Victoria, meravigliata, sorrise incredula. Josh Hutcherson, non l’aveva mai incontrato, però aveva visto alcuni dei suoi film tra cui Hunger Games, e le erano piaciuti moltissimo, e lo stimava molto per la sua recitazione.
Si avviò seguita da sempre lo stesso gruppo di funs, che le sembrava una banda di politici pronti a fare una petizione, e la facevano ridere, ma cercò di trattenersi.
Le ragazze attratte da Josh la lasciarono passare in prima fila, meravigliate nel vedere una seconda attrice, ululando di gioia e ordinando autografi a destra e a manca.
Ma né Victoria né Josh prestavano loro molto ascolto. Si riconobbero subito. Lei guardò lui, e lui ricambiò lo sguardo. Poi lei andò dietro la bancarella e gli porse la mano.
«Josh Hutcherson, wow, non pensavo di trovarti qui!» esclamò.
«Nemmeno io, non mi era nemmeno passato per la mente! Ma che ci fai qui? Non stavi a Los Angeles?»
Nonostante non si fossero mai visti, le notizie giravano tra attori. Però lei non rispose, sciogliendo la stretta di mano e correndo ad autografare un foglietto di una ragazza che stava per scoppiare in lacrime.
Non ebbero molto tempo di parlare, perché le ragazze dall’altra parte non la smettevano di saltare e urlare, disturbando le altre persone, tutte adulte, che degli attori non sapevano nulla e si chiedevano perché mai tutte quelle ragazze fossero lì.
Dopo circa una ventina di minuti la gente iniziò ad andare, e Victoria e Josh ebbero il tempo di scambiarsi due parole.
«Finito le riprese di Hunger Games?» chiese lei, sedendosi sulla sedia del ragazzo, che aveva lasciata libera per lei.
«Sì, un po’ mi dispiace, ero e sono tuttora affezionato al cast»
«Certo, ti capisco.. Beh, è la prima volta che ti vedo e non t’immaginavo così!» disse lei per la quarta volta.
Il ragazzo portava una maglietta con il collo a V, un leggero filo di barba e la corporatura muscolosa, ma non esagerata.
«Ero troppo abituata a vederti in stile Peeta Mellark*»
Scoppiarono in una risata, poi Victoria ricordò del centro estivo.
«Allora, io mi sono trasferita qui a Union perché mio padre ha problemi di lavoro e, beh, sono venuta qui per una cosa e invece ne sto facendo un’altra» iniziò un po’ imbarazzata. «Mio padre insiste sul fatto che io mi prenda un lavoro qui, per quest’estate, magari come animatrice e.. »
Lui la interruppe.
«Vieni al Magic Sun!» cercò di convincerla lui.
«Magic Sun
«Sì, io ci lavoro»
«Uh, e quando potrei..?» domandò lei, interrotta di nuovo.
«Non ricordo molto bene come proceda, devi solo presentarti domani mattina dal mio capo, ti dirà tutto lei. Tieni, questo è il volantino, c’è la via e tutto ciò che devi portare» spiegò Josh porgendole un foglio che si apriva in quattro.
«Grazie mille, ci vediamo domani allora, ora è meglio che vada, sperando di ricordare la strada»
«D’accordo, ci si vede, ciao!»
Si salutarono con un’altra stretta di mano e Victoria s’incamminò verso casa sua, cercando di ripetere i passaggi che aveva fatto Ribelle. No, Michelle. Che tipa strana, quella.
Una scarica di adrenalina le attraversò il corpo. Nonostante fosse un’attrice anche lei, faceva un certo effetto vedere persone famose senza aspettarselo.
Sulla strada del ritorno incontrò altre persone che la riconobbero, e che restarono a frugare dieci minuti in borsa per trovare una penna, per poi accorgersi di non avere un foglio, decidendo così di farsi autografare sul braccio, e addirittura una ragazza sulla fronte.
Victoria sorrise, inspirando l’aria calda di quel mattino.
Era sempre più convinta che quella sarebbe stata una lunga ed indimenticabile estate. Se lo sentiva.




*Peeta Mellark: per chi non avesse visto Hunger Games, Peeta è il co-protagonista (esiste?), ovviamente interpretato da Josh Hutcherson

Angolo autrice
Eccomi, come dicevo sono qui, dopo una profonda giornataccia, ma dettagli!
Allora, intanto grazie alle recensioni e mi scuso per avervi tartassato in privata (ad alcuni) ma era una scommessa che se avessi perso ora mi ritroverei al verde, perché avrei dovuto pagare la pizza e una coca cola a tre mie amiche. prometto che non mi caccerò mai più in simili guai :)
Comunque, tornando al capitolo.. spero non sia troppo noioso o brutto, a me non convince molto, forse manca qualcosa, ma boh, ditemi voi, che siete più esperte di sicuro e vedete la storia sotto il punto di vista del lettore.
Nuovo personaggio: Ribelle. Ahaha adoro chiamarla così, scusate, Michelle.
E i nostri attori si sono incontrati! Amo quella parte (sì ammetto che è l'unica parte che mi convince del capitolo)
Non badate a questa velocità, ho aggiornato presto perché due giorni fa ho messo il prologo, mentre questo sarebbe il primo vero capitolo.
SPERO venerdì prossimo di mettere il secondo, ma questi SPERO sono veramente dubbiosi..
Non mi dilungo ancora, alla prossima!
Milkendy


 

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Capitolo 3
*** Ribelle ***


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RIBELLE

 
«Josh, sbrigati, è da mezz’ora che sei dentro quella dannata doccia e non ti decidi ad uscire» brontolava Connor impaziente, il fratello minore di Josh, facendo piccoli saltelli dietro la porta del bagno.
L’attore alzò gli occhi al cielo, ma non rispose, uscendo dalla doccia e iniziando ad asciugarsi velocemente.
«Perché non sei ancora andato in doccia, Connor? Tra venti minuti dobbiamo essere dalla zia»
Josh sentì la voce di sua madre dal corridoio parlare con suo fratello.
«Se Josh non si sbriga..»
«Ma entra!» gridò spazientito a un certo punto, circondando l’asciugamano alla vita e correndo in camera per finire di asciugarsi e vestirsi.
«Finalmente» sbottò Connor, sbattendo la porta del bagno non appena fu entrato.
«Josh, ti ricordo che tra cinque minuti devi essere al Magic Sun» disse suo padre passando davanti alla camera del figlio, che fece una smorfia.
Quando fu pronto, mise in bocca la brioche che sua madre aveva preparato accuratamente per lui e, senza salutare, uscì di casa.
Si diresse nel garage, si mise il casco nero e salì sulla moto.
Dopo un minuto era arrivato, ed entrò lasciando parcheggiata la sua moto sul retro dell’edificio, che conteneva anche un parco e una piscina.
Si meravigliò nel vedere tutte quelle macchine parcheggiate, di genitori che portavano al centro estivo i figli.
Entrò, travolto da un abbraccio caloroso di Ellie.
«Grazie Josh! Abbiamo ventisei nuovi iscritti!»
«Wow, ma è fantastico!» ricambiò la stretta del suo capo, e vederla sorridere veramente dopo un drastico inizio estate lo rendeva felice.
«In che reparto sono oggi?» domandò l’attore, appoggiando i gomiti al bancone.
«Piscina» rispose Ellie. «E avrai una nuova collega»
«Intendi Victoria?»
«Sì, come lo sai?»
«L’ho incontrata ieri» rispose lui allargando il suo sorriso.
«Che ci fai ancora qui?» domandò Ellie osservando Josh che picchiettava pensieroso le dita in una melodia fastidiosa.
«Mi estinguo!» rise lui, correndo nei camerini e prendendo un costume della sua taglia dentro uno scaffale e delle ciabatte di gomma.
Dopo averlo indossato, prese da uno scatolone dei materassini già gonfiati e giochi da lanciare in acqua. Dopodiché si diresse all’aperto, alla piscina.
C’erano i bambini dell’annata media, quindi cinque, sei e sette anni, con già quattro animatori che li facevano giocare o gli insegnavano a nuotare. Lo sguardo di Josh si posò su Victoria, intenta a consolare un bambino a cui gli era andata l’acqua nel naso durante un tuffo. L’attrice aveva i capelli raccolti in uno chignon e il suo costume mostrava la sua perfetta corporatura.
Josh si avvicinò, portando sottobraccio gli oggetti che aveva portato.
«Ciao!» esclamò appena fu lì.
Victoria si voltò e vide il volto sorridente del suo nuovo amico.
«Ehi!» poi si rivolse al bambino che le  tirava un braccio. «Per imparare a nuotare devi andare da Cedric, io non sono capace» e gli fece una carezza, per poi vederlo correre verso l’omone all’altro lato della piscina che spiegava ai bambini che volevano imparare come riuscire a fare le bolle.
«Sei già richiesta da molti bambini vedo» le disse Josh sedendosi in parte a lei e immergendo i piedi nell’acqua tiepida.
Lei non fece in tempo a rispondere che un gruppo di ragazzine più grandi, che con altri animatori giocavano a fazzoletto bandiera sull’erba, corsero dall’attore per fargli tutte le coccole possibili.
«Josh, mi sei mancato molto, è venuta anche la mia migliore amica perché c’eri tu come animatore» iniziò una, che sembrava la più grande.
«Sì, ma io sono qui da molto più tempo di Clarissa, e conosco meglio Josh» ribatté un’altra.
«Ma cosa dite voi due? Voi siete arrivate nel 2011, e Josh ancora non c’era, perché è arrivato esattamente quando sono arrivata io, cioè lo scorso anno!» s’intromise un’altra con l’aria da so tutto io.
«Dite quanto vi pare, ma Josh mi adora per i miei riccioli biondi!»
«Ma se sei castana!»
«Ho lo shatush biondo!»
«Ma sei comunque castana!»
«Tu non sai la storia dei miei capelli!»
«E dai, raccontamela!»
«Ragazze, ragazze, ragazze, calma!» borbottò Josh in prenda alle risate, le stesse risate che faceva Victoria da quando erano arrivate.
Le ragazzine urlanti si fermarono e guardarono l’attore con occhi sognanti.
«Non adoro nessuna più dell’altra. Vi adoro tutte allo stesso modo»
«Oh! Lui sì che sa essere dolce, non come te Clarissa!»
«Zitta anatra!» rimbeccò quella più grande.
«Ora basta litigare, andate a giocare, non è il vostro turno della piscina» disse Josh nel modo più dolce possibile.
Il gruppetto si attorniò a lui e lo abbracciarono insieme pacifiche, e lui diede un bacio sulla guancia a tutte, per accontentarle. Quando se ne furono andate, fece un sospiro di sollievo.
«E’ dura quando sei un attore»
In tutta risposta Victoria continuò a ridere, senza riuscire a fermarsi.
«Insomma, basta!» scherzò Josh, dandole una piccola spinta che la fece cadere dentro la piscina.
Victoria, che non sapeva nuotare, si attaccò al bordo, poggiandoci i gomiti e guardandolo con aria truce, mentre lui se la rideva di gusto.
«Ora siamo pari» le sussurrò all’orecchio, per poi alzarsi, prendere una rincorsa e tuffarsi al centro della piscina.
Poi si avvicinò a un gruppo di bambini che lanciava i cerchi colorati nell’acqua giocando a chi arriva primo vince.
«Li lancio io questi, voi preparatevi» disse mentre si posizionava con il primo cerchio che gli aveva dato un ragazzino dai capelli rossi e gli occhi azzurri.
Josh, al suo tre, lanciò il cerchio rosso che volteggiò nell’acqua smossa da chi stava nuotando.
I bambini partirono all’attacco, l’attore vide distintamente le loro azioni, e un ragazzino colpì in un movimento con il piede l’occhio del bambino rosso, che venne a galla con una mano posata sopra la botta. L’attore trattenne il respiro, colto alla sprovvista.
 
Nuotò da lui e lo prese tra le braccia, salendo la scaletta e avvicinandosi a un animatore che aveva messo un po’ di sabbia e aveva portato paletta e secchiello per due gemellini.
«Per favore, controlla il gruppetto con i cerchi» gli disse, indicando i ragazzini che ormai, venuti a galla, osservavano la scena con i sensi di colpa alle stelle, soprattutto per il bambino che aveva dato il calcio, ovviamente senza volerlo.
Josh, sempre con il ferito in braccio, entrò in infermeria, dove appena arrivato prese un asciugamano e si asciugò, in modo da non lasciare goccioline ovunque.
La donna che ci lavorava amava i bambini e appena vide quell’occhio nero si mise una mano davanti alla bocca.
«Per tutte le ferite! Ci penso io a questo bimbo!»
«Ma io sto bene» si lamentò il ragazzino seduto sul lettino dei malati, con una voglia matta di giocare.
«Ci vorrà poco» lo rassicurò Josh accarezzandogli i piedi in modo affettuoso.
«Chi è stato? Quel furbetto di Stevenson?» domandò l’infermiera.
«Non associo molto bene il viso dei bambini al loro nome, perché di solito io sono animatore del gruppo di quelli più piccoli, però credo di sì, vero?» chiese Josh al ferito.
«Sì, è stato Stevenson» ci fu un attimo in cui l’unico rumore era quello della signora Speed che medicava l’occhio e quello dei bambini che giocavano. «Come sai che è stato lui?»
«Perché tutte le volte che viene un bambino con qualche botta, è sempre stato Stevenson. Povero, quel ragazzo. Deve stare più fermo e controllare i suoi movimenti. Tu come ti chiami?» disse l’infermiera.
«Martin»
«Vuoi che chiamiamo la mamma, Martin? Così vai a casa e ti riposi?» domandò Josh. La regola era che quando un bambino si faceva male, bisognava chiamare il numero che quando ci si era iscritti si aveva lasciato ad Ellie.
«D’accordo» brontolò il bambino. «Però la mamma sta lavorando. È meglio se chiami mia sorella» disse, scendendo dal lettino per mano a Josh.
«Tua sorella è maggiorenne?» chiese. Un’altra delle regole era che il bambino doveva essere venuto a prendere da una persona sopra i diciotto anni.
«Sì, lo è» rispose Martin.
Arrivarono al banco di Ellie, all’entrata.
«Dobbiamo chiamare la sorella di Martin, ma di numero abbiamo solo quello di sua mamma nel registro»
Ellie controllò nel registro, nella categoria di bambini cinque, sei e sette anni, e dato che ce n’era solo uno di bambino di nome Martin, lo trovò subito.
«Giusto, abbiamo solo il numero di tua mamma» si rivolse il capo al bimbo.
«Ma io lo so a memoria quello di mia sorella» ribatté lui.
«Perfetto, allora scrivilo su questo foglio che la chiamo»
Dopo due minuti Ellie era al telefono e Martin era nei camerini a cambiarsi aiutato da Josh. Si rivestì con le stesse cose di prima e poi aspettò con lui l’arrivo di sua sorella.
Nel frattempo Victoria era tornata dalla piscina, si era asciugata e vestita al solito modo. Di solito la prima giornata di lavoro era una prova, e durava meno di chi già lavorava definitivamente.
«Allora Victoria, se hai deciso di lavorare qui, lascia una firma» spiegò Ellie porgendole un foglio.
Josh osservò l’attrice firmare, con un sorriso sulle labbra. Si rese conto che solo due giorni prima non la conosceva, eppure alla piscina si erano parlati come se si conoscessero da sempre. Ma dopotutto, era il carattere di entrambi: estroversi e sempre propensi a trovare nuovi amici.
«Ciao Josh, vado a casa, ci vediamo domani. Ciao Ellie e grazie tutto! Ciao..» la sua frase restò in sospeso come a chiedere il nome del bambino seduto vicino a Josh.
«Martin» disse lui con enfasi.
«Ciao Martin!» esclamò lei, dandogli un buffetto sulla guancia.
Nello stesso momento in cui aprì la porta, la stessa ragazza dai riccioli rossi del giorno prima stava entrando, quindi si scontrarono, e la borsa di entrambe cadde a terra spargendo sul pavimento tutto ciò che conteneva.
«Ribel.. Michelle! Ci troviamo anche qui! Oh mio Dio, non sai quanto mi dispiace! Sono una pasticciona!» gridò Victoria. Era la seconda volta che incontrava quella tipa e la seconda volta che faceva cadere qualcosa.
Si mise a raccogliere le sue cose, e Michelle fece lo stesso con le proprie, dicendo che non era successo niente.
Martin balzò in piedi.
«Sorellona!» e l’abbraccio, mentre lei era accucciata a sistemare la sua borsa.
«Martin, ciao, aspetta un attimo!» si alzò in piedi, dopo aver concluso il suo lavoro di raccatta oggetti, e lo prese in braccio guardandogli l’occhio preoccupata. «Ma quante ne combini tu?»
«E’ tuo fratello?» chiese Victoria.
«No, mio nonno» rispose a sua volta Michelle, con la bocca volta ad un sorriso divertito, andando da Ellie a presentarsi.
Josh rise per la risposta della rossa, osservando la faccia sconvolta dell’attrice.
«Direi che è proprio ora di andare a casa» disse Victoria roteando gli occhi e rivolgendo un sorriso a Josh, uscendo dal baby sitting. Il suo nuovo lavoro. Non vide l’ora di dirlo a suo padre.


ANGOLO AUTRICE
Eccomi qui! Scusate davvero tanto, mi dispiace che non sono riuscita ad aggiornare prima, però la scuola mi sta veramente distruggendo, e il capitolo l'ho finito proprio ora. 
Non succede nulla di esilarante, ma intanto abbiamo capito qualcosa di più su Ribelle. *risata malefica* Amo chiamarla così!
Preparatevi perché il prossimo capitolo sarà veramente un colpo di scena, in tutto e per tutto!
Per chi segue l'altra mia storia, se riesco aggiorno domani. Se riesco.
Un bacio e grazie a tutti per le recensioni, mi rendete davvero felice! <3
Milkendy


 

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Capitolo 4
*** S.O.S. ***


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S.O.S.

 
Victoria tornò a casa col sorriso sulle labbra. Trovò in giardino suo padre che parlava con dei signori sconosciuti, che dopo la ragazza riconobbe come i vicini del quartiere.
Aspettò che la loro conversazione finì, e quando se ne furono andati, raggiunse Zack, che stava rientrando.
“Papà! Non sai com’è andata!”
L’uomo si girò e la guardò curiosa.
“Tutto bene spero” rispose, grattandosi la nuca.
“Certo! Non poteva andare meglio! Ho conosciuto tanta gente che mi ha accolto alla grande e ho già fatto amicizia con i bambini!”
“Vedi, che ti avevo detto, Vicky?” e abbracciò la figlia, che sorrise. Dopodiché sciolsero l’abbraccio e andarono in cucina.
“La mamma?” domandò Victoria, iniziando ad apparecchiare la tavola, mentre il padre iniziava a cucinare.
“E’ andata a fare la spesa, dovrebbe tornare tra poco”
E improvvisamente la porta si aprì.
“Ecco chi arriva, parlavamo giusto di te” ridacchiò Victoria.
Serena, con tre borse colme di oggetti, la guardò con sguardo interrogativo.
“Victoria ha passato una mattinata fantastica al Magic Sun!” disse Zack orgoglioso, senza dare nessuna spiegazione alla moglie che ancora non aveva chiaro del motivo dell’esclamazione della figlia.
“Oh, sono proprio contenta!” esclamò poggiando le borse sul divano. “Ma ora gradirei un aiuto”
 
“Quindi hai un lavoro? Con Josh Hutcherson?” gridò per l’ennesima volta Sasha dall’altra parte della video chiamata.
“Sì! Ma non agitarti troppo, sai..” Victoria venne interrotta.
“Sono sicura al cento per cento che vi metterete insieme, negalo quanto vuoi Vic, ma lo so che ti piace!”
La ragazza la guardò storta.
“Andiamo, ti conosco! Siamo migliori amiche dal tempo dell’asilo, come vuoi che non riconosca ciò che provi anche con un’espressione attraverso un computer” continuò allegra, con la solita voce squillante e orgogliosa.
“Sasha, no.. Sarà di sicuro fidanzato, e non mi piace, quante volte dovrò ripetertelo ancora? Poi nemmeno lo conosco, di lui non so niente..” Victoria si morse un labbro, fissando l’amica che sbuffava, mangiando un panino.
“Non sei ancora a dieta tu?” chiese ridacchiando. Sasha aggrottò la fronte.
“Non parlarmene, mamma mi vieta qualsiasi tipo di dolce”
Victoria rise forte. La sua migliore amica non era grassa, ma un po’ più in forma di lei, e si ricorda quanto mangiava, dalla mattina alla sera. Il dottore le aveva consigliato una dieta per un’alimentazione più sana, ma Sasha non ne voleva sapere. A volte era più cocciuta di un bambino piccolo.
“Beh, raccontami che hai fatto con Josh” disse cambiando discorso.
“Ma che vuoi che abbia fatto? Niente! Abbiamo solo parlato, da perfetti..”
“Fidanzati!”
“No, sconosciuti forse è la parola giusta”
Un secondo sbuffo da parte di Sasha.
“Josh non mi interessa”
“Ma per favore.. Un attore gran pezzo di gnocco.. A te non interessa?”
“Si da il caso che anche io sia un’attrice”
“E allora? Anche le attrici possono essere innamorate degli attori!”
“Dai Sasha, è inutile parlare di Josh se di lui non so nemmeno..” si fermò, sentendo la suoneria del cellulare che indicava che gli era arrivato un messaggio.
“Chi è?” chiese la ragazza dietro lo schermo del computer.
“Ellie, il mio capo”
“Cosa dice?”
“Lasciami leggere!” sbottò Victoria.
<
Ellie>>
“Allora?” domandò curiosa Sasha.
“Nulla, solo mi avverte del mio orario di domani.. Sarà meglio che ceni in fretta e che vada presto a dormire, altrimenti domani sono uno zombie..”
L’amica si rattristò. “Mi manchi già, Vicky, vieni presto a trovarmi”
“Anche tu mi manchi, Sasha. Verrò presto, promesso. Il prossimo weekend sarò da te”
E attaccò la videochiamata, scendendo in cucina per cenare.
 
 
La sveglia del cellulare fa vibrare il comodino, accostato al letto.
Victoria aprì gli occhi, stiracchiando le braccia, mentre un sorriso le si dipinge sul volto stanco.
Si siede, prendendo il cellulare e spegnendolo, per poi riposarsi altri cinque minuti, al buio, per godersi gli ultimi momenti di silenzio della giornata.
Poco dopo però, sua madre entrò in camera e vedendola sveglia tirò un sospiro di sollievo.
“Pensavo stessi ancora dormendo. Cerca di muoverti o arriverai in ritardo” disse, accendendo la lampada, che fece chiudere velocemente gli occhi alla figlia.
“Sì, capo” rispose lei, stringendo i denti, sentendo sua madre uscire dalla porta.
Lentamente si abituò alla luce, si vestì e in un lampo fu pronta per fare colazione.
In cucina c’era solo sua madre.
“Papà è andato al lavoro?”
Serena annuì, versando il tè nella tazza della figlia. “Oggi devo fare molti giri in centro, quindi quando tornerai a casa non ci troverai, perciò portati le chiavi” spiegò la madre, mettendosi il cappotto, pronta per uscire.
“Adesso dove vai?” chiese Victoria.
“Dalla parrucchiera, ciao” e le diede un bacio sulla guancia, chiudendosi la porta alle spalle.
Finita la colazione, uscì anche lei, nel fresco della mattina estiva.
Pensò immediatamente a Josh, senza saperne il motivo. Pensò alla chiacchierata con la sua migliore amica e pensò che non doveva pensare a queste cose.
Ellie la accolse al baby sitting, una volta arrivata.
“Sono in ritardo?” chiese Victoria preoccupata.
“No, tranquilla, in perfetto orario. Oggi sarai con Josh nel reparto dei bimbi di tre anni. Ti dirà lui le attività da fare. Ti aspetta nella sala giochi, i bambini arriveranno tra poco”
La ragazza annuì agli ordini, e si guardò intorno cercando la sala giochi.
La trovò per caso, perché sentì la voce del ragazzo.
“Ehi, Josh” salutò con un sorriso, che si spense immediatamente, vedendolo scaraventare in terra il cellulare e correndo via.
Victoria avrebbe giurato su qualsiasi cosa che gli aveva visto una lacrima scendere.
Dopo un paio di secondi in cui era rimasta pietrificata, seguì la strada che aveva fatto, accorgendosi però che era uscito di fretta. Vide Ellie con una faccia preoccupata dietro il bancone.
“Ma cosa gli succede?” chiese, avvicinandosi.
Il suo capo la guardò amareggiata.
“Sua madre..” aspettò un attimo prima di terminare la frase, per controllare che erano sole.
L’attrice aspettava impaziente.
“Sua madre è morta, Victoria”



 
ANGOLO AUTRICE
Lo so, sono in perfetto ritardo, scusatemi moltissimo, non volevo, ma la scuola mi sta praticamente impedendo di venire qui su Efp! Prometto che appena ho altro tempo verrò ad aggiornare l'altra mia storia.
Comunque, andiamo al capitolo. Come vi sembra? Corto? Lungo? Medio? Io non so come giudicarlo, non mi piace molto, non mi convince.
Scusatemi anche se vi ho lasciato sulle spine! *ride di gusto* Certo non rido per la madre di Josh, però... se non succedeva questo la storia non poteva andare avanti.
Grazie alle recensioni e alle storie seguite/ricordate/preferite che aumentano sempre di più, così come le visite. Grazie grazie grazie :)
Fatemi sapere, a presto spero!!!
Milkendy♥

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Capitolo 5
*** Andrew? ***


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Andrew?


 
«Ma è uno scherzo?» chiese Victoria, con una faccia a dir poco sconvolta.
Ellie scosse la testa.
«Vado con lui!» esclamò l’attrice, che fece un passo indietro, ma la ragazza dietro il bancone la bloccò tirandola per la mano.
«Non puoi»
«E perché no? Pensa a come sarà triste» mormorò, e improvvisamente si domandò mentalmente perché si stava preoccupando così tanto.
«Per quanto questo possa sembrare un semplice lavoro educativo, ha la stessa importanza di chi è un politico. Josh è giustificato, tu invece devi restare. Vai a trovarlo oggi, è venerdì, non penso tu abbia problemi»
«Giusto. Vado a fare il mio lavoro allora»
«Ti chiamo qualcuno che venga al posto di Josh» la rassicurò Ellie, sparendo dentro la porta che aveva alle spalle.
L’attrice guardò l’orologio, tra cinque minuti i bambini sarebbero entrati, e lei non sapeva come affrontare la mattina di lavoro sapendo che il suo nuovo amico aveva perso la madre.
E di nuovo domande confuse vorticavano nel suo cervello.
Perché mi preoccupo per Josh?
Perché così tanto?

Lui non ha bisogno di me. Ci saranno già i suoi parenti a consolarlo, io non devo fare nulla per farlo stare meglio. Non posso fare nulla.
«Victoria? Mi ascolti?»
La ragazza si animò di scatto, trovandosi il suo capo e un ragazzo davanti.
«Verrà Jared con te, buon lavoro» disse Ellie, accennando al biondo che aveva di fianco.
«Piacere» sorrise Victoria, allungando una mano verso il tipo, che la strinse ricambiando il sorriso.
«Piacere mio, andiamo forza» e si incamminarono nella sala.
Tutta la mattina per l’attrice fu estenuante. Non smetteva di pensare a Josh, e non ne conosceva nemmeno il motivo.
Fortuna che sembrò passare abbastanza in fretta, e presto arrivò l’ora di andare.
«A domani, Ellie, ciao Jared, ciao ragazzi» salutò la ragazza, uscendo e prendendo il cellulare dalla borsa. Chiamò il padre che la stava aspettando a casa.
«Papà?»
«Victoria, ciao»
«Torno a casa un po’ più tardi oggi»
«Perché, Vicky?»
«Un mio.. collega di lavoro ha avuto un lutto in famiglia e, non so, mi sembra giusto andare a farci due chiacchiere, magari per consolarlo»
Zack sospirò dall’altra parte del telefono.
«Non so se è opportuno, figliola.. forse vai a disturbarlo, con il pensiero della sua famiglia, magari sei troppo invadente, anche se il pensiero è dolce»
Invadente.
Invadente.
Non è opportuno.
«Sì, forse hai ragione. Beh, credo che mi farò una passeggiata allora, ne approfitto del bel tempo, domani chiamano temporale.. A dopo, papà» e riattaccò, inspirando l’aria calda del primo pomeriggio.
Suo padre aveva ragione. Che stupida che era stata, a pensare anche minimamente che Josh avrebbe gradito di un paio di chiacchiere con lei in un momento così doloroso.
In fondo, mettendosi nei suoi panni, Victoria pensò che nemmeno a lei farebbe piacere ricevere qualcuno che venisse a fare mille domande.. certo non se fosse Josh.
Scacciò quei pensieri simili ad uragani, e si avviò verso un parco, dove alcuni bambini giocavano a nascondino. Si sedette sulla prima panchina che trovò libera.
Vide un ragazzino più o meno di undici anni, che rideva. E quella risata le ricordò quella di Josh.
«Uffa» borbottò sottovoce tra sé e sé, stufa di pensare a quell’attore, stufa di farsi le paranoie, di pensare troppo..
«Ehi»
Una voce, di qualcuno che si era seduto sulla panchina in parte a lei, la fece irrigidire.
Una voce.
Quella voce.
La sua voce.
Si girò lentamente, già pensando a chi si sarebbe trovata davanti.
«Josh..» forse il suo sussurro non lo udì neanche, sta di fatto che Josh si lanciò tra le braccia di Victoria, che lo accolse con un sospiro.
«Ho sentito di quello che ti è successo.. che ci fai qui?» le chiese lei, sperando di non farlo scombussolare ancora di più di quanto lo era.
«Non ho più niente da fare là. Domenica faranno il funerale» la voce del ragazzo era quella di chi ha appena pianto senza quasi fermarsi.
Scese il silenzio spezzato dai loro respiri e dalle voci dei bambini.
«Mi dispiace» disse Victoria, a voce bassa, sempre per paura di ferire Josh, che scosse la testa digrignando i denti per evitare di piangere.
A un certo punto, all’entrata del parco, entrò un ragazzo che Victoria conosceva bene.
E che avrebbe voluto non aver mai conosciuto.
Che ci faceva lì?
«Victoria!» le urlò correndole incontro. «Non vieni a salutarmi?»
«Andrew?»



Angolo autrice
Buonasera, spero di non essere troppo in ritardo.
Allora, in questo capitolo non succedono cose per cui restare davvero a bocca aperta. Forse l'unica cosa strana è alla fine, quel Andrew che voi non conoscete e che conoscerete nel prossimo capitolo, in cui ci scriverò per la prima volta dal punto di vista di Josh.
Spero vi sia piaciuto :) grazie mille alle recensioni che mi lasciate, siete troppo gentili! Senza di voi la storia non la continuerei xD
Al prossimo capitolo!
Milkendy

 

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Capitolo 6
*** Problemi in vista ***


SCUSATE NIENTE IMMAGINE NE CARATTERE, IL PC FA I CAPRICCI :(

 
AVVISO: la prima parte del capitolo è scritta dal punto di vista di Victoria, la seconda di Josh.
 
Problemi in vista
«Che cosa ci fai tu qui?» domandò Victoria quando il ragazzo le fu davanti. Non notò nemmeno Josh.
«Come cosa ci faccio qui? Ti ho detto che non avrei mai mollato per vederti, e infatti vedi, la distanza non ci divide. Ho una sorpresa per te» sussurrò più dolcemente l’ultima frase, costringendo la ragazza ad alzarsi.
«Mi sono trasferito qui, in modo da passare tutto il tempo insieme»
Victoria si sentì sprofondare. Anzi, voleva sprofondare, e non risalire mai più. Non sapeva cosa rispondere e che spiegazione dare a Josh, che osservava la scena impassibile, ma lei era sicura che dentro di sé provava un miliardo di sensazioni, che però non era in grado di esprimere in quel momento.
«Andrew, che carino..» fu l’unica cosa che uscì dalle labbra di Victoria.
«Che carino? Solo questo? Dovresti saltarmi in braccio dalla gioia, Vicky!» esclamò lui, diventando più serio.
«Sì, sì, scusami, però ho un gran forte mal di testa.. dal dolore quasi non riesco a formulare le frasi» mentì spudoratamente, e solo Josh, ancora seduto sulla panchina, se ne accorse.
Andrew abbracciò Victoria, che ricambiò l’abbraccio un po’ titubante.
«Ascolta piccola, io vado a sistemare le valigie, poi ti chiamo e ci vediamo questa sera, una cenetta noi due, ti va?»
«Se sto meglio, però»
«Beh, ovvio, ovvio.. ciao» e fece dietrofront.
La ragazza restò comunque ferma, per capire bene cosa era successo. Ancora non se ne rendeva conto.
La storia di lei e Andrew diventò davvero complicata, ma forse non è mai stata semplice. Andrew è un ragazzo di venticinque anni, di origini spagnole, che ha conosciuto Victoria in quanto era il suo vicino di casa a Los Angeles, per i suoi primi dodici anni di vita. Erano migliori amici, e avevano anche una cotta l’uno per l’altra, ma erano ancora troppo piccoli per dichiararsi e fidanzarsi, perciò non se lo dissero nemmeno.
Poi, però, venne l’ora per Andrew di trasferirsi. Dovette tornare a Londra, e vedeva Victoria una volta al mese e si sentivano tramite Skype.
Due anni dopo, in aeroporto, prima che lui partisse di nuovo dopo essere rimasto due giorni da lei per una passare del tempo insieme, confidarono i loro sentimenti e si fidanzarono.
Nonostante i chilometri che li separavano, si vedevano sempre e comunque. Finché, un giorno, Andrew la tradì, e Victoria venne a saperlo dalla sorella del ragazzo.
Si lasciarono e per un bel po’ non si risentirono. Quando ormai Victoria lo aveva quasi dimenticato, lui si fece di nuovo vivo, chiedendole una seconda possibilità. La ragazza, non riuscendo a rifiutare il suo fascino, accettò e arrivò all’età di diciannove anni ad essere ancora fidanzata con lui.
Ma ora non si vedevano da un anno. Su Skype si erano detti che avrebbero cercato di vedersi di nuovo, ma non riuscirono causa scuola o lavoro.
Così decisero di darsi una pausa, e dopo quella videochiamata, nessuno dei due ebbe avuto il coraggio di chiamare l’altro, quindi la loro situazione sentimentale era momentaneamente sospesa.
E Victoria non se l’aspettava che lui tornasse, con la faccia tosta di non aver mai provato a contattarla, chiamandola piccola e già invitandola a cena.
Guardò le varie possibilità: fingere di stare male o uscire con lui, chiarire e magari rimettersi insieme.
E alla fine, decise di tenersi il mal di testa.
 
Josh si passò una mano sugli occhi, aspettando che Victoria si decidesse a sedersi dal momento che era da un paio di minuti ferma come uno stoccafisso come se avesse visto un fantasma.
Con il suo umore e il buco nero che il ragazzo sentiva dentro, non aveva voglia di vedere anche lei sconvolta.
Vedere quel tipo sconosciuto e costringere quasi la sua nuova amica ad andarci a cena insieme era quasi una gaffe.
«Chi era?» domandò Josh, destando Victoria che si girò di scattò e lo guardò con un sorriso, ovviamente finto.
«Oh, un.. un amico di vecchia data»
A Josh venne quasi da ridere.
«Amico» borbottò.
«Perché, saresti geloso se fosse il mio ragazzo?» chiese lei, sedendosi sulla panchina.
Geloso? Ma perché dovrei esserlo? E poi ho cose più importanti a cui pensare.
«No» rispose lui, secco.
«Ascoltami Josh, sarò sincera, più sincera di quanto sia mai stata in vita mia. Mi dispiace moltissimo per quello che è successo, e anche se non conosco la tua famiglia sono sicura che saranno distrutti. Tu adesso devi stare con loro, non perché io non ti voglia qui, assolutamente, ma loro hanno bisogno di te, e tu di loro. Dovete essere forti e affrontare questa cosa tra familiari, io centro nulla. Quindi, per favore, non pensare a me. Ti racconterò di Andrew quando sarà passato un po’ di tempo, quando sarai più sereno» finì il discorso accarezzandogli una spalla.
Josh la guardò, e vide nei suoi occhi tanta preoccupazione. Voleva abbracciarla di nuovo e dirle che avere un’amica al proprio fianco non le avrebbe fatto male, ma forse era vero, forse doveva andare subito da suo fratello e da suo padre.
Si alzò e annuì alla ragazza, ancora seduta, che cercò di fare un vero sorriso.
«Ci vediamo, ciao» la baciò sulla guancia e si incamminò fuori dal parco, quasi inciampando su un bambino che si era fermato a giocare sui gradini intralciando la strada.
L’unica cosa che Josh voleva, in quel momento, era parlare con sua madre.
Ma si accorse un minuto dopo averlo pensato, che lei c’era fino a poche ore prima. E questo lo scatenò in un altro terribile pianto.



ANGOLO AUTRICE
Ciao! Ecco i primi problemi per Victoria, ma ne soffre anche Josh. Che ne pensate?
Volevo ringraziare chi recensisce ma anche chi solamente legge. 
Spero vi sia piaciuto, al prossimo capitolo! :)
Milkendy

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Capitolo 7
*** Sorprese al ristorante ***


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SORPESE AL RISTORANTE
 
Passò un mese, che si fece sentire pesantemente.
Victoria non vide più Josh dal funerale di sua madre, perché il ragazzo non venne più al baby sitting. In fondo lo capiva, ma forse avrebbe potuto fare qualcosa anziché stare sempre chiuso in casa.
Con Andrew, invece, era ancora peggio. Lui le chiedeva spesso di uscire, ma la ragazza inventava qualsiasi scusa per non farlo. Sapeva che lui avrebbe cercato di convincerla a rimettersi insieme, e rifiutare non sarebbe stato facile visto tutti i momenti sereni che avevano passato insieme.
Quel pomeriggio di luglio, l’attrice uscì dal lavoro, dirigendosi in centro per fare delle compere e incontrò Connor, il fratello di Josh. L’aveva conosciuto al funerale quando gli aveva fatto le condoglianze.
«Ciao Connor» lo salutò, vedendolo fare la fila al banco del pesce del mercato.
«Ehi, Victoria, come va?»
«Bene, grazie. E tu?» rispose lei, guardandolo.
«Si va avanti» sospirò.
«Ascolta, e..»
«Josh è ancora vivo tranquilla» disse lui prontamente, sorridendo.
Che forte che era quel ragazzo.
«Come sai che ti stavo per chiedere di lui?»
«Sesto senso» borbottò Connor, avanzando di un posto nella fila che si stava accorciando.
«Sai quando ritorna al Magic Sun?»
«Diceva che tra poco avrebbe ripreso a lavorare»
«Va bene»
Si guardarono un attimo, come se tutti e due volessero dire qualcosa ma non riuscissero a farlo.
«Beh, salutami Josh, io vado» disse lei.
Connor la fermò per abbracciarla.
«Mio fratello ha bisogno di te» le raccomandò sottovoce, lasciandola interdetta.
Victoria lo salutò per l’ultima volta con la mano e andò al banco delle verdure, dove la fila sembrava immensa.
Mentre aspettava, il cellulare squillò. Era Andrew.
«Ciao Victoria!»
«Ciao» rispose lei, con meno entusiasmo.
«E’ da tanto che rifiuti i miei inviti per venire a cena con me, per un motivo o per un altro, quindi per favore questa sera vieni, ti devo parlare»
A Victoria tremò la mano.
«D’accordo, va bene» disse, fingendosi allegra.
Sentì il ragazzo esultare dall’altra parte del cellulare.
«Ti vengo a prendere alle sette questa sera allora»
«Certo, ciao» e riattaccò sbuffando. Chissà cos’aveva di così importante da dirle, per chiamarla quasi tutti i giorni e stressarla.
C’era una cosa di cui lei era perfettamente sicura: non si sarebbe più rimessa insieme ad Andrew. Amici. Soltanto amici.
 
Mancavano dieci minuti alle sette e Victoria se ne stava seduta sul divano a guardare la televisione. Indossava dei semplici jeans e una maglia a maniche corte viola.
«Quindi esci con Andrew» disse per l’ennesima volta Zack.
«Papà..» sbuffò Victoria. «Non mi piace Andrew»
«Meglio così» borbottò in risposta il padre, buttandosi con pigrizia sulla poltrona.
Improvvisamente suonò il campanello. L’attrice prese la borsa, baciò Zack sulla guancia e uscì di casa.
Andrew la attendeva con un completo abbastanza sportivo, ma allo stesso tempo elegante. Sembrava uno di quelli che devono andare a un matrimonio.
Si salutarono dopo essersi baciati sulla guancia, poi lui la fece salire sull’auto sul sedile del passeggero, e poi partì verso il ristorante in cui aveva prenotato.
Arrivati presero posto a un tavolo da due, e calò un misterioso silenzio mentre leggevano il menù per decidere cosa prendere.
«Victoria, senti..» iniziò Andrew, che sembrava veramente serio per la prima volta in vita sua.
La ragazza si mise in ascolto dopo essere interrotti dal cameriere che venne a prendere le ordinazioni.
«Ultimamente con te mi sono comportato davvero male, e ti chiedo di perdonarmi»
«Beh, non è un problema perdonarti, siamo amici, no?»
Troppo cattiva? No, era la cosa giusta da fare, marcare sul fatto che non erano più che dei semplici amici.
«Sì, era di questo che ti volevo parlare..»
Victoria si irrigidì quando lui le posò una mano sulla sua.
«Se magari..» continuò, bloccato dalle parole dell’attrice.
«No Andrew, è passata, noi siamo fatti per essere amici»
«Dici che insieme non può funzionare? E se ci riprovassimo?»
«Ci abbiamo provato molte volte, non negarlo. Ascolta, nonostante quello che tu mi hai fatto in passato, io ti voglio bene, ma non più di questo. Apprezzo che tu sia venuto da me, ma.. è ora di una nuova vita» e concluse la frase con un sospiro.
Andrew non fece in tempo a rispondere, perché il cameriere arrivò a portare il loro piatto, e nel frattempo il cellulare di Victoria vibrò.
«Pronto?»
«Vicky!» urlò una voce dall’altra parte del telefono.
«Sasha, ciao!» esclamò la ragazza sorridendo nel sentire la sua migliore amica.
«Allora, non mi vieni a trovare? Mi avevi promesso che saresti venuta a trovarmi con queste testuali parole: Verrò presto, promesso. Il prossimo weekend sarò da te. E “il prossimo weekend” è proprio oggi»
Il sorriso di Victoria svanì all’istante. Come aveva potuto dimenticarsene?
«Oddio, scusa.. sono successe così tante cose.. mi dispiace, verrò a farti una sorpresa uno di questi giorni» balbettò l’attrice, intimorita. Sasha è una ragazza molto permalosa e non se lo sarebbe perdonata se..
«Mi hai già sorpreso, Victoria Justice» e riattaccò.
Ecco, come non detto..
«Qualche problema?» chiese Andrew, che aveva iniziato ad abbuffarsi sul piatto.
«Ma no, niente di che» mentì.
In quell’istante, la porta del ristorante si aprì, e Victoria, vicina all’entrata, si voltò. Non ci poteva credere.
Perché, con tutti i giorni in cui sarebbe potuto uscire, proprio quel sabato Josh doveva venire allo stesso ristorante in cui era andata lei?





ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti!
Vi auguro buona Pasqua (in ritardo..)
Mi dispiace, avrei voluto aggiornare prima ma non ho avuto tempo con queste feste.
Comunque, ci sono! Mi è piaciuto scrivere questo capitolo!
Sotto vi delizio con una foto di Josh e del fratellino (fratellino, insomma.. ha 18 anni..) Connor *-*
Grazie per le recensioni e alla prossima! :D
Milkendy


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Capitolo 8
*** Disastro a portata di click! ***


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Disastro a portata di click!
 
 
«Ma quello non è il ragazzo che era con te al parco?»
«Scusa, arrivo tra un minuto» Victoria non badò ad Andrew, ma prese la sua borsa e nascose il viso dietro di essa andando a passo svelto verso il bagno.
Solo quando si ritrovò persa tra centinaia di tavoli colmi di persone si accorse che non aveva la minima idea di dove potesse essere. Si guardò attorno. Josh, Connor e suo padre si erano seduti a cinque tavoli di distanza. Connor si accorse della sua presenza.
«Victoria!»
Quando la ragazza si sentì chiamare, le si gelò il sangue. Lo raggiunse a timidi passi.
«Anche tu qui?» le chiese. L’attrice annuì, cercando di non incontrare lo sguardo di Josh che la fissava intensamente.
«Con chi sei?» domandò Connor di nuovo.
«Sono..»
Avanti Victoria, inventa!
«..con una mia amica! Sì.. quella riccia.. capelli rossi.. Rib.. Michelle, esatto!» balbettò.
Michelle! E’ proprio la prima che ti è venuta in mente!
«Uh! Se volete dopo passeggiamo tutti insieme»
«Ma io ho una forte emicrania, infatti sto andando in bagno» rispose Victoria frettolosamente.
«Ti accompagno» Josh prese coraggio e si alzò, prendendole affettuosamente un braccio. La ragazza ricevette una scossa.
«Sai dov’è?» gli chiese per smorzare e non far vedere la sua agitazione, mentre veniva accompagnata lungo una serie di tavoli.
«Sì» ricevette come risposta dal ragazzo che quella sera gli parve a Victoria più bello delle altre volte. Sarà perché non si vedevano da molto. «Ti aspetto» disse poi, facendola entrare nel bagno femminile.
Una volta dentro, Victoria si bagnò il viso. Cercò di mantenere la calma e di analizzare la situazione. Aveva detto una balla grossa. Aveva mentito a un ragazzo che se l’avesse scoperto sarebbe rientrato in depressione, che non era neanche del tutto scomparsa. A un certo punto la soluzione gli venne quasi spontanea: avrebbe salutato Josh, Connor e loro padre, sarebbe corsa da Andrew, dicendogli che sarebbero dovuti andare via subito e il gioco era fatto. Nessuno si sarebbe accorto di niente.
Victoria aprì la porta soprappensiero, dimenticando che l’attore era lì fuori ad aspettarla e si ritrovò con lui faccia a faccia. Spaventosamente vicini.
«Torno al mio tavolo, ci vediamo al Magic Sun» disse.
Josh annuì, accennando a un sorriso. La ragazza spostò lo sguardo, altrimenti non avrebbe resistito dal saltargli addosso.
 
«Andrew, andiamo a casa, non mi sento bene» finse la ragazza. E ci riuscì. In fondo, non era un’attrice per niente!
«Cos’è successo? Ti senti svenire?»
Il ragazzo balzò in piedi, avvicinandosi a lei, che però non resistette dal tenerlo un po’ a distanza di sicurezza.
«No, tranquillo.. mi gira solo un po’ la testa e non me la sento di stare qui»
«D’accordo, vado a pagare e andiamo» Andrew fece per andare, quando Victoria la fermò.
«Pago io il mio piatto però» gli disse. Lui fece per ribattere, ma lei non mollò la presa. Così, Andrew si arrese e si avviò alla cassa.
La ragazza aspettava seduta, facendo un sospiro di sollievo. Controllò il cellulare, ripensando alla sua migliore amica. Scosse la testa desolata, pensando che era meglio non ricordare quello che era successo con Sasha, altrimenti l’emicrania le sarebbe venuta veramente.
«Ecco fatto, possiamo andare» Andrew arrivò, cingendole la vita con un fianco e accompagnandola all’esterno.
Ma, appena fuori, una voce li fece fermare.
«Aspetta! Ho visto che te ne stai andando così in fretta, ma prima volevo chiederti se..» la voce di Josh si spense vedendo il ragazzo che stava vicino a Victoria.
«Josh, io..» iniziò lei, andando in panico.
«E Michelle?» domandò l’attore.
«Michelle?» ripeté Andrew, che non capiva minimamente cosa stava succedendo.
«Volevo chiederti di uscire, ma se sei già occupata, non importa» Josh la guardò deluso, aprì la porta del ristorante e rientrò, senza che lei potesse fare qualcosa.
 
«Cosa stai facendo, Vicky?» Serena entrò in camera di sua figlia, e la guardò buttare cose alla rinfusa dentro una valigia.
La ragazza non rispose.
«Victoria!» la richiamò di nuovo, prendendole un polso. «Cosa diamine fai?»
«Me ne vado, mamma. Non mi piace stare qui. Torno a Los Angeles, magari faccio pace con Sasha, chi lo sa. Dopo passo al Magic Sun e dico ad Ellie che non ci tornerò più»
La madre la guardò sospettosa, più che spaventata.
«Cos’è successo? Andrew?»
«No, Andrew non ha fatto niente stavolta»
«Una cotta estiva?»
«Mamma! Non sono cotta di nessuno. Solo che non mi trovo bene. Sta andando tutto storto da quando sono arrivata e credo sia meglio per tutti che torni a casa»
«Tu credi di essere indipendente, ma non tanto da poter vivere da sola e trovarti un lavoro a casa»
«Farò la badante» ribatté Victoria. Non aveva intenzione di arrendersi.
«Certo, torna pure questo weekend. Prendi l’aereo, il treno, quel che ti pare, ma ti dico solo una cosa: è sabato sera e ti voglio di ritorno entrò mercoledì» Serena parlava chiaro, non ammetteva repliche. «E manda un avviso ad Ellie che lunedì e martedì non sarai al Magic Sun»
«Grazie» fu tutto quello che la figlia riuscì a dire, prima che la madre uscì dalla sua stanza.
 
Victoria fece girare le chiavi e la porta si aprì. Era come l’avevano lasciata: in ordine. Prima di disfare la valigia, la ragazza acchiappò il computer e si connesse a Skype. Sasha, come tutti i giorni, era in linea.
«Che vuoi?» borbottò noncurante appena accettò la videochiamata.
L’attrice si spostò per far inquadrare il salotto di casa sua.
«Che.. ma sei a casa?» la voce della sua migliore amica aveva già cambiato tono.
«Beh, tu che dici?»
La chiamata terminò lì, e dopo due minuti il campanello di casa Justice suonò. Era Sasha.




ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, scusate il ritardo ma la scuola mi sta distruggendo occupando le giornate. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Vediamo lo sfogo di Victoria e quel "piccolo" problemino con Josh: ora sarà difficile convincerlo che con Andrew non stava succedendo nulla! Però, non ha tutti i torti...
Mi sembra giusto lasciarvi un'immagine di Andrew. 
*RULLO DI TAMBURI*
MAX GEORGE! Scommetto che la metà di voi non lo conosce e, beh, nessun problema. E' un cantante che fa parte del gruppo The Wanted. Ma comunque, importa solo che lo associate ad Andrew ;)
Un grazie immenso a chi recensisce, a chi legge, e a chi ha inserito la storia nelle seguite, ricordate e preferite! :D
Milkendy

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