The return

di Khonan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00 ***
Capitolo 2: *** 01 ***



Capitolo 1
*** 00 ***


Shugo chara prologo
P R O L O G O
Quel che successe prima

Circa sei anni prima
Amu piangeva. Piangeva lacrime amare. Piangeva chiusa nella sua cameretta, abbracciando forte il morbido cuscino rosa. Nei suoi dieci anni di vita non aveva mai provato quel tipo di dolore: non era dovuto a un ginocchio sbucciato o a un capriccio non esaudito.
“Ikuto-nii-san”, quel bambino più grande di lei di un anno era partito irrimediabilmente per l’America. Sentiva una crepa nel cuore.

Sapeva che era stato obbligato, dopo la morte della madre il patrigno voleva cambiare aria. Fosse stato solo quello. Con lui se ne era andata anche Utau, sua compagna di giochi e migliore amica.
In definitiva, si sentiva abbandonata.

Ikuto le chiamava principesse. 
Per definizione le principesse sono capricciose.
Per un capriccio che poi si trasformò in rimpianto, tagliò tutti i contatti con loro.
-
Circa due anni prima
Al passaggio delle scuole superiori, Amu aveva fatto una scelta inusuale per una sedicenne: aveva fatto i bagagli e si era iscritta al collegio “Seika Accedemy” di Osaka. Aveva lasciato Tokyo e si era allontanata da casa di 400 km circa in linea d’aria e circa 500 km di strada effettiva.
Voleva lasciarsi il passato alle spalle. Alla Seika si era presentata fredda e irraggiungibile, guadagnandosi così il soprannome di “bella e gelida Amu”.
Nonostante cercasse di essere distaccata e lontana da tutti, si era affezionata ai guardiani. Quei ragazzi le avevano dato  fiducia e l'avevano fatta entrare del consiglio studentesco con il titolo speciale di Jolly.
Si era incupita parecchio in quegli anni. Non che prima avesse un carattere solare ma "l'abbandono" di Ikuto e Utau l'aveva segnata nel profondo.
Il suo carattere era irrimediabilmente cambiato ma aveva superato la cosa e si era fatta degli amici.


Era serena.
-

Circa una settimana prima
Yaya sbuffò arrivata di già all’esasperazione.
  << Non riesco a scrivere questo stupido discor
so! >> gettò all’indietro la testa, fermandosi a contemplare il roseto presente fuori dalla serra. << Questo è uno di quei momenti in cui odio essere una dei guardiani >> sbuffò nuovamente.
Mancava una settimana all’inizio delle lezioni ma, nella frescura di inizio aprile, i cinque membri del consiglio studentesco dovevano già recarsi a scuola per organizzare l’assemblea di inizio anno, un specie di tour dell’istituto per i novellini ed occuparsi di altre scartoffie.
Amu frugò meccanicamente nella sua borsa, ne estrasse un pacchetto di sigarette e se ne accese una senza distogliere lo sguardo dai fogli che stava leggendo.
Nadeshiko le rivolse un’occhiata contrariata << Amu sai benissimo che non potresti fumare qui >> lei sbuffò di rimando.
  << Non rompere dai, sai che non sono una fumatrice accanita, quindi quelle poche volte che lo faccio lasciami in pace >> l’amica sospirò rassegnata, non c’era verso di ragionare con l’Hinamori.

Per un breve lasso di tempo calò il silenzio. Si sentivano solo i fruscio dei fogli ed la rosa che espirava il fumo.
  << Tadase perché qui nel programma c’è scritto che io  >> disse Amu marcando l’ultima parola << Dovrei fare da sotto-specie di baby sitter a uno del terzo anno? >> il povero Hotori si sfregò nervosamente la nuca
  << Ehm … sai com’è, è nuovo hehe... >> la ragazza gli lanciò un’occhiata omicida, odiava fare quel genere di cose.
  << Solo perché sei tu. Nadeshiko passami il dossier di quel tizio >>
  << Ecco a te >>
Amu lo aprì e quando lesse il nome perse un battito.
Scritti con un carattere più spesso, troneggiavano in bella vista quei cinque ideogrammi “月 詠 イ クト”  li lesse piano, scandendo ogni sillaba << Tsukiyomi Ikuto >>.
Spense la sigaretta senza finirla.
Si passò nervosamente una mano tra i capelli.
 
  << Non può essere >> disse inquieta sotto lo sguardo confuso dei suoi amici.
  << Che succede? >> domandò Yaya leggermente preoccupata, ma l’interpellata non rispose << Amu! >>.
  << Niente Yaya, stai tranquilla >> sospirò, cercando di fare un sorriso decente.
  << Amu >> Insistè l'amica.
  << Ho detto che non è niente! >> urlò alzandosi di scatto sull’orlo di una crisi di nervi << Non è fottutamente possibile che lui sia qui! Non dopo tutto questo tempo cazzo! >> disse a denti stretti, praticamente in un sussurro. Gli altri la fissavano in un modo a metà tra l’essere confusi e l’essere preoccupati. Non capivano cosa stesse succedendo.
La Jolly si rigettò sulla sedia bianca poggiando la testa sul tavolo. Chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi per riprendere la calma.
  << Amu ... >> si azzardò a dire Tadase << Se per te è un probl- >> venne interrotto.
  << Taci Tadase >> la ragazza  si alzò e prese la sua borsa, avviandosi verso l'uscita << Scusatemi, per oggi io finisco qui >>.
Mentre percorreva il cortile si accese un'altra sigaretta non curante del fatto che qualcuno potesse vederla. Alzò lo sguardo al cielo, fissando una nuvola di passaggio.


Note autrice: 
Ma salve! 
Allura, questa è la prima merdaccia storia che scrivo su Shugo Chara
diciamo che è una specie di esperimento u.u
Tu,carissima lettrice (presumo che tu sia femmina), vuoi lasciare una recensione
con il tuo parere?
Come dici? No? Tzè sciocchezze u.u certo che vuoi, tvb 

Ok basta, alla prossima


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Capitolo 2
*** 01 ***


Shugo Chara 1
C A P I T O L O  1
Un incontro sfuggente


Amu spostò il lenzuolo rizzandosi a sedere sul bordo del letto. Rivolse un’occhiata assonnata alla sveglia, erano all'incirca le nove di mattina. Sbadigliò rumorosamente ed entrò nel piccolo bagno della sua stanza. Si spogliò, lasciando la maglia larga con cui aveva dormito sulla cesta dei panni sporchi. 

Entrò quasi riluttante nella doccia, poiché, quando la sua pelle venne a contatto con l’acqua, la sua schiena venne percorsa da un brivido.  
Mentre il tepore del sonno scivolava via, la ragazza si passava lentamente il bagnoschiuma sul corpo, realizzando che giorno era e, successivamente, rimuginando sulle varie ipotesi che le balenavano in testa. 
Era abbastanza sicura che sarebbe stata nervosa e che lo avrebbe trattato con freddezza, lo faceva tutte le volte che non riusciva ad avere il pieno controllo di se stessa, per questo aveva attirato quel soprannome che alle sue orecchie suonava così sgradevole; scosse la testa << Tks, mi sono appena svegliata e già i pensieri mi assillano, cominciamo bene Amu >>.

Appoggiò la fronte alle piastrelle umide e sorrise malinconicamente 
<< Ikuto, sei veramente un ragazzo problematico >> .

-

Amu non aveva mai retto bene l'ansia.
Odiava profondamente tutto quello che l'ansia comportava: i battiti cardiaci che si facevano più rapidi, i respiri meno profondi e più corti, la voce che tremava e la necessità di torturarsi le dita. Sapeva inoltre che quel gesto la faceva sembrare una bambina piccola e che era difficile da prendere sul serio, il che la infastidiva non poco. Stava per rincontrare un suo vecchio amico, voleva dimostrare sin da subito di essere cresciuta, di essere maturata. Voleva spazzare via l'immagine della bambina capricciosa e con gli occhi sempre umidi, quella che probabilmente Ikuto ricordava. 

  <<  Oy! Amu-chan! Mi stai ascoltando? >> chiese Yaya avvicinandosi al viso pensieroso dell'amica.
  << Uh? S-si >> l'altra la guardò poco convinta.
  << Dicevo, dovrai indossare il mantello anche tu alla cerimonia di inizio anno >> Amu la fissò inespressiva per qualche secondo e bevve un'altro sorso di caffè.
  << No >> rispose secca. 
La più piccola cercò con sguardo supplichevole il supporto di Nadeshiko che intanto le guardava divertita.
  << Ti vedo nervosa oggi Amu >> disse la ragazza con un piccolo ghigno sul viso - riferendosi a quello che l'amica gli aveva riferito il giorno prima.
  << C'è qualcosa che ti turba? >> l'interessata le rivolse un'occhiata torva ma rimase in silenzio, continuando a fare colazione << Se metti il mantello per tutta la giornata ti sostituisco io oggi >> propose con nonchalance; Amu ci rifletté per qualche secondo "Rimandare la cosa non sarebbe male. So che alla cerimonia di apertura mi vedrà comunque, ma almeno sarà lui a venirmi a cercare".
Alzò lo sguardo verso l'amica << Solo il mantello hai detto? >> l'altra si sporse leggermente verso di lei.
  << Hmm, no. Dovrai anche affiancare Tadase nel suo discorso >> Amu incrociò le braccia e corrugò le sopracciglia.
  << Maledizione a te Nadeshiko >> sospirò seccata << Ci sto >> rispose fissando il poco caffè rimasto nella tazza.

Amu si chiedeva se aveva davvero fatto la scelta migliore.
 -

La ragazza aprì il suo armadio e fece scorrere la mano fino al mantello che sarebbe andata a indossare da lì a poco; lo prese in mano e lo osservò per qualche secondo quasi con aria di sfida << Sei ancora più imbarazzante e orribile di quanto ti ricordassi >> sentenziò rivolgendosi all'indumento. Prima di indossare quella odiosa mantella - e raggiungere successivamente gli altri membri del consiglio in palestra - sbuffò scocciata maledicendosi mentalmente più e più volte.

Mentre camminava Amu riconosceva tra i volti degli studenti quelli già visti e conosciuti e guardava di sfuggita i visi nuovi -alcuni inquieti, altri esaltati. A ogni chioma bluastra o nera che incontrava con lo sguardo  tratteneva il respiro, sperando con tutta se stessa che non fosse lui; i suoi pensieri erano un susseguirsi di imprecazioni da scaricatrice di porto a dir poco e lamentele del tipo"Non posso andare avanti così" o "Mi sta per venire una sincope, lo sento". 
Arrivata all'ingresso della palestra tirò un sospiro di sollievo e si tranquillizzò almeno in parteEntrata nella sala dovette sgomitare un po' per farsi strada tra gli alluni che iniziavano già ad entrare per assicurarsi un buon posto; superata la calca iniziale la folla scemava e camminare diventava più facile - non che avesse avuto grandi difficoltà, molti vedendo l'abbigliamento la lasciavano passare. 
Quando fu davanti alla porta per le quinte si fermò, incrociò le braccia sotto il seno e guardò dall'alto in basso i due ragazzi appoggiati all'entrata, intenti a chiacchierare.
  << Spostatevi, state ostruendo il passaggio >> disse con voce fredda, inclinando leggermente la testa e assottigliando lo sguardo.
  << Uh? Ma senti questa, chi credi essere? >> domandò il più giovane con acidità.
  << K-Kenta, è Amu Hinamori, non ti conviene inimicartela >> rispose l'altro un po' titubante << Scusalo, è nuovo. Ora noi andiamo, scusa ancora Amu-san >> la ragazza lo raggelò con lo sguardo.
  << Hinamori-san per te, non prenderti tanta confidenza >> sentenziò oltrepassandoli e raggiungendo i suoi amici.

<< La bella e gelida Amu è tornata >> ridacchiò Kukai
<< Mi pare ovvio. 
E non mi chiamare in quel modo! >>

-

Erano passate due settimane dall'inizio delle lezioni. Per Amu Ikuto era un pensiero fisso e allo stesso tempo un fantasma. Lo aveva visto di sfuggita per i corridoi un paio di volte, ma nulla di più. 
A volte pensava che non esistesse per davvero ma la realtà era che, semplicemente, non faceva parte della sua vita.
Nel profondo era un po' delusa, pensava che qualcosa sarebbe cambiato ma invece era solo ricominciata la noiosa routine scolastica. 

Era tardo pomeriggio, Amu se ne stava nel suo posto preferito, seduta sotto un albero di sakura in fiore.
Amava quel posto: si trovava al margine del cortile della scuola ed era quindi poco frequentato dagli studenti. A dire la verità non aveva mai visto nessun' altro andarci. Era diventato nel tempo il suo posto sicuro, quello dove andare quando aveva bisogno di sentirsi sicura e protetta, o semplicemente per isolarsi dal mondo circostante.
Quello era stato un giorno particolarmente stancante, aveva bisogno di un po' di pace. All'ombra dell'albero, si godeva la leggera brezza e il profumo di ciliegie che aleggiava nell'aria.
Era immersa nei suoi pensieri quanto a un certo punto sentì dei passi, aprì gli occhi scocciata per vedere chi avesse avuto la faccia tosta di rovinare la sua quiete. Si alzò in piedi e pulì velocemente la gonna dalla terra che le era rimasta addosso. 
Alzò lo sguardo e la sua irritazione sparì all'istante. 
Il cuore le salì in gola dall'emozione e per la sorpresa. Ikuto era di fronte a lei e le sorrideva in modo dolce e affettuoso.
  << I-Ikuto? >> domandò titubante.
  << Yo >>  la saluto lui << Non ci si vede da un po', sei cresciu- >> fu un attimo: Amu si mosse velocemente verso di lui, gli sorrise genuinamente, con le guance imporporate e gli occhi lucidi, prima di gettargli le braccia al collo d'impulso.
  << Ikuto! >> lo chiamò lei in tono quasi supplichevole, stringendo forte la giacca nera della divisa e nascondendo il viso nel petto del ragazzo, aspettando che anche lui la stringesse.
Fu un abbraccio lungo, silenzioso e intenso, valeva come tutte le parole non dette in quegli anni. 
Quando finì, una lacrima solitaria solcò la guancia della Hinamori che, prontamente, l'asciugò con il palmo della mano.
  << Scusami, solitamente non sono così espansiva >> disse lei non realmente dispiaciuta.
  << Figurati >>  rispose tranquillo lui.
  << Mi sei mancato >> disse lei d' impulso, con un sorriso amaro in volto << Mi dispiace di essere sparita >> "Avevo sempre voluto dirglielo" pensò mortificata. Ikuto le poggiò una mano sulla testa.
  << Fa nulla, davvero >> la rassicurò lui. Si guardarono negli occhi per un lasso di tempo indefinito. C'era un qualcosa di nostalgico, malinconico e famigliare in quel contatto visivo.

Il cellulare di Ikuto squillò ed entrambi furono riportati alla realtà << Devo andare, è il mio compagno di stanza >> disse Ikuto seccato, iniziando ad allontanarsi << Domani pranziamo qui >> affermò senza girarsi e facendo un gesto con la mano in segno di saluto. 
Amu rimase immobile, a fissare la sua sagoma, contornata dalla luce dai toni caldi del tramonto, allontanarsi e farsi sempre meno chiara e tangibile. 
Provava tante emozioni in quel momento: era felice, confusa, emozionata e impaurita.
Quell'incontro le aveva messo paura 
come solo i cambiamenti importati sanno fare.


Note autrice:

Oh my Jashin! Non ci credo, ho finito il primo capitolo *^* sono fiera di me stessa anche se non dovrei  ewe ci ho messo tipo 10 mesi, 10 MESI!
Ma scherziamo?! Per di più per un merdoso corto capitolo?! Sono una vergogna ç^ç
Comunque devo dire che questo capitolo è stato un parto, l' ho riscritto una ventina di volte e boh sento che vorrei aggiungere ancora qualcosa ma la voglia di pubblicare è tanta quindi pazienza ewe
L'unica nota positiva è che in questo tempo ho rivisto un pochino la trama della storia e penso che ora sia un po' meno banale - spero.
Presa anche da un attacco di buona volontà - è durato molto poco se a qualcuno interessasse - ho rivisto il prologo e l'ho reso un po' meno "pugno nell'occhio", quindi si vi consiglio caldamente di andare a rileggerlo pechè, diciamocelo, dopo 10 mesi è una benedizione se qualcuno ancora si scomoderà a recensire, figuriamoci ricordare le boiate che scrivo - più che scrivere tiro capocciate alla tastiera.
Che dire, per ora è tutto, spero di aggiornare presto ma con me nulla è garantito e3e
Kisses 


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