Grazie infinite ragazze
per le
vostre belle parole, spero vi piaccia anche il proseguo della mia
storia.
Capitolo
due: il Natale passato
“Bo?
Coraggio Bo, svegliati.”
Era
una voce dolce e rassicurante quella che sentiva. Una voce di donna, ma
non
sapeva dire a chi appartenesse.
“Bo
Duke è ora di alzarsi. Possibile tu sia sempre il solito
pigrone?”
Perché
non riusciva ad aprire gli occhi? Perché non capiva chi lo
stesse chiamando?
Sentì il calore di una presenza accanto a lui e una mano
carezzargli dolcemente
le gote. Lo conosceva quel tocco. Percepì un profumo
nell’aria, era lo stesso
odore al quale aveva sempre associato i suoi ricordi più
belli, al quale aveva
sempre abbinato un solo nome.
“Sai
di biscotti zia Martha.”
“Davvero?
Non so se considerarlo un
complimento piccolo mio, ma l’idea mi piace!”
Eppure
non poteva essere lei. La povera Martha era volata in cielo tre anni
prima, non
c’erano dubbi al riguardo.
“Bo?
Dovrò chiamarti ancora per molto?”
A
fatica il giovane riuscì a ridestarsi e,
nell’istante stesso in cui aprì gli occhi,
si mise seduto di scatto. C’era una figura accanto a lui. Ne
percepiva solo i
contorni perché un’intensa foschia gli impediva di
visualizzarla correttamente.
“Chi
sei?”
“Lo
sai chi sono, perché me lo chiedi?”
“Avvicinati
un po’ di più, non riesco a vederti
bene.”
Quella
figura accolse la richiesta del ragazzo e si sedette accanto a lui. La
nebbia
si diradò e il suo viso fu illuminato completamente dalla
luna.
“Zia
Martha…” Bo allungò un braccio e le
sfiorò il volto. Riuscì a toccarla, la sua
pelle era diafana, levigata: “ma… ma
com’è possibile?” Domandò nel
momento
stesso in cui il fiume in piena nei suoi occhi iniziò a
rigargli copiosamente
le guance. Non potendo resistere, si tuffò nel suo grembo e
stringendola con
tutta la sua forza, lasciò che le lacrime uscissero
liberamente. Senza paura,
senza vergogna.
La
donna prese ad accarezzargli i capelli e ricambiò il suo
abbraccio. Lo cullò a
lungo come faceva sempre quando era piccolo.
Bo
rimase avvinghiato alla zia per molto tempo. Da quando era morta, non
aveva mai
avuto la fortuna di sognarla, ma finalmente era accaduto. Dopo un
po’ si rialzò
controvoglia e la guardò, era proprio così che la
ricordava: i lunghi capelli
neri come l’ebano erano stretti nell’abbraccio di
uno chignon, le mani piccole
e curate, gli occhi dolci e severi allo stesso tempo.
“Zia
Martha, ho pregato tanto perché tu mi apparissi in
sogno.”
Martha
osservò il nipote divenuto ormai una maschera
irriconoscibile dallo spasmo del pianto. Fu colta da un moto di
tenerezza, ma
allo stesso tempo non poté fare a meno di sorridere a quella
vista: “bambino
mio, sei così dolce quando vuoi.” Si
allungò una manica del giacchetto e,
coprendosi la mano per intero, la usò per asciugargli il
viso: “basta con
questi occhioni lucidi adesso, sei più bello quando
ridi.”
“Non
posso farne a meno, mi dispiace.” Farfugliò
tirando su con il naso. "Sapessi quanto mi sei mancata."
“Mi sei mancato molto anche tu, ma adesso devi ascoltarmi Bo, purtroppo non ho molto tempo a mia disposizione. Vorrei poter
rimanere
con te così per tutta la notte, ma non posso. Se sono qui,
c’è un motivo.”
“Non
capisco quello che dici zia, quale sarebbe il motivo?”
“Ha
a che fare con quello che è accaduto oggi. Sto parlando
della discussione che
c’è stata alla fattoria e di come tu hai voltato
le spalle a Luke accusandolo
ingiustamente.”
Bo
si alzò in piedi come una furia: “è per
questo che sei venuta? Anche tu stai
dalla parte di Luke?”
“Fammi
parlare Bo. Io sto dalla parte di tutti e due, ma mi dispiace dirtelo
stavolta
stai agendo davvero male. Sono qui per mostrarti cosa
accadrà se ti ostinerai a
non voler sentire ragioni.”
“Io
lo so già cosa accadrà. Luke partirà
tra pochi giorni e non tornerà più. Mi
abbandonerà come hai fatto tu.” Bo aveva
ricominciato a piangere, ma stavolta
non erano lacrime di gioia. Erano colme di rabbia. “E poi tu
come fai a sapere
cos’è successo? Non c’eri, non puoi
giudicare.”
“E’
questo che credi? Pensi che soltanto perché tu non puoi
vedermi, io non sono
comunque con te? Non vi ho mai abbandonato, Bo. Sono sempre stata
presente,
ogni singolo istante delle vostre vite.”
Martha
si alzò e si mise di fronte al nipote, gli
afferrò le mani e lo costrinse a
sollevare lo sguardo: “vieni con me, ti porto alla
fattoria.”
“Non
ci voglio venire!” Esclamò contrariato,
indietreggiando tanto da andare a
sbattere con la schiena contro un albero. “Non ho niente da
dire a nessuno e
non voglio più vedere Luke. Mai più.”
“Devo
mostrarti qualcosa di molto importante, Bo. Stai tranquillo, nessuno ci
vedrà.”
Martha offrì la sua mano al nipote. Era ancora lì
quello sguardo che Bo
conosceva tanto bene. Era sereno, ma sinistramente determinato. Era lo
stesso
sguardo al quale ricorreva il buon Jesse ogni volta che voleva farsi
ubbidire
senza dover alzare la voce. Martha non gli aveva mai mentito, se aveva
detto
che nessuno li avrebbe visti, di sicuro sarebbe andata così.
E tanto bastò.
Allungò il bracciò e afferrò la mano
della zia.
Il
tragitto fu inaspettatamente breve. La luna, piena e grande come non
mai,
illuminò il loro cammino: “saranno pure poche assi
di legno tenute insieme da
chiodi e collante, ma io non ho mai visto una fattoria più
bella di questa.”
Esordì Martha non appena giunsero di fronte
all’entrata. “Dentro questa casa ho
vissuto dei giorni splendidi, i migliori di tutta la mia
vita.”
“Anche
io lo pensavo una volta, ma prima te ne sei andata via tu… e
adesso se ne va
Luke.”
Martha
strinse più forte la mano del nipote:
“avviciniamoci un po’, vediamo che succede
all’interno.”
“NO!
Ci vedranno! Ti ho detto che non voglio!” Esclamò
irritato Bo.
“Ti
ho dato la mia parola, nessuno ci vedrà. Andiamo Bo, non
farti tirare.” Martha
non aveva mai tollerato a lungo disubbidienza o capricci. Si era sempre
fatta
rispettare dai suoi tre nipoti e da suo marito. Quando non chiedeva, ma
ordinava
garbatamente, si erano sempre guardati bene tutti dal contrariarla.
“E
va bene, mi hai convinto. Ti seguo.”
Si
avvicinarono ad una finestra del salone. La stanza era completamente
illuminata. Il fuoco scoppiettante nel camino e un abete decorato,
rendevano
perfettamente l’atmosfera natalizia.
“E’
davvero strano, devono aver fatto l’albero mentre io ero
via.” Pensò Bo ad alta
voce. Si posizionò meglio per avere una visuale
più completa dell’interno. Intravide
il tavolo della cucina coperto per intero da piatti colmi di qualunque
pietanza. Sentì in sottofondo Deck
the
halls nella versione country di Loretta Lynn. “Non
importa a nessuno che io
sia andato via, stanno festeggiando come niente fosse.” Disse
poi aggrappandosi
di peso al davanzale.
“Non
limitarti a guardare, Bo. Osserva. Ciò che stai per vedere
è accaduto molto
tempo fa. Questo è il primo Natale che abbiamo trascorso
tutti insieme: io, il
mio amato Jesse, Luke, Daisy e te. Sto per farti un dono: ti
porterò nel
passato, nel presente e nel futuro. Ti renderai conto di quanto siano
importanti e a volte fondamentali, le azioni che compiamo e le parole
che
pronunciamo. Ti permetterò di sbirciare laddove nessun altro
è mai giunto per
far sì che tu comprenda quanto la tua famiglia ti ama e
soprattutto quanto tu
ami la tua famiglia.”
Bo
ascoltò completamente rapito la zia. Non aveva mai fatto un
sogno così strano
in vita sua, ma la determinazione che leggeva nel suo sguardo era tanto
reale
che si limitò ad annuire.
“Non
ha molto senso per me quello che mi stai dicendo zia, ma
farò come tu vuoi.” Disse
poi imitandola e riprendendo a guardare all’interno della
fattoria.
“Tutti
a tavola, è pronto!” La voce di
Martha riecheggiò squillante dalla cucina. Due piccoli
scalmanati comparvero da
dietro una porta e si precipitarono ad accaparrarsi i posti migliori.
“Chi
sono quei due bambini?” Chiese Bo rivolto alla zia.
“Non
li riconosci? Guardali bene. La femminuccia è Daisy, il
maschietto è Luke.”
“Ma
sono piccolissimi!” Esclamò Bo quando si rese
conto che la zia aveva ragione.
Martha
sorrise: “piccolissimi non direi. Luke ha cinque anni, Daisy
tre. Aspetta di
vedere chi ha tra le braccia il mio Jesse.”
Dopo
pochi istanti il buon Jesse
raggiunse la sua famiglia.
“Credevo
stesse dormendo!” Esclamò
Martha quando lo vide arrivare con il piccolo Bo tra le braccia.
“In
effetti dormiva profondamente già da
un paio d’ore, ma qualcuno lo ha disturbato.”
Rispose guardando bonariamente i
piccoli seduti a tavola. “Martha, mia cara, prima di iniziare
la cena vorrei
parlarvi un attimo. Potreste sedervi tutti sul divano?”
“Certamente.
Coraggio bambini, sentito
lo zio? Andiamo tutti in salotto.” Martha prese i piccoli per
mano e, raggiunto
il divano, se li mise in braccio. Uno su ciascuna gamba.
“Miei
adorati, siete così piccini che
probabilmente non capirete molto di quello che vi dirò, ma
lo farò lo stesso. Il
buon Dio ha voluto che dessimo vita a questa famiglia. Ci ha donato
prima Luke,
poi Daisy e ora il piccolo Bo. Questo è il nostro primo
Natale insieme. Il mio
unico desiderio in questo santo giorno è che voi possiate
imparare ad amarvi
come fratelli e che possiate contare su di me e su vostra zia come
fossimo i
vostri genitori.”
Martha
afferrò la mano del marito e lo
guardò con gli occhi lucidi. Gli ultimi anni non erano stati
facili per loro,
ma erano rimasti uniti ed avevano superato le più dure delle
prove amandosi e
sostenendosi a vicenda. Da lì in avanti avrebbero avuto
anche il conforto dei
bambini. Il piccolo Bo, un fagottino di pochi mesi, era intento a
succhiarsi
una mano completamente inconsapevole delle parole dello zio. Daisy
stava
giocando con i laccetti delle sue scarpe e di tanto in tanto
controllava il
tavolo della cucina come se avesse avuto paura che da un momento
all’altro
sarebbe potuto entrare qualcuno in casa per fare razzia di manicaretti.
Luke
lasciò il grembo della zia e si
avvicinò a Jesse: “questo significa che io
sarò il fratello maggiore?” Chiese
poggiando le sue manine sulle ginocchia dello zio.
“Ti
piace l’idea?” Domandò Jesse.
Luke
osservò prima Bo e poi Daisy, dopo
una breve pausa, senza alcun tentennamento affermò:
“ti prometto che d’ora in
avanti mi occuperò di loro come fossero miei fratelli. Li
proteggerò e li
difenderò sempre. Non li abbandonerò
mai”
Jesse e
Martha sorrisero nel sentire con
quanta solennità, quel bimbo di appena cinque anni, avesse
pronunciato quella
frase. “Dai loro il tempo di crescere e vedrai che tutto
quello che farai per
loro, ti tornerà indietro come amore e
ammirazione.” Sostenne Jesse
profondamente commosso.
Martha
si asciugò una furtiva lacrima e
si alzò dal divano con Daisy ancora tra le braccia:
“a tavola adesso, prima che
si freddi tutto!”
“Che
Dio ci benedica tutti quanti.” Sussurrò
Jesse rimirando la sua nuova famiglia riunita.
Martha
sbirciò Bo di sottecchi. Pensava che lo avrebbe trovato
commosso, in realtà
aveva uno sguardo contrariato.
“Io
non mi ricordo niente, ma tutto questo avvalora solo la mia tesi. Luke
mi aveva
promesso che non mi avrebbe mai abbandonato e invece ha deciso di
partire.” Dichiarò
lasciandosi scivolare con la schiena lungo la parete.
“Non
era questo il commento che avrei voluto sentire, Bo. Vedo che continui
imperterrito nelle tue convinzioni. Bene. Dai un’ultima
occhiata a questa casa
festante perché d’ora in avanti non ci saranno
più facce allegre ad attenderci.
Te la sei cercata, Bo.”
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