Angel

di Hookina90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 3: *** La tesina ***
Capitolo 4: *** Gelosia ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


1 Capitolo: ricordi

Era una fredda giornata di novembre e stava sicuramente piovendo perché sentivo il tintinnio delle gocce che picchiettavano sulla mia finestra. La sveglia aveva già suonato da circa dieci minuti e io ero ancora a letto sotto le mie coperte. Non volevo alzarmi. Volevo solo ritornare a dormire e iniziare a sognare per poter entrare nel mio mondo parallelo dove non esisteva il dolore la tristezza e la malinconia ma solo la felicità. Era la realtà che desideravo.

Sentii di nuovo quel suono odioso della mia sveglia. Erano passati altri cinque minuti. Dovevo per forza alzarmi se no sarei arrivata in ritardo a scuola. Andai in bagno e quando mi specchiai vidi la mia immagine: era ormai uguale da circa un mese. Era disastrosa. I miei occhi verdi erano ormai rossi e gonfi a causa delle lacrime che mi erano scese durante la notte e poi avevo delle grandi occhiaie perché mi ero addormentata solo alle tre di notte. Dopo avermi dato una risciacquata andai in cucina per fare colazione e appena entrai vidi i miei genitori seduti a tavola. Quando mi videro mi salutarono, mia madre poi mi chiese: “ Cassy come stai? Hai dormito bene?”

Ormai quelle due domande erano diventate un’abitudine da un mese. Ma avevo deciso di mentire. Anche se odiavo dire delle bugie a mia madre. Così le risposi: “ Sto bene e ho dormito beatamente” Mi guardò come se non mi credesse, ma non chiese altro. Invece mio padre non mi faceva più domande. Non sapevo il perché. Ma lo apprezzavo.

Presi una fetta biscottata e chiesi a mio padre: “Papà volevo sapere se mi potevi dare un passaggio a scuola perché sono in ritardo” chiesi provando a fare gli occhi dolci.

Ma la sua risposta mi prese in contropiede. Infatti mi rispose “Cassy perché non usi il tuo motorino che ti ho regalato?”

“Papà sai perché non uso più il motorino” dissi urlando.

“Cassy devi superare questo dramma. Devi iniziare a usare quel motorino. Non ti potrò sempre portarti a spasso con la mia macchina” disse infuriato.

Sapevo che stavo per mettermi a piangere per la rabbia. Ma non volevo cedere proprio lì davanti a miei genitori. Mia madre guardò mio padre come se volesse rimproverarlo. Ma non disse nulla.

“Credevo che tu mi capissi, ma mi sono sbagliata”

Dopo aver preso la mia roba, uscii di casa sbattendo la porta.

Volevo prendere l’ascensore, ma era occupato così andai giù di corsa. Guardai l’ora e mi venne un colpo. Se fossi andata a piedi non sarei di certo arrivata in tempo così chiamai il mio migliore amico, Daniele, il quale, per fortuna, aveva la macchina perché lui aveva già compiuto diciotto anni. Io dovevo ancor aspettare due settimane.

Appena arrivai al portone presi il cellulare e lo chiamai.

“Drin….. Drin……Drin….Pronto chi è?”

“Dani indovina, sono Cassandra. Volevo sapere se mi puoi dare uno strappo a scuola”

Per fortuna non abitavamo molto distanti.

“Ok arrivo sono appena uscito da casa”

“Ti aspetto davanti a casa mia”

“Ok arrivo”

Non aspettai molto per fortuna. Salii subito in macchina. Dopo un paio di secondi Dani mi chiese: “Perché non ti ha accompagnato tuo padre?”

Non risposi subito. Stavo trattenendo le lacrime.

“Perché appena gliel’ho chiesto lui mi ha risposto di usare il mio motorino.”

“Mi dispiace Cassy, ma forse ha ragione. Non puoi evitare di usarlo per sempre. Lo so che hai passato un brutto periodo e che stai soffrendo ancora ma dovresti iniziare a riprenderti, a vivere”

Ecco anche lui mi dava contro. Non è possibile nessuno mi capiva. Non ci credo.

“Dani non ci credo, adesso anche tu non mi vieni più incontro. Per caso ti sei alleato con mio padre? Sai che ho paura di salirci dopo quell’ incidente che mi ha portato via Andrea, il mio ragazzo. A causa di quello l’ho perso per sempre” dissi isterica ben conscia del fatto che mi ero messa a piangere ma non mi interessava.

“Cassy certo che mi ricordo ma sto male vederti così. Sto cercando di aiutarti. Per favore non piangere”

Ormai eravamo arrivati a scuola. Scesi dalla macchina e poi dissi a Dani: “Lo so che mi vuoi aiutare, ma per me è ancora presto, è morto solo un mese fa. Prova a capirmi”

Annuì senza dire altro.

Quella discussione mi fece ricordare il giorno dell’incidente di Andrea.

Un mese fa avevo prestato il mio motorino ad Andrea perché il suo si era rotto. Mi aveva detto che gli serviva perché doveva fare delle commissioni. Nel pomeriggio mi chiamò per dirmi che mi sarebbe venuto a prendermi per le otto perché mi voleva portare fuori a cena per compiere i nostri due anni assieme. Appena finii di prepararmi guardai l’orologio ed erano già le otto passata e Andrea non era mai arrivato in ritardo. Pochi minuti dopo mi squillò il cellulare e vidi che era lui ma quando risposi non era la sua voce, ma di un uomo.

“Scusi lei è Cassandra?”

“Si ma chi parla?Cosa è successo ad Andrea?”

“Senta, sono un poliziotto. La volevo informare che il signor Bravi ha appena avuto un’ incidente con il motorino. Lo stanno portando all’ospedale San Carlo Di Nancy in via Aurelia. Questo era l’unico numero di riferimento nei suoi documenti. Avverta la famiglia, mi raccomando”

Riattaccò. Ero immobile. Per fortuna quell’ospedale era vicino a casa mia ma decisi però di non andare a piedi così chiamai Dani, il quale arrivò subito a prendermi.

All’entrata del pronto soccorso c’era una signora anziana, seduta dietro il bancone delle informazioni.

Mi avvicinai e le chiesi: “Scusi sa dirmi dove è Andrea Bravi. Mi hanno detto che lo hanno appena arrivata”

La donna digitò il nome sulla tastiera attendendo l’elaborazione del computer.

“Lo hanno portato in sala operatoria, qualche minuto fa” Dani si sedette su una specie di sedia. Io tentavo di rintracciare i genitori di Andrea. Dopo che li ebbi avvisati arrivarono poco dopo. Aspettammo tutti insieme. Quell’attesa fu estenuante. Dopo quattro ore arrivò un dottore e ci disse: “Siete parenti del signor Brevi Andrea”

“Si” risposero i genitori di Andrea.

Dani e io li raggiungemmo. L’espressione del dottore non mi piaceva affatto.

“Mi dispiace. Abbiamo fatto di tutto ma l’emorragia cerebrale era imponente. Mi dispiace ancora.

Non ricordo molto di cosa succedette dopo perché iniziai a piangere e a singhiozzare. Mi doleva il petto poi all’improvviso non vidi più nulla e l’oscurità scese su di me. Quando mi svegliai ero sdraiata sul mio letto. Molto probabilmente mi aveva portata Dani.

Qualche giorno dopo ci fu il funerale. Fu strazio allo stato puro, ma sono riuscita ad andare avanti anche se ancora oggi piango per la sua morte.

Dall’incidente non usai più un motorino. Mio padre me lo aveva anche comprato uno nuovo anche se io ero contraria.

I miei ricordi furono interrotti dalla campanella di inizio delle lezioni. Quella mattina Dani e io non parlammo molto. Io non ne avevo molta voglia. Volevo stare per conto mio e con i miei ricordi di Andrea.

Ripensai a quando ci incontrammo per la prima volta. Qui a scuola. Io dovevo andare a fare delle fotocopie mentre stavo scendendo le scale di corsa mi scontrai con un ragazzo. Appena lo guardai mi tolse il fiato. Aveva occhi color nocciola e capelli biondo cenere con un fisico non statuario. Mentre lo stavo osservando mi chiese: “Stai bene?”

“S-si, grazie. Comunque io sono Cassandra”dissi balbettando.

“Io sono Andrea. Dove stavi andando così di fretta?”

“A fare delle fotocopie di latino”

“Se vuoi ti posso accompagnare?”

“Si” risposi subito. Ero diventata sicuramente rossa perché lo sentii ridere.

“Andiamo”disse ancora ridendo.

Da quel giorno iniziammo a incontrarci quasi tutti i giorni. Ero pazzamente innamorata di lui. Ma da quando lui non c’era più era come se una parte di me fosse stata strappata via.

Appena suonò la campanella che dichiarava la fine delle lezioni Dani mi chiese:”Vuoi un passaggio?”

“Si” dissi laconica.

Durante il viaggio Dani mi chiese: “Come stai?”

“Bene” mentii.

Lui lo capii, ormai lo sapeva quando dicevo la verità.

“Non è vero Cassy. Non stai affatto bene. Facciamo così oggi pomeriggio andiamo a fare un giro in centro”

“Dani, non ne ho voglia di fare un giro in centro. Oggi non sono dell’umore giusto.”

“Proprio per questo. Devi distrarti un po’”

“No Dani non è voglia. Ti prego non voglio uscire.”

Non parlammo più durante il viaggio. Ma prima di scendere dissi a Dani: “ Scusa per la reazione di prima, tu vuoi solo aiutarmi” esclamai cercando di avere un tono più dolce..

“Non ti preoccupare. Ti chiamo più tardi”

“Ok. Ciao”

Entrata a casa i miei genitori non c’erano perché erano a lavoro. Per fortuna sarebbero rientrati più tardi e io sarei stata già a letto. Non se sarei riuscita ad affrontare mio padre.

Mangiai qualcosa e poi andai in camera, aprii l’armadio e iniziai a cercare la mia scatola preziosa. La trovai subito. All’interno c’erano tutti i regali di Andrea e altri suoi ricordi. Presi un peluche che avevo vinto a luna park. C’eravamo andati a Natale l’anno scorso. Lo presi e mi sdraiai sul letto come facevo prima. Mi addormentai.

Sognai Andrea e io al cinema al primo appuntamento. Il film me lo fece decidere a me. Io decisi per una storia d’amore. Dopo il film facemmo una passeggiata e prendemmo un gelato e poi mi accompagnò a casa. Sotto il portone mi diede il primo bacio. Io ero al settimo cielo. Ero felice.

Quel sogno stupendo fu interrotto dallo squillo del citofono. Guardai l’ora erano le quattro e non potevano essere i miei genitori perché di solito rientravano alle otto. Così mi alzai notando appena il cuscino, bagnato molto probabilmente dalle mie lacrime. Presi il mio orsacchiotto e andai a vedere chi era.

“Chi è?”

“Sono Daniele. Sono venuto perché ti ho telefonato almeno una decina di volte e non rispondevi così sono venuto a vedere se tutto andasse bene.”

Sali”

Aprii la porta e ritornai in camera.

Dopo un paio di minuti entrò Daniele.

“Ciao Cassy. Perché non hai risposto alle telefonate?”

“Perché mi sono addormentata e avevo tolto la suoneria per essere più tranquilla e così non l’ho il sentito vibrare”

“Cassy, hai riaperto la famosa scatola?”

Daniele nel frattempo si era seduto vicino a me sul letto.

“Si stavo cercando l’orsacchiotto”

Rimanemmo in silenzio per un po’.

“Dani, scusa per la sfuriata di stamattina. Forse hai ragione. Ma adesso non c’è la faccio forse più in là, quando il dolore sarà diminuito potrò di nuovo a essere la Cassandra di prima. Ora non posso proprio. Spero che tu mi aiuterai perché non voglio rimanere sola”

“Stai tranquilla ho sbagliato io hai ragione forse è ancora presto. Io ci sarò sempre”

“Lo sai che ho sognato il nostro primo bacio”

“Ah mi ricordo e quando mi hai chiamato a mezzanotte per dirmelo”

A quel ricordo sorrisi.

“Finalmente un sorriso”

“Si hai ragione”

“La sai una novità?”

“Cosa?”

“Ho conosciuto una nuova ragazza . Forse gli piaccio”

“Ah sì. Gli piaci sicuramente. Sei un bellissimo ragazzo” dissi ridendo.

“Adesso mi prendi pure in giro.”

“Non ti sto prendendo in giro. Tutte le ragazze ti vorrebbero”

Daniele infatti non era brutto anzi aveva un bel fisico, occhi azzurri (come dice lui il suo punto forte) e capelli castano scuro.

“Va bè ti credo”

“Le hai chiesto il numero”

“Non ancora domani a scuola glielo chiederò”

“Bravo così si fa”

“Adesso devo andare Cassy e ti prego non ti intristire. Pensa che bella figura farò domani”

“Ok a domani”

Daniele mi aveva rallegrato. Era un vero amico. Lui c’era sempre quando avevo bisogno di lui.

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Capitolo 2
*** Nuovi arrivi ***


Capitolo: Nuovi arrivi

La mattina seguente in cucina c’era solo mia madre. Io le assomigliavo molto, avevamo gli stessi capelli castani e al sole avevano anche delle sfumature bionde. Mia madre li portava corti io invece li amavo portare lunghi anche se mio padre era contrario. Gli occhi verdi li avevo ereditati da mio padre.

Appena mia madre mi vide oltre alle solite domande, mi chiese: “ Cassy, hai già pensato a cosa fare per il tuo compleanno?”

L’ultimo dei miei pensieri in quel periodo era proprio il mio compleanno.

“No mamma non ci ho ancora pensato”

“Perché non lo fai in disco e inviti tutti i tuoi i compagni di classe?”

“ Non lo so mamma. Ci penserò, va bene? ”

“Ok, cara”

“Ciao mamma ci vediamo dopo”

Ero in anticipo quindi decisi di prendere il pullman, se fosse passato in orario. Aspettai una decina di minuti ma poi decisi di andare a piedi. Sarei arrivata giusto in tempo.

Appena arrivata in classe la professoressa non era ancora arrivata. Ad un tratto sentii una voce stridula. Alzai lo sguardo e come immaginavo vicino alla cattedra con ancora il suo zaino a tracolla c’era Giulia, lei sapeva tutto di tutti. Dani e io la soprannominavamo la “pettegola”.

La sentii dire: “Ragazzi ho scoperto che oggi arriva un nuovo ragazzo, un figo da paura e domani arriverà anche sua sorella, molto probabilmente sono gemelli.”

Bene ci mancava solo un nuovo ragazzo e persino bello così tutte le mie compagne si attaccheranno a lui “come delle cozze”. Per di più non c’era nemmeno Daniele. Forse si è sentito male durante la notte.

Le ragazze erano in fibrillazione per questo nuovo arrivo. Io non ero come loro, a me non interessava minimamente. Io avevo altro per la testa.

Finalmente entrò in classe la professoressa di italiano e insieme a lei c’era un ragazzo. Dovetti concordare con Giulia. Era veramente bello. Aveva capelli neri a spazzola e gli occhi color ghiaccio. Dalla giacca aperta si intravedeva una maglia attillata e si scorgevano i pettorali.

Tutte le ragazze, come avevo immaginato, erano immobili a fissarlo e ci mancò poco che si mettessero a sbavare.

Poi la professoressa disse: “Ragazzi da oggi avremo un nuovo alunno e domani verrà anche sua sorella Rachel. Lui è Angel Kahn. Si è trasferito da pochi giorni dall’Inghilterra e spero lo accogliate nei migliori dei modi. Per adesso ti siederai al posto di Daniele Durino che oggi è assente”, aggiunse poi, l’insegnante indicando il mio banco.

Proprio oggi l’unico assente doveva essere proprio Daniele, sapevo cosa sarebbe significato avere Angel come compagno di banco occhiate d’odio da parte delle ragazze. Poi all’improvviso sentii la sua voce dirmi: “Ciao, io sono Angel. Tu come ti chiami?”

“Io sono Cassandra. Parli bene la nostra lingua per essere inglese”

“Mia madre è italiana”

“Ah capisco”

Dopo quella conversazione non parlammo più. Alla seconda ora per fortuna arrivò Dani che si sedette con un banchetto vicino a me.

Appena iniziò la ricreazione tutte le ragazze piombarono al mio banco. Io me ne andai a fare un giro con Dani. Quando arrivammo al distributore Dani mi chiese: “ Come ti sembra il nuovo arrivato?”

“Non lo so ancora. Non l’ho ancora inquadrato. Perché sei arrivato alla seconda ora?”

“La mia cara sveglia oggi non ha voluto suonare. Così mi ha svegliato mia madre con il suo solito metodo. Sono arrivato dieci minuti in ritardo e quel maledetto bidello non mi ha fatto salire”

“Tanto ti sei perso solo la presentazione di Angel. Poi domani arriverà anche sua sorella Rachel. Molto probabilmente sono gemelli”

“Ah bene se lei sarà bella come il fratello mi sa che avrà un sacco di ammiratori”

“Anche tu sarai un presunto corteggiatore?”

“Non lo so si vedrà”

“Scusa tu non dovevi chiedere un numero di cellulare ad una ragazza? ”

“Ah è vero”

Daniele iniziò a guardarsi in giro per trovarla. Appena la vide le andò incontro. Io stavo lì a osservare la scena. Iniziarono a parlare e dopo un paio di minuti ritornò da me.

“Glielo hai chiesto il numero allora?”

“Si”

“Allora?”

“Me l’ha dato”

“E poi cosa vi siete detti”

“Oggi mi chiama per metterci d’accordo per un appuntamento”

“Sono contenta per te"

Anche io avevo trovato il ragazzo giusto ma ingiustamente il destino me l’aveva portato via. Quel pensiero mi intristì.

“Cosa c’è?” mi chiese Dani accorgendosi del mio cambiamento d’umore.

“Niente. Forse è meglio ritornare in classe”

Quando entrammo in classe vidi Giulia, quella smorfiosa, seduta sulle ginocchia di Angel e le altre ragazze intorno al mio banco. Angel rideva beatamente insieme a loro.

Meno male arrivò la professoressa così potei sedermi al mio banco.

“Hai visto Giulia come era seduta sulle sue gambe?” mi sussurrò Dani

“Si, quella appena vede un bel ragazzo ci prova subito”

“Mi sa che il tuo nuovo compagno di banco non è contrario al suo comportamento”

“Si ho visto.”

Quando uscii da scuola vidi mio padre davanti al cancello con la sua macchina. Lo salutai e salimmo in macchina.

C’era un silenzio imbarazzante che fu interrotto da lui, per fortuna.

“Scusa per ieri mattina. Ho sbagliato, non dovevo agire così. Mi dispiace Cassy”

“Papà l’ho capito che hai reagito così per il mio bene, però non me l’aspettavo.”

“Scusami piccola. Non c’è la faccio a vederti in questo stato. ”

“Lo so papà, ma prima o poi passerà”

“Lo spero per te. Ricordati Cassy che io ci sarò sempre”

Gli diedi un bacio sulla guancia. Avevo fatto pace con mio padre.

La giornata era andata bene. La sofferenza e la tristezza erano diminuiti. Forse potevo iniziare da capo. Andai a letto presto. Appena chiusi gli occhi iniziai a rivivere quell’incubo. Lo incominciai a fare la prima settimana dopo l’incidente.

Stavo camminando, quando a un tratto vidi un camion scontrarsi con una moto, la mia moto. Sopra c’era Andrea. Io non potevo raggiungerlo ero come imprigionata in una specie di gabbia di vetro anche se mi sforzavo ad urlare era come se non avessi più la voce. L’unica cosa che potevo fare era osservare la scena in silenzio.

Lui era a terra in una pozza di sangue e il camionista si allontanò senza fermarsi. Non potendo urlare, iniziai a piangere.

Mi alzai di colpo tutta sudata. Guardai l’ora. Erano le quattro del mattino.

Mio padre entrò nella mia stanza con la vestaglia molto probabilmente mi aveva sentito urlare.

“Cassandra cosa è successo? Ti ho sentito urlare!”

“Ho fatto di nuovo quell’incubo”

Lui mi raggiunse sul letto e mi abbracciò. Scoppiai a piangere.

Quando finì di singhiozzare mi liberai dall’abbraccio.

“Come va?” chiese preoccupato.

“Adesso meglio. Grazie papà”

Mi diede un bacio sulla guancia e ritornò nella sua camera.

Io provai ad addormentarmi e dopo un’ora il sonno ebbe la meglio.

Mi alzai tardi. Andai di corsa in bagno per darmi una sciacquata. Dovevo provare a rendermi presentabile. Provai a mettermi un po’ di fondotinta per nascondere le occhiaie. Dopo chiamai mio padre per un passaggio. Per fortuna era ancora in casa.

Arrivai appena in tempo, ma quando entrai vidi che c’era un banco in più vicino alle finestre e seduti c’erano Daniele e una nuova ragazza. Molto probabilmente era la sorella di Angel. Infatti si assomigliavano parecchio, però lei aveva i capelli biondi.

Purtroppo io sedevo dalla parte opposta. Così non potevo più conversare con lui. Proprio quel giorno si doveva spostare? Dovevo parlare con lui, ma avrei dovuto aspettare la ricreazione.

Così mi sedetti al mio posto vicino ad Angel, appena mi vide iniziò a squadrarmi.

Quella mattina mi ero alzata col piede sbagliato ed ero di pessimo umore così gli chiesi irritata: “Perché mi fissi?”

“Hai la faccia stravolta”

“Sei un buon osservatore” dissi sarcasticamente.

“Cosa è successo?”

“Cosa ti interessa?”chiesi irritata

“Ero solo curioso scusami”

“Scusami ma non ne voglio parlare adesso” dissi fredda.

Appena iniziò l’intervallo presi per un braccio Daniele perché volevo uscire subito dalla classe.

“Hai una faccia! Che è successo?”

“Ho avuto una nottataccia”

“Hai avuto di nuovo quell’incubo?”

“Si”

“Mi dispiace Cassy”

Lo abbracciai e poi gli chiesi per cambiare discorso.

“Come è andato l’appuntamento?”

“Molto bene siamo andati a fare un giro in centro e ci siamo presi una cioccolata calda.”

“Bene quindi immagino che vi rivedrete”

“Si.”disse sorridendo

“Quindi mi sa che rimarrò da sola mentre tu farai il fidanzatino” dissi, fingendomi triste.

“Lo sai che non starai mai sola. Io ci sarò sempre.”

“Si lo so.”

Ritornammo in classe. La professoressa appena entrò ci disse che avremo dovuto fare un lavoro a coppie. Precisamente una tesina su un libro di Verga. Dovevamo parlare della trama, della psicologia dei personaggi ,luoghi, biografia dell’autore e commento.

La professoressa formò le coppie. Io ero insieme ad Angel. Lui mi guardò poi mi chiese con un tono di voce distaccato: “Quando vuoi iniziare la tesina?”

“Possiamo iniziarla oggi se ti va. Dove potremmo farla?” risposi a tono.

“A casa mia” rispose lui.

“Ok ma dove abiti?”

“Non ti preoccupare ci andiamo appena usciti da scuola perché più tardi ho degli impegni”

“Ok come vuoi tu ma devo avvisare i miei”

Dopo il suono della campanella tutti i ragazzi uscirono velocemente dalla classe. Io aspettai Angel. Usammo la sua macchina. Durante il tragitto gli chiesi gentilmente forse per farmi scusare del mio comportamento di prima.

“Ti sei ambientato bene nella tua nuova classe?”

“Si. Posso farti una domanda?”

“Certo”

“Perché c’è l’hai con me?"

“Non c’è l’ho con te. Scusa se ti ho risposto male stamattina ma ho avuto una nottataccia ed ero di pessimo umore”

“Ah capisco. Se ti va di parlare sono un buon ascoltatore.”

“Sei molto gentile”

“Si me lo dicono tutti”

Modesto il ragazzo.

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Capitolo 3
*** La tesina ***


Terzo capitolo: la tesina
 
La casa di Angel si trovava in Via Pontino. Una stradina lontano dalla scuola.  Ci mettemmo una decina di minuti ad arrivare. L’appartamento si trovava all’ultimo piano. Era molto spazioso e luminoso, un luogo vivo e spensierato.
Dopo aver mangiato, ci sistemammo nella sua camera. Era arredata bene. Sui muri c’erano molti poster di vari gruppi. Alcuni erano dei Queen altri degli AC\DC. Vicino alla scrivania, dove c’era il computer si trovava un mobile composto da due scaffali con moltissimi cd, su un altro ripiano c’era un lettore cd ultimo modello, vicino c’era una foto di due giovani ragazzi abbracciati. Era una foto in bianco e in nero. Molto probabilmente erano i suoi genitori.
“Sono i miei genitori.”, mi disse Angel come se mi avesse letto nel pensiero.
Proprio in quell’istante sentì il suono del campanello.
“Scusa deve essere mia madre. Vieni così te la presento”
“Ok”
Ci spostammo verso l’ingresso, ma quando vidi sua madre, rimasi disorientata. Non assomigliava per niente alla foto. Angel appena vide la mia espressione disse: “Lei è la mia madre adottiva, i miei genitori sono morti in un incidente d’auto”
“Mi dispiace Angel”, dichiarai dolcemente.
“Non ti preoccupare è successo tanti anni fa.”
“Salve io sono Monica” disse gentilmente la madre di Angel.
“Piacere io sono Cassandra, sono una compagna di classe di suo figlio”
“Mamma adesso dobbiamo andare a fare una tesina”
“Ok buon lavoro”
“Grazie”
Ritornammo in camera. Pensando ai genitori e alla loro morte mi ricordai che Andrea era scomparso nello stesso modo. Ecco di nuovo la tristezza.
“Che ti succede Cassy?”chiese preoccupato.
“Niente, pronto per cominciare?”
“No finché non mi dice cosa ti succede. Se è per il fatto dei miei genitori ti ho detto di non ti tormentare.”
Sentivo gli occhi pungermi. Da un momento all’altro le lacrime sarebbero sgorgate. Non era proprio il momento adatto a farle uscire. Una lacrima però scappò al mio controllo. Provai a togliermela subito, ma Angel fu più veloce di me.
“Scusa”
“Ti puoi fidare di me.”disse serio.
“La morte dei tuoi genitori mi ha fatto cadere nella tristezza più nera.”
“Capisco me ne vuoi parlare?”
Dovevo prendere una decisione confidarmi e quindi fidarmi di lui o non dirgli niente.
Optai per la prima scelta.
“Un mese fa il mio ragazzo mentre mi stava venendo a prendere per festeggiare i nostri due anni assieme ha avuto un incidente con la moto, ma non c’è la fatta. È morto all’ospedale”
Sentivo gli occhi umidi. Le lacrime hanno avuto la meglio, come al solito.
Lui si avvicinò e iniziò ad abbracciarmi finché non smisi di piangere.
“Mi dispiace Cassy. Se c’è qualcosa che posso fare per te dimmi pure”
“Non ti preoccupare, adesso mi passa. Ogni tanto ho delle crisi di pianto. Possiamo iniziare la tesina e scusami se sono scoppiata così”
“Non ti devi scusare. A volte bisogna sfogarsi. Fa male tenersi tutto dentro”
“Grazie”
Mi sorrise e dopo accese il computer. Aspettammo un paio di minuti per la connessione poi Angel riuscì ad aprire internet e digitammo sul motore di ricerca le opere di Verga. Tra tutte le opere decidemmo “La storia di una capinera”. Iniziammo a tirare giù una taccia della tesina.
Quando mancava pochi minuti alle cinque Angel mi disse: “Per oggi basta così. Fra dieci minuti ho un appuntamento, ci possiamo vedere domani?”
“Va bene, sempre a casa tua?”
“Si vieni alle quattro”
“Ok a domani”
Ritornai subito a casa e appena entrata mi sedetti sul divano per rilassarmi.  Guardai un po’ di televisione, ma non badai molto a cosa stavano trasmettendo. L’indomani avrei dovuto rivedere Angel e non sapevo il motivo ma non vedevo l’ora di vederlo.
Non sapendo casa fare e non potendo restare sul divano lasciando la mia mente libera di cadere come al solito nei ricordi, decisi di cucinare qualcosa, così mia madre si sarebbe rilassata  dopo una giornata di lavoro.
Preparai gli spaghetti con il sugo e poi delle bistecche con un contorno di patate al forno. Ero brava a cucinare ma era da tanto che non lo facevo.
I miei genitori arrivarono puntuali alle nove e appena entrarono in cucina dissero in coro: “Che bel profumino.” Poi mia madre aggiunse: “ Cassy hai cucinato tutto te?”
“Si” risposi spuntando dalla porta della cucina.
Mia madre si girò mi fece un sorriso poi mi disse: “ Brava Cassy non vedo l’ora di assaggiare tutto ciò che hai preparato. Era da qualche tempo che non organizzavi qualcosa. Cosa è successo?”
“Non volevo stare sul divano per non ricadere nei ricordi, e non avendo nulla da fare ho preparato la cena. Tra poco è pronto.”
“Allora andiamo a cambiarci”
Prima di andare mio padre mi diede un bacio sulla guancia e poi raggiunse mia madre.
Dopo mangiato dissi a mia madre: “Domani andrò di nuovo a casa di Angel per quella tesina”
“Bene. Cassy sono contenta che ti stia facendo un nuovo amico”
La prima settimana dopo la morte di Andrea mi ero chiusa in me stessa e tutti gli amici che avevo si erano allontanati da me escluso Daniele, anche nei brutti momenti lui c’era sempre. Ecco perché mia madre era contenta che qualcuno si fosse fatto avanti. I miei genitori in quel periodo cercavano di non farmi sentire sola ma io li allontanavo come avevo fatto con i miei amici. Stavo provando un dolore troppo forte che mi toglieva il respiro, era insopportabile. Quella forza oscura e misteriosa dentro di me ormai aveva preso il sopravvento e continuava a indebolirmi. Non volevo farmi vedere in quello stato. Volevo solo rimanere nella mia camera a provare a dare un valore alla mia vita, ma non lo trovavo. Una sera quando ero sola in casa cercai in bagno dei sonniferi per dormire per una volta senza incubi senza versare una lacrima ma ne presi troppi molto probabilmente lo feci apposta per potermene andare finalmente da quel mondo fatto solo di sofferenza e rivedere Andrea, per fortuna mia madre era tornata prima del previsto e quando mi vide, svenuta in bagno mi portò subito all’ospedale. Mi fecero una lavanda gastrica e dopo qualche giorno ritornai a casa. Ero sconvolta ed ero arrabbiata con me stessa come potevo fare quello ai miei genitori come potevo dare a loro un dolore così grande come la perdita di una figlia. Non volevo che i miei genitori provassero lo stesso dolore che stavo sperimentando in quel momento. Da quell’episodio capii la frase “Dicono che l'amore è vita, io per amore sto morendo”.  Non tentai mai più di uccidermi. La mia vita però da quel fatidico incidente era cambiata, io ero cambiata ormai stavo sempre per conto mio o a letto a piangere o facevo i compiti per tenermi la mente occupata. Non sapevo quando sarei riuscita di nuovo a sorridere come prima però ero cosciente che il dolore sarebbe rimasto forse si indebolirà ma rimarrà sempre. Alla fine sarei riuscita a vivere veramente.
“Be adesso vado a letto. Buona notte.”
“Ok tesoro. Buona notte”
 La mattina seguente mi svegliai tardi perché quel giorno c’era l’assemblea di classe e così potei recuperare qualche ora di sonno perso nelle notti passati. Quando mi svegliai, trovai mia madre occupata nelle faccende domestiche, invece mio padre era uscito a fare delle commissioni. Salutai mia madre e andai a fare una passeggiata per negozi. Dopo un’ora avevo comprato una maglietta, un paio di jeans a sigaretta e un cappellino da abbinare alla maglia. Ritornata a casa, mangiai qualcosa di corsa e dopo mi preparai per andare da Angel. Non sapevo ancora se saremmo diventati amici, forse col tempo. Mi sembrava un bravo ragazzo e poi ieri mi ero aperta con lui, non so perché ma ispirava fiducia.
Inforcai la mia bicicletta e mi diressi verso la casa di Angel. Arrivai con qualche minuto di ritardo.
Appena Angel mi vide mi sorrise e mi fece entrare. Nel salotto vidi Rachel che si stava preparando. La salutai e poi raggiunsi Angel in camera sua. Finimmo la tesina prima del previsto così Angel ed io iniziammo a parlare. Quando a un tratto Angel mi chiese: “Domani sei libera?”
“Si…perché?”chiesi titubante.
“Verresti domani a vedere un film con me?”
Non sapevo perché ma quella semplice domanda mi pietrificò. Quando provai a riavvicinarmi ai miei vecchi amici loro, avevano provato a starmi vicino ma non per molto. Daniele mi aveva detto che facevano così perché loro si sentivano a disagio per il fatto dell’incidente e che avevano paura di farmi soffrire. Quell’allontanamento mi affliggeva di più. Non so perché Angel era diverso. Lui dopo aver saputo la verità non si era allontanato come gli altri anzi mi aveva invitato a uscire. Adesso il problema era: ero pronta a uscire con un nuovo ragazzo anche se solo come amici? Mi ero ripromessa di iniziare di nuovo a vivere, quindi dovevo accettare quell’invito.
I miei pensieri furono interrotti da Angel che mi chiese:
“Se non vuoi fa lo stesso. Non ti preoccupare”
“No no voglio venire.”
“Allora ti vengo a prendere a casa tua. Dove abiti?”
“Abito al 23 interno 15 in via Aurelia”
“Va bene allora ci vediamo domani”
Ritornai a casa. Ero un po’ frastornata dall’invito di Angel perché non me l’aspettavo proprio. Speravo che quell’uscita andasse bene, non volevo che anche lui si allontanasse.
Appena arrivata, i miei genitori non c’erano, ma c’era un biglietto sul frigo, dove c’era scritto:
                                           
Cassy, papà e io siamo andati al cinema e poi andremo a mangiare una pizza. Arriveremo tardi prenditi una pizza.
                 Baci mamma
 
Non avendo niente da fare andai in camera per leggere un libro, guardai nella mia libreria. Decisi per “Orgoglio e pregiudizio”.
Lessi fino alle sette poi andai alla ricerca del numero della pizzeria. Quando lo trovai, chiamai e ordinai una margherita e presi anche una lattina di coca cola. Per pagare usai i miei soldi, come il solito mia madre si era dimenticata di lasciarmeli. Mangiai tranquilla guardando un film alla televisione. Poi andai a letto. Il mattino dopo passò in un lampo e quando erano già le tre e non ero ancora pronta perché all’ultimo momento mi era venuto un attacco di panico, volevo disdire ma non avevo il numero di cellulare né di casa per chiamarlo. Per fortuna poi intervenne mia madre e mi calmai. Lui non mi avrebbe lasciato sola. Lui era diverso dagli altri. Mi ripetevo questa frase di continuo, ma dentro di me c’era ancora un po’ di timore.
Guardai dentro all’armadio decisi di vestirmi casual. Non mi truccai. A me piaceva essere acqua e sapone.
Angel arrivò puntuale. Quando scesi, però trovai una brutta sorpresa. Angel era vicino a una grossa moto. Io impallidì subito. Non volevo salire sul quel “coso”. Avevo ancora troppa paura.
“Cassy ti senti bene?” chiese preoccupato.
“Non voglio salire sulla moto”dissi sicura.
“Perché?”
“Ho paura. Dopo l’incidente del mio ragazzo non ci salgo più”
“Ah capisco.  Allora andremo a piedi. Ci farà bene una bella passeggiata” esclamò con dolcezza.
Così iniziammo a incamminarci e per i primi minuti rimanemmo in silenzio. Poi io gli dissi:
“Mi dispiace, non volevo cambiare i tuoi programmi per una mia stupida paura”
“Non ti preoccupare. Le proprie angosce alla fine si devono affrontare. Il primo passo è ammetterlo.”
“Si hai ragione. Tu di che cosa hai paura?”
“Io…..ho il terrore dei posti chiusi”
“Lo hai superato?”
“Non ancora, però lentamente ci sto provando. Se vuoi ti posso aiutare a superarla?”
“Ok ma ti avverto che sarà molto difficile”
“Sono molto paziente. Semmai lunedì dopo scuola possiamo fare il primo passo”
“Ok, ma perché fai tutto questo per me? Perché non ti allontani come gli altri?” , chiesi, stupita.
“A tempo debito scoprirai perché faccio tutto questo per te”
“In che senso?”chiesi incuriosita.
Non rispose.
Dopo il film Angel mi riaccompagnò a casa. Mi salutò e prese la sua moto che aveva lasciato proprio sotto casa mia e se ne andò. 

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Capitolo 4
*** Gelosia ***


Dopo due settimane dall’arrivo di Angel, lui ed io ci eravamo uniti molto. Era un ragazzo molto simpatico e dolce, anche se a volte era molto vanitoso e sfacciato.
Come mi aveva promesso mi aiutò molto per affrontare la mia paura per le moto. Io invece non gli ero stata d’aiuto perché ogni volta che provavo a salire sullo scooter di Angel, vedevo con la mente l’immagine di Andrea sull’asfalto in una pozza di sangue e così scendevo subito, pallida e madida di sudore. Ogni volta che sbiancavo Angel mi confortava e mi faceva sentire al sicuro.
Sabato, al termine della scuola, stavo aspettando Angel vicino alla moto, ma quando arrivò, mi disse: “Cassy ho capito che non riuscirai mai a superare la tua paura finché non superi la morte di Andrea”, disse sfacciatamente.
“Angel, il mio ragazzo è morto solo un mese mezzo fa! Come faccio a dimenticarlo tutto così da un momento all’altro”, ribadii alzando la voce.
“Non ti sto dicendo di dimenticarlo ma affrontare la verità sulla morte di Andrea e andare avanti. Se lui ti vedesse adesso non credo che sarebbe contento o mi sbaglio?”
Aveva ragione, come al solito, Andrea voleva vedermi sempre felice. Mi diceva sempre che quando ero triste lo era anche lui. Non l’avevo mai vista da quel punto di vista. Poteva essere il mio nuovo modo di vedere la vita. Però dovevo essere intransigente ed andare avanti e pensare ad essere felice.
Lo dovevo fare per Andrea. Ci dovevo riuscire!
“Hai ragione c….”
Non riuscii a finire la frase perché mi sentii chiamare. Mi girai e vidi Dani. Ormai erano giorni che non ci parlavamo e mi dispiaceva molto perché era il mio migliore amico. Quando incontrai il suo sguardo era un misto di tristezza e rabbia. Quell’espressione, non lo so perché, mi aveva dato uno strano presentimento.
“Ciao Cassy, ti posso parlare?” chiese freddamente, avvicinandosi.
Angel mi guardò, gli sorrisi, lui ricambiò. Poi mi salutò e se ne andò lasciando me e Dani da soli.
“Certo”, dissi serenamente.
“Perché passi molto tempo con quel tipo?” chiese con rabbia.
“Quel tipo ha un nome: Angel. Abbiamo passato molto tempo insieme per la tesina e perché mi sta aiutando a superare la mia paura per le moto. Siamo diventati amici. Non ci vedo niente di male”.
“Solo amici?”
“Sì, perché c’è qualcosa che non va?” chiesi in modo acido. Non mi piaceva parlare così con Daniele, perché era un mio amico anzi il mio migliore amico, ma mi urtava il suo modo di fare.
“Sì perché non stai più con me”, dichiarò furioso.
“Lo so che non parliamo da un paio di settimana e mi dispiace, però non voglio perdere Angel per un tuo capriccio”, dissi urlando.
“Cassy, lo dico per il tuo bene, è meglio che lo lasci stare”
“Cosa? Perché? Angel è un bravo ragazzo. Dani, perché ti comporti in questo modo? ”
Non rispose subito.
“Io voglio stare sempre con te perché Cassy, per me, tu sei più di un’amica”
Rimasi allibita, non me lo aspettavo proprio. Non volevo crederci.
Vedendo che non davo segno di vita, Dani continuò: “Cassy io ti amo. Lo sapevo inconsciamente, ma quando ti ho iniziato a vedere sempre con Angel dentro di me, è nata una rabbia incontrollabile. Forse ho iniziato a provare qualcosa di più dell’amicizia quando stavi male per la morte di Andrea. Era nato qualcosa ma non lo avevo ancora capito”
Adesso iniziai a comprendere perché si stava comportando così. Era geloso.
Io per lui provavo solo una forte amicizia ma niente di più.
Sapevo che la nostra amicizia non sarebbe stata come prima, ma non volevo perderlo. Speravo che non si arrabbiasse con me. Non potevo stare con una persona di cui non ero innamorata.
“Dani, mi dispiace ma non provo il tuo stesso sentimento”, dissi tristemente perché sapevo che avevo ferito i suoi sentimenti. Non rispose, abbassò lo sguardo. Quando incrociai di nuovo i suoi occhi vidi anche aveva una
strana espressione, provai a decifrala ma non ebbi il tempo perché iniziò ad avvicinarsi.
All’improvviso sentii le sue labbra premere sulle mie. Provai a respingerlo ma era troppo forte.
Quando si allontanò, sentii scendere lacrime copiose sulle mie guance.
Era impossibile. Doveva essere un brutto sogno, mi dissi fra me e me, sperando di risvegliarmi nel mio letto.
“Scusa Cassy….”, disse dolorosamente.
Non sentii finire la frase che me ne ero già andata via di corsa. Dani provò a chiamarmi, ma non mi fermai e non mi volsi a guardarlo. Sarebbe stato troppo doloroso.
Arrivai a casa in pochi minuti. Quando entrai, non c’era nessuno. Ero sola. Avevo il volto rigato dalle lacrime e mi mancava l'aria e ogni respiro era una fitta dentro di me che mi toglieva il fiato.
Volevo urlare, ma anche le parole mi avevano abbandonato. Se mi tenevo tutto dentro, era ancora peggio. Dovevo sfogarmi con qualcuno. Ogni volta che stavo male, parlavo con Daniele ma quella volta era stato proprio lui a ferirmi.
Dopo aver girato per casa per un paio di minuti tentando di calmarmi inultilmente, decisi di
chiamare Angel.
Drin….Pronto ciao Cassy”
“Ciao” gli risposi con una voce tremolante.
Cassy, cosa è successo?” chiese preoccupato.
“Puoi passare un attimo a casa mia?”, mentre glielo stavo chiedendo, mi scappò un singhiozzo.
Arrivo subito”
Mentre lo aspettavo, mi sdraiai sul letto, le lacrime stavano diminuendo, forse la mia crisi stava per finire.
Angel arrivò subito. Appena mi vide mi abbracciò e iniziai di nuovo a singhiozzare. Lui mi teneva stretta tra le sue braccia. Quando iniziai a calmarmi, mi chiese: “Cassy, cosa è successo?”
Gli raccontai tutto senza tralasciare niente. Dopo un momento di silenzio che a me sembrava interminabile, mi disse: “ Cassy, mi dispiace molto.”
“Non so cosa fare. Non so se riuscirò a perdonarlo per avermi baciato contro la mia volontà. Nello stesso tempo non voglio perdere anche lui.”
“Cassy, lo so che adesso non lo vuoi perdonare però tu ci tieni molto a lui e con il tempo riuscirete a far ricominciare la vostra amicizia più forte di prima”
Improvvisamente sentii suonare il citofono. I miei genitori non potevano essere perché erano ancora a lavoro. Così andai a sentire chi era e Angel mi seguii.
“Chi è?”
Ciao Cassy sono Daniele mi puoi far salire ti voglio parlare”
Prima di rispondergli tappai la parte della cornetta da cui passava la mia voce.
“Cassy, chi è?” mi chiese preoccupato Angel.
“Daniele” gli dissi laconicamente.
“Cosa vuole?”
“Parlarmi”
In quel momento non riuscivo a formulare una frase come potevo affrontare Dani.
“Tu cosa vuoi fare?”
“Non lo so. Una parte di me vorrebbe incontrarlo e perdonarlo e riavere il mio amico ma l’altra parte non vuole aprire perché ha paura di soffrire. Secondo te cosa dovrei fare?”
“Secondo me dovresti parlargli. Più tempo passa, peggio è. Te lo dico per esperienza personale” Gli sorrisi. Non so se aveva ragione. Sapevo che non volevo perdere il mio migliore amico e volevo ristabilire la nostra amicizia, anche se questo voleva dire soffrire. Avevo passato momenti peggiori.
“Si” risposi a Daniele.
Dopo un paio di minuti incontrai di nuovo gli occhi di Daniele e senza dire niente andai verso la mia camera, lui mi seguì. Angel restò in salotto.
“Scusa Cassy per prima, non volevo farti soffrire ma è stato più forte di me. Sono stato un
grandissimo stupido e un pessimo amico. Io non dovrei farti del male invece l’ho fatto e per questo ti capisco se non mi vorrai più parlare. Cassy, sai che io ti voglio un gran bene e te ne vorrò per sempre. Non voglio perderti perché sei stata un grande amica, la mia migliore amica. Mi sei stata vicina nei brutti momenti come quando è morto mio padre. Purtroppo ho rovinato tutto solo per un momento di debolezza. Questo mi fa sentire malissimo. Vorrei tornare indietro nel tempo e cancellare quell’enorme errore. Scusami ancora”, disse, mentre le lacrime gli scendevano sulle guance arrossate.
Non mi stava mentendo. Era veramente dispiaciuto. Lo sapevo che aveva sbagliato ma non lo avevo ancora perdonato.
“Dani, il gesto che hai fatto mi ha ferito molto. Forse ti potrei perdonare ma per adesso ancora no. Ho bisogno di un po’ di tempo”
“Ti capisco spero di poter tornare presto un tuo caro amico perché tu sei una delle persone più importanti e non ti voglio perdere”
“Anche tu lo sei e non voglio perdere pure te. Però ho bisogno di tempo”
“Ok va bene. Ci vediamo lunedì a scuola”
Mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò. Dopo pochi secondi mi raggiunse Angel.
“Com’è andata?” chiese premuroso.
“Così e così”
“Perché cosa è successo?”
“Mi ha detto che quel bacio è stato solo un momento di debolezza. Non voleva farmi soffrire e non vuole perdermi perché sono molto importante per lui”
“Tu cosa gli hai risposto?”
“Prima di poterlo perdonare ho bisogno di un po’ di tempo”
“Cassy, so che alla fine tornerà tutto come prima”
“Lo spero”, dissi sospirando.
“Adesso devo andare. Ma se vuoi che resti…”
“No stai tranquillo ci vediamo lunedì”, dissi provando a sorridere .
“Ok ciao, e se hai bisogno di qualsiasi cosa fammelo sapere”, affermò dolcemente.
Quella sera mangiai poco non avevo molta fame. Mia madre mi chiese preoccupata: “Perché non mangi? Cosa è successo?”
Purtroppo io non mi confidavo molto con mia madre, quindi conosceva poco della mia vita sociale al di fuori di casa. Sapevo che sbagliavo, ma alcune volte ci sono cose troppo dolorose che non devono venire a galla.
“Stasera non ho molta fame. Ho mangiato molto a pranzo”
“Ok. Cassy hai pensato a cosa fare per il tuo compleanno. E’ tra una settimana. Dovresti già iniziare ad organizzare qualcosa”
Mi ero scordata del mio compleanno. Maledizione! Dovevo fare qualcosa era pur sempre il mio diciottesimo compleanno. Poi lo volevo fare anche per Andrea. Lui mi avrebbe preparato una serata indimenticabile. Avrei organizzato una piccola festa con pochi amici.
“Si ci sto pensando. Però non so ancora di preciso cosa fare.”
Mio padre intervenne nella discussione dicendo: “Cassy semmai puoi usare la nostra casa in campagna.”
Era una bella idea. Almeno non c’erano genitori nei dintorni.
“Bella idea, papà.”dissi abbozzando a un sorriso.
“Lo so sono sempre mie le belle idee”
“Modesto” disse in modo sarcastico mia madre.
“Grazie papà”
“Di niente piccola. La festa la organizzerai con Daniele, siete proprio bravi quando le progettate ”
Era vero. Ogni anno Dani ed io preparavamo feste spettacolari. Molto famose nella mia scuola. Infatti, alcune volte avevo aiutato dei miei compagni a progettare le loro feste di compleanno.
Quell’anno non potevo chiedere aiuto a Daniele. Mi serviva del tempo per diminuire il dolore che mi aveva provocato.
Non era giusto perché non potevo avere una vita felice come tutte le ragazze!
“Cosa c’è, Cassy?” chiese mia madre preoccupata.
Molto probabilmente il mio sorriso si era trasformato in una smorfia di tristezza e mia madre se ne era accorta.
“Niente mamma” dissi provando a sorridere.
Per la festa avrei chiesto aiuto ad Angel. Il problema era: Daniele lo dovevo invitare? 

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