A volte bisogna ricredersi

di Giulia40174
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distillato della morte vivente (REVISIONATO) ***
Capitolo 2: *** Un'amara delusione (REVISIONATO) ***
Capitolo 3: *** La prima detenzione di Harry (parte uno) ***
Capitolo 4: *** La prima detenzione di Harry (parte due) ***
Capitolo 5: *** Un'rosa di troppo ***
Capitolo 6: *** Il ministero e Hogwarts ***
Capitolo 7: *** Emozioni contrastanti ***
Capitolo 8: *** Lo specchio dell'anima ***
Capitolo 9: *** Mentis et Corporis ***
Capitolo 10: *** AVVISO IMPORTANTISSIMO ***
Capitolo 11: *** Confusione ***



Capitolo 1
*** Distillato della morte vivente (REVISIONATO) ***


             Distillato della morte vivente.
 
Harry correva a perdifiato nei corridoi di Hogwarts, era in ritardo di ben dieci minuti alla lezione di pozioni con Snape.
Mark, capelli castani, occhi neri, naso perfetto che metà Hogwarts invidiava, sorriso smagliante, alto e muscoloso era un ragazzo del sesto anno di Ravenclaw e suo ufficiale fidanzato. Il quale aveva deciso di intrattenerlo nella stanza delle necessità.
Si stavano baciando , quando si era 
accorto dell'ora. Era scappato via dicendo al ragazzo che Snape lo avrebbe come minimo ucciso.
'Per Godric, quel pipistrello mi ucciderà!'
Pensò il ragazzo che è sopravvissuto due volte.
Pochi minuti dopo, si trovava davanti alla porta di Pozioni.
Bussò ed entrò subito.
 
"Bene bene, vedo che ci ha degnato della sua illustre presenza Signor Potter!" Disse il professore con sdegno.
 
'Chissà perché il mocciosetto è arrivato in ritardo.' Pensò il pipistrello dei sotterranei.
 
"Signore io..." Harry tentò di formulare una frase di senso compiuto, ma la spia della luce lo interruppe.
 
Tutti e due si guardavano con odio, il Potion master vedeva James Potter nei gesti e nell'arroganza del ragazzo; il prescelto invece vedeva solo un mangiamorte.
 
"Non una parola,  10 punti in meno a Gryffindor. L'aspetto stasera alle venti per la sua detenzione." Pronunciò solenne il professore.
 
'Odioso unticcio! Stasera dovevo vedermi con Mark.' Pensò il moro.
 
"Bene, ora che la celebrità ha fatto il suo ingresso, possiamo continuare la lezione.Il Distillato della morte vivente è una pozione soporifera molto potente che fa cadere in un sonno profondo chi la beve.
Si prepara con la radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia, radici di valeriana e fagiolo sopoforoso. Non mi aspetto che delle teste di legno come voi la sappiano preparare. Aprite pagina cinquantaquattro del libro di testo e seguite le indicazioni, alla fine della lezione voglio sulla mia scrivania una fiala contente il vostro intruglio. Dunque, sbrigatevi!" Sibilò Severus, mentre in classe regnava il più completo silenzio.
 
Harry stava aggiungendo le radici di valeriana quando, sentendosi osservato, si guardò in torno.
Era Snape che lo squadrava con disgusto.
Harry, distraendosi, non si curò della pozione che iniziò a ribollire; incuriosito, il professore si avvicinò e il calderone scoppiò.
I Gryffindor stavano ridendo, mentre gli Slytherin stavano tentando di trattenere i risolini che scappavano dalle labbra di tutti, o quasi.
L'ex mangiamorte era completamente ricoperto di nero, ma non grazie ai suoi vestiti. Il lavoro fatto dal cercatore assomigliava molto a quelli fatti da Seamus Finnigan. La fuliggine sulla belle cadaverica del professore era uno bello spettacolo da vedere.
 
Severus sussurrò in tono minaccioso una singola parola che fece tremare tutti.
 
"SILENZIO!"
 
Harry, nonostante cercasse di non darlo a vedere, aveva paura: uno Snape furioso era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
 
"Potter la sua detenzione si è prolungata a due settimane , venti punti in meno a Gryffindor. Se continuerà così, non la ammetterò più alle mie lezioni." 
 
Hermione, che era di fianco al prescelto, capí subito che l'amico avrebbe risposto e così gli tiró un calcio alla gamba.
Non serví a molto, poiché Harry diede sfoggio della sua arroganza.
 
"Davvero? Non credo sarebbe una grande perdita." 
 
I Gryffindor impallidirono, oltre al terrore di non avere più punti nella clessidra e perdere così la tanto agonata coppa delle case, temevano che il loro compagno fosse brutalmente cruciato.
 
"Bene Signor Potter, vedo che non vuole fare a meno della mia compagnia. L'accontenterò: la sua detenzione è prolungata ad un mese e ora tutti fuori di qua." Mormorò a pochi centimetri dal viso del Gryffindor.   
 
Harry arrossì furiosamente: la visione di lui e Snape si era presentata troppo vivamente nella sua testa, ma poco dopo fu subito sostituita da quella di lui e Mark che gli causò una reazione fisica indubbiamente non richiesta in un momento come quello.
 
Intanto, tutti gli Slytherin ridevano.
Poco dopo che la classe si fu svuotata Harry uscì.
 
Hermione lo raggiunse.
 
"Harry ma che ti è saltato in mente? Non potrai vedere Mark per un mese, se non a lezione!" Disse con voce saccente la riccia.
 
La ragazza era davvero dispiaciuta per l'amico, nonostante il Ravenclaw non le piacesse, vedeva che il suo migliore amico era felice e questo le bastava.
Però era sempre attenta quando passava 
il ragazzo dagli occhi neri:l'aveva visto più volte, quando lei ricopriva il turno da prefetto, in compagnia di Malfoy mentre ridevano e si dirigevano verso i sotterranei.
Non aveva detto nulla al ragazzo che è sopravvissuto per non rovinargli la felicità con degli stupidi sospetti.
 
"Hermione lo so benissimo! Odio questa situazione, non posso vederlo di giorno perché non sono pronto a dire a tutti ciò che sento ed incontrasi la sera è l'unico modo per non farci vedere.
Mark si arrabbierà molto." Disse Harry in preda al nervoso.
 
Intanto il Ravenclaw li stava raggiungendo.
Salutò Hermione con un bacio sulla guancia e una pacca sulla spalla ad Harry.
Doveva comportarsi così per non destare sospetti.
 
"Ciao Harry! Che succede? Perché sei arrabbiato?" 
 
Il Ravenclaw lo scrutava, cercando di capire il motivo dello stato d'animo del fidanzato.
 
"Snape mi ha dato detenzioni per un mese intero, precisamente alle otto." Grugnì con sconforto il Gryffindor.
 
Rammarico e rabbia passarono davanti agli occhi neri del ragazzo.
 
"Oh mi spiace Harry! Ora devo andare ho Difesa Contro le Arti Oscure."  Disse Mark, correndo via.
 
"Potter!" Disse una voce alle spalle di Harry.
Non una voce qualunque, ma di Draco Malfoy.
 
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Angolo autrice:
Salve a tutti!
Spero che vi piaccia, la storia non sarà molto lunga, circa 20 capitoli.
Lasciate una recensione?
Il prossimo aggiornamento, se non ci sono imprevisti è previsto per il 5 febbraio.
A presto 
Giulia40174
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Un'amara delusione (REVISIONATO) ***


 
NDA: ragazzi scusate in prima cosa per il ritardo, in seconda cosa perché nell'introduzione ho messo "sesto anno" anziché "quinto", quindi ho corretto l'errore!
 
 
             
                        Un'amara delusione.
 
Harry si girò molto lentamente, sapeva a chi apparteneva quella maledetta voce.
Al ragazzo che , per sei lunghi anni, gli aveva reso la vita impossibile e che o aveva denigrato, prendendolo in giro davanti agli Slytherin.
Proprio come aveva fatto Severus Snape.
 
"Malfoy! Che cosa vuoi?" Sputò fuori con rabbia il ragazzo che è sopravvissuto.
Era furioso perché non avrebbe potuto vedere Mark per un po' di tempo, cogliendo al volo l'occasione di sfogarsi con il platinato.
 
"Bene bene, vedo che la nostra checca sfregiata oggi non è di buon umore! Perché non vai a piangere da mammina Potter? O forse nemmeno lei ti voleva e ha preferito morire?."
 
Lo Slytherin era orgoglioso di se stesso, aveva lasciato il Gryffindor a bocca aperta.
Harry era rimasto basito, come faceva a sapere che a lui non piacevano le ragazze?
Lo sapeva solo Hermione e.. Mark.
Gli balenò nella mente una  scena  in cui, la sua migliore amica e Malfoy  lo prendevano in giro.
No, la riccia non l'avrebbe mai fatto.
Sicuramente ha usato questo insulto per offendermi, non perché sa.
Però le parole gli mancarono, non riusciva a rispondere a quell'insulto.
 
Hermione, allibita,  guardò furiosa il biondo.
 
"Malfoy sei un'idiota, meglio non aver genitori piuttosto che averli come i tuoi! Ah e oltre ad essere stupido, sei mal informato, dato che, Harry è fidanzato con una ragazza."
 
Il moro ghignò, fece un passo avanti e abbraccio Hermione, sorridendo sornione al furetto.
 
Una risata agghiacciante uscì dalle labbra di quest'ultimo.
 
"Davvero? Che strano! Mark, ieri sera nel mio dormitorio mi ha gentilmente informato che non vede l'ora di informare tutti riguardo la vostra relazione. Oserei dire, pseudo dato che tutto quello che ha fatto è stato sottostare ad un mio piano."
Alzò la voce, tanto che tutti gli studenti presenti sentirono le parole pronunciate da Malfoy.
 
Hermione era furiosa, come aveva osato quello stupido idiota di Mark giocare con il suo migliore amico?
Lo avrebbe ucciso.
Si ricordò di come, al suo terzo anno, avesse tirato un pugno allo Slytherin e gli aveva rotto il naso.
L'idea malsana di ripetere l'esperienza le venne in mente, ma prima che muovesse un solo passo, Harry Potter aveva stretto la sua mano, formando un pugno e l'aveva indirizzata verso il viso del biondo.
Crack.
Il naso dello Slytherin si era rotto per la seconda volta.
Dopo aver compiuto quel gesto, il ragazzo che è sopravvissuto era corso via finché, arrivato al settimo piano, una porta si smaterializzò davanti a lui.
 
Intanto, Mark era a lezione con la Umbridge, ignaro di tutto quello che il suo fidanzato avesse scoperto pochi minuti fa.
Nonostante fosse la prima lezione di difesa contro le arti oscure, quella professoressa si era rivelata odiosa con gli altri, ma non nei suoi confronti.
 
Harry piangeva, il suo primo ragazzo lo aveva usato per chissà quale motivo.
Era innamorato, avrebbe voluto avere la sua prima volta con lui, ma ora l'unica cosa che voleva fare era dimenticarsi di tutto.
 
'Godric che schifo.'
'Come ha potuto?!'
Ero convinto che mi amasse.'
 
Pensava il ragazzo che è sopravvissuto.
 
 
"Harry! Hai trovato la stanza delle necessità! Stai bene?"
 
Hermione aveva trovato l'amico. La riccia, in realtà, era tornata nel suo dormitorio e aveva richiamato con un "accio" la mappa del malandrino che l'amico custodiva nel suo baule nel dormitorio maschile, rintracciando sulla pergamena il nome dell'amico.
 
"Secondo te Herm, come dovrei stare eh?" Rispose affranto il moro.
 
"Harry, sono una stupida, vedevo Mark e Malfoy andare insieme verso i dormitori degli Slytherin, ma non credevo fosse per questo, mi dispiace tanto! Dovevo avvertirti, ma avevo paura di farmi solo delle paranoie." Disse la riccia, piangendo, per il proprio migliore amico
 
"Hey! Stai tranquilla! Va tutto bene, non è colpa tua!! Ora andiamo, che siamo già in ritardo per Erbologia."
 
Mentre lo diceva sorrideva, anche se dentro stava sanguinando.
Non voleva far sentire in colpa l'amica, in fondo aveva cercato solo di proteggerlo.
Si misero a correre finché non arrivarono alle serre.
Pomona Sprite non disse nulla.
Tutti guardavano Harry in modo strano.
Ora, sapevano quello che era successo.
Hermione strinse la mano all'amico, mentre Ron, disgustato, lo squadrava.
 
"Bene! Ora possiamo continuare la lezione!" Disse la professoressa.
 
La lezione finì poco dopo, mentre i ragazzi  uscendo dalla classe lo squadravano da capo a piedi.
Da quel giorno non sarebbe stato più lo stesso, si ripeteva il Golden boy.
 
"Credevo di essere vostro amico, ma evidentemente mi sbagliavo.
Mi avete deluso entrambi! Soprattutto tu Harry, cosa dirà mia sorella? Se non lo ha già saputo, le si spezzerà il cuore e io questo, Harry non te lo perdonerò mai." Concluse il rosso uscendo dalla serra e tirando una spallata all'amico.
 
'La giornata non potrebbe andare peggio.'
 
Si ripeté  Harry, mentre si dirigeva alla prossima lezione
 
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ADA:
 
Salve!
Spero che il capitolo vi piaccia, ci si "vede" a domenica 15 febbraio.
Recensite se vi va:) 
A presto carissimi lettori
Giulia40174
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** La prima detenzione di Harry (parte uno) ***


    La prima detenzione di Harry (parte uno) 
 
Harry, dopo aver pranzato,  si diresse a Difesa contro le arti oscure. La Umbrige era la nuova professoressa di questa materia e vestiva sempre di rosa o di verde; aveva una faccia larga e vizza, il collo corto  e gli occhi grandi e sporgenti. Potter l'aveva vista per la prima volta alla sua udienza. Stava per essere espulso perché aveva usato la magia davanti a suo cugino Dudley, poiché  dei dissennatori li avevano attaccati.
 
La classe si riempì in poco tempo, la professoressa era già seduta, pronta per iniziare la lezione.
 
"Buon Pomeriggio." Disse quando tutti si furono seduti.
 
"Buon Pomeriggio." Borbottò qualcuno di rimando, ma, lei non contenta, richiese un saluto più completo, 'Buon pomeriggio professoressa Umbridge.'
 
"Bene, ora mettete via le bacchette e tirate fuori le piume." Esclamò con un po' di stizza.
Tutti eseguirono gli ordini, poi, dopo aver letto il primo capitolo Hermione disse:
 
"Professoressa Umbrige, mi scusi, ma quali sono gli obbiettivi del suo corso?"
 
Dopo varie domande e risposte, Harry, stanco di quel battibecco su quanto fossero inutili le lezioni non utilizzando  la bacchetta , senza alzare la mano, parlò.
 
"A che cosa serve? Se verremo attaccati,non sarà in un..."
 
"La mano, signor Potter." Disse con arroganza la Umbrige, lo guardava come se fosse un piccolo insetto da schiacciare.
Il moro, prontamente, alzò la mano, ma la donna vestita di rosa si girò, ignorandolo.
 
"Professoressa vuole che studiamo solo teoria su un libro? Senza la pratica come possiamo prepararci per quello che c'è la fuori?" Disse il ragazzo che è sopravvissuto. 
Quando era al Ministero Della Magia, quella donna aveva fatto di tutto per metterlo in cattiva luce, lo stava facendo anche ad Hogwarts.
 
"Non c'è nulla la fuori Signor Potter." Disse di rimando l'inviata del ministero.
Cornelius Fudge, il ministro della magia le aveva dato la carica di insegnate di Difesa ad Hogwarts.
 
La rabbia di Harry stava venendo sempre di più allo scoperto, probabilmente, tutti sapevano di quello che era successo, infatti nessuno lo difendeva, sembrava quasi che Dolores Umbrige lo stesse provocando appositamente.
 
"Oh davvero?" Disse il moro, alzandosi in piedi, i Gryffindor non lo guardavano neanche, soprattutto Ron.
 
"Si sieda immediatamente Potter! Mi dica allora, chi vorrebbe attaccare dei ragazzini...come voi?" Urlò l'insegnante.
 
"Oh non lo so, forse Lord Voldemort."  
Harry, dopo aver pronunciato quelle parole si era seduto.
 
"Bugiardo, lui non è tornato! L'aspetto dopo la lezione Signor Potter."
 
Harry non rispose neanche, era troppo stanco per quello che era successo quel giorno, aveva perso Ron, Dean e probabilmente tutti i suoi amici, tutti tranne Hermione.
Le era piaciuta fin da subito quella ragazza, anche lei, come lui, aveva vissuto fino agli undici anni nel mondo Babbano, poi come in un sogno erano andati ad Hogwarts.
Passò tutta lezione a pensare al passato, a Mark, a Ron e ai suoi genitori.
La notte non riusciva a dormire perché la morte di Cedric lo tormentava.
Lo sognava mentre era nel cimitero, che lo accusava dicendo che era tutta colpa sua se era morto.
 
 
Alla fine, la classe si svuotò e il moro si avvicinò alla professoressa.
 
"Signor Potter, scriva cinque volte ' Non devo dire bugie.' e dieci volte 'Non devo avere gusti fuori dal normale'."
 
Gli occhi gli pizzicavano, che diritto avevano di comportarsi così?
Cosa volevano da lui? Non aveva fatto nulla.
 
"Ah e non una parola!" Disse la donna vestita di rosa.
 
Harry prese la penna che la donna gli aveva prestato e iniziò a scrivere.
 
Il dorso della mano iniziò a fargli male, come se qualcuno, o qualcosa, gli stesse tagliando la pelle.
Spostò lo sguardo sulla fonte del dolore e vide che stava apparendo una scritta.
 
'Non devo dire bugie.' 
 
Maledetta.
Non poteva usare questo tipo di punizione.
 
"Ah."  Gemette il moro, stava cercando di trattenersi, ma, quando era arrivato alla diciottesima frase, un piccolo lamento gli scappò dalle labbra.
 
"C'è qualcosa che non va caro?" Sussurrò in modo falsamente amabile la donna.
 
"No, nulla professoressa."
 
Pochi minuti dopo aveva finito.
Corse verso il dormitorio dei Gryffindor, si mise a letto, aspettando l'arrivo delle otto.
 
Le otto e quindici.
Si era addormentato e correva per raggiungere i sotterranei.
Bussò.
 
"Avanti." Si udì da dentro lo studio.
 
"Bene, vedo che si è degnato di mettere piede nel mio ufficio, mi sento quasi onorato." Disse il pozionista, alzandosi e andando a pochi centimetri dal ragazzo.
 
" Sono adirato per il tuo ritardo Potter, ora pulisci quei calderoni, li voglio come nuovi." 
Sussurrò, scandendo parola per parola, sembrava non essersene accorto ad avergli dato del tu.
 
Harry si mise al lavoro, aveva la manica completamente sporca di sangue, quando era andato nel suo dormitorio si era completamente dimenticato di medicarsi la mano.
Cercò di pulire i calderoni con la mano sinistra, ma ad un certo punto il professore parlò
 
"Potter, non che mi interessi ovviamente, esigo sapere cosa hai fatto alla mano destra, ti avverto, non mentirmi perché controllerò personalmente."
 
Harry iniziò a sudare freddo, non voleva che Snape vedesse le scritte, soprattutto 'Non devo avere gusti diversi.' 
Magari sapeva già tutto, sembrava che la notizia su lui, Mark e Malfoy aveva fatto il giro di Hogwarts, ma comunque aveva paura, il professore lo avrebbe denigrato davanti a tutti.
Senza rendersene conto, iniziò ad indietreggiare, finché la sua schiena non si poggiò contro il muro.
Il pozionista avanzava verso di lui con un sopracciglio alzato.
 
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ADA:
Salve! O meglio Buonasera.
Spero che il capitolo vi piaccia, ho messo la descrizione della Umbridge simile a quella della Rowling, lo stesso per i discorsi durante la lezione di difesa.
Mi sento davvero onorata!! 3 recensioni nello scorso capitolo, non so che dire a parte GRAZIE !
Prossimo aggiornamento visto che siete così pazienti e così brave, per Martedì ^^
Lasciate anche qui una recensione?
Kiss
Giulia40174
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** La prima detenzione di Harry (parte due) ***


    La prima detenzione di Harry (parte due)
 
"Allora Potter?" Disse il pozionista sempre più vicino al ragazzo che è sopravvissuto.
Nero e verde si mescolavano
Tristezza e risentimento si scontravano nei loro occhi.
La spia e il ragazzo che è sopravvissuto.
Un uomo ed un ragazzo.
 
"Sono caduto prima." Disse, cercando di ingannare il suo professore, sapeva benissimo che era una scusa banale e sopratutto non credibile, ma era stata l'unica cosa che gli era venuta in mente.
 
"Alzi la manica Signor Potter." 
Snape teneva gli occhi socchiusi, la luce fioca delle candele si rifletteva sui capelli neri come l'ebano dell'insegnante.
Non erano unti come Harry credeva.
 
"No, non sono affari suoi." 
Disse con sfida il Gryffindor, sapeva che se avrebbe riversato la sua rabbia su Snape, la sua punizione sarebbe aumentata e la clessidra dei punti sarebbe arrivata a zero, ma, in quel momento non gli interessava nulla, né del Quiddich, né dei suoi compagni, né di Voldemort o di chicchessia.
 
"Stupido ragazzino! Mi hai stancato con i tuoi comportamenti da celebrità, adesso mi dirai cosa hai fatto al tuo inutile braccio."
 
L'uomo si stava interessando, più per dispetto nei confronti del ragazzo, non che gli importasse la sua salute o quant'altro.
Si avvicinò ancora di più, fino a che i loro nasi si sfiorarono.
Harry si era perso nella contemplazione di quegli occhi freddi, da cui non  traspariva nessuna emozione.
Il potion master, con gesti calcolati, alzò la manica del ragazzo e notò due scritte.
 
Non devo dire bugie.
Non devo avere gusti fuori dal normale.
 
'Salazar chi è stato a fargli questo?'
'Che ti importa Severus?'
'È il figlio di Lily, Harry.'
'Quindi?'
'Lo sai benissimo che lo hai smesso di odiare l'anno scorso, dopo il torneo tre maghi, da quando ti sei accorto che è totalmente diverso da suo padre, da quanto ha visto morire Diggory davanti ai suoi occhi.'
'Non sono affari tuoi!'
'Beh tecnicamente si, dato che, io sono te.'
'Basta.'
 
Snape "parlava" con la sua coscienza, mentre il ragazzo che è sopravvissuto cercava di sfuggire dalla presa ferrea del mago più grande.
 
"Esigo sapere chi è stato."
 
Chiunque fosse stato, doveva per forza qualcuno che aveva potere.
Umbrige.
Ma certo, perché non ci ho pensato prima!
Si ripeteva il pozionista.
 
Prima che Harry potesse aprire bocca, il professore lo precedette.
 
"Fuori dai piedi Potter, l'aspetto domani sera, sta volta non arrivi in ritardo."
 
Il Gryffindor non se lo fece ripetere due volte, uscì correndo.
Non sarebbe tornato nel dormitorio, non dopo quella giornata.
 
Andò fino al settimo piano e una stanza si materializzò davanti ai suoi occhi.
La stanza delle necessità.
 
C'era solo un letto, un grande letto.
 
Quella stanza l'aveva scoperta con Mark.
Non l'aveva detto a nessuno di averla trovata, neanche ad Hermione, infatti poche ore prima lei, sorpresa, gli aveva detto di aver trovato la fantomatica "stanza delle necessità."
 
Voleva solo dormire e non svegliarsi più.
Trasfiguro la sua divisa in un pigiama e si mise a dormire.
 
Intanto, dai sotterranei risaliva il professore più odiato di tutta Hogwarts.
Si stava dirigendo verso lo studio del preside.
 
"Pallini Acidi." Disse con sdegno il Potion Master.
Dumbledore sceglieva le parole d'ordine per il suo studio riferite sempre ai dolci.
 
"Oh Severus! Cosa succede? Vuoi delle Api Frizzole?" Disse amabilmente Albus.
Erano le nove di sera e Severus non andava mai nello studio del preside a quell'ora, se non convocato.
 
"No. Grazie. Albus, dobbiamo parlare, si tratta di Potter." 
Parlava in modo neutro, forse non doveva dire a Dumbledore di quello che la Umbridge aveva fatto al ragazzo, poteva rivolgersi a Minerva.
 
'Assolutamente no, crederebbe che io sia affezionato al ragazzo.'
Albus è la persona più adatta.'
 
Si ripeteva l'insegnante di pozioni nella mente.
 
"Oh suvvia Severus, non prendertela con quel povero ragazzo." 
 
'Ahh questo vecchiaccio mi farà impazzire, ora come gli e lo dico?! Mi rende sempre le situazioni più complicate!!!' Pensó il potion master.
 
"Albus, questa volta non ha fatto nulla, Dolores Umbridge ha fatto scrivere al ragazzo con le penne autopunenti, il fatto è  già grave di suo, ma sopratutto una frase era: 'Non devo avere gusti fuori dal normale.' Credo che ti sia giunta voce su quello che è successo con il Signor Mark Paulsen e Potter."
 
Voce fredda e calcolata, sembrava quasi che prima di parlare avesse studiato un copione.
 
Il preside era ammutolito, si sedette, visto che, prima si era alzato in piedi per ricevere Snape.
I suoi occhi persero la naturale brillantezza.
Passarono secondi interminabili, quando Dumbledore si decise ad alzarsi e a parlare.
 
"Seguimi Severus."
 
Insieme si dirigevano verso gli alloggi della professoressa di Difesa contro le arti oscure.
 
Intanto, quest'ultima era seduta sulla sua scrivania, soddisfatta della punizione assegnata a Potter.
Poi, pochi minuti dopo qualcuno bussò.
 
"Avanti." Disse con la solita voce amabile, velata dall'ipocrisia.
 
 
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ADA:
Buonasera cari/e lettrici!
Vi ringrazio moltissimo per le 3 recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo!
Comunque, veniamo a noi, mi voglio scusare perché i miei capitoli sono troppo corti!
Quindi ho deciso, sempre se vi va bene (fatemi sapere per recensione o messaggio privato, se vi va) che aggiorno una volta a settimana, di lunedì e i capitoli saranno molto più lunghi, se no aggiorno 2-3 volte a settimana ma i capitoli saranno di questa lunghezza.
Vi piace?? 
Spero che Snape non sia OCC.
Se volete lasciate una recensione
Baci
Giulia40174
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Un'rosa di troppo ***


                     Un'rosa di troppo 
 
Severus e Albus entrarono nell'alloggio di Dolores.
Era al terzo piano, collegato direttamente all'aula.
Le mura di pietra grigie erano state sostituite da mattoni di un colore rosa, troppo acceso.
Le pareti erano ricoperte di piatti magici che ritraevano tanti piccoli gatti che miagolavano.
Al centro, una scrivania di legno sulla quale era seduta la Umbridge.
 
"Ebbene? Cosa vi porta nei miei alloggi?" Chiese, quasi annoiata la professoressa di difesa contro le arti oscure.
Era seccata dalla visita non autorizzata dei due colleghi, ma nascondeva tutto con un sorriso falso tanto quanto i libri di Gilderoy Lockhart.
 
"Ho saputo dei suoi modi poco convenzionali e medioevali nel punire un alunno di questa scuola Dolores." Pronunciò solenne Dumbledore, il professore di pozioni ascoltava, quasi assente a quella discussione.
Potter era omosessuale.
Chi l'avrebbe mai detto?
Pensó il Potion Master 
 
La donna che vestiva di rosa si alzò in piedi e si avvicinò ai colleghi.
 
"Non vorrà mettere in discussione il ministero Preside? Dopotutto, chi contesta me, va conto Fudge che è il ministro." Sussurrò con voce falsamente innocente, calcando la parola preside.
 
Voleva avere il potere.
Doveva avere la scuola.
Voleva mettere quei maledetti scalmanati in riga.
 
Ecco cosa pensava Dolores Umbridge in quel momento.
 
Lo Slytherin non aveva ancora proferito parola, aspettava il momento opportuno.
 
Paulsen e Potter.
Rawenclaw e Gryffindor.
Malfoy e Paulsen.
Slytherin e Rawenclaw.
 
La notizia aveva fatto il giro della scuola, tutti, persino lui, sapevano nei dettagli cosa fosse successo.
 
" Dolores, sono io il preside, la avviso la prossima volta che verrò a sapere una cosa del genere saranno le ultime parole che sentirà ad Hogwarts e nessuno, neanche Fudge mi impedirà di licenziarla, detto questo le auguro una buona serata." Disse Dumbledore, dirigendosi verso la porta, Snape invece era rimasto sul posto.
Non muoveva un muscolo, il preside sapeva perché.
Voleva lasciar uscire prima lui e poi, parlare con la donna.
 
"Questa scuola ha bisogno di regole Signor Preside, stia pur certo che ci penserò io a farle rispettare." Esclamò livida di rabbia!
 
Come osava quel vecchio pazzo a rivolgersi così a lei?
Al sottosegretario del ministro della magia.
Pensava la professoressa.
 
Albus non rispose, lo trovava inutile.
Si diresse al suo studio, fece uscire il pensatoio e con un gesto abituale, portò la bacchetta alla tempia, finché un filo azzurro non uscì dalla sua mente e si depositò sulla bacchetta di sambuco, poi lo porto all'interno di una fiala.
 
Intanto, nello studio del terzo piano, Snape stava per parlare.
 
"Dolores  la avviso, se userà questi metodi con i miei Slytherin, stia pur certa che saprà perché sono Severus Snape." Disse con aria austera, pronunciando le parole in modo lento e coinciso, frasi che avrebbero fatto tremare anche una roccia.
 
" La slealtà che occupa Hogwarts è maggiore di quello che credessi, prenderò provvedimenti e ora, gradirei ritirarmi nelle mie stanze." Ringhiò la donna confetto, soprannominata così per il vestire sempre di rosa.
 
Il Potion master uscì e tornò ai suoi amati sotterranei.
Quella notte non dormì, Harry neanche.
 
La mattina seguente, quando il ragazzo che è sopravvissuto si dirigeva verso la sala grande, tutti lo fissavano.
 
"HARRY! Dove sei stato?" Chiese in ansia la ragazza del trio d'oro.
Ansia e preoccupazione trasparivano dai suoi occhi.
 
"Oh mi sono addormentato nella Stanza delle Necessità." Sorrise Harry, mentre rispondeva alla domanda.
Stava male, ma, sorrideva.
 
La riccia annuì e insieme andarono a far colazione.
Ad un certo punto, quando il Gryffindor stava facendo colazione, qualcuno gli toccò la spalla.
Senza girarsi, perché aveva riconosciuto il tocco leggero e dolce, parlò.
 
" Vattene da Malfoy, Paulsen! Ti sei divertito abbastanza fuori dai piedi." Sputò fuori Harry.
 
Hermione si alzò in piedi e si spostò verso il ragazzo dagli occhi occhi neri e con una spinta cercò di mandarlo via.
 
"Hermione ti prego, voglio solo parlare con Harry!" Pregò Mark, aveva gli occhi rossi, sembrava che avesse pianto.
Fingeva.
Pensava Hermione, cercava di convincersi di questa cosa.
 
"Hai già fatto abbastanza idiota, vattene." 
 
La Gryffindor cercò di mandarlo via ancora una volta, ma lui la scansò via e si sedette vicino a Harry.
 
"Non ha sentito cosa ha detto la Signorina Granger, Paulsen?" Disse Severus Snape alle spalle dei ragazzi.
Odiava quello stupido moccioso di sedici anni, stava con Potter che ne aveva quindici solo per la fama.
Degno Slytherin.
Non lo sopportava però, per i suoi modi di fare così arroganti e così da James Potter.
 
Mark lanciò un occhiata torva al direttore della casa-grigio argento e se ne andò, ma prima che potesse allontanarsi troppo, la voce gelida del pozionista lo chiamò di nuovo. 
 
"Ah Paulsen, dieci punti in meno per aver infastidito un ragazzo di un 'altra casata e cinque per aver spintonato una ragazza."
Trovava pretesti per togliere punti.
Mark grugnì e se ne andò, borbottando insulti verso il suo insegnante.
 
Harry, invece, non sapeva cosa dire.
Doveva ringraziarlo?
No, assolutamente.
O forse si?
 
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ADA:
Buonasera cari/e lettrici!
Vi ringrazio moltissimo per le 3 recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo!
Dovevo aggiornare ieri ma non ho avuto tempo, mi dispiace molto!
Ora sono qui!
Allora, che dire vi piace? Mi sono divertita molto a scriverlo!
Prossimo aggiornamento... Lunedì, aggiornerò ogni due giorni, per un totale di 4 aggiornamenti a settimana.
Se vi va recensite 
Kiss
Giulia40174
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Il ministero e Hogwarts ***


               Il ministero e Hogwarts 
 
Caro Ministro,
Mi duole informarla che Hogwarts va contro il Ministero, di conseguenza va contro le sue decisioni, il suo incarico ha dato i suoi frutti, Albus Dumbledore vuole impadronirsi del suo ruolo! Le chiedo, caro Cornelius, di nominarmi inquisitore supremo.
Dolores Jane Umbridge.
 
La donna sorrideva melliflua verso il suo pezzo di pergamena, presto la sua discesa verso il potere sarebbe arrivata, ma molto presto, neanche Severus Snape ne il preside glielo avrebbero impedito.
Harry Potter amava il Quiddich, gli avrebbe impedito di giocarci, sia a lui che a George Weasley.
 
"Coll" Chiamò il confetto rosa e un grosso barbagianni, con gli occhi vispi e rossi e il manto piumato di colore nero, entrò dalla finestra e planò sulla scrivania.
 
Il gufo, scontento, prese la lettera e morse il dito della donna.
 
" Stupido Gufo" Mormorò dirigendosi verso il suo studio, le lezioni sarebbero iniziate tra poco, Potter avrebbe avuto Difesa contro le Arti Oscure alla prima ora, si sarebbe divertita molto.
 
Intanto, nella Sala Grande, Harry aveva cominciato a mangiare e tutti lo fissavano, Dumbledore era sconsolato, non sapeva cosa fare! Non avrebbe mai immaginato che il suo ragazzo d'oro fosse omosessuale, proprio come lui, quella sera stessa lo avrebbe convocato nel suo ufficio e gli avrebbe parlato.
 
" Eilà checca" Salutò Malfoy con scherno, si sarebbe goduto quel periodo d'inferno del suo nemico giurato.
Mark Paulsen osservava la scenda da lontano, dal tavolo dei Ravenclaw, si alzò e si affiancò a Draco, il ragazzo della casa grigio argento lo prese e lo baciò, davanti a tutta Hogwarts, il salvatore del mondo magico corse via.
Pianse, fino a raggiungere i sotterranei, non sapeva perché si trovava lì, non fece in tempo a pensare ad altro che la sua rabbia mista alla tristezza uscì fuori, non in modo normale, ma fece tremare l'intera parte inferiore del castello e tutte le lampade, che illuminavano i sotterranei, scoppiarono e lui fu avvolto dal buio più totale.
Cercò la bacchetta, ma di lei nemmeno l'ombra, l'aveva persa correndo, ora era davvero nei guai; si mosse a tentoni fino a raggiungere una porta.
Una luce fioca proveniva alle sue spalle, sperava vivamente che non fosse lui, l'uomo che l'aveva mandato in confusione, si stava facendo assurde idee sul comportamento del professore e pensava che l'avesse difeso, ma erano assurde idee.
 
"Per Salazar, Potter cosa diavolo ha combinato?" Sussurrò Severus, mentre lo scrutava sospetto
Harry rimaneva a capo chino, senza rispondere alla domanda che il pozionista gli aveva fatto, così quest'ultimo allungò la mano e alzò il mento dello studente, mentre si guardavano negli occhi, quelli del ragazzo velati di lacrimi e di dolore e quelli della spia della luce, neri come il carbone.
 
'Ahh ma questo moccioso è sempre tra i piedi... Potrei usare la Legimanzia per scoprire cosa gli passa per quella testa bacata, ma i suoi... i suoi occhi, sono così uguali a Lily e sono velati dal dolore, non posso vederli così! NON SONO GLI OCCHI DI LEI, QUESTO È SOLO POTTER, ricordi?' Si ripeteva mentalmente Snape. 
 
"Professore, signore, io non so, sono venuto qua e ad un tratto ha iniziato a tremare tutto e si è fatto buio." Le frasi uscivano sgrammaticate e confuse, ma sopratutto il ragazzo-che-è sopravvissuto si sentiva in imbarazzo, così si scostò malamente.
 
"Potter mi segua." Disse Severus, mentre spintonava il ragazzo verso le anguste scale che portavano al primo piano.
Camminarono con pochissima luce, prodotta dall'incantesimo "Lumos" finché non salirono al piano superiore.
 
"Dove mi sta portando signore?" Disse Harry, guardando interrogativo il proprio professore, lo stava facendo innervosire.
 
"Questo non è affar tuo, vero Potter? È sufficiente dire che mi deve seguire fino alla meta da me prestabilita." Sussurrò minaccioso il potion master.
I corridoi erano vuoti, visto che tutti gli studenti erano a lezione, camminarono per un po' finché arrivarono davanti allo studio del preside.
 
"Pallini acidi." Disse il "pipistrello dei sotterranei", mentre trascinava il ragazzo nello studio del preside.
 
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ADA:
Salve carissimi lettori, mi scuso per il mio immenso ritardo, ma ho dei problemi personali che mi impediscono di scrivere la storia nel migliore dei modi, ma veniamo a noi: Vi piace il nuovo capitolo? Allora dopo questo capitolo, alcuni fatti saranno diversi dall'ordine della fenice originale.
Se vi va, recensite! 
Prossimo capitolo VENERDÌ 20, salvo spiacevoli imprevisti, ma sappiate che non lascerò mai e poi mai la storia inconclusa.
Giulia40174
 
 

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Capitolo 7
*** Emozioni contrastanti ***


                  Emozioni contrastanti
 
"Harry, Severus cosa ci fate qua? Ragazzo mio, dovresti avere lezione con la professoressa Umbridge." Disse Dumbledore, sembrava quasi triste, ma sopratutto stanco, gli occhiali a mezzaluna erano sulla scrivania e il solito luccichio che traspariva da quegli occhi azzurri era sparito.
 
"Albus, Potter ha causato, con la magia accidentale, l'esplosione di tutte le lampade dei sotterranei e un terremoto." Sputò fuori il pozionista con rabbia, odiava che quel ragazzino fosse così arrogante, ma soprattutto fragile, James Potter era presuntuoso e forte, non era come il golden boy.
Harry teneva la testa bassa, si sentiva patetico davanti all'uomo che considerava come un nonno.
 
'Maledetto, Snape vuole farmi sentire ridicolo, ma questa me la paga come potevo pensare che quello stupido untuoso voleva difendermi, si stava comportando così solo per togliere punti ad una casata rivale ai suoi amati Slytherin.' Pensò il moro, mentre iniziava a mordersi il labbro per rabbia per  evitare di urlare contro al suo professore.
 
"Miei cari ragazzi perché non andate d'accordo." Disse il preside di Hogwarts, poi aggiunse mentre i suoi occhi si scurivano.
 
"Non c'è più tempo, devi insegnargli l'occlumanzia, Severus, stanotte all'una  e le lezioni saranno segretissime, hai capito Harry caro?"  Finì di parlare il preside.
 
'Occlumanzia? Che cavolo è? Godric mi aiuti, il pipistrello vorrà uccidermi appena saremo soli, non ce la posso fare.' Il golden boy rimuginava su questi, assurdi,  pensieri mentre sentiva il proprio professore di pozioni ribattere all'ordine di Dumbledore.
 
"Le lezioni incominceranno stasera, per l'orario vi metterete d'accordo tu e il Professor Snape, va bene, Harry?" Guardò il proprio ragazzo , che considerava come un nipote, negli occhi cercando di trasmettere fiducia, ma soprattuto affetto.
 
"Si." Pronunció a stento il ragazzo che è sopravvissuto, seguito da un commento del pozionista.
 
"Si cosa, Potter?" Assotigliò gli occhi, facendo sentire Harry ancora più fuorioso, ma decise di non stare al gioco di quell'uomo che lo rendeva così irascibile e rispose in modo educato.
 
"Si, Professor Dumbledore." Sbottò.
 
"Bene, miei cari ragazzi potete andare, miraccomando Harry devono essere segreti i vostri incontri, neppure la Signorina Granger e il Signor Weasley devono esserne a conoscenza, dirai che verrai nel mio studio, va bene? Ora andate a lezione tutti e due. Ah, ragazzo mio, stasera prima di andare dal Professor Snape, vieni da me alle dieci." Disse l'uomo dalla barba argentea mentre  li accompagna fuori.
Appena furono fuori dal campo visivo e uditivo del preside, il professore lo spintonò in un'aula vuota che era nelle vicinanze.
 
"Stai attento a quello che fai, io ti tengo sempre d'occhio, ragazzino." Mentre usciva dall'aula gli scoccò un'occhiata strana, non come le solite cariche di odio, era vuota .
 
Quella mattina le lezioni si susseguirono senza intoppi, ma Harry sapeva che la Umbridge si sarebbe fatta viva molto presto, aveva saltato la prima ora e lei non ne sarebbe stata molto entusiasta.
Ron non gli aveva ancora rivolto la parola, Hermione gli stava accanto ogni volta che poteva, ma lui in quel momento aveva bisogno del suo migliore amico.
 
"Sei davvero Harry Potter?" Chiese d'impulso Ron.
Harry annuì.
 
La prima volta che il rosso le aveva rivolto la parola era al binario tre quarti, Harry non si sarebbe mai dimenticato dell'incredulità dell'amico quando aveva pronunciato il nome di Voldemort, o quando appunto, si era presentato.
Intanto, mentre mille pensieri gli sfrecciavano per la testa, si stava dirigendo verso lo studio del preside, ma si scontrò con qualcuno.
Mark.
Quella volta non c'era Hermione ad aiutarlo o   Snape, era solo con la persona che gli aveva spezzato il cuore.
 
"Harry, senti io-"  Paulsen non riusciva a parlare, era come pietrificato, ma il suo comportamento era dovuto dagli occhi smeraldo che lo fissavano senza la solita scintilla che li animava quando lui, il ragazzo che è sopravvissuto, lo guardava.
 
"Tu cosa? Gira al largo da me e dai Gryffindor, idiota." Sbottò di rimando il moro, era ferito e deluso, ma l'animo da coraggioso Grifone era venuto fuori.
 
Mani che si accarezzavano, labbra che si cercavano.
"Harry" Mormorava una voce.
"Mark, ti prego rimani con me per sempre" Sussurrava l'altra voce.
"Si, per sempre." Oramai questo era un flebile gemito che faceva venire la pelle d'oca al Gryffindor.  
 
Le lacrime minacciavano di sgorgare da quei splendidi occhi, ma Harry si stava imponendo un autocontrollo formidabile.
Lo fissò ancora un po' e con voce tremante, ma forte allo stesso tempo parlò.
 
"Non voglio avere vicino persone come te, vattene e non rivolgermi più la parola" dicendo questo si avvicinò allo studio del preside e salì, non servirono le parole  di Mark che lo implorava di non andarsene.
 
Poco dopo il moro era nello studio che curiosava fra gli scaffali del preside, quando inciampò in un piccolo oggetto rettangolare che lo fece sbattere contro il pensatoio, il quale si alzò all'altezza della testa di Harry,
dentro c'era una sola memoria, così per la seconda volta in due anni, il prescelto immerse la testa nel ricordo.
 
Era una giornata calda, si trovava, presumibilmente, a Godric's Hollow.
Un giovane uomo dai capelli dorati, di mezza statura e di bell'aspetto camminava per una stradina, incuriosito, Harry lo seguì.
"Gellert" urlò una voce alle loro spalle, proveniva da lontano, sorpreso, il ragazzo sopravvissuto si girò: era Albus Dumbledore; aveva i capelli lunghi fino alle spalle, di colore marrone e un fisico slanciato.
"Albus, ho letto la tua lettera, ebbene ho una contrapposizione alla tua idea! Illuminami sulla tua decisione di usare con parsimonia il potere sui "dominati" incrociò le braccia al petto e fece un sorriso beffardo.
'Gellert?!Gellert Grindelwald?! Proprio quello che avevo visto nelle cioccorane al mio primo anno?' Pensava Harry.
"Lo sai benissimo, sono Babbani ed è vero che sono inferiori, ma non possiamo comportarci da irresponsabili" sorrise, dicendo il preside di Hogwarts.
"Per il bene superiore, ricordatelo sempre, Albus." Mormorò il giovane biondo, mentre "l'intruso di quel ricordo" sentiva che dal cuore del mago dagli occhi azzurri sprigionava amore.
 
 Potter, poi, fu catapultato fuori dal pensatoio e la stessa voce che aveva pronunciato con tono dolce il nome del mago oscuro più temuto di tutti i tempi, o quasi visto che per alcuni era Voldemort, parlò
 
"Ti sei divertito, mio caro ragazzo? Hai scoperto qualcosa di interessante?" Mormorò, sorridendo, il mago dagli occhiali a mezza luna.
Sapeva che non sarebbe stato facile spiegare dell'amicizia che aveva avuto con Gellert, in gioventù.
"Pro..professore io volevo chiederle, sempre se, ehm, vuole spiegarmi quello che ho appena visto nel pensatoio." Disse il moro, tentando di mascherare l'imbarazzo che oramai il suo viso esprimeva troppo chiaramente.
"Mio caro ragazzo, come hai potuto vedere, io ero un buon amico di Grindelwald-." L'uomo dalla barba argentea non finì di parlare, che Harry rispose, arrabbiato.
"Il mago oscuro di tutti i tempi? Come può aver fatto ciò? Ha fatto del male a moltissimi Babbani! Lei come ha potuto condividere le idee di quell'uomo!" Disse freddamente il ragazzo che è sopravvissuto, si sentiva estraneo a quell'uomo che aveva dinnanzi a se, non sapeva quale dei due Albus Dumbledore fosse vero.
"Harry, ascoltami, io da giovane ero assetato di potere, ma ho rimediato ai miei errori, comunque sia io non ti ho mostrato quel ricordo per farti giudicare le mie azioni, ma per farti vedere quello che provavo e bada, ragazzo, non hai nulla da rimproverarmi" mormorò con voce stanca e assente, mentre i suoi occhi si perdevano nel colore bianco del muro. 
"Signore, sta cercando di farmi capire che quello che sono non è sbagliato?" Rispose di rimando il ragazzo, sorpreso, ma allo stesso tempo confuso.
"Si Harry, sappi che hai tutto il mio appoggio, ora vai da Severus, mi raccomando non fermarti alle apparenze." Disse Dumbledore, mentre si girava di spalle al moro.
 
'Non fermarsi alle apparenze?!? Ma cosa sta dicendo il preside?! Pensava il Gryffindor.
Dopo di che, Potter uscì dallo studio del preside.
"Per il bene superiore devo farlo, scusami ragazzo mio, ma devo nasconderti tutta la verità." Mormorò con tristezza il vecchio preside, era solo, in compagnia dei quadri in cui c'erano i presidi deceduti di Hogwarts.
 
Il prescelto iniziò a camminare verso i sotterranei, mancava ancora qualche minuto alla prima lezione di occlumanzia; per Snape la puntualità era essenziale.
 
Bussò.
"Avanti" si udì sentire da dietro la porta, prima che Harry potessero muoversi, Severus era già fuori dalla porta che lo fissava.
"Seguimi" sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, prendendolo per il braccio e trascinandolo verso la classe di pozioni.
Il professore gli indicò una sedia, posta al centro della stanza, che era  al posto dei banchi.
Il Gryffindor vi si sedette, mentre ascoltava il proprio professore parlare.
"Ora, ascoltami bene: L'occlumanzia è la difesa magica della mente contro la penetrazione esterna, percaso Potter hai fatto degli incubi riguardante l'Oscuro Signore?" Chiese freddamente, mentre un silenzio carico di nervosismo si interponeva tra di loro.
"Uh..si" rispose Harry, mentre il Potion master si avvicinava minaccioso.
"Bene, ora chiudi gli occhi e svuota la mente" ordinò, dirigendosi verso il pensatoio posto in un angolo della stanza; avvicinò la bacchetta alla tempia e per due volte, uscirono dei fili argentei che Severus depositò nel pensatoio.
"Quello che tu stai facendo è cercare di occludere la tua mente Potter, io tenterò di penetrarla con la Legimanzia,  è una disciplina che mi permette  di  accedere ai tuoi ricordi, la tua riuscita è di vitale importanza dato che tra la mente del signore oscuro e la tua c'è un collegamento" disse mentre alzava la bacchetta verso il ragazzo, mantenendo il contatto visivo.
 
"Legilimens."
 
"Checca, vattene" suo cugino Dudley gli urlava questo, mentre la sua banda lo aveva spintonato contro un muro.
 
" Ti voglio bene, Harry" gli sussurrò Hermione, mentre lo stringeva a se.
 
Lui e Mark si avvicinavano, erano nella stanza della necessità, il prescelto si catapultò nelle braccia di Paulsen.
 
Harry sapeva benissimo cosa sarebbe successo, si stavano per baciare, ma lui non voleva rivivere quella scena, in qualche modo Snape era fuori dalla sua mente.
 
"Potter! Cosa stavi cercando di fare? Lanciarmi una fattura pungente?" disse mentre si sfregava il polso, dove vi era un piccolo taglio.
 
"No, non..non volevo!" Sputò fuori con rabbia.
 
"Rivolgiti a me con 'professore' o  'signore', hai capito Potter? Comunque chi era quel ragazzino?" Chiese Severus, assotigliando gli occhi.
 
"Mio cugino, professore" ringhiò, agitato, Snape poteva vedere tutto ciò che gli era successo e avrebbe potuto usare quello che vedeva come arma per schernirlo.
 
"Bene, al mio tre...uno, due, tre... Legilimens" 
 
Ancora una volta, l'aula di pozioni sfumò via.
 
Si trovava in sala grande, quando il professore aveva impedito a Mark di avvicinarsi. Sentiva Snape capire i suoi sentimenti e poi, lui parlò nel suo ricordo.
"Potter, applicati"
 
Dopo quella frase, il prescelto respinse miracolosamente il pipistrello dei sotterranei, mentre quest'ultimo lo guardava interrogativo.
 
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ADA:
QUESTO CAPITOLO LO DEDICO A LADYVADERFRANCY.
Ebbene si, eccomi qua, dopo un'attesa interminabile finalmente il nuovo capitolo è online! 
Mm..che dire a parte scusare il ritardo, non so bene quando aggiornerò...ma almeno questa volta mi sono fatta perdonare (spero) scrivendo un capitolo molto più lungo del solito....
Prossimo aggiornamento attorno al... 24 aprile...forse XD
Giulia40174
P.s Se volete recensite ;) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Lo specchio dell'anima ***


            Lo specchio dell'anima
 
" Ebbene Potter? Cosa sarebbe esattamente ciò che ho visto?" sussurrò minacciosamente il pozionista, rivolgendosi al golden boy.
L'imbarazzo si estese in Harry e il rossore invase le guance del ragazzo.
 
"Cosa hai visto?" il moro sfidò il più grande, quello che aveva provato nella sala grande erano solo sentimenti sbagliati oppure no?
 
"POTTER! PORTAMI RISPETTO! Sei proprio come tuo padre, pigro, arrogante!" scandì lentamente le parole, che fecero più male di una sberla in pieno viso al ragazzo.
 
"Non dica una parola contro mio padre!"Urlò, furente, mentre ansimava dalla rabbia, dal canto suo il pozionista godeva come un matto da quello che vedeva.
 
"Debole!" ghignò, sapeva che quella frase avrebbe fatto traboccare il vaso già stracolmo, ma tutta la soddisfazione di prima era sparita, lasciando un mero vuoto.
 
"Io non sono debole" sussurrò, in preda ad una crisi di nervi, Harry.
 
"Allora provalo, controlla le tue emozioni, disciplina la tua mente." Disse il professore di pozioni in modo vuoto e totalmente inespressivo.
 
La rabbia oramai sfrecciava, come il sangue della famiglia Potter, nelle sue vene ed era incontrollabile.
 
"Legilimens" L'uomo alzò la bacchetta e pronunció l'incantesimo.
 
"PROTEGO" l'incanto gli rimbalzò addosso, come aveva fatto quindici anni prima con l'avada kedavra, immediatamente si trovò immerso nei ricordi di Snape.
 
Suo padre e Sirius avevano sollevato a mezz'aria Severus.
" Quanto unto avrai lasciato sulle tue pergamene, eh mocciosus? Non riusciranno neanche a leggerle" sussurrò, sorridendo amabilmente a Felpato.
"Ramoso hai ragione" disse ridendo l'affascinante padrino di Harry.
"Aspettate e vedrete!" Disse a stento il piccolo Snape, che aveva all'incirca quindici anni.
"Ah si? E Per cosa ci userai? Per soffiarti il naso, Mocciosus?"  Disse gelido Sirius, mentre un paio di ragazzi ridevano.
Dalla bocca di Severus uscirono innumerevoli insulti.
"Gratta e netta" disse Ramoso.
Dalla bocca del mini pozionista uscì della schiuma rosa, che gli provocava conati di vomito.
Una ragazza dai capelli rosso fuoco corse verso di loro e urlò.
 
Era sua madre.
 
"Lasciatelo stare!" Urlò tirando fuori la bacchetta Lily, mentre si metteva tra James e Severus.
" Solo se esci con me, Evans!" Ammiccò James.
"MAI! Anche se dovessi scegliere tra te e una piovra gigante" rispose di rimando la rossa.
" Non ho bisogno dell'aiuto di una sporca mezzo sangue" ululò Snape.
"Bene, allora te la caverai da solo, Mocciosus " sbottó ferita la Grifondoro.
"CHIEDI SCUSA MOCCIOSUS" con un rapido gesto della bacchetta i pantaloni, del ragazzo dai capelli unti,  calarono mostrando le mutande grigiastre.
"Non voglio le sue scuse solo perché lo obblighi, ah e Snape faresti meglio a lavarti le mutande!" Furono le ultime parole di Lily, perché corse via.
"Chi vuole vedermi togliere le mutande a Mocciosus?" Chiese con falsa amabilità James.
 
 Poi, Harry fu risucchiato fiori dai pensieri di Snape.
"Ti sei divertito, Potter" mormorò furente.
"N...no" sussurrò amareggiato il ragazzo che è sopravvissuto.
"Fuori" scandì lentamente la parola, facendo venire un brivido ad Harry.
"No" rispose il golden boy.
"Come osi stupido e insolente ragazzino? Assomigli tanto al tuo beato padre, hai visto in realtà com'era? Proprio come te, la tua visione idilliaca di quel maiale di tuo padre è cambiata ora?" Urlò, scuotendo il ragazzo.
 
Harry non sapeva cosa stesse facendo, aveva lasciato il cervello nella sala comune di Gryffindor, il suo corpo si muoveva da solo.
Il viso si avvicinò a quello del pozonista e mormorò due semplici frasi.
"Io non sono come lui."
Poi lo baciò, un bacio a stampo, dove c'era tutta la rabbia, la disperazione, l'amaritá di quella verità, ma soprattutto ciò  che la sua anima rifletteva, come in uno specchio, quello scontrarsi di labbra.
 
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ADA
Ebbene si, pioveranno gelatine tutti i gusti più uno, ho aggiornato con puntualità!
Questo capitolo è molto corto, volutamente, poiché c'è un COLPO DI SCENA! e oserei dire! Che colpo di scena....chissà se il nostro Harry riceverà una risposta positiva o negativa....mah....
Prossimo aggiornamento..ovviamente sarà il capitolo più bello, a mio parere, il 3 MAGGIO!
Recensite se vi va!
A presto
Giulia40174
P.s diciamo che ho mischiato un po di cose tra libro e film...è il mio stile..spero che vi piaccia 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Mentis et Corporis ***


                      Mentis et Corporis
 
Snape affondò le dita nelle scapole del ragazzo, allontanandolo.
" COSA DIAVOLO STAI FACENDO?" urlò, diventando rosso.
Lily, lei era l'unica che lo aveva baciato, era stato un bacio, uno di quelli semplici sulla guancia ma fino ad allora l'unico che aveva ricevuto.
 
Harry lo fissava, assente.
Mark,  amava solo lui! Non quel untuoso del professore.
 
"La celebrità vuole avere un altra medaglia da appendersi al suo petto? Vuoi essere anche al centro della mia attenzione, beh ti illumino, io ti odio" ringhiò il pozionista.
 
Erano a poca distanza, i loro nasi si sfioravano per l'ennesima volta.
 
 
"Mi lasci andare" disse Potter, mentre, il suo orgoglio ferito ruggiva dentro, come un leone.
 
'Perché l'ho baciato? Cosa mi è saltato in questa testa di legno che ho?! Mi ucciderá, lo so.' 
 
Harry cercò di spingerlo via, ma Snape era troppo forte, non cedette di un millimetro.
 
"Sei così patetico Potter, mi sembri così uguale a tuo padre e ora fuori di qui" disse il potion master, ma la presa non accennava a diminuire.
 
"Lo farei con piacere, professore, ma se non mi lascia come faccio? Dovrei forse pensare che non le dispiace tenermi tra le braccia?" Sussurrò, mentre gli occhi verde smeraldo lo fissavano con rabbia e sfida.
 
Severus lo lasciò andare, come scottato.
 
"Se ti avvicinerai un'altra volta Potter, rimpiangerai di essere nato" minacciò Severus, mentre con lo sguardo, voleva ridurre  il ragazzo in piccoli pezzettini.
 
Harry uscì dallo studio, dirigendosi verso il campo di Quiddich, voleva sfogarsi e non pensare, volare sulla sua scopa.
 
"Accio Firebolt" la scopa si muoveva in modo schematico per raggiungere il capitano della squadra dei Gryffindor.
 
Partì con una leggera spinta, iniziò a salire sempre più in alto, fino a librarsi negli spazi più reconditi, raggiunse i limiti della foresta proibita, guardandola dall'alto, poi notò dei cavalli neri alati, sembravano fragili, ma sicuri nei loro movimenti, 
Harry scese, fino a toccare il suolo e corse sino a che non trovò quegli animali che lo stavano incuriosendo così tanto; c'era una ragazza bionda, era Luna Lovegood.
 
"Ciao Luna" disse il moro, fissandole i piedi senza scarpe, non le avrebbe chiesto spiegazioni perché la Ravenclaw aveva sempre avuto comportamenti strani.
 
"Oh, ciao Harry! Creature magnifiche non trovi?" sussurrò accarezzando il muso di un piccolo cavallo alato.
 
"Li vedi anche tu?" chiese stupito il ragazzo, mentre si avvicinava cautamente all'amica, quest'ultima si girò e gli sorrise.
 
"Certo Harry, sono Thestral, creature  innocue che trainano le carrozze che portano  gli alunni ad Hogwarts, li possono vedere solo le persone che hanno visto morire qualcuno " mormorò con voce assente.
 
"Tu hai visto qualcuno perdere la vita?" chiese allibito il golden boy, credeva che la ragazza fosse cresciuta, al contrario suo, con una famiglia e senza soffrire, ma forse si sbagliava.
 
"Oh, si! Mia mamma quando avevo nove anni " aggiunse con espressione triste, ma sul suo candido viso alleggiava ancora l'ombra di un sorriso. 
 
La ragazza si avvicinò ad un altro cavallo alato e gli lanciò un pezzo di carne.
 
"Sai Harry, penso che Lord Voldemort vuole farti sentire come loro, incompresi da tutti, io ti credo, so che è stato lui a uccidere il povero Cedric" finì la ragazza.
 
Un dolore allucinante colpì il Gryffindor, facendolo oscillare pericolosamente in avanti, le mani reggevano la testa e se non fosse stato per i riflessi della Ravenclaw, probabilmente si sarebbe fatto male.
La cicatrice iniziò a bruciargli come non aveva mai fatto prima, chiuse gli occhi cercando di scacciare tutti i pensieri che gli vorticavano in modo pericoloso nella mente, Voldemort era entrato nuovamente, sapeva che non doveva farlo entrare, ma in quel momento era  debole.
 
"HARRY! VADO A CHIAMARE IL PROFESSOR DUMBLEDORE" gridò la Lovegood, mentre il Gryffindor cercava di fermarla. 
 
Voldemort era seduto al centro, mentre tutti i mangiamorte erano attorno a lui. 
" Miei cari fedeli servitori, mi avete deluso innumerevoli volte, ma ho deciso di premiarvi" ghignò sadico l'oscuro signore mentre accarezzava Nagini.
Il moro poteva sentire la paura che scalpitava nel petto dei mangiamorte, erano quattro uomini. 
"Vi farò un dono, non siete contenti?" chiese passandosi la lingua biforcuta sulle labbra, provocando un brivido d'orrore allo spettatore non richiesto.
 
"Lucius, ho deciso che tu puoi servirmi in un altro modo, devi ospitare Bellatrix, Dolohov, Rodolphus Lestrange e suo fratello Rabastan, stanno evadendo in questo momento hai capito?" Disse Riddle, mentre socchiudeva gli occhi.
 
"C..certo ..m.mio signore" balbettó Malfoy, mentre si chinava a baciare la veste del suo signore, per poi smaterializzarsi in fretta e furia, come per temere un ripensamento per la grazia che gli aveva concesso.
 
"Voi cinque! Butney, mi hai deluso di recente, molto deluso! Ti avevo chiesto di trovare informazioni su Harry Potter, ma hai fallito miseramente. Suwley, tu sei sempre stato una delusione, mi hai disgustato innumerevoli volte, la tua natura da deviato ti ha fatto agire sempre in modo errato! Non sei degno di portare il marchio, tuttavia potrai riscattarti. Harborn, dovresti morire, ma sono molto indulgente, sei sempre stato il più debole, ma nonostante tutto potrai rimediare.
Miei disgustosi amici, dovrete donarmi il vostro cuore!" Disse ridendo l'uomo che aveva ucciso Lily Evans.
Fu un attimo, provarono a smaterializzarsi, ma Voldemort aveva messo incantesimi anti smaterializzazione appena Lucius era andato via.
"Dovreste sentirvi onorati per questo!" mormorò avvicinandosi, uccidendoli uno ad uno.
Dopo aver preso i cuori ancora palpitanti li fece galleggiare in aria.
"Nunc anima mea in cordibus suis removit dispertiam tribus dominis erit ponere novo mei partem pertinebit, ut interficiam omnem carnem in hoc mortali corpore disempowering multum.*" urlò in trance Voldemort, mentre quei tre cuori entrarono nel suo petto per poi assorbire la sua anima.
"HARRY POTTER MORIRAI PRESTO!" Disse ridendo l'unico uomo che si trovava in quel cimitero. 
 
Il golden boy non riusciva a reggersi in piedi, le altre volte che aveva avuto delle visioni non era mai stato così doloroso, sembrava  che la sua nemesi non si fosse accorta che lui stava spiando cosa stesse facendo in quel momento, una fitta alla cicatrice lo distolse dai suoi pensieri, la sfiorò con le dita e si accorse che stava sanguinando.
 
"Maledizione" imprecò sotto voce, le forze incominciavano a mancargli e il senso di colpa cresceva sempre di più.
 
Intanto, Luna correva a per di fiato per raggiungere lo studio del preside, ma dopo aver cercato di entrare ed essersi accorta che del preside non c'era nessuna traccia, andò in panico.
La McGonagall non avrebbe saputo cosa fare, solo Snape poteva sapere qualcosa.
Corse verso i sotterranei e spalancò la porta.
 
"Miss Lovegood, 10 punti in meno a Ravenclaw per la sua..." Sbottó irritato il potion master, ma non aveva finito di parlare che l'alunna lo aveva interrotto. 
 
"Signore, Harry Potter è nella foresta proibita e penso che Voldemort gli stia facendo qualcosa, visto che la cicatrice era molto rossa, si è accasciato a terra, ho cercato il preside ma non c'è!" ansimò, la ragazza mentre cercava di riprendere fiato, Snape perse il poco colore che aveva e corse verso il luogo dove si trovava Potter, Luna lo raggiunse per mostrargli dove si trovava l'amico.
In poco tempo raggiunsero il ragazzo sopravvissuto, si trovava sotto una pozza di sangue che si estendeva in maniera preoccupante dalla sua fronte.
 
"Potter!" esclamò Severus, avvicinandosi per toccare la cicatrice a forma di saetta, Harry cercò di scacciarlo in malo modo, ma un'occhiataccia di Snape lo fece stare fermo.
 
"Signore deve..." rantolò con poche forze il moro " deve usare la legilimanzia su di me, subito." 
 
Il pozionista diniegò con la testa, evocò una pozione rimpolpasangue, che il ragazzo trangugiò, mordendosi poi il labbro.
 
"Potter, ora userò come vuoi tu la legilimanzia , probabilmente ti stremerà, ma deduco che sia necessario." Disse alzando la testa al ragazzo, provocando a quest'ultimo un brivido, i loro occhi si incatenarono di nuovo ed entró nella sua mente.
Il professore ci mise qualche minuto, ma poi venne a conoscenza di quello che era successo, ma era soprattutto stupito perché il ragazzo era una frana in occlumanzia, ma era riuscito a collegare la mente con l'oscurità signore e passare inosservato, cosa praticamente impossibile perché Voldemort era il mago più potente che avesse mai conosciuto, escludendo Dumbledore.
Harry aveva preso conoscenza, Severus lo squadrava con perplessità.
 
"Signorina vada ad avvisare Dumbledore di recarsi nel mio ufficio, non faccia parola con nessuno di ciò che è successo! Il preside sarà tra poco più di mezz'ora ad Hogwarts, nel frattempo aspetterà davanti al suo ufficio, ci siamo intesti?" domandò con serietà e freddezza, di rimando la ragazza bionda fece un cenno di assenso e si diresse verso la scuola.
Snape prese in braccio il ragazzo e notò che dalla sua tasca spuntava un mantello, era quello di James, a corto di idee se lo mise addosso coprendo se stesso e il ragazzo, in modo da passare inosservati.
"Lily, mia cara Lily, lo proteggerò come sempre te l'ho promesso." mormorò, non accorgendosi che Harry Potter aveva ripreso conoscenza, ma durò per pochi secondi perché chiuse gli occhi esausto, la cicatrice continuava a sanguinare.
Una volta arrivati nelle camere private dello Slytherin, lo sistemò sul suo letto e guardò la cicatrice, doveva fermare la fuoriuscita di sangue, sostanza di cui era interamente coperto.
Si diresse verso le sue scorte e prese essenza dell' essenza di dittamo e un'altra pozione Rimpolpasangue.
Gli somministrò entrambe le pozioni e la cicatrice smise di sanguinare da sola.
"Harry Potter" mormorò solo quelle due parole, prima di avvicinarsi e scostare il ciuffo di capelli sporco di rosso da quel viso angelico, dopo essersi accorto di quale azione aveva compiuto, si allontanò scottato, e andò a sedersi in attesa del preside per comunicargli le ultime sconcertanti novità.
                              §§§§
 
*la mia anima divido in tre cuori ormai tolti dai loro propietari, sarò anima e corpo con questa nuova parte di me, distruggi con forza tutto ciò che mi toglie potere in questo corpo mortale.
                           §§§§
 
ADA
Si lo so, ancora in ritardo! Ma il capitolo è lungo!! Mi è piaciuto da morire scrivere questo capitolo! Piccole precisazioni: l'incantesimo e i nomi dei mangiamorte che ha ucciso sono mi mia creazione quindi non sono scritti nei libri! Per quanto riguarda l'evasione da Azkaban doveva svolgersi a 
Gennaio, ma ho preferito metterla in questo capitolo!
Aspetto le vostre recensioni!
A presto
La vostra ritardataria
Giulia 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** AVVISO IMPORTANTISSIMO ***


Ragazzuoli, quanto tempo. Avrete pensato che questa storia non avrebbe mai avuto un continuo.. e invece no. Eccomi qua, dopo due anni, quasi pronta a portare avanti questa fanfiction. Detta la buona notizia, arriva la cattiva come si suol dire: la storia è in revisione e penso che prima di settembre non avrà un nuovo capitolo. Se mi seguite ancora, vi chiedo ancora un briciolo di pazienza. 
A presto, miei cari.

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Capitolo 11
*** Confusione ***


Harry si svegliò di soprassalto, era completamente attorniato dall'oscurità e non riusciva a distinguere la propria mano dal resto della stanza. 

'Merlino, dove diavolo sono? Questo letto è troppo morbido per essere il mio o quello dell'infermeria' pensò il Golden boy, cercando di alzarsi. 

Appena mise un piede sul pavimento rabbrividì per il freddo, avanzò di qualche passo e, nel tentativo di trovare la porta, cadde a terra per la debolezza ancora insita nel suo corpo. 

La porta si spalancò di colpo e la luce inondò la stanza, che si scoprì essere una camera da letto.

"Potter vedo con dispiacere che si è svegliato" disse con ironia, mentre osservava la cicatrice ancora arrossata ma da cui non usciva nemmeno una goccia di sangue "si alzi dal mio pavimento" continuó, tentando di strattonare il ragazzo verso l'alto. 

Harry comprese solo in quel momento di essere nella camera del suo Severus.

Osservandola bene, potè notare che era sobria ed elegante. 

Il letto su cui riposava solo pochi attimi prima era a baldacchino e conteneva i colori Slytherin. 

Vi era uno scrittoio e un armadio, per il resto era vuota. 

Conteneva l'essenziale, proprio come Il Gryffindor aveva immaginato. 

Il suo professore era un uomo di poche parole, che passava inosservato se solo voleva, e la sua tana non poteva essere di meno. 

Harry si voltò verso il presunto fidanzato, nel tentativo di capire perché si trovasse nelle sue stanze. La loro relazione durava da pochi mesi e il docente non l'aveva mai portato lì. 

"Severus perché sono nelle tue stanze e perché mi chiami Potter?"chiese, con una punta di preoccupazione nella voce. L'ultima cosa che si ricordava era di essere stato sulla sua Firebolt.

"Come osi rivolgerti in questo modo a me, Potter? sussurrò irato l'ex mangiamorte, mentre cercava di notare qualche segno sul volto del griffyndor che gli mostrasse l'arroganza insita nelle parole appena dette.  

"Sev, siamo passati oltre a questo. Perché mi stai trattando in questo modo? Non vuoi più stare con me?" il golden boy stava urlando, i suoi occhi erano infiammati da una strana disperazione che il professore non aveva mai visto. 

Il moro si avvicinò pericolosamente a Snape tentando un contatto, ma questi si scostò.

"Sei impazzito, per caso? Stammi lontano Potter, pensavo di essere stato chiaro qualche ora fa. Se sei nelle mie stanze è perché stavi morendo dissanguato. E non è un eufemismo" tentò di spiegare pratico, lasciando,peró, che il gelo delle sue parole fosse comprensibile al ragazzo. 

'È impazzito? Che diavolo sta farneticando?' pensò l'insegnante. 

"Severus perché mi stai allontanando? Avevi detto di amarmi, che dopo il diploma saremmo stati insieme" Harry stava ormai camminando per la stanza nel tentativo di capire il motivo del comportamento adottato dal compagno. 

"Potter, adesso mi hai stancato. Di quale relazione stai parlando? Ti sei forse bevuto il piccolo e insulso cervello che ti ritrovi?" enunciò con rabbia, mentre scrollava il ragazzo dal bavero della camicia. 

Fu allora che successe, mentre i due si guardavano negli occhi, il grifondoro aprì la mente e lasciò che il suo insegnante vedesse  il  primo vero ricordo  che li riguardasse. 

 

Harry se ne stava seduto nell'ufficio di Snape, in attesa della sua punizione. 

Ormai era qualche mese che provava attrazione verso l'insegnante e faceva di tutto per passare del tempo solo con lui. 

In classe era sempre arrogante, rispondeva e faceva perdere punti alla propria casa; ma quando era nello studio dell'uomo che lo intrigava, si mostrava per quello che era: un ragazzo impaurito per il destino che lo attendeva e curioso di sapere di più sul mondo, sulle arti oscure e su un certo Severus Snape.

Quest'ultimo aveva cambiato radicalmente atteggiamento da quando aveva notato che l'impiastro dagli occhi verdi era diverso dal padre, ma non poteva assolutamente permettersi di affezionarsi. Proprio per questa importante clausola, tentava sempre di scoraggiare il moro ad avere un contatto con lui. 

"Professore" Harry lo richiamó diverse volte prima che fosse strappato via dai propri pensieri "le ho portato questo" disse, mentre si sistemava gli occhiali sul naso. 

L'ex mangiamorte osservò tentennante il libricino che Potter gli porgeva. Sapeva benissimo che cosa fosse: una primissima edizione de "L'arte del pozionista". Un tomo assolutamente costoso e introvabile. 

"Potter io non posso accettare regali dagli studenti" gracchiò severamente, mentre lasciò la mano del più giovane a mezz'aria, ancora stringente il dono. 

Harry gli sorrise e per Severus fu come il vento a primavera, estremamente piacevole. 

Fu quel sorriso a far cambiare tutto e anche il bacio che si diedero dopo e quelli avvenire. 

 

'Tutto questo non è possibile' pensò allucinato il professore. Sapeva riconoscere i falsi ricordi e questo non era uno di quelli. 

Possibile che fosse lui quello impazzito? 

Non era successo niente di tutto ciò e, nonostante tutto, aveva intenzione di chiedere aiuto e spiegazioni ad Albus Dumbledore. 

 

 

 

 

 

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