Eccomi
ancora! Ed ecco il seguito (non so da dove sia uscito) della shot. Vi
avverto, non voglio avere alcuna responsabilità per
eventuali danni ai neuroni causa nonsense.
Buona
lettura!
Imagine
Me &... Him! Again.
Ovviamente,
Dan non aveva raccontato a nessuno di ciò che aveva scoperto
qualche giorno prima. Era tornato a casa e aveva lucidato Archie fin
quasi a consumarlo, dopo che Laurie aveva gentilmente declinato il suo
invito a cena. Rorschach era venuto a trovarlo in tarda serata.
"Il
tuo aspetto non mi piace, Daniel" aveva detto il partner, trangugiando
un altro cucchiaio di fagioli in scatola.
"Sono
solo stanco" si era limitato a dire lui, prendendo il giornale per
costringersi a fare qualcosa ed evitare così lo sguardo
enigmatico dell'amico, che -lo sentiva- non era affatto convinto della
risposta. Rorschach però non gli aveva chiesto altro, e di
questo lui gli era stato grato.
Tuttavia,
Dan sapeva che non avrebbe potuto evitare a lungo Adrian. E infatti,
qualche giorno dopo, si ritrovò in attesa fuori dal suo
ufficio: una banda di trafficanti stava crescendo in maniera
preoccupante e il solo che avrebbe potuto aiutarli sarebbe stato
Ozymandias. O il Comico, ma Dan non aveva una gran voglia di lavorare
con lui, perché il solo pensiero faceva sì che
immagini sconcertanti gli si affacciassero nitide nella mente.
Si
diede dello stupido: non poteva continuare così. Adrian era
suo amico, e lui era sempre stato a conoscenza dei suoi gusti. Per
quanto riguardava il Comico, non doveva far altro che continuare ad
evitarlo, come aveva sempre fatto.
“Ehi,
fringuello,
mettiti in fila. C’ero prima io.”
Dan
sorvolò sulla battuta a sfondo ornitologico, più
che altro perché si accorse di chi aveva parlato. In
realtà, avrebbe dovuto accorgersi fin da subito
dell’odore di fumo acre che riempiva la stanza.
“Beh,
che c’è, devo ripetere?” disse il
Comico, seduto in un angolo, spuntando ora da dietro un giornale.
“No”
si affrettò a rispondere Dan.
Quell’evento
cambiava tutto. Il Comico aspettava di vedere Adrian. Ed era arrivato prima
di lui.
Dan non poteva immaginare un motivo per cui Blake potesse voler vedere
Ozymandias, eccetto…
“Anzi,
credo che me ne andrò” disse infine, alzandosi
dalla sedia.
La
risata beffarda del Comico gli trafisse le orecchie.
“Così
mi fai pensare che tu non voglia avere a che fare con me”
disse, prima di fare un altro tiro dal consueto sigaro. “Devo
pensarlo?”
“No,
affatto” rispose subito Dan “ma immagino che la
vostra sarà una discussione lunga”.
Cercò di non soffermarsi su discussione.
Blake
esalò l’ennesima nuvola di fumo, il ghigno ancora
impresso sul suo volto e il giornale ormai abbandonato sulla sedia
accanto.
“Siediti,
uccellino. Non ho intenzione di perdere troppo tempo col frocetto
là dentro.”
Le
sue parole misero Dan in imbarazzo. Magari il Comico non faceva solo
quello con Adrian, magari doveva davvero vederlo per questioni serie.
Si vergognò di essere saltato a simili conclusioni.
“Allora”
riprese il Comico, che era evidentemente in vena di parlare
“tu hai questioni urgenti?”
“Una
banda fuori controllo” rispose Dan, sentendosi
improvvisamente più a suo agio.
Blake
fece un altro tiro, guardandolo scettico. “E ti serve
l’aiuto di Ozy? Credevo che tu e il tuo compare andaste alla
grande da soli.”
“Ci
sta sfuggendo di mano. Ozymandias è il solo
che…”
“Il
solo?”
lo interruppe il Comico, fulminandolo.
Dan
avrebbe voluto staccarsi la lingua per aver detto una cosa simile, pur
sapendo della rivalità storica fra Adrian e Blake.
“Intendevo
il solo che abbia tempo da dedicarci” concluse, lui stesso
neanche troppo convinto.
Nemmeno
Blake aveva accettato la sua risposta, questo era chiaro,
perché quando spense il sigaro arrivò quasi a
sbriciolarlo nel posacenere.
“Ozy
ti ha mai raccontato del nostro primo incontro?” disse, con
rabbia mal celata.
“Sì.”
“E
ti ha anche detto di come l’ho messo sotto?”
Messo
sotto.
Pensieri
sbagliati tornarono ad invadere la mente di Dan.
“Mi
ha detto che l’hai battuto, sì” disse,
accennando un sorriso imbarazzato.
Per
tutta risposta, Eddie sbuffò, infastidito.
“Battuto?
L’ho fottuto,
ecco
cos’ho fatto!”
No,
decisamente Dan cominciava a non amare quella conversazione. Ma il
Comico non aveva ancora finito.
“Te
lo dico io, come sono andate le cose: l’ho preso e
l’ho sbattuto per bene, e gli ho fatto capire chi comanda. A
forza di dargliene gli ho spaccato il culo, ecco cosa. Poi”
disse, mentre accendeva un altro sigaro “l’ho
lasciato a terra ad implorare. Ma era ridotto così male che
non poteva essere buono nemmeno per succhiarmi il cazzo.”
Anche
volendo, Dan non avrebbe potuto cancellare quello che aveva sentito.
Né poteva evitare la successione di immagini che
tornò ad affacciarglisi in mente, più vivida che
mai.
Blake
doveva essersi accorto dello strano silenzio, perché gli
lanciò un’occhiata pericolosa.
“Che
c’è, non mi credi?”
Dan
si affrettò a scuotere la testa. “Sì,
volevo dire no, certo che ti credo.”
Il
Comico lo guardò per qualche istante, ma poi parve convinto
della sua risposta.
“Fai
bene a credermi” disse “quella fighetta non
ammetterebbe mai che una volta gli ho aperto il-”
“Cos’avresti
aperto, Blake?”
In
piedi sulla soglia del proprio ufficio, Adrian guardava Eddie con
l’occhiata più gelida del suo repertorio. Dan non
gli era mai stato tanto grato come in quel momento.
Ma
Blake non sembrava turbato.
“Rilassati,
Ozy” rispose, alzandosi e raggiungendolo “stavo
solo facendo quattro chiacchiere.”
Adrian
tuttavia aveva già distolto l’attenzione da lui.
“Perdonami,
Dan. Cinque minuti e sono da te.”
“Certo.”
All’interno
dell’ufficio, Blake si era già servito un generoso
bicchiere di scotch. Dan sapeva che quei cinque minuti promettevano di
essere i più lunghi di tutta la sua vita.
Ne
erano passati due quando si alzò, deciso ad andarsene. La
porta dell’ufficio chiusa e, dall’interno, il
silenzio. Chissà cosa stava accadendo.
Scosse
la testa, improvvisamente turbato. Meglio tornare domani, Adrian
avrebbe capito.
Magari
questa volta Laurie avrebbe accettato l’invito.
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