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di chocolatemilkshake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Realtà ***
Capitolo 2: *** Verità ***



Capitolo 1
*** Realtà ***


"Ho sempre pensato, immaginato, questa possibilità, ma non ho mai creduto che potesse essere vera".

Non riuscivo a respirare, non riuscivo ad alzarmi. Potevo solo sollevare le braccia nella speranza che qualcuno le afferrasse e mi tirasse su. 
La vista era annebbiata, "salvatemi!"
Urlava la mia mente. 
Sentivo la vita scivolarmi via, sentivo mancarmi le forze, presto sarei morta. No, non potevo morire, non ora, non così.
Iniziai a scalciare, a dimenarmi con quanta energia avessi ancora in corpo, ma qualcosa mi teneva giù in un liquido caldo e rossastro.
Sentii un forte rumore, poi mi sentii più leggera, libera, e qualcuno mi prese tirandomi su. 
Iniziai a tossire per riprendere a respirare ed espellere il liquido che mi era entrato nei polmoni. 
Nel mentre mi guardai attorno. Mi trovavo in una specie di vasca metallica con questo liquido strano. Dal fondo della vasca uscivano dei cavi che si collegavano a svariate parti del mio corpo, completamente nudo. La luce dei neon mi dava fastidio agli occhi che dovevo tenere socchiusi. Riuscivo però a vedere bene che c'erano altre vasche a cui interno c'erano altre persone. Ma dove diamine ero? E come ci ero arrivata? Dove era la mia famiglia? 
Una forte fitta alla testa mi costrinse ad emettere un lieve verso di dolore e a girarmi. Rimasti stupita da ciò che vidi.
Accanto a me c'era un ragazzo dai capelli neri come la pece tutti disordinati e dagli occhi azzurro cielo profondissimi e grandi, come se al suo interno ci si potesse trovare un universo. Il suo corpo era slanciato e muscolo, indossava strani vestiti larghi, ma aderenti, da cui si riuscivano perfettamente e seguire tutti i lineamenti del corpo del ragazzo. 
Rimasi a bocca aperta non solo perché era bello ma perché la sua pelle era rossa, si, di un rosso porpora, le sue orecchie erano a punta e aveva una coda. 
Forse stavo sognando.
Mi fissava. Credo che anche lui fosse abbastanza sconcertato anche se il suo viso sembra impassibile. Infatti quando mi ero girata verso di lui avevo notato un leggero movimento degli occhi. 
Di istinto mi coprii come meglio potevo e arrossi per l'imbarazzo senza però distogliere lo sguardo da lui, che aggrottò lievemente il sopracciglio come se non capisse il mio gesto. 
Qualcosa in mano al ragazzo attirò la mia attenzione e vidi che teneva in mano una lunga e strana siringa. Mi spaventai, odiavo le siringhe, così cercai di allontanarmi il più possibile schiacciandomi contro il bordo della vasca. Credo che se ne fosse accorto perché lo buttò a terra e alzò le mani come per dire non ti faccio niente. Ma potevo fidarmi? 
Non ebbi il tempo di pensare ad altro che iniziò a parlare, o almeno credo. Non diceva parole sensate erano più che altro strani versi incomprensibili come tante consonanti unite insieme senza pronunciare le vocali. Trovai la cosa molto divertente ma non mi misi a ridere, non volevo offenderlo, ma comunque mi lasciai scappare un "Eeh?".
Mi guardò forse aspettando una risposta o cercando di capire quel mio verso. Poi sentì qualcuno dietro di me emettere gli stessi versi. Così mi girai e vidi un altra persona, se si poteva chiamare così.
Quest'ultima aveva la pelle di un color viola scuro,quasi nera, formata da delle squame, ma non erano squame, sembravano più pezzi di corteccia..... Forse ero impazzita. 
I due iniziarono a parlare animatamente non curandosi affatto della mia faccia scioccata. Quella specie di tronco umano si avvicinò a me senza nessun preavviso iniziando a staccare i fili che erano collegate alle gambe. 
Sussultai per la sorpresa e per il dolore. Per ogni filo staccato sentivo il dolore percorrermi tutto il corpo fino alla testa . All'inizio era un po' fastidioso come dei pizzicotti ma man mano che li staccava il dolere aumentava. 
Mi aveva staccato tutti i fili dalle gambe, dagli avambracci e dall'addome, mancavano quelli delle braccia, del petto e della schiena. 
I neon delle lampade iniziarono a tremare, strinsi i pugni e respirai affondo strizzando gli occhi più che potevo preparandomi psicologicamente al dolore. 
Inaspettatamente tirò via i fili dalle braccia, non uno per uno ma tutti insieme contemporaneamente. Urlai.
Le lacrime iniziarono a scorrermi sul viso. Non volevo piangere, non mi piaceva farlo in pubblico, ma non riuscivo a controllarmi, faceva troppo male. 
L'uomo albero prese di nuovo i fili del petto pronto a tirarli via. .
"No!!" Urlai colpendogli la mano con la mia che tremava. Lui li mollo immediatamente, allontanandosi come se quel tocco lo disgustasse.
"B...basta..." 
Guardai il ragazzo dalla pelle rossa, non so perché ma mi ispirava molta più fiducia di quell'altro. 
"T...ti prego..."
Il ragazzo si rivolse all'altro dicendogli qualcosa, poi mi prese la mano incrociando le nostre dita. Lo guardai. Perché? Non capivo.
L'uomo albero si avvicinò e prese di nuovo i fili.
"No! No ti prego!".
Le lampade iniziarono a sfarfallare, l'uomo tirò i fili, chiusi gli occhi pronta al dolore ma quella volta non fui io ad urlare.

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Capitolo 2
*** Verità ***


L'uomo albero si avvicinò e prese di nuovo i fili. "No! No ti prego!". Strinsi forte la mano del ragazzo, le lampade iniziarono a sfarfallare, l'uomo tirò i fili, chiusi gli occhi pronta al dolore ma quella volta non fui io ad urlare. Infatti io non sentii niente ma lui si. Il ragazzo dalla pelle rossa era piegato in due mentre provava a trattenere le urla. Cercai di lasciarlo, non volevo che soffrisse per me, non era giusto. "L..lasciami!Lasciami andare!!" Strattonai il braccio più che potevo ma non mollava, allora cercai di staccargli le dite con l'altra mano ma fu tutto inutile, era troppo forte mentre io mi sentivo senza energie. Disse qualcosa, l'altro rispose e stacco i fili mancanti. Non ebbi il tempo di fare niente, non ebbi il tempo di reagire ne di oppormi. Successe tutto molto in fretta: il ragazzo cadde a terra mentre si contorceva lamentandosi, le luci si spensero di colpo esplodendo mentre io, la causa di tutto il suo dolore, cercai di uscire dalla vasca per soccorrerlo, ma come unico risultato caddi a terra di faccia. Mi tirai su e gattonai vicino a lui. Lo guardavo, ma non sapevo che fare, avrei voluto aiutarlo... Ma non ne ero in grado. Mi voltai verso il suo compagno che restava fisso a guardarlo. Doveva aiutarlo diamine! Tutto ad un tratto il ragazzo smise di contorcerti e si rilassò respirando profondamente e facendo uscire un fumo nero dalla bocca e dalle narici. Cosa stava succedendo? Mi guardò serio per poi alzarsi come se nulla fosse successo. Andò dall' altro tipo parlandogli mentre io restavo a guardarli seduta per terra. Ad un certo punto la porta si aprì facendo entrare la luce dall'esterno della stanza che era rimasta nella semi-oscurità, illuminata solamente da dei lumi pallidi provenienti dalle vasche. Entrarono degli uomini armati con delle armature strane e bianche che iniziarono a sparare a raffica contro i due. Si nascosero dietro una vasca rispondendo anche loro al fuoco. Mi attaccai alla vasca per coprirmi dai proiettili. Non sapevo che fare, ero impietrita dal panico. Tremavo sia per la paura che per il freddo, mi abbraccia raggomitolandomi cercando di mantenermi calda. Ad un tratto apparve una luce da sinistra. Mi voltai ed un altro gruppo di soldati entrarono puntando dritti su di me. Tentai di alzarmi ma sentivo le gambe dure come cemento e la testa mi girava. Mi raggiunsero prendendomi brutalmente dalle braccia e dai capelli trascinandomi via. Iniziai a dimenarmi ed ad urlare. Avevo paura, molta paura. Non so come, nè perché ma quando uno di loro si avvicino cercando di mettermi una specie di maschera nera, urlai, e sentii come se un energia mi partisse dalle dita dei piedi fino al cervello per poi uscire. L'ultima cosa che ricordo è che caddi a terra con la vista appannata, poi, il buio. Quando mi svegliai mi trovai in una specie di capsula di vetro. Faceva caldo lì... Sembrava quasi di stare sotto le coperte ma senza di esse. Sentii delle voci, mi girai e non vidi nessuno, forse erano in un altra stanza. Mi tirai su e la capsula si aprii. Mi alzai senza fare rumore, si di là c'era qualcuno. Notai che indossavo la maglia del ragazzo, che tenero, aveva un buon odore. Mi avvicinai alla porta, forse erano i soldati di prima o dei nemici. Mi guardai attorno e vidi una specie di asta di ferro. La presi e mi diressi nell'altra stanza silenziosamente. C'erano due persone sedute su un divanetto, mi avvicinai ad uno dei due e lo colpì forte alla testa facendolo svenire. L'altro si alzò girandosi verso di me. Non so se si poteva definire una persona perché era fatto di...fumo. Si, un fumo nero come quello degli incedi. Nonostante il suo aspetto provai a colpirlo ma l'asta metallica gli passò attraverso. "Emh..." Non sapevo che dire comunque non mi avrebbe lasciato parlare perché prese l'asta facendola diventare incandescente. La mollai facendola cadere sul pavimento. Si avvicinò a me allora mi allontanai andando a sbattere contro una mensola su cui c'era un vaso. Lo presi e glie lo lanciai contro. Anche questo gli passò attraverso. Lui non sembrava molto contento, gli occhi gli si infuocarono letteralmente e lanciò verso di me una palla di fuoco. La schivai ed essa esplose facendomi cadere a terra. Mi rialzai subito e me ne lanciò un altra. Cercai di allontanarmi arrivando però al bordo del piano. Eravamo come ad un secondo piano alto però come un palazzo di tre piani, e non c'erano scale né ringhiere. Guardai giù poi guardai l'uomo che sorrise e me ne lanciò una ai piedi che esplose facendomi cadere giù. Chiusi gli occhi certa che mi sarei spiaccicata a terra,ma mi sbagliavo. Aprii gli occhi e vidi il ragazzo dalla pelle rossa che mi teneva tra le sue braccia. Gli sorrisi. Lui mi guardò e poi mi mise giù. "Allora è vero!" Disse qualcuno dietro di me. Mi girai sperando che fosse normale, come me, ma non era così. C'era un uomo blu grassotto con la faccia da macaco. Sorrisi per il paragone. "Lei parla la mia lingua?" "Parlare è una parola grossa, me la cavo come dite voi" "Mi può spiegare cosa sta succedendo? Dove siamo? Chi siete? D.." "Tu non ricordi?" "Ricordare cosa?" Mi guardò con un espressione triste poi mi porse una borsa. "Fatti un bagno e mettiti questo, poi parleremo" "Ma!" "Lo so, ma è meglio se vedi di persona" "Va bene..." Si rivolse al ragazzo parlandogli in quella lingua strana che si avviò verso una stanza. "Seguilo" "O..ok" Lo seguii. Mi accompagnò in un bagno dove c'era un enorme vasca. Mi aprii l'acqua e mi diede due barattoli colorati indicandomi per cosa servissero. Annui sperando che capisse, chiuse l'acqua e poi uscii chiudendosi la porta alle spalle. Guardai l'acqua un po' incerta, poi appoggiai i saponi e mi tolsi la maglia entrando. Mi lavai e poi uscii. Mi guardai attorno in cerca di asciugamani, aprii uno scafale e ne trovai un sacco piegati ed accanto ad essi un phon, presi un asciugamano ed il phon e mi asciugai. Dopo di che mi sedetti sul bordo vasca ed aprii la borsa, dentro c'era una specie di tuta da subacqueo, un orologio con uno schermo enorme, mutande e reggiseni. Indossai ciò che mi serviva, la taglia era perfetta, poi presi l'orologio e lo misi al polso. Aveva molti pulsanti ma non mostrava l'ora, così iniziai a schiacciare pulsanti a caso fino a quando non comparirono delle scritte, schiacciai un pulsante accanto ad esse e la tuta si trasformo in vestiti! Ma che assurdità era questa?! Ora avevo dei pantaloncini corti neri e una maglia aderente bianca con le maniche che si allargavano man mano che si avvicinavano alla mano. Era strana, però non era male. Presi la borsa, mi ricordai di svuotare la vasca e poi uscii. Sentii delle voci così decisi di andare da quella parte, quella casa era un labirinto. Arrivata vidi quello che parlava la mia lingua insieme agli altri tre ragazzi. Stavano parlando ma quando si accorsero di me smisero. La persona che mi aveva dato la borsa si avvicinò a me abbozzando un sorriso. " Scusa, prima non mi sono presentato, sono il professor Kleius Klain, te invece? Come ti chiami?" "Mi chiamo Ell... Ora posso sapere cosa sta succedendo?? Perché se è uno scherzo non è divertente!!" "Non è uno scherzo purtroppo, seguimi" Si rivolse ai ragazzi che si incamminarono verso una porta, lui fece lo stesso ed anche io.

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