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di Tera_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


Note di quella a cui fa strano definirsi autrice: Konnichiwa minna-san ^0^
Questa è la mia prima volta su questo fandom, e perché non iniziare con della sana Aokise?
In realtà la ff nasceva come one shot, ma alla fine ho preferito lasciare tanta suspance (no).
Beh, la realtà è che avevo paura venisse un capitolo too long e ho preferito dividerlo in due, ma so già cosa scrivere nel prossimo capitolo, e se tutto va bene dovrei aggiornare a breve /stomentendo/ ^//^
Sleri a parte, la dedico alla mia Shirubia, che nonostante i miei sbalzi d’umore mi resta sempre accanto e alla quale voglio un bene dell’anima ^3^
Che dire… enjoy!
Desclaimer : i personaggi non appartengono a me, non scrivo a scopo di lucro, mi ci diverto solo sopra e.e
 
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Era una splendida mattinata d’estate, il sole penetrava dalle tapparelle chiuse quel poco che bastava per illuminare parte della grande camera da letto che ora come ora sembrava più che altro un campo di battaglia a guerra finita.
C’era silenzio, un silenzio assordante a dire il vero, ma non si poteva dire lo stesso dell’ordine, un po’ perché la notte prima non l’avevano certo passata a guardare film o anche dormire, un po’ per il carattere di uno dei due ragazzi che stava sonnecchiando beatamente abbracciando con dolcezza l’altro, il quale sembrava fosse la persona più serena del mondo, con quell’espressione soddisfatta e tenera che si ritrovata pur essendo incosciente di averla.
Ebbene, il fantomatico sole estivo, facendosi sempre più prepotente, svegliò il biondino che, ritrovandosi in quella posizione come di consueto, sorrise e diede un tenero bacio proprio in mezzo alle sopracciglia crucciate dell’altro, il quale, di rimando, sospirò e si strinse ancora un po’ a lui.
Inutile dire che Kise allargò il suo sorriso, sentendosi profondamente amato e addolcendosi pensando che esattamente quel giorno erano tre anni che stavano insieme, e uno che vivevano insieme.
In realtà non avevano apertamente detto ‘viviamo insieme’ , diciamo che da un giorno all’altro i ‘resta qui’ di Aomine erano aumentati fino a diventare giornalieri, e decisi a dire tutto ai genitori (perché comunque una relazione di due anni sembrava a entrambi abbastanza importante), Kise si era ritrovato a vivere a casa di Aomine e Aomine andava con Kise quando gli mancava la propria famiglia.
Aomine pensava che la famiglia di Kise fosse davvero una forza, le sue sorelle e i suoi genitori erano dolcissimi con lui, e gli stavano simpatici anche i suoi nonni.
I genitori di Aomine invece erano abbastanza distaccati e distanti, ma alla fine avevano accettato di buon grado la sua relazione con Ryota, e questa per Daiki era l’unica cosa importante.
Si alzò non proprio di buon grado e, lasciando un ultimo bacio sulla fronte del moro, si avviò per fare una doccia e preparare la colazione al suo Aominecchi, o come gli piaceva chiamarlo nella sua mente, Daikicchi.
Era da un po’ che rifletteva su questa cosa; anche se stavano insieme da tutto quel tempo si erano chiamati sempre come ai tempi della Teiko.
Ah, la Teiko.
Ryouta ricordava quel periodo come fosse ieri, le partite a basket, lo studio… Aomine.
Quella persona così innamorata del basket da trascinarci anche lui.
Quella persona che lo aveva fatto innamorare del basket a forza di one on one  e di sonfitte.
Quella persona che non lo aveva fatto innamorare soltanto dello sport, ma anche di sé stesso.
Quella persona che adesso era completamente sua, e che, da quel che riusciva a sentire, si stava alzando granulando come un gatto che si stiracchia.
Il biondo si affrettò quindi a finire di impiattare le ultime pietanze e cominciò a lavare padelle e ciotole utilizzate.
Come ogni mattina, Daiki si alzò indossando solo i boxer e i pantaloni della tuta scuri e larghi, e andò in cerca del suo fidanzato.
Era nelle più remote fantasie di Aomine l’immagine di Kise con un grembiulino rosa intento a lavare i piatti con fare da mammina, ma non credeva che le sue pupille potessero assaporare tale immagine.
Per questo, non appena entrato nella grande cucina illuminata dal sole che entrava dalla vetrata la quale dava sul giardino in fiore di cui Ryouta stesso si prendeva cura ogni giorno, per poco Daiki non inciampò sui propri passi.
Doveva ammettere che Kise era proprio sexy.
Mh, era sexy, stupendo, ed era anche suo! Quindi perché stare lì a fissarlo quando poteva benissimo andare a rapirlo e mangiarlo di baci?
Interruppe automaticamente i suoi pensieri quando il biondo, accortosi della sua presenza, distolse lo sguardo dai piatti che stava lavando e per rivolgerla al suo ragazzo.
-Buongiorno- esordì, mentre un sorriso dolcissimo gli si dipingeva sul volto.
-Buongiorno- rispose l’altro, leggermente in imbarazzo.
-Tutto bene?- ribattè Kise accorgendosi dell’espressione insolita sul volto del fidanzato.
-Ah…mh.. sisi- rispose, andando incontro all’altro per il bacio del buongiorno, anche perché se si trattava di Kise Ryouta, un mancato bacio poteva farlo sospettare fino al punto di fare indagini un attimino invasive, a volte Daiki stesso, che lo conosceva fin da troppo tempo si stupiva di quanto Kise potesse spingersi oltre.
Kise , sollevato che fosse tutto a posto, aggiunse sorridendo
-Dai, adesso mangia-
Il più alto sorrise di rimando e annuì con forza andando a sedersi e , pronunciando le parole di rito, assaggiò ogni pietanza portando le sue papille gustative in un paradiso di sapori e fragranze preparati proprio dal suo amore.



To be continued…
 
 
 

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Capitolo 2
*** II ***


Saaalve salvino gente!! Mi scuso per il ritardo *si inchina* so che avevo detto di averla già pronta, ed era vero, ma la scuola mi ha occupato tantissimo tempo come sempre e davvero non ce l’ho fatta prima di adesso >///< per farmi perdonare ho fatto un capitolo abbastanza lunghetto e.e
Anyway,spero vi piaccia e ci vediamo ai miei prossimi sfoghi di romanticismo mancat—ehm… storie, alle prossime storie.
Ja na ^^
 
*****************
Che dire, oggi Kise lo stava proprio stravolgendo, e nemmeno volutamente.
Okay, diciamocelo, Kise era sempre stato un romanticone dolcioso, ma mai fino a questo punto.
Aomine era appena tornato da lavoro, quel magnifico lavoro da impiegato che detestava tanto ma che era comunque l’unico che non lo distruggeva a tal punto da essere troppo stanco per fare.. quello che doveva e soprattutto voleva fare di notte con il suo adorato fidanzato provocante.
Entrato in casa rimase completamente immobile sul genkan*, scarpe ancora messe e occhi sgranati, non riusciva a credere a quello che stava vedendo.
In casa c’era un atmosfera che sapeva tanto di Love Hotel, imposte chiuse, petali di rosa bianca per tutto il percorso che immaginava avrebbe dovuto percorrere e, immancabili, candele profumate alla vaniglia, la firma di Ryouta, lo faceva ogni anno.
Certo, i primi due anni era stato più complicato preparare il tutto in casa propria, ma Kise era uno che difficilmente si arrendeva e riusciva sempre a farsi dare le chiavi di casa di Aomine, approfittando del fatto che i genitori di quest’ultimo erano quasi sempre fuori per lavoro.
Aveva sempre preparato tutto alla perfezione per quel giorno, ma stavolta si era davvero superato.
Daiki, ripresosi dallo shock iniziale, si tolse la soffocante cravatta color “occhi di Aominecchi” che gli aveva regalato Kise per il suo compleanno.
Ebbene sì, quell’idiota era riuscito a trovare una sfumatura di blu esattamente del colore dei suoi occhi. Certo che se li doveva ricordare bene.
Cominciò a percorrere il sentiero designato dal biondo che era appena appena illuminato dalla fievole luce delle fiammelle della candele  profumate, e salendo al piano di sopra si accorse, con non poca sorpresa che conducevano in bagno.
In bagno.
In bagno e non nella stanza da letto, come chiunque si sarebbe aspettato.
Entrò un po’ confuso e accese la luce, scoprendo un post-it a forma di cuore su un’anta dello spazioso box doccia.
“Te la ricordi la nostra prima doccia insieme, Aominecchi?”
Sì, se la ricordava eccome, era stato davvero magnifico, si ricordava ancora il dolore alle labbra per tutti quei baci intensi.
Sorridendo dolcemente a quel piacevole ricordo, continuò a leggere impaziente.
“ Sono sicuro che ti ricordi anche dove ci siamo scambiati il primo bacio.
Ti amo.”
Ah, quello, come dimenticarlo.
Quella caccia al tesoro lo stava gasando parecchio.
Andò di sotto, fino ad arrivare al divano davanti alla TV, esattamente dove era tre anni prima.
Accese la luce e trovò anche lì il post-it , sulla spalliera del divano di pelle nera .
Quel primo bacio era stato il migliore di tutti.
Lui era davvero nervosissimo, come mai prima di quel momento , ma la delicata mano di Ryouta sulla sua nuca e il suo sorriso gentile lo sbollentarono completamente .
Ricordava quel momento con la sensazione dolce delle labbra gentili e morbide sulle sue, il gusto lieve di cioccolata calda mischiato a quello di  Ryouta stesso, un sapore che gli aveva decisamente creato una forte dipendenza.
Sorridendo ebete-mode davanti al post-it diede una veloce lettura a quello che diceva.
“Ti ricordi il nostro gioco con la torta? Davvero deliziosa, vero? Credo che tu sappia dove devi andare adesso.
Ti amo.”
Quel ‘Ti amo ’ alla fine di ogni post-it gli riempiva il cuore di gioia… proprio come il gioco con la torta!!
Pensandoci  bene era meglio non ricordare l’accaduto, a meno che volesse vemire prima di raggiungere il fidanzato.
Si precipitò quindi in cuina, dove aveva avuto luogo il gioco peccaminoso, e trovò un post-it  sul frigo che gli accese la famigerata fiamma dentro.
“Amore, lo sai già dove trovarmi.
Ti amo.”
Letto il messaggio,si fiondò in camera da letto, dove l’ambiente di certo non gli consigliava di fare cose innocenti.
In realtà tutto lo istigava seriamente a legare il biondo al letto e rimanere chiusi lì dentro per un paio di settimane.
Tutti quei petali, stavolta rossi, quelle candele che conferivano alla stanza quella penombra davvero eccitante, quel corpo steso sul letto,  coperto solo da una vestaglia di seta nera e lucida, elegante e provocante se la si indossava con nulla sotto, proprio come in quel momento , il cui addome decorato dai muscoli pronunciati  si alzava e abbassava ritmicamente perché…. stava ……dormendo?
Kise.
Ryouta.
Stava.
Dormendo.
Aomine lo fissò col classico sguardo ebete per istanti che gli sembrarono secoli.
 
Probabilmente se si fosse svegliato da solo avrebbe brontolato tutta la sera lamentandosi di quanto fosse stato patetico ad addormentarsi sul più bello e scusandosi finchè Aomine non lo avesse zittito con il metodo che lui solo conosceva.
Era difficile zittire Ryouta Kise.
Daiki decise di fare una cosa un po’ insolita.
Finito che ebbe di togliersi i pantaloni e la camicia, che ormai non servivano proprio a nulla, sistemò Kise sul letto in modo da farlo stare con le braccia e le gambe aperte, un po’ come quando in piscina vuoi fare un tuffo di pancia anche se sai che comunque ti farai male.
Molto male.
Fatto questo si allontanò dal letto quel tanto che bastava per prendere la ricorsa e, facendo attenzione a  non fare il minimo rumore, corse e saltò di pancia sul povero Kise inerme sul letto, il quale, svegliandosi mezzo infartuato,  fece un bellissimo urlo femminile da film, un acuto che avrebbe potuto spazzare via un castello di vetro.
Il quale strillo fu subito coperto dalle risate spudorate di Aomine (e delle mie AHAHA nda).
-AOMINECCHI!!! ma dico io, come, ripeto COME ti salta in mente di svegliarmi così? Vuoi farmi morire prima del tempo?!?-
- La colpa è solamente tua che ti sei addormentato,  idiota di un Ryouta!!!- Aomine pronunciò le ultime parole molto forte e lentamente, già, il suo nome faceva proprio rima con idiota.
- Oddio, mi sono addormentato- Kise passò dalla modalità infarto/incazzato nero a quella oddiocosahofatto/punitemimelomerito.
-Aominecchii, scus--
Le parole di Kise furono stroncate brutalmente dalle labbra di Aomine ,il quale aveva già capito che per uscirne senza orecchie doloranti doveva fermare la cosa sul nascere.ryouta annaspò per un secondo, preso alla sprovvista da quel bacio improvviso.
- O-Ohi, che ti prende?-
- Smettila di blaterare e spegni le candele, tutta questa atmosfera mi ha fatto venire una pericolosa voglia di te.-
Detto questo riprese a baciarlo, sovrastandolo con tutta la sua imponenza e cominciando a sfilare la cinta che teneva quella vestaglina attaccata al corpo del fidanzato.
Perché, in fin dei conti, delle candele non gliene fregava niente a nessuno.
 
 
*************************
Il mattino seguente fu molto, molto diverso dal solito.
Aomine si era alzato per primo, cosa assolutamente da scrivere sul calendario per quanto rara agli occhi di Kise.
-Ti sei svegliato eh-
Kise sentì la voce del moro ovattata, come se provenisse da lontano, da fuori la stanza.
Il convenzionale mezzo infarto lo colpì quando si accorse che Aomine era proprio ai piedi dello spazioso letto a due piazze, con un vassoio in mano.
-Buongiorno.. è caffè quello?-
-Lo sai che non so fare null’altro – rispose Daiki sorridendo e grattandosi la nuca.
- Mi andrà bene- ridacchiò Kise, e alzandosi si sporse vero l’altro per baciarlo e prendere la sua tazza.
- Cos’è questo?- aggiunse poi, notando una piccola scatolina nera con un fiocchettino bianco a decorarla.
-Il tuo regalo ovviamente, ieri abbiamo avuto altro da fare, quindi..- Aomine fece uno di quei sorrisi dolci tanto speciali quanto rari, che facevano letteralmente sciogliere il cuore di Kise come un gelato in piena estate.
-Non lo apri?-
- Certo Aominecchi!!- esordì Kise con un sorrisone mentre spacchettava il regalo.
Aperta la scatola rimase letteralmente a bocca aperta.
Ryouta.
Daiki.
Incisi su due braccialetti, rispettivamente blu e oro semplicissimi ed eleganti.
Non si era mai commosso per un regalo.
Non lo aveva mai fatto, davvero, ma stavolta non riuscì proprio a trattenersi.
Mentre le prime lacrime gli scendevano sulle guance imporporate si aggrappò al moro stringendolo con forza, cercando di trasmettergli tutta la sua felicità, tutto il suo amore.
-Sono contento che ti piacciano, Kise- disse Aomine ricambiando l’abbraccio.
- Aominecchi…-
- Mhh?-
-Chiamami Ryouta-
Disse Kise premendo la testa contro il petto di Aomine, un po’ in imbarazzo.
Aomine, dal canto suo, sgranò gli occhi per un istante, per poi sorridere dolcemente e alzare il viso del biondo, avvicinandosi e sussurrandogli a fior di labbra – D’accorso, Ryouta, a me andrebbe bene Daiki, ma per farti felice credo di poterti concedere Daikicchi- detto questo premette le sue labbra di quelle dell’altro, già increspate in un sorriso.
Un anniversario, ce ne saranno altri.
Un bacio, uno dei tanti.
Un amore, come nessun altro.

 
 
 
 
 
 

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