Una guerra chiamata vita

di Jade Tisdale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'angelo dagli occhi cerulei ***
Capitolo 2: *** Il segreto ***
Capitolo 3: *** Promessa ***
Capitolo 4: *** Il compleanno peggiore di sempre ***
Capitolo 5: *** Conti in sospeso ***
Capitolo 6: *** Sono qui ***
Capitolo 7: *** Ti capisco ***
Capitolo 8: *** Risata ***
Capitolo 9: *** Tutta colpa di un orso! ***
Capitolo 10: *** E' troppo presto per vendicarsi ***
Capitolo 11: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 12: *** Questione geografica ***
Capitolo 13: *** Lacrime e sangue ***
Capitolo 14: *** Rivelazioni alla Kame House ***
Capitolo 15: *** Rimpianto ***
Capitolo 16: *** L'ultima opportunità ***
Capitolo 17: *** La fine, forse? ***
Capitolo 18: *** Il mio desiderio ***



Capitolo 1
*** L'angelo dagli occhi cerulei ***


 

Capitolo 1
“L'angelo dagli occhi cerulei” 



Quel giorno pioveva a dirotto. I vetri delle finestre della Kame House erano appannati; il mare era mosso e il vento era così forte che le palme si piegarono quasi fino a terra.
Fu proprio in quella giornata buia e tempestosa che Goku se ne andò. Ormai erano giorni che soffriva a causa della sua malattia.
Chichi era rimasta sempre al suo fianco, pregando che guarisse. Ma, purtroppo, il sayan morì davanti ai suoi occhi. Aveva cominciato a sospirare troppo frequentemente e ad un tratto, subito dopo un forte urlo, il suo cuore smise di battere.
Dopo aver sentito quell'urlo, tutti i guerrieri Z di precipitarono al piano di sopra, Gohan prima di tutti. Non appena vide sua madre in lacrime, capì.
Si avvicinò lentamente al corpo del padre e gli accarezzò teneramente la guancia.
«Papà...» sussurrò, mentre le lacrime cominciarono a solcare il suo volto.

 

 

Trascorse un anno da quel giorno, un anno in cui Gohan cambiò molto. Si responsabilizzò parecchio e divenne davvero forte: per l'età che aveva, era l'unico fra tutti i guerrieri Z che, dopo una lotta contro gli androidi, ritornava a casa senza sputare sangue.
La perdita di Goku aveva lasciato un vuoto profondo in tutti loro, un vuoto che, lentamente, erano riusciti a sopportare tutti. Tutti tranne Crilin.
Il migliore amico di Goku non era più uscito di casa da allora. Non aveva mai lottato contro gli androidi, non aveva mai consolato Chichi o Gohan, ma soprattutto, nessuno l'aveva più visto sorridere.
Una di quelle mattine, il terrestre se ne stava seduto sul divano a cambiare in continuazione canale. Gohan si mise davanti al televisore, impedendogli di vedere.
«Che cosa vuoi?» domandò, in tono brusco. Un tono che non era da lui.
Il giovane sayan, però, sorrise. «Tra poco vado con gli altri a scontrarmi coi cyborg. Perché non vieni anche tu?»
Crilin alzò le sopracciglia. «E a che vi servo? Tanto non li batteremo mai.»
«Non sai nemmeno quanto sono forti. Non li hai mai visti.»
Il terrestre prese ad osservare un punto fisso nel vuoto.
«Non ne ho bisogno. Se non tornate mai a casa col sorriso, significa che vi danno del filo da torcere. Perciò preferisco passare i miei ultimi giorni beatamente.»
Gohan non la pensava così. Lui era fermamente convinto che, prima o poi, ce l'avrebbero fatta: presto o tardi, i cyborg 17 e 18 sarebbero periti.
L'ottimismo e la speranza di quel bambino avevano convinto tutti i guerrieri Z, ma non avevano ancora raggiunto il cocciuto Crilin. 
«E poi, nessuno mi ha mai chiesto di venire con voi perché non sono abbastanza forte. Vi sarei soltanto d'intralcio.»
Il figlio di Goku scosse la testa.
«Ti sbagli, Crilin. Abbiamo sempre bisogno di due braccia in più!» esclamò, abbozzando un altro sorriso.

 

Quando arrivarono a destinazione, tutti i guerrieri Z rimasero stupiti nel vedere anche Crilin.
«Amico...» cominciò a dire Yamcha, sorridendo.
«Finalmente ti sei deciso a darci una mano!» scherzò Tenshinhan.
Il diretto interessato annuì, mantenendo uno sguardo cupo in volto. Certo, aveva deciso di aiutare i suoi amici, ma a differenza loro, non riusciva proprio a trovare una ragione per sorridere.
Sussultò non appena Jirobay gli mise una mano sulla spalla. «Mi raccomando, fai del tuo meglio!»
La loro attenzione fu attirata da una risata femminile.
«Sorellina, guarda un po' chi abbiamo qui.» 
La bionda, dopo aver smesso di ridere, lanciò un'occhiata al ragazzo al suo fianco.
«Lo vedo. Ci sono i pidocchi
«Però, pidocchi è un soprannome azzeccato!» continuò il moro, ridendo anche lui. «E a quanto vedo, nel gruppo c'è una new entry. Come ti chiami, piccolo pidocchio?» domandò l'androide.
«Crilin.» rispose, con voce minacciosa. «E vedi di non chiamarmi più pidocchio, screanzato!» 
Il terrestre si lanciò rapidamente verso il moro, con fare minaccioso. I due si attaccarono e pararono i colpi dell'avversario a vicenda, senza che nessuno intervenisse.
Ad un tratto, C18 voltò lo sguardo nella direzione di quel piccolo uomo che stava tenendo testa a suo fratello. Nello stesso istante, anche Crilin si girò verso l'androide. Gli occhi neri come l'oscurità di lui incrociarono quelli azzurri come il ghiaccio di lei. La ragazza che stava osservando possedeva una straordinaria bellezza, tanto che, agli occhi del terrestre, pareva una sorta di divinità, un'angelo dagli occhi cerulei. E si domandò come potesse una ragazza così splendida essere un cyborg omicida.
Crilin tornò alla realtà quando, improvvisamente, C17 gli tirò un pugno in pieno viso, facendogli uscire sangue dal naso. Dopo quel colpo, Yamcha e Gohan attaccarono l'androide, mentre Riff e Jirobay controllarono che il piccolo terrestre stesse bene.
Tenshinhan, Piccolo e Vegeta attaccarono C18 che, con estrema facilità, mise subito al tappeto i primi due. La sua attenzione fu catturata dalla figura di quel pidocchio calvo. Non le era mai interessato niente di nessuno che non fosse suo fratello; eppure, in quel momento, provò uno sfrenato desiderio di chiedergli come stava e di sgridare suo fratello per ciò che aveva fatto. Ma se l'avesse fatto, avrebbe fatto la figura della stupida traditrice.
All'improvviso, le arrivò un calcio nello stomaco da parte del principe dei sayan. Alzò lo sguardo nella sua direzione e con un colpo lesto, malgrado il dolore, ricambiò il gesto, colpendolo con un ki-blast all'addome.
Dopo aver messo fuori gioco anche Vegeta, la bionda osservò suo fratello mentre si preparava a lanciare un colpo energetico contro Gohan; poco più sotto di loro giacevano i corpi privi di sensi di Jirobay, Riff e Yamcha.
Crilin, vedendo il figlio di Goku in pericolo, colpì l'androide col suo kienzan e Gohan continuò con un'onda energetica.
C17 cadde a terra e si rialzò lentamente, sputando.
«Maledetti pido...»
Dopo aver colpito il gemello allo stomaco, C18 si affrettò a sorreggerlo. Crilin e Gohan guardarono la bionda scioccati.
«Perché l'hai fatto?» domandò il terrestre, non capendo il suo gesto inspiegabile.
«Andate via!» disse lei. «Prendete i vostri amici e sbrigatevi, prima che si risvegli!»
I due, benché non capissero il motivo di quel gesto, si scambiarono un'occhiata e fecero come gli era stato suggerito. 

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Capitolo 2
*** Il segreto ***


 

Capitolo 2
“Il segreto” 



«Ahi!» esclamò Yamcha, mentre Chichi gli medicava una ferita profonda sulla schiena.
Anche quella volta, i guerrieri Z erano tornati a casa pieni di tagli, ma per fortuna, grazie all'aiuto di C18, erano ancora in vita.
Tutti si chiedevano cosa avesse spinto l'androide a comportarsi in quel modo, ma nessuno riusciva a trovare una risposta adeguata.
«Deve esserle impazzito qualche circuito.» ipotizzò Tenshinhan. «E' l'unica spiegazione logica.»
Jirobay annuì. «Concordo con lui.»
«No, io credo che la donna voglia solo confonderci le idee.» spiegò Vegeta. «Quei due si saranno messi d'accordo per mettere su una sceneggiata e magari a breve C18 ci farà credere di essere passata dalla parte dei buoni. E poi, dopo averci abbindolati, ci faranno fuori.»
Mentre i suoi amici discutevano, Crilin se ne stava in un angolo della casa a riflettere. Quella ragazza, C18, era... Perfetta. Non riusciva a capire come mai fosse così interessato a lei. Non si trattava semplicemente di attrazione fisica, anzi: benché Crilin la trovasse bellissima, sentiva una sorta di legame con quella cyborg. Sentiva che, in qualche modo, lei dovesse entrare a far parte della sua vita. Ed era sicuro che sarebbe riuscita a migliorarla.
Crilin scosse la testa. Ma a che diamine stava pensando? C18 era una macchina distruttiva, un'assassina. Non avevano niente in comune o che li legasse. Eppure...
Il piccolo terrestre si alzò dalla poltrona e senza dare spiegazioni ai suoi amici, si alzò in volo, andandosene via dalla Kame House.

 

C18 osservò, con rimorso, suo fratello. Se ne stava coricato sul letto di una casa ormai disabitata scelta a caso fra le tante. Avendo un livello di forza quasi identico, il colpo che gli aveva dato lo aveva ridotto parecchio male. C17, infatti, non era più riuscito ad alzarsi e respirava a fatica.
«Se prendo quel bastardo... Giuro che lo ammazzo...» dichiarò, seriamente su di giri.
La sorella gli accarezzò dolcemente la fronte. «Adesso riposati, 17. Pensa solo a riprenderti.» 
Il moro diede un rauco colpo di tosse. «Sicura... Sicura di non ricordare quale pidocchio mi ha colpito?»
C18 esitò. Poi, con voce calma, rispose alla domanda che le era stata fatta. «No.»
Il cyborg, letteralmente esausto, chiuse lentamente gli occhi. Non appena si addormentò, la bionda emise un sospiro di sollievo.
Non aveva idea di che cosa le fosse preso quando aveva colpito suo fratello. Aveva provato dispiacere verso quel terrestre mai visto prima.
Ma la domanda era: perché? Perché si era sentita male nel vederlo in difficoltà? Perché ha voluto difendere uno sconosciuto a tutti i costi?
C18 non lo sapeva.
Io... Io non provo dispiacere per nessuno! pensò amaramente, mordicchiandosi il labbro inferiore. Io sono la più forte, sono un cyborg. Non posso provare alcun sentimento che non sia felicità nel distruggere tutto.
Nonostante si sforzò a dare ragione alla sua coscienza, il suo cuore aveva già cominciato un viaggio senza ritorno. L'androide sentiva di essere in qualche modo legata all'umano, ma non riusciva a spiegarsi quel sentimento nuovo. Moriva dalla voglia di rivederlo, anche solo per poco. Le bastava capire se quella sensazione era ricambiata.
Tentò di localizzare l'auta del terrestre e con grande stupore, scorpì che si trovava a pochi chilometri di distanza da quella casa.
Cercando di non fare rumore, C18 uscì dall'abitazione e andò alla ricerca di Crilin.

 

Dopo una buona mezz'ora di volo, il terrestre era atterrato sull'ennesima città ridotta in brandelli dai due cyborg. Si guardò un po' intorno, sperduto.
Questa... Questa è opera di C18? si chiese, incredulo. Eppure sembra così buona...
Crilin andò a sedersi sopra al tetto di un hotel che, stranamente, non era stato completamente distrutto. Si mise a gambe incrociate e respirò profondamente. L'odore sgradevole di cadavere gli ingombrò le narici, segno che quella città era stata distrutta da pochi giorni.
Se l'anno prima Goku non fosse morto, di sicuro non si troverebbe seduto su quell'edeficio. 
Il piccolo terrestre sospirò. Goku gli mancava un sacco. Senza il suo migliore amico, sentiva che nessuno sarebbe mai riuscito a sconfiggere i futuri nemici.
Non appena sentì un rumore di passi alle sue spalle, Crilin si irrigidì.
«Ciao pidocchio.» lo salutò la voce -che a lui pareva angelica- di C18.
Il pelato deglutì a fatica. Vedere la cyborg scatenò in lui mille emozioni, le cui prevalenti erano felicità, ma al tempo stesso, una strana vena di terrore. Sì, Crilin aveva paura che, nonostante tutto, quella ragazza gli facesse del male. Al contrario, la bionda lo fissò con fare curioso e non capendo come mai il terrestre la guardasse imbambolato, parlò.
«Beh, devi dirmi qualcosa?» domandò, sedendosi al suo fianco.
Crilin ritornò alla realtà.
«Io... Ecco, io...» balbettò, non avendo idea di cosa dirle. «T-Ti volevo ringraziare... P-Per oggi...»
C18 alzò le spalle. «Se mio fratello vi avesse fatti fuori, non ci saremmo più potuti divertire. O sbaglio?» 
Un brivido attraversò la schiena del guerriero che, rimasto scioccato, fece scoppiare a ridere l'androide.
«Dovresti vedere la tua faccia in questo momento... Sembra che tu abbia visto un fantasma!»
Crilin non riuscì a capire cos'avesse la cyborg. Perché si era seduta vicino a lui? Perché lo aveva salvato? Perché rideva? Perché...
Sentiva la testa scoppiare. Avrebbe preferito che C18 lo facesse fuori all'istante. Si convinse che sarebbe stato meglio per tutti.
Non appena la bionda smise di ridere, i due si guardarono negli occhi per qualche secondo. Poi, entrambi voltarono lo sguardo verso la città sotto di loro.
«Perché vi piace tanto distruggere città e stroncare vite?» domandò il terrestre che, in quel momento, sentiva di poterle chiedere qualsiasi cosa.
C18 ripeté quella domanda nella sua testa.
«Io... Io sono stufa di uccidere.»
Il guerriero alzò un sopracciglio.
«All'inizio, credevo che io e C17 non potessimo fare altro, ero convinta che fosse il nostro destino. Allora abbiamo cominciato con lo sterminio, fino a farcelo piacere. Ma poi mi sono chiesta, a quale scopo facciamo ciò?»
Il pelato si avvicinò di poco a lei. «E hai trovato una risposta?»
Lei scosse la testa. «C17 prova piacere nell'uccidere e all'inizio anche io. Ma adesso...» Socchiuse gli occhi, emettendo un lieve sospiro.
C18 si voltò nuovamente verso il terrestre e i loro occhi si incrociarono.
«Adesso voglio vivere.» 
Con un gesto rapido, la cyborg prese il volto del terrestre fra le sue mani e gli diede un bacio. Non appena si staccarono, i due si guardarono intensamente negli occhi. Crilin morì dalla voglia di darsi un pizzicotto, nella speranza che non si trattasse di un sogno.
C18 sorrise, dopo di che prese ad osservare la luna.
«L'hai sentito anche tu?» chiese, con voce dolce.
«Che cosa?» chiese Crilin.
«Il legame.»
La cyborg si voltò verso il terrestre che, con un lieve rossore sulle guance, annuì contento.

 

Le condizioni di C17 non migliorarono, così, per un po' di tempo, non vi furono più stragi. 
Ogni sera, dopo che il fratello si era addormentato, C18 se ne andava per incontrarsi con Crilin. Benché i due non si conoscevano fino in fondo, si vedeva chiaramente che erano innamorati l'un con l'altro. Tutte le notti le trascorrevano parlando, cercando di conoscersi al meglio, innamorandosi sempre di più ogni giorno che passava. Ma soprattutto, per quasi un mese, i guerrieri Z non ebbero la preoccupazione di proteggere la terra. Loro, però, non erano a conoscenza della relazione tra Crilin e l'androide.
«Sarebbe bello restare qui con te, per sempre.» sussurrò quella sera la cyborg, stringendo la mano del suo amato. 
Crilin ricambiò la stretta, abbozzando un sorriso.
«E allora resta!» esclamò lui.
L'androide, però, fece uno sguardo triste.
«Non posso Crilin. Non appena mio fratello si riprenderà, dovrò trovare un modo per tenerlo a bada. Altrimenti...» Sospirò, cercando di non pensare all'immagine di suo fratello che continua ad ammazzare degli innocenti. «Mi sono davvero stufata di questa guerra.»
«Non uccidere più.» le disse il terrestre. «Se tu non vuoi, allora non farti abbindolare da tuo fratello. Sei tu che decidi cosa farne della tua vita!»
La bionda, intenerita, abbracciò dolcemente il ragazzo di cui era innamorata. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio e subito dopo prese a baciarlo dolcemente.

 

La mattina seguente, C18 si svegliò tra le braccia di Crilin. Lo guardò, provando un po' di tenerezza.
E' così buffo... pensò. Fino a poco tempo fa non avrei mai pensato che mi sarei innamorata... E invece, adesso, lui riesce a sciogliermi con poco. 
Sorrise, arrossendò un po'.
Questa sera glielo dirò... Chissà come reagirà!
La cyborg si irrigidì non appena realizzò che, con molta probabilità, suo fratello si era già svegliato. Come avrebbe reagito se non l'avesse vista?
Ritornò a casa con molta rapidità, sperando che il suo gemello stesse ancora dormendo. Ma purtroppo, con molto stupore, se lo ritrovò davanti alla porta di casa.
«C17...» sussurrò, scioccata.
Lui la guardò male.
«Stavo venendo a cercarti.» spiegò, con un tono di voce non esattamente dolce.
La bionda deglutì. «Fino a ieri dicevi di non riuscire ad alzarti...» cominciò a dire.
C17 si sistemò una ciocca ribelle dietro all'orecchio. «Stavo mentendo.» ammise, con un sorriso beffardo. «Credevi davvero che un tuo calcio mi avrebbe reso così malconcio, sorella?» 
Per la prima volta in vita sua, C18 sentì un brivido percorrerle tutta la schiena. La sua paura non era quella che suo fratello potesse ucciderla, anzi: sapeva benissimo che sarebbe riuscita a tenergli testa. No, la sua paura era un'altra: temeva che il suo gemello potesse farle un discorso riguardo alla sua fedeltà. Ma, al contrario, C17 propose una chance peggiore. 
«Il tuo gesto è stato veramente nobile. Salvare un pidocchio simile da una morte quasi sicura...» esordì il moro, cominciando a camminare verso la gemella. «Sei stata davvero gentile, non c'è che dire. Ora, però, lascia che mi sporchi le mani con quel verme con cui sei andata a letto.»
Fu allora che C18 capì. Più di una volta le era parso che qualcuno stesse spiando lei e Crilin, ma si convinse di esserselo solo immaginato.
«Tu non alzerai un dito su di lui.» lo minacciò la bionda.
C17 si irrigidì, chiudendo le mani a pugno.
«Gli hai detto... Gli hai detto che non vuoi più uccidere...»
L'androide annuì. «E' vero, io non voglio più uccidere, ma non pensare che sia stato Crilin a farmi cambiare idea.»
Il cyborg, noncurante di ciò che le aveva detto la sorella, continuò ad avanzare, cercando, nello stesso tempo, di localizzare l'aura del pidocchio.
«Dammi un buon motivo per cui non debba farlo fuori!» esclamò.
Le labbra di C18 si incurvarono verso il basso. Non voleva che suo fratello venisse a scoprirlo in quel modo, ma se era l'unica maniera per evitare la morte di Crilin... 
«C17!» esclamò nervosamente, facendo girare il fratello nella sua direzione. 
All'inizio esitò, ma poi, facendosi un po' di coraggio, rivelò, usando due semplici parole, il suo segreto, riuscendo così a far cambiare idea al fratello.

 

I giorni passarono sempre più in fretta e Crilin, nonostante la cyborg non si presentasse più ai loro incontri, continuò ad andare sopra al tetto del vecchio edificio.
Col tempo, il terrestre cominciò a pensare che, forse, Vegeta aveva avuto ragione a dire che fosse stato solo un piano. Ma questo, era ciò che la sua mente pensava. Perché il suo cuore, sapeva che non era così.
Infatti, dopo circa una settimana dal suo ultimo incontro con C18, la notizia di un nuovo, potente essere di nome Cell, fece pensare a Crilin che i due androidi stessero combattendo contro la nuova minaccia. Ma Crilin sapeva che c'era qualcos'altro sotto, qualcosa di cui non era a conoscenza.
I guerrieri Z decisero di non combattere contro Cell. Un quinto della popolazione era già stata sterminata dai gemelli e si convinsero che, vista la potenza del nuovo nemico, si dovessero allenare adeguatamente prima di prendere un'iniziativa.
Una sera, il terrestre pelato, guardando le stelle, sospirò tristemente.
«C18...» sussurrò, con gli occhi lucidi, ripensando ai bei momenti passati con la donna che tanto amava. 

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Capitolo 3
*** Promessa ***


 

Capitolo 3
“Promessa” 



Otto mesi.
Erano passati poco più di otto mesi da quel giorno; il giorno in cui, C18 e Crilin, si erano visti per l'ultima volta.
Il terrestre, col tempo, aveva confessato ai guerrieri Z che lui e la cyborg avevano avuto una storia. Nessuno disse niente al riguardo, tranne Vegeta, che diede dello stupido al pelato.
Il piccolo umano non riuscì a dimenticarsi dell'androide. Persino dopo l'arrivo di Cell i suoi pensieri erano rivolti agli occhi di ghiaccio della cyborg.
Quella mattina, Crilin era andato a comprare alcune verdure. Da un po' di tempo, si era trasferito a casa Brief: Bulma gli aveva chiesto, senza un motivo preciso, la sua ospitalità e lui aveva accettato.
Mentre ritornava alla Capsule Corporation in quello splendido giorno di primavera, una voce acuta attirò la sua attenzione. Si mise a correre in direzione del suono e giunse fin davanti alla porta della sua nuova casa. Qui, trovò una bambina dentro ad una cesta, che piangeva molto rumorosamente.
Il terrestre la prese in braccio e tentò in ogni modo di calmarla, invanamente. Ad un tratto, solo per mezzo secondo, la bimba cessò di piangere e i suoi occhi incrociarono quelli di Crilin, scatenando una strana emozione in lui. Ma, subito dopo, la neonata continuò con la sua cantilena.
Il pelato cominciò seriamente ad agitarsi. Mentre pensava ad un modo per far smettere di piangere quella bimba sconosciuta, intravide dentro alla cesta un pezzo di carta un accartocciato. Crilin lo raccolse e cominciò a leggerlo, a voce bassa.

 

Crilin, è da un sacco che non ci vediamo. Mi dispiace essermene andata senza dire nulla, ma è stata l'unica cosa che potevo fare. Mio fratello ti voleva uccidere e l'unico modo per farlo calmare, è stato dirgli che ero incinta. Stavo aspettando il momento giusto per dirlo anche a te, ma ho atteso per niente. Inoltre, nel giro di poco, Cell si è svegliato. Abbiamo incontrato quel mostro il giorno seguente l'ultima volta che ci siamo visti e ci ha subito rivelato il suo scopo: è stato creato dal Dottor Gelo per assorbire me e C17 e diventare così l'essere perfetto. Fino ad oggi siamo scappati e ce la siamo cavata, ma più andavamo avanti, più io e mio fratello ci rendevamo conto che diventava pericoloso. Così, quando lei è nata, dieci giorni fa esatti, siamo ritornati qui e ti abbiamo cercato. Ho localizzato la tua aura solo stanotte, mentre dormivi in questa casa. Cell potrebbe trovarci da un momento all'altro e non posso rischiare che lei si faccia del male. Sono sicura che riuscirai a proteggerla. Prenditi cura di lei. Prenditi cura di nostra figlia Marron.
C18 

 

Gli occhi di Crilin cominciarono ad inumidirsi. Mille pensieri iniziarono a scorrere dentro la sua testa.
Questa bambina è...
Il terrestre strinse la piccola a sé, ma questa continuò a piangere incessantemente. Crilin lasciò le buste con le verdure per strada ed entrò in casa, piangendo di gioia.
«Chi è che sta piangendo?» domandò Bulma, raggiungendo l'amico mano nella mano col figlio.
«Una bambina?» chiese ingenuamente il piccolo Trunks.
«L'ho trovata qui fuori e...» Crilin sospirò. «Bulma, puoi provare a calmarla per favore?»
La turchina aiutò il pelato con la bambina: la prese in braccio e con estrema dolcezza, cominciò a cullarla, facendola sorridere.
«Si può sapere chi è?» continuò la scienziata, incuriosita.
Il terrestre ampliò le sue labbra in un grande sorriso.
«E' mia figlia. Si chiama Marron.»

 

 

Quattro anni dopo, erano stati sterminati i tre quinti della popolazione. Nonostante l'obiettivo di Cell fosse appropriarsi dell'energia dei due cyborg, il mostro verde ne approfittò e si impadronì anche di corpi innocenti.
I guerrieri Z avevano iniziato ad attaccarlo da alcune settimane, anche se i loro sforzi non servirono a nulla, se non a rafforzare sempre più Cell: infatti, l'androide, durante uno scontro, aveva assorbito Tenshinhan, Riff, Yamcha e Jirobay.
Quel giorno, Vegeta aveva ordinato ai pochi guerrieri sopravvissuti di farla finita e di dare il colpo di grazia al mostro. 
«Papà, tornerai presto?» domandò la piccola Marron, un po' spaventata.
Crilin si accovacciò e le accarezzò dolcemente il capo.
«Tesoro, questa sera ceneremo tutti insieme da vincitori e ti porterò a casa del gelato. Ti va?»
La piccola annuì e gli diede un bacio sulla guancia.
In cuor suo, Crilin sapeva come sarebbe andata a finire. Sentiva che qualcosa sarebbe andato storto e che qualcun'altro sarebbe morto.
Aveva paura, paura che il prossimo bersaglio sarebbe stato lui. Crilin, però, non aveva affatto paura di morire: la sua paura più grande, era che Marron rimanesse sola.
«Forza, dobbiamo andare!» esclamò Piccolo, seguito da Gohan e Vegeta.
Dispiaciuto, Crilin si alzò e salutò per l'ultima volta la sua bambina.

 

C17 lanciò un ki blast nella direzione di Cell, cui quest'ultimo schivò prontamente con un balzo. A sua volta, la sorella si avvicinò al loro nemico, tentando di colpirlo all'addome. L'androide verde però, evitò anche il suo colpo, così come i successivi.
«E' tutto inutile! Prima o poi mi impossesserò di voi, perciò, vi conviene venirmi incontro subito!» esclamò ad un tratto, con una risata malvagia. Per un secondo, però, Cell divenne serio e si voltò, sorridendo nuovamente. «Sono arrivati quegli stolti...» 
Il mostro verde si alzò in volo e si diresse altrove, lasciando così i due cyborg soli e confusi.
«Perché... Perché se n'è andato?» domandò C18, col fiatone per gli sforzi fatti.
Il fratello sospirò.
Perché siete venuti qui, verso una morte certa? pensò lui.
Intanto, anche C18 si era resa conto di alcune presenze. E non appena sentì un'aura in particolare, il suo cuore incominciò a battere sempre più forte.
«Crilin...» sussurrò, fissando la figura di Cell farsi sempre più piccola. 

 

«E' qui vicino.» disse ad un tratto Gohan, rompendo il silenzio che si era creato durante il viaggio.
Tutti presero a guardare con attenzione davanti a loro, aspettando che il loro obiettivo si avvicinasse.
Non sarà facile, ma mi farei ammazzare pur di salvare i pochi superstiti. pensò Crilin con amarezza.
«Che ti prende, amico?» chiese il figlio di Goku, notando che il terrestre era sovrappensiero.
«Scusami, stavo solo pensando a mia figlia...» rispose, sospirando.
Vegeta si fermò, stringendo le mani a pugno.
«Non è questo il momento di pensare alla famiglia, Crilin!» sbottò il principe dei sayan.
«Dobbiamo cercare di fare fuori Cell una volta per tutte.» disse Piccolo, facendo tornare alla realtà il terrestre.
«Se lo attacchiamo tutti insieme, creeremo solo una grande confusione.» spiegò Gohan, mentre il mostro si avvicinava sempre di più a loro. «Se non ti offendi, Crilin, tu sei il più debole fra noi quattro, perciò Cell non ti presterà attenzione più di tanto. Per cui, se voi tutti siete d'accordo, Piccolo ed io cominceremo a distrarlo e nel frattempo, Crilin lo attaccherà da lontano con dei colpi energetici, mentre Vegeta tenterà il corpo a corpo.» continuò il giovane sayan.
«Non mi offendo, ma... Se non dovesse funzionare?»
Gohan prese a guardare davanti a lui con sguardo minaccioso. «Allora ci butteremo tutti contro di lui.» 
Il sayan scattò all'improvviso, volando sopra a quella città distrutta ad una velocità incredibile. Cell, dalla parte opposta alla sua, fece la stessa cosa. Quando i due si raggiunsero, ai guerrieri Z parve quasi che si fosse scatenata un'esplosione, in quanto si era alzata della polvere dal terreno.
Non appena ripresero a vedere, si trovarono davanti Gohan e Cell impegnati in un corpo a corpo, cui il sayan era nettamente in svantaggio; Piccolo si precipitò ad aiutarlo, mentre Vegeta si mise da parte e Crilin si preparò per scagliare il suo kienzan.
Prima che lo lanciasse, però, si sentì chiamare per nome. Si voltò, ma non vedendo nessuno, si concentrò nuovamente sullo scontro.
«Crilin!» urlò per la seconda volta una voce femminile, che Crilin riconobbe all'istante.
Non ebbe neanche il tempo di fare una mezza rotazione che, all'improvviso, due esili braccia gli cinsero la vita, stritolandolo. Il terrestre ricambiò quell'abbraccio, inspirando il profumo che tanto gli era mancato.
«C18...» sussurrò, alzando lo sguardo nella sua direzione.
La cyborg non era per niente cambiata. Nonostante qualche anno prima avesse partorito, sembrava non aver preso un chilo. Crilin, al contrario, non avendo combattuto per un po', si era lasciato crescere i capelli e pareva quasi irriconoscibile.
«Dov'è Marron?» fu la prima cosa che chiese C18, preoccupata.
«Sta bene.» la rassicurò Crilin. «E' in buone mani.» 
«Che diamine ci fate voi qui?» domandò Vegeta, con un tono di voce parecchio brusco. 
«Per salvarvi la pelle, mi pare ovvio.» rispose beffardamente l'androide maschio, incrociando le braccia.
«Non abbiamo bisogno di voi, stupidi cyborg!»
La loro attenzione fu attirata da un urlo molto forte da parte di Piccolo. Il namecciano si trovava steso a terra e la sua aura stava diminuendo sempre di più. Distrattamente, Gohan si era diretto verso l'amico per aiutarlo, diventando così un facile bersaglio per Cell che, agilmente, lo colpì con un calcio alla schiena.
C17 fulminò il principe dei sayan con lo sguardo. «Allora, Vegeta, preferisci cavartela da solo?» 
Il sayan disse qualcosa a denti stretti, dopo di che, si gettò a tutta velocità contro Cell e C17 lo seguì.
«Resta qui!» ordinò C18 a Crilin, correndo in soccorso al fratello e a Vegeta.
Il terrestre annuì, pregando che andasse tutto per il meglio.
C17, C18 e Vegeta presero a colpire il mostro verde molto rapidamente, ma, nonostante fossero in tre, lui riuscì a parare tutti i loro colpi. Mentre Gohan si riprendeva, Piccolo, al contrario, cominciò a perdere i sensi e la sua aura divenne bassissima. Crilin si avvicinò a loro e dopo aver compreso la situazione del namecciano, si concentrò sull'aiutare Gohan. 
«Colpo del sole!» esclamò ad un tratto Cell.
Tutto l'ambiente fu circondato da una luce accecante, che obbligò i combattenti a coprirsi gli occhi con le mani. Cell attaccò Vegeta con un'onda energetica potentissima, che fu sufficiente a metterlo fuori gioco. Dopo di che, non appena i due cyborg ricominciarono a vedere bene, prese nuovamente ad attaccarli.
Crilin li osservò da terra, impotente. Avevano dimenticato di portare dei senzu, per cui, i guerrieri Z restanti rischiavano di morire. Gohan era quello meno malconcio, ma non ce l'avrebbe fatta a combattere ancora, almeno non per quel giorno.
Cell colpì C17 con un pugno in faccia, seguendo con un calcio all'addome ed un pugno alla schiena, che lo scaraventò a terra.
«Penso che assorbirò prima te.» disse Cell, rivolto a C18. 
La bionda provò una strana sensazione simile alla paura e si allontanò in fretta dall'androide. Quest'ultimo, approfittando del terrore che provava in quel momento la cyborg, si preparò a scagliare un'onda energetica. Prima che ci riuscisse, però, Crilin scattò contro di lui, colpendolo ripetutamente in diverse parti del corpo; ma i suoi colpi, purtroppo, non fecero nemmeno il solletico a Cell che reagì subito. Gli bastò tirargli un pugno lieve per farlo cadere a terra.
C18, nel frattempo, si era resa conto di essere spacciata: ormai era stanca ed aveva un ginocchio dolorante, perciò, se avesse tentato uno scontro corpo a corpo, avrebbe sicuramente perso. Si mise la mani davanti agli occhi, sperando che sua figlia e l'uomo che amava non facessero la sua stessa fine. Sentì le vibrazioni dell'onda energetica di Cell farsi sempre più grandi, ma quando quest'ultimo sferrò l'attacco, C18 non provò alcun dolore.
Delicatamente, aprì gli occhi, che spalancò dalla paura non appena vide Crilin davanti a lei.
«Crilin!» urlò disperata, prendendo in braccio il terrestre prima che cadesse a terra.
Nello stesso istante, C17 attaccò Cell con un potente colpo energetico. Per pochi secondi, si alzò un polverone che impedì nuovamente ai presenti di vedere; ma, quando ciò fu nuovamente possibile, il mostro verde non c'era più.
Crilin cominciò a tossire in un modo strano, facendo preoccupare la cyborg.
«Va... Va tutto bene?» chiese, con voce tremante. Sapeva che non era così.
Il terrestre si voltò alla sua sinistra e sputò un grumo di sangue. Solo allora la bionda si rese conto che l'onda energetica aveva oltrepassato lo stomaco di Crilin, perforandogli quella parte del corpo.
«Crilin...» sussurrò, accarezzandogli i capelli.
Quest'ultimo incominciò a respirare profondamente.
«C18...» bisbigliò, con la poca voce rimasta.
L'androide avvicinò l'orecchio alla bocca di lui, che le sussurrò qualcosa. Poi, con un'inspiegabile sorriso, Crilin si abbandonò al suo destino.
C18 osservò i suoi occhi chiudersi lentamente.
No pensò amaramente, mentre calde lacrime attraversarono le sue guance. No, no, no... Non può finire così! 
Senza rendersene conto, iniziò a singhiozzare. Ben presto, i suoi occhi diventarono rossi e la disperazione si impossessò del suo cuore. Neppure un caldo abbraccio di suo fratello riuscì a calmarla.

 

Quando Gohan fece ritorno alla Capsule Corporation, ad attenderlo c'erano sua madre, Bulma, Muten, Trunks e la piccola Marron. E il loro sorriso si spense, non appena videro che era da solo.
«Gohan...» sussurrò Chichi, andando ad abbracciarlo. «Tesoro, guarda come ti sei ridotto! Vieni, andiamo a...» 
«Mamma.» la bloccò il sayan. «C'è tempo per riempirmi di cerotti.»
Con uno sguardo estremamente serio, il ragazzo si avvicino a Bulma: le sue gambe tremavano incessantemente e si stava mordicchiando nervosamente una pellicina vicino all'indice destro.
«Sono morti. Non è così?» domandò in tono aspro, sentendosi male al solo pensiero.
Gohan abbassò lo sguardo. «Mi dispiace.»
Muten sobbalzò. Poi, rivolse il suo sguardo verso i bambini, che si guardarono a vicenda increduli.
«Papà non può essere morto!» sbottò Trunks, seduto vicino a Marron sul divano. «Lui è il principe dei sayan, lui è il più forte! Non può...»
Il figlio di Goku sospirò. «Trunks... E' andata così.»
Il giovane dai capelli lilla provò una strana sensazione al petto. Quel giorno, prima di partire, il suo papà gli aveva promesso che avrebbe fatto a pezzi l'androide, letteralmente. Perciò, come poteva essere morto?
«Vegeta e Piccolo sono morti lentamente dopo uno scontro corpo a corpo.» spiegò il sayan più vecchio, trattenendo a stento le lacrime. «Mentre Crilin... Lui si è fatto perforare lo stomaco da un'onda energetica per proteggere C18.»
«C18?» ripeté Chichi, confusa.
Il figlio annuì. «Lei e C17 ci hanno aiutati nella lotta. Loro sono sopravvissuti, ma gli altri...»
«No!» esclamò disperato, incominciando a piangere. «Non può essere! Non può essere!»
Bulma si avvicinò al figlio e lo strinse a sé, cercando di essere forte per lui. Ma fu uno sforzo inutile. Madre e figlio presero a piangere silenziosamente, cercando conforto tra le braccia dell'altro.
E la piccola Marron, che fino a quel momento se ne era stata da parte in silenzio, tutto a un tratto, corse via. Trunks fu l'unico che se ne accorse e si allontanò dalla madre senza dire nulla. Seguì la sua piccola amica, che era andata in camera sua e si era seduta vicino alla finestra.
Quando fu abbastanza vicino da vederla piangere, posò una mano sulla sua palla, facendola voltare di colpo.
«Papà è... Papà è morto...» disse incredula, con le guance umidissime.
Trunks la guardò dispiaciuto. Malgrado anche lui avesse perso suo padre, in quel momento non riusciva a pensare ad altro se non calmare Marron.
«Guarda che non è solo, ci sono il mio papà e tutti gli altri con lui!» spiegò il giovane sayan. «E poi adesso che Crilin è in cielo, potrà rivedere Goku!»
«Il... Il padre di Gohan?» domandò la piccola, tirando su col naso.
Trunks fece cenno di sì con la testa. «Esattamente!»
«Dici che è felice?»
Il bambino sorrise. «Sicuro!» 
La biondina però, non riusciva ad essere felice e non comprese l'allegria di Trunks. Si abbracciarono e Marron pianse più di prima, singhiozzando.
«Quando saremo grandi vendicherò tuo padre.» le sussurrò il sayan all'orecchio. «E' una promessa.» 

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Capitolo 4
*** Il compleanno peggiore di sempre ***


 

Capitolo 4
“Il compleanno peggiore di sempre” 



Quel giorno, subito dopo pranzo, una Marron ormai dodicenne soffiò sulle candeline della sua torta con un unico desiderio in testa.
Voglio conoscere mia madre.
Quello, più che un desiderio, era ormai divenuta un'ossessione. Giorno e notte, il pensiero della ragazzina era solamente quello, nient'altro che quello. Sì, perché Marron, nonostante ricordasse qualcosa riguardo al suo breve periodo passato col padre, non aveva la minima idea di come fosse sua madre. Ricordava che Crilin era basso, coi capelli scuri, un sorriso luminoso e molto amorevole. Di C18, però, non ricordava nemmeno il volto.
Trunks, seguito da sua madre e Gohan, applaudì.
Eccoli lì, riuniti attorno al tavolo della Capsule Corporation, gli unici sopravvissuti fra i guerrieri Z.
Chichi era morta un paio d'anni prima per un cancro al cervello. Aveva passato i suoi ultimi giorni di vita ricordando a Gohan la promessa che le aveva fatto: avrebbe continuato a vivere.
Muten, invece, se n'era andato qualche mese prima per un tumore.
Ormai, al mondo, c'erano poco più di mille persone, concentrate tutte nei dintorni della Città dell'Ovest per aiutarsi a vicenda, soprattutto economicamente.
Bulma tagliò la torta al cioccolato a fette molto larghe. Quella notte aveva visto Trunks intento a prepararla, ma non aveva osato aiutarlo: sapeva che era meglio non intervenire. Sapeva che, se gli avesse dato una mano, suo figlio si sarebbe sentito inferiore, perché non era capace a cucinare.
Al contrario, la torta era molto buona e fu apprezzata. La festeggiata ne mangiò addirittura quattro fette! 
Mentre Bulma stava sparecchiando la tavola, salutò i suoi ragazzi e Gohan. Quest'ultimo, come negli ultimi sei anni, stava portando Marron e Trunks sui Monti Paoz per un allenamento di arti marziali. Il ragazzo, essendo un sayan, se la cavava davvero bene: più o meno tre anni prima si era trasformato per la prima in super sayan e riusciva quasi a tener testa al figlio di Goku. E Marron, pur essendo una comune terrestre, aveva dimostrato di essere molto forte ed agile, soprattutto nei combattimenti corpo a corpo. Una volta, inoltre, era quasi riuscita a mettere al tappeto Trunks. Ma questo, all'ultimo momento, si era trasformato e l'aveva stesa. Nonostante fosse la "più debole", la giovane figlia di Crilin si era messa d'impegno e cercava di migliorare ogni giorno di più.
Una volta giunto davanti alla sua abitazione, il figlio di Goku si portò le mani dietro alla nuca e scoppiò in una risata.
«Ok ragazzi, il vostro allenamento è concluso!»
I due si guardarono confusi.
«Che stai dicendo, Gohan?» domandò Trunks, con un sopracciglio alzato.
Il diretto interessato si schiarì la voce. «Oggi è il compleanno di Marron. E poi mi sembra giusto concedervi un giorno di riposo, ogni tanto. Perciò, per questo pomeriggio, potete fare quello che vi pare.»
Marron e Trunks si lanciarono un'occhiata, sorridendosi a vicenda. Poi, senza proferire parola, presero a correre giù dalla collinetta, facendo nuovamente sorridere il sayan dai capelli scuri.
«Quei due sono proprio...»
All'improvviso, si bloccò. La vista di qualcosa, o meglio, di qualcuno, gli fece gelare il sangue.

 

«Tanto non mi prendi!» esclamò Marron, correndo sempre più velocemente.
Il figlio di Vegeta sorrise. Con uno scatto, si alzò in volo e raggiunse Marron: non appena le sfiorò la spalla, questa perse l'equilibrio, ma il giovane dai capelli lilla fu abbastanza rapido da cingerle la vita ed evitare che cadesse.
«Così non vale!» sbuffò lei, contrariata. Dopo essere scoppiata in una sonora risata, si lasciò cadere sull'erba, seguita dal suo fratello acquisito. Entrambi avevano il fiatone.
«Ti ringrazio per la torta.» soffiò la festeggiata. «E' stato un gesto molto carino da parte tua. Adesso devo pensare a un bel regalo per i tuoi quindici anni!»
«Ma mancano più di tre mesi!»
Marron fece spallucce 
Il sayan sospirò. Quando Marron si metteva in testa qualcosa, era davvero difficile farle cambiare idea.
«Cosa potremmo fare adesso?» chiese la ragazza, mettendosi seduta.
«Non saprei. Che ne dici di tornare a casa e finire la torta?»
La bionda annuì. «Affare fatto!» 

 

La porta della stanza di Marron emise un cigolio, che attirò la sua attenzione. La ragazzina posò il suo libro sul comodino e guardò confusa Trunks, con uno sguardo troppo euforico per i suoi gusti.
«Che c'è? Non hai digerito bene la torta e i troppi zuccheri ti hanno dato alla testa?» domandò, divertita.
Il sayan si avvicinò e le diede un bacio in fronte. «Ho una notizia fantastica.» sussurrò, con un sospiro. «Gohan è di là e ha appena detto a mia madre che questa sera andrà a battersi con Cell.»
Marron aggrottò la fronte, non capendo.
«Potremmo seguirlo e andare ad aiutarlo!» suggerì il ragazzo. «Avanti, anche se è molto forte, se non è riuscito a battere Cell fino ad oggi, di certo non ci riuscirà stasera. E magari, sarà proprio grazie a noi se l'androide riceverà il colpo di grazia!»
Marron sentì lo stomaco contorcersi. «Non lo so...» bisbigliò, poco convinta. «Voglio dire, è tardi. Sono quasi le dieci e sono un po' stanca...»
Trunks la guardò supplichevole. «Ti prego, andiamoci! Sarebbe l'occasione perfetta per mettere alla prova le nostre capacità e conoscere il nemico!»
La bionda si massaggiò delicatamente la pancia. Da che cosa era portato quel dolore? Dalla troppa torta mangiata? O forse... Forse aveva paura?
Ci pensò su mezzo minuto, prima di dare una risposta all'amico.
«Se tua madre ci becca, ci uccide.»
Il sayan sorrise, dando la mano alla sua amica. «Vale la pena correre il rischio.»

 

Quando Gohan arrivò al luogo che gli era stato indicato, un brivido attraversò la sua schiena, facendogli pensare, anche se solo per un momento, che era stata una pessima idea. Ma ormai, era troppo tardi per tirarsi indietro.
Abbassò lo sguardo. In mezzo a quel deserto, vi era solo un enorme masso, alto diversi metri. Sotto di esso, la sua preda stava dormendo.
Scese a terra con lentezza, avvicinandosi poi a Cell, sperando che non si svegliasse.
Per la prima volta dopo anni, Gohan aveva paura. Aveva paura che, come in passato, non ce l'avrebbe fatta e sarebbe tornato a casa da perdente. Deglutì rumorosamente, mentre una gocciolina di sudore gli attraversò la fronte. Ormai, pochissimi centrimetri lo dividevano dal mostro verde.
Serrò i pugni, realizzando mentalmente uno schema per colpirlo e farlo fuori da solo prima che arrivassero i soccorsi, ma prima che riuscisse a colpire l'androide, questo si teletrasportò. Gohan, spaesato, si guardò intorno, ricercando l'aura del suo nemico. Un colpo in pieno stomaco gli arrivò all'improvviso, facendogli sputare un bel grumo di sangue.
«Credevi davvero che stessi dormendo?» domandò Cell, con una risata. «Stupidi sayan, non cambierete mai!»
L'androide afferrò il figlio di Goku per la gola e prese a stringerlo sempre di più. Gohan cercò di reagire, inutilmente. La sua vista cominciò ad annebbiarsi: a breve avrebbe perso completamente i sensi.
«No!» gridò una voce maschile, che attirò l'attenzione di entrambi.
Un calcio arrivò dritto in faccia a Cell, che imprecò a denti stretti e lasciò andare la presa sul sayan.
«Trunks...» sussurrò Gohan, cominciando a preoccuparsi seriamente. Se Trunks l'aveva seguito, allora doveva esserci per forza anche Marron con lui. Due prede facili.
Il figlio di Vegeta aiutò l'amico a rimettersi in piedi. Cell, intanto, aveva riposato lo sguardo su di loro.
«Adesso!» urlò il giovane dai capelli lilla. Così, prima che il mostro verde potesse avvicinarci, una potente onda energetica attraversò il suo stomaco, perforandolo. Il figlio di Goku sapeva che quella mossa era inutile: a breve, quella parte del corpo dell'androide si sarebbe rigenerata.
Gohan tirò Trunks per un braccio e si alzò in volo, raggiungendo Marron, che aveva sferrato il colpo.
«Voi due non dovreste essere qui!» sbottò Gohan.
«Volevamo aiutarti!» spiegò Trunks, allargando le braccia. «Da solo non ce l'avresti mai fatta!»
Il moro digrignò i denti. «Non ero solo... Semplicemente ho preferito arrivare prima per guadagnare tempo...»
I giovani ragazzi, non capendo, cercarono di dire qualcosa; ma, prima che ci riuscissero, la loro attenzione fu attirata da Cell, intento a scontrarsi con una bionda. Trunks spalancò la bocca, incredulo.
«La t-tua alleata... E' l-lei?» balbettò.
Gohan annuì, sospirando subito dopo.
Marron inarcò un sopracciglio, dopodiché, voltò lo sguardo verso la ragazza. Aveva i capelli biondi come i suoi, lunghi poco più sopra alle spalle: carmagione chiara, con dei vestiti sgualciti, strappati. Stava tenendo testa a Cell in una maniera incredibile, ma benché si sforzasse, Marron non riusciva a percepire la sua aura.
«Chi è?» domandò, incuriosita, la ragazzina, puntando il dito contro la bionda misteriosa.
I due sayan si scambiarono un'occhiata, prima di parlare.
Gohan le mise una mano sopra alla spalla. «Quella è C18. Tua madre.»
Tua madre.
Due semplici parole che la fecero rabbrividire.
Una madre dovrebbe essere un modello da seguire, una persona che si prende cura del proprio figlio e gli insegna il bello e il brutto della vita.
Il sogno si era esaudito. Marron, dopo tanti anni, era riuscita ad incontrare la donna che l'aveva messa al mondo. Aveva tante domande da porle, ma il vederla combattere con Cell, bloccò di colpo la sua eccitazione.
Perché, appunto, sua madre stava lottando con Cell.
All'improvviso, l'androide riuscì a scansare un colpo di C18 e ne approfittò per utilizzare il Colpo del Sole, per far sì che tutti non riuscissero più a vedere. In seguito, diede un colpo alla testa alla cyborg, spedendola a terra.
«No!» urlò Marron, con tutta la voce che aveva in corpo. Si lanciò a tutta velocità contro Cell, spedendo, nel frattempo, diversi kienzan nella sua direzione, che il nemico evitò aggraziatamente.
«Torna indietro!» esclamarono all'unisono i due sayan, seguendola.
La ragazza, però, non li ascoltò. 
«Raggio Oculare!» disse Cell, mentre due raggi laser uscirono dai suoi occhi.
«Marron!» gridò Trunks, che si mise davanti a lei e l'abbracciò, ricevendo il colpo nella schiena.
A sentir pronunciare quel nome, C18 alzò lo sguardo.
«Marron?» sussurrò, incredula. All'improvviso, la cyborg si fece forza e si alzò. Scattò verso il cielo, andando ad aiutare i guerrieri Z.
Intanto, Cell aveva colpito nuovamente Trunks alla schiena con un potente calcio, che spedì lui e ovviamente, anche Marron, verso il basso.
C18 fu abbastanza rapida da riuscire a bloccarli e ad evitare che si schiantassero al suolo.
«Ragazzi, state bene?» domandò preoccupata.
In quel momento, Marron aprì gli occhi. Furono pochi secondi intensi, in cui madre e figlia si scrutarono attentamente gli occhi di ghiaccio dell'altra. Trunks lasciò la presa sulla bionda che, con lentezza, si avvicinò alla madre.
«Mamma?» domandò, con la voce rotta.
C18 deglutì, accarezzando la guancia della figlia. Poi, senza dire nulla, l'abbracciò, tenendola stretta al suo petto. Non c'era bisogno di alcuna spiegazione. Entrambe avevano perfettamente capito.
«Raggio letale!» esclamò ad un tratto Cell.
Gohan, però, non riuscì a schivare il colpo e fu colpito poco più sotto del collo. Cadde rapidamente al suolo, perdendo i sensi.
Trunks tentò di raggiungerlo, ma C18 lo tirò per il cappuccio della sua felpa.
«Dovete andarvene!» sbottò. «Penserò io a lui, ma adesso voi pensate a scappare!»
Marron la guardò con fare malinconico. Si erano appena conosciute e già dovevano separarsi?
«Stai tranquilla.» bisbigliò sua madre, sorridendo. «Non mi farò uccidere. Ci rivedremo presto!»
Dette queste ultime parole, la bionda se ne andò, raggiungendo Cell. I due ragazzini, però, non se ne andarono: deciso di osservare da lontano, nascosti vicino alla roccia in cui Cell riposava. Gohan era parecchio lontano, perciò, anche volendo, se si fossero avvicinati sarebbero diventati un bersaglio troppo vulnerabile. 
Prestarono tutta loro attenzione a C18. In quel momento, la cyborg, era la loro unica speranza. Quest'ultima tentò di colpire Cell con un pugno, che però il nemico schivò. Allora provò con un calcio, ma anche quella mossa fu prontamente evitata. C18, innervosita, cominciò a sferrare una serie di pugni e calci verso il mostro verde.
«Non dovresti comportarti così male, sorellina.» disse Cell, con la voce di C17.
La bionda digrignò i denti. «Maledetto...» sussurrò, mentre tentava nuovamente di colpirlo.  
Marron guardò il sayan con aria interrogativa. «Perché ha usato la voce di...»
L'istinto la spronò a dire zio C17, ma prima di dire quelle parole, si bloccò.
«Come sappiamo, qualche mese fa Cell ha assorbito C17.» cominciò a spiegare il figlio di Bulma. «A quanto sembra, lui riesce ad utilizzare la voce di chi ha assorbito.»
Marron s'irrigidì. «Ma... Non è davvero C17. Insomma, lui utilizza solo la sua voce... giusto?»
Il sayan annuì, riportando poi lo sguardo verso i due cyborg. Ad un tratto, dopo che C18 gli aveva sferrato una serie di pugni, Cell era scomparso. Si era teletrasportato chissà dove, visto che aveva azzerato momentaneamente la sua aura. Poi, si creò il vuoto. L'androide verde era comparso dietro C18 e con un gesto rapido, la sua coda si aprì e la bionda ne fu risucchiata all'istante.
Marron si sentì soffocare. Cominciò a provare un lieve bruciore negli occhi e la spalla sinistra cominciò a pulsarle.
Non sapeva cosa fare. Non sapeva se andare da Cell e tirargli un cazzotto in pieno stomaco. Non sapeva se fuggire con Trunks e Gohan e fingere che si fosse trattato solo di un sogno. Non sapeva se restarsene lì impalata e farsi uccidere.
Alla fine, si voltò verso l'amico, mentre le lacrime le rigavano il volto.
«Trunks...» sussurrò, con la voce spezzata dal pianto. 
Il sayan la guardò, impotente. Anche lui, a dire il vero, non sapeva come comportarsi. Doveva abbracciarla? Doveva rassicurarla, dicendole che sua madre sarebbe uscita da Cell? Doveva mentirle? Insomma! Non sarebbe stato più facile fuggire e ripensarci a casa, lontani da una morte sicura?
All'improvviso, Cell fu circondato da una calda luce. In pochi secondi, il suo corpo mutò notevolmente: il suo viso assunse una forma meno rozza e il suo corpo si fece più piccolo. Ma alla fine, si trattava sempre di lui, del mostro che aveva rovinato la vita a milioni e milioni di persone.
Rivolse un sorriso beffardo ai due amici. Marron, ancora con le lacrime agli occhi. deglutì, prendendo una decisione.
«Andiamo!» esclamò, afferrando Trunks per il braccio. 
Il sayan, però, non si mosse. Indicò col dito un punto preciso davanti a lui. «Non possiamo lasciarlo qui.» disse, riferendosi a Gohan.
Marron sospirò. «Trunks, dobbiamo andarcene via subito.»
«Ma... Ma noi... Lui...»
Strinse la presa sul suo braccio e lo trascinò via con sé. «Mi dispiace.»
Il sayan spalancò gli occhi. Marron aveva ragione: se non se ne fossero andati subito, Cell li avrebbe uccisi. Non erano abbastanza forti per riuscire a batterlo. Ma Gohan... Gohan era il loro tutto. Il suo tutto. Gli aveva insegnato le arti marziali, le mosse migliori, a trasformarsi in super sayan... Come poteva abbandonarlo? Trunks, però, sapeva che, se fosse corso ad aiutarlo, Gohan si sarebbe infuriato.
Si lasciò così tirare via da Marron, unendosi al suo pianto.
Ti vendicherò. Lo giuro fu il pensiero che attraversò la mente di entrambi i ragazzi, anche se... era riferito a due persone completamente diverse.

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Capitolo 5
*** Conti in sospeso ***


Buonasera a tutti. Innanzitutto, ci tenevo a scusarmi per il ritardo con cui pubblico. Purtroppo, fra l'inizio della scuola e di uno sport, delle volte, in questi giorni, non ho nemmeno acceso il pc e quelle rare volte che l'ho fatto, mi sono dedicata ad una one shot di un altro fandom che volevo scrivere da tempo.
Comunque, tornando a noi, siamo giunti al quinto capitolo della storia. Fra un capitolo e l'altro ci sono stati lunghi sbalzi temporali, ma ora, sono passati tre anni da quando C18 è stata assorbita, perciò Marron ha 15 anni compiuti in primavera e Trunks 18? circa.
Anche se non c'entra niente, questo capitolo si ambienta a Dicembre e fino alla fine della storia ci sarà un salto temporale di soli sei mesi (che però non verrà specificato in ogni capitolo). Ora, non ho idea di quanti capitoli scriverò, potrebbero essere 15, come 20, o 40. Dipende sempre dalle idee che avrò, ma soprattutto dal tempo a mia disposizione.
Non vado oltre, mi sono già dilungata abbastanza.
Buona lettura! 

 

 

 

 

 

Capitolo 5
“Conti in sospeso” 



«Trunks, l'ho trovata!» esultò Marron, sbucando da un cumulo di neve.
Il sayan si voltò, ansioso.
«Ne sei sicura?» Deglutì.
La bionda annuì. «Sì!»
Trunks, eccitato, corse verso l'amica in mezzo alla neve, ma ben presto scivolò e cadde a terra. Marron lo raggiunse e si assicurò che stesse bene, lasciando scivolare dalle mani il bottino appena trovato.
«E' tutto a posto?» domandò, allungando la mano verso di lui.
«Marron, la sfera!»
La ragazzina si voltò e sobbalzò dalla paura. In preda al panico, si gettò verso la sfera e la prese fra le mani appena in tempo, prima che cadesse a terra, ma, a sua volta, scivolò e cadde di sedere, facendosi un gran male. La storia si ripeté e il giovane dai capelli lilla raggiunse l'amica, che teneva stretta in grembo la sfera.
«Marron, ti sei fatta male?»
La ragazzina si asciugò le lacrime con le maniche del giubbotto. «N-No...»
Lentamente, aprì le mani, mostrando a Trunks la sfera dalle cinque stelle.
«Non posso crederci...» sussurrò il sayan, con le palpebre spalancate.
Marron arrossì visibilmente. «La terza sfera...»
Poi, la ragazzina prese a starnutire tre, quattro, forse cinque volte di fila. Trunks la avvolse in un caldo abbraccio, dopodiché, con fare amorevole, le sussurrò all'orecchio: «Torniamo a casa.»

 

La casa in questione, però, non era la Capsule Corporation. Pochi mesi prima, l'ultima città ancora intatta della Terra fu letteralmente rasa al suolo da Cell. Ormai il pianeta era diventato un insieme di deserti, la vegetazione era ridotta al minimo e non c'erano più molti animali in giro.
I superstiti, sempre che ce ne fossero, saranno stati sparsi qua e là in giro per il pianeta, ma di sicuro sarebbero presto morti di fame. Trunks, Marron e Bulma, si spostavano di settimana in settimana in città diverse, in quelle meno malconcie, ma dopo pochi giorni, ripartivano subito.
Dall'incontro avvenuto tre anni prima, non avevano più rivisto Cell: prima di lottare contro di lui, aveva detto Trunks, era meglio allenarsi a fondo, anche se ci fossero voluti vent'anni. Ma forse non era stata un'idea così geniale.
«Mamma, siamo a casa!» urlò Trunks, posando il radar cerca sfere su un tavolino vicino all'entrata.
Si erano trasferiti in quella casa da soli tre giorni, in una città a sud.
Bulma raggiunse subito i suoi ragazzi, con gli occhi che brillavano.
«Allora? Com'è andata? Ne avete trovata almeno una?» domandò, agitata.
Marron annuì, mostrandole la sfera del drago. La scienziata la prese tra le mani con non molta delicatezza e corse via in una stanza al piano superiore. I suoi figli (nonostante Marron non lo fosse realmente, Bulma voleva a tutti i costi che la ragazzina la chiamasse "mamma") la raggiunsero e ammirarono con occhi lucidi e pieni di orgoglio una cesta rossa, posizionata di fianco ad un letto matrimoniale. All'interno vi erano dei fogli scritti e le tre sfere già trovate: quella dalle due stelle, quella da cinque e quella da sei.
«Dobbiamo sbrigarci.» disse Trunks, rompendo il silenzio che si era formato nella stanza. «Se riusciamo a far tornare indietro Goku, tutta questa storia finirà. Da come parlava Gohan, si allenava sempre, in qualsiasi circostanza. Sono certo che in questi anni ha proseguito con i suoi allenamenti.»
«Non possiamo semplicemente batterci con Cell?» soffiò ad un tratto Marron, attirando gli occhi dei presenti su di sé.
Trunks si fece estremamente serio in volto. «Vuoi fare la fine di Gohan e di tutti gli altri per caso?»
La biondina sbatté un piede a terra. «Trunks, eravamo tutti impreparati! Hai insistito tanto per approfondire gli allenamenti, ma non hai ancora capito che ora, in questo preciso momento, anche Cell si starà allenando chissà dove? E' già abbastanza forte di suo, per cui, penso sia giunta l'ora di rimboccarci le maniche!»
Il sayan sbuffò, rimanendo poi in silenzio. 
Bulma scosse la testa. Non voleva che i suoi figli combattessero, ma in cuor suo, sapeva che erano la loro unica speranza. «Non c'è bisogno di litigare, ragazzi
. Ho tutto sotto controllo.» mentì.
I due giovani si scambiarono un'occhiata confusa. La turchina, allora, si avvicinò alla cesta ed estrasse i vari fogli volanti.
«Come sapete, qualche anno fa ho cominciato a progettare una macchina del tempo.» cominciò a dire, con un sorrisetto.
«Ma non hai più proseguito per la mancanza dei pezzi del motore.» continuò Trunks.
Bulma si raddrizzò sulla schiena. «Beh, ora però, penso di sapere dove potrei trovare i pezzi che mi servono.» disse, con un occhiolino.
Marron si irrigidì. Quando Bulma aveva un'idea, dieci volte su dieci era corretta.
«Non so come mai non mi sia venuto in mente prima. Forse è stato a causa dello stress, della paura... Insomma, credo che sarebbe un colpo di genio chiedere a Shenron di darci una macchina del tempo. Così, anziché far tornare in vita Goku, potreste portargli le medicine adatte ed evitare fin da subito che la Terra venga fatta a pezzi.»
«Mamma.» la bloccò Trunks, incrociando le braccia. «Se tornassimo indietro nel tempo, non credi che Marron potrebbe non nascere mai?»
La donna si strinse nelle spalle. «Si può sempre provare, non credi?»
Il labbro inferiore di Marron cominciò a tremare. L'idea di Bulma era geniale e sicura. Ma... lei sarebbe esistita? C18 si sarebbe comunque innamorata di Crilin? Oppure Goku l'avrebbe uccisa?
«Per me.. Per me va bene.» balbettò, non del tutto convinta.
«Ne sei sicura?» chiese Trunks, incrociando i suoi occhi di ghiaccio.
«Sì! Voglio dire... magari nascerò comunque. E anche se così non fosse, sono solo una persona qualunque. Non ha importanza che io esista o no. Ciò che importa veramente è il destino della Terra.»
Bulma si passò una mano sulla fronte. «Tesoro, no, non è questo il mio obiettivo. Io...»
«Mamma, va bene così, davvero. Io sono d'accordo, perciò procederemo in questo modo.»
Trunks si schiarì la voce. «E che cosa ne faremo degli altri due desideri?»
«Non ne ho idea» ammise la madre, coricandosi sul letto, esausta. 

 

Marron soffiò per qualche secondo nella sua tazza, dopodiché mandò giù un lungo sorso di cioccolata. Sentì la gola bruciare, ma non ci diede troppa importanza. In quel momento, era immersa nei suoi pensieri e un po' di cioccolata bollente non era niente.
La figlia di Crilin cominciò ad immaginare la vita di tutti se lei non fosse mai esistita. Forse, non sarebbe servito nemmeno l'aiuto di Goku.
Se lei non fosse mai nata, con un po' di impegno, i guerrieri Z sarebbero riusciti a sconfiggere i due cyborg e ad evitare che Cell li assorbisse, mettendo poi fuori gioco anche lui. Suo padre sarebbe ancora vivo e magari avrebbe messo su famiglia, mentre Trunks sarebbe stato felice di sapere che suo padre e il suo migliore amico erano ancora vivi. La ragazza si soffermò su una persona.
Gohan. 
Da quando era morto, era cambiato tutto, soprattutto per Trunks. Il figlio di Goku era stato la sua ancora, il suo punto di riferimento: gli aveva insegnato a sopravvivere e a trasformarsi in super sayan. Trunks l'aveva sempre visto come un fratello maggiore e Marron era certa che anche Gohan volesse bene a Trunks. Tra di loro c'era sempre stato un rapporto affettivo che lei, purtroppo, aveva sperimentato solo col figlio di Bulma.
Le sarebbe piaciuto conoscere meglio Gohan. Sì, perché, nonostante tutti gli allenamenti che avevano fatto insieme, lei non lo conosceva affatto.
Quando era morto si era sentita parecchio dispiaciuta, ma non fino in fondo: l'aver visto morire sua madre davanti ai suoi occhi l'aveva fatta disperare e proprio non ce la faceva a pensare a Gohan.  Ci restò male per un po', ma poi il suo pensiero principale diventò uccidere Cell.
Per Trunks, al contrario, la morte di Gohan diventò un'ossessione. I primi mesi, durante la notte, a Marron era capitato più di una volta di sentirlo piangere e lo aveva visto rannicchiato in un angolo della sua stanza, con tutto il corpo che gli tremava. Incominciò a mangiare sempre meno, ma aumentò i suoi allenamenti, che diventarono sempre più massacranti. E quando finalmente riaquistò un po' di lucidità, impose anche a Marron di allenarsi duramente.
La bionda sentì una presenza sedersi sul divano, al suo fianco. Il giovane dai capelli lilla incrociò le gambe e la guardò, incuriosito.
«Non riesci a dormire?» chiese.
La ragazza scosse la testa. «Neanche tu, a quanto pare.»
I due si scambiarono una lunga occhiata. Non appena Trunks diede un colpo di tosse, ripresero a guardare il muro scrostato davanti a loro.
«Chissà cosa starà facendo quel verme in questo momento.» incominciò a dire il ragazzo. «In questa città non abbiamo trovato niente da mangiare. Se anche nella prossima non c'è nulla rischiamo di morire di fame.»
La bionda alzò le sopracciglia. «Quando ho preso la cioccolata dallo zaino c'erano ancora sei bottigliette d'acqua, una bustina di té, quattro panini e diversi sacchetti di patatine. Considerando che pranziamo un giorno sì e uno no, direi che possiamo sopravvivere benissimo.»
«Non è lo stesso per mia madre. La mancanza di cibo e i continui spostamenti la stanno facendo stancare troppo.» Si grattò la testa. «Che ne dici se ci fermiamo un po' qui? La mattina potremmo andare nelle città vicine a cercare da mangiare...»
Marron poggiò la tazza a terra. «E' meglio di no. Prima ho sentito per qualche secondo l'aura di Cell e distava ad una cinquantina di chilometri da qui. Probabilmente ora sta dormendo, ma è comunque vicino.»
«Allora tra un paio di giorni ci conviene ripartire.»
La figlia di Crilin estrasse da un mobiletto una coperta sgualcita e se la mise addosso. «Fa freddo.» sussurrò.
Il ragazzo buttò della legna nel camino e si sedette a terra, cosicché Marron potesse distendersi. Dopo non molto, la ragazzina pose fine a quel silenzio tombale.
«Trunks, secondo te cosa accadrà quando tornerai indietro nel tempo?» 
Il giovane s'irrigidì, deglutendo. «Non lo so.» ammise. «Non lo so davvero.»

 

Due giorni dopo, come stabilito, i tre superstiti si misero in viaggio verso una città vicina. Qui, però, trovarono tutte case diroccate e nemmeno una abitabile. Furono così costretti a volare per altre strazianti ore sotto la neve (Bulma ovviamente stava in braccio al figlio, visto che non sapeva volare). I due giovani, benché fossero stanchi, erano in condizioni estremamente notevoli rispetto a Bulma. Quest'ultima era davvero esausta.
«Ragazzi... possiamo fare sosta... in quella città laggiù?» domandò, ad un tratto, la scienziata.
«Ma più ci allontaniamo e meglio è!» esclamò Trunks senza pensarci. «Non possiamo sapere i movimenti di Cell, perciò ci conviene...»
«Trunks, fermiamoci qui.» lo squadrò la bionda. «Abbiamo tutti bisogno di riposare e ormai si sta facendo buio.»
Il sayan, sebbene fosse contrario, non aggiunse altro. Entrarono in un hotel piuttosto malconcio, con le porte rotte e alcuni buchi nei muri.
Usufruirono di una stanza al pianoterra, munita di una stufa e di tre letti singoli. Bulma si coricò su uno di essi, col fiatone.
«Riposati, mamma.» sussurrò dolcemente Marron, accarezzandole la fronte calda. «Io vado a cercare un po' di cibo nella cucina, va bene?»
La turchina non rispose, ma emise un flebile gemito. La bionda uscì in fretta dalla stanza, seguita dal sayan.
«Le sta venendo la febbre.» disse ad un tratto la ragazzina, scavalcando un'asse di legno. «Sei proprio uno sciocco. Ci saremmo dovuti fermare prima!»
«Mi dispiace...» disse Trunks, passandosi una mano sulla fronte. «Ultimamente sto davvero perdendo la testa.»
«Me ne sono accorta.»
Alla fine di un lungo corridoio, con un po' di fortuna, i due ragazzi si trovarono davanti alla porta della cucina. Entrambi rimasero meravigliati nel vedere grandi quantità di pane ancora morbido, qualche frutto e alcune bottiglie d'acqua. 
«Qui come minimo mangiamo per un mese!» esclamò Marron, con gli occhi lucidi.
Il giovane sayan si riempì le tasche del giubbotto di panini e corse subito dalla madre; Marron, invece, si mise a cercare del ghiaccio, senza alcun risultato. Dopo poco, sentì una mano poggiarsi sulla sua schiena.
Deglutì a fatica. «Che fai Trunks?» soffiò, ruotando all'indietro con un calcio. Calcio che, però, fu prontamente parato dal nemico.
«Cosa credi di fare, mocciosa?»
La bionda fece un balzo all'indietro, spostandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
«Non chiamarmi mocciosa!» ringhiò, serrando i pugni.
Cell fece una risata. «Oh, ma guarda un po', la mocciosa non sa di essere tale!» 
Con uno scatto rapido, Marron colpì il mostro verde allo stomaco. Quest'ultimo, però, non si scompose: al contrario, si fece estremamente serio in volto.
«E' inutile che cerchi di farti notare.» esordì, chiudendo misteriosamente le palpebre. «Ogni tentavo di battermi è inutile. Da sola non ce la farai mai.»
La ragazza fece un sorrisetto. «Infatti non sono sola.» 
E subito dopo, Cell fu spedito dall'altra parte della stanza grazie ad un'onda energetica sferrata da Trunks. Il ragazzo si avvicinò successivamente all'amica.
«Marron, porta nostra madre al sicuro! Non importa dove, ma accertati di azzerare le vostre aure!»
«No! Non ti lascio qui!» sbuffò lei, incrociando le braccia.
«Marron!» esclamò il ragazzo, con un tono che non ammetteva repliche.
Intanto, con estrema lentezza -non dovuta dal dolore fisico, bensì dalla pura voglia di giocare un po'- l'androide si era rialzato e osservava la scena con curiosità.
«Ti conviene ascoltare il tuo amico, mocciosa. Io e il sayan abbiamo un conto in sospeso.»
«Non ho intenzione di andarmene!» continuò la cocciuta Marron.
Lo sguardo di Trunks, da severo, divenne supplichevole. La ragazzina allora, anche se di malavoglia, decise di dare retta all'amico, sparendo così nel buio corridoio. 
A noi due pensò il figlio di Vegeta, teletrasportandosi dietro al mostro verde. Tentò di colpirlo alla schiena con un calcio, ma a sua volta, il nemico si teletrasportò alle spalle di Trunks, spedendolo a terra con un semplice calcio.
«Non credere che ne uscirai vivo ragazzino. Non questa volta.» 
Trunks si rimise in piedi all'istante e dedicò al rivale un'occhiata rabbiosa. «Non ho ancora cominciato a fare sul serio.»
«Nemmeno io.» ghignò l'altro.

 

Nel frattempo, Marron era corsa nella stanza in cui stava riposando Bulma e l'aveva letteralmente tirata fuori dal letto.
«Dobbiamo andarcene mamma! Cell è qui!» disse con voce tremante, non di certo spaventata per sé stessa ma, ovviamente, per la vita della turchina. Quest'ultima cercò di restare in equilibrio, ma non ci riuscì.
«Non ci... riesco...» soffiò, facendosi così prendere in braccio dalla bionda.
La figlia di Crilin corse verso l'esterno dell'edificio, ma proprio mentre si alzò in volo, al pianterreno dell'hotel si scatenò un'esplosione.
«Trunks...» sussurrò Bulma.
«Andrà tutto bene.» la rassicurò Marron, stringendo a sé la donna. «Andrà tutto bene...»

 

In effetti, la situazione si era ribaltata: se prima era Cell a trovarsi in vantaggio, dopo l'ennesima onda energetica di Trunks si era parecchio indebolito.
«Non ti basta trasformarti in super sayan per battermi.» soffiò l'androide, sputando a terra. «Anzi, non mi batterai mai!»
Trunks sorrise beffardamente. «Prima o poi ti ucciderò con le mie stesse mani. Fosse l'ultima cosa che faccio.»
Il ragazzo scagliò un potente pugno nello stomaco del mostro verde, seguito da un altro in pieno viso. Dopo aver ricevuto questi colpi senza reagire, inaspettatamente, Cell lanciò un kienzan in direzione del figlio di Vegeta. Quest'ultimo lo evitò senza alcuna fatica, alzandosi semplicemente in volo. Quando però ritornò a terra, Cell era sparito.

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Capitolo 6
*** Sono qui ***


 

Capitolo 6
“Sono qui”




Tre ore.
Marron attese per tre ore l'arrivo di Trunks, ma quest'ultimo non arrivò.
Sfinita, si addormentò sul divano di quella abitazione, con le lacrime agli occhi.
La mattina seguente, la terrestre fu svegliata da una mano calda che le accarezzò i capelli.
«Sei uno stupido!» urlò, alzandosi di scatto e tirando uno schiaffo a Trunks.
«Ahi!» esclamò questo, massaggiandosi la guancia. «Si può sapere che ti prende?»
«Che mi prende?» sussurrò la ragazza, mentre i capelli le si rizzavano dalla rabbia. «Sono stata in ansia tutta la sera e tu rientri soltanto adesso?!»
Il sayan fece una risata. «Avanti Marron, ero stanco e mi sono fermato nella prima casa che ho trovato sul mio cammino per riposare. Questa mattina mi sono svegliato presto e mi sono subito messo a cercarvi. Adesso...»
Marron si gettò tra le braccia di Trunks. Quest'ultimo, preso alla sprovvista, rimase immobile per diverso tempo. Poi, con delicatezza, poggiò la mano destra sulla schiena della ragazza.
«Ho avuto paura che potessi morire.» ammise lei, incominciando a piangere. «L'hotel è letteralmente esploso e tu... la tua aura... non riuscivo più a sentirla. Ero così in pensiero per te, Trunks...»
«Adesso sono qui. Sono qui e sto bene.» disse lui, baciandole la fronte.

***

La prima volta che Vegeta allenò Trunks, il piccolo aveva solo sei anni. Era un freddo giorno autunnale e pioveva a dirotto.
«Rialzati Trunks! Se Cell fosse qui in questo momento, non sapresti proteggere tua madre!»
Il piccolo sayan trattenne a stento le lacrime. «Non ce la faccio papà!»
Era sfinito. Ormai erano diverse ore che combattevano e Trunks era davvero stanco. Era caduto parecchie volte in una grossa pozzanghera e i suoi vestiti erano fradici. A breve gli sarebbe sicuramente venuto un raffreddore.
«Trunks, ti devi alzare!» gridò il principe dei sayan, cominciando a spazientirsi. «Altrimenti... altrimenti ti faccio fuori io!»
Tese il braccio destro in direzione di suo figlio e si preparò a sferrare un ki blast. Il bambino alzò lo sguardo verso il padre e incominciò a piangere.
«Questo è il mio ultimo avvertimento, Trunks. Alzati immediatamente, altrimenti non avrò pietà!»
Passarono dieci secondi e non ricevendo alcuna risposta, Vegeta lasciò andare la sfera d'energia da lui creata. Con uno scatto fulmineo, Gohan si mise davanti a Trunks e parò il colpo, rispedendolo in direzione del proprietario.
«Trunks non è in condizioni di combattere.»
«Non ti impicciare in affari che non sono tuoi, marmocchio!»
«Lo riporto a casa.» disse Gohan, prendendo in braccio l'amico. «Se Bulma mi farà delle domande, sarò costretto a dire la verità.»
Detto questo, il figlio di Goku si teletrasportò, lasciando il principe dei sayan solo sotto la pioggia.

 

Chichi aiutò Bulma a portare del ghiaccio e delle coperte nella stanza di Trunks. Il bambino era ridotto molto male, non solo per i graffi causati dal combattimento: la sua fronte scottava ed era privo di sensi. Avevano provato a svegliarlo con ogni mezzo, ma era stato tutto inutile.
«Dobbiamo portarlo subito in ospedale! Ha la febbre alta!» esclamò Chichi, preoccupata per il piccolo.
Suo figlio scosse la testa, in segno di negazione. «Mamma, non possiamo! Fuori diluvia e le strade sono già allagate!»
Crilin, sulla soglia, con la piccola Marron tra le braccia, osservava Bulma. La donna era seduta davanti al letto, immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto. Dopo aver posto l'ennesimo sacchetto di ghiaccio sopra alla fronte di suo figlio, era caduta in quella sorta di trance.
All'improvviso, un forte tonfo attirò l'attenzione di tutti, persino quella di Bulma che, subito dopo, si alzò e si diresse in fretta all'entrata della Capsule Corporation.
«Mi hai mentito!» gridò, incominciando a tirare una serie di pugni sul petto di Vegeta. «Avevi detto che non lo avresti allenato! Me lo avevi promesso! Sei solo un bastardo, ecco cosa sei!»
Ad un tratto, il sayan bloccò l'ennesimo pugno della moglie, stringendole il polso.
«Bulma, calmati.» disse, impassibile.
«Calmarmi? Tu vuoi che io mi calmi? Forse non ti rendi conto della gravità della situazione: nostro figlio sta male, potrebbe morire! Ed è tutta colpa tua!» continuò, cominciando a piangere.
Vegeta mantenne lo sguardo fisso verso il pavimento.
«Andrò a prendere un senzu da Karin e vedrai che si sistemerà tutto.»
«Te lo auguro.» ringhiò lei, ritornando da suo figlio.

 

Nonostante Trunks fosse guarito subito dopo aver mangiato il senzu, Bulma tenne il broncio a Vegeta per parecchi giorni. Il principe dei sayan non allenò più il figlio per diversi mesi. Un giorno, però, dopo uno scontro contro Cell -il primo-, tutti i Guerrieri Z, anche se mal ridotti, tornarono a casa. Tutti, tranne uno...
«Dov'è il mio papà?» chiese Trunks, rivolgendosi a Piccolo.
Il namecciano non se la sentiva di rispondere a quella domanda e passò il testimone a Yamcha.
«Ecco, il tuo papà è...» Il terrestre si passò una mano fra i capelli, non sapendo cosa dire.
«Lui stava combattendo contro Cell.» esordì Tenshinhan. «Tutto noi eravamo a terra, privi di sensi... io ero l'unico ancora cosciente. Ad un tratto, l'androide ha colpito Vegeta con un onda energetica, dopodiché lo ha spedito a terra con un calcio. Ricordo di averlo visto sputare molto sangue, ma subito dopo sono svenuto. Quando ci siamo svegliati, dopo diverse ore immagino, Vegeta non c'era più e la sua aura era... sparita.»
Bulma si portò una mano davanti alla bocca. «Non è possibile...»
Chichi dovette sorreggere la scienziata, perchè altrimenti sarebbe caduta a terra. In quel momento, la porta della Capsule Corporation si spalancò. Vegeta fece il suo ingresso, lasciando tutti di stucco.
«Vegeta... ma che fine avevi fatto? Non eri morto?» domandò Jirobay.
Il sayan alzò un sopracciglio. «Quando mi sono svegliato, ho preso un senzu dal sacchetto di Gohan. Poi sono andato a cercare quel lurido verme di Cell, con scarsi risultati. Non s...»
Bulma lo abbracciò, stringendolo forte, consumando le sue lacrime sopra alla spalla del marito. «Credevo che tu fossi... che tu fossi morto...»
Dopo settimane di silenzio, sua moglie si era preoccupata per lui. Vegeta si sentiva bene, davvero bene, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Accarezzò dolcemente i suoi morbidi capelli azzurri, inspirandone il profumo.
«Ora sono qui. Sono qui e sto bene.»

***

«Mamma, vuoi dell'altro ghiaccio?» chiese Trunks, in tono dolce.
«No tesoro... gradirei solo... solo, riposare...»
«Va bene.» acconsentì lui, uscendo dalla stanza.
Si diresse al piano inferiore, raggiungendo Marron, seduta su una poltrona situata nel corridoio.
«Come sta?» chiese quest'ultima, ansiosa.
«Non noto alcun miglioramento.» ammise il sayan. «Senti... vorrei prepararle del tè. Dove hai messo lo zaino?»
Marron sobbalzò. «Mamma mia, che stupida che sono! Stupida, stupida, stupida!»
Trunks alzò entrambe la sopracciglia. «Ma che cosa stai dicendo?»
La bionda emise un sospiro. «Quando siamo fuggite, ho fatto in tempo solo a racchiudere le sfere dentro ad una capsula. Lo zaino mi è proprio passato di mente...»
«Oh no!»
«Mi dispiace Trunks! Non l'ho fatto apposta!»
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli. «No, stai tranquilla. E' un bene che tu sia riuscita almeno a salvare le sfere. Andrò in qualche città nei dintorni a cercare del cibo, tu resta con la mamma.»
La ragazzina annuì, continuando a sentirsi terribilmente in colpa per la sua dimenticanza.

 

Trunks rincasò solamente nel tardo pomeriggio, con un misterioso sorriso sulle labbra.
«Marron, sono a casa!» urlò il ragazzo, attirando l'attenzione della diretta interessata.
«Trunks, quanto tempo ci hai...»
La giovane figlia di Crilin non riuscì a terminare la frase. Trunks teneva strette nelle mani ben quattro borse piene di cibo.
«Oh.. mio... Dio...» sussurrò, non credendo ai suoi occhi.

 

La prima cosa che i due ragazzi fecero dopo aver trovato quel gran bottino, fu preparare il tanto atteso tè per Bulma, accompagnato da una minestra calda e alcune verdure.
Anche i due ragazzi, finalmente, poterono prepararsi una bella cena dopo tanto tempo: anche loro mangiarono una buona minestra, dopodiché scaldarono un po' di pasta al sugo. In seguito, Marron mangiò tanti, tanti cioccolatini e Trunks bevve mezzo bicchiere di vino.
«Che bello... con tutto questo cibo andremo avanti ancora cento anni!»
Trunks rise. «Beh, cento anni no, ma se ricominciamo a mangiare un giorno si e uno no... può darsi un paio di mesi.»
La ragazza annuì, coricandosi poi sul pavimento.
«Sai Trunks...» esordì, attirando l'attenzione del ragazzo. «A volte vorrei che questa vita, in realtà, fosse solo un brutto sogno. Non credi che sarebbe meglio per tutti? Un incubo... ne ho passate talmente tante in questi anni, che non ho più paura di niente. O meglio, quasi di niente. Insomma... se questa vita fosse un incubo, quando mi sveglierei, sarei un po' stordita, è ovvio. Sarei terrorizzata a morte, probabilmente non chiuderei occhio per un po' e ne resterei scioccata. Però, forse... non sarebbe la cosa ideale, per tutti quanti?»
Le lacrime cominciarono a scendere rapide sulle guance della terrestre. Con delicatezza, la ragazza alzò le braccia al cielo, immaginando di toccare il soffitto con le mani.
«Svegliarmi dal mio incubo, piangere e urlare... fino a quando mia madre mi raggiunge, mi stringe forte a sé e mi accarezza, dicendomi che era solo un'illusione... non sarebbe fantastico?»
Il ragazzo la osservava, con la bocca semiaperta. Entrambi avevano sofferto tanto, ma forse, lui era privilegiato. Aveva avuto l'opportunità di vivere al fianco di suo padre per sette anni, mentre Marron solamente quattro. Sua madre era ancora in vita e aveva potuto contare su di lei dalla nascita, mentre Marron, aveva visto C18 morire davanti ai suoi occhi e si era sempre rialzata da sola davanti a ogni difficoltà.
«Trunks...» sussurrò ad un tratto, facendosi incredibilmente seria. «Non pensi anche tu che sarebbe meglio morire?»
«Eh?»
«Si, morire... lasciarci uccidere da Cell una volta per tutte... forse... forse non ne vale la pena... forse...»
Trunks si mise sopra di lei, posizionando le mani vicino alla sua testa, sul pavimento, così da poterla guardare negli occhi.
«Non possiamo mollare proprio ora.» disse lui, cercando di restare calmo. «Non possiamo Marron! Siamo l'unica speranza per la Terra ormai, se non ci pensiamo noi, questo pianeta andrà distrutto per sempre!»
«Che importa ormai? Trunks, oramai siamo tutti morti... un giorno o l'altro, moriremo anche noi. Sei davvero convinto di poter riuscire a battere Cell?»
«No, non ne sono convinto. Ma tu, vuoi davvero morire senza prima vendicare i tuoi genitori?»
Al sentir quelle parole, Marron spalancò le palpebre. Ad un tratto, si alzò in piedi e si asciugò le lacrime. Senza dire una parola, si diresse al piano superiore, lasciando così Trunks solo, in preda a mille pensieri.






Yatta! Ce l'ho fatta!
Certo, ho aggiornato dopo due mesi e mezzo ma... meglio tardi che mai, no? xD 

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Capitolo 7
*** Ti capisco ***


 

Capitolo 7
“Ti capisco”


«Mamma, io vado!» esclamò Marron sorridente.
«Dove vai, tesoro?» domandò una voce femminile, sconosciuta alla ragazza.
«Vado a battere Cell, è ovvio!»
La donna lasciò la cucina e raggiunse la figlia sulla soglia. Una figura alta, snella, con dei meravigliosi occhi di ghiaccio e i capelli biondissimi, si mostrò davanti a Marron. La terrestre si sentì il cuore in gola e per qualche secondo fece fatica a respirare.
«Mamma... sei davvero tu?»
C18 sorrise. «E chi altri se no?»
La ragazzina rimase bloccata.
«Tesoro, non andare.» disse la madre, avvicinandosi. «Non andare a combattere con Cell, per favore! Ci stanno già pensando tuo padre e Vegeta, non intrometterti.»
«Vegeta... e papà?» balbettò, incredula. «Ma voi... voi... eravate tutti morti!»
C18 alzò un sopracciglio. «Marron, sei sicura di stare bene? Mi sembri un po' pallida...»
«Sto benissimo!» sbottò, indietreggiando.
Ad un tratto, Cell sbucò dal corridoio della casa e si mise dietro a C18. Marron, con gli occhi spalancati, si ritrovò a gridare con tutte le sue forze.
«MAMMA!!»
La coda del mostro verde si aprì e in men che non si dica, aspirò la cyborg; dopodiché, Cell scomparve dalla vista della terrestre.
La scena si ripeté e Marron, in preda alla disperazione, incominciò a piangere.

 

La bionda si svegliò col fiatone e la fronte sudata. Si guardò intorno, riconoscendo la camera in cui si era addormentata.
«Marron, ti ho sentita urlare! Cos'è successo?» domandò Trunks, spaventato, entrando all'improvviso nella stanza.
Marron si passò una mano sulla fronte. «E' stato solo un brutto sogno...»
Il giovane sayan tirò un sospiro di sollievo. «Ti va di parlarne?» chiese, spostando una ciocca di capelli della ragazza dietro al suo orecchio.
Quest'ultima fece cenno di no con la testa, rimettendosi immediatamente a dormire.

 

Questa volta, fu un urlo a svegliare Marron. La ragazza si precipitò nella stanza accanto, trovando Trunks seduto a terra, intento a calmare Bulma.
«Ha la febbre altissima!» esclamò il sayan, agitato. «Non abbiamo medicine... cazzo!»
Trunks cominciò a tremare. La turchina continuava ad agitarsi nel letto, lamentandosi del forte dolore che provava.
Marron si avvicinò al ragazzo e cercò un modo per calmarlo: in realtà, anche lei si stava agitando parecchio.
«Le medicine hanno una scadenza lunga, altrimenti ci sono delle erbe curative... ci sarà una farmacia ancora intatta nei dintorni, non credi?»
Trunks trattenne con fatica le lacrime. «Ieri mentre...» singhiozzò. «Mentre cercavo del cibo, ho visto un paese con delle case intatte, a tre chilometri da qui... potrebbe viverci qualcuno...»
La terrestre abbozzò un sorriso. «Allora, che ne dici di provare a portarla laggiù? Se ci sono davvero dei superstiti, ci potrebbero dare una mano.»
«Hai voglia di scherzare? Fuori ci saranno zero gradi: non possiamo rischiare facendola uscire di nuovo!»
«Trunks, in questa casa tutte le finestre sono rotte e le uniche fonti di riscaldamento sono due misere coperte bucate. Se vuoi che la mamma guarisca, ci dobbiamo provare!»

 

Un quarto d'ora dopo, la terrestre, il sayan e la scienziata priva di sensi, atterrarono nel paese citato da Trunks. Le case, in effetti, erano intatte, ma si vedeva che erano state ricostruite da poco. Ce n'erano tre in tutto, una di fianco all'altra: il terreno, invece, era tutto ricoperto d'erba, con qualche fiore sparso qua e là.
Marron corse alla prima casa, bussando molto forte.
«Aiuto! Abbiamo bisogno di aiuto! Apriteci!»
Dopo pochi secondi, sulla soglia apparvero un uomo e una donna. La prima a parlare fu quest'ultima.
«Altri superstiti?» sussurrò.
Trunks, in preda al panico, nemmeno si accorse della frase pronunciata dalla donna. «Nostra madre sta molto male! Vi prego, dateci una mano!» implorò.
La donna spalancò la porta, dandogli così lo spazio per entrare.
«Adagiatela sul divano, io vado a chiamare il dottore!» esclamò l'uomo, correndo fuori dall'abitazione.
La donna poggiò del ghiaccio sopra alla fronte di Bulma e misurò la temperatura della scienziata con un termometro.
Passò un minuto.
Un minuto, prima che il termometro emettesse un bip e segnasse trentanove e mezzo di febbre.
Un minuto, prima che un uomo alto, dalla folta barba bianca, facesse il suo ingresso nel salotto, seguito da una bambina.
«Accompagnate da un'altra parte i due ragazzi.» disse l'anziano, parlando con la donna e l'uomo, in piedi accanto a lui.
Marron e Trunks si scambiarono un'occhiata di preoccupazione, prima di seguire la coppia all'esterno della casa.
La terrestre si strinse nel braccio del sayan, mentre camminavano uno di fianco all'alto verso la casa situata di fianco a quella dalla quale erano appena usciti.
La donna li fece accomodare in una piccola cucina e si sedette a tavola, di fronte a loro, mentre il marito si dirigeva al piano superiore dell'abitazione.
«Come vi chiamate?» domandò, osservando prima Marron, poi Trunks.
La bionda non aprì bocca e toccò così a Trunks a dare spiegazioni.
«Io sono Trunks e lei è mia sorella Marron.»
La signora abbozzò un sorriso. «Io invece sono Ikue e lui è mio marito Akio.» Fece una pausa, sospirando. «Cos'è successo a vostra madre?»
«Qualche giorno fa ha iniziato a stare male.» ammise il sayan, socchiudendo gli occhi. «Non avevamo la minima idea di come curarla. Pensavamo che sarebbe bastato farla mangiare un po' di più rispetto al solito, ma...»
Trunks fu bloccato dalla voce di Marron. «Questa è la casa del dottore?» chiese, indicando i numerosi farmaci posti su una mensola.
Ikue annuì. «Il Dottor Tanaka abita qui assieme alla nipotina Hanako.» disse, mentre un velo di tristezza attraversò i suoi occhi. «Quella bambina... se ne sta sempre chiusa nella sua stanza. Più o meno quattro anni fa, Cell ha attaccato il nostro villaggio e la piccola ha visto morire la sua famiglia davanti ai propri occhi. Esce da quella stanza solo se viene a trovarla Saya, la mia gatta, che lei adora, altrimenti segue solo suo nonno.»
Trunks decise di cambiare argomento. «Abitate qui da molto?»
Ikue scosse la testa. « Prima di trasferirci qui vivevamo in una città a nord, ma poi...»
«Ma poi è stata attaccata dai due cyborg.» continuò Akio. «Nostro figlio Kazuki, assieme ad altri giovani combattenti, ha provato ad attaccarli, ma C17 gli ha spezzato l'osso del collo. C18, invece, ha bruciato il palazzo in cui vivevamo.»
Marron sentì il respiro mancare. Nonostante sapesse che sua madre aveva ucciso delle vite innocenti, fu molto contenta di sapere che il figlio di quella coppia non era tra quelle: anche se non avrebbe mai detto a nessuno di essere la figlia di C18, si sarebbe sentita molto in colpa.
«Voi avete assistito?» domandò la bionda, con voce tremante.
La donna annuì. «Eravamo nascosti dentro la nostra macchina. Abbiamo visto tutto.»

 

Trascorse ancora una buona mezz'ora prima che il dottore, mano nella mano con la piccola Hanako, raggiunse tutti gli altri.
«Vostra madre non sta per niente bene.» esordì l'uomo, avvicinandosi a Trunks e Marron. «Se non le avessi somministrato dei farmaci potenti, tra un paio d'ore sarebbe sicuramente morta.»
Trunks sentì un nodo formarsi in gola. «Lei... lei guarirà?»
Il vecchio si tolse il cappotto. «Ogni ventiquattro ore deve prendere il farmaco, che le somministrerò con una siringa. Se tutto va bene, entro una decina di giorni dovrebbe guarire del tutto. Comunque, potete stare tranquilli: la febbre è già scesa un poco ed è fuori pericolo.»
Marron tirò un sospiro di sollievo. «Possiamo vederla?»
«E' meglio aspettare che si svegli. Avete un posto dove stare?»
Trunks scosse la testa. «Ci spostiamo di continuo.»
«Beh, allora direi che vi potreste trasferire qui a tempo indeterminato. Akio, Ikue, mi sono permesso di trasportare la donna nella vostra stanza degli ospiti. Nella camera di mia nipote c'è un letto singolo in più, ma ne manca comunque uno.»
Il sayan sorrise. «Io posso benissimo dormire sul divano, signore! Comunque, il mio nome è Trunks, mentre lei è mia sorella Marron.»
Il dottore ricambiò il sorriso. «Potete chiamarmi Yaichi, mentre lei è mia nipote Hanako.»
La bambina rivolse un'occhiataccia a Marron. «Lei dovrebbe dormire nel letto di Sen?»
L'anziano dedicò un sorriso dolce alla bimba. «Tesoro, dobbiamo ospitare questi ragazzi e...»
Prima che finisse la frase, Hanako corse al piano di sopra.
«Scusatela, è solo che quel letto è di sua sorella e... beh, lei non riesce ad accettare il fatto che sia morta.»
«Se è un problema, posso dormire nel divano di Akio e Ikue.» ipotizzò Marron.
«No, stai tranquilla.» continuò il dottore. «Dormirai in camera con Hanako.»
Marron si strinse nelle spalle. «Se vuole, potrei provare a parlarle...»
Yaichi sorrise. «Mi farebbe molto piacere.»
E così, mentre il dottore mostrava a lei e Trunks il resto della casa, Marron si trovò davanti alla porta della camera di Hanako. Prese un bel respiro profondo, prima di bussare. Nessuna risposta.
Bussò di nuovo, questa volta più forte. Nessuna risposta.
Spazientita, Marron spalancò la porta, trovando Hanako seduta alla scrivania, intenta a disegnare. Si avvicinò lentamente a lei, ma la bambina nascose il foglio sotto al suo letto.
«Hanako, il mio nome è Marron e io...»
«Zitta!» sbottò lei, imbronciandosi. «Tu non prenderai il posto di Sen, hai capito?!»
La bionda sospirò. «Non voglio prendere il posto di Sen, sto solo cercando un posto in cui passare la notte.»
La bambina si sedette sul materasso. «No, tu vuoi prendere il suo posto... ma tu non sai cosa vuol dire perdere la propria famiglia... tua madre e tuo fratello ci sono ancora!» esclamò, mentre i suoi occhi si inumidirono.
Marron si avvicinò ancora a lei. «Cos'è successo a Sen?»
«Sen... lei è... stata uccisa da Cell...» sussurrò, mentre le lacrime iniziarono a scendere rapidamente sul suo viso. «Io ero in braccio a mio nonno, mentre Sen sulle spalle di mio padre... eravamo nascosti di fianco ad uno ammasso di lastre di ferro, dalla forma simile a quella di una piccola casetta... nostra madre non arrivava e Sen è scappata per andare a cercarla... poi, quando Cell l'ha vista, si è scagliato su di lei e nello stesso istante, mia madre è uscita allo scoperto... ha abbracciato forte Sen e quel mostro le ha uccise... mio padre ha cercato di combatterlo, ma è morto anche lui... si è portato via la mia famiglia!»
Marron si sentì soffocare. Hanako continuava a piangere e la terrestre, istintivamente, la abbracciò, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli castani.
«Tua madre guarirà...» continuò la piccola, singhiozzando. «La mia... la mia non tornerà mai più...»
Marron sospirò. «Hanako, sai mantenere un segreto?»
La bambina non rispose: si limitò ad alzare gli occhi verso quelli di Marron, che continuò a parlare.
«Vedi, la verità è che quella donna non è mia madre e quel ragazzo non è mio fratello. Io sono stata adottata, perché i miei genitori sono entrambi morti, ma nessuno lo sa! Quindi, non dirlo a nessuno, ok?»
Hanako si asciugò le lacrime. «Perché me lo stai dicendo?»
«Per dirti che ti posso capire.» rispose la bionda, mentre una lacrima scendeva solitaria dal suo occhio sinistro.
 La bambina sorrise; dopodiché, si abbassò e tirò fuori il disegno. Raffigurava lei, con lo sguardo terrorizzato, mentre al suo fianco vi era Marron, simile ad una strega.
Iniziamo bene... si ritrovò a pensare la giovane, osservando sbigottita quel pezzo di carta.

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Capitolo 8
*** Risata ***


Capitolo 8
“Risata”



 

«Un, due, tre... stella!»
Hanako si voltò rapidamente. Sia Marron che Trunks erano fermi, rigidi, apparentemente immobili, ma agli occhi della bambina parve il contrario.
«Trunks, hai mosso il braccio! Torna indietro!» esclamò.
«Ehi, non è giusto!» sbottò il sayan. «E' già la terza volta che mi fai ripartire da capo, ma io non sono mosso! Stai barando!»
Hanako e Marron scoppiarono a ridere insieme.
«Lo fai solo perché vuoi che sia lei a vincere...» sussurrò, mentre un'idea gli balenò in testa.
Il giovane sayan ritornò al punto di partenza, mentre sul suo volto andò a formarsi un misterioso sorriso. Hanako si voltò e ripartì con la sua cantilena.
«Un, due, tre... stella!»
Con un gesto fulmineo, Trunks si teletrasportò davanti alla bambina, facendola sobbalzare dallo spavento.
«Fregata, questa volta ho vinto io!»
Marron corrucciò la fronte. «Non è vero, stavolta sei tu ad aver barato!»
Trunks scosse la testa, in segno di negazione. «Eh no ragazze, è ovvio che vi dia fastidio la sconfitta!»
Marron si sedette a terra e sospirò. Non ne aveva voglia di discutere con l'amico, anzi, era parecchio stanca e sarebbe andata volentieri a dormire. Ormai era da più di una settimana che sostavano in quel paese e ogni giorno, Hanako li costringeva a partecipare ad un nuovo gioco.
Ad un tratto, la bionda alzò lo sguardo, che fu rivolto all'abitazione posta di fianco a quella del Dottore.
«Hanako, posso chiederti di chi è quella casa?» domandò la figlia di Crilin.
«Era la casa del nonno, ma adesso la utilizziamo per le scorte di cibo. Purtroppo però, stanno quasi per finire...»
Il discorso fu interrotto dall'arrivo di Saya, la gatta di Akio e Ikue. La piccola si diresse verso Marron, che le accarezzò teneramente la schiena.
Ad un tratto, il Dottor Tanaka uscì e rivolse un grande sorriso ai ragazzi.
«Marron, Trunks! Venite con me, presto!»
I due si scambiarono un'occhiata interrogativa, dopodiché, mano nella mano con Hanako, seguirono Yaichi nella camera in cui stava Bulma. Quando entrarono, trovarono la scienziata finalmente in piedi.
«Mamma!» esclamò Trunks, commosso nel vedere che la madre si stava finalmente riprendendo. La donna sorrise, rivolgendo poi un occhiolino a Marron.
«Vostra madre sta notevolmente riprendendo le forze.» spiegò il dottore. «La febbre è quasi sparita del tutto ed è riuscita a recuperare qualche chilo. Direi che ormai è fuori pericolo!»
Marron non riuscì più a resistere e si buttò tra le braccia della turchina. Incominciò a piangere, mentre la madre le accarezzava i capelli sorridendo.

***

«Allora Trunks, sei pronto per il tuo primo allenamento?»
Il bambino annuì. Da quando suo padre era morto, aveva pregato Gohan di insegnargli tutto ciò che sapeva sulle arti marziali e come fare per trasformarsi in super sayan. Il figlio di Goku aveva accettato quella richiesta, ma mise in chiaro fin da subito che sarebbero stati degli allenamenti duri per uno della sua età.
«Forza, fammi vedere quello che sai fare.» esordì Gohan.
Trunks scattò verso di lui, incominciando a scagliare una serie di pugni sul viso di Gohan, che parò prontamente. Il piccolo continuò per diversi minuti, fino a quando il sayan più grande lo bloccò.
«Non puoi continuare a cercare di colpirmi in viso.» disse, in tono pacato. «Dopo un po', dovresti cambiare obiettivo e magari inserire anche qualche calcio. Tutto chiaro?»
In risposta, il figlio di Vegeta tirò un calcio all'addome di Gohan che, essendo distratto, ricevette in pieno il colpo. Benché Trunks fosse solo un bambino, restava pur sempre un sayan e la sua forza era nettamente maggiore di un ragazzino della sua età. Malgrado ciò, Gohan si ricompose subito e si preparò a ricevere altri colpi. Il bimbo dai capelli lilla, però, si fermò.
«Gohan...» cominciò a dire, con la testa bassa. «Se io non riuscirò mai a battere Cell... se questi allenamenti sono solo una perdita di tempo per darmi false speranze... allora dimmelo subito.»
Il moro alzò un sopracciglio. «Perché dici ciò, Trunks?»
Il bambino digrignò i denti. «Perché mio padre mi ha sempre detto che non bisogna mai sottovalutare la forza del nemico!»
Gohan si portò una mano dietro alla nuca e sorrise. «E' vero, ma non bisogna nemmeno sottovalutare la propria forza.»
Trunks lo osservò con lo sguardo spento, mentre volava coi pensieri altrove. Poi, in preda ad uno scatto d'ira, corse verso Gohan e lo abbracciò, scoppiando a piangere.
«RIVOGLIO IL MIO PAPA'!» gridò, mentre il figlio di Goku lo strinse a sé. «LO RIVOGLIO INDIETRO GOHAN!»
Il diretto interessato abbozzò un sorriso. «Se quando rivedrai tuo padre piangerai, però, non sarà affatto contento!»
Il bambino singhiozzò. «Non dire idiozie... per quanto io possa diventare forte, anche se io batterò mai Cell, non riavrò mai più indietro mio padre! Non c'è alcun modo per farlo tornare in vita!»
Gohan sciolse l'abbraccio e guardò negli occhi il ragazzino dai capelli lilla.
«Un modo c'è.» soffiò, notando nei suoi occhi un velo di speranza. «Trunks, tu sai cosa sono le sfere del drago?»
Lui annuì. «Sono delle sfere speciali che fanno apparire un grande drago in grado di realizzare tre desideri, giusto?»
«Giusto. Vedi, il drago in questione si chiama Shenron ed è in grado di fare molte cose, anche riportare in vita delle persone. Perciò, se riuscirai a trovarle tutte e sette, potresti chiedere a Shenron di riportare in vita tuo padre. Che ne dici?»

***

«Marron, sei sveglia?» bisbigliò Hanako, in piedi di fianco al letto della bionda.
«Si..» rispose, stropicciandosi gli occhi. «Ma tu perché sei ancora in piedi? E' mezzanotte.»
La piccola alzò le spalle. «Non riesco a dormire. Posso stare un po' con te?»
La figlia di Crilin rispose affermativamente, lasciando poi spazio alla bambina.
«Come mai fai fatica a dormire?»
Hanako la guardò negli occhi.«Stavo... stavo pensando a Sen.» ammise.
Marron deglutì. «Ti va di parlarmi un po' di lei?»
La bimba annuì, accennando un piccolo sorriso. «Sen era la sorella migliore del mondo. Quando vedevo Cell alla televisione e mi spaventavo, lei sapeva sempre come farmi tornare il sorriso. Mi sopportava quando piangevo, giocava con me ogni volta che glielo chiedevo. Sapendo che non ce l'avrei mai fatta ad andare a scuola, mi ha insegnato a leggere e a scrivere in poco tempo. Anche il giorno in cui Cell ci ha attaccati ci stavamo esercitando sulla lettura di una fiaba. Poi, abbiamo sentito delle urla ed è successo quel disastro...»
Marron sentì un brivido attraversarle la schiena.
«Mio nonno ha voluto abbattere le case ancora intatte. Il motivo non lo so, ma vedere quelle abitazioni vuote, lo faceva arrabbiare molto. Mi rassicurava sempre dicendomi che una volta grande avrei dimenticato tutto quanto. Ma io... io non ce la faccio proprio a dimenticare.»
Gli occhi della bambina iniziarono a farsi lucidi. «Quando chiudo gli occhi, mi sembra ancora di sentire l'urlo di dolore di mia sorella prima di essere assorbita dall'androide... è stato straziante.» Fece una pausa, lasciando spazio ad un singhiozzo. «Ho sempre fatto tanta fatica ad addormentarmi, ma da quando ci sei tu, sono più sicura...»
La piccola continuò a piangere per diversi minuti, fino a quando, all'improvviso, si strinse alla bionda.
«Marron, ti prego, promettimi che ucciderai Cell e vendicherai la mia famiglia...» sussurrò, poco prima di addormentarsi.
La bionda le diede un bacio sulla fronte. «Te lo prometto.»

 

Saya prese a giocare con un lungo filo che pendeva dalla manica della felpa di Hanako. Intanto, Trunks e Marron stavano discutendo sulla ricerca delle sfere del drago.
«Direi che questo pomeriggio potremmo provare a dare un'occhiata nella foresta qui vicina, mentre domani controllare nella città dalla quale siamo venuti.»
Marron annuì. «Si, per me va bene!»
Hanako tese il braccio, rendendo così impossibile per la gatta continuare a giocherellare. Saya iniziò così a miagolare, attirando l'attenzione dei due fratelli.
«Che cosa le prende?» domandò Trunks.
«Non avrà mica fame?» ipotizzò Marron.
Hanako, però, scosse la testa. «No, fa così quando sa che sono tesa.»
Il sayan alzò un sopracciglio. «E perché sei tesa?»
La bimba sospirò, dopodiché, si mise davanti al suo armadio e abbassò lo sguardo.
«Le sfere del drago... sono tanto importanti per voi?» chiese, con un filo di tristezza nella sua voce.
Trunks annuì, anche se in realtà, essendo voltata, Hanako non lo poteva vedere. «Si, molto. Quando riusciremo a trovarle tutte, potremmo realizzare tre desideri e sarebbe un passo avanti per poter battere Cell.»
Marron s'incuriosì. «Come mai sei interessata alle sfere?»
La nipote del dottore, a quel punto, aprì il suo armadio e dalla tasca di un cappotto verde, estrasse con entrambe le mani un oggetto di forma sferica, con una stella al centro. I due ragazzini si scambiarono un'occhiata scioccata, mentre Hanako porgeva loro quel piccolo tesoro davvero prezioso per le loro vite.
«Pochi giorni prima dell'attacco di Cell, io e mia sorella siamo andate in spiaggia a giocare. Io sono stata la prima ad aver notato un oggetto luminoso provenire dal largo e Sen, che sapeva nuotare molto meglio di me, è andata subito a prendere la sfera. Nostro padre, allora, ci spiegò il valore di questo oggetto: ci diede il permesso di tenerla, anche se sapeva che non avremmo mai trovato le restanti sei sfere. Non ve l'ho data prima perché è un ricordo di un giorno in cui sono stata felice, ma ora, capisco che è meglio che l'abbiate voi.»
La figlia di C18 sorrise e diede un bacio sulla guancia della bambina. «Grazie mille piccola, ci hai dato davvero un grande aiuto.»
La bambina, a quel contatto fisico, scoppiò a ridere. «Mi hai fatto il solletico!»
Per vendicarsi, Hanako iniziò a fare il solletico in diverse parti del corpo di Marron, che scoppiò a ridere in modo diverso dal solito.
Trunks sorrise a sua volta. «La tua risata è molto simile a quella di tua madre!»
Marron cessò di ridere all'improvviso. Hanako, fortunatamente, non aveva sentito l'esclamazione di Trunks, ma aveva comunque capito che qualcosa non andava e aveva smesso di fare il solletico alla bionda. Quest'ultima si alzò in piedi.
«Mia madre...?» sussurrò, con sguardo interrogativo.
Il figlio di Vegeta si maledisse per essersi lasciato scappare quelle parole, ma fortunatamente, Ikue chiamò i tre ragazzi per andare a pranzare e il sayan poté così evitare le domande di Marron.

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Capitolo 9
*** Tutta colpa di un orso! ***


 

Capitolo 9
“Tutta colpa di un orso!”



 

«E' stato proprio un colpo di fortuna!» esclamò Bulma, riferendosi alla sfera che gli aveva donato Hanako.
Erano passati alcuni giorni dall'avvenimento. La scienziata si era finalmente ripresa del tutto e dopo tanto, aveva potuto trascorrere del tempo in tranquillità con i suoi figli.
Sapevano però che quella pace non sarebbe durata a lungo. Cell, in quel momento, li stava sicuramente cercando. Avrebbero quindi dovuto continuare la ricerca delle restanti sfere del drago.
«Quindi, ci mancano ancora le sfere dalle tre, quattro e sette stelle, se non sbaglio.» rifletté Trunks ad alta voce.
«Fino ad oggi siamo stati fortunati perché abbiamo trovato le sfere lungo il nostro cammino, ma dubito che sarà così anche per le altre. Non possiamo più stare qui, dobbiamo ripartire al più presto.» disse Bulma, decisa.
La figlia di Crilin prese la parola. «Ti sei appena ripresa e secondo me è meglio restare ancora un po' qui. Io e Trunks potremmo partire per qualche giorno in qualche posto lontano: magari la fortuna sarà ancora dalla nostra parte.»
«Sono d'accordo con Marron, è meglio se tu rimani qui al sicuro.» concluse il ragazzo.
La turchina guardò i figli con un velo di tristezza negli occhi. Che senso aveva mettersi contro di loro? In fondo, avrebbero comunque fatto come volevano.

 

«Voglio venire con voi!» esclamò Hanako, rivolgendosi a Marron.
«No, è troppo pericoloso.»
«Non corro alcun pericolo se resto con voi! E poi, sono sicura che mio nonno mi permetterà di venire!»
«Non ha alcuna importanza: non possiamo portarti con noi, punto.»
Gli occhi della bambina incominciarono ad inumidirsi. «Cercherò di non darvi fastidio, lo giuro!»
Marron spense la luce della camera. «Hanako, ho detto di no. Adesso dormiamo.»

 

La mattina seguente, Yaichi e Akio aiutarono Trunks a riempire il suo zaino di provviste.
«Staremo via solo qualche giorno, non serve che ci diate tutte queste provviste!»
«Oh, no no, è il minimo che possiamo fare!» esclamò Akio.
Il figlio di Vegeta chiuse la zip dello zainetto. «A dire il vero, è la mia famiglia che deve molto a voi. Siamo qui da più di un mese e ci avete accolti, dandoci un letto e del cibo senza volere niente in cambio.»
Il dottore scosse la testa. «Da quando siete qui, sono cambiate molte cose. Tutti noi ci sentiamo più sicuri, perché sappiamo che voi ci potrete proteggere da Cell. Tu e tua sorella siete molto forti, più di una volta vi abbiamo visti mentre vi allenavate. E poi, grazie alla vostra simpatia, Hanako ha ricominciato a sorridere e non credo ci sia cosa più bella di questa.»
Marron arrossì visibilmente. Anche se avevano cominciato col piede sbagliato, lei e Hanako erano diventate buone amiche. La bambina, con la sua allegria, era riuscita a darle speranza per le sorti del loro pianeta. La incoraggiava sempre, dicendole che lei e Trunks avrebbero sconfitto l'androide e sarebbero riusciti a riportare la pace. Anche lei, in fondo, doveva molto a quella bambina.
«Non avete idea di quante volte mi abbia chiesto di poter venire con voi. All'inizio mi sono rifiutato, ma poi, davanti ai suoi occhi, non ho resistito...» ammise Yaichi, sospirando. «Essendo la mia unica discendente in vita, ho sempre cercato di tenerla lontana dai pericoli. Ma questa volta, sapendo che al suo fianco ci sareste stati voi due, sapevo che non mi sarei dovuto preoccupare. Capisco però che potrebbe esservi d'intralcio e accetto la vostra scelta di non accompagnarla nel vostro breve viaggio. Adesso sarà sicuramente chiusa in camera sua: ormai lo sapete, quando si offende, si chiude nel suo guscio...»
I due ragazzini si scambiarono un'occhiata e Marron annuì al fratello.
Trunks si schiarì la voce. «Yaichi, so che forse non è il momento adatto, ma...»
«Non appena nostra madre si riprenderà completamente, avevamo intenzione di ripartire per la nostra strada. In realtà, vorremmo andarcene per conto nostro e lasciarla nelle vostre mani, ma lei è fatta così: vuole sempre essere al centro dell'attenzione!» scherzò Marron, sorridendo. «Ci dispiace molto...»
Anche il dottore abbozzò un sorriso, dopodiché scosse la testa. «Non vi dovete scusare, è giusto così. Potete andare dove volete, però, vi chiedo soltanto un favore.» Posò una mano sulla spalla di Marron. «Vi prego, uccidete quel mostro!»
I loro sguardi si incrociarono e la giovane sentì un brivido percorrerle la schiena. Il dottore, per quel poco che lo conosceva, era un uomo allegro, che anche nei momenti più tristi non si perdeva d'animo e cercava sempre di sorrise. Eppure, in quel momento, nei suoi occhi poté leggere un chiaro segno di stanchezza, probabilmente portato dall'età, o forse, dalle troppe emozioni che si era tenuto dentro in quegli anni. Le fece molto male vederlo in quelle condizioni, perché in fondo, anche lei aveva visto morire sua madre davanti ai suoi occhi e non si era mai sfogata.
C18 le mancava, le mancava da morire. Non aveva mai potuto passare del tempo con lei, non sapeva com'era il suo carattere: a malapena ricordava il suo viso. Anni prima, il suo sogno di poter conoscere sua madre si era realizzato; ma, subito dopo, quel sogno fu infranto da una forza più grande di lei, una forza che aveva già programmato tutto. Quella forza, era il destino. Marron credeva molto nel destino, così come suo padre. Era fermamente convinta che tutto fosse già scritto ed era certa che, un giorno o l'altro, avrebbe vendicato sua madre: Crilin, quando era ancora in vita, era sicuro che il destino avesse stabilito che Cell non sarebbe mai stato sconfitto perché era troppo forte. E forse, non aveva tutti i torti.

 

«Non fa un po' troppo caldo per essere febbraio?» chiese Marron, togliendosi il cappotto.
Trunks osservò per l'ennesima volta la mappa. «In effetti, in Canada non ci dovrebbe essere una temperatura così alta... Eppure la carta non sbaglia!»
«Trunks, guarda la vegetazione: siamo in Brasile! Invece di pensare alla carta, perché non segui ciò che segnala il radar?»
«Sto cercando di fare entrambe le cose e magari non ci saremmo persi se tu mi avessi aiutata!»
Marron aggrottò la fronte. «Io sto all'erta nel caso Cell ci attaccasse. Sto contribuendo più del dovuto.»
Il figlio di Bulma sbuffò. «Già, sei proprio tale e quale a tua madre.»
A quel punto, la bionda gli si parò davanti e gli lanciò un'occhiataccia. «Si può sapere che cosa vuoi da mia madre? Non l'hai nemmeno conosciuta, perciò smettila di nominarla!»
Trunks si irrigidì. Si era lasciato scappare un riferimento a C18 per ben due volte. Ormai non aveva più senso fare finta di nulla.
«In realtà...» esordì, facendo un respiro profondo. «Io l'ho conosciuta.»
Ma, prima che il sayan riuscisse a raggiungere altro, il volto della bionda mutò: da rigido e arrabbiato, diventò rilassato e scioccato.
Il giovane alzò un sopracciglio. «Che ti succede?»
La ragazza deglutì. «Trunks, guarda!» esclamò, indicando un punto preciso ai loro piedi.
Il sayan abbassò lo sguardo. Tra la folta vegetazione della foresta, vi era un grande animale, che però non riusciva a distinguere: stava dormendo e tra le zampe teneva un oggetto che entrambi riconobbero subito.
«Una sfera del drago...» sussurrò il lilla, mentre un sorrisino andava a formarsi sul suo volto.
I due si scambiarono un'occhiata d'intesa, dopodiché, scesero lentamente sulla terraferma, a circa cinquecento metri di distanza dalla loro preda. Era davvero grande per essere un normale orso, ma cosa più strana, oltre a Saya, era l'unico animale ancora in vita che avevano visto. Da diversi anni la vegetazione era diminuita notevolmente e gli animali, lentamente, si erano estinti. Quel luogo, al contrario, sembrava non fosse cambiato per niente.
Entrambi mossero con un passo estremamente lento. Se avessero fatto anche solo il minimo rumore, avrebbero potuto perdere quella brillante occasione che gli si era presentata davanti.
Ad un tratto, però, come per uno strano scherzo del destino, sentirono un urlo provenire dalle loro spalle e subito dopo un tonfo: tutto quel frastuono, ovviamente, fece voltare i due ragazzi che, spaventati, si diressero verso un cespuglio vicino. Marron si sporse leggermente in avanti: nel giro di pochi secondi, sul suo volto andò a formarsi un'espressione molto arrabbiata.
«Hanako!» disse, a gran voce. «Ti avevo detto di restartene a casa!»
La bambina si massaggiò la nuca, non curandosi della ramanzina che le avrebbe fatto di lì a poco la bionda.
«Ehm, ragazze...» balbettò Trunks, attirando la loro attenzione.
Come previsto, l'enorme bestione si era svegliato a causa del rumore provocato dalla caduta di Hanako. Non ci volle molto per distinguere la sua figura: si trattava di un grande orso. A Marron cominciarono a tremare le gambe.
«T-Trunks...» sussurrò.
«Che c'è?»
«I-Io...» la ragazza deglutì. «IO HO PAURA DEGLI ORSI!» gridò, prima di correre via.
L'animale notò il movimento compiuto dalla terrestre e i suoi istinti lo indussero a seguirla. Marron, terrorizzata, non osò voltarsi, ma sentiva i passi dell'animale farsi sempre più vicini. Ad un tratto, inciampò su un masso e si ritrovò a terra. Sentiva che la fine era vicina. Sentiva il forte respiro dell'orso dietro di lei. Poi, però, sentì qualcuno scagliare un'onda energetica.
Si voltò lentamente e nel vedere Hanako e Trunks correre verso di lei, le si inumidirono gli occhi.
«Tesoro, stai bene? Sei ferita?» domandò Trunks, tirandola su per le spalle.
Marron diventò tutta rossa in viso. «Tesoro!?»
Dopo essersi reso conto di quello che aveva detto, anche il sayan arrossì. «S-Scusa, ho sbagliato parola...»
Hanako, in quello stesso istante, scoppiò a ridere. «Non ti fai scrupoli a batterti con un androide pericolosissimo, ma ti fai intimidire da un orso?»
La tempia destra di Marron incominciò a pulsare pericolosamente. «Saranno affari miei... comunque sia, io e te dobbiamo fare un discorsetto!»
La bambina, però, stava pensando ad altro. «Questa qui non è una sfera del drago, è un semplice frutto simile alla pesca.»
Trunks prese tra le mani l'oggetto. Hanako aveva ragione: all'apparenza pareva un oggetto duro, ma in realtà era molto soffice e aveva un buon profumo.
Marron si alzò in piedi e si scostò la polvere dai pantaloni. «Adesso la sfera non ha importanza. Potresti dirci come hai fatto a trovarci? Ma soprattutto, a raggiungerci?»
La bimba arrossì. «Ecco... potrei avere imparato a volare guardandovi mentre vi allenavate.»
La bionda sussultò. «Cosa?» mormorò, incredula. «Com'è possibile? Io ci ho messo sei mesi ad imparare!»
«A me è bastato poco.» ammise la bambina. «Quando ero più piccola, mio padre mi ha insegnato le basi, ma non ero capace a controllare la mia forza interiore. Osservandovi mentre mi allenavate, ho capito dove sbagliavo e quando voi eravate da vostra madre, io mi esercitavo.»
Marron guardò attentamente la bambina. All'apparenza sembrava una ragazzina fragile e piagnucolona, ma in realtà, era molto più sveglia e intelligente di quanto pensasse. Ma soprattutto, era davvero tanto furba.
Ritornata alla realtà, la figlia di Crilin sentì lo sguardo del sayan su di sé. Sapeva che doveva dirle qualcosa, ma forse non era del tutto pronta ad ascoltare le sue parole.

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Capitolo 10
*** E' troppo presto per vendicarsi ***


Capitolo 10
“E' troppo presto per vendicarsi”



Hanako si era addormentata già da un bel pezzo. Nonostante quello che possedesse l'orso fosse un semplice frutto, il radar captava comunque un segnale. Dopo che Marron ebbe fatto una ramanzina coi fiocchi alla bimba, i tre esplorarono per tutto il pomeriggio la foresta. Alla fine, però, non trovarono nulla e Hanako andò a dormire molto presto.
Nonostante il sole fosse tramontato già da un paio d'ore, il cielo era ancora chiaro.
Marron e Trunks erano seduti uno di fronte all'altro; davanti a loro c'erano gli le briciole dei panini che Ikue e Bulma gli avevano preparato prima di partire.
Il lilla continuava a sfregarsi le mani incessantemente.
«Per caso hai freddo? Eppure io sto morendo di caldo!» ironizzò la bionda.
Trunks sospirò. «Sai bene che lo faccio quando sono agitato, perciò non fare la sbruffona, sembri mio padre!»
Marron s'irrigidì. «Prima somiglio a mia madre, poi a tuo padre...»
Il sayan abbassò lo sguardo. «Scusami. Avrei dovuto dirtelo prima.»
Un lieve venticello fece ondeggiare i biondi capelli della giovane, che, deglutendo rumorosamente, cercò di prepararsi a ciò che il fratello adottivo le stava per dire.

***

«...A quanto pare questa mattina Cell ha attaccato gli abitanti della Città del Sud!» esclamò la giornalista, attirando l'attenzione di Bulma, Marron e Trunks, che stavano pranzando insieme. «Per ora, sono stati trovati ben 3104 cadaveri e 17 feriti gravi. Molti corpi sono andati bruciati, mentre altri...»
La scienziata spense immediatamente il televisore. Dopo la morte di Vegeta, per un certo periodo, quando sentiva nominare l'androide verde andava fuori di testa. Lo stesso valeva per Trunks, che spesso era scoppiato a piangere davanti a tutti. La piccola Marron soffriva per la perdita di Crilin, ma aveva sempre cercato di non mostrarlo in pubblico e quando la sua madre e il suo fratello adottivo si lasciavano andare, lei non sapeva mai come comportarsi.
«Oggi vai da Gohan ad allenarti?» chiese la scienziata, con voce tremante.
Il bambino si limitò ad annuire.
«Perché non posso andare anche io ad allenarmi?» domandò la biondina.
Bulma si massaggiò le palpebre con le dita. «Marron, tesoro, te l'ho già spiegato diverse volte. Trunks è più grande di te ed è un maschio, perciò è bene che tu aspetti ancora un paio d'anni prima di sottoporti agli allenamenti di Gohan. Non sembra, ma sono molto stancanti!»
La bambina gonfiò le guance, segno che si era offesa. Dopo poco però, rilassò i muscoli del viso e rivolse un sorriso dolce al fratello, augurandogli buona fortuna.

 

Se mia madre mi becca, è la fine pensò Trunks, mentre volava verso Sud.
Quel pomeriggio sarebbe dovuto rimanere a casa a giocare con Marron, ma per fortuna, poté contare sulla scarsa memoria della bambina. Quando aveva sentito quella notizia alla tv, non ci pensò su nemmeno due volte: la scusa dell'allenamento con Gohan le era sembrata più che valida, ma non aveva minimamente pensato alle conseguenze. Non era mai stato bravo a nascondere dei segreti ed era certo che, presto o tardi, qualcuno lo avrebbe beccato. Ma, se fosse riuscito a rendere pan per focaccia a quel maledetto mostro, forse, lo avrebbero accolto con un po' più di dolcezza.
Hai promesso a Marron che avresti vendicato suo padre si ripeté, per darsi forza.
L'idea di affrontare Cell non lo spaventava per niente. In realtà, era il pensiero che potesse non fargli nemmeno un graffio a farlo impazzire. Per un attimo, fu quasi tentato di tornare indietro, ma ormai era tardi: si trovava all'entrata dell'ormai rasa al suolo Città del Sud. C'erano numerose ambulanze e un odore nauseabondo gli attraversò le narici. Vide del sangue sparso un po' ovunque, ma non si scompose:
doveva trovare Cell ad ogni costo.
Volò in direzione di qualche isola più a nord. Era sicuro che l'androide non si fosse allontanato molto e che, sicuramente, se fosse stato nelle vicinanze, avrebbe sentito subito la sua aura. Dopo pochi minuti, Trunks si fermò. Il mare sotto di lui era calmo e nel cielo c'erano molti gabbiani che volavano tranquilli. Il sole picchiava molto forte e lui aveva caldo. Ad un tratto, cacciò un urlo molto potente: un urlo disperato, un urlo dentro la quale c'erano diverse sensazione, come la rabbia e la paura.
«Ragazzino, ti sembra normale urlare in questo modo? Potresti svegliare qualcuno!»
Il bambino si voltò.
«Maledetto...» bisbigliò, stringendo i pugni. «MALEDETTO!» gridò, questa volta con più voce.
«Accipicchia, a quanto pare abbiamo voglia di alzare la voce.» soffiò Cell, mentre un ghigno andò a formarsi sul suo viso. «Si può sapere chi sei, ragazzino?»
«Io sono Trunks Brief...» rispose, trattenendo a stento le lacrime. «Sono il figlio del Principe Vegeta e sono qui per vendicare la morte di mio padre.»
Dopo un primo momento di esitazione, Cell scoppiò a ridere. «Oh, quindi tu saresti il figlio di quel sayan? Sei davvero convinto di poter fare qualcosa contro di
me
L'androide si fece stranamente serio: Trunks, al contrario, era quasi sul punto di scoppiare. Si vedeva che era nervoso e che avrebbe tanto voluto scoppiare a piangere, ma si trattenne per suo padre. Lui era un sayan e aveva un orgoglio da mantenere. O almeno, era quello che suo padre gli aveva sempre detto.
«Sì...» sussurrò dopo pochi secondi di silenzio. «Io ti batterò, fosse l'ultima cosa che faccio!»
Il bambino scattò in direzione del suo nemico e cercò di colpirlo alla bocca dello stomaco, ma Cell fu più veloce e parò il colpo piegando il braccio destro. Poi, con una rapidità incredibile, si teletrasportò dietro a Trunks e lo colpì sulla schiena, facendolo volare verso il basso. Prima che cadesse in mare, il verde lo raggiunse e lo rispedì in aria, dandogli una ginocchiata sullo stomaco. Per i seguenti due minuti, il figlio di Vegeta fu letteralmente torturato dall'androide e non trovò la forza di rispondere ai suoi attacchi.
L'androide incominciò a ridere sonoramente. «E tu credevi davvero di potermi battere? Sparisci dalla mia vista, pivello!»
Il giovane sayan inspirò ed espirò profondamente. Era pieno di lividi sulle braccia, si era rotto il labbro e continuava ad uscirgli sangue dal naso. Possibile che quell'androide fosse più forte di quanto pensasse? Possibile che, in pochissimo tempo, l'avesse conciato così male?
Non ce la faccio... non sono degno di essere un sayan... pensò amaramente, sul punto di arrendersi. Poi però, gli tornarono alla mente le parole che gli aveva detto suo padre tempo prima, durante uno dei suoi ultimi giorni di vita.
«In questo periodo sei diventato molto forte!»
Si trattava di una semplice frase, poche semplici parole che qualunque padre avrebbe detto al proprio figlio notando dei progressi. Ma quelle parole per Trunks avevano un significato importante, perché gliele aveva detto il suo papà.
Gli tornò alla mente il sorriso furbo di Vegeta e realizzò che non lo avrebbe mai più visto. In quel momento, si sentì pervadere da molta energia e riuscì a trovare le forze per trasformarsi in super sayan.
Sul volto di Cell andò a formarsi un ghigno. «Questo significa che farai sul serio?»
Trunks strinse i denti. Era pronto per combattere di nuovo, ma ad un tratto, percepì una sensazione strana. Sentì un dolore atroce partire dal collo e attraversargli tutto il corpo. Poi, ad un tratto, svenne.

 

Quando il bambino aprì gli occhi, se li stropicciò per bene prima di rendersi conto di non trovarsi alla Capsule Corporation. Non ebbe neanche il tempo di guardarsi intorno che un ragazzo moro si presentò sulla soglia.
«Sorellina, il sayan si è svegliato.»
Trunks non riuscì a credere ai suoi occhi. Istintivamente, si mise in piedi, in posizione difensiva.
«C17...» disse, guardandolo con disprezzo.
«Calma ragazzino, non ho intenzione di farti del male.»
«Non credevo che l'avresti mai detto.» ironizzò una biondina, che era apparsa in quel momento dal corridoio.
Il lilla si irrigidì. Sapeva che la donna che aveva davanti era C18, la madre di Marron, ma di certo incontrarla era l'ultimo dei suoi piani.
«Che c'è? Sembra che tu abbia visto un fantasma.» disse la cyborg, riferendosi allo sguardo sconvolto del bambino che si trovava di fronte.
«Voi... che cosa...» balbettò, non sapendo bene cose dire.
C17 lo anticipò. «Abbiamo sentito la tua aura e quella di Cell. Avevamo capito che era in corso un combattimento, così abbiamo deciso di intervenire. Quando siamo arrivati, tu sei svenuto e sei caduto in mare. C18 si è catapultata a salvarti, mentre io mi sono occupato per un po' dell'androide, dopodiché, non appena ci è stato possibile, siamo scappati e ci siamo rifugiati qui.»
Il bambino si prese qualche secondo per comprendere il tutto. «Perché mi avete salvato?»
«Dovevamo lasciarti annegare?» chiese ironicamente C18. «Andiamo, ti devo cambiare quella benda.» proseguì, accennando al braccio di Trunks.
Preso com'era da quell'assurda conversazione, il bambino non si era reso conto che il suo avambraccio destro era stato fasciato. In silenzio, seguì la donna fino al bagno: si sedette sopra ad una lavatrice malandata e C18 iniziò a medicarlo, in silenzio.
«Io...» esordì, sospirando. «Ti ringrazio.»
«E di cosa?»
«Per avermi salvato la vita.»
La cyborg scoppiò a ridere. Era una risata cristallina, anche se era chiaro che dietro ci fosse un'infinita tristezza. I suoi occhi di ghiaccio inespressivi, un realtà, erano lucidi e Trunks si domandò come avesse fatto una donna così bella ad uccidere tante vite innocenti per puro divertimento. Era bella, molto bella e somigliava incredibilmente a Marron. Una persona qualsiasi le avrebbe tranquillamente scambiate per sorelle.
«Che ho detto di così divertente?» chiese, inarcando un sopracciglio.
«Me lo chiedi di nuovo? Cosa dovevo fare, vederti morire?»
«Beh, da quanto mi risulta, in passato hai ucciso diverse volte.»
«In passato.» soffiò lei, terminando di bendare la ferita di Trunks. «Adesso però sono cambiata.»
Il lilla si grattò la nuca. Che cosa doveva fare? Dirle di Marron o stare zitto?
Prima che potesse prendere una decisione, C17 li raggiunse.
«Il figlio di Goku è qui.» disse, con voce neutra.
Gli occhi di Trunks cominciarono a brillare. Senza farselo ripetere due volte, saltò giù dalla lavatrice e corse fuori dall'abitazione.
Gohan era lì, in piedi, con le braccia conserte.
«Gohan!» esclamò il ragazzino, correndogli incontro per abbracciarlo.
Il sayan più grande, però, si tirò indietro e rivolse un'occhiata severa al più giovane, dopodiché si voltò e spiccò il volo.
Trunks sospirò, consapevole che il suo insegnate lo avrebbe sgridato. Ringraziò nuovamente i due cyborg, prima di seguire il suo amico.

 

«Sei uno sciocco.» esordì il figlio di Chichi, socchiudendo gli occhi a due fessure. «Saresti potuto morire.»
Il bambino deglutì. «Come hai fatto a trovarmi?»
«Questa mattina Bulma ci ha telefonato, chiedendo se fossi rimasto a dormire da me. Per fortuna mia madre era alla Città dell'Ovest per fare alcune commissioni, così ti ho potuto coprire. Allora ho localizzato la tua aura e C17 mi ha raccontato quanto era accaduto.»
Il figlio di Vegeta abbassò leggermente il capo, osservando il paesaggio che muoversi sotto di lui. «Mi dispiace.»
Il moro non si scompose, anzi, continuò a mantenere lo sguardo serio fisso davanti a lui. «So quello che volevi fare. Anche io vorrei tanto vendicarmi, ma sono consapevole che è tutto inutile. Un giorno, forse, riusciremo a battere Cell e far tornare indietro tutti quelli che sono morti. Ma quel giorno non è oggi Trunks, quel giorno è ancora molto lontano e provarci ora ci condurrà solo verso una morte sicura, ficcatelo bene in testa.»
Il piccolo annuì. «Posso... posso dire a Marron che ho conosciuto sua madre?»
Gohan scosse la testa. «E' meglio di no. Sono certo che poi ti supplicherebbe di portarla da lei e tu, cotto come sei, la accontenteresti subito!»
Il diretto interessato avvampò. «Ma che cavolo stai dicendo!?»
Di fronte a quella reazione, il figlio di Goku scoppiò a ridere.

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Capitolo 11
*** Ritorno a casa ***


 

Capitolo 11
“Ritorno a casa”

 



«Ho conosciuto tua madre poco dopo la morte di mio padre. Ero davvero disperato e volevo a tutti i costi vendicare lui, Crilin e tutti gli altri. Mi spiace non avertelo detto prima, ma Gohan mi aveva chiesto di non farlo.» concluse il sayan, dopo aver raccontato alla terrestre come aveva conosciuto sua madre.
«Ci credo, tutto ciò che diceva Gohan era sacro per te.» sbuffò la ragazza, massaggiandosi le palpebre con due dita.
Trunks la osservò con lo sguardo triste. Entrambi ne avevano passate davvero tante e forse era vero che Marron le piaceva: però, anche quando erano insieme, al lilla tornava in mente lo sguardo severo di Gohan quando li allenava, oppure il suo sorriso quando si fermava a dormire con loro alla Capsule Corporation. Lui e Marron avevano trascorso tutta la loro vita uno al fianco dell'altro, ma fino a pochi anni prima, c'era Gohan a guidarli. Lui era più grande, sapeva molte più cose e aveva fatto il possibile per insegnargliele tutte. Doveva essere rispettato per tutte le sue buone azioni; eppure, Marron non aveva mai dato alcun segno di riconoscimento verso il figlio di Goku, anzi, le interessava soltanto di sua madre, la cyborg omicida. Ma perché?
«Quante volte l'hai vista, dopo quell'episodio?» chiese la bionda, dopo aver passato qualche minuto in silenzio.
«Tre, forse quattro volte.» rispose il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli.
Marron si rinchiuse nuovamente nel suo silenzio, con occhi inespressivi: poi, con delicatezza, entrò nella tenda e si addormentò. O almeno, questo fu quello che pensò Trunks.

 

«Guarda Marron, quel frutto è bellissimo!»
La ragazzina alzò lo sguardo: sopra di loro, c'era un grande albero dai lunghi rami, con dei frutti gialli a forma di stelle.
Marron tirò un calcio al tronco dell'albero, facendo cadere una decina di quei frutti e Hanako li prese prima che toccassero terra.
«Questo frutto si chiama Carambola.» spiegò la bionda, aiutando la bimba a metterli nello zaino. «Ha un gusto un po' aspro, perciò non penso che ti piacerà.»
«Non importa, a me piace per la sua forma!» esclamò Hanako, sorridendo. «Torniamo da Trunks, sono certa che quando si sveglierà vorrà subito assaggiarlo! E poi, gli altri potremmo portarli a casa e farli assaggiare a tutti!»
Marron abbozzò un sorriso. Hanako era una bambina sveglia e sapeva benissimo che la ricerca delle sfere del drago era indispensabile per la loro sopravvivenza: eppure, non riusciva a non comportarsi come se fossero in vacanza.
Quando ritornarono nel luogo in cui dormivano già da qualche giorno, si accorsero che Trunks non era nella tenda.
«Stai tranquilla, ci penso a trovarlo.» disse Marron, localizzando immediatamente la sua aura.
La ragazza spiccò il volo, seguita a ruota dalla castana: il figlio di Bulma distava pochi metri da loro e si trovava in cima ad una cascata.
«Che succede?» chiese la bimba, affiancando il ragazzo.
Quest'ultimo sospirò, stringendo a sé il radar cerca sfere. «Ho perso il segnale.» sussurrò. «Avevo captato nuovamente il segnale... ma si è spostato praticamente subito. Come se si fosse teletrasportato.»
Ad un tratto, le lacrime solcarono il viso di Trunks, che lasciò cadere il radar a terra.
Marron si avvicinò a lui e posò una mano sopra alla sua spalla. «Adesso calmati Trunks, non è la fine del mondo! Prima o poi troveremo tutte le sfere, ci puoi scommettere!»
«Già, prima o poi...» Singhiozzò. «Ma quanto ancora andrà avanti questa storia? Per quanto tempo dovremo esplorare il mondo per cercare delle stupide sfere? Io... io...»
La bionda prese un respiro profondo, dopodiché lo strinse forte in un caldo abbraccio. Inizialmente, Trunks si irrigidì, ma poi, rilassò i muscoli e ricambiò il gesto, che sembrò calmarlo almeno un po'.

 

«Non fa un po' troppo freddo per essere marzo?»
Trunks si voltò verso la bionda e gli sembrò di avere una sorta di dejà vu.
«Stiamo andando in Inghilterra. In questa zona piove sempre, perciò è normale che faccia un po' più freddo!»
«A me non sembra che stia piovendo...» esordì Hanako.
Marron fece una smorfia. «Infatti, sta nevicando! Trunks, guarda quel cartello laggiù.»
Il diretto interessato abbassò lo sguardo. «Ja... Jakutsk?»
«Esatto Trunks, Jakutsk: siamo in Russia!»
La bionda lo fulminò con lo sguardo e Trunks si lasciò andare ad una risatina nervosa. Si erano persi. Di nuovo.
«Ci conviene trovare un posto dove stare.» suggerì Hanako, scendendo di quota.
I due fecero lo stesso, ma non appena arrivarono a terra, Trunks cominciò a starnutire ripetutamente.
«Così impari a non metterti il cappotto!» esclamò la figlia di Crilin, dando il cinque alla bambina.

 

Dopo pochi minuti, i tre riuscirono a trovare una casa ancora intatta, con un camino e un ripostiglio pieno di legna.
«Non possiamo rimanere qui per molto. Fa troppo freddo.» disse Marron, addentando una mela.
«Il segnale del radar indicava uno stato a ovest. Perché andiamo sempre dalla parte opposta?» Il lilla sospirò. «Ormai abbiamo perso il segnale. Domani mattina ci toccherà ripartire.»
Hanako bevve un sorso d'acqua. «Quando torneremo a casa? Siamo via già da più di un mese e voi avevate detto che sarebbe bastata una settimana.»
Il sayan si grattò la testa. «Non saprei, ma di certo non subito. Non mi pare adeguato tornare a casa a mani vuote. E poi, sai benissimo che io e questa signorina qui siamo inaffidabili: noi te l'avevamo detto che era meglio non seguirci, ma tu hai fatto di testa tua!»
Marron si avvolse una coperta intorno alle spalle. «Trunks, è vero, Hanako ha sbagliato a seguirci, ma ciò non toglie il fatto che adesso sia con noi. E poi non ha tutti i torti: sarebbe quasi ora di fare ritorno a casa.»
Il sayan masticò lentamente un pezzo di pane. «Vorrà dire che domani faremo ritorno al paese.» disse, ancora con la bocca piena. «Ma poi ci conviene riprendere le ricerche al più presto.»

 

Quando Marron, Trunks e Hanako fecero ritorno a casa, fu Ikue ad aprire la porta.
«Ragazzi?» sussurrò, non credendo ai suoi occhi. «Oh mio Dio, finalmente siete tornarti!» esclamò poi, abbracciandoli tutti e tre.
Nel giro di pochi secondi, furono raggiunti da Bulma, Akio e Yaichi.
«Ormai pensavamo foste andati in vacanza!» scherzò Akio, rivolgendo un'occhiata divertita a Trunks.
Bulma incrociò le braccia, osservandoli in malo modo. «Si può sapere perché non siete tornati prima!?»
Trunks sobbalzò.
«Perché mister so tutto io non aveva alcuna intenzione di tornare a mani vuote e non essendo capace ad usare il radar, ci ha fatto sbagliare strada per ben due volte!» rispose la bionda, provocando una risatina da parte di Hanako.
Yaichi si schiarì la voce, facendo subito sbiancare la nipote.
«E tu invece che mi dici?» ironizzò il dottore, mentre la bimba si nascondeva dietro a Marron.
«Ehm... io...» Deglutì. «Mi dispiace, nonno...»
Yaichi si abbassò, potendola così abbracciare. «Non sono mai stato in pensiero per te, perché sapevo che c'erano loro due a proteggerti.» ammise, rivolgendo poi un'occhiata ai due ragazzi. «Vi ringrazio infinitamente per esservi presi cura di lei.»
Marron mise la mano su un fianco. «Si figuri!»
Poi, si voltò verso Trunks, che le rivolse un sorriso. Marron provò una strana sensazione, dopodiché arrossì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, detto con sincerità, questo capitolo non mi convince molto, ma ormai l'avevo scritto... comunque, mi spiace dirlo ma la storia è quasi alla fine, credo che scriverò ancora quattro o cinque capitoli (poi, lo sapete anche voi, può cambiare qualcosa all'improvviso)
Cambiando argomento, se vi può interessare, ho deciso di aprire una pagina Facebook dove scriverò se dovrò dire qualcosa riguardo alle fanfiction (ma non solo! ;)), per vederla vi basta cliccare qui :)

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Capitolo 12
*** Questione geografica ***



Capitolo 12
“Questione geografica”

 



«Svegliati Trunks, devi prepararti per andare a scuola!» gridò Bulma, fermandosi nel corridoio.
Si udì una flebile voce controbattere.
«Dai mamma, ancora cinque minuti!»
Crilin fece una piccola risata, sedendosi a tavola.
«Ogni mattina è sempre la stessa storia!» esclamò il terrestre, versando del latte nel bicchiere di Marron.
La piccola osservò il liquido bianco, ma in realtà, la sua mente era da un'altra parte.
«Papà... perché io non posso andare a scuola?»
«Perché tu sei troppo piccola, tesoro. Ma vedrai che tra un paio d'anni, tu e Trunks potrete andare a scuola insieme!»
La biondina annuì: cominciò a bere il latte a piccoli sorsi.
«Papà...» disse ancora, posando il bicchiere sul tavolo di legno. «Perché io non ho una mamma?»
Crilin sussultò. «Tu ce l'hai una mamma.»
«Bulma non è la mia mamma. Perché quella vera non è qui con noi?»
«Beh...» Si passò una mano tra i capelli neri come la pece. «E' complicato.»
«Sono troppo piccola anche per questo, vero?»
Il terrestre sospirò. Non gli piaceva non raccontare la verità alla figlia, ma era davvero troppo piccola per capire certe cose.
«Un giorno saprai tutto.» disse semplicemente.
«Posso almeno sapere il suo nome?»
Il padre annuì. «Si chiama C18.»

 

 

Tre anni dopo, il desiderio di Marron fu esaudito: la bambina iniziò finalmente a frequentare la prima elementare. La mattina venivano accompagnati da Bulma, mentre all'uscita, siccome più tardi avrebbe allenato Trunks, era Gohan che passava a prenderli.
Fu un anno scolastico abbastanza scorrevole. Marron dimostrò di essere particolarmente portata per la geografia e la matematica, anche se era una frana in educazione fisica. Ma presto Gohan avrebbe incominciato ad allenare pure lei, perciò non era un problema.
Un pomeriggio, però, quando i bambini uscirono da scuola, trovarono Muten ad attenderli.
«Vostra madre sta lavorando e Gohan non si è sentito molto bene.» esordì il vecchio, con le mani incrociate dietro alla schiena. «Perciò, per le prossime due ore, vi chiedo per piacere di non...»
I due bambini, ormai, erano corsi via.
Muten sospirò. Sapeva benissimo che fermarli sarebbe stato inutile, ma si augurò mentalmente che non andassero a cacciarsi in qualche guaio.

 

«Fortuna che stamattina la mamma mi ha dato qualche monetina!» esclamò Trunks, porgendo a Marron il ghiacciolo alla fragola.
I due si sedettero nella panchina di quel parco. La primavera era arrivata da poco, ma faceva già parecchio caldo.
«Tu hai mai visto Cell?» chiese ad un tratto la bimba.
Trunks, però, era sovrappensiero. «Eh?»
«Ti ho chiesto se hai mai incontrato Cell.»
Il lilla lanciò il bastoncino di legno davanti a lui e questo finì dritto dentro un cestino.
«No.» mentì. «Però so com'è fatto. E' grosso e verde e ha una lunga coda con una sorta di ago alla fine.»
Marron rabbrividì. «Sembra disgustoso. Ma come fai a sapere com'è fatto se non l'hai mai visto?»
«Poco tempo fa hanno fatto vedere una sua foto in televisione. Non ricordi?»
La bionda scosse la testa, in segno di negazione.

 

***


«Te lo ripeto per la centesima volta: potrei anche essere il peggiore in fatto di geografia, ma in quel momento il radar puntava verso nord, cioè dalle parti del Canada: se però siamo andati a sbattere in Brasile, significa che qualcuno ha usato il teletrasporto!»
«Oppure non sei capace a leggere una cartina e basta!» soffiò Marron, convinta della sua teoria.
Trunks si passò una mano fra i capelli, sfinito.
«Marron, per favore. Tu ti fidi di me, giusto?»
La bionda trasalì. Arrossì un poco, prima di rispondere. «Sì.»
Il figlio di Vegeta sorrise. «Allora stanotte proviamo ad andare a cercare le sfere e vediamo che cosa succede. Sono certo che c'è qualcosa che non va e voglio dimostrartelo!»

 

Come stabilito, non appena furono sicuri che Hanako e Yaichi si fossero addormentati, i due ragazzi cominciarono le loro ricerche.
Volarono senza meta per più di un'ora, fino a quando, all'improvviso, il radar cominciò ad emettere un piccolo segnale.
«Punta verso nord!» esclamò Trunks, aumentando la velocità.
Dopo pochi secondi, però, il segnale sparì.
«Ma cosa...» mugugnò Marron, strabuzzando gli occhi.
Un sorriso soddisfatto andò a formarsi sul volto del lilla.
«Che ti dicevo? Non ho le traveggole, c'è qualcosa che non va.»
Trunks alzò lo sguardo. La bionda le aveva tolto di mano il radar e aveva iniziato a muoversi verso est.
«Dove stai andando?» chiese lui.
La ragazza non rispose e continuò a cambiare meta per qualche minuto, sotto lo sguardo sbigottito dell'amico.
«Marron, mi spieghi cosa diamine stai facendo!?»
La figlia di C18 sospirò, lanciandogli poi il radar. «Guarda tu stesso.»
Il lilla abbassò lo sguardo in direzione del piccolo apparecchio elettronico: il segnale non era più uno, bensì nove e si trovavano tutti nelle vicinanze, ma in punti completamente diversi.
«Qui qualcuno si sta prendendo gioco di noi...» sussurrò il ragazzo, guardandosi intorno.
Marron chiuse gli occhi e si concentrò sulla zona. Sentiva un'aura sconosciuta azzerarsi e ritornare quella di sempre nel giro di pochi secondi.
«E' qui vicino.» disse ad un tratto Trunks, mettendo il radar nella tasca del cappotto.
La figlia di Crilin continuò a cercare quell'aura e passarono ancora un paio di minuti in quel modo. Poi, con uno scatto, la ragazza scagliò un'onda energetica alla sua sinistra, quasi sfiorando il fratello.
«Sei impazzita!? Potevo rimanerci secco!»
Ma, mentre il sayan si lamentava, una figura ricevette pienamente il colpo della bionda. Trunks si voltò e non appena riconobbe quell'essere, serrò i pugni.
«E' Cell.» disse Marron, più a sé stessa che all'amico.
I due schizzarono contro il loro nemico, ancora stordito per la botta ricevuta; quando, però, il lilla cercò di tirargli un pugno, il mostro verde fu più rapido e gli diede una ginocchiata nello stomaco.
«Raggio oculare!»
Fortunatamente, Marron riuscì ad evitare l'attacco appena in tempo, dopodiché raggiunse Trunks e si assicurò che stesse bene.
«Io ho qualcosa che a voi interessa.» esordì l'androide, con un ghigno malefico sul viso.
«Dacci subito la sfera del drago.» soffiò Trunks, con un tono di voce aggressivo.
«E perché dovrei? Anche io, come voi, sono alla ricerca delle sfere del drago. Il massimo che posso fare, è chiedervi di darmi tutte quelle che avete trovato: in cambio, magari, potrei lasciarvi in pace per sempre.»
«Non aspettarti che ti daremo le nostre sfere!» esclamò Marron, incrociando le braccia.
Cell si fece serio. «Allora, in tal caso, ve la farò pagare molto cara. Sta a voi decidere.»
Vi fu un assiduo scambio di occhiatacce fra i tre, che si concluse solo pochi minuti dopo, a causa del mostro verde.
«Visto che ci tenete tanto a questa stupida sfera, andate a prendervela!»
La sfera arancione fu scagliata violentemente verso il basso e Trunks, istintivamente, si affrettò a seguirla per evitare che si schiantasse al suolo: il piccolo oggetto, però, era stato lanciato con molta forza e si muoveva ad una velocità estrema. Il ragazzo non era sicuro che sarebbe riuscito a recuperarla, ma doveva comunque provarci.
Invece, Marron doveva vedersela con Cell. In quel momento c'erano soltanto loro due ed era finalmente arrivata la sua opportunità di vendicarsi.
Non aveva per niente paura. Tutto ciò che sentiva dentro era un grande odio nei confronti di quell'essere e una voglia matta di farlo a pezzi.
A cominciare, fu l'androide: quest'ultimo scattò verso la ragazza, che fece lo stesso. Non appena furono abbastanza vicini, ebbe inizio uno scontro corpo a corpo.
«Vediamo un po', al tuo amichetto ho portato via il paparino.» disse il verde, tra una mossa e l'altra. «E tu, invece? Chi diavolo sei?»
Marron si teletrasportò lontana da lui, per cercare di riprendere fiato.
«Hai ucciso i miei genitori.» sussurrò, facendo dei respiri profondi.
Cell, all'improvviso, spalancò gli occhi. «Adesso ho capito...» esordì, col suo solito ghigno. «Tu sei la figlia di C18 e di quell'insulso umano che l'ha salvata qualche anno fa.»
La bionda, in tutta risposta, prese a volare nella sua direzione, nel tentativo di ricominciare a combattere. Ma così non fu.
«Mi dispiace ragazzina, ma per stavolta la battaglia si conclude qui.»
E detto questo, l'androide si teletrasportò chissà dove, lasciando la terrestre con mille domande per la testa.

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Capitolo 13
*** Lacrime e sangue ***



Capitolo 13
“Lacrime e sangue”

 



Marron si passò una mano fra i capelli spettinati, emettendo un sospiro di sollievo. Era un bene che Cell se ne fosse andato, anche perché, a dirla tutta, non ne aveva voglia di combattere con tutte le sue forze a notte fonda. Si stiracchiò leggermente, contenta del fatto che a breve sarebbe andata a dormire.
Poi, si ricordò.
Spalancò gli occhi e nel giro di pochi secondi, volò con una rapidità eccessiva verso la foresta sotto di lei, seguendo l'aura di Trunks, che si era fermato a terra.
Dio, speriamo che ce l'abbia fatta. pensò, mentre l'ansia cresceva a dismisura dentro di lei.
Quando, finalmente, si avvicinò al sayan, prese un respiro profondo e gli mise una mano sulla spalla. Spostò il suo sguardo poco più in basso: Trunks stringeva tra le mani la sfera dalle sette stelle, senza il minimo segno di rottura. Era ancora intatta.
«Ce l'ho fatta...» sussurrò il ragazzo, mentre la bionda sfiorava con le dita il bottino.
«Si, Trunks. Sei stato bravo» disse lei, seriamente contenta.
Il lilla, però, si fece all'improvviso serio. «Ti ha fatto del male?»
Marron scosse la testa, in segno di negazione. A quel punto, il figlio di Vegeta ritornò a sorridere, alzando lo sguardo verso il cielo scuro.
«Ce ne mancano solamente due, ti rendi conto? Ancora due sfere e tornerà tutto come prima!»

 

***

«Bene, la lezione di oggi è conclusa. Come ho già detto, la ricerca è da consegnare entro venerdì. Buon pomeriggio a tutti!»
«Anche a lei, signora maestra!»
I pochi alunni si alzarono dal proprio banco e si diressero allegramente fuori dall'aula. Tutti, tranne lei.
«Oh, Marron. C'è qualcosa che non va?»
La bambina abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzata. «Ehm, ecco...»
Deglutì rumorosamente, facendo sorridere la giovane donna che si trovava davanti.
«Suvvia, lo sai che con me puoi dire tutto, ormai ti conosco bene! E' successo qualcosa con Trunks?»
La biondina scosse la testa. «No no, con mio fratello è tutto a posto. In realtà... io le volevo parlarle di me. Come sa, tutti i pomeriggi ho gli allenamenti di arti marziali e...»
«Ti darò più tempo per consegnare la relazione, se è questo che vuoi chiedermi. In fondo, in questa classe sei l'unica con delle buone capacità e non posso permettere che la mia migliore alunna abbia un calo.»
Marron arrossì, dopodiché fece un inchino. «La ringrazio infinitamente! Le prometto che lunedì mattina troverà il compito sulla cattedra!»
La maestra le fece un occhiolino. «Non ce n'è alcun bisogno. Però voglio che tu faccia del tuo meglio con gli allenamenti. Salutami Son Gohan e dì a tuo fratello di venirmi a trovare di tanto in tanto!»
La bambina abbozzò un sorriso e dopo aver salutato la maestra, si avviò verso casa.

 

«Non riesco a credere che le hai chiesto di posticipare la data di consegna della ricerca. Fai solo quinta elementare, i vostri compiti sono mille volte più facili dei miei!» sbuffò Trunks.
Marron abbassò lo sguardo. «Ormai quella scuola chiuderà presto. E' normale che ci trattino bene.»
«Se continuano a morire persone, è normale che la scuola chiuda. Quanti alunni sarete in totale: venti, ventidue forse?» domandò Chichi, porgendo ai due un piattino con dei biscotti.
«Siamo in diciassette,» disse Marron, addentando un dolcetto.«ma ci hanno riuniti tutti nella stessa classe. Che un alunno faccia prima o quarta elementare, a loro non interessa, non fanno distinzione: ci sono così pochi bambini in città che cercano di insegnare più cose possibili a tutti.»
La terrestre sospirò, posando i gomiti sul tavolo. «Speriamo che questa storia si concluda presto.»
«Se riesco ad allenare questi due marmocchi come si deve, allora avremmo qualche chance di far tornare tutto alla normalità.»
La voce di Gohan si sparse per tutta la stanza: il sayan era appena giunto in cucina e stava sistemando la sua tuta da combattimento. «Siete pronti?»
I due fratelli si scambiarono un'occhiata, dopodiché annuirono. «Prontissimi!»

 

«Adesso hai capito perché ho chiesto del tempo in più?» chiese ironicamente la figlia di Crilin, col respiro affannato.
Anche Trunks, a dirla tutta, non era in condizioni migliori. Gohan, di tanto in tanto, li sottoponeva ad allenamenti
davvero duri.
Il loro maestro era appena rientrato in casa e i due, prima di tornare alla Capsule Corporation, preferirono fare una pausa, seduti sulla riva del ruscello.
«Sai, credo che sarebbe un bene se la scuola elementare chiudesse.»
«Perché dici così?»
Il lilla si passò una mano fra i capelli sudati. «È meglio così. Cell potrebbe comparire da un momento all'altro e non sarebbe bello se venissero sterminati altri bambini.»
La bionda lanciò un sassolino sullo specchio d'acqua. «Prima o poi accadrà lo stesso, lo sai bene.»
Trunks sospirò, consapevole che l'amica aveva pienamente ragione. La sola cosa che potevano fare era allenarsi e diventare sempre più forti. Era l'unica opportunità che avevano per salvare la Terra.

***


«Posso venire con voi?»
Trunks sbuffò, caricandosi lo zaino vuoto in spalla. «Ti ho già detto di no. E se ti azzardi a seguirci come l'ultima volta, te la farò pagare cara!» esclamò, facendole il solletico.
Hanako scoppiò a ridere, arrossendo lievemente. «Hai ragione, è meglio se resto qui.»
«Dove state andando?» domandò Bulma, raggiungendo Marron in quella che era ormai divenuta la sua camera da letto.
«Akio e Yaichi hanno detto che ci sono poche provviste» esordì, legandosi i capelli biondi in una coda di cavallo alta. «Io e Trunks ci siamo offerti di andare a cercare qualcosa nelle poche città ancora intatte che si trovano nei dintorni. Così, nel frattempo, continueremo le ricerche per le restanti sfere del drago.»
La turchina si appoggiò allo stipite della porta, le braccia incrociate e un sorriso amorevole stampato in volto. «Siate prudenti.»
Marron si avvicinò alla madre adottiva e la abbracciò di slancio.
«Ti voglio bene» sussurrò.
Bulma fece una piccola risata. «Te ne voglio anch'io, tesoro.»

 

«La primavera è appena iniziata, eppure fa ancora tanto freddo» sbuffò la bionda, riempiendo un sacchetto di frutta secca.
«Io invece ho caldo» disse il lilla, prendendo invece del formaggio.
I due si scambiarono un'occhiata, dopodiché scoppiarono a ridere insieme. Entrambi avevano, oltre che allo zaino pieno di prelibatezze, numerose borse sulle spalle; erano molto buffi.
«Basta così, direi che con tutte queste cose mangeremo per un anno intero» scherzò il sayan, dirigendosi verso l'uscita dell'abitazione.
La figlia di C18 lo seguì, mentre un paio di arance cadevano da una delle pesanti borse.
«Che dici Trunks, torniamo con il teletrasporto?»
Il ragazzo annuì. «Buona idea.»
Pochi secondi dopo, i due si trovarono lungo la strada in cui erano situate le loro case. C'era un lieve venticello, che fece alzare della sabbia.
Ad un tratto, Marron lasciò cadere tutte le sue borse a terra: tale gesto non passò inosservato ai sensi di Trunks, che si voltò subito nella sua direzione, preoccupato.
«Che cos'hai? Non ti senti bene?»
La bionda, tremante, ebbe a malapena la forza di indicare il corpo privo di vita situato qualche metro davanti a lei. Il sayan, a sua volta, lasciò andare il carico e corse verso Akio, ormai privo di vita. Le sue braccia erano ruotate in modo innaturale e faceva quasi impressione. Poco più in là, vi era anche Yaichi, nelle stesse condizioni dell'altro uomo.
«Marron, muoviti!» urlò il lilla, correndo poi all'interno della casa dei coniugi.
La figlia di Crilin, ancora scossa, seguì il fratello a piccoli passi. Sulla soglia vi era Ikue, con il petto perforato, probabilmente da un'onda energetica.
«Trunks...» sussurrò la figlia di Crilin, portandosi una mano all'altezza della bocca. «Sto per vomitare.»
Quest'ultimo si alzò in piedi: pur essendo molto dispiaciuto e scosso, sapeva benissimo che quello non era il momento adatto per lasciarsi andare.
«Cerca di resistere» sussurrò, alzando lo sguardo. «Lui è qui.»
I due, lentamente, si diressero verso le scale, con l'intento di andare al piano di sopra; durante il loro percorso, però, trovarono un altro corpo.
Marron rabbrividì: se quando aveva visto Ikue, Akio e Yaichi si era sentita male, in quel momento si sentì morire. Calde lacrime solcarono il suo volto, mentre con nonchalance si buttava a terra, di fianco a una pozza di sangue immensa.
«Hana... Hanako...» balbettò, stringendo la bimba a sé.
Saya, intanto, prese a miagolare sempre più in direzione della bambina e Trunks, per farla smettere, dovette metterla nello zaino. Era l'unico modo per salvare almeno lei.
La bionda lasciò la presa su Hanako e la osservò: la bambina aveva un grosso squarcio all'altezza dello stomaco ed era fuoriuscito parecchio sangue, tanto che anche la maglia di Marron si era inzuppata.
Le sue mani tremavano, le lacrime continuavano a scendere ininterrottamente; il suo cuore batteva ad una velocità disumana, quasi come se volesse uscire dal suo corpo.
Questo è troppo.
Fu un attimo. Marron era schizzata verso il piano superiore, con una voglia disperata di vendetta e Trunks riuscì a raggiungerla appena in tempo, prima che compisse qualche follia.
Quando quella scena gli si presentò davanti, però, fu come se il mondo gli stesse crollando addosso.
«Che piacere rivedervi, mocciosi. Vi sono mancato?» ghignò l'androide, tenendo il collo di Bulma con la mano destra.
«Lasciala andare, bastardo!» gridò Marron, con una ferocia che non le apparteneva.
«Biondina, ti consiglio di tenere a freno la lingua. Dì ancora una parola che mi può infastidire e la ammazzo prima che tu te ne renda conto. Se volete che la risparmi, consegnatemi le sfere del drago.»
«Non è vero. La ucciderai comunque.»
Tutti, Bulma compresa, rivolsero la loro attenzione verso il lilla, che aveva la testa rivolta verso il basso e le mani strette a pugno.
«Tu la ucciderai... è quello che vuoi...» mormorò.
La scienziata, con gli occhi lucidi, riuscì a sussurrare a malapena il nome di suo figlio, prima che la sua voce fosse sovrastata da quella del mostro verde, sorridente.
«Hai ragione, ragazzo. È quello che voglio.»
Bulma sorrise amaramente. «Trunks, tesoro... chiudi gli occhi» bisbigliò, mentre la presa sul suo collo si intensificò.
Si può dire che quella di Bulma fu una morte rapida, ma non indolore. Non sarebbero mai riusciti a fermarlo in tempo, nemmeno con la velocità del teletrasporto. Ormai era finita.
L'androide lasciò andare la donna a terra, con un ghigno divertito in volto.
Marron spalancò gli occhi, provando nuovamente una sensazione di nausea allo stomaco.
E Trunks gridò, gridò tanto. Gridò fino a sentire la gola bruciare, gridò a tal punto da trasformarsi -senza volerlo- in super sayan.
Le sue vene si ingrossarono, buona parte dei vestiti si strapparono e il suo zaino cadde a terra. Era come se il suo corpo si stesse misteriosamente gonfiando.
La ragazza, ancora scossa, posò una mano sul braccio dell'amico. «Trunks, dobbiamo andarcene via subito!»
E lì, dopo quel gesto, il figlio di Vegeta ebbe un dejà vu.

 


 

 

Marron, ancora con le lacrime agli occhi, deglutì, prendendo una decisione.
«Andiamo!» esclamò, afferrando Trunks per il braccio. 
Il sayan, però, non si mosse. Indicò col dito un punto preciso davanti a lui. «Non possiamo lasciarlo qui» disse, riferendosi a Gohan.
Marron sospirò. «Trunks, dobbiamo andarcene via subito.» 
«Ma... Ma noi... Lui...»
Strinse la presa sul suo braccio e lo trascinò via con sé. «Mi dispiace.»

 

 

 

 

Quella visione non programmata gli fece provare un dolore indescrivibile alla testa, tanto che sciolse la trasformazione: pochi secondi dopo, lui e Marron erano già altrove, mentre Cell sorrideva divertito di fronte al cadavere della turchina.

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Capitolo 14
*** Rivelazioni alla Kame House ***



Capitolo 14
“Rivelazioni alla Kame House”

 



«Se vai avanti così distruggerai la Terra! Smettila!» gridò Marron.
Il sayan non la ascoltò. Volavano ormai da un tempo che sembrava interminabile per la bionda, durante il quale il figlio di Vegeta si era messo a distruggere isole, colline e resti di cittadine già annientate in precedenza. Il ragazzo, in quel momento, aveva la testa da un'altra parte: non riusciva a non pensare ad altro, eccetto sfogare la rabbia che aveva in corpo.
Marron, però, era veramente stufa di vederlo in quello stato. Prese un respiro profondo ed attese il momento giusto per urlare, forte e chiaro: «Adesso basta, Trunks!»
Quest'ultimo, all'improvviso, cessò di generare onde energetiche e si bloccò. Una strana sensazione gli pervase il petto, mentre i suoi capelli, da biondi, divenivano nuovamente lilla. Rilassò lentamente i muscoli: era sudato, stanco ed estremamente arrabbiato. Soltanto una cosa era riuscito a fermarlo: la voce di Marron.
Si voltò verso la ragazza, che sorrideva amaramente: «Adesso dove andiamo?» sibilò.
Lui abbassò lo sguardo verso il mare e nella sua mente, apparve un ricordo.
«Vieni con me.»

 

***

 

«Voglio fare il bagno! Il bagno!»
«Marron, tesoro, c'è il temporale: non possiamo uscire a fare il bagno!»
La bimba si strinse tra le braccia di Bulma, un'espressione malinconica stampata in volto. I suoi occhi si inumidirono di colpo, segno che a breve sarebbe scoppiata in un fiume di lacrime.
«Non cominciare a frignare!» soffiò Trunks, incrociando le braccia.
La biondina, in tutta risposta, alzò lo sguardo verso il piccolo sayan: quest'ultimo, nel guardarla negli occhi, arrossì e provò parecchio dispiacere per la bimba.
«Voglio il mio papà!»
«Tuo padre si sta allenando» rispose duramente il vecchio Muten, sorseggiando una tazza di tè verde «e noi non lo possiamo disturbare, altrimenti rischia di non diventare abbastanza forte per battere Cell. Giusto?»
Marron strinse le labbra. Sapeva benissimo che il nonno aveva ragione, ma in fondo, era pur sempre una bambina: per quanto potesse essere intelligente, desiderava la compagnia dei genitori, soprattutto nel bel mezzo di un temporale. Voleva andare a fare il bagno, ma nel frattempo desiderava che i lampi svanissero, perché ne era terrorizzata.
Ad un tratto, uno squarcio fece sobbalzare tutti i presenti: Marron balzò a terra e corse al piano di sopra, terrorizzata. Si accasciò di fianco alla porta di quella che un tempo era la camera di suo padre e nascose il visto tra le braccia.
Dopo non molto, una mano calda le cinse le spalle, come per rassicurarla.
«Ehi, non devi piangere: ti proteggo io!»
La piccola tirò su col naso, singhiozzando subito dopo. «E come fai... a proteggermi... dal temporale?»
«Io sono un sayan!» esclamò altezzoso, battendo un pugno sul petto. «Di certo non mi fa paura una pioggerella!»
Nello stesso istante, si udì il rimbombo di un altro tuono: il lilla, terrorizzato, si strinse ancora di più a Marron. Quest'ultima scoppiò finalmente a ridere, divertita dalla reazione dell'amico.

 

 

Il giorno seguente, per fortuna, fu molto soleggiato e la piccola Marron riuscì a fare il bagno in mare che tanto desiderava. Non appena Bulma le mise i braccioli, la piccola corse verso l'acqua gioiosamente.
«Mamma, vai pure in casa a riposarti: ci penso io a controllarla!» le aveva detto Trunks, cercando di fare l'uomo di casa.
La turchina sorrise e gli accarezzò dolcemente i capelli: «È un gesto carino da parte tua, tesoro, ma preferisco restare qui a guardarvi. Di certo è meglio della compagnia di Muten, non credi?» scherzò, facendo un occhiolino.
Il bambino annuì, dopodiché raggiunse l'amica in acqua.
«Cavolo, ma è ghiacciata!» esclamò il lilla, iniziando a tremare.
«Non è vero, è calda!» sbuffò Marron, corrugando la fronte «Trunks dice le bugie!»
«Eh? Ma cosa stai dicendo, marmocchia? È freddissima! Se non usciamo subito rischiamo di farci venire un raffreddore!»
La bimba abbassò lo sguardo con fare malinconico: nel mentre, la scienziata si era avvicinata ai due bambini, un'espressione indecifrabile in volto. «Marron, l'acqua è fredda?»
Quest'ultima chiuse gli occhi e come il giorno precedente, cercò di trattenere le lacrime pronte a cadere. «Sì...»
Trunks la prese per un braccio e la trascinò fuori dall'acqua, starnutendo subito dopo.
«Ecco, adesso va a finire che mi viene l'influenza per colpa tua!» dichiarò il bimbo, coprendosi il petto con le braccia.
La figlia di Crilin alzò lo sguardo verso l'amico: i due si scambiarono una lunga occhiata e Trunks non riuscì a non arrossire nuovamente.

 

***

 

«Che cos'è questo posto?»
Trunks sorrise amaramente. «La Kame House. Dubito che tu te la ricordi.»
La bionda scosse meccanicamente la testa: «No, non mi pare di aver mai visto questo posto...»
«E invece siamo stati qui parecchie volte» soffiò lui, prendendo un vecchio album di fotografie da un cassetto. «Questa era la casa del nonno Muten.»
«Oh.» Un brivido attraversò la schiena della ragazza. «Non lo sapevo...»
Il sayan aprì l'album impolverato e i due cominciarono a sfogliarlo.
«Chi sono questi bambini in prima pagina? Somigliano molto a-»
La ragazza si bloccò di colpo, gli occhi leggermente più spalancati del solito.
«Sì, sono Goku e Crilin» spiegò Trunks, ammiccando un sorriso. «Ci sono altre sue foto qualche pagina più avanti.»
Le fotografie successive ritraevano i momenti più importanti avvenuti fino ad allora, come il matrimonio di Chichi e Goku, quello di Bulma e Vegeta, ma anche i primi anni di infanzia di Gohan e Trunks.»
«Io... non ricordo nulla. Né di questa casa, né di quello che è ritratto in queste fotografie...» ammise la bionda, leggermente a disagio.
«È successo tutto prima che tu nascessi. E poi, l'ultima volta che siamo stati qui, avevi appena tre anni, è normale che tu non ricorda nulla. Poi Muten ha deciso di trasferirsi alla Capsule Corporation e l'anno dopo... è successo quel che è successo.» (*)
Marron abbassò lo sguardo, cominciando a giocherellare con un filo del vecchio divano,  arrotolandoselo intorno all'indice.
«Era l'album di tuo padre» concluse il lilla, estraendo una fotografia dall'ultima pagina. Essa ritraeva Crilin con in braccio una neonata bionda, piccolissima e dall'aria così pura e innocente. Marron la prese tra le mani e accarezzò un paio di volte la parte raffigurante il padre, cercando di trattenere le lacrime pronte a cadere.
Erano passati dodici anni da quando suo padre era morto. All'inizio aveva sofferto, ma solo in quel momento si rese conto di quanto gli mancasse. Ricordava perfettamente il suo profumo, la morbidezza dei suoi capelli neri come la pece, la sua risata allegra e piena di vita. Terminati gli allenamenti giornalieri, la portava sempre a fare una passeggiata al parco, oppure a prendere un gelato. E quando aveva scoperto che era morto, ci era stata male, aveva pianto, ma nulla di più. Si era sempre tenuta tutto dentro e anche dopo aver visto Gohan, dopo aver visto Bulma morire davanti ai suoi occhi, non aveva fatto altro che trascinare via Trunks, pensando a consolare lui e mai sé stessa.
Si sentiva un'insensibile e forse lo era. Avrebbe dovuto scoppiare a piangere e arrabbiarsi, come aveva fatto il sayan ogni volta che era morta una persona a lui cara. Eppure, lei provava una sensazione di vuoto nel petto, ma nulla di più.
Era pazza, forse? Senza cuore? O forse la speranza di ritrovare le sfere del drago era così immensa che non aveva paura di non rivedere più i suoi amici, la sua famiglia?
«Ne mancano soltanto due. Le sfere del drago, intendo.»
La figlia di C18 si voltò verso l'amico, che sembrava averle letto nel pensiero.
Il ragazzo si lasciò andare ad un lungo sospiro. «Quali desideri esprimeremo?»
«La mamma voleva chiedere a Shenron una macchina del tempo» soffiò Marron, socchiudendo un poco gli occhi per la stanchezza.
Trunks scosse la testa. «Non voglio tornare indietro nel tempo.»
«Perché?»
«Perché non voglio rischiare di perderti.»
Un lieve rossore andò a formarsi sulle guance della giovane: «Trunks, io...»
«Ci alleneremo per un po'» continuò, non permettendo a Marron di concludere la frase «dopodiché combatteremo contro Cell.»
«E se non riusciremo a batterlo?»
Lui ammiccò un sorriso amaro: «Lo batteremo. In fondo, te l'ho promesso.»
Siccome quella situazione -ma, in particolare, le frasi sdolcinate dell'amico- la stava mettendo seriamente a disagio, la figlia di Crilin decise di sorvolare. «Quindi cosa chiederemo al drago?»
«Innanzitutto, propongo di far resuscitare tutte le vittime di C17 e C18, tranne il Dottor Gelo, ovviamente. Uhm, vediamo... poi potremmo chiedergli di far tornare normali tutti i villaggi, le città e la vegetazione del pianeta, che ormai sono invivibili. E infine, gli chiederemo di riportare in vita tutte le vittime di Cell... eccetto i due cyborg.»
Marron annuì con gioia: Trunks era sempre stato estremamente intelligente e lo si capiva anche in una situazione simile visto che, nel giro di pochi secondi, aveva trovato una soluzione più che ragionevole. Poi, però, assorbì il significato delle sue ultime parole.
«Cos'hai detto scusa?»
Il ragazzo ruotò leggermente la testa di lato, mentre l'altra, al contrario, incominciò inspiegabilmente a tremare.
«Lei è mia madre...» sussurrò, cercando di non mostrare troppa agitazione. «L'hai conosciuta anche tu e hai detto che era diventata buona... come puoi non volere che ritorni in vita?»
«Lei e suo fratello hanno ucciso un sacco di persone, te ne rendi conto o no?» sbottò lui.
Marron non rispose: incrociò le braccia e mise su il broncio più serio della storia, che fece subito sciogliere il povero Trunks.
«Dai Marron, non fare così... ne riparliamo, va bene?»
La bionda arricciò il naso: «Tanto non cambierai idea neanche sotto tortura, ormai ti conosco troppo bene.»
I due si scambiarono una rapida occhiata, dopodiché scoppiarono a ridere come due bambini: era stata una giornata lunga e piena di tensione e nessuno dei due aveva voglia di mettersi a litigare.
Marron si distese nel divano, vicino a Trunks: quest'ultimo la abbracciò dolcemente, cingendole la vita.
«Se ripenso a quanto è accaduto oggi, mi viene da piangere» sussurrò, facendosi piccola piccola tra le braccia dell'amico.
Quest'ultimo socchiuse un poco gli occhi: «Sai, in fondo ti ho sempre invidiata. Quando moriva qualcuno, tu sei sempre stata forte, mentre io... io mi sono sempre messo a piangere.»
«Anche io scoppiavo a piangere.»
«Già, ma dopo dieci minuti sorridevi, perché eri convinta che avremmo trovato le sfere del drago e che quindi avremmo rivisto presto i nostri cari.»
La figlia di Crilin deglutì. «È per questo che adesso sei più... calmo
Quest'ultimo annuì: «Ci ho messo un po' a motivarmi, ma sono fermamente convinto che ce la faremo: siamo rimasti solo noi due, ma finché restiamo uniti, possiamo farcela.»
Marron abbozzò un sorriso alla frase da film del lilla. Sospirò profondamente, dopodiché chiusero entrambi gli occhi, con l'intento di dormire. Dopo poco, però, la bionda rivelò un segreto contro la sua volontà. E quando si rese conto di ciò aveva detto, era troppo tardi.
«Trunks?»
«Uhm?»
«Ti amo.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*) Per chi non se lo ricordasse, Trunks si riferisce a quando, durante una battaglia contro Cell, quest'ultimo ha ucciso Vegeta, Piccolo e Crilin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È passato un mese esatto dall'ultimo aggiornamento (meno male, credevo di averci impiegato più tempo...)
Secondo i miei calcoli, mancano ancora pochi capitoli alla fine, forse 2 o 3, ma sapete che sono imprevedibile, perciò la pianto con queste anticipazioni poco sicure.
Questo capitolo non è uscito come me lo ero immaginato, ma credo che sia anche dovuto al fatto che l'abbia scritto a pezzi, giusto quando ho trovato del tempo. Mi servirebbe un giorno di riposo in cui scrivo e basta, ma a quanto pare non si può avere tutto dalla vita.
Spero di aggiornare presto, un abbraccio a tutti.

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Capitolo 15
*** Rimpianto ***



Capitolo 15
“Rimpianto”

 



Inspirò ed espirò.
Posò entrambe le mani contro il muro esterno della Kame House, pensando che a breve sarebbe sicuramente svenuta a causa dello sforzo.
Le girava la testa, provava uno strano malessere e le sembrava come se qualcuno le avesse tirato un enorme masso sulla guancia sinistra.
In un certo senso, era stato Trunks a lanciarle quel masso. Durante l'allenamento, il lilla aveva scagliato un pugno troppo potente -troppo anche per Marron, che nonostante fosse una guerriera, era pur sempre una ragazzina.
Iniziò a muoversi a piccoli passi verso l'entrata dell'abitazione, stando comunque all'erta: se il sayan l'avesse attaccata di nuovo, l'avrebbe sicuramente messa al tappeto.
Dopo un paio di minuti, quando giunse finalmente in cucina, estrasse una bottiglia d'acqua dal frigorifero, e senza pensarci due volte, la aprì, bevendo quasi un litro in poche sorsate.
«Sai che una comune umana non può fare sport a stomaco pieno, vero?»
«È solo acqua» si giustificò la bionda, posando la bottiglia sul tavolo di legno.
«Non ha importanza. Se esageri starai male.»
«Starò male? Credi davvero che sarà dell'acqua a farmi stare male, o piuttosto saranno questi assurdi allenamenti?» sbottò, ansimante. «Ci siamo allenati per sei ore di fila, sei ore, e non mi hai lasciata nemmeno andare in bagno!»
Trunks abbassò un poco lo sguardo, sentendosi in colpa. La figlia di Crilin non aveva tutti i torti: quando Gohan aveva cominciato ad allenarli, non era mai andato oltre le due ore giornaliere, senza contare le varie pause. Dopo la sua morte, i due si erano allenati svariate volte per diverse ore, anzi, spesso avevano combattuto tutto il giorno, ma almeno si erano fermati per mangiare, bere, andare in bagno, o semplicemente per riprendere fiato. Quel giorno però, non avevano fatto niente di tutto ciò.
Marron incrociò gli occhi di Trunks; era frustrato, lo si capiva chiaramente. Ma perché? Perché si era comportato in quel modo?
Che sia per quello che gli ho detto ieri sera?
La bionda arrossì senza rendersene conto. Certo, quando aveva confessato al figlio di Vegeta di amarlo lui non aveva risposto in alcun modo, il che le aveva fatto subito pensare che non ricambiasse... ma che senso aveva arrabbiarsi? Cosa poteva farci lei se provava quei sentimenti? Di certo non era logico che il lilla si fosse irritato al punto da massacrarla.
«Scusa.»
Marron si riprese dai propri pensieri, e ricominciò ad osservare l'amico.
«Mi spiace averti fatta stancare troppo. È solo che...» Il ragazzo si prese la testa fra le mani. «La mamma è morta nello stesso modo in cui è morto lui
La terrestre si avvicinò a Trunks e prese ad accarezzargli amorevolmente i capelli: «Non è colpa tua se Gohan è morto, così come non sei responsabile della morte di Bulma.»
«Non è questo il punto» proseguì il sayan, abbassando inspiegabilmente il tono di voce. «Mi sembra... mi sembra di essere tornato indietro nel tempo. La paura, le visioni, gli incubi... questa notte ho sognato Cell che perforava il petto di Gohan con la sua coda. È strano, non credi? In fondo, io non l'ho visto morire...»
Una lacrima solitaria gli accarezzò la guancia destra, e si fermò all'angolo della sua bocca. Un attimo dopo, il sayan scoppiò a piangere, e Marron lo abbracciò con il terrore che quanto era accaduto quattro anni prima si potesse ripetere.

 

***

 

Al sentire il rumore della porta principale che si apriva, Marron balzò in piedi: si diresse a passo spedito verso il corridoio, e per poco non andò a sbattere contro un Trunks coi vestiti fradici e la testa bassa.
«Dove sei stato tutta la notte?»
Il sayan non si mosse di un millimetro, e piccole gocce d'acqua iniziarono a bagnare il pavimento.
«Hai azzerato l'aura» proseguì lei. «Ti ho cercato ovunque, ma sembravi scomparso. Per far andare a letto la mamma le ho promesso che ti avrei trovato. Hai idea di cosa sarebbe successo se non fossi tornato? Potevi almeno avvisarci!»
Il lilla iniziò a compiere qualche passo in avanti, e nel giro di poco superò l'amica, sussurrando un flebile: «Ero ad allenarmi.»
Marron rimase sola nel corridoio buio, in preda a mille pensieri, ma uno in particolare la stava facendo impazzire: cosa diamine stava succedendo a Trunks?

 

 

«Non ho fame» mugugnò Trunks, spostando il piatto dalla sua visuale.
Bulma trattenne a stento un sospiro, e sorrise amorevolmente al suo unico figlio. «Tesoro, è due giorni che non tocchi cibo. Di sicuro avrai lo stomaco vuoto...»
Il sayan scosse impercettibilmente la testa: «Non ho fame.»
Marron, gomiti sul tavolo e cucchiaio pieno di zuppa, osservò con apprensione il fratello correre via; la turchina si sedette a tavola con nonchalance, incapace di nascondere la sua preoccupazione.
«Non so più cosa fare con lui» sussurrò, massaggiandosi con cautela le palpebre.
«Mangerà» disse ad un tratto la figlia di C18, portando la pietanza vicino alla bocca. «Solitamente dopo quattro, massimo cinque giorni di digiuno prende qualcosa dalla credenza.»
«Non è un alimentazione sana. E non è una vita normale» sospirò Bulma, posando gli occhiali vicino al bicchiere di vetro. «Ormai Gohan se n'è andato da un mese... e Trunks mi sta davvero facendo preoccupare.»
Marron la osservò di sottecchi: la scienziata aveva gli occhi lucidi, e giocherellava con un piccolo pezzo di sedano, lo sguardo assente e due grosse occhiaie.
«Tu invece come stai? Voglio dire, C18...»
La bionda alzò di scatto la testa, ma si affrettò a sorridere: «È tutto a posto, mamma. Sto bene, lo giuro!»
Bulma ruotò leggermente la testa di lato, e dopo aver accennato un sorriso alla sua "secondogenita", le accarezzò dolcemente la mano.
«Quando non ci sarò più, promettimi che ti prenderai cura di lui. Non ascolta nessuno all'infuori di te.»
La diretta interessata arricciò un poco il naso: «Non è vero. Nell'ultimo mese ha fatto di tutto per non rivolgermi la parola.»
«In questo periodo è molto scosso, ma sono sicuro che riuscirà ad uscirne. È forte. Ma senza di te che vegli sempre su di lui... dubito che sopravvivrebbe. Quindi ti prego, Marron, promettimelo.»
La ragazzina fece un respiro profondo, le guance leggermente arrossate: «Va bene... te lo prometto.»

 

 

Bulma portò il bicchiere di plastica alla bocca: il sapore amaro del caffè, che solitamente riusciva a farla rimanere lucida o a farle venire buone idee, in quel momento, non le provocò alcuna emozione.
Le precedenti nove ore erano state un inferno. Trunks, come nell'ultimo mese del resto, era scomparso, e per due giorni, lei e Marron lo avevano cercato assiduamente, senza però ottenere buoni risultati.
Ma quel pomeriggio, improvvisamente, la figlia di Crilin aveva finalmente percepito l'aura del sayan, che però stava calando a picco. Dopo averlo trovato, lo avevano subito portato in ospedale, dove i medici avevano fatto di tutto per mantenerlo in vita.
Era in pessime condizioni. Secondo la diagnosi, il lilla si era sottoposto ad un allenamento estremamente faticoso: aveva riportato numerose ferite profonde, un grosso livido sulla guancia sinistra e addirittura un braccio rotto.
Fortunatamente, proprio in quel momento un'infermiera la rassicurò, dicendole che il ragazzo era stato medicato, e che di conseguenza era possibile incontrarlo.
«Posso... andare prima io?» domandò Marron, un po' titubante.
La scienziata la guardò con uno sguardo che non le si addiceva; era lo sguardo di qualcuno sul punto di arrendersi, lo stesso sguardo che aveva ipnotizzato gli occhi di Trunks nell'ultimo mese. Marron se ne accorse in un attimo, e accarezzò dolcemente la guancia della madre adottiva.
«Gli parlerò, e farò in modo che una cosa simile non accada mai più. Te lo prometto.»
Bulma cercò vanamente di sorridere, annuendo lentamente: avrebbe tanto voluto dire qualcosa, ma in quel momento un nodo alla gola le impedì di parlare.
La giovane Marron si diresse a passo spedito verso la stanza di Trunks, accompagnata dal medico: quest'ultimo aprì la porta con cautela, diede una rapida occhiata alla stanza lievemente illuminata e disse alla bionda che aveva dieci minuti.
Al sentir la porta richiudersi, il sayan mosse un poco il capo, incrociando lo sguardo spaventato di Marron. Quest'ultima si avvicinò a lui con un sorriso amaro stampato in viso.
«Che ti è preso, zuccone? Volevi allenarti fino allo stremo delle forze?» sussurrò, accarezzando delicatamente la benda sulla sua mano. «Trunks, io e la mamma siamo preoccupate per te... vogliamo solo capire cosa ti succede, e aiutarti a superarlo!»
Il ragazzo chiuse gli occhi: se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe mandato via Marron con le sue stesse mani. Non gli andava di parlare, ma dopo aver fatto il danno, gli pareva giusto spiegare le motivazioni del suo gesto, o almeno, sfogarsi, liberandosi di tutto ciò che si stava tenendo dentro.
«Mi sono battuto con Cell» soffiò, stringendo la presa sulla mano di Marron.
Quest'ultima sbarrò gli occhi, incredula di quello che aveva appena sentito. «Oh Trunks...»
«Non riesco più a vivere con questo rimpianto. Io... io non l'ho salvato, capisci? L'ho lasciato lì a morire...»
«Gohan non è morto per colpa tua.»
«Sì invece! Se non ti avessi obbligata a seguirmi, a quest'ora lui e tua madre sarebbero ancora al mondo, e di sicuro avrebbero fatto fuori Cell! E invece, oltre ad essermi impicciato in affari che non mi riguardavano, non ho mosso un muscolo per salvargli la vita!»
Le ferite sulle sue guance, bagnate dalle lacrime, ricominciarono a bruciare: il figlio di Vegeta strinse i denti, nel tentativo di non cominciare a singhiozzare.
«Trunks... che cos'hai fatto?»
Il lilla deglutì a fatica: «Sono riuscito a localizzare Cell, e quando l'ho trovato, gli ho detto che lo avrei fatto fuori una volta per tutte. Sono riuscito a tenergli testa per un po' durante la battaglia, ma ad un certo punto, lui ha usato la voce di Gohan e... mi sono bloccato. Mi diceva che dovevo arrendermi, che Cell era troppo forte e che non lo avrei mai sconfitto. Non ho resistito Marron... ho smesso di combattere.»
La bionda lo osservò sbigottita. «Sei quasi morto, te ne rendi conto?»
«Lo so, e mi dispiace, ma in questo periodo sono andato fuori di testa e-»
«Mio padre è stato ucciso quando avevo quattro anni, e in quei pochi attimi in cui ho conosciuto mia madre, l'ho vista morire. In questo mondo nessuno può capirti meglio di me. Me ne avresti dovuto parlare subito.»
Il figlio di Bulma si asciugò le lacrime, dopodiché rivolse un'occhiata colpevole all'amica: «Promettimi che non lo dirai alla mamma. Non voglio farla preoccupare più di quanto non lo sia già.»
La terrestre sospirò, soppesando su quelle parole: «Prometto che non le dirò nulla, solo se tu mi prometti che non compirai più delle azioni stupide come questa.»
Proprio in quel momento, la porta d'entrata si spalancò di colpo, attirando l'attenzione dei due adolescenti: una Bulma con gambe tremanti e un fazzoletto tra le mani entrò lentamente nella stanza, osservando il figlio e le sue numerose bende.
«Scusa Marron, ma non ce la facevo più ad aspettare.»
La ragazzina scosse la testa, ma la scienziata non se ne accorse, in quanto aveva rivolto tutta la sua attenzione al figlio: si avvicinò al ragazzo e gli regalò un abbraccio molto forte, seguito da un pianto interminabile, che gli fece comprendere quanto la madre fosse stata in pensiero per lui.

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Capitolo 16
*** L'ultima opportunità ***



Capitolo 16
“L'ultima opportunità”

 



Marron si passò una mano sulla fronte sudata: faceva troppo caldo per i suoi gusti.
Quel pomeriggio lei e Trunks avevano finito le scorte di acqua e il rubinetto era rotto -la bionda, comunque, dubitava sul fatto che fosse potabile. Il ragazzo era così andato a cercarne un po' in qualche isola nei dintorni, e la figlia di C18, per far passare il tempo, si era messa a curiosare tra le stanze della Kame House.
Nulla di quella casa le era familiare, nemmeno vedere delle fotografie fece riaffiorare in lei alcun ricordo.
Si sentiva sperduta in un luogo in cui, al contrario, da bambina conosceva bene.
Si diresse al primo piano dell'abitazione e varcò la soglia della prima stanza sulla destra. Era piccola: sulla sinistra, vicino alla finestra, vi era un letto singolo in perfetto ordine. Di fronte ad esso, vi era un mobile di legno antico: era pieno di polvere e di fenditure, ma nonostante ciò, era parecchio affascinante.
Marron ne fu subito attratta; avvicinò con calma la mano al pomello dell'armadio, stando all'erta. Si sentiva osservata, come se qualcuno stesse aspettando che compisse un passo falso per attaccarla.
Proprio mentre la bionda aveva poggiato i polpastrelli delle dita sulla maniglia, uno strano rumore attirò la sua attenzione. La ragazza trattenne il fiato per un paio di secondi, fino a quando qualcosa di morbido le accarezzò la caviglia destra.
Saya.
Marron dedicò uno sguardo dolce alla gatta che Trunks era riuscito a salvare: accarezzò con cautela il suo pelo morbido, e la piccola emise un miagolio acuto.
«Stai tranquilla» sussurrò, avvicinando il suo volto al muso della gatta, che si affrettò a lasciarle un tenero bacino sul naso. «Molto presto rivedremo Hanako. Te lo prometto.»
Saya si distese a terra, a pochi centimetri dalla terrestre, e prese ad osservarla mentre apriva l'anta dell'armadio. C'erano pochi vestiti di diverse misure: un abito elegante, una tuta, un pigiama, una t-shirt verde, un paio di jeans con qualche toppa mal cucita.
La ragazzina sussultò.
Un momento.
Riportò il suo sguardo sulla tuta arancione e la prese tra le proprie mani con cura: quella sì che le era famigliare.
Marron avvicinò il viso al completo, e con molta sorpresa, dopo aver inspirato, le sue narici furono invase da un profumo che lei conosceva bene.
Il profumo di suo padre.
Com'era possibile? D'altronde, quella tuta era lì da chissà quanti anni. Eppure, ogni vestito era impregnato da quell'odore dolciastro che la fece incantare.
«A Crilin piaceva sempre abbondare con il profumo.»
La bionda si voltò verso Trunks, in piedi vicino alla porta. I due si guardarono a lungo negli occhi, dopodiché, continuarono a curiosare tra i vari cassetti della stanza. Insieme.

 

 

Marron si rimirò un paio di volte nello specchio: quel giorno aveva deciso di abbandonare l'abituale tuta viola, sostituendola con il vecchio completo di Crilin. Le stava un po' corto, soprattutto nelle gambe, ma in quei giorni faceva molto caldo, e di conseguenza avere le caviglie scoperte non era un poi così grande dispiacere. Come di consueto prima di una battaglia, aveva raccolto i lunghi capelli biondi in un'alta coda di cavallo.
Trunks entrò nella vecchia stanza di Crilin proprio in quel momento, stringendo lo zaino con le sfere del drago in una mano, e un piccolo sacchettino di tela nell'altra.
«Cosa c'è lì dentro?» domandò la ragazza, indicando il piccolo contenitore.
Il sayan abbozzò un sorriso. «Si chiamano senzu. Sono dei fagioli magici che hanno delle capacità uniche: possono curare le più gravi delle ferite, e risanare completamente le forze. La mamma me ne ha parlato qualche anno fa, ma ha anche aggiunto che non li potevamo più utilizzare..»
«E perché? Questi fagioli prodigiosi ci avrebbero potuti aiutare in molte battaglie.»
«Dubito che tu ti ricordi di Balzàr. In effetti, anche io ho qualche memoria sfocata, ero molto piccolo quando è mancato. Era un maestro di arti marziali dalle fattezze di un gatto bianco e viveva nel suo santuario insieme a Jirobay. Quest'ultimo, dopo l'arrivo di Cell, si è trasferito alla Capsule Corporation -come gran parte degli altri guerrieri-, ma Balzàr ha preferito rimanere lassù. È stata una delle prime vittime di quel bastardo.» Il lilla abbassò un poco lo sguardo, ma si riprese subito. «Comunque, Balzàr coltivava i senzu nel suo santuario, ed era l'unico in grado di farlo.»
Il figlio di Vegeta mostrò il piccolo fagiolo all'amica: «Purtroppo ce n'è soltanto uno, perciò dobbiamo essere prudenti nell'usarlo.»
Marron annuì impercettibilmente, stringendo la cintura della tuta intorno alla sua vita. «Come lo hai trovato?»
Trunks abbozzò un sorriso malinconico: «È stato un caso. Questa notte faticavo ad addormentarmi, e così ho frugato un po' nella stanza di Muten per vedere se c'era qualcosa di utile per la battaglia. Era in fondo ad uno dei suoi cassetti.»
La bionda compì qualche passo incerto verso di lui: era nervosa per quello che sarebbe successo di lì a poco.
«Nascondiamo le sfere del drago e cerchiamo Cell» disse con voce tremante, dirigendosi verso il corridoio.
Il sayan la bloccò, poggiando la mano sopra alla sua spalla: «Andrà tutto bene. Nell'ultimo mese ci siamo allenati duramente. Possiamo farcela.»
La ragazza non rispose in alcun modo: il pensiero che avrebbero potuto utilizzare un solo senzu la fece rabbrividire. Uno dei due sarebbe potuto morire in battaglia, e Marron pregò con tutta sé stessa di essere lei l'anima da sacrificare.

 

***

 

Il piccolo Trunks si asciugò le lacrime con il dorso della mano. Era stata una lunga notte, che il sayan aveva passato piangendo.
Suo padre era morto. E lui non sapeva cosa fare.
La sua mente era ricca di ricordi, tra cui i primi allenamenti che Vegeta gli aveva imposto, e le sue conseguenti litigate con Bulma. Si ricordò di quella volta che il Principe dei Sayan lo aveva abbracciato, e si ricordò di quel pomeriggio, quando Vegeta gli aveva assicurato che sarebbe tornato come vincitore.
 Ma non era tornato. E lui si sentiva terribilmente debole.
Si diresse con le gambe tremolanti fino alla sala da pranzo, dove trovò il Maestro Muten, intento a osservare i primi raggi di sole fuori dalla finestra.
Trunks tirò su col naso, attirando l'attenzione dell'anziano.
«Trunks, figliolo... che ci fai sveglio a quest'ora?»
«Non sono riuscito a dormire» ammise il piccolo, con la testa bassa.
Muten lo guardò compassionevolmente, immaginando quanto dolore potesse provare in quel momento.
«Mi dispiace per quello che è successo a tuo padre. Era uno dei migliori combattenti che io abbia mai conosciuto.»
Al sentir quelle parole, gli occhi del lilla si inumidirono nuovamente. Trattenne a stento un singhiozzo, ma non riuscì ed evitare di scoppiare a piangere: Muten gli fu subito accanto, scompigliandogli dolcemente i capelli, gesto che a Trunks ricordò suo padre, e che di conseguenza, riuscì a calmarlo.
«Mi spiace, non era mia intenzione farti piangere» sussurrò Muten, abbozzando un sorriso «ma forse è meglio così. È giusto che tu sfoghi la tua rabbia in qualche modo.»
Il piccolo sayan si asciugò nuovamente le guance, e a denti stretti mormorò: «Di certo piangere non è il modo migliore per sfogare la rabbia.»
L'anziano maestro mutò la sua espressione da comprensiva a rigida, come se avesse percepito chiaramente i pensieri di Trunks.
«Sei troppo piccolo per batterti con Cell. Non è ancora il momento.»
«Papà mi ha detto che il modo migliore per sfogare la rabbia è combattere.»
«Sarebbe un suicidio, lo sai questo, vero? Se Cell è riuscito a battere tuo padre, credi davvero che tu riuscirai a metterlo fuori gioco?»
Il lilla scosse la testa: «No. O almeno, non ora. Ma un giorno mi batterò contro di lui e lo sconfiggerò.»
Muten, di fronte alla determinazione del bambino, sorrise nuovamente, stringendo tra le mani il suo bastone. «Trunks, posso rivelarti un segreto?»
Il piccolo alzò lo sguardo, annuendo con lentezza.
«Vedi, alla Kame House ho lasciato un oggetto raro... un senzu, per la precisione. È un fagiolo miracoloso che può curare anche le più gravi delle ferite.»
«Ma allora... perché non lo hai portato qui? Avremmo potuto salvare papà!»
«Figliolo, purtroppo mi è rimasto
un solo senzu. Se io lo avessi portato qui, non credi che anche Marron avrebbe voluto salvare suo padre? E con quale criterio avrei scelto a chi darlo tra Crilin e Vegeta?»
Trunks sospirò impercettibilmente: «Hai ragione.»
Muten gli scompigliò nuovamente i capelli, ma questa volta più lentamente, quasi come se fosse una carezza. «Un giorno, probabilmente non molto lontano, tu e Gohan combatterete contro Cell nel tentativo di sconfiggerlo, ma è inevitabile che riportiate delle ferite gravi. Quel senzu salverà uno di voi, e quando il nemico sarà allo stremo delle forze, chi lo userà avrà molta più energia. Voi due siete la nostra unica salvezza.»
«Lo so, maestro. Ti prometto che ucciderò quel mostro con le mie stesse mani. Solo allora potrò dire di aver vendicato papà, Crilin, e tutti gli altri guerrieri. E mentre attendo quel giorno, mi allenerò duramente per diventare sempre più forte.»
Il sorriso sul volto dell'anziano si ampliò a dismisura: «Così mi piaci, figliolo!»

 

***

 

Al ricordo di quel giorno, Trunks non riuscì a nascondere un sorriso.
Tutte le persone che avevano fatto parte della sua vita, in un modo o nell'altro, lo avevano condotto fino a quel momento.
I guerrieri Z, che si erano sacrificati per il bene dell'umanità.
Muten, che lo aveva consolato nei momenti più tristi.
Crilin, che lo aveva sempre trattato come un figlio.
Gohan, che era stato il fratello maggiore che non aveva mai avuto.
Bulma, che nonostante tutte le perdite che aveva dovuto sopportare, se n'era andata col sorriso per la consapevolezza che i suoi figli erano salvi.
Vegeta, che nonostante la sua freddezza e acidità, era un uomo buono che amava la sua famiglia.
E Marron. La sua piccola, dolce Marron, che in quel momento stava volando pochi metri dietro di lui, tormentata dalla costante paura che qualcosa andasse storto.
Trunks avrebbe combattuto per loro. Avrebbe combattuto per vendicare le persone che amava, indipendentemente da come si sarebbero conclusi i fatti. E avrebbe protetto quell'ultima vita di cui ancora gli importava.

 

Cell osservò piacevolmente il giovane dai capelli lilla atterrare ad una decina di metri di fronte a lui.
«Sei venuto per morire, ragazzo?»
Trunks non rispose. Lasciò che fosse l'androide a proseguire.
«La tua fidanzatina l'hai lasciata a casa? O forse era talmente disperata da essersi suicidata?» Il mostro verde scoppiò in una sonora e sadica risata.
Il figlio di Bulma arricciò il naso. «Sono venuto qui perché noi due abbiamo un conto in sospeso.»
Cell cessò di ridere, ma il sorriso sghembo che lo caratterizzava non scomparve dal suo volto. «L'ultima volta non è andata tanto bene per te. Sicuro di volermi sfidare ancora?»
In tutta risposta, Trunks serrò i pugni e concentrò tutta l'energia attorno al suo corpo, trasformandosi in men che non si dica in Super Sayan. «Hai ucciso mio padre, mia madre e il mio migliore amico. Non te lo perdonerò mai!»
Un attimo dopo, una scia dorata scattò a tutta velocità in direzione di Cell.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehilà, ci sono ancora!
Diciamo che questo è un capitolo di passaggio, non ci sono notizie molto rilevanti; probabilmente l'unica eccezione è il fatto che Trunks abbia trovato il senzu (lo useranno o non lo useranno? Chi lo sa!).
Ormai la fine è vicina, e come ogni volta che qualcosa deve finire, la tristezza, al contrario, comincia a farsi sentire.

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Capitolo 17
*** La fine, forse? ***


 

Capitolo 17
“La fine, forse?”

 



Trunks sferrava pugni e calci ad una velocità disarmante, gesto che gli stava facendo avere la meglio nello scontro corpo a corpo contro Cell. Sapeva benissimo, però, che non sarebbe bastato per fermarlo. Stava semplicemente sfogando tutta la rabbia che si era tenuto dentro per quasi diciotto anni.
Un pugno in pieno viso, per le persone decedute a causa di C17 e C18.
Una ginocchiata nello stomaco, per tutti coloro che Cell aveva massacrato o risucchiato con la sua coda.
Una serie di pugni alla schiena che lo fecero cadere a terra, ripensando al modo in cui era morta sua madre.
Una delle onde energetiche più potenti che avesse mai scagliato, in onore di suo padre.
Iniziò a respirare affannosamente, alzando e abbassando il petto di continuo, creando una sorta di melodia in contemporanea al rapido battito del suo cuore.
I suoi occhi non videro altro che polvere per una manciata di secondi, giusto il tempo per riprendere fiato.
Subito dopo, l'agghiacciante risata di Cell fu tutto ciò che riuscì a udire.
«Credi davvero di potermi battere?»
Il lilla -o forse è meglio dire "il biondo"- strinse le mani a pugno, e subito dopo, un sorrisetto furbo gli contornò le labbra.
«Direi che mi sono divertito abbastanza.»
Sul volto dell'androide andò a formarsi un'espressione confusa. Poi, una strana sensazione di vuoto lo pervase.
Abbassò meccanicamente il capo, mentre un'onda energetica gli perforava lo stomaco. Si voltò verso il colpevole di tale atto, incrociando lo sguardo minaccioso di Marron.

 

Dopo che Cell ebbe rigenerato le sue cellule, i tre ripresero a combattere. L'androide non prestava molta attenzione a Marron: si limitava semplicemente a parare i suoi colpi, ma il suo unico obiettivo, in quel momento, era Trunks.
La bionda, però, stava approfittando di questo fatto, continuando a sferrare attacchi sempre più veloci e numerosi.
«Sono stufa di te, stupida mocciosa. Raggio oculare!»
Marron soffocò un urlo. Fu colpita in pieno, e cadde rovinosamente a terra, sbattendo la testa. Si alzò con cautela, massaggiandosi la nuca, ma rivolse subito la sua attenzione al combattimento che si stava svolgendo sopra di lei.
Ad un tratto, Trunks aveva iniziato a muovere rapidamente le braccia: le estese verso il nemico, unendo pollici e indici delle mani, dando così origine ad un'enorme sfera gialla.
«Attacco bruciante!»
La figlia di Crilin osservò la scena con gli occhi sbarrati, incredula che il colpo fosse andato a segno e che avesse generato numerose ferite sul corpo di Cell. Nonostante ciò, sembrava che l'androide fosse ancora in piene forze.
Si alzò di scatto in piedi, pronta a ricominciare a lottare, ma l'occhiataccia che gli dedicò Trunks bastò a farla desistere: il loro accordo, infatti, prevedeva che solo il sayan avrebbe combattuto. Marron sarebbe intervenuta soltanto dopo i suoi segnali, o, nelle peggiori delle ipotesi, se lui fosse morto.
Ma la ragazza, di stare a guardare, non ne aveva proprio voglia.
Si teletrasportò dietro al mostro verde, pronta a scagliare una seconda onda energetica, ma lui la precedette, tirandole un pugno in pieno viso. La ragazza balzò all'indietro di qualche metro, e dalla sua narice sinistra iniziò ad uscire un rivolo di sangue.
Trunks si affrettò a colpirlo con una serie di ki blast, che l'androide parò coprendosi semplicemente il viso con le braccia.
Non è possibile... ci siamo allenati duramente per più di un mese, ma lui... lui resta sempre il più forte...
«Non dirmi che ti arrendi già.»
Il biondo alzò di scatto la testa, incrociando lo sguardo del nemico. «P-Papà...»
«Com'è possibile che tu sia mio figlio? Sei così debole.» Cell iniziò a ridere di gusto: la voce che stava usando era identica a quella di Vegeta. «Non sei degno di essere considerato un sayan.»
Trunks cominciò a tremare. Era chiaro che fosse solo un trucco dell'androide per renderlo più debole, ma il sayan rimase ipnotizzato dalla voce del padre, che non sentiva da tantissimo tempo.
«Ha ragione. Sei solo un rammollito. Per colpa tua noi siamo morti! Meriti di raggiungerci all'istante!»
Gli occhi del ragazzo cominciarono ad inumidirsi e a bruciare: «Mamma...»
«La vita non è per i deboli.»
L'ultima cosa che Trunks udì prima di essere scaraventato via, fu la voce di suo padre sussurrare quelle parole.
Andò a sbattere contro un'enorme masso, e i pezzi di roccia aguzzi si conficcarono lentamente nella sua carne. Il petto cominciò a pulsargli, e la pelle a bruciargli terribilmente. Piccole goccioline di sangue gli macchiarono i vestiti, accarezzandogli la pelle sudata e piena di lividi sotto alla maglietta sgualcita.
Marron osservò la scena pietrificata, la bocca semi aperta. Si impose di alzarsi in volo, ma constatò di essere letteralmente bloccata a terra. Non riusciva a muovere un muscolo.
Cell si teletrasportò di fronte a Trunks, e lo attirò a sé stringendo la mano destra intorno al suo esile collo. Gli tirò un pugno in pieno viso, poi un'altro, e un'altro ancora, fino a quando il sayan non sciolse la sua trasformazione e prese a sputare sangue.
«Addio, mocciosetto.»
Lo lasciò andare a terra con poca grazia, facendogli chiudere gli occhi per lo sforzo, e subito dopo, senza che il lilla o la terrestre riuscissero a premeditarlo, lo colpì con un'onda energetica.
La figlia di C18 spalancò gli occhi istantaneamente, e per poco non si mise ad urlare; ma dalla sua bocca, non uscì nient'altro che un lamento sordo.
Non ebbe il tempo di pensare, ma solo di agire: azzerò la sua aura, teletrasportandosi vicino a Trunks, e lei e Cell si scambiarono una rapida occhiata prima che la ragazza sparisse insieme all'amico.

 

Lo lasciò andare in quel letto che un tempo era di suo padre, accovacciandosi di fronte a lui: era pieno di graffi e il sangue macchiò subito le lenzuola bianche.
Il respiro di Trunks era lieve, così come il battito del suo cuore. Strinse la mano ghiacciata del lilla tra le sue, mentre le lacrime presero ad accarezzarle le guance.
«Non lasciarmi, ti prego... ho bisogno di te, Trunks...»
Saya balzò sul letto, ma non osò avvicinarsi al sayan: si limitò ad osservarlo con i suoi occhi verdi, come se avesse capito che ci fosse qualcosa che non andava.
Marron la guardò per un paio di secondi, e all'improvviso, si ricordò del senzu che il figlio di Vegeta le aveva dato prima di partire.
«Qualsiasi cosa accada» le aveva detto «usalo tu. Il senzu ripristinerà al massimo le tue energie, potrebbe addirittura darti quel briciolo di forza in più necessaria per mettere definitivamente fuori combattimento Cell. Promettimi che sarai tu ad usarlo.»
Estrasse il piccolo fagiolo dal sacchettino di tela legato intorno alla cintura della tuta, e sorrise senza rendersene conto. Lo avvicinò alle labbra del lilla, sospirando sommessamente.
«Perdonami, Trunks, ma non meriti di morire.»
Si alzò in piedi, e si asciugò le guance con il dorso della mano sinistra. Lasciò un'ultima carezza sul pelo di Saya, dopodiché sparì dalla stanza.

 

Si materializzò nel punto esatto dalla quale era sparita pochi minuti prima. Cell era ancora lì di fronte a lei, immobile, con lo sguardo serio.
«Immagino che tu voglia fare la stessa fine del tuo amico, se sei tornata qui.»
«Ormai vivere non ha più senso» soffiò la ragazza, stringendo ulteriormente la coda con la quale aveva legato i suoi capelli. «Hai causato solamente distruzione e disperazione in un mondo che non ti ha fatto niente di male, semplicemente per puro divertimento. Ma sappi che se io dovessi morire qui, oggi, non ti divertirai mai più.»
«Ti sbagli. Ci sono un'infinità di pianeti nell'universo, e miliardi e miliardi di popoli che li abitano. E, nell'ipotesi che io li distrugga tutti in poco tempo, potrei sempre provare ad entrare nell'aldilà. Il mio divertimento non avrà mai fine» sentenziò il verde, mentre un sorriso amaro gli contornava le labbra. «E poi, cara la mia mocciosetta dalla lingua lunga, sappi che a distruggere il tuo caro pianetino ha contribuito anche quella puttanella di tua madre.»
Basta. La sua pazienza aveva oltrepassato ogni limite.
Scattò in direzione dell'androide a tutta velocità, colpendolo con un gancio destro molto potente. Cell strabuzzò gli occhi per il dolore, e dalla sua bocca uscì un rivolo di sangue violaceo.
Marron non gli diede il tempo di muovere un muscolo, e riprese a colpirlo con foga, senza fermarsi: scagliò una serie di pugni e calci che il verde non riuscì a parare, sfogando tutta la rabbia e il dolore che aveva provato nel vedere le persone che amava andarsene via, una ad una. Poi, strinse con forza la coda dell'androide tra le sue mani, e cominciò a girare vorticosamente intorno a sé stessa; quando ebbe accumulato abbastanza velocità, lasciò andare la presa, e Cell fu scaraventato una decina di metri più in basso, addirittura sotto il suolo, creando così una sorta di cratere.
La bionda riprese ad attaccare non appena la polvere si dissolse, scagliando una serie indefinita di kienzan in direzione di quell'aura che, a poco a poco, stava diminuendo.
Cell assimilò tutti i colpi, riscontrando numerose ferite, ma ciò non gli impedì di rimettersi in piedi come se niente fosse.
«Tuo padre con quelli mi faceva il solletico.»
Marron si teletrasportò di fronte a lui, dandogli un potente pugno nello stomaco: il mostro si accasciò a terra lentamente, vomitando sangue.
«Nomina ancora una volta i miei genitori, e giuro che ti faccio fuori senza ritegno.»
Il verde si bloccò per un secondo, e dopo essersi pulito le enormi labbra con il braccio, si lasciò andare ad una risata isterica.
«Tu non mi ucciderai. Non puoi farlo.»
Per un attimo, il fiato le venne a mancare.
Avrebbe riconosciuto la voce di suo padre in qualsiasi circostanza.
«Non osare...» sibilò, a denti stretti.
«Marron, tesoro, sono io, sono il tuo papà. Mi riconosci?»
La bionda strinse le mani a pugno, sentendo uno strano calore invaderle il corpo.
Rabbia.
«Piccola mia, non sprecare energie... è tutto inutile. Non voglio che tu ti faccia del male. Rinuncia a questa battaglia, ti prego.»
Era ovvio che sarebbero stati sforzi inutili. D'altronde, se Cell aveva messo fuori gioco Trunks nel giro di pochi minuti, cosa credeva di fare lei, che non era nemmeno una sayan?
Era sempre stata una persona ragionevole, ma in quel momento, era accecata dalla rabbia, e non si sarebbe tirata indietro per nessun motivo al mondo. Il suo lato da combattente prevalse su quello da ragazza modello, scacciando completamente quelle domande dalla sua testa.
«Avrà anche funzionato con Trunks, ma non ti prenderai gioco anche di me» affermò a testa alta, incrociando lo sguardo del nemico.
«Sicura, Marron?»
Se lo sarebbe dovuta aspettare.
La voce di sua madre arrivò alle sue orecchie come un'eco lontano, e la tentazione di sussurrare: "Mamma, sei davvero tu?" fu molto forte.
«Non hai scampo, tesoro. Se nemmeno io sono riuscita a batterlo, nessuno può farlo. Se lasci che sia il tuo orgoglio a guidarti, la morte ti abbraccerà senza che tu te ne accorga. Non fare il mio stesso sbaglio.»
La terrestre non si mosse di un millimetro. Osservò Cell con aria di sfida, non lasciando trasparire altra emozione all'infuori dell'odio.
Dopo un po', anche il mostro verde si lasciò andare ad un'espressione scocciata.
«E va bene, mocciosa. Vorrà dire che mi libererò di te con le cattive maniere.»
L'androide si teletrasportò, azzerando completamente la sua aura.
Marron cominciò a guardarsi intorno, ruotando la testa a destra e a sinistra. Quei pochi attimi di distrazione, bastarono a farle abbassare la guardia.
Una potente onda energetica la colpì alla schiena, scagliandola rapidamente a terra. La bionda sbatté la faccia contro il terreno duro, la sabbia le entrò negli occhi facendoglieli bruciare: riuscì ad alzarsi a fatica, e Cell si avvicinò abbastanza da riuscire a tirarle un pugno in pieno viso. Marron sentì lo zigomo pulsarle terribilmente.
Le tirò un altro pugno in faccia, questa volta nel labbro. Poi un altro, in fronte, e un altro ancora, fino a dare origine ad una serie di colpi rapidi e letali.
La figlia di C18 si lasciò cadere a terra, incapace di fare altro. Non riusciva a teletrasportarsi, e alzarsi in piedi -benché ne avesse ancora le forze, anche se misere- avrebbe significato guadagnarsi ulteriori lividi.
La coda di Cell si attorcigliò intorno al suo esile corpo, cominciando a stringere sempre di più, facendole venire a mancare l'aria ogni secondo che passava.
«Se ti arrendi e ammetti di essere una sciocca, ti regalerò una morte veloce e indolore.»
Avrebbe voluto mettersi a urlare, conficcarsi le unghie nella carne fino a far uscire sangue. Sarebbe andata a sbattere contro delle stalattiti appuntite, contro gli scogli del mare, e magari si sarebbe gettata nelle profondità dell'oceano, attendendo che la morte la venisse a prendere. Lo avrebbe fatto. Ne era capace. Ma di certo, non avrebbe permesso ad un viscido essere come Cell di farla fuori.
No. Non lo avrebbe mai permesso.
Serrò i pugni, concentrando quella poca forza che aveva dentro di sé, e per un attimo pensò che sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro.
E invece, fu la coda di Cell, a scoppiare.
Il verde osservò l'enorme buco nel suo fondo schiena con un ghigno di rabbia, e strinse la mascella con forza.
La bionda non gli diede il tempo di rigenerarsi. Scagliò un'onda energetica a pochi metri di distanza, che le permise di avere la meglio sull'androide. Quest'ultimo cadde a terra, e una macchia violacea si espanse sotto il suo corpo.
Marron inspirò profondamente, avvertendo una strana sensazione di calore all'altezza dello stomaco. La voglia di vendetta si stava impossessando di lei, e per un attimo, soltanto uno, si chiese se stesse facendo la cosa giusta.
Che cosa direbbe mio padre se mi vedesse uccidere qualcuno? Che cosa penserebbe di me? Io non... io non voglio essere considerata un'assassina...
Gli occhi cominciarono a pizzicarle. Cell si era finalmente indebolito, e proprio quando era giunto il momento esatto per dargli il colpo di grazia, stava per tirarsi indietro.
«Tu non sei un'assassina... sei un'eroina.»
Una lacrima attraversò rapidamente la guancia destra di Marron, che spalancò leggermente la bocca per lo stupore.
Sentì le dita bruciare, ma non se ne curò. Sollevò le mani davanti a sé, e una grande sfera rosa si formò prima che potesse rendersi conto di quello che stava facendo.
Le parole le uscirono di bocca come se sapesse esattamente cosa fare.
«Infinity Bullet!»

 

Quando aprì gli occhi, tutto ciò che vide fu il bianco accecante delle nuvole. Ruotò leggermente la testa alla sua sinistra, constatando di essere rimasta coinvolta in quell'esplosione di lampi rosa.
Ad un tratto, la figura sfocata di Cell, disteso ad una decina di metri di distanza da lei, divenne più nitida.
E non appena la terrestre si rese conto che la sua aura era scesa a zero, cadde in un sonno profondo con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono schifosamente in ritardo, ma tra vari casini, scrivere il capitolo a spezzoni è stato il massimo che sono riuscita a fare.
E siamo a -1! Spero di non metterci tanto anche con il prossimo, visto che voglio chiudere in bellezza ^^"

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Capitolo 18
*** Il mio desiderio ***


 

Capitolo 18
“Il mio desiderio”

 



Tutto intorno a lei era bianco.
Non percepiva il minimo rumore, e non riusciva a distinguere nulla, se non il colore accecante che ormai la circondava da diversi minuti.
Quando si era svegliata, le era sembrato come se qualcuno la stesse chiamando, ma non appena aveva constatato di essere sola -completamente sola- aveva iniziato ad allarmarsi.
«Trunks!» urlò a gran voce. «Dove sei? Trunks! Trunks!»
Iniziò a correre senza una meta, in quel luogo senza inizio né fine, fino a quando fu talmente sfinita da doversi inginocchiare a terra per riprendere fiato.
Inspirò ed espirò a pieni polmoni per diverso tempo, imponendosi di trattenere le lacrime.
Aveva paura. Tanta paura.
«Va tutto bene. Sei al sicuro.»
Marron, al sentire quella voce, alzò la testa di scatto, le guance arrossate dalla fatica. Non era la voce di Trunks. Era la voce di una donna.
Subito dopo, una figura compì alcuni passi nella sua direzione. La osservò per un paio di secondi negli occhi prima di alzarsi e di avvicinarsi a lei.
«Tu sei... reale?» domandò, impacciata quanto confusa e incuriosita.
La figura annuì, dedicandole un lieve sorriso.
Davanti a quel gesto, la bionda non riuscì a trattenersi: si gettò tra le sue braccia, iniziando a piangere in silenzio. Le sue lacrime si depositarono sul collo della figura, la cui pelle era diafana e perfetta.
«Mamma...» sussurrò, stringendosi un po’ più a lei, incredula che fosse davvero lei.
C18 ricambiò la stretta senza imbarazzo, accarezzando dolcemente la schiena della figlia per alcuni secondi.
«Eri tu, vero?» esordì ad un tratto Marron, sciogliendo di colpo l'abbraccio. «Durante lo scontro... quella voce era la tua, non è così?»
L'androide deglutì, ma la figlia era talmente agitata che non le diede il tempo di rispondere.
«E quella mossa... l'Infinity Bullet. Sei stata tu a farmela usare, non è vero?»
C18 abbassò appena lo sguardo, annuendo appena. «Sì.»
Non era cambiata per niente: i capelli biondi le ricadevano sulle spalle come un tempo, e al collo portava ancora la sua vecchia collana di perle bianche.
Marron, invece, era diversa. Aveva avuto l'occasione di vederla in tre momenti della sua vita, in primis i giorni successivi alla sua nascita: era una bimba gracile, e C18 aveva subito riconosciuto in lei i capelli biondi e i tratti del volto di Crilin, tra cui gli occhi neri che tanto adorava.
L'aveva rivista a dodici anni, durante il suo ultimo scontro con Cell. Marron indossava due buffi codini e un abito rosso che, immaginò, le aveva cucito Bulma. Le ricordava tanto lei alla sua età.
E ora, sua figlia era davanti a lei per la terza volta, e la cyborg non riuscì a non pensare a quanto fosse bella e matura. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda alta, che lasciava risaltare i suoi meravigliosi occhi di ghiaccio. Il top e i leggings che aveva indossato per la battaglia lasciavano risaltare le sue forme, e C18 si rese conto che la sua bambina era ormai una donna adulta.
«Grazie» si limitò a rispondere Marron, riportando la madre alla realtà. «Senza di te non ce l'avrei mai fatta.»
«Ti sbagli» disse lei in risposta. «Ce l'avresti fatta anche senza di me. Ti ho vista combattere» aggiunse, «sei formidabile. Chiunque ti abbia allenata ha fatto un ottimo lavoro.»
La ragazzina sorrise istantaneamente, portandosi una ciocca ribelle dietro all'orecchio. «Ho sognato questo momento per tutta la mia vita» bisbigliò, asciugandosi le guance coi palmi delle mani. «Ho sempre sperato di poterti incontrare, di poterti conoscere... e ora, finalmente, io-»
«Marron» la bloccò la madre, stringendo involontariamente le mani intorno alle sue spalle «non resterò qui a lungo. Mi hanno concesso solamente pochi minuti.»
La terrestre sussultò. «Di che cosa stai parlando?»
«Non importa» rispose la madre, scuotendo lievemente la testa. «Anch'io morivo dalla voglia di vederti, figlia mia. Ma non posso restare qui per sempre.»
Le due si guardarono a lungo negli occhi, come se il tempo si fosse fermato all'improvviso. C18 stava per dire qualcosa di importante, e Marron non le diede in alcun modo fretta: qualche attimo di silenzio le avrebbe garantito un secondo in più in compagnia di sua madre.
«Non farmi tornare in vita» soffiò la cyborg, socchiudendo appena le palpebre. «Non farlo, Marron. Io e C17 non ce lo meritiamo.»
«Ma voi-»
«Non ce lo meritiamo» ripeté, e Marron percepì il nodo alla gola divenire sempre più fastidioso.
«Ma ho bisogno di te.»
C18 scosse la testa, sorridendo amaramente. «No. È questa la realtà: tu non hai affatto bisogno di me. Sei forte, e intelligente. Può essere triste pensarlo, ma puoi farcela benissimo da sola, Marron. Sei sopravvissuta fino ad ora senza di me, e guarda che ragazza meravigliosa sei diventata.»
Le lacrime iniziarono nuovamente ad accarezzare le sue guance, questa volta con più rapidità. «Io non sono forte» esclamò, con la voce spezzata dal pianto.
La figura della cyborg si fece più sfocata, e Marron capì che il suo tempo stava finendo.
«Puoi farcela, tesoro. Devi solo volerlo.»
«Ma io non voglio!»
La ragazza si gettò ancora una volta tra le braccia della madre, ma stavolta, la attraversò da parte a parte, come fosse un fantasma.
«Andrà tutto bene» sussurrò l'androide, mostrando alla terrestre uno dei suoi sorrisi più sinceri. «Sono fiera di te, amore mio. Qualsiasi cosa accada, ricordatelo.»
E, prima che Marron potesse dire o fare qualunque altra cosa, il corpo di C18 fu circondato da una luce abbagliante. Pochi secondi dopo, le forze le vennero nuovamente a mancare e la terrestre cadde a terra, priva di sensi.

 

Quando aprì gli occhi, si ritrovò nella vecchia stanza di suo padre alla Kame House. Era troppo debole per potersi alzare dal letto, ma le bastò ruotare appena la testa di lato per vederlo: Trunks sedeva accanto alla finestra, con le lacrime agli occhi.
«Che cosa... cos'è successo?» domandò con voce fioca, cercando di mettersi a sedere.
Il lilla si voltò di scatto nella sua direzione, osservandola con fare stupito.
«Marron» sussurrò, scioccato. Subito dopo, però, la sua voce lasciò trasparire tutta la felicità che provava. «Marron!»
Corse in direzione del letto e strinse l'amica più forte che poté. Marron lo lasciò fare, le guance lievemente arrossate. Il suo cuore batteva ad una velocità incontrollabile, ma la ragazza si beò di quel contatto senza opporsi.
«Credevo... credevo che...» singhiozzò, e la bionda iniziò ad accarezzargli il capo con dolcezza nel tentativo di calmarlo.
«Va tutto bene, Trunks» disse, sorridendo. «Sono viva. Sono-»
«Mi sono svegliato qui e... sono venuto a cercarti... eri svenuta e la tua aura era al minimo...» singhiozzò, sciogliendo l'abbraccio subito dopo. Si asciugò le lacrime passandosi il braccio sul volto, e subito dopo un sorriso gli contornò le labbra. «Hai vinto, Marron. L'hai ucciso, quel bastardo.»
La figlia di Crilin sorrise a sua volta, e prima che potesse rendersi conto di quello che stesse accadendo, Trunks la baciò.
La ragazzina, sorpresa, spalancò gli occhi. Si chiese se fosse il caso di darsi un pizzicotto per verificare che non fosse solo un sogno -un bellissimo sogno-, ma le bastò assecondare quel bacio tanto desiderato per capire che era reale.
«Ti amo, Marron» sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra, prima che la bionda le catturasse nuovamente tra le proprie.
Saya, raggomitolata ai piedi del letto, osservò i due muovendo lentamente la coda da una parte all'altra, felice che la sua adorata e nuova padrona si fosse svegliata.


***

 

Erano passati quasi tre anni dal giorno in cui Cell era stato sconfitto. Trunks e Marron avevano vissuto alla Kame House per tutto quel tempo, cercando di sopravvivere il più a lungo possibile con le poche risorse disponibili.
Un anno e mezzo prima, il sayan aveva trovato la sfera dalle tre stelle nel deserto. E ora...
«Trunks!»
Il diretto interessato si voltò, ma tutto ciò che vide fu la distesa di fiori colorati che ricopriva la collina.
«Non ti vedo!» gridò, girando il capo a destra e a sinistra.
Ad un tratto, Marron alzò il braccio destro, e Trunks riconobbe all'istante l'oggetto che stringeva tra le mani: la sfera dalle quattro stelle.
«L'ho trovata! L'ho trovata!» esclamò la bionda, riemergendo dalla distesa fiorita.
Il figlio di Bulma sorrise senza rendersene conto, mentre Marron si gettava tra le sue braccia, in lacrime.
«Non riesco a crederci» singhiozzò la terrestre, stringendo forte la sfera tra le proprie mani.
Trunks le baciò appena il capo, con fare amorevole. A quel contatto, un brivido attraversò la schiena di Marron: la sfera le cadde di mano ed iniziò a ruzzolare lungo la collina fiorita, suscitando nei due il panico più assoluto.
Entrambi, però, inseguirono la sfera correndo a più non posso giù per la collina, uno di fianco all'altra.
«Stupida! Guarda cos'hai fatto!» gridò il lilla, seriamente scocciato.
«Ehi, è colpa tua che mi hai presa alla sprovvista, imbecille!» rispose, superandolo di pochi metri. «Voi uomini siete proprio inaffidabili!»
Il sayan si trattenne dall'insultare nuovamente la ragazza: d'altronde, in quel momento aveva di meglio a cui pensare.
Un attimo dopo, Trunks capì che c'era solo un modo per recuperare la sfera. Si gettò a terra, iniziando a roteare sui fianchi, e dopo pochi secondi riuscì ad acchiappare la sfera. «Ho vinto io!» esclamò gioioso.
Marron, non avendolo visto, inciampò su di lui e cadde a pancia in giù sull'erba, suscitando una sonora risata da parte di Trunks.
«Idiota... questa me la paghi» sibilò la biondina, sfilandogli la sfera di mano.

 

Quella sera stessa, Marron e Trunks decisero di invocare il Drago Shenron.
Quando misero le sette sfere vicine, il cielo divenne scuro di colpo, e da esse si generarono altrettante scie luminose che si proiettarono verticalmente, fino a creare una figura distorta.
L'enorme creatura verde apparve davanti ai loro occhi dopo alcuni secondi. I ragazzi, meravigliati, spaventati e incuriositi, si strinsero la mano a vicenda, in cerca di conforto.
Quando la figura di Shenron si fece più nitida davanti ai loro occhi, entrambi trattennero il respiro per qualche secondo, ammaliati.
«Voi che mi avete invocato, esprimete i vostri tre desideri» esordì il drago, con la sua voce roca. «Esaudirò tutto quello che mi chiederete.»
Trunks deglutì, lanciando una rapida occhiata alla bionda.
Tre desideri ripeté mentalmente, dandosi dello stupido. Lui e Marron non avevano più parlato delle possibili richieste da porgere al Drago. Erano impreparati.
La ragazza accennò un lieve sorriso, accarezzandogli amorevolmente il braccio. «Avanti» sussurrò, intimandolo a proseguire.
Trunks deglutì ancora, e questa volta si rivolse a Shenron.
«Innanzitutto, vorremmo che il pianeta ritornasse esattamente com'era prima che gli androidi lo distruggessero. I villaggi, le città, gli edifici, la vegetazione e tutto il resto devono essere come prima» disse il sayan, a gran voce. «Per favore» aggiunse, a disagio.
Bulma gli aveva parlato molte volte del Drago, ma Trunks non immaginava che Shenron fosse così maestoso come sua madre l'aveva sempre descritto.
Il Drago mosse appena il capo verso il basso, e subito dopo i suoi occhi si illuminarono di una luminosa luce rossa.
Bastarono pochi secondi affinché si formassero alcune isole nei dintorni della Kame House, probabilmente distrutte in passato da C17 e C18, la prova certa che il Drago aveva davvero dei poteri ultraterreni.
«Desiderio esaudito» disse poco dopo. «Qual è la prossima richiesta?»
Marron si guardò intorno, sbalordita. «Di già?» sussurrò, incredula che fossero bastati una manciata di secondi per riportare la Terra al suo splendore originale.
«Vorremmo che tutte le vittime degli androidi venissero resuscitate» rispose il lilla, con un pizzico di amarezza nella voce. «Tutte quante.»
Questa volta, però, gli occhi del Drago non si illuminarono.
«Mi dispiace, ma non posso esaudire il vostro desiderio» affermò. «C'è qualcos'altro che posso fare per voi?»
«Ehi, aspetta un secondo!» esclamò la bionda, confusa. «Che significa che non puoi esaudire il nostro desiderio? Voglio dire, perché?»
«Ci sono troppe persone che devono essere riportare in vita. Un desiderio non basta per farle tornare tutte» spiegò Shenron. «Posso esaudire un altro vostro desiderio?»
«No!» sbottò la figlia di Crilin. «Ci dev'essere un modo! Noi... noi dobbiamo riportarli tutti sulla Terra, nessuno escluso!»
Il Drago rimase in silenzio per alcuni secondi prima di replicare ancora. «Mi dispiace, ma non vi posso aiutare.»
Trunks incrociò le braccia, mentre un'idea le balenava in testa. «E se rinunciassimo al terzo desiderio?»
Marron si voltò rapidamente nella sua direzione. «Cosa...?»
«Hai detto che un desiderio non basta per resuscitare tutti i terrestri» proseguì il sayan, con decisione. «Due potrebbero andare bene?»
Il Drago sembrò pensarci su per diverso tempo, mentre i due ragazzi lo osservavano ansiosi e, al tempo stesso, speranzosi. Era la loro ultima opportunità di far tornare sulla Terra i loro cari.
«In tal caso, credo di poter esaudire il vostro desiderio» fu la risposta di Shenron. «Potete confermarlo?»
Sul volto di Trunks andò a formarsi un sorriso soddisfatto: il suo cuore aveva preso a battere ad una velocità incontrollabile e gli sudavano le mani, ma cercò di non mostrarsi troppo nervoso. «Vorremmo che tu riportassi in vita tutte le vittime degli androidi» disse, fiducioso.
Ma Marron s'intromise subito dopo.
«Fatta eccezione per gli androidi stessi.»
Trunks le lanciò un'occhiata sconvolta, ma non fece in tempo a pronunciare una singola parola, perché Shenron lo precedette.
«Desiderio esaudito.»

 

Il Paradiso era un luogo sacro, a cui potevano accedere solamente le persone che avevano compiuto atti memorabili -o almeno nella norma. Per questo motivo furono costretti a vedersi in una zona neutra, nientemeno che nel palazzo di Re Enma.
Quando lei lo vide, per la prima volta con l'aureola in testa, non riuscì a trattenere un sorriso.
«Ciao» sussurrò, quando furono abbastanza vicini.
«Ehi» rispose lui, arrossendo.
Si guardarono a lungo negli occhi senza aprire bocca, ma quando Re Enma li intimò di darsi una mossa -cinque secondi dopo, più o meno-, il terrestre sobbalzò, mentre l'androide gli dedicò un'occhiata gelida.
«Io...» esordì il terrestre, impacciato.
C18 scosse la testa: aveva capito perfettamente cosa volesse dire. «Va bene così.»
Crilin le dedicò un sorriso forzato. «Mi dispiace comunque. So quanto ci tenessi a conoscerla.»
«Non importa» proseguì l'androide. «Non me lo merito.»
Il moro abbassò lo sguardo, chiudendo appena le palpebre. C18, al contrario, mantenne lo sguardo fisso su di lui.
«Sono passati vent'anni, e avrei tante cose da dirti. Eppure, ora non ne trovo neanche una.»
La bionda sorrise. «Nemmeno io.»
Crilin ricambiò il sorriso: il tempo era concluso. Superò C18, e fece di tutto pur di non voltarsi, perché sapeva che, se lo avrebbe fatto, sarebbe scoppiato a piangere.
Ma, purtroppo, fu costretto a volgere nuovamente il capo verso di lei.
«Crilin?»
Il diretto interessato sussultò appena. Incrociò lo sguardo gelido della cyborg, restandone ancora una volta incantato. «Sì?»
Lei inspirò profondamente, dopodiché, un'espressione dispiaciuta le contornò il viso. «Niente.»
Crilin si strinse nelle spalle. Le dedicò un ultimo sorriso, prima di voltarsi nuovamente e proseguire lungo il suo cammino.
C18 lo osservò andarsene col fiato sospeso.
Abbi cura di te, amore mio.

 

***

 

«Siamo di nuovo sulla Terra, yuppi!»
«Bulma, forse dovresti andarci piano con il vino.»
«Andiamo Crilin, non mi dire che anche tu non sei supercontento
«Sì, però sei bicchieri sono troppi» ammise il moro, assumendo un'espressione allegra.
«Avanti, lasciati andare» aggiunse la scienziata, lasciando un bacio a fior di labbra a Vegeta, che, stranamente, non si oppose in alcun modo.
Crilin sorrise, dopodiché, cercò per diverso tempo la figlia con lo sguardo.
«È fuori con Trunks» disse Yamcha, rispondendo ai suoi pensieri.
«Questo non migliora la situazione» esclamò il terrestre, addentando una fetta di prosciutto.
L'altro delineò un sorriso. «Amico, sa badare a sé stessa. Ha sconfitto Cell. Vuoi davvero negarle di avere un ragazzo dopo tutto quello che ha fatto per noi?»
«Negarglielo no» proseguì il moro. «Tenerla d'occhio... beh, forse sì» aggiunse, non riuscendo a spostare lo sguardo dalla finestra.

 

Marron poggiò la testa sulla spalla di Trunks, seduto accanto a lei nel giardino della Kame House.
«Mi è mancato tutto questo» ammise, con gli occhi lucidi.
Il lilla sorrise appena. «Anche a me» sussurrò, arricciandosi una ciocca bionda con le dita. «Tu e tuo padre avete parlato?»
Lei annuì. «Non è cambiato per niente. Nemmeno Vegeta.»
Trunks sospirò, a disagio. «Già. È il solito brontolone.»
«E Gohan?»
Il sayan deglutì, cessando all'improvviso di rigirarsi i capelli di Marron tra le dita. «L'ho salutato.»
La figlia di C18 alzò lo sguardo, inarcando un sopracciglio. «Tutto qui?»
Lui alzò le spalle. «Ci serve tempo.»
Marron non ebbe il tempo di replicare, perché, subito dopo, una scia luminosa catturò la loro attenzione.
«Una stella cadente!» si affrettò ad esclamare la terrestre, con gioia.
«Hai espresso il desiderio?» domandò il sayan, curioso e, al contempo, felice di poter cambiare argomento.
Marron non rispose. Chiuse gli occhi, stringendosi a Trunks più che poté. Inspirò il suo profumo a pieni polmoni, e il ragazzo la lasciò fare, iniziando ad accarezzarle i capelli fino a farla addormentare.
Era quello il suo desiderio.
Marron aveva tutto quello che voleva accanto a sé, e desiderò che quell'istante durasse per l'eternità.

 

 

 

 









 

Non riesco a credere di aver finalmente concluso questa storia, ma dopo un anno e mezzo era quasi ora.
Ci tenevo a chiedere scusa a chi mi ha seguita fino a qui. Purtroppo gli aggiornamenti non sono stati molto equilibrati, spesso vi ho fatto aspettare mesi, e ne sono molto dispiaciuta.
All'inizio avevo molte idee, e sono anche dispiaciuta di non essere riuscita a svilupparle come avrei voluto. Spero comunque che siate soddisfatti del mio lavoro. In caso contrario, non ne sarei stupita: non sono riuscita a dedicare anima e corpo a questa fanfiction come avrei voluto, e, ancora, mi dispiace tanto.
Non è un addio, perché ho ancora dei progetti nel fandom. Continuerò ad aggiornare la raccolta, e probabilmente scriverò presto una one-shot.
Ringrazio chiunque abbia letto questa fanfiction fino alla fine, e a chi ancora mi segue in questo fandom.
Grazie davvero, a tutti quanti.

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