Antiche tradizioni

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era un bel giorno di inizio primavera. La natura si stava risvegliando e anche la vita a Berk stava riprendendo il solito ritmo frenetico tipico del periodo meno freddo dell'anno.
Anche all'Accademia erano ripresi gli allenamenti, e i ragazzi ora stavano volando sui cieli di Berk, provando delle figure acrobatiche che avrebbero potuto usare durante la Festa del Disgelo, che ci sarebbe stata la settimana successiva
Finiti gli allenamenti, i ragazzi scesero nell'Arena, ancora su di giri per il volo appena fatto, parlando della festa, ma anche di un altro argomento, una cosa che, da quell'anno, per legge, avrebbe cambiato la vita ad alcuni di loro.
Infatti, avendo compiuto 18 anni, quell'anno erano previsti alcuni matrimoni, combinati dai genitori quando erano bambini e che dovevano compiersi a partire da quell'età. I ragazzi non erano a conoscenza dell'identità del futuro consorte, ma sapevano che alla Festa del Disgelo lo avrebbero saputo.
Hiccup, una volta che furono tutti a terra, diede a ciascuno un compito: prima di andare dovevano tirare a lucido l'Accademia, in vista dei Giochi del Disgelo, che si sarebbero tenuti lì dentro tra i berkiani più giovani, che non avevano ancora compiuto 16 anni d'età, come da tradizione.
Prese una delle scope e spazzò per terra, affiancando Astrid, che era più allegra e sorridente del solito.
"La prossima settimana ci diranno chi ci è stato promesso!" esclamò, allegra, la bionda "Non vedo l'ora di sapere chi sarà il mio!"
"Beh, non è detto che venga rivelato quest'anno." rispose Hiccup "In ogni caso, a mio parere, è un po' una tortura... metti che non vai d'accordo con lui, è vero che c'è il divorzio, ma è pur sempre un grosso stress."
"È una tradizione antica, Hiccup, e le tradizioni vanno rispettate." obiettò la giovane "E comunque, a Berk, fino adesso non si sono avuti tantissimi divorzi, non più di un paio ogni quarto di secolo, non sono tantissimi."
"Se lo dici tu..." concluse il ragazzo, con una nota di sarcasmo, riprendendo a spazzare per terra.
Poco dopo, fece il suo ingresso nell'Accademia Stoick, capotribù e padre di Hiccup, che si avvicinò a quest'ultimo.
"Figliolo, devi seguirmi alla Sala del Consiglio." ordinò "Ci sono un paio di cose che dovrei discutere con te."

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Capitolo 2
*** 1 ***


Hiccup sospirò. L'espressione e il tono di voce del padre non preannunciavano nulla di buono; mise via la scopa e fece un cenno a Sdentato, che lo seguì, dietro Stoick.
In silenzio si incamminarono verso Berk; il padre di Hiccup era serio, aveva un'aria solenne, per questo il ragazzo aveva l'impressione che, qualunque cosa il Consiglio di Berk avesse da dirgli, non era nulla di buono, per lui.
Come procedono i preparativi per la parata della Festa del Disgelo?" domandò, ad un certo punto, Stoick, in un tentativo di avviare una conversazione col figlio.
"Bene, papà. stiamo provando alcune acrobazie da eseguire." rispose il giovane, guardando di fronte a sé.
L'uomo annuì e apri la porta della sala, fece entrare il ragazzo e il drago, e infine li seguì, chiudendosi la porta alle spalle.
Hiccup si guardò intorno; l'intero Consiglio di Berk era già radunato lì, in attesa del ritorno del suo capo. L'uomo fece cenno al ragazzo di sistemarsi al loro tavolo e andò a sedersi al suo posto.
"Ehm, signori..." disse "Se si tratta di qualcosa fatto dai gemelli o da Moccicoso, io non posso stare loro dietro 24 ore al giorno..."
"Non ti ho fatto chiamare per questo." lo interruppe Stoick "Ma per un'altra cosa." fece una pausa, guardando gli altri componenti del gruppo, prima di tornare a rivolgersi al castano "Figliolo, ormai hai compiuto 18 anni, ed è giusto che cominci a prepararti per il ruolo che ti attende... per questo abbiamo deciso di ammetterti come membro del Consiglio di Berk, in quanto capo dell'Accademia dei Draghi e comandante dei Cavalieri di Berk."
"Cosa?!" esclamò Hiccup, preso di sorpresa "No, papà! Non posso! Io non sono in grado di..."
"Certo che sei in grado." lo fermò il capo di Berk "Altrimenti non ti avremmo mai ammesso nel nostro gruppo. Comunque essere membro del Consiglio è un ruolo di grande prestigio, ma anche di grande responsabilità. Il Consiglio affianca il capotribù nelle decisioni più importanti, presiede alle riunioni pubbliche, e i suoi membri partecipano alle cerimonie delle famiglie, quali matrimoni e presentazioni dei nuovi nati, come rappresentanti del capo o, addirittura, celebranti."
Hiccup annuì, restando in silenzio. Per qualche strano motivo era convinto che quel suo nuovo ruolo gli avrebbe portato solo guai. Fissò ancora il padre, in attesa; Stoick afferrò un rotolo di pergamena che gli aveva passato Stizzabifolco, lo aprì e lo poggiò sul tavolo, poi riprese la parola.
"Tu, quest'anno, come ho detto, hai compiuto 18 anni, quindi sei anche nel gruppo di ragazzi che potrebbe prendere moglie, a partire da questa estate." continuò "Come ben sai, i nomi delle coppie combinate verranno rese note alla Festa del Disgelo, ma in quanto membro del Consiglio tu avrai il privilegio di conoscere in anticipo se sei tra questi e chi sono i nomi dei promessi." detto ciò, gli passò la pergamena, che il ragazzo lesse con attenzione.
Quando ebbe finito, restituì il foglio e guardò gli altri uomini.
"Avete bisogno di altro, da me?" domandò, in tono neutro "Perché altrimenti devo tornare all'Accademia per controllare che i ragazzi non l'abbiano distrutta."
Stoick annuì e gli diede il permesso di andare, così Hiccup uscì e, sempre scortato dal suo fido Sdentato, si incamminò verso l'Accademia.
Sapeva che non avrebbe trovato nessuno, poiché quando era andato via con il padre avevano quasi finito di riordinare, ma aveva bisogno di stare solo, per pensare a quanto appena successo.
Ma, a quanto pareva, Odino non era d'accordo con lui sul restare solo e, per strada, il giovane incrociò Astrid, che gli corse incontro.
"Hiccup!" lo chiamò, fermandosi di fronte a lui "Tutto bene? Cosa voleva tuo padre?"
Hiccup la fissò, indeciso. Sapeva di aver bisogno di elaborare ancora le notizie appena ricevute, ma sapeva anche che, per farlo, aveva bisogno di parlarne con qualcuno; fece un respiro profondo e si guardò intorno, quindi prese la mano dell'amica e la trascinò in un punto più tranquillo.
Si fermò dietro una capanna e, finalmente, la lasciò, guardandola.
"Mi hanno eletto a membro effettivo del Consiglio di Berk." disse.
"Hiccup! È fantastico!" esclamò Astrid, saltandogli al collo e stampandogli un bacio sulla guancia, ma si fermò non appena vide lo sguardo del ragazzo incupirsi e distogliersi dal suo "Cosa c'è che non va?"
"È che... tra le cose che i membri del Consiglio sono a conoscenza c'è anche la lista dei nomi dei matrimoni combinati che si dovrebbero tenere ogni anno." confessò Hiccup.
"E allora? Non capisco cosa non vada." insistette Astrid. Il ragazzo alzò di nuovo gli occhi, incrociando quelli della giovane e le posò una mano sulla guancia, serio.
"Nella lista di quest'anno c'è il tuo nome, Astrid." ammise.

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Capitolo 3
*** 2 ***


Si guardarono per qualche secondo, in silenzio. Astrid non sapeva cosa dire, il suo migliore amico le aveva appena rivelato che quella stessa estate si sarebbe sposata, una notizia fantastica, e lo stava dicendo con quella espressione da funerale. Perché?
Poggiò la mano sulla sua e si avvicinò a Hiccup, guardandolo e sorridendogli.
"È una notizia stupenda, Hiccup!" esclamò "Perché lo dici come se stessi per essere messa a morte?"
"Perché non credo che tu voglia sapere chi sposerai, non ti piacerà." ammise il giovane, abbassando lo sguardo "Ti posso solo dire che entrerai a far parte della mia famiglia."
Il sorriso della bionda si allargò e, di nuovo, saltò al collo del ragazzo.
"Stai dicendo che sposerò te?" disse "Ma è grandioso!"
Ma lui la allontanò, il suo volto si fece sofferente mentre la guardava.
"No, non sposerai me." la corresse "Sposerai mio cugino."
"Oh..." sussurrò la giovane, con tono leggermente deluso "Va bene. Non importa, è stato deciso così, quindi non ho nulla da obiettare."
"Astrid, mi dispiace..." si scusò il ragazzo, ma lei lo fermò, prendendogli le mani.
"No, Hiccup." obiettò "Non possiamo scegliere chi sposare, è la tradizione, quindi è giusto così."
"No, non è giusto!" esclamò il ragazzo "Tu non sei mai andata d'accordo con Moccicoso, non puoi accettarlo così, come se nulla fosse..."
"Hiccup, è la mia vita, decido io cosa farne." lo interruppe lei "Comunque grazie per avermelo detto. Mi aiuterà a prepararmi meglio."
Il giovane la guardò, sempre più confuso. Come poteva accettare quella assurda decisione? Perché si ostinava a voler seguire quella tradizione che la obbligava a sposare un uomo che lei, in realtà, non voleva? Astrid gli sorrise di nuovo e gli stampò un bacio sulla guancia, prima di correre a casa.
Hiccup sospirò, tornando a casa, evitando qualsiasi incontro. Stavolta non aveva davvero voglia di vedere nessuno, dopo la conversazione appena avuta con l'amica.
Non poteva fare a meno di pensare alla sua reazione: accettazione, rassegnazione. Come poteva accettarlo? lei non sopportava Moccicoso! Davvero voleva essere infelice per il resto della vita?
Preso da questi pensieri, entrò in casa, salutando appena suo padre, anche lui tornato da poco, e salì in camera sua. L'unica cosa che voleva fare, in quel momento, era stare solo con sé stesso, pensando a ciò che era successo quel giorno e a quello che sarebbe successo nei giorni a venire.
Anche Astrid era tornata a casa sua. Entrò, chiudendosi la porta alle spalle, e si guardò intorno. Non riusciva a non pensare a quanto le aveva detto Hiccup: entro pochi giorni sarebbe stata fidanzata, ed entro poche settimane si sarebbe sposata, come era giusto che fosse, per una donna vichinga della sua età.
Avrebbe sposato Moccicoso, il cugino di Hiccup. Sarebbe stata una Jorgenson, e quella, molto probabilmente, sarebbe stata la loro casa coniugale, perché lei viveva da sola, la sua famiglia era mancata da tempo, e quella sistemazione sarebbe stata la migliore per avere una certa privacy e abbastanza spazio per poter crescere i futuri figli.
Era felice del matrimonio, era stata educata per questo, per accettare chiunque le fosse stato promesso, ma dentro di lei, sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in tutto quanto, ma che non poteva fare nulla. Era una vichinga, era forte, sapeva che avrebbe affrontato questa nuova avventura a testa alta, come si conviene a una donna di Berk.
Entrò in camera e si avvicinò alla cassapanca ai piedi del letto, la aprì e cercò dentro, tirando fuori un grosso involto di stoffa, che posò sul letto, distendendolo e liberando il contenuto: un vecchio abito da festa, quello usato dalla madre per il suo matrimonio, e che ora avrebbe usato lei.
Lo guardò per qualche secondo, poi lo ripiegò e lo mise nuovamente nel baule.
Lo avrebbe tirato nuovamente fuori quando fosse venuto il momento di usarlo, qualche settimana dopo.

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Capitolo 4
*** 3 ***


Il giorno successivo, i ragazzi si ritrovarono all'Arena, per una nuova sessione di allenamenti, in vista della festa.
Hiccup era uno straccio, aveva dormito poco e male; camminava zoppicando verso l'Accademia, reggendosi al suo fido Sdentato, e cercava di acquistare un po' di lucidità fermandosi di tanto in tanto ai pozzi e bagnandosi con l'acqua fresca del sottosuolo. Mentre camminava, vide Astrid che si dirigeva anche lei nella stessa direzione, e si bloccò. Era innamorato da sempre di lei, ed era abbastanza certo che lei, almeno un po' fosse attratta da lui, e la reazione che aveva avuto il giorno prima, quando inizialmente aveva pensato che avrebbe sposato lui, glielo aveva in parte confermato. Ed anche quella punta di delusione che aveva notato quando le aveva detto che avrebbe sposato Moccicoso era una parziale conferma della cosa. Ma allora perché aveva accettato la notizia senza protestare? Perché si ostinava a seguire quelle assurde tradizioni, se andavano contro ciò che provava davvero?
Con queste domande in testa si incamminò nuovamente verso l'area di allenamento, in vista della dura giornata che lo attendeva.
Anche Astrid aveva dormito poco. Il giorno prima aveva ricevuto un sacco di informazioni, troppe, tutte in una volta. Hiccup, il suo migliore amico, le aveva detto di essere stato ammesso nel Consiglio di Berk, un grandissimo onore e un riscatto non indifferente per uno come lui, che fino a pochi anni prima non era considerato più di un disastro ambulante; oltre a ciò, le aveva confessato di conoscere i nomi di coloro che erano stati promessi e che si sarebbero sposati quell'estate. E il suo nome era fra questi.
Inizialmente, la bionda aveva pensato che il nome che le era stato affiancato era quello dello stesso Hiccup, e ciò le aveva provocato una reazione molto felice. Per qualche motivo, sapere che avrebbe sposato Hiccup le aveva fatto fare un tuffo al cuore; il ragazzo era un buon partito, in quanto futuro capotribù, era intelligente, gentile, rispettoso e, cosa altrettanto importante, si volevano molto bene. Ma il suo promesso non era lui; Astrid, da quell'estate, sarebbe stata sposata a Moccicoso, che ci provava con lei fin da quando erano bambini, ma che a lei non piaceva affatto, per quanto fossero amici, come tutti nel gruppo dei Cavalieri di draghi. Ma lei era una donna vichinga, educata fin da bambina a rispettare quelle antiche tradizioni che tenevano in piedi la società da secoli, e non poteva rifiutarsi di seguirle, perché non era giusto.
Quella notte aveva dormito poco, non riusciva a non ripensare a ciò che aveva saputo, ed in quel momento camminava a testa bassa, affiancata da Tempestosa. Alzò lo sguardo per un secondo, vedendo Hiccup che andava nella stessa direzione. Senza pensarci, accelerò il passo, raggiungendolo sull'imboccatura del ponte che portava all'Arena.
Hiccup non si fermò, continuò a zoppicare lungo la strada, poggiato al suo Furia Buia, così lei lo affiancò, poggiandogli una mano sulla spalla e fermandolo. Il giovane alzò gli occhi, fissandola, e lei notò che era davvero ridotto a uno straccio, evidentemente non aveva dormito, esattamente come lei.
Senza dire nulla, Astrid si avvicinò ancora, abbracciandolo.
"Grazie." sussurrò, stringendolo "Grazie per avermi detto ciò che hai saputo, ieri."
"Prego..." rispose lui, con un filo di voce. La bionda notò anche una nota di tristezza, così si allontanò per guardarlo meglio, e il ragazzo distolse lo sguardo, evitando quello della giovane.
Era davvero triste, Astrid non aveva capito male. Ma non poteva permettere che fosse così, non poteva permettere che il suo migliore amico si buttasse giù in quel modo.
"Andrà tutto bene, Hiccup." disse "Non sta per succedere nulla di grave, mi sto solo per sposare con tuo cugino."
Il giovane fece un respiro profondo, infine la prese meglio per i fianchi e poggiò la fronte su quella di lei, sempre guardando in basso ed evitando quelli della bionda.
"Astrid, tu non capisci..." cercò di spiegare lui "Non è giusto... tu non lo ami, non è giusto che tu sia obbligata a farlo..."
"È la tradizione. È giusto così, invece." protestò lei "È sempre stato così, non possiamo cambiare le cose."
"Dicevamo lo stesso quando uccidavamo i draghi." la corresse il castano.
"Questa volta è diverso." insistette Astrid "Ci sono tradizioni che non possono essere cambiate." con delicatezza gli fece alzare il volto, per guardarlo bene negli occhi "Hiccup, il fatto che mi sposo non cambierà nulla, e poi anche tu prima o poi ti sposerai. Resterai sempre il mio migliore amico, e sarò sempre il tuo secondo, all'Accademia."
Il giovane non rispose, abbassò di nuovo lo sguardo e fece per allontanarsi, ma lei lo bloccò, posandogli un leggero bacio sulle labbra, di quelli che gli aveva già dato, di quelli che sapeva essere baci che poteva dare a un amico.
Hiccup ricambiò in automatico, indugiando sul contatto. Pochi secondi dopo, senza neanche pensarci, entrambi avevano approfondito il contatto, stringendosi l'uno all'altra e baciandosi come non avevano mai fatto.
Fu il ragazzo ad allontanarsi per primo, spingendola delicatamente e facendo un passo indietro.
"No, Astrid." disse, scuotendo la testa "Non sarà mai lo stesso, e lo sai anche tu. Se tu vuoi davvero seguire questa tradizione, okay, ma non chiedermi di accettarlo. Tu, per me, non sei solo un'amica, e lo sai bene, lo sanno tutti."
Detto ciò fece un altro passo indietro e corse verso l'Arena, seguito da Sdentato.

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Capitolo 5
*** 4 ***


La settimana passò lenta, tra allenamenti e preparativi per la Festa.
Hiccup cercava di mantenere la mente lucida, ma da quando era entrato nel Consiglio di Berk era diventato impossibile, viste le cose che era venuto a sapere. Era nervoso, e non riusciva sempre a nasconderlo, tanto che quasi picchiò Testa di Tufo dopo una delle solite sue imprese masochiste, calmandosi appena in tempo, perché sapeva che non era da lui fare una cosa del genere, e non voleva che gli altri sapessero del tormento dei suoi demoni interiori.
Astrid sembrava quella di sempre, ma anche lei non faceva altro che pensare a ciò che sarebbe successo dalla settimana successiva in poi. Il fatto di diventare la moglie di Moccicoso non la entusiasmava, ma erano promessi, e lei doveva accettarlo senza fiatare. Ogni sera prendeva il vestito che avrebbe usato quella estate per sposarsi, lo guardava, magari ricuciva alcune parti rovinate, e lo rimetteva via, come se quel rito potesse esorcizzare quel senso di vuoto che sentiva nel cuore.
La Festa del Disgelo arrivò. Hiccup si svegliò che era già parecchio nervoso, e faticò non poco ad allacciarsi la protesi, talmente tremava. Quella sera, dopo che fossero conclusi i Giochi a cui partecipavano i berkiani più giovani, il Consiglio avrebbe reso noti i nomi dei promessi, e lui sapeva che non ce l'avrebbe fatta a sentire quel nome, non affiancato a quello di suo cugino.
Il fatidico giorno arrivò. A Berk tutti erano allegri, giovani e adulti, pronti per festeggiare l'arrivo della primavera. In ogni angolo i ragazzini si dedicavano agli ultimi allenamenti prima delle competizioni, da soli o con i loro draghi, cercando di emulare le gesta dei loro idoli, i Cavalieri di Berk.
Hiccup camminava per le vie, in direzione dell'Arena, a testa bassa, e sembrava essere l'unico dell'isola a non essere contagiato da quel l'ondata di felicità. Zoppicava in silenzio, con una mano posata sul collo di Sdentato, ignorando tutti.
Si fermò sugli spalti, nella zona riservata ai Cavalieri, e si sedette, mentre il Furia Buia si accucciava tranquillo dietro di lui. Per fortuna non era ancora arrivato nessuno dei suoi compagni di squadra, così da potersi preparare psicologicamente a sentire le loro battute e, soprattutto, avere accanto Astrid e Moccicoso.
Ma non si fecero attendere. Pochi minuti dopo Arrivò Astrid, con Tempestosa, e si sistemò accanto all'amico, senza guardarlo negli occhi. Hiccup si voltò verso di lei, poggiandole una mano sulla spalla.
"Astrid, per favore, pensaci bene." sussurrò "Sei davvero sicura di volerlo?"
"Hiccup, basta!" ringhiò la ragazza "Non capisco perché sei così ostinato. Perché ce l'hai tanto contro le nostre tradizioni?"
"Perché non sono giuste." insistette il castano "Non è giusto obbligare qualcuno a sposare una persona che non si ama, l'ho già detto e lo ripeto!"
"Sono leggi vichinghe." spiegò lei "E ogni vichingo che si rispetti è tenuto a osservarle."
Hiccup sospirò. Quella ragazza era davvero testarda, anche quando ne andava della sua libertà restava una convinta sostenitrice delle assurde leggi vichinghe. Stava per replicare, quando vennero raggiunti dagli altri e la conversazione dovette interrompersi.
Moccicoso si sedette accanto al cugino, e stava per fare una delle sue solite avances ad Astrid, ma un'occhiataccia del castano, una di quelle che gli riservava spesso negli ultimi giorni, che potevano tagliare una pietra talmente erano affilate, lo zittì. A quanto pareva, a Hiccup essere ammesso nel Consiglio di Berk aveva fatto male, molto male.
Finalmente anche Stoick prese il suo posto al palco d'onore, e diede inizio ai giochi, ponendo fine alle baruffe tra i giovani, che si concentrarono sulle varie competizioni.
I giochi durarono per l'intera giornata e, finalmente, a sera vennero premiati i vincitori delle varie categorie. Terminata tale cerimonia, l'intero Consiglio di Berk venne chiamato sul palco, per la consueta Nomina degli Sposi, come veniva chiamata dai paesani.
Hiccup si alzò, raggiungendo il resto del gruppo e affiancando il padre, che chiese il silenzio e guardò il pubblico, con aria solenne.
"Carissimi amici!" disse, con voce alta, in modo da farsi sentire da tutti "Come sapete, ora dovremo rivelare i nomi delle coppie che si sposeranno quest'anno. Ma prima vorrei fare una comunicazione, anche se credo che la voce sia già girata: vi annuncio che mio figlio, in quanto capo della nostra Accademia, è entrato, qualche giorno fa, a far parte del Consiglio cittadino." ci fu un lungo applauso, che l'uomo calmò alzando la mano e riprendendo la parola "Per cui, oggi, sarà lui a leggere dalla pergamena ufficiale i nomi dei ragazzi che quest'anno si uniranno in matrimonio."
"Papà, ti prego, no..." si lamentò il ragazzo, a bassa voce, ma Stoick lo spinse in avanti, mentre Stizzabifolco gli mise la pergamena tra le mani.
Non aveva scelta, doveva leggere quei nomi. Si guardò intorno, aprendo il foglio, e fece un respiro profondo, esitando, poi si decise e parlò.
"Secondo le leggi dettate dal nostro popolo," enunciò, a voce alta, ma tremante "questi sono i nomi della coppia che quest'anno si unirà in matrimonio." fece una pausa, respirando profondamente, per farsi forza, e riprese a leggere "Astrid Camicazi Hofferdittr, detta Astrid Hofferson." Astrid si alzò, senza tradire alcuna emozione, e raggiunse il palco. Hiccup le lanciò l'ennesima occhiata eloquente, che la ragazza ignorò "È pro... promessa e si unirà in matrimonio entro la fine dell'estate con... con... Moccicoso Jorgen Jorgenson Terzo."
Ci fu un improvviso silenzio, tutti restarono in attesa. Ci volle qualche secondo per realizzare la cosa, poi Moccicoso lanciò un urlo incredulo e felice, dal suo angolo, prima di correre sul palco e, senza pensarci due volte, abbracciare Astrid in modo possessivo, e la ragazza lo lasciò fare, mentre il resto dell'arena applaudiva.
Hiccup li guardò per qualche secondo, prima di restituire la pergamena e allontanarsi, uscendo dall'Arena a testa bassa, insieme a Sdentato. Non aveva per niente voglia di festeggiare, quel giorno.

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Capitolo 6
*** 5 ***


I giorni seguenti cominciarono i preparativi per il matrimonio.
All'Accademia gli allenamenti di gruppo vennero interrotti, con la scusa della mancanza di due componenti, impegnati, appunto, nella preparazione delle nozze. Ma la vera ragione era che Hiccup non aveva alcuna voglia di continuare il suo lavoro in quelle condizioni, con Astrid che si ostinava a voler seguire quella assurda legge.
Hiccup passava molto tempo in volo con Sdentato, e le poche volte che restava in paese, stava seduto in un angolo con aria pensierosa, insieme al suo drago, e lanciava occhiatacce omicide a chiunque gli si avvicinasse. Anche all'ora di pranzo si siedeva solo, ad un tavolo isolato, e non interagiva con nessuno.
Tutti sapevano il motivo del suo malumore, ma nessuno parlava, sapevano che col tempo sarebbe passata, che sarebbe tornato tutto come prima.
Ma mano a mano che i giorni passavano, invece di migliorare, la situazione peggiorò.
Hiccup era sempre stato un ragazzo controllato, non incline ai vizi, non beveva alcolici se non durante le feste e in quantità quasi insignificanti, preferiva usare il sarcasmo piuttosto che la forza, ma improvvisamente venne visto bere quantità di idromele tutt'altro che insignificanti, in generale durante i pasti, ma a volte anche fuori, e se qualcuno lo infastidiva durante le sue meditazioni solitarie non esitava ad aggredirlo sia a parole che con pugni. In poche parole, non era più in sé.
Stoick non intervenne. Sapeva che gli sarebbe passata, prima o poi, e non voleva metterci bocca, anche perché non erano affari suoi. D'altronde aveva anche altro a cui pensare, dal momento che doveva seguire i preparativi delle nozze, facendo le veci del padre di Astrid, poiché lei non aveva più parenti in vita, per cui non poteva star dietro anche ai patemi del figlio.
Un giorno, dopo circa un mese dal fidanzamento di Astrid e Moccicoso, Hiccup camminava sulla strada, con Sdentato, in direzione dell'arena, quando Zannacurva gli sbarrò la strada, volando quasi a livello suolo, incendiando qualunque cosa gli capitasse a tiro.
Il castano si bloccò, fissando il drago, che sembrava impazzito, pur essendo guidato dal suo Cavaliere.
"Dannazione, Moccicoso!" ringhio, infuriato "Una buona volta, vuoi imparare a controllare il tuo dannato drago?"
"Beh, scusami tanto, cugino. Mi sa che Zannacurva ha di nuovo mal di denti." disse l'altro, saltando a terra dalla groppa dell'animale, che gli incendiò il di dietro con uno sbuffo, come suo solito. Il moro corse al l'abbeveratoio più vicino per spegnere il fuoco e Hiccup lo raggiunse, prendendolo per il colletto.
"Zannacurva non ha nulla che non vada!" urlò il ragazzo "Sei tu che lo tratti sempre male! E se tratterai Astrid come tratti Zannacurva, giuro che io..."
"Quindi è questo il problema, in realtà?" domandò l'altro, scrollandosi le mani del cugino di dosso "Hai paura che maltratto la tua amata Astrid, che, per essere precisi, non è tua, ma mia, visto che tra qualche settimana ci sposeremo? Rassegnati, Hiccup! Tu non l'avrai mai! Lei è mia, chiaro?"
"No! Il problema è come tratti i draghi!" obiettò Hiccup "Tu non li rispetti!"
"Io tratto Zannacurva come mi pare, e lo stesso sarà per mia moglie!" insistette il moro.
A quel punto, Hiccup non ci vide più e, come un cane rabbioso che mira alla giugulare dell'avversario, aggredì il cugino, tempestandolo di pugni, con tutta la forza che aveva in corpo. Moccicoso si difese, picchiando l'altro con altrettanta forza, e attirando l'attenzione dei passanti.
Ad un certo punto, però, qualcuno li interruppe, separandoli. Erano i loro amici: Gambedipesce tenne fermo Moccicoso, mentre Testa di Tufo si occupava di Hiccup, e le due ragazze si misero in mezzo, a braccia aperte.
Astrid guardò i due con aria severa, facendo cenno agli altri di lasciarli andare e allontanarsi. I tre eseguirono, ma non appena venne liberato, Hiccup fece per avventarsi nuovamente contro il cugino; Astrid gli sbarrò la strada, bloccandolo all'istante.
"Basta così!" esclamò "Hai superato il limite, Hiccup!"
"Ha cominciato lui!" protestò il ragazzo, puntando il dito contro Moccicoso "Con la sua mania di trattare male il suo Incubo Orrendo!"
"Ma se non ho fatto nulla?" rispose Moccicoso "È solo un pretesto per mettermi le mani addosso, e sappiamo tutti perché!"
Hiccup era di nuovo pronto a scattare, ma la bionda lo fermò, poggiando la mano sul suo petto, ferma.
"Ora basta!" ordinò "Hiccup, io e te dobbiamo fare due chiacchiere, da soli." il suo fidanzato stava per replicare ma lei lo zittì con un gesto della mano "Moccicoso, taci! Non sono ancora tua moglie, non hai ancora voce in capitolo su certe cose!"
Il giovane fece un passo indietro, arrendendosi alle parole della fidanzata, e lei prese l'amico per un polso, trascinandolo verso la Sala Grande, a quell'ora deserta, quindi l'ideale per poter parlare in santa pace, lontano da orecchi indiscreti.
Appena entrarono, Hiccup si liberò dalla presa dell'amica, zoppicò verso lo scaffale dove venivano tenute le caraffe di idromele, ne prese una e andò a sedersi in un angolo, per terra, prima di bere un lungo sorso della bevanda.
Astrid lo raggiunse e si sistemò accanto a lui, poi gli tolse la caraffa dalle mani e lo guardò negli occhi.
"Hiccup, che ti prende?" domandò, calma.
"Lo sai." rispose lui, sfuggendo il suo sguardo.
La giovane sospirò, alzando gli occhi al cielo.
"Quante volte ancora dovremo ripetere questo discorso?" si lamentò lei, esasperata.
"Finché non capirai che è tutto sbagliato." disse il giovane, mettendosi più dritto e abbracciandosi un ginocchio.
"No, non è sbagliato." obiettò la bionda "Sono secolari tradizioni vichinghe, e noi siamo tenuti a seguirle."
"Proprio non vuoi mollare?" chiese Hiccup, guardandola finalmente negli occhi "Anche se sai di non amare Moccicoso, lo vuoi sposare lo stesso?"
"Certamente, è il mio promesso, quindi lo sposerò." disse lei, spostandosi di fronte all'amico e prendendogli le mani "Hiccup, davvero... cerca di lasciarti questa cosa alle spalle, fallo per il tuo bene."
"Come posso lasciarmi tutto alle spalle, quando la donna che amo si sta facendo volontariamente del male?" confessò il giovane, allungandosi per afferrare di nuovo la brocca di idromele. Astrid lo fermò di nuovo.
"Perché pensi che mi stia facendo del male?" chiese.
Il giovane non rispose, ma le posò le mani sulla nuca, facendola avvicinare a lui, quindi la baciò.
La ragazza cercò di contrastarlo, ma non ci riuscì, nonostante lui non stesse usando neanche un briciolo di forza.
Ricambiò il bacio, che lui approfondì; era dolce, leggero, inebriante. Astrid sentiva il sapore dolce dell'idromele che il giovane aveva bevuto, mentre quel bacio procedeva, e le loro lingue danzavano, sfiorandosi delicatamente, e in quel modo lui le dimostrava tutto l'amore che provava per lei in quel semplice contatto.
Così come aveva iniziato, Hiccup stesso interruppe il contatto, tornando a guardarla negli occhi.
"Ecco la risposta alla tua domanda, Astrid." sussurrò.
La ragazza era shockata da quello che era appena successo. Lentamente si alzò in piedi e fece un passo indietro, respirando profondamente, prima di puntargli contro il dito.
"Hai superato il segno, Hiccup!" urlò "Non provare mai più ad avvicinarti a me o a Moccicoso! Se lo farai, giuro che te ne pentirai amaramente!"
Infine corse fuori, lasciando il ragazzo da solo con i suoi pensieri.

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Capitolo 7
*** 6 ***


Nelle settimane seguenti, i preparativi per il matrimonio proseguirono senza altri intoppi.
Hiccup si era rassegnato, o almeno aveva rinunciato a provare ancora a convincere Astrid che stava commettendo un grosso sbaglio. Passava le giornate, ormai, completamente da solo, a parte il suo fido Sdentato, che non lo mollava mai, volando lontano con il suo drago, oppure restava seduto agli angoli delle strade di Berk, con una brocca di idromele tra le mani.
Eh sì, il ragazzo continuava a bere, perso nell'oblio delle sue emozioni, era l'unica cosa che non gli faceva pensare a quello che stava succedendo, anzi, lo stordiva a tal punto che non riusciva affatto a pensare più a nulla.
Nessuno, ormai, faceva più caso a lui, per cui era ignorato da tutti, anche perché avevano tutti quanto i altro a cui pensare, con il matrimonio di Astrid e Moccicoso ormai alle porte.
I due fidanzati passavano molto tempo insieme, per via dei preparativi, e Astrid, dopo l'ultima discussione con Hiccup, era diventata meno manesca con Moccicoso, o almeno ci provava.
Hiccup, però, aveva ragione: lei non amava il suo fidanzato, ma doveva sposarlo, era la tradizione, era stato così da secoli, e non sarebbe cambiato. Però spesso l'affetto cresceva col passare del tempo, per questo cercava di farsi piacere il ragazzo, nonostante tutto, anche se non era semplice, perché Moccicoso spesso faceva o diceva qualcosa di inappropriato, ed era tutto l'opposto del suo tipo di uomo.
Le era anche dispiaciuto allontanare il suo migliore amico, ma dopo quanto successo pensava che fosse l'unica cosa da fare perche si mettesse il cuore in pace. Purtroppo, però, lui sembrava essere peggiorato; certo, non l'aveva più infastidita, ma poteva vederlo, spesso, seduto per strada, accanto al suo fedele drago, ubriaco o giù di lì, con i capelli più spettinati del solito e la barba incolta.
Ma ormai non poteva fare più nulla per lui, avrebbe dovuto uscirne da solo. Le aveva confessato di amarla, l'ultima volta che si erano parlati, quando l'aveva baciata, ma lei ormai apparteneva a un altro, era troppo tardi, e lui non poteva fare più nulla per cambiare le cose, perché la strada era stata tracciata, e non poteva lasciarla.
Era pomeriggio tardo, l'ultimo da nubile di Astrid, e lei stava tornando da casa di Gothi, per mettersi d'accordo sugli orari per ritrovarsi il giorno successivo, dal momento che la druida avrebbe supervisionato sulle cerimonie di vestizione e di preparazione della sposa, prima del matrimonio vero e proprio.
Camminava lenta, ripetendo a mente tutte le preghiere e i canti che avrebbe dovuto dire il giorno dopo. Era concentrata, non voleva dimenticare neanche una parola, tutto doveva essere perfetto.
Era talmente concentrata che non si accorse che qualcuno le aveva sbarrato la strada, finché quasi gli finì addosso.
"Ehi! Guarda dove cammini, principessa!" esclamò la voce di Moccicoso, mentre le sue braccia la afferravano al volo, evitandole la caduta.
"Scusa, Moccicoso... ero sovrapensiero e non ti ho visto..." si scusò la ragazza, lasciandosi abbracciare dal fidanzato "Stavo ripassando a mente le cose che dovrò dire domani."
"Eh, sì, domani è il gran giorno." ammise il bruno, facendole una carezza, proprio mentre Hiccup passava da lì, zoppicando, a testa bassa.
Astrid gli lanciò un'occhiata veloce, prima di tornare a guardare Moccicoso, che la fece ancora avvicinare e le stampò un bacio sulle labbra; la ragazza non ricambiò, presa di sorpresa, ma gli sorrise appena si allontanarono.
"Devo andare a casa." si scusò "È quasi ora di cena, e non voglio fare troppo tardi, se no domani non mi sveglio più."
"D'accordo, dolcezza." annuì il giovane "Sogni d'oro, piccola."
La bionda sorrise e si allontanò, andando verso casa sua.
Riprendendo a ripassare a mente le cose per il giorno dopo, si preparò la cena e mangiò con calma, lavò il suo piatto e si andò a cambiare, indossando la sua camicia da notte per l'ultima volta da donna nubile.
Si era sciolta la treccia e si stava pattinando i capelli, prima di mettersi a letto, quando sentì bussare alla porta. Era ormai sera, nessuno andava più in giro a quell'ora, per cui andò ad aprire, chiedendosi chi potesse essere.
Ma appena aprì, prima di poter reagire, si trovò imprigionata da due forti braccia, impossibilitata a parlare da una mano premuta sulla bocca: era stato Hiccup a bussare e, appena la giovane aveva aperto, si era infilato in casa e l'aveva bloccata in quel modo.
"Astrid, per l'ultima volta... ripensarci!" disse il giovane, abbassando la mano dalla sua bocca ma continuando a tenerla ben ferma.
"Lasciami!" si lamentò lei, cercando di liberarsi dalla presa "Ti ho già detto che non dovevi più avvicinarti a me!"
"Ed è quello che farò, se non riuscirò a farti cambiare idea." ammise il ragazzo, lasciando la presa. Astrid fece un passo indietro e lo fissò, sulla difensiva; Hiccup non si mosse dal suo posto e continuò a parlare "Ho detto a mio padre che da domani lascio Berk. Non c'è più posto per me, qui, vado dove ho iniziato ad essere qualcuno. Ma prima volevo parlarti un'ultima volta."
"Io non andrò contro le tradizioni!" protestò lei "Sono importanti, non posso non seguirle! Pensavo che tu lo capissi!"
"Io voglio il meglio per te, voglio la tua felicità." continuò il castano, facendo un passo avanti "Ma ti conosco abbastanza bene per dirti che non sarai felice se continui su questa strada."
"Non puoi saperlo!" lo interruppe Astrid, indietreggiando fino al muro "Tu non sai niente! Dici queste cose solo perché sto per sposare un altro, invece di sposare te! Il tuo non è amore, è egoismo! Dovresti essere felice per me, invece... invece non ti riconosco più, non sei l'Hiccup di cui mi ero innamorata..."
Hiccup si avvicinò ancora, lei cercò una via di fuga, ma non ce n'erano. Si guardarono negli occhi, poi lui annullò la distanza tra loro e la baciò.
Fu dolce, istintivo, colmo d'amore, addirittura protettivo. La giovane fu presa di sorpresa, ma ricambiò immediatamente, tremando, mentre lui prolungava il contatto. Dopo pochi secondi le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance, mentre quel bacio, che aveva tutta l'aria di essere l'ultimo di in condannato a morte, diventava più profondo, e le braccia del giovane la stringevano in un caldo abbraccio.
Si separarono dopo parecchi minuti, e Hiccup cercò di asciugarle le lacrime, che continuavano a scendere senza fermarsi, ma Astrid lo allontanò.
"È inutile, Hiccup..." disse, tra i singhiozzi "Ormai ho deciso, voglio seguire la tradizione, quindi vattene, perché domani mi sposerò con tuo cugino."
Il ragazzo la fissò ancora, e per un secondo le sembrò che avesse il cuore spezzato, ma era meglio così, per Astrid, almeno l'avrebbe lasciata in pace. Il castano, finalmente, si decise e si allontanò, andando alla porta.
aveva preso la sua decisione: avrebbe lasciato Berk quella notte stessa.

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Capitolo 8
*** 7 ***


Il mattino seguente, Astrid si svegliò molto presto, in attesa delle donne che l'avrebbero aiutata durante tutta la preparazione.
Mentre aspettava, si vestì, indossando i soliti abiti, ben sapendo che le assistenti glieli avrebbero strappati di dosso prima di condurla alla sauna; quando fu pronta si sedette alla finestra, guardando fuori, sperando di poter vedere la sua ultima alba da donna nubile.
Ma rimase delusa: stava piovendo a dirotto. Gothi glielo aveva detto, si sarebbe sposata sotto la pioggia, nonostante il giorno prima ci fosse il sole. La bionda sospirò rassegnata, alzandosi e guardandosi intorno, notando ogni particolare della sua cucina, che da quella sera sarebbe diventata la cucina della casa coniugale, poiché suo marito si sarebbe trasferito lì.
Con aria annoiata camminò per la stanza, sfiorando ogni oggetto che la occupava; quello doveva essere un giorno felice, ma per qualche motivo Astrid non si sentiva affatto felice.
Ma perché era così? Eppure stava per sposarsi, come da tradizione, stava per fare qualcosa che aveva sognato fin da bambina che arrivasse il momento. Cercò di riordinare le idee, ma non ci riuscì: le sue assistenti si presentarono in casa proprio in quel momento, e quell'antico rituale poté cominciare.
Senza troppi convenevoli, le donne la circondarono, strappandole i vestiti di dosso, mentre Gothi le toglieva, con aria solenne, il kransen e lo riponeva in un fazzoletto bianco. Poi la giovane venne avvolta in un telo e scortata verso la sauna, riparandola dalla pioggia con una pelle conciata con cera.
Astrid le seguì, sedendosi al suo posto e lasciando che le assistenti facessero tutti i riti che dovevano essere fatti durante la sauna. Vennero dispensati anche dei consigli sulla sua futura vita matrimoniale, ma tali parole arrivarono molto atutite alle orecchie della giovane, che era entrata in una sorta di trance, ed eseguiva ogni movimento come per inerzia, in automatico. Anche il bagno freddo che seguì la sauna fu come un sogno lontano, talmente la ragazza si era estraniata dal mondo.
Quando questa parte della preparazione terminò, la ragazza venne riaccompagnata a casa, dove le donne la aiutarono a vestirsi, la pettinarono, lasciandole i capelli sciolti, e le adagiarono sulla fronte una corona di fiori, adornata con nastri di seta, la corona nuziale.
Ci volle tutta la mattina per l'intero rituale, e per tutto quel tempo Astrid resto come estraniata, come se fosse presente solo il corpo, ma la sua mente fosse altrove, per cui per lei fu come se fossero passati solo pochi minuti.
Venne quindi accompagnata al luogo della cerimonia, che, su consiglio di Ggothi, che aveva previsto pioggia per quel venerdì, in via eccezionale dovette essere celebrata al chiuso, nella Sala Grande, opportunamente addobbata per l'occasione.
Quando il corteo della sposa arrivò, lo sposo era già sul posto. Moccicoso indossava il suo abito migliore, e appena vide Astrid le sorrise, incantato. La giovane lo affiancò, ricambiando il sorriso, mentre Stoick prese posto vicino all'altare, affiancando Gothi in veste di celebrante.
Vennero eseguiti tutti i rituali propiziatori, mentre fuori la pioggia imperversava, e saltuariamente Thor agitava il suo martello, producendo assordanti toni che spesso coprivano le parole che venivano recitate dal celebrante o dagli sposi.
Astrid continuava ad essere in trance, e tornò in sé solo un momento prima dello scambio degli anelli. La prima cosa che riuscì a sentire era la voce di Moccicoso che recitava la formula di rito.
"Io, Moccicoso Jorgen Jorgenson III," disse, infilandole l'anello al dito "accolgo te, Astrid Camicazi Hofferdittr, come mia sposa."
"Io, Astrid Camicazi Hofferdittr," ripeté lei, prendendo l'altro anello e infilandolo al dito di Moccicoso "accetto te, Moccicoso Jorgen Jorgenson III, come mio sposo."
Quando ebbe fatto, il giovane le prese delicatamente la mano, guardandola negli occhi. Stoick prese nuovamente la parola, indicandoli e rivolgendosi al pubblico presente.
"Signori, vi presento Moccicoso Jorgenson e signora." esclamò "Che gli Dei li assistano e li guidano nel loro cammino insieme!"
Ci fu un applauso, mentre il moro attirava a sé la moglie e la baciava a lungo. Astrid ricambiò, ripiombando, nello stesso momento, nella trance in cui era stata immersa per tutta la giornata.
La cerimonia si concluse, e cominciò il banchetto.
Durò ore, ma per la bionda sembrarono solo pochi minuti. Rideva, scherzava, rispondeva alle domande e alle battute del marito e dei commensali, ma la sua mente non era del tutto presente, era lontana, chissà dove.
Di nuovo, tornò in sé soltanto quando fu il tempo di ritirarsi e il suo corteo doveva accompagnarla a casa e metterla a letto, per prepararla ad affrontare la prima notte di nozze. Pochi minuti dopo anche Moccicoso la raggiunse, trovandola già sotto le coperte, in attesa.
Il ragazzo la fissò, congedando il suo seguito con qualcuna delle sue battute e chiudendo la porta, poi si avvicinò al letto e si sistemò sotto le coperte, accanto alla moglie.
Erano entrambi nervosi, la loro prima notte di nozze stava per cominciare, avrebbero dovuto consumare il matrimonio.
Era effettivamente una situazione imbarazzante, e dovevano rompere il ghiaccio in qualche modo. Moccicoso sospirò e si decise, avvicinandosi alla ragazza e baciandola di nuovo.
Sentiva la moglie tremare, quindi la abbracciò, continuando a baciarla, e lei lo lasciò fare, cercando di rilassarsi, ma non fu semplice.
La baciò per parecchio, finché non la sentì meno tesa, a quel punto la fece stendere meglio e, con delicatezza, si unì a lei.
Sulle prime la sentì lamentarsi, per il dolore provocato dalla perdita della propria purezza, per cui si fermò, ma quando lei si calmò lo baciò, invitandolo a continuare, ad arrivare fino alla fine.
E così fu.
Dopo che tutto fu concluso, la giovane si addormentò, mentre il ragazzo ancora la stringeva, stanca per la lunga giornata trascorsa e per l'attività fisica appena fatta con suo marito.

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Capitolo 9
*** 8 ***


Era notte fonda. Astrid si era addormentata da un po', esausta per tutto quanto successo, ma Moccicoso stentava ad addormentarsi.
Continuava a guardare la ragazza, ancora incredulo del fatto che fosse sua moglie, che finalmente i suoi sogni si fossero realizzati. Si erano uniti, per la prima volta, e per lui era stato molto piacevole, ma si era accorto di averle fatto male, e lui non voleva che soffrisse, ma purtroppo non poteva farci nulla: dall'educazione ricevuta sapeva bene che per le donne la prima volta era dolorosa.
Però non poteva fare a meno di colpevolizzarsi, perché magari avrebbe potuto andarci più cauto, farla rilassare ancora, così avrebbe sentito meno dolore.
Con delicatezza le spostò una ciocca di capelli e le baciò la fronte. Non voleva svegliarla, quindi fece molta attenzione.
"Scusami, piccola." sussurrò "Non volevo farti del male, ti prometto che starò più attento. Io voglio solo che tu sia felice e serena, nient'altro."
La guardò in volto, notando dei rapidi movimenti delle palpebre chiuse: stava sognando. Il giovane sorrise, sapeva che quel sogno sarebbe stato segnato su un libretto, e poi interpretato, perché, secondo la tradizione, gli Dei le stavano parlando, rivelandole il destino della loro unione.
Fece ancora più attenzione a non svegliarla e si allontanò un po', senza smettere di guardarla.
Astrid continuava a sognare, era tranquilla, apparentemente serena, ma improvvisamente qualcosa cambiò: prese a lamentarsi nel sonno, rigirandosi nel materasso e bisbigliando delle parole che il ragazzo non riuscì a capire; l'unica cosa che il moro capì era che sua moglie stava avendo un incubo... e sembrava peggiorare ogni secondo che passava, da come si stava agitando.
Alla fine la bionda scoppiò a piangere, pur senza svegliarsi, e Moccicoso riuscì a capire alcune parole, tra i suoi lamenti.
"No..." singhiozzò la ragazza, nel sonno "Ti prego... non... non mi lasciare... io... io... mi dispiace... ho sbagliato tutto... io ti... ti amo... Hiccup..."
A quelle parole, al giovane uomo accanto a lei mancò il respiro. Si era appena ripromesso di non farla soffrire, e invece... invece stava soffrendo, ed era tutta colpa sua. Sua e della stessa legge vichinga che dovevano seguire.
Il ragazzo sapeva bene che Hiccup era innamorato perso di Astrid, e dovette ammettere che durante il fidanzamento ci aveva provato gusto a vederlo distrutto per quello che stava succedendo. Sapeva anche che Astrid provava anche lei qualcosa per Hiccup, ma credeva fosse solo un'infatuazione dovuta al fatto che il castano era diventato più "appetibile" da quando aveva ucciso la Morte Rossa e insegnato loro a cavalcare i draghi.
Ma non era un'infatuazione, per niente. Astrid era profondamente innamorata di quel giovanotto pelle e ossa, ricambiava tutti quei sentimenti, in pari intensità. E, allo stesso tempo, la ragazza rispettava la legge vichinga, la seguiva alla lettera, non voleva assolutamente andarci contro; per questo aveva accettato il fidanzamento senza fare storie, perché lo voleva la legge, e lei seguiva la legge.
Però seguire la legge la stava rendendo infelice. Moccicoso non voleva vederla infelice, voleva la sua felicità, è questo che si fa quando si ama qualcuno, si vuole solo e unicamente la sua felicità.
con questi pensieri che gli ronzavano in testa, si alzò e si vestì, andando alla finestra e guardando fuori. Cosa avrebbe dovuto fare?
Tornò a guardare Astrid. Aveva ripreso ad agitarsi nel sonno: un altro incubo. Se continuava di questo passo, tutti i segni mandati dagli Dei sarebbero stati sicuramente nefasti.
Finalmente prese una decisione. Si avvicinò alla ragazza e la scosse con delicatezza, per svegliarla.
"Astrid, svegliati!" esclamò. Astrid aprì gli occhi, tirandosi su di scatto e fissandolo, ancora terrorizzata dall'incubo che stava avendo. Moccicoso le passò il primo abito che trovò, quello nunziale e si allontanò di un passo "Vestiti." disse "Io vado a preparare i draghi, c'è una cosa che dobbiamo fare al più presto."
La ragazza non fiato, si asciugò gli occhi e si vestì in fretta, raggiungendo, poi, il marito all'esterno, dove li aspettavano Tempestosa e Zannacurva, pronti per spiccare il volo.
"Dove andiamo?" domandò lei, mentre il moro la aiutava a sedersi sulla sella del suo Uncinato e poi si sistemava sull'altro drago.
"Te lo dico appena siamo in volo. Ora seguimi." ordinò lui, spronando l'Incubo Orrendo per farlo decollare. La ragazza fece lo stesso e, dopo un po', si diressero verso la foresta, allontanandosi dal centro abitato.
"Adesso mi vuoi dire dove stiamo andando?" insistette Astrid, affiancandolo.
"A cercare Hiccup." rispose Moccicoso, guardandola "So che ha lasciato Berk, ma non è da lui andarsene senza fornire spiegazioni valide."
"Lo sanno tutti perché se ne è andato." borbottò la giovane "E non vedo perché debba tornare, ha fatto la sua scelta."
"Deve tornare perché è il nostro capo, Astrid." ammise il ragazzo "È quello che conosce meglio di tutti noi i draghi, saremmo persi se lui non guidasse più l'Accademia."
Astrid borbottò ancora, infastidita, ma non disse nulla. Il giovane la guardò serio, poi riprese a parlare.
"So che ieri sera è venuto a trovati, prima di andarsene." disse. La bionda lo guardò sorpresa, così lui si affrettò a spiegare "Lo avevo visto aggirarsi attorno a te dalla mattina e, dato che ormai era diventato instabile, visto tutto l'alcol che assumeva, ho avuto paura che ti potesse fare qualcosa, per cui l'ho tenuto d'occhio. Comunque ti ha detto qualcosa che possa essere utile per trovarlo?"
"Ha detto..." balbettò la ragazza, pensierosa "ha detto che andava dove era diventato qualcuno. Non ha detto altro..."
Moccicoso si guardò intorno, pensieroso. Era un indizio, ma andava elaborato, e lui di solito non era tanto incline ai ragionamenti complessi.
"Dove è diventato qualcuno..." ripeté "Aspetta, riordiniamo le idee... una volta mio cugino era effettivamente un signor nessuno, anzi era anche meno di nessuno, ma ora è l'Orgoglio di Berk, è, quindi, diventato qualcuno... Quando è successo, esattamente?"
"Quando ha trovato Sdentato." riferì Astrid, capendo dove voleva arrivare "La radura! Andiamo!"
Incitarono le loro cavalcature e si diressero verso la radura dove Hiccup aveva trovato il Furia Buia, poi aguzzarono la vista, cercando qualunque anomalia.
"Da quella parte!" indicò Moccicoso, notando qualcosa che si muoveva tra gli alberi, poi fece abbassare Zannacurva, e Astrid lo seguì, incitando Tempestosa. Effettivamente qualcosa si muoveva, ma non riuscivano a capire cosa fosse, da quella distanza, anche perché era buio pesto, e trovare un Furia Buia di notte era più difficile che trovare un ago in un pagliaio.
"Sacri Dei! È Sdentato!" esclamò la bionda, riconoscendolo.
"Quindi deve esserci anche Hiccup da qualche parte." constatò il moro "Scendiamo a terra!"
Si avvicinarono ancora, e cominciarono a sentire i lamenti del drago; erano bassi, preoccupati, cosa che allarmò i due ragazzi, che si affrettarono ad atterrare e scendere dalle loro cavalcature.
Sdentato era accucciato, con un'ala larga che, appena riconobbe i due, alzò, rivelando cosa si celava sotto: Hiccup, disteso sull'erba, con gli occhi chiusi. Sembrava che la protesi gli fosse stata strappata via, poiché era rimasto solo il supporto in legno che la teneva attaccata alla gamba del ragazzo, che aveva una grossa macchia sulla tempia e non si muoveva.
Astrid lo fissò, shockata, e non si mosse, e Moccicoso la guardò preoccupato, prima di avvicinarsi cauto e abbassarsi sul cugino.
Per prima cosa gli toccò il polso, facendo un sospiro di sollievo quando sentì il battito, seppur molto debole.
"È ancora vivo." disse. La bionda allora si decise e si avvicinò, abbassandosi accanto al marito, vicino alla testa di Hiccup.
Gli tastò la ferita che aveva alla testa. Non sanguinava, ma doveva averlo fatto per parecchio, vista la quantità di sangue che si poteva vedere. Il moro indicò un grosso sasso macchiato, vicino al ragazzo.
"Deve aver battuto qui." disse "Dobbiamo riportarlo a Berk, deve essere curato." la ragazza annuì e lui si rivolse a Sdentato "Lo devo portare con Zannacurva, andrò più veloce." il drago fece un verso di assenso e si alzò, facendogli capire che li avrebbe raggiunti correndo il più velocemente possibile. Moccicoso annuì e, aiutato da Astrid, spostò Hiccup, con cautela, poi lo trasportarono in paese, andando direttamente da Gothi.
La vecchia si mise subito al lavoro, per curarlo e, dopo un po' li fece entrare nella stanza dove lo aveva messo a riposare, in attesa che si potesse vedere qualche miglioramento.
La bionda si sedette accanto al letto, guardando Hiccup con aria preoccupata, e Moccicoso restò indietro, osservandoli. Dopo qualche minuto, fece un passo avanti e poggiò una mano sulla spalla della moglie, sospirando rassegnato.
"Astrid, ti concedo il divorzio." disse.

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Capitolo 10
*** 9 ***


"Astrid, ti concedo il divorzio." disse Moccicoso.
Astrid spalancò gli occhi, stupita e confusa. Aveva sentito bene? Moccicoso voleva divorziare, dopo pochissime ore dalla cerimonia. Si alzò, lentamente, e si voltò verso il moro, fissandolo.
"Mi dispiace." continuò il ragazzo "Avrei dovuto pensarci prima, ma Hiccup aveva ragione, il nostro matrimonio non potrebbe mai funzionare, perché tu non sarai mai felice con me."
"Ma... ma la legge dice..." cercò di obiettare la ragazza.
"La legge dice che, in casi come questi, si può divorziare." spiegò l'altro, prendendole delicatamente la mano sinistra e sfilandole l'anello dal dito "Parlerò io con il Consiglio, se necessario mi assumerò tutte le responsabilità. Mi dispiace davvero, Astrid... se solo mi fossi fermato prima... cercherò di rimediare come posso, davvero, ma tu fammi un favore: non seguire mai più le regole, se vanno contro ciò che ti dice il cuore."
"Ma io..." balbettò ancora Astrid, ma lui la zittì, avvicinandosi e posandole un bacio sulla fronte.
Lei abbassò la testa e tornò a sedersi, proprio nel momento in cui Hiccup riprese conoscenza, aprì gli occhi e fece dei colpi di tosse. Moccicoso si avvicinò, affiancando la ragazza, e poggiò una mano sulla spalla del castano.
"Ehi, cugino!" lo chiamò "Come ti senti?"
"Dove sono?" sussurrò l'altro, senza rispondere alla domanda.
"Ti abbiamo trovato nella foresta." spiegò Astrid "Eri svenuto e Sdentato ti stava proteggendo col suo corpo. Così ti abbiamo preso e portato da Gothi, per curarti."
"A proposito... vado a vedere se il tuo drago è arrivato." intervenne il moro, andando verso la porta "Doveva raggiungerci a piedi, visto che noi dovevamo occuparci di te."
Detto ciò, uscì, lasciando i due ragazzi da soli.
"Non dovresti andare con tuo marito?" chiese Hiccup, con un filo di voce.
"Non è più mio marito." confessò la ragazza "O meglio, mi ha concesso il divorzio, appena possibile parlerà con il Consiglio per avviare le pratiche."
"Oh..." disse il ragazzo, guardandosi intorno confuso "Ehm... che giorno è?"
"È l'alba di sabato." riferì lei "Il matrimonio è stato ieri." fece un respiro profondo e si avvicinò, passandogli una mano sulla benda, con delicatezza "Hiccup, cosa ti è successo? Chi ti ha conciato così?"
"Io..." sussurrò il giovane, riordinando le idee "Io ricordo che giovedì... giovedì, dopo che sono uscito da casa tua, sono volato via subito... sono andato alla radura, e mi sono accampato lì... venerdì c'è stato quel temporale, ma dovevo procurarsi del cibo, per cui mi sono fatto un giro lì intorno. Non ho volato, per non rischiare, poi... poi ricordo solo dei Soffiafumo Soffocante... un intero branco... mi hanno attaccato... ho cercato di difendermi, ma... loro mi hanno strappato via la protesi, e sono caduto... poi non ricordo altro..."
"Quando ti abbiamo trovato, stanotte, avevi una ferita alla testa." disse la giovane "Non sanguinava più, ma doveva averlo fatto per parecchio, probabilmente, cadendo, hai battuto la testa su una pietra." Hiccup annuì, portandosi la mano sulla benda, e lei si avvicinò ancora, fece un respiro profondo e gli afferrò la mano libera "Hiccup... avevi ragione. Io...  io ti devo delle scuse..."
"Va bene..." la interruppe lui "Almeno ti sei resa conto di aver sbagliato..."
"Pe... però c'è una cosa che devi sapere..." continuò Astrid, incerta "Io e M... Moccicoso abbiamo co... consumato il matrimonio..."
Il ragazzo non rispose e, con cautela, si mise a sedere, guardandola negli occhi, serio.
"Astrid, non c'è bisogno di dirlo." sussurrò "Moccicoso è... era tuo marito, è tutto okay."
"Sei sicuro?" domandò la bionda "Non... non sei arrabbiato?"
"Perché dovrei esserlo?" insistette Hiccup, poggiandole una mano sulla guancia, rassicurante "Hai capito di aver sbagliato, e poi io ti amo, non riesco a tenerti rancore a lungo."
La giovane sorrise, chiudendo gli occhi e godendo di quel semplice e leggero contatto.
"Ti amo anche io, Hiccup." rispose.
Il castano la fece avvicinare, lentamente, infine la baciò.
Fu un bacio dolce, lungo, in qualche modo liberatorio. Astrid ricambiò subito, lasciandolo condurre, assaporando ogni sensazione, ogni tocco. Era una sensazione fantastica, unica, estremamente piacevole.
Non si allontanarono finché non sentirono la porta aprirsi, e videro Moccicoso rientrare, accompagnato da Sdentato, che corse dal suo Cavaliere appena lo vide sveglio e di nuovo in piedi.
Hiccup rise, grattandogli le orecchie.
"Ehi, bello!" lo salutò "Visto? Ora sto bene." ebbe un capogiro e dovette sistemarsi meglio sul letto "Più o meno."
La bionda lo aiutò, facendolo di nuovo stendere, prima di alzarsi e avvicinarsi al moro, che lanciò uno sguardo al cugino.
"Mi trasferirò di nuovo da mio padre oggi stesso." le disse "Così sarai di nuovo libera."
"Grazie." lo ringraziò "Non avrei mai pensato di dirlo, ma sei una brava persona, Moccicoso" si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia "Tu... tu meriti davvero qualcuno che ti ami, ma purtroppo non sono io."
"Lo spero davvero..." si lamentò il giovane, sfiorandole l'abito da sposa, che lei aveva ancora addosso "Ora torna da lui, avete un sacco di tempo da recuperare. E digli che quando si sarà ripreso lo straccerò, alla prossima competizione all'Accademia."
La bionda sorrise, accompagnandolo alla porta, per poi tornare da Hiccup. Moccicoso aveva ragione: avevano molto da recuperare, ma il castano doveva prima riprendersi da quella brutta avventura.

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Capitolo 11
*** 10 ***


Hiccup non poté muoversi dalla capanna di Gothi per una settimana.
La notizia del suo ritorno e quella del divorzio di Moccicoso e Astrid a meno di dodici ore dalla cerimonia avevano già fatto il giro dell'isola, e i Berkiani non parlarono d'altro per parecchi giorni.
Astrid passava molto tempo con il ragazzo, aiutandolo anche nelle piccole cose, dal momento che non era in grado di stare in piedi a lungo, a causa della ferita alla testa; Skarakkio gli aveva costruito a tempo di record una nuova protesi, ma Gothi aveva comunque sconsigliato al ragazzo di muoversi troppo e di farsi vedere da lei nel caso in cui avesse avuto una ricaduta.
Anche Moccicoso si stava dando da fare per aiutarlo, se non altro per rimediare al torto che aveva fatto loro accettando di sposare la ragazza. Di sua iniziativa si era preso carico della gestione dell'Accademia, in attesa del ritorno del vero capo, e stava riuscendo a mandarla avanti senza farla saltare in aria, con gran sorpresa di Hiccup. Ma il divorzio aveva anche peggiorato il rapporto con il padre: infatti, Stizzabifolco, nel momento in cui gli era stata comunicata la notizia, l'aveva presa molto male, cominciando a dare contro sia alla ex nuora che al suo nuovo compagno, nonché suo nipote, e questo, a Moccicoso, non era andato bene, essendo molto legato al cugino e alla ragazza, innescando una serie di litigi tra padre e figlio, che avevano portato il ragazzo a lasciare la casa genitoriale e trasferirsi da Stoick.
Quando, finalmente, Hiccup si fu ristabilito, Gothi gli diede il permesso di tornare a casa, per cui Astrid lo accompagnò alla capanna del capotribù. Il castano non aveva ancora avuto modo di parlare con il padre, e sapeva che avrebbe dovuto spiegare parecchie cose riguardo gli ultimi giorni, ma anche riguardo il periodo precedente al matrimonio, in cui era visibilmente andato fuori di testa, apparentemente senza motivo.
Camminarono lenti, in direzione della casa del capo, mano nella mano, scortati dai loro draghi, fermandosi ogni tanto, perché Hiccup, ancora non del tutto in forma, aveva un leggero capogiro e doveva riprendere fiato.
Erano fermi a poca distanza dalla capanna, quando Moccicoso li vide e li raggiunse.
"Ehi, ragazzi, tutto bene?" domandò, fermandosi di fronte alla coppia.
"Sì, stiamo venendo a casa." rispose il castano, toccandosi la benda che ancora gli fasciava la testa "Devo parlare con mio padre e convocare il Consiglio di Berk."
"Perché? Qualcosa non va?" chiese Moccicoso, aiutando il cugino a camminare, insieme ad Astrid.
"Hiccup fa ancora parte del Consiglio, ricordi?" spiegò la bionda "Dalla prossima estate vuole cominciare ad accettare dei nuovi Cavalieri in addestramento, all'Accademia, e vuole evitare che succeda come per noi, quindi porrà il veto sulla legge del matrimonio combinato."
"Non voglio avere problemi perché qualcuno è innamorato di un'altra persona che è già promessa, quindi chiederò che per chiunque voglia entrare nell'Accademia venga annullato qualsiasi contratto che obblighi la persona a sposarsi entro una certa data con qualcuno che non è stato scelto dall'interessato." continuò Hiccup.
"In poche parole vuoi evitare che i triangoli minino la stabilità del gruppo, come è successo per noi." disse il moro, fermandosi davanti alla porta.
"Proprio così, Moccicoso." ammise Hiccup, raddrizzando si e aggiustandosi la casacca, per poter essere unnminimo presentabile davanti al padre.
"Ehm... senti, cugino..." lo fermò l'altro, con aria colpevole "Io... io ti devo delle scuse..." si voltò verso Astrid "Vi devo delle scuse per quello che è successo... io... non avrei dovuto..."
"Ne abbiamo già parlato." lo rassicurò il castano, sorridendo e dandogli una pacca sulla spalla "Va bene così. E finito tutto per il meglio, quindi non pensarci più."
Moccicoso annuì, poi aprì la porta e li fece entrare in casa.
Stoick era seduto al tavolo e controllava alcuni documenti. Hiccup guardò i due amici, poi si avvicinò al padre, serio.
"Papà, dobbiamo parlare di una cosa importante." esordì.
L'uomo alzò gli occhi dal suo lavoro e fissò il figlio.
"Oh... Gothi ti ha fatto uscire, finalmente?" domandò "Quindi devo trovare un'altra sistemazione per tuo cugino?"
"Moccicoso può tenersi la mia camera." rispose il castano "Io andrò a vivere da Astrid. Ma non è questo che devo dirti." fece un respiro profondo e si sedette, mentre gli altri due prendevano posto accanto a lui "Dalla prossima estate l'Accademia comincerà ad ammettere nuovi membri. Noi abbiamo imparato abbastanza per poter insegnare alle nuove generazioni, quindi è giunto il momento di aprire l'accesso anche ei ragazzi e le ragazze che vogliono imparare davvero a gestire un drago. Per questo dovrò parlare al Consiglio di Berk."
"Non vedo cosa c'entri il consiglio con quest o, figliolo." obiettò Stoick, confuso "È vero, tu sei membro del Consiglio, ma sei anche il capo dell'Accademia, quindi le decisioni riguardanti quel campo spettano solo e unicamente a te."
"Certo, ma alcune decisioni del consiglio possono minare la stabilità del mio gruppo." continuò Hiccup "E in queste settimane ne hai avuto un assaggio. Sappi che d'ora in avanti imporrò il veto sui matrimoni combinati, proprio per evitare quanto successo a me, Astrid e Moccicoso. Esigerò che chiunque entri a far parte dei Cavalieri sia libero di scegliere di sposare, e non ammetterò che questa cosa venga aggirata in qualunque modo. Ah, un'ultima cosa: so già che Stizzabifolco mi metterà i bastoni tra le ruote, dopo quanto successo, quindi, per favore, vedi di far tornare tuo fratello in riga."
Il capo di Berk fissò il figlio, stupito. Non si aspettava un cambiamento così repentino, non dopo averlo visto per tutta la primavera immerso nel baratro dei suoi demoni interiori. Quell'esperienza e la pace tornata tra lui e i suoi amici, a seguito del divorzio, una settimana prima, lo avevano davvero cambiato enormemente; ora era diventato un uomo che combatte per ciò che crede, non più un ragazzo che cerca ancora il suo posto nel mondo. Era un capo, non più soltanto il membro di un gruppo.
Per questo motivo, Stoick non poté far altro che annuire e dare la sua parola che avrebbe fatto quanto possibile per accontentarlo.
Hiccup sorrise e guardò gli altri due: avevano finalmente ottenuto la libertà che chiedevano, quindi si alzarono e, dopo che ebbero salutato, la coppia uscì, dirigendosi verso la capanna della ragazza.
Il giovane entrò e si guardò intorno. La casa era grande, con una grossa entrata, direttamente in cucina, e due stanze, quella dove aveva sempre dormito la giovane, al piano di sopra, e quella appartenuta ai suoi defunti genitori, divenuta stanza coniugale nell'unica notte di nozze che aveva avuto col suo ex marito.
Il ragazzo strinse la compagna e la baciò, guardandola negli occhi.
"Per ora occuperò la stanza libera, va bene?" suggerì.
"Sicuro? Se vuoi puoi dormire con me..." disse lei, lasciandosi stringere.
"Preferirei fare le cose con calma, milady." si scusò il castano, facendole una carezza "Nessuno ci obbliga a bruciare le tappe, non siamo sposati, quindi cerchiamo di non avere fretta."
Astrid annuì. Hiccup aveva ragione, e poi non l'aveva mai detto a nessuno, ma ciò che era successo la prima, e unica, notte di nozze con Moccicoso l'aveva un po' traumatizzata, e aveva ancora bisogno di tempo per rifarlo, anche se questa volta sarebbe stato con l'uomo che amava.
Sorrise, stampandogli un dolce bacio sulle labbra. Amava Hiccup anche per queste cose, perché si preoccupava sempre cosa fosse meglio per lei, e sapeva quando era il momento giusto per fare le cose.

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Capitolo 12
*** 11 ***


I giorni passarono e la vita, a Berk, tornò alla normalità.
Hiccup si riprese completamente nel giro di poche settimane, e poté tornare a gestire l'Accademia, mettendo a conoscenza dei suoi piani anche il resto dei componenti della squadra.
Nel frattempo l'estate giunse al termine, e i paesani si affrettarono a mettere da parte tutte le provviste per l'inverno, che si prospettava lungo e particolarmente rigido.
Hiccup e Astrid continuavano a vivere sotto lo stesso tetto, aiutandosi a vicenda nelle piccole faccende quotidiane, e anche i loro due draghi condividevano la stessa cuccia. Tutti, ormai, li consideravano una coppia, e nessuno più parlava, in loro presenza, del matrimonio fallito della giovane, in segno di rispetto nei loro confronti.
Quando non erano a casa o impegnati nelle loro mansioni quotidiane, si potevano vedere seduti da qualche parte, abbracciati stretti, a scambiarsi tenere coccole, come a voler recuperare il tempo perduto. Erano diventati inseparabili, quasi una unica entità, talmente si erano riavvicinati.
Per quanto riguardava Moccicoso, dal canto suo era contento di vedere i due insieme, e si stava lentamente accorgendosi che ciò che aveva provato per Astrid era solo un'infatuazione passeggera, e gli stava passando. Sapeva che, se ciò che aveva provato fosse stato amore, per quanto avesse accettato che Astrid era innamorata di Hiccup, avrebbe sempre provato qualcosa, una sorta di malinconia, seppur unita alla felicità di vedere la donna amata felice. Invece era solo contento per loro, contento che era stato risolto tutto per il meglio, nient'altro. E aveva deciso di riprendere a guardarsi intorno, tanto Berk era piena di ragazze, doveva solo cercare e, prima o poi, avrebbe trovato quella giusta.
Era mattina tardi, e la gente di Berk si stava preparando per il pranzo, dopo qualche ora di duro lavoro. L'aria era rigida, nonostante non avesse ancora nevicato, ma si aspettava la tormenta da un momento all'altro, per questo tutti tenevano d'occhio Bucket, aspettandosi un suo urlo di dolore perché il secchio che teneva in testa cominciava a stringersi attorno alla fronte.
Hiccup e Astrid camminavano verso la Sala Grande, stretti l'uno all'altra, per andare a pranzare con gli altri. La ragazza era pensierosa, aveva cominciato ad esserlo da qualche giorno, ma ancora non aveva voluto mettere al corrente dei suoi pensieri il suo compagno, e lui rispettava la decisione, attendendo pazientemente che fosse pronta a parlarne.
In silenzio entrarono nella Sala e presero posto a un tavolo vuoto, recuperando il pranzo e aspettando il resto del gruppo per poter iniziare a mangiare.
La giovane fissò il piatto, con aria tesa, e il ragazzo le fece una carezza, preoccupato.
"Astrid, stai bene?" domandò, premuroso.
"Non... non lo so, Hiccup..." balbettò la bionda "È che... che vorrei lasciarmi alle spalle quella brutta avventura, ma... ma non ce la faccio..."
"Di cosa parli?" chiese il castano, passandole un braccio attorno alle spalle, per guardarla negli occhi.
"Il matrimonio..." spiegò lei, abbassando lo sguardo "Io... io avevo accettato la decisione, ma... ma non avrei voluto sposare Moccicoso... io ho sempre voluto sposare te..."
"Tesoro, ne abbiamo già parlato." la rassicurò Hiccup, baciandole la fronte "Hai avuto un'esperienza, seppur parzialmente negativa, ma l'hai superata nel migliore dei modi, non credi?"
Astrid non rispose e tenne la testa bassa, mentre gli altri ragazzi entravano nella sala e si sedevano vicino a loro, parlando animatamente.
"Cosa succede, ragazzi?" chiese il castano, incuriosito.
"Il mercante Johan è arrivato al porto." rispose Moccicoso, sistemandosi di fronte ai due "Ha portato un sacco di roba, ma vi conviene sbrigarvi, perché potrebbe finire."
La bionda sembrò risvegliarsi, alzò lo sguardo e si voltò verso il compagno, prendendogli la mano.
"Hiccup, tu avevi bisogno di altro inchiostro, vero?" suggerì "Ci conviene andare a vedere di prenderlo, non credi?"
Detto ciò, trascinò il giovane fuori, correndo verso il porto.
Salirono sulla barca del mercante, e la giovane strinse il ragazzo, stampandogli un bacio sulla guancia.
"Tu cerca pure l'inchiostro." disse "Io mi guardo intorno, magari trovo qualcosa di interessante anche per me."
Il castano annuì e si mise a parlare con Johan, che gli mostrò una serie di boccette di inchiostri, con annesse interessanti storie con protagonista egli stesso.
Finalmente Hiccup riuscì a prendere una boccetta di inchiostro e liberarsi delle storie del mercante, quindi scese dalla nave e attese la compagna, che ancora girava, cercando tra le cianfrusaglie qualcosa che le piacesse. Raggiunse il ragazzo dopo qualche minuto, stringendo tra le mani una nuova ascia scintillante e un sacchetto, che teneva celato sotto il braccio. Hiccup prese l'arma e la soppesò, esaminandola attentamente.
"Bella scelta!" esclamò "Equilibrata e leggera. Non avrei potuto costruire di meglio."
"Grazie." lo ringraziò la bionda, stampando gli un bacio sulle labbra "Che dici? Torniamo a casa? Così puoi aggiornare con calma il Libro dei Draghi."
Il giovane annuì e la prese per i fianco, e insieme tornarono a casa. Una volta arrivati, il ragazzo si sistemò al tavolo in cucina, con il libro da aggiornare, delle pergamene, l'inchiostro e i pennini, accese la candela e si mise al lavoro, mentre la bionda saliva in camera sua, con la scusa di essere stanca e voler riposare un po'.
Lavorò sul libro per due ore, e quando ebbe finito mise tutto via e preparò per cena, mettendo sul fuoco la pentola della zuppa a cuocere, poi salì al piano di sopra per chiamare la compagna.
Quando entrò, la ragazza era stesa sul letto, addormentata. Si avvicinò e la guardò, notando che, prima di addormentarsi aveva pianto.
Si preoccupò; sicuramente aveva a che fare con la tristezza degli ultimi giorni e col fatto che non riusciva a lasciarsi alle spalle il matrimonio fallito tre mesi prima. Si abbassò alla sua altezza, per guardarla meglio, e il suo sguardo cadde sul comodino, dove era poggiato un sacchetto di stoffa, quello che la ragazza aveva preso dal mercante Johan.
Si alzò di nuovo e lo afferrò, dotando che era aperto, quindi esaminò il contenuto. Quando lo riconobbe, imprecò, e decise di svegliare la ragazza, per chiedere spiegazioni.
Astrid aprì gli occhi e lo fissò, assonnata, alzandosi, mentre Hiccup la guardava serio.
"Astrid, per favore, dimmi che non hai preso questa roba." la rimproverò.
"Io..." balbettò la bionda, passandosi le mani sugli occhi "Io vorrei..."
"Tesoro, la segale cornuta è molto pericolosa, lo sai?" continuò lui, abbassandosi alla sua altezza e prendendole delicatamente le mani "Perché vuoi farlo? Perché vuoi abortire?"

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Capitolo 13
*** 12 ***


La giovane fissò il compagno per qualche secondo, cercando di reggere a quello sguardo severo ma amorevolmente preoccupato. Non ci riuscì e dovette abbassare gli occhi, sulle mani, strette in quelle di Hiccup.
"I... io vorrei dimenticare quel periodo..." balbettò Astrid, tremante "Vorrei solo dimenticare il dolore che hai provato... che abbiamo provato..."
"Lo capisco, Astrid, ma non è questo il modo." rispose il ragazzo, sedendosi sul letto, accanto alla bionda "Qualunque cosa sia successa, questo bambino non ha colpe."
"Ma lui non... non è tuo..." obiettò la ragazza, mentre le lacrime ripresero a scenderle lungo le guance.
"E allora? Pensi che non gli possa voler bene comunque?" continuò il castano "Lo hai concepito con mio cugino quell'unica notte che siete stati sposati, lo so, ma pensi che non mi aspettassi che sarebbe successo? Era tuo marito, e avete consumato il matrimonio, non c'è nulla di male."
"Sì, invece!" lo interruppe Astrid, continuando a piangere "È tutto sbagliato, io dovevo sposare te! Dovevo avere dei figli da te!"
Il pianto della ragazza si fece più intenso, tanto che quasi non riusciva a respirare. Hiccup la abbracciò, attirandola a sé e lasciandola piangere sul suo petto, mentre lui le carezzava i capelli e aspettava che si calmasse.
"E lo faremo, milady." sussurrò, rassicurante "Quando sarà il momento ci sposeremo e avremo tutti i figli che vorrai. Però anche questo bambino è tuo figlio, una parte di te e, dal canto mio, non mi interessa con chi lo hai concepito, perché, come ho già detto, io gli vorrei bene lo stesso, come se fosse mio."
"I... io non ce la faccio, Hiccup..." si lamentò lei, con un filo di voce "Io voglio solo dimenticare... io... questo... lui non mi permetterà di farlo..."
"Forse dimenticare non è la cosa giusta da fare." suggerì il giovane "Bisogna solo andare avanti, senza dimenticare il passato, perché è dagli errori del passato che si costruisce il futuro. E questo bambino sarà contemporaneamente un ricordo del tuo passato e un inizio del nostro futuro. È figlio di Moccicoso, ma per me sarà anche in parte mio, perché sei la mia compagna, e non posso non voler bene a tuo figlio."
"Scu... scusami tanto, Hiccup..." sussurrò la bionda, stringendosi al petto del ragazzo "Scusami se il bambino non è tuo..."
"Non fa nulla." la rassicurò ancora il giovane, posandole un bacio sulle labbra e alzandosi in piedi "Ora riposati. Io vado a consegnare la segale cornuta a Gothi, poi vado a parlare con Moccicoso. È giusto che sappia anche lui del bambino."
Astrid annuì stancamente, stendendosi di nuovo sul letto. Hiccup la coprì bene, poi le posò un bacio sulla fronte, prese il sacchetto che Astrid aveva comprato dal mercante Johan e uscì di casa, andando diretto alla capanna di suo padre.
Bussò e aprì la porta, affacciandosi rispettosamente sulla cucina. Stoick e Moccicoso stavano cenando, in silenzio, dopo una giornata di duro lavoro; il castano entrò, fermandosi sulla soglia.
"Scusa il disturbo, papà." disse "Avrei bisogno di parlare con Moccicoso, se possibile."
L'uomo annuì, dando al nipote il permesso di alzarsi e seguire il figlio fuori, quindi i due ragazzi uscirono; Hiccup chiuse la porta e guardò il cugino, facendo un respiro profondo, prima di parlare.
"Moccicoso, la prenderò larga..." cominciò, porgendogli il sacchetto della segale cornuta "Sai cosa è questa roba?"
Il moro afferrò il sacchetto e ne esaminò il contenuto, attentamente.
"Non saprei..." rispose "Sembra una di quelle strane erbe che Gothi tiene in casa, ma non saprei dire cosa sia."
"È segale cornuta." lo informò l'altro, molto serio, riprendendo il pacchetto e chiudendolo con cautela "Un fungo che infesta i cereali."
"L'ergot?!" esclamò Moccicoso, sorpreso "Perché ce l'hai? È pericolosissimo!"
"Lo so." ammise Hiccup, guardandosi intorno, preoccupato "Ti ricordi gli effetti che ha? Gothi ne ha parlato, un paio di volte."
"So che fa venire le allucinazioni." rispose il moro, confuso "Ma Gothi, in piccole quantità la  usa per curare il mal di testa, e poi..." si grattò la testa, riordinando le idee "La somministra, anche, ad alcune donne per farle abortire."
"Esatto." lo interruppe Hiccup "Ora... come mai ce l'ho io... ecco... Astrid l'ha comprata a mia insaputa dal mercante Johan. Per fortuna non l'ha usata, l'ho fermata in tempo."
"Hiccup, non capisco..." disse l'altro, pensieroso "Perché Astrid avrebbe voluto prendere questa roba?"
"Moccicoso, pensaci bene!" lo incitò il castano "Gli effetti dell'ergot!"
Il giovane abbassò lo sguardo, ripetendo a mente ciò che aveva appena detto, e quando capì fissò il cugino, terrorizzato.
"Cosa?" esclamò "Astrid è incinta? Ma... perché vorrebbe abortire?"
"Perché il bambino è tuo, cugino." continuò Hiccup, guardandolo serio "Lo avete concepito quando avete consumato il matrimonio."
"Ma... sei sicuro che sia mio?" insistette il giovane, dubbioso.
"Quando l'hai sposata era vergine." spiegò, calmo, il ragazzo "E da quando vivo con lei, non l'ho mai toccata, è ancora traumatizzata e non voglio forzarla, non è giusto. Quindi non ci sono dubbi: il bambino è tuo."
"Oh, Sacri Dei..." sussurrò Moccicoso, rendendosi improvvisamente conto della situazione; prese il cugino per le spalle e lo guardò negli occhi, terrorizzato "Hiccup, scusami... io... dovevo stare attento... non dovevo... se ce l'hai con me, capisco... Astrid è la tua donna, e io non dovevo..."
Hiccup sorrise, rassicurante, dando una pacca sulla spalla del cugino.
"Tranquillo, non ce l'ho con te." lo rassicurò "Come ho detto a lei, tu e Astrid siete stati sposati, quindi ero preparato a questo avvenimento. Però lei è molto scossa, ha bisogno di tutto l'aiuto possibile per non crollare. Sono riuscito a convincerla a non abortire, però va seguita, quindi vorrei che mi dessi una mano, visto che porta in grembo tuo figlio."
"Io... ci proverò." rispose Moccicoso, serio, guardandosi intorno "Le starò dietro come posso, ti darò una mano. Quando le ho concesso il divorzio mi sono ripromesso che avrei cercato di riparare al torto che vi avevo fatto, in qualunque modo."
"Grazie." lo ringraziò Hiccup "È un bel gesto per una persona che ami."
"Oh, a proposito di questo..." lo interruppe il giovane "Io credo... ecco... io credo di non amare Astrid... non nel modo in cui la ami tu, almeno... io pensavo fosse così, ma... pensandoci bene, io... io le voglio bene, è un'amica, almeno spero che lei mi consideri ancora come tale, ma... ma non provo nulla di più per lei..."
"Ora è anche la madre di tuo figlio, non dimenticarlo." lo corresse Hiccup "Però capisco cosa intendi. Non preoccuparti, prima o poi troverai una donna da amare come io amo Astrid, ne sono sicuro. Ora torna dentro, o mio padre comincerà a urlarci dietro perché ci stiamo dilungando troppo in chiacchiere."
Moccicoso annuì, salutò il cugino e tornò in casa, mentre Hiccup andò da Gothi a consegnare il sacchetto di segale cornuta.
Sapeva che da quel momento non sarebbe stato semplice andare avanti, ma almeno aveva la certezza di non essere solo.

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Capitolo 14
*** 13 ***


Il giorno successivo, il gruppo si ritrovò, al completo, nell'Arena.
Era ormai autunno inoltrato, quindi dovevano tutti approfittare delle poche giornate di sole che gli Dei concedevano loro per potersi riunire e allenarsi insieme. Tanto più che pochi mesi dopo, quando la neve si fosse sciolta e l'estate si fosse fatta largo tra le isole dell'arcipelago, quel posto avrebbe cominciato ad accogliere nuovi membri della squadra, ragazzi e ragazze poco più giovani del primo nucleo dei Cavalieri, desiderosi di imparare tutto sui draghi e diventare parte integrante della squadra, e i nostri sapevano che, vista la loro fama, soprattutto quella del loro leader, avrebbero dovuto programmare delle selezioni e degli esami a sbarramento, per poter gestire tutta la situazione, dato che si prevedeva un grande afflusso.
Hiccup e Astrid arrivarono con calma all'Accademia; il ragazzo non voleva far stancare troppo la compagna, vista la sua condizione, quindi aveva preferito evitare di metterle fretta o di farla agitare.
Quando entrarono nell'area di allenamento, la situazione era tranquilla... per quanto potesse essere tranquilla, in presenza di Testa di Tufo e Testa Bruta, che non perdevano occasione di combinarne qualcuna delle loro quando si annoiavano o ciò che stavano facendo non era particolarmente interessante, dal loro punto di vista. Infatti, mentre Gambedipesce era intento a spazzolare e coccolare la sua dolce Muscolone, i gemelli erano occupati a fare scherzi idioti a Moccicoso, che subiva, minacciandoli severamente di prendere provvedimenti se non la piantavano, come suo solito.
Hiccup e Astrid si guardarono, sospirando. Era ormai tornato tutto alla normalità, dopo quel periodo di stallo coincidente con il fidanzamento, in cui, per qualche motivo ignoto, probabilmente l'instabilità del gruppo dovuta alla depressione del loro leader, i due giovani avevano smesso di fare i cretini, restando tranquilli per tutto il periodo, per poi tornare gli stessi di prima dopo il ritorno di Hiccup e, quindi, dopo che si era tornati alla normalità.
"Okay, ragazzi!" esclamò il castano, facendo un passo verso il gruppo, con le mani avanti "Datevi una calmata, che abbiamo un sacco di lavoro da fare!"
"Ecco! Avete sentito il capo?" ripeté Moccicoso, arrabbiato "Piantatela!"
I ragazzi si calmarono all'istante, avvicinandosi alla coppia. Il castano osservò i ragazzi, uno per uno, raccogliendo le idee.
"Bene." disse "Come sapete, dalla prossima primavera cominceremo con l'addestramento delle nuove reclute. Quindi da questo momento dovremo cominciare a pensare a un programma e dovremo dividerci i compiti. E una cosa seria, quindi mi aspetto la massima serietà da tutti quanti voi."
Il gruppo restò in silenzio, Hiccup sorrise e prese per mano la compagna, avvicinandosi ancora agli altri.
"Vedo che siete tutti d'accordo, quindi cominciamo." continuò "Considerato il tipo di lavoro che va fatto, dovremo dividere la parte teorica da quella pratica, e gestirle entrambe tutti quanti, a rotazione. Siete d'accordo?"
"In che senso 'a rotazione'?" domandò Moccicoso, dubbioso.
"Nel senso che, ovviamente secondo le nostre possibilità e capacità, dovremo essere in grado di gestire tutti i compiti." rispose Hiccup "Nella parte teorica tutti dovremo essere in grado di spiegare le basi, anche se le cose specifiche di ogni drago saranno affidate al più esperto nel campo. Mi spiego meglio: quando si spiega la teoria del primo approccio con un drago, dobbiamo essere in grado di spiegarlo tutti quanti, ma nel momento in cui si parlerà, per esempio, dell'Incubo Orrendo, tu sarai incaricato di tenere tale lezione, poiché sei il più esperto."
"Sì, ma... come hai detto tu, questa primavera avremo i primi allievi." obiettò Astrid "Non sarebbe meglio, per ora, seguirli tutti insieme e poi, dall'anno dopo, differenziarci in base al numero di nuovi iscritti e ai progressi di quelli vecchi?"
"Mh... forse hai ragione." ammise il giovane, portandosi la mano alle labbra, pensieroso "Si potrebbe anche sfruttare il mutuo aiuto: gli studenti più esperti possono insegnare ai nuovi, esattamente come abbiamo fatto noi."
"Esatto." continuò la bionda "In questo modo, noi potremmo gestire meglio anche la parte pratica, che è quella che va tenuta maggiormente sotto controllo, perché avremmo da gestire molti draghi, di specie differenti."
"In effetti il ragionamento di Astrid non fa una piega." disse Moccicoso, serio "Anche per noi la parte, come dite voi, pratica è stata la più difficile da imparare, perché tra le altre cose dovevamo conquistare la fiducia dei nostri draghi."
"Si, avete ragione." concluse il giovane capo "Allora faremo così: per il momento non ci sarà alcuna differenziazione dei ruoli, a parte una." si voltò verso la compagna, guardandola seriamente "Astrid, vorrei che per i primi tempi tu ti astenga dalle dimostrazioni pratiche."
"Come?! Perché?" obiettò la ragazza, sorpresa.
"Perché quando cominceremo sarai abbastanza avanti con la gravidanza." spiegò lui, calmo "E il bambino nascerà a primavera inoltrata, quindi non voglio che tu o lui corriate rischi."
Astrid cercò ancora di obiettare, ma Moccicoso si avvicinò, posandole una mano sulla spalla e guardandola negli occhi.
"Astrid, il tuo ragazzo ha ragione." disse, serio "Non possiamo correre rischi. E non lo sto dicendo solo perché aspetti mio figlio, ma anche perché sei una mia amica, e non voglio che ti succeda qualcosa di brutto."
La bionda guardò i due giovani uomini, indecisa. Era incredibile come la sua gravidanza, rivelata il giorno prima, avesse unito i due cugini; fece un respiro profondo e annuì, arrendendosi alla loro volontà. Hiccup sorrise e le si avvicinò, posandole un bacio sulle labbra, mentre Moccicoso le passò, delicatamente, una mano sulla spalla, prima di tornare al suo posto, tra i due gemelli, che lo fissarono confusi.
"Che c'è?" domandò, irritato "Astrid è incinta di mio figlio. Non posso essere preoccupato per loro?"
"Scusa, ma... se Astrid è la ragazza di Hiccup, come fa ad essere incinta di tuo figlio?" chiese Testa di Tufo, ancora più confuso.
"Perché è stata mia moglie per una notte, ricordi?" rispose l'altro, sempre più irritato "Abbiamo consumato e ho fatto centro al primo colpo."
I due si zittirono di colpo, continuando a fissarlo, poi il giovane fu colpito da due forti pugni, che lo atterrarono, facendolo restare dolorante.
Hiccup alzò gli occhi al cielo, cercando di riportare la calma, infine riprese a parlare, spiegando il programma per la giornata.
Passarono i giorni.
Due settimane dopo, i Berkiani si prepararono a festeggiare Samhain, con feste, balli, cibo e idromele, molto idromele, come era loro solito per quelle feste che duravano tutta la notte.
L'aria era frizzante, ma erano tutti raccolti nella Sala Grande, allegri e spensierati.
Il gruppo dei Cavalieri aveva un tavolo riservato, attorno al quale si erano seduti i ragazzi, che tra un ballo e l'altro mangiavano e brindavano, scherzando e divertendosi insieme.
Astrid non si muoveva molto, restava seduta al suo posto, accanto a Hiccup, che la riempiva di attenzioni, la coccolava e la baciava spesso; quelle manifestazioni di affetto erano diventate ormai normali, e nessuno ci faceva più caso, come non facevano più caso alle mani del castano che, spesso, si posavano sulla pancia della bionda con fare protettivo, come se quel bambino che stava crescendo dentro di lei fosse stato suo, e non di un altro.
Moccicoso, dal canto suo, stava anche lui dietro alla giovane, pur senza assillarla troppo: d'altronde Astrid non era sua, anche se portava in grembo suo figlio. In ogni caso, sapeva che, con il cugino, madre e figlio erano in buone mani, quindi non se ne preoccupava più di tanto e spesso si alzava dal tavolo per ballare con una delle ragazze degli altri tavoli, ogni danza una dama diversa, come per dare un contentino a tutte, dal momento che dopo il divorzio era diventato lui lo Scapolo D'Oro di Berk, dato che Hiccup non era più disponibile... anzi, non lo era mai stato!
Verso metà serata aveva ballato con un buon numero di giovani, per cui si era seduto per riprendere fiato, quando la musica ricominciò a suonare.
Astrid, che si era appisolata da un po', sembrò ridestarsi, ascoltando la melodia, gli occhi le si illuminarono e un grande sorriso le si dipinse in volto; senza dire una parola prese la mano di Hiccup e lo trascinò in pista, procedendo con quella ballata, una vecchia canzone romantica che veniva suonata apposta per le coppie innamorate, piena di abbracci, inchini e sguardi.
Moccicoso li osservò, sorridendo, quella era una danza fatta apposta per loro. Si guardò intorno, in cerca di una nuova ragazza da invitare, ma non era semplice, quel ballo richiedeva una scelta della dama molto attenta; venne distratto da un ossicino di pollo che gli colpì la nuca, quindi si voltò, infastidito, cogliendo Testa Bruta in procinto di lanciargli addosso un altro ossicino, per infastidirlo, come suo solito.
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo; da qualche giorno quella ragazza era diventata quasi più fastidiosa con i suoi scherzi idioti. Si alzò in piedi e la prese per un braccio, trascinandola in pista e ignorando le sue proteste.
"Andiamo!" ordinò il moro "Così almeno la pianti di darmi fastidio, almeno per il tempo del ballo."
"Ma io non voglio!" si lamentò lei "Non mi piace ballare con tutta la gente che mi guarda!"
Il ragazzo borbottò irritato, ma la trascinò in una zona della Sala Grande sgombra, ma dove si riusciva a sentire ancora bene l'orchestrina che suonava. La giovane si rilassò, notando che non c'era nessuno che li guardava, e si lasciò guidare da Moccicoso.
Le mani si strinsero. Lui fece un inchino e lei rispose accennandone un altro, poi il giovane mollò una delle mani e portò la sua all'esile vita della ragazza, attirandola a sé e guidandola lentamente.
La musica si fece più allegra, così Moccicoso la tirò su, facendola girare, prima di rimetterla a terra, infine si mise alle sue spalle, facendole poggiare la schiena sul suo petto. Un salto a destra, uno a sinistra, un altro a destra e un ultimo a sinistra, poi una piroetta e il ragazzo si inginocchiò, facendo girare la giovane attorno a sé, mentre il ritmo accelerava, andando verso la conclusione. Quando questa finì, Testa Bruta si sedette sul ginocchio alzato del ragazzo, come prevedeva la coreografia; il giovane la attirò a sé, stringendola di nuovo e lasciando che lo abbracciasse.
La musica terminò, ma la bionda non lasciò Moccicoso; si rialzarono, senza allontanarsi, e il ragazzo la fissò, preoccupato, visto che lei non voleva lasciarlo andare.
"Testa Bruta, stai bene?" chiese, guardandola negli occhi.
La bionda non rispose, abbassando lo sguardo, prima di avvicinarsi ancora e, inaspettatamente, posargli un bacio sulle labbra.
Moccicoso fu preso di sorpresa da quel gesto, ma c'era qualcosa in quel tocco leggero che lo spinse a ricambiare, a chiudere gli occhi e stringerla ancora a sé, approfondendo il bacio.
Testa Bruta lo lasciò fare, godendo di quel momento di tenerezza tra loro, finché non si allontanarono per prendere fiato. A quel punto si separò di scatto da lui, restando a testa bassa, vagando con lo sguardo e, senza dire nulla, scappò via, lasciando il moro da solo.
Il giovane la guardò allontanarsi di corsa, sempre più confutò, infine scrollò le spalle e tornò al suo tavolo, dagli altri.
Moccicoso non sarebbe mai riuscito a capire le donne, questo era sicuro.

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Capitolo 15
*** 14 ***


Le settimane passarono. La prima neve coprì i tetti delle case di Berk, e i suoi abitanti si chiusero nelle case, al caldo del focolare, ben sapendo che con le giornate troppo corte non avrebbero potuto far molto.
Anche Hiccup e i suoi amici avevano ridotto i voli, passando molto tempo nella Sala Grande, seduti a uno dei tavoli vicino al grosso focolare, a preparare il programma di allenamento per le nuove reclute della primavera seguente.
Astrid, inoltre, cominciava a sentire la fatica e, ormai al quinto mese di gravidanza, pur volendo dare una mano non era più in grado di farlo, tra capogiri che la prendevano all'improvviso, nausee e sbalzi d'umore repentini. Per questo restava sempre seduta in un angolo e guardava gli altri allenarsi, controllata ogni tanto da Hiccup o da Moccicoso, che non la perdevano mai d'occhio.
Una sera, avevano appena finito il lavoro, e si stavano apprestando a tornare a casa. La bionda si stringeva al compagno, trascinandosi con aria stanca, e il moro li seguiva, perché quella sera era stato invitato a cena da loro, con la scusa di cominciare a organizzarsi per l'arrivo del nascituro.
Entrarono in casa e, immediatamente, la ragazza andò a sedersi vicino al fuoco, su una comoda sedia a dondolo che Hiccup aveva costruito apposta per lei, mentre lui metteva sul fuoco la pentola della minestra di legumi e Moccioso si sistemava al tavolo, in attesa.
"Dovremo cominciare almeno a decidere come chiamarlo..." disse, dopo un po', voltandosi verso l'amica.
"Non ci ho ancora pensato, Moccicoso..." sussurrò la giovane, con voce stanca. Hiccup le si avvicinò e le fece una carezza, preoccupato, poi si rivolse al cugino.
"Potreste chiamarlo come tuo padre. Che ne pensi?" suggerì.
"Non lo so..." ammise l'altro, alzandosi e avvicinandosi anche lui alla ragazza "È un nome ingombrante, poi considera che non andiamo più d'accordo, quindi non penso che gli farebbe piacere... E poi non c'è solo il nome da decidere: una volta nato, dove starà? Con me o con voi?"
"Per il momento dovrà stare con Astrid." disse Hiccup "Almeno finché non sarà abbastanza grande."
"La legge dice tutto il primo anno." continuò l'altro "Ma dobbiamo comunque occuparci entrambi di lui."
"Io non voglio seguire la legge..." si lamentò la ragazza, interrompendo il discorso dei due ragazzi "L'ultima volta che l'ho fatto è stato un incubo... e non riesco a liberarmene..."
I due ragazzi la guardarono, seri, prima di lanciarsi uno sguardo d'intesa. Sapevano benissimo a cosa si riferisse: il matrimonio e la gravidanza. Nonostante cercasse di andare avanti, Astrid non riusciva a riprendersi, non accettava di essere incinta del suo ex marito, anche se sapeva bene che il bambino non poteva nulla di tutto ciò.
"Va bene, non staremo a vedere le leggi." propose Hiccup, abbassandosi per guardarla negli occhi.
"Anzi, facciamo così: tutte le decisioni sul bambino, d'ora in poi, spetteranno alla madre. Che dite?" continuò Moccicoso, abbassandosi anche lui, accanto al cugino, che annuì, poi insieme guardarono la giovane, posandole delicatamente le mani sul pancione, ormai ben visibile.
Astrid sospirò, pensierosa, infine annuì. E, come se avesse ascoltato tutto il discorso, il piccolo si mosse, facendo una gran capriola nello spazio ristretto in cui era custodito, lasciando sorpresi i tre, poiché quello era il suo primo movimento.
"Oh... Wow!" esclamò il moro, stupito, fissandosi la mano "Che forza!"
"Sì, decisamente." ammise l'altro, senza togliere la mano dalla pancia della compagna "E sta continuando a muoversi!"
Astrid non disse nulla, stava provando tante emozioni, in quel momento, tutte contrastanti: suo figlio si era mosso, era felice di ciò, ma non del tutto, perché quel bambino non era di Hiccup, non avrebbe mai potuto dire che era suo. Però al ragazzo non importava, glielo aveva detto, gli avrebbe voluto bene comunque, come fosse stato suo. Alzò gli occhi e guardò il giovane uomo, che si era alzato per controllare la cena, quindi le venne un'idea.
"Hiccup?" sussurrò, indecisa "Ti... ti andrebbe di essere il suo padrino?"
Il ragazzo si voltò verso di lei, lo sguardo sorpreso si posò sul suo viso, poi si spostò su quello del cugino, quindi tornò sulla compagna.
"Certo che mi andrebbe!" esclamò, felice, avvivinandosi a lei e posandole un bacio sulle labbra.
"Direi che è un'ottima scelta!" ammise Moccicoso, dando una pacca sulla spalla del castano, che sorrise e tornò a controllare la cena.
Dopo un po' si misero a tavola, cenando e parlando tra loro di un po' di tutto, e alla fine Moccicoso decise di andare via presto, dato che Astrid sembrava molto stanca e non voleva affaticarla ulteriormente.
Camminava in silenzio, in mezzo alla strada, sul sentiero ricavato tra la neve caduta di fresco, ma facendo attenzione, perché al buio non era semplice accorgersi delle lastre di ghiaccio, su cui poteva metterci un piede. Era pensieroso, non riusciva a crederci di aver sentito il primo movimento del figlio; sorrise, continuando a camminare, finché la sua attenzione non venne attratta da qualcosa che gli colpì la testa, un piccolo sassolino, poi un altro, e un altro ancora. Si fermò, guardandosi intorno, sapeva perfettamente cosa stava succedendo: i gemelli stavano per giocargli qualche scherzo... o forse solo Testa Bruta, che ultimamente aveva preso a punzecchiarlo senza l'aiuto del fratello.
"Okay..." disse, fermandosi e alzando la voce, per farsi sentire bene "Lo so che siete lì, ragazzi! Avanti, fatemi questo stupido scherzo e poi levatevi dalle scatole!"
Nessuno rispose, ma qualcuno gli cadde addosso, saltando dal tetto. Ma Moccicoso era pronto e, con una mossa fulminea bloccò l'aggressore, spingendolo contro un muro e tenendolo ben fermo.
"Lo sapevo!" esclamò "Testa Bruta! La vuoi piantare con questi stupidi scherzi? Non sono affatto divertenti!"
"Questo lo dici te." rise la ragazza, mentre lui la teneva ben ferma per i polsi, contro il muro della capanna da cui era saltata giù.
Il giovane ringhiò e tirò un pugno alla trave di legno dietro di lei, guardandola arrabbiato.
"Dannazione!" disse "Dei Santissimi! Sono stufo! Lo capisci? STUFO! Io non picchio le donne, ma se non la pianti, giuro che te ne darò tante che non le dimenticherai a vita!"
Si fissarono, in silenzio. Lui aveva i denti stretti, era davvero arrabbiato, così Bruta annuì debolmente, intimorita da quello sguardo glaciale. Il ragazzo la lasciò andare, ma non si mosse, continuando a tenerla sull'angolo.
"Perché fai così?" domandò, più calmo "Cosa ti ho fatto?"
La bionda abbassò lo sguardo, pensierosa. Moccicoso notò un lampo di tristezza, così, con delicatezza, le posò un dito sotto il mento e le fece alzare la testa, guardandola negli occhi.
"Testa Bruta, cosa c'è?" insistette, parlando con dolcezza.
La giovane non rispose, ma lo colpì a tradimento in faccia con la mano. Lui la fermò, bloccandole di nuovo i polsi e spingendola ancora contro il muro. Mentre la teneva in quella posizione le vide scendere una lacrima. Gliela asciugò con la mano libera, pensieroso. Perché faceva così? Perché ce l'aveva tanto con lui? Senza pensarci la abbracciò, stringendola a lui, lasciandola piangere sul suo petto.
"Tu... tu la ami?" chiese Testa Bruta, in un sussurro.
"Di chi parli?" disse Moccicoso, confuso. La bionda si voltò verso la casa di Astrid e lui capì "Parli di Astrid? No! Certo che no! Cioè, una volta credevo di sì, ma ora so di non amarla, non in quel senso, almeno..."
"Ma... ma avrete un figlio..." insistette la ragazza.
"Sì, avremo un figlio." ammise il giovane "Un figlio concepito quando ancora credevo di amarla e che lei avrebbe potuto amare me. Ho fatto un errore e ne stiamo pagando le conseguenze, non posso farci nulla, se non aiutare lei e Hiccup come posso. Ma perché mi stai facendo queste domande?"
Testa Bruta non disse altro, alzò una mano e gliela poggiò sulla guancia, questa volta delicatamente, prima di tirare su la testa e guardarlo negli occhi. Pochi secondi dopo lo baciò.
Moccicoso ricambiò immediatamente, seppur sorpreso da quel gesto. Le lasciò il polso e le passò il braccio attorno alla vita, avvicinandola a sé e approfondendo il bacio, lentamente e con dolcezza. Non sapeva perché, ma sapeva che voleva baciarla, che voleva tenerla stretta, che non voleva più vederla piangere. Piangere per cosa, poi? Moccicoso non capiva, dovette pensarci su, finché ebbe una folgorazione. Prese il volto della giovane tra le mani e la allontanò, con delicatezza.
"Tu sei gelosa di Astrid." sussurrò "Sei gelosa perché l'avevo sposata."
La giovane esitò, distolse lo sguardo e annuì, arrossendo. Finalmente lo aveva ammesso, finalmente gli aveva confessato cosa provava davvero.
"Scu... scusa..." balbettò "Non... non volevo..."
Ma il ragazzo la fermò, baciandola di nuovo. Aveva capito, finalmente. Sapeva cosa fare, ora. Si separò da lei e le sorrise, rassicurante.
"Va bene così, ragazza." la rassicurò "Tranquilla, va bene così. Ascolta, mi dispiace se ti ho fatto soffrire, ti giuro che cercherò di rimediare in qualche modo. Ma tu non devi essere gelosa di Astrid, davvero. L'unica cosa che mi lega a lei è quel bambino, a cui già voglio un gran bene, ma per Astrid non provo nulla, davvero. Lei è di Hiccup, non mia, quindi non devi preoccuparti."
"E... e il bambino?" chiese ancora Testa Bruta, indecisa.
"Il bambino avrà sempre le mie attenzioni." ammise il moro "È mio figlio, ma questo non esclude che io possa sposarmi di nuovo e avere altri figli con una donna che amo davvero."
La giovane smembrò convinta. Annuì e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo, che la strinse a sé, rassicurante.
"Su, andiamo, ora ti porto a casa." concluse "Fa freddo qui, non voglio che ti prendi un malanno."
La baciò un'ultima volta, poi la portò a casa.
Quella sera gli erano successe un sacco di cose, aveva sentito il figlio muoversi prima, poi aveva scoperto i sentimenti di Testa Bruta e si era deciso a darle una possibilità, magari ne sarebbe nato qualcosa di buono.

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Capitolo 16
*** 15 ***


Il mattino seguente, Hiccup si svegliò prima dell'alba.
La sera prima si era addormentato accanto a Astrid, sul suo letto; l'aveva vista giù di morale, dopo che il bambino aveva cominciato a muoversi, per cui non si era sentito di lasciarla sola, quella notte.
La guardò, ancora dormiva, ma si era addormentata tardi per via delle capriole del figlio, che non aveva mai smesso di muoversi, per cui aveva l'aria stanca; le poggiò una mano sulla pancia, sentendo l'ennesimo calcio. Sorrise e ci posò sopra un bacio, per poi posarne uno sulla fronte della ragazza.
Astrid aprì gli occhi, guardando il compagno e facendogli un sorriso stanco.
"Buongiorno, milady." la salutò il giovane "Come ti senti?"
"Stanca..." rispose lei tirandosi su e sfiorandosi il pancione "Lui mi ha tenuto sveglia per parecchio... spero che una volta nato si calmi, oppure dovrò scordarmi di dormire..."
"Non devi preoccuparti, quando avrai bisogno di riposare mi occuperò io di lui. In fondo sono il suo padrino, no?" la rassicurò Hiccup, facendole un'ultima carezza, prima di allacciarsi la protesi e finire di vestirsi.
"Hiccup, ricordati che è figlio di Moccicoso!" protestò la bionda "Vorrà mangiare continuamente e, fino a prova contraria, tu non puoi allattarlo, dovrò farlo io per forza."
Il ragazzo sospirò, finendo di indossare i vestiti e alzandosi per aiutare la compagna. Quando furono pronti, uscirono per strada, dirigendosi all'Accademia.
Arrivati nell'Arena, trovarono tutti quanti ad attenderli, pronti per la giornata di allenamenti che li attendeva. La coppia si avvicinò ai ragazzi, e il castano diede alcuni ordini veloci; dovevano anche finire di allestire l'Accademia per la primavera successiva, per cui Gambedipesce prese la scopa e, insieme alla sua fida Muscolone, tirò a lucido una delle gabbie dei draghi, mentre Testa di Tufo si occupava di quella accanto.
Moccicoso, prima di mettersi al lavoro, prese Testa Bruta per un braccio, la attirò a sé e le diede un profondo bacio per nulla casto; Hiccup e Astrid li fissarono sorpresi, prima di avvicinarsi alla coppia.
"Ehm... Bruta, ti dispiacerebbe aiutare Astrid a riordinare una delle altre gabbie? Così non si affatica troppo." chiese il castano, non appena gli altri due si separarono.
"Certamente, capo." acconsentì la bionda, prima di seguire Astrid e mettersi al lavoro con lei.
Hiccup fissò le due, e si voltò verso Moccicoso, sorridendo sotto i baffi e guardandolo interrogativo.
"Cosa c'è, cugino?" domandò il moro, con noncuranza.
"Da quando tu e Bruta..." chiese il castano, gesticolando "Sì, insomma... da quando state insieme?"
"Uhm... più o meno da ieri sera, dopo che sono uscito da casa vostra..." rispose l'altro, gonfiando il petto con fare fiero "Mi ha confessato di essere gelosa delle attenzioni che ho per la tua ragazza, così ho preso la palla al balzo e mi sono concesso a lei."
"Mh... conoscendoti, a mio parere è stata lei a fare il primo passo..." rise il giovane, prendendo delle pergamene dalla borsa sulla sella di Sdentato e srotolandole su uno dei tavoli in un angolo "Comunque ora concentrati, abbiamo un sacco di lavoro da fare."
Moccicoso sospirò e si avvicinò al tavolo, controllando le carte insieme al cugino.
Nel frattempo le ragazze stavano sistemando alcune sedie nella gabbia, che si sarebbe trasformata in un'aula per le lezioni teoriche.  Astrid, dopo un po', si fermò, facendo una smorfia e portandosi una mano alla schiena.
"Oh, Dei..." si lamentò, sedendosi "Questo coso non sta fermo un attimo... è stancante..."
"Quel 'coso', come lo chiami tu, è figlio tuo." disse Testa Bruta, continuando a sistemare le sedie.
"Lo so che è figlio mio, dannazione!" esclamò l'altra, alzando gli occhi al cielo "Mio e di quello scellerato di Moccicoso!"
"Ehi! Vacci piano con gli insulti!" la fermò la giovane, avvicinandosi e guardandola seria "Stai parlando del mio ragazzo!"
"Beh, il tuo ragazzo mi ha messa incinta!" continuò Astrid, alzandosi in piedi "Non avrebbe dovuto!"
"Il mio ragazzo sbavava dietro di te, e ti ha sposato!" obiettò Testa Bruta, avvicinandosi all'altra e puntandole il dito contro "Quindi se vuoi prendertela con qualcuno, fallo con te. Se, invece di accettare in silenzio, ti fossi opposta al matrimonio combinato, ora non saresti incinta di Moccicoso! Quindi non ti lamentare se il tuo comportamento da puttana ti ha messo nei guai!"
"Come mi hai chiamata?!" ruggì la ragazza, stringendo i pugni e avvicinandosi di un passo all'altra.
"Hai sentito bene!" ripeté Bruta, continuando a puntarle il dito contro "Ti sei concessa a un uomo che non amavi solo per seguire una stupida legge! Non è tanto diverso dal fare la sgualdrina!"
"Non ti permettere mai più di chiamarmi così!" la interruppe Astrid, arrabbiata "Portami più rispetto! Sono l'ex moglie del tuo ragazzo e la compagna del tuo capo!"
"Una cosa non esclude l'altra." insistette Testa Bruta, incrociando le braccia e guardandola seria "Il mio uomo avrà comunque un figlio da una sgualdrina, tra l'altro troppo impegnata a piangersi addosso e dare contro al figlio e all'ex marito per rendersi conto di quello che è davvero."
A questo punto, Astrid non ci vide più dalla rabbia, urlò e si lanciò al collo di Testa Bruta, cercando di colpirla più forte che poteva con una raffica di pugni. L'altra si difese immediatamente, riparandosi dai pugni e rispondendo allo stesso modo.
La zuffa attirò subito l'attenzione dei quattro ragazzi, e Hiccup e Moccicoso si precipitarono subito a separarle, prima che la situazione degenerasse ulteriormente. Il castano afferrò la compagna per le spalle e la allontanò dall'altra, mentre il cugino si mise tra le due, bloccando la rissa all'istante.
"Basta così!" ruggì il moro "Per Thor! Si può sapere cosa succede?"
"La tua ragazza mi ha dato della puttana!" urlò Astrid, cercando di liberarsi dalla presa di Hiccup.
"Sì, l'ho fatto!" ammise l'altra, arrabbiata, rivolta a Moccicoso "Perché non fa altro che insultare te e il bambino! Dovrebbe starsene zitta, invece! È venuta a letto con te di sua spontanea volontà, se non voleva poteva opporsi! Invece lo ha fatto. E questo, dal mio punto di vista, è prostituzione!"
"Okay, diamoci tutti una calmata!" intervenne Hiccup "Testa Bruta, capisco il tuo punto di vista, ma non mi sembra il caso di usare certe parole! Astrid ha sbagliato, lo ammetto, e ne sta pagando le conseguenze, per questo, fossi in te, eviterei di accanirmi ulteriormente nei suoi confronti!"
"Dici così solo perché è la tua ragazza..." borbottò la giovane, sbuffando.
"No, dico così perché mi trovo nella tua stessa identica situazione!" obiettò "Credi che mi faccia piacere che Astrid sia rimasta incinta di qualcuno che non sono io? No, non mi fa piacere! E penso che tu ti ricordi in che condizioni ero questa primavera, quindi sai come mi sono sentito quando ho saputo del fidanzamento. Ma non per questo mi accanisco su di lei, perché sta già subendo una punizione ben maggiore della colpa che ha, e se la porterà dietro tutta la vita!"
"E poi una parte di colpa è anche mia." ammise l'altro "Sono stato egoista e ho pensato che, nonostante la sua infatuazione per mio cugino, prima o poi avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti. Comunque ti ho già detto ieri che non devi essere gelosa, non provo più nulla per Astrid, quindi non rovinare un'amicizia per questa stupidaggine."
Testa Bruta abbassò la testa, guardando i ragazzi con aria di scuse, poi fece due passi verso l'altra ragazza e si fermò di fronte a lei.
"Scu... scusa..." balbettò "Non... non dovevo dirti quelle parole..."
Astrid si rilassò improvvisamente, liberandosi delicatamente dalla presa del compagno, poi si avvicinò all'amica e la abbracciò. L'altra ricambiò l'abbraccio, prima di allontanarsi leggermente e fissarle la pancia.
"Si muove sempre così tanto?" chiese, confusa.
"Ha cominciato a farlo ieri..." ammise Astrid "Questa notte ho dormito male per questo."
"Oh... ma... ma quanto è grande ora?" domandò ancora Bruta, incuriosita.
La bionda esitò, poi prese le mani dell'amica e se le mise sulla pancia, premendo su alcuni punti, con attenzione.
"Senti questo?" disse "Sono i piedini. Questa invece è la testa... e qui... senti questo? È il suo cuoricino."
"È veloce..." commentò la ragazza, tastando con attenzione la pancia dell'altra "Come fa? Non gli scoppia?"
"Gothi dice che è normale. Poi rallenterà un po'." spiegò Astrid, mentre i ragazzi si allontanavano e le lasciavano parlare, tranquille.
Erano tornate amiche, finalmente. Non c'era più gelosia tra loro.

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Capitolo 17
*** 16 ***


Qualche giorno dopo, a Berk si scatenò una grossa tormenta, che costrinse tutti gli abitanti a rifugiarsi nella Sala Grande.
Gothi aveva previsto che sarebbe durata molto, quindi tutti si erano dati da fare per raccogliere più provviste possibili, in modo da poter sopravvivere per il lungo tempo di isolamento.
La Sala era anche stata suddivisa in scomparti, per ricavarne delle cucce per i draghi e dei luoghi in cui gli uomini potessero godere di un po' di privacy.
I ragazzi dell'Accademia avevano una zona a loro riservata, in cui potevano stare con le loro bestie e potevano organizzare con calma i programmi per quando la tormenta sarebbe finita. Anche loro avevano i loro spazi privati, ma usufruivano molto anche dello spazio comune, dove cercavano di passare il tempo in diversi modi.
Era pomeriggio, e Hiccup era impegnato in una riunione del Consiglio di Berk, così i Cavalieri avevano del tempo libero da occupare come credevano più opportuno.
Astrid era seduta al tavolo, con Tempestosa accucciata al suo fianco, e sonnecchiava, visibilmente stanca, ignorando tutto, intorno a lei. Erano giorni che dormiva poco, aveva nausee frequenti, e spesso non riusciva a stare in piedi: quella gravidanza le stava facendo mancare tutte le forze, considerando anche che il bambino non stava mai fermo, anche se si calmava un po' quando Hiccup o Moccicoso erano nei paraggi, perché entrambi coprivano la madre di attenzioni, e pareva che questo al piccolo piacesse molto.
Aveva la testa poggiata sul braccio, che era steso sul tavolo, mentre l'altra mano era poggiata sulla pancia, a sentire i movimenti del piccolo.
"Oh, ti prego..." sussurrò "Sono stanca... lasciami dormire un po'..."
Il piccolo sembrò non volergliela dare vinta e, come per ripicca, si agitò ancora di più, tirando un calcio talmente forte che le fece mancare il respiro. Astrid quindi si alzò, poggiandosi al suo drago, e decise di camminare un po'; magari in questo modo suo figlio si sarebbe dato una calmata.
Moccicoso e Testa Bruta si avvicinarono, vedendola barcollare, e il ragazzo si fermo davanti a lei, fissandola con preoccupazione.
"Ehi, Astrid, che succede?" domandò, prendendola per un braccio, per evitare che cadesse.
"Sono stanca, Moccicoso..." singhiozzò la bionda, abbandonandosi tra le braccia dell'ex marito "Il bambino non sta mai fermo... non posso riposare..."
"Oh, capisco." disse il giovane, guardando un po' Astrid e un po' Bruta, posando una mano sul pancione della ragazza che singhiozzava sulla sua spalla "Cavolo! È agitato davvero! Okay, camminiamo un po', magari si calma."
La prese per i fianchi e passò un braccio attorno alle spalle anche l'altra, poi, insieme, andarono verso il tavolo dove si stava tenendo la riunione del Consiglio. Moccicoso era davvero preoccupato: Astrid era molto pallida, e il bambino non era mai stato così agitato, i giorni precedenti, quindi aveva deciso di parlarne con Hiccup.
Ma nel frattempo doveva distendere un po' gli animi, quindi decise di fare una delle sue solite battute.
"Wow! Vado in giro abbracciato alle due donne più belle di Berk!" esclamò "Una è la mia ragazza e l'altra è la madre di mio figlio! Ma quanto figo sono?"
In tutta risposta, contemporaneamente, venne colpito da due forti pugni sulle costole, tirato uno da ciascuna ragazza. Il giovane si riparò dai colpi, poi rise.
"Scherzavo, ragazze!" disse "Non dicevo sul serio!"
"Scherza ancora una volta e ti giuro che ti castro!" lo minacciò Testa Bruta "E lo farò nel modo più doloroso possibile."
"Se ti serve una mano, Bruta, conta su di me!" la appoggiò Astrid, incrociando le braccia e lanciando un'occhiataccia a Moccicoso.
Il ragazzo stava per rispondere ma vide Astrid diventare improvvisamente pallida e barcollare, quindi la afferrò al volo, nel momento in cui perse i sensi. La adagiò a terra, mentre anche l'altra si avvicinava e la controllava.
"Ha la febbre." disse la bionda, togliendo la mano dalla fronte dell'amica.
"Portiamola da Gothi!" esclamò il giovane, prendendola in braccio "Anche il bambino è molto agitato, non vorrei che si sia presa qualche malanno!"
L'altra annuì e, insieme, corsero dalla vecchia druida, per far controllare l'amica.
Dopo aver ascoltato le spiegazioni dei due ragazzi, la donna fece adagiare Astrid sul suo giaciglio e la visitò. Poco dopo diede il suo verdetto; Moccicoso lo lesse e, allarmato, guardò Testa Bruta.
"Tu resta qui con lei." ordinò "Devo andare a chiamare Hiccup!" poi corse via, verso il tavolo dove si stava tenendo la riunione del Consiglio di Berk.
Si fermò alle spalle di Hiccup, che era impegnato in una animata discussione con Stizzabifolco, e gli poggiò una mano sulla spalla, per attirare la sua attenzione.
"Che c'è?!" esclamò, irato, ma appena riconobbe il cugino si calmò "Ah, Moccicoso... qualche problema con i ragazzi?"
"Sì, Hiccup." ammise l'altro, cercando di mantenere la calma "Astrid ha preso la Eel Pox."
Il castano spalancò gli occhi e scavalcò la panca, affiancando Moccicoso, prima di rivolgersi al padre.
"Io chiudo qui la discussione." disse "E, prima che qualcuno possa dire qualcosa, se permettete , per me la vita di Astrid è più importante di qualunque stupida disputa sulla divisione dei terreni! Inoltre, se Astrid si è presa la Eel Pox, ci sono buone probabilità che non sia l'unica contagiata, quindi ci sarà da preparare l'antidoto, e chi cerca gli ingredienti siamo noi Cavalieri." fece un respiro profondo e si voltò verso Moccicoso, con fare serio "Portami da lei. Subito!"
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e scortò il suo capo da Gothi; Hiccup si inginocchiò accanto alla compagna e le fece una carezza, preoccupato. La giovane aveva la febbre molto alta, stava tremando e si lamentava molto. Posò, poi, una mano sul pancione, sentendo il bambino agitarsi; sospirò e guardò Gothi.
"Ci sono pericoli per il bambino?" chiese. Gothi scosse la testa e Hiccup si rilassò "Per favore, dimmi che hai ancora dell'antidoto con te. Con questa tormenta ci sarà molto difficile trovare tutti gli ingredienti... senza contare la visita all'Isola delle Anguille. Non voglio che i draghi corrano troppi rischi."
La donna frugò tra le sue cose, tirandone fuori alcuni barattoli e mostrandoli al giovane. Hiccup annuì e guardò Moccicoso.
"Grazie agli Dei ce n'è ancora." disse "Ma appena finirà la tormenta dovremo andare a recuperare gli ingredienti, anche se l'idea di tornare all'Isola delle Anguille non mi entusiasma affatto."
"L'importante è che tua moglie e mio figlio stiano bene." ammise Moccicoso, abbassandosi accanto a Testa Bruta e carezzando la pancia di Astrid "Poi al resto penseremo dopo."
"Non è mia moglie, lo sai." obiettò il castano, guardando il volto della ragazza, che continuava a lamentarsi nel sonno.
"Dovresti chiederle di sposati, allora." disse l'altro, serio.
"Non accetterà mai." continuò Hiccup, demoralizzato "Ha ancora il trauma del matrimonio con te."
"Perché il nostro era un matrimonio imposto." spiegò Moccicoso "Ma con te sarebbe diverso, voi non divorziereste dopo neanche un giorno dalla cerimonia, perché vi amate. Davvero, chiediglielo! Magari si potrebbe fare una cerimonia comune: sposarsi lo stesso giorno, tu con Astrid e..." si voltò verso la sua ragazza, sorridendole e prendendole la mano "Io con Brut.."
Non riuscì a terminare la frase, che Testa Bruta lo afferrò per il bavero e lo baciò intensamente, quasi senza farlo respirare. Hiccup distolse lo sguardo e si voltò verso Astrid, che stava aprendo gli occhi in quel momento.
"Ehi, ciao, milady!" la salutò "Come ti senti?"
"Mi gira la testa..." si lamentò la ragazza, stringendogli la mano.
"Tranquilla, Gothi sta preparando la medicina. Tra poco ti sentirai meglio." la rassicurò.
Astrid annuì e si tirò su, poggiandosi a Hiccup, poi si voltò verso Moccicoso, che stava venendo letteralmente divorato di baci da Testa Bruta.
"Cosa è successo?" sussurrò, accoccolandosi meglio al fianco del compagno.
"Nulla di che..." scherzò il ragazzo "Moccicoso ha appena chiesto a Bruta di sposarlo."
"Oh... è fantastico..." rispose la ragazza "Allora si sposano?"
"Potrebbe non essere l'unico a farlo." continuò il castano, allusivo "Che ne pensi?"
"Io... non lo so..." balbettò la giovane, mentre Gothi si avvicinava e le porgeva una ciotola con un denso liquido. Hiccup la prese e aiutò Astrid a bere, dandole poi un bacio sulla fronte.
"Non devi risponderai subito. Pensaci bene." la rassicurò "Però al bambino farebbe bene se entrambe le sue famiglie siano stabili."
"Ci penserò, Hiccup, davvero..." disse "Ora... non mi sento tanto bene... e questa medicina è disgustosa!"
"Domani ti sentirai meglio, vedrai." ammise il giovane, carezzandole la pancia "Oh... senti, tuo figlio si era calmato!"
"È il tuo figlioccio, Hiccup." continuò Astrid "E voglio che gli insegni tutto ciò che sai. Deve imparare tutto da te."
"Lo farò certamente, piccola." la rassicurò, baciandola "Sia a lui che ai figli che avremo dopo, te lo assicuro. Ora, però, cerca di rilassati, o la medicina non farà effetto."
La bionda si accoccolò meglio tra le braccia del giovane e chiuse gli occhi, posando una mano su quella di Hiccup, che le carezzava la pancia. Il bambino si era calmato, finalmente; ora poteva riposare, e sapeva che sarebbe stata al sicuro, accanto all'uomo che amava.

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Capitolo 18
*** 17 ***


Astrid guarì dopo qualche giorno. E anche la tormenta si placò, così che i berkiani poterono tornare alle loro case.
Hiccup e i suoi ripresero i voli di ricognizione, andando, per prima cosa, a recuperare gli ingredienti della medicina per affrontare l'epidemia di Eel Pox che, come Hiccup aveva previsto, si scatenò dopo alcuni giorni dalla fine della tormenta di neve.
L'unica che restava a terra era, ovviamente, Astrid, che durante gli ultimi giorni di quel rigido inverno aveva superato il suo sesto mese di gravidanza, e ormai non entrava più nei suoi vecchi abiti ed era costretta a indossare le casacche del compagno che, nonostante la sua apparente magrezza, rispetto a quando aveva 15 anni aveva raggiunto un'altezza e una fisicità quasi vichinga, seppur ancora al di sotto dei parametri normali degli uomini dell'isola.
Era pomeriggio inoltrato, e la giovane era appisolata vicino al camino, seduta comodamente sulla sedia a dondolo. Il bambino era tranquillo e seguiva placidamente i movimenti della mano della madre, posata sulla pancia; dopo che era guarita dalla malattia, il piccolo si era improvvisamente calmato, lasciando Astrid dormire e recuperare la stanchezza del periodo, ma ancora sembrava fare le feste quando percepiva la presenza del padre o del padrino, dimostrando che, nonostante non fosse ancora nato, già voleva loro bene.
Hiccup era in giro con la squadra, impegnatissimo come al solito, nonostante cercasse di stare dietro alla compagna il più possibile, ma spesso i suoi doveri come capo dei Cavalieri, o membro del Consiglio, o futuro capo di Berk prendevano il sopravvento e, suo malgrado, doveva lasciare Astrid da sola per ore, durante il giorno. Ma a lei non pesava, anzi era contenta che il ragazzo si stesse dando da fare per il villaggio, aveva un gran cuore e non si sarebbe mai tirato indietro se c'era da aiutare qualcuno; ed era per questo che la giovane lo amava, per il suo cuore, per quello che faceva, perche la amava nonostante portasse in grembo il figlio di un altro, e già amava quel bambino come fosse stato suo.
Era ancora persa nei suoi pensieri, quando la porta si aprì. Astrid si voltò, vedendo Hiccup entrare, trascinando, insieme a Moccicoso, qualcosa di grosso e apparentemente pesante, avvolto in un grosso lenzuolo bianco. La bionda si alzò, mentre i due giovani trascinavano il grosso oggetto fino al centro della stanza.
"Ehi... ma cosa..." domandò, avvicinandosi ai due.
"È una cosa che tra qualche settimana ci sarà utile, se non indispensabile." spiegò Hiccup, mentre Moccicoso toglieva lentamente il telo, rivelando cosa nascondeva.
Astrid rimase senza parole: era una grossa culla in legno massiccio, con intagli e intarsi elaborati, e un albero a cui era agganciata una tenda, che fungeva da baldacchino e sarebbe servita come ulteriore riparo dalle rigide temperature nordiche. Si avvicinò, sfiorando il legno e esaminando ogni particolare, dai delicati intarsi rappresentanti draghi d'ogni specie, alle lenzuola e il corredo ordinatamente piegato e riposto con cura all'interno.
"La culla l'hanno costruita Hiccup e Skarakkio." spiegò Moccicoso "Mentre il corredo, in parte è costituito dalla roba che avevo io da piccolo, e che mio padre aveva tenuto in un baule. L'ho preso l'ultima volta che sono stato da lui, pensando che poteva tornare utile."
"La parte restante è roba mia, conservata da mio padre." continuò Hiccup, avvicinandosi alla compagna e passandole un braccio attorno ai fianchi "Lo so, è tutta roba vecchia, ma per iniziare può andare bene, credo."
"Oh... ragazzi... è perfetto!" esclamò Astrid, abbracciando il ragazzo, quasi in lacrime per la felicità. Poi si allontanò, andando ad abbracciare Moccicoso "Grazie davvero, ma... Testa Bruta cosa ne pensa? La tua roba poteva essere conservata per quando avrete dei figli voi..."
"A dire la verità è stata una sua idea." ammise il moro "Dice che sta già lavorando al suo corredo da prima che ci mettessimo insieme. Quando le ho mostrato il baule ha suggerito di lasciare tutto a te, visto che ne hai bisogno in un tempo più breve e anche lui è mio figlio, ed è giusto che abbia anche qualcosa di mio."
La giovane sorrise, stampando un bacio sulla guancia dell'amico, mentre lui le carezzava la pancia.
"Allora quando vi sposate?" domandò, curiosa, allontanandosi e andando ad abbracciare di nuovo Hiccup.
"Quando vi sposerete tu e Hiccup." ammise l'altro "Ricordi? Lo avevamo deciso alla Sala Grande. Nel frattempo mi sono trasferito da Testa Bruta e suo fratello, così possiamo cominciare a vivere insieme e sarà più facile con... tutto."
"Tutto cosa?" chiese Astrid, confusa "È una convivenza, finché non ci sono bambini in arrivo è tutto più facile."
"Appunto." rispose Moccicoso, grattandosi la testa, visibilmente a disagio, e facendo un profondo respiro "Ragazzi, io... oh, Dei... come ve lo dico? Sì, insomma... è successo solo una volta, un mese fa, dopo che ci siamo messi insieme, ma... Ecco, Testa Bruta è incinta. È appena all'inizio, ma..."
"Ma è fantastico!" lo interruppe la ragazza "Congratulazioni! Davvero, è una bellissima notizia!"
"Beh, sì... insomma..." balbettò il giovane "Cioè, sono contento, ma... ecco... io volevo aspettare... però è successo, e..."
"Va bene così, Moccicoso." disse Hiccup "Vai tranquillo, ti posso assicurare che seguire la gravidanza della propria donna da vicino è una cosa fantastica. E poi, magari, quel bambino potrebbe riportare la pace tra te e tuo padre."
"Lo spero proprio..." sospirò Moccicoso "Ormai sono sei mesi che non mi parla..." guardò di nuovo la culla e si avvicinò ad Astrid, poggiandole una mano sulla pancia "Ora è meglio se vado, o Bruta potrebbe arrabbiarsi se non mi vede arrivare... ci vediamo domani all'Accademia, allora."
Ciò detto, strinse la mano a Hiccup, diede un bacio sulla guancia a Astrid e le baciò il pancione, infine uscì, lasciando sola la coppia.
La ragazza si avvicinò nuovamente alla culla, sfiorando la tenda del baldacchino con un sorriso sognante dipinto in volto. Hiccup la osservò, memorizzando ogni particolare della donna che amava: il volto era diventato più paffuto, gli occhi color acquamarina risplendevano più del solito, incorniciati dalle lunghe ciglia bionde, come i capelli, sempre molto lunghi, e che la giovane aveva preso l'abitudine di tenerli sciolti, adornati dal solo kransen, che dopo il divorzio aveva ripreso a indossare, più per abitudine che per altro, parzialmente nascosto dalla lunga frangia che cadeva lateralmente. Lo sguardo del giovane uomo si abbassò sul corpo, le cui forme erano parzialmente mascherate da una delle sue casacche, color verde militare, ma poteva notare il seno, aumentato visibilmente di volume durante la gravidanza, e il pancione, dentro il quale stava crescendo il suo figlioccio, anzi no, suo figlio.
Non lo aveva ancora ammesso ad alta voce, ma Hiccup, anche se non era suo, considerava già quel bambino come suo figlio, lo amava già da quando aveva scoperto la gravidanza, perché era una parte di Astrid, e, per Hiccup, da lei non poteva che uscire qualcosa di fantastico, non importava con chi fosse stato concepito; quel bambino avrebbe avuto due padri, ma la cosa non disturbava il giovane uomo, anzi lo legava ancora di più a quel piccolo essere.
Sì, perché anche Hiccup, in un certo senso, aveva avuto due padri: Stoick, l'uomo che lo aveva messo al mondo e cresciuto, e Skarakkio, il suo padrino, che aveva affiancato Stoick nel difficile compito di crescere un bambino difficile quale era quella lisca di pesce ambulante combinaguai.
Senza dire nulla, il ragazzo si avvicinò ad Astrid, poggiandole una mano sulla pancia e continuando a guardarla. Immediatamente sentì il bambino quasi lanciarsi nella sua direzione, provocando un sussulto alla madre e una risata divertita a Hiccup.
"Sì, piccolo!" esclamò, continuando a ridere "Anche io ti voglio bene." senza togliere la mano, fece avvicinare Astrid a sé e le posò una mano sul volto, delicato "E amo tantissimo anche tua madre."
Si abbassò su di lei e la baciò con dolcezza, assaporando ogni sensazione, mentre lei ricambiava, carezzandogli il volto, lungo la linea della barba, lasciata incolta da qualche giorno, a causa del poco tempo libero a disposizione per potersi radere con calma. Approfondì il bacio, stringendo delicatamente la compagna, finché lei non soffocò una leggera risata e lui dovette allontanarsi, guardandola interrogativo.
"Cosa c'è?" domandò.
"La tua barba." rispose Astrid, passandogli la mano sulla guancia "Mi hai fatto il solletico."
"Oh... ehm, sì, stavo pensando che dovrei radermi... ma non riesco mai a trovare il tempo..." balbettò Hiccup, un po' a disagio.
"No, Hiccup... lasciatela crescere ancora un po'." suggerì la giovane "Mi piaci, così."
"Davvero? Anche se ti faccio il solletico?" scherzò Hiccup, sfiorandole la guancia e il collo con le labbra, e provocandole una serie di risate, che durarono per cinque minuti buoni.
Quando la ragazza si calmò, guardò il compagno negli occhi, con dolcezza, poi gli prese la mano e lo trascinò in camera.
Hiccup la seguì, in silenzio, incuriosito. Si chiese cosa avesse in mente la bionda, ma sapeva che presto avrebbe avuto la risposta.
Astrid lo trascinò fino al letto, lo fece sedere e si sistemò accanto a lui, passandogli una mano sui capelli.
"Sai, ieri, quando Gothi è venuta a controllarmi le ho chiesto informazioni su una cosa..." esordì, timidamente.
"Cosa?" la incitò il castano, passandole una mano sulla pancia e continuando a fissarla negli occhi.
"Le ho chiesto se, nelle mie condizioni, è possibile... ecco..." balbettò, arrossendo "Sì, insomma... le ho chiesto se, anche se sono incinta, nel caso fosse successo, io e te potevamo..."
Hiccup capì cosa voleva dire e le prese il volto tra le mani, fissandola seriamente.
"Astrid, non è meglio aspettare a dopo che ti sarai ripresa dal parto?" suggerì, preoccupato "Non voglio che ti fai male... io posso aspettare, non ho fretta, davvero."
"Gothi ha detto che, se sto bene, possiamo." lo rassicurò lei "Devi solo essere delicato, non mi succederà niente... non ci succederà niente, né a me né al bambino."
"Astrid, io..." cercò ancora di obiettare il giovane, arrossendo "Io non so... per me sarebbe la mia prima volta, lo sai... vorrei assicurarti di essere delicato, ma... sì, ecco... potrei perdere il controllo, non sapendo bene come..."
"Ti guido io." lo fermò la bionda "Non perderai il controllo, ne sono sicura."
Il giovane uomo sospirò. Aveva una gran voglia di far l'amore con lei, non poteva negarlo, ne aveva voglia fin da quando si era reso conto di amarla. Ma si era sempre tirato indietro, da quando stavano insieme, prima perché la vedeva traumatizzata dall'esperienza precedente, e dopo per via della gravidanza: aveva paura di far male ad Astrid o a suo figlio; per questo, ora, esitava: aveva paura di far loro del male.
La bionda percepì la sua frustrazione e decise di fare la prima mossa, sbloccando la situazione. Lo baciò carezzandogli i capelli, e, lentamente, gli sfilò la casacca, gettandola sulla sedia accanto al letto, per poi passargli le dita lungo le linee dei muscoli.
Erano forti, proporzionati, e Astrid si trovò a fare confronti con il suo ex marito. Moccicoso era muscoloso, ma Hiccup non era da meno, era solo apparentemente magro, il suo fisico era asciutto, allenato, ed era assolutamente magnetico!
Lo baciò di nuovo, mentre con una mano disfava il letto, e poi si concentrò sulla cintura dei pantaloni. Fu un'operazione più complicata, ma Hiccup la aiutò, e anche questi presero posto sulla sedia, assieme alla casacca. Infine, il giovane si sganciò la protesi, intanto che la compagna si distava dei propri abiti e si sistemava sotto le coperte.
Il castano si sistemò accanto alla compagna, baciandola dolcemente e attendendo che fosse lei a fare la mossa successiva. Non voleva farle male, quindi aveva deciso di darle campo libero sulla conduzione del gioco.
Astrid era emozionata, le sue mani si muovevano sul corpo del ragazzo, seguendo i muscoli; prima il petto, poi gli addominali, i fianchi... e si scoprì arrossire come una vergine quando la sua mano andò a sfiorare le zone più intime del corpo di Hiccup.
Sorrise, cercando di nascondere l'imbarazzo inevitabile del momento, e si preparò a unirsi a lui.
Fu una sensazione piacevole, molto più della sua prima volta, con Moccicoso. Non fu affatto dolorosa, e quei lenti movimenti, quelle carezze, quei baci, seppur parzialmente intralciati dal pancione, le provocarono delle sensazioni così intense da mandarla in estasi nel giro di pochi minuti.
Hiccup la assecondò, lasciandola guidare e abbandonandosi a quelle intense sensazioni. le sue mani vagavano sul corpo della ragazza, delicate, le sue labbra incontravano spesso la pelle di lei, cosa che le provocava dei piacevoli brividi, che incitavano silenziosamente il ragazzo a continuare, a raggiungere insieme la fine, in quel turbinio di emozioni che stava invadendo i loro corpi.
Quando ebbero terminato, la giovane si distese accanto a Hiccup, serena e sorridente, mentre lui la baciava un'ultima volta.
"Ti amo, Hiccup." sussurrò Astrid, poggiando la testa sul petto del compagno "Mi dispiace di averti fatto soffrire tanto... non avrei dovuto farlo, non te lo meriti."
"Astrid, io ti ho già perdonato da tempo, te l'ho detto." la rassicurò il castano, mentre la sua mano le spostava i capelli dal volto e si abbassava fino al pancione "Ora devi solo perdonare te stessa, ma ti aiuterò."
"Come posso farlo?" si lamentò lei "Ho rovinato la vita di quattro persone, compresa quella di mio figlio, con quello che ho fatto..."
"Non è vero." obiettò Hiccup "Tutto si può sistemare."
"Lo ripeto: come?" insistette la ragazza.
Il ragazzo si voltò verso la compagna, con un'espressione seria.
"Sposami, Astrid. E permettimi di fare da secondo padre al mio figlioccio." suggerì "Dammi questa possibilità."
La bionda lo fissò, indecisa, infine annuì.
"Va bene, ma vorrei fare una cosa, e mi serve che il Consiglio di Berk approvi." concluse "Abbiamo già abbastanza problemi con tuo zio, tutti quanti, quindi questa cosa, solo questa cosa, deve essere approvata dal Consiglio, così da diventare legge."
"Se mi dici cosa hai in mente, ne discuterò alla prossima riunione, non temere." la incitò il giovane, stringendola.
Intanto Moccicoso era tornato a casa.
Quando entrò, trovò i gemelli impegnati in una delle loro animate discussioni, come al solito. Sospirò, guardandoli seriamente, e aspettando che la rissa si esaurisse da sola. Nelle settimane precedenti aveva tentato più volte di sedarle, ma senza successo, quindi aveva deciso di non mettere più il naso nelle beghe tra la sua donna e il fratello, ben sapendo che tanto sarebbero finite da sole.
Si sedette al tavolo e li osservò, finché, finalmente, Testa Bruta non mise al tappeto Testa di Tufo e si avvicinò al compagno, pulendosi le mani con un gesto trionfale.
"Ehi, dolcezza!" la salutò, attirandola a sé a facendola sedere sulle sue gambe, prima di stamparle un bacio sulle labbra e carezzarle la pancia "Non dovresti affaticati, lo sai. Sei in un periodo critico."
"Se quella schifosa mucillagine di mio fratello la smettesse di farmi arrabbiare, non succederebbe." si lamentò lei, lanciando un'occhiataccia assassina a Tufo, che si stava rialzando da terra, ancora dolorante.
Il moro alzò gli occhi al cielo, stringendo la giovane. Era inutile discutere, non sarebbero mai cambiati.
"Ho portato la roba da Astrid." la informò "Ha apprezzato molto il dono."
"Bene. Almeno ha qualcosa con cui iniziare." commentò la ragazza, stampando un bacio sulla guancia del giovane, che la allontanò delicatamente, guardandola serio negli occhi.
"Bruta, seriamente, sei sicura che non ti dia fastidio? Dimmi la verità." chiese.
"Moccicoso, io... ci ho pensato a lungo..." sussurrò Testa Bruta "soprattutto da quando ho avuto quello scambio di opinioni con Astrid. Hiccup aveva ragione: non posso tenere rancore troppo a lungo. Tu e Astrid avete sbagliato, e state pagando per questo, avrai un figlio da lei, per cui dovremo convivere con questa cosa per sempre, sia noi che Hiccup e Astrid. Per cui la cosa giusta da fare è cercare di restare in buoni rapporti, e aiutarci quando possibile, per il bene di tutti, nostro, loro, e di tutti i figli che nasceranno, sia quello che avrai da Astrid, sia lui..." si sfiorò delicatamente la pancia "ma anche quelli che Astrid e Hiccup avranno in futuro, e quelli che avremo anche noi. Le nostre famiglie sono ormai legate, e ti giuro che proverò a voler bene anche al tuo figlio maggiore. In fondo ha già due padri, a vedere i progetti che anche Hiccup sta facendo per lui, quindi che male c'è se ha anche due madri che gli vogliono bene?"
Moccicoso la fissò, sorpreso. Quella giovane donna era una sorpresa continua: la conosceva da quando erano bambini, ma non pensava che fosse in grado di fare discorsi così profondi. Più passava il tempo con lei, e più scopriva cose di quella ragazza che lo facevano innamorare più di quanto non lo fosse già.
Le carezzò le lunghe trecce, sorridendo, e la baciò di nuovo, prima di rivolgersi a Testa di Tufo, che li fissava con la sua solita espressione ebete.
"Non hai nulla da fare, coso?" domandò, irritato "Se permetti, io, tua sorella e tuo nipote vorremmo un po' di intimità."
"Beh, se permetti tu, questa è anche casa mia!" obiettò il biondo, prima di venire colpito da un cucchiaio di legno lanciato dalla ragazza "Mh... va bene, me ne vado in camera mia e vi lascio fare le vostre porcherie. Voi, però, vedete di non fare troppo rumore, che l'ultima volta non mi avete lasciato dormire!"
Nessuno dei due rispose, ma il ragazzo venne colpito da una scodella di coccio volante, così che dovette battere in ritirata e lasciare soli la sorella e il cognato.
Moccicoso sorrise, tornando a concentrarsi sulla compagna. Senza dire nulla le posò un bacio sulle labbra, poi si spostò sulla sua guancia e sul suo collo, provocandole una risatina allegra.
"Te l'ho già detto che sei incredibilmente sexy?" sussurrò, continuando con la linea di baci verso il basso.
"Mi piace sentirtelo ripetere, mio bel vichingo possente." rispose la giovane, rispondendo a ogni bacio.
"Oh... vedrai quanto sono possente..." la stuzzicò Moccicoso, allusivo.
"Lo so già, ma mi piacerebbe che mi rinfreschi la memoria..." lo incitò Bruta, alzandosi e trascinandolo in camera.
Arrivati nella stanza, il giovane afferrò la compagna per la vita, affondando la testa nelle bionde trecce, per aspirante l'inebbriante profumo; la ragazza si girò nell'abbraccio e passò la mano lungo il bordo del gilè del moro, spacciando lentamente ogni nodo per poter scoprire quel possente torace che tanto adorava. Moccicoso la lasciò fare, aiutandola con i nodi più stretti, e poi le sfilò la casacca, scoprendo l'esile fisico della bionda.
Delicatamente, la spinse verso il letto, facendola stendere, senza mai smettere di baciarla. Pochi secondi dopo, anche i pantaloni fecero la fine della parte superiore dei loro vestiti, lasciandoli liberi di esprimere pienamente il loro amore.
Non era la prima volta, per loro, ma la volta precedente il ragazzo era stato molto più irruento, istintivo, seppur particolarmente attento al benessere della ragazza, vista l'esperienza che aveva avuto con Astrid. La volta prima era la prima volta di Bruta, e Moccicoso voleva renderla speciale, indimenticabile.
E, involontariamente ci era riuscito, perché quell'unica volta che avevano fatto l'amore, un mese prima, le aveva fatto un dono, il dono più grande che poteva farle: le aveva dato un figlio, che sarebbe nato entro pochi mesi.
Per questo, quella volta, il giovane doveva andarci più cauto, perché non voleva far del male a suo figlio. Si prese tutto il tempo che necessitava, preparando sé stesso e la compagna con coccole, baci e carezze, ascoltando ogni sospiro di Testa Bruta, e usando tutta la dolcezza che gli era possibile usare, quando si unì a lei.
I movimenti furono lenti, calcolati, tutti volti a rendere molto piacevole l'esperienza alla bionda, a dimostrarle tutto l'amore che provava per lei, la sua compagna, la sua futura moglie, la madre dei suoi futuri figli.
Si amarono a lungo, dando sfogo ai loro sentimenti, finché non raggiunsero insieme la fine, e si addormentarono abbracciati, stanchi e felici di appartenere l'uno all'altra.

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Capitolo 19
*** 18 ***


Il mattino seguente si ritrovarono tutti all'Accademia, per fare gli ultimi preparativi prima dell'arrivo dei nuovi aspiranti Cavalieri, che avrebbero fatto il loro ingresso nell'arena la settimana successiva.
Si sedettero attorno al tavolo, Hiccup al centro, con la pergamena dei programmi tra le mani, e gli altri attorno.
"Okay, ragazzi, la prossima settimana si comincia." esordì il castano "Quindi mi aspetto la massima serietà da tutti quanti."
"Puoi contare su di noi, capo!" esclamò Testa di Tufo, su di giri "Saremo serissimi!"
"Tufo, dico sul serio." lo riprese, ben sapendo cosa stava macinando nella sua testa il biondo "Niente esperimenti autolesionisti o sui ragazzi. Non voglio problemi, chiaro?!"
"Ma io..." cercò di obiettare il ragazzo, deluso.
"Testa di Tufo, pensaci." continuò Hiccup "Avremo in consegna dei ragazzini, che saranno su di giri come lo eravamo quasi tutti noi il primo giorno dell'addestramento ammazzadraghi. L'unica differenza è che ora i draghi andranno addestrati insieme ai ragazzi, e tutta questa sovraeccitazione è solo deleteria. E poi sia Astrid che tua sorella sono incinte, e non credo ti farebbe piacere se a tuo nipote succedesse qualcosa prima che nasca, vero?"
Il giovane lo fissò pensieroso, poi si voltò verso la sorella e annuì, così che Hiccup poté continuare la sua spiegazione.
"Come avevamo detto in precedenza..." concluse "Inizieremo con delle lezioni teoriche, mentre le lezioni pratiche cominceranno quando saranno tutti pronti. Non sappiamo ancora quali draghi sono stati scelti dai ragazzi, quindi le dimostrazioni saranno decise nel momento in cui avremo questa informazione. Ovviamente ci saranno anche delle dimostrazioni di volo con Sdentato o con specie di draghi che non sono state scelte, se ce ne saranno, ma saranno solo a titolo informativo." si voltò verso Astrid, serio "E se dovremo mostrare le capacità dell'Uncinato, per il momento cavalcherò io Tempestosa: tu non sarai in grado di farlo per un po'."
"Per quanto tempo dovrò stare a terra?" si lamentò la giovane, alzando gli occhi al cielo.
"Almeno finché non ti sarai completamente ripresa dal parto." rispose il ragazzo, poggiando una mano sulla pancia della compagna. Si voltò, poi, verso i gemelli "Per quanto riguarda voi... Bruta, ti lascio cavalcare Rutto e Vomito per i prossimi tre mesi, ma non voglio vedervi fare roba pericolosa, e se qualcosa non va voglio che stai a terra, chiaro? poi penseremo a come far volare il vostro drago senza un Cavaliere. E suppongo che da questo punto di vista anche Moccicoso sia d'accordo con me."
Moccicoso annuì, guardando la sua donna molto serio. Da quando aveva scoperto che stava diventando padre era diventato molto più responsabile, ma quando aveva scoperto che anche Testa Bruta aspettava un bambino da lui, aveva cominciato a prendere il lavoro molto più seriamente. Non voleva che succedesse qualcosa alla compagna o ai figli, quindi aveva deciso di mettere da parte quei suoi modi di fare menefreghisti e egoistici per poter essere un buon padre, almeno per il figlio minore, che avrebbe avuto solo lui come esempio, ma anche per il maggiore, che aveva bisogno che sia il padre che il padrino fossero delle persone con la testa sulle spalle, a cui il bambino avrebbe potuto affidarsi quando avesse avuto bisogno.
Poco prima dell'ora di pranzo la riunione terminò, così Hiccup congedò tutti, che poco per volta uscirono dall'Accademia; Moccicoso e Bruta furono gli ultimi a uscire, poiché i due volevano mettere a conoscenza anche loro della decisione di parlare col Consiglio, essendo direttamente interessati.
I giovani ascoltarono con attenzione le argomentazioni di Astrid, infine Moccicoso guardò la compagna, che sorrise e annuì, stringendosi al suo fianco.
"Beh, ricordo che qualche settimana fa avevamo deciso una cosa." disse il moro, guardando il cugino e Astrid, alternativamente, prima di fermarsi su quest'ultima "Avevamo detto che ogni decisione riguardante nostro figlio le avresti prese tu, quindi se a te fa piacere fare questa cosa, allora va bene, anzi credo che al bambino potrebbe anche fare bene, ed essere addirittura motivo di vanto." si voltò nuovamente verso Hiccup "E visto che la cosa riguarda entrambi, se possibile, vorrei essere presente anche io quando presenterai la questione al Consiglio. In fondo si tratta di mio figlio, quindi devo far valere il mio pensiero."
"Per me non c'è problema." lo rassicurò il castano "Anzi, credo che avere te presente potrebbe giocare a nostro vantaggio. E poi vorremmo discutere con voi un'altra cosa: la data del matrimonio."
"Oh, per me potrebbe essere anche domani!" esclamò Testa Bruta, saltando al collo del suo uomo.
"Beh, magari domani no, ma che ne pensi della prossima settimana? Venerdì prossimo?" suggerì Astrid, sorridendo "Non si farà il banchetto titanico di quando ci siamo sposati la prima volta, ma cosa importa? A me basta sposare Hiccup, il resto non ha importanza."
"Va benissimo." acconsentì il moro "Non deve essere nulla di complesso, ma servire solo a rendere valide le nostre unioni davanti agli Dei."
"Mio padre brontolerà, ma non mi interessa." ammise Hiccup "Lo sa bene cosa penso delle regole vichinghe, e sa anche quanto tengo alla mia ragazza. Ora andiamo, abbiamo un sacco di lavoro da fare."
Finita la consultazione, i quattro tornarono al villaggio, e Hiccup e Astrid andarono subito a parlare con Stoick.
Come previsto dal castano, suo padre cercò di obiettare alla decisione dei ragazzi, ma alla fine cedette, conscio che quello che stavano per fare li avrebbe resi felici, nonostante i trascorsi, che si sarebbero comunque portati dietro tutta la vita.
Così i preparativi cominciarono immediatamente, e la settimana seguente le due coppie poterono unirsi in matrimonio, festeggiando anche, insieme alle loro unioni, l'approvazione della richiesta di Astrid riguardante il figlio che portava in grembo.
Non fu una cerimonia lunga, ma fu molto allegra, scherzosa, e fu un'occasione per riaffermare l'amicizia che legava tutti i membri del gruppo di Cavalieri, che potevano contare l'uno sull'altro in qualunque momento.
E i giorni successivi, finalmente, con l'arrivo ufficiale della primavera, venne inaugurata la prima classe della nuova generazione di Cavalieri.
Si trattava di una decina di ragazzini, non tanto più giovani dei loro insegnanti, tra i 12 e i 15 anni, tra i quali c'era anche il giovane Gustav, che aspettava quel momento da un sacco di tempo, per questo era su di giri e i sei giovani, soprattutto Moccicoso, dovettero farlo calmare per riuscire ad andare avanti tranquillamente col programma.
Gli allievi erano vivaci, ma attenti, e il lavoro dei sei maestri fu lungo e faticoso. I futuri Cavalieri dovevano imparare tutto ciò che avevano imparato quelli vecchi, con l'unica differenza che questi ultimi avevano dovuto scoprire molte cose per tentativi, sul campo. Nel mese successivo vennero alternate lezioni teoriche a dimostrazioni sul campo, in cui i quattro componenti maschi del corpo docente mostravano le abilità dei diversi draghi presenti a Berk.
Le due donne, invece, per ovvi motivi di inabilità fisica temporanea, dovettero restare a terra e limitarsi alle lezioni teoriche, ma questo sembrava non pesare troppo su di loro, anche perché più le loro gravidanze avanzavano, più i loro rispettivi mariti le coccolavano e facevano attenzione ai loro bisogni.
Ma con la primavera arrivò anche il tempo delle visite di rappresentanza dei capi delle altre isole dell'Arcipelago.
Una, in particolare, era quella più temuta, visti i trascorsi precedenti: quella di Dagur lo Squilibrato, per la firma del trattato di non belligeranza, cosa che, sì, era diventata una routine, ma che non veniva mai rispettata completamente da quest'ultimo, vista la sua ossessione per il Furia Buia di Hiccup e la forte rivalità tra i due.
E fu per questo motivo che, la mattina dell'arrivo della barca del Capo dei Grandi Guerrieri, non solo tutti i Cavalieri erano riuniti al porto, ma anche il resto di Berk era armato fino ai denti, giusto per sicurezza.
Appena arrivò, Dagur venne annunciato da uno dei suoi, poi scese sul molo, e Hiccup e Astrid, incaricati da Stoick ad accoglierlo, insieme a Moccicoso, Testa Bruta, Testa di Tufo e Gambedipesce, si fecero avanti, mentre i due giovani si squadra vano in cagnesco.
"Oh, salve, Signore del Furia Buia." lo salutò lo Squilibrato, senza neanche mascherare quel tono di sarcasmo rabbioso che ormai aveva sempre, quando parlava con Hiccup "O almeno, è quello che sarai ancora per poco, perché quel drago sarà mio!"
"Dagur, ti ricordo che sei sulla mia isola, quindi modera i termini, o ti mando via a calci nel sedere." lo minacciò il castano, fermando con una mano la moglie, che aveva stretto i pugni ed era pronta a saltare alla giugulare dell'ospite, che si voltò verso di lei, squadrandola dalla testa ai piedi.
"Oh, salve, signora Jorgenson." la salutò.
"Signora Haddock." lo corresse la bionda "Ho divorziato e mi sono risposata. Pensavo che la voce fosse girata, quindi chiamami ancora così e te ne pentirai, lurido pezzo di..."
"Okay, Astrid, calmati, che nelle tue condizioni non ti fa bene agitarti!" la bloccò il marito, prendendola per mano e facendo strada insieme agli altri, verso la Sala Grande.
La giornata sembrò proseguire tranquilla, a parte alcune frecciatine acide tra l'ospite e il capo dei Cavalieri, tanto per ribadire che, nonostante il trattato di pace, la loro ostilità andava oltre e non si sarebbe risolta con un pezzo di pergamena.
Il banchetto durò parecchie ore, e Astrid, che ormai era all'ottavo mese, al pomeriggio cominciò a mostrare segni di stanchezza. Hiccup la guardò, preoccupato, mentre lei poggiava la testa sul tavolo con aria assonnata, poi le fece una carezza premurosa.
"Vuoi tornare a casa a riposare?" domandò "Ti accompagno, se vuoi."
"Sì, è meglio se torno a casa." ammise la bionda, alzandosi in piedi e stampando un bacio sulle labbra del marito "Ma tu resta qui. Sei il futuro capo villaggio, quindi non puoi assentarti, se sto sola per un paio d'ore non cascherà il mondo."
Hiccup annuì, e la ragazza salutò e uscì, diretta verso casa.
Il banchetto continuò, apparentemente tranquillo, e alla fine venne firmato il trattato di pace. Quando Dagur e il suo seguito, finalmente, salì sulla sua nave e lasciò il porto, l'atmosfera si rilassò e i Cavalieri poterono congedarsi e tornare alle loro case.
Hiccup fece una parte del tragitto insieme a Moccicoso e ai gemelli, tutti più sereni, visto che la minaccia era lontana; il ragazzo non vedeva l'ora di tornare a casa e vedere come stesse la moglie.
"Spero non si sia di nuovo ammalata..." sospirò "Era parecchio stanca, e il bambino oggi era particolarmente agitato, neanche le coccole che gli facevo di solito sono servite a calmarlo."
"Sì, ho sentito anche io che era agitato, quando mi sono avvicinato per sentirlo, durante il banchetto." rispose il moro, stringendo a sé la moglie, prima di fermarsi davanti alla porta della casa del cugino.
Hiccup annuì e aprì la porta, chiamando la moglie.
Non ricevette risposta e andò nella loro camera matrimoniale, ma Astrid non era lì, questo lo fece allarmare, e correre di nuovo nella cucina, dove Moccicoso era entrato, e ora era fermo davanti al tavolo, con una pergamena tra le mani e un'espressione allarmata dipinta in volto.
"Hiccup... Dagur l'ha presa..." riferì, passandogli il foglio.
Il giovane lesse le parole scritte, e man mano che procedeva con la lettura la rabbia salì.
"'Mio carissimo Hiccup.'" lesse, ad alta voce "'La tua adorata mogliettina è mia cortese ospite. Non l'ho toccata, ma se non vuoi che le succeda qualcosa di spiacevole ti propongo uno scambio: porta il tuo Furia Buia all'Isola dei draghi domani all'alba e riavrai tua moglie e tuo figlio vivi. Se non verrai te li rispedito a Berk poco per volta. Prova a giocarmi qualche scherzetto poco piacevole e... leggi sopra. Prova ad attaccare me o i miei uomini e... idem. Quindi fatti vedere, e niente scherzi. Firmato Dagur lo Squilibrato.'"
"Hiccup, quello ci ha incastrati!" esclamò il moro, agitato.
"No. Abbiamo una notte intera per escogitare un piano." lo rassicurò Hiccup "Chiama gli altri. Abbiamo del lavoro da fare, e domani avremo indietro mia moglie e tuo figlio, vivi e illesi, stai tranquillo."
Moccicoso annuì e corse fuori, chiamando a raccolta tutta la squadra.

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Capitolo 20
*** 19 ***


La riunione durò parecchio, e terminò a notte fonda, quando Hiccup ordinò ai suoi amici di tornare a casa e farsi qualche ora di sonno, prima di mettere in atto il piano di recupero, il giorno successivo.
Ma Moccicoso non riusciva a dormire. Si girava e ritirava nel letto, senza riuscire a prendere sonno. Non l'avrebbe mai ammesso, ma era molto preoccupato, e aveva paura che il piano potesse fallire; in fondo, ad essere stata rapita era la sua ex moglie, a cui voleva molto bene, e oltre ad essere la madre del suo primogenito era anche la sua migliore amica, dopo Testa Bruta. Si girò un'ultima volta e guardò la moglie, che si era addormentata appena aveva messo la testa sul cuscino.
La coprì bene e si alzò, andando alla finestra.
Guardò fuori; la finestra della casa di Hiccup e Astrid era aperta, e dall'interno si scorgeva la luce tremolante di un lume. Evidentemente neanche Hiccup riusciva a prendere sonno, ma Moccicoso poteva capirlo: ad essere stata rapita era sua moglie, per giunta all'ottavo mese di gravidanza, e se lui stesso era agitato perché Dagur aveva rapito la donna che portava in grembo suo figlio, figurati suo cugino, a cui era stata portata via la donna amata.
Sospirò, girandosi di nuovo verso il letto; Testa Bruta si era svegliata e si era messa a sedere, con aria assonnata, cercandolo con lo sguardo, non avendo trovato il marito accanto a lei.
"Sono qui, principessa." la rassicurò, sedendosi accanto a lei e facendole una carezza "Non riuscivo a dormire e ho deciso di alzarmi."
La giovane lo fissò, preoccupata, e gli posò una mano sulla guancia. Sapeva a cosa stava pensando, lo conosceva troppo bene per non riuscire a capire certe cose.
"La ritroveremo." disse "Il Capo ha escogitato un buon piano, e i piani di Hiccup riescono sempre, lo sai."
"Sì, ma..." obiettò il moro "Il problema è che... ecco, c'è comunque il rischio che il piano non riesca... Hiccup è coinvolto emotivamente dalla cosa, e questo gli impedisce di pensare lucidamente, e io ne so qualcosa." Bruta lo fissò, interrogativa, così Moccicoso si affrettò a spiegare "È che... Astrid è pur sempre la mia ex moglie, e che io lo voglia o no, quello che porta in grembo è mio figlio; questo rende emotivamente coinvolto anche me, e per quanto cerchi di mantenere una certa lucidità, non è semplice, inoltre continuo a chiedermi cosa farei io, se al posto di Astrid fossi stata rapita tu. E questo mi fa salire la rabbia, mi fa venire voglia di prendere Dagur e pestarlo finché non chiede pietà... ma non voglio farmi sopraffare dalla rabbia..."
"Perché no?" insistette la bionda, prendendo il volto del marito tra le mani, per guardarlo negli occhi "Moccicoso, sai cosa mi ha fatto innamorare di te? Tu sei sempre stato forte, grande, e quando ti arrabbi lo fai per un buon motivo, facendo dei gran casini, magari, ma alla fine risolvi tutto.
"Bruta, questa volta non posso combinare casini." obiettò il ragazzo "Devo mantenere la calma, ma non so se sarò in grado."
"Se non riesci a stare calmo, non farlo." suggerì Testa Bruta "Forse la calma non è la soluzione. Tieni solo a mente che devi salvare tuo figlio, e andrà tutto bene."
Moccicoso la fissò, indeciso. La giovane gli sorrise, rassicurante, un sorriso che scaldò il cuore al marito, che gli fece tornare tutta la sua sicurezza. Amava quella donna, la amava da morire, e si fidava di lei quanto lei si fidava di lui, quindi se Testa Bruta diceva che sarebbe andato tutto bene, allora doveva crederle.
Senza dire altro, tornò a letto e si sistemò accanto alla compagna, con la testa poggiata sulla sua pancia. Era ancora presto per sentire i movimenti del bambino, ci sarebbero voluti almeno un altro paio di mesi, ma tenere l'orecchio sulla pancia della moglie lo tranquillizzava, lo faceva stare bene e lo faceva sentire più vicino a lui, visto che non aveva potuto vivere allo stesso modo la stessa esperienza per il suo primogenito. Chiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno, per quel poco tempo che potevano ancora goderne, visto che avrebbero dovuto partire molto presto da Berk.
Poche ore dopo si ritrovarono all'Arena. Era ancora buio, ma se l'appuntamento era all'alba dovevano partire molto presto per attuare il piano.
Si erano messi d'accordo di andare solo in quattro, Testa Bruta sarebbe rimasta a Berk, vista l'eventuale pericolosità della missione di recupero, e su questo sia Hiccup che Moccicoso erano stati d'accordo fin dall'inizio.
Il moro aveva appena finito di sellare Zannacurva, quando sua moglie si avvicinò e lo strinse, visibilmente preoccupata.
"Tranquilla, andrà tutto bene." la rassicurò.
"Stai attento." sussurrò lei "E tieni d'occhio mio fratello."
Il ragazzo annuì, la baciò e salì in sella, salutandola un'ultima volta prima di spiccare il volo e seguire gli altri.
Si affiancò a Hiccup, e lo guardò; era concentrato, ma si poteva notare una nota di preoccupazione.
"La riporteremo a casa sana e salva, tranquillo." disse "Il tuo piano funzionerà."
"Il problema è che non sappiamo quante navi si è portato Dagur." ammise il castano "C'è il rischio che non riusciremo ad abbatterle tutte."
"Ehi, cugino, relax!" insistette l'altro "Ce la faremo."
Il giovane sospirò e annuì, spronando Sdentato ad andare più veloce.
Arrivarono sull'isola dei Draghi che aleggiava. Al largo si divisero: Gambedipesce e Testa di Tufo, che per l'occasione aveva preso in consegna Tempestosa, fecero il giro dell'isola, cercando le navi di Dagur e attaccandole per renderle innocue, mentre Hiccup e Moccicoso andarono diretti al luogo dell'appuntamento, un a piccola spiaggia all'interno di un fiordo, con le pareti rocciose a strapiombo e delle pericolose rocce in bilico.
Quando arrivarono, Dagur era già lì, con due guardie, e Astrid era legata a una roccia, vicino alla parete rocciosa.
"Oh, salve!" li salutò Dagur, avvicinandosi alla bionda e afferrandola per i capelli "In perfetto orario, come sempre... ma vedo che non sei solo."
"Beh, si dà il caso che non hai rapito mio figlio, Dagur." spiegò Hiccup, calmando Sdentato con un gesto della mano, poiché era parecchio nervoso "Ma il figlio di Moccicoso. Quindi, se il tuo intento era far arrabbiare me, sei riuscito a far arrabbiare anche lui,complimenti!"
Dagur borbottò, dando l'ordine ai due suoi uomini di attaccarli.
Così fecero, ma nel giro di pochi minuti vennero messi al tappeto, così che il giovane rimase solo contro gli altri due.
Ma aveva ancora una carta da giocare. Afferrò meglio Astrid per i capelli e le puntò la spada alla gola.
"Fermi dove siete, o la ammazzo!" esclamò. I due non si mossero, fissandolo cauti, in attesa della mossa successiva "Bene. Ora, Hiccup, il tuo Furia Buia!"
Però, in quel momento, un urlo tuonò nell'aria. I due Berkiani si guardarono: quello era il segnale; Hiccup fece un passo avanti, guardando il suo avversario, che, preso di sorpresa da quell'urlo si era allontanato dalla giovane donna.
"Questi erano i miei uomini, Dagur." riferì "Significa che la tua flotta è stata distrutta, sei rimasto sono tu contro di noi. Ora allontanati da mia moglie e butta a terra la tua arma!"
"MAI!" urlò lo Squilibrato, saltando addosso al suo rivale, che si difese come poté, mentre Sdentato cercava il momento giusto per sparare una delle sue sfere di plasma contro Dagur e poter liberare il suo Cavaliere.
Moccicoso, quindi, corse da Astrid e tagliò le corde, liberandola.
"Come ti senti, Astrid?" chiese, controllandola attentamente "Quel coso non ti ha fatto del male, vero?"
"Sto bene." lo rassicurò "Stiamo bene entrambi, Moccicoso. Tuo figlio è stato agitato tutto il tempo, ma credo stia benone. Ora vai ad aiutare Hiccup!"
"Hiccup lo sta aiutando Sdentato." obiettò il moro "Devo attenermi al piano: lui si occupa di Dagur e io mi occupo dell'incolumità tua e del bambino."
"No! Vai ad aiutare mio marito!" urlò la ragazza, in preda a una crisi isterica, spingendolo, ma lui la strinse e la fece alzare, calmo, per poi condurla verso Zannacurva.
In quel momento, Sdentato si trovò in una posizione favorevole. Aveva l'ordine di colpire Dagur, per metterlo fuori gioco e liberare Hiccup, e così fece.
Sparò due sfere di plasma, ma solo la seconda andò a segno, la prima colpì alcune rocce in bilico sullo strapiombo, proprio sopra Moccicoso e Astrid.
Il giovane, preso da un improvviso attacco di eroismo, spinse via la donna, verso il suo Incubo Orrendo, proprio quando le rocce gli caddero addosso. Si buttò a terra, mentre le rocce lo colpivano, provocandogli una serie di ammaccature non troppo serie.
Ma assieme a quelle rocce, anche un masso seguì la valanga, andando ad atterrare sulle gambe di Moccicoso.
Sentì un forte dolore alla gamba destra e urlò, ma provò a muoversi, a contrastare il dolore.
Però era troppo forte, insopportabile, e il moro perse i sensi, mentre sentiva le voci di Astrid e Hiccup allontanarsi.
Parlavano di spostare i massi, di liberarlo e tornare in fretta a Berk.
L'ultima cosa che gli arrivò all'orecchio prima di perdere completamente i sensi fu la voce di Astrid che parlava di acque e contrazioni.

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Capitolo 21
*** 20 ***


Moccicoso riprese lentamente conoscenza.
Aveva dolori ovunque, non riusciva a capire bene quale parte del suo corpo fosse sana; persino la luce che filtrava attraverso le palpebre chiuse gli procuravano un gran fastidio, e aprire gli occhi fu un'impresa.
E quando lo fece, una bellissima visione eterea gli comparve davanti: due grandi occhi azzurri, incorniciati da delle trecce bionde, la donna più bella del mondo lo stava fissando.
"Sono nel Valhalla e le Valkirie si stanno prendendo cura di me, vero?" sussurrò, sorridendo "Perché non c'è altra spiegazione alla visione della bellissima donna che sto vedendo ora."
"Moccicoso!" esclamò Testa Bruta, che era seduta accanto a lui, in attesa che si riprendesse "Sei sveglio! Mi hai fatto preoccupare, non farlo mai più!"
"Scusa, principessa..." si scusò il ragazzo, facendole una carezza, e guardandosi intorno.
Quella era una delle stanze della casa di Gothi, la riconobbe immediatamente; evidentemente quella frana lo aveva conciato davvero male, se avevano dovuto portarlo lì. Nella camera, con lui e Bruta, c'erano anche Hiccup e Skarakkio, che si avvicinarono al letto, il primo affiancando la bionda e il secondo dal lato opposto.
Guardò il cugino, e improvvisamente si ricordò di una cosa, l'ultima cosa che aveva sentito prima di perdere i sensi sotto quella frana.
"Come sta Astrid?" chiese.
"Sta bene." rispose il castano, poggiandogli una mano sul braccio "Sta... stanno riposando, ieri è stata una giornata pesante: il travaglio è durato parecchie ore, ma è andato tutto bene."
"Il travaglio?" domandò il moro, confuso "Hiccup, quanto tempo sono stato privo di conoscenza?"
"Più di un giorno." ammise Hiccup, lanciando un fugace sguardo agli altri due, mentre Testa Bruta arretrava, lasciandogli spazio "Non è stato semplice trasportati, hai perso un sacco di sangue, e per poco non sei morto."
"Oh, andiamo!" cercò di obiettare l'altro, provando a fare una risata di scherno "Non penso di essermi ferito così gravemente!"
"In realtà eri più grave di quel che credi." sospirò il giovane uomo, guardandolo seriamente e afferrandolo meglio per il braccio, mentre l'altra mano lo teneva dall'altra spalla "Ascolta, Moccicoso... ora devi mantenere la calma, okay?"
"Mantenere la calma?" esclamò Moccicoso, che, in realtà, si stava allarmando seriamente "Si può sapere che diavolo è successo?! Parla! Evita questi dannatissimi giri di parole!"
Gli altri tre si scambiarono un altro rapido sguardo, poi Hiccup lasciò andare il cugino e, lentamente, spostò il lenzuolo che lo copriva, mostrandogli le proprie gambe.
Il ragazzo fissò lo spettacolo che aveva davanti, cercando di elaborare quello che stava vedendo: la gamba sinistra era intatta, ma la destra si interrompeva sotto il ginocchio, in un involucro di bende.
Le sue mani cominciarono a tremare, sfiorando la coscia destra. Non riusciva a credere a ciò che stava vedendo. Senza dire nulla, con un movimento veloce afferrò il colletto del castano, facendolo avvicinare, per poi tirargli un forte pugno in faccia.
"LA MIA GAMBA!" urlò "CHE FINE HA FATTO LA MIA GAMBA?!"
"Calmati, cugino!" disse Hiccup, incassando il colpo e tornando ad afferrarlo per le spalle e guardarlo negli occhi "Stai calmo, per l'amore degli Dei! Mi dispiace, hanno dovuto amputarla, era ridotta davvero male."
"NON MI INTERESSA! RIDATEMI LA MIA GAMBA!" continuò l'altro, nel pieno di una crisi isterica, continuando a scuotere violentemente il cugino, che lo lasciò sfogare.
Bruta si avvicinò e gli tirò un ceffone. Il marito era nel pieno di una crisi, e l'unico modo per farlo tornare in sé era con una reazione forte e decisa. Infatti, appena ricevuto lo schiaffo, Moccicoso lasciò andare Hiccup e si voltò verso di lei, sfiorandosi la guancia.
"Datti una calmata!" esclamò la donna "Non è così che si tratta chi ti ha salvato la vita!"
"Ma la mia gamba..." cercò ancora di protestare il moro, a bassa voce.
"La tua gamba sarà sostituita da una protesi." continuò lei, siedendosi sul letto, accanto a lui "Lo so che non è lo stesso, ma almeno sei vivo, e a me importa questo. Almeno hai una storia da raccontare ai tuoi figli, una storia di un eroe sopravvissuto, di cui possono essere fieri di esserne i discendenti."
Moccicoso la fissò, indeciso, prima di posarle una mano sulla guancia e farla avvicinare, per baciarla.
"Scusa se ti ho fatto preoccupare." si scusò, per poi voltarsi di nuovo verso Hiccup "Tu non dovresti essere con tua moglie?"
"Ci sono stato fino a poco prima che ti riprendessi, quando ti sei svegliato ero appena entrato." spiegò "Te l'ho detto, Astrid ora sta riposando, deve recuperare le forze, il parto è stato molto difficile."
"Il parto..." ripeté l'altro, pensieroso "Il bambino come sta? È andato tutto bene?"
"Tuo figlio sta bene, tranquillo." lo rassicurò il giovane "Anche per lui è stata una giornataccia, quindi aveva bisogno di riposo. È di là con Astrid."
"Posso... posso vederlo?" chiese Moccicoso, esitante "Ovviamente quando sarà possibile... non voglio farli stancare..."
"Se te la senti di provare la protesi temporanea che ti ha costruito Skarakkio, possiamo andare di là, così lo vedi." suggerì Hiccup, mostrando una gamba di ferro pronta all'uso "Poi, appena possibile, vedo di costruirtene una migliore, sul modello della mia."
"Ehi, ragazzo! Vacci piano!" protestò scherzosamente il vecchio fabbro, aiutando Moccicoso a sistemarsi per potergli provare la protesi "Potrei offendermi!"
Hiccup sorrise e aiutò il cugino ad alzarsi. Sapeva bene come si stava sentendo in quel momento, ci era passato anche lui, l'unica differenza era che quando era successo a lui, al risveglio era presente solo Sdentato, nessuno lo aveva davvero preparato a ciò che gli era successo, mentre Moccicoso non era solo, c'erano loro ad aiutarlo.
Si mise al suo fianco, reggendolo per un braccio, mentre Bruta si sistemava all'altro lato e, un passo alla volta, zoppicarono verso la porta e uscirono, andando nella stanza dove stava Astrid.
La ragazza era a letto, stesa su un fianco, verso un piccolo involto di stoffa, su cui teneva una delle mani. Gli occhi erano chiusi e l'espressione era visibilmente stanca.
Hiccup fece sedere il cugino sulla poltrona accanto al letto e fece il giro dall'altra parte, scuotendo delicatamente la moglie, per svegliarla.
"Astrid, piccola, svegliati." disse, calmo "Moccicoso si è ripreso."
La bionda aprì gli occhi e lo fissò, infine si tirò su con cautela e si girò verso Moccicoso, mentre Hiccup prendeva, con delicatezza, l'involto tra le braccia e tornava dal cugino, mettendoglielo in braccio e spostando leggermente la tela che celava alla vista ciò che era contenuto.
Moccicoso restò incantato da ciò che vide: tanti capelli neri coprivano la testolina di un neonato minuscolo, incorniciandogli il visino paffuto. Il nasino era come quello di Astrid, come anche la boccuccia, su cui era poggiato un pugnetto. Il piccolo aprì gli occhi, rivolgendoli verso di lui, con curiosità; erano azzurri, di un azzurro ghiaccio, molto chiari, ma estremamente espressivi.
"Ha i tuoi occhi." ammise Astrid, sistemandosi meglio sul letto.
"Ha anche i miei capelli, ma il resto lo ha preso da te." disse il ragazzo, sorridendo e sfiorando un pugnetto con un dito, che venne afferrato e stretto dal piccolo "Ehi! che forza, piccoletto!" rise, per poi tornare serio e guardare Astrid "Che nome gli hai dato?"
"Hiccup Jorgen Jorgenson Hiccupson Quarto." rispose la donna "Lo so, è un po' lungo, ma se vogliamo che appartenga a entrambe le famiglie è giusto così. Così saprà che suo padre gli vuole bene e il suo padrino gli vuole altrettanto bene, tanto da adottarlo."
"Anche il suo nome, è il nome di entrambi." continuò Moccicoso, rivolgendosi nuovamente al figlio "Sei destinato a grandi cose, piccoletto." poi si voltò verso Testa Bruta, attirandola a sé e carezzandole la pancia "E sicuramente anche il tuo fratellino lo sarà."
La giovane lo lasciò fare, abbassandosi per posargli un bacio sulle labbra, mentre Hiccup prendeva di nuovo in consegna il bambino e lo cullò, coccolandolo. Astrid lo guardò per un attimo, per poi tornare a rivolgersi all'ex marito.
"Moccicoso, come stai?" chiese "Eri ridotto male ieri..."
"Io... non lo so..." ammise il moro "Suppongo che mi ci abituerò, ma mi fa strano non vedermi più la gamba destra... inoltre ho ancora dolori dappertutto."
"Mi dispiace..." si scusò la bionda "È tutta colpa mia... se fossi stata più attenta... in realtà tutto quello che è successo l'ultimo anno è colpa mia, a partire dall'incidente di Hiccup con i Respirofumoso, otto mesi fa... e anche il matrimonio, e il divorzio."
"Astrid, ne abbiamo già parlato..." la fermò Hiccup, siedendosi sul letto e continuando a coccolare il figlioccio "Non devi colpevolizzarti, è passato. Ora pensiamo al futuro."
"Ma io..." cercò di obiettare Astrid, ma il marito la fermò, facendole una carezza.
Nello stesso momento, Testa Bruta si avvicinò, per guardare meglio il bambino, che allungò la manina verso di lei, facendo un verso curioso.
"Ehi, ciao, bello!" lo salutò, sorridendo "Sono la moglie del tuo papà, e presto ti darò un fratellino. Sai una cosa, piccoletto? Sei proprio bello, hai preso tutto da tuo padre!"
Il bambino fece un altro verso che sembrò di timidezza e si guardò intorno, fermandosi su tutti i suoi genitori, sia biologici che acquisiti. Hiccup sorrise e gli baciò la fronte, restituendolo poi alla madre.
"Comunque, Astrid, pensa a questo: dai tuoi errori è comunque uscito qualcosa di buono, e lo stai tenendo ora tra le braccia." la rassicurò, mentre lei afferrava meglio il figlio e se lo attaccava al seno, per dargli da mangiare.
Lo osservò, mentre lui poppava tranquillo. Hiccup aveva ragione: suo figlio era la cosa più bella nata da quell'anno di grandi errori.

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Era pomeriggio inoltrato, quando, finalmente, Hiccup congedò i cadetti, dopo una lunga e intensa giornata di allenamenti con i draghi.
Faceva freddo, e aveva nevicato da poco, ma anche se era inverno le lezioni non potevano fermarsi, così come non potevano fermarsi nonostante la mancanza di due dei membri anziani della squadra.
Per la precisione, Testa Bruta aveva partorito da un paio di mesi, e ancora non si era ripresa dal parto, che era stato lungo e molto stancante sia per lei che per la bambina che aveva dato alla luce, la piccola Freyia Jorgrendottir, diventata, al momento della nascita, la cocca del papà, o meglio, la figlia femmina preferita di Moccicoso, poiché Junior, il suo primogenito, continuava ad essere seguito e amato da entrambi i genitori e i loro consorti.
Astrid si era ripresa in fretta dal parto, ma Junior prendeva tutte le sue energie, non permettendole di partecipare attivamente alle attività dell'Accademia. Questo, però, sembrava non pesarle più di tanto, anzi la nascita del figlio l'aveva cambiata, dandole modo di mostrare il suo lato più dolce e tranquillo. Certo, il piccolo Hiccup Jorgen Junior le dava molto da fare, ma questo non le toglieva la possibilità di avere dei momenti di intimità con il marito; infatti, tre mesi dopo il parto, era stata resa nota la sua seconda gravidanza, e ora era appena entrata nel suo sesto mese.
Hiccup e Moccicoso, dal canto loro, dopo quanto successo, avevano legato maggiormente, dimostrandosi l'uno per l'altro degli amici fidati e dandosi una mano quando ce n'era bisogno. Il moro, soprattutto, aveva molto bisogno di aiuto per abituarsi alla sua nuova gamba di ferro, e Hiccup sapeva bene cosa stava passando, quindi lo seguiva, modificando gli anche la protesi di tanto in tanto, per rendergli più facile la vita. Ma oltre a ciò, entrambi si stavano rivelando degli ottimi padri per il bambino che portava i loro nomi: non mancavano di fargli avere tutto ciò di cui aveva bisogno, di seguirlo nelle sue piccole conquiste, di giocare con lui quando chiedeva la loro attenzione.
E in quel momento camminavano fianco a fianco, scortati dai rispettivi draghi, diretti a casa di Hiccup, dove li attendevano le mogli e i figli, che avevano lasciato quella mattina per seguire i progressi dei giovani allievi dell'Accademia. Moccicoso zoppicava, cercando di non poggiare la protesi, accidentalmente, su una lastra di ghiaccio, cosa già capitata nei giorni precedenti.
Il castano aprì la porta e entrò in cucina, trovando Astrid e Testa Bruta impegnate a preparare la cena, mentre Freyia dormiva, avvolta in una coperta, temporaneamente sistemata nella culla di Junior, e quest'ultimo gattonava per la stanza, inseguendo un giovane Terribile Terrore del servizio di posta aerea, tenuto in casa per l'addestramento.
Appena i due uomini fecero il loro ingresso, il piccolo lanciò un urlo di gioia, gattonando veloce verso di loro. Moccicoso lo prese subito in braccio, lanciandolo in aria per poi riprenderlo, e provocando, nel bambino, una serie di risate felici, dopodiché si mise il figlio sulle spalle e andò a salutare la moglie, baciandola con tenerezza, mentre lei cullava la figlia, che si era svegliata e ora piangeva, disturbata dalle improvvise urla di gioia del fratello.
Hiccup, intanto, si era avvicinato ad Astrid e l'aveva stretta a sé, baciandola e carezzandole il pancione, mentre lei gli tirava continui pizzicotti perché la lasciasse continuare a cucinare in pace. Quando, finalmente, si decise ad accettare di salutare come si deve il marito, lo prese possessivamente per il colletto della casacca e lo coinvolse in un bacio molto profondo e passionale, ignorando la presenza dell'ex marito e della sua attuale moglie.
"Caspita, Astrid!" esclamò Moccicoso, fissandoli "Questo sì che è un signor bacio! A me non ne hai mai dati, di questi, quando eravamo fidanza..." una gomitata tra le costole, da parte di Bruta, lo fermò, e lui dovette fare un passo indietro, mettendo il figlio a terra, per evitare ulteriori ripercussioni dovute alle sue parole.
Junior li guardò per qualche secondo, ridendo allegro quando Testa Bruta tirò una seconda gomitata al marito, poi gattonò verso la madre, e Hiccup lo prese su, scompigliandogli i già spettinati capelli corvini.
"Tuo padre, prima o poi, finirà molto male, giovanotto." disse.
Junior annuì energicamente, indicando gli altri due, che continuavano a discutere e dicendo qualcosa di incomprensibile, nel suo linguaggio infantile, ma che suonava come un rimprovero, poi afferrò la maglia della madre, attirando la sua attenzione, e la fissò con una dolcezza tipica di un bambino che dimostra tutto l'amore che prova per la mamma.
"Ma... ma..." disse, nel suo modo balbettante e incerto, per poi stamparle un rumoroso bacio sulla guancia.
"Ti amo tanto anche io, mio bel moretto!" rispose Astrid, riempiendo il figlio di baci.
"Ehi, guardate che potrei essere geloso!" protestò, scherzosamente, Hiccup.
Junior lasciò andare la madre, girandosi verso il padrino, e gli lanciò uno sguardo serio, prima di colpirlo in faccia con la manina aperta.
Hiccup fece un lamento finto, buttandosi a terra e lasciando che il figlioccio continuasse a colpirlo, senza reagire.
"Oh! Mi hai steso!" esclamò "Jorgenson e Haddock... di nuovo nemici! In una lotta senza eguali!" Junior continuava a ridere, seduto sul petto del giovane uomo, e alla fine si abbassò e lo abbracciò, cercando di prenderlo bene, nonostante le braccine corte.
Astrid li osservò, ridendo. In quel momento il bambino che portava in grembo scalciò, e lei si carezzò la pancia, serena.
Se due anni prima le avessero detto come sarebbe diventata la sua vita in quel momento non ci avrebbe creduto, ma ora sapeva che le scelte sbagliate che aveva fatto si erano tramutate in qualcosa di buono, e questo avrebbe insegnato ai suoi figli, sia al più grande, sia a quelli che avrebbe avuto dal marito.
Ora sapeva che, nonostante tutto, le cose si sistemano sempre, anche in modi che non si crede siano possibili.

Fine

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